StampaQuotidiana ,
Per
giudicare
della
bontà
di
una
causa
,
nulla
è
meglio
che
vagliare
la
maggiore
o
minore
forza
degli
argomenti
che
entrambe
le
parti
impiegano
per
difenderla
e
dei
controargomenti
di
cui
si
servono
per
combattere
gli
argomenti
dell
'
avversario
.
Sgombero
subito
il
campo
da
un
falso
argomento
addotto
ripetutamente
dai
fautori
del
«
sí
»
:
l
'
appello
al
principio
«
la
legge
è
eguale
per
tutti
»
.
Che
la
legge
debba
essere
eguale
per
tutti
non
significa
affatto
che
tutti
debbano
essere
trattati
in
modo
eguale
.
Sarebbe
un
'
insensatezza
.
L
'
unico
significato
certo
attribuibile
alla
massima
,
che
si
vede
scritta
sui
frontoni
di
tutti
i
tribunali
,
è
che
la
legge
,
qualsiasi
legge
,
deve
essere
applicata
imparzialmente
a
tutti
,
ricchi
e
poveri
,
nobili
e
plebei
.
Ciò
che
la
cosiddetta
«
regola
di
giustizia
»
richiede
è
che
siano
trattati
egualmente
gli
eguali
e
disegualmente
i
diseguali
.
Sono
forse
i
giudici
eguali
agli
altri
cittadini
rispetto
all
'
estensione
della
responsabilità
civile
?
Anche
i
fautori
del
«
sí
»
riconoscono
che
non
lo
sono
:
qualunque
sia
l
'
esito
del
voto
,
la
responsabilità
dei
giudici
sarà
ad
ogni
modo
diversa
da
quella
dei
singoli
cittadini
.
Nell
'
attuale
disputa
la
massima
non
c
'
entra
assolutamente
nulla
.
L
'
invocarla
come
una
buona
ragione
per
indurre
a
votare
«
sí
»
è
uno
sproposito
.
Atteniamoci
dunque
agli
argomenti
razionali
,
vale
a
dire
alle
ragioni
pro
o
contro
,
addotte
sulla
base
di
giudizi
di
fatto
controllabili
,
sia
rispetto
alle
premesse
sia
rispetto
alle
conseguenze
.
Nonostante
il
profluvio
di
parole
che
si
è
rovesciato
in
questi
giorni
sui
giornali
,
questi
argomenti
sono
sempre
gli
stessi
.
Chi
vada
a
leggere
ciò
che
si
scrisse
nella
primavera
del
1986
quando
ebbe
inizio
la
campagna
per
la
raccolta
delle
firme
,
si
renderà
conto
facilmente
di
quel
che
sto
dicendo
,
anche
se
possono
essere
cambiati
alcuni
interlocutori
,
e
identici
interlocutori
possono
oggi
sostenere
tesi
diverse
da
quelle
di
ieri
.
A
ragion
veduta
si
può
dire
che
gli
argomenti
addotti
da
una
parte
e
dall
'
altra
ruotano
intorno
a
due
temi
fondamentali
:
i
)
se
il
quesito
posto
sia
conforme
allo
scopo
,
che
sarebbe
per
i
promotori
una
giustizia
più
giusta
;
2
)
ammesso
che
il
quesito
sia
conforme
allo
scopo
,
se
a
sua
volta
sia
conforme
allo
scopo
lo
strumento
adottato
per
risolverlo
,
il
referendum
.
I
fautori
del
«
no
»
sostengono
che
ci
troviamo
di
fronte
a
un
caso
davvero
singolare
di
un
metodo
sbagliato
usato
per
risolvere
una
questione
mal
posta
.
Sul
primo
punto
alle
persone
di
buon
senso
è
parso
sin
dall
'
inizio
incomprensibile
perché
dal
gran
mazzo
di
problemi
insoluti
relativi
alla
giustizia
si
sia
estratto
il
problema
della
responsabilità
civile
.
Tanto
più
che
due
dei
proponenti
facevano
parte
del
governo
,
e
di
governi
che
non
erano
mai
stati
troppo
zelanti
nel
cercare
di
risolvere
gli
altri
problemi
.
Sinora
i
fautori
del
«
sí
»
non
hanno
fatto
nulla
per
aiutarci
a
capire
.
Attribuire
la
responsabilità
dei
malanni
della
giustizia
ai
giudici
,
sarebbe
come
far
ricadere
i
malanni
della
scuola
sui
professori
,
della
sanità
sui
medici
e
,
perché
no
?
,
tutti
i
guai
del
paese
soltanto
sulla
classe
politica
.
Che
sia
utile
ridiscutere
il
problema
della
responsabilità
civile
dei
giudici
,
non
è
ancora
un
buon
argomento
per
considerarlo
il
problema
principale
,
da
risolvere
prima
di
tutti
gli
altri
.
Si
capisce
come
sia
potuto
nascere
il
sospetto
che
la
funzione
del
referendum
fosse
unicamente
quella
di
dare
una
lezione
ai
giudici
troppo
inframettenti
.
Non
è
il
caso
di
fare
il
processo
alle
intenzioni
.
Ma
siamo
proprio
sicuri
che
non
gli
attribuiscano
questa
funzione
la
maggior
parte
dei
cittadini
che
voteranno
«
sí
»
?
Giorni
fa
un
tassista
,
che
si
accalorava
parlandomi
di
una
lite
scoppiata
tra
gruppi
rivali
di
conduttori
,
mi
disse
che
il
Tar
aveva
dato
loro
ragione
ma
gli
altri
erano
ricorsi
al
Consiglio
di
Stato
.
Però
,
aggiunse
,
siccome
la
sentenza
sarà
emanata
dopo
il
referendum
,
«
se
ci
danno
torto
gliela
faremo
pagare
»
.
Un
cittadino
,
non
sprovveduto
,
riteneva
dunque
in
buona
fede
che
dopo
la
«
valanga
»
dei
«
sí
»
,
chi
ha
torto
potrà
d
'
ora
innanzi
procedere
non
per
far
rivedere
la
sentenza
ma
per
punire
il
giudice
.
Rinunciamo
pure
a
fare
il
processo
alle
intenzioni
dei
promotori
.
Ma
non
siamo
del
tutto
tranquilli
sulle
intenzioni
dei
bravi
cittadini
che
risponderanno
all
'
appello
del
«
sí
»
.
Se
ne
rendono
conto
coloro
che
hanno
variamente
contribuito
a
costruire
questa
macchina
di
guerra
contro
la
magistratura
italiana
?
E
rendendosene
conto
,
che
cosa
rispondono
?
Quanto
al
secondo
punto
,
l
'
idoneità
del
referendum
come
strumento
,
l
'
argomento
contrario
è
fortissimo
.
All
'
argomento
secondo
cui
il
problema
della
responsabilità
civile
del
giudice
non
può
essere
risolto
con
un
«
sí
»
e
con
un
«
no
»
,
non
può
essere
data
nessuna
risposta
convincente
,
tanto
è
vero
che
neppure
i
fautori
del
«
sí
»
cercano
di
darla
.
Dopo
l
'
abrogazione
tutti
sanno
che
bisognerà
ricominciare
da
capo
.
Il
solo
argomento
addotto
dai
promotori
è
stato
che
lo
scopo
del
referendum
non
era
quello
di
decidere
ciò
che
un
referendum
non
può
decidere
ma
quello
di
«
stimolare
»
il
legislatore
a
decidere
.
Che
il
nostro
Parlamento
abbia
bisogno
di
stimoli
per
agire
,
come
un
individuo
in
stato
di
depressione
permanente
,
è
desolante
.
Ma
lasciamo
andare
.
Ora
che
lo
stimolo
sembra
abbia
prodotto
il
suo
effetto
,
e
più
o
meno
tutti
,
compresa
la
maggior
parte
dei
magistrati
,
sono
d
'
accordo
sulla
riforma
,
tanto
che
nella
passata
legislatura
pareva
che
il
«
vuoto
»
stesse
per
essere
colmato
prima
che
si
formasse
,
che
necessità
c
'
è
che
la
stimolazione
continui
?
Anche
a
questa
domanda
non
sono
riuscito
a
trovare
che
risposte
vaghe
,
forse
sarebbe
meglio
dire
nessuna
risposta
.
Il
referendum
da
strumento
diventa
fine
a
se
stesso
.
Il
referendum
per
il
referendum
.
Ovvero
:
perché
il
referendum
?
Perché
sì
.
Concludendo
:
chi
ritiene
non
sia
stata
sufficientemente
giustificata
la
scelta
del
quesito
,
dovrebbe
rispondere
«
no
»
.
Chi
invece
ritiene
non
sia
stata
sufficientemente
giustificata
la
scelta
del
mezzo
per
risolverlo
dovrebbe
non
andare
a
votare
.
Chi
ritiene
che
non
siano
state
sufficientemente
giustificate
entrambe
può
scegliere
di
votare
«
no
»
o
di
non
votare
.