StampaQuotidiana ,
Democrazia
e
pluralismo
sono
il
pezzo
forte
della
grande
«
operazione
sorriso
»
lanciata
negli
ultimi
anni
dal
Pci
:
ma
l
'
opinione
democratica
,
alla
quale
è
in
primo
luogo
rivolta
questa
campagna
pubblicitaria
,
dovrebbe
guardare
con
attenzione
il
contenuto
della
scatola
che
le
viene
offerta
con
tanta
generosità
.
Potrebbe
rivelarsi
intriso
di
contenuti
inquinanti
,
e
di
autentici
veleni
.
Un
buon
punto
di
partenza
può
essere
l
'
esame
del
duplice
atteggiamento
del
gruppo
dirigente
comunista
verso
l
'
ondata
di
contestazione
iniziata
nel
1968
.
Dopo
una
fase
di
incertezza
,
condanne
e
deplorazioni
si
sono
moltiplicate
:
il
movimento
è
stato
bollato
come
espressione
di
estremismo
infantile
e
di
spontaneismo
incontrollato
;
la
sua
debolezza
organizzativa
,
l
'
inconsistenza
delle
sue
posizioni
teoriche
,
la
povertà
delle
sue
mitologie
-
non
ultima
il
maoismo
-
sono
state
duramente
denunciate
e
non
di
rado
fatte
oggetto
di
impietose
derisioni
.
Sono
queste
le
posizioni
alle
quali
attinge
fiducia
e
sicurezza
il
pubblico
democratico
e
borghese
,
vittima
per
tanti
anni
di
ogni
sorta
di
aggressioni
materiali
e
morali
,
e
tentato
alfine
di
vedere
nel
Pci
quella
forza
d
'
ordine
e
di
restaurazione
di
cui
la
sua
stanchezza
gli
fa
avvertire
così
vivamente
il
bisogno
.
Non
v
'
è
alcuna
necessità
di
mettere
in
discussione
la
buona
fede
di
chi
adesso
si
fa
paladino
di
tesi
così
rassicuranti
.
Viene
piuttosto
in
mente
il
«
bispensiero
»
di
orwelliana
memoria
-
se
il
riferimento
è
consentito
a
proposito
di
un
partito
che
si
presenta
agli
italiani
con
la
figura
rispettabile
di
Giorgio
Amendola
e
con
quella
,
un
po
'
più
ambigua
,
di
Enrico
Berlinguer
.
E
tuttavia
,
quale
immagine
più
adatta
a
designare
l
'
intreccio
fra
le
ampie
assicurazioni
date
ai
pavidi
e
ai
timorosi
,
e
la
spregiudicata
utilizzazione
che
il
Pci
continua
a
fare
delle
spinte
eversive
così
duramente
condannate
in
altra
sede
?
Di
fatto
,
le
spinte
eversive
vengono
condannate
dai
comunisti
sino
a
quando
sono
controllate
dai
«
gruppuscoli
»
dell
'
ultrasinistra
;
ma
vengono
invece
levate
al
cielo
,
ed
esaltate
come
grande
moto
democratico
dei
lavoratori
,
dei
giovani
e
delle
donne
,
quando
il
Pci
riesce
ad
assoggettarle
alla
propria
guida
.
Che
è
ciò
che
in
misura
sempre
più
ampia
è
accaduto
negli
ultimi
anni
,
grazie
alla
superiore
efficienza
dell
'
organizzazione
comunista
ufficiale
.
In
tal
modo
le
spinte
contestatrici
e
le
loro
emanazioni
sono
venute
ad
assumere
un
posto
centrale
nelle
nuove
strategie
del
Pci
:
e
il
non
averlo
inteso
è
all
'
origine
di
non
pochi
errori
di
alcuni
dei
più
noti
leader
democratici
.
Del
movimento
sessantottesco
il
Pci
ha
infatti
ritenuto
e
fatto
propria
soprattutto
la
spinta
al
regime
assembleare
,
che
i
gruppuscoli
avevano
promosso
per
imporre
la
propria
volontà
di
minoranza
alle
maggioranze
disorganizzate
.
Nella
versione
controllata
dal
Pci
,
alla
violenza
dei
gruppuscoli
si
sostituisce
l
'
azione
ben
più
vasta
e
penetrante
del
partito
e
delle
organizzazioni
parallele
ad
esso
collegate
.
Esautorati
i
poteri
legali
creati
dal
voto
espresso
dalle
maggioranze
democratiche
,
le
loro
funzioni
vengono
di
fatto
trasferite
ad
assemblee
che
si
presumono
unitarie
,
ma
di
cui
i
comunisti
sono
certi
di
acquistare
il
controllo
grazie
ad
una
organizzazione
politico
-
sindacale
di
tipo
capillare
alla
quale
i
partiti
democratici
,
proprio
perché
democratici
,
non
hanno
nulla
di
equivalente
da
contrapporre
.
Gli
esempi
sono
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
Sul
terreno
sindacale
,
opportune
disposizioni
dello
statuto
dei
lavoratori
,
riecheggiate
in
decine
di
provvedimenti
legislativi
,
escludono
dalla
rappresentanza
le
organizzazioni
diverse
dalla
Triplice
,
anche
quando
sono
di
fatto
maggioritarie
.
Nelle
università
e
nelle
scuole
è
in
corso
già
da
qualche
anno
una
vasta
manovra
tendente
ad
affidare
il
controllo
ad
assemblee
di
tutto
il
personale
docente
e
non
docente
dominate
dai
sindacati
confederali
,
senza
alcun
riguardo
ai
livelli
tecnici
e
di
competenza
.
Operazioni
,
queste
,
agevolate
dagli
errori
di
valutazione
della
direzione
democristiana
,
ancora
vittima
dell
'
illusione
che
la
società
italiana
rimanga
,
a
livello
«
antropologico
»
,
fondamentalmente
cattolica
.
Su
queste
premesse
Berlinguer
può
dichiarare
tranquillamente
,
come
ha
fatto
nella
sua
ultima
relazione
al
Comitato
Centrale
del
Pci
,
che
i
comunisti
non
vogliono
«
fare
da
soli
né
con
i
soli
partiti
di
sinistra
»
,
e
che
anzi
considerano
«
essenziale
il
ruolo
e
l
'
iniziativa
di
ogni
altra
forza
politica
democratica
e
popolare
»
.
Gli
strumenti
in
possesso
del
Pci
garantiscono
infatti
che
queste
iniziative
resteranno
confinate
a
un
ruolo
nettamente
subordinato
e
che
il
potere
di
controllo
sarà
affidato
a
mani
sicure
.
E
chiaro
che
in
questa
fase
i
comunisti
,
ancora
ai
margini
del
potere
,
dovranno
allargare
i
propri
consensi
anche
facendo
concessioni
a
ogni
sorta
di
richieste
:
ma
esse
diverranno
superflue
nel
secondo
tempo
,
quando
il
Pci
disporrà
di
«
argomenti
»
più
efficaci
.
E
non
si
tratta
di
un
processo
limitato
ai
livelli
intermedi
e
di
base
.
La
nuova
struttura
di
potere
destinata
a
governare
la
società
italiana
in
regime
di
compromesso
storico
dovrebbe
estendersi
,
nei
disegni
del
Pci
,
sino
ai
vertici
dello
Stato
.
Quale
essa
debba
essere
a
livello
costituzionale
è
stato
autorevolmente
indicato
in
uno
studio
recente
dell
'
on.
Natta
,
presidente
del
gruppo
parlamentare
comunista
alla
Camera
(
«
Critica
marxista
»
,
1975
,
n
.
6
)
:
e
le
sue
vedute
sono
state
subito
avallate
dai
soliti
intellettuali
organici
alla
Luigi
Berlinguer
.
Nel
nuovo
regime
,
chiariscono
i
costituzionalisti
del
berlinguerismo
,
maggioranza
parlamentare
e
maggioranza
di
governo
potranno
essere
cose
diverse
;
e
anzi
a
livello
parlamentare
si
potrà
anche
rinunciare
alla
distinzione
fra
maggioranza
e
opposizione
,
e
affidare
invece
le
funzioni
di
controllo
e
d
'
opposizione
ai
canali
«
interni
»
della
partecipazione
ai
vari
livelli
,
regionale
,
sindacale
,
locale
.
Il
Parlamento
assumerebbe
in
tal
modo
la
fisionomia
di
una
sorta
di
stanza
di
compensazione
,
chiamata
a
mediare
le
spinte
diverse
che
vengono
dai
vari
organismi
-
sempre
,
peraltro
,
«
unitari
»
-
nei
quali
si
articola
il
corpo
sociale
.
Naturalmente
,
i
nuovi
teorici
abbondano
in
fatto
di
professione
di
fede
nelle
validità
della
tradizione
garantista
,
e
ammoniscono
anzi
solennemente
sulla
necessità
di
evitare
che
in
Italia
si
ripeta
quel
che
negli
Stati
socialisti
è
capitato
quando
da
quelle
tradizioni
ci
si
è
discostati
.
Quasi
che
non
capitino
tuttora
,
e
quasi
che
il
regime
così
delineato
non
assomigli
pericolosamente
,
al
di
là
di
tutte
le
buone
intenzioni
,
a
quello
sovietico
(
anche
dei
tempi
più
oscuri
)
,
dove
pure
si
pretende
che
il
regime
unanimistico
e
l
'
assenza
di
opposizione
venga
compensato
,
e
largamente
,
dalla
partecipazione
delle
masse
,
mobilitate
a
comando
,
tutte
le
volte
che
serve
,
ad
approvare
democraticamente
le
decisioni
dei
dirigenti
.
«
Pluralismo
»
e
«
democrazia
»
per
i
teorici
dell
'
eurocomunismo
hanno
dunque
un
significato
ben
diverso
da
quello
che
ad
essi
attribuiscono
i
democratici
.
Intanto
,
una
rete
dalle
maglie
sempre
più
strette
viene
stendendosi
su
tutto
il
paese
:
e
ciascuno
può
constatarlo
nell
'
ambito
della
propria
esperienza
.
I
soli
a
non
vederlo
sono
quei
politici
che
,
nonostante
i
leali
ed
espliciti
avvertimenti
di
Berlinguer
,
continuano
a
considerare
il
compromesso
storico
come
un
semplice
incontro
di
vertice
,
che
addirittura
servirebbe
alla
democrazia
.