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POPOLO E PLEBE ( - , 1868 )
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Oggidì plebeo suona quasi sinonimo a triviale . Ma questo senso male attaccato a tal voce sparirà quando gli uomini apprenderanno a rispettare i più poveri ... ad amarli e temerli come una grande potenza , la più grande di tutte . N . Tommaseo Noi ci crediamo , anzi ci vantiamo plebe . È questa una frase del nostro manifesto del 2 Giugno u.s. , che ha sollevata una vera tempesta di fischi , di urli e ... accenti d ' ira , Voci alte e fioche e suon di man con elle . Tutti coloro , che fanno consistere l ' ordine nel soddisfacimento delle loro esigenze ; gli arguti trovatori dei sofismi della viltà ; i conciliatori insensati degli agnelli e dei lupi ; i partigiani del lascia fare ; gli egoisti , i preti , le beghine , ci furono sopra . Potremmo rispondere facendo un po ' di etimologia , e ricordando come i latini ed anche alcuni classici italiani chiamassero plebei puramente i non nobili . Amiamo invece dichiarare ricisamente che noi ci crediamo plebe perché per questa intendiamo la gran massa dei diseredati , iloti in Grecia , cose a Roma , proletari ovunque , la quale fra noi non avendo diritti politici o di questi non altro che l ' ombra , non può chiamarsi libera , populus . Ci vantiamo poi plebe perché tra coloro che soffrono , e sudano per guadagnarsi tanto che basti per trascinare una vita angustiata , spregiata , infelicissima , e morire forse in un ospizio , senza il bacio dei parenti , senz ' altro conforto che il brontolio del prete ; tra coloro che sono trattati come macchine o giumenti e coloro che fruiscono delle loro sofferenze , li avviliscono , li derubano , li calpestano , preferiamo essere coi primi . E questo non già per una miserabile rassegnazione , ma perché speriamo di educarla , questa plebe , di renderla edotta dei proprii doveri e diritti , di spronarla a scuotere i gioghi , che la opprimono , e , scossili , vederla camminare irremissibilmente , imperterrita , verso quell ' età aurea , che posta da una cieca tradizione nel passato , sta invece dinanzi a noi .
StampaQuotidiana ,
La Rivoluzione francese , che ha incominciata la sua opera sublime colla dichiarazione dei diritti dell ' uomo , la continua e non poserà se non quando avrà estesa su tutta la faccia della terra quell ' eguaglianza che è umanamente conseguibile . Ma errano forse coloro che pensano ciò potersi ottenere per altre vie che non sieno quelle della libertà . Se oggi non è più lecito a chi si professa democratico , volere la emancipazione politica del popolo , senza la economica , è falso , è assurdo il lusingarsi che questa si possa conseguire senza il concorso di quella . Egli è per questo che noi deploriamo come nella lusinga di fare meglio i loro interessi materiali , molte associazioni di operaj si tengono affatto estranee alle questioni del più alto momento per l ' onore , il benessere , la libertà del proprio paese . Del loro errore fa testimonianza la storia di tutti i tempi e di tutti i paesi , la quale ci dimostra che la giustizia non si accorda che a coloro i quali se la sanno conquistare . E la logica conferma , spiega questa dimostrazione della storia . Non è punto nella natura di un privilegio , d ' un monopolio , di un potere esistente di cedere , o d ' abdicare senza esservi forzato . Perché il diritto trionfi necessita che a sua volta egli diventi una forza . E questa forza al popolo non può venire che dalla libertà politica . Che le masse di operai memori dei passati fasti e delle storiche virtù impugnino ed inalberino una tale bandiera ; che si stringano compatte intorno ad essa ; che dopo tante delusioni , tanti esperimenti infelici , tante vicende di casi pensino seriamente alla sua di salute !
IL LAVORO ( - , 1868 )
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Il lavoro è divenuto la legge universale ed esso guida e fortifica le libere istituzioni . La libertà è il corollario necessario del lavoro . Rivoluzioni si son fatte , ed altre si faranno ancora . La società non s ' avanza che per iscosse ; perché l ' egoismo è ancora la legge comune , perché sonvi uomini e governi che non vogliono affatto seguire il movimento dell ' epoca ; perché altri vi sono che , una volta al potere disconoscono i principii , che hanno operata la loro elevazione . Lasciamo stare i governi , i quali non hanno compreso e non comprendono che il diritto di pensare è stato inscritto ne ' nostri cuori pria di esserlo ne ' nostri codici ; che la tolleranza e lo spirito di libertà sono i soli principii , che consolidano il potere , e fondiamo fuori dello stato , benché a lato di esso , lo spirito del lavoro , che seco ci apporta le speranze e la fortuna . Le tempeste non passano senza sradicare qualche albero . Guardate le querce e i suoi avanzi che sono trasportati dal loro corso ; ma guardate ancora come la terra si riveste di una nuova verzura : guardate come la natura sa prontamente riparare ai suoi disastri . Imitiamola . Non è una follia , in verità , condannarsi all ' inazione allorquando il lavoro apre a ' nostri sforzi ed alla nostra intelligenza uno spazio senza limite ? Fondiamo la grande associazione del lavoro . Che questa associazione si stabilisca al di sopra delle forme qualche volta mutabili dello Stato . Le nostre speranze , i nostri dolori , e le nostre affezioni politiche , non sono tutto . Al di sopra di esse , sonovi delle necessità sociali che si è condannati a subire . E , d ' altronde , persuadiamoci bene : noi siamo giunti in un ' epoca agitata da una trasformazione sociale che dobbiamo subire , e che non lascierà in piedi se non i governi fondati sulla volontà nazionale e sulla giustizia . Il vecchio mondo è finito ; le nostre vie ferrate , i nostri telegrammi che da un capo all ' altro della terra trasportano istantaneamente il pensiero umano , sfidano i tiranni , e si burlano dei sogni di una società , che non ha più ragione di essere . Le grandi scoperte hanno fatto sparire il passato ed aiuteranno a costituire l ' avvenire nella pace , nella giustizia e nella libertà . Propaghiamo con tutta l ' anima questi principii . Che il loro spirito ci sostenga . Lavoriamo per il loro trionfo , lavoriamo eziandio ad utilizzare le nostre ricchezze , e non si lasci cosa veruna improduttiva . Sviluppandosi il benessere noi giungeremo alla moralizzazione , e , voi lo sapete , il riposo di una buona coscienza nell ' agiatezza , costituisce la felicità .
IL POPOLO ( - , 1868 )
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Il popolo ha patito : patito molto , patito sempre , patito senza compenso . I mali sofferti dall ' altre classi , pei vizi della costituzione sociale , e specialmente per la tirannide politica che pesa da secoli sull ' Italia , furono e sono gravissimi ; e nondimeno i possessori di fortuna possono mitigarli , per sé e pei loro figli , cogli agi , colla varietà delle occupazioni , colle consolazioni domestiche , coi viaggi , cogli studi , con tutti i mezzi , che la ricchezza somministra in qualsivoglia stato di cose : gli uomini d ' ingegno possono trovare un certo compenso a quei mali nella coscienza della loro forza morale , nella ricerca della Verità , nella lode dei buoni , nella fama che accompagna le persecuzioni , nella possibilità di consegnare all ' infamia , scrivendo fuori di patria , i loro persecutori : – gli uomini del popolo non hanno sollievo né di distrazioni , né di gioie domestiche , avvelenate dalla miseria ; né di studi , vietati dai governi e dalla mancanza assoluta di mezzi e di tempo . La fama è parola che non esiste per essi : vivono e muoiono ignoti : le loro buone azioni rimangono un segreto per tutti . Così , senza compenso , senza sfogo , senza conforto di pietà da chi gli sta sopra , il popolo ha durato e dura soffrendo . Forse , la sola cosa che lo ha salvato dalla disperazione e dall ' odio per la società , è l ' abitudine dei dolori . Come un malato , che a forza di soffrire ha perduto la coscienza dell ' esistenza , il popolo soffriva finora in silenzio , rassegnatamente , quasi convinto che non v ' era per lui né speranza , né diritto a sperare miglioramento ... Ma ... oggi , il popolo è svegliato : svegliato all ' idea dei propri diritti e della propria potenza ...
CINQUECENTO FRANCHI! ( SERAO MATILDE , 1906 )
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Mentre si cerca ancora , e indarno , il vincitore del famoso milione , noi , o lettrici , o lettori , più modestamente , ma più sollecitamente anche , prepariamo il nostro premio di cinquecento lire in oro , per il vincitore del nostro primo concorso . E possiamo annunziarvi già , che la bottiglia , la grande bottiglia di liquore Strega , che sarà l ' arbitra dei vostri destini , o concorrenti , è stata , ieri , solennemente preparata e riempita di grano , del grano Romanella , produzione della provincia di Caserta , qualità del peso di ottanta chilogrammi per ettolitro : in sottile pioggia d ' oro , del bel colore luminoso che aveva il liquore della ditta Alberti , il grano è disceso e i chicchi , urtando contro il vetro , tintinnavano , come campanelle sommesse di un armento lontano ; e a poco a poco il mucchio è cresciuto , è salito , ha colmata la bottiglia fino all ' inizio del collo : il collo è rimasto libero . Poi , abbiamo proceduto alla chiusura della bottiglia e al suggellamento : e oggi tutta Napoli potrà vedere la nostra Sfinge di vetro , che serba nei suoi fianchi il suo segreto e la certezza delle cinquecento lire , nelle vetrine di Vincenzo Stilo , a Via Roma , sotto i nostri ufficii . Le condizioni del concorso voi le sapete già , o assidui nostri : si tratta , cioè , di indicare il numero preciso dei chicchi di grano che quella bottiglia ( da 80 centilitri ) contiene . Il fortunato indovino avrà la somma di cinquecento franchi ; somma che potrà essere ripartita in più , se saranno parecchi ad indovinare . Per partecipare al concorso , basta inviare , col numero di chicchi , venti dei talloncini , che pubblichiamo appositamente nel Giorno . I venti talloncini debbono essere di numeri diversi ; non importa , però , che non siano consecutivi . Siccome molti nuovi abbonati ci hanno pregato di metterli in condizione di concorrere anch ' essi , abbiamo voluto prorogare a tutto febbraio il termine per la chiusura del concorso . Stamperemo , quindi , anche in questo mese , i talloncini speciali . Ed ora , o lettrice , o lettore va , e fermati innanzi alla vetrina di Vincenzo Stilo , ed interroga la Sfinge , prima di accingerti all ' esperimento di riempire una bottiglia simile , nelle domestiche pareti ; chiedile la parola dell ' enigma , la cifra sospirata . Chi sa che ella non la riveli , questa parola , questa cifra , a chi sa interrogarla .
QUESTIONE SOCIALE ( - , 1869 )
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In tutte le statistiche del felice regno d ' Italia sonvi due dati di una eloquenza straordinaria : Popolazione ... circa 25 milioni . Contribuenti della imposta dei fabbricati , terre coltivate e tassa di commercio ... circa 2 milioni . Che cosa siano e che cosa facciano questi due milioni di bravi cittadini contribuenti tutti lo sanno . Una parte di essi suda tre volte l ' anno per esigere una pigione che cresce d ' anno in anno a seconda che le unioni dei figli del popolo van feconde di nuovi pigionali . Un ' altra parte ha la generosità di permettere che il contadino lavori le terre che essa non sa e non vuole coltivare e la magnanimità di lasciargli del prodotto del suo lavoro appena quel che gli basti perché non muoia assai presto di fame e di freddo . Un ' altra parte infine passa la vita a studiare la quantità dei prodotti e la quantità dei bisogni e trova il mezzo di accumulare mucchi d ' oro sulla fame , sul freddo , sulla luce , sulla sete : sulle innumeri miserie e sulle poche gioie del popolo ; questi mucchi d ' oro eleva poi a nemici ed a tiranni del lavoro , con essi asservendo inevitabilmente il popolo operaio . Tutti sono brava gente ; hanno una rispettabile posizione sociale , sono elettori , eleggibili e spesso Deputati ; per essi predica il curato , per essi è fatto il codice civile , per essi sta il giudice , l ' usciere , il birro ed il gendarme ; le scuole , i libri , le scienze , i musei , i teatri , i cavalli ed i cocchi , le strade ferrate ed i telegrafi tutto è per essi , percioché essi solo possono usufruire della civiltà , ad essi soltanto gli agi ed i gaudii della vita . Ma gli altri 23 milioni d ' Italiani che cosa fanno e che cosa sono ? Borghesi e privilegiati , ve la siete fatta mai questa domanda ? Voi lo sapete ; i 23 milioni lavorano da che il sole si leva fino a che non si corchi , e sono essi che fanno e pagano la civiltà di cui gioite ; sono essi che creano tutto quanto voi consumate , dal vostro pane al vostro lusso sfrenato ; senza di voi essi sarebbero liberi e felici , senza di essi voi morreste di fame . Voi lo sapete ; essi sono miserabili perché il proprietario e il capitale li deruba , essi sono schiavi perché non possono usufruire della mendace libertà politica che , scienti di tanto , avete loro accordata , essi sono bruti perché non volete che la luce della scienza irradii le loro menti ; ma , voi lo sapete , essi che sono la forza creatrice sono pure la forza demolitrice . Borghesi e privilegiati , la rivoluzione che sopraggiunge vuole e deve demolire il privilegio che fa servire la grande maggioranza del popolo Italiano ai vostri bisogni ed ai vostri capricci , che allontana questa maggioranza da tutte le gioie della vita per gettarla nelle più profonde miserie , che nega ad essa ogni diritto , fin anco quello di lavorare e di vivere ! L ' ineguaglianza che da secoli separa in due classi gli uomini : oziosi ed operai , privilegiati e proletari , ricchi e poveri , dotti e bruti , felici e miserabili , carnefici e vittime , deve sparire . La rivoluzione vuole l ' eguaglianza del punto di partenza per tutti gli uomini ; essa vuole per tutti la medesima educazione ed istruzione , per tutti gli istrumenti del lavoro : la terra al contadino ; il capitale all ' operaio . Borghesi e privilegiati , non vi ponete come ostacolo sulla via della rivoluzione ; quando l ' ora sarà suonata , lasciate passare la giustizia del popolo ; essa vuole distruggere le cose e non gli uomini , ma se gli uomini si radicano alle cose , spariranno con esse . Sparirà così per sempre la vecchia società privilegiata e tutte le sue esigenze disastrose con lei ; il grande stato centralista con tutte le sue luride infamie cadrà come per incanto al soffio della rivoluzione , e la nuova società si constituirà spontanea in nome della libertà e della felicità degli Italiani . Così liberamento si avrà : la federazione delle autonomie locali , nate dalla rivoluzione sociale , avendo per unica base il lavoro liberamente associato .
IL PROLETARIATO ( - , 1869 )
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Il popolo non potrà innalzare il suo edificio sociale , se prima non avrà conquistato il terreno politico . Non è mestieri il dirlo : il partito democratico non cessò mai di mettere in prima fila delle sue preoccupazioni , l ' abolizione della miseria e dell ' ignoranza , queste due sorelle nemiche di ogni progresso e di ogni giustizia . Profondamente penetrato dal sentimento della vera eguaglianza , non volle mai ridurre ad una astrazione senza valore i principii proclamati alla fine del decimo ottavo secolo . Soltanto , egli pensò sempre doverne dimandare la realizzazione alla libertà politica . Esso non ebbe mai la semplicità d ' ammettere che la miseria potrebbe sparire , il lavoro prendere il suo posto , l ' uomo la sua dignità e la sua indipendenza , insino a che le società non fossero poggiate su altre basi , che quelle dei privilegi di nascita e di fortuna . Nessuna riforma sociale è possibile senza riforma politica , e nessuna riforma politica veramente seria senza riforme sociali ; questo è stato , questo è ancora il suo programma , ed è appunto per conquistarne l ' applicazione integrale , ch ' egli combatte da sessant ' anni . S ' è voluto dividere la questione , subordinare ora l ' uno , ora l ' altro dei termini del problema , il quale non può essere risolto senonché nell ' assieme , e sempre si è naufragato . I formalisti del 1848 hanno approdato a nulla ; e i Bonapartisti che dal 1851 s ' erano incaricati di migliorare le condizioni del popolo , sono così bene riesciti , ch ' esso è tanto infelice quanto lo fu dianzi , e molto dippiù . Pareva che nel 1848 , come nel 1852 , il suffragio universale , da sé solo , potesse affrancare il proletariato ; noi abbiamo visto , noi ne vediamo ancora i prodotti . La è cosa facile di dire al popolo : tu sei il numero , tu sei la forza ; mercé il lavoro tu stringi in pugno le chiavi della ricchezza publica , e se le tue braccia si fermassero un giorno solo , la vita sociale si fermerebbe di contraccolpo . Tu puoi dunque imporre le tue condizioni al capitale , sicuro di trascinarlo a patti . Tutto ciò è vero in teoria , ma fra la teoria e la pratica vi è un abisso . « Senza l ' istruzione , senza la libertà il popolo resterà schiavo del capitale e dei privilegi , fino alla consumazione dei secoli » . Ed il suffragio universale ed il diritto di coalizione non saprebbero proteggerlo . Fino a che gli abusi rimarranno in piedi , fino a che l ' ineguaglianza sociale sarà l ' arca santa , finché le leggi saran fatte coll ' opera e a pro ' dei ricchi e dei potenti ; fino a che la libertà , quale la intende la democrazia , non sarà una verità , i proletari non vedranno mai mutata la loro condizione . Lo sciopero non è più un delitto dinanzi alla legge , può darsi , e del resto non v ' ha che a risovvenirsi di quanto or ora succedeva a Lyon e nel bacino della Loira per farsene una mediocre idea . Se non si punisce lo sciopero in se stesso , lo si punisce in ciò che lo accompagna . Quasi sempre assolutamente come per lo passato , tutti questi dibattimenti fra il salario e il capitale , finiscono colla prigionia degli operai : fortunati ancora quando il Chassepot non si mette della partita , con tutte le sue dolorose conseguenze . No , l ' operaio non può liberamente discutere del suo salario , imperciocché non possiede se non che quanto gli provvede il suo lavoro , e la fame non aspetta . Il capitale di converso , può arenarsi nel guadagno , ma in realtà esso comanda sempre al lavoro . E quando noi parliamo dei lavoranti , è cosa intesa , che noi parliamo di tutti quelli che dipendono dal loro lavoro , che vivono giorno per giorno , e non hanno altre risorse . Rimane l ' associazione ; sì , se fosse meglio intesa , – più larga . In quanto alla carità , sventura all ' operaio , se è ridotto a mangiare del suo pane ! Da quel giorno egli ha cessato di esser uomo , e , a più forte ragione , d ' esser cittadino . Che la democrazia vi pensi ; ella ha il carico delle anime , e se non giunge a dimostrare al popolo che nulla gli rimane a sperare , fuorché in sé medesimo , che la sua salute è nelle sue mani , senza la vera libertà , egli non legherà ai suoi figli senonché l ' eredità dei suoi dolori , essa non vedrà mai il trionfo delle sue generose dottrine .
DOLOROSE VERITÀ ( - , 1869 )
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Nelle condizioni attuali del proletario , il parlargli di patria , di politica , e di libertà è compito grave e diremo quasi doloroso . Coll ' animo cruciato , però nella coscienza di dire il vero , francamente esponiamo lo stato di penuria , misero , infelice con cui mantenne se non peggiorò questa classe , lo sgoverno che da dieci anni fu ed è alla testa della publica cosa . Si deve anzi tutto convenire che oggi per il proletario val più un tozzo di pane che qualsiasi promessa di miglioramento , di libertà . Avremmo amato meglio passare sotto silenzio questa confessione , mascherarla con mezzi termini ma è ipocrisia è colpa , e noi rifuggendo da questa e da quella diremo la Verità – perché questa è la sola che ponendo a nudo i mali che ci circondano , possa indicare il mezzo di guarirli . Questa classe che sì gran parte ha ed ebbe nelle rivoluzioni politico - sociali e che più di tutte le altre con abnegazione ed eroismo , ha saputo portare il suo contingente di lavoro e di scienza , d ' amore , di fede , e di sacrifizi al progresso . Questa classe diciamo è la più negletta , la più mai compensata delle sue fatiche e de ' suoi dolori , e le si niegano , da chi a lei deve tutto , i più sacrosanti diritti . Schiavi un giorno , vasalli jeri , canaglia ora ecco il fastoso titolo di quelli che la compongono . Sempre negletta quando non fu calpestata ed avvilita : ecco la sua storia . Quasi sempre nulla : ecco lo stato di questa classe oggi , jeri , sempre . E perché ? Forse che essa è meno potente , o da meno delle altre ? No , o nobili classi degli operaj : scrutiamo nella storia , in questa madre dei popoli , – che vi dovrebbero imparare assai – in essa vi troviamo fatti grandiosi della tua potenza , del tuo valore , del genio tuo . L'89 insegna . Quando desta dal tuo letargo e scosso per un momento il maglio che ti teneva avvinta volesti essere signora di te stessa , hai saputo antivenire di secoli i profeti stessi di libertà , hai saputo dominare con maggior senno che gli stessi legislatori . Sortita dalle officine del lavoro , tu hai saputo debellare la forza brutale ; – il medio evo ; – la cieca superstizione – la religione ; e facendoti sgabello di questa e di quella hai proclamato l ' eguaglianza e la libertà ; nello spazio di un giorno di poche ore , frantumasti l ' opera funesta di tanti secoli di servitù e di miseria . Questo – il tuo nulla ... O ne tremino i tiranni di questo nulla , perché se tu vorrai , potrai tutto .
I DIRITTI DEL LAVORO ( - , 1870 )
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Ai nostri operai dedichiamo il seguente manifesto , nel quale a grandi tratti trovansi tracciati i problemi politico - sociali , che riguardano la nobile classe del popolo : « Tre volte in 60 anni il popolo ha affermato colla forza la propria sovranità e tre volte , parte per ignoranza , parte per bonarietà cavalleresca , egli confidò a mandatarj la cura di realizzare il suo ideale di giustizia e di libertà . Ma i mandatarj dimentichi della loro origine e della loro missione , ora striscianti cortigiani , ora despoti inflessibili , secondo i calcoli del proprio interesse , non hanno fatto che mantenere più strettamente gli operai nella immoralità del salariato . Direttamente o indirettamente noi sopportiamo tutti i carichi sociali . Coll ' imposta del sangue noi garantiamo , noi proteggiamo il capitale e la proprietà , da cui noi siamo esclusi per l ' organizzazione economica . Col lavoro noi formiamo le risorse necessarie al mantenimento di tutti i pubblici servizj impiegati a nostro detrimento dagli improduttivi e dai privilegiati . Ora , nel sedicente paese del suffragio universale e della legalità , la legge ci vieta la discussione delle questioni politiche , quasi che i fatti non fossero là a provare che tutte le rivoluzioni hanno avuto per causa principale la necessità di una trasformazione economica . Si dovrebbe quasi credere ( e questo sarebbe un rimprovero poco severo ) , che i nostri governanti non conoscessero la storia . Nel paese , sedicente del suffragio universale e della eguaglianza , la legge sulla stampa ci condanna al silenzio non solo per mezzo del bollo , ma più ancora per mezzo della cauzione . Operai , noi siamo sempre distolti dai nostri studj e dall ' espressione delle nostre idee con misure restrittive , e con leggi eccezionali in contraddizione aperta con i principj dell ' eguaglianza , e per ciò ingiuriosi pel povero . Ciò nonostante , se non vorrà recedere o ricadere in basso , il secolo decimonono deve risolvere i grandi problemi , che commuovono la società . Convinti che questi non possono affrontarsi che apertamente con discussioni e polemiche ; che fa di mestieri di libertà piena di parola e di stampa ; noi che contro gli attentati fatti all ' esercizio dei diritti naturali alziamo la voce protestando , oggi fondiamo una riunione e una biblioteca sotto il nome di Circolo degli operai , per darci un ' istruzione scambievole sui grandi problemi sociali che devono essere e saranno la politica dell ' avvenire . Noi vogliamo scoprire misure razionali che facciano scomparire le funzioni governative , e risolvere l ' organizzazione politica in quella economica , cioè noi ci affatichiamo per fondare una società basata unicamente sul lavoro , sullo scambio e sulla giustizia . Molte illusioni si sono avverate , e noi le vedemmo , e tenemmo conto di coloro che vogliono condurre il popolo con palinodie ; noi troppe fughe e diserzioni vedemmo , e non abbiamo fede che in noi . E perché ci serviremo noi di padroni quando solo la scienza e la verità noi cerchiamo ? Schieriamoci sotto una bandiera che abbia per motto : L ' emancipazione degli operai deve essere l ' opera degli stessi operai » .
FALLIMENTO ( ROCCO ALFREDO , 1920 )
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Da venti anni la politica interna italiana , con una continuità rara nelle cose nostre , va perseguendo lo scopo di placare le forze sovversive ed antinazionali , di trasformarle , di attrarle nell ' orbita dello Stato . Questa politica è frutto di un disegno meditato , o non piuttosto è una manifestazione di radicale incapacità volitiva nei nostri uomini di governo ? A noi contemporanei mancano ancora troppi elementi per risolvere un simile problema . Comunque , il fatto esiste , e più gli anni trascorrono dal giorno in cui , all ' alba del nuovo regno , l ' on . Giolitti , ministro dell ' interno , inaugurò il sistema delle transazioni , delle concessioni e delle blandizie verso il sovversivismo socialista , e più netti e chiari vanno diventando i contorni di questa politica , e più gravi le conseguenze , e più manifesti gli errori . In realtà , il proposito di disarmare gli elementi ostili alle istituzioni , assimilandoli e facendoli rientrare nei limiti dell ' azione legale e costituzionale , è antico quanto lo Stato italiano . Ma , le forze sovversive , a cui un tal politica si rivolgeva , oltre a rappresentare una piccola minoranza nel paese , erano i residui di quel partito d ' azione , che aveva avuto , durante le lotte del risorgimento , un carattere ed una funzione francamente nazionali . Era pertanto relativamente facile e non troppo pericoloso un lavoro di approccio , diretto ad amalgamare elementi , che rimanevano divisi più per ragione di tradizioni e per dissenso di metodi , che per diversità di fini . Al contrario , le masse socialiste , che si erano andate formando , dopo la conquista dell ' unità , si erano , fin dal principio , rivelate eredi non già del vecchio sovversivismo mazziniano e patriottico , ma delle correnti antinazionali ed anazionali , che , durante tutto il risorgimento , erano rimaste indifferenti ed ostili al moto per l ' indipendenza e l ' unità dell ' Italia . Non bisogna dimenticare , infatti , che il risorgimento italiano fu opera di una minoranza di intellettuali e che le masse operaie e contadine , quando non furono francamente contrarie , furono tiepide o assenti . Operando tra queste masse , in cui era diffuso il vecchio spirito materialista , il vecchio egoismo , il vecchio orrore per il sacrificio ed il pericolo dei secoli trascorsi dall ' Italia nella oppressione straniera e nella disgregazione interiore , il socialismo italiano fu sempre essenzialmente antiitaliano . Esso dunque non poteva essere ricondotto nell ' orbita della vita nazionale , non poteva diventare una forza viva della nazione per le sue stesse origini , per il suo stesso carattere , per la sua stessa estensione . Appunto perché rappresentava tutto ciò che nella storia era stato l ' Antitalia , era assurdo che potesse essere indotto a lavorare per l ' Italia . Quegli elementi isolati del socialismo che , volta a volta , rientravano nell ' orbita nazionale , uscivano automaticamente dal socialismo . Questo , per essere , doveva rimanere antiitaliano , perché le masse , su cui si appoggiava , erano , per tradizione millenaria , insensibili ed ostili all ' idea della Patria . Il lavoro dunque a cui la politica dell ' assimilazione si dedicò , quando , per opera dell ' on . Giolitti , si rivolse al socialismo , fu un lavoro da Sisifo . Per dieci uomini che la politica nazionale acquisiva , diecimila sorgevano dalle masse ad accrescere le moltitudini imprecanti alla Patria ed invocanti la confisca dello Stato a vantaggio dei loro beni materiali . E man mano che la predicazione socialista si intensificava e guadagnava più larghi strati della popolazione , penetrando fra gli impiegati 230e i funzionari stessi dello Stato , divenne ben chiaro che le parti si invertivano : che non lo Stato nazionale assorbiva e trasformava gli elementi antinazionali , ma questi assorbivano , disgregavano , distruggevano lo Stato nazionale . Di questa politica funesta il propugnatore ed il realizzatore più conseguente , più ancora dello stesso on . Giolitti , che la creò , è stato , indubbiamente , l ' on . Nitti . Questi sali al potere con un programma , che è stato sempre la meta ed il sogno di tutta la sua vita politica : condurre con sé al governo il socialismo ufficiale . Da molti e molti mesi l ' on . Nitti non nascondeva il suo proposito di avere con sé nel ministero gli on . Turati , Treves , Modigliani , e perché no ? perfino l ' on . Francesco Ciccotti e l ' on . Nicola Bombacci . Un uomo accanto a lui perseguiva questo disegno , tenendo i contatti e traendo ispirazione da uomini grossi e piccoli del socialismo ufficiale : il segretario particolare del Presidente del Consiglio , comm . Magno , il quale riprendeva quell ' atteggiamento e quei modi che erano già stati tentati dal comm . Camillo Corradini durante la prima permanenza al Ministero dell ' Interno dell ' on . Orlando . Li riprendeva , con lo stesso esito sfortunato . Perché , come già nei mesi che precedettero Caporetto , il socialismo antiitaliano , anche questa volta , ha approfittato bensì dell ' aiuto e del favore che il Governo gli offriva , nella fallace illusione di trarlo a sé e di farselo prigioniero , ma con l ' unico scopo e con il solo risultato di allargare e consolidare le sue posizioni , di proseguire e di intensificare la sua opera di disgregazione della società e dello Stato . Questa politica , che nel 1917 condusse alla Caporetto militare , nel 1919 condusse alla Caporetto elettorale e oggi conduce alla Caporetto politica della dedizione ai postelegrafici e ai ferrovieri bolscevichi . Il fallimento non potrebbe essere più clamoroso e definitivo . È , questo , il fallimento non di un uomo solo o di un Ministero , ma di tutta una mentalità e di tutta una politica . Mentalità , che si ricollega direttamente con la mentalità liberale , funesta eredità che l ' Italia moderna ha ricevuto dal risorgimento , e che pone lo Stato in una condizione spirituale e pratica di non - resistenza di fronte ai suoi nemici . Politica , tutta pervasa dall ' idea di ineluttabilità dell ' avvento socialista e dalla illusione di poterlo guidare e incanalare per la via meno pericolosa , mediante le blandizie , il favore e la concessione . Ogni giorno più i fatti dimostrano che questa mentalità e questa politica preparano il crollo dello Stato , la disgregazione della vita sociale , e la rovina della stessa civiltà . Non è la rivoluzione , tanto temuta dai nostri uomini di governo , ma il disfacimento , la dissoluzione , la putredine . Oramai siamo giunti a tale , che , continuando per questa via , la vita nazionale , nel campo politico come in quello economico , s ' incammina fatalmente verso la paralisi . Solo una volontà ferrea che renda impotenti i demagoghi , restauri l ' autorità dello Stato , tenga fermi i vincoli della disciplina civile , ristabilisca la gerarchia dei valori sociali , può salvare l ' Italia . Io sono convinto che si sia ancora a tempo , e che l ' opinione di tutti coloro ( e sono la grande maggioranza ) i quali desiderano di respirare , di lavorare , di vivere la vita di un popolo civile e non quella scomoda , primitiva ed angosciosa che stiamo vivendo da alcuni mesi , saluterà con gioia il giorno in cui l ' Italia avrà , finalmente , un Governo che governi e non transiga , che comandi e non tratti , che garantisca , con la sua autorità e con la sua forza , la pace interna e la vita economica della nazione . Solo allora , on . Nitti , l ' Italia potrà lavorare e produrre , e avrà alto il suo credito , non deprezzata la sua moneta , non disconosciuti i suoi diritti dagli stranieri , non esautorati all ' estero i suoi rappresentanti e i suoi diplomatici .