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L ' ingegnere Sada , milanese , ha ultimato il nuovo teatro Massimo di Catania , al quale darà il suo nome Vincenzo Bellini . Il nuovo teatro sorge dove era un giorno l ' arena Pacini ; ha la facciata sullo stile del Rinascimento , e si compone di due ordini di archeggiate sovrapposte ; undici busti di illustri musicisti adornano la facciata . Due altri , uno dello stile del 1500 l ' altro dello stile 1600 , danno accesso al teatro , del quale la platea misura 22 metri di lunghezza e 19 di larghezza . È alto 22 metri e mezzo , ha quattro ordini di palchi e un quinto , parte a palchi parte a gallerie ; nel centro del soffitto campeggia un quadro : l ' apoteosi di Bellini . Il palcoscenico è uno dei più grandi d ' Italia : è alto 22 metri e lungo 33 . L ' illuminazione è di 1500 fiammelle : il sipario è d ' amianto , numerosissime le uscite e ampie e sei immensi serbatoi d ' acqua sul palcoscenico , che in un minuto allagherebbero uno spazio di 60 metri cubi . Quest ' opera colossale , che sarà un trionfo per l ' ingegnere Sada e per gli artisti che con lui collaborano , s ' inaugurerà nella prossima primavera .
Un Papa ottimista ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
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Se scrivessi di avere visto negli ultimi quindici anni riaccendersi il contrasto religioso che percorre la seconda metà del '600 e gran parte del '700 tra giansenisti e gesuiti , tra fautori del rigorismo morale ed assertori dell ' indulgenza , tra sostenitori della porta stretta , della salvezza dei pochi , dell ' essere l ' umanità massa dannata , e chi asserisce che la Redenzione consente la salvezza di tutti : ogni lettore penserebbe che sia uscito di senno . I più indulgenti accennerebbero alla deformazione dell ' uomo di studio , che crede di vedere il mondo riflesso nel piccolissimo settore su cui si è affisso . Ed in effetto chiunque sa che viviamo in un mondo in cui le preoccupazioni religiose hanno scarso posto , e solo strette cerchie le condividono . Se ci si limita però a queste , è tuttavia agevole cogliere che la posizione di quelli che si chiamano conservatori rispecchia l ' atteggiamento dei giansenisti di tre secoli or sono : gli uomini si debbono piegare alla legge di Dio , se pure la trovino dura o sembri loro irragionevole ; e non possono pretendere sia invece tale legge a piegarsi alle loro esigenze ; la natura umana è sostanzialmente cattiva , ed occorre il principio di autorità per tenerla a freno ; le passioni vanno rattenute : nulla di più deleterio del lasciar credere che il peccato universalmente praticato cessi di esser tale . Quelli che sembrano innovatori non pretendono certo ad un ' abrogazione di leggi divine per volontà umana , ma ritengono che solo poche norme fondamentali siano dettate per gli uomini di ogni tempo e luogo , ed il precetto , veramente immutabile , di carità ed amore vada tradotto in regole di condotta diverse secondo i tempi . E così che certa precettistica , che una volta raggiungeva un fine di bene , abbia ad essere abbandonata se si constata che ottiene oggi un risultato antitetico ; la regola sempre valida , di cercare di trarre alla verità , alla buona condotta di vita , i fratelli , implica metodi di attuazione differenti secondo i tempi ; nello stesso modo che i genitori si comportano diversamente verso i figli a seconda della loro età , dei caratteri , delle crisi che attraversano . Contrasto che non assume le note acute di quello già ricordato di altri secoli ; ma che sussiste ; ed in cui sono del pari rispettabili le posizioni delle due parti . Non vorrei dispiacere al padre Ernesto Balducci dicendogli che queste considerazioni mi venivano innanzi man mano che leggevo il suo libro così bello , così ricco , Papa Giovanni , uscito in questi giorni : che lo leggevo con vivo consenso . Non vorrei dispiacergli , in quanto egli ha scritto in testa al libro : " Papa Giovanni non è stato per me un pretesto per dire altre cose ... è così facile partire da lui per sviluppare un discorso tutto nostro , di cui egli non avrebbe mai accettato la paternità " ; e potrebbe apparire che io voglia contrastargli . Ma chi ha vena di storico non può non inquadrare ; e l ' uomo più religioso avverte che nulla si opera per salti , che anche gli eventi che sono frutto immediato della grazia di Dio , persino i miracoli , hanno una preparazione storica : quella che porta gli uomini a comprenderli . Nulla di eterodosso nel dire che l ' avvento del Messia fu preceduto da almeno tre secoli che portarono una spiritualizzazione dell ' ebraismo , l ' attitudine a divenire da religione di un popolo religione universale , e , nel mondo pagano , fecero lievitare l ' idea di un Dio unico , dietro lo schermo di dei troppo simili ad uomini . Papa Giovanni non poteva nascere nel medioevo ; e se un neo c ' è nel libro del Balducci , è di lasciare in ombra che ci furono non pochi che pur tacendo , perché in posizioni religiose o politiche che non consentivano la critica ad un Papa , ritennero dannosa la sua mansuetudine , ed hanno rialzato alquanto la testa dopo la sua scomparsa . D ' altronde anche padre Balducci , pure proponendosi di guardare la mirabile vita ed indole di Angelo Roncalli , e volendo evitare ogni inquadratura storica , deve ricordare quella che sarebbe stata la caratteristica del suo pontificato : il mondo moderno si era organizzato secondo valori nuovi , " che la Chiesa misurava più nelle loro energie di divergenza dalla fede che nella loro virtualità di convergenza " ; la teologia sviluppava " un certo tipo di formulazione , che ben rispondeva all ' intenzionalità polemica che guidava la Chiesa , ma rendeva sempre meno accessibile all ' uomo laicizzato il patrimonio dell ' insegnamento cattolico " ; papa Giovanni ha compreso " che l ' opera della Chiesa non può esaurirsi nella polemica " , che gli errori persistono , ma hanno perduto gran parte dell ' antica pertinacia e soprattutto la presunzione di porsi come alternativa alla verità di Cristo ; onde la Chiesa può piuttosto che arrestarsi nella polemica , " attendere a riproporre la verità cattolica entro una formulazione più adatta all ' intelligenza moderna " . Mi pare quindi si possa ben dire che il papato di Giovanni XXIII , pur essendo la rivelazione di un uomo che alla profondissima fede univa la scintilla del genio , s ' inquadra in un ' epoca ; ha nella storia la sua preparazione ; sbocca nel riconoscere che molti valori fino allora oppugnati non sono inconciliabili con la Chiesa , che questa deve proseguire il suo cammino , anziché spendere il meglio delle sue forze in vecchie polemiche . La preparazione consiste da una parte in movimenti interni alla Chiesa , ma avversati o condannati dalla S . Sede , che sono le varie sinistre cattoliche , e soprattutto i gruppi francesi che vogliono il colloquio con tutti , anche e soprattutto con il mondo comunista , e ( a ragione od a torto , non importa ) sono tratti a vedere negli atteggiamenti antireligiosi od anticristiani del mondo d ' oltre cortina od afroasiatico non connotazioni incancellabili , ma reazioni a posizioni tradizionali cattoliche . Per un ' altra parte questa preparazione si ha nel pontificato di Pio XII , in lati che sfuggono all ' attenzione degli studiosi laici : la rottura dell ' immobilismo , anche a rischio di dare scandalo , con le innovazioni liturgiche ( la Messa pomeridiana che trova ancor oggi ripugnanze in chi non sa disgiungere liturgia e tradizione ) e l ' accettazione , in tema di interpretazione della parte più antica , ma essenziale , del Vecchio Testamento , di tesi che sarebbero state sicuramente condannate al tempo della campagna antimodernista . Naturalmente non era questa che preparazione : che avrebbe pur potuto costituire una via senza uscita se non fosse sopravvenuto Angelo Roncalli . E bene nel libro di padre Balducci si accentua che con l ' elezione al pontificato parve nascere un altro uomo ; nunzio in Francia era stato ritenuto un integralista ; né nunzio né patriarca aveva neppure accennato agli ardimenti che ebbe pontefice . Padre Balducci spiega ciò con il profondo senso chiesastico , la completa obbedienza del prelato ; fino a che in posizione subordinata , sole sue direttive quelle del papa regnante ; soltanto dopo salito al soglio pontificio poté imprimere alla Chiesa un impulso diverso da quello datovi dai suoi predecessori . Pure felicemente il libro ricorda come nell ' opera di Giovanni XXIII tutto seguisse alla insegna della semplicità : " Le decisioni più geniali egli le ha prese come se fossero normali provvedimenti , dissimulando la loro effettiva grandiosità con sorriso casalingo e con linguaggio festivo ... ha detto con parole povere , cose grandi " . E pur questo , del mutato tono , del rendersi conto che oggi i popoli non sono più portati alla riverenza dallo stile e dalle forme esteriori , è stato un adeguamento ai tempi ; ma altresì un aderire alla posizione ottimistica , che non giudica gli uomini incapaci a comprendere quel che può esservi di grande in un messaggio , ad esserne toccati , se non attraverso la magniloquenza . Un credere nei fratelli .
Il «crociato siculo» ( Montanelli Indro , 1979 )
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Un amico palermitano mi ha mandato una cartolina con una veduta della sua città in cui spicca il convitto Don Bosco , soffocato in mezzo a tanti altri edifici . Un tempo - un tempo che ho fatto in tempo a conoscere - , al posto di quella mareggiata di cemento , c ' era uno stupendo parco . Al centro del parco c ' era una stupenda villa , la villa Ranchibile , e al centro della villa c ' era uno dei più bizzarri personaggi che si potessero incontrare nella pur bizzarrissima Sicilia : il principe di Maletto . Non l ' ho conosciuto : è morto , credo , prima ch ' io nascessi . Ma ho avuto come compagno d ' arme , proprio lì a Palermo , un suo nipote , che me ne raccontò le avventure , del resto note a tutta la città . Erano avventure sedentarie perché il principe non si mosse mai dalla sua casa , anzi dalla sua biblioteca . Solitario e misantropo , afflitto da una sorta di agorafobia , il mondo esterno se l ' era ricostruito sui libri che divorava insaziabilmente . A un certo punto sprofondò in quelli sulle Crociate , e tanto vi s ' immerse e compenetrò che alla fine concepì il disegno di farne una per conto suo , ma dal vero , cioè tutta a piedi e in costume dell ' epoca : lungo saio di tela grezza con la croce bianca disegnata sul petto , cappuccio , spada e scudo . Il sarto non si meravigliò molto quando il principe gli fece quell ' ordinativo per sé e per Alfio , il suo cuoco , da cui naturalmente egli si sarebbe fatto accompagnare come i Cavalieri dell ' epoca dai loro famigli : era abituato alle stranezze di quel suo cliente . A meravigliarsi , quando il principe gli comunicò la sua decisione , fu Alfio , al quale parve incredibile che il suo padrone si fosse deciso a mettere il naso fuori di casa . « Voscienza perdoni » disse . « Ma quanto ci vuole per arrivare a Gerusalemme ? » « A una media di venticinque chilometri al giorno , duemilacinquecentosettantasei giorni , compresi quelli di riposo per la domenica e le feste consacrate » rispose il principe squadernando sotto gli occhi atterriti del cuoco la carta geografica su cui aveva disegnato tutto l ' itinerario . « E come lascio la famiglia per tutto questo tempo ? » balbettò il poveretto quando ebbe ripreso fiato « e pure a voscienza la pasta con le sarde come ce la faccio ? » « Me la farai , me la farai : il Signore non ci abbandonerà proprio quando andiamo in pellegrinaggio al suo Santo Sepolcro » rispose placidamente il principe . E per un paio di settimane tenne il poveruomo nell ' angoscia di quella partenza , citandogli l ' esempio dei servitori del Medio Evo che non muovevano obiezioni , anzi seguivano con entusiasmo il loro signore quando li conduceva in Terrasanta . Poi , una bella mattina , gli annunciò che il pellegrinaggio lo avrebbero fatto senza muoversi di lì , dentro il parco , e quindi non si preoccupasse della pasta con le sarde : l ' avrebbero mangiata come sempre , cucinata come sempre , se non dalle mani del cuoco , da quelle della moglie del cuoco . Il principe aveva studiato mesi e mesi per calcolare quanti giri del parco occorrevano per coprire idealmente la distanza fra Palermo e Gerusalemme . Suo nipote me lo disse , ma non me lo ricordo . Comunque , erano diecine di migliaia . E gli sembrava che il Signore potesse contentarsene , anche se li faceva intorno alla villa . I due crociati partirono all ' alba di un giorno di primavera , presente il parroco che gli diede la benedizione . Il principe era stato molto incerto se noleggiare , per ragioni di verisimiglianza , un cavallo . Ma poi ci aveva rinunziato per non attribuirsi - aveva detto - un trattamento di favore rispetto ad Alfio , in realtà perché non aveva mai cavalcato e aveva paura di cascare . Consentì però ad Alfio di comprare un mulo per caricarvi il bagaglio perché il principe , sempre per ragioni di verisimiglianza , lo voleva sia pur ridotto , ma completo . C ' erano la tunica e i calzari di ricambio , le pezze da piedi , le fiasche d ' acqua per l ' attraversamento dei deserti , il libro dei salmi e gl ' itinerari con le date perché , come aveva spiegato ad Alfio , bisognava essere puntuali agli appuntamenti con Goffredo di Buglione , Tancredi e gli altri comandanti di colonna . Il primo giorno camminarono sette ore , quattro al mattino , tre al pomeriggio , con siesta sotto un leccio al centro del parco , dove la moglie di Alfio li raggiunse con la pasta alle sarde . Alfio la trovò scotta , ma il principe lo redarguì severamente : i veri crociati , disse , non avevano mangiato per anni che orzo e fave , quando li trovavano . Per cui , dopo il pasto , gli ordinò un certo numero di pateravegloria di ringraziamento al Signore per la manna che gli aveva dato . Quando calò il sole , drizzarono una specie di tenda , di cui il principe aveva studiato e fatto copiare il modello sull ' iconografia medievale , ci misero a dormire il mulo , e ritornarono in villa , ma senza smettere la loro divisa di crociati . Prima di andare a letto pregarono che il Signore gli desse la forza di arrivare fino al suo Santo Sepolcro . L ' indomani ricominciarono , sempre al canto del gallo e con la benedizione del parroco ( il quale però disse che d ' allora in poi sarebbe venuto una volta la settimana : bastava ) . D ' estate cambiarono orario : partivano addirittura al buio , e alle dieci si fermavano , per lasciare che la calura si sfogasse , facendo sosta e siesta presso una fontanella che , secondo il principe , era quella del Clitunno , dove , secondo i suoi calcoli , erano arrivati . Alfio si arrampicava su un muretto , metteva una mano a visiera sugli occhi , e scrutava l ' orizzonte . « Vedi nessuno ? » gli chiedeva il principe . «Nessuno.» « Sono in ritardo » diceva il principe con disappunto , e si rimetteva a consultare le carte con gli orari . Oppure Alfio diceva : « C ' è gente » . « Sono i nostri » gli faceva eco il principe . « Dio sia lodato . » Riprendevano a camminare al tramonto , e quando si accendevano le luci della città , il principe annunciava : « E Lubiana » . Camminarono anni , e il loro passo si faceva sempre più stanco perché diventavano vecchi . Alfio chiese una riduzione di orario , ma inutilmente . « Qua non arriviamo più » brontolava . « Dobbiamo arrivare , e per questo dobbiamo camminare : il Signore ce ne darà la forza . Così diceva Goffredo , e così dobbiamo dire noi . » « E picchì ? » chiedeva Alfio . « Chi è questo Goffredo ? » Ma il principe non lo ascoltava . « Perché avremmo vissuto » diceva « se non per vedere il Santo Sepolcro ? » « Mio padre e mio nonno hanno vissuto » rispondeva Alfio . « E che , il Santo Sepolcro hanno visto ? Bagheria hanno visto . » Il mulo morì , bisognò rimpiazzarlo . Morì anche il parroco , e il suo giovane sostituto si rifiutò di venire a dare la benedizione ai pellegrini . Infine morì anche una sorella del principe , che stava all ' altro capo della città . Ma il principe non poté andarla a vedere , e nemmeno partecipare ai suoi funerali , perché in quel momento era in vista di Costantinopoli . Le ultime tappe furono penose perché il principe soffriva di prostata , e ogni poco doveva fermarsi . Ma l ' approssimarsi di Gerusalemme moltiplicava le sue forze . E l ' arrivo fu epico . Il principe fece l ' ultimo chilometro quasi di corsa , recitò a fiato mozzo il Tasso : « Ecco apparir Gerusalem si vede - ecco additar Gerusalem si scorge - , ecco da mille voci unitamente - Gerusalemme salutar si sente » , e cadde in ginocchio . Anche Alfio era contento : contento di aver finito quella sgambata . I giorni successivi i due crociati fecero il giro dei Luoghi Santi , raccogliendosi in preghiera su ognuno di essi . Caricarono il mulo di reliquie . Poi il principe annunciò : « E ora intraprendiamo la strada del ritorno » . Alfio lo fissò , capì le sue intenzioni , si sfilò di dosso tunica e cappuccio e , indicando con la mano la villa , rispose : « A Gerusalemme sugnu e a Gerusalemme sto » . Stavolta però il principe gli dette ragione . Anche lui rimase a Gerusalemme , e due anni dopo ci morì . Le sue ultime parole furono : « Dite al Conte Goffredo ... » .
Si riapre il Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
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L ' ultima sessione del Concilio non si apre nel clima di grandi speranze che in molti - non in chi da anni segue attentamente la vita della Chiesa - ne avevano accompagnato gli inizi . Non ci saranno ritorni di fratelli separati ; probabilmente usciranno attenuati od edulcorati i testi su cui più si appuntava l ' attenzione generale , quello in tema di libertà religiosa , l ' altro che avrebbe dovuto togliere all ' antisemitismo ogni arma suscettibile di passare come di marca cattolica . Attraverso la già pubblicata costituzione dogmatica " De Ecclesia " sappiamo che , con tutte le parole di alto rispetto per la dignità dei vescovi , nulla è mutato alle posizioni poste dal primo Concilio Vaticano ; viene ribadito che il corpo dei vescovi ha potere solo quando agisce con il Papa , che quanto questi dispone ha valore immediato , non per il consenso della Chiesa ( e che non si sia mosso alcun passo verso un episcopalismo , non è ragione di rammarico per chi teme la debolezza degli episcopati nazionali di fronte al potere politico od alle passioni popolari ) . La medesima Costituzione parla di una dignità e di un apostolato dei laici , ma in nulla modifica la posizione loro fatta dal vecchio diritto canonico . Non sembra probabile che si abbia qualche novità sensazionale : diaconi coniugati od una norma generale che autorizzi il sacerdote a ritornare al secolo ed a contrarre matrimonio quando non si senta più pari al suo compito . Quel che invece sicuramente rimarrà , sarà il clima di distensione nei rapporti con le altre confessioni ed altresì con quanti , pure dichiarando di non avere la fede , non siano oppositori della Chiesa , non cerchino di distruggere la fede altrui . La prevalenza dei latini sui cattolici di rito e tradizione orientale trova termine ; si ammette nella Costituzione dedicata alla Chiesa d ' oriente che siano possibili matrimoni tra cattolici ed acattolici con la semplice presenza di un sacerdote , ma senza seguire il rito dei cattolici ; si ammette , sia pure eccezionalmente , la possibilità di funzioni sacre celebrate insieme con gli appartenenti a Chiese separate da Roma . Il decreto sull ' ecumenismo , pieno di rispetto per le Chiese sedicenti ortodosse , è pur riguardoso nei pochi paragrafi destinati ai protestanti ; naturalmente parte dal principio che la Chiesa soltanto ha la pienezza della verità ; onde riprova certo irenismo che per venire incontro ai separati danneggerebbe la purezza della dottrina cattolica cd oscurerebbe il suo senso genuino . Nella Costituzione sulla Chiesa , quel che è detto della Vergine non allarga ulteriormente il fossato che separa dai protestanti . Fuori delle Costituzioni e del diritto scritto , pare certo che il clima è molto mutato , e probabilmente senza ritorni , da quello ch ' era ancora trent ' anni or sono ; non c ' è più l ' orrore per il sacerdote che ha dismesso l ' abito e si è sposato ; oggi il vescovo benefico , veramente paterno , è più considerato di quello grande costruttore di seminari e di chiese per cui riusciva a trovare fondi , grande manipolatore di elezioni . Delusione per l ' evoluzione seguita dal giorno dell ' apertura del Concilio ? In certi ambienti , più d ' oltr ' Alpe che italiani , sicuramente sì . Ma sarebbe scambiare la minor parte con la massa dei cattolici parlare di delusione senz ' altro . Invero oggi più che mai lo schieramento cattolico è così vasto e con tale diversità di posizioni , che resta impossibile valutare in termini generali . Ci sono quelli che vorrebbero tornare alla purezza evangelica , alla Chiesa povera , e quelli attaccati più che mai al clima costantiniano , ai concordati , allo Stato che paga le congrue , al braccio secolare . Ci sono quelli cui il catechismo , certe dottrine tradizionali , certe devozioni sembrano scorie morte ; certe credenze , che non costituiscono articolo di fede ma che sarebbe irrispettoso dichiarare superstizione , offendono . Altri , invece , si trovano a loro agio nelle vecchie forme ; c ' è una massa che non vive nel clima del tomismo né in quello del Vangelo , bensì nell ' altro dei santi miracolosi , delle rivelazioni di S . Margherita Alacoque o della Vergine di Fatima , che ignora tutto del Vecchio e del Nuovo Testamento , per cui la grande figura del Cristo è al più il S . Cuore . L ' uomo di fede sa che Dio gradirà i più umili omaggi , che probabilmente più di un semplice dell ' ultima schiera passerà dinanzi a quelli che hanno cercato l ' acqua più pura della Rivelazione . Ma quali problemi si presentano ai reggitori . Se siamo in un certo numero a ringraziare Dio di averci fatto vivere gli anni di Giovanni XXIII , molti ne furono scandalizzati ( circolò alla sua morte la frase che sarebbero occorsi quarant ' anni per riparare al male che aveva fatto in quattro ) ; parecchi sono rimasti turbati dalle novità liturgiche succedutesi da Pio XII a Paolo VI . E c ' è un dato conturbante . Contro tutte le previsioni che il mondo colto , la classe politica formulava cento anni or sono , l ' ascendente morale , la potenza della Chiesa è andata costantemente crescendo , senza interruzioni . Lo scandalo dato alla cultura dalla formulazione dei decreti antimodernisti non ha nemmeno rallentato quest ' ascesa . Nei paesi già rigorosamente protestanti , Olanda , molti Cantoni svizzeri , Ginevra anzitutto , l ' avanzata cattolica è impressionante ; gli Stati Uniti hanno potuto avere un presidente cattolico , la posizione dell ' attuale presidente non è stata nemmeno scalfita dalla conversione di una sua figlia al cattolicesimo . Conversioni in senso opposto non se ne danno ( nessun rilievo certi movimenti di umili ; ondate che si dissolvono nell ' ambito di una generazione ) . Di fronte a quest ' ascesa costante si comprendono le esitazioni all ' idea di mutamenti profondi . Quando mai si abbandona una direttiva nel momento che segna i maggiori successi ? E tuttavia un profondo istinto , che trova nella ragione argomenti di conforto , ci dice che questo successo non è in profondità , non è caratterizzato da un ritorno degli uomini alla preoccupazione del volere di Dio , al bene . I sacerdoti più a contatto con le coscienze non hanno la tonalità ottimistica di quelli che vivono nel clima costantiniano , che stipulano concordati . Malgrado certo ottimismo di comando l ' umanità ha preoccupazioni come non mai . Si eviterà l ' urto delle razze ? Si otterranno tanti beni da soddisfare la popolazione del mondo sempre in aumento ? Si potranno abbassare le muraglie che dividono paesi poveri e ricchi , o la difesa del proprio benessere non renderà sempre più aspri e crudeli , fino a far risorgere mostruosità che speriamo debellate per sempre ? La Chiesa non può senza rinnegare il suo ecumenismo rassegnarsi a restare spettatrice , sia pure orante , in quella che sarà la vicenda , speriamo non tragica , dei prossimi cento anni . Non può non esserle d ' incitamento il ricordo di quel che fu , all ' incirca tredici secoli or sono , il suo compito nella fusione di popoli già plasmati dalla civiltà greco - romana e di barbari . Ma tutti avvertiamo che ad espletare questo compito di patrocinare fusioni , di mitigare egoismi e ferocie , non saranno idonei quanti credono che la fede sbocchi dall ' apprendere il catechismo , quanti sono attaccati alle leggende ed alle pie devozioni , quanti vivono sotto l ' incubo della eresia , e neppure quanti , legati al clima costantiniano , reclamano privilegi per la Chiesa . Solo uomini de ] clima giovanneo , capaci come il Redentore di guardare oltre le dottrine nel cuore dei fratelli , con tesori di comprensione e di amore che rompono ogni argine teologico , con il coraggio che consente di camminare sulle acque , potranno essere atti a tanto .
Naufraghi del cielo ( Montale Eugenio , 1970 )
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Mentre scrivo ( sono le ore 15 del 16 aprile ) non so ancora se gli astronauti dell ' Apollo 13 riusciranno ad ammarare felicemente ... in mare , ciò che sarebbe fatto assai raro perché di solito il verbo ammarare ( io preferisco la forma amarrare ) significa il raggiungimento della terraferma dal mare . L ' infelice esito del tredicesimo ludo apollineo non porrà certo fine ai viaggi spaziali , anzi sarà considerato come una « sfida » che bisogna accettare perché l ' onore della scienza non tollera smentite . Il « mirabil mostro » ( cfr. Vincenzo Monti , ode Al Signor di Montgolfier ) sarà certo sostituito da un altro che porterà un numero meno infausto e raggiungerà i previsti obiettivi . Ma messe a parte eventuali congratulazioni o condoglianze - e facciamo i debiti scongiuri - quel che vorrei sottolineare è il carattere illogico , irrazionale , di simili tentativi . Sembra un paradosso : le imprese dell ' uomo , le conquiste della tecnica sono da un lato il trionfo della mente umana , dall ' altro il fatto evidente che la scienza « non pensa » e non lo può costituzionalmente . Se la scienza pensasse si troverebbe di fronte all ' opzione tra il bene e il male , tra l ' utile e l ' inutile , tra la felicità e l ' infelicità : e dovrebbe trarne le debite conseguenze . Ma questo non avviene né risulta che sia mai avvenuto . La scienza non opta perché non conosce : la scienza agisce , confronta , trova ( e talvolta trova cose utilissime ) , ma la sorte dell ' uomo le è del tutto indifferente . In questo la scienza è un prolungamento della natura . E opinione assai diffusa che l ' ingegno dell ' uomo vinca e domini gli ostacoli dell ' avversa natura , ma non è così . Natura e scienza rivelano la loro profonda affinità per il fatto ch ' esse sono le sole e invincibili nemiche dell ' uomo . E ' molto strano ( anche se comprensibile ) che sorgano società per la protezione della natura . Io stesso inorridisco per la scomparsa degli alberi , per l ' insania dei parlamentari che permettono il barbaro aucupio con le reti ; io stesso mi commuovo pensando che Venezia sarà , un giorno , visitata solo da coraggiosi sommozzatori . Ma questo non toglie nulla all ' evidenza che la natura può fare a meno dell ' uomo e che l ' uomo ha qualche giustificazione quando tenta , con sporadici successi , di sopprimerla . Avversa la natura , neutra o agnostica la scienza , che cosa resta all ' uomo ? Certamente il pensiero , non il pensiero che crea il mondo e la storia ( idealismo , marxismo ecc . ) , ma il pensiero che l ' ignoranza è una forma del tutto oscura ed embrionale della conoscenza . La sola autentica , in ogni modo . Tutto il resto è vanità ; è astronautica , è riforma della scuola , riforma del clero , riforma della burocrazia ( figuriamoci ! ) , riforma delle riforme , di tutto ciò che aiuta a vivere perché con la verità non è neppure concepibile la vita . ( Postilla . E la vita stessa sarebbe dunque inutile ? No assolutamente , perché io credo che la vita sia una cosa meravigliosa . )
Il volto nuovo della Chiesa ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
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Talora i contemporanei non hanno coscienza di vivere anni che la storia considererà come periodo ( l ' importanza vitale per un paese od una istituzione , se non per tutta una civiltà ( ed a volte invece sembrano di somma importanza eventi che tra non molto appariranno di nessun rilievo ) . Ho l ' impressione che stiasi verificando ( con il ritmo accelerato , la condensazione nel tempo , che distingue il nostro secolo rispetto ai precedenti ) una nuova riforma cattolica , di non minore rilievo di quelle del sec. XI e della seconda metà del Cinquecento . Mi parrebbe ingiusto non ricordare che la prima scossa all ' immobilismo venne da Pio XII ; quello di Giovanni XXIII fu il periodo eroico , Paolo VI lo continua e ne segnerà , pensiamo , le realizzazioni . Molti avevamo avuto il torto di scorgere il Concilio come teso verso una unione delle Chiese , e non irragionevolmente , guardando questa mèta , eravamo piuttosto scettici ; pensavamo che già un grande passo si era compiuto smussando tutte le asprezze , non parlando più di eretici e scismatici , ma di fratelli separati , e che altro non si poteva ora ottenere . Chi aveva occhi spassionati si accorgeva , sì , che appariva nella Chiesa un rigoglio di riacquistata giovinezza , quale ahimè non si nota negli organismi statali ; nuove leve di chierici volenterosi fino all ' entusiasmo , qualche raro fenomeno di turbolenza chiaramente originata da troppo amore ( i volontari che muovono all ' attacco prima del tempo ) . Ma non ci eravamo resi conto - ed occorre riconoscere che per questo l ' Italia non era l ' osservatorio più adatto - che il tempo era maturo per qualcosa di ben più importante che non la riunione a Roma di qualche Chiesa orientale : per una grande revisione delle posizioni del cattolicesimo , una depurazione dalle incrostazioni ben più radicale di quella che costantemente ma lentamente segue , un adeguamento intelligente al compito di riconquista di un mondo che molte generazioni di uomini di chiesa si limitavano a condannare . Giovedì scorso , dopo il voto sulla collegialità dell ' episcopato , il giornale Le Monde scriveva : " Il Vaticano II ha provato il proprio vigore , la propria intuizione di un ' epoca caratterizzata ad un tempo dal bisogno di decentramento e di libertà e dalla sua nostalgia di convergenza . Il Vaticano II ha realmente completato il Vaticano I senza soluzione di continuità con il passato , senza scosse inutili , senza respingere quelli che erano più propensi a guardare il passato che l ' avvenire " . Senza attendere i testi definitivi , che potranno anche contenere qualche attenuazione , qualche concessione ai vescovi italiani e spagnoli che rispecchiano masse di fedeli timorose di sentir pronunciare parole nuove , mi pare definitiva e senza possibilità di ritorno l ' ammissione del pieno rispetto che merita l ' uomo che opera secondo i suoi convincimenti , che cerca la verità anche se giunga a conclusioni antitetiche a quelle della Chiesa ; il togliere ogni appoggio in testi ecclesiastici all ' antisemitismo : proclamare che i vescovi , indipendentemente dall ' essere preposti ad una sede , formano il corpo che esprime il sentire della Chiesa ; riconoscere che il laico può essere qualcosa di più del destinatario della missione di questa , un missionario egli pure , un insegnante , un partecipe attivo del culto ; fermo il celibato del clero , non considerare più un reietto , un colpevole il sacerdote che sveste l ' abito ; non umiliare nella forma stessa della celebrazione il matrimonio misto . Ancora : se storicamente il cristianesimo è nato dall ' innesto di un germoglio ebraico su un ceppo greco - romano , questa origine non è una prigione ; l ' avere versato la sua dottrina immutabile in forme tratte dalla filosofia greca non preclude che quella dottrina possa essere domani portata in nuove forme , con un diverso linguaggio , ai popoli asiatici ed africani . ( Ma il succo , i Vangeli , non sono legati ad alcuna filosofia , valgono per tutti gli uomini , penetrano nel cuore del negro come del bianco ) . Forse non sarà soddisfatta l ' aspirazione a certe pronunce in tema di rapporti tra il fedele e lo Stato : fermo l ' orrore per la guerra , ripetuto con la più alta parola che nulla di buono si crea con la violenza e con il terrore , non si giungerà alla condanna di certe armi , non si rinnegherà , pur tenendolo in sordina , il secolare concetto della guerra giusta ( considerata comunque come guerra strettamente difensiva ) ; non ci sarà pronuncia della liceità dell ' obiezione di coscienza , che pure discende direttamente dalle affermazioni sulla libertà di credere e sulla dignità dell ' uomo . Probabilmente non si stabilirà neppure che al rapporto di collaborazione tra pontefice e vescovi , alla riconosciuta libertà di parola e di consiglio di questi , debba corrispondere nell ' interno delle diocesi analogo rapporto tra vescovo e sacerdoti . Ma in compenso anche fuori dalle pronunce conciliari c ' è il rifiuto di ogni solidarietà tra la Chiesa e determinate strutture economiche ; c ' è la rivendicazione del primato , che viene dal Sermone della montagna , al povero e all ' umile ; c ' è il riconoscimento che se la Chiesa corpo mistico non può macchiare il proprio abito , la Chiesa storica ha nei secoli mancato attraverso i suoi ministri nella mitezza , nella carità , nel non applicare l ' insegnamento di Cristo , anzitutto con le guerre di religione , con la persecuzione dei dissidenti ; c ' è l ' ammissione che anche quelle dottrine che dominano il mondo contemporaneo e che storicamente si sono formate spesso in antitesi alla Chiesa , possono avere elementi di verità , soprattutto spunti pratici suscettibili di essere produttivi di bene : con questo mondo è necessario il colloquio . Tutta una visuale che sarebbe stata inconcepibile non solo al tempo di Pio X , ma ancora all ' inizio della seconda guerra mondiale . Non mi sembra quindi ardito supporre che nella storia della Chiesa il Vaticano II , ma soprattutto il fervore di spiriti che lo accompagna , possano apparire più importanti del Concilio di Trento , forse anche della Controriforma . Ci saranno certo resistenze , riluttanze ; due secoli non bastarono perché certi abusi condannati dal Concilio di Trento fossero in effetto sradicati . Ma il cammino compiuto è irreversibile ; in pochi anni si è percorsa più strada che nei due secoli precedenti . Naturalmente occorrerà un ' opera di penetrazione , anzitutto ridare tranquillità ai cattolici che questo vento impetuoso ha turbato ( ce ne sono non pochi , accanto ai moltissimi che ne sono rinvigoriti ed ai molti che , virtualmente fuori fino ad ieri , rientrano ora ) . Mi sembrano giuste - non un semplice voto , ma una ragionevole previsione - le parole che Padre Balducci scrive nella prefazione alla traduzione italiana dell ' opera del P . P . R . Bernard , Le mystère de Jésus ( Mantova , " L ' Arco " ) : " Nei prossimi anni la Chiesa dovrà mettere in opera , in conformità alle decisioni conciliari , una vasta e profonda revisione delle sue strutture , dei suoi metodi e del suo comportamento ; dai catechismi , in cui la mirabile unità del Cristo vivo si frantuma in formule arcaiche e intellettualistiche , ai testi di teologia , dove la preoccupazione del sistema di tipo razionale pregiudica l ' umile aderenza al mistero , che è il suo vero oggetto ; dal culto religioso , in cui la millenaria vegetazione devozionale fa lo schermo al volto dell ' unico Mediatore , alla precettistica morale , in cui troppo spesso le formule dell ' Etica a Nicomaco prendono il posto del Discorso della montagna " .
Caro Fiorelli ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Il celebre giornalista che ha inventato i due neologismi è ( tanto per cambiare ) Longanesi che una sera , sorprendendo me e Ansaldo in trattoria a discutere su certe tipologie umane , tagliò la questione con una delle sue solite perentorie battute : « Tutte baggianate . Gli uomini si dividono in due categorie : i nardones e i leccobardi » . Sono sicuro che inventò quelle parole lì per lì perché non seppe darci nessuna spiegazione della loro etimologia ( solo in seguito risultò che nardones gli era rimasto nell ' orecchio dai suoi tempi di Napoli dove c ' è un vicolo , una volta famoso per i suoi bordelli , che s ' intitola così ) , ma in compenso cominciò subito a chiarirci il concetto con riferimenti storici concreti . « Per esempio - disse - Churchill era un nardones , Eden un leccobardo ; Stalin era un nardones , Trotzki un leccobardo ; Cesare era un nardones , Augusto un leccobardo . Mussolini e Franco erano nardones ; mentre Hitler no , era un leccobardo Gli avventori delle tavole accanto avevano smesso di mangiare e di parlare fra loro per ascoltare Longanesi che , come al solito , declamava . E piano piano , senza conoscerci né conoscersi tra loro , cominciarono a partecipare al giuoco di quella contrapposizione , facendo domande e accendendo discussioni . « E oggi ? » chiedevano . « Oggi - pontificava Longanesi - , assistiamo a un fenomeno di leccobardizzazione collettiva : la democrazia cristiana . C ' erano tre nardones soli in quel partito : Don Sturzo , De Gasperi e Scelba , e appunto per questo sono stati eliminati . Ma anche all ' estero i nardones sono pochi : Mao , Tito , De Gaulle , Salazar ... No , mi sbaglio : Salazar è leccobardo . » Fu un contagio . Accorsero anche dai tavoli più lontani , la discussione diventò generale , durò accesissima fino alle due del mattino . E se lei , caro Fiorelli , si prova a riaprirla coi suoi amici , al caffè o al circolo , vedrà che ottiene lo stesso effetto . Ci cascano tutti , tutti ci si divertono . Ma attenzione : che nessuno tenti di spiegare quei due termini e di dargli un significato preciso . Granzotto , che ci si è provato , ha fatto fiasco : per fare un nardones ci vuol altro che la calma , la serenità eccetera : Petrarca era calmo e sereno , eppure era un leccobardo . E per fare un leccobardo non bastano la magrezza e la bile : Dante possedeva al massimo sia l ' una che l ' altra , eppure era un nardones . No , né all ' uno né all ' altro archetipo si possono attribuire connotati definiti . Contentatevi delle esemplificazioni , e soprattutto sfuggite alla tentazione di stabilire , fra i due termini , una gerarchia . Nardonismo non è affatto sinonimo di grandezza , come leccobardismo non è affatto sinonimo di meschinità . Fra i nardones ci sono molti grandi , ma c ' è anche , per esempio , Starace ch ' era solo un bravo e onesto coglione . Mentre fra i leccobardi c ' è un Roosevelt , canaglia sì , ma di non comuni dimensioni , molto più grosso di Johnson che era nardones ( come Truman e Nixon ) . Fra i contemporanei , i due leccobardi più esemplari sono stati Paolo VI e Moro . Wojtyla è certamente nardones . Su Andreotti , sono incerto : a volte mi sembra un leccobardo travestito da nardones , a volte un nardones travestito da leccobardo : comunque , un travestito . Caro Fiorelli , dia retta a me . Stasera stessa apra coi suoi amici questa discussione . Vedrà : ci rimarrete appiccicati fino all ' alba , come successe a noi e continua ogni tanto a succederci . Perché Longanesi aveva ragione : le due categorie umane son quelle . E sebbene io non sia riuscito a spiegargliene la differenza , sono sicuro che lei l ' ha capita .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , non solo capisco la sua amarezza e il suo sdegno , ma li condivido . L ' Università italiana è in pezzi : anzi è in pezzi la scuola italiana , a tutti i livelli . Logico che , quanto più si sale di livello , tanto più siano avvertibili , e funeste , la degradazione dell ' insegnamento , la disorganizzazione : insomma il caos demagogico . Non voglio dilungarmi sulle ragioni specifiche di questa o quella rivendicazione , agitazione , occupazione . Ce n ' è sempre . Stia pur certo che , se non cambia il clima generale della scuola italiana , rimosso un ostacolo se ne presenterà un altro , all ' infinito , in una spirale progressiva ( e pseudo progressista ) che porta alla paralisi . Prima che i rivoluzionari e riformatori si mettessero all ' opera , l ' Università italiana non era certo perfetta . Peccava di accademismo ; non preparava i ragazzi all ' esercizio delle professioni cui aspiravano ; dava posto eccessivo , nella composizione della massa studentesca , ai figli della borghesia ; era dominata da « baroni » che a volte avevano conquistato il loro titolo professorale per veri meriti , ed esercitavano la loro missione con scrupolo , e a volte erano soltanto pompose e arroganti nullità . Pur con tutti questi grossi difetti , l ' Università italiana nel suo complesso reggeva , dal punto di vista degli studi e delle ricerche , il confronto con le Università estere . Alcuni Atenei , e alcune facoltà , erano di altissimo livello . Era , quella , una Università , che doveva certamente essere migliorata , resa più efficiente dal punto di vista tecnico , più giusta dal punto di vista sociale , e più severa - rilievo che riguarda soprattutto talune sedi - dal punto di vista degli studi . Se si fosse agito in questo senso , gli studenti di modeste condizioni economiche , ma bravi - come immagino sia suo figlio - avrebbero potuto ottenere non solo la gratuità della frequenza , ma un presalario sufficiente per vivere , e riservato a chi meritasse questo sacrificio della collettività . Gli svogliati , gli eterni fuori corso , i venditori di chiacchiere demagogiche , anche se ricchi e privilegiati economicamente , fuori . Ma sull ' onda dell ' ormai mitico '68 , sotto la spinta di sciagurati agitatori , come Capanna , che si proclamavano apostoli degli studenti , e sono stati i loro peggiori nemici , con la complicità di professori malati di giovanilismo spensierato , deboli , politicamente ambiziosi , con l ' avallo di governanti sprovveduti e populisti , si è proceduto in senso opposto : Università aperte a tutti , studi declassati , lauree a portata di qualsiasi somaro , gli Atenei trasformati in covi di una rivoluzione permanente e inconcludente , tanti Lenin in sessantaquattresimo associati all ' insegnamento . Questa stravolta riforma , culminata nei fasti del 27 a tutti ( da qualche professore vergognosamente accettato ) nelle facoltà di architettura , ha punito , caro amico , proprio le famiglie come la sua . I giovani intelligenti e diligenti , che hanno fretta di laurearsi perché un padre operaio deve scannarsi per mantenerli agli studi , sono bloccati dalle lotte continue di professori politicizzati e di compagni « rivoluzionari » con Kawasaki e vacanze alle Seychelles . Quando il suo ragazzo entrerà - le auguro presto - nella professione riuscirà probabilmente , perché è in gamba e perché ha scelto una facoltà che ritengo sia tra le meno affollate . Ma altri faticheranno immensamente trovandosi a competere con laureati che sono bestie : ma grazie al metodo Capanna hanno completato senza fatica i corsi , e sono ammanigliati , e hanno famiglie influenti . I « rivoluzionari » hanno cioè punito proprio i figli dei proletari , che asseriscono vociando di voler redimere . Se tanti studenti in gamba che sono figli di povera gente non potranno essere , nella vita , ciò che avrebbero voluto , e dovranno ammainare le ali delle loro legittime aspirazioni , ne rendano grazie ai demagoghi .
La Controriforma e l'attuale Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Il Concilio Vaticano II ha dato luogo ad una letteratura d ' occasione . Direi che in una futura storia letteraria italiana questi anni saranno considerati una svolta : il ritorno nel filone dei libri diffusi , quelli che formano l ' opinione pubblica , di argomenti religiosi , dopo un lunghissimo periodo in cui letteratura su tali argomenti coincideva con libri chiesastici , di assoluta ortodossia , riservati ai credenti che non avevano bisogno di essere convinti . In questa letteratura sul Concilio poco posto trovano peraltro i raffronti con altri momenti di grande rilievo nella storia della Chiesa . Direi così , senza ricorrere al troppo abusato termine di crisi : la storia della Chiesa come di molte altre istituzioni può rappresentarsi come un fiume con pendenze disuguali , sicché a tratti l ' acqua ristagna , a tratti assume andamento torrentizio . Avrei desiderato che questi libri insistessero di più nel confronto con gli altri momenti della vita della Chiesa , dove si ebbe analogo ritmo : in pochi anni modificate molte cose che erano rimaste immutate per secoli . Uno di questi fu certo la Controriforma , gli anni intorno al Concilio di Trento ( tra il Sacco di Roma ed il 1580 , all ' incirca ) : che terrei ben distinti dal periodo stagnante del Seicento , sicché non parlerei a proposito della condanna di Galileo di clima della Controriforma , che già era lontana . Ripensavo a ciò visitando in questi giorni la mostra romana ( alla Sapienza , l ' antica Università ) Aspetti della Riforma cattolica e del Concilio di Trento : una mostra allestita dall ' Archivio di Stato , con l ' opera particolarmente intensa della dr. Edvige Aleandri Barletta , che ne ha pubblicato uno splendido catalogo , denso di richiami e di note critiche , con capitoli esplicativi dei singoli tratti del Cinquecento religioso che formano di per sé una bella monografia . Compaiono i santi popolari della Controriforma : Filippo Neri , Camillo De Lellis nelle varie tappe della sua vita , prima della fondazione dei ministri degl ' infermi , Gaetano da Thiene , Ignazio di Loyola nelle prime difficoltà romane , ed i due generali dei Gesuiti che lo seguono . Attraverso i documenti passano i grandi prelati del tempo : Gian Pietro Carafa prima dell ' ascesa al pontificato , nel periodo preconciliare Girolamo Aleandro e Gaspare Contarini , al Concilio Jacopo Sadoleto e Reginaldo Polo . L ' opera di rinascita cattolica s ' inizia in pieno Rinascimento . Si esplica come più immediata e spontanea manifestazione attraverso le Confraternite ; iniziativa di laici , che attendono oltre che alla preghiera ed alla meditazione ad opere di carità , sicché da esse nascono nuovi ospedali ( difficile immaginare gli squallori della Roma del Rinascimento sotto altri aspetti splendida , e le visioni di piaghe purulente , il lezzo d ' infermi mai ripuliti , che s ' incontrava ad ogni angolo della città ) . Sorge così anche un ospedale per i pazzi , che , almeno in un primo periodo , usa metodi nuovi e più umani : non catene , non percosse . Dalle Confraternite si originano pure ricoveri per i pellegrini , non più ristretti a quelli di una sola nazione , come n ' erano sorti nel Medioevo ; nasce un monastero delle Convertite , che dà tuttora il nome ad una via nel cuore di Roma , accanto a quello che per noi è sempre il Caffè Aragno . Per assicurarsi che siano convertite vere , spinte da spirito religioso e non dal bisogno , lo statuto escluderà le inferme , le vecchie e le brutte ; mentre S . Ignazio fonderà un rifugio di Santa Marta , in cui tutte le donne che vogliano mutare vita saranno accolte senza discriminazioni . La rinascita cattolica si concreta altresì nella creazione di nuovi Ordini che , al pari di quello dei Gesuiti , cercano di porre subito rimedio al grande male del tempo , i chierici che cercano benefici e prelature , con lo stabilire che i loro iscritti non potranno conseguire alcun ufficio né onore ; a differenza degli Ordini contemplativi o volti agli alti studi teologici sorti nei secoli precedenti , questi nuovi vogliono attendere alla istruzione dei giovani ed alla cura degl ' infermi ; così i Teatini , i Barnabiti , i Fatebenefratelli , le Orsoline . Insieme si hanno le " riforme " dei vecchi Ordini , e così nascono i Cappuccini , i Carmelitani riformati . C ' è anche l ' opera culturale , l ' edizione del Catechismo , la revisione del Breviario , e sorge in Roma la Tipografia Camerale diretta da Paolo Manuzio . La riforma , se si vuole conservare il vecchio nome , del nostro secolo avrebbe certo problemi più vari , prospettive più ampie ( oggi in primo piano i rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane , il modo di presentare il Cristianesimo ai popoli afro - asiatici ) , ma non del tutto diverse . Se anche non vediamo più per le strade appestati o visi sfigurati da orribili piaghe , le miserie del corpo sono presenti come allora , le stesse cure materiali non sovrabbondano e non dovunque giungono , ed i conforti che possono recarsi attraverso la parola , per le vie dello spirito , a chi soffre , sono i medesimi . Il problema delle donne perdute da cercar di recuperare è vivo come nel Cinquecento . Come allora , una ripresa di vita cristiana non può fare affidamento su mezzi estrinseci , ma solo sull ' esempio , che alla sua volta presuppone un rifiorire di fede , una capacità di rinuncia , di vivere i princìpi del Cristianesimo per cui occorre sacrificare quasi tutti i propri impulsi , le proprie tendenze istintive , per preoccuparsi degli altri , dei compagni di via , anche di quelli che ispirano piuttosto avversione che simpatia , anche di quelli che sentiamo più lontani da noi . Il pericolo dello sfarzo , delle grandi ricchezze che col Rinascimento avevano dato a chi le possedeva anche le gioie dello spirito , quadri , arazzi , splendidi libri , oggi si è tradotto nel pericolo che incombe su tutti , della ricerca della casa sempre più comoda , dei sempre nuovi agi . Nessun cristiano confiderà nello spunto anticomunista del " da noi si vive meglio " fino al giorno in cui meglio non significherà : con più amore per il prossimo , più capacità di rinuncia , più attitudine alla meditazione , più desiderio di purificarsi . È continuato e continua il rinnovamento degli Ordini religiosi , con la nuova forma degl ' istituti secolari : la promessa di castità , povertà ed obbedienza , ma non l ' abito , ma la vita in gran parte nel secolo , in attività comuni ai laici . E se le Confraternite appaiono istituzioni isterilite , sono sorte molteplici nuove forme del laicato , che muovono in direttive non troppo diverse dalle Congregazioni o Confraternite del primo Cinquecento . Se le strutture politiche ed economiche del mondo esteriore sono in quattro secoli profondamente mutate , nulla è cambiato nell ' essenza dell ' uomo , nei suoi problemi fondamentali , nelle sue angosce ; nessuna risposta è stata data al problema fondamentale : donde veniamo , dove andiamo . Momenti di raccoglimento e di ripresa nella vita della Cattolicità , di cui uno per l ' Occidente precipuo fu la Controriforma , possono essere riconsiderati , in attesa dell ' ultima sessione del Vaticano II .
Caro Bertani ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro Bertani , è curioso : di tutti i nostri lettori , lei è l ' unico ad aver interpretato quel mio articolo come una presa di posizione contro le centrali elettronucleari . Non è così , e tengo a ribadirlo per chiunque possa essere caduto nello stesso abbaglio . Se ho fatto un ' allusione a Hiroshima , cioè all ' uso perverso che si può fare dell ' energia nucleare , è stato solo per prevenire la propaganda avversaria che certamente si varrà di questo ingannevole , ma suggestivo argomento per impostare il suo referendum . E per controbatterlo ne ho portati altri tre che mi sembrano di facile comprensione anche per il lettore più digiuno di questa materia , e quindi i più adatti a una contro - propaganda di massa : 1° ) Il fatto di non avere centrali termonucleari non basterebbe a metterci al riparo da catastrofi tipo Hiroshima perché in un mondo nuclearizzato , « zone di rispetto » non ne esistono . 2° ) Le installazioni termonucleari costruite finora ( e sono più di 600 ) non hanno mai dato luogo a incidenti , e si dimostrano anche meno inquinanti di tante altre . 3° ) Lo sviluppo industriale è a un bivio : o infila la strada termonucleare , o dovrà rassegnarsi a restare a corto , di qui a un po ' , di fonti di energia perché il petrolio non è inesauribile e costa sempre più caro . Più di questo , caro Bertani , che dovevo dire ? Lei forse mi rimprovera di non avere abbastanza sottolineato la differenza che passa fra l ' uso bellico e distruttivo , e quello pacifico e costruttivo , dell ' energia nucleare . Ma , santo Dio , questa differenza la conoscono tutti ed è implicita nel discorso . Nessuno dubita , nessuno può dubitare che l ' Italia voglia le centrali per lanciarsi nella gara dell ' armamento atomico : d ' imbecilli nel nostro Paese ce ne sono tanti , ma non fino al punto di correr dietro a simili sogni , o per meglio dire incubi . Il mio ragionamento era questo , già implicito nel titolo dell ' articolo ( A lume di candela ) : « Decidiamoci : o l ' energia termonucleare , o il ritorno alla candela » . E questo , lei , me lo chiama un argomento contro l ' energia termonucleare ?