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Noi non attendevamo affatto dall ' onorevole Giolitti e da coloro che con lui hanno accettato di essere al governo la resurrezione dello spirito nazionale , che è e dev ' essere tutt ' uno con la volontà della guerra e con la coscienza della vittoria . Se quest ' attesa fosse stata in noi avremmo tradito non soltanto il senso storico della guerra e della vittoria , che abbiamo difeso contro tutte le avversioni e tutte le deformazioni , ma anche il buon senso politico . Conosciamo la realtà mostruosa che s ' è voluta sovrapporre a mortificare , corrompere , sopraffare lo spirito nazionale . Sappiamo , per averle volta a volta definite e combattute , le forze che , derivanti dal fondo secolare ed ereditario di servitù , hanno resistito prima , poi tentato di trionfare della massima prova , affrontata e superata con la guerra e con la vittoria della Nazione italiana per raggiungere la sua unità storica di potenza europea e mondiale . Si sono chiamate socialismo ufficiale , neutralismo , vilsonismo rinunciatore e traditore della vittoria . Ad esse si è aggiunta e per esse ha prevalso un ' altra forza esterna , potentissima , la coalizione degli Alleati e dell ' Associato , sicché mentre quelle travagliavano e assalivano la formazione dell ' unità , questa si opponeva all ' affermazione di potenza . In questa realtà mostruosa , minacciante l ' esistenza stessa della Nazione dopo Caporetto , ingigantitasi nell ' antitesi alla vittoria , e che trovava figure e forze rappresentative o complicità passive in coloro stessi che avevano la responsabilità della guerra , lo spirito nazionale non ha avuto al governo alcun interprete risolutivo , capace di dominare le forze avverse . Tanto vero che , subito dopo la vittoria , gli uomini ch ' erano al governo , assunsero un contegno di difesa , come di chi dovesse accettare il compito di ridurre al minimo il danno di quelle forze avverse , non di chi sentisse col diritto e col dovere di una prova , mirabilmente superata . Tanto vero che da allora cominciò il pericolo e il danno di promesse fatte dal banco del governo e non mantenute negli atti . Non pareva tuttavia che la crisi antinazionale potesse essere unificata in un ' opera di distruzione , quando un uomo , l ' onorevole Nitti , impadronitosi con un colpo di mano del potere , esercitò questo in nome di tutte le forze avverse alla vittoria , del socialismo ufficiale , del neutralismo , del vilsonismo rinunciatore , della sottomissione alla coalizione ostile degli Alleati e dell ' Associato . In un anno l ' opera di quest ' uomo , che nel mito della guerra prenderà statura e figura di uno gnomo distruttore , attraverso la negazione della vittoria , ha attaccato l ' esistenza stessa della Nazione e dello Stato . Dopo Caporetto , bastò un fiume a separare l ' Italia dal dominio straniero . Ieri , in questa rivolta matricida , patrocinata dal governo , l ' Italia non sapeva più come e dove trovare una barriera contro il tradimento interno e l ' umiliazione esterna . Il gabinetto Giolitti , con l ' uomo che ne è a capo , è necessariamente , fatalmente , la risoluzione empirica , nel mezzo parlamentare quale è , di una superstite volontà di resistenza dello Stato e della Nazione non ad una rivoluzione , e cioè ad una violenza consapevole come strillano le nostre scimmie leniniste , ma ad una mania suicida , ad una medievale voluttà di dissolvimento , qual è stata impersonata dall ' on . Nitti . Sicché proprio noi , proprio perché vogliamo esser voce di quello spirito nazionale , che è tutt ' uno con la coscienza della vittoria , né abbiamo atteso né abbiamo desiderato tentativi verbali , nelle dichiarazioni di ieri , per ricongiungersi ad una fase storica , quella della grande guerra , che resta un fatto nazionale , dal quale l ' on . Giolitti si sequestrò . L ' atto politico , che si chiama fiducia , e che non dovrebbe esser confuso con le esigenze parlamentari , e che serba per noi intatto il valore di una comunione di coscienze , e che oggi dovrebbe esser fatto in nome dello spirito nazionale , non poteva e non può essere da noi compiuto , poiché ci era impedito dalla storia . E , diciamo la verità , ci avrebbe repugnato se ad esso l ' on . Giolitti si fosse indotto ad avvicinarsi con inaccettabili esercitazioni rettoriche . Siamo però disposti , appunto per la posizione storica che nella guerra e nella vittoria noi abbiamo mantenuta e in contrasto ha mantenuto l ' on . Giolitti , a riconoscere come una elementare onestà il proposito delle aride , scarne dichiarazioni di ieri , di fondarsi sulle constatazioni della realtà presente , sulle indicazioni di alcune cause di imponente forza materiale , per esporre un programma di governo , senza tentare di ricongiungersi o anche di inquadrarsi nel grande fatto della nostra storia nazionale , europea e mondiale . Non sum dignus , può anche aver pensato l ' on . Giolitti , e sta bene . La posizione storica del gabinetto è tutta dunque nella realtà di oggi , nella contingenza torbida dell ' ora . Non è nella storia di ieri , e vedremo quanto potrà essere nella storia di domani . Per oggi , rimaniamo nell ' oggi , dopo aver segnate le proporzioni di questo tentativo , anzi di questo proposito di governo , e possiamo , nell ' attesa degli atti , considerare il valore dell ' azione promessa . In politica estera l ' enunciazione è generica , ma nella volontà di ristabilire rapporti normali con tutti è implicita la politica di indipendenza che , nel crollo di quella comune della Intesa , deve esser ripresa . Non c ' è altro , e poteva esserci altro , ma dopo tanto logorio di promesse non mantenute , di soluzioni proposte e non accettate , anche la pausa potrebbe essere un proposito . Nella pausa una commissione parlamentare farà scuola di politica estera . Ce n ' è bisogno perché la Camera è analfabeta . Ma sul funzionamento , sui poteri , necessariamente consultivi della Commissione , soltanto la pratica darà materia a giudizio , ché nessuna cosa è buona o cattiva in sé . Noi ad ogni modo crediamo che la politica estera non è politica di segreti . Tanto vero che basta studiarla per capirla , basta sentirla nazionalmente per eseguirla . Infatti il pessimo di questa politica non è effetto di un conflitto di attribuzioni , ma è stato ed è la conseguenza del non capire e del non sentire , o del capir male e del sentire contro l ' Italia . Insomma la Commissione parlamentare può essere un mulino a vento , e non c ' è per ora da combatterla a priori . Noi intanto per essere brevi , ci possiamo risparmiare di ripetere oggi il nostro programma di politica estera , di riaffermare la volontà di impegnare per esso tutte le forze che sentono nazionalmente , e però di vegliare su qualsiasi atto del governo , dovunque se ne possano compiere . Ieri non ce n ' è stato nessuno , ma , dopo Nitti , non c ' è stato quello di sottomettersi alle imposizioni straniere . Ecco tutto . Nella politica interna sono elencati propositi di azione con una sola proposta di riforma : l ' autonomia alle provincie e ai comuni . Non è il caso di contrapporre a questa parte la solita esercitazione verbale , che affligge tutto il riformismo italiano . Si tratta di sapere , per noi , se lo Stato esisterà ancora . Nella politica economica e finanziaria è tipico il tentativo , del quale soffre la borghesia italiana da quando abdicò al socialismo demagogico le ragioni ideali e nazionali della sua esistenza storica , di difendere lo Stato e il suo credito non con un proposito consapevole e meditato , ma con una sottomissione a formule che sono state avvalorate in uno smarrimento generale di principii e per uno scopo distruttivo dello Stato stesso . L ' onorevole Nitti era riuscito ad avvalorare ancora più questa disintegrazione di criterii e di atti , continuando a predicare dal governo le necessità dei sacrifici , in modo da accreditare esso stesso la campagna contro una resistenza avida e sfruttatrice degli spostamenti di ricchezza creati dalla guerra . L ' on . Giolitti vuol tagliare il nodo gordiano . Vuole uccidere la demagogia con la demagogia . L ' errore , vecchio , è oggi portato ai suoi limiti estremi , poiché nella perpetuazione di esso si sono purtroppo consumate molte forze che potevano vincerlo . Ancora una volta l ' Italia è chiamata non ad un atto di riflessione , non ad un superamento di illuminata coscienza , non ad un proposito maturo , ma ad un esperimento sulle resistenze vive della nazione , sulla resistenza delle forze elementari di ogni ordine economico , sulla risoluzione dell ' errore nell ' accettazione dell ' errore . Questo è così tipico nella chirurgia finanziaria , ieri verbalmente adottata dal governo , che l ' on . Giolitti , dopo aver indicato alcuni modi di riduzione delle importazioni , ha taciuto del modo di assicurare le esportazioni , e cioè la produzione , e cioè l ' attività economica della Nazione , sui cui margini deve vivere una sana finanza . Ed è questo invece oggi il problema fondamentale , di ordine sociale , di iniziativa , di danaro e di tecnica , di conquista di mercati , e cioè di energia dinamica all ' interno e all ' estero , che impedisca sia l ' Italia travolta o diminuita in questa crisi di ricostituzione mondiale , che segue alla guerra . Ma già questo appartiene ad una visione più larga . E questo governo invece si confessa , in realtà , non come la reazione accusata dai socialisti per far credere che essi sono per la rivoluzione , ma come un reagente ad una minaccia di sfacelo . I socialisti , che anch ' essi sono in fondo impauriti da questa minaccia , sono stati paralizzati e forniti di un alibi con l ' accettazione di alcune loro formule . Ieri abbiamo così avuto un tentativo parlamentare di ristabilire l ' equilibrio nel mezzo , da cui le istituzioni che ci reggono , vogliono sian tratti i governi , e cioè nel Parlamento . Per avere almeno un Governo , per rappresentare lo Stato . Quanto alla Nazione , popolo , civiltà , tradizione , forza insopprimibile , coscienza e volontà avvenire , essa per ora , ha soldati , non ha quadri . Aspetta che venga la sua ora .
StampaQuotidiana ,
Ieri la Camera ha preso le vacanze dopo quarantasei giorni d ' intenso lavoro . Non diciamo che tutti i problemi che essa ha affrontati siano stati risoluti definitivamente , e tanto meno che i provvedimenti concreti da essa adottati siano tutti veramente utili e tali da non far rimpiangere la sua inattività . I provvedimenti finanziari , alla cui confezione furono dedicate gran parte delle sue fatiche , per una buona metà rappresentano più un ' offa gittata dal Governo alla demagogia , che un sistema di utili provvidenze destinate a risanare la finanza dello Stato e a liberare l ' economia nazionale dalle angustie in cui versa , e attendono di essere temperati e corretti in pratica da una saggia opera d ' interpretazione , perché il loro rendimento non vada a totale detrimento dell ' economia generale . Ma quale che sia l ' entità e la bontà delle soluzioni concrete da essa prese , un problema d ' importanza pregiudiziale , e che già era stato definito insolubile , è stato invece risoluto dalla nuova Camera , in questi quarantasei giorni di attività parlamentare , in modo abbastanza soddisfacente : ed è il problema del proprio funzionamento . Da vari anni la Camera non lavorava e la sua inattività era diventata pericolosa al Paese . Perché in astratto si può anche discutere se sia migliore un regime , nel quale la facoltà di legiferare spetti al Governo , salvo un semplice diritto di controllo al Parlamento , ma quando in concreto il potere legislativo risiede nel Parlamento e questo , per propria insufficienza , se ne spoglia a favore del Governo , il danno è grave ed evidente . Di tutti i regimi il peggiore è sempre quello della illegittimità e del disordine . E un parlamento che deve funzionare , secondo un compito costituzionale ben definito , quando non adempie al suo compito , rappresenta un principio di disordine e del peggior disordine , come quello che vien dall ' alto . Ora in Italia eravamo appunto a questo . La vecchia Camera non funzionava , perché sorpassata dagli avvenimenti e sopravvivente alla sua stessa esistenza legale . La nuova Camera non funzionava perché nata e mantenuta artificialmente in una atmosfera di faziosità . Al momento della sua nascita , il Governo , suggestionato dalla visione apocalittica dei prossimi rivolgimenti banditi dai socialisti , non ebbe cura di organizzare e ravvivare , come era suo elementare dovere , la resistenza dei partiti costituzionali . E dopo aver ceduto alla faziosità dei socialisti al momento delle elezioni , il Governo riuscì ad attrarre nell ' orbita della propria faziosità la nuova Camera , con lo spauracchio di rivolgimenti costituzionali in senso inverso . Ora come poteva funzionare una Camera , che era sorta e si manteneva sotto l ' incubo di tali speranze e di tali paure ? Come poteva essere l ' organo costituzionale normale di un regime , del quale sentiva e sosteneva la precarietà ? L ' assemblea , in tali condizioni , aveva smarrita la coscienza stessa del suo essere , non sapeva bene se fosse una assemblea legislativa o una costituente . In realtà , nata dal disordine , era diventata uno strumento del disordine . Organo sovrano di un regime , si era posta fuori e contro il regime stesso . Ora il principale merito di questi quarantasei giorni di lavoro parlamentare è appunto questo di avere ridato alla Camera la coscienza della propria funzione e al Paese la sensazione che la crisi di regime , che si era pronunziata non tanto nei fatti esteriori quanto nella coscienza del Parlamento , è stata superata . Noi dobbiamo riconoscere all ' on . Giolitti il merito di aver compiuto questa difficile opera di restaurazione costituzionale , essenzialissima alla restaurazione dell ' ordine nel Paese . E l ' ha ottenuta in un modo semplicissimo : facendo lavorare il Parlamento . L ' inattività del Parlamento era esiziale al Paese , molto più del suo cattivo lavoro , perché in essa sorge e cresce la coscienza della inattualità del regime , cioè il mito della rivoluzione . L ' on . Giolitti ha rotto il circolo vizioso : facendo lavorare il Parlamento , l ' ha fatto rientrare nel regime . Così dopo le mediocri discussioni sui provvedimenti finanziarii , siamo giunti alle ultime discussioni sulla politica estera improntate ad uno spirito nazionale che qualche mese fa sarebbe stata follia sperare dalla Camera attuale : i socialisti hanno sì ripetute le loro pregiudiziali internazionaliste ed antinazionali , ma la Camera ha potuto discutere dal punto di vista nazionale i grandi problemi della politica estera . Con che si è avuta la dimostrazione pratica che una Camera , con 156 socialisti , può ancora funzionare , restando nello spirito nazionale e costituzionale . E ciò rappresenta un largo guadagno per il Paese , che soprattutto ha bisogno di ordine . A tale restaurazione costituzionale della funzione parlamentare , ha contribuito non poco anche il giovane Presidente della Camera , il quale nel dirigere i lavori dell ' Assemblea , è stato un ottimo presidente tecnico , ma non ha mai sacrificato alle esigenze della tecnica le ragioni della dignità nazionale , dando così la prova d ' una chiara intelligenza e d ' un senso politico altissimo , che hanno finito per imporsi a tutta l ' assemblea . Ora che l ' ordine regna in alto , abbiamo ragione di sperare che il Paese possa riprendere tranquillamente l ' interrotto cammino verso le sue migliori fortune .
LA CAMERA SI RIAPRE ( IL DUCA MINIMO , 1886 )
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Sono de dieci . Nel Corso , nella piazza Colonna , nella piazza di Montecitorio , in tutte de vicinanze del gran Palazzo Innocenziano , la moltitudine si accalca con una densità tenace ed impenetrabile . Tutte de finestre sono gremite . Su la loggia sostenuta dal portico di Vejo gli ombrellini multicolori ondeggiano e risplendono come una gigantesca fioritura di papaveri , di gigli e di rose ... artificiali . Il sole è ardente e fastidioso . Gli spettatori sono assai più pigiati e schiacciati che non sieno i guerrieri Marcomanni su per la colonna del glorioso imperatore Marco Aurelio , e de loro facce sono assai più varie che non i geroglifici dell ' obelisco di Psammetico primo . Vi rammentate i versi degli Emaux ? La sentinelle granitique , Gardienne des énormités , Se dresse entre un faux temple antique Et la chambre des députés . Je vois , de janvier à décembre La procession de bourgeois , Les Solons qui vont à la chambre , Et les Arthurs qui vont au Bois ... Il caldo aumenta di minuto in minuto . L ' aspettazione è immensa . I gendarmi mettono un argine di ferro alla folla invadente . Di tanto in tanto sorgono voci alte e fioche . L ' operaio , il piccolo possidente , il commesso di negozio , il pick pocket , la donnetta politica , il tribuno da strapazzo , il vecchio impiegato memore delle antiche pompe pontificie , l ' ozioso che prende diletto ad ogni spettacolo e che assiste immancabilmente dalla piazzetta di Sciarra alla discesa della palla meridiana , e il dilettante che conosce tutte le celebrità politiche e le ha seguite nella loro carriera , e il reduce delle patrie battaglie , e l ' elettore , tutti questi varissimi tipi tumultuano su l ' asfalto del marciapiede e giuocano di gomiti per conquistare un posto da cui poter godere la grande cerimonia regale ... Le trombe squillano . Gli ufficiali gridano un comando . Le canne dei fucili , nel movimento rapido e preciso , mandano un baleno che si propaga per tutta l ' ala militare . In fondo al Corso , verso la piazza di Venezia , si vedono luccicare de dorature della prima carrozza di Corte sormontate dalle parrucche e dagli abiti rossi degli staffieri . Le corazze delle guardie folgoreggiano meravigliosamente polite come quelle dei paladini di messer Lodovico . La pompa s ' avvicina . – Viva il Re ! Nell ' aula di Montecitorio lo spettacolo è diverso , ma l ' impazienza è in tutti egualmente viva . Quei felici mortali che posseggono un biglietto , guadagnato a furia di insistenze e fastidii infiniti , giungono tutti sudanti e anelanti , con la cravatta a sghimbescio , con il frac dalle maniche troppo lunghe e dalle code troppo larghe , preso in affitto per la grande occasione , con la tuba tutta arruffata . Attraversano la folla a testa bassa , non si curano né delle spinte né delle pestate né delle imprecazioni , pur di giungere in un posto da cui si possa vedere il Re o almeno la Regina . Le signore , entrando , a quel fiato torrido che sale dall ' emiciclo e dagli scanni inferiori , impallidiscono , restano un momento smarrite , non sanno dove andare a sedere , si peritano a scomodare tante persone . Sorgono dei brontolii qua e là , poco cavallereschi . Non soltanto le alte tribune , ma tutti i corridoi intorno intorno , dietro gli scanni dei deputati , e le scalinate , si riempiono in un attimo . Un cinguettio confuso e ineguale suona da un capo all ' altro , sotto la cupola grigia e azzurra che pare di cartone . Non è possibile , in mezzo a tanta folla , distinguere le persone amiche , le signore note , le eleganti , quelle che empiono dei loro nomi tutte le cronache mondane . A pena a pena , qua e là , una toilette vivace , molto chiara o molto rossa , un cappellino molto carico di fiori o molto scintillante di jais , un ventaglio molto ampio , dalle stecche dorate o dalle pitture vistose o dalle piume magnifiche , rompono la monotonia , chiamano l ' occhio , fanno volgere i cannocchiali . Nella tribuna degli ambasciatori alcune dame , vestite con una gaia leggerezza estiva , si muovono , parlano , ridono , agitano il ventaglio tra i diplomatici ben gallonati e decorati . Tutte le insegne cavalleresche del mondo civile brillano su quei petti giovenili o senili . Il vecchio Keudell trionfa . Un attaché biondo di Russia sorride amaramente sotto il peso delle sue pellicce magnatizie . Il bel conte d ' Arco , tutto vermiglio su le lunghe gambe bianche , pare un fenicottero del lago d ' Albufera . Il ministro di Turchia è tutto un ' opera di oreficeria e , fatta eccezione per la barba e per la fede maomettana , rammenta la venerata immagine della madonna di Loreto . I ciondoli , i nastri , gli alamari , le croci , i tosoni , i collari sono innumerevoli . Tutti i più bizzarri simboli della onorificenza umana sono chiusi tra quelle quattro colonne di cartapesta , come in un reliquiario . Mancano le vetrine . Ma il rombo del cannone giunge con un tuono sordo nell ' aula ; e per le tribune corre un mormorio più sonoro . Ci vogliono ancora dieci minuti all ' arrivo del Re . Le conversazioni si rianimano . Tutti si alzano su la punta dei piedi per guardare i deputati che o stanno seduti negli scanni o girano distribuendo e ricevendo strette di mano . I nuovi eletti si riconoscono subito : molti hanno una miserevole aria provinciale , si sentono impacciati nell ' abito nero , nella camicia inamidata , nei guanti bianchi . Si guardano intorno con sospetto , temendo sempre di sorprendere su le labbra dei colleghi un sorriso ironico . Hanno in cuore una certa palpitazione pensando al momento in cui di tra la insidiosa barba dell ' onorevole Depretis uscirà il loro nome . Con qual tono di voce dovranno essi pronunziare il giuro ? E se la voce mancasse ? E se fosse ridicola ? E se suscitasse l ' ilarità nei colleghi ? Mio Dio , quale incertezza ! Alcuni , più arditi , già invasi dalla febbre dell ' ambizione , meditano un piano . Si faranno notare anche nel pronunziare quel semplice giuro . Vibreranno il verbo con una voce sonora , ferma , chiarissima , facendo un gesto risoluto . Altri sognano , guardando con gli occhi imbambolati la rossa tribuna della Regina . – Essi un giorno si leveranno dal loro banco , d ' improvviso , e in un istante abbatteranno il ministero , con un discorso , con un solo grande discorso che poi appassionerà l ' Italia intiera ... Altri sono commossi ; si sentono su la bocca dello stomaco un tremolio singolare . E dalle tribune gli spettatori si chinano , si sporgono , tendono il collo , fiutando la grandezza politica , simili a quegli affamati che vanno a respirare , dagli spiragli delle cucine principesche , gli odori dei tartufi e degli arrosti fini . Così anche i dieci minuti passano . La Regina entra fra gli applausi , ringrazia con quei lenti e nobilissimi inchini che sono una delle sue grazie regali . Le dame di Corte le fanno intorno corona . La contessa di Santafiora , tutta bianca , con delle piume leggere tra i capelli , emerge su le altre . Dietro una colonna s ' affaccia il profilo bellissimo della contessa Taverna . I gentiluomini sono pieni di ricami d ' oro . Gli applausi crescono e scoppia un lungo grido che fa tremare i vetri del lucernario e tutta la puerile architettura . – Viva il Re ! Il Re d ' Italia è entrato in Parlamento .
RITORNO ALL'ANTICO ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1921 )
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Il congresso di Livorno è finito come si prevedeva : con la vittoria della tendenza unitaria , la quale per quanto rappresentata essa stessa da una frazione del Partito , affermava tuttavia la possibilità della coesistenza nel Partito di tutte le tendenze , in omaggio alla formula : « libertà nel pensiero , disciplina nell ' azione » . Il congresso quindi si è chiuso senza espulsioni o scomuniche di nessuna tendenza , ma con la scomunica e l ' espulsione dello stesso Partito dalla Terza Internazionale . Questo fatto ha reso più che impossibile la compatibilità dei riformisti e dei comunisti , i quali escono dal vecchio partito nella speranza di poter formare , con la protezione della Terza Internazionale e col sussidio dell ' « oro russo » , un nuovo Partito . Resta così dimostrato che anche in Italia il socialismo non ha nessuna volontà di fare la rivoluzione « comandata » da Mosca o che viceversa ha una gran voglia di riprendere la sua vecchia funzione socialdemocratica e parlamentarista , che non ha impedito all ' Italia di restare monarchica , di fare la guerra e di vincerla . Tutto ciò non può non giovare al credito internazionale dell ' Italia e avere un ' utile ripercussione nello svolgimento immediato delle sue relazioni politiche ed economiche . Liquidata la leggenda dell ' Italia all ' avanguardia della Rivoluzione in Occidente e condannato il bolscevismo , il socialismo italiano , dobbiamo convenirne , rende un segnalato servizio non solo agli interessi italiani , nell ' ora presente , ma altresì alla causa della conservazione del regime borghese in Europa . Le decisioni del congresso di Livorno dimostrano che la rivoluzione russa non ha quella potenza di espansione , che le si attribuisce , e che la mentalità europea sa opporre alle concezioni politiche orientali una forza di resistenza , non tanto facilmente superabile , se anche nella nazione di storia più recente , il Partito socialista a caratteri più spiccatamente antinazionali trova la forza di sottrarsi al loro fascino . Vediamo ora quale è la vera faccia del socialismo italiano e quale avvenire gli è destinato dopo il congresso . Apparentemente al congresso è trionfata la tendenza unitaria , capitanata dal Serrati , la quale si dichiarava altrettanto rivoluzionaria e comunista nella sostanza quanto quella comunista propriamente detta e solo pretendeva di differire da questa nel modo di considerare i suoi rapporti di dipendenza esterna coi poteri della Terza Internazionale e i suoi rapporti di coesistenza interna con la tendenza riformista . Ma a chi ben consideri le cose , apparirà chiaro che la vittoria di Serrati è soltanto una vittoria tattica , mentre la vittoria strategica è indubbiamente rimasta a Turati . Lungi dal rimanere prigioniera della tendenza serratiana , la tendenza turatiana sarà quella che colorirà l ' atteggiamento e darà il tono all ' azione futura del Partito . Si ripeterà cioè per la tendenza unitaria il fenomeno , che già si è verificato in altri tempi per la tendenza integralista , anche essa vittoriosa nei congressi . Assolto il suo compito contingente di liquidare la tendenza rivoluzionaria , l ' integralismo morgariano scomparve tacitamente dalla storia e la vita del Partito riprese il suo ritmo normale , obbedendo al suo intimo spirito antinazionale e antirivoluzionario . Oggi Serrati adempie allo stesso officio di correttore più che di rinnovatore della vita del Partito , come già Morgari . La funzione della sua tendenza è necessariamente contingente e transitoria . Essa rappresenta una transazione necessariamente destinata a rimanere puramente intenzionale fra le forze rivoluzionarie o sedicenti rivoluzionarie , che per un momento hanno preso il sopravento , in grazia di quella maledetta mentalità di guerra che ha contagiato tutto , nel Partito , e lo spirito vero , lo spirito tradizionale e immanente , del Partito , che è semplicemente riformista ed antinazionale . La rivoluzione è ancora sempre affermata , ma come semplice millenarismo rivoluzionario , non già esigenza attuale . Il Partito , che viene fuori dal Congresso , è dunque il vecchio Partito , purificato dalla mentalità di guerra , con la sua vecchia concezione finalistica rivoluzionaria , ma con la sua anima antinazionale e le sue possibilità socialdemocratiche . Quale sarà il destino di questo Partito dell ' antiguerra nel dopoguerra ? La fortuna lo assisterà egualmente nel nuovo periodo storico , che si è aperto con la vittoria , ovvero rappresenterà un anacronismo ? La mentalità di guerra scomparirà senza dubbio anche nelle file dei partiti e delle forze nazionali , ma la mentalità della vittoria è definitivamente acquisita al temperamento nazionale e ha dato luogo al sorgere di una nuova Italia , interamente diversa dalla vecchia Italia , contro la quale l ' antico socialismo , che ora risorge , conseguì tante segnalate vittorie . A questa nuova Italia , più che alla reazione del vecchio socialismo , si deve la sconfitta del socialismo aggressivo sorto dalla guerra . Di questa sconfitta si è avvalso il vecchio socialismo che oggi sembra vittorioso . Ma rientrando nella storia , esso non ritroverà più la vecchia Italia , ma un ' Italia nuova abituata a vincere .
DON GIOVANNI E SAN GIOVANNI ( IL DUCA MINIMO , 1886 )
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Ieri sera dunque avemmo al teatro Costanzi l ' ultima rappresentazione del Don Giovanni di Mozart . Il teatro era pienissimo ; e , se bene « popolare » , era onorato dalla presenza di molte fra le più magnifiche dame di Roma . La principessa d ' Antuni riceveva nel suo palco molte visite : il meraviglioso gilet bianco del conte d ' Arco risplendeva come un plenilunio d ' agosto , oscurando la vivace esiguità del conte Barbiellini . Questa principessa venuta a noi dalla patria di Tenorio ( dove forse abitava un palazzo moresco dalle mura di filigrana ) , questa Gracia , che forse immergeva il piccolo piede nell ' acqua del Guadalquivir , ha nel suo pallore la trasparenza del più puro elettro e certi movimenti di cigno nelle pose del collo e certi petits airs penchés e certe maniere d ' appoggiarsi e di tener le sue belle mani bianche , che fanno pensare ai quadri in cui Zurbaran rappresentava sotto il nome di una santa , in abito sivigliano , una dama ornata di piume e di oreficerie doviziose . Ieri sera , in verità , « il cavaliere crudele e bello » poteva essere contento . Tutta la Spagna romana era venuta ad ascoltare la serenata . La duchessa Sforza - Cesarini , questa Martirio la cui nobile bellezza acquista maggior fascino dall ' abito di merletti constellato di diamanti , stava nel palco D ' un air de reine qui s ' ennuie Au milieu de sa tour à genoux , Superbe et distraite ... Donna Maria Bruschi , tutta vestita di rosso , d ' un rosso di fiamma , non interrotto da alcun altro accenno di colore ( oh felice audacia ! ) , alle buffonerie di Leporello rideva di quel riso aperto e abbagliante che affascinò Teofilo Gautier mentre passava da Vergara . Rammentate ? « No vaya usted a ver eso ... » E quelli altri versi che non so se qualcuno abbia già scritti sul ventaglio di Donna Maria ? Ses paupières de jais frangées Filtrent des rayons de soleil . Entre ses lèvres d ' écarlate Scintille un éclair argenté , Et sa beauté splendide éclate Comme une grenade en été . Gli applausi alla musica mozartiana ieri sera furono più frequenti e più spontanei . Pareva che il pubblico avesse finalmente incominciato a comprendere e a gustare le molte e grandi bellezze che l ' opera racchiude . Tutta la Sinfonia , mirabile e , secondo me , non inferiore per nulla a quella delle Nozze di Figaro , fu ascoltata con men fredda indifferenza . Qualcuno anche notò il terzetto delle maschere nella scena diciottesima , che è d ' una straordinaria potenza drammatica , quantunque malamente eseguita da Donn ' Anna e da Donna Elvira . Ma pur troppo la scena del ballo nella casa di Don Giovanni , quella scena che è una meraviglia di composizione e che potrebbe bastar da sola alla gloria del maestro , rimane oscura ai più , e non ebbe né pure un accenno di applauso da quel pubblico che s ' è acceso di tanto entusiasmo per la musica mediocre e assai spesso volgare della Gioconda . La serenata « Deh , vieni alla finestra ... » , cantata con grazia inimitabile dal signor Cotogni e accompagnata un po ' liberamente dal mandolino , fu ripetuta tre volte . Il resto passò quasi inosservato , anche perché li esecutori non facevano che cangiare in piombo greve ed oscuro il nitido e purissimo oro mozartiano . Ma la freddezza del pubblico di nuovo si sciolse alle ultime due scene funerali , che sono musicalmente di una terribilità direi quasi shakespeariana , con tale profonda inspirazione è compresa la leggenda del commendatore e con tale alta potenza ed insieme con tale sapiente sobrietà di mezzi sinfonici l ' elemento tragico e il comico sono fusi . Ed ecco che anche questo Don Giovanni è passato , non servendo ad altro per avventura che a suscitare pettegolezzi di palcoscenico ed ire ingenerose contro un celebrato direttore d ' orchestra ospite di Roma . Ed ecco che anche questo « grande avvenimento artistico » annunziato con tanto clamore e con tanta impazienza di aspettazione desiderata , si risolve in un insuccesso . Ohibò ! Andiamo a San Giovanni a goderci gli organini . Forse ancora vedremo passare tra le nuvole , al lume torbido della luna , il nobile sposo di donna Elvira , travolto lungi dalle streghe orride e ululanti , nascosto il volto dalla bautta dell ' abate Da Ponte ( in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti , amen ! ) .
StampaQuotidiana ,
Elemento profondamente caratteristico della nuova situazione parlamentare , che rispecchia tutto un nuovo orientamento dello spirito pubblico italiano , è la costituzione di un gruppo nazionalista nella Camera della XXVI legislatura . Sia lecito a questo giornale manifestare la propria compiacenza per un tale risultato , a cui esso sa di avere , in parte almeno , contribuito con una ostinata propaganda più che decenne . Il nostro movimento politico ebbe fin dal suo sorgere una piccola pattuglia di punta a Montecitorio . Era composta di due o tre militanti irregolari , giunti in Parlamento con diversa qualifica , raccoltisi sotto la nostra eterodossa bandiera quale per vocazione temeraria , quale per gusto sportivo : degno fra tutti di memoria , di gratitudine e di ammirazione per l ' ardimento , per la serietà , per la fede , per il valore , Piero Foscari , che primo nella Camera italiana imbevuta di quietismo socialdemocratico , osò parlare di nazionalismo e indicare all ' Italia nel mare e oltre il mare le mète del suo volere e del suo avvenire . Qualche fortunata se pure sporadica affermazione elettorale permise ai nazionalisti di conquistare , per la XXIV legislatura , una rappresentanza parlamentare alquanto più salda , che , sfidando serenamente le impopolarità paventate dalle maggioranze , seppe presagire la guerra , dichiararne la necessità e concorrere con le altre forze lealmente nazionali della Camera a difendere la guerra stessa durante il suo svolgimento , rivendicarne i fini nazionali , custodirne i frutti vittoriosi . La dittatura sediziosa dell ' on . Nitti ottenne di ridurre nuovamente ad appena tre , con le nefaste elezioni generali del 1919 , il numero dei deputati nazionalisti ; ma per pochi che fossero gli onorevoli D ' Ayala , Federzoni e Siciliani bastarono a mettere in mora il baldanzoso autocrate disfattista e sopra tutto a denunziare i disastrosi effetti della sua politica di sistematica demolizione della vittoria . Si può ben dire che il tradimento adriatico , del quale oggi ha acquistato piena e dolorosa consapevolezza la più gran parte dell ' opinione pubblica , fu rivelato a questa dalla tempestiva , pertinace e quasi disperata protesta dei deputati nazionalisti , che ebbero poi l ' onore di guidare al non inutile cimento il manipolo degli oppositori del Trattato di Rapallo . Antesignani efficaci e sicuri di tutto quanto oggi il fascismo ha di sanamente e fortemente italiano , in tempi nei quali gli uomini del fascismo non potevano essere ancora politicamente nati o servivano con non minore entusiasmo altre idealità , i pochi deputati nazionalisti , isolati , abbandonati da tutte le vigliaccherie dei partiti medi alla tracotanza rissosa della trionfante Estrema socialista , solo nel periodo più recente sostenuti un poco dagli ultimi superstiti della vecchia gloriosa Destra liberale , fecero onoratamente per due legislature il loro dovere . Propugnarono senza timore alla Camera , la liberazione della Nazione dalla tirannide demagogica dei rossi , allorché costoro erano onnipotenti . Vi propugnarono una politica di giusta espansione nazionale , quando la codardia era , nel Governo e nel Parlamento , vantato sinonimo di saggezza e di prudenza . Vi propugnarono il rinnovamento della vita pubblica italiana , fuori delle torpide clientele oligarchiche dei partiti e degli uomini , che avevano attossicato il popolo e disgregato lo Stato . Adesso sono ritornati a Montecitorio cresciuti , ancor più che di numero , di autorità e di importanza . Stavolta essi sono , anzitutto , non più esponenti di situazioni particolari o locali , personalmente aderenti , dentro la Camera , a un dato indirizzo programmatico ; bensì rappresentanti diretti di una parte politica che ha ormai una sua forza , sia pure ancora iniziale , nel Paese , e che con questa ha tenuto gagliardamente un vasto tratto del fronte comune nell ' ultima battaglia impegnata dai partiti nazionali contro i nemici interni . Di più , se la schiera è tuttora esigua , essa compone in realtà una élite omogenea e armoniosa , in cui a parlamentari già anziani e sperimentati ma sempre ardenti di giovanile , spregiudicata combattività , sono venuti ad aggiungersi uomini di eccezionali attitudini , ognuno dei quali può dare in Parlamento un prezioso contributo alla causa e alla propaganda dell ' idea nazionalista : e già lo si vide dalla tempestosa discussione della prima tornata parlamentare , a cui tre oratori nazionalisti parteciparono , fiancheggiando cordialmente e vigorosamente l ' azione dei colleghi fascisti . D ' altra parte il modo stesso come si è pervenuti alla costituzione del gruppo , senza accattare inscrizioni di qua e di là pur di ingrossare le file , ma curando solo l ' identità delle convinzioni e dei propositi , è stato in un momento in cui altri aggruppamenti parlamentari danno così grottesco spettacolo di opportunistiche fusioni e confusioni un esempio unico più che raro di sincerità politica ; qual è stata anche la prontezza coraggiosa con che un Paolucci , un Gray , un Siciliani , alieni da ogni vieto calcolo di convenienza egoistica , hanno risoluto delicate posizioni elettorali che troppi altri avrebbero desiderato perpetuare in un fruttuoso equivoco . Necessariamente autonomo per la dottrina originale e profonda a cui si inspira e per la ferrea disciplina ond ' è vincolato , cosciente delle proprie possibilità ma legittimamente orgoglioso della propria missione , il gruppo parlamentare nazionalista non pensa ad assorbire alcuno né teme di essere comechessia assorbito o rimorchiato da altri . Esso intende tuttavia offrire , e offrirà certo , nella situazione presente , la misura massima della sua capacità di azione positiva col cooperare a un grande compito politico e storico : la risurrezione di una Destra nazionale nella Camera italiana . L ' appello schietto dei deputati fascisti trova una rispondenza viva e spontanea , oltre che nella volontà dei nazionalisti , nella condizione obiettiva delle cose , che , a malgrado di ogni proclamato o sottinteso dissenso , accomuna fatalmente oggi e accomunerà domani quelli che fino a ieri combatterono insieme per la stessa fede . E coi liberali dell ' antica Destra i nazionalisti hanno legami di indimenticabili mutue solidarietà che , anche volendo , non si potrebbero infrangere . L ' alleanza di queste energie sane sorge dunque naturalmente , per contrapporre con virile concordia ai verbalismi equivoci e presuntuosi della molteplice socialdemocrazia , paraninfa compiacente fra Turati e Cocco Ortu , le ragioni nude e perenni della realtà nazionale . Sarà una lotta aspra , lunga , incessante , difficilissima . Ma averla provocata , dopo tanti anni da che gli avversari si erano assuefatti a trionfare senza combattere , è già aver dimostrato di saperla vincere . E la Destra nazionale la vincerà .
IN MORTE DI FRANZ LISZT ( LA_SELVI FILIPPO , 1886 )
StampaQuotidiana ,
Un telegramma da Bayreuth annunzia seccamente che l ' abate Liszt è morto iersera alle ore 11,15 . La notizia qui in Roma sarà appresa da molti con dolore , poiché il grande pianista ungherese aveva qui molti ammiratori e discepoli e una specie di piccola corte muliebre che lo seguiva cerimoniosamente tutte le volte ch ' ei si mostrava al pubblico stupefatto . E si mostrava per lo più nei concerti primaverili della sala Palestrina e della sala Costanzi , in ispecie quando suonava una di quelle cento pallide fanciulle che rispondono a un nome romantico e sonoro ed hanno la fronte luminosa poiché le ha baciate in sogno Federico Chopin . Il vecchio sedeva sempre in prima fila , tra due signore elette ; ascoltava con molta benevolenza , e sorrideva assai dolcemente da quella sua bocca lunga e sottile . Teneva il capo un po ' inclinato da una parte ; e la sua portentosa capellatura , che pareva tutta d ' argento massiccio , scintillava da lontano e dava alle adoratrici riguardanti una specie di estasi religiosa , simile a quella che dà ai devoti nelle chiese cattoliche il fulgore dell ' ostensorio tra le nuvole dell ' incenso . In questi ultimi tempi la figura di Franz Liszt aveva acquistata una solennità leggendaria ; era come una reliquia preziosa . Nelle sue attitudini il maestro teneva una immobilità scultoria . Io l ' ho visto una volta conservare la stessa posa , durante circa mezz ' ora ; e mi parve quasi ch ' egli non fosse più un uomo vivente ma un idolo , un idolo materiato di metallo e di cera . Alla fine dei concerti , egli usciva a braccio d ' una signora , tra due ale di gente riverente . Il corteo consueto gli veniva dietro ; e nel corteo c ' era Giovanni Sgambati con la sua faccia plenilunare indiata dalla raggiera de ' capelli , e c ' era la signora Helbig dal sorriso così giovenilmente fresco che le rischiarava tutta la gran persona , e c ' erano i giovini maestri , Gullì , Consolo , Rosati , e c ' era una schiera misteriosa di lisztiani che andavano innanzi trasognati , con dei visi sacerdotali raggianti ispirazione tra l ' ombra spiovente delle chiome . Chi non ricorda quella scena che era sempre la medesima ? Ora Franz Liszt è morto , e la notizia ci empie di meraviglia . Pareva che l ' autore delle Consolations dovesse rimaner tale qual era , eternamente , quasi pietrificato in quella sua vecchiezza gloriosa , all ' ombra della sua magica capelliera . Noi non lo vedremo più qui a Roma ; e i giovini pianisti non saranno più consacrati dal suo sorriso . L ' ultima volta che lo vedemmo fu qualche mese fa alla cerimonia di fondazione della sala per concerti nell ' Accademia di Santa Cecilia . Egli , grave e solenne come un apostolo , scrisse il suo nome sul libro che gli presentarono . Le acclamazioni facevano tremare l ' edifizio . La gran chioma d ' argento radiava come non mai . Quando sorrise , un baleno di giovinezza gli passò nelli occhi che aveva dolci e profondi , e la sua faccia si animò come la faccia d ' una statua marmorea su cui fosse caduto d ' improvviso un chiarore . Quella forse fu l ' ultima sua gioia ; e gliela diede Roma .
CONTRO IL NITTISMO ( - , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Mentre il Governo abolisce il monopolio del caffè e i commenti degli economisti « del senno di poi » vengono a dire quello che noi da un pezzo sapevamo , e cioè che questo monopolio non solo non ha reso nulla allo Stato , ma si è risolto effettivamente nella perdita di qualche milione , l ' on . Nitti cui spetta la gloria di questi nefasti monopolistici , lotta nella nativa Lucania a riconquistarsi il pericolante favore degli elettori con tutti i lenocinii della sua consumata arte politica . Che un ex Presidente del Consiglio , meridionale per giunta , debba , a nemmeno un anno di distanza dall ' abbandono del potere , temere la sorte dell ' urna se non precisamente per sé , certo per i propri compagni di lista , è fenomeno nuovissimo nelle cronache politiche italiane ed è , soprattutto , gravemente dimostrativo nei confronti dell ' on . Nitti . A spiegarlo , non basta l ' accanimento degli avversari politici , anche se questi avversari politici abbiano la forza e l ' abilità dell ' on . Giolitti . Se la Basilicata che era il feudo politico di Francesco Nitti minaccia di abbandonarlo , oggi , vuol dire che tutto il sistema politico che nel nittismo si riassumeva , è condannato inesorabilmente ; vuol dire che la caratteristica che le imminenti elezioni vanno assumendo , è precisamente questa : « contro il nittismo » . Così considerato , l ' episodio dell ' accanimento che i nittiani portano nella lotta elettorale della Basilicata , diventa l ' esponente della situazione elettorale del Paese . Gli stessi blocchi nazionali , che cosa sono mai se non la difesa della Nazione fatta dalla Nazione stessa contro i pericoli mortali formati attraverso e grazie alla politica nittiana ? Basti osservare il nucleo centrale che dovunque li informa per convincersene . Questo nucleo è , dovunque , costituito dai nazionalisti e dai Fasci . Ora , che cosa sono i Nazional - Fascisti se non la reazione spontanea formatasi nell ' elemento più giovane , più ardito , più saldo del Paese contro quegli eccessi del socialismo degenerato in bolscevismo che avevano trovato in Francesco Saverio Nitti l ' avallante e il legittimatore ? È storia di ieri . Chi aveva permesso si formasse in Italia l ' ambiente donde scaturì l ' ultima Camera dei Misiano , dei Riba , degli Abbo , dei Giulietti , se non colui che aveva insultato alla guerra e ai suoi Martiri amnistiando i disertori , che aveva svalorizzato la vittoria prostituendo l ' Italia con tutte le rinunzie supinamente accettate ; lamentando , dal banco del Governo , in faccia al mondo intero , la miseria e la fame del Paese di contro ai pochi coraggiosi che osavano prospettare ed esaltare i diritti del sacrificio gloriosamente sostenuto ? Wilson diceva : « Fiume , no ! » e Nitti , senza nemmeno curarsi di vedere se dietro questo « no » ci fosse davvero il veto degli Americani o non soltanto quello della banca ebraica internazionale , rispondeva : « Sta bene , no » . Inghilterra e Francia , alle nostre legittime richieste perché ci fosse assegnata , nella ripartizione delle fonti di approvvigionamento di materie prime e di combustibile la parte che ci spettava , rispondevano : Dei bacini metalliferi , minerari , carboniferi ? che bisogno ne avete ? Pensiamo noi a darvi il carbone e a darvi i minerali . Anzi ve li portiamo in casa con le nostre stesse navi : che volete di più ? E Nitti , supino a ringraziare : Ma benissimo ; oh quanto siete generosi ! Qualcuno tentava bene di protestare , in Parlamento e nel Paese , ma Nitti aveva trovato la formula per far stare tutti zitti : Per carità ! mi volete rovinare ? Non sapete che l ' America non ci dà più né un soldo né un chicco di grano se non stiamo zitti e buoni ? Non sapete che abbiamo la fame alle porte ? la fame e la rivoluzione ? La rivoluzione minacciava davvero . Ma creata , o almeno , permessa da lui . Fu sotto di lui , lui consenziente , che la masnada bolscevica trovò le sue più spavalde audacie : esponente di tutti gli insulti quotidiani al tricolore , la quotidiana aggressione ai militari di qualunque grado e di qualunque arma . Fu sotto di lui , lui consenziente , che Enrico Malatesta rientrò in Italia e poté organizzare , fra uno sventolio di bandiere rosse , quel giro trionfale di propaganda comunista che trovò poi la sua eco quotidiana e stabile nella Umanità Nuova e , più tardi , il suo apogeo nelle bombe del Diana . Sotto di lui , infine , che gridare : Viva l ' esercito ! Viva l ' Italia ! fu considerato sedizione e l ' esporre il tricolore , provocazione delittuosa . Né meno grave di questa , politica e diretta , è la responsabilità di Francesco Nitti nello svolgimento della vita economica del Paese durante il suo avvento al potere . Nessuno dei problemi che erano imposti , e urgentemente , dalla necessità del riassetto e della ricostruzione , venne da lui risolto . Viceversa , si affermò attraverso due capisaldi economici ugualmente disastrosi : i monopoli e gli aggravi fiscali . Coi primi rovinava il commercio del Paese ; con l ' altro rovinava le industrie colpendole nel momento in cui esse dovevano superare la doppia crisi del passaggio dalla guerra alla pace e della intensificazione della produzione imposta , quest ' ultima , e dalla necessità di ridurre al minimo le importazioni dall ' estero e da quella di assicurare lavoro alla larga disponibilità di mano d ' opera che la cessazione della guerra gettava sul mercato . Fu in questo momento che il Nitti mentre da una parte liquidava la situazione delle industrie , nei rapporti con il Governo , con uomini che erano gli esponenti dei criterii e dei postulati dell ' alta banca internazionale escogitava dall ' altra il decreto sulla nominatività dei titoli che veniva a distogliere il capitale privato dall ' impiego in titoli industriali . Fu in questo momento che egli cedette al Giulietti , a prezzo vilissimo , i vapori per la costituzione di quella « Cooperativa Garibaldi » , che doveva essere non soltanto un termine di concorrenza sleale contro i piccoli armatori che costituiscono per tradizione la forza intima della Marina mercantile italiana , ma ancora e purtroppo , il seme del bolscevismo trasportato in seno della Federazione Marinara ed esaltato , attraverso la bandiera rossa comunista issata sull ' albero maestro dei vapori della Cooperativa . Prosperava l ' impresa Giulietti sotto le ali protettrici del Nitti , ma intanto rimanevano invece inascoltate le richieste , i memoriali , le esposizioni degli armatori , dei costruttori navali , degli uomini politici che prospettavano al Governo l ' urgenza di provvedimenti realmente efficaci a favore della marina mercantile , l ' urgenza , soprattutto , di dotare l ' Italia di un tonnellaggio adeguato ai nuovi bisogni della sua nuova vita . A tutte queste proposte e richieste , Nitti rispondeva portando Villa e De Vito al Ministero dei Trasporti e avallando i disastrosi decreti del primo e la statizzazione dei giacimenti ligniferi fatta dal secondo . Che un uomo della competenza dell ' onorevole Nitti in materia di economia statale passasse così di errore in errore in buona fede , è inammissibile . Nessuno potrà mai credere che egli non vedesse quale disastro rappresentassero per il Paese la sua negativa politica commerciale ; la sua coercitiva e paralizzante politica industriale ; la sua disastrosa politica dei trasporti ; la sua catastrofica politica degli approvvigionamenti ; la sua avida politica fiscale ; la sua criminosa politica demagogica ; infine , la sua concezione meramente opportunistica del potere per cui ogni fattore della vita nazionale diventava per lui soltanto strumento di dominio e non elemento da adoperare in armonia con gli altri per il bene comune . E allora ? E allora dobbiamo concludere che nel concetto dell ' on . Nitti , governare non significava più mettere le proprie forze al servizio del Paese , sibbene , asservire il Paese alla propria ambizione e le risorse del Paese al proprio particolare interesse politico . Questo il suo concetto ; questa la sua opera ; questo il suo delitto . Delitto ; ché , per giungere al proprio fine e per mantenere il potere ad ogni costo , egli non esitò a servirsi di ogni mezzo , anche di quelli che , come il bolscevismo accarezzato dal suo bisogno di crearsi un appoggio anche nella demagogia diventavano pericolo mortale per il Paese . Fosse venuta davvero la rivoluzione , egli avrebbe sfruttata anche questa . Ché , per la sua amoralità politica , ogni carta era buona in quel giuoco che per sventura nostra si chiamava Italia . Tutto stava nel gettarla in tempo sul tappeto . Questo , l ' uomo che per troppo tempo ha arrischiato nel calcolo delle probabilità del profitto suo personale la vita del Paese ; l ' uomo che pensa di poter riprendere il giuoco ; l ' uomo che , per rifarsi il prestigio perduto anche in quella non difficile terra che è la sua , va promettendo agli elettori della Lucania che nel novembre prossimo egli riavrà sicuramente il potere . Uva acerba , anche per la vecchia volpe di Muro Lucano . E speriamo che il blocco nazionale delle elezioni le impedisca per sempre di maturare . Nel fascio degli antichi littori , c ' era anche la scure !
BIANCHERIA INTIMA ( BISCUIT_LILA , 1887 )
StampaQuotidiana ,
Oramai per le nostre signore il lusso della biancheria è diventato addirittura rovinoso . Le più squisite eleganze e le raffinatezze più procaci son profuse in quei leggeri vestiti di batista e di finissimo lino , che nella lor trasparenza prendono il profumo e il dolce color roseo della cute feminile . La semplicità d ' un tempo è scomparsa . Anche nei corredi delle fanciulle più timorate di Dio , uscenti da famiglie austere e severe , si vedono tali novità che avrebbero certamente dato un fremito di orrore alle nostre nonne . E i cronisti mondani osano , con una impudenza inaudita , perfino descrivere ad ogni occasione di matrimonio le forme e i colori e le minime particolarità dei più segreti indumenti della giovine sposa ; sicché noi sappiamo che la principessa Blanzifiore ama portar le camicie ornate d ' entre - deux di merletti e d ' un nodo di nastro sul fianco sinistro , che la marchesa Ginevra usa portare certi singolari pantaloni ermetici , chiusi da tutte le parti con metodi ingegnosissimi , e infine che la contessa Bersenda preferisce su la nuda carne piuttosto la carezza della seta che quella della tela . Noi su tutto ciò abbiamo già dato il nostro umile parere ; ed abbiamo anzi alcun tempo fa , in nome della nitida semplicità , formulate in un catalogo le norme che devono presiedere alla vestizione intima ed ascosa d ' una vera signora . Ma , poiché la corrente ci travolge , seguiamo la corrente ; e diamo alle lettrici la descrizione breve d ' una serie di nuove camicie che un elegantissimo giornale di mode offre per saggio . Naturalmente il primo posto è tenuto senza contrasto , dalla camicia semplice , tutta di batista immacolata , con il petto e l ' orlo delle maniche ornati di cinque piccole crespe di finissimo lino . Questa camicia non fa nessun effetto all ' occhio volgare ; ma ( udite , o dame dispendiose ! ) soltanto l ' imbiancatura costa sette lire . Vedete dunque che per poterla portare , il faut être à son aise . Per abbottonarla è di buon gusto adoperare tre perle buone che vadano diminuendo in grossezza affinché nel busto non sieno fastidiose . La camicia a spirale è anche di batista , con un pizzo di Valenza che si parte di su la spalla e gira gira gira fino all ' estrema punta della camicia . Quando una signora ordina camicie a spirale , basta ch ' ella indichi alla cucitrice con maggiore o minore esattezza le sue rotondità e le sue mancanze , allora tutta l ' opera della cucitrice si riduce a stringere o a allargare la spirale in modo da renderla elegante . La camicia medioevale è in pura tela d ' Olanda , con uno sgonfio di merletto su l ' uno e l ' altro lato del seno e con un ornamento del merletto medesimo all ' orlo inferiore . Tra i due sgonfi , destinati a imprigionare e a reggere nella lor delicatissima rete le « due beltà gemelle » , è una piccola tasca , anche del merletto medesimo , che serve a contenere il rosario . La camicia preziosa è formata di un entre - deux di merletto che stringe i fianchi con una cintura . Da questo entre - deux si partono due gale , di cui l ' una sale , accoglie il seno ed ha un ' apertura per le braccia ; e l ' altra scende fino alla caviglia formando così il termine della camicia . La perfezione sua consiste in questo : che l ' entre - deux della cintura è la riduzione minuscola dell ' ampia gala inferiore , mentre la gala superiore n ' è la riduzione media . Il solo ornamento possibile è un lungo nodo di nastro sul lato sinistro della camicia . La camicia di crespone carnicino ha questo di buono : che non è possibile gualcirla perché il tessuto di cui si compone pare sempre gualcito . Un semplice entre - deux di merletto di Fiandra adorna le maniche e il giro delle spalle e del petto . Certe signore , per renderla più provocante , mettono sul seno due sgonfi dello stesso merletto ; oppure serrano la manica per mezzo d ' un nastro di velluto azzurro e d ' un piccolo fermaglio di diamanti . La camicia a foggia di busto è composta di merletto e di batista che si alternano a zone , giù giù diminuendo fino alla vita e terminando con un nastro , passato a traverso un entre - deux che si annoda in su ' l mezzo . Il basso è formato da una gala di pizzo di Valenza che copre certe zone di batista a mille pieghe . La camicia a foggia di scacchiere si compone tutta di piccoli quadri ricamati e di piccoli quadri di merletto , d ' egual grandezza . Su questa specie di tessuto si potrebbe quasi fare il giuoco della dama e degli scacchi . La camicia deve terminare con una fila di pezzi da scacchiere , fatti ad uncinetto : cioè col matto , col re , con la regina , col cavallo . La camicia araldica è semplicissima , tutta di batista , con lo stemma gentilizio ricamato sul cuore e con il motto ricamato intorno intorno al petto o su una giarrettiera . Per renderla più ricca , certe dame fanno ricamare all ' estremità , sul lato destro , le principali figure d ' animali che contiene lo stemma avito . Ma nulla in verità è più grazioso della camicia di merletto nero e di merletto bianco . La quale appunto si compone di due merletti , uno bianco e l ' altro nero , alternati . In generale si adoperano merletti di Valenza e di Chantilly . Per le signore grasse convien disporre gli entre - deux in lunghezza , e per le magre convien disporli in larghezza . La camicia all ' ultima moda ha tutta la parte superiore di merletto , fatta su misura ; sul cuore , il crest ricamato ; e in basso un merletto increspato ed ornato di nastri d ' un colore simile a quello del busto . La camicia di Valpurga è tagliata in una specie di mussolina indiana a righe , e per ornamento non ha che una sciarpa annodata un po ' più su delle reni . Con tal genere di camicie sono indispensabili le armille alle braccia e alle caviglie . La camicia corretta ha la scollatura intieramente rotonda , di batista , con un semplice pizzo di Valenza , liscio e tenuto da un nastro . Due gruppi di pieghine in sul davanti offrono un modesto asilo ai casti gigli del seno . La camicia alla moda del Direttorio ha il davanti di pizzo di Valenza , che , disposto in forma di scialle fino alla cintura , finisce diminuendo su la spalla , ripreso da un nastro annodato alla greca . La parte di dietro è rotonda ; e intorno alla vita gira un entre - deux di merletto attraversato da un nastro d ' un color di rosa pallido . La camicia alla moda della regina Ortensia è di lino , con un partito di pieghe che scende dalla spalla e , fermandosi sotto il petto , ritenuto da un nodo , cade quindi fino in basso e termina con un entre - deux di merletti di Valenza . Finalmente la camicia vedovile , alla moda della contessa Bersenda , è tutta di finissima seta nera , diafana , e fluida . Una volta la contessa Bersenda , che ha una grande reputazione di saviezza ed è citata per la sua stretta osservanza delle regole di convenienza , si lasciò prendere da un subito languore ; permise cioè che Don Giovanni entrasse , a mezzanotte , nelle sue segrete stanze . Era di primavera ; saliva alla finestra l ' odore delle rose , dolce come un vino ; l ' alcova si profondava in un ' ombra piena di lusinghe . E Don Giovanni , in ginocchio d ' innanzi all ' amata , versava un fiume di parole ardenti e tumultuanti , Bersenda ascoltava , piegandosi , invasa dalla tenerezza , mentre il giovane con la mano furtiva scioglieva i nodi , faceva uscire a uno a uno i bottoni dagli occhielli , tirava abilmente il laccio del busto , apriva il fermaglio della giarrettiera , dove splendeva un mirabile zaffiro a similitudine d ' un occhio cilestro acceso dal riso . Bersenda non oppose resistenza ; finché , nella trasparenza della camicia nera , ella apparve simile alla figura della prima Ora notturna . Ma quando l ' audacissimo Don Giovanni volle togliere alla bella Ora languente il velo della notte , ella balzò con un grido , si rifugiò atterrita in un angolo ; e supplichevole diceva : « Oh , no , no ! Per pietà , non mi chiedete questo ! » . « Perchè dunque ? » , fece Don Giovanni sorridendo . « No , no ! Per pietà ! Capite ... le convenienze ! ... Son tre mesi che ho perduto mio marito e non posso ancora lasciare il lutto . Non mi chiedete questo , per pietà !...»
StampaQuotidiana ,
Sabato , verso l ' ora del mezzogiorno , Edoardo Scarfoglio si unì in matrimonio con Matilde Serao , nella sala rossa del Campidoglio , essendo in ufficio l ' onorevole barone Giordano - Apostoli . La cerimonia fu semplice e lieta . La sposa , vestita d ' un elegantissimo abito grigio - sorcio con un cappello chiuso d ' egual colore , teneva fra le mani un mazzo di rose meravigliose e parlava e sorrideva assiduamente , comunicando a tutti li amici quella giovialità cordiale che è una delle sue più belle e resistenti virtù di donna . Lo sposo , quella singolar figura di Don Chisciotte giovine e vivace e pieghevole a tutte le eleganze del vestire moderno , trovava modo di discutere con Pasquale Mancini su le condizioni e le esigenze del teatro italiano contemporaneo , non senza lanciar saette , tanto per non perdere l ' abitudine , alle infelicità martelliane di Felice Cavallotti . Come la discussione andava accendendosi e il ministro avvalorava le sue ragioni con una quasi giovanile impetuosità di gesti , l ' onorevole Giordano - Apostoli invitò gli sposi a sedersi su le molto esercitate sedie auree che stanno d ' innanzi al banco ufficiale . Testimoniavano per la sposa : il principe Maffeo Colonna di Sciarra e il barone di San Giuseppe . Per lo sposo : i ministri Mancini e Grimaldi . Erano auspici , dietro le sedie nuziali , due amici antichi e compagni d ' arte e conterranei : Gabriele D ' Annunzio e Costantino Barbella . La cerimonia rituale fu compiuta rapidamente . Ieri sera poi , nella chiesa di Santa Maria del Popolo , fu stretto il matrimonio ecclesiastico , verso le dieci . Per entrare in una cappella interna , bisognava passare attraverso un lungo corridoio dove al lume delle candele recate dai monaci s ' intravedevano le pareti piene di sculture marmoree . Il mistero sacro dava alla cerimonia una certa solennità . La cappella era tutta bianca e fredda , rischiarata debolmente dai ceri dell ' altare . Su i marmi dell ' altare stavano scolpite le armi gentilizie dei Borgia , e una soave Madonna giottesca proteggeva dall ' alto i presenti . I monaci cortesi giravano di qua e di là disponendo le cose . Ruggero Bonghi , in disparte , discorreva di non so che con uno di loro . Il duca di Maddaloni lasciava ammirare su l ' abito nero , di taglio giovanile , il gran collare dell ' ordine di Malta . Paulo Fambri , il Molosso , chiedeva a Masaniello Parise notizie dell ' ultimo duello o raccontava aneddoti del Lupatti alla sposa sorridente . La sposa aveva un ricco abito di broccato d ' argento , senza strascico ; e tutto quel mite splendore di bianchezza le si rifletteva nel sorriso . Quando gli sposi s ' inginocchiarono e si presero per la mano , il celebrante , un monaco grande e grave , li benedisse con un gesto pieno di nobiltà . Assentirono i testimoni : il conte Luigi Primoli e Paulo Fambri , per la sposa ; il duca Proto di Maddaloni e Ruggero Bonghi per lo sposo . Dopo , le carrozze portarono gli invitati alla casa maritale dove già molta gente congratulante aspettava . La casa non è vastissima , ma è un nido pieno di cose belle e preziose , è la maison d ' un artiste au XIX siècle . Le scale , con le pareti coperte di tappeti del Kurdistan , sono rallegrate da un ' infinità di piante verdi . Le piante di serra occupano anche i pianerottoli e le stanze di anticamera e di passaggio . La camera di studio dei due artisti è d ' un colore avana chiaro ; ha tende altissime d ' una stoffa greve , originalissima , di tinte e di disegno araba . Lunghi scaffali di noce coprono una parete ; un gigantesco camino di noce copre l ' altra opposta ; sedili e sedie , d ' una stoffa antica intessuta d ' oro e di rosso , stanno in tutti li angoli . Su la parte sporgente del camino fiorisce un magnifico ordine di begonie , di quelle piante vive che paiono artificiali e inverosimili . Su ' l tavolo , fra le carte e i libri , tanti oggetti curiosi e rari . La camera del talamo ha le pareti tutte coperte di raso color tabacco , d ' un color bizantino ; le tende di peluche , azzurre con larghe bande di ricami in bianco e oro ; il baldacchino anche azzurro con fiocchi e cordoni ricchissimi ; il letto largo di noce , scolpito squisitamente . Il salone è di vario gusto e di vario stile , ma ha nell ' insieme un ' intonazione calda e simpatica e armoniosa . Le portiere e le tende sono composte di due stoffe : d ' un antico velluto a fiorami verde scuro e d ' una specie di broccato massiccio a fiorami d ' oro e marron su fondo rosso scuro . Tra le due finestre s ' innalza , svelto e sottile come un ' artifiziosa architettura di merletti neri , un mobile giapponese di bois - de - fer , tutto pieno di vasi di Satzuma , di bronzi , di avori , di mostri metallici . In un angolo un grande specchio , contornato di stoffe francesi , riflette una gru di bronzo , l ' uccello bene amato nell ' impero del Sol Levante , o Tsouri Sama , Sua signoria la Gru . Di fronte allo specchio , un paravento di seta grigia , uno di quei paraventi floreali e ornitologici che bastano ad animare lietamente un ' intera stanza , chiude l ' angolo , formando una specie di penetrale intimo dove è raccolto tutto il fascino esotico del salone . Tra il paravento e lo specchio scende dall ' alto una banda di seta saumon di quel tenerissimo colore così voluttuoso , così sensuale , così carnale , così amorosamente tentatore e suggestivo . La seta è vivificata da ricami meravigliosi di fiori e di uccelli , e tutta luminosa delle penne occhiute dei fagiani imperiali e dei pavoni . In verità quella stoffa è il più bel pezzo dell ' appartamento , è la nota più significante e più alta nella sinfonia delle linee e dei colori . Dall ' alto dello specchio un ' altra banda di seta , ma rossa e ricamata di mostri d ' oro a rilievo , sale fino al soffitto e rimane inarcata come una piccola vela di qualche yanè - funè principesco . Due arazzi giapponesi inquadrati in cornici larghe di velluto e tesi , due di quelli arazzi giocondi dove uomini e donne bevono il the o ascoltano una lettura sotto un tetto d ' oro o sotto gli alberi di pesco o tra le selvette dei bambù , occupano la terza parete . La quarta parete è occupata finalmente da un gran quadro moderno , da un paesaggio boscoso e radioso di Guido Boggiani . Poltrone e divani di tutte le forme , tavolinetti , vasi di porcellane , tutte le varie minuscole suppellettili moderne ingombrano il restante spazio . Il secondo salone , che ieri sera era trasformato in sala di buffet per cura di Nazzarri , è coperto di mèzzari , di certe larghe stoffe genovesi dove son rappresentati paesaggi curiosissimi a colori molto vivi . Nell ' angolo principale una tenda bizzarra , formata di aste e di drappi , ombreggia e protegge un divano . Tutto questo appartamento , preparato da Giuseppe e da Ercole Noci , ieri sera fu invaso da innumerevoli amici , da tutti li amici degli sposi : uomini politici e letterati , gentiluomini e artisti , illustrazioni di tutti i partiti e di tutte le arti . Donna Matilde aveva per ognuno una parola cordiale , un gesto di saluto , un sorriso , una domanda cortese ; si espandeva dovunque in un ' attività instancabile ; passava felice e raggiante tra li augurii , con i capelli cinti di fiori freschi , con le mani e le braccia gemmate di doni .