StampaQuotidiana ,
Se
si
domanda
perché
il
sistema
educativo
vigente
in
Italia
è
comunemente
giudicato
insoddisfacente
,
la
risposta
è
semplice
:
esso
non
risponde
o
risponde
solo
parzialmente
e
imperfettamente
alle
esigenze
della
società
contemporanea
.
Le
attitudini
cui
esso
fa
appello
e
che
tende
a
sviluppare
non
sono
quelle
che
mettono
l
'
individuo
in
grado
di
assolvere
i
suoi
compiti
nella
vita
sociale
e
di
ottenere
il
successo
;
l
'
informazione
generica
e
disordinata
che
esso
fornisce
,
la
cosiddetta
«
cultura
generale
»
,
non
serve
a
dare
all
'
individuo
il
possesso
di
quel
patrimonio
limitato
ma
preciso
di
nozioni
che
lo
rendono
padrone
della
funzione
che
sarà
chiamato
a
esercitare
.
Considerato
nella
sua
impostazione
generale
,
con
l
'
eccezione
di
alcune
sue
parti
,
il
sistema
educativo
vigente
si
dimostra
inadeguato
rispetto
allo
scopo
che
ogni
sistema
educativo
deve
proporsi
:
quello
di
rendere
gli
individui
adatti
ad
inserirsi
in
modo
attivo
ed
efficace
nel
corpo
sociale
cui
appartengono
.
La
mancanza
di
un
serio
impegno
di
lavoro
in
tutti
i
partecipanti
del
sistema
,
siano
essi
docenti
o
discenti
mancanza
che
viene
spesso
ascritta
a
cattiva
volontà
o
a
disprezzo
per
i
valori
culturali
è
probabilmente
dovuta
al
senso
di
inutilità
che
accompagna
un
lavoro
che
non
risponde
al
suo
scopo
,
cioè
che
non
apre
agli
individui
la
possibilità
di
una
riuscita
felice
nella
vita
che
li
attende
.
Eppure
il
nostro
sistema
educativo
(
come
quello
di
altri
popoli
occidentali
)
è
l
'
erede
ultimo
,
per
quanto
degenere
,
di
una
tradizione
nobilissima
.
L
l
'
erede
della
tradizione
liberale
dell
'
educazione
,
della
paideia
greca
,
dell
'
ideale
educativo
che
gli
antichi
ritennero
proprio
degli
uomini
liberi
e
che
il
Cristianesimo
medievale
,
il
Rinascimento
,
l
'
Illuminismo
e
il
mondo
moderno
hanno
esaltato
e
fatto
proprio
.
Secondo
questo
ideale
(
la
cui
presenza
nel
mondo
greco
è
stata
illustrata
da
Werner
Jaeger
nella
sua
monumentale
Paideia
)
,
esiste
una
forma
o
natura
perfetta
dell
'
uomo
e
l
'
educazione
deve
realizzarla
in
tutti
gli
individui
che
ne
sono
capaci
.
L
'
educazione
è
la
formazione
del
singolo
,
la
maturazione
dell
'
individuo
,
il
raggiungimento
di
una
forma
compiuta
;
'
è
simile
allo
sviluppo
di
una
pianta
e
di
un
organismo
,
è
una
«
georgica
dell
'
anima
»
,
secondo
l
'
efficace
espressione
di
Francesco
Bacone
.
Fa
parte
integrante
di
questo
concetto
la
credenza
nella
fondamentale
uniformità
delle
attitudini
o
delle
disposizioni
umane
;
la
credenza
in
un
unico
tipo
di
intelligenza
,
ritenuto
adatto
,
una
volta
formato
,
ad
affrontare
tutti
i
problemi
e
le
situazioni
e
a
dirigere
qualsiasi
specie
di
lavoro
o
di
attività
umana
.
L
'
educazione
liberale
tende
perciò
a
formare
l
'
uomo
come
tale
,
l
'
uomo
nella
totalità
e
maturità
dei
suoi
poteri
,
nella
sua
essenza
indipendente
da
ogni
situazione
specifica
e
da
ogni
compito
particolare
.
Una
formazione
professionale
o
specifica
,
l
'
addestramento
a
compiti
particolari
,
la
scoperta
e
lo
sviluppo
di
attitudini
specializzate
,
cadono
fuori
di
questa
educazione
o
sono
ritenuti
aspetti
subordinati
o
accidentali
di
essa
.
Ciò
che
è
importante
è
formare
l
'
uomo
:
una
volta
formatolo
,
ogni
capacità
particolare
si
sviluppa
da
sé
.
Un
'
intelligenza
diventata
matura
è
pronta
a
qualsiasi
funzione
:
questa
maturità
può
dunque
raggiungersi
indipendentemente
dalla
diversità
delle
funzioni
e
anteriormente
ad
ogni
applicazione
a
qualcuna
di
esse
.
Questo
ideale
educativo
,
che
è
forse
la
maggiore
eredità
del
mondo
classico
,
ha
dominato
il
pensiero
filosofico
e
pedagogico
del
secolo
scorso
ed
è
stato
condiviso
ugualmente
da
positivisti
e
idealisti
,
empiristi
e
razionalisti
.
Esso
ha
inoltre
permeato
di
sé
le
istituzioni
educative
del
mondo
occidentale
,
dominando
incontrastato
fino
ad
alcuni
decenni
fa
.
Ma
se
si
confronta
questo
ideale
con
le
richieste
che
la
società
contemporanea
pone
all
'
educazione
,
il
contrasto
appare
lampante
.
Ad
una
fase
sufficientemente
avanzata
dello
sviluppo
tecnico
-
industriale
,
la
società
esige
che
ogni
individuo
sia
rapidamente
addestrato
al
compito
specifico
che
lo
attende
.
Questa
società
non
ha
bisogno
di
«
uomini
»
senz
'
altra
qualifica
,
ma
di
operai
specializzati
,
di
tecnici
,
di
ingegneri
,
di
ragionieri
,
di
dirigenti
d
'
azienda
;
nonché
di
avvocati
,
di
giudici
,
di
amministratori
,
di
medici
,
di
insegnanti
e
di
innumerevoli
altre
categorie
di
persone
,
ognuna
a
sua
volta
divisa
in
numerose
specificazioni
.
Essa
non
sa
che
farsene
di
un
'
intelligenza
buona
a
tutto
,
ma
che
in
realtà
è
disarmata
nei
confronti
di
situazioni
specifiche
per
le
quali
non
abbia
apposito
addestramento
,
non
sa
che
farsene
di
una
«
cultura
generale
»
,
lunga
e
difficile
ad
acquistarsi
,
ma
difficilmente
spendibile
negli
spiccioli
delle
informazioni
occorrenti
ai
lavori
specifici
.
Esige
invece
che
i
talenti
o
le
disposizioni
individuali
siano
messi
in
luce
e
sviluppati
rapidamente
con
tecniche
adatte
di
addestramento
;
che
ogni
individuo
sia
istradato
,
appena
possibile
,
verso
quella
specie
di
addestramento
cui
il
suo
talento
l
'
indirizza
e
che
il
suo
bagaglio
di
informazioni
sia
rigorosamente
limitato
a
questo
scopo
.
Pertanto
solo
l
'
individuo
unilateralmente
orientato
,
cioè
attrezzato
in
un
campo
ristretto
e
specifico
e
tetragono
ad
ogni
distrazione
da
questo
campo
,
ha
probabilità
di
successo
nella
società
contemporanea
.
Questa
certo
non
ignora
che
un
certo
quantum
di
umanità
o
di
qualità
umane
è
indissolubilmente
connesso
con
le
abilità
che
essa
richiede
;
ma
non
fa
calcolo
su
questa
umanità
o
la
considera
solo
allo
scopo
di
ottenere
il
rendimento
massimo
delle
abilità
di
cui
ha
bisogno
.
Il
rendimento
nel
lavoro
è
difatti
l
'
unica
cosa
cui
una
società
tecnicamente
organizzata
(
qualunque
sia
il
suo
assetto
politico
-
sociale
)
è
intrinsecamente
o
costituzionalmente
interessata
,
perché
è
la
condizione
prima
del
suo
funzionamento
.
In
queste
condizioni
,
la
credenza
nell
'
unità
dell
'
intelligenza
in
tutti
gli
uomini
tende
a
sparire
o
a
divenire
inoperante
.
Le
parole
famose
che
si
trovano
all
'
inizio
del
Discorso
del
metodo
di
Cartesio
,
«
Il
buon
senso
o
la
ragione
è
naturalmente
uguale
in
tutti
gli
uomini
»
,
che
già
nel
campo
della
filosofia
avevano
suscitato
dubbi
e
contrasti
,
non
trovano
risonanza
in
un
mondo
tecnicamente
organizzato
.
Certamente
,
nessuno
dubita
che
l
'
intelligenza
sia
la
natura
propria
dell
'
uomo
e
tutti
rendono
omaggio
all
'
antica
e
venerabile
definizione
dell
'
uomo
come
animal
rationale
.
Ma
da
un
pezzo
molti
filosofi
sanno
che
la
cosiddetta
intelligenza
non
è
che
la
capacità
di
prevedere
e
progettare
e
che
questa
capacità
assume
,
nei
diversi
individui
,
forme
diverse
,
talora
eterogenee
,
talora
addirittura
incompatibili
l
'
una
con
l
'
altra
.
Ora
proprio
su
questa
diversità
fa
leva
la
struttura
tecnologica
della
società
contemporanea
.
Nello
stesso
dominio
della
scienza
,
la
figura
dello
«
scienziato
»
che
con
le
sue
«
intuizioni
»
avvia
la
ricerca
a
nuovi
indirizzi
o
scoperte
non
è
sparita
dalla
realtà
ma
non
rientra
nel
calcolo
del
progresso
scientifico
.
Tale
progresso
fa
calcolo
oggi
soltanto
su
una
massa
anonima
e
composita
di
«
ricercatori
»
che
spingono
le
loro
indagini
nel
maggior
numero
di
direzioni
possibili
in
ogni
campo
specifico
:
sicché
la
scoperta
o
l
'
innovazione
insorga
come
un
risultato
statistico
dal
grande
numero
delle
ricerche
,
più
che
dall
'
intuizione
geniale
di
un
solo
scienziato
.
Ed
è
chiaro
che
quando
una
tale
situazione
si
realizzasse
di
fatto
completamente
,
un
premio
,
come
il
Nobel
,
che
ora
viene
assegnato
al
merito
della
scoperta
,
assumerebbe
lo
stesso
significato
di
quello
offerto
al
biglietto
vincente
di
una
lotteria
.
L
prevedibile
che
la
crisi
dell
'
educazione
liberale
si
concluderà
con
la
fine
dell
'
educazione
liberale
.
Se
una
società
tecnicamente
organizzata
deve
sopravvivere
-
e
deve
sopravvivere
se
deve
sopravvivere
la
parte
maggiore
dell
'
umanità
-
le
esigenze
che
essa
pone
all
'
educazione
dovranno
essere
accolte
e
i
sistemi
educativi
dovranno
incardinarsi
su
di
esse
,
abbandonando
l
'
antico
ideale
liberale
.
f
prevedibile
che
,
più
o
meno
rapidamente
,
i
sistemi
educativi
del
nostro
paese
e
dei
paesi
occidentali
,
e
via
via
quelli
degli
altri
paesi
del
inondo
,
si
evolveranno
nel
senso
di
tali
esigenze
.
Ma
con
quest
'
evoluzione
rischieranno
di
andare
perduti
i
valori
fondamentali
cui
mirava
l
'
ideale
liberale
dell
'
educazione
:
l
'
armonia
o
l
'
equilibrio
della
personalità
,
lo
spirito
di
critica
e
di
libertà
,
la
ricerca
disinteressata
,
l
'
agonismo
sportivo
,
la
comunicazione
e
la
comprensione
tra
gli
uomini
.
Un
ragioniere
o
un
tecnico
che
non
abbia
altri
interessi
fuori
del
suo
lavoro
e
che
per
tutto
il
resto
segua
la
routine
offertagli
dall
'
ambiente
che
lo
circonda
,
è
,
dal
punto
di
vista
umano
,
una
specie
di
mostruosità
:
perché
è
incapace
di
entrare
in
colloquio
con
se
stesso
e
con
gli
altri
.
Ci
saranno
sempre
,
certo
,
la
letteratura
e
l
'
arte
,
la
religione
o
la
filosofia
come
correttivi
possibili
di
questo
isolamento
.
Ma
chi
può
garantire
che
queste
cose
non
si
riducano
a
riti
formalistici
,
a
suppellettili
di
lusso
o
a
sterili
passatempi
,
quando
non
facciano
appello
a
interessi
debitamente
coltivati
?
Il
rimpianto
del
passato
,
l
'
ignoranza
e
il
misconoscimento
del
presente
e
dei
suoi
bisogni
,
le
lamentele
inconcludenti
sono
povere
scappatoie
di
fronte
a
questo
problema
.
Né
fa
avanzare
di
un
passo
verso
la
soluzione
di
esso
l
'
esaltazione
dei
valori
che
si
presumono
in
pericolo
.
Forse
l
'
avviamento
ad
una
soluzione
si
può
ottenere
soltanto
,
dopo
una
franca
e
serena
accettazione
della
situazione
contemporanea
,
proponendosi
le
seguenti
domande
:
Possono
i
valori
umani
rientrare
nelle
condizioni
di
sopravvivenza
della
stessa
struttura
tecnologica
della
società
moderna
?
E
se
è
così
,
in
quali
aspetti
di
questa
struttura
debbono
inserirsi
o
conservarsi
e
quali
forme
devono
assumere
a
questo
scopo
?
Una
risposta
spregiudicata
a
tali
domande
può
essere
solo
frutto
di
indagini
lunghe
e
difficili
;
ma
,
se
una
risposta
c
'
è
,
forse
(
si
tratta
però
di
una
speranza
più
che
di
una
previsione
)
l
'
educazione
liberale
potrà
risorgere
dalle
sue
ceneri
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Scansini
,
non
credo
che
la
Rai
l
'
abbia
con
noi
.
Credo
soltanto
che
i
suoi
dirigenti
e
operatori
siano
paralizzati
dalla
paura
di
dimostrare
che
non
l
'
hanno
con
noi
.
I
partiti
ai
quali
devono
i
loro
posti
e
carriere
li
obbligano
a
darci
l
'
ostracismo
,
e
loro
ce
lo
danno
nell
'
unico
modo
in
cui
possono
darcelo
:
ignorandoci
.
Le
nostre
notizie
non
sono
considerate
notizie
,
anche
se
poi
si
rivelano
le
più
fondate
di
tutte
.
E
le
nostre
opinioni
vengono
sottaciute
sebbene
noi
siamo
,
per
unanime
riconoscimento
,
uno
dei
due
unici
giornali
(
l
'
altro
è
Repubblica
)
che
in
Italia
«
fanno
opinione
»
.
Purtroppo
,
è
un
'
opinione
che
non
coincide
con
quella
dei
partiti
che
si
lottizzano
la
Rai
trattandola
come
la
nostra
classe
politica
usa
trattare
tutte
le
cose
e
i
servizi
di
Stato
,
e
cioè
come
loro
patrimonio
privato
,
da
spartire
secondo
i
rapporti
di
forza
,
cioè
come
i
predoni
si
spartiscono
il
bottino
della
diligenza
assaltata
.
Naturalmente
noi
che
li
additiamo
alla
pubblica
opinione
come
autentiche
truffe
e
la
causa
di
tutte
le
malversazioni
,
siamo
esclusi
da
questi
giuochi
,
e
non
soltanto
da
quelli
della
Rai
-
Tv
.
Ci
sono
giornali
che
,
con
centinaia
di
miliardi
di
debito
,
continuano
a
trovar
credito
presso
le
banche
.
Perché
?
Perché
sono
nel
giuoco
.
Noi
che
ne
siamo
fuori
,
se
abbiamo
bisogno
di
dieci
milioni
,
dobbiamo
chiederli
ai
lettori
(
che
ce
li
danno
subito
)
;
dalle
banche
,
nemmeno
una
lira
,
perché
nel
giuoco
non
ci
siamo
.
E
'
la
nostra
debolezza
materiale
,
caro
Scansini
,
ma
è
anche
la
nostra
forza
morale
.
Ma
non
cerchi
di
persuaderne
sua
figlia
:
è
inutile
.
StampaQuotidiana ,
Fino
dalle
7,30
il
recinto
riservato
al
pubblico
nelle
Assise
va
popolandosi
discretamente
.
Giù
nel
cortile
del
palazzo
di
giustizia
passeggiano
molte
guardie
e
carabinieri
.
Altri
molti
agenti
sono
sparsi
nell
'
aula
e
nell
'
antisala
,
agli
ordini
diretti
del
commissario
Rossi
.
Si
notano
molti
questurini
in
borghese
.
L
'
accesso
ai
giornalisti
nei
posti
riservati
viene
regolato
rigorosamente
.
Gl
'
imputati
vengono
introdotti
nel
gabbione
alle
8,15
.
Essi
serbano
un
contegno
apparentemente
tranquillo
;
Palizzolo
è
pallidissimo
e
sorride
al
fratello
Eugenio
che
corre
a
stringergli
la
mano
,
quindi
scambia
poche
parole
con
Maggio
,
unico
dei
difensori
suoi
presenti
.
Degli
avvocati
soltanto
la
parte
civile
è
al
completo
.
Stante
l
'
ora
mattutina
non
sono
presenti
che
Melloni
e
Becchini
.
Più
tardi
sopraggiungono
Salerno
e
Venturini
.
Quando
si
apre
l
'
udienza
alle
8,30
,
circa
200
persone
sono
nel
recinto
del
pubblico
.
Fatto
l
'
appello
dei
giurati
e
degli
imputati
,
il
Presidente
passa
subito
a
svolgere
il
riassunto
.
Egli
che
appare
assai
sofferente
,
comincia
dal
fare
l
'
elogio
dei
giurati
che
con
spirito
di
abnegazione
hanno
seguito
diligentemente
lo
svolgersi
di
questo
immenso
processo
.
Dice
che
il
loro
esempio
è
degno
di
essere
tramandato
alla
storia
.
Il
comm
.
Frigotto
con
rapidissima
sintesi
ricostruisce
la
narrazione
dell
'
assassinio
di
Notarbartolo
al
Ponte
Curreri
,
cominciando
dal
rinvenimento
del
cadavere
di
Notarbartolo
e
passando
subito
a
ricordare
tutte
le
indagini
compiute
dalla
polizia
e
dai
carabinieri
per
raggiungere
i
colpevoli
.
Delinea
efficacemente
la
nobilissima
figura
della
povera
vittima
,
di
cui
fa
un
vivissimo
elogio
e
ricorda
le
varie
istruttorie
seguitesi
dall
'
autorità
giudiziaria
per
accertare
la
responsabilità
dei
maggiormente
indiziati
,
Carollo
,
Garufi
e
Fontana
.
Ricorda
il
loro
primo
proscioglimento
,
il
nuovo
arresto
dei
due
primi
e
il
loro
rinvio
alle
Assise
di
Milano
.
Accenna
alle
varie
causali
,
alle
quali
il
delitto
è
stato
attribuito
,
fra
cui
,
la
più
insistente
,
quella
relativa
agli
astii
incontrati
da
Notarbartolo
al
Banco
di
Sicilia
con
Palizzolo
ed
altri
consiglieri
.
Rileva
che
il
nome
di
Palizzolo
corse
per
le
bocche
di
tutti
poco
tempo
dopo
il
delitto
come
quello
del
mandante
,
e
gradatamente
,
dopo
aver
descritto
le
fasi
delle
varie
istruttorie
seguitesi
,
viene
a
parlare
del
processo
di
Milano
;
ove
fu
lanciata
dal
figliuolo
della
vittima
l
'
accusa
contro
Palizzolo
il
cui
nome
fu
ripetuto
poi
da
un
'
infinità
di
testimoni
come
colui
che
fosse
accusato
dalla
voce
pubblica
come
mandante
,
fino
dai
primi
momenti
che
si
ebbe
notizia
dell
'
assassinio
.
Il
Presidente
conclude
rapidamente
questa
parte
fino
al
rinvio
di
Palizzolo
,
Fontana
e
Garufi
alle
Assise
di
Bologna
.
Quindi
comincia
a
spiegare
i
quesiti
...
I
giurati
finalmente
entrano
nella
loro
camera
di
deliberazione
:
sono
le
21,50
.
Nell
'
aula
il
pubblico
si
abbandona
ad
un
cicaleccio
vivacissimo
facendo
le
più
disparate
previsioni
sull
'
esito
del
verdetto
.
Molta
folla
rumoreggia
fuori
,
trattenuta
da
guardie
e
carabinieri
regolanti
l
'
accesso
.
Oltre
quelle
poche
centinaia
di
fortunati
che
sono
riusciti
a
penetrare
nel
recinto
riservato
al
pubblico
,
ove
si
notano
,
nonostante
l
'
ora
tarda
parecchie
signore
ed
alcuni
preti
,
il
vestibolo
.
Lo
scalone
,
gli
ambulatori
del
Palazzo
di
giustizia
spesseggiano
di
folla
.
Una
grande
,
morbosa
curiosità
ha
invaso
tutti
.
L
'
attesa
del
verdetto
è
divenuta
febbrile
,
intensa
.
I
giurati
escono
dalla
sala
delle
deliberazioni
alle
ore
23,25
.
L
'
attesa
è
intensissima
.
Si
cerca
di
leggere
nei
loro
visi
la
sentenza
di
condanna
o
l
'
assoluzione
;
ma
nulla
essi
fanno
trapelare
.
Tutti
sono
imperscrutabili
,
ora
come
durante
l
'
intero
lunghissimo
dibattimento
.
Il
Presidente
,
per
precauzione
,
ha
fatto
venire
un
medico
.
Fra
un
silenzio
di
tomba
,
il
capo
dei
giurati
Gualtiero
Guaiani
,
posta
la
mano
sul
cuore
,
pronunzia
la
formula
sacramentale
:
«
Sul
mio
onore
e
sulla
mia
coscienza
il
verdetto
dei
giurati
è
il
seguente
:
Questione
l
ª
principale
-
L
'
accusato
Fontana
Giuseppe
è
colpevole
di
avere
la
sera
del
1°
febbraio
1893
,
lungo
il
tratto
ferroviario
Termini
-
Trabia
,
in
uno
scompartimento
di
prima
classe
,
inferto
da
solo
e
con
altri
o
immediatamente
con
altri
cooperato
ad
inferire
,
con
arma
da
taglio
al
comm
.
Emanuele
Notarbartolo
lesioni
,
che
furono
causa
della
di
lui
morte
e
ciò
con
intenzione
di
ucciderlo
?
A
maggioranza
:
sì
.
Sono
accordate
le
attenuanti
.
Questione
2ª
-
L
'
accusato
Fontana
Giuseppe
ha
commesso
il
fatto
di
cui
fu
ritenuto
colpevole
,
con
premeditazione
?
A
maggioranza
:
sì
.
Questione
3ª
principale
-
L
'
accusato
Palizzolo
Raffaele
è
colpevole
di
avere
determinato
altri
a
commettere
l
'
omicidio
in
danno
del
comm
.
Emanuele
Notarbartolo
?
A
maggioranza
:
sì
.
Sono
accordate
le
attenuanti
.
Questione
4ª
-
L
'
accusato
Palizzolo
Raffaele
ha
commesso
il
fatto
di
cui
fu
ritenuto
colpevole
con
premeditazione
?
A
maggioranza
:
sì
.
I
primi
sì
relativi
a
Fontana
e
a
Palizzolo
vengono
accolti
da
applausi
,
e
da
grida
di
bene
e
bravo
.
Il
presidente
scampanella
furiosamente
.
Il
momento
è
veramente
solenne
.
I
difensori
appaiono
commossi
e
commossi
sono
evidentemente
i
giurati
medesimi
.
Il
presidente
ordina
che
vengano
introdotti
gli
imputati
.
Questi
entrano
nella
gabbia
fra
numerosi
carabinieri
che
vi
rimangono
.
Gli
imputati
sono
pallidissimi
.
Palizzolo
fa
sforzi
per
imporsi
la
calma
,
ma
la
sua
agitazione
è
evidente
.
I
due
Vitali
e
Bruno
rimangono
tranquilli
.
Palizzolo
giunge
le
mani
sorridendo
tristamente
,
poi
piega
le
braccia
e
rimane
con
gli
occhi
socchiusi
,
scrollando
il
capo
nervosamente
.
Fontana
abbassa
gli
occhi
e
congiunge
le
mani
nervosamente
;
ma
il
suo
viso
nulla
lascia
trasparire
della
sua
agitazione
.
L
'
avv
.
Cevidalli
presenta
le
conclusioni
della
P
.
C
.
con
le
quali
chiede
siano
applicate
le
pene
di
legge
,
condannando
gli
accusati
ai
danni
da
liquidarsi
in
separata
sede
.
Il
P
.
M
.
Bertola
fra
l
'
attenzione
generale
presenta
le
proprie
richieste
:
Per
Palizzolo
,
mandante
dell
'
assassinio
Notarbartolo
,
chiedo
la
condanna
a
trent
'
anni
.
Scoppiano
grida
di
bene
e
bravo
.
Il
clamore
è
assordante
e
gli
zittii
non
riescono
a
farlo
cessare
e
occorre
una
energica
scampanellata
presidenziale
per
far
tornare
la
calma
.
Bertola
riprende
:
Per
Fontana
la
posizione
è
identica
a
quella
di
Palizzolo
;
chiedo
quindi
che
si
condanni
a
trenta
anni
.
Palizzolo
con
voce
vibrata
:
Domando
la
parola
!
Presidente
.
Aspettate
un
momento
.
Quindi
il
presidente
chiede
ai
difensori
dei
condannati
che
cosa
abbiano
ad
aggiungere
prima
che
la
Corte
emetta
la
sentenza
.
Venturini
,
difensore
di
Palazzolo
,
dichiara
di
rimettersi
alla
giustizia
della
Corte
.
Stoppato
,
difensore
di
Fontana
,
altrettanto
.
Il
Presidente
concede
la
parola
a
Palizzolo
.
In
questo
momento
scocca
la
mezzanotte
.
Fra
grande
silenzio
l
'
ex
deputato
di
Palermo
con
voce
convulsa
ma
forte
,
dice
placatamente
:
«
Una
sola
parola
»
!
Poi
prorompe
:
«
Signori
giurati
,
siete
stati
ingannati
.
Sono
innocente
,
Iddio
saprà
vendicarmi
,
non
su
voi
,
signori
giurati
,
ma
su
chi
mi
ha
assassinato
»
.
Fontana
grida
,
stendendo
la
mano
verso
i
giurati
:
«
Anch
'
io
sono
innocente
,
lo
giuro
sulla
tomba
di
mia
moglie
»
.
La
Corte
si
ritira
per
emettere
la
sentenza
.
Nell
'
aula
si
animano
conversazioni
vivaci
,
discussioni
svariate
sull
'
esito
del
processo
.
Per
sentimento
di
delicatezza
non
vi
riferisco
qual
sia
il
tono
generale
di
tali
discorsi
.
Riproduco
soltanto
questa
frase
che
fiorisce
sulle
bocche
di
moltissimi
:
«
Bologna
si
è
fatto
onore
»
.
Il
Presidente
legge
la
sentenza
colla
quale
Palizzolo
e
Fontana
sono
condannati
a
30
anni
di
reclusione
ciascuno
,
a
10
anni
di
sorveglianza
speciale
,
all
'
interdizione
perpetua
dai
pubblici
uffici
,
all
'
interdizione
legale
durante
la
pena
.
Palizzolo
e
Fontana
alla
rivalsa
dei
danni
alla
parte
lesa
Notarbartolo
e
alle
spese
.
Scoppia
un
grande
clamore
di
applausi
.
Il
presidente
scampanella
,
quindi
dice
:
Dichiaro
chiusa
la
sessione
aperta
il
9
settembre
;
ringrazio
i
giurati
del
servizio
prestato
per
tanti
mesi
nell
'
interesse
della
giustizia
.
L
'
aula
si
sfolla
rumorosamente
fra
gli
applausi
e
le
grida
di
:
viva
la
giustizia
bolognese
.
StampaQuotidiana ,
Due
sono
le
ragioni
che
hanno
convinto
i
filosofi
moderni
a
schierarsi
contro
la
felicità
e
a
negare
che
essa
sia
la
base
della
vita
morale
.
La
prima
è
che
la
felicità
è
uno
stato
praticamente
irraggiungibile
della
condizione
umana
:
è
lo
stato
di
un
uomo
al
quale
tutte
le
cose
vanno
bene
,
nel
senso
che
le
circostanze
gli
consentono
l
'
appagamento
di
tutti
i
bisogni
e
le
aspirazioni
.
Ora
all
'
uomo
manca
il
controllo
di
tutte
le
circostanze
in
cui
viene
a
trovarsi
:
niente
perciò
gli
garantisce
o
gli
può
garantire
che
i
suoi
bisogni
e
le
sue
aspirazioni
siano
tutte
completamente
appagate
.
La
felicità
è
dunque
un
ideale
chimerico
.
La
seconda
è
che
la
felicità
non
può
essere
considerata
come
il
fine
della
vita
morale
dell
'
uomo
:
perché
la
moralità
consiste
nel
compimento
del
dovere
e
il
dovere
non
può
essere
subordinato
ad
alcun
fine
ulteriore
ma
è
fine
a
se
stesso
.
Un
'
azione
può
dirsi
morale
unicamente
se
non
solo
è
conforme
al
dovere
,
ma
è
fatta
soltanto
per
rispetto
al
dovere
:
sicché
,
come
non
può
dirsi
morale
chi
agisce
bene
per
il
timore
di
una
pena
e
per
la
speranza
di
un
vantaggio
,
così
non
può
dirsi
morale
chi
agisce
in
vista
della
felicità
.
Il
compimento
del
dovere
viene
a
porsi
,
da
questo
punto
di
vista
,
su
un
piano
totalmente
diverso
da
quello
della
felicità
:
sul
piano
di
una
virtù
austera
,
che
non
concede
nulla
all
'
inclinazione
naturale
ed
è
in
lotta
contro
tutte
le
inclinazioni
,
compresa
quella
che
le
riassume
e
comprende
tutte
,
l
'
inclinazione
alla
felicità
.
Queste
ragioni
,
che
furono
presentate
in
tutta
la
loro
forza
da
Kant
alla
fine
del
secolo
XVIII
,
sono
state
e
sono
generalmente
accettate
dai
filosofi
,
salvo
poche
eccezioni
.
Le
eccezioni
sono
rappresentate
da
alcune
sopravvivenze
dell
'
etica
utilitaristica
inglese
,
che
riconosce
il
fondamento
della
morale
nella
ricerca
della
felicità
del
massimo
numero
possibile
di
persone
(
secondo
la
formula
del
nostro
Beccaria
)
,
e
dagli
scritti
morali
di
Russell
che
si
ispirano
sostanzialmente
allo
stesso
indirizzo
e
che
sono
riusciti
(
come
Russell
stesso
dice
)
fortemente
«
impopolari
»
ma
più
tra
i
filosofi
che
tra
il
pubblico
.
In
realtà
i
filosofi
si
vergognano
oggi
di
parlare
della
felicità
e
ne
ignorano
perfino
il
concetto
.
La
rigettano
,
forse
,
nel
limbo
dei
sogni
di
ogni
Giulietta
che
cerca
il
suo
Romeo
o
di
ogni
Romeo
che
cerca
la
sua
Giulietta
;
e
preferiscono
parlare
di
«
valori
»
o
di
«
beni
»
come
cose
indipendenti
dal
desiderio
umano
(
troppo
umano
)
della
felicità
.
Eppure
proprio
su
questo
desiderio
gli
antichi
impiantavano
l
'
intera
morale
e
solo
discutevano
se
la
felicità
consistesse
nel
piacere
o
nella
virtù
.
Né
assumevano
altra
base
dell
'
etica
i
filosofi
medievali
,
quelli
del
Rinascimento
e
gli
Illuministi
.
E
sembra
difficile
contestare
ciò
che
tutti
questi
filosofi
ritenevano
ovvio
;
cioè
che
la
felicità
è
la
molla
abituale
e
costante
del
comportamento
dell
'
uomo
.
Un
vasto
materiale
di
prova
in
appoggio
di
questa
tesi
ci
è
offerto
dall
'
antropologia
,
dalla
psicologia
e
dalla
psichiatria
contemporanee
:
un
materiale
di
prova
che
getta
una
luce
vivissima
sugli
stati
opposti
o
negativi
della
felicità
cioè
sugli
stati
di
insoddisfazione
,
di
frustrazione
,
di
inibizione
,
di
repressione
,
che
minano
la
personalità
umana
e
la
portano
a
crisi
,
a
squilibri
o
alla
totale
catastrofe
.
La
presenza
o
l
'
insorgenza
di
questi
stati
nelle
varie
forme
della
follia
,
della
nevrosi
,
e
in
qualsiasi
tara
,
squilibrio
,
o
imperfezione
della
personalità
umana
,
con
la
paralisi
totale
o
parziale
,
che
essi
implicano
,
delle
attività
produttive
dell
'
uomo
e
della
sua
capacità
d
'
inserirsi
nel
complesso
della
vita
sociale
,
è
un
fatto
che
prova
negativamente
l
'
importanza
che
un
certo
grado
di
«
felicità
»
,
cioè
di
soddisfazione
o
di
appagamento
consapevole
,
ha
per
il
singolo
uomo
e
per
la
vita
associata
.
Un
appagamento
totale
,
una
soddisfazione
stabile
,
completa
e
garantita
di
tutti
i
bisogni
e
le
esigenze
dell
'
uomo
,
è
certamente
fuori
questione
:
la
felicità
«
perfetta
»
o
1'«
ideale
»
della
felicità
è
un
'
aspirazione
chimerica
,
e
porla
a
fondamento
della
condotta
dell
'
uomo
significa
votare
quest
'
ultima
al
sicuro
insuccesso
.
Ma
tra
questo
ideale
e
lo
stato
di
insoddisfazione
radicale
e
inevitabile
che
provoca
le
malattie
o
le
crisi
della
personalità
umana
ci
sono
infiniti
gradi
intermedi
;
e
sono
proprio
questi
gradi
che
condizionano
la
vita
,
l
'
equilibrio
e
la
capacità
creativa
dell
'
uomo
nel
suo
mondo
.
Come
già
diceva
Aristotele
,
è
felice
il
musico
che
riesce
a
suonar
bene
o
l
'
architetto
che
riesce
a
costruire
un
bell
'
edificio
e
in
generale
è
felice
(
almeno
in
un
certo
grado
o
in
un
certo
rispetto
)
chi
riesce
a
realizzare
,
in
qualche
misura
,
le
possibilità
che
ritiene
proprie
e
che
costituiscono
il
centro
di
gravità
dei
suoi
interessi
personali
.
Gli
spiriti
creativi
nell
'
arte
e
nella
scienza
,
come
nella
politica
e
negli
affari
,
traggono
dall
'
esercizio
della
loro
attività
una
soddisfazione
che
li
rende
in
qualche
modo
tetragoni
ai
colpi
della
fortuna
.
Più
esposti
a
questi
colpi
sono
gli
spiriti
disorientati
,
che
non
sanno
che
fare
della
propria
vita
,
che
non
hanno
un
interesse
dominante
o
non
sanno
accentrare
intorno
ad
esso
il
resto
della
loro
vita
.
Un
lavoro
,
anche
modesto
,
cui
l
'
individuo
si
senta
tagliato
,
una
possibilità
effettiva
di
successo
nell
'
attività
che
si
è
scelta
,
la
prospettiva
di
un
nuovo
benessere
,
una
vita
affettiva
senza
seri
conflitti
,
un
amore
riuscito
,
un
sistema
di
abitudini
regolari
che
assicuri
un
minimo
di
soddisfazioni
,
sono
elementi
o
condizioni
di
una
felicità
che
non
è
gioia
né
estasi
,
ma
equilibrio
della
personalità
umana
e
fecondità
delle
sue
manifestazioni
.
Al
contrario
,
l
'
incapacità
di
riconoscere
o
realizzare
le
proprie
aspirazioni
autentiche
,
di
materializzare
in
opere
le
possibilità
proprie
o
il
sentirsi
privo
di
possibilità
siffatte
,
sono
le
condizioni
di
una
personalità
immatura
,
malata
o
destinata
al
fallimento
.
La
felicità
in
questo
senso
non
è
certo
l
'
impassibilità
del
«
saggio
»
antico
che
si
estrania
dalle
vicende
umane
e
si
chiude
nella
sua
torre
d
'
avorio
.
Non
è
neppure
il
sogno
delizioso
dell
'
adolescente
che
si
affaccia
alla
vita
.
È
un
concetto
-
guida
per
uomini
e
donne
che
abbiano
raggiunto
la
maturità
del
loro
spirito
e
che
non
si
lascino
sconfiggere
dal
primo
urto
delle
avversità
.
t
,
anche
,
un
efficace
strumento
per
affrontare
queste
avversità
.
Non
consiste
nella
somma
di
piaceri
che
si
possono
ricavare
dalla
vita
e
neppure
prescinde
dai
piaceri
che
sono
connessi
all
'
appagamento
dei
bisogni
e
all
'
esercizio
delle
attività
umane
.
È
inoltre
un
concetto
che
non
ha
lo
stesso
contenuto
per
tutti
gli
individui
e
per
tutti
i
tempi
.
La
misura
della
felicità
è
l
'
individuo
,
e
ciò
che
rende
felice
un
individuo
può
rendere
infelice
un
altro
.
Thomas
Jefferson
ebbe
un
'
idea
geniale
quando
nella
Dichiarazione
dei
diritti
(
1776
)
con
cui
si
apre
la
storia
della
rivoluzione
americana
,
fece
includere
tra
i
diritti
inalienabili
dell
'
individuo
,
accanto
alla
vita
e
alla
libertà
,
la
«
ricerca
della
felicità
»
.
Ciò
che
l
'
organizzazione
politico
-
sociale
può
garantire
all
'
individuo
è
la
possibilità
di
questa
ricerca
,
non
la
felicità
.
Nessun
uomo
e
nessun
potere
può
imporre
un
modello
di
felicità
a
tutti
gli
uomini
.
La
pretesa
del
Grande
Inquisitore
nei
Fratelli
Karamazov
di
Dostojewski
,
di
rendere
gli
uomini
schiavi
e
felici
,
è
contraddittoria
in
se
stessa
,
perché
la
felicità
imposta
è
una
delle
forme
dell
'
infelicità
.
Ciò
che
l
'
organizzazione
politico
-
sociale
del
genere
umano
può
fare
è
soltanto
l
'
eliminazione
di
condizioni
che
rendono
impossibile
ai
singoli
uomini
di
cercare
la
felicità
:
la
miseria
,
l
'
ignoranza
,
l
'
ingiustizia
.
Ma
dopo
di
questo
,
che
è
già
un
compito
immenso
e
praticamente
infinito
,
la
parola
spetta
ancora
agli
individui
;
il
cui
equilibrio
vitale
dev
'
essere
affidato
soltanto
alla
scelta
,
lasciata
in
loro
potere
,
del
modo
d
'
essere
felici
.
Certo
nessuno
dei
modi
che
possono
essere
scelti
esclude
la
possibilità
dell
'
errore
o
include
la
garanzia
del
possesso
incontrastato
e
perenne
della
felicità
.
Ma
chi
oserebbe
pretendere
che
all
'
uomo
competa
,
almeno
su
questa
terra
,
quella
beatitudine
imperturbabile
che
è
propria
della
vita
divina
?
StampaQuotidiana ,
Caro
presidente
Forlani
,
non
sapendo
quale
sia
il
ministro
competente
in
materia
,
inoltro
a
lei
questa
lettera
,
che
mi
sembra
giusta
,
sensata
e
da
prendere
in
immediata
considerazione
.
A
dire
il
vero
,
io
credevo
che
la
misura
sollecitata
dal
nostro
anonimo
lettore
fosse
in
atto
da
sempre
,
sembrandomi
sottinteso
che
quanto
si
offre
,
in
caso
di
calamità
nazionali
,
ai
fratelli
sinistrati
,
sia
almeno
esentato
da
tasse
.
Invece
sembra
che
in
Italia
non
sia
così
.
E
allora
la
prego
di
provvedere
.
Anzi
,
contando
sulla
sua
intelligenza
,
mi
permetto
di
dirle
che
,
a
nome
della
pubblica
opinione
-
del
cui
totalitario
consenso
sono
arcisicuro
-
,
lo
esigo
.
Questa
misura
va
adottata
,
e
va
adottata
subito
.
Perché
colpire
,
e
quindi
scoraggiare
,
anche
i
gesti
di
altruismo
e
di
solidarietà
è
non
soltanto
iniquo
,
ma
immorale
e
indecente
.
La
prego
,
signor
Presidente
,
di
dare
o
di
far
dare
dal
ministro
competente
,
non
a
me
,
ma
alla
pubblica
opinione
,
una
risposta
in
proposito
.
StampaQuotidiana ,
Gli
operai
della
Fonderia
Oretea
e
dello
Scalo
di
Alaggio
,
come
di
consueto
,
stamane
si
erano
recati
al
lavoro
,
quando
tra
di
loro
si
sparse
la
notizia
,
ieri
pubblicatasi
da
qualche
giornale
,
che
,
nella
nuova
ripartizione
dei
fondi
del
ministero
della
marina
e
dell
'
industria
navale
statale
e
privata
,
sarebbe
stata
trascurata
la
Sicilia
.
Tale
notizia
circolando
e
ingrandendosi
di
bocca
in
bocca
,
provocò
una
giusta
esasperazione
nell
'
animo
degli
operai
,
i
quali
,
smessa
la
giubba
di
lavoro
che
avevano
allora
indossato
,
si
vestirono
e
lasciarono
le
officine
e
,
col
proposito
di
scioperare
e
di
dimostrare
,
si
diedero
appuntamento
per
le
ore
9
al
Foro
Italico
,
presso
Porta
Felice
.
Ivi
furono
raggiunti
dal
direttore
della
Fonderia
cav
.
ing
.
Torrente
il
quale
lesse
loro
dei
telegrammi
del
presidente
dei
ministri
on
.
Zanardelli
,
del
ministro
dell
'
interno
on
.
Giolitti
,
e
di
quello
della
marina
on
.
Morin
,
in
cui
si
diceva
che
poiché
i
lavori
che
la
marina
ha
in
corso
di
fornitura
presso
l
'
industria
privata
consistono
principalmente
in
corazze
,
cannoni
e
macchine
motrici
per
navi
,
tali
lavori
non
potevano
commettersi
in
Sicilia
perché
non
vi
esistevano
stabilimenti
per
l
'
esecuzione
di
essi
.
Gli
operai
,
non
ascoltando
agli
incitamenti
alla
calma
loro
fatti
dal
cav
.
Torrente
e
dall
'
ispettore
Marzullo
,
in
preda
a
viva
agitazione
,
finirono
per
irrompere
clamorosamente
in
massa
nel
corso
Vittorio
Emanuele
.
Accorsa
la
pubblica
sicurezza
furono
suonati
gli
squilli
di
tromba
e
caricati
i
dimostranti
,
ma
inutilmente
,
giacché
gli
operai
,
essendo
in
numero
di
molto
maggiore
,
sopraffecero
la
forza
e
proseguirono
la
loro
marcia
dirigendosi
verso
la
Piazza
Pretoria
.
Dal
municipio
viene
quindi
per
telefono
avvertita
la
questura
che
i
dimostranti
si
vanno
riunendo
sotto
il
palazzo
municipale
e
tosto
vien
mandata
colà
una
buona
parte
della
forza
con
numerosi
funzionari
,
ma
già
la
folla
ha
invaso
ed
occupato
tutta
la
piazza
del
Municipio
e
mentre
gli
agenti
e
i
carabinieri
si
dispongono
in
guisa
da
circondare
i
dimostranti
,
sopraggiunge
l
'
on
.
avv
.
Di
Stefano
con
i
presidenti
delle
otto
società
operaie
del
mandamento
Molo
,
che
viene
accolto
da
fragorosi
applausi
.
Da
una
finestra
degli
uffici
di
Stato
Civile
,
ottenuto
un
po
di
silenzio
,
fa
un
breve
discorso
,
interrotto
spesso
dalle
grida
dei
dimostranti
.
Egli
ricorda
che
se
il
precedente
ministero
non
fosse
caduto
,
si
sarebbe
ottenuta
a
quest
'
ora
,
dietro
le
pratiche
fatte
,
una
legge
per
la
quale
gli
operai
marittimi
della
nostra
città
avrebbero
avuto
pane
e
lavoro
.
Però
la
Camera
fra
qualche
giorno
si
riaprirà
,
e
il
progetto
di
legge
,
dal
quale
si
ripromettono
i
dovuti
benefizi
,
sarà
senza
fallo
presentato
e
discusso
.
L
'
oratore
finisce
raccomandando
agli
operai
di
mantenersi
calmi
,
di
attendere
ancora
un
po
,
giacché
tanta
pazienza
hanno
finora
dimostrato
,
ed
annunziando
che
lunedì
prossimo
egli
partirà
per
Roma
con
una
commissione
di
operai
,
per
ottenere
dal
ministro
dei
lavori
pubblici
e
da
quello
della
marina
,
in
via
d
'
urgenza
,
qualche
lavoro
nel
quale
possano
essere
occupati
il
maggior
numero
degli
operai
.
StampaQuotidiana ,
Comprendere
e
perdonare
sono
termini
diventati
,
in
certi
campi
della
cultura
contemporanea
,
quasi
sinonimi
.
Non
sembra
possibile
che
si
riesca
a
comprendere
un
essere
umano
senza
perdonare
i
suoi
errori
e
le
sue
colpe
;
e
che
la
condanna
degli
aspetti
nocivi
e
ripugnanti
della
sua
condotta
mantenga
la
sua
severità
quando
si
sia
scavato
abbastanza
a
fondo
negli
aspetti
più
intimi
della
sua
vita
.
Tutte
le
discipline
antropologiche
hanno
oggi
portato
contributi
importanti
al
chiarimento
delle
motivazioni
che
spiegano
la
condotta
dell
'
uomo
cioè
delle
condizioni
o
delle
forze
che
la
provocano
:
l
'
ambiente
,
l
'
eredità
,
le
circostanze
,
il
carattere
ecc.
Ma
al
di
là
di
queste
motivazioni
,
la
comprensione
si
presenta
come
un
'
esigenza
ancora
più
intima
e
radicale
.
Non
si
tratta
soltanto
di
spiegare
tale
condotta
come
un
qualsiasi
fatto
oggettivo
o
naturale
:
si
tratta
di
avvicinarsi
all
'
uomo
stesso
,
a
qualsiasi
uomo
,
quale
che
sia
la
natura
morale
del
suo
comportamento
,
con
simpatia
se
non
con
amore
;
di
vivere
in
qualche
modo
con
lui
la
sua
vita
o
almeno
di
parteciparne
il
dinamismo
;
di
cogliere
questa
vita
al
modo
in
cui
egli
stesso
la
coglie
nell
'
intimità
del
suo
essere
e
riuscire
a
vederla
come
egli
stesso
la
vede
.
Ma
se
questo
tentativo
riesce
anche
parzialmente
,
non
è
possibile
o
almeno
è
difficile
conservare
nei
confronti
della
persona
così
intimamente
penetrata
un
atteggiamento
di
riprovazione
e
di
condanna
.
L
'
unico
atteggiamento
possibile
per
le
manifestazioni
di
essa
che
appaiono
ostili
o
maligne
nei
confronti
degli
altri
esseri
umani
,
è
quello
del
perdono
.
Queste
idee
o
idee
simili
a
queste
circolano
in
molti
campi
della
cultura
contemporanea
;
ed
anche
nel
campo
dei
giuristi
i
quali
spesso
parlano
della
necessità
di
comprendere
la
personalità
del
delinquente
,
di
adeguare
a
questa
comprensione
le
pene
che
la
legge
deve
stabilire
:
e
di
trasformare
tali
pene
da
elementi
di
punizione
o
di
mortificazione
in
elementi
di
recupero
o
,
come
si
dice
con
parola
solenne
,
di
redenzione
del
delinquente
stesso
.
Se
si
spingono
al
limite
queste
considerazioni
il
delinquente
può
essere
considerato
come
un
malato
da
curare
,
non
come
un
essere
ostile
contro
il
quale
la
società
ha
il
diritto
di
erigere
la
sua
barriera
.
Tutto
ciò
ha
spesso
il
felice
risultato
di
fondare
e
promuovere
la
convinzione
che
le
pene
comminate
a
qualsiasi
titolo
a
coloro
che
hanno
infranto
la
legge
non
devono
distruggere
la
loro
dignità
di
esseri
umani
né
rendere
impossibile
il
recupero
del
loro
rispetto
verso
se
stessi
e
del
rispetto
degli
altri
verso
di
loro
.
Non
devono
,
in
altri
termini
,
ridurli
a
bestie
o
a
cose
di
cui
si
può
fare
ciò
che
si
vuole
.
Le
considerazioni
che
seguono
non
intendono
indebolire
questa
convinzione
o
limitarne
la
validità
,
ma
soltanto
discutere
la
connessione
di
cui
si
è
parlato
tra
comprendere
e
perdonare
.
Alla
base
di
questa
connessione
c
'
è
una
precisa
filosofia
del
comprendere
.
Comprendere
una
persona
significa
,
secondo
questa
filosofia
,
non
solo
mettersi
al
posto
di
tale
persona
ma
coincidere
con
essa
,
partecipare
alla
sua
vita
e
soprattutto
alle
sue
emozioni
come
se
fossero
la
nostra
vita
e
le
nostre
emozioni
.
Identificarsi
con
l
'
altra
persona
è
allora
il
compito
del
comprendere
.
Ma
per
l
'
appunto
questa
identità
rende
impossibile
il
giudizio
e
la
condanna
.
Non
posso
condannare
e
neppur
giudicare
una
vita
o
un
comportamento
di
cui
io
riesca
a
partecipare
intimamente
,
con
cui
io
riesco
a
identificarmi
.
I
fatti
ci
dicono
,
certo
,
che
un
uomo
riesce
a
giudicare
e
condannare
anche
se
stesso
o
almeno
certe
manifestazioni
della
sua
vita
.
Ma
non
è
questo
possibile
proprio
perché
egli
non
riesce
a
identificarsi
(
a
vedere
il
vero
«
se
stesso
»
)
nelle
manifestazioni
che
giudica
e
condanna
?
Quando
l
'
uomo
comprende
veramente
se
stesso
o
l
'
altro
,
non
può
giudicare
o
condannare
se
stesso
o
l
'
altro
perché
manca
la
distanza
o
l
'
estraneità
che
rende
possibile
il
giudizio
o
la
condanna
.
Sicché
il
problema
si
riduce
a
questo
:
comprendere
qualcosa
significa
identificarsi
con
essa
?
Ora
,
posto
in
questi
termini
,
il
problema
esige
risposta
negativa
.
Le
ricerche
di
Max
Scheler
sulla
natura
della
simpatia
,
che
è
comprensione
emotiva
,
hanno
mostrato
come
tale
comprensione
non
esige
identità
,
ma
diversità
.
Due
persone
che
hanno
lo
stesso
mal
di
denti
o
partecipano
ad
un
eguale
dolore
non
perciò
si
comprendono
,
per
quanto
i
loro
stati
siano
identici
:
come
non
si
comprendono
quelle
trasportate
da
un
contagio
emotivo
,
per
esempio
da
un
sentimento
di
panico
o
da
uno
scoppio
di
risa
.
Invece
la
pietà
,
che
è
autentica
comprensione
emotiva
,
non
consiste
nel
provare
lo
stesso
dolore
dell
'
altro
o
vivere
nella
sua
stessa
situazione
ma
assumere
un
atteggiamento
emotivo
cui
quel
dolore
o
quella
situazione
è
presente
pur
nella
sua
diversità
.
Giustamente
Scheler
osservava
che
la
condanna
che
alcuni
filosofi
(
come
Spinoza
e
Nietzsche
)
hanno
pronunciato
sulla
pietà
,
che
moltiplicherebbe
senza
scopo
il
dolore
,
deriva
dal
falso
concetto
della
pietà
come
identità
nel
dolore
mentre
essa
è
un
'
emozione
a
parte
,
che
è
stimolata
dall
'
altrui
dolore
ma
non
si
identifica
con
esso
.
Ma
la
comprensione
non
è
soltanto
un
fatto
emotivo
.
In
generale
,
comprendere
una
persona
è
cosa
che
permette
di
rispondere
a
domande
come
questa
:
«
Come
ha
potuto
quella
persona
compiere
quell
'
azione
?
»
.
Ora
la
risposta
a
questa
domanda
consiste
nel
determinare
le
condizioni
che
hanno
resa
possibile
l
'
azione
in
esame
:
nel
determinare
cioè
le
forme
concrete
,
particolari
della
possibilità
dell
'
azione
.
La
persona
ha
potuto
compiere
quell
'
azione
perché
nella
situazione
in
cui
si
è
trovata
le
sue
scelte
si
sono
orientate
in
un
modo
anziché
in
un
altro
;
e
si
sono
orientate
così
per
altre
circostanze
o
condizioni
di
cui
si
possono
chiarire
i
caratteri
.
Ma
a
questo
livello
di
generalità
il
comprendere
non
è
neppure
un
'
operazione
che
concerne
soltanto
gli
uomini
come
tali
.
Si
comprende
un
teorema
di
matematica
,
una
teoria
fisica
,
un
concetto
qualsiasi
quando
si
afferra
la
possibilità
dì
queste
cose
;
la
connessione
del
teorema
con
gli
altri
teoremi
,
il
problema
cui
la
teoria
fisica
risponde
,
la
funzione
di
descrizione
o
di
previsione
cui
un
concetto
è
chiamato
in
un
certo
campo
del
sapere
.
E
in
tutti
questi
casi
comprendere
non
significa
affatto
identificarsi
con
ciò
che
si
comprende
o
coincidere
con
esso
.
È
un
'
operazione
o
una
serie
di
operazioni
che
lasciano
integra
la
diversità
tra
chi
comprende
e
l
'
oggetto
del
comprendere
e
consistono
nel
chiarire
le
condizioni
che
rendono
possibile
quest
'
oggetto
.
Ora
se
è
così
,
comprendere
non
significa
,
per
ciò
che
riguarda
gli
uomini
,
necessariamente
perdonare
.
Può
anzi
condurre
a
una
condanna
più
grave
o
più
radicale
:
come
accade
quando
la
messa
in
luce
dei
modi
in
cui
un
'
azione
è
stata
effettuata
e
dei
moventi
che
l
'
hanno
suggerita
suscita
ripugnanza
,
orrore
o
raccapriccio
,
e
rafforza
la
convinzione
che
contro
quelle
forme
d
'
azione
la
società
deve
essere
energicamente
difesa
.
È
ben
certo
che
non
si
può
giudicare
un
uomo
senza
comprenderlo
,
perché
la
comprensione
è
la
condizione
indispensabile
affinché
quel
giudizio
non
decada
da
un
misurato
atto
di
ragione
a
una
reazione
incontrollata
e
brutale
.
La
comprensione
è
la
base
,
l
'
unica
base
possibile
,
di
ogni
equo
giudizio
che
l
'
uomo
può
dare
di
se
stesso
e
degli
altri
.
Ma
con
ciò
ancora
nulla
è
detto
circa
la
natura
di
questo
giudizio
,
che
può
essere
di
condanna
o
di
assoluzione
,
di
simpatia
o
di
ripugnanza
,
a
seconda
dei
casi
:
ma
non
può
essere
eliminato
o
reso
nullo
da
un
abbraccio
universale
che
includa
indiscriminatamente
il
tiranno
ed
il
martire
,
l
'
assassino
e
la
vittima
.
L
'
uguaglianza
degli
uomini
,
che
è
il
postulato
fondamentale
della
nostra
morale
e
dei
nostri
ordinamenti
giuridici
,
esige
che
ogni
uomo
sia
compreso
prima
di
venire
giudicato
.
Ma
gli
uomini
sono
diversi
perché
effettuano
scelte
diverse
,
talora
anche
nelle
identiche
circostanze
,
nel
corso
della
loro
vita
.
È
questa
diversità
che
,
per
comprenderli
,
bisogna
afferrare
e
mettere
in
luce
.
Si
può
certo
assumere
come
ideale
la
volontà
di
perdonare
a
tutti
e
a
ogni
costo
;
ma
si
può
far
questo
non
in
base
al
comprendere
,
che
diversifica
e
discrimina
,
ma
perché
si
prescinde
completamente
da
esso
.
StampaQuotidiana ,
In
realtà
,
i
cosiddetti
"
guai
giudiziari
"
di
Silvio
Berlusconi
non
appartengono
tutti
al
medesimo
ceppo
(
da
intendersi
come
blocco
...
)
.
Berlusconi
infatti
,
ha
molteplici
e
differenti
fronti
aperti
con
la
giustizia
-
più
qualcuno
appena
chiuso
con
pesanti
condanne
-
che
in
qualche
modo
rappresentano
,
dal
punto
di
vista
del
codice
penale
,
la
sua
intera
carriera
di
imprenditore
.
Andiamo
a
ritroso
.
RICICLAGGIO
SOLDI
DELLA
MAFIA
Attualmente
Silvio
Berlusconi
è
sotto
inchiesta
da
parte
della
Procura
della
Repubblica
di
Palermo
-
magistrato
delegato
alle
indagini
il
sostituto
procuratore
Domenico
Gozzo
-
per
l
'
ipotesi
di
reato
di
riciclaggio
di
capitali
provenienti
dalla
mafia
siciliana
,
la
meglio
nota
Cosa
Nostra
.
Questa
indagine
nasce
,
per
così
dire
,
come
"
costola
"
del
processo
in
corso
sempre
a
Palermo
contro
Marcello
Dell
'
Utri
,
a
sua
volta
accusato
di
connivenza
con
questa
organizzazione
criminale
(
vedi
articolo
in
pagina
).Stando
alle
scarne
informazioni
raccolte
in
ambienti
giudiziari
palermitani
,
a
dare
impulso
a
quest
'
azione
della
magistratura
contro
il
Cavaliere
è
stato
un
testimone
,
Filippo
Alberto
Rapisarda
,
potente
finanziere
siciliano
operante
a
Milano
dai
primi
anni
Settanta
.
Rapisarda
-
hanno
riferito
alcuni
giornali
fra
luglio
e
agosto
-
avrebbe
reso
a
più
riprese
testimonianze
il
cui
contenuto
sarebbe
di
estrema
gravità
.
Avrebbe
riferito
di
miliardi
ottenuti
da
Berlusconi
dalla
"
famiglia
"
(
in
senso
mafioso
)
dei
Salvo
,
boss
di
Salemi
.
Nino
e
Ignazio
Salvo
,
oggi
entrambi
deceduti
,
entrarono
nel
mirino
di
Giovanni
Falcone
già
a
metà
degli
anni
Ottanta
,
tanto
che
vennero
rinviati
a
giudizio
nel
primo
maxi
processo
alla
mafia
istruito
proprio
da
Falcone
.
Nino
non
fece
a
tempo
a
vedere
la
fine
del
dibattimento
,
morì
di
cancro
in
un
ospedale
di
Bellinzona
,
in
Svizzera
,
la
notte
del
18
gennaio
1986
.
Ignazio
verrà
ucciso
in
un
agguato
teso
da
Leoluca
Bagarella
e
altri
sicari
,
tra
i
quali
-
pensate
-
anche
Gaetano
Sangiorgi
,
marito
di
sua
nipote
,
Angela
Salvo
,
la
sera
del
17
settembre
1992.Ebbene
,
stando
alle
dichiarazioni
di
Rapisarda
,
sentito
-
ripeto
-
in
qualità
di
testimone
dalla
Procura
palermitana
,
il
Cavalier
Berlusconi
avrebbe
ottenuto
dai
cugini
Salvo
tramite
i
"
buoni
uffici
"
di
Marcello
Dell
'
Utri
un
ingentissimo
capitale.Il
"
prestito
"
,
sempre
che
si
possa
chiamare
così
,
sarebbe
stato
erogato
a
cavallo
tra
il
1977
e
il
1978
,
la
somma
era
di
5
miliardi
(
25
miliardi
e
353
milioni
di
oggi
-
fonte
Istat
)
.
Vero
,
falso
?
I
magistrati
,
coadiuvati
dalla
Direzione
Investigativa
Antimafia
e
da
esperti
della
Guardia
di
Finanza
,
stanno
verificando
.
Sempre
quest
'
estate
,
la
Procura
di
Palermo
ha
sequestrato
i
libri
societari
delle
22
Holding
(
Dalla
Holding
Italiana
Prima
alla
Ventiduesima
)
che
detengono
il
capitale
della
Fininvest
.
Anche
in
questo
caso
,
sono
in
corso
accertamenti
.
Soprattutto
,
si
cerca
di
capire
la
ragione
per
la
quale
Silvio
Berlusconi
per
una
larga
parte
degli
anni
Settanta
e
Ottanta
fece
amministrare
in
maniera
fiduciaria
forti
quote
di
queste
società
-
cassaforte
alla
finanziaria
Par.Ma.Fid
di
Milano
,
società
che
contemporaneamente
amministrava
parte
dei
beni
di
pericolosi
gangster
e
finanzieri
di
mafia
operanti
all
'
ombra
della
Madonnina
.
Come
vedete
,
al
di
là
delle
parole
di
molti
"
pentiti
"
,
non
ultimo
Francesco
Di
Carlo
,
che
ha
"
narrato
"
di
incontri
diretti
avvenuti
a
Milano
fra
Silvio
Berlusconi
,
Stefano
Bontate
e
Mimmo
Teresi
,
-
questi
ultimi
due
all
'
epoca
dei
fatti
(
metà
-
fine
anni
Settanta
)
ai
vertici
dell
'
organizzazione
mafiosa
-
c
'
è
ben
altro
su
cui
i
magistrati
vogliono
fare
chiarezza
.
E
per
la
verità
,
anche
noi
.
CORRUZIONE
DI
MAGISTRATI
ROMANI
Naturalmente
non
sono
solo
questi
-
come
si
diceva
-
i
"
guai
giudiziari
"
del
Cavaliere
di
Arcore
.
Ricordate
il
clamoroso
caso
Previti
,
Squillante
,
Pacifico
,
Acampora
?
Ebbene
,
a
Milano
i
magistrati
sospettano
fortemente
-
anzi
,
hanno
carte
bancarie
in
tal
senso
-
che
le
ingentissime
somme
"
girate
"
da
Cesare
Previti
ad
"
amici
"
magistrati
romani
(
leggermente
corrotti
...
)
in
realtà
provenissero
non
dai
"
risparmi
"
dell
'
avvocato
della
Fininvest
,
bensì
dalle
tasche
di
Berlusconi
tramite
la
vasta
ragnatela
societaria
estera
nelle
sue
mani
.
Anche
in
questo
caso
specifico
,
la
posta
è
altissima
.
Se
venisse
dimostrato
processualmente
il
ruolo
di
"
mandante
"
di
Berlusconi
nei
confronti
di
Previti
,
l
'
impero
finanziario
del
Cavaliere
crollerebbe
di
schianto
.
In
ballo
c
'
è
-
niente
di
meno
che
-
la
Mondadori
,
rimasta
per
un
lungo
periodo
al
centro
di
una
ferocissima
battaglia
legale
fra
De
Benedetti
e
il
Signore
della
Fininvest.Se
Previti
agì
per
corrompere
-
riuscendoci
-
i
magistrati
capitolini
che
alla
fine
in
effetti
diedero
"
ragione
"
al
Cavaliere
,
e
per
farlo
usò
proprio
i
soldi
del
Cavaliere
,
sarebbe
un
disastro
immane
per
Silvio
.
Dal
punto
di
vista
economico
,
si
innescherebbe
una
causa
per
danni
che
in
pratica
lo
porterebbe
diritto
alla
rovina
,
dal
punto
di
vista
dell
'
immagine
neanche
a
parlarne
,
sotto
il
profilo
strettamente
giudiziario
poi
,
nel
caso
venisse
condannato
,
il
reato
di
corruzione
di
magistrati
ha
una
rilevanza
assai
pesante
,
quanto
ad
anni
di
carcere
.
VIOLAZIONE
LEGGI
ANTITRUST
IN
SPAGNA
Se
questi
due
eventi
giudiziari
già
bastano
per
capire
quale
"
futuro
"
potrebbe
aspettare
Berlusconi
in
Italia
,
c
'
è
da
aggiungere
che
perfino
in
Spagna
i
giudici
vogliono
vederci
molto
chiaro
sulla
gestione
patrimoniale
della
televisione
impiantata
in
quella
nazione
dal
signor
Fininvest
.
L
'
ipotesi
al
vaglio
dei
giudici
spagnoli
circa
le
"
azioni
"
di
Berlusconi
è
di
aver
bellamente
violato
le
leggi
sia
sull
'
antitrust
,
sia
per
ciò
che
attiene
più
semplicemente
alla
tassazione
.
Tra
l
'
altro
,
Berlusconi
deve
prestare
la
massima
attenzione
a
quello
che
fa
,
rispetto
la
magistratura
iberica
.
Là
,
l
'
immunità
parlamentare
italiana
non
vale
,
sia
ben
chiaro
.
In
ogni
caso
,
questi
sono
solo
i
primi
nodi
che
stanno
venendo
al
pettine
.
CAPITOLO
BANCA
RASINI
Quando
qualcuno
si
prenderà
la
briga
di
"
aprire
"
il
capitolo
Banca
Rasini
,
magari
sequestrandone
l
'
archivio
tutt
'
oggi
esistente
,
magari
interrogando
alcuni
dei
suoi
ex
funzionari
tutt
'
oggi
in
pensione
(
non
al
cimitero
)
,
e
magari
anche
ponendo
qualche
domanda
a
qualcuno
degli
ex
correntisti
tutt
'
oggi
facilmente
rintracciabili
,
si
scriverebbero
pagine
davvero
inedite
della
storia
di
Silvio
Berlusconi
e
famiglia
.
Certi
comportamenti
,
certa
spregiudicatezza
,
certe
amicizie
non
si
inventano
dalla
sera
alla
mattina
.
Bisogna
avere
dei
maestri
,
e
il
giovane
Silvio
di
allora
ne
ebbe
più
d
'
uno
,
nella
banca
dove
lavorò
suo
padre
per
vent
'
anni
.
E
LUI
?
A
tutto
ciò
,
comunque
,
Berlusconi
risponde
in
maniera
scomposta
.
A
chi
gli
domanda
pubblicamente
spiegazioni
-
ad
esempio
il
sottoscritto
-
,
oppone
l
'
ira
dei
suoi
fedelissimi
e
l
'
azione
dei
suoi
legali
.
A
chi
testimonia
presso
i
magistrati
,
vedi
Rapisarda
,
querele
amplificate
da
potenti
campagne
televisive
e
della
carta
stampata
(
tutti
mezzi
da
lui
controllati
)
e
infine
direttamente
ai
giudici
impressionanti
pressioni
concentriche
a
cui
portano
man
forte
"
legioni
"
di
deputati
e
senatori
di
Forza
Italia
in
Parlamento
.
Di
fronte
a
questo
esercito
formidabile
,
che
dire
?
Golia
sembrava
invincibile
.
StampaQuotidiana ,
Una
delle
più
tristi
giornate
oggi
per
il
cronista
!
I
disordini
ordinari
erano
naturalmente
preveduti
.
poiché
la
deliberazione
presa
ieri
nei
locali
della
società
Ignazio
e
Vincenzo
Florio
,
di
mantenere
cioè
vivissima
l
'
agitazione
,
non
poteva
che
preludere
ai
gravi
tumulti
che
tutti
dobbiamo
deplorare
.
Ma
agli
operai
marittimi
si
unirono
anche
gli
agrumari
,
i
quali
perciò
si
astennero
pure
dal
lavoro
.
Anche
le
incassatrici
furono
invitate
ad
abbandonare
il
lavoro
,
e
dinanzi
un
magazzino
in
via
Principe
Belmonte
,
il
cui
proprietario
sig
.
Barba
si
era
opposto
a
che
le
sue
lavoranti
smettessero
dal
lavorare
,
accadde
il
primo
tafferuglio
nel
quale
si
distinsero
specialmente
le
donne
.
Verso
le
ore
7,30
tutte
le
incassatrici
e
gli
impiegati
alla
manifattura
delle
casse
di
agrumi
,
sbucando
dalla
via
Emerico
Amari
,
via
Principe
Belmonte
,
via
Stabile
,
via
Polacchi
gridando
,
anzi
imprecando
,
accorsero
in
via
Borgo
,
ove
si
riunivano
agli
operai
marittimi
.
Verso
le
ore
8
tutta
quella
massa
imponente
invase
i
locali
dell
'
officina
elettrica
e
dell
'
officina
dei
trams
,
gridando
sempre
a
squarciagola
,
invitando
quegli
operai
a
lasciare
il
lavoro
.
I
dimostranti
,
così
ingrossati
,
tornarono
in
via
Borgo
.
Quivi
diedero
l
'
assalto
ai
trams
elettrici
,
chiedendo
che
fosse
sospeso
il
servizio
e
poiché
guidatori
e
bigliettari
naturalmente
si
opposero
,
cominciarono
a
tirar
sassi
contro
le
vetture
,
frantumando
i
cristalli
.
Ma
i
guidatori
proseguirono
ciò
nonostante
il
loro
cammino
,
prima
lentamente
,
poi
a
tutta
velocità
,
riuscendo
così
a
sfuggire
agli
assalitori
che
continuarono
ad
inseguirli
per
un
buon
tratto
,
lanciando
sassi
.
Intanto
una
buona
parte
dei
dimostranti
volendo
ad
ogni
costo
impedire
che
circolassero
i
trams
,
servendosi
delle
barche
che
erano
a
secco
al
Sammuzzo
,
cominciarono
a
costruire
delle
barricate
,
nella
via
Borgo
,
all
'
altezza
di
via
Stabile
,
per
impedire
così
il
passaggio
alle
vetture
elettriche
.
Uomini
e
donne
trasportavano
le
barche
e
le
ponevano
una
sull
'
altra
gridando
:
Le
barricate
!
le
barricate
!
Vengono
suonati
gli
squilli
di
tromba
,
si
viene
a
colluttazione
fra
dimostranti
e
forza
pubblica
;
i
soldati
inastano
le
bajonette
,
ed
allora
il
capitano
ordina
la
carica
.
I
dimostranti
dapprincipio
resistono
,
e
qualche
sasso
vien
lanciato
contro
la
truppa
.
Donne
,
bambini
,
vecchi
,
cadono
trascinati
dalla
folla
,
spinti
,
urtati
,
stramazzano
a
terra
ed
i
contusi
non
son
pochi
.
La
situazione
è
davvero
emozionante
;
si
ha
la
prova
oramai
che
i
dimostranti
non
vogliono
fare
una
delle
solite
innocenti
proteste
:
essi
non
temono
le
bajonette
e
tentano
di
procedere
innanzi
,
rompendo
i
cordoni
della
truppa
.
Finalmente
militari
ed
agenti
di
pubblica
sicurezza
riescono
a
fare
indietreggiare
i
dimostranti
che
si
dividono
allora
in
due
grandi
colonne
,
una
delle
quali
si
avvia
per
la
via
Principe
Scordia
,
e
l
'
altra
è
spinta
fino
in
piazza
Ucciardone
.
Agli
operai
frattanto
s
'
erano
uniti
una
quantità
di
monelli
,
dalle
faccie
patibolari
,
che
sogliono
profittare
delle
tristi
circostanze
per
sfogare
il
loro
odio
contro
gli
agenti
dell
'
ordine
.
La
via
Maqueda
,
dal
tratto
di
Sant
'
Agostino
fino
ai
Quattro
Canti
è
addirittura
gremita
di
dimostranti
.
L
'
ispettore
cav
.
Marzullo
intima
loro
di
sciogliersi
,
ma
naturalmente
.
non
viene
obbedito
,
e
allora
vengono
suonati
i
soliti
squilli
di
tromba
che
echeggiano
questa
volta
sinistramente
.
Nessuno
però
si
mosse
e
i
soldati
vennero
allora
spinti
alla
carica
.
Neanco
questo
giovò
.
I
dimostranti
contendendo
il
terreno
passo
a
passo
,
cominciarono
a
lanciare
dei
sassi
contro
la
truppa
,
e
i
soldati
,
i
carabinieri
,
gli
agenti
,
tentando
di
schivare
quei
proiettili
che
spesso
però
colpivano
il
segno
,
continuarono
a
procedere
innanzi
,
armati
,
più
che
di
altro
,
di
pazienza
e
di
rassegnazione
.
Intanto
i
bersaglieri
respingono
i
dimostranti
fino
all
'
angolo
della
via
Celso
,
mentre
a
rinforzarli
sopraggiungono
due
compagnie
del
14°
fanteria
le
quali
si
dispongono
in
doppio
cordone
avanti
la
discesa
di
Piazza
Nuova
,
in
via
Maqueda
.
Vengono
suonati
gli
squilli
di
tromba
ma
i
dimostranti
inveiscono
contro
le
guardie
lanciando
grossissimi
sassi
.
È
un
momento
di
grande
trepidazione
.
Militari
ed
agenti
stanno
fermi
ai
loro
posti
,
apparentemente
tranquilli
,
e
spesso
vengono
colpiti
da
proiettili
più
o
meno
grossi
.
Il
maresciallo
dei
carabinieri
Pittaluga
viene
ferito
da
una
sassata
alla
tempia
destra
.
Vengono
frantumati
i
vetri
di
un
fanale
e
allora
il
desiderio
di
distruggere
spinge
la
folla
ad
atti
deplorevoli
.
I
vetri
di
tutti
i
fanali
che
sono
nella
via
Maqueda
cadono
infranti
;
il
fragore
dei
vetri
che
si
rompono
dà
alla
selvaggia
scena
un
aspetto
triste
.
Si
ripetono
gli
squilli
di
tromba
di
tanto
in
tanto
,
si
torna
a
fare
delle
cariche
,
ma
la
folla
dei
dimostranti
non
indietreggia
.
Per
un
momento
sembra
che
le
cose
debbano
calmarsi
,
ma
la
folla
ingrossa
sempre
più
,
e
diventa
più
pericolosa
.
Vengono
suonati
ancora
una
volta
gli
squilli
di
tromba
ma
i
dimostranti
inveiscono
contro
le
guardie
lanciando
grossissimi
sassi
.
È
un
momento
di
grande
trepidazione
.
Militari
ed
agenti
stanno
fermi
ai
loro
posti
,
apparentemente
tranquilli
,
e
spesso
vengono
colpiti
da
proiettili
più
o
meno
grossi
.
Il
maresciallo
dei
carabinieri
Pittaluga
viene
ferito
da
una
sassata
alla
tempia
destra
.
Vengono
frantumati
i
vetri
di
un
fanale
e
allora
il
desiderio
di
distruggere
spinge
la
folla
ad
atti
deplorevoli
.
Intanto
i
Quattro
Canti
di
città
,
tutta
la
via
Maqueda
,
il
corso
Vittorio
Emanuele
sano
occupati
militarmente
.
I
balconi
sono
addirittura
gremiti
,
grande
folla
tumultuante
fa
ressa
dietro
i
cordoni
della
truppa
.
Le
botteghe
sono
chiuse
,
gli
uffici
pubblici
,
alcuni
chiusi
,
alcuni
altri
,
come
il
Municipio
,
il
Palazzo
delle
Finanze
,
sono
custoditi
da
compagnie
di
soldati
.
Una
gran
folla
di
dimostranti
occupa
la
piazza
Pretoria
e
comincia
a
lanciar
sassi
contro
i
fanali
e
contro
le
finestre
del
Municipio
,
la
cui
porta
d
'
ingresso
è
chiusa
e
custodita
anche
da
cantonieri
municipali
.
Verso
le
ore
14
,
la
grande
maggioranza
degli
operai
dimostranti
si
ritira
e
prende
il
sopravvento
la
ciurmaglia
dei
malviventi
,
monelli
,
giovinastri
,
brutti
ceffi
,
tutto
insomma
il
più
putrescente
strato
sociale
.
Verso
le
ore
16
,
l
'
aspetto
della
città
è
caratteristicamente
triste
.
La
gente
si
affaccia
ai
balconi
,
guardando
in
fondo
alle
strade
,
dove
,
di
tanto
in
tanto
,
si
destano
dei
pànici
,
e
si
vede
la
gente
che
corre
per
ripararsi
da
un
qualche
guaio
.
Nei
quartieri
popolari
,
specialmente
nel
rione
Capo
,
per
quei
vicoletti
angusti
,
tortuosi
e
popolosi
,
squadre
di
monelli
e
di
giovani
di
aspetto
molto
dubbio
,
scorazzano
ogni
tanto
vociando
e
lanciando
sassi
ai
fanali
,
ai
balconi
e
alle
vetrine
dei
negozi
.
Le
botteghe
che
fin
da
stamane
si
erano
chiuse
,
poi
si
sono
man
mano
riaperte
;
ma
ad
ogni
irruzione
vandalica
che
si
annunzia
da
lontano
si
richiudono
rapidamente
.
StampaQuotidiana ,
Washington
,
12
marzo
,
notte
-
La
giornata
di
oggi
a
Washington
è
una
di
quelle
in
cui
la
parola
dominante
è
l
'
aggettivo
«
storico
»
.
La
si
sentiva
dovunque
:
nei
corridoi
del
Capitol
,
nelle
tribune
del
pubblico
,
tra
il
ticchettio
delle
macchine
per
scrivere
nella
sala
stampa
.
Il
discorso
che
Truman
ha
tenuto
al
Congresso
riunito
in
seduta
straordinaria
,
quali
che
siano
i
giudizi
sopra
il
programma
da
lui
esposto
e
le
premesse
che
spiegano
questo
programma
segna
indubbiamente
una
svolta
molto
importante
nella
storia
degli
Stati
Uniti
.
Ci
si
spiega
benissimo
come
non
pochi
colleghi
americani
siano
arrivati
a
chiamarlo
«
la
più
importante
decisione
di
politica
estera
dal
tempo
della
dichiarazione
di
Monroe
»
.
Il
discorso
di
oggi
significa
questo
:
Truman
ha
annunciato
ufficialmente
che
le
frontiere
dell
'
America
sono
in
Europa
e
più
precisamente
nel
Mediterraneo
.
La
richiesta
di
aiuti
alla
Grecia
e
alla
Turchia
di
per
sé
non
era
una
sorpresa
.
Ma
quello
che
dal
discorso
è
apparso
ormai
evidente
è
anzitutto
che
i
casi
della
Grecia
e
della
Turchia
sono
esempi
particolari
di
una
situazione
più
generale
e
che
essi
costituiscono
,
per
così
dire
,
la
pietra
di
paragone
per
quella
che
sarà
la
politica
americana
se
la
crisi
dovesse
spostarsi
in
altri
punti
.
Indubbiamente
il
Presidente
era
deciso
a
mettere
i
dati
del
problema
di
fronte
all
'
attenzione
del
Paese
non
senza
una
certa
voluta
rudezza
.
Gli
obiettivi
principali
del
drammatico
discorso
di
Truman
appaiono
tre
.
Uno
è
l
'
azione
sopra
l
'
opinione
pubblica
per
prepararla
a
un
programma
di
intervento
sempre
più
ampio
in
Europa
.
Il
secondo
è
l
'
ammonimento
alla
Russia
che
qualsiasi
passo
in
certe
direzioni
incontrerebbe
opposizione
aperta
e
porterebbe
a
conseguenze
incalcolabili
.
Il
terzo
è
quello
di
agire
indirettamente
sopra
i
negoziati
di
Mosca
rafforzando
la
mano
al
generale
Marshall
e
convincendo
la
Russia
che
,
ove
non
si
trovi
una
base
d
'
accordo
,
l
'
America
è
pronta
a
creare
in
Europa
un
sistema
di
equilibrio
decisamente
antirusso
.
Quanto
alle
reazioni
del
Congresso
,
mentre
si
prevede
che
non
mancheranno
critiche
,
tuttavia
i
leaders
di
ambedue
i
partiti
sembrano
decisi
ad
appoggiare
il
programma
del
Presidente
e
non
si
crede
che
esso
avrà
troppe
difficoltà
a
passare
.
Oltre
alla
richiesta
di
250
milioni
di
dollari
per
aiuti
alla
Grecia
e
di
150
milioni
per
aiuti
alla
Turchia
Truman
ha
chiesto
che
il
Congresso
autorizzi
,
dietro
domanda
dei
Governi
interessati
,
l
'
invio
in
Grecia
e
in
Turchia
di
personale
militare
e
civile
degli
Stati
Uniti
,
perché
assista
i
due
Paesi
nelle
attività
della
ricostruzione
;
ha
raccomandato
inoltre
che
sia
anche
conferita
la
potestà
di
istruire
e
allenare
elementi
scelti
greci
e
turchi
.
«
La
gravità
della
situazione
»
ha
detto
testualmente
Truman
«
è
tale
da
rendere
necessaria
la
mia
comparsa
davanti
al
Congresso
in
sessione
plenaria
.
»
Il
Presidente
ha
quindi
fatto
una
rapida
disamina
della
situazione
greca
e
dei
motivi
che
hanno
spinto
il
Governo
di
Atene
a
chiedere
d
'
urgenza
l
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
.
«
La
stessa
esistenza
dello
Stato
ellenico
»
ha
detto
Truman
«
è
messa
oggi
in
pericolo
dalla
attività
terroristica
di
molte
migliaia
di
armati
,
guidati
da
comunisti
,
che
sfidano
l
'
autorità
del
Governo
in
numerosi
luoghi
e
specialmente
lungo
le
zone
di
frontiera
settentrionali
.
»
Truman
ha
quindi
messo
in
rilievo
lo
stato
di
impotenza
in
cui
si
trova
attualmente
il
Governo
di
Atene
ed
ha
anche
fatto
notare
come
,
dopo
la
dichiarazione
della
Gran
Bretagna
relativa
alla
sua
impossibilità
di
continuare
a
prestare
aiuto
alla
Grecia
oltre
i131
marzo
,
solo
gli
Stati
Uniti
possano
rispondere
all
'
appello
del
Governo
di
Atene
.
«
E
gli
Stati
Uniti
»
ha
affermato
il
Presidente
«
devono
dare
questo
aiuto
alla
Grecia
.
»
Truman
è
passato
quindi
a
parlare
della
Turchia
ed
ha
messo
in
rilievo
come
questa
Nazione
abbia
chiesto
aiuto
e
assistenza
alla
Gran
Bretagna
e
agli
Stati
Uniti
per
il
mantenimento
della
sua
«
integrità
nazionale
»
.
«
Tale
integrità
è
essenziale
per
il
mantenimento
dell
'
ordine
nel
Medio
Oriente
.
E
poiché
,
anche
in
tal
caso
,
la
Gran
Bretagna
ha
dichiarato
di
non
essere
oltre
in
grado
di
prestare
assistenza
alla
Turchia
tocca
agli
Stati
Uniti
provvedere
.
»
«
Mi
rendo
perfettamente
conto
»
ha
detto
testualmente
Truman
«
delle
conseguenze
che
comporta
l
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
alla
Grecia
e
alla
Turchia
.
Uno
tra
i
principali
obiettivi
della
politica
estera
degli
Stati
Uniti
consiste
nella
creazione
di
condizioni
tali
da
consentire
a
noi
e
alle
altre
Nazioni
di
sceglierci
la
nostra
forma
di
vita
senza
subire
coercizione
alcuna
.
Per
questo
motivo
fondamentale
noi
abbiamo
combattuto
contro
la
Germania
e
il
Giappone
.
Proprio
per
garantire
tali
condizioni
di
libertà
a
tutte
le
Nazioni
gli
Stati
Uniti
hanno
assunto
un
ruolo
di
primo
piano
nella
creazione
dell
'
Organizzazione
delle
Nazioni
Unite
.
Ma
noi
non
realizzeremo
i
nostri
obiettivi
se
non
sapremo
aiutare
i
popoli
liberi
a
mantenere
libere
le
loro
istituzioni
e
la
loro
integrità
da
quei
movimenti
che
mirano
ad
imporre
ad
essi
regimi
totalitari
.
I
regimi
totalitari
imposti
a
popoli
liberi
attraverso
aggressioni
dirette
oppure
indirette
minacciano
la
pace
e
quindi
la
sicurezza
degli
Stati
Uniti
.
Molti
popoli
del
mondo
si
sono
visti
in
tempi
recenti
imporre
regimi
totalitari
contro
la
loro
volontà
.
Il
Governo
degli
Stati
Uniti
ha
più
volte
protestato
energicamente
contro
le
violazioni
degli
accordi
di
Yalta
commesse
in
Polonia
,
Romania
e
Bulgaria
.
Ma
io
devo
oggi
constatare
che
in
molti
altri
Paesi
si
sono
verificati
sviluppi
di
tale
natura
.
In
questo
momento
della
storia
del
mondo
quasi
tutte
le
Nazioni
devono
scegliere
tra
due
forme
di
vita
.
Questa
scelta
troppo
spesso
non
è
libera
.
Una
forma
di
vita
è
basata
sulla
volontà
della
maggioranza
e
si
distingue
per
liberi
istituti
,
Governo
rappresentativo
,
elezioni
libere
,
garanzie
delle
libertà
individuali
e
delle
libertà
di
parola
e
di
religione
nonché
della
libertà
dalla
oppressione
politica
.
La
seconda
forma
di
vita
si
basa
sulla
volontà
di
una
minoranza
coercitivamente
imposta
alla
maggioranza
.
Si
fonda
sul
terrore
e
l
'
oppressione
,
su
stampa
e
radio
controllate
,
su
elezioni
addomesticate
e
sulla
soppressione
delle
libertà
personali
.
Ritengo
che
la
linea
di
condotta
degli
Stati
Uniti
debba
sostenere
i
popoli
liberi
che
resistono
ai
tentativi
di
asservimento
da
parte
di
minoranze
armate
e
a
pressioni
esterne
.
Ritengo
sia
nostro
dovere
aiutare
popoli
liberi
a
forgiarsi
i
propri
destini
secondo
la
loro
volontà
.
Ritengo
che
il
nostro
aiuto
debba
estrinsecarsi
anzitutto
a
mezzo
di
soccorsi
economici
e
finanziari
,
indispensabili
alla
stabilità
economica
e
alla
vita
politica
regolare
.
»
Truman
ha
così
concluso
:
«
Questa
è
una
grave
strada
sulla
quale
ci
incamminiamo
.
Non
farei
queste
raccomandazioni
se
non
vi
fosse
un
'
alternativa
molto
più
grave
.
I
liberi
popoli
del
mondo
guardano
a
noi
perché
noi
li
assistiamo
nel
mantenimento
della
loro
libertà
.
Se
noi
esitiamo
ad
assumere
tale
responsabilità
,
rischiamo
di
mettere
in
pericolo
la
pace
del
mondo
e
metteremo
certamente
in
pericolo
il
benessere
della
nostra
Nazione
»
.