StampaQuotidiana ,
Alla
fine
dello
scorso
aprile
si
tenne
,
a
Firenze
,
un
'
assemblea
nazionale
degli
studenti
comunisti
.
Nel
corso
del
dibattito
furono
pronunciate
dure
condanne
del
presalario
generalizzato
,
del
«30
garantito
»
,
dell
'
«
uguaglianza
stracciona
»
sulla
base
della
mezza
ignoranza
,
auspicata
e
promossa
,
negli
ultimi
anni
,
dai
gruppi
estremisti
,
«
figli
degeneri
del
sessantotto
»
.
Vennero
in
primo
piano
i
temi
della
serietà
e
del
rigore
,
la
lotta
contro
la
dequalificazione
dell
'
università
,
il
necessario
rilancio
della
ricerca
,
i
valori
della
competenza
e
dell
'
impegno
collettivo
e
individuale
.
Si
mise
in
rilievo
l
'
obiettivo
di
garantire
il
diritto
allo
studio
ai
meno
abbienti
,
attraverso
misure
organizzative
dirette
a
sostituire
lo
scandalo
e
il
parassitismo
delle
largizioni
di
presalario
.
Al
sovraffollamento
di
taluni
corsi
si
propose
di
rimediare
con
la
programmazione
dei
vari
settori
di
studio
,
in
vista
delle
prospettive
di
occupazione
del
lavoro
intellettuale
previste
nel
quadro
della
programmazione
nazionale
.
Come
non
ricordare
questi
saggi
propositi
fra
i
tanti
documenti
del
nuovo
volto
del
comunismo
italiano
,
partito
d
'
ordine
,
serio
e
riformatore
?
Dopo
il
15
giugno
è
venuto
di
rincalzo
l
'
on.
Amendola
.
A
scuola
,
ha
dichiarato
,
bisogna
che
«
si
impari
»
,
e
non
ci
si
limiti
a
distribuire
«
diplomi
facili
»
;
lo
studio
è
«
sforzo
e
selezione
»
.
Difficile
trovare
parole
più
adatte
a
calmare
il
trauma
provocato
anche
in
certi
settori
del
mondo
universitario
dai
risultati
elettorali
.
Negli
stessi
giorni
,
però
,
in
cui
apparivano
le
dichiarazioni
dell
'
on.
Amendola
,
la
federazione
sindacale
guidata
dalla
Cgil
,
insieme
con
il
comitato
nazionale
universitario
e
con
l
'
organizzazione
del
personale
non
docente
,
presentava
al
governo
una
piattaforma
per
la
vertenza
sull
'
università
nella
quale
,
fra
una
serie
di
altre
proposte
,
sono
incluse
le
richieste
seguenti
:
a
)
istituzione
del
dipartimento
,
da
affidare
al
governo
di
organismi
misti
di
docenti
,
non
docenti
e
studenti
;
b
)
abolizione
della
cattedra
«
come
sede
di
una
rigida
titolarità
disciplinare
»
;
c
)
istituzione
del
docente
unico
.
Si
tratta
di
un
determinato
attacco
alle
elementari
garanzie
di
libertà
dell
'
insegnamento
e
della
ricerca
,
sancite
nel
nostro
paese
dalla
Costituzione
,
e
patrimonio
di
ogni
società
libera
.
Soppressa
infatti
la
«
titolarità
dell
'
insegnamento
»
,
ciascun
professore
potrà
essere
costretto
a
colpi
di
assemblea
(
e
l
'
esperienza
,
soprattutto
universitaria
,
insegna
che
questa
espressione
può
spesso
equivalere
a
colpi
non
di
maggioranza
ma
di
minoranza
,
quando
si
tratti
di
minoranze
«
attive
»
)
,
a
far
tacere
il
proprio
insegnamento
,
e
destinato
ad
altra
disciplina
,
e
magari
a
compiti
diversi
,
di
carattere
ausiliario
o
subalterno
.
Il
docente
perderà
il
diritto
alla
propria
funzione
,
e
sarà
esposto
a
tutti
i
tiranneggiamenti
e
a
tutte
le
imposizioni
di
parte
senza
quelle
difese
istituzionali
che
furono
gloria
dell
'
università
liberale
:
sino
alla
conclusione
facilmente
prevedibile
della
resa
o
dell
'
allontanamento
.
In
tal
modo
la
«
democratizzazione
»
diventa
un
pretesto
per
l
'
imposizione
del
totalitarismo
ideologico
nell
'
università
.
Si
dirà
che
la
proposta
tende
solo
a
eliminare
le
superstiti
baronie
dei
titolari
di
cattedra
.
Ma
a
parte
che
di
siffatte
baronie
ben
poco
rimane
dopo
i
raddoppiamenti
,
le
triplicazioni
e
magari
le
decuplicazioni
di
cattedre
degli
ultimi
anni
,
a
raggiungere
questa
finalità
sarebbe
bastata
la
contemporanea
istituzione
del
docente
unico
,
che
sopprime
ogni
rapporto
di
subordinazione
tra
i
docenti
della
stessa
disciplina
.
Ciò
non
significa
,
del
resto
,
che
questa
del
docente
unico
sia
una
richiesta
decentemente
sostenibile
:
quale
uguaglianza
,
infatti
,
più
«
stracciona
»
di
quella
che
si
vorrebbe
consacrare
in
tale
figura
,
che
non
esiste
in
nessuna
università
del
mondo
,
e
che
tende
a
pareggiare
giovani
con
qualche
anno
di
laurea
a
maestri
riconosciuti
del
sapere
?
E
anche
possibile
che
a
premere
in
questa
direzione
,
più
ancora
della
Cgil
,
sia
il
Cnu
,
in
cui
si
raccoglie
tanta
parte
del
sottobosco
universitario
italiano
,
popolato
di
personaggi
decisi
a
far
carriera
con
tutti
i
mezzi
,
a
eccezione
del
serio
controllo
delle
attitudini
e
delle
competenze
.
Finora
i
comunisti
han
dato
prova
di
grande
abilità
nel
mettere
queste
pretese
del
peggiore
corporativismo
al
servizio
dei
propri
fini
di
potere
.
Ma
occorre
che
essi
mostrino
invece
di
sapere
resistere
a
spinte
di
questo
genere
prima
che
la
loro
nuova
immagine
possa
essere
in
qualche
modo
accettata
.
Se
alle
tante
parole
che
abbiamo
ascoltate
in
queste
settimane
essi
faranno
seguire
fatti
concreti
,
saremo
lieti
di
vederli
all
'
opera
.
Le
occasioni
non
mancheranno
.