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LE RAGAZZE DI LVOV ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Sabato , ore 10,30 Siamo da mezz ' ora in territorio sovietico , a Cop , stazione di confine . Prendiamo posto nel treno che ci porterà a Mosca . Il sole è pallido . Erano le 8 e mezzo ma qui cambia fuso orario . Infreddolito e assonnato , mi rallegro delle cuccette , del caldo , dell ' aria casalinga degli scompartimenti , con l ' abat - jour sul tavolino e le tendine bianche . Nel binario vicino , su un vagone merci , vedo due ragazze - forse contadine che caricano sacchi - col fazzoletto in testa , i giacconi imbottiti e gli stivali . Guardano e ridono . Sono le prime ragazze sovietiche che incontro ; il buon giorno si vede dal mattino . Ore 16 I compagni che vogliono già capire il socialismo dai finestrini del treno ( « Un trattore ! Là un silos ! Una casetta con le bandiere e i quadri di Lenin e Stalin ! » ) sono troppo impazienti . Siamo ancora nelle terre da poco ricongiunte all 'U.R.S.S . Quel che m ' interessa di vedere è il socialismo adulto , il socialismo che sta per compiere trentaquattr ' anni . Ma questo paesaggio che ci scorre monotono sotto gli occhi - da quando abbiamo lasciato le zone di fitti boschi e solo una stretta cintura d ' alberi accompagna il terrapieno sabbioso del treno - è pure un elemento importante , da non dimenticare mai di fronte alle cose che vedremo poi ; la distesa sterminata della campagna , questa nuda immensità di terra in cui la civiltà russa affonda le radici . Ore 21 Il treno si rivela il terreno di scoperte più interessante . Al nostro vagone sono addetti una ferroviera e un ferroviere . La donna ci prepara il tè . Il samovar è in fondo al corridoio ; non ha nulla in comune con l ' immagine che mi ero fatta di un samovar : è una specie di scaldabagno a carbone . Per passare al vagone ristorante dobbiamo attraversare alcuni altri vagoni . Ce n ' è di quelli uguali al nostro , e di quelli senza una vera e propria divisione in scompartimenti , ma pure a cuccette . Molti dei viaggiatori hanno l ' aria di contadini , sia in prima che in seconda ; e in entrambe le classi si può incontrare sia ufficiali che soldati . Certo , la seconda m ' attrae di più , con quell ' aria più movimentata , pacchi e fagotti e ceste , vecchiette e bambini e barbe bianche , gente che dorme con gli stivali di feltro che sporgono nel corridoio , gente che mangia , gente che canta , gente che legge ( pochi giornali , molti libri : il contrario che da noi ) . È il primo tuffo nell ' umanità sovietica ; mi par di riconoscere qualcosa che già sapevo , ritrovo quel sapore di vecchia Russia imparato sui libri ; perfino l ' odore dolciastro dei cibi mi sembra subito inconfondibile , ed è la prima volta che lo sento . Sarà quel caldo senso d ' umanità che abbiamo scoperto leggendo Tolstoj e Dostojevskij , che ora misi ripresenta con la stessa immagine : il popolo russo ? Ma questi probabilmente sono colcosiani che vanno nella città vicina per affari della loro azienda : di quanto saranno diversi dal popolo russo d ' una volta ? Non posso ancora dirlo . Certo , a quei tempi viaggiavano di meno ; e non c ' era tanta gente che leggeva libri in treno ; e forse anche quel sorriso d ' intesa che ci fanno , vedendoci stranieri , è un fatto nuovo . Bisognerebbe chiederlo a quei due vecchietti , marito e moglie , che con calma e diligenza stanno spolpando un ' oca . Ore 23 Il primo benvenuto della gioventù sovietica l ' abbiamo avuto alla stazione di Lvov ( l ' antica Leopoli ) . Un centinaio di ragazze del Komsomol erano sulla banchina ad aspettarci . Il vagone s ' è riempito di mazzi di fiori . Ragazze semplici , non dipinte , allegre . Confermano le impressioni sulle ragazze sovietiche che già avevo sentito da altri , ma non c ' è per nulla un tipo di ragazza standardizzato . Una parla spagnolo , e un po ' possiamo capirci . Ma lei ne chiama un ' altra che parla pure lo spagnolo , e un ' altra ancora . C ' è pieno di ragazze che parlano spagnolo , a Lvov ; ora da questa piccola folla sorridente si leva un brusio di desinenze sibilanti . All ' Istituto di Filologia di Lvov c ' è un corso di spagnolo che dev ' essere di gran voga tra le ragazze . Ed ecco che nel gruppo si fa largo il professore : uno spagnolino sui 35 anni , dall ' ossuto e ruvido viso iberico ; è un ex combattente della Repubblica , rifugiato qua , tra queste ragazze con le trecce castane e i manicotti di pelliccia . Ma anche qualche parola in italiano affiora sulle labbra delle ragazze : parole di canzoni . Ecco che si mettono a cantare Sul mare luccica ... in italiano . Facciamo coro , ma alla seconda strofa non possiamo più tener loro dietro ; nessuno di noi sa tutte le parole di Santa Lucia . Loro sì : continuano a cantare , in italiano , fino alla fine . Domenica , ore 10 Ormai posso dire di conoscere la fisionomia della piccola città sovietica . È da ieri che il treno continua a passarne in rassegna . La stazioncina con gli striscioni rossi dove c ' è la parola Mir : pace , il giardinetto con un bianco monumento a Stalin , le case basse , a un piano , in muratura o di legno , che spuntano tra il verde . Ricordo quel bel libro di Ilf e Petrov , un viaggio di due sovietici in America ; il titolo russo era : America a un piano . Capisco ora che il senso del libro era cercare nell ' America provinciale gli aspetti più familiari ai russi : le piccole città sovietiche e quelle americane hanno in comune quest ' amore per le piccole case a un piano , ciascuna col giardinetto intorno e lo steccato . Ore 14 La donna che dirige il vagone ristorante è un bel tipo di russa . Alta , castana , con una faccia bella e fiera , un corpo in cui il petto grande e i fianchi stretti accentuano l ' aria risoluta . Veste un lungo golf di lana come fosse in casa . Lancia occhiate severe : ieri , quando ha visto che nessuno di noi riusciva a mangiare la rossa zuppa ucraina , pareva allarmata . Oggi che facciamo festa ai piatti tutti più o meno di nostro gusto , l ' ho vista sorridere per la prima volta . Ho idea che qui siano le donne a comandare tutto . Nel nostro vagone , è la ferroviera , quella donnetta nera , che comanda ; il ferroviere ha solo mansioni subalterne . Ore 16,20 Abbiamo lasciato Kiev , la prima grande città sovietica incontrata sul nostro percorso . Bella , piena di verde , Kiev si estende su una gobba di collina con grandi palazzi nuovi e antichi . E ora abbiamo passato il Dnieper e i cantieri che ricostruiscono i ponti distrutti dalla guerra . È difficile vedere ancora tracce della guerra , tranne che ai fiumi , dove accanto al ponte nuovo affiorano i resti dei vecchi piloni . Dopo il Dnieper , in uno di questi villaggi di casette a un piano e orticelli , vedo un ballo all ' aperto , in un recinto zeppo di donne nere con fazzoletti gialli e rossi che saltano . Forse è una « balera » campagnola , forse è una festa di nozze nel giardinetto d ' una casa privata . Continuiamo a traversare corsi d ' acqua , braccia del Dnieper , o affluenti , ove í pescatori affondano le lenze . Stamane ho visto diversi cacciatori . Ora entriamo in una zona industriale , tra cumuli di carbone e grandi gru . Ore 22 Le nostre traversate per arrivare al vagone ristorante non sono prive di pericoli . Bisogna tirar dritto e non fermarsi mai , soprattutto vicino ai posti dei marinai . I marinai appena riescono a scambiar qualche saluto con uno di noi , quello non se n ' è ancora accorto e ha già la bocca piena di lardo , una forchetta con un salsicciotto in una mano e un bicchiere di vodka nell ' altra . E lì bisogna tracannare d ' un fiato . Cominciano i brindisi : a Stalin , a Togliatti ; come si può non brindare ? I marinai calcolano tutto sul loro metro ; ma per noi è una sbornia sicura . Quindi , appena vedi un berretto di marinaio : « Sdradstvo , tovàric » e passa al largo . Lunedì Ci svegliamo nella Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa . Dietro un trattore la terra verde diventa bruna . Uno sciame d ' uccelli segue il trattore e si butta sulla terra appena smossa . Ore 9,30 Finalmente a Mosca ! Il grattacielo della nuova Università , quasi finito , ci dà il benvenuto . Pomeriggio Dal settimo piano dell ' Hôtel Mosca , guardiamo le guglie del Cremlino , la torre dell ' orologio , e laggiù le cupole del duomo di Basilio . Victor Stepanovic , un compagno sovietico che accompagnerà la nostra delegazione , ci indica dall ' alto i vari monumenti . Giù nel cortile dell ' albergo passa un gatto . « I gatti devono essere uguali anche da voi » , dice Victor Stepanovic . Penso che diventeremo amici .