StampaQuotidiana ,
Un
drappello
di
Viterbesi
,
circa
90
a
100
,
si
armò
fuori
della
città
il
giorno
30
settembre
,
marciò
su
Bomarzo
,
lasciando
la
città
di
Viterbo
tranquilla
,
forse
per
non
promuovere
un
immediato
intervento
delle
truppe
italiane
;
a
Bomarzo
,
col
concorso
dell
'
intera
popolazione
,
proclamò
il
governo
nazionale
.
Nello
stesso
giorno
alle
3
pom
.
gli
insorti
si
impossessarono
delle
porte
della
città
di
Acquapendente
,
mentre
i
carabinieri
pontifici
si
ritiravano
in
caserma
,
ed
ivi
resistettero
sino
ad
essere
fatti
prigionieri
.
Gli
insorti
s
'
impossessarono
della
cassa
erariale
,
e
ingrossati
,
marciarono
lasciando
in
Acquapendente
istituito
il
governo
nazionale
.
L
'
insurrezione
delle
provincie
romane
è
certa
,
generale
.
Si
aspettano
notizie
di
Roma
,
ove
il
fermento
si
fa
ognor
più
vivo
.
Le
truppe
al
confine
dànno
segni
evidenti
di
simpatia
al
movimento
,
talché
una
repressione
allo
slancio
nazionale
,
in
soccorso
di
Roma
,
si
rende
ognora
più
difficile
,
anzi
impossibile
.
Le
notizie
di
dilatazione
del
movimento
insurrezionale
proseguirono
e
proseguono
ad
arrivare
telegraficamente
al
governo
dalla
frontiera
.
La
proporzione
delle
camicie
rosse
sinora
si
conosceva
minima
nella
forza
insurrezionale
,
talché
è
evidente
il
fondo
locale
,
quando
pure
dimenticassimo
che
molti
cittadini
delle
provincie
romane
la
indossavano
essi
stessi
nelle
file
dei
volontari
,
sempre
e
recentemente
nella
campagna
del
1866
.
È
stata
aperta
una
sottoscrizione
per
soccorrere
i
feriti
.
Nessun
uomo
di
cuore
mancherà
all
'
appello
.
StampaQuotidiana ,
L
'
incapacità
odierna
dei
governi
italiani
a
svolgere
una
politica
da
grande
potenza
,
in
armonia
con
la
posizione
storica
della
Nazione
la
quale
non
può
né
deve
rinunciarvi
,
pena
la
vita
e
la
fortuna
dei
suoi
40
milioni
di
abitanti
risiede
essenzialmente
su
due
ordini
di
fattori
,
solo
apparentemente
contraddittori
.
Il
primo
consiste
nella
già
rilevata
instabilità
e
discontinuità
di
governo
,
che
il
parlamentarismo
rende
sempre
più
radicata
nelle
consuetudini
politiche
del
Paese
;
il
secondo
è
nel
dominio
assoluto
e
continuativo
della
burocrazia
,
che
muove
e
guida
i
governi
,
secondo
le
sue
vedute
particolari
,
all
'
infuori
di
ogni
pronta
volontà
nazionale
o
del
cosiddetto
legislatore
e
tanto
meno
dei
delegati
parlamentari
posti
a
capo
dei
dicasteri
.
La
discontinuità
dell
'
azione
governativa
e
la
continuità
dell
'
azione
burocratica
,
anziché
contrastarsi
e
correggersi
o
integrarsi
per
un
fine
socialmente
utile
,
si
sommano
invece
per
accrescere
l
'
impotenza
dello
Stato
ad
iniziare
la
ricostruzione
politica
,
economica
e
sociale
del
dopoguerra
.
Il
mutevole
avvicendarsi
dei
gabinetti
,
composti
di
figure
mediocri
,
senza
idee
proprie
,
moltiplica
gli
errori
,
ritarda
le
decisioni
sugli
affari
di
ordinaria
amministrazione
,
complica
lo
studio
dei
problemi
d
'
importanza
nazionale
.
La
persistente
presenza
di
una
mentalità
burocratica
nelle
fucine
legislative
dei
Ministeri
,
consolida
gli
errori
,
ne
impedisce
la
correzione
,
ne
prolunga
gli
effetti
nel
tempo
,
preparando
il
terreno
giuridico
fatalmente
favorevole
alla
ripetizione
di
errori
similari
.
Non
potrebbe
spiegarsi
altrimenti
la
odierna
crisi
di
funzionamento
dei
governi
e
del
Parlamento
,
nell
'
azione
politica
e
nell
'
attività
legislativa
.
I
ministri
prendono
a
prestito
idee
dai
direttori
generali
;
il
Parlamento
approva
,
spesso
senza
rettifiche
se
non
di
dettaglio
,
le
leggi
ideate
,
preparate
e
redatte
fuori
di
esso
.
Governo
e
Parlamento
hanno
abdicato
le
proprie
funzioni
nelle
mani
di
una
vera
dittatura
invisibile
ma
potente
.
È
giuocoforza
riconoscere
che
questo
fattore
consuetudinario
della
potenza
burocratica
,
anziché
temperare
,
correggere
e
frenare
il
regime
parlamentare
,
secondo
i
dettami
e
gli
scopi
di
una
grande
politica
nazionale
,
serve
oggi
a
perpetuare
l
'
impotenza
dello
Stato
a
risolvere
il
problema
nazionale
.
Non
si
può
risanare
il
bilancio
,
perché
non
si
possono
ridurre
le
spese
che
alimentano
la
burocrazia
e
rafforzano
il
parlamentarismo
:
impiegati
e
deputati
non
intendono
suicidarsi
pel
raggiungimento
del
pareggio
.
Perciò
il
metodo
inglese
delle
economie
è
inimitabile
e
inattuabile
in
Italia
.
Non
si
possono
riordinare
i
servizi
pubblici
,
il
cui
costo
è
progressivo
per
lo
Stato
mentre
l
'
utilità
di
essi
scema
pel
pubblico
,
perché
vi
osta
il
meccanismo
dei
ruoli
organici
e
traverso
il
quale
si
moltiplicano
uffici
e
sperperi
di
denaro
pubblico
,
allargando
la
base
del
dominio
burocratico
.
Nelle
ferrovie
vi
sono
42
mila
funzionari
giudicati
superflui
dalle
competenti
autorità
e
che
si
potrebbero
eliminare
anche
senza
riduzioni
di
servizio
pubblico
.
Ebbene
non
si
riesce
a
licenziarne
nemmeno
una
parte
e
bisogna
attendere
che
se
ne
vadano
spontaneamente
,
in
un
periodo
più
o
meno
lungo
di
anni
.
Quanti
?
Vi
sono
nell
'
amministrazione
ferroviaria
degli
avventizi
,
maschi
e
femmine
,
che
non
hanno
nessun
diritto
acquisito
di
restarvi
.
Le
occasioni
propizie
per
disfarsene
non
sono
mancate
:
lo
sciopero
ferroviario
,
l
'
agitazione
e
l
'
entrata
dei
mutilati
,
in
conclusione
:
sono
rimasti
avventizi
,
donne
e
mutilati
.
Occorre
oggi
un
direttore
delle
Ferrovie
energico
,
fattivo
,
competente
,
al
quale
urge
affidare
delle
responsabilità
;
la
sua
nomina
sollecita
al
posto
vacante
è
invocata
dai
partiti
nazionali
,
dalla
stampa
,
dai
parlamentari
,
dalla
parte
migliore
dell
'
opinione
pubblica
.
Tutto
questo
non
basta
:
occorre
che
il
Consiglio
dei
Ministri
si
aduni
ripetutamente
e
discuta
,
senza
concludere
,
o
per
concludere
,
sulla
divergenza
delle
opinioni
,
che
occorre
prima
un
programma
e
poi
un
direttore
.
E
si
può
proseguire
.
Nell
'
amministrazione
postelegrafonica
aumenta
il
disordine
;
esistono
alle
poste
criteri
amministrativi
del
tutto
differenti
da
quelli
in
auge
presso
i
telefoni
.
La
gestione
contabile
di
questi
ultimi
per
mancanza
di
norme
ben
definite
reca
numerosi
conti
sospesi
ed
alle
casse
compartimentali
il
denaro
ristagna
mentre
dovrebbe
compiere
la
sua
normale
funzione
circolatoria
.
Intanto
il
servizio
è
sempre
più
insufficiente
,
ed
i
privati
organizzano
trasporti
automobilistici
per
le
corrispondenze
e
per
i
pacchi
,
non
osando
più
affidarli
allo
Stato
.
I
furti
e
gli
smarrimenti
delle
corrispondenze
e
delle
merci
in
regime
di
trasporti
di
Stato
aumentano
:
è
stato
dimostrato
che
il
sistema
attuale
delle
registrazioni
per
le
raccomandate
esonera
dalle
responsabilità
il
personale
mentre
ne
accresce
il
numero
al
doppio
del
necessario
.
Che
cosa
si
può
fare
per
eliminare
questi
danni
gravissimi
per
l
'
economia
nazionale
oltre
che
per
la
vita
civile
?
Nulla
sembra
perché
la
burocrazia
non
può
prendere
seriamente
in
esame
progetti
di
semplificazione
,
di
sfrondamento
e
di
riduzioni
che
danneggerebbero
soprattutto
e
immediatamente
se
stessa
.
Né
basta
!
Mentre
si
accumulano
accuse
contro
lo
Stato
ferroviere
,
postalegrafonico
,
commerciante
,
industriale
e
soprattutto
monopolista
,
ecco
che
si
vorrebbe
il
monopolio
di
Stato
assoluto
per
le
assicurazioni
,
rafforzando
gli
errori
di
una
legge
che
risponde
a
concetti
ormai
sorpassati
pel
mutato
clima
politico
e
per
la
nuova
situazione
di
fatto
creatasi
dopo
la
vittoria
.
Dopo
la
nazionalizzazione
delle
grandi
imprese
private
di
assicurazione
che
avevano
sede
nella
sconfitta
e
dispersa
Austria
e
la
trasformazione
dell
'
Italia
in
nazione
esportatrice
di
assicurazioni
,
si
presenta
la
migliore
occasione
,
oggi
,
per
temperare
e
correggere
gli
effetti
di
quella
legge
dannosa
allo
sviluppo
di
un
'
attività
assai
promettente
;
ma
nulla
si
riesce
a
fare
perché
l
'
ostilità
burocratica
si
impenna
di
fronte
al
pericolo
di
una
minaccia
qualsiasi
,
e
sia
pure
lieve
,
alle
aziende
autonome
burocratizzate
,
o
sue
dipendenti
.
Né
,
passando
nel
campo
della
vera
e
propria
politica
economica
,
ancora
si
spenge
l
'
eco
malaugurante
dell
'
intenzione
di
insistere
sull
'
errore
della
nominatività
dei
titoli
,
giudicato
tale
ormai
da
chiunque
abbia
competenza
economica
,
e
,
dopo
il
pellegrinaggio
a
Cavour
,
le
voci
di
altre
riforme
finanziarie
sparse
da
gruppi
parlamentari
fanno
fremere
di
orrore
il
contribuente
non
ancora
organizzato
in
capaci
leghe
di
resistenza
.
Intanto
aumenta
lo
sperpero
del
pubblico
denaro
per
la
politica
di
classe
delle
amministrazioni
locali
,
per
le
cooperative
,
per
l
'
edilizia
e
prossimamente
,
per
il
latifondo
.
Ancora
e
sempre
la
burocrazia
imperante
ha
in
mano
le
redini
di
tutto
questo
movimento
impressionante
di
aumento
delle
spese
.
Nessun
indizio
di
rinsavimento
appare
all
'
orizzonte
.
Nessun
indizio
dello
sforzo
ricostruttivo
si
scorge
.
La
costanza
con
la
quale
si
perdura
in
indirizzi
di
politica
errati
e
si
perpetuano
metodi
nefasti
,
è
veramente
impressionante
.
Orbene
:
non
si
può
credere
che
tutte
queste
verità
saranno
sempre
sterili
per
la
coscienza
pubblica
.
Non
si
può
ammettere
che
la
ribellione
non
si
maturi
ormai
nella
pubblica
opinione
.
I
partiti
nazionali
non
lo
possono
e
non
lo
debbono
ammettere
.
Essi
non
possono
certo
chiedere
a
governi
di
rovesciare
improvvisamente
una
situazione
di
fatto
così
grave
e
per
molteplici
ragioni
ormai
radicatesi
poderosamente
nel
cuore
della
vita
amministrativa
.
Non
si
può
chiedere
l
'
impossibile
.
Ma
essi
hanno
il
diritto
di
pretendere
almeno
un
primo
atto
di
resipiscenza
e
di
energia
,
almeno
la
risoluzione
iniziale
e
di
dettaglio
di
quei
problemi
che
costituiscono
la
flora
parassitaia
del
problema
nazionale
della
ricostruzione
.
Essi
domandano
e
debbono
esigere
almeno
che
si
getti
da
lato
la
supina
acquiescenza
,
l
'
assenteismo
e
l
'
indifferentismo
dei
dirigenti
verso
il
progressivo
attentato
alla
vita
economica
del
Paese
.
Se
i
Governi
rinunciano
ancora
a
soddisfare
a
questo
minimum
di
desiderata
,
essi
condannano
,
fin
d
'
adesso
,
lo
Stato
a
farsi
integrare
da
forze
sindacate
più
o
meno
saldamente
,
con
un
pericolo
evidente
di
poter
tralignare
da
buone
intenzioni
e
propositi
,
e
col
danno
certo
di
dover
cominciare
a
rinnegare
e
distruggere
l
'
autorità
dello
Stato
per
restaurarla
.
StampaQuotidiana ,
Il
movimento
romano
non
si
allarga
solamente
negli
Stati
detti
Pontifici
,
ma
si
ripercuote
anche
nell
'
interno
del
Regno
con
crescente
intensità
.
Il
numero
dei
volontari
che
sarebbero
pronti
a
partire
,
ove
non
s
'
opponesse
la
mancanza
d
'
armi
e
di
mezzi
,
già
supera
di
molto
le
migliaia
nel
solo
Piemonte
.
Al
nostro
uffizio
è
come
una
processione
continua
benché
più
volte
abbiamo
ripetuto
che
non
si
fanno
arruolamenti
né
pubblici
né
clandestini
,
e
che
alla
rivoluzione
romana
non
sono
gli
uomini
che
manchino
,
ma
solo
le
armi
e
i
denari
.
Noi
siamo
lieti
di
questo
entusiasmo
,
ma
dobbiamo
ripetere
che
non
facciamo
spedizione
alcuna
di
volontari
,
e
che
quindi
è
inutile
rivolgersi
a
noi
.
Noi
teniamo
ordine
di
mandare
soccorsi
di
denaro
e
di
ripetere
che
partano
quelli
soltanto
i
quali
possano
disporre
di
mezzi
propri
.
Gli
altri
aspettino
per
non
correre
il
rischio
di
far
sciupare
inutilmente
i
mezzi
limitati
di
cui
il
Comitato
può
disporre
.
Il
mezzo
più
efficace
di
aiutare
gli
insorti
sta
nel
denaro
.
Chiunque
sorga
promotore
di
sottoscrizioni
e
ne
spedisca
l
'
importo
al
Comitato
Centrale
ha
ben
meritato
dell
'
insurrezione
.
Importantissima
sotto
questo
aspetto
è
la
parte
che
molti
Municipi
vanno
prendendo
alla
sottoscrizione
nazionale
.
Né
trattasi
già
di
Municipi
secondari
,
ma
anche
di
illustri
città
come
Brescia
,
Cremona
,
ed
altre
.
Siccome
l
'
esempio
sarà
imitato
,
il
governo
del
Re
si
troverà
di
fronte
ad
una
agitazione
di
nuovo
genere
,
ad
una
dimostrazione
d
'
una
imponenza
eccezionale
.
La
sottoscrizione
è
pei
feriti
,
dunque
non
porge
alcun
pretesto
ad
un
divieto
a
termini
di
legge
.
Ma
il
significato
dell
'
atto
patriottico
resta
intiero
,
ed
è
tale
manifestazione
dell
'
opinione
pubblica
,
che
il
governo
italiano
se
fosse
bene
ispirato
dovrebbe
essere
già
a
Roma
.
Non
diremo
altro
per
ora
.
La
grande
dimostrazione
è
appena
sull
'
esordire
,
ed
è
già
divenuta
gigante
.
Precorrere
e
guidare
od
essere
rimorchiato
,
ecco
l
'
alternativa
che
si
para
dinanzi
al
governo
italiano
!
Precorra
!
Il
movimento
romano
non
può
e
non
deve
abortire
,
e
a
nessun
patto
abortirà
.
Lo
ripetiamo
adunque
:
o
precorrere
con
lode
,
od
essere
rimorchiato
con
danno
.
Cavour
non
avrebbe
esitato
.
StampaQuotidiana ,
Lo
scioglimento
del
Comitato
Centrale
di
Soccorso
in
ossequio
agli
ordini
del
governo
francese
,
dà
luogo
alla
seguente
domanda
:
Gli
onorevoli
Senatori
e
Deputati
che
componevano
quel
Comitato
non
potranno
più
riunirsi
attorno
al
letto
di
Cairoli
infermo
!
Qual
legge
può
loro
farne
divieto
?
Nessuna
.
Dunque
?
Dunque
continua
e
continuerà
a
pubblicarsi
il
Bollettino
di
quelli
onorandissimi
patrioti
,
con
questo
solo
divario
che
invece
di
chiamarsi
Bollettino
del
Comitato
Centrale
,
ora
si
chiama
,
con
risparmio
di
tre
parole
,
semplicemente
Bollettino
.
L
'
articolo
del
Codice
Penale
Lorenese
in
forza
del
quale
lo
scioglimento
è
stato
intimato
,
è
concepito
nei
termini
seguenti
:
«
Ogni
toscano
,
o
abitante
di
Toscana
,
il
quale
commettendo
nel
territorio
di
un
altro
Stato
atti
ostili
,
non
approvati
dal
Governo
,
ha
esposto
il
Granducato
al
pericolo
di
una
guerra
,
è
punito
con
la
casa
di
forza
da
tre
a
dieci
anni
,
e
se
ne
è
seguita
la
guerra
,
la
detta
pena
può
estendersi
fino
a
venti
anni
»
.
Il
trasferimento
della
capitale
ha
dunque
ridotto
l
'
Italia
alle
proporzioni
di
un
Granducato
?
!
Si
vuol
dunque
davvero
dar
ragione
alla
celebre
e
tremenda
lettera
di
Ricci
Vincenzo
?
La
Riforma
alla
lettura
di
quell
'
articolo
prorompe
in
queste
parole
:
«
La
prima
impressione
che
ogni
animo
retto
deve
sentirne
è
quella
d
'
una
immensa
meraviglia
,
quasi
d
'
incredulità
;
impressione
che
deve
far
luogo
ad
una
indignazione
profonda
»
.
E
per
verità
codesta
applicazione
di
legge
è
la
ricognizione
dello
Stato
Pontificio
contrariamente
al
diritto
nazionale
italiano
che
stabilisce
Roma
capitale
d
'
Italia
;
essa
è
un
nuovo
trovato
della
Consorteria
per
affermare
quella
Rinunzia
a
Roma
che
è
la
base
della
antinazionale
e
nefanda
politica
dei
Convenzionisti
.
Ma
chi
vivrà
vedrà
.
StampaQuotidiana ,
Quarantadue
sono
gli
iscritti
a
parlare
sulle
comunicazioni
del
Governo
;
e
,
a
quanto
si
assicura
,
sono
già
in
aumento
.
Saliranno
a
cinquanta
e
a
più
di
cinquanta
e
cioè
all
'
ottavo
dei
presenti
che
si
calcola
saranno
quattrocento
.
Questa
proporzione
è
assurda
e
ridicola
.
È
una
vecchia
tradizione
abitudinaria
,
che
bisogna
abbandonare
.
È
intollerabile
.
Sono
pregati
quanti
,
custodi
degl
'
immortali
principii
,
credessero
di
riconoscere
nelle
nostre
parole
un
proposito
di
violare
una
delle
tante
libertà
,
la
libertà
di
parola
,
di
ricordarsi
di
quello
che
inutilmente
è
stato
detto
e
scritto
e
ripetuto
tutte
le
volte
che
,
dopo
una
crisi
,
o
ad
una
riapertura
di
Camera
,
ci
sia
stata
la
solita
accademia
sulle
comunicazioni
del
governo
.
In
quelle
occasioni
,
da
tutte
le
parti
,
compresa
la
stampa
socialdemocratica
,
si
è
deplorato
le
chiacchiere
inutili
,
la
logorante
esposizione
di
tutto
lo
scibile
,
l
'
indisciplina
dei
gruppi
incapaci
di
designare
un
rappresentante
,
la
vanità
dei
singoli
,
preoccupati
di
collocare
il
proprio
discorso
,
e
via
di
seguito
.
E
la
deplorazione
è
stata
vana
,
sempre
vana
,
tanto
da
diventare
anche
essa
un
'
accademia
rituale
come
la
discussione
.
Noi
crediamo
invece
che
si
debba
finirla
con
l
'
una
e
con
l
'
altra
accademia
.
La
libertà
di
parola
non
c
'
entra
.
Poiché
in
un
Parlamento
bene
ordinato
il
diritto
di
parlare
trova
norme
e
limiti
spontanei
nella
disciplina
dei
gruppi
,
nella
sostanza
dei
discorsi
,
nella
condotta
degli
ascoltatori
.
In
Inghilterra
e
in
Francia
è
norma
quasi
costante
che
le
dichiarazioni
del
governo
abbiano
la
sanzione
del
voto
nella
giornata
stessa
in
cui
sono
state
pronunziate
.
Soltanto
in
Italia
un
voto
può
arrivare
dopo
una
settimana
.
Ci
pare
poi
che
questa
sia
una
buona
occasione
per
finirla
.
C
'
è
un
governo
che
si
costituisce
con
atti
,
che
si
è
già
affermato
con
atti
,
che
vuol
continuare
per
atti
.
Gli
atti
per
la
costituzione
del
governo
,
gli
atti
del
governo
,
sono
noti
,
definiti
.
La
Camera
quindi
può
,
deve
anzi
giudicarli
,
senza
prolisse
e
variopinte
interpretazioni
.
Le
comunicazioni
del
governo
saranno
appoggiate
a
questi
atti
e
non
saranno
il
solito
discorso
,
che
entra
in
gara
con
altri
discorsi
,
che
si
conclude
in
un
secondo
discorso
,
che
provochi
i
vani
discorsetti
delle
dichiarazioni
di
voto
.
Non
ci
deve
essere
posto
per
la
chiacchiera
,
soprattutto
per
la
chiacchiera
personale
dei
numerosi
deputati
,
i
quali
debbono
risolvere
pubblicamente
il
loro
caso
di
coscienza
,
per
passare
dal
culto
socialdemocratico
al
filofascismo
.
Questi
casi
di
coscienza
siano
risoluti
col
voto
,
e
basta
.
Tutto
il
resto
non
avrebbe
alcun
interesse
.
Potrebbe
anzi
fare
schifo
.
La
Camera
deve
,
se
ne
è
capace
,
dimostrare
alla
Nazione
di
assolvere
ancora
un
qualche
compito
.
Serio
,
positivo
,
quale
certamente
non
è
indicato
dal
numero
degli
oratori
,
chiamandoli
così
,
iscritti
per
la
discussione
sulle
comunicazioni
del
governo
.
La
Camera
deve
ricordarsi
di
avere
,
con
i
suoi
lunghi
periodi
di
vanità
parolaia
,
con
i
suoi
volgarissimi
e
abietti
litigi
,
con
la
sua
incontinenza
demagogica
nel
compromettere
la
solidità
del
bilancio
,
toccato
l
'
estremo
della
degenerazione
parlamentaristica
,
di
aver
essa
dato
al
Paese
il
tristo
spettacolo
di
un
istituto
in
paralisi
,
in
dissoluzione
.
La
Camera
ha
oggi
la
responsabilità
delle
sue
colpe
,
dei
suoi
errori
,
la
cui
diagnosi
è
stata
inutilmente
ripetuta
.
Spetta
oggi
alla
Camera
di
dimostrarsi
almeno
capace
di
contrizione
.
StampaQuotidiana ,
Nel
numero
di
ieri
ci
siamo
resi
interpreti
dei
sentimenti
dei
nostri
concittadini
.
La
quistione
di
Roma
,
santificata
da
nuovo
sangue
,
è
più
sacra
e
più
viva
che
mai
per
il
popolo
italiano
,
il
quale
non
si
sente
né
vinto
né
sconfortato
per
gli
intoppi
presenti
.
Garibaldi
vittorioso
a
Monterotondo
,
e
sopraffatto
dal
numero
a
Mentana
,
appare
più
sublime
che
mai
al
cuore
ed
alla
mente
d
'
Italia
,
che
in
lui
vede
il
propugnatore
dell
'
onore
nazionale
.
Ma
oggi
non
è
giorno
di
commenti
.
StampaQuotidiana ,
«
Noi
constatiamo
che
,
ogni
giorno
che
passa
,
le
esigenze
della
Nazione
appaiono
in
contrasto
sempre
più
chiaro
con
principii
e
con
metodi
che
il
massimalismo
dichiara
di
professare
»
.
Queste
sono
parole
del
manifesto
di
Turati
,
Treves
ed
altri
,
fra
i
quali
l
'
on
.
Buozzi
,
quello
stesso
che
dovrebbe
condurre
le
schiere
dei
metallurgici
.
Sono
parole
timide
e
tardive
,
imposte
dalla
evidenza
di
un
male
che
ha
già
fatto
tutto
il
suo
male
.
Sono
la
confessione
,
non
sappiamo
più
quanto
tempestiva
,
di
una
colpa
.
Quando
durante
la
guerra
,
crisi
per
eccellenza
della
Nazione
,
e
dopo
la
vittoria
,
suprema
e
massima
conquista
della
Nazione
,
noi
abbiamo
ostinatamente
denunziato
il
fine
antinazionale
del
socialismo
ufficiale
,
anche
i
firmatari
del
manifesto
ci
hanno
risposto
negando
,
deliberati
di
ignorare
la
Nazione
per
la
classe
.
Oggi
che
,
con
la
acquiescenza
prima
,
con
la
complicità
poi
durante
il
governo
di
Nitti
della
cosiddetta
classe
politica
dirigente
,
è
stato
distrutto
,
nella
diffamazione
dello
sforzo
bellico
,
nella
dilapidazione
del
patrimonio
morale
della
vittoria
,
il
beneficio
nazionale
e
però
anche
del
proletariato
,
il
benefizio
italiano
della
guerra
vinta
,
oggi
soltanto
,
quando
tutto
il
male
è
stato
fatto
e
si
impone
a
coloro
che
ne
sono
stati
anch
'
essi
autori
,
più
o
meno
inconsapevoli
,
si
osa
affermare
l
'
esistenza
di
una
Nazione
,
la
cui
vita
è
minacciata
dalla
propaganda
massimalista
.
Non
occorre
più
ricercare
prove
di
sotterranei
e
obliqui
rapporti
con
lo
straniero
,
bolscevico
e
non
bolscevico
;
non
occorre
sorprendere
i
colloqui
notturni
del
rappresentante
russo
Vodosonoff
con
l
'
on
.
Bucco
e
qualche
redattore
dell
'
Avanti
!
;
non
occorre
cercare
la
documentazione
di
sollecitazioni
,
diciamo
così
,
jugoslave
all
'
improvviso
sciopero
generale
della
Venezia
Giulia
.
Quando
si
deve
ammettere
che
l
'
azione
massimalista
è
in
contrasto
con
la
Nazione
,
dopo
un
mostruoso
esperimento
in
corpore
vili
oggi
ben
chiaro
per
tutti
,
la
coincidenza
dell
'
interesse
straniero
e
nemico
con
i
moti
operai
,
anche
esibiti
in
formule
economiche
,
è
inevitabile
.
È
nella
cosa
.
Ci
sia
una
Russia
bolscevica
,
costretta
dalla
disperazione
a
propagare
con
oro
il
suo
male
;
ci
sia
una
Jugoslavia
,
altrimenti
impotente
a
contrastarci
la
vittoria
,
interessata
ad
avere
una
Italia
paralizzata
a
prezzo
minore
di
un
qualsiasi
tentativo
bellico
;
ci
siano
una
Francia
,
un
'
Inghilterra
,
desiderose
di
eliminare
di
fatto
l
'
Italia
dal
rango
di
grande
potenza
,
sanguinosamente
conquistato
,
non
più
per
loro
sopraffazione
egemonica
,
ma
per
dissoluzione
interna
italiana
;
ci
siano
oppure
no
a
collaborare
queste
forze
,
avverse
o
addirittura
nemiche
,
questo
è
certo
:
che
il
massimalismo
nostrano
lavora
contro
la
Nazione
a
benefizio
dello
straniero
.
Anche
quando
finga
di
mantenersi
,
come
nella
lotta
dei
metallurgici
,
nei
termini
di
una
competizione
sociale
.
Poiché
,
ammesso
,
ciò
che
non
è
,
che
i
ripetuti
assalti
delle
categorie
organizzate
sieno
di
carattere
economico
,
è
inoppugnabile
che
,
dopo
la
conquista
degli
alti
salari
avvenuta
durante
la
guerra
stessa
,
l
'
Italia
doveva
saper
decidere
,
se
nella
formidabile
lotta
di
accaparramento
di
produzione
e
di
mercato
,
uscita
dalla
guerra
,
e
in
cui
si
gettavano
giganteschi
concorrenti
,
l
'
industria
italiana
,
cresciuta
nella
guerra
,
sarebbe
stata
sorretta
dalla
vittoria
o
umiliata
come
in
una
sconfitta
.
Ebbene
ciò
che
oggi
avviene
è
semplicemente
questo
:
che
la
sconfitta
,
respinta
al
nemico
vinto
in
campo
aperto
,
è
stata
trasferita
all
'
azione
interna
del
massimalismo
.
Questo
,
dopo
Vittorio
Veneto
,
ha
voluto
e
vuole
riportare
l
'
Italia
a
Caporetto
senza
il
Piave
.
Anche
se
si
tratti
di
una
Caporetto
economica
.
Poiché
basterà
aggiungere
alla
schiavitù
delle
materie
prime
,
a
quelle
del
tonnellaggio
e
del
cambio
,
anche
la
schiavitù
derivante
dall
'
inevitabile
crollo
della
produzione
stritolata
nei
puerili
e
criminali
esperimenti
di
gestione
collettiva
,
falliti
miseramente
anche
in
Russia
per
preparare
all
'
Italia
le
condizioni
di
una
servitù
politica
.
Ma
quando
si
consideri
che
il
movimento
economico
è
baldanzosamente
indicato
come
movimento
politico
,
di
deliberato
carattere
antinazionale
,
alimentato
soltanto
dalla
diffamazione
della
guerra
e
della
vittoria
,
quello
che
è
un
fatto
inevitabile
della
stessa
contesa
economica
nei
termini
che
assume
,
diventa
il
proposito
confessato
,
contro
cui
lo
stesso
manifesto
socialista
è
obbligato
di
porsi
.
Ebbene
questo
proposito
è
di
pochi
e
di
miserabili
.
Ma
ha
un
complice
:
il
governo
oggi
è
inferiore
a
quella
stessa
timida
e
tardiva
resipiscenza
tentata
dai
firmatari
del
manifesto
.
Il
suo
preteso
agnosticismo
nel
conflitto
economico
,
è
in
realtà
fumosa
cecità
politica
e
torbida
insensibilità
nazionale
.
Il
governo
ignora
di
dover
difendere
il
patrimonio
comune
,
il
patrimonio
nazionale
.
Di
doverlo
difendere
da
un
assalto
che
,
consapevolmente
o
non
,
serve
tutte
le
forze
antinazionali
e
soltanto
le
forze
antinazionali
.
Le
formule
,
da
esso
cercate
d
'
ora
in
ora
,
sono
miserabili
pretesti
.
La
sua
inazione
,
quando
basterebbe
una
modesta
azione
restauratrice
,
è
un
delitto
.
Esso
tradisce
,
poiché
quest
'
ora
che
noi
viviamo
non
è
di
rivoluzione
,
no
,
ma
di
disfatta
.
Di
disfatta
,
dopo
la
vittoria
sul
campo
!
StampaQuotidiana ,
Alcuni
giornali
d
'
altre
città
danno
come
prossima
la
partenza
di
Garibaldi
per
l
'
America
sopra
un
bastimento
noleggiato
in
Inghilterra
dai
due
figli
del
Generale
.
L
'
imbarco
avrebbe
luogo
d
'
accordo
col
governo
(
?
)
prima
della
convocazione
del
Parlamento
.
Questa
voce
era
corsa
anche
a
Torino
con
questa
variante
però
che
l
'
allontanamento
di
Garibaldi
sarebbe
voluto
dal
governo
italiano
sotto
pretesto
che
importa
anzitutto
alleviare
l
'
occupazione
francese
,
che
pertanto
Garibaldi
deve
eclissarsi
per
qualche
tempo
(
!
)
,
e
Roma
cessare
d
'
essere
l
'
argomento
di
eccitazione
.
In
premio
di
ciò
avremmo
tra
breve
la
soluzione
necessaria
della
quistione
romana
...
!
Polvere
agli
occhi
.
Quale
di
queste
due
versioni
sia
la
vera
lo
sapremo
tra
breve
,
perché
Garibaldi
,
sia
che
resti
in
Italia
,
come
speriamo
,
sia
che
chiegga
ospitalità
alla
libera
terra
d
'
America
,
farà
certamente
conoscere
i
suoi
intendimenti
.
Riserviamo
per
ciò
il
nostro
giudizio
sopra
cosa
di
tanta
gravità
,
e
ci
limiteremo
a
far
osservare
che
il
ministero
s
'
illude
stranamente
se
crede
che
Roma
nelle
mani
del
Papa
possa
mai
cessare
di
essere
in
Italia
argomento
di
eccitazione
!
Il
movimento
garibaldino
non
è
una
di
quelle
imprese
esclusivamente
militari
che
cessano
affatto
colla
sconfitta
d
'
uno
dei
due
eserciti
.
Espressione
d
'
un
bisogno
nazionale
e
umanitario
,
il
movimento
garibaldino
può
avere
una
sosta
apparente
,
ma
nel
fatto
continuerà
irresistibile
,
reso
più
forte
dall
'
apostolato
dei
reduci
,
più
sublime
dal
sangue
dei
martiri
,
e
non
cesserà
se
non
quando
quel
bisogno
sarà
soddisfatto
.
Coi
Bandiera
eran
pochi
individui
;
col
Pisacane
poche
decine
;
ma
dal
sangue
dei
Bandiera
e
dei
Pisacane
sorsero
i
mille
e
i
mille
:
il
sangue
di
Mentana
sarà
assai
più
fecondo
.
Finché
la
questione
di
Roma
non
abbia
ottenuto
uno
scioglimento
definitivo
,
non
v
'
è
distanza
che
valga
ad
eclissare
Garibaldi
,
il
generale
di
Roma
.
Se
fosse
effetto
di
violenza
,
l
'
allontanamento
del
Generale
sarebbe
un
nuovo
e
più
fiero
oltraggio
al
sentimento
nazionale
,
vale
a
dire
una
nuova
imprudenza
,
una
nuova
provocazione
.
StampaQuotidiana ,
La
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
merita
pieno
consenso
.
Essa
chiarisce
nettamente
come
dalla
vertenza
economica
tra
operai
e
industriali
metallurgici
si
sia
passati
per
sottomissione
operaia
alla
propaganda
massimalista
e
per
defezione
dello
Stato
nella
cosiddetta
neutralità
del
Governo
,
ad
un
tentativo
di
rivolta
sociale
e
politica
,
i
cui
risultati
già
innegabilmente
distruttivi
vanno
oltre
le
posizioni
singole
degli
industriali
e
toccano
il
patrimonio
della
Nazione
,
la
sua
possibilità
di
vita
e
di
sviluppo
nella
terribile
concorrenza
mondiale
.
Perché
possa
essere
ammessa
la
trattativa
economica
,
occorre
respingere
e
annullare
il
tentativo
di
rivolta
.
Non
di
rivoluzione
,
poiché
quando
le
rappresentanze
delle
organizzazioni
operaie
e
del
partito
socialista
dichiarano
che
la
presa
di
possesso
dei
mezzi
di
produzione
e
la
gestione
diretta
non
sono
,
come
dovrebbero
essere
,
un
fatto
di
coscienza
e
di
volontà
la
cui
deliberazione
non
dovrebbe
ammettere
revoche
,
ma
invece
un
mezzo
di
intimidazione
per
ottenere
un
aumento
di
salario
di
una
determinata
categoria
,
si
deve
confermare
quanto
ieri
abbiamo
detto
e
che
cioè
negli
avvenimenti
paralizzatori
della
vita
della
Nazione
,
cominciati
con
gli
scioperi
del
luglio
dell
'
anno
scorso
,
non
agisce
una
qualunque
forza
dinamica
costruttiva
,
ma
lo
spirito
dilapidatore
della
sconfitta
.
Persuasi
di
ciò
,
persuasi
che
per
la
salute
dello
stesso
proletariato
,
cui
la
cosiddetta
neutralità
governativa
ha
tolto
il
modo
di
poter
resistere
alle
impostazioni
della
minoranza
massimalista
riuscita
ad
usurpare
l
'
autorità
dello
Stato
,
persuasi
che
dopo
quattordici
mesi
di
continuo
scadimento
,
occorra
finalmente
fermarsi
ad
un
punto
chiaro
di
resistenza
,
riconosciamo
alla
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
un
preciso
valore
economico
,
sociale
,
nazionale
.
Un
valore
politico
di
decisione
utile
e
salutare
,
sulla
quale
provare
tutte
le
buone
forze
che
intendono
opporsi
ad
un
'
opera
di
dissolvimento
.
La
difesa
della
singola
industria
è
oggi
compresa
nella
difesa
di
un
ordinamento
economico
e
sociale
,
che
noi
crediamo
,
soprattutto
in
questo
momento
di
crisi
uscita
dalla
guerra
,
il
solo
capace
di
impedire
la
schiavitù
economica
e
quindi
politica
allo
straniero
tanto
più
potente
,
il
solo
capace
di
garantire
il
faticoso
acquisto
che
l
'
Italia
ha
compiuto
per
liberarsi
dalla
condizione
e
più
dallo
spirito
di
minorità
mondiale
.
Questo
valore
nazionale
dell
'
ordinamento
economico
e
sociale
,
da
noi
affermato
contro
tutte
le
miserabili
menzogne
e
calunnie
demagogiche
,
si
impone
oggi
nella
lotta
contro
il
comunismo
,
di
cui
economicamente
è
dimostrato
dallo
stesso
esperimento
russo
l
'
effetto
distruttivo
senza
nemmeno
il
benefizio
,
anzi
col
danno
della
classe
che
lo
compie
;
e
i
cui
equivalenti
politici
,
l
'
internazionalismo
e
l
'
antimilitarismo
,
sono
stati
così
in
contrasto
con
la
realtà
storica
da
obbligare
la
Russia
a
cercar
salute
soltanto
nella
negazione
risoluta
di
essi
:
nella
guerra
.
Ma
se
consentiamo
economicamente
,
socialmente
,
nazionalmente
e
anche
moralmente
,
per
uscire
con
un
atto
di
dignità
consapevole
da
questo
marasma
di
pusillanimità
,
con
la
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
,
non
possiamo
non
domandare
oggi
stesso
agli
industriali
che
si
uniscono
in
essa
,
che
per
l
'
efficacia
politica
di
questa
deliberazione
è
necessaria
una
resipiscenza
.
Essi
debbono
oggi
veder
chiaro
anche
nelle
loro
colpe
e
nelle
loro
responsabilità
,
che
sono
gravi
.
Essi
debbono
confessare
che
a
questa
coincidenza
della
loro
difesa
con
quella
dei
beni
materiali
e
morali
della
Nazione
non
sono
arrivati
con
una
coscienza
politica
nazionale
.
Non
pensiamo
,
questo
dicendo
,
alla
nostra
particolare
azione
che
tenacemente
abbiamo
proseguita
per
creare
una
coscienza
economica
nazionale
fuori
dei
luoghi
comuni
del
più
vuoto
riformismo
demagogico
,
e
che
è
stata
così
poco
intesa
dalla
classe
cosiddetta
dirigente
.
No
.
Andiamo
oltre
la
nostra
dottrina
e
la
nostra
posizione
e
constatiamo
che
quando
forze
costruttive
della
Nazione
,
le
quali
hanno
il
dovere
di
una
superiore
chiaroveggenza
,
hanno
consentito
e
collaborato
attivamente
e
passivamente
ad
una
politica
di
distruzione
della
vittoria
all
'
estero
e
all
'
interno
;
quando
una
classe
cosiddetta
dirigente
consente
che
si
aggiunga
al
disfattismo
della
guerra
il
disfattismo
della
vittoria
,
al
neutralismo
il
vilsonismo
;
quando
si
crede
estranea
alla
propria
attività
di
cittadino
,
dirigente
possenti
organizzazioni
,
la
custodia
e
la
difesa
degli
scopi
supremi
della
Nazione
,
quelli
della
sua
unità
territoriale
,
strategica
,
spirituale
minacciati
e
offesi
in
Adriatico
,
oltre
che
da
prepotenze
straniere
,
dalla
nostra
ignoranza
e
malvagità
;
quando
si
accetta
che
il
governo
ponga
,
con
l
'
amnistia
ai
disertori
e
cioè
al
reato
dei
reati
,
le
basi
della
dissoluzione
dello
Stato
e
della
defezione
governativa
innanzi
alla
singola
violenza
;
quando
a
governi
,
che
si
sottomettono
complici
agli
scioperanti
nei
pubblici
servizi
,
e
tutto
questo
compiono
,
si
da
la
propria
collaborazione
,
nella
illusione
che
tutto
ciò
possa
difendere
,
col
danno
della
Nazione
,
le
proprie
posizioni
economiche
;
quando
a
chi
ostinato
denunzia
i
pericoli
di
tanta
mostruosità
si
crea
l
'
isolamento
politico
e
morale
,
non
possiamo
non
domandare
che
il
valore
della
deliberazione
di
Milano
sia
anche
di
un
punto
fermo
ad
una
politica
che
ha
avuto
troppe
complicità
e
troppa
passività
negli
autori
di
quella
.
Se
questo
non
fosse
,
dovremmo
aspettare
la
restaurazione
della
Nazione
da
forze
oscure
e
non
ancora
ordinate
,
le
quali
certo
non
potrebbero
impedire
la
più
grave
crisi
che
oggi
minaccia
,
e
non
potrebbero
risolverla
in
fine
se
non
fuori
di
una
legge
e
a
prezzo
di
rovine
.
StampaQuotidiana ,
Sì
,
l
'
Italia
ha
diritto
di
piangere
.
Ella
ha
fatto
una
perdita
immensurabile
.
Sì
,
l
'
Italia
pianga
,
ma
pianga
col
cuore
e
tenga
saldo
il
cervello
.
Per
quanto
sia
giusto
,
per
quanto
debba
esser
grave
il
dolore
,
guai
se
sotto
al
peso
di
questo
l
'
Italia
s
'
accascia
.
Coraggio
.
L
'
Italia
conta
ancora
dei
nobili
figli
.
Per
Dio
,
l
'
Italia
avrà
ancora
degli
uomini
che
sappiano
porsi
a
livello
della
circostanza
.
Disotto
alle
grandi
sventure
germina
sempre
la
concordia
.
Abbiamo
quindi
diritto
a
sperare
che
tutte
le
forze
italiane
si
stringeranno
in
un
fascio
,
per
far
più
impeto
allo
scherno
della
fortuna
.
Noi
che
vediamo
passarci
muta
la
gente
dinanzi
,
noi
che
vedemmo
la
scorsa
notte
affollata
la
contrada
Cavour
di
una
popolazione
,
che
,
costernata
,
volea
avere
d
'
ora
in
ora
notizie
sulla
salute
del
grande
Cittadino
che
abbiamo
perduto
;
noi
che
vediamo
oggi
questa
popolazione
legittimamente
cupa
,
e
coll
'
espressione
solenne
del
suo
dolore
;
noi
che
vediamo
l
'
industria
,
il
commercio
,
la
città
tutta
chiusa
nella
sua
ambascia
,
possiamo
facilmente
argomentare
del
lutto
,
che
questa
triste
notizia
avrà
steso
sulle
povere
contrade
,
la
cui
vita
era
tutta
di
speranze
.
Coraggio
.
Pensiamo
che
l
'
opera
dell
'
Uomo
di
Stato
che
ci
fu
tolto
non
è
ancora
compiuta
.
Pensiamo
che
quanti
siamo
già
liberi
,
abbiamo
bisogno
di
calma
e
di
ordine
.
Pensiamo
che
c
'
è
Venezia
alla
quale
non
manca
già
la
calma
e
l
'
ordine
,
ma
la
vita
.
Per
Roma
la
è
una
questione
a
parte
,
e
già
risolta
in
principio
;
e
che
noi
,
come
l
'
abbiamo
già
annunciato
,
non
la
calcoliamo
la
questione
vitale
.
La
questione
di
vita
o
di
morte
è
Venezia
.
Noi
comprendiamo
la
immensità
del
dolore
che
piomberà
al
triste
annunzio
,
su
quella
già
desolata
contrada
.
Ebbene
;
che
al
dolore
della
perdita
non
si
aggiunga
la
notizia
di
una
ingiusta
sfiducia
.
Noi
non
andremo
a
cercare
nelle
memorie
antiche
il
coraggio
;
non
pescheremo
le
nostre
forze
nelle
tombe
dei
nostri
grandi
avi
;
lascieremo
ad
altri
la
pompa
delle
frasi
retoriche
;
sì
,
siamo
la
terra
dei
Vico
,
dei
Machiavelli
,
dei
Dante
,
dei
Ferruccio
,
dei
Michelangelo
,
e
di
quant
'
altri
giganti
piaccia
ad
altri
evocare
-
ma
oggi
queste
grandi
ombre
posson
poco
per
noi
lasciamole
dunque
al
loro
posto
,
e
,
senza
tante
vanterie
vaporose
e
sonore
,
diciamoci
prosaicamente
:
coraggio
;
Cavour
prima
di
morire
parlò
della
sua
Italia
.
E
di
che
altro
poteva
quel
grande
patriota
occuparsi
anche
morendo
?
...
Ebbene
!
gli
amici
che
raccolsero
il
suo
ultimo
sospiro
,
lo
sentirono
in
tutti
questi
giorni
parlare
parole
di
fiducia
pei
nostri
destini
.
Cavour
non
delirava
.
Egli
parlava
assennato
,
e
veggente
.
Chiese
egli
stesso
del
Padre
Giacomo
per
confidargli
che
la
sua
coscienza
era
sicura
.
E
compiute
in
ordine
tutte
le
cose
sue
,
tornò
a
parlare
cogli
uomini
politici
dell
'
Italia
.
E
ripetutamente
terminava
i
suoi
ragionamenti
con
queste
parole
Oh
,
ma
la
cosa
va
,
state
sicuri
che
ormai
la
cosa
va
.
Coraggio
,
dunque
,
attingiamo
da
queste
estreme
parole
la
fiducia
in
noi
stessi
pei
destini
della
patria
.
Certo
è
mancata
la
colonna
più
salda
,
una
colonna
di
porfido
;
ma
in
fine
se
ci
metteremo
tutti
sotto
,
l
'
edificio
non
crollerà
.
Su
dunque
quanti
siamo
onesti
(
e
di
fronte
alla
patria
spero
il
siam
tutti
)
,
facciamoci
uniti
stigmatizzando
senza
misericordia
chiunque
tentasse
turbare
la
calma
che
ci
abbisogna
.
Che
le
parole
del
Conte
Cavour
sieno
profetiche
per
l
'
Italia
.
Che
le
sorelle
gementi
ancora
in
catene
non
si
lascino
abbattere
dall
'
inattesa
sventura
.
Fu
una
perdita
grave
,
immensa
,
ma
la
storia
dei
nostri
giorni
ha
notati
nelle
sue
pagine
altri
figli
coraggiosi
,
e
intelligenze
illustri
.
Questi
figli
,
queste
intelligenze
sono
ancor
forze
vive
della
Nazione
.
Cavour
ha
detto
che
la
cosa
ormai
va
.
Ebbene
coraggio
,
viva
Dio
la
deve
andare
,
e
l
'
andrà
.