StampaQuotidiana ,
I
.
Risale
alla
fine
del
Settecento
la
nascita
del
latifondo
toscano
GROSSETO
,
novembre
-
«
Chiunque
passeggiando
la
Maremma
vedesse
quei
fertilissimi
campi
ridotti
di
tal
maniera
selvaggi
,
che
neppure
gli
armenti
vi
pascolano
;
quelle
vigne
abbandonate
,
quelli
ulivi
inselvatichiti
,
per
non
trovare
chi
il
frutto
loro
raccolga
;
tante
abitazioni
ed
intiere
castella
diroccate
,
non
saprebbe
persuadersi
come
non
fossero
effetti
o
di
qualche
inimica
incursione
o
di
qualche
pestilenza
straordinaria
.
E
pure
,
se
è
vero
quello
che
molti
affermano
,
cioè
,
che
v
'
abbiano
cagionata
desolazione
maggiore
gli
ultimi
quattro
lustri
,
che
non
aveano
fatto
quasi
due
secoli
antecedenti
;
non
v
'
hanno
colpa
né
la
guerra
,
né
gli
influssi
maligni
del
cielo
,
non
l
'
esecuzioni
militari
,
ma
le
civili
;
non
i
disordini
,
ma
i
troppi
ordini
;
poi
la
troppa
giustizia
,
che
l
'
ingiustizie
;
l
'
esser
troppi
a
regolarla
,
e
niuno
a
procurare
di
conoscerla
,
non
che
di
proteggerla
.
»
Questo
scriveva
,
nel
1737
,
Sallustio
Bandini
,
un
prelato
senese
che
in
Maremma
dimorò
a
lungo
.
Il
probabile
inizio
di
questa
decadenza
risale
all
'
occupazione
romana
:
i
romani
non
seppero
conservare
l
'
accorto
regime
idraulico
instaurato
dagli
etruschi
,
e
lasciarono
le
acque
sregolate
,
i
campi
incolti
e
spopolati
,
sì
che
la
malaria
cominciò
a
mietere
le
sue
vittime
.
La
decadenza
continuò
durante
tutto
il
Medioevo
,
e
la
repubblica
di
Siena
,
che
riuscì
a
sottomettere
gli
Aldobrandeschi
,
una
famiglia
di
feudatari
rissosi
e
violenti
che
dominarono
tutta
la
zona
dall
'
Amiata
al
mare
,
vide
nella
Maremma
una
sorta
di
colonia
,
ed
impostò
la
sua
politica
sul
criterio
,
appunto
coloniale
,
del
maggior
sfruttamento
con
la
minore
spesa
.
Tanto
che
in
quegli
anni
,
e
più
ancora
sotto
i
Medici
,
la
Maremma
era
ormai
ridotta
solo
a
terra
di
pascolo
invernale
:
sterminati
pascoli
,
che
fecero
la
fortuna
,
ancor
oggi
perdurante
,
del
maggiore
istituto
di
credito
toscano
,
il
Monte
dei
Paschi
di
Siena
.
Il
Bandini
,
che
ragionava
da
liberista
,
avvertiva
l
'
urgenza
di
una
riforma
amministrativa
,
proprio
perché
il
governo
fiorentino
potesse
realizzare
maggiori
e
più
lontani
profitti
:
si
doveva
,
a
questo
scopo
,
sciogliere
la
Maremma
dai
troppi
vincoli
commerciali
imposti
dal
governo
centrale
,
permetterle
libero
traffico
con
ogni
zona
d
'
Italia
,
abolirvi
quello
che
oggi
chiamiamo
prezzo
politico
del
grano
,
dando
alle
messi
il
loro
giusto
valore
(
anche
col
rischio
dell
'
impopolarità
presso
le
plebi
senesi
)
,
concederle
determinate
agevolazioni
fiscali
,
abolendo
,
per
esempio
,
la
tassa
sul
sale
.
«
Il
sale
non
si
consuma
,
perché
l
'
è
inutile
a
chi
non
ha
companatico
,
nonostante
si
obbligano
questi
meschini
a
comprarne
quella
porzione
che
loro
bisognerebbe
se
fossero
ricchi
.
»
Ecco
che
traspare
,
pur
nella
prosa
fredda
dell
'
economista
,
un
quadro
appassionato
delle
miserande
condizioni
dei
braccianti
e
dei
pastori
di
Maremma
.
«
Mi
fa
troppa
pena
il
sentire
che
i
miseri
operai
,
dopo
d
'
aver
faticato
tutte
le
più
lunghe
giornate
in
una
spolta
campagna
a
'
riverberi
perniciosi
di
quel
cocentissimo
sole
,
debbano
co
'
vestimenti
medesimi
inzuppati
dal
sudore
e
forse
anche
dalla
pioggia
sdraiarsi
a
dormire
nella
nuda
terra
,
esposti
alle
volte
al
rigido
sereno
di
quelle
notti
,
quando
non
siano
intiepidite
dagli
aliti
più
pestiferi
di
qualche
vento
meridionale
,
bere
un
poco
d
'
acqua
limacciosa
,
alimentarsi
di
cibi
poco
più
di
questa
salutevoli
.
Onde
vorrei
che
,
dove
non
vi
sono
case
,
si
provvedano
capanne
e
tende
dall
'
aria
ben
difese
,
alzando
nel
terreno
della
paglia
o
delle
asciutte
foglie
per
riposarvi
sopra
le
ossa
stancate
,
bevessero
l
'
acqua
migliore
in
quel
territorio
,
mangiassero
,
non
pretendo
già
delicatamente
né
a
dovizia
,
ma
sanamente
.
»
Il
granduca
Pietro
Leopoldo
,
salendo
al
trono
toscano
dopo
l
'
estinzione
della
famiglia
dei
Medici
,
intese
la
lezione
del
Bandini
,
e
volle
metterla
a
profitto
,
sollecitato
com
'
era
da
consiglieri
di
prim
'
ordine
.
E
la
rinascita
della
Maremma
,
pur
con
tutti
i
difetti
con
cui
si
iniziò
,
è
merito
di
quella
dinastia
lorenese
,
che
ha
lasciato
un
buon
ricordo
di
sé
in
tutta
la
Toscana
,
ma
soprattutto
in
Maremma
,
non
soltanto
per
la
sua
proverbiale
bonomia
,
evidentemente
.
A
Grosseto
,
il
monumento
a
Leopoldo
i
,
l
'
ultimo
dei
Lorena
,
e
perciò
quello
che
fu
cacciato
con
il
plebiscito
del
'59
,
ha
resistito
ad
ogni
mutar
di
temperie
,
ed
ancora
i
grossetani
,
con
affettuosa
familiarità
,
lo
chiamano
«
Canapone
»
.
La
bonifica
fu
iniziata
proprio
dai
Lorena
,
costruendo
fra
l
'
altro
numerosi
canali
di
colmata
,
per
il
prosciugamento
delle
paludi
:
durante
le
piene
dei
fiumi
maggiori
,
attraverso
i
canali
,
si
immetteva
acqua
torbida
dei
bassopiani
paludosi
,
e
l
'
acqua
,
depositandovi
il
portato
solido
,
sollevava
lentamente
ma
sicuramente
il
livello
del
terreno
.
A
parte
certi
errori
di
valutazione
sull
'
indice
di
interramento
dei
canali
,
calcolato
più
basso
del
reale
,
è
un
sistema
che
si
sta
abbandonando
solo
oggi
,
per
sostituirvi
le
più
capaci
e
rapide
macchine
idrovore
.
Ma
l
'
atto
più
sagace
dei
Lorena
fu
certamente
la
concessione
dell
'
autonomia
amministrativa
alla
Maremma
,
sotto
il
nome
di
«
Provincia
inferiore
di
Siena
»
.
Inoltre
i
Lorena
concessero
l
'
esenzione
da
numerose
gabelle
,
prima
fra
tutte
quella
del
sale
,
e
chiusero
almeno
un
occhio
sullo
stato
civile
e
penale
degli
uomini
che
in
Maremma
dovevano
affluire
per
costruirvi
la
popolazione
stabile
e
quella
stagionale
.
Quanto
alla
proprietà
,
si
provvide
a
ricostituirla
pienamente
,
eliminando
i
troppi
usi
e
le
pletoriche
servitù
:
accadeva
infatti
che
una
stessa
terra
appartenesse
a
tre
proprietari
,
di
cui
il
primo
aveva
il
suolo
,
il
secondo
il
pascolo
,
il
terzo
il
legnatico
.
La
proprietà
si
ricostituì
organicamente
,
ma
lini
nelle
mani
di
poche
persone
,
quelle
che
ancor
oggi
la
possiedono
,
e
che
avevano
ed
hanno
nomi
illustri
,
del
patriziato
senese
e
fiorentino
:
si
chiamano
Salviati
,
Guicciardini
,
Tolomei
,
Corsini
,
Grottanelli
,
Sergardi
.
I
vantaggi
concessi
agli
acquirenti
,
sia
nel
pagamento
del
fondo
(
la
somma
poteva
essere
pagata
in
rate
annuali
del
tre
per
cento
sul
fruttato
)
,
sia
con
le
opere
di
bonifica
,
quasi
tutte
praticate
sui
loro
territori
,
sia
infine
per
la
inesistenza
di
un
catasto
,
con
conseguente
possibilità
di
appropriarsi
di
terreni
senza
padrone
,
favorirono
enormemente
la
formazione
del
monopolio
terriero
.
Vero
è
che
un
editto
Leopoldino
concedeva
un
moggio
di
terra
in
regalo
a
chiunque
decidesse
di
trasferirsi
in
Maremma
;
ma
un
moggio
(
poco
più
di
cinque
ettari
)
in
quelle
condizioni
non
permetteva
il
sostentamento
di
una
famiglia
,
ed
infitti
,
neppur
troppo
lentamente
,
i
pesci
grossi
ingoiarono
i
piccoli
,
le
piccole
proprietà
si
vendevano
per
pochi
soldi
,
le
case
coloniche
ed
i
piccoli
agglomerati
rurali
si
sfasciarono
.
Cotone
e
Corolla
,
che
per
qualche
tempo
furono
piccoli
centri
agricoli
,
oggi
esistono
soltanto
nel
nome
.
Un
esempio
tipico
ci
è
dato
dalla
tenuta
degli
«
Acquisti
»
,
nel
piano
sotto
Montepescali
.
Con
tre
successivi
rogiti
vediamo
che
il
conte
Giovanni
Corsi
acquista
dalla
comunità
di
Montepescali
,
a
prezzo
vantaggiosissimo
,
e
con
l
'
agevolazione
delle
rate
annue
,
circa
600
moggia
di
terre
.
I
contratti
successivi
riguardano
porzioni
minori
,
ma
sono
innumerevoli
:
orti
,
vigneti
,
oliveti
,
piccoli
boschi
.
Chi
vende
non
è
più
la
comunità
,
ma
i
privati
,
e
la
descrizione
che
nei
contratti
si
fa
delle
terre
(
«
una
casetta
sbandata
»
,
«
una
presa
di
terra
male
in
ordine
di
fosse
»
,
«
un
fienile
in
poco
buono
stato
»
)
dimostra
quel
che
è
accaduto
:
il
piccolo
proprietario
non
ha
retto
,
ed
ha
dovuto
andarsene
.
Ce
lo
conferma
il
Salvagnoli
Marchetti
,
che
studiò
a
fondo
l
'
agricoltura
maremmana
verso
la
metà
dell
'
Ottocento
.
«
Infatti
la
semplice
ispezione
delle
Maremme
senesi
serve
ad
assicurare
che
la
legge
Leopoldina
non
ha
prodotto
la
divisione
delle
terre
,
ma
anzi
le
ha
riunite
in
latifondi
,
e
non
ha
arrecato
alcun
miglioramento
all
'
agricoltura
,
perché
i
possidenti
di
latifondi
trovano
tanto
più
utile
nel
far
valere
le
loro
terre
,
quanto
più
semplice
è
l
'
agricoltura
che
vi
impiegano
e
quanto
minore
è
la
somma
del
numerano
occorrente
a
esercitarla
.
»
Il
peso
di
questa
situazione
cadeva
,
ancora
una
volta
,
sulle
spalle
del
bracciantato
,
e
le
condizioni
generali
di
vita
non
dovevano
esser
molto
migliori
di
quelle
descritte
dal
Bandini
.
Lo
dimostra
il
persistente
spopolamento
della
Maremma
(
8
abitanti
per
chilometro
quadrato
a
Maghiano
,
14
a
Grosseto
,
contro
i
100
di
Castel
del
Piano
ed
i
140
dell
'
isola
del
Giglio
)
.
Le
statistiche
mediche
(
relative
,
evidentemente
,
ai
soli
ammalati
censibili
,
e
perciò
inferiori
alla
realtà
)
ci
danno
,
nel
1841-42
,
36479
casi
su
appena
104mila
abitanti
,
con
1645
decessi
.
Tre
quarti
di
questi
casi
riguardavano
braccianti
,
e
la
malattia
era
la
malaria
.
Contro
la
malaria
si
è
condotta
la
lotta
più
accanita
,
ed
oggi
,
dopo
che
se
ne
sono
individuate
le
cause
reali
,
è
del
tutto
scomparsa
.
Ma
per
secoli
si
è
creduto
che
fosse
prodotta
dall
'
aria
cattiva
(
e
di
qui
il
nome
)
infettata
dai
miasmi
del
padule
.
Il
Salvagnoli
Marchetti
,
che
era
un
medico
,
sosteneva
con
molto
vigore
che
i
miasmi
diventavano
pestiferi
e
perniciosi
solo
nel
caso
che
l
'
acqua
del
mare
riuscisse
a
mescolarsi
con
quella
dolce
.
Da
qui
una
serie
di
proposte
(
chiuse
a
bilanciere
,
per
esempio
)
per
realizzare
la
separazione
delle
acque
.
Intanto
la
malaria
sterminava
la
gente
,
uccidendola
o
rendendola
inabile
al
lavoro
,
che
era
il
caso
più
frequente
,
ed
in
fondo
il
più
triste
.
Ecco
un
altro
quadro
,
che
non
si
discosta
molto
da
quello
già
visto
.
Scrive
il
Salvagnoli
Marchetti
,
nel
1843
:
«
Dalle
vicine
montagne
scendono
gli
abitanti
per
fare
la
mietitura
nelle
pianure
a
gruppi
di
15
o
20
.
Ogni
riunione
trae
seco
le
donne
,
e
prima
di
arrivare
al
loro
destino
hanno
già
incominciato
ad
abusare
del
vino
,
dei
liquori
,
di
Venere
.
Arrivati
sul
campo
,
là
bene
spesso
dormono
all
'
aria
aperta
,
o
al
più
in
aperti
capannoni
,
misti
uomini
e
donne
.
Il
loro
nutrimento
consiste
la
mattina
in
pane
,
talvolta
non
buono
,
ed
in
formaggio
;
al
mezzogiorno
in
pane
inzuppato
nell
'
acqua
,
e
mangiato
con
le
mani
;
la
sera
in
quel
che
chiamano
"
acqua
cotta
"
,
che
è
pane
inzuppato
nell
'
acqua
calda
e
condito
con
sale
,
olio
e
pepe
»
.
Oggi
,
in
Maremma
,
si
può
vivere
,
e
si
potrebbe
vivere
bene
;
non
solo
:
si
potrebbe
vivere
in
più
larga
compagnia
,
ospitare
lavoro
forestiero
.
Se
la
Maremma
è
terra
d
'
avvenire
,
il
merito
principale
va
a
tanti
oscuri
uomini
che
qua
han
lavorato
,
e
sono
morti
.
La
storia
della
Maremma
,
che
è
ancora
da
scrivere
,
è
in
larga
parte
la
storia
di
questi
uomini
.
II
.
È
venuta
la
«
riforma
»
ma
è
rimasto
il
padrone
Alla
proprietà
fondiaria
più
antica
,
quella
,
se
così
possiamo
dire
,
illustre
e
patrizia
,
si
è
sovrapposto
ed
in
qualche
misura
si
è
sostituito
,
con
varia
ed
intrigata
vicenda
,
un
altro
tipo
di
proprietà
,
più
oscura
e
plebea
:
si
tratta
di
gente
venuta
su
dal
nulla
,
che
si
è
fatta
la
terra
sia
con
il
suo
lavoro
e
col
suo
ingegno
,
sia
inserendosi
abilmente
sull
'
onda
della
fortuna
,
quando
le
circostanze
generali
erano
più
favorevoli
,
molto
spesso
in
circostanze
eccezionali
,
specialmente
in
tempo
di
guerra
.
Quella
del
'15
ci
ha
dato
un
'
altra
categoria
di
latifondisti
,
e
l
'
ultima
ha
segnato
l
'
ingresso
nella
campagna
del
capitale
industriale
.
E
perciò
,
accanto
ai
Corsini
,
ai
Guicciardini
,
ai
Tolomei
,
ci
sono
giunti
addosso
i
Ponticelli
,
i
Pallini
,
gli
Scaramucci
(
che
han
nomi
meno
sonanti
,
ma
non
minori
rendite
)
ed
infine
le
aziende
agricole
della
Montecatini
,
della
Valdarno
,
e
la
tenuta
della
SACRA
(
undicimila
ettari
abbondanti
,
fino
a
pochi
anni
or
sono
)
che
è
una
società
anonima
dietro
la
quale
traspaiono
i
capitali
dei
Pirelli
.
È
continuata
frattanto
l
'
opera
di
bonifica
,
mediante
consorzi
in
cui
,
guarda
il
caso
,
i
maggiori
agrari
avevano
occupato
i
posti
chiave
,
sì
che
strade
,
argini
e
colmate
si
son
fatti
sempre
dentro
i
loro
territori
:
altra
dimostrazione
di
come
possa
usarsi
il
pubblico
danaro
a
vantaggio
di
una
minoranza
.
Le
statistiche
,
oggi
,
ci
danno
questa
situazione
:
in
provincia
di
Grosseto
lo
0,2
per
cento
della
proprietà
occupa
il
45,4
per
cento
della
superficie
,
e
l
'
accentramento
latifondistico
è
intenso
ancora
più
nel
piano
e
nella
bassa
collina
,
dove
proprietà
per
1'1,3
per
cento
occupano
il
54,7
della
superficie
.
Sette
proprietà
soltanto
,
per
fare
un
esempio
concreto
,
coprono
21.845
ettari
di
terra
,
sempre
nel
comune
di
Grosseto
,
e
nell
'
intera
provincia
si
hanno
ben
26
proprietà
superiori
ai
2.500
ettari
,
per
complessivi
116.305
ettari
.
E
sia
ben
chiaro
che
queste
cifre
si
riferiscono
sempre
a
proprietà
,
non
a
proprietari
,
se
si
tien
conto
della
possibilità
che
molti
proprietari
hanno
di
mascherarsi
dietro
prestanomi
e
pseudo
-
società
anonime
,
la
situazione
risulta
anche
peggiore
.
Per
contro
,
salgono
a
14.000
le
famiglie
che
non
hanno
terra
o
non
ne
hanno
a
sufficienza
.
Che
il
problema
sia
acutissimo
lo
conferma
il
fatto
che
il
Governo
democristiano
,
sollecitato
continuamente
dalle
agitazioni
dei
contadini
e
dei
braccianti
,
ha
fatto
proprio
in
Maremma
uno
dei
suoi
primi
esperimenti
di
riforma
agraria
.
Della
riforma
a
Grosseto
ed
in
provincia
parlano
tutti
,
ed
il
forestiero
che
passi
di
qua
,
anche
senza
fermarsi
,
ha
tutto
il
tempo
di
accorgersene
,
se
non
altro
per
i
numerosi
cartelli
bianchi
e
rossi
,
talvolta
bilingui
,
che
l
'
Ente
Maremma
espone
lungo
tutte
le
strade
.
Le
critiche
all
'
Ente
non
sono
poche
,
naturalmente
:
anzi
,
possiamo
dire
che
ne
approvano
pienamente
l
'
operato
soltanto
certi
gruppi
che
gravitano
intorno
alla
Democrazia
cristiana
ed
al
Partito
repubblicano
,
i
socialdemocratici
pongono
temperate
critiche
marginali
,
di
metodo
.
Ostili
,
ovviamente
,
sono
gli
agrari
scorporati
,
che
si
mascherano
peraltro
dietro
considerazioni
pseudo
-
tecniche
:
i
braccianti
ed
i
mezzadri
non
sarebbero
ancora
maturi
per
dirigersi
da
sé
,
mentre
l
'
Ente
opererebbe
in
maniera
irrazionale
ed
arbitraria
(
il
che
forse
è
giusto
,
ma
suona
male
in
bocca
agli
agrari
)
.
Il
ceto
medio
cittadino
,
i
bottegai
,
gli
impiegati
,
i
professionisti
pongono
critiche
di
tipo
qualunquistico
:
considerano
l
'
Ente
un
organismo
pletorico
e
parassitario
,
una
«
greppia
»
insomma
.
L
'
Ente
Maremma
viene
infatti
normalmente
chiamato
«
Ente
merenda
»
,
e
corre
spesso
il
motto
che
«
quest
'
Ente
è
proprio
un
gran
dente
»
.
I
funzionari
che
si
sono
assunti
,
quasi
sempre
con
discriminazione
politica
,
provengono
tutti
o
quasi
tutti
da
fuori
:
e
questo
,
naturalmente
,
ha
suscitato
risentimenti
,
proteste
,
mugugnamenti
nella
gente
del
ceto
medio
,
sempre
contraria
a
queste
calate
di
forestieri
.
Ma
son
critiche
approssimative
,
marginali
,
soprattutto
inconcludenti
,
perché
non
si
concretano
in
nessun
atteggiamento
politico
o
sindacale
.
I
partiti
di
sinistra
e
le
organizzazioni
da
essi
dirette
han
posto
all
'
Ente
,
ed
alla
legge
stralcio
che
lo
ha
creato
,
una
serie
di
critiche
di
fondo
,
la
legge
stralcio
non
elimina
il
latifondo
,
in
quanto
non
pone
alcun
limite
di
diritto
alla
proprietà
terriera
;
ed
in
questo
modo
elude
un
preciso
disposto
della
nostra
Costituzione
.
Inoltre
essa
non
garantisce
affatto
da
una
possibile
ricostituzione
del
latifondo
colpito
.
Pur
con
queste
riserve
fondamentali
,
e
per
le
quali
i
partiti
di
sinistra
votarono
contro
quella
legge
,
essi
tuttavia
si
sono
battuti
e
si
battono
perché
almeno
quella
parziale
riforma
si
attui
interamente
e
democraticamente
.
I
piani
prevedevano
l
'
esproprio
di
107.240
ettari
,
in
circa
270
proprietà
.
Attraverso
una
interpretazione
molto
elastica
dell
'
art.
10
della
legge
,
relativo
alle
aziende
modello
(
che
qua
davvero
non
esistono
)
ed
al
criterio
del
terzo
residuo
(
un
terzo
della
proprietà
soggetta
ad
esproprio
può
essere
trattenuto
dal
padrone
,
e
gliene
resterà
per
sempre
una
metà
se
nel
tempo
di
tre
anni
vi
avrà
apportato
migliorie
)
,
gli
effettivi
decreti
di
esproprio
riguardano
,
a
tutto
novembre
,
circa
84
000
ettari
,
di
cui
circa
la
metà
son
stati
effettivamente
assegnati
.
Questa
terra
è
andata
a
2.700
famiglie
,
in
appezzamenti
fra
i
10
ed
i
20
ettari
,
ed
a
1300
braccianti
,
con
«
quote
»
di
2,3
ettari
.
Le
famiglie
che
avevano
richiesto
la
terra
erano
circa
14
000
.
Il
costo
della
terra
,
che
è
già
stata
pagata
agli
ex
proprietari
,
grava
sugli
assegnatari
,
ai
quali
si
fa
carico
anche
,
per
due
terzi
,
delle
spese
per
le
migliorie
,
e
per
costruire
casette
,
strade
,
pozzi
artesiani
.
Il
pagamento
avviene
a
rate
annuali
,
per
30
anni
.
Ogni
assegnatario
è
soggetto
ad
un
periodo
di
prova
,
che
dura
3
anni
,
dopo
il
quale
,
a
giudizio
insindacabile
dell
'
Ente
,
può
perdere
la
provvisoria
proprietà
.
È
chiaro
che
in
certi
casi
gli
assegnatari
,
soprattutto
i
braccianti
,
han
migliorato
le
loro
condizioni
di
vita
.
Alcuni
hanno
avuto
due
o
tre
stanze
,
per
la
prima
volta
in
vita
loro
.
Ora
sono
coltivatori
con
la
terra
e
la
casa
;
ma
alcuni
con
un
debito
che
dura
trent
'
anni
,
e
con
un
nuovo
padrone
che
si
chiama
Ente
Maremma
,
un
padrone
,
oltre
tutto
,
incomprensibile
e
senza
faccia
.
Il
contratto
è
per
loro
un
continuo
assillo
,
che
li
lega
all
'
Ente
,
ed
a
qualsiasi
pressione
che
da
questo
possa
venire
,
per
un
periodo
equivalente
al
lavoro
di
una
generazione
.
Nell
'
elaborazione
dei
piani
di
esproprio
e
di
divisione
non
si
è
mai
tenuto
conto
della
volontà
e
del
parere
degli
assegnatari
.
Si
sono
istituite
varie
cooperative
,
ma
sempre
su
imposizione
dell
'
Ente
,
ed
i
consigli
amministrativi
son
composti
in
modo
da
escludere
praticamente
i
contadini
dalla
direzione
della
cooperativa
.
Ed
all
'
opposto
,
si
è
agito
contro
le
cooperative
sorte
liberamente
nel
dopoguerra
,
e
persino
contro
quelle
che
avevano
resistito
sotto
il
fascismo
.
Questo
è
forse
l
'
aspetto
peggiore
dell
'
attività
dell
'
Ente
Maremma
,
quello
che
rivela
i
veri
scopi
che
esso
si
propone
.
In
sostanza
,
si
vuol
creare
nella
campagna
maremmana
un
ceto
nuovo
di
piccoli
proprietari
in
qualche
modo
privilegiati
,
che
rompa
l
'
unità
dei
lavoratori
agricoli
,
facendo
sorgere
qua
e
là
piccoli
nuclei
di
conservazione
o
addirittura
di
reazione
.
Finora
il
gioco
non
è
riuscito
,
e
nelle
zone
di
riforma
le
elezioni
hanno
assai
deluso
l
'
Ente
ed
il
Governo
democristiano
.
A
Rispescia
,
dove
era
stato
costruito
un
piccolo
villaggio
per
i
braccianti
,
con
chiesa
,
spaccio
ed
orfanotrofio
,
i
voti
democristiani
si
son
contati
sulle
dita
.
È
assai
probabile
che
il
gioco
non
riesca
neppure
in
seguito
,
perché
forte
è
il
legame
di
solidarietà
che
unisce
i
lavoratori
della
campagna
,
mezzadri
,
coloni
,
braccianti
,
assegnatari
e
senza
terra
.
Le
provocazioni
che
si
susseguono
giorno
per
giorno
trovano
sempre
una
precisa
risposta
nell
'
atteggiamento
dei
contadini
maremmani
.
III
.
A
passo
di
gambero
il
lavoro
nelle
miniere
GROSSETO
,
novembre
-
La
Maremma
mineraria
è
assai
scarsamente
conosciuta
.
Il
quadro
che
il
forestiero
si
costruisce
a
distanza
,
e
che
facilmente
si
accetta
,
complice
la
letteratura
,
dal
Carducci
,
al
Fucini
,
al
Paolieri
,
al
Civinini
,
è
quello
di
una
vastissima
terra
piatta
,
destinata
all
'
agricoltura
,
al
pascolo
,
alla
caccia
.
In
realtà
la
Maremma
è
così
soltanto
in
parte
,
anche
dal
punto
di
vista
economico
,
perché
la
mole
del
lavoro
nelle
miniere
,
la
quantità
di
nomini
che
vi
sono
impiegati
(
fino
al
cinque
per
cento
dell
'
intera
popolazione
)
fanno
di
questa
zona
d
'
Italia
uno
dei
più
vasti
centri
minerari
.
Le
miniere
della
Maremma
non
erano
ignote
agli
etruschi
ed
ai
romani
,
che
costruirono
lungo
la
costa
numerosi
forni
fusori
per
la
lavorazione
di
minerale
di
ferro
(
e
le
scorie
che
ne
lasciarono
,
intere
montagnole
,
sono
oggi
ricercate
per
il
recupero
di
tanto
materiale
ancora
utilizzabile
)
né
trascurabili
sono
le
miniere
che
vi
impiantarono
,
ma
nell
'
interno
,
i
longobardi
ed
i
liberi
cittadini
della
repubblica
di
Massa
Marittima
,
che
sorge
appunto
nel
cuore
di
quelle
colline
,
le
colline
metallifere
.
Oggi
,
naturalmente
,
le
ricerche
mirano
ad
altro
minerale
,
soprattutto
alla
pirite
,
un
bisolfuro
di
ferro
che
in
passato
serviva
solo
per
costruire
acciarini
,
ma
che
oggi
,
col
metodo
delle
camere
di
piombo
,
si
utilizza
per
la
fabbricazione
dell
'
acido
solforico
,
indispensabile
e
per
gli
esplosivi
e
per
i
concioni
chimici
:
due
usi
diversi
e
contraddittori
,
ma
su
cui
egualmente
ruota
tutta
la
politica
estrattiva
della
Montecatini
.
La
Montecatini
ha
attuato
,
per
le
piriti
,
uno
dei
più
compatti
monopoli
industriali
d
'
Italia
:
essa
infatti
estrae
il
90
per
cento
della
pirite
italiana
,
e
per
due
terzi
la
estrae
proprio
dalle
miniere
maremmane
,
Gavorrano
,
Nicciolela
,
Boccheggiano
,
ed
isola
del
Giglio
.
Una
miniera
più
piccola
,
presso
Ravi
,
appartiene
alla
Marchi
di
Firenze
,
e
ricerche
si
stanno
facendo
,
da
parte
della
Ferromin
,
sul
promontorio
montuoso
dell
'
Argentario
;
non
si
delinea
,
però
,
almeno
per
adesso
,
alcuna
seria
concorrenza
alla
società
maggiore
.
Sempre
della
Montecatini
è
la
miniera
di
lignite
di
Ribolla
;
mentre
la
Valdarno
estrae
la
sua
lignite
al
Baccinello
.
Prima
della
guerra
la
Montecatini
estraeva
930.000
tonnellate
di
pirite
all
'
anno
,
in
parte
utilizzata
negli
stabilimenti
di
Orbetello
,
in
parte
,
anche
maggiore
,
convogliata
,
attraverso
una
lunghissima
teleferica
,
al
mare
e
da
qui
ad
altri
stabilimenti
.
Durante
la
guerra
la
produzione
si
mantenne
alta
ed
accennò
anche
a
salire
,
come
salì
la
produzione
della
lignite
,
che
raggiunse
le
270.000
tonnellate
annue
.
Era
appunto
l
'
epoca
degli
esplosivi
,
e
della
politica
autarchica
,
che
impediva
l
'
importazione
di
carbone
straniero
.
Dopo
la
guerra
,
e
specialmente
negli
anni
successivi
al'47
,
cominciarono
i
primi
effetti
della
politica
atlantica
.
Silenziosamente
la
Montecatini
cominciò
a
smobilitare
.
A
Ribolla
,
per
fare
un
solo
esempio
,
siamo
passati
dai
3
600
operai
del
1948
ai
1300
circa
occupati
oggi
.
Siamo
dunque
ad
un
impiego
assai
ridotto
,
e
con
la
continua
minaccia
di
ulteriori
smobilitazioni
,
che
la
Montecatini
si
affanna
a
negare
,
sui
manifesti
che
periodicamente
dedica
al
pubblico
ignaro
,
ma
che
è
confermata
dai
fatti
.
Gli
operai
della
Montecatini
sono
quasi
tutti
figli
di
contadini
,
o
ex
contadini
essi
stessi
,
che
hanno
in
parte
o
del
tutto
abbandonato
i
campi
per
le
miniere
(
in
qualche
caso
permane
la
figura
dell
'
operaio
-
contadino
,
che
continua
,
nelle
ore
libere
dal
lavoro
di
miniera
,
a
coltivare
una
sua
vigna
o
un
orticello
)
.
Alcuni
paesi
sono
ormai
composti
da
soli
minatori
,
ed
è
il
caso
di
Prata
,
Boccheggiano
,
Montecatini
,
Tatti
.
E
nei
casi
di
smobilitazione
si
creano
situazioni
penose
anche
per
la
difficoltà
di
reinserire
nella
campagna
,
che
frattanto
resta
abbandonata
,
questa
gente
che
ha
dimenticato
il
vecchio
mestiere
.
Ma
non
manca
neppure
la
mano
d
'
opera
forestiera
,
specialmente
a
Ribolla
ed
a
Gavorrano
:
sono
calabresi
,
marchigiani
,
siciliani
,
o
addirittura
reduci
da
miniere
straniere
,
e
per
questo
può
capitare
la
sorpresa
,
visitando
Gavorrano
,
di
imbattersi
in
bambini
che
parlano
solo
francese
.
Sulle
condizioni
di
vita
e
di
lavoro
la
Montecatini
ed
il
ceto
medio
provinciale
,
la
prima
per
suo
interesse
,
il
secondo
per
ignoranza
,
si
esprimono
in
maniera
assai
falsa
.
Uno
degli
slogan
che
si
%
on
sentiti
ripetere
durante
l
'
ultima
campagna
elettorale
,
anche
da
oratori
repubblicani
,
è
che
un
minatore
,
oggi
,
guadagna
più
di
un
impiegato
o
di
un
professore
di
liceo
.
Si
favoleggia
dell
'
enorme
Miglioramento
ottenuto
nel
dopoguerra
,
delle
«
vespe
»
o
delle
camere
da
letto
o
delle
radio
nuove
che
i
minatori
si
son
comprati
.
La
conclusione
che
il
ceto
medio
ne
trae
è
ovvia
:
«
E
dunque
,
di
che
si
lamentano
?
»
.
Ora
,
è
vero
che
le
condizioni
generali
di
vita
dei
minatori
son
molto
migliorate
,
rispetto
all
'
anteguerra
,
quando
in
media
il
salario
giornaliero
non
superava
le
14
lire
,
e
gli
operai
dovevano
far
decine
di
chilometri
a
piedi
o
in
bicicletta
per
raggiungere
il
posto
di
lavoro
.
Oggi
essi
hanno
i
loro
autobus
,
amministrati
,
fino
a
qualche
tempo
fa
,
da
democratiche
cooperative
di
trasporti
(
la
Montecatini
poi
ha
impedito
alle
cooperative
di
funzionare
e
fa
gestire
gli
autotrasporti
da
ditte
private
)
.
I
salari
salirono
realmente
,
nei
primi
anni
del
dopoguerra
,
e
fu
allora
che
molti
giovani
comprarono
a
rate
la
motocicletta
(
tino
sport
in
cui
essi
vedevano
l
'
evasione
dall
'
osteria
)
e
molti
coniugati
comprarono
un
po
'
di
mobili
nuovi
o
la
radio
.
Ma
questo
significa
solo
che
i
minatori
maremmani
non
sono
dei
«
barboni
»
,
e
sentono
fortemente
di
migliorare
sé
e
le
proprie
famiglie
:
è
la
prima
sensazione
che
si
prova
visitando
qualcuna
delle
loro
povere
case
,
tutte
così
linde
e
ben
tenute
,
anche
se
minacciano
di
crollare
,
come
succede
a
Ribolla
,
dove
la
Montecatini
,
per
tutta
soluzione
,
ha
provveduto
a
legare
i
muri
con
una
corda
d
'
acciaio
,
nella
speranza
che
la
corda
regga
e
la
casa
non
si
sfasci
come
se
fosse
di
cartone
.
I
salari
,
oggi
,
nella
media
generale
,
oscillano
fiale
35
000
mensili
dei
generici
e
le
45
000
degli
specializzati
.
E
va
tenuto
presente
che
il
lavoro
in
miniera
esigerebbe
un
'
alimentazione
di
prim
'
ordine
.
Non
solo
:
i
rischi
di
malattie
,
invalidità
,
mutilazione
e
morte
sono
assai
alti
.
Il
minatore
che
lavora
nella
pirite
,
oltre
che
alle
conseguenze
dell
'
umidità
,
è
soggetto
alla
silicosi
:
per
raggiungere
il
filone
occorre
un
lungo
lavoro
di
abbattimento
degli
strati
sterili
di
pietra
silicea
,
che
sotto
l
'
azione
del
martello
perforatore
si
polverizza
,
riempie
la
poca
aria
della
galleria
,
e
penetra
nei
polmoni
otturandoli
lentamente
.
Nelle
miniere
di
lignite
questo
pericolo
non
esiste
,
ma
c
'
è
in
cambio
quello
degli
incendi
e
della
temperatura
elevata
,
che
raggiunge
anche
i
42
gradi
.
Del
resto
basta
guardarli
quando
escono
dai
pozzi
,
così
diversi
dall
'
immagine
oleografica
del
minatore
membruto
o
robusto
,
che
ciascuno
di
noi
,
anche
inconsapevolmente
,
si
porta
in
testa
.
I1
minatore
è
in
realtà
tiri
uomo
magro
e
curvo
,
il
colorito
pallido
e
l
'
andatura
pesante
,
un
uomo
anche
psichicamente
diverso
,
perché
avverte
continuo
il
pericolo
della
morte
.
La
Montecatini
,
con
i
soliti
manifesti
dedicati
a
chi
non
sa
,
proclama
che
gli
incendi
minerari
,
in
Italia
,
son
di
gran
lunga
inferiori
a
quelli
di
altri
Paesi
.
La
verità
è
che
,
soltanto
a
Ribolla
,
siamo
saliti
dai
150
incidenti
lievi
e
35
gravi
del
'51
ai
200
e
50
del
'52
,
e
che
nei
primi
sei
mesi
di
quest
'
anno
si
sono
avute
ben
dodici
frane
.
Sono
gli
effetti
della
coltivazione
a
rapina
,
senza
le
necessarie
«
ripiene
»
di
terra
,
che
provoca
cedimenti
,
frane
,
incendi
;
e
si
coltiva
a
rapina
perché
si
vuol
smobilitare
,
ricavando
intanto
il
massimo
utile
con
la
minore
spesa
.
Il
minatore
è
tutt
'
altro
che
un
privilegiato
,
è
un
uomo
che
fatica
e
che
soffre
,
è
un
uomo
che
lotta
,
perché
si
è
fatta
una
coscienza
,
nella
fatica
e
nella
sofferenza
.
In
Maremma
,
il
minatore
è
il
proletario
più
moderno
e
più
avanzato
.
IV
.
Con
mezza
divisione
si
risanerebbe
la
Maremma
GROSSETO
,
dicembre
-
La
provincia
di
Grosseto
,
con
un
territorio
sui
450
000
ettari
,
quasi
tutti
produttivi
,
ha
oggi
una
popolazione
che
di
poco
supera
i
200
000
abitanti
:
la
densità
è
dunque
di
47
abitanti
per
chilometro
quadrato
,
fra
le
più
basse
d
'
Italia
,
superiore
soltanto
,
e
di
pochi
punti
,
a
Nuoro
,
Sassari
,
Bolzano
e
Sondrio
.
Non
vi
sono
ragioni
obiettive
per
cui
questa
situazione
non
possa
cambiare
,
il
progresso
che
si
è
compiuto
in
quest
'
ultimo
secolo
lo
sta
a
dimostrare
.
Non
è
né
demagogia
né
paradosso
affermare
che
in
Maremma
potrebbero
trovar
lavoro
almeno
altrettante
persone
,
mentre
oggi
i
disoccupati
permanenti
si
aggirano
stille
sei
migliaia
.
Ancora
una
volta
,
come
ai
tempi
del
Bandini
,
«
non
v
'
hanno
colpa
gli
influssi
maligni
del
cielo
»
;
la
arretratezza
della
Maremma
non
sta
in
una
sorta
di
maledizione
naturale
,
ma
proprio
nelle
«
civili
esecuzioni
»
,
cioè
nel
cattivo
governo
che
se
ne
fa
.
Dal
punto
di
vista
dell
'
agricoltura
,
quella
specie
di
riforma
che
vi
si
sta
sperimentando
non
risolve
affatto
il
problema
,
e
minaccia
anzi
di
complicarlo
alquanto
,
e
di
renderne
più
difficile
,
domani
,
la
soluzione
vera
.
Non
riesce
infatti
ad
eliminare
la
disoccupazione
bracciantile
,
e
la
fame
di
terra
;
non
riesce
a
trasformare
radicalmente
l
'
economia
agraria
maremmana
,
che
avrebbe
bisogno
di
lavori
di
ben
più
vasto
respiro
.
Restano
,
intanto
,
4
000
ettari
di
palude
da
prosciugare
,
ed
una
zona
assai
più
vasta
da
mettere
a
coltura
.
La
irrigazione
,
in
una
terra
come
questa
,
che
ha
piogge
scarse
e
mal
distribuite
,
è
ancora
arretrata
e
rudimentale
.
L
'
uso
delle
macchine
e
dei
concimi
chimici
è
assai
inferiore
alla
media
delle
colture
in
altre
zone
agricole
d
'
Italia
(
e
l
'
Italia
è
largamente
superata
,
in
questo
settore
,
da
altri
Paesi
europei
)
.
L
'
approvvigionamento
dell
'
acqua
potabile
,
senza
la
quale
è
chiaro
che
non
vi
sarà
mai
fruttuosa
attività
,
è
assai
scarso
e
deficiente
.
Se
ne
parla
sin
dal
1938
,
quando
fu
preparato
un
progetto
per
captare
le
sorgenti
amiatine
del
Fiora
e
convogliare
acqua
sufficiente
(
714
litri
al
secondo
)
per
quasi
tutti
i
commi
della
provincia
,
e
per
il
comune
di
Piombino
.
Allora
se
ne
parlò
come
di
«
una
grande
opera
voluta
dal
Duce
»
.
Oggi
non
c
'
è
più
il
duce
e
non
c
'
è
ancora
l
'
acqua
;
ma
ad
ogni
campagna
elettorale
,
puntualmente
,
i
grossetani
se
la
sentono
promettere
.
Alle
amministrative
del
'51
venne
De
Gasperi
in
persona
,
e
chiese
in
cambio
dell
'
acquedotto
tanti
bei
voti
per
il
suo
partito
,
ma
lo
chiese
in
maniera
così
sfacciata
che
si
risentirono
persino
i
democristiani
.
La
bonifica
dovrebbe
essere
estesa
alle
terre
di
media
e
di
alta
collina
:
tutti
ormai
hanno
capito
che
la
sicurezza
dell
'
agricoltura
nel
piano
si
realizza
proprio
lassù
,
e
che
una
campagna
alta
disboscata
ed
incolta
è
la
naturale
premessa
dell
'
impaludamento
a
basso
.
Le
acque
,
controllate
da
sbarramenti
a
monte
(
specialmente
quelle
dell
'
Ombrone
e
dei
suoi
maggiori
affluenti
)
potrebbero
utilizzarsi
sia
per
l
'
irrigazione
sia
per
la
produzione
dell
'
energia
elettrica
,
che
la
Maremma
oggi
riceve
quasi
integralmente
da
fuori
.
Ci
sono
strade
ferrate
distrutte
dalla
guerra
e
mai
più
ricostruite
,
come
la
Follonica
-
Massa
Marittima
e
la
Orbetello
-
Porto
Santo
Stefano
.
L
'
Amiata
è
ancora
,
rispetto
al
resto
della
provincia
,
una
isola
montuosa
,
con
strade
scarse
e
disagevoli.1
progetti
anche
qui
non
mancano
:
basterebbe
cominciare
.
1
terreni
ancora
paludosi
,
e
quelli
prosciugati
,
ma
tuttora
incolti
,
potrebbero
essere
concessi
in
enfiteusi
alle
cooperative
agricole
,
che
in
Maremma
sono
una
sessantina
,
ed
han
già
dato
buona
prova
di
sé
trasformando
radicalmente
1939
ettari
di
terra
demaniale
incolta
.
Le
miniere
di
Maremma
non
sono
sfruttate
a
sufficienza
,
né
con
criteri
che
non
siano
quelli
della
privata
e
ristretta
utilità
dei
monopoli
.
Ancora
una
volta
una
cooperativa
di
lavoratori
,
quella
degli
operai
del
Baccinello
,
ha
provato
cosa
si
potrebbe
fare
.
I
minatori
del
Baccinello
han
gestito
da
soli
la
miniera
per
undici
mesi
(
la
Valdarno
si
era
dichiarata
incapace
a
gestire
utilmente
il
complesso
)
ed
han
trovato
il
modo
non
soltanto
di
riassumere
tutti
gli
operai
licenziati
,
ma
anche
di
produrre
di
più
e
meglio
,
e
di
vendere
il
prodotto
,
lasciando
,
a
fine
gestione
,
6.800
tonnellate
di
lignite
in
attivo
.
Le
230
cooperative
di
Maremma
han
veramente
lavorato
bene
,
nella
produzione
,
nel
consumo
,
nei
trasporti
.
A
Massa
Marittima
,
come
altrove
,
le
cooperative
han
forni
,
spacci
,
laboratori
per
la
carne
suina
,
un
circolo
del
cinema
,
una
biblioteca
,
una
sala
da
conferenze
ed
han
chiamato
scrittori
e
critici
,
come
Carlo
Salinari
,
Vasco
Pratolini
,
Carlo
Cassola
,
Umberto
Barbaro
,
a
parlare
di
libri
e
di
film
.
I
lavoratori
di
Maremma
han
dimostrato
di
saper
fare
,
di
essere
maturi
.
Ed
invece
,
nelle
miniere
di
pirite
,
si
continua
a
produrre
quanto
basta
alla
saldezza
del
monopolio
della
Montecatini
.
Così
i
concimi
agricoli
si
vendono
a
prezzi
altissimi
,
ed
il
loro
impiego
è
forzatamente
limitato
.
Si
potrebbe
almeno
riportare
la
produzione
ai
livelli
di
anteguerra
,
sul
milione
di
tonnellate
.
La
Montecatini
e
la
Valdarno
,
quando
tentano
di
smobilitare
nelle
miniere
di
carbone
,
affermano
che
la
lignite
maremmana
,
che
pure
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
non
può
reggere
il
confronto
con
i
più
ricchi
combustibili
americani
e
tedeschi
.
Ebbene
,
questa
ricchezza
del
nostro
suolo
potrebbe
utilizzarsi
in
altro
modo
,
ad
esempio
per
la
gassificazione
.
Le
possibilità
di
apertura
industriale
,
sia
per
la
produzione
dell
'
acido
solforico
,
sia
per
la
costruzione
di
macchine
agricole
,
anziché
ridursi
,
potrebbe
incrementarsi
.
Tutto
questo
non
è
un
piano
astratto
o
utopistico
,
quando
la
Camera
del
lavoro
l
'
ha
formulato
le
persone
oneste
e
sensate
han
riconosciuto
che
,
semmai
,
era
un
piano
piuttosto
cauto
e
prudenziale
;
in
fondo
non
faceva
che
riproporre
una
serie
di
progetti
già
da
tempo
esistenti
.
Si
faceva
un
'
unica
obbiezione
:
il
finanziamento
.
Orbene
,
questo
piano
,
che
darebbe
alla
Maremma
una
popolazione
occupata
permanentemente
di
quattrocentomila
abitanti
,
costa
,
a
conti
fatti
,
circa
46
miliardi
.
Che
è
il
costo
di
mezza
divisione
corazzata
.
V
.
I
funzionari
dell
'
Ente
sono
propagandisti
DC
GROSSETO
,
dicembre
-
Il
primo
ingresso
delle
classi
popolari
nella
lotta
politica
risale
,
in
Maremma
,
alla
fine
del
secolo
scorso
,
quando
,
sotto
la
spinta
del
movimento
socialista
,
si
organizzarono
le
prime
associazioni
operaie
di
mutuo
soccorso
.
Fino
ad
allora
il
generale
malcontento
delle
campagne
si
era
manifestato
attraverso
le
forme
antisociali
del
brigantaggio
:
una
fitta
rete
di
piccoli
fuorilegge
,
che
battevano
i
boschi
e
la
palude
taglieggiando
gli
agrari
,
o
schierandosi
,
per
converso
,
dalla
loro
parte
,
contro
i
loro
stessi
compagni
,
con
agguati
,
sfide
,
uccisioni
.
Si
chiamavano
Stoppa
,
Ansuini
,
Menichetti
e
Tiburzi
,
che
fra
loro
fu
il
più
potente
e
il
più
celebre
.
Nel
primo
decennio
del
secolo
,
e
fino
alla
guerra
,
il
movimento
contadino
ed
operaio
si
allargò
,
prese
consistenza
.
I
socialisti
di
Grosseto
ebbero
anche
un
loro
giornale
,
II
Risveglio
,
col
quale
condussero
le
lotte
politiche
del
dopoguerra
;
nelle
elezioni
del
1919
,
con
grande
sorpresa
dei
galantuomini
locali
,
il
Partito
socialista
ottenne
ben
15.000
voti
,
e
l
'
anno
successivo
,
nelle
amministrative
,
conquistò
quasi
tutti
i
Comuni
della
provincia
.
La
reazione
,
nel
Grossetano
,
fu
sostanzialmente
diretta
e
foraggiata
dagli
agrari
,
uniti
nel
Partito
liberale
,
che
era
poi
nient
'
altro
che
un
comitato
di
agrari
monarchici
ed
usi
a
dirigere
di
fatto
la
vita
pubblica
cittadina
.
Riunioni
,
manifestazioni
e
spedizioni
punitive
si
organizzarono
quasi
sempre
in
casa
di
costoro
,
o
addirittura
nella
sede
del
Partito
liberale
.
La
resistenza
al
fascismo
,
che
arrivò
in
forze
a
Grosseto
alla
fine
del
giugno
1921
,
fu
scarsa
e
disorganizzata
;
è
chiaro
,
ed
occorre
dirlo
,
che
da
parte
dei
socialisti
vi
furono
grossi
errori
di
valutazione
politica
e
tattica
,
di
metodo
di
lotta
.
Gli
estremismi
verbali
alienarono
al
Partito
socialista
ed
alla
causa
dei
lavoratori
la
simpatia
di
larghi
strati
della
piccola
borghesia
urbana
;
l
'
inutile
antinterventismo
postbellico
staccò
dall
'
organizzazione
militare
socialista
(
gli
ordini
del
popolo
)
molti
elementi
,
fra
i
reduci
,
che
sarebbero
stati
preziosi
per
l
'
esperienza
acquisita
negli
anni
di
trincea
.
I
socialisti
,
che
anche
a
Grosseto
apparivano
ai
benpensanti
come
gente
feroce
e
spietata
,
in
realtà
erano
anche
troppo
miti
,
e
si
fecero
disperdere
dalle
squadracce
lasciando
sul
terreno
molte
vittime
(
i
«
martiri
»
fascisti
del
Grossetano
sono
due
,
uno
dei
quali
ucciso
notoriamente
per
errore
dei
fascisti
stessi
,
contro
una
ventina
di
morti
dell
'
altra
parte
)
.
Ma
bisogna
anche
dire
,
a
loro
merito
,
che
seppero
lavorare
con
eroica
ed
assidua
modestia
,
crearono
leghe
di
braccianti
,
minatori
,
mezzadri
,
cooperative
di
lavoro
che
in
qualche
caso
resistettero
persino
sotto
il
fascismo
.
Ed
il
frutto
di
questo
tenace
lavoro
,
ed
anche
dei
loro
errori
,
si
è
raccolto
in
questo
dopoguerra
.
I
partiti
di
sinistra
,
in
Maremma
,
inquadrano
oggi
oltre
trentamila
iscritti
,
un
settimo
della
popolazione
:
dodicimila
lavoratori
indipendenti
,
o
di
altri
partiti
,
sono
aderenti
alla
Camera
del
lavoro
.
Le
elezioni
dimostrano
la
forza
di
questa
base
,
ed
il
costante
progresso
che
ci
si
realizza
.
Il
2
giugno
del
'46
1
partiti
di
sinistra
ottennero
60.625
voti
.
Il
18
aprile
,
nonostante
la
scissione
socialdemocratica
,
i
voti
del
Fronte
salirono
a
63.689
,
contro
49mila
circa
di
tutti
gli
altri
partiti
presi
insieme
.
Alle
amministrative
del
'51
,
ci
fu
un
ulteriore
progresso
,
fino
a
66.287;
ed
infine
,
il
7
giugno
,
i
voti
delle
sinistre
hanno
sfiorato
i
70mila
.
Contro
di
questi
,
abbiamo
i
32mila
circa
della
Democrazia
cristiana
,
gli
11.621
dei
repubblicani
,
i
5.000
dei
socialdemocratici
,
i
2.500
dei
liberali
.
I
partiti
minori
han
fatto
anche
qui
la
loro
triste
esperienza
di
sfaldamento
,
provocata
da
una
sciocca
politica
di
passiva
quiescenza
nei
confronti
del
partito
maggiore
.
Il
più
colpito
è
il
partito
repubblicano
,
che
pur
aveva
in
Maremma
una
bella
tradizione
di
lotta
democratica
e
laica
,
legata
ai
nomi
di
Ettore
Socci
e
Pio
Viazzi
.
Il
Partito
repubblicano
aveva
raccolto
quasi
23mila
voti
nel
'46;
era
quindi
il
partito
più
forte
,
dopo
il
comunista
.
Vi
aderivano
ufficialmente
,
o
comunque
gravitavano
intorno
ad
esso
,
larghi
gruppi
di
operai
e
di
artigiani
.
Il
18
aprile
subirono
il
primo
salasso
,
scendendo
a
poco
più
di
17mila
voti
;
l
'
apparentamento
coi
clericali
nelle
amministrative
provocò
un
'
altra
perdita
,
difficilmente
valutabile
,
dato
che
spesso
si
eran
fatte
liste
uniche
,
che
punivano
laici
e
clericali
,
monarchici
e
repubblicani
.
Esiziale
è
stato
infine
un
truculento
discorso
dell
'
onorevole
Pacciardi
,
durante
l
'
ultima
campagna
(
e
Pacciardi
è
nato
a
Giuncarico
,
pochi
chilometri
a
nord
di
Grosseto
)
,
tanto
che
il
Partito
repubblicano
ha
messo
insieme
,
come
si
è
detto
,
11.621
voti
.
Oggi
,
questo
partito
,
che
in
altri
tempi
ha
fatto
veramente
onore
alla
Maremma
,
è
diventato
una
piccola
conventicola
di
bottegai
e
di
piccoli
impiegati
,
diretti
da
un
paio
di
verbosi
professionisti
,
che
riducono
la
loro
attività
politica
al
vellicamento
di
tardive
ambizioni
ed
alla
retorica
celebrazione
di
qualche
anniversario
.
Il
Partito
socialdemocratico
non
ha
mai
avuto
funzione
effettiva
,
e
lo
stesso
può
dirsi
dell
'
organizzazione
sindacale
da
esso
diretta
.
Quanto
ai
fascisti
,
che
hanno
avuto
più
di
7mila
voti
in
provincia
,
oltre
ai
vecchi
nostalgici
inguaribili
,
essi
raccolgono
in
qualche
misura
l
'
adesione
di
giovani
insoddisfatti
e
velleitari
,
sfiduciati
da
questa
democrazia
che
essi
identificano
con
la
democrazia
tout
court
.
Ma
man
mano
che
questi
giovani
si
trovano
di
fronte
a
reali
problemi
di
lavoro
,
o
di
studio
,
o
di
vita
,
essi
,
riflettendo
più
attentamente
sulle
cause
della
loro
insoddisfazione
,
si
staccano
da
quella
che
,
almeno
per
loro
,
è
una
posizione
psicologica
,
e
non
politica
,
fatta
di
sentimenti
o
di
risentimenti
,
anziché
di
idee
.
La
reazione
,
in
sostanza
,
è
rappresentata
effettivamente
dalla
Democrazia
cristiana
,
che
peraltro
qua
non
ha
tradizioni
,
scarsa
e
limitata
essendo
stata
in
passato
la
vita
del
Partito
popolare
.
Ed
in
effetti
,
anche
oggi
i
democristiani
non
hanno
un
vero
e
proprio
partito
(
gli
iscritti
si
contano
a
decine
)
,
né
efficace
è
l
'
azione
dei
Comitati
civici
.
La
propaganda
elettorale
,
oltre
che
all
'
attività
sorda
delle
parrocchie
,
è
stata
affidata
all
'
Ente
Maremma
.
Perché
questo
organismo
,
che
dovrebbe
soltanto
compiere
un
'
operazione
tecnica
di
trasformazione
fondiaria
(
anche
,
beninteso
,
con
un
secondo
scopo
politico
)
in
realtà
ha
trasformato
,
e
lo
là
ancora
,
i
suoi
tecnici
in
attivisti
politici
,
e
preme
in
vario
modo
sui
lavoratori
della
campagna
,
sia
discriminandoli
in
sede
di
assegnazione
,
sia
invitandoti
,
in
varie
forme
,
a
dar
buona
prova
di
sé
,
durante
i
tre
anni
di
prova
,
abbandonando
i
partiti
e
le
organizzazioni
di
sinistra
.
Non
è
facile
stabilire
fino
a
che
punto
il
danaro
dell
'
Ente
,
e
cioè
pubblico
,
è
stato
utilizzato
durante
la
campagna
elettorale
.
Certo
è
che
fra
i
candidati
democristiani
figuravano
alcuni
funzionari
dell
'
Ente
,
e
che
per
loro
si
è
svolta
una
vistosa
(
e
perciò
costosa
)
campagna
di
preferenze
.
II
confluire
spesso
disorganico
ed
addirittura
ostile
di
questi
elementi
diversi
,
nella
propaganda
democristiana
,
(
partito
,
parrocchie
,
Ente
Maremma
)
ha
provocato
lotte
interne
di
cui
l
'
eco
è
giunta
un
po
'
dappertutto
.
La
Democrazia
cristiana
,
sprecando
un
sacco
di
soldi
in
una
campagna
elettorale
pletorica
e
tecnicamente
errata
,
ha
raccolto
,
come
si
è
detto
,
oltre
32mila
suffragi
.
Han
votato
per
lei
,
oltre
a
quel
sottopopolo
che
gravita
intorno
alle
parrocchie
,
una
parte
del
ceto
medio
cittadino
ed
i
proprietari
minimi
della
campagna
e
dell
'
isola
del
Giglio
.
La
Democrazia
cristiana
sa
bene
che
la
piccola
proprietà
può
esserle
,
in
qualche
caso
,
elettoralmente
vantaggiosa
;
e
appunto
per
questo
ha
inventato
la
riforma
fondiaria
.
I
partiti
di
sinistra
devono
dissolvere
quest
'
equivoco
e
conquistarsi
quella
parte
della
popolazione
agraria
su
cui
ancora
agiscono
gli
spauracchi
della
«
statizzazione
della
terra
»
.
E
devono
insieme
aprirsi
ancora
di
più
verso
il
ceto
medio
cittadino
,
soffocato
da
una
lunga
serie
di
complessi
piccolo
borghesi
di
cui
in
fondo
sono
soltanto
vittime
.
Molto
in
questo
senso
è
già
stato
fatto
;
perché
la
piccola
borghesia
maremmana
è
sostanzialmente
sana
,
meno
gravata
da
tradizioni
,
e
quindi
più
aperta
,
rispetto
,
mettiamo
,
alla
piccola
borghesia
della
Toscana
interna
,
fiorentina
o
senese
.
È
una
classe
,
anche
dal
punto
di
vista
del
costume
,
vicina
al
popolo
lavoratore
,
da
cui
spesso
è
uscita
solo
una
generazione
fa
(
chi
di
noi
non
ha
un
nonno
contadino
?
)
.
Bisogna
che
i
minatori
delle
colline
ed
i
contadini
del
piano
,
ma
soprattutto
i
partiti
che
li
dirigono
,
facciano
un
altro
sforzo
,
anche
per
questa
gente
,
che
non
è
cattiva
,
che
è
onesta
e
laboriosa
,
pur
se
ha
paura
della
Siberia
.