Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
I notabili del frontismo ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Bisogna onestamente riconoscere a Francesco De Martino di non avere mai fatto mistero delle sue riserve nei confronti dell ' impostazione originaria del centrosinistra . Riserve relative non tanto al programma , che anche l ' esponente socialista ha sempre definito nei termini consueti di superamento degli squilibri , incremento dei consumi pubblici , riforme , sviluppo democratico ; quanto alla formula politica . A giudizio di De Martino , infatti , gli strati conservatori che fanno capo alla Democrazia cristiana sono troppo estesi e troppo solidamente abbarbicati a posizioni di potere perché una politica davvero incisiva di riforme possa essere realizzata senza l ' apporto delle forze organizzate nell ' opposizione comunista . Da ciò la richiesta insistente di una sostanziale immissione di queste forze nell ' area del potere , sempre rinnovata sotto le formule mutevoli , ma di fatto equivalenti , degli « equilibri più avanzati » , dei « nuovi rapporti con l ' opposizione » , delle « integrazioni » miranti a dare al governo una supposta maggiore rappresentatività . Una volta realizzato , questo disegno riuscirebbe con ogni probabilità fatale alla sopravvivenza dell ' Italia come paese libero , a meno che non si voglia coltivare l ' illusione che il potere comunista in Italia sarebbe , e chissà perché , tutt ' altra cosa da quel che è sempre stato altrove . Ma non si può negare che esso sia comunque un disegno politico di vasto respiro , sostenuto da una determinata visione di quel che l ' Italia e gli italiani debbono essere ; e non resterebbe , a questo punto , che riconoscere al segretario socialista di avere fatto in tal modo la sua parte di leader di una delle grandi forze politiche del paese . Bisogna tuttavia chiedersi perché mai politici così navigati come quelli democristiani si siano prestati fino a ieri , e si mostrino ancor oggi disposti , a collaborare alla realizzazione di questo disegno : che , in qualunque versione lo si voglia immaginare , passa necessariamente attraverso una drastica riduzione del potere della Democrazia cristiana e , al limite , attraverso la sua eliminazione come forza significativa dalla scena politica italiana . E la sola risposta plausibile è , semplicemente , che essi non ci hanno mai creduto , e non hanno preso il gran disegno demartiniano troppo sul serio . Hanno avuto torto ? Non del tutto , a giudicare il De Martino dai fatti e non dalle parole . A sentir queste certamente , i socialisti si sono sempre schierati per le soluzioni più radicali , dal disarmo della polizia alla demagogia scolastica , alla prepotenza sindacale , alle forme più viscerali di contestazione culturale : ma , di fatto , il segretario socialista ha sempre evitato di compiere passi decisivi , rifiutandosi all ' alleanza di governo e mettendo così veramente in questione , la possibilità che la Democrazia cristiana riesca a conservare il potere . Qualche volta De Martino ha capeggiato manovre che per qualche tempo hanno tenuto i socialisti fuori del governo ; ma sempre conservando con la Democrazia cristiana estesi rapporti di sottogoverno , come premessa di un immancabile sollecito ritorno . Persino nella crisi di questi giorni , più grave di tutte le precedenti , in confronto alla spensieratezza del vecchio Nenni , De Martino ha finito per impersonare posizioni più caute e possibiliste . E allora ecco che il grande disegno si immeschinisce alle sue vere dimensioni : che son quelle di una politica di provincia , mirante solo a un allargamento della propria fetta di potere e , se possibile , a un aumento di suffragi elettorali , attraverso pressioni e minacce di tipo ricattatorio , esercitate fino a quando appaiono produttive di concrete utilità , e ritirate poi quando si profila il rischio che esse vengano raccolte , e che i socialisti debbano trovarsi davvero a fronteggiare la responsabilità di una effettiva trasformazione della società italiana . Prospettiva , questa , di fronte alla quale De Martino ha sempre mostrato di esitare ; non tanto perché gli pesi la misura di quella responsabilità , ché in materia egli ha sempre dato prova di grande disinvoltura : ma per il timore che una effettiva assunzione dei comunisti al potere , anche in forme più o meno larvate , significhi la fine della propria autonomia politica e il proprio declassamento a notabile di secondo piano dello schieramento frontista . E ' già triste che uomini e politiche di questo livello possano esercitare una così grande influenza nel nostro paese . Ma ancora più gravi sono le conseguenze effettive di quella politica . De Martino ha rivelato infatti di non essere in grado di controllare e dosare adeguatamente , come pur sarebbe stato necessario ai fini della sua tecnica di potere , gli intralci da lui sistematicamente creati all ' azione di governo della Democrazia cristiana e le facilitazioni così offerte al dispiegarsi delle forze dell ' opposizione . Ogni volte che si è determinata una crisi nella vita del paese , l ' intervento del socialismo demartiniano è sempre valso a paralizzare ogni ragionevole azione di governo , ogni politica che seriamente mirasse a dare dei problemi una soluzione ispirata in qualche modo agli interessi generali del paese . In una situazione come quella italiana , carica di tante tensioni e minata da tante debolezze , ciò ha provocato devastazioni materiali e morali davvero ingiustificabili : col risultato di rendere concretamente possibile quell ' ascesa dei comunisti al potere che De Martino e i suoi hanno tante ragioni di paventare . Disgraziatamente , la posta in gioco va molto al di là del destino di costoro , e del posto che a loro sarà riservato nella gerarchia dei notabili della sinistra frontista .