StampaQuotidiana ,
Noi
non
attendevamo
affatto
dall
'
onorevole
Giolitti
e
da
coloro
che
con
lui
hanno
accettato
di
essere
al
governo
la
resurrezione
dello
spirito
nazionale
,
che
è
e
dev
'
essere
tutt
'
uno
con
la
volontà
della
guerra
e
con
la
coscienza
della
vittoria
.
Se
quest
'
attesa
fosse
stata
in
noi
avremmo
tradito
non
soltanto
il
senso
storico
della
guerra
e
della
vittoria
,
che
abbiamo
difeso
contro
tutte
le
avversioni
e
tutte
le
deformazioni
,
ma
anche
il
buon
senso
politico
.
Conosciamo
la
realtà
mostruosa
che
s
'
è
voluta
sovrapporre
a
mortificare
,
corrompere
,
sopraffare
lo
spirito
nazionale
.
Sappiamo
,
per
averle
volta
a
volta
definite
e
combattute
,
le
forze
che
,
derivanti
dal
fondo
secolare
ed
ereditario
di
servitù
,
hanno
resistito
prima
,
poi
tentato
di
trionfare
della
massima
prova
,
affrontata
e
superata
con
la
guerra
e
con
la
vittoria
della
Nazione
italiana
per
raggiungere
la
sua
unità
storica
di
potenza
europea
e
mondiale
.
Si
sono
chiamate
socialismo
ufficiale
,
neutralismo
,
vilsonismo
rinunciatore
e
traditore
della
vittoria
.
Ad
esse
si
è
aggiunta
e
per
esse
ha
prevalso
un
'
altra
forza
esterna
,
potentissima
,
la
coalizione
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
,
sicché
mentre
quelle
travagliavano
e
assalivano
la
formazione
dell
'
unità
,
questa
si
opponeva
all
'
affermazione
di
potenza
.
In
questa
realtà
mostruosa
,
minacciante
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
dopo
Caporetto
,
ingigantitasi
nell
'
antitesi
alla
vittoria
,
e
che
trovava
figure
e
forze
rappresentative
o
complicità
passive
in
coloro
stessi
che
avevano
la
responsabilità
della
guerra
,
lo
spirito
nazionale
non
ha
avuto
al
governo
alcun
interprete
risolutivo
,
capace
di
dominare
le
forze
avverse
.
Tanto
vero
che
,
subito
dopo
la
vittoria
,
gli
uomini
ch
'
erano
al
governo
,
assunsero
un
contegno
di
difesa
,
come
di
chi
dovesse
accettare
il
compito
di
ridurre
al
minimo
il
danno
di
quelle
forze
avverse
,
non
di
chi
sentisse
col
diritto
e
col
dovere
di
una
prova
,
mirabilmente
superata
.
Tanto
vero
che
da
allora
cominciò
il
pericolo
e
il
danno
di
promesse
fatte
dal
banco
del
governo
e
non
mantenute
negli
atti
.
Non
pareva
tuttavia
che
la
crisi
antinazionale
potesse
essere
unificata
in
un
'
opera
di
distruzione
,
quando
un
uomo
,
l
'
onorevole
Nitti
,
impadronitosi
con
un
colpo
di
mano
del
potere
,
esercitò
questo
in
nome
di
tutte
le
forze
avverse
alla
vittoria
,
del
socialismo
ufficiale
,
del
neutralismo
,
del
vilsonismo
rinunciatore
,
della
sottomissione
alla
coalizione
ostile
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
.
In
un
anno
l
'
opera
di
quest
'
uomo
,
che
nel
mito
della
guerra
prenderà
statura
e
figura
di
uno
gnomo
distruttore
,
attraverso
la
negazione
della
vittoria
,
ha
attaccato
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
e
dello
Stato
.
Dopo
Caporetto
,
bastò
un
fiume
a
separare
l
'
Italia
dal
dominio
straniero
.
Ieri
,
in
questa
rivolta
matricida
,
patrocinata
dal
governo
,
l
'
Italia
non
sapeva
più
come
e
dove
trovare
una
barriera
contro
il
tradimento
interno
e
l
'
umiliazione
esterna
.
Il
gabinetto
Giolitti
,
con
l
'
uomo
che
ne
è
a
capo
,
è
necessariamente
,
fatalmente
,
la
risoluzione
empirica
,
nel
mezzo
parlamentare
quale
è
,
di
una
superstite
volontà
di
resistenza
dello
Stato
e
della
Nazione
non
ad
una
rivoluzione
,
e
cioè
ad
una
violenza
consapevole
come
strillano
le
nostre
scimmie
leniniste
,
ma
ad
una
mania
suicida
,
ad
una
medievale
voluttà
di
dissolvimento
,
qual
è
stata
impersonata
dall
'
on
.
Nitti
.
Sicché
proprio
noi
,
proprio
perché
vogliamo
esser
voce
di
quello
spirito
nazionale
,
che
è
tutt
'
uno
con
la
coscienza
della
vittoria
,
né
abbiamo
atteso
né
abbiamo
desiderato
tentativi
verbali
,
nelle
dichiarazioni
di
ieri
,
per
ricongiungersi
ad
una
fase
storica
,
quella
della
grande
guerra
,
che
resta
un
fatto
nazionale
,
dal
quale
l
'
on
.
Giolitti
si
sequestrò
.
L
'
atto
politico
,
che
si
chiama
fiducia
,
e
che
non
dovrebbe
esser
confuso
con
le
esigenze
parlamentari
,
e
che
serba
per
noi
intatto
il
valore
di
una
comunione
di
coscienze
,
e
che
oggi
dovrebbe
esser
fatto
in
nome
dello
spirito
nazionale
,
non
poteva
e
non
può
essere
da
noi
compiuto
,
poiché
ci
era
impedito
dalla
storia
.
E
,
diciamo
la
verità
,
ci
avrebbe
repugnato
se
ad
esso
l
'
on
.
Giolitti
si
fosse
indotto
ad
avvicinarsi
con
inaccettabili
esercitazioni
rettoriche
.
Siamo
però
disposti
,
appunto
per
la
posizione
storica
che
nella
guerra
e
nella
vittoria
noi
abbiamo
mantenuta
e
in
contrasto
ha
mantenuto
l
'
on
.
Giolitti
,
a
riconoscere
come
una
elementare
onestà
il
proposito
delle
aride
,
scarne
dichiarazioni
di
ieri
,
di
fondarsi
sulle
constatazioni
della
realtà
presente
,
sulle
indicazioni
di
alcune
cause
di
imponente
forza
materiale
,
per
esporre
un
programma
di
governo
,
senza
tentare
di
ricongiungersi
o
anche
di
inquadrarsi
nel
grande
fatto
della
nostra
storia
nazionale
,
europea
e
mondiale
.
Non
sum
dignus
,
può
anche
aver
pensato
l
'
on
.
Giolitti
,
e
sta
bene
.
La
posizione
storica
del
gabinetto
è
tutta
dunque
nella
realtà
di
oggi
,
nella
contingenza
torbida
dell
'
ora
.
Non
è
nella
storia
di
ieri
,
e
vedremo
quanto
potrà
essere
nella
storia
di
domani
.
Per
oggi
,
rimaniamo
nell
'
oggi
,
dopo
aver
segnate
le
proporzioni
di
questo
tentativo
,
anzi
di
questo
proposito
di
governo
,
e
possiamo
,
nell
'
attesa
degli
atti
,
considerare
il
valore
dell
'
azione
promessa
.
In
politica
estera
l
'
enunciazione
è
generica
,
ma
nella
volontà
di
ristabilire
rapporti
normali
con
tutti
è
implicita
la
politica
di
indipendenza
che
,
nel
crollo
di
quella
comune
della
Intesa
,
deve
esser
ripresa
.
Non
c
'
è
altro
,
e
poteva
esserci
altro
,
ma
dopo
tanto
logorio
di
promesse
non
mantenute
,
di
soluzioni
proposte
e
non
accettate
,
anche
la
pausa
potrebbe
essere
un
proposito
.
Nella
pausa
una
commissione
parlamentare
farà
scuola
di
politica
estera
.
Ce
n
'
è
bisogno
perché
la
Camera
è
analfabeta
.
Ma
sul
funzionamento
,
sui
poteri
,
necessariamente
consultivi
della
Commissione
,
soltanto
la
pratica
darà
materia
a
giudizio
,
ché
nessuna
cosa
è
buona
o
cattiva
in
sé
.
Noi
ad
ogni
modo
crediamo
che
la
politica
estera
non
è
politica
di
segreti
.
Tanto
vero
che
basta
studiarla
per
capirla
,
basta
sentirla
nazionalmente
per
eseguirla
.
Infatti
il
pessimo
di
questa
politica
non
è
effetto
di
un
conflitto
di
attribuzioni
,
ma
è
stato
ed
è
la
conseguenza
del
non
capire
e
del
non
sentire
,
o
del
capir
male
e
del
sentire
contro
l
'
Italia
.
Insomma
la
Commissione
parlamentare
può
essere
un
mulino
a
vento
,
e
non
c
'
è
per
ora
da
combatterla
a
priori
.
Noi
intanto
per
essere
brevi
,
ci
possiamo
risparmiare
di
ripetere
oggi
il
nostro
programma
di
politica
estera
,
di
riaffermare
la
volontà
di
impegnare
per
esso
tutte
le
forze
che
sentono
nazionalmente
,
e
però
di
vegliare
su
qualsiasi
atto
del
governo
,
dovunque
se
ne
possano
compiere
.
Ieri
non
ce
n
'
è
stato
nessuno
,
ma
,
dopo
Nitti
,
non
c
'
è
stato
quello
di
sottomettersi
alle
imposizioni
straniere
.
Ecco
tutto
.
Nella
politica
interna
sono
elencati
propositi
di
azione
con
una
sola
proposta
di
riforma
:
l
'
autonomia
alle
provincie
e
ai
comuni
.
Non
è
il
caso
di
contrapporre
a
questa
parte
la
solita
esercitazione
verbale
,
che
affligge
tutto
il
riformismo
italiano
.
Si
tratta
di
sapere
,
per
noi
,
se
lo
Stato
esisterà
ancora
.
Nella
politica
economica
e
finanziaria
è
tipico
il
tentativo
,
del
quale
soffre
la
borghesia
italiana
da
quando
abdicò
al
socialismo
demagogico
le
ragioni
ideali
e
nazionali
della
sua
esistenza
storica
,
di
difendere
lo
Stato
e
il
suo
credito
non
con
un
proposito
consapevole
e
meditato
,
ma
con
una
sottomissione
a
formule
che
sono
state
avvalorate
in
uno
smarrimento
generale
di
principii
e
per
uno
scopo
distruttivo
dello
Stato
stesso
.
L
'
onorevole
Nitti
era
riuscito
ad
avvalorare
ancora
più
questa
disintegrazione
di
criterii
e
di
atti
,
continuando
a
predicare
dal
governo
le
necessità
dei
sacrifici
,
in
modo
da
accreditare
esso
stesso
la
campagna
contro
una
resistenza
avida
e
sfruttatrice
degli
spostamenti
di
ricchezza
creati
dalla
guerra
.
L
'
on
.
Giolitti
vuol
tagliare
il
nodo
gordiano
.
Vuole
uccidere
la
demagogia
con
la
demagogia
.
L
'
errore
,
vecchio
,
è
oggi
portato
ai
suoi
limiti
estremi
,
poiché
nella
perpetuazione
di
esso
si
sono
purtroppo
consumate
molte
forze
che
potevano
vincerlo
.
Ancora
una
volta
l
'
Italia
è
chiamata
non
ad
un
atto
di
riflessione
,
non
ad
un
superamento
di
illuminata
coscienza
,
non
ad
un
proposito
maturo
,
ma
ad
un
esperimento
sulle
resistenze
vive
della
nazione
,
sulla
resistenza
delle
forze
elementari
di
ogni
ordine
economico
,
sulla
risoluzione
dell
'
errore
nell
'
accettazione
dell
'
errore
.
Questo
è
così
tipico
nella
chirurgia
finanziaria
,
ieri
verbalmente
adottata
dal
governo
,
che
l
'
on
.
Giolitti
,
dopo
aver
indicato
alcuni
modi
di
riduzione
delle
importazioni
,
ha
taciuto
del
modo
di
assicurare
le
esportazioni
,
e
cioè
la
produzione
,
e
cioè
l
'
attività
economica
della
Nazione
,
sui
cui
margini
deve
vivere
una
sana
finanza
.
Ed
è
questo
invece
oggi
il
problema
fondamentale
,
di
ordine
sociale
,
di
iniziativa
,
di
danaro
e
di
tecnica
,
di
conquista
di
mercati
,
e
cioè
di
energia
dinamica
all
'
interno
e
all
'
estero
,
che
impedisca
sia
l
'
Italia
travolta
o
diminuita
in
questa
crisi
di
ricostituzione
mondiale
,
che
segue
alla
guerra
.
Ma
già
questo
appartiene
ad
una
visione
più
larga
.
E
questo
governo
invece
si
confessa
,
in
realtà
,
non
come
la
reazione
accusata
dai
socialisti
per
far
credere
che
essi
sono
per
la
rivoluzione
,
ma
come
un
reagente
ad
una
minaccia
di
sfacelo
.
I
socialisti
,
che
anch
'
essi
sono
in
fondo
impauriti
da
questa
minaccia
,
sono
stati
paralizzati
e
forniti
di
un
alibi
con
l
'
accettazione
di
alcune
loro
formule
.
Ieri
abbiamo
così
avuto
un
tentativo
parlamentare
di
ristabilire
l
'
equilibrio
nel
mezzo
,
da
cui
le
istituzioni
che
ci
reggono
,
vogliono
sian
tratti
i
governi
,
e
cioè
nel
Parlamento
.
Per
avere
almeno
un
Governo
,
per
rappresentare
lo
Stato
.
Quanto
alla
Nazione
,
popolo
,
civiltà
,
tradizione
,
forza
insopprimibile
,
coscienza
e
volontà
avvenire
,
essa
per
ora
,
ha
soldati
,
non
ha
quadri
.
Aspetta
che
venga
la
sua
ora
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
la
Camera
ha
preso
le
vacanze
dopo
quarantasei
giorni
d
'
intenso
lavoro
.
Non
diciamo
che
tutti
i
problemi
che
essa
ha
affrontati
siano
stati
risoluti
definitivamente
,
e
tanto
meno
che
i
provvedimenti
concreti
da
essa
adottati
siano
tutti
veramente
utili
e
tali
da
non
far
rimpiangere
la
sua
inattività
.
I
provvedimenti
finanziari
,
alla
cui
confezione
furono
dedicate
gran
parte
delle
sue
fatiche
,
per
una
buona
metà
rappresentano
più
un
'
offa
gittata
dal
Governo
alla
demagogia
,
che
un
sistema
di
utili
provvidenze
destinate
a
risanare
la
finanza
dello
Stato
e
a
liberare
l
'
economia
nazionale
dalle
angustie
in
cui
versa
,
e
attendono
di
essere
temperati
e
corretti
in
pratica
da
una
saggia
opera
d
'
interpretazione
,
perché
il
loro
rendimento
non
vada
a
totale
detrimento
dell
'
economia
generale
.
Ma
quale
che
sia
l
'
entità
e
la
bontà
delle
soluzioni
concrete
da
essa
prese
,
un
problema
d
'
importanza
pregiudiziale
,
e
che
già
era
stato
definito
insolubile
,
è
stato
invece
risoluto
dalla
nuova
Camera
,
in
questi
quarantasei
giorni
di
attività
parlamentare
,
in
modo
abbastanza
soddisfacente
:
ed
è
il
problema
del
proprio
funzionamento
.
Da
vari
anni
la
Camera
non
lavorava
e
la
sua
inattività
era
diventata
pericolosa
al
Paese
.
Perché
in
astratto
si
può
anche
discutere
se
sia
migliore
un
regime
,
nel
quale
la
facoltà
di
legiferare
spetti
al
Governo
,
salvo
un
semplice
diritto
di
controllo
al
Parlamento
,
ma
quando
in
concreto
il
potere
legislativo
risiede
nel
Parlamento
e
questo
,
per
propria
insufficienza
,
se
ne
spoglia
a
favore
del
Governo
,
il
danno
è
grave
ed
evidente
.
Di
tutti
i
regimi
il
peggiore
è
sempre
quello
della
illegittimità
e
del
disordine
.
E
un
parlamento
che
deve
funzionare
,
secondo
un
compito
costituzionale
ben
definito
,
quando
non
adempie
al
suo
compito
,
rappresenta
un
principio
di
disordine
e
del
peggior
disordine
,
come
quello
che
vien
dall
'
alto
.
Ora
in
Italia
eravamo
appunto
a
questo
.
La
vecchia
Camera
non
funzionava
,
perché
sorpassata
dagli
avvenimenti
e
sopravvivente
alla
sua
stessa
esistenza
legale
.
La
nuova
Camera
non
funzionava
perché
nata
e
mantenuta
artificialmente
in
una
atmosfera
di
faziosità
.
Al
momento
della
sua
nascita
,
il
Governo
,
suggestionato
dalla
visione
apocalittica
dei
prossimi
rivolgimenti
banditi
dai
socialisti
,
non
ebbe
cura
di
organizzare
e
ravvivare
,
come
era
suo
elementare
dovere
,
la
resistenza
dei
partiti
costituzionali
.
E
dopo
aver
ceduto
alla
faziosità
dei
socialisti
al
momento
delle
elezioni
,
il
Governo
riuscì
ad
attrarre
nell
'
orbita
della
propria
faziosità
la
nuova
Camera
,
con
lo
spauracchio
di
rivolgimenti
costituzionali
in
senso
inverso
.
Ora
come
poteva
funzionare
una
Camera
,
che
era
sorta
e
si
manteneva
sotto
l
'
incubo
di
tali
speranze
e
di
tali
paure
?
Come
poteva
essere
l
'
organo
costituzionale
normale
di
un
regime
,
del
quale
sentiva
e
sosteneva
la
precarietà
?
L
'
assemblea
,
in
tali
condizioni
,
aveva
smarrita
la
coscienza
stessa
del
suo
essere
,
non
sapeva
bene
se
fosse
una
assemblea
legislativa
o
una
costituente
.
In
realtà
,
nata
dal
disordine
,
era
diventata
uno
strumento
del
disordine
.
Organo
sovrano
di
un
regime
,
si
era
posta
fuori
e
contro
il
regime
stesso
.
Ora
il
principale
merito
di
questi
quarantasei
giorni
di
lavoro
parlamentare
è
appunto
questo
di
avere
ridato
alla
Camera
la
coscienza
della
propria
funzione
e
al
Paese
la
sensazione
che
la
crisi
di
regime
,
che
si
era
pronunziata
non
tanto
nei
fatti
esteriori
quanto
nella
coscienza
del
Parlamento
,
è
stata
superata
.
Noi
dobbiamo
riconoscere
all
'
on
.
Giolitti
il
merito
di
aver
compiuto
questa
difficile
opera
di
restaurazione
costituzionale
,
essenzialissima
alla
restaurazione
dell
'
ordine
nel
Paese
.
E
l
'
ha
ottenuta
in
un
modo
semplicissimo
:
facendo
lavorare
il
Parlamento
.
L
'
inattività
del
Parlamento
era
esiziale
al
Paese
,
molto
più
del
suo
cattivo
lavoro
,
perché
in
essa
sorge
e
cresce
la
coscienza
della
inattualità
del
regime
,
cioè
il
mito
della
rivoluzione
.
L
'
on
.
Giolitti
ha
rotto
il
circolo
vizioso
:
facendo
lavorare
il
Parlamento
,
l
'
ha
fatto
rientrare
nel
regime
.
Così
dopo
le
mediocri
discussioni
sui
provvedimenti
finanziarii
,
siamo
giunti
alle
ultime
discussioni
sulla
politica
estera
improntate
ad
uno
spirito
nazionale
che
qualche
mese
fa
sarebbe
stata
follia
sperare
dalla
Camera
attuale
:
i
socialisti
hanno
sì
ripetute
le
loro
pregiudiziali
internazionaliste
ed
antinazionali
,
ma
la
Camera
ha
potuto
discutere
dal
punto
di
vista
nazionale
i
grandi
problemi
della
politica
estera
.
Con
che
si
è
avuta
la
dimostrazione
pratica
che
una
Camera
,
con
156
socialisti
,
può
ancora
funzionare
,
restando
nello
spirito
nazionale
e
costituzionale
.
E
ciò
rappresenta
un
largo
guadagno
per
il
Paese
,
che
soprattutto
ha
bisogno
di
ordine
.
A
tale
restaurazione
costituzionale
della
funzione
parlamentare
,
ha
contribuito
non
poco
anche
il
giovane
Presidente
della
Camera
,
il
quale
nel
dirigere
i
lavori
dell
'
Assemblea
,
è
stato
un
ottimo
presidente
tecnico
,
ma
non
ha
mai
sacrificato
alle
esigenze
della
tecnica
le
ragioni
della
dignità
nazionale
,
dando
così
la
prova
d
'
una
chiara
intelligenza
e
d
'
un
senso
politico
altissimo
,
che
hanno
finito
per
imporsi
a
tutta
l
'
assemblea
.
Ora
che
l
'
ordine
regna
in
alto
,
abbiamo
ragione
di
sperare
che
il
Paese
possa
riprendere
tranquillamente
l
'
interrotto
cammino
verso
le
sue
migliori
fortune
.
StampaQuotidiana ,
Sono
de
dieci
.
Nel
Corso
,
nella
piazza
Colonna
,
nella
piazza
di
Montecitorio
,
in
tutte
de
vicinanze
del
gran
Palazzo
Innocenziano
,
la
moltitudine
si
accalca
con
una
densità
tenace
ed
impenetrabile
.
Tutte
de
finestre
sono
gremite
.
Su
la
loggia
sostenuta
dal
portico
di
Vejo
gli
ombrellini
multicolori
ondeggiano
e
risplendono
come
una
gigantesca
fioritura
di
papaveri
,
di
gigli
e
di
rose
...
artificiali
.
Il
sole
è
ardente
e
fastidioso
.
Gli
spettatori
sono
assai
più
pigiati
e
schiacciati
che
non
sieno
i
guerrieri
Marcomanni
su
per
la
colonna
del
glorioso
imperatore
Marco
Aurelio
,
e
de
loro
facce
sono
assai
più
varie
che
non
i
geroglifici
dell
'
obelisco
di
Psammetico
primo
.
Vi
rammentate
i
versi
degli
Emaux
?
La
sentinelle
granitique
,
Gardienne
des
énormités
,
Se
dresse
entre
un
faux
temple
antique
Et
la
chambre
des
députés
.
Je
vois
,
de
janvier
à
décembre
La
procession
de
bourgeois
,
Les
Solons
qui
vont
à
la
chambre
,
Et
les
Arthurs
qui
vont
au
Bois
...
Il
caldo
aumenta
di
minuto
in
minuto
.
L
'
aspettazione
è
immensa
.
I
gendarmi
mettono
un
argine
di
ferro
alla
folla
invadente
.
Di
tanto
in
tanto
sorgono
voci
alte
e
fioche
.
L
'
operaio
,
il
piccolo
possidente
,
il
commesso
di
negozio
,
il
pick
pocket
,
la
donnetta
politica
,
il
tribuno
da
strapazzo
,
il
vecchio
impiegato
memore
delle
antiche
pompe
pontificie
,
l
'
ozioso
che
prende
diletto
ad
ogni
spettacolo
e
che
assiste
immancabilmente
dalla
piazzetta
di
Sciarra
alla
discesa
della
palla
meridiana
,
e
il
dilettante
che
conosce
tutte
le
celebrità
politiche
e
le
ha
seguite
nella
loro
carriera
,
e
il
reduce
delle
patrie
battaglie
,
e
l
'
elettore
,
tutti
questi
varissimi
tipi
tumultuano
su
l
'
asfalto
del
marciapiede
e
giuocano
di
gomiti
per
conquistare
un
posto
da
cui
poter
godere
la
grande
cerimonia
regale
...
Le
trombe
squillano
.
Gli
ufficiali
gridano
un
comando
.
Le
canne
dei
fucili
,
nel
movimento
rapido
e
preciso
,
mandano
un
baleno
che
si
propaga
per
tutta
l
'
ala
militare
.
In
fondo
al
Corso
,
verso
la
piazza
di
Venezia
,
si
vedono
luccicare
de
dorature
della
prima
carrozza
di
Corte
sormontate
dalle
parrucche
e
dagli
abiti
rossi
degli
staffieri
.
Le
corazze
delle
guardie
folgoreggiano
meravigliosamente
polite
come
quelle
dei
paladini
di
messer
Lodovico
.
La
pompa
s
'
avvicina
.
Viva
il
Re
!
Nell
'
aula
di
Montecitorio
lo
spettacolo
è
diverso
,
ma
l
'
impazienza
è
in
tutti
egualmente
viva
.
Quei
felici
mortali
che
posseggono
un
biglietto
,
guadagnato
a
furia
di
insistenze
e
fastidii
infiniti
,
giungono
tutti
sudanti
e
anelanti
,
con
la
cravatta
a
sghimbescio
,
con
il
frac
dalle
maniche
troppo
lunghe
e
dalle
code
troppo
larghe
,
preso
in
affitto
per
la
grande
occasione
,
con
la
tuba
tutta
arruffata
.
Attraversano
la
folla
a
testa
bassa
,
non
si
curano
né
delle
spinte
né
delle
pestate
né
delle
imprecazioni
,
pur
di
giungere
in
un
posto
da
cui
si
possa
vedere
il
Re
o
almeno
la
Regina
.
Le
signore
,
entrando
,
a
quel
fiato
torrido
che
sale
dall
'
emiciclo
e
dagli
scanni
inferiori
,
impallidiscono
,
restano
un
momento
smarrite
,
non
sanno
dove
andare
a
sedere
,
si
peritano
a
scomodare
tante
persone
.
Sorgono
dei
brontolii
qua
e
là
,
poco
cavallereschi
.
Non
soltanto
le
alte
tribune
,
ma
tutti
i
corridoi
intorno
intorno
,
dietro
gli
scanni
dei
deputati
,
e
le
scalinate
,
si
riempiono
in
un
attimo
.
Un
cinguettio
confuso
e
ineguale
suona
da
un
capo
all
'
altro
,
sotto
la
cupola
grigia
e
azzurra
che
pare
di
cartone
.
Non
è
possibile
,
in
mezzo
a
tanta
folla
,
distinguere
le
persone
amiche
,
le
signore
note
,
le
eleganti
,
quelle
che
empiono
dei
loro
nomi
tutte
le
cronache
mondane
.
A
pena
a
pena
,
qua
e
là
,
una
toilette
vivace
,
molto
chiara
o
molto
rossa
,
un
cappellino
molto
carico
di
fiori
o
molto
scintillante
di
jais
,
un
ventaglio
molto
ampio
,
dalle
stecche
dorate
o
dalle
pitture
vistose
o
dalle
piume
magnifiche
,
rompono
la
monotonia
,
chiamano
l
'
occhio
,
fanno
volgere
i
cannocchiali
.
Nella
tribuna
degli
ambasciatori
alcune
dame
,
vestite
con
una
gaia
leggerezza
estiva
,
si
muovono
,
parlano
,
ridono
,
agitano
il
ventaglio
tra
i
diplomatici
ben
gallonati
e
decorati
.
Tutte
le
insegne
cavalleresche
del
mondo
civile
brillano
su
quei
petti
giovenili
o
senili
.
Il
vecchio
Keudell
trionfa
.
Un
attaché
biondo
di
Russia
sorride
amaramente
sotto
il
peso
delle
sue
pellicce
magnatizie
.
Il
bel
conte
d
'
Arco
,
tutto
vermiglio
su
le
lunghe
gambe
bianche
,
pare
un
fenicottero
del
lago
d
'
Albufera
.
Il
ministro
di
Turchia
è
tutto
un
'
opera
di
oreficeria
e
,
fatta
eccezione
per
la
barba
e
per
la
fede
maomettana
,
rammenta
la
venerata
immagine
della
madonna
di
Loreto
.
I
ciondoli
,
i
nastri
,
gli
alamari
,
le
croci
,
i
tosoni
,
i
collari
sono
innumerevoli
.
Tutti
i
più
bizzarri
simboli
della
onorificenza
umana
sono
chiusi
tra
quelle
quattro
colonne
di
cartapesta
,
come
in
un
reliquiario
.
Mancano
le
vetrine
.
Ma
il
rombo
del
cannone
giunge
con
un
tuono
sordo
nell
'
aula
;
e
per
le
tribune
corre
un
mormorio
più
sonoro
.
Ci
vogliono
ancora
dieci
minuti
all
'
arrivo
del
Re
.
Le
conversazioni
si
rianimano
.
Tutti
si
alzano
su
la
punta
dei
piedi
per
guardare
i
deputati
che
o
stanno
seduti
negli
scanni
o
girano
distribuendo
e
ricevendo
strette
di
mano
.
I
nuovi
eletti
si
riconoscono
subito
:
molti
hanno
una
miserevole
aria
provinciale
,
si
sentono
impacciati
nell
'
abito
nero
,
nella
camicia
inamidata
,
nei
guanti
bianchi
.
Si
guardano
intorno
con
sospetto
,
temendo
sempre
di
sorprendere
su
le
labbra
dei
colleghi
un
sorriso
ironico
.
Hanno
in
cuore
una
certa
palpitazione
pensando
al
momento
in
cui
di
tra
la
insidiosa
barba
dell
'
onorevole
Depretis
uscirà
il
loro
nome
.
Con
qual
tono
di
voce
dovranno
essi
pronunziare
il
giuro
?
E
se
la
voce
mancasse
?
E
se
fosse
ridicola
?
E
se
suscitasse
l
'
ilarità
nei
colleghi
?
Mio
Dio
,
quale
incertezza
!
Alcuni
,
più
arditi
,
già
invasi
dalla
febbre
dell
'
ambizione
,
meditano
un
piano
.
Si
faranno
notare
anche
nel
pronunziare
quel
semplice
giuro
.
Vibreranno
il
verbo
con
una
voce
sonora
,
ferma
,
chiarissima
,
facendo
un
gesto
risoluto
.
Altri
sognano
,
guardando
con
gli
occhi
imbambolati
la
rossa
tribuna
della
Regina
.
Essi
un
giorno
si
leveranno
dal
loro
banco
,
d
'
improvviso
,
e
in
un
istante
abbatteranno
il
ministero
,
con
un
discorso
,
con
un
solo
grande
discorso
che
poi
appassionerà
l
'
Italia
intiera
...
Altri
sono
commossi
;
si
sentono
su
la
bocca
dello
stomaco
un
tremolio
singolare
.
E
dalle
tribune
gli
spettatori
si
chinano
,
si
sporgono
,
tendono
il
collo
,
fiutando
la
grandezza
politica
,
simili
a
quegli
affamati
che
vanno
a
respirare
,
dagli
spiragli
delle
cucine
principesche
,
gli
odori
dei
tartufi
e
degli
arrosti
fini
.
Così
anche
i
dieci
minuti
passano
.
La
Regina
entra
fra
gli
applausi
,
ringrazia
con
quei
lenti
e
nobilissimi
inchini
che
sono
una
delle
sue
grazie
regali
.
Le
dame
di
Corte
le
fanno
intorno
corona
.
La
contessa
di
Santafiora
,
tutta
bianca
,
con
delle
piume
leggere
tra
i
capelli
,
emerge
su
le
altre
.
Dietro
una
colonna
s
'
affaccia
il
profilo
bellissimo
della
contessa
Taverna
.
I
gentiluomini
sono
pieni
di
ricami
d
'
oro
.
Gli
applausi
crescono
e
scoppia
un
lungo
grido
che
fa
tremare
i
vetri
del
lucernario
e
tutta
la
puerile
architettura
.
Viva
il
Re
!
Il
Re
d
'
Italia
è
entrato
in
Parlamento
.
StampaQuotidiana ,
Il
congresso
di
Livorno
è
finito
come
si
prevedeva
:
con
la
vittoria
della
tendenza
unitaria
,
la
quale
per
quanto
rappresentata
essa
stessa
da
una
frazione
del
Partito
,
affermava
tuttavia
la
possibilità
della
coesistenza
nel
Partito
di
tutte
le
tendenze
,
in
omaggio
alla
formula
:
«
libertà
nel
pensiero
,
disciplina
nell
'
azione
»
.
Il
congresso
quindi
si
è
chiuso
senza
espulsioni
o
scomuniche
di
nessuna
tendenza
,
ma
con
la
scomunica
e
l
'
espulsione
dello
stesso
Partito
dalla
Terza
Internazionale
.
Questo
fatto
ha
reso
più
che
impossibile
la
compatibilità
dei
riformisti
e
dei
comunisti
,
i
quali
escono
dal
vecchio
partito
nella
speranza
di
poter
formare
,
con
la
protezione
della
Terza
Internazionale
e
col
sussidio
dell
'
«
oro
russo
»
,
un
nuovo
Partito
.
Resta
così
dimostrato
che
anche
in
Italia
il
socialismo
non
ha
nessuna
volontà
di
fare
la
rivoluzione
«
comandata
»
da
Mosca
o
che
viceversa
ha
una
gran
voglia
di
riprendere
la
sua
vecchia
funzione
socialdemocratica
e
parlamentarista
,
che
non
ha
impedito
all
'
Italia
di
restare
monarchica
,
di
fare
la
guerra
e
di
vincerla
.
Tutto
ciò
non
può
non
giovare
al
credito
internazionale
dell
'
Italia
e
avere
un
'
utile
ripercussione
nello
svolgimento
immediato
delle
sue
relazioni
politiche
ed
economiche
.
Liquidata
la
leggenda
dell
'
Italia
all
'
avanguardia
della
Rivoluzione
in
Occidente
e
condannato
il
bolscevismo
,
il
socialismo
italiano
,
dobbiamo
convenirne
,
rende
un
segnalato
servizio
non
solo
agli
interessi
italiani
,
nell
'
ora
presente
,
ma
altresì
alla
causa
della
conservazione
del
regime
borghese
in
Europa
.
Le
decisioni
del
congresso
di
Livorno
dimostrano
che
la
rivoluzione
russa
non
ha
quella
potenza
di
espansione
,
che
le
si
attribuisce
,
e
che
la
mentalità
europea
sa
opporre
alle
concezioni
politiche
orientali
una
forza
di
resistenza
,
non
tanto
facilmente
superabile
,
se
anche
nella
nazione
di
storia
più
recente
,
il
Partito
socialista
a
caratteri
più
spiccatamente
antinazionali
trova
la
forza
di
sottrarsi
al
loro
fascino
.
Vediamo
ora
quale
è
la
vera
faccia
del
socialismo
italiano
e
quale
avvenire
gli
è
destinato
dopo
il
congresso
.
Apparentemente
al
congresso
è
trionfata
la
tendenza
unitaria
,
capitanata
dal
Serrati
,
la
quale
si
dichiarava
altrettanto
rivoluzionaria
e
comunista
nella
sostanza
quanto
quella
comunista
propriamente
detta
e
solo
pretendeva
di
differire
da
questa
nel
modo
di
considerare
i
suoi
rapporti
di
dipendenza
esterna
coi
poteri
della
Terza
Internazionale
e
i
suoi
rapporti
di
coesistenza
interna
con
la
tendenza
riformista
.
Ma
a
chi
ben
consideri
le
cose
,
apparirà
chiaro
che
la
vittoria
di
Serrati
è
soltanto
una
vittoria
tattica
,
mentre
la
vittoria
strategica
è
indubbiamente
rimasta
a
Turati
.
Lungi
dal
rimanere
prigioniera
della
tendenza
serratiana
,
la
tendenza
turatiana
sarà
quella
che
colorirà
l
'
atteggiamento
e
darà
il
tono
all
'
azione
futura
del
Partito
.
Si
ripeterà
cioè
per
la
tendenza
unitaria
il
fenomeno
,
che
già
si
è
verificato
in
altri
tempi
per
la
tendenza
integralista
,
anche
essa
vittoriosa
nei
congressi
.
Assolto
il
suo
compito
contingente
di
liquidare
la
tendenza
rivoluzionaria
,
l
'
integralismo
morgariano
scomparve
tacitamente
dalla
storia
e
la
vita
del
Partito
riprese
il
suo
ritmo
normale
,
obbedendo
al
suo
intimo
spirito
antinazionale
e
antirivoluzionario
.
Oggi
Serrati
adempie
allo
stesso
officio
di
correttore
più
che
di
rinnovatore
della
vita
del
Partito
,
come
già
Morgari
.
La
funzione
della
sua
tendenza
è
necessariamente
contingente
e
transitoria
.
Essa
rappresenta
una
transazione
necessariamente
destinata
a
rimanere
puramente
intenzionale
fra
le
forze
rivoluzionarie
o
sedicenti
rivoluzionarie
,
che
per
un
momento
hanno
preso
il
sopravento
,
in
grazia
di
quella
maledetta
mentalità
di
guerra
che
ha
contagiato
tutto
,
nel
Partito
,
e
lo
spirito
vero
,
lo
spirito
tradizionale
e
immanente
,
del
Partito
,
che
è
semplicemente
riformista
ed
antinazionale
.
La
rivoluzione
è
ancora
sempre
affermata
,
ma
come
semplice
millenarismo
rivoluzionario
,
non
già
esigenza
attuale
.
Il
Partito
,
che
viene
fuori
dal
Congresso
,
è
dunque
il
vecchio
Partito
,
purificato
dalla
mentalità
di
guerra
,
con
la
sua
vecchia
concezione
finalistica
rivoluzionaria
,
ma
con
la
sua
anima
antinazionale
e
le
sue
possibilità
socialdemocratiche
.
Quale
sarà
il
destino
di
questo
Partito
dell
'
antiguerra
nel
dopoguerra
?
La
fortuna
lo
assisterà
egualmente
nel
nuovo
periodo
storico
,
che
si
è
aperto
con
la
vittoria
,
ovvero
rappresenterà
un
anacronismo
?
La
mentalità
di
guerra
scomparirà
senza
dubbio
anche
nelle
file
dei
partiti
e
delle
forze
nazionali
,
ma
la
mentalità
della
vittoria
è
definitivamente
acquisita
al
temperamento
nazionale
e
ha
dato
luogo
al
sorgere
di
una
nuova
Italia
,
interamente
diversa
dalla
vecchia
Italia
,
contro
la
quale
l
'
antico
socialismo
,
che
ora
risorge
,
conseguì
tante
segnalate
vittorie
.
A
questa
nuova
Italia
,
più
che
alla
reazione
del
vecchio
socialismo
,
si
deve
la
sconfitta
del
socialismo
aggressivo
sorto
dalla
guerra
.
Di
questa
sconfitta
si
è
avvalso
il
vecchio
socialismo
che
oggi
sembra
vittorioso
.
Ma
rientrando
nella
storia
,
esso
non
ritroverà
più
la
vecchia
Italia
,
ma
un
'
Italia
nuova
abituata
a
vincere
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
sera
dunque
avemmo
al
teatro
Costanzi
l
'
ultima
rappresentazione
del
Don
Giovanni
di
Mozart
.
Il
teatro
era
pienissimo
;
e
,
se
bene
«
popolare
»
,
era
onorato
dalla
presenza
di
molte
fra
le
più
magnifiche
dame
di
Roma
.
La
principessa
d
'
Antuni
riceveva
nel
suo
palco
molte
visite
:
il
meraviglioso
gilet
bianco
del
conte
d
'
Arco
risplendeva
come
un
plenilunio
d
'
agosto
,
oscurando
la
vivace
esiguità
del
conte
Barbiellini
.
Questa
principessa
venuta
a
noi
dalla
patria
di
Tenorio
(
dove
forse
abitava
un
palazzo
moresco
dalle
mura
di
filigrana
)
,
questa
Gracia
,
che
forse
immergeva
il
piccolo
piede
nell
'
acqua
del
Guadalquivir
,
ha
nel
suo
pallore
la
trasparenza
del
più
puro
elettro
e
certi
movimenti
di
cigno
nelle
pose
del
collo
e
certi
petits
airs
penchés
e
certe
maniere
d
'
appoggiarsi
e
di
tener
le
sue
belle
mani
bianche
,
che
fanno
pensare
ai
quadri
in
cui
Zurbaran
rappresentava
sotto
il
nome
di
una
santa
,
in
abito
sivigliano
,
una
dama
ornata
di
piume
e
di
oreficerie
doviziose
.
Ieri
sera
,
in
verità
,
«
il
cavaliere
crudele
e
bello
»
poteva
essere
contento
.
Tutta
la
Spagna
romana
era
venuta
ad
ascoltare
la
serenata
.
La
duchessa
Sforza
-
Cesarini
,
questa
Martirio
la
cui
nobile
bellezza
acquista
maggior
fascino
dall
'
abito
di
merletti
constellato
di
diamanti
,
stava
nel
palco
D
'
un
air
de
reine
qui
s
'
ennuie
Au
milieu
de
sa
tour
à
genoux
,
Superbe
et
distraite
...
Donna
Maria
Bruschi
,
tutta
vestita
di
rosso
,
d
'
un
rosso
di
fiamma
,
non
interrotto
da
alcun
altro
accenno
di
colore
(
oh
felice
audacia
!
)
,
alle
buffonerie
di
Leporello
rideva
di
quel
riso
aperto
e
abbagliante
che
affascinò
Teofilo
Gautier
mentre
passava
da
Vergara
.
Rammentate
?
«
No
vaya
usted
a
ver
eso
...
»
E
quelli
altri
versi
che
non
so
se
qualcuno
abbia
già
scritti
sul
ventaglio
di
Donna
Maria
?
Ses
paupières
de
jais
frangées
Filtrent
des
rayons
de
soleil
.
Entre
ses
lèvres
d
'
écarlate
Scintille
un
éclair
argenté
,
Et
sa
beauté
splendide
éclate
Comme
une
grenade
en
été
.
Gli
applausi
alla
musica
mozartiana
ieri
sera
furono
più
frequenti
e
più
spontanei
.
Pareva
che
il
pubblico
avesse
finalmente
incominciato
a
comprendere
e
a
gustare
le
molte
e
grandi
bellezze
che
l
'
opera
racchiude
.
Tutta
la
Sinfonia
,
mirabile
e
,
secondo
me
,
non
inferiore
per
nulla
a
quella
delle
Nozze
di
Figaro
,
fu
ascoltata
con
men
fredda
indifferenza
.
Qualcuno
anche
notò
il
terzetto
delle
maschere
nella
scena
diciottesima
,
che
è
d
'
una
straordinaria
potenza
drammatica
,
quantunque
malamente
eseguita
da
Donn
'
Anna
e
da
Donna
Elvira
.
Ma
pur
troppo
la
scena
del
ballo
nella
casa
di
Don
Giovanni
,
quella
scena
che
è
una
meraviglia
di
composizione
e
che
potrebbe
bastar
da
sola
alla
gloria
del
maestro
,
rimane
oscura
ai
più
,
e
non
ebbe
né
pure
un
accenno
di
applauso
da
quel
pubblico
che
s
'
è
acceso
di
tanto
entusiasmo
per
la
musica
mediocre
e
assai
spesso
volgare
della
Gioconda
.
La
serenata
«
Deh
,
vieni
alla
finestra
...
»
,
cantata
con
grazia
inimitabile
dal
signor
Cotogni
e
accompagnata
un
po
'
liberamente
dal
mandolino
,
fu
ripetuta
tre
volte
.
Il
resto
passò
quasi
inosservato
,
anche
perché
li
esecutori
non
facevano
che
cangiare
in
piombo
greve
ed
oscuro
il
nitido
e
purissimo
oro
mozartiano
.
Ma
la
freddezza
del
pubblico
di
nuovo
si
sciolse
alle
ultime
due
scene
funerali
,
che
sono
musicalmente
di
una
terribilità
direi
quasi
shakespeariana
,
con
tale
profonda
inspirazione
è
compresa
la
leggenda
del
commendatore
e
con
tale
alta
potenza
ed
insieme
con
tale
sapiente
sobrietà
di
mezzi
sinfonici
l
'
elemento
tragico
e
il
comico
sono
fusi
.
Ed
ecco
che
anche
questo
Don
Giovanni
è
passato
,
non
servendo
ad
altro
per
avventura
che
a
suscitare
pettegolezzi
di
palcoscenico
ed
ire
ingenerose
contro
un
celebrato
direttore
d
'
orchestra
ospite
di
Roma
.
Ed
ecco
che
anche
questo
«
grande
avvenimento
artistico
»
annunziato
con
tanto
clamore
e
con
tanta
impazienza
di
aspettazione
desiderata
,
si
risolve
in
un
insuccesso
.
Ohibò
!
Andiamo
a
San
Giovanni
a
goderci
gli
organini
.
Forse
ancora
vedremo
passare
tra
le
nuvole
,
al
lume
torbido
della
luna
,
il
nobile
sposo
di
donna
Elvira
,
travolto
lungi
dalle
streghe
orride
e
ululanti
,
nascosto
il
volto
dalla
bautta
dell
'
abate
Da
Ponte
(
in
nomine
Patris
et
Filii
et
Spiritus
Sancti
,
amen
!
)
.
StampaQuotidiana ,
Elemento
profondamente
caratteristico
della
nuova
situazione
parlamentare
,
che
rispecchia
tutto
un
nuovo
orientamento
dello
spirito
pubblico
italiano
,
è
la
costituzione
di
un
gruppo
nazionalista
nella
Camera
della
XXVI
legislatura
.
Sia
lecito
a
questo
giornale
manifestare
la
propria
compiacenza
per
un
tale
risultato
,
a
cui
esso
sa
di
avere
,
in
parte
almeno
,
contribuito
con
una
ostinata
propaganda
più
che
decenne
.
Il
nostro
movimento
politico
ebbe
fin
dal
suo
sorgere
una
piccola
pattuglia
di
punta
a
Montecitorio
.
Era
composta
di
due
o
tre
militanti
irregolari
,
giunti
in
Parlamento
con
diversa
qualifica
,
raccoltisi
sotto
la
nostra
eterodossa
bandiera
quale
per
vocazione
temeraria
,
quale
per
gusto
sportivo
:
degno
fra
tutti
di
memoria
,
di
gratitudine
e
di
ammirazione
per
l
'
ardimento
,
per
la
serietà
,
per
la
fede
,
per
il
valore
,
Piero
Foscari
,
che
primo
nella
Camera
italiana
imbevuta
di
quietismo
socialdemocratico
,
osò
parlare
di
nazionalismo
e
indicare
all
'
Italia
nel
mare
e
oltre
il
mare
le
mète
del
suo
volere
e
del
suo
avvenire
.
Qualche
fortunata
se
pure
sporadica
affermazione
elettorale
permise
ai
nazionalisti
di
conquistare
,
per
la
XXIV
legislatura
,
una
rappresentanza
parlamentare
alquanto
più
salda
,
che
,
sfidando
serenamente
le
impopolarità
paventate
dalle
maggioranze
,
seppe
presagire
la
guerra
,
dichiararne
la
necessità
e
concorrere
con
le
altre
forze
lealmente
nazionali
della
Camera
a
difendere
la
guerra
stessa
durante
il
suo
svolgimento
,
rivendicarne
i
fini
nazionali
,
custodirne
i
frutti
vittoriosi
.
La
dittatura
sediziosa
dell
'
on
.
Nitti
ottenne
di
ridurre
nuovamente
ad
appena
tre
,
con
le
nefaste
elezioni
generali
del
1919
,
il
numero
dei
deputati
nazionalisti
;
ma
per
pochi
che
fossero
gli
onorevoli
D
'
Ayala
,
Federzoni
e
Siciliani
bastarono
a
mettere
in
mora
il
baldanzoso
autocrate
disfattista
e
sopra
tutto
a
denunziare
i
disastrosi
effetti
della
sua
politica
di
sistematica
demolizione
della
vittoria
.
Si
può
ben
dire
che
il
tradimento
adriatico
,
del
quale
oggi
ha
acquistato
piena
e
dolorosa
consapevolezza
la
più
gran
parte
dell
'
opinione
pubblica
,
fu
rivelato
a
questa
dalla
tempestiva
,
pertinace
e
quasi
disperata
protesta
dei
deputati
nazionalisti
,
che
ebbero
poi
l
'
onore
di
guidare
al
non
inutile
cimento
il
manipolo
degli
oppositori
del
Trattato
di
Rapallo
.
Antesignani
efficaci
e
sicuri
di
tutto
quanto
oggi
il
fascismo
ha
di
sanamente
e
fortemente
italiano
,
in
tempi
nei
quali
gli
uomini
del
fascismo
non
potevano
essere
ancora
politicamente
nati
o
servivano
con
non
minore
entusiasmo
altre
idealità
,
i
pochi
deputati
nazionalisti
,
isolati
,
abbandonati
da
tutte
le
vigliaccherie
dei
partiti
medi
alla
tracotanza
rissosa
della
trionfante
Estrema
socialista
,
solo
nel
periodo
più
recente
sostenuti
un
poco
dagli
ultimi
superstiti
della
vecchia
gloriosa
Destra
liberale
,
fecero
onoratamente
per
due
legislature
il
loro
dovere
.
Propugnarono
senza
timore
alla
Camera
,
la
liberazione
della
Nazione
dalla
tirannide
demagogica
dei
rossi
,
allorché
costoro
erano
onnipotenti
.
Vi
propugnarono
una
politica
di
giusta
espansione
nazionale
,
quando
la
codardia
era
,
nel
Governo
e
nel
Parlamento
,
vantato
sinonimo
di
saggezza
e
di
prudenza
.
Vi
propugnarono
il
rinnovamento
della
vita
pubblica
italiana
,
fuori
delle
torpide
clientele
oligarchiche
dei
partiti
e
degli
uomini
,
che
avevano
attossicato
il
popolo
e
disgregato
lo
Stato
.
Adesso
sono
ritornati
a
Montecitorio
cresciuti
,
ancor
più
che
di
numero
,
di
autorità
e
di
importanza
.
Stavolta
essi
sono
,
anzitutto
,
non
più
esponenti
di
situazioni
particolari
o
locali
,
personalmente
aderenti
,
dentro
la
Camera
,
a
un
dato
indirizzo
programmatico
;
bensì
rappresentanti
diretti
di
una
parte
politica
che
ha
ormai
una
sua
forza
,
sia
pure
ancora
iniziale
,
nel
Paese
,
e
che
con
questa
ha
tenuto
gagliardamente
un
vasto
tratto
del
fronte
comune
nell
'
ultima
battaglia
impegnata
dai
partiti
nazionali
contro
i
nemici
interni
.
Di
più
,
se
la
schiera
è
tuttora
esigua
,
essa
compone
in
realtà
una
élite
omogenea
e
armoniosa
,
in
cui
a
parlamentari
già
anziani
e
sperimentati
ma
sempre
ardenti
di
giovanile
,
spregiudicata
combattività
,
sono
venuti
ad
aggiungersi
uomini
di
eccezionali
attitudini
,
ognuno
dei
quali
può
dare
in
Parlamento
un
prezioso
contributo
alla
causa
e
alla
propaganda
dell
'
idea
nazionalista
:
e
già
lo
si
vide
dalla
tempestosa
discussione
della
prima
tornata
parlamentare
,
a
cui
tre
oratori
nazionalisti
parteciparono
,
fiancheggiando
cordialmente
e
vigorosamente
l
'
azione
dei
colleghi
fascisti
.
D
'
altra
parte
il
modo
stesso
come
si
è
pervenuti
alla
costituzione
del
gruppo
,
senza
accattare
inscrizioni
di
qua
e
di
là
pur
di
ingrossare
le
file
,
ma
curando
solo
l
'
identità
delle
convinzioni
e
dei
propositi
,
è
stato
in
un
momento
in
cui
altri
aggruppamenti
parlamentari
danno
così
grottesco
spettacolo
di
opportunistiche
fusioni
e
confusioni
un
esempio
unico
più
che
raro
di
sincerità
politica
;
qual
è
stata
anche
la
prontezza
coraggiosa
con
che
un
Paolucci
,
un
Gray
,
un
Siciliani
,
alieni
da
ogni
vieto
calcolo
di
convenienza
egoistica
,
hanno
risoluto
delicate
posizioni
elettorali
che
troppi
altri
avrebbero
desiderato
perpetuare
in
un
fruttuoso
equivoco
.
Necessariamente
autonomo
per
la
dottrina
originale
e
profonda
a
cui
si
inspira
e
per
la
ferrea
disciplina
ond
'
è
vincolato
,
cosciente
delle
proprie
possibilità
ma
legittimamente
orgoglioso
della
propria
missione
,
il
gruppo
parlamentare
nazionalista
non
pensa
ad
assorbire
alcuno
né
teme
di
essere
comechessia
assorbito
o
rimorchiato
da
altri
.
Esso
intende
tuttavia
offrire
,
e
offrirà
certo
,
nella
situazione
presente
,
la
misura
massima
della
sua
capacità
di
azione
positiva
col
cooperare
a
un
grande
compito
politico
e
storico
:
la
risurrezione
di
una
Destra
nazionale
nella
Camera
italiana
.
L
'
appello
schietto
dei
deputati
fascisti
trova
una
rispondenza
viva
e
spontanea
,
oltre
che
nella
volontà
dei
nazionalisti
,
nella
condizione
obiettiva
delle
cose
,
che
,
a
malgrado
di
ogni
proclamato
o
sottinteso
dissenso
,
accomuna
fatalmente
oggi
e
accomunerà
domani
quelli
che
fino
a
ieri
combatterono
insieme
per
la
stessa
fede
.
E
coi
liberali
dell
'
antica
Destra
i
nazionalisti
hanno
legami
di
indimenticabili
mutue
solidarietà
che
,
anche
volendo
,
non
si
potrebbero
infrangere
.
L
'
alleanza
di
queste
energie
sane
sorge
dunque
naturalmente
,
per
contrapporre
con
virile
concordia
ai
verbalismi
equivoci
e
presuntuosi
della
molteplice
socialdemocrazia
,
paraninfa
compiacente
fra
Turati
e
Cocco
Ortu
,
le
ragioni
nude
e
perenni
della
realtà
nazionale
.
Sarà
una
lotta
aspra
,
lunga
,
incessante
,
difficilissima
.
Ma
averla
provocata
,
dopo
tanti
anni
da
che
gli
avversari
si
erano
assuefatti
a
trionfare
senza
combattere
,
è
già
aver
dimostrato
di
saperla
vincere
.
E
la
Destra
nazionale
la
vincerà
.
StampaQuotidiana ,
Un
telegramma
da
Bayreuth
annunzia
seccamente
che
l
'
abate
Liszt
è
morto
iersera
alle
ore
11,15
.
La
notizia
qui
in
Roma
sarà
appresa
da
molti
con
dolore
,
poiché
il
grande
pianista
ungherese
aveva
qui
molti
ammiratori
e
discepoli
e
una
specie
di
piccola
corte
muliebre
che
lo
seguiva
cerimoniosamente
tutte
le
volte
ch
'
ei
si
mostrava
al
pubblico
stupefatto
.
E
si
mostrava
per
lo
più
nei
concerti
primaverili
della
sala
Palestrina
e
della
sala
Costanzi
,
in
ispecie
quando
suonava
una
di
quelle
cento
pallide
fanciulle
che
rispondono
a
un
nome
romantico
e
sonoro
ed
hanno
la
fronte
luminosa
poiché
le
ha
baciate
in
sogno
Federico
Chopin
.
Il
vecchio
sedeva
sempre
in
prima
fila
,
tra
due
signore
elette
;
ascoltava
con
molta
benevolenza
,
e
sorrideva
assai
dolcemente
da
quella
sua
bocca
lunga
e
sottile
.
Teneva
il
capo
un
po
'
inclinato
da
una
parte
;
e
la
sua
portentosa
capellatura
,
che
pareva
tutta
d
'
argento
massiccio
,
scintillava
da
lontano
e
dava
alle
adoratrici
riguardanti
una
specie
di
estasi
religiosa
,
simile
a
quella
che
dà
ai
devoti
nelle
chiese
cattoliche
il
fulgore
dell
'
ostensorio
tra
le
nuvole
dell
'
incenso
.
In
questi
ultimi
tempi
la
figura
di
Franz
Liszt
aveva
acquistata
una
solennità
leggendaria
;
era
come
una
reliquia
preziosa
.
Nelle
sue
attitudini
il
maestro
teneva
una
immobilità
scultoria
.
Io
l
'
ho
visto
una
volta
conservare
la
stessa
posa
,
durante
circa
mezz
'
ora
;
e
mi
parve
quasi
ch
'
egli
non
fosse
più
un
uomo
vivente
ma
un
idolo
,
un
idolo
materiato
di
metallo
e
di
cera
.
Alla
fine
dei
concerti
,
egli
usciva
a
braccio
d
'
una
signora
,
tra
due
ale
di
gente
riverente
.
Il
corteo
consueto
gli
veniva
dietro
;
e
nel
corteo
c
'
era
Giovanni
Sgambati
con
la
sua
faccia
plenilunare
indiata
dalla
raggiera
de
'
capelli
,
e
c
'
era
la
signora
Helbig
dal
sorriso
così
giovenilmente
fresco
che
le
rischiarava
tutta
la
gran
persona
,
e
c
'
erano
i
giovini
maestri
,
Gullì
,
Consolo
,
Rosati
,
e
c
'
era
una
schiera
misteriosa
di
lisztiani
che
andavano
innanzi
trasognati
,
con
dei
visi
sacerdotali
raggianti
ispirazione
tra
l
'
ombra
spiovente
delle
chiome
.
Chi
non
ricorda
quella
scena
che
era
sempre
la
medesima
?
Ora
Franz
Liszt
è
morto
,
e
la
notizia
ci
empie
di
meraviglia
.
Pareva
che
l
'
autore
delle
Consolations
dovesse
rimaner
tale
qual
era
,
eternamente
,
quasi
pietrificato
in
quella
sua
vecchiezza
gloriosa
,
all
'
ombra
della
sua
magica
capelliera
.
Noi
non
lo
vedremo
più
qui
a
Roma
;
e
i
giovini
pianisti
non
saranno
più
consacrati
dal
suo
sorriso
.
L
'
ultima
volta
che
lo
vedemmo
fu
qualche
mese
fa
alla
cerimonia
di
fondazione
della
sala
per
concerti
nell
'
Accademia
di
Santa
Cecilia
.
Egli
,
grave
e
solenne
come
un
apostolo
,
scrisse
il
suo
nome
sul
libro
che
gli
presentarono
.
Le
acclamazioni
facevano
tremare
l
'
edifizio
.
La
gran
chioma
d
'
argento
radiava
come
non
mai
.
Quando
sorrise
,
un
baleno
di
giovinezza
gli
passò
nelli
occhi
che
aveva
dolci
e
profondi
,
e
la
sua
faccia
si
animò
come
la
faccia
d
'
una
statua
marmorea
su
cui
fosse
caduto
d
'
improvviso
un
chiarore
.
Quella
forse
fu
l
'
ultima
sua
gioia
;
e
gliela
diede
Roma
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
il
Governo
abolisce
il
monopolio
del
caffè
e
i
commenti
degli
economisti
«
del
senno
di
poi
»
vengono
a
dire
quello
che
noi
da
un
pezzo
sapevamo
,
e
cioè
che
questo
monopolio
non
solo
non
ha
reso
nulla
allo
Stato
,
ma
si
è
risolto
effettivamente
nella
perdita
di
qualche
milione
,
l
'
on
.
Nitti
cui
spetta
la
gloria
di
questi
nefasti
monopolistici
,
lotta
nella
nativa
Lucania
a
riconquistarsi
il
pericolante
favore
degli
elettori
con
tutti
i
lenocinii
della
sua
consumata
arte
politica
.
Che
un
ex
Presidente
del
Consiglio
,
meridionale
per
giunta
,
debba
,
a
nemmeno
un
anno
di
distanza
dall
'
abbandono
del
potere
,
temere
la
sorte
dell
'
urna
se
non
precisamente
per
sé
,
certo
per
i
propri
compagni
di
lista
,
è
fenomeno
nuovissimo
nelle
cronache
politiche
italiane
ed
è
,
soprattutto
,
gravemente
dimostrativo
nei
confronti
dell
'
on
.
Nitti
.
A
spiegarlo
,
non
basta
l
'
accanimento
degli
avversari
politici
,
anche
se
questi
avversari
politici
abbiano
la
forza
e
l
'
abilità
dell
'
on
.
Giolitti
.
Se
la
Basilicata
che
era
il
feudo
politico
di
Francesco
Nitti
minaccia
di
abbandonarlo
,
oggi
,
vuol
dire
che
tutto
il
sistema
politico
che
nel
nittismo
si
riassumeva
,
è
condannato
inesorabilmente
;
vuol
dire
che
la
caratteristica
che
le
imminenti
elezioni
vanno
assumendo
,
è
precisamente
questa
:
«
contro
il
nittismo
»
.
Così
considerato
,
l
'
episodio
dell
'
accanimento
che
i
nittiani
portano
nella
lotta
elettorale
della
Basilicata
,
diventa
l
'
esponente
della
situazione
elettorale
del
Paese
.
Gli
stessi
blocchi
nazionali
,
che
cosa
sono
mai
se
non
la
difesa
della
Nazione
fatta
dalla
Nazione
stessa
contro
i
pericoli
mortali
formati
attraverso
e
grazie
alla
politica
nittiana
?
Basti
osservare
il
nucleo
centrale
che
dovunque
li
informa
per
convincersene
.
Questo
nucleo
è
,
dovunque
,
costituito
dai
nazionalisti
e
dai
Fasci
.
Ora
,
che
cosa
sono
i
Nazional
-
Fascisti
se
non
la
reazione
spontanea
formatasi
nell
'
elemento
più
giovane
,
più
ardito
,
più
saldo
del
Paese
contro
quegli
eccessi
del
socialismo
degenerato
in
bolscevismo
che
avevano
trovato
in
Francesco
Saverio
Nitti
l
'
avallante
e
il
legittimatore
?
È
storia
di
ieri
.
Chi
aveva
permesso
si
formasse
in
Italia
l
'
ambiente
donde
scaturì
l
'
ultima
Camera
dei
Misiano
,
dei
Riba
,
degli
Abbo
,
dei
Giulietti
,
se
non
colui
che
aveva
insultato
alla
guerra
e
ai
suoi
Martiri
amnistiando
i
disertori
,
che
aveva
svalorizzato
la
vittoria
prostituendo
l
'
Italia
con
tutte
le
rinunzie
supinamente
accettate
;
lamentando
,
dal
banco
del
Governo
,
in
faccia
al
mondo
intero
,
la
miseria
e
la
fame
del
Paese
di
contro
ai
pochi
coraggiosi
che
osavano
prospettare
ed
esaltare
i
diritti
del
sacrificio
gloriosamente
sostenuto
?
Wilson
diceva
:
«
Fiume
,
no
!
»
e
Nitti
,
senza
nemmeno
curarsi
di
vedere
se
dietro
questo
«
no
»
ci
fosse
davvero
il
veto
degli
Americani
o
non
soltanto
quello
della
banca
ebraica
internazionale
,
rispondeva
:
«
Sta
bene
,
no
»
.
Inghilterra
e
Francia
,
alle
nostre
legittime
richieste
perché
ci
fosse
assegnata
,
nella
ripartizione
delle
fonti
di
approvvigionamento
di
materie
prime
e
di
combustibile
la
parte
che
ci
spettava
,
rispondevano
:
Dei
bacini
metalliferi
,
minerari
,
carboniferi
?
che
bisogno
ne
avete
?
Pensiamo
noi
a
darvi
il
carbone
e
a
darvi
i
minerali
.
Anzi
ve
li
portiamo
in
casa
con
le
nostre
stesse
navi
:
che
volete
di
più
?
E
Nitti
,
supino
a
ringraziare
:
Ma
benissimo
;
oh
quanto
siete
generosi
!
Qualcuno
tentava
bene
di
protestare
,
in
Parlamento
e
nel
Paese
,
ma
Nitti
aveva
trovato
la
formula
per
far
stare
tutti
zitti
:
Per
carità
!
mi
volete
rovinare
?
Non
sapete
che
l
'
America
non
ci
dà
più
né
un
soldo
né
un
chicco
di
grano
se
non
stiamo
zitti
e
buoni
?
Non
sapete
che
abbiamo
la
fame
alle
porte
?
la
fame
e
la
rivoluzione
?
La
rivoluzione
minacciava
davvero
.
Ma
creata
,
o
almeno
,
permessa
da
lui
.
Fu
sotto
di
lui
,
lui
consenziente
,
che
la
masnada
bolscevica
trovò
le
sue
più
spavalde
audacie
:
esponente
di
tutti
gli
insulti
quotidiani
al
tricolore
,
la
quotidiana
aggressione
ai
militari
di
qualunque
grado
e
di
qualunque
arma
.
Fu
sotto
di
lui
,
lui
consenziente
,
che
Enrico
Malatesta
rientrò
in
Italia
e
poté
organizzare
,
fra
uno
sventolio
di
bandiere
rosse
,
quel
giro
trionfale
di
propaganda
comunista
che
trovò
poi
la
sua
eco
quotidiana
e
stabile
nella
Umanità
Nuova
e
,
più
tardi
,
il
suo
apogeo
nelle
bombe
del
Diana
.
Sotto
di
lui
,
infine
,
che
gridare
:
Viva
l
'
esercito
!
Viva
l
'
Italia
!
fu
considerato
sedizione
e
l
'
esporre
il
tricolore
,
provocazione
delittuosa
.
Né
meno
grave
di
questa
,
politica
e
diretta
,
è
la
responsabilità
di
Francesco
Nitti
nello
svolgimento
della
vita
economica
del
Paese
durante
il
suo
avvento
al
potere
.
Nessuno
dei
problemi
che
erano
imposti
,
e
urgentemente
,
dalla
necessità
del
riassetto
e
della
ricostruzione
,
venne
da
lui
risolto
.
Viceversa
,
si
affermò
attraverso
due
capisaldi
economici
ugualmente
disastrosi
:
i
monopoli
e
gli
aggravi
fiscali
.
Coi
primi
rovinava
il
commercio
del
Paese
;
con
l
'
altro
rovinava
le
industrie
colpendole
nel
momento
in
cui
esse
dovevano
superare
la
doppia
crisi
del
passaggio
dalla
guerra
alla
pace
e
della
intensificazione
della
produzione
imposta
,
quest
'
ultima
,
e
dalla
necessità
di
ridurre
al
minimo
le
importazioni
dall
'
estero
e
da
quella
di
assicurare
lavoro
alla
larga
disponibilità
di
mano
d
'
opera
che
la
cessazione
della
guerra
gettava
sul
mercato
.
Fu
in
questo
momento
che
il
Nitti
mentre
da
una
parte
liquidava
la
situazione
delle
industrie
,
nei
rapporti
con
il
Governo
,
con
uomini
che
erano
gli
esponenti
dei
criterii
e
dei
postulati
dell
'
alta
banca
internazionale
escogitava
dall
'
altra
il
decreto
sulla
nominatività
dei
titoli
che
veniva
a
distogliere
il
capitale
privato
dall
'
impiego
in
titoli
industriali
.
Fu
in
questo
momento
che
egli
cedette
al
Giulietti
,
a
prezzo
vilissimo
,
i
vapori
per
la
costituzione
di
quella
«
Cooperativa
Garibaldi
»
,
che
doveva
essere
non
soltanto
un
termine
di
concorrenza
sleale
contro
i
piccoli
armatori
che
costituiscono
per
tradizione
la
forza
intima
della
Marina
mercantile
italiana
,
ma
ancora
e
purtroppo
,
il
seme
del
bolscevismo
trasportato
in
seno
della
Federazione
Marinara
ed
esaltato
,
attraverso
la
bandiera
rossa
comunista
issata
sull
'
albero
maestro
dei
vapori
della
Cooperativa
.
Prosperava
l
'
impresa
Giulietti
sotto
le
ali
protettrici
del
Nitti
,
ma
intanto
rimanevano
invece
inascoltate
le
richieste
,
i
memoriali
,
le
esposizioni
degli
armatori
,
dei
costruttori
navali
,
degli
uomini
politici
che
prospettavano
al
Governo
l
'
urgenza
di
provvedimenti
realmente
efficaci
a
favore
della
marina
mercantile
,
l
'
urgenza
,
soprattutto
,
di
dotare
l
'
Italia
di
un
tonnellaggio
adeguato
ai
nuovi
bisogni
della
sua
nuova
vita
.
A
tutte
queste
proposte
e
richieste
,
Nitti
rispondeva
portando
Villa
e
De
Vito
al
Ministero
dei
Trasporti
e
avallando
i
disastrosi
decreti
del
primo
e
la
statizzazione
dei
giacimenti
ligniferi
fatta
dal
secondo
.
Che
un
uomo
della
competenza
dell
'
onorevole
Nitti
in
materia
di
economia
statale
passasse
così
di
errore
in
errore
in
buona
fede
,
è
inammissibile
.
Nessuno
potrà
mai
credere
che
egli
non
vedesse
quale
disastro
rappresentassero
per
il
Paese
la
sua
negativa
politica
commerciale
;
la
sua
coercitiva
e
paralizzante
politica
industriale
;
la
sua
disastrosa
politica
dei
trasporti
;
la
sua
catastrofica
politica
degli
approvvigionamenti
;
la
sua
avida
politica
fiscale
;
la
sua
criminosa
politica
demagogica
;
infine
,
la
sua
concezione
meramente
opportunistica
del
potere
per
cui
ogni
fattore
della
vita
nazionale
diventava
per
lui
soltanto
strumento
di
dominio
e
non
elemento
da
adoperare
in
armonia
con
gli
altri
per
il
bene
comune
.
E
allora
?
E
allora
dobbiamo
concludere
che
nel
concetto
dell
'
on
.
Nitti
,
governare
non
significava
più
mettere
le
proprie
forze
al
servizio
del
Paese
,
sibbene
,
asservire
il
Paese
alla
propria
ambizione
e
le
risorse
del
Paese
al
proprio
particolare
interesse
politico
.
Questo
il
suo
concetto
;
questa
la
sua
opera
;
questo
il
suo
delitto
.
Delitto
;
ché
,
per
giungere
al
proprio
fine
e
per
mantenere
il
potere
ad
ogni
costo
,
egli
non
esitò
a
servirsi
di
ogni
mezzo
,
anche
di
quelli
che
,
come
il
bolscevismo
accarezzato
dal
suo
bisogno
di
crearsi
un
appoggio
anche
nella
demagogia
diventavano
pericolo
mortale
per
il
Paese
.
Fosse
venuta
davvero
la
rivoluzione
,
egli
avrebbe
sfruttata
anche
questa
.
Ché
,
per
la
sua
amoralità
politica
,
ogni
carta
era
buona
in
quel
giuoco
che
per
sventura
nostra
si
chiamava
Italia
.
Tutto
stava
nel
gettarla
in
tempo
sul
tappeto
.
Questo
,
l
'
uomo
che
per
troppo
tempo
ha
arrischiato
nel
calcolo
delle
probabilità
del
profitto
suo
personale
la
vita
del
Paese
;
l
'
uomo
che
pensa
di
poter
riprendere
il
giuoco
;
l
'
uomo
che
,
per
rifarsi
il
prestigio
perduto
anche
in
quella
non
difficile
terra
che
è
la
sua
,
va
promettendo
agli
elettori
della
Lucania
che
nel
novembre
prossimo
egli
riavrà
sicuramente
il
potere
.
Uva
acerba
,
anche
per
la
vecchia
volpe
di
Muro
Lucano
.
E
speriamo
che
il
blocco
nazionale
delle
elezioni
le
impedisca
per
sempre
di
maturare
.
Nel
fascio
degli
antichi
littori
,
c
'
era
anche
la
scure
!
StampaQuotidiana ,
Oramai
per
le
nostre
signore
il
lusso
della
biancheria
è
diventato
addirittura
rovinoso
.
Le
più
squisite
eleganze
e
le
raffinatezze
più
procaci
son
profuse
in
quei
leggeri
vestiti
di
batista
e
di
finissimo
lino
,
che
nella
lor
trasparenza
prendono
il
profumo
e
il
dolce
color
roseo
della
cute
feminile
.
La
semplicità
d
'
un
tempo
è
scomparsa
.
Anche
nei
corredi
delle
fanciulle
più
timorate
di
Dio
,
uscenti
da
famiglie
austere
e
severe
,
si
vedono
tali
novità
che
avrebbero
certamente
dato
un
fremito
di
orrore
alle
nostre
nonne
.
E
i
cronisti
mondani
osano
,
con
una
impudenza
inaudita
,
perfino
descrivere
ad
ogni
occasione
di
matrimonio
le
forme
e
i
colori
e
le
minime
particolarità
dei
più
segreti
indumenti
della
giovine
sposa
;
sicché
noi
sappiamo
che
la
principessa
Blanzifiore
ama
portar
le
camicie
ornate
d
'
entre
-
deux
di
merletti
e
d
'
un
nodo
di
nastro
sul
fianco
sinistro
,
che
la
marchesa
Ginevra
usa
portare
certi
singolari
pantaloni
ermetici
,
chiusi
da
tutte
le
parti
con
metodi
ingegnosissimi
,
e
infine
che
la
contessa
Bersenda
preferisce
su
la
nuda
carne
piuttosto
la
carezza
della
seta
che
quella
della
tela
.
Noi
su
tutto
ciò
abbiamo
già
dato
il
nostro
umile
parere
;
ed
abbiamo
anzi
alcun
tempo
fa
,
in
nome
della
nitida
semplicità
,
formulate
in
un
catalogo
le
norme
che
devono
presiedere
alla
vestizione
intima
ed
ascosa
d
'
una
vera
signora
.
Ma
,
poiché
la
corrente
ci
travolge
,
seguiamo
la
corrente
;
e
diamo
alle
lettrici
la
descrizione
breve
d
'
una
serie
di
nuove
camicie
che
un
elegantissimo
giornale
di
mode
offre
per
saggio
.
Naturalmente
il
primo
posto
è
tenuto
senza
contrasto
,
dalla
camicia
semplice
,
tutta
di
batista
immacolata
,
con
il
petto
e
l
'
orlo
delle
maniche
ornati
di
cinque
piccole
crespe
di
finissimo
lino
.
Questa
camicia
non
fa
nessun
effetto
all
'
occhio
volgare
;
ma
(
udite
,
o
dame
dispendiose
!
)
soltanto
l
'
imbiancatura
costa
sette
lire
.
Vedete
dunque
che
per
poterla
portare
,
il
faut
être
à
son
aise
.
Per
abbottonarla
è
di
buon
gusto
adoperare
tre
perle
buone
che
vadano
diminuendo
in
grossezza
affinché
nel
busto
non
sieno
fastidiose
.
La
camicia
a
spirale
è
anche
di
batista
,
con
un
pizzo
di
Valenza
che
si
parte
di
su
la
spalla
e
gira
gira
gira
fino
all
'
estrema
punta
della
camicia
.
Quando
una
signora
ordina
camicie
a
spirale
,
basta
ch
'
ella
indichi
alla
cucitrice
con
maggiore
o
minore
esattezza
le
sue
rotondità
e
le
sue
mancanze
,
allora
tutta
l
'
opera
della
cucitrice
si
riduce
a
stringere
o
a
allargare
la
spirale
in
modo
da
renderla
elegante
.
La
camicia
medioevale
è
in
pura
tela
d
'
Olanda
,
con
uno
sgonfio
di
merletto
su
l
'
uno
e
l
'
altro
lato
del
seno
e
con
un
ornamento
del
merletto
medesimo
all
'
orlo
inferiore
.
Tra
i
due
sgonfi
,
destinati
a
imprigionare
e
a
reggere
nella
lor
delicatissima
rete
le
«
due
beltà
gemelle
»
,
è
una
piccola
tasca
,
anche
del
merletto
medesimo
,
che
serve
a
contenere
il
rosario
.
La
camicia
preziosa
è
formata
di
un
entre
-
deux
di
merletto
che
stringe
i
fianchi
con
una
cintura
.
Da
questo
entre
-
deux
si
partono
due
gale
,
di
cui
l
'
una
sale
,
accoglie
il
seno
ed
ha
un
'
apertura
per
le
braccia
;
e
l
'
altra
scende
fino
alla
caviglia
formando
così
il
termine
della
camicia
.
La
perfezione
sua
consiste
in
questo
:
che
l
'
entre
-
deux
della
cintura
è
la
riduzione
minuscola
dell
'
ampia
gala
inferiore
,
mentre
la
gala
superiore
n
'
è
la
riduzione
media
.
Il
solo
ornamento
possibile
è
un
lungo
nodo
di
nastro
sul
lato
sinistro
della
camicia
.
La
camicia
di
crespone
carnicino
ha
questo
di
buono
:
che
non
è
possibile
gualcirla
perché
il
tessuto
di
cui
si
compone
pare
sempre
gualcito
.
Un
semplice
entre
-
deux
di
merletto
di
Fiandra
adorna
le
maniche
e
il
giro
delle
spalle
e
del
petto
.
Certe
signore
,
per
renderla
più
provocante
,
mettono
sul
seno
due
sgonfi
dello
stesso
merletto
;
oppure
serrano
la
manica
per
mezzo
d
'
un
nastro
di
velluto
azzurro
e
d
'
un
piccolo
fermaglio
di
diamanti
.
La
camicia
a
foggia
di
busto
è
composta
di
merletto
e
di
batista
che
si
alternano
a
zone
,
giù
giù
diminuendo
fino
alla
vita
e
terminando
con
un
nastro
,
passato
a
traverso
un
entre
-
deux
che
si
annoda
in
su
'
l
mezzo
.
Il
basso
è
formato
da
una
gala
di
pizzo
di
Valenza
che
copre
certe
zone
di
batista
a
mille
pieghe
.
La
camicia
a
foggia
di
scacchiere
si
compone
tutta
di
piccoli
quadri
ricamati
e
di
piccoli
quadri
di
merletto
,
d
'
egual
grandezza
.
Su
questa
specie
di
tessuto
si
potrebbe
quasi
fare
il
giuoco
della
dama
e
degli
scacchi
.
La
camicia
deve
terminare
con
una
fila
di
pezzi
da
scacchiere
,
fatti
ad
uncinetto
:
cioè
col
matto
,
col
re
,
con
la
regina
,
col
cavallo
.
La
camicia
araldica
è
semplicissima
,
tutta
di
batista
,
con
lo
stemma
gentilizio
ricamato
sul
cuore
e
con
il
motto
ricamato
intorno
intorno
al
petto
o
su
una
giarrettiera
.
Per
renderla
più
ricca
,
certe
dame
fanno
ricamare
all
'
estremità
,
sul
lato
destro
,
le
principali
figure
d
'
animali
che
contiene
lo
stemma
avito
.
Ma
nulla
in
verità
è
più
grazioso
della
camicia
di
merletto
nero
e
di
merletto
bianco
.
La
quale
appunto
si
compone
di
due
merletti
,
uno
bianco
e
l
'
altro
nero
,
alternati
.
In
generale
si
adoperano
merletti
di
Valenza
e
di
Chantilly
.
Per
le
signore
grasse
convien
disporre
gli
entre
-
deux
in
lunghezza
,
e
per
le
magre
convien
disporli
in
larghezza
.
La
camicia
all
'
ultima
moda
ha
tutta
la
parte
superiore
di
merletto
,
fatta
su
misura
;
sul
cuore
,
il
crest
ricamato
;
e
in
basso
un
merletto
increspato
ed
ornato
di
nastri
d
'
un
colore
simile
a
quello
del
busto
.
La
camicia
di
Valpurga
è
tagliata
in
una
specie
di
mussolina
indiana
a
righe
,
e
per
ornamento
non
ha
che
una
sciarpa
annodata
un
po
'
più
su
delle
reni
.
Con
tal
genere
di
camicie
sono
indispensabili
le
armille
alle
braccia
e
alle
caviglie
.
La
camicia
corretta
ha
la
scollatura
intieramente
rotonda
,
di
batista
,
con
un
semplice
pizzo
di
Valenza
,
liscio
e
tenuto
da
un
nastro
.
Due
gruppi
di
pieghine
in
sul
davanti
offrono
un
modesto
asilo
ai
casti
gigli
del
seno
.
La
camicia
alla
moda
del
Direttorio
ha
il
davanti
di
pizzo
di
Valenza
,
che
,
disposto
in
forma
di
scialle
fino
alla
cintura
,
finisce
diminuendo
su
la
spalla
,
ripreso
da
un
nastro
annodato
alla
greca
.
La
parte
di
dietro
è
rotonda
;
e
intorno
alla
vita
gira
un
entre
-
deux
di
merletto
attraversato
da
un
nastro
d
'
un
color
di
rosa
pallido
.
La
camicia
alla
moda
della
regina
Ortensia
è
di
lino
,
con
un
partito
di
pieghe
che
scende
dalla
spalla
e
,
fermandosi
sotto
il
petto
,
ritenuto
da
un
nodo
,
cade
quindi
fino
in
basso
e
termina
con
un
entre
-
deux
di
merletti
di
Valenza
.
Finalmente
la
camicia
vedovile
,
alla
moda
della
contessa
Bersenda
,
è
tutta
di
finissima
seta
nera
,
diafana
,
e
fluida
.
Una
volta
la
contessa
Bersenda
,
che
ha
una
grande
reputazione
di
saviezza
ed
è
citata
per
la
sua
stretta
osservanza
delle
regole
di
convenienza
,
si
lasciò
prendere
da
un
subito
languore
;
permise
cioè
che
Don
Giovanni
entrasse
,
a
mezzanotte
,
nelle
sue
segrete
stanze
.
Era
di
primavera
;
saliva
alla
finestra
l
'
odore
delle
rose
,
dolce
come
un
vino
;
l
'
alcova
si
profondava
in
un
'
ombra
piena
di
lusinghe
.
E
Don
Giovanni
,
in
ginocchio
d
'
innanzi
all
'
amata
,
versava
un
fiume
di
parole
ardenti
e
tumultuanti
,
Bersenda
ascoltava
,
piegandosi
,
invasa
dalla
tenerezza
,
mentre
il
giovane
con
la
mano
furtiva
scioglieva
i
nodi
,
faceva
uscire
a
uno
a
uno
i
bottoni
dagli
occhielli
,
tirava
abilmente
il
laccio
del
busto
,
apriva
il
fermaglio
della
giarrettiera
,
dove
splendeva
un
mirabile
zaffiro
a
similitudine
d
'
un
occhio
cilestro
acceso
dal
riso
.
Bersenda
non
oppose
resistenza
;
finché
,
nella
trasparenza
della
camicia
nera
,
ella
apparve
simile
alla
figura
della
prima
Ora
notturna
.
Ma
quando
l
'
audacissimo
Don
Giovanni
volle
togliere
alla
bella
Ora
languente
il
velo
della
notte
,
ella
balzò
con
un
grido
,
si
rifugiò
atterrita
in
un
angolo
;
e
supplichevole
diceva
:
«
Oh
,
no
,
no
!
Per
pietà
,
non
mi
chiedete
questo
!
»
.
«
Perchè
dunque
?
»
,
fece
Don
Giovanni
sorridendo
.
«
No
,
no
!
Per
pietà
!
Capite
...
le
convenienze
!
...
Son
tre
mesi
che
ho
perduto
mio
marito
e
non
posso
ancora
lasciare
il
lutto
.
Non
mi
chiedete
questo
,
per
pietà
!...»
StampaQuotidiana ,
Sabato
,
verso
l
'
ora
del
mezzogiorno
,
Edoardo
Scarfoglio
si
unì
in
matrimonio
con
Matilde
Serao
,
nella
sala
rossa
del
Campidoglio
,
essendo
in
ufficio
l
'
onorevole
barone
Giordano
-
Apostoli
.
La
cerimonia
fu
semplice
e
lieta
.
La
sposa
,
vestita
d
'
un
elegantissimo
abito
grigio
-
sorcio
con
un
cappello
chiuso
d
'
egual
colore
,
teneva
fra
le
mani
un
mazzo
di
rose
meravigliose
e
parlava
e
sorrideva
assiduamente
,
comunicando
a
tutti
li
amici
quella
giovialità
cordiale
che
è
una
delle
sue
più
belle
e
resistenti
virtù
di
donna
.
Lo
sposo
,
quella
singolar
figura
di
Don
Chisciotte
giovine
e
vivace
e
pieghevole
a
tutte
le
eleganze
del
vestire
moderno
,
trovava
modo
di
discutere
con
Pasquale
Mancini
su
le
condizioni
e
le
esigenze
del
teatro
italiano
contemporaneo
,
non
senza
lanciar
saette
,
tanto
per
non
perdere
l
'
abitudine
,
alle
infelicità
martelliane
di
Felice
Cavallotti
.
Come
la
discussione
andava
accendendosi
e
il
ministro
avvalorava
le
sue
ragioni
con
una
quasi
giovanile
impetuosità
di
gesti
,
l
'
onorevole
Giordano
-
Apostoli
invitò
gli
sposi
a
sedersi
su
le
molto
esercitate
sedie
auree
che
stanno
d
'
innanzi
al
banco
ufficiale
.
Testimoniavano
per
la
sposa
:
il
principe
Maffeo
Colonna
di
Sciarra
e
il
barone
di
San
Giuseppe
.
Per
lo
sposo
:
i
ministri
Mancini
e
Grimaldi
.
Erano
auspici
,
dietro
le
sedie
nuziali
,
due
amici
antichi
e
compagni
d
'
arte
e
conterranei
:
Gabriele
D
'
Annunzio
e
Costantino
Barbella
.
La
cerimonia
rituale
fu
compiuta
rapidamente
.
Ieri
sera
poi
,
nella
chiesa
di
Santa
Maria
del
Popolo
,
fu
stretto
il
matrimonio
ecclesiastico
,
verso
le
dieci
.
Per
entrare
in
una
cappella
interna
,
bisognava
passare
attraverso
un
lungo
corridoio
dove
al
lume
delle
candele
recate
dai
monaci
s
'
intravedevano
le
pareti
piene
di
sculture
marmoree
.
Il
mistero
sacro
dava
alla
cerimonia
una
certa
solennità
.
La
cappella
era
tutta
bianca
e
fredda
,
rischiarata
debolmente
dai
ceri
dell
'
altare
.
Su
i
marmi
dell
'
altare
stavano
scolpite
le
armi
gentilizie
dei
Borgia
,
e
una
soave
Madonna
giottesca
proteggeva
dall
'
alto
i
presenti
.
I
monaci
cortesi
giravano
di
qua
e
di
là
disponendo
le
cose
.
Ruggero
Bonghi
,
in
disparte
,
discorreva
di
non
so
che
con
uno
di
loro
.
Il
duca
di
Maddaloni
lasciava
ammirare
su
l
'
abito
nero
,
di
taglio
giovanile
,
il
gran
collare
dell
'
ordine
di
Malta
.
Paulo
Fambri
,
il
Molosso
,
chiedeva
a
Masaniello
Parise
notizie
dell
'
ultimo
duello
o
raccontava
aneddoti
del
Lupatti
alla
sposa
sorridente
.
La
sposa
aveva
un
ricco
abito
di
broccato
d
'
argento
,
senza
strascico
;
e
tutto
quel
mite
splendore
di
bianchezza
le
si
rifletteva
nel
sorriso
.
Quando
gli
sposi
s
'
inginocchiarono
e
si
presero
per
la
mano
,
il
celebrante
,
un
monaco
grande
e
grave
,
li
benedisse
con
un
gesto
pieno
di
nobiltà
.
Assentirono
i
testimoni
:
il
conte
Luigi
Primoli
e
Paulo
Fambri
,
per
la
sposa
;
il
duca
Proto
di
Maddaloni
e
Ruggero
Bonghi
per
lo
sposo
.
Dopo
,
le
carrozze
portarono
gli
invitati
alla
casa
maritale
dove
già
molta
gente
congratulante
aspettava
.
La
casa
non
è
vastissima
,
ma
è
un
nido
pieno
di
cose
belle
e
preziose
,
è
la
maison
d
'
un
artiste
au
XIX
siècle
.
Le
scale
,
con
le
pareti
coperte
di
tappeti
del
Kurdistan
,
sono
rallegrate
da
un
'
infinità
di
piante
verdi
.
Le
piante
di
serra
occupano
anche
i
pianerottoli
e
le
stanze
di
anticamera
e
di
passaggio
.
La
camera
di
studio
dei
due
artisti
è
d
'
un
colore
avana
chiaro
;
ha
tende
altissime
d
'
una
stoffa
greve
,
originalissima
,
di
tinte
e
di
disegno
araba
.
Lunghi
scaffali
di
noce
coprono
una
parete
;
un
gigantesco
camino
di
noce
copre
l
'
altra
opposta
;
sedili
e
sedie
,
d
'
una
stoffa
antica
intessuta
d
'
oro
e
di
rosso
,
stanno
in
tutti
li
angoli
.
Su
la
parte
sporgente
del
camino
fiorisce
un
magnifico
ordine
di
begonie
,
di
quelle
piante
vive
che
paiono
artificiali
e
inverosimili
.
Su
'
l
tavolo
,
fra
le
carte
e
i
libri
,
tanti
oggetti
curiosi
e
rari
.
La
camera
del
talamo
ha
le
pareti
tutte
coperte
di
raso
color
tabacco
,
d
'
un
color
bizantino
;
le
tende
di
peluche
,
azzurre
con
larghe
bande
di
ricami
in
bianco
e
oro
;
il
baldacchino
anche
azzurro
con
fiocchi
e
cordoni
ricchissimi
;
il
letto
largo
di
noce
,
scolpito
squisitamente
.
Il
salone
è
di
vario
gusto
e
di
vario
stile
,
ma
ha
nell
'
insieme
un
'
intonazione
calda
e
simpatica
e
armoniosa
.
Le
portiere
e
le
tende
sono
composte
di
due
stoffe
:
d
'
un
antico
velluto
a
fiorami
verde
scuro
e
d
'
una
specie
di
broccato
massiccio
a
fiorami
d
'
oro
e
marron
su
fondo
rosso
scuro
.
Tra
le
due
finestre
s
'
innalza
,
svelto
e
sottile
come
un
'
artifiziosa
architettura
di
merletti
neri
,
un
mobile
giapponese
di
bois
-
de
-
fer
,
tutto
pieno
di
vasi
di
Satzuma
,
di
bronzi
,
di
avori
,
di
mostri
metallici
.
In
un
angolo
un
grande
specchio
,
contornato
di
stoffe
francesi
,
riflette
una
gru
di
bronzo
,
l
'
uccello
bene
amato
nell
'
impero
del
Sol
Levante
,
o
Tsouri
Sama
,
Sua
signoria
la
Gru
.
Di
fronte
allo
specchio
,
un
paravento
di
seta
grigia
,
uno
di
quei
paraventi
floreali
e
ornitologici
che
bastano
ad
animare
lietamente
un
'
intera
stanza
,
chiude
l
'
angolo
,
formando
una
specie
di
penetrale
intimo
dove
è
raccolto
tutto
il
fascino
esotico
del
salone
.
Tra
il
paravento
e
lo
specchio
scende
dall
'
alto
una
banda
di
seta
saumon
di
quel
tenerissimo
colore
così
voluttuoso
,
così
sensuale
,
così
carnale
,
così
amorosamente
tentatore
e
suggestivo
.
La
seta
è
vivificata
da
ricami
meravigliosi
di
fiori
e
di
uccelli
,
e
tutta
luminosa
delle
penne
occhiute
dei
fagiani
imperiali
e
dei
pavoni
.
In
verità
quella
stoffa
è
il
più
bel
pezzo
dell
'
appartamento
,
è
la
nota
più
significante
e
più
alta
nella
sinfonia
delle
linee
e
dei
colori
.
Dall
'
alto
dello
specchio
un
'
altra
banda
di
seta
,
ma
rossa
e
ricamata
di
mostri
d
'
oro
a
rilievo
,
sale
fino
al
soffitto
e
rimane
inarcata
come
una
piccola
vela
di
qualche
yanè
-
funè
principesco
.
Due
arazzi
giapponesi
inquadrati
in
cornici
larghe
di
velluto
e
tesi
,
due
di
quelli
arazzi
giocondi
dove
uomini
e
donne
bevono
il
the
o
ascoltano
una
lettura
sotto
un
tetto
d
'
oro
o
sotto
gli
alberi
di
pesco
o
tra
le
selvette
dei
bambù
,
occupano
la
terza
parete
.
La
quarta
parete
è
occupata
finalmente
da
un
gran
quadro
moderno
,
da
un
paesaggio
boscoso
e
radioso
di
Guido
Boggiani
.
Poltrone
e
divani
di
tutte
le
forme
,
tavolinetti
,
vasi
di
porcellane
,
tutte
le
varie
minuscole
suppellettili
moderne
ingombrano
il
restante
spazio
.
Il
secondo
salone
,
che
ieri
sera
era
trasformato
in
sala
di
buffet
per
cura
di
Nazzarri
,
è
coperto
di
mèzzari
,
di
certe
larghe
stoffe
genovesi
dove
son
rappresentati
paesaggi
curiosissimi
a
colori
molto
vivi
.
Nell
'
angolo
principale
una
tenda
bizzarra
,
formata
di
aste
e
di
drappi
,
ombreggia
e
protegge
un
divano
.
Tutto
questo
appartamento
,
preparato
da
Giuseppe
e
da
Ercole
Noci
,
ieri
sera
fu
invaso
da
innumerevoli
amici
,
da
tutti
li
amici
degli
sposi
:
uomini
politici
e
letterati
,
gentiluomini
e
artisti
,
illustrazioni
di
tutti
i
partiti
e
di
tutte
le
arti
.
Donna
Matilde
aveva
per
ognuno
una
parola
cordiale
,
un
gesto
di
saluto
,
un
sorriso
,
una
domanda
cortese
;
si
espandeva
dovunque
in
un
'
attività
instancabile
;
passava
felice
e
raggiante
tra
li
augurii
,
con
i
capelli
cinti
di
fiori
freschi
,
con
le
mani
e
le
braccia
gemmate
di
doni
.