StampaQuotidiana ,
Cara
Luisa
,
la
tua
lettera
è
per
me
,
come
si
dice
a
Firenze
,
«
una
chicca
»
.
Non
per
la
«
passione
»
della
tua
famiglia
nei
miei
confronti
che
naturalmente
mi
fa
piacere
(
sono
anch
'
io
vanitoso
la
mia
parte
)
,
ma
per
il
finale
.
Hai
ragione
,
Luisa
,
e
ti
sono
grato
di
averlo
detto
:
il
pericolo
,
ora
,
è
che
il
«
privato
»
perda
il
senso
del
limite
e
cada
negli
stessi
eccessi
in
cui
è
caduto
il
«
sociale
»
,
esaltando
i
peggiori
istinti
dell
'
uomo
:
l
'
egoismo
,
la
sovrapposizione
dell
'
interesse
personale
a
qualsiasi
altro
impegno
e
dovere
,
il
facile
e
volgare
edonismo
.
E
'
vero
che
tutto
questo
ha
,
per
ora
,
una
sua
logica
e
fisiologica
ragione
di
essere
:
dopo
trent
'
anni
di
mortificazioni
e
di
confische
,
è
fatale
che
la
reazione
del
«
privato
»
sia
violenta
e
disordinata
.
Ma
guai
se
non
si
renderà
subito
conto
che
«
privato
»
non
significa
licenza
di
arraffare
,
di
sopraffare
e
di
godere
.
Noi
(
e
in
questo
noi
mi
par
di
capire
che
posso
includere
anche
te
)
per
«
privato
»
intendiamo
tutt
'
altra
cosa
.
Intendiamo
anzitutto
la
restituzione
all
'
uomo
(
e
quindi
anche
alla
donna
,
si
capisce
)
del
suo
diritto
alle
scelte
con
le
responsabilità
che
ne
derivano
.
A
nessuno
dev
'
essere
più
concesso
di
attribuire
i
propri
fallimenti
o
misfatti
alle
storture
della
società
.
Che
questa
società
abbia
molte
storture
,
è
vero
.
Ma
chi
vuole
portare
un
contributo
al
loro
raddrizzamento
non
può
invocarle
come
alibi
dell
'
eversione
o
della
diserzione
.
Secondo
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
di
ognuno
a
pensare
con
la
propria
testa
,
senza
per
questo
essere
considerato
un
reietto
o
un
fascista
(
i
due
termini
sono
ormai
sinonimi
)
solo
perché
si
rifiuta
di
far
parte
di
un
gregge
belante
e
di
«
conformarsi
»
ai
suoi
cori
.
Terzo
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
dell
'
uomo
ad
affinare
le
proprie
capacità
e
a
far
valere
i
propri
meriti
.
Vogliamo
,
sissignori
,
sia
nella
scuola
che
nel
lavoro
,
il
ritorno
al
criterio
della
selezione
secondo
i
valori
,
intendendo
per
tali
non
soltanto
quelli
intellettuali
e
professionali
,
ma
anche
quelli
morali
.
Rispettiamo
l
'
interesse
privato
in
quanto
stimolo
ad
eccellere
.
Ma
vogliamo
che
a
tutti
siano
date
,
al
palo
di
partenza
,
le
stesse
opportunità
di
eccellere
.
Quarto
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
a
una
propria
vita
personale
,
in
cui
ciascuno
possa
restare
solo
con
se
stesso
,
cioè
con
la
propria
coscienza
,
i
propri
sentimenti
,
e
magari
anche
le
proprie
stravaganze
,
purché
non
offendano
il
vicino
di
casa
.
Ecco
il
punto
.
Noi
italiani
crediamo
di
essere
individualisti
perché
al
vicino
di
casa
impediamo
di
dormire
tenendo
la
radio
accesa
a
tutto
volume
e
non
rispettiamo
i
regolamenti
stradali
.
Ma
questo
non
è
individualismo
;
è
soltanto
asocialità
.
Non
confondiamo
.
Individualisti
sono
gl
'
inglesi
che
difendono
il
loro
giardino
da
qualsiasi
intrusione
,
ma
rispettano
la
legge
e
fanno
la
coda
davanti
al
botteghino
del
teatro
.
Noi
siamo
soltanto
delle
pecore
indisciplinate
,
che
facciamo
confusione
nel
gregge
,
ma
lo
seguiamo
sempre
in
branco
,
sempre
in
massa
.
Ecco
cosa
vuol
dire
«
privato
»
,
non
la
moda
del
travoltismo
e
del
«
consumismo
»
Anni
Cinquanta
.
Fai
bene
,
cara
Luisa
,
a
restare
«
démodée
»
.
Anche
per
ragioni
estetiche
.
«
Belle
ci
si
fa
-
diceva
Marie
Régnier
-
,
ricche
si
diventa
,
eleganti
si
nasce
.
»
E
una
persona
elegante
non
segue
mai
la
moda
.
La
lascia
ai
cafoni
.