StampaQuotidiana ,
Otto
anni
or
sono
,
nello
scorcio
del
torrido
luglio
,
cadeva
sopra
un
'
anonima
quota
del
massiccio
del
Monte
Nero
il
nostro
Eugenio
Vaina
de
Pava
,
sottotenente
negli
Alpini
del
Val
Toce
.
Il
caduto
era
un
interventista
e
un
intervenuto
della
primissima
ora
ed
al
servizio
della
Patria
sacrificava
con
la
vita
i
più
dolci
e
santi
affetti
,
le
promesse
del
fervidissimo
ingegno
e
della
vasta
cultura
,
il
vanto
di
un
nome
onorato
ed
illustre
.
Nei
giorni
che
precedettero
la
sua
morte
eroica
,
egli
veniva
scrivendo
in
un
taccuino
il
diario
delle
sue
vibranti
esperienze
di
guerra
:
la
pagina
che
qui
sotto
riproduciamo
fa
parte
di
quel
taccuino
,
da
cui
gli
amici
devotamente
staccarono
e
pubblicarono
le
più
belle
cose
.
Qui
il
giovane
eroe
fissa
e
precisa
con
quale
spirito
di
amore
e
di
ascetismo
crociato
i
giovani
volontari
cristiani
si
votarono
al
sacrificio
supremo
per
la
nostra
Italia
.
Ed
è
opportuno
che
questa
parola
torni
ad
ammonire
oggi
d
'
oltre
tomba
,
specie
per
coloro
che
van
falsificando
nello
spirito
pubblico
,
con
concezioni
mitiche
o
nazionalistiche
,
il
significato
profondamente
umano
della
guerra
che
per
noi
fu
specialmente
espiazione
.
Il
monito
supremo
dei
nostri
eroici
caduti
risuona
tutt
'
ora
sulla
nostra
dilacerata
umanità
come
un
grido
di
misericordia
e
di
perdono.Sono
rimasti
nel
nostro
primo
attacco
all
'
imboccatura
del
canalone
,
fulminati
dalla
mitraglia
.
L
'
attacco
passò
oltre
rombando
,
rompendosi
,
ondeggiando
,
piantandoci
fino
a
sera
in
una
improvvisata
trincea
.
Io
ebbi
l
'
ordine
di
trattenermi
,
con
un
stormo
di
feriti
che
solo
la
notte
si
sarebbero
potuti
sgombrare
,
sotto
rocce
arroventate
dal
sole
,
contro
rocce
scheggiate
dallo
shrapnel
senza
posa
,
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
.
I
feriti
tacevano
serrando
le
labbra
;
tante
tante
ore
;
eravamo
veramente
soli
,
io
e
loro
,
i
sette
morti
del
nostro
primo
attacco
.
Mi
chinai
strisciando
per
l
'
ultimo
dovere
di
capo
,
li
palpai
ansante
,
sollevai
l
'
orribile
peso
,
l
'
orribile
rigidità
,
staccai
la
piastrina
di
riconoscimento
dalle
giubbe
,
ritirai
le
cartucce
,
l
'
armi
,
il
portafoglio
,
l
'
orologio
,
le
carte
personali
.
Attorno
ai
morti
aleggiava
un
mondo
invisibile
del
quale
soltanto
ora
io
raccoglievo
la
voce
.
Diceva
una
mamma
fra
i
suoi
cari
spropositi
di
vecchia
contadina
:
"
Mi
piace
di
sentire
che
sei
così
aperto
e
leale
e
ti
vanti
di
essere
alpino
e
vuoi
andare
avanti
finché
puoi
,
perché
vincano
gli
Italiani
.
Ricordati
però
di
non
arrabbiarti
mai
e
di
non
bestemmiare
,
di
dire
ogni
sera
un
'
Ave
Maria
e
di
portare
questa
medaglina
che
madre
vecchia
ti
affida
"
.
Narrava
una
moglie
tutti
i
fatterelli
di
casa
e
del
vicinato
,
i
piccoli
dolori
,
gli
incidenti
,
le
gioie
,
consolava
e
benediceva
,
poi
cedeva
la
penna
al
figliuolo
grandicello
e
questi
scarabocchiava
al
babbo
un
lungo
racconto
di
gita
presso
i
nonni
,
di
giornata
chiassosa
trascorsa
con
altri
cuginetti
sulle
rive
del
Lago
Maggiore
.
Dietro
la
terza
di
quelle
ombre
era
un
piccolo
mistero
,
forse
una
tragedia
ignorata
.
La
donna
si
scusa
quasi
di
essersi
recata
dai
suoi
parenti
e
di
aver
loro
lasciato
per
qualche
tempo
la
bambina
:
"
ma
io
son
troppo
fiera
,
sai
,
-
soggiungeva
-
son
troppo
piena
di
rivolta
e
alla
prima
parola
amara
non
avrei
risposto
nulla
e
sarei
venuta
via
.
Ma
son
diventati
molto
buoni
ora
,
e
parlan
di
te
con
gran
gentilezza
"
.
Tutte
le
penombre
della
vita
risaltavano
più
spiccate
attorno
a
quei
cadaveri
cui
già
circondava
un
ronzio
crescente
di
mosconi
d
'
oro
.
Io
non
potevo
più
seppellire
quei
cadaveri
,
come
non
potevo
sfuggire
al
quesito
personale
che
m
'
inchiodava
più
della
mitraglia
e
del
sole
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
:
Non
son
essi
un
poco
le
mie
vittime
?
Non
li
venivo
io
,
per
il
mio
vacuo
sogno
,
lentamente
assassinando
da
dieci
mesi
?
Non
sono
stato
io
a
spezzare
colle
mie
mani
,
col
mio
pensiero
,
con
tutto
il
mio
sforzo
di
questi
ultimi
tempi
tante
soavi
trame
di
vita
,
a
disseccare
tante
fonti
di
attività
umile
e
buona
per
non
so
che
manìa
morbosa
di
grandezza
?
La
mia
opera
mi
stava
davanti
imponendomi
il
mio
supremo
esame
di
coscienza
:
ho
passato
anch
'
io
,
è
ben
vero
,
la
loro
medesima
tempesta
;
ho
sfidato
anch
'
io
,
con
animo
forse
più
cosciente
del
loro
,
la
morte
che
passava
;
potevo
bene
io
essere
al
posto
di
costui
che
si
è
aggrappato
al
mio
piede
ad
un
tratto
,
ha
detto
ahi
.
.
.
ahi
.
.
.
come
per
una
piccola
puntura
di
spillo
,
quasi
sotto
voce
,
ha
cominciato
a
scivolare
,
ha
rotolato
,
è
rimasto
colla
bocca
aperta
,
la
testa
all
'
ingiù
,
le
braccia
in
croce
.
Ho
cercato
di
pagar
di
persona
,
quanto
era
possibile
,
le
mie
affermazioni
,
questo
era
pur
vero
;
ma
era
ancor
poco
davanti
a
quella
conclusione
enormemente
muta
,
davanti
ai
quattordici
occhi
sbarrati
,
alle
sette
bocche
aperte
,
dove
vi
entravano
le
formiche
.
Morire
?
Volevo
allora
sinceramente
morire
?
E
sarebbe
bastato
?
O
vivere
ancora
ed
agire
?
Passava
in
me
un
pallido
riflesso
di
quella
divina
agonia
che
solamente
un
Dio
poté
sopportare
,
in
una
notte
mortale
,
sopra
una
montagna
terrestre
,
gravato
di
tutto
l
'
affanno
umano
.
Il
sole
disparve
dietro
i
calcari
roventi
di
monte
Kozliak
e
di
Pleca
:
tremò
la
stella
polare
sull
'
anonima
quota
di
duemilacinquantadue
,
sbrecciato
baluardo
dell
'
Austria
;
sbocciò
Cassiopea
la
sua
M
simbolica
entro
il
canalone
della
morte
sul
fosco
violaceo
Rudeci
Rob
,
sull
'
aguzzo
profilo
del
Moznik
,
contro
cui
avevamo
gettato
l
'
onda
dei
battaglioni
alpini
che
vi
si
era
rappresa
,
aggrappata
disperatamente
a
mezza
costa
,
in
attesa
dell
'
ultimo
slancio
.
Il
timo
odorava
acutissimo
in
mezzo
a
quel
nero
,
sparso
di
tenui
sospiri
:
la
neve
s
'
adeguava
alle
rocce
,
in
una
sola
sfumatura
indistinta
.
Che
pace
nelle
cose
,
che
stanchezza
mortale
nelle
nostre
ginocchia
!
Uno
strido
di
allocco
insistente
.
Qualche
grillo
,
trepidando
,
arrischiava
a
filare
la
sua
esile
nota
.
Vedevo
e
non
vedevo
i
sette
cadaveri
.
Ero
nelle
loro
case
adesso
:
bocche
bramose
attorno
una
gran
tavola
,
fronti
chine
sul
rosario
;
fatti
e
pensieri
semplici
come
l
'
eternità
.
Anche
la
loro
morte
rientrava
in
un
ritmo
infinito
.
Qualche
cosa
di
più
grande
di
me
,
di
loro
,
del
mondo
stesso
la
riassorbiva
con
una
grande
serenità
.
Io
ero
giustificato
;
la
mia
vita
sullo
stesso
piano
della
morte
,
come
domani
,
la
mia
morte
per
altre
vite
,
per
il
trionfo
di
altri
ideali
,
sopra
uno
stesso
piano
provvidenzialmente
ascendente
.
Sovratutto
io
sentivo
il
legame
che
unisce
le
universe
cose
nel
cuore
dei
cuori
,
onde
la
vita
fluisce
sempre
più
abbondante
:
"
Ell
'
è
ne
l
'
umanità
piena
infinita
,
e
trasfigurerà
anche
la
morte
"
.
Mortificato
e
pieno
della
mia
superbia
,
nella
mia
tenerezza
,
nella
parte
caduca
,
nel
mio
stesso
sogno
,
accettavo
la
parola
del
Profeta
:
"
La
guerra
è
penitenza
.
Chi
l
'
ha
meritata
deve
a
qualunque
costo
soffrirla
,
suggendone
l
'
amaro
sino
alla
feccia
"
.
Dal
male
,
almeno
nell
'
intimo
nostro
,
la
nostra
e
(
quel
che
sembra
più
arduo
)
anche
quella
degli
altri
,
colla
confidente
sommessione
ad
una
divina
necessità
.
I
sette
morti
erano
composti
in
pace
;
l
'
iride
tricolore
apertasi
la
sera
innanzi
sulla
montagna
nemica
era
forse
l
'
arco
del
loro
trionfale
ingresso
nella
Pace
.
Iride
tricolore
di
Italia
,
sotto
cui
vogliamo
abbracciare
tutte
le
giustizie
,
avviarci
per
una
strada
terrena
alla
Città
senza
tempo
,
tu
benedicesti
per
sempre
il
Vallone
della
morte
coi
tuoi
santi
presagii
.