StampaQuotidiana ,
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
così
si
intitolavano
in
tempi
remoti
le
assemblee
politiche
.
Oppure
un
libro
si
intitolava
così
:
Che
fare
?
Forse
conviene
,
tra
noi
,
essere
più
modesti
e
limitarsi
a
dire
:
che
facciamo
?
Muovendo
da
una
chiara
premessa
:
che
la
situazione
è
pessima
e
che
lo
stato
della
sinistra
italiana
(
largamente
intesa
)
lo
è
altrettanto
.
Su
questa
premessa
sarebbe
bene
concordare
,
che
siamo
cioè
a
un
'
ultima
spiaggia
:
non
è
una
esagerazione
pessimistica
ma
,
per
me
,
una
constatazione
.
La
sinistra
vive
un
declino
o
un
tracollo
che
i
risultati
elettorali
documentano
come
mai
prima
d
'
ora
.
Le
cause
di
questo
declino
sono
molte
e
profonde
(
antiche
e
recenti
,
oggettive
e
soggettive
,
nazionali
e
internazionali
)
e
sono
tanto
facili
da
elencare
quanto
difficili
da
analizzare
.
Non
ho
questa
presunzione
.
Questa
lettera
vuole
solo
dedurne
un
'
esigenza
pressante
e
adombrare
una
scelta
politica
e
perfino
organizzativa
.
E
a
questo
scopo
,
pur
essendo
rivolta
nel
suo
spirito
a
tutta
la
sinistra
largamente
intesa
,
è
indirizzata
specificamente
a
quelle
sue
parti
che
sentiamo
più
vicine
o
meno
lontane
,
più
radicali
o
meno
moderate
,
e
perciò
forse
più
disponibili
a
un
lavoro
comune
.
Parlo
di
Rifondazione
comunista
,
dei
Verdi
e
degli
ambientalisti
,
dei
comunisti
cossuttiani
,
della
sinistra
Ds
,
delle
avanguardie
sindacali
,
cioè
di
tutte
le
minoranze
politico
-
istituzionali
di
opposizione
o
governative
.
Dei
loro
gruppi
dirigenti
e
della
loro
base
sociale
,
organizzata
e
di
opinione
.
E
parlo
(
ma
questo
richiederebbe
un
discorso
a
parte
)
delle
minoranze
extraistituzionali
,
dei
centri
sociali
,
delle
varie
forme
di
autorganizzazione
che
impegnano
uomini
e
donne
in
conflitto
con
la
cultura
dominante
.
Di
quell
'
insieme
frastagliato
e
divaricato
che
un
tempo
definivamo
in
termini
generali
«
popolo
di
sinistra
»
.
È
un
'
elencazione
intenzionalmente
notarile
e
semplificata
,
poiché
bisogna
pur
partire
dalla
realtà
come
si
presenta
.
Così
come
burocratica
e
semplificata
(
o
forse
,
al
contrario
,
astratta
e
utopica
)
è
la
proposizione
che
vorrei
trarne
e
mettere
sul
piatto
:
la
necessità
di
una
convergenza
tra
queste
forze
,
la
individuazione
di
un
comun
denominatore
tra
di
esse
,
l
'
avvicinamento
reciproco
attraverso
una
Convenzione
o
una
consultazione
permanente
,
la
stipulazione
di
un
patto
.
I
contenuti
(
e
anche
le
forme
)
di
un
processo
di
questo
genere
tra
forze
naturalmente
gelose
della
propria
diversità
e
autonomia
non
si
improvvisano
,
ma
non
sono
introvabili
se
si
opera
una
selezione
,
se
ciascuno
rinuncia
a
secche
pregiudiziali
e
se
non
si
chiede
la
luna
.
Prioritaria
su
tutto
è
o
dovrebbe
essere
oggi
la
volontà
politica
,
e
quindi
un
segnale
e
un
comportamento
,
atti
e
decisioni
pubbliche
,
che
offrano
un
punto
di
riferimento
consistente
e
credibile
all
'
opinione
pubblica
,
alla
sinistra
diffusa
e
al
suo
elettorato
,
alle
sue
rivendicazioni
e
alle
sue
possibili
lotte
.
Qualcosa
che
faccia
sperare
in
un
mutamento
dei
rapporti
di
forza
e
ci
sottragga
al
senso
di
impotenza
che
oggi
avvertiamo
.
Non
c
'
è
molto
tempo
.
I
recenti
risultati
elettorali
europei
e
amministrativi
non
sono
un
incidente
di
percorso
ma
un
disastro
irrecuperabile
se
non
interviene
a
sinistra
un
fatto
nuovo
e
vistoso
che
agisca
come
un
moltiplicatore
di
energia
.
Tra
un
anno
le
elezioni
regionali
e
tra
due
o
forse
meno
le
elezioni
politiche
possono
segnare
la
nostra
dissolvenza
se
ciascuno
continuerà
a
cercare
la
propria
sopravvivenza
in
un
punto
di
più
in
percentuale
e
in
reciproca
concorrenza
.
Ovviamente
,
il
disastro
elettorale
non
è
che
l
'
effetto
di
una
sconfitta
giornaliera
e
prospettica
che
subiamo
da
tempo
nell
'
ordine
sociale
e
politico
senza
trovare
rimedio
.
Che
ciò
avvenga
in
presenza
di
un
governo
e
di
una
maggioranza
di
centro
-
sinistra
non
è
un
paradosso
.
Vuol
dire
che
questa
formazione
di
governo
e
questa
maggioranza
hanno
un
vizio
d
'
origine
e
un
tasso
di
inquinamento
che
le
rende
controproducenti
.
Non
sono
più
(
se
mai
lo
sono
state
)
uno
strumento
di
trasformazione
e
neppure
un
freno
alla
spontaneità
del
sistema
produttivo
e
culturale
dominante
,
ma
un
suo
servosterzo
e
una
fonte
di
smarrimento
delle
coscienze
e
di
mortificazione
degli
antagonismi
.
Il
governo
come
vetta
e
l
'
opposizione
come
ghetto
sono
una
moderna
mitologia
ch
'
era
del
tutto
estranea
alla
sinistra
(
quando
la
sinistra
era
espressione
del
movimento
operaio
e
dei
movimenti
popolari
)
ma
che
oggi
le
imprigiona
e
si
risolve
in
una
negazione
della
politica
,
della
democrazia
e
del
conflitto
.
Personalmente
credo
sia
questo
il
male
peggiore
di
cui
soffriamo
e
sono
convinto
che
la
convergenza
o
il
patto
che
auspichiamo
possa
concretarsi
solo
sul
terreno
dell
'
opposizione
.
Ma
si
può
anche
non
farne
una
condizione
preliminare
,
una
pregiudiziale
,
se
ciò
impedisse
in
partenza
il
dialogo
e
sbarrasse
la
strada
all
'
avvicinamento
e
al
messaggio
unitario
che
vorremmo
lanciare
.
A
questo
punto
la
responsabilità
maggiore
,
in
senso
positivo
,
credo
ricada
su
Rifondazione
comunista
e
sulla
sua
solitaria
opposizione
.
Pur
indebolito
,
questo
partito
è
la
formazione
di
minoranza
più
consistente
ed
è
,
per
la
sua
origine
,
in
radicale
contraddizione
con
la
deriva
moderata
.
Il
suo
nome
ambizioso
suggerisce
o
anzi
impone
una
dinamica
,
un
divenire
,
nessuna
rifondazione
potendosi
immaginare
affidata
a
un
solo
partito
grande
o
piccolo
che
sia
.
Bertinotti
solleva
a
volte
questo
problema
,
cercando
un
nuovo
linguaggio
o
immagine
e
una
via
di
fuga
da
ristrettezze
e
vincoli
settari
,
ma
poi
sembra
risucchiato
da
altre
logiche
.
E
temo
che
sbaglierebbe
se
cercasse
ora
un
nuovo
respiro
nei
confini
della
maggioranza
governativa
o
ai
suoi
margini
:
un
corto
respiro
,
quando
la
domanda
popolare
è
che
ciascuno
apra
le
proprie
e
le
altrui
finestre
.
Il
movimento
verde
e
ambientalista
può
ancora
tornare
ad
essere
,
in
forza
della
sua
tematica
originaria
,
qualcosa
di
molto
più
attuale
e
ricco
di
com
'
è
diventato
per
autoriduzione
,
assumendo
i
caratteri
di
un
partito
troppo
tradizionale
e
istituzionale
,
oppure
frazionandosi
in
esperienze
separate
.
Potrebbe
invece
ricominciare
a
vantare
una
primogenitura
in
rapporto
alla
questione
ecologica
che
ha
mille
implicazioni
,
e
farne
un
asse
di
una
sinistra
articolata
e
ringiovanita
.
A
che
servirebbe
(
ciò
vale
per
tutti
)
risalire
di
un
punto
entro
i
margini
di
una
maggioranza
impropria
?
Confesso
di
non
aver
capito
l
'
evoluzione
subita
nei
mesi
recenti
dal
partito
di
Cossutta
e
perciò
mi
è
più
difficile
sollecitare
anche
questo
partito
a
ritrovare
una
collocazione
e
uno
spirito
più
rispondenti
ai
propositi
iniziali
.
Finora
è
sembrato
(
ora
c
'
è
forse
una
correzione
)
che
la
priorità
per
i
comunisti
cossuttiani
fosse
la
concorrenza
e
la
rivalità
con
il
partito
di
provenienza
.
Non
so
da
che
cosa
dipenda
,
forse
dalla
maledizione
che
grava
sulle
minoranze
,
o
dalla
tradizione
organizzativa
autosufficiente
del
vecchio
Pci
,
o
dalla
formazione
personale
del
suo
leader
storico
.
Ma
anche
questa
compagine
non
può
non
avvertire
che
la
domanda
popolare
è
un
'
altra
e
che
una
risposta
debole
ed
elusiva
,
fatalmente
subordinata
alle
logiche
di
governo
,
non
trova
comprensione
né
consenso
.
Dalla
sinistra
Ds
,
che
ha
il
pericoloso
privilegio
di
operare
nel
campo
di
Agramante
,
si
vorrebbe
che
uscisse
allo
scoperto
senza
remore
e
scuotesse
il
corpo
e
l
'
anima
del
suo
partito
con
energia
proporzionata
ai
mali
che
lo
affliggono
e
all
'
emergenza
in
cui
è
piombato
.
Questi
amici
sono
comprensibilmente
impacciati
dai
vincoli
di
governo
e
dai
rugginosi
meccanismi
di
vita
interna
.
Ma
oggi
il
mediocre
leaderismo
che
ha
dominato
il
governo
e
il
partito
è
gravemente
ferito
,
se
non
del
tutto
squalificato
,
ed
è
più
facile
reagire
.
Non
solo
manifestando
dissenso
ma
ponendo
discriminanti
nette
e
invalicabili
.
Questa
lettera
che
ora
concludo
(
restando
nell
'
orizzonte
delle
minoranze
politico
-
istituzionali
)
è
dettata
da
una
certa
ansia
ma
anche
da
un
forte
convincimento
:
che
non
c
'
è
rapporto
,
non
c
'
è
proporzione
,
tra
il
declino
evidente
della
sinistra
italiana
e
i
nostri
comportamenti
.
E
che
mutare
questi
comportamenti
non
è
solo
una
necessità
e
una
convenienza
ma
un
dovere
politico
-
morale
.
Certo
non
è
dettata
da
petulanza
o
pretese
di
ingerenza
ma
,
se
così
ancora
si
può
dire
,
da
spirito
di
servizio
.
È
una
lettera
personale
ma
credo
che
questo
giornale
,
rispettando
l
'
autonomia
propria
e
altrui
,
sarebbe
lieto
di
partecipare
a
questa
nuova
convergenza
o
convenzione
tra
le
minoranze
più
radicali
o
meno
moderate
.
Questo
giornale
è
anche
un
gruppo
politico
,
un
'
area
della
politica
,
e
ha
una
influenza
qualitativa
che
noi
e
voi
non
valutiamo
abbastanza
.
Questa
sottovalutazione
è
un
altro
segno
di
subalternità
alle
mode
,
agli
altri
mezzi
di
comunicazione
che
ci
sono
spesso
ostili
,
all
'
esposizione
televisiva
come
surrogato
seducente
ma
illusorio
di
una
costruzione
politica
tenace
.
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
forse
non
ho
svolto
bene
il
tema
.
Forse
avrei
fatto
meglio
ad
adottare
il
linguaggio
dell
'
utopia
,
secondo
la
nostra
vocazione
.
Forse
avrei
dovuto
cominciare
(
o
finire
)
così
:
«
Guido
,
vorrei
che
tu
Lapo
ed
io
fossimo
presi
per
incantamento
...
»
Ma
c
'
è
un
Guido
,
c
'
è
un
Lapo
,
c
'
è
un
io
e
ancora
altri
?
Se
non
ci
sono
,
nessun
linguaggio
può
raggiungere
le
loro
orecchie
e
incantarli
.