StampaQuotidiana ,
Nei
commenti
dedicati
dalla
stampa
italiana
alla
tragedia
vietnamita
non
mi
pare
di
aver
visto
messi
in
rilievo
alcuni
punti
che
a
mio
avviso
meriterebbero
di
esserlo
.
Primo
.
Gli
americani
hanno
condotto
nel
Vietnam
,
e
imposto
ai
loro
alleati
sud
-
vietnamiti
,
una
guerra
«
limitata
»
che
,
oltre
alle
numerose
restrizioni
nell
'
impiego
della
potenza
bellica
statunitense
sul
campo
,
comportava
anche
l
'
esclusione
di
ogni
attacco
terrestre
al
territorio
nord
-
vietnamita
.
Se
si
tiene
conto
inoltre
delle
drastiche
limitazioni
osservate
nei
bombardamenti
aerei
per
ciò
che
riguarda
la
scelta
degli
obiettivi
(
nulla
di
paragonabile
,
neppure
alla
lontana
,
con
quelli
effettuati
durante
la
seconda
guerra
mondiale
sulla
Germania
e
sul
Giappone
,
nonostante
il
tonnellaggio
sganciato
)
e
del
mancato
blocco
del
porto
di
Haiphong
,
ne
deriva
che
il
Nord
Vietnam
ha
potuto
combattere
tutta
la
sua
guerra
da
basi
invulnerabili
ai
fini
della
continuazione
dello
sforzo
bellico
.
Il
quale
dunque
,
come
ha
scritto
il
vincitore
della
guerriglia
in
Malesia
,
Sir
Robert
Thompson
,
per
i
comunisti
vietnamiti
è
sempre
stato
una
«
can
win
,
can
'
t
lose
war
»
:
una
guerra
,
cioè
,
che
essi
potevano
vincere
ma
non
perdere
;
mentre
per
gli
anticomunisti
di
Saigon
le
cose
stavano
in
modo
esattamente
opposto
.
Anni
fa
ebbi
occasione
di
chiedere
a
uno
dei
massimi
artefici
della
politica
americana
in
Vietnam
a
quali
condizioni
si
poteva
vincere
quella
guerra
.
La
risposta
fu
che
ciò
sarebbe
avvenuto
il
giorno
in
cui
i
nord
-
vietnamiti
si
fossero
decisi
ad
allevare
bambini
e
a
coltivare
riso
invece
che
a
far
la
guerra
.
Si
è
sempre
detto
che
un
'
invasione
del
Nord
Vietnam
avrebbe
comportato
il
rischio
di
un
intervento
cinese
.
E
'
una
considerazione
importante
,
anche
per
chi
ritiene
che
alla
fine
il
governo
di
Pechino
avrebbe
evitato
il
pericolo
mortale
di
un
nuovo
scontro
diretto
con
la
potenza
degli
Stati
Uniti
.
Ma
a
chi
invece
pensa
diversamente
resta
sempre
da
superare
l
'
argomento
di
cui
anni
fa
si
fece
sostenitore
l
'
ammiraglio
Sharp
,
già
comandante
delle
forze
americane
nel
Pacifico
:
le
guerre
che
si
deve
temere
di
vincere
non
si
combattono
.
Secondo
.
E
'
la
decisione
che
gli
americani
,
da
ultimo
,
hanno
preso
.
Ma
l
'
hanno
presa
dopo
avere
incoraggiato
gli
avversari
del
comunismo
nel
Vietnam
a
resistere
,
e
a
non
rassegnarsi
al
destino
che
forse
vent
'
anni
fa
avrebbero
accettato
con
atavica
saggezza
.
Fonti
americane
calcolano
a
circa
150
mila
i
funzionari
del
regime
di
Saigon
e
i
collaboratori
degli
americani
sicuramente
esposti
a
drastiche
rappresaglie
in
caso
di
sconfitta
;
e
la
cifra
(
secondo
R
.
Evans
e
R
.
Novak
)
sale
a
un
milione
se
si
tiene
conto
degli
ufficiali
dell
'
esercito
e
in
genere
dei
dipendenti
governativi
:
quanto
dire
di
tutti
coloro
che
nella
lotta
si
sono
impegnati
più
a
fondo
,
che
hanno
,
cioè
,
investito
la
loro
vita
nella
causa
per
la
quale
gli
americani
li
avevano
esortati
a
combattere
.
Di
costoro
,
solo
una
minuscola
frazione
è
stata
tratta
in
salvo
negli
ultimi
giorni
,
che
in
compenso
hanno
visto
partire
fino
all
'
ultimo
americano
.
Terzo
.
Da
ogni
parte
si
lanciano
accuse
sul
regime
«
marcio
e
corrotto
»
di
Saigon
,
e
derisioni
sulle
qualità
militari
dell
'
armata
sud
-
vietnamita
.
Non
ho
elementi
di
controllo
:
ma
se
si
tien
conto
della
popolazione
dei
due
paesi
,
i
200.000
morti
sud
-
vietnamiti
equivalgono
alla
perdita
,
da
parte
degli
Stati
Uniti
,
di
2.500.000
uomini
,
cinquanta
volte
superiore
a
quella
effettivamente
sostenuta
.
Quanto
alla
corruzione
,
mi
chiedo
se
a
questa
stregua
l
'
Italia
del
1944
,
quella
rievocata
da
Malaparte
nella
Pelle
,
avrebbe
meritato
che
gli
americani
combattessero
per
essa
.
Certo
,
l
'
Italia
ebbe
i
partigiani
e
il
movimento
di
liberazione
.
Ma
il
Sud
Vietnam
ha
avuto
i
suoi
vent
'
anni
di
guerra
e
i
suoi
200.000
morti
;
e
non
vorrei
che
troppo
facilmente
si
desse
credito
a
giudizi
diffusi
per
anni
dalla
stampa
«
liberale
»
americana
per
coprire
la
vera
natura
dell
'
atto
che
in
questi
giorni
è
giunto
alla
sua
consumazione
.
Proprio
il
rispetto
di
quei
caduti
e
il
dramma
che
attende
le
centinaia
di
migliaia
di
coloro
che
più
si
sono
esposti
in
questi
anni
(
adesso
chi
ricorda
Huè
e
le
fosse
comuni
riempite
in
poche
settimane
di
occupazione
nord
-
vietnamita
?
)
esigerebbero
,
quanto
meno
,
una
sospensiva
di
giudizio
.
La
dottrina
Nixon
prometteva
l
'
aiuto
americano
solo
a
quei
popoli
che
si
fossero
mostrati
disposti
a
combattere
per
meritarlo
.
In
fondo
,
non
c
'
è
popolo
al
mondo
che
negli
ultimi
vent
'
anni
si
sia
battuto
per
la
libertà
(
la
libertà
di
vivere
a
proprio
modo
,
senza
subire
la
violenza
di
coloro
che
vogliono
rendere
felici
gli
uomini
loro
malgrado
)
quanto
i
sud
-
vietnamiti
.