StampaQuotidiana ,
Nessuno
si
stupisca
della
soddisfazione
comunista
per
il
voto
sul
Concordato
alla
Camera
.
Longo
,
che
pure
non
è
un
amante
delle
sfumature
,
ha
superato
Togliatti
nel
giuoco
delle
allusioni
e
degli
ammiccamenti
filocattolici
.
Nelle
file
comuniste
,
a
differenza
di
tutte
le
forze
di
sinistra
,
non
c
'
è
stata
una
voce
,
una
sola
voce
,
che
si
sia
schierata
per
l
'
abrogazione
del
Concordato
:
la
disciplina
di
partito
ha
funzionato
ferreamente
e
gli
eventuali
dubbi
o
casi
di
coscienza
hanno
ceduto
alla
«
ragion
di
Stato
»
del
Pci
,
e
oggi
come
ai
tempi
dell
'
articolo
7
,
come
ai
tempi
della
canonizzazione
costituzionale
dei
Patti
lateranensi
,
ventiquattro
anni
or
sono
,
in
sede
di
assemblea
costituente
.
E
si
spiega
.
I
comunisti
hanno
tutto
l
'
interesse
a
salvaguardare
il
«
modello
concordatario
»
per
l
'
Italia
.
Parliamo
del
modello
concordatario
:
non
di
tutte
le
disposizioni
del
Concordato
sottoscritto
da
Mussolini
con
Pio
XI
,
evidentemente
indifendibili
anche
per
i
seguaci
del
più
spregiudicato
tatticismo
o
mimetismo
rivoluzionario
.
Preservando
in
Italia
il
Concordato
,
cioè
un
certo
tipo
di
regime
speciale
e
preferenziale
fra
Chiesa
e
Stato
,
i
nostri
comunisti
-
che
vedono
lontano
molto
più
di
tanti
loro
avversari
-
ipotizzano
una
somiglianza
sempre
maggiore
del
nostro
paese
con
quegli
Stati
dell
'
Europa
orientale
,
in
primis
la
Polonia
,
che
elaborano
faticosamente
nuove
formule
concordatarie
per
superare
i
tanti
ostacoli
di
una
possibile
convivenza
,
diciamolo
pure
armistiziale
,
fra
Chiesa
e
comunismo
.
È
la
stessa
ragione
per
cui
la
diplomazia
vaticana
più
aperta
a
sinistra
sostiene
ad
oltranza
la
salvaguardia
del
Concordato
italiano
,
pur
dichiarandosi
,
ed
essendo
,
disponibile
alle
più
larghe
e
accomodanti
revisioni
sui
singoli
articoli
(
si
ricordino
le
dichiarazioni
,
smentite
solo
a
metà
,
di
monsignor
Casaroli
:
un
nome
che
da
solo
è
un
programma
)
.
Anche
larghi
gruppi
dirigenti
della
Chiesa
cattolica
considerano
la
difesa
degli
assetti
concordatari
italiani
essenziale
e
imprescindibile
al
fine
di
realizzare
,
a
Varsavia
oggi
e
domani
a
Praga
e
a
Budapest
(
l
'
operazione
con
Belgrado
è
già
in
atto
:
lo
abbiamo
visto
con
la
visita
di
Tito
al
Papa
)
,
determinate
forme
di
compromesso
o
di
accomodamento
concordatario
,
che
restaurino
le
condizioni
elementari
e
primordiali
di
quel
proselitismo
religioso
che
subì
tante
sanguinose
umiliazioni
e
tante
feroci
ingiurie
ai
tempi
di
Stalin
.
C
'
è
in
tutto
questo
una
logica
profonda
:
che
sfugge
solo
agli
spiriti
superficiali
.
I
Concordati
si
sono
sempre
imposti
alla
Chiesa
per
difendere
l
'
esercizio
del
ministero
pastorale
dalle
esorbitanze
o
dalle
prevaricazioni
del
potere
politico
:
così
fu
con
Napoleone
e
con
Hitler
,
con
risultati
,
in
entrambi
i
casi
,
assai
deludenti
.
Nei
paesi
dove
la
libertà
religiosa
è
un
dato
della
vita
di
ogni
giorno
,
una
conquista
acquisita
e
irretrattabile
,
non
si
impongono
,
e
neppure
si
consigliano
,
le
scorciatoie
concordatarie
.
Il
caso
italiano
è
reso
,
a
sua
volta
,
infinitamente
più
complesso
e
controverso
e
difficile
dalla
contemporaneità
della
soluzione
della
questione
romana
e
della
instaurazione
del
regime
concordatario
,
coi
patti
,
appunto
,
del
1929
nell
'
Italia
del
fascismo
e
di
Papa
Ratti
,
i
patti
che
crearono
,
in
un
nesso
difficile
a
rivedere
o
a
separare
,
lo
Stato
della
Città
del
Vaticano
,
al
posto
del
defunto
potere
temporale
,
e
il
nuovo
tipo
di
relazioni
fra
le
due
rive
del
Tevere
.
Relazioni
concordatarie
,
anziché
separatiste
,
come
nel
sessantennio
delle
Guarentigie
.
Il
complesso
dei
Patti
lateranensi
,
com
'
è
noto
,
fu
recepito
nella
Costituzione
repubblicana
e
ne
diventò
in
certo
modo
parte
integrante
:
contro
il
parere
di
Croce
e
di
Nenni
ma
con
l
'
appoggio
determinante
del
partito
di
Togliatti
,
un
partito
per
cui
«
Parigi
vale
sempre
una
messa
»
.
Nella
situazione
italiana
di
adesso
,
sarebbe
del
tutto
irrealistico
pensare
ad
una
abrogazione
del
Concordato
,
che
finirebbe
per
rimettere
in
discussione
lo
stesso
Trattato
(
ma
come
potrà
sopravvivere
,
anche
nella
sola
revisione
concordataria
,
l
'
articolo
primo
del
Trattato
,
quello
che
definisce
la
religione
cattolica
religione
dello
Stato
?
)
.
Il
voto
della
Camera
,
sulle
responsabili
ed
equilibrate
dichiarazioni
del
presidente
Colombo
,
ha
rispecchiato
in
questo
senso
una
situazione
obbligata
,
un
equilibrio
delle
forze
politiche
che
non
è
nell
'
interesse
di
nessuno
turbare
o
sconvolgere
.
Per
una
larga
revisione
delle
norme
concordatarie
,
per
un
loro
necessario
adeguamento
allo
spirito
e
alla
lettera
della
Costituzione
,
più
che
mai
indifferibile
dopo
le
recenti
sentenze
della
Corte
,
si
sono
schierate
,
quasi
senza
riserve
,
tutte
le
correnti
di
quella
grande
confederazione
di
forze
che
è
la
democrazia
cristiana
non
meno
dei
nuclei
più
rappresentativi
della
tradizione
laica
e
risorgimentale
,
senza
neppure
l
'
eccezione
dei
liberali
di
Malagodi
che
,
pur
astenendosi
sul
documento
governativo
,
hanno
riconosciuto
il
valore
del
principio
revisionistico
.
Ora
c
'
è
da
augurarsi
che
i
negoziati
bilaterali
fra
Italia
e
Santa
Sede
procedano
in
uno
spirito
di
larga
comprensione
,
senza
impennate
di
intransigenza
o
brividi
di
guerra
religiosa
:
nel
solco
delineato
,
con
eccellente
lavoro
di
scavo
,
dalla
commissione
Gonella
,
una
commissione
di
cui
faceva
parte
un
uomo
come
Jemolo
.
Oggi
più
ancora
che
ai
tempi
del
governo
Moro
del
'67
,
benemerito
artefice
del
primo
passo
revisionista
,
esiste
un
larghissimo
schieramento
parlamentare
in
favore
dell
'
ammodernamento
delle
norme
concordatarie
.
Sarebbe
grave
e
imperdonabile
che
tale
capitale
di
disponibilità
,
un
po
'
sincera
e
un
po
'
strumentale
,
del
mondo
laico
verso
la
Chiesa
e
verso
i
cattolici
fosse
messo
a
repentaglio
o
in
pericolo
da
un
ritorno
di
fiamma
dell
'
integralismo
confessionale
sui
due
punti
-
chiave
suscettibili
dei
confronti
più
delicati
,
la
revisione
dell
'
art.
34
in
tema
di
legislazione
matrimoniale
e
la
revisione
dell
'
art.
36
sull
'
insegnamento
religioso
nelle
scuole
.
Occorre
,
da
parte
di
entrambi
i
contraenti
,
un
grande
senso
di
responsabilità
e
di
equilibrio
.
Molto
più
dello
scudo
concordatario
,
sempre
labile
ed
effimero
e
precario
,
servirà
alla
Chiesa
cattolica
post
-
conciliare
il
soffio
della
libertà
religiosa
,
una
libertà
che
viene
sempre
offesa
o
diminuita
dal
laccio
di
un
privilegio
o
dal
dono
di
un
'
esenzione
.
Una
delegazione
della
Santa
Sede
,
che
interpretasse
veramente
lo
spirito
del
concilio
vaticano
secondo
,
dovrebbe
far
getto
di
talune
norme
concordatarie
con
maggior
fretta
,
e
diciamolo
pure
con
maggiore
facilità
,
degli
interlocutori
laici
.
La
pace
dei
cuori
vale
più
di
tutte
le
concessioni
o
garanzie
concordatarie
.
Un
'
eventuale
campagna
per
il
referendum
abrogativo
della
legge
sui
casi
di
divorzio
non
contribuirebbe
certo
né
alla
pace
dei
cuori
né
alla
revisione
del
Concordato
.
Rischierebbe
,
anzi
,
di
compromettere
la
prima
e
di
paralizzare
la
seconda
.
A
vantaggio
di
quelli
che
rimangono
,
oggi
come
ieri
,
i
comuni
avversari
dello
spirito
di
religione
e
dello
spirito
di
libertà
.