StampaQuotidiana ,
Roma
,
luglio
-
Il
20
giugno
scorso
ci
fu
in
televisione
un
dibattito
sul
nuovo
Ente
per
l
'
energia
elettrica
,
o
ENEL
,
di
cui
proprio
quel
giorno
era
stata
annunciata
la
nascita
.
Fra
gl
'
intervenuti
c
'
era
il
mio
collega
Domenico
Bartoli
,
che
a
un
certo
punto
chiese
al
consigliere
di
Stato
Mezzanotte
se
non
c
'
era
il
pericolo
che
questo
nuovo
Ente
calcasse
le
orme
di
un
altro
che
,
costituito
dieci
anni
fa
per
servire
lo
Stato
,
ne
era
diventato
il
padrone
.
L
'
allusione
all
'
ENI
era
chiara
,
ma
forse
i
telespettatori
ricorderanno
che
il
consigliere
Mezzanotte
cercò
,
nella
risposta
,
di
non
nominarlo
.
Succede
spesso
,
perché
questa
sigla
sembra
che
scotti
le
labbra
di
chi
la
pronuncia
.
Quella
sull
'
ENI
oramai
è
diventata
in
Italia
,
e
forse
anche
all
'
estero
,
una
disputa
teologica
tra
«
fedeli
»
e
«
infedeli
»
,
e
chi
non
è
né
di
questi
né
di
quelli
ha
paura
a
cacciarcisi
in
mezzo
.
La
stampa
indipendente
,
appunto
per
conservare
quest
'
aureola
di
indipendenza
preferisce
evitare
l
'
argomento
,
lasciandolo
in
monopolio
agli
esaltatori
e
ai
denigratori
,
le
cui
arringhe
o
requisitorie
hanno
nascosto
al
pubblico
gli
esatti
termini
del
problema
.
Con
un
misto
di
civetteria
e
di
spavalderia
,
l
'
ingegner
Enrico
Mattei
,
presidente
dell
'
ENI
,
ha
raccolto
tutto
ciò
che
si
è
scritto
contro
di
lui
e
il
suo
Ente
in
una
ventina
di
volumi
che
,
a
vederli
di
lontano
,
si
potrebbero
prendere
per
l
'
Opera
Omnia
di
un
Gide
o
di
un
Proust
,
tanto
sono
ben
rilegati
.
A
mio
parere
,
manca
solo
,
sul
frontespizio
,
il
motto
che
meglio
le
converrebbe
:
«
Molti
nemici
,
molto
onore
»
.
Ma
è
sottinteso
.
Evidentemente
Mattei
,
per
fornire
la
misura
della
propria
grandezza
,
preferisce
il
metro
dell
'
odio
a
quello
dell
'
amore
.
Deve
ritenerlo
più
producente
,
e
i
risultati
gli
hanno
dato
ragione
.
A
furia
di
controversie
,
egli
è
entrato
ormai
nel
mito
popolare
,
e
una
voce
o
per
meglio
dire
un
bisbiglio
largamente
diffuso
indica
in
lui
il
vero
«
padrone
del
vapore
»
.
Se
ciò
gli
giovi
o
gli
nuoccia
è
difficile
dire
,
perché
quando
gli
italiani
si
mettono
a
cercare
«
il
padrone
»
non
si
sa
mai
se
lo
fanno
col
timore
o
con
la
speranza
di
trovarlo
.
C
'
è
chi
dice
(
la
frase
è
di
uno
dei
nostri
più
autorevoli
politici
)
che
,
per
guarire
l
'
Italia
delle
sue
molte
magagne
,
basterebbe
mettere
in
prigione
Mattei
.
Ma
c
'
è
chi
dice
anche
che
se
l
'
Italia
oggi
ha
un
prestigio
nel
mondo
,
lo
deve
a
Mattei
.
Lo
hanno
paragonato
a
Hitler
e
a
Fidel
Castro
,
ma
anche
a
Cromwell
,
a
Lawrence
e
a
Garibaldi
,
e
una
importante
rivista
americana
ha
scritto
addirittura
che
Mattei
è
l
'
italiano
che
più
ha
contribuito
a
trasformare
la
faccia
del
suo
Paese
dopo
l
'
imperatore
Augusto
.
In
sé
e
per
sé
,
il
rango
di
Mattei
non
sembra
giustificare
la
mobilitazione
di
sì
imponenti
paralleli
storici
.
L
'
ENI
,
o
Ente
nazionale
idrocarburi
,
di
cui
è
presidente
,
è
di
certo
un
grosso
«
carrozzone
»
,
ma
di
proporzioni
assai
più
modeste
di
quelle
per
esempio
dell
'
IRI
,
dei
cui
dirigenti
nessuno
,
ch
'
io
sappia
,
ha
avuto
l
'
onore
di
vedersi
paragonato
nemmeno
a
Nino
Bixio
.
Ma
il
fatto
è
che
i
dirigenti
dell
'
IRI
,
l
'
IRI
lo
dirigono
soltanto
;
con
l
'
ENI
,
Mattei
s
'
identifica
molto
più
consustanzialmente
di
quanto
gli
stessi
Agnelli
e
Valletta
,
faccio
per
dire
,
s
'
identifichino
con
la
FIAT
.
Ecco
perché
una
biografia
dell
'
ENI
non
può
che
risolversi
in
una
biografia
di
Mattei
,
la
quale
a
sua
volta
sembra
che
non
possa
risolversi
che
in
una
accusa
o
in
una
esaltazione
.
Io
mi
proverò
a
non
cadere
né
in
questa
né
in
quella
,
ma
mi
rendo
conto
che
l
'
impegno
è
piuttosto
difficile
.
Avverto
anche
il
lettore
che
non
mi
riprometto
di
fare
nessuna
rivelazione
sensazionale
o
scandalistica
.
Vorrei
soltanto
riuscire
a
spiegargli
che
cosa
è
l
'
ENI
,
come
funziona
,
e
perché
il
suo
presidente
è
diventato
bersaglio
di
tante
lodi
e
di
tante
critiche
,
di
tante
speranze
e
di
tanti
sospetti
.
Mattei
viene
da
una
famiglia
poverissima
di
origine
abruzzese
,
sebbene
egli
sia
nato
a
Acqualagna
nelle
Marche
.
Suo
padre
era
brigadiere
dei
carabinieri
,
quando
quelle
regioni
erano
infestate
dai
banditi
.
Un
giorno
ne
incocciò
uno
che
tentò
di
darsi
alla
fuga
,
ma
s
'
impigliò
in
un
filo
di
ferro
e
cadde
.
«
Chillu
filu
!
...
Chillu
filu
!...»
continuò
a
lamentarsi
lo
sciagurato
per
tutti
gli
anni
dell
'
ergastolo
cui
lo
condannarono
.
Era
il
famoso
brigante
Musolino
.
Il
brigadiere
si
congedò
nel
'
19
col
grado
e
la
pensione
di
maresciallo
e
con
cinque
figli
a
carico
.
Per
farli
studiare
voleva
stabilirsi
a
Camerino
,
dove
c
'
è
anche
l
'
Università
.
Ma
la
vita
lì
era
troppo
cara
,
e
si
decise
per
Matelica
,
dove
trovò
un
posto
di
guardacaccia
.
Tuttavia
la
mensa
non
doveva
essere
abbondante
in
casa
Mattei
;
e
Enrico
,
a
quindici
anni
,
dovette
lasciare
gli
studi
e
mettersi
a
fare
il
verniciatore
in
una
fabbrica
.
Di
lì
emigrò
in
un
'
industria
conciaria
come
fattorino
;
e
in
tre
anni
,
con
annibalico
piglio
,
fu
promosso
contabile
,
capocontabile
,
vicedirettore
,
direttore
.
Così
,
prima
di
aver
raggiunto
la
maggiore
età
,
si
trovò
alla
testa
di
un
'
azienda
con
centocinquanta
fra
operai
e
impiegati
.
Fin
d
'
allora
poteva
«
sedersi
»
sui
risultati
raggiunti
e
contentarsi
di
una
comoda
esistenza
di
«
vitellone
»
riuscito
,
con
un
buon
stipendio
,
un
avvenire
senza
grandi
orizzonti
ma
sicuro
,
e
la
«
fuori
serie
»
alla
porta
per
trascorrere
le
domeniche
a
Pesaro
e
sedurvi
la
sciantosa
di
passaggio
.
Invece
,
con
gran
disperazione
di
suo
padre
,
a
ventitré
anni
piantò
tutto
,
andò
a
Milano
e
ripartì
da
zero
.
Dapprima
trovò
la
rappresentanza
di
una
ditta
tedesca
.
Poi
si
mise
a
fare
il
piazzista
d
'
impianti
industriali
,
e
forse
fu
in
questo
mestiere
che
trovò
la
misura
di
se
stesso
.
I
clienti
non
resistevano
alle
seduzioni
di
questo
loro
fornitore
non
per
la
sua
abilità
e
facondia
:
Mattei
è
scarso
e
scarno
parlatore
,
non
irraggia
simpatia
,
non
sprigiona
calore
umano
.
Ma
convince
perché
è
convinto
egli
stesso
.
C
'
è
nelle
sue
parole
e
nel
suo
sguardo
una
carica
di
onestà
e
di
sincerità
che
disarma
qualunque
sospetto
.
La
sua
firma
conferisce
a
qualunque
cosa
egli
l
'
apponga
un
primato
di
eccellenza
cui
tutti
finiscono
per
credere
perché
il
primo
a
crederci
è
lui
.
Io
non
ci
ho
parlato
che
un
paio
di
volte
,
e
in
ambedue
le
occasioni
mi
sono
sentito
a
disagio
per
il
fatto
di
non
riuscire
a
condividere
certe
sue
opinioni
.
Ne
provavo
una
specie
di
rimorso
.
Forse
anche
i
direttori
di
banca
ebbero
la
stessa
impressione
quando
Mattei
chiese
loro
un
prestito
per
impiantare
una
fabbrica
di
prodotti
chimici
.
Egli
non
aveva
nulla
da
offrire
in
garanzia
.
Ma
chi
poteva
dubitare
che
la
sua
merce
avrebbe
battuto
qualunque
concorrenza
come
qualità
e
prezzo
?
I
capitali
si
trovarono
e
la
fiducia
si
dimostrò
fondata
.
A
trent
'
anni
,
Mattei
era
un
industriale
,
sia
pure
di
modeste
proporzioni
.
Ancora
una
volta
egli
aveva
puntato
tutta
la
posta
su
una
ambizione
più
grande
e
aveva
vinto
.
Ora
la
sua
strada
sembrava
irrevocabilmente
segnata
.
Ma
la
guerra
e
la
disfatta
gli
proposero
un
'
altra
avventura
,
e
lui
non
esitò
.
Sulle
opinioni
politiche
di
Mattei
e
sull
'
autenticità
della
sua
vocazione
democristiana
,
ci
sarebbe
da
discutere
a
lungo
.
Ma
ciò
che
a
discussioni
non
si
presta
,
sebbene
ci
si
sia
provati
a
farne
,
è
la
sua
condotta
di
capo
partigiano
.
Lasciamo
stare
certi
episodi
e
aneddoti
che
si
ritrovano
tali
e
quali
nella
biografia
di
tutti
gli
eroi
da
Plutarco
in
giù
:
gli
agiografi
,
si
sa
,
hanno
scarsa
fantasia
.
Però
Mattei
fu
un
resistente
coraggioso
e
risoluto
e
un
eccellente
organizzatore
di
brigate
partigiane
,
delle
quali
fu
una
specie
di
Grande
Elemosiniere
.
Lo
arrestarono
,
ed
evase
.
Tornarono
ad
arrestarlo
,
e
lui
riuscì
a
farsi
liberare
raccontando
una
storia
che
,
in
bocca
a
chiunque
altro
,
non
avrebbe
persuaso
nessuno
;
ma
che
,
in
bocca
a
lui
,
con
quella
carica
di
onestà
e
di
sincerità
ch
'
egli
sa
mettere
in
tutto
ciò
che
dice
,
incusse
nei
suoi
carcerieri
il
rimorso
di
non
crederci
.
Tanti
meriti
gli
valsero
la
medaglia
d
'
oro
della
Resistenza
,
la
stella
d
'
argento
(
oh
,
ironia
!
)
americana
appuntatagli
sul
petto
dal
generale
Clark
,
e
l
'
elezione
a
deputato
.
Sembrava
che
la
politica
dovesse
essere
la
sua
nuova
industria
,
ci
si
aspettava
che
la
battesse
col
solito
piglio
annibalico
,
e
molti
furono
stupiti
ch
'
egli
si
contentasse
di
un
incarico
minore
come
quello
di
commissario
per
l
'
Agip
.
L
'
Azienda
Generale
Italiana
Petroli
era
stata
un
'
invenzione
del
fascismo
per
la
ricerca
degli
idrocarburi
,
aveva
sempre
vivacchiato
male
perché
gl
'
idrocarburi
non
era
mai
riuscita
a
trovarli
,
e
ora
non
era
che
un
rottame
alla
deriva
,
di
cui
lo
Stato
intendeva
liberarsi
al
più
presto
.
Il
ministro
delle
Finanze
,
Soleri
,
valutava
a
una
sessantina
di
milioni
di
lire
le
sue
antiquate
attrezzature
,
e
diede
ordine
al
commissario
Mattei
di
liquidarle
per
quella
cifra
.
Mattei
disobbedì
.
Intuizione
?
Non
so
.
Se
le
attrezzature
erano
antiquate
,
i
tecnici
che
lavoravano
al
servizio
dell
'
Agip
erano
giovani
e
in
gamba
.
Pur
con
quegli
scarsi
mezzi
,
un
po
'
di
metano
lo
avevano
trovato
e
si
dicevano
certi
d
'
imponenti
giacimenti
.
Non
erano
che
congetture
,
ma
Mattei
ebbe
il
merito
di
crederci
,
e
fu
il
solo
a
puntarci
sopra
.
Da
Roma
seguitavano
a
ingiungergli
di
liquidare
;
e
lui
rispondeva
scavando
pozzi
.
Li
scavava
dovunque
,
infischiandosi
dei
diritti
dei
comuni
,
delle
province
e
dei
privati
,
e
non
so
nemmeno
dove
attingesse
i
soldi
per
pagare
tecnici
e
operai
.
Oramai
si
era
convinto
che
il
petrolio
c
'
era
,
e
quindi
ci
doveva
essere
.
Perché
questa
è
la
caratteristica
dell
'
uomo
:
come
Giovanna
d
'
Arco
e
de
Gaulle
,
egli
ascolta
solo
le
voci
di
dentro
e
non
crede
che
a
quelle
.
Un
giorno
di
marzo
del
'49
una
massiccia
nuvola
di
metano
oscurò
il
cielo
di
Caviaga
e
di
Ripalta
.
Il
metano
è
indizio
sicuro
di
petrolio
.
E
molti
italiani
,
a
quella
notizia
,
pensarono
quasi
con
intenerita
compassione
al
povero
duce
,
che
per
vent
'
anni
aveva
clamorosamente
reclamato
il
diritto
dell
'
Italia
alla
sua
parte
di
materie
prime
e
specialmente
d
'
idrocarburi
,
per
procurarsele
ci
aveva
condotto
fino
in
Etiopia
,
ed
era
morto
senz
'
accorgersi
che
le
aveva
sotto
il
sedere
perché
l
'
orgoglio
autarchico
gli
aveva
impedito
d
'
importare
dall
'
America
i
mezzi
tecnici
e
finanziari
per
cercarle
.
Non
so
se
Mattei
abbia
riflettuto
su
questa
esperienza
di
cui
è
stato
il
beneficiario
.
Secondo
i
suoi
esaltatori
,
solo
un
fortunato
caso
volle
che
,
insieme
a
un
folto
stuolo
di
giornalisti
e
di
fotografi
,
il
ministro
Vanoni
si
trovasse
presente
a
Cortemaggiore
quando
,
insieme
a
un
altro
nuvolone
di
metano
,
uno
zampillo
di
petrolio
eruppe
dal
suolo
.
Naturalmente
il
caso
non
c
'
entrava
affatto
.
Ma
noi
ascriviamo
a
merito
,
non
a
demerito
di
Mattei
,
e
a
riconoscimento
del
suo
tempismo
e
intuito
politico
,
la
ben
pianificata
spettacolarità
e
drammatizzazione
della
scena
.
Ora
che
i
giacimenti
d
'
idrocarburi
erano
apparsi
di
tale
entità
da
rendere
conveniente
lo
sfruttamento
,
la
valle
del
Po
era
stata
presa
letteralmente
d
'
assalto
dalle
compagnie
private
,
e
il
ministero
per
l
'
Industria
e
il
Commercio
era
sepolto
sotto
una
valanga
di
richieste
di
concessioni
.
Secondo
una
vecchia
legge
del
'27
,
chiunque
poteva
ottenere
il
permesso
di
fare
ricerche
nel
sottosuolo
.
Non
era
chiaramente
detto
che
dalla
scoperta
d
'
idrocarburi
derivasse
automaticamente
un
diritto
di
sfruttamento
:
ma
era
considerato
implicito
.
Tuttavia
le
compagnie
premevano
perché
questo
automatismo
diventasse
esplicito
,
e
specialmente
í
legali
americani
della
Esso
Standard
lo
fecero
in
maniera
pesante
e
malaccorta
.
A
Mattei
,
per
assicurarsi
un
monopolio
che
la
legge
non
prevedeva
e
che
anzi
sembrava
incompatibile
coi
princìpi
liberisti
cui
s
'
ispirava
il
governo
di
De
Gasperi
,
non
restava
che
un
'
arma
:
suscitare
una
grande
suggestione
collettiva
e
patriottica
,
persuadendo
gl
'
italiani
ch
'
essi
erano
i
depositari
di
una
immensa
ricchezza
,
da
difendere
coi
denti
contro
la
rapacità
dei
monopoli
privati
e
le
interferenze
dello
«
straniero
»
.
Ci
riuscì
con
la
indovinata
regia
di
Cortemaggiore
.
Io
stesso
ricordo
l
'
emozione
che
suscitò
nella
redazione
di
questo
giornale
la
notizia
recata
dai
trafelati
cronisti
e
fotografi
di
ritorno
dal
teatro
di
quel
sensazionale
avvenimento
.
Nessuno
pensò
al
metano
.
Tutti
restammo
ipnotizzati
dallo
zampillo
di
petrolio
che
nelle
nostre
fantasie
(
e
purtroppo
anche
nei
resoconti
della
stampa
)
diventò
rivolo
,
torrente
,
cateratta
,
fino
a
trasformare
la
valle
del
Po
in
una
specie
di
Texas
.
Il
petrolio
!
Avevamo
il
petrolio
.
Mattei
non
badò
ai
mezzi
per
tener
caldi
quegli
entusiasmi
.
A
un
certo
punto
si
diffuse
o
fu
diffusa
la
voce
che
«
il
nemico
»
aveva
in
animo
di
appiccare
il
fuoco
a
qualche
pozzo
per
poter
muovere
a
Mattei
l
'
accusa
d
'
incompetenza
o
negligenza
.
Era
vero
?
A
ogni
buon
conto
,
Mattei
rimobilitò
i
suoi
ex
partigiani
e
li
dispose
di
fazione
ai
giacimenti
che
,
sacralizzati
dalle
armi
e
dalle
uniformi
di
quei
bravi
giovanotti
,
vennero
per
così
dire
incorporati
nel
mito
della
Resistenza
e
ne
condivisero
l
'
intoccabilità
.
«
La
cassaforte
è
aperta
»
dichiarò
Mattei
in
una
intervista
a
questo
giornale
,
«
basta
affondarci
le
mani
per
trarne
tesori
.
»
Ma
queste
mani
,
naturalmente
,
dovevano
essere
italiane
.
Anche
le
discussioni
in
Parlamento
risentirono
di
quest
'
atmosfera
,
e
il
ministro
socialdemocratico
Ivan
Matteo
Lombardo
rilevò
con
ironia
che
molti
argomenti
sembravano
presi
a
prestito
da
certi
giornali
del
defunto
regime
come
«
Il
Tevere
»
e
«
L
'
Impero
»
.
La
battaglia
per
assicurare
allo
Stato
,
cioè
a
Mattei
,
il
monopolio
delle
ricerche
e
dello
sfruttamento
degl
'
idrocarburi
nella
valle
del
Po
fu
lunga
,
e
non
vai
la
pena
ritracciarne
le
fasi
.
Mattei
forse
non
l
'
avrebbe
vinta
,
se
non
avesse
avuto
dalla
sua
il
ministro
delle
Finanze
Vanoni
e
lo
stesso
presidente
De
Gasperi
.
Vanoni
era
un
uomo
di
grande
intelligenza
e
competenza
economica
,
onesto
,
timido
e
malinconico
,
su
cui
certo
non
faceva
presa
la
demagogia
autarchica
e
nazionalista
.
Qualcuno
dice
che
fu
succubo
del
carattere
autoritario
e
imperioso
di
Mattei
,
ma
io
non
ci
credo
.
E
che
Vanoni
,
democristiano
di
adozione
,
aveva
origini
socialiste
.
Non
era
un
esacerbato
statalizzatore
;
ma
accettava
che
lo
Stato
si
sostituisse
all
'
iniziativa
privata
,
specie
in
certi
settori
di
pubblica
utilità
com
'
è
quello
della
produzione
di
energia
.
Quanto
a
De
Gasperi
,
che
di
economia
s
'
intendeva
poco
,
fu
mosso
da
considerazioni
politiche
.
L
'
idea
che
degli
americani
s
'
impiantassero
in
una
zona
«
calda
»
come
quella
padana
,
dove
in
quel
momento
si
moriva
con
molta
facilità
,
fornendo
pretesto
coi
loro
altezzosi
e
stupidi
compounds
ai
risentimenti
comunisti
sempre
strettamente
legati
a
quelli
nazionalisti
,
gli
fece
paura
.
Mattei
veniva
dalla
Resistenza
,
aveva
dalla
sua
i
partigiani
,
agiva
in
nome
dello
Stato
e
dell
'
anticapitalismo
.
Era
impossibile
attaccarlo
come
«
colonialista
»
,
«
imperialista
»
e
«
sfruttatore
del
popolo
»
.
Così
si
consumò
l
'
esclusione
dell
'
iniziativa
privata
,
italiana
e
straniera
,
dalla
valle
del
Po
;
e
il
10
febbraio
del
'53
fu
varata
la
legge
che
istituiva
l
'
ENI
e
conferiva
a
Mattei
i
poteri
che
oggi
tanto
inquietano
la
pubblica
opinione
.