Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
Port-Royal ( Jemolo Arturo Carlo , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Le scene di Enrico De Montherlant che , dopo aver a lungo appassionato il pubblico francese , sono ora offerte a quello italiano , rievocano un episodio che circa trecento anni non hanno fatto dimenticare . Analoghe tragedie della fede si sono più volte prodotte ; questa ebbe la ventura di svolgersi nella Francia di Corneille e di Racine , in quello che era indubbiamente il cuore della nostra civiltà , in un tempo in cui l ' Europa era raccolta , unita , ignara che altre civiltà potessero darsi , orgogliosa della sua . I personaggi appartengono a quello che è allora il ceto che emerge , la nobiltà . Piccola nobiltà , che non conosce le armi né i grandi uffici politici , ma si raccoglie nello studio : di solito ci si presenta con l ' abito talare o con la toga del magistrato o con quella del professore . È un terreno che si rivela oltremodo fecondo , negli ottantadue anni che passano tra la pubblicazione degli Essais di Montaigne e la morte di Pascal . La Francia è ancora agitata dalle passioni politiche ; le minorità di Luigi XIII e di Luigi XIV hanno visto scatenarsi faziosità , particolarismi , che si riannodano alle non lontanissime guerre di religione ; ma la tradizione centralizzatrice monarchica è ben viva ; ed ha in fondo per sé la Francia popolana , che preferisce il re all ' aristocrazia , che si sente protetta dall ' assolutismo ed è pure cementata da un forte spirito nazionale . Luigi XIV non diverrà impopolare quante volte mostrerà il pugno duro contro i grandi o contro i dissidenti religiosi ; la sua gloria militare riscatterà ogni colpa dell ' uomo . Nel mondo religioso lavorano insensibilmente i germi del rinascimento , lo spirito di Rabelais . Ma quello è un cammino nascosto . Visibile invece il continuarsi dell ' opera della Controriforma , e della passione che hanno accesa le controversie religiose , connesse soprattutto al calvinismo , il lato del protestantesimo meno lontano dai latini . In Francia c ' è ancora un editto di Nantes , una parte non indifferente dell ' aristocrazia è ancora calvinista ( se pure le conversioni , necessarie per ottenere il favore del re , siano frequenti ) , lo spirito di proselitismo è vivo . Ed in tutta la Francia colta c ' è un interessamento per le questioni teologiche di cui in nessun momento la storia italiana registra I ' eguale . I temi essenziali ed eterni del cristianesimo ( ed a ben vedere di tutte le religioni ) , la predestinazione , il libero arbitrio , perché il peso del peccato originale , la spinta verso il male , sia così diversamente distribuito tra gli uomini , il destino dell ' uomo , la conciliazione del libero arbitrio con la prescienza di Dio che già conosce chi si salverà e chi sarà perduto , l ' interpretazione di alcune parole del Vangelo , " molti sono i chiamati e pochi gli eletti " ; la questione se nell ' operare il bene vi sia una parte dell ' uomo accanto alla parte di Dio - che è un aspetto del problema del libero arbitrio , e che si proietta su tutta la concezione della storia e sulla valutazione delle civiltà ( non vi sono virtù degli infedeli , se l ' uomo non ha nulla da dare di suo , e se Dio è presente solo in una religione ) - questi temi vengono discussi appassionatamente in tutta la Francia , come nel Belgio , come nel mondo riformato . I contemporanei non ne hanno chiara coscienza , ma si tratta in realtà di fare i conti con lo spirito del rinascimento . Una concezione che troppo abbassasse l ' uomo , che facesse in seno alla religione troppa parte all ' elemento imperscrutabile alla ragione umana , respingerebbe nella indifferenza molti tiepidi credenti . I gesuiti lavorano per una concezione che lasciando il suo posto alla grazia di Dio la renda meno misteriosa , assicuri gli uomini ch ' essi hanno sempre tanta forza quanta ne occorre per impetrarla , e che la grazia non viene negata a chi la domanda ; per un Dio un po ' meno imperscrutabile e che appaia giusto al giudizio degli uomini . Ma il fascino del mistero , dell ' impenetrabile , è forte . Vi sono credenti cui sembra di abbassar Dio se egli dimostri chiara la sua giustizia agli occhi degli uomini , e li esima dal dover credere in lei senza poter comprendere . La posizione dei giansenisti è sostanzialmente questa ; e sorge su un terreno dove il gallicismo è vecchia pianta , dove c ' è sempre una resistenza da vincere per obbedire al Papa , che è un italiano , vescovo di Roma . Ma questa volta è il re a spingere il papa , i gallicani non possono sperare di trovare aiuto nella corona . Innocenzo X ha condannato cinque proposizioni relative al libero arbitrio come estratte dall ' opera postuma di Giansenio vescovo d ' Ypres . Intorno all ' abbazia cistercense di Port - Royal ( poco lungi da Versailles ) si è radunato un cenacolo di teologi e di uomini di Chiesa dalla vita austera , tutti inclini al rigorismo , tutti avversari dei gesuiti : sono tra loro Pascal e Racine . Nell ' abbazia hanno gran posto religiose della famiglia Arnauld : nobiltà di toga , di cui un fratello e zio è dottore di Sorbona . Gli appartenenti a questo cenacolo - le religiose non seguono dibattiti teologici , ma sono devote ai loro direttori spirituali - s ' inchinano alla condanna delle cinque proposizioni dogmatiche , ma negano che siano contenute nell ' opera di Giansenio : si tratterebbe di una macchinazione avversaria . Gli spiriti si accendono ; a far rispettare la disciplina , la Chiesa impone la firma di un formulario che riconosce che le cinque proposizioni sono in Giansenio . I solitari di Port - Royal , le religiose , rifiutano di sottoscrivere . Drammatico contrasto tra l ' obbedienza e quello che si crede omaggio doveroso alla verità . Si può essere in grazia e disobbedire ? Nelle scene di Montherlant l ' arcivescovo ammonisce : " Nessuna sofferenza affrontata ed accettata ha valore se si è fuori della Chiesa " . E viene da ripensare alla tragedia di Savonarola , alle parole con cui afferma di poter essere separato dalla Chiesa militante , non dalla trionfante . Episodio che segna anche un punto nella storia della cattolicità : già prima del dogma della infallibilità questa riconosceva che il Papa potesse imporre regole di fede e di costume . Ma qui si tratta della obbedienza alle affermazioni sulle questioni di fatto : ciò che per il cattolico di oggi si traduce : " Sono obbligato a credere che certe dottrine sono erronee ; ma sono anche tenuto a credere che esse siano alla base dei principii di un dato partito , dove io non riesco a scorgerle ? " . Ed è l ' avvio all ' altro obbligo , quello di comportarsi in un dato modo , particolarmente in politica , dove le singole poste possono essere materie indifferenti per la religione e la morale , ma si tratta di far trionfare o lasciar perire le formazioni su cui la Chiesa conta per il trionfo della religione . Luigi XIV sente che lo spirito individualistico , la pretesa di giudizio individuale del cenacolo di Port - Royal , sono in opposizione anche all ' assolutismo monarchico ; ha asprezze che non adotterebbe Roma , sempre più mite . Le suore che non vogliono piegarsi sono disperse , vengono immesse nel monastero suore nemiche , foggiate da padri spirituali ostilissimi agli amici di Port - Royal . Il dramma di Port - Royal offrirà a tutti gli storici di poi il punto di partenza per una di quelle vane controversie proprie a chi vuole introdurre schemi logici e continuità causale nella storia : " Per le preoccupazioni , per le ansie che li agitano , per la loro visione della Chiesa , una Chiesa assai pretridentina , possono ben chiamarsi i giansenisti gli ultimi uomini del Medio Evo ; ma per questo rivendicato diritto al libero esame , per questo non piegarsi al Papa né al re , non so no invece gli antesignani del liberalismo , il primo squillo della rivoluzione ? " . Domande vane . Meglio guardare uno ad uno i personaggi che non conoscono vecchiaia : i tre principali Arnauld : la Mère Angelique ( già scomparsa , nei giorni rievocati da Montherlant ) , badessa ad undici anni , che a diciassette inizia con energia la riforma della regola , vincendo ogni legame affettivo ; la Mère Agnès , altra badessa ; il grande Antonio , prete , espulso dalla Sorbona , il maggior ispiratore delle " Provinciali " di Pascal ; poi , la sorella di Pascal , Jacqueline , maestra delle novizie a Port - Royal , che firma il formulario imposto dal re , ma ne è schiantata e poco appresso muore ; i solitari di Port - Royal : di molti ci restano le immagini attraverso le tele di Filippo di Champaigne : visi pallidi , austeri , dove non c ' è gioia . Forse è la suggestione che viene dalla conoscenza del personaggio , ma quei volti paiono rivelare uomini la cui vita non ha che una parola , il dovere , un amore , Dio , ma senza la certezza che l ' amore sia ricambiato , che si sia nel numero degli eletti . L ' uomo d ' oggi , anche il cattolico ortodosso per cui i giansenisti furono degli erranti , non può pensare che esseri così purificati da ogni traccia di appetiti carnali , che tanto guardavano al cielo , non abbiano fatto parte del raccolto di Dio . La vendetta di Dio sarà stata di folgorarli con quella misericordia verso gli uomini in cui non avevano abbastanza creduto .
Caro Banfi ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro Banfi , vedo che lei ha abbastanza ben capito la differenza , per quanto refrattaria ad ogni definizione , fra nardones e leccobardi . Per quanto mi riguarda , anch ' io credo che spetti ai lettori , non a me , stabilire a quale categoria appartengo . Lei però rischia di trarli in inganno spacciando per leccobardismo il mio invito a votare Dc « con schifo , con rabbia , con voltastomaco » ecc. E glielo dimostro con un esempio . Lei , vedo , elenca Churchill fra i nardones , e ha ragione perché ne era addirittura un archetipo . Ma non crede lei che , dopo aver passato la vita a combattere il comunismo , avesse anche lui la rabbia , lo schifo e il voltastomaco quando dovette allearsi con Stalin e stringergli la mano ? E crede che questo basti a trasformarlo in leccobardo ? Con ciò non voglio mettermi , per l ' amordiddio , sul piano di Churchill . Voglio soltanto dire che un uomo non si può giudicarlo dalle azioni che compie in stato di necessità . Eppoi , non creda che la qualifica di leccobardo mi offenderebbe . Pericle ( dico Pericle ) lo era . Lo era Erasmo . E molte sono le volte in cui un leccobardo - p . es. Federico il grande di Prussia - ha fregato i nardones . Anche fra i nostri contemporanei , guardi un Giscard d ' Estaing . Più leccobardo di lui , si muore . Eppure , sebbene non ne abbia le forze , riesce a tenersi alla pari di un nardones come Schmidt . Dimenticavo di aggiungere che il discorso vale anche per le donne . Esse passano quasi sempre per leccobarde . Ma anche fra loro ci sono le nardones . Anzi , di solito succede questo : che uno crede di sposare una leccobarda , e poi si trova in casa una nardones , e che nardones . Prenda la signora Anna Bonomi . Ma forse l ' esempio è scelto male : la signora Bonomi non ha mai nemmeno tentato di passare per leccobarda .
Rosmini, 1'«illuminismo cattolico» ( Jemolo Arturo Carlo , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Il filosofo serba un posto onorevole nella storia della filosofia italiana dell ' ottocento , senza avere troppo pesato sulle maggiori correnti che dominarono tra le generazioni successive . L ' uomo di Chiesa , il sacerdote piissimo , il fondatore della fiorente Congregazione , è più vivo che mai nel cuore dei suoi devoti , protesi nella speranza che s ' inizi la causa della sua beatificazione , e che lo venerano e lo invocano come santo . Chi studia l ' ottocento italiano avverte l ' orma profonda che vi ha segnato Rosmini . Un posto a sé . Tra i fedeli dell ' assolutismo e del vecchio mondo prerivoluzionario ; tra i molti uomini del Risorgimento che continuano a vivere nel clima della rivoluzione francese e di cui i più spirituali muovono dalla Confessione del vicario savoiardo ; tra i puri politici , che credono il mondo dell ' avvenire abbia a chiamarsi diritto ed economia , e la religione non avere più posto che tra le pareti domestiche ; sta isolato il patrizio roveretano . La sua giovinezza trascorre tutta nel clima della Restaurazione ; ma è la Restaurazione degli Stati austriaci e degli ambienti ecclesiastici di quegli Stati . E direi che per comprendere appieno Rosmini occorra pure ricordare la saggia , pia reazione all ' illuminismo , che l ' episcopato dell ' Impero aveva compiuto nella seconda metà del settecento ; come una seconda controriforma , nell ' insegnamento , nella predicazione , nel costume : un " illuminismo cattolico " eretto contro l ' altro . Gli scritti di Rosmini - in cui è sempre l ' avversione alla rivoluzione francese ed a quanto provenga da essa , ma altresì l ' accentuazione della responsabilità di ogni superiore , il concetto di giustizia sociale , l ' esigenza di governi rappresentativi ( con elettorato ristretto agli abbienti ) , il posto dato allo spirito nazionale - mi pare rivelino fermenti che si riannodano al settecento austriaco . Anche certe sue idee in tema di riforma chiesastica , la necessità che i vescovi si tengano sempre a contatto ed " il corpo dei vescovi " torni ad essere quel che era nei primi secoli della Chiesa , la parte da dare al clero ed al popolo nella loro nomina : sono idee maturate in quello che aveva cessato di essere il Sacro Romano Impero allorché Rosmini era fanciullo , e dove la presa di coscienza delle nazionalità s ' iniziava con celere ritmo . Rosmini fu uomo del suo secolo nelle generose aspirazioni , comuni anche ai grandi dell ' altra sponda , nel fervente senso di italianità . Sacerdote non solo rispettosissimo delle Somme Chiavi , ma filialmente devoto ai Pontefici , Pio VII e Pio VIII , Gregorio XVI e Pio IX ; peraltro , sacerdote del periodo anteriore all ' " ultramontanismo " , quando la pietà si chiamava obbedienza e sottomissione , ma non si dava ancora l ' ideale del " pensare col Papa " . Comprese che in Pio IX il Pontefice avrebbe sempre avuto il sopravvento sul principe , ed avvertì il governo piemontese , che l ' aveva inviato a Roma e che fu tenace nella incomprensione , che occorreva giungere a Pio IX attraverso un Concordato che gli desse la tranquillità di aver operato per il bene della Chiesa , che occorreva cercare una formula di Lega italica per cui non fosse il Pontefice a muover guerra all ' Austria . A Gaeta consigliò Pio IX a mantenere la costituzione . La sua inspiegabile disgrazia presso il Pontefice , la non adempiuta promessa della porpora , non lo scossero affatto . L ' uomo non aveva ombra di ambizione ; era tutto al servizio di Dio . L ' ultima tappa di Stresa è quella che lo inserisce più profondamente nella vita italiana : l ' amicizia con Manzoni , con Gustavo di Cavour , con quel giovane esule meridionale ch ' è Ruggero Bonghi , che da lui non riceve la fede ma l ' inquietudine religiosa ( Croce ha ragione , Bonghi fu il capostipite dei conciliatorelli di Stato e Chiesa , dei semicredenti che cucinano intrugli di cattolicesimo e di filosofia ; ma non è men vero che non permise alla borghesia liberale del tempo di re Umberto di dimenticare quali grandi luci , o quali grandi ombre , per chi così le vedesse , fossero Chiesa e Papato ) . Da Stresa muovono i rosminiani , che non sono i religiosi dell ' Istituto della Carità , e non sono soltanto i filosofi dell ' " essere universale " , ma un gruppo ben più vasto , che accoglie anche chi non ha abito filosofico . Cosa rappresentassero questi rosminiani , che annoverarono Antonio Stoppani , cui fu prossimo Antonio Fogazzaro , tra cui primeggiò Michelangelo Billia , così vivo nel ricordo dei torinesi della mia generazione , non è facilissimo dire in poche parole . Il libro del Fiori , Il figliastro del Manzoni , ne descrive giorno per giorno le opere e le ansie , l ' angoscia per gli attacchi dei neo - tomisti contro le dottrine filosofiche del maestro , la loro passione nell ' inverno 1887-88 , in cui appare il decreto del S . Offizio che condanna quaranta proposizioni tratte dalle opere di Rosmini . Furono i conciliatoristi , gli uomini di " religione e patria " , di " scienza e fede " : con preoccupazioni contingenti che oggi possono parere ingenue ( abbiamo appreso quale forte tronco sia la fede religiosa , che non ha a temere per ogni soffiare di vento ) , ma con ardore , e con animi candidi ; e sempre guardavano al sepolcro di Stresa , all ' immagine severa del loro santo - che tale lo consideravano - fissata nel marmo dal Vela . Grande anno fu per loro il 1915 , che li vide in attitudine devota verso il generale Luigi Cadorna , ch ' era nato a pochi passi da Stresa , ch ' era sempre stato cattolico a viso aperto , che apparteneva a famiglia dove avevano sempre avuto posto le preoccupazioni religiose ( lo zio Carlo aveva dissertato sui rapporti tra Chiesa e Stato alla luce del diritto naturale ; e già un Cadorna aveva discusso una combattiva tesi alla facoltà teologica di Pavia al tempo di Giuseppe II ) . Il solco rosminiano incide così nel profondo la storia d ' Italia prendendo le mosse lontano , nella reazione cattolica all ' illuminismo del tempo di Maria Teresa , e giungendo al pieno inserimento dei cattolici nella vita nazionale . La non lunghissima vita del fondatore sovrasta al moto e v ' imprime con le virtù del sacerdote , con l ' austerità del pensatore , un incontrastato marchio di nobiltà .
Caro senatore ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro senatore , il suo discorso non fa una grinza . Io sono perfettamente d ' accordo con lei che una spesa di 74 miliardi , e anche quella di 270 prevista per il '79 , è ben poca cosa in confronto al valore dell ' enorme patrimonio artistico da salvare ; e anzi questo giornale è sempre stato in prima linea nel reclamare che a questa difesa siano dati mezzi sempre più grandi ed efficienti . Ma Ricossa non contestava affatto questa tesi . Semplicemente diceva : Prendiamo il più modesto di tutti i nostri bilanci , quello per i Beni culturali , 74 miliardi appena . Il cittadino è in grado di controllare come viene amministrato questo stanziamento , e se esso serve di più a mantenere il suddetto patrimonio o coloro che vi sovrintendono ? No . E allora figuriamoci quanto è in grado di controllare una spesa globale di 64 mila miliardi , qual è quella dello Stato , del suo Stato . Questo , diceva Ricossa . Egli ha portato l ' esempio del bilancio dei Beni culturali perché , appunto per la sua modestia , era quello che meglio si prestava a dimostrare il suo assunto che trova consenzienti - glielo posso garantire - tutti i lettori . Perché tutti i lettori - anche questo le posso garantire - hanno le scatole piene di questo Stato ciaccione , avido e dissipatore , che vuol fare troppe cose e le fa malissimo , a cominciare da una contabilità talmente ingarbugliata che nessuno , nemmeno i cosiddetti uomini di Stato e la loro burocrazia , riescono a capirci più nulla . Lei non vorrà negarmi , spero , che l ' enorme prelievo che lo Stato fa del pubblico denaro viene adibito soprattutto a mantenere coloro che lo maneggiano , e a mantenerli male perché sono troppi e costretti ad operare in un guazzabuglio di leggi che li condanna all ' inefficienza e al parassitismo : Non so se i Beni culturali facciano eccezione alla regola . Ma la regola è quella che dice Ricossa : uno Stato che dovunque mette le mani combina guai e per ripararli ha sempre più bisogno di succhiare quattrini al cittadino senza dargli modo di controllare come li usa . Per difendersi non c ' è che un mezzo : ridurre la spesa pubblica , che significa anche ridurre gl ' interventi dello Stato , insomma riprivatizzare il Paese . Ne convenga anche lei , caro senatore . Altrimenti , perde i voti . Lei parla di contraddizione , caro Lo Cascio , e ha ragione . Ma il problema va posto , a mio avviso , in termini un po ' diversi da quelli esposti nella sua lettera . E ' vero : il mondo politico italiano intrattiene rapporti assidui con gli esponenti di quegli stati dell ' Est « socialista » che hanno indubbie connotazioni totalitarie . Ciò può turbare la coscienza dei democratici ma è difficilmente evitabile , anche se certe inutili sbracature e indulgenze sono eccessive . L ' impero sovietico è una realtà . Così come è una realtà la assoluta prevalenza numerica , nel mondo , dei regimi dittatoriali sui regimi democratici . Se questi ultimi dovessero chiudersi in se stessi , rifiutando ogni contatto con gli « impuri » , e troncando con essi rapporti diplomatici , economici , culturali , si arriverebbe a una situazione paradossale : alla situazione cioè di una coalizione della libertà che rinuncerebbe ad influire sulle vicende del mondo , e che , respingendoli in blocco , costringerebbe gli altri , i non liberi , ossia , ripetiamo , la maggioranza degli stati , a coalizzarsi a loro volta . La confusione tra morale e politica produce effetti di solito negativi , a volte catastrofici . Se ne è accorto anche Carter , che giuoca la carta cinese contro la carta russa pur sapendo perfettamente che , quanto a democrazia , se Mosca piange Pechino non ride . Io penso , insomma , che la politica internazionale di un Paese debba accettare questi compromessi e adattarsi agli incontri , ai brindisi , ai comunicati finali , con tutte le loro ipocrisie e reticenze . La contraddizione , secondo me , sta altrove . Sotto la spinta dei partiti di sinistra e della loro propaganda la politica estera italiana pecca di duplicità e di incoerenza . Se la ragion di stato deve prevalere sulla morale internazionale , se impone di colloquiare con i totalitari , la regola deve valere per tutti : per la Unione Sovietica come per il Cile , per l ' Albania come per la Rhodesia . Invece non è così . Non si vuole che sia così . Pertini , Andreotti e Forlani , possono tranquillamente recarsi in visita ufficiale a Mosca , ma guai se si azzardassero a visitare Argentina e Cile ; possono ricevere Gheddafi , ma guai se accogliessero a Roma Pinochet . Abbiamo normali rappresentanze diplomatiche perfino nell ' Uganda di Idi Amin , ma non a Santiago del Cile . Allora qual è il criterio ? Vale la ragion di stato , che consiglia di mantenere canali in ogni direzione , o vale la morale politica , che consiglierebbe di negare reciprocità di rapporti a chi non ha le carte in regola con la democrazia ? Non si sa . O piuttosto si sa benissimo . In obbedienza non a un criterio uniforme , ma al vociare propagandistico e al ricatto parlamentare , si usano due pesi e due misure . I totalitari di sinistra sono ritenuti internazionalmente più frequentabili di quelli di destra . La Farnesina si indigna : ma con juicio .
Giudici e amministrazione ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Alcuni processi contro note personalità della scienza e della politica hanno interessato l ' opinione pubblica , per le figure degli imputati , per i problemi che sollevavano . Nell ' arringa al processo dei dirigenti l ' Istituto di Sanità , il Pubblico Ministero mi fece l ' onore di citarmi , polemizzando con quanto avevo sostenuto in un convegno svoltosi su quei problemi . Premetto che ritengo questi processi siano stati nell ' insieme benefici . Come tutte le cose umane , hanno anche avuto effetti non buoni : incoraggiamento alla inerzia della burocrazia , alla paura delle responsabilità ; qualche istituto ha in pratica arrestato la sua attività ; ricatti d ' impiegati di enti pubblici che minacciano se non siano promossi di mandare memoriali « all ' autorità competente » . Ma scuotere le acque , incutere un salutare timore , avvertire che non si deve spendere il danaro pubblico a cuor leggero , è in sé un bene . Dove si può dissentire con certe tesi dell ' accusa e di alcuni giudici ? Dove si scorge una ragione di preoccupazione ? Non certo quando si proclama che nessun merito scientifico rende perdonabile il mal fare ; le benemerenze passate potranno giustificare provvedimenti di clemenza , ma non debbono arrestare il magistrato . Più in alto si è nella scala sociale , più si deve avere sensibilità in tema di lecito e d ' illecito . E nessuno , fosse anche la più alta personalità mondiale della cultura , deve aver compensi per un ' opera che non abbia svolta . Chi si è appropriato del pubblico danaro , o ne ha fatto godere parenti ed amici senza ch ' essi nulla dessero in compenso allo Stato od alla res publica , è sicuramente colpevole . Si insegnava un tempo che la sanzione penale colpisce i più gravi tra gl ' illeciti morali . Oggi la dottrina dà definizioni meno semplici del dolo penale ; peraltro resta sempre nella coscienza comune questa idea , che il carcere possa punire soltanto un grave mal fare ; piuttosto vittima che reo chi sul terreno morale appare impeccabile . Anche il reato colposo implica una imprudenza , e giustamente oggi i sacerdoti accentuano il peccato di porre a repentaglio la vita dei nostri simili . Reato colposo , ma non infamante , secondo la vecchia nozione , quello commesso per omissione . Ed omissione può essere anche il non sorvegliare i propri dipendenti . Qui però si avverte il difetto di un sistema , che non scevera compiti degli uomini di scienza e compiti amministrativi , che dà responsabilità di maneggio di miliardi a direttori d ' istituti scientifici , rettori di università , e sia pure di minori somme a direttori di scavi o di pinacoteche , i quali , illustri uomini di studio , possono ben essere ignari di contabilità , Quanto desiderabile che per tutto quel ch ' è amministrazione , erogazione di fondi ci sia il funzionario , solo responsabile , responsabile anche di ammonire l ' uomo di studio del valore delle attestazioni e dichiarazioni , in base a cui chiede sia effettuata una certa spesa . Ma il dissenso con l ' opinione della pubblica accusa si dà quando questa vuole elevare a dolo penale l ' avere ampliato i compiti di un istituto - ad esempio , averne fatto da istituto di applicazioni scientifiche istituto di ricerca pura - o ritenere estranee a quei compiti certe spese ( sempre che sia certo che furono effettuate , e che l ' asserito responsabile non profittò ) . Per questo ho espresso quella voce contraria dopo la sentenza Ippolito . Dissenso perché tutto continuamente muta ed evolve e non c ' è scrittore di diritto che non conosca come in tutti i tempi gl ' istituti sono mutati , nei fini e nelle strutture , assai prima che mutassero le leggi . ( Non farei quindi neppure appello alla paralisi legislativa attuale ; trattasi di un fenomeno costante , in ogni regime ) . Dissenso non perché non sia vero che molto pubblico danaro è speso male ( dalla costruzione di strade inutili , alle biblioteche d ' istituti universitari che acquistano libri che nessuno legge o doppioni , a certi uffici di dirigenti ammobiliati con lusso soverchio , alle pubblicazioni infinite che vanno al macero intonse : anni fa mi capitò sott ' occhio persino l ' edizione in arabo d ' un opuscolo che un ente di riforma aveva fatto diramare ad illustrare la propria opera ) . Ma perché nella struttura dello Stato è pericoloso introdurre il principio fisiologico delle funzioni vicarie ( quando un organo non agisce , subentra provvidenzialmente un altro organo a supplirlo ) , e per ciò che gli istituti di controllo sono inefficienti , fare scendere sullo sperperatore la più grave sanzione penale . Dissenso perché se ci si pone su questa via si colpisce a caso , uno su mille . Non c ' è ente , non ufficio , che non potrebbe essere perseguito . Non credo esista un Comune che non faccia qualche spesa che è fuori del quadro della legge comunale ; non mi consta siaci nella legge di reclutamento alcuna disposizione , la quale stabilisca che gli avvisi di ammissione a corsi per la nomina a carabiniere o sergente od ufficiale non siano più quali furono per oltre sessant ' anni dalla unificazione , i comuni manifesti delle pubbliche autorità , ma opere d ' arte , affidate ad artisti di fama ; e si potrebbe incriminare ogni preside che stampi un opuscolino od un ricordo a celebrare il cinquantenario della sua scuola , perché nessuna norma di legge prevede una tale spesa . Non si può neppure tentare di scoprire tutti coloro che fanno spese non previste dalla legge organica ; sì colpirà dove ci sia la denuncia . Ora in tutti i governi con pluralità di partiti è stato compito delle prefetture invalidare come estranei ai fini d ' istituto certi provvedimenti delle amministrazioni avverse al governo , chiamando responsabile chi li aveva adottati , mentre si approvavano quelli delle amministrazioni amiche . Ma la fama di imparzialità delle prefetture non se n ' è accresciuta . Non vorrei vedere i tribunali prendere il loro posto . Evoluzione d ' istituti nel silenzio della legge ; i magistrati che la negano la stanno attuando . Ho sott ' occhio la requisitoria del Pubblico Ministero al processo della Sanità : che termina con un quadro di quelle che dovrebbero essere le riforme da introdurre nei vertici dell ' amministrazione , nei maggiori organi dello Stato . Ottimo argomento per una di quelle che avrei auspicato fossero discussioni del Parlamento ( gli ultimi mesi hanno dato argomenti , come gli scioperi dei pubblici impiegati , il prepotere dell ' alta burocrazia , quasi casta sacerdotale dell ' antico Egitto , i rapporti tra Corte Costituzionale e Cassazione , questi giudizi di responsabilità , che in altri tempi avrebbero formato oggetto di discussioni memorande , quelle che si ricordano ancora dopo un secolo , e si raccolgono in volumi come l ' antologia Il Parlamento nella storia d ' Italia di Giampiero Carocci ) . Ma di fronte ad un Parlamento che non ama affrontare questi temi , né cura la ripercussione sulla opinione pubblica della proposta , concorde , di aumento delle indennità , avviene che entri in gioco una « funzione vicaria » e la magistratura si sostituisca . E tuttavia ... l ' arringa del Pubblico Ministero in quel processo ricorda che non fu concessa autorizzazione a procedere contro i deputati implicati nello scandalo dell ' Ingic , ritenendosi non punibile chi attinga danaro da un ente pubblico per i partiti o spese elettorali ; e dice tale tesi assurdità giuridica . Se in un articolo avessi dovuto scrivere di quel disgustoso episodio avrei usato espressione più drastica , a rischio di commettere reato di vilipendio ; ma mi ha impressionato sentire in un ' arringa di P . M . quel giudizio su un voto del Parlamento . Stiamo assistendo ad una evoluzione d ' istituti costituzionali imprevista e di cui non vediamo l ' esito . Con tutto il rispetto per i magistrati come uomini , mi preoccupa quest ' assunzione di poteri da parte di un « ordine autonomo » , non soggetto né direttamente né indirettamente a quella ch ' è la volontà , l ' opinione popolare .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico ( visto che lei mi considera tale ) , se l ' allusione sul modo in cui vivono certi giornali è rivolta al nostro , la invito senz ' altro a fare un sopralluogo da noi , pagandole anche biglietto e diaria , e in compagnia di uno stuolo di avvocati e commercialisti per controllare , fatture alla mano , quanto e da dove introiamo , quanto e come spendiamo . Si accorgerebbe che , come rigore amministrativo , e non soltanto amministrativo , abbiamo lezioni da dare , non da prendere , specie dai Comuni e dalle Province . Per quanto concerne la sua attività di consigliere provinciale , lei ha tutto il diritto di credere che in essa rientri anche la politica estera nazionale ; io ho quello di pensare e di scrivere che gli elettori eleggono un consigliere provinciale perché s ' interessi delle cose della provincia , non della Rhodesia e dello Zimbabwe , delle quali può benissimo occuparsi quando parla con gli amici al caffè , non quando siede nel consiglio provinciale . Chi di noi due abbia ragione , lasciamolo giudicare ai lettori . Quanto alla Dc , lei fa benissimo , come militante e gerarca , a difenderla . Ma non può dire che chi vota per essa perde , dopo aver depositato la scheda nell ' urna , qualsiasi diritto , compreso quello di avvertire certi puzzi e di turarsi il naso . Noi , lo sappiamo benissimo , non possiamo impedirvi di puzzare ; ma voi non potete impedirci di sentire il puzzo e di dire che lo sentiamo . Resta la questione dei butteri , di cui lei si aderge a difensore . Ma contro chi ? Io sono un vecchio amico dei butteri coi quali ho convissuto intere estati , quando mio nonno mi conduceva a caccia a Capalbio e dintorni . Magari ce ne fossero ancora , perché erano gran gente . Ma dove fossero la Rhodesia e lo Zimbabwe non lo sapevano , né credo che lo sappiano oggi , se ce n ' è ancora qualcuno . Ecco tutto , caro amico .
Pubblico insieme queste due lettere ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Pubblico insieme queste due lettere perché mi pare ch ' esse formino un perfetto pendant , a conferma di quanto dicevo nell ' articolo ( è il caso di dirlo ) incriminato . Per coloro che non lo avessero letto , o non lo ricordassero , ne riassumerò brevemente la tesi . Non capisco , dicevo , perché il contrasto fra Stato e Chiesa sull ' aborto faccia scandalo . Essi parlano a due diversi interlocutori : l ' uno al cittadino , l ' altra al credente . Quando l ' uno concede come diritto ciò che l ' altra proibisce come peccato , sta ad ognuno di noi decidere secondo coscienza il da farsi . Nessuno è condannato all ' aborto . È una facoltà . Lo Stato non poteva non regolarla , visti i pericoli e le ingiustizie della pratica clandestina . La Chiesa non può non condannare questa pratica . Non è la prima volta , e non è questo il solo caso in cui norma civile e norma religiosa discordano . La grande conquista dello Stato di diritto è di porre il cittadino nella condizione di scegliere fra l ' una e l ' altra . Ora il sig. Tornaquinci mi dice addio perché non trova questa posizione abbastanza laica , il sig. Strampelli mi dice addio perché non trova questa posizione abbastanza cattolica . Sembra che dicano cose antitetiche . E invece dicono la stessa cosa . Dicono cioè che non vogliono esser loro a scegliere . Secondo l ' uno questo compito spetta allo Stato , secondo l ' altro alla Chiesa , senza rendersi conto che uno Stato che proibisse alla Chiesa d ' interloquire su un problema morale come questo sarebbe uno Stato totalitario , così come una Chiesa che proibisse allo Stato di regolare un problema come questo , che è anche civile , sarebbe una teocrazia . Per quanto mi dispiaccia perderli ( e mi dispiace moltissimo ) , debbo riconoscere che il nostro giornale non è fatto per questi lettori . Noi ci rivolgiamo a quelli che , fra un imperativo civile e un imperativo religioso , accettano di assumersi la responsabilità di una scelta , anche quando è angosciosa come nel caso dell ' aborto . In quanti siamo ? Non lo so . Certo , una minoranza . Ma una minoranza di uomini , qualifica che spetta solo a coloro che hanno una coscienza , e non sono disposti a portarla all ' ammasso pur sapendo di avere in essa il tribunale più difficile cui rispondere . Anche in pochi , è preferibile restare tra noi .
Tre uomini in carcere ( Sullo Pierluigi , 1997 )
StampaQuotidiana ,
Forse è perfino un sollievo , una volta arrivati qui , nella saletta bianca delle guardie carcerarie , superata la trafila dei controlli e i metal detector e le pesanti porte d ' acciaio foderate di vetro antiproiettile , una volta passato il visibilissimo confine tra " fuori " e " dentro " , sentirli parlare dei detenuti e del carcere , delle sue follie e umiliazioni , della lotta dei detenuti e dello sciopero della fame che si estende , da Roma - Rebibbia a Pisa oggi , e domani forse dovunque . Adriano Sofri , ironico e diretto , e Giorgio Pietrostefani che borbotta e ride , e Ovidio Bompressi affilato e il collo magro che balla dentro il colletto abbottonato di una camicia bianca ; non parlano di sé , anzi sì , parlano di tre detenuti e di altri cinquantamila , come persone che non riescono più a sopportare la stupidità feroce della vita carceraria , dove " il tempo si sbriciola - dice Adriano Sofri - e non è affatto vero che qui per lo meno hai tempo per leggere e scrivere , ci sono le mille incombenze inutili , i ' rapporti ' , ovvero quando ti rimproverano per cose futili , e gli altri che ti vengono a parlare , non hai idea di quanti mi scrivano dalle carceri , e hai soprattutto il tempo di osservare le miserie , la povertà della maggior parte dei detenuti , la mancanza di tutto " . E ' per questo , contro questo , che per il momento digiunano . Hanno cominciato domenica scorsa , prendono solo caffè , tè , e acqua , moltissima acqua : " così puoi resistere a lungo " , dice Adriano , poi si volta verso Ovidio , mentre Tano D ' Amico fa loro la foto che serve , tutti e tre insieme , la foto che manca , e scherzano su quanto sei alto tu e quanto basso io , e dice al suo compagno , come meravigliato : " Ma lo sai che sono già dimagrito tre chili ? Almeno , è quel che dice la bilancia " . Qui , nel carcere , sei " una persona espulsa per giusta causa dalla società - spiega meticoloso Ovidio Bompressi - o almeno così pensa l ' opinione , e sei perciò una parte distaccata e disseccata " . Lento , lo ripete , come una formula cui ha pensato a lungo : " Una parte distaccata e disseccata " . " E ' la massima degradazione dell ' individuo " , aggiunge . Adriano dice : " Siamo stati quasi felici - si capisce che c ' è un po ' d ' ironia - quando abbiamo saputo dello sciopero della fame a Rebibbia . Ecco che partecipiamo di qualcosa più vasta di noi , e abbiamo iniziato uno sciopero della fame che probabilmente avremmo fatto comunque . Ma ora siamo vincolati a questo movimento , di cui , sia chiaro , non vogliamo diventare esponenti ; siamo tre detenuti tra altri , che si ribellano a una vergogna , il carcere , che mortifica la dignità umana " . Poveri , malati , soli . Ma la separazione , tra qui e l ' altrove , è tale , che parole come queste possono suonare retoriche . Come dice Ovidio , se sei dentro è per qualche ragione , così pensa la gente . E i poveri , i malati , i soli che sono in cella sono perciò più poveri , più malati e più soli . Bisogna farsi raccontare i particolari , per capire . E i tre te li raccontano pazientemente . Il carcere passa una tazza di " caffè " la mattina , un primo caldo e un pezzetto di formaggio a mezzogiorno , un secondo caldo la sera ; un rotolo di carta igienica , una saponetta e alcuni sacchetti per i rifiuti ogni mese . Ed è tutto . Chi non ha i soldi per il " sopravvitto " e per comprarsi dentifricio e detersivi per la cella , scarpe e maglioni , le sigarette , insomma per tutto il resto , cioè quasi tutto , ne resta privo . E se i detenuti sono , come a Pisa e dappertutto , per il 40 per cento immigrati , nella grande maggioranza poveracci o tossicodipendenti , insomma senza un soldo , la conseguenza sarà , come racconta Ovidio , una grandinata di microconflitti tra detenuti poveri , e tra i poveri e quelli che hanno qualcosa . " Dice : gli immigrati non portano le scarpe . Per forza - è Adriano che parla - non le hanno , semplicemente non le hanno " . E la seconda conseguenza sarà che " questo è un posto di ospedalizzati coatti , qui siamo tutti malati , più o meno , uno su tre ha l ' epatite C e per fortuna che in questo carcere - dice ancora Adriano - ancora somministrano l ' interferone , l ' unica terapia conosciuta per quel tipo di malattia " . In poche e terribili parole , la situazione è questa : negli ultimi anni la " popolazione carceraria " , cioè questo lazzaretto di abbandonati , ha tracimato oltre ogni argine , " perché soprattutto con la custodia cautelare - dice Pietro - si mette dentro gente per reati di ogni tipo e là - gira la testa in una qualche direzione - al giudiziario , si tagliano tutti i giorni , mentre qui al penale , dove sono quelli condannati in via definitiva , è un po ' più tranquillo " . " Si tagliano " significa autolesionismo : per essere notati , ascoltati , per non " essere partiti " , come si dice in gergo , un terribile transitivo che sta per essere trasferiti , nelle celle di punizione o in un altro carcere , ad ogni piccola " mancanza " . E mentre le carceri scoppiano , cioè , come dice pacato e preciso Ovidio , " funzionano da discarica sociale , in cui finisce tutto quel che la disoccupazione , la povertà , la crisi dello stato sociale provoca , in Italia e in tutto l ' Occidente " , il governo , appunto , taglia i bilanci . " Meno 30 per cento l ' anno scorso , meno 15 quest ' anno - enumera Adriano - quasi la metà in meno in due anni . E il primo settore ad essere tagliato è la sanità , ecco perché a Rebibbia digiunano i malati di Aids , tanto sono lì non perché li curino , ma per impedirgli di morire fuori dal carcere . E infatti il personale sanitario è in agitazione " . E gli educatori , tre per 295 detenuti a Pisa ; e gli agenti di custodia , che , " poveracci - dice Pietro - hanno alloggi quasi peggio delle nostre celle " , e comunque sono sempre pochi , pochi . Dopo tangentopoli . Allora , che si può fare ? Secondo Adriano , " solo un brusco calo del numero dei detenuti , dieci o quindicimila in meno d ' un colpo , può far ripartire il sistema carcerario in una direzione diversa . Ma non mi pare che questo sarebbe l ' effetto della legge Simeone di cui si parla in questi giorni . E d ' altra parte , dopo tangentopoli è una bestemmia anche solo parlare di amnistia , per la quale oggi ci vogliono almeno i due terzi dei voti del parlamento , come nemmeno per una riforma costituzionale . Come se in galera ci fossero loro , i grandi corrotti , e non questi poveretti , a cui è stata tolta anche questa concessione , questa grazia periodica . D ' Ambrosio ( magistrato milanese , ndr . ) ha avuto una buona battuta : ha detto che se si fa l ' amnistia verrebbero da tutta Europa , qui in Italia . E be ' , a parte che le pene , da noi , sono molto più alte che nel resto d ' Europa , e per esempio in Francia un reato come quello che ci ha condotti qui è prescritto dopo 15 anni , e noi siamo dentro dopo 25 , a parte questo , che io sappia , sono accorsi da tutta Europa solo Giorgio Pietrostefani e Toni Negri " . Ovidio aggiunge che sì , i progetti di legge servirebbero , come servirebbero regolamenti meno assurdi di quelli che proibiscono i libri rilegati e le giacche ( mi guarda e dice : " Lo sai che avevo una giacca come la tua ? Che nostalgia " ) e i cappotti , e se li concedono è a seconda della personalità e del tipo di reato , col risultato , dice Adriano , " che magari me ne andrò in giro con un bel cappotto di castorino , in mezzo a gente che trema per il freddo " , ecco , se il governo facesse il molto che può fare e il parlamento si sbrigasse , certo sarebbe un bene . Ma il problema della separazione , dell ' essere " distaccati e disseccati " , lo si può medicare solo se le associazioni , il volontariato , cioè il modo che la società inventa per difendersi , si allarga anche al carcere . E racconta : " Attraverso il vescovo di Massa e persone legate alla Caritas abbiamo creato , caso unico in Italia , un fondo cassa per i detenuti poveri , e a ciascuno diamo da trenta a cinquantamila lire al giorno ; si è sparsa la voce e molti hanno mandato soldi , oggi abbiamo quattro milioni , ma non bastano " . ( Questo , di conseguenza , è un appello : chi vuole mandare soldi , li può indirizzare a Athe Gracci , via tosco - romagnola 77 , Pontedera ; per informazioni invece si può telefonare al cercere di Pisa e chiedere della dottoressa Truscello ) . Il colloquio è già molto lungo , Tano chiede di mettersi qui e là per fare le foto , Pietro comincia a elencare aneddoti sugli anni settanta milanesi in cui lui compare sempre nella parte del cattivo , e ci ride sopra . Pende una domanda : e voi ? Proprio voi tre ? " Se avessi un ' idea di quel che faremo quando il digiuno di protesta nelle carceri si fermerà , te lo direi , onestamente te lo direi " , risponde Adriano . Quel che è sicuro è che tra la metà e la fine di novembre sarà depositata la richiesta di revisione del processo , " e lì vogliamo arrivarci in piedi " , aggiunge . Ma nove mesi sono passati , da quando si sono consegnati , e loro sono grati per tutto quello che si è fatto , le 160 mila firme , l ' assemblea di oggi a Roma , " ma uscire di qui - dice Ovidio - uscire in ogni modo , è un obbligo verso noi stessi , ed è un gesto di rispetto verso il diritto come dovrebbe essere " . " E ' chiaro - conclude Adriano - che andremo fino in fondo in tempi molto brevi " . Cade un silenzio , anche le Laika di Tano tacciono . Adriano chiede dello stato di salute del manifesto , ha sul tavolo la copia con la lettera aperta di Rossana Rossanda al presidente della repubblica . Non buono , rispondo , stato di salute non buono . Si apre la porta , i tre si alzano , ci salutiamo . Quando è sulla soglia , Adriano si gira e mi dice : " Resistete " .
Fascismi ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Norberto Bobbio è tornato nell ' ultimo numero di « l ' Espresso » a ragionare sull ' impossibilità del fascismo . È una esperienza storica conclusa , non si può ripetere . Anche a sospettare che Fini nasconda le più fosche intenzioni , non ci sono le condizioni perché le metta in atto . Qualche tempo fa Leonardo Paggi aggiungeva che è il contesto internazionale a rendere impensabile un fascismo italiano . Sono considerazioni giuste . Meno persuasivo è concluderne , come già aveva fatto Lucio Colletti , e ieri gli si sono affiancati Nilde Jotti e Augusto Barbera , che perciò Alleanza nazionale è una forza democratica , buon materiale di costruzione della seconda Repubblica . Qualche tempo fa anche Eugenio Scalfari , della cui severità verso il Polo della libertà non si può dubitare , ascriveva fra i non molti meriti di Berlusconi l ' avere « sdoganato » Fini . Ed è di pochi giorni fa l ' assoluzione del « New York Times » . Fascismo non è . E allora che cosa è ? Conviene chiederselo , nel momento in cui Alleanza nazionale si delinea come la struttura più consistente del Polo berlusconiano , capace di raddoppiare nel giro di un anno i massimi storici di voto del Msi , penetrando anche nel nord dove questo era stato men che marginale . Non basta dire che Alleanza nazionale è in qualche misura « radicata nel territorio » : fino a sei mesi fa questo pareva un limite , un segno del vecchio modo d ' essere politico , destinato a essere travolto dal messaggio mediatico e del resto perché An ha retto dove insediamenti semisecolari nel territorio sono crollati ? Ammesso che abbia digerito ogni nostalgia e si indirizzi verso spazi diversi dal passato , di che cosa li riempie ? Che cosa vuole ? In che cosa si identificano coloro che la votano ? Si fa presto a dire che se non è il fascismo che abbiamo conosciuto , vuoi dire che è democrazia ; che si fonda sul consenso elettorale e tanto ci garantisce . Anche Hitler s ' era fondato sul consenso elettorale , anche Perón . Non basta : il più proceduralista dei politologi sa che democrazia non è soltanto andare a votare , è una certa idea degli orizzonti e limiti della comunità politica . Qui il profilo del partito di Fini è assai sfuggente . Il suo non è un progetto liberale , il germoglio della famosa destra civilizzata ; non è che , sepolto Mussolini , prenda per riferimento Einaudi o Malagodi o La Malf a , e tanto meno Kelsen ; sarà se mai Cari Schmitt . Non nasconde l ' avversione per il liberismo federalista della Lega : e per questo l ' ha erosa a Brescia . Bossi strilla che Fini è statalista , dunque un residuato della prima Repubblica , che era appunto centralista , burocratica e spartitoria . Ma Bossi confonde : lo statalisimo di Fini non è burocratico e spartitorio , è totalitario . E in questo si separa dal plebiscitarismo di Berlusconi , per il quale lo Stato ha da essere quel minimo che garantisce all ' impresa di far quel che più le serve . Per Fini lo Stato è lo Stato , ordinatore delle gerarchie , garante del grande capitale e delle plebi . Per Berlusconi l ' Italia è un ' azienda , per Fini un destino . L ' ideale dell ' uno è un borghese approssimativo e gaudente , mollemente democratico , senza altri orizzonti che quelli del bilancio , quello dell ' altro è l ' italiano , che finalmente realizza se stesso , si distingue dagli altri , non perdona nulla all ' immigrato , preferisce che non ci sia . È vero che in altri tempi ha esagerato con gli ebrei , sicuro , gli va chiesto perdono , ma fermo restando che sono « altro » . Il suo nazionalismo è prudente , frena Tremaglia , ma chiede alla Slovenia di mettersi in ginocchio per essersi liberata dagli ustascia amici degli italiani . E pesca nelle acque non limpide degli « italiani all ' estero » . Si potrebbe continuare . Sta di fatto che An funge da guardia pretoriana al presidente che l ' ha sdoganata , ma non cela l ' ambizione di mangiarsi Forza Italia dalla testa alla coda , o per fusione o per sottrazione di voti . E già ora influisce sui suoi equilibri interni , mentre Forza Italia non intacca minimamente i suoi . Tra Fini e Berlusconi le parti previste dal signore di Arcore , quale sarebbe stata la corda e quale l ' impiccato , si sono invertite . Il loro vero cemento è l ' avversione per la sinistra - che per Berlusconi rappresenta il classico elemento di disturbo d ' una forza di lavoro ancora vagamente organizzata , di cui vanno ridotte pretese e libertà di manovra , per Fini l ' avversario storico , ideologico , la tentazione mai abbastanza sradicata d ' una società di uguali . Fini sopporta più facilmente la violenza dei naziskin - sono un fenomeno sociale , dice - che un popolo che si faccia con calma soggetto di autodeterminazione . Meglio un pizzico di sovversivismo , sale della società serialiazzata . Sono lineamenti riconoscibili . Dubito che appartengano alla democrazia . Un Terzo Reich non è in vista , ma sta ridisegnandosi nella società un volto che speravamo perduto . Beniamino Placido scriveva qualche tempo fa che i fascismi saranno superati , ma il fascismo risponde a una pulsione alla sopraffazione , da tener d ' occhio perché ha radici nel lato oscuro che sta in tutti . Condivido . Ma c ' è dell ' altro : essendo una pulsione umana , troppo umana , non effimera , cerca e produce ideologie forti . Di quella forza che sarebbe nelle origini , nel sangue , nel sacro , nell ' indeclinabile - e prefigura comunità di eletti , rifiutando la massificazione . Se il fascismo lusinga certe rozzezze è perché la plebe vuol essere guidata e foraggiata come il cavallo dal padrone , ma il signore non ha altre regole che quelle che si impone . E trova iscritte in qualche eternità . È comprensibile che di fronte a una infinita problematicità del senso , affascini il suggerimento che da qualche parte c ' è un segno , per tutti ma visibile soltanto agli eletti , rassicurante e non omologante . Si tratta di discernerlo e seguirlo per coloro che sanno leggere . Non soli ma esoterici . Curioso come questa tentazione sia stata anch ' essa sdoganata dalla postmodernità stanca di responsabilizzazioni totali . Nessun automatismo lega il fascino del segno alla pratica dei fascismi , ma non c ' è fascismo senza il segno - un ordine simbolico signorile , iscritto prima dei tempi . Questo segno affascina . Hermann Hesse non è stato nazista , anzi con il nazismo ha avuto dei guai . Ma è dallo stesso humus germanico che è nato Siddharta , un libro che da anni non esce dalle classifiche , uno dei più letti dalla generazione giovane . Non avrà la stessa fortuna , forse , il suo romanzo più bello , Demian , da poco uscito da Marsilio , storia d ' un contemporaneo figlio di Caino : anche lui porta un segno , ed è tanto più splendente dei figli di Abele . Niente è semplice . L ' anno scorso un liceo francese ha imposto alle studentesse di religione musulmana di venire a scuola senza il velo . Al rifiuto delle famiglie , le ha espulse . Quest ' anno i foulards si sono moltiplicati , forse anche per quella interdizione , e piovono provvedimenti analoghi . L ' anno scorso la reazione di Sos - racisme era stata aspra : vergogna , lo stato calpesta un segno di identità . Quest ' anno , Sos - racisme ha capovolto la linea : è bene che la scuola sia laica , il laicismo implica che non vi si faccia proselitismo per nessuna fede o religione che non sia quella della repubblica , cioè una metodologia di convivenza . Se i musulmani impongono il chador , i cattolici potrebbero reintrodurre il crocefisso , storicamente estromesso . Sono seguite divisioni e inasprimenti delle comunità musulmane : per l ' appunto , se accettassimo l ' ideologia della laicità ci assimileremmo a un ' idea di comunità che non è la nostra . Sos - racisme replica : non fatevi assimilare ma accettate che il paese dove andate difenda spazi per così dire agnostici , se no come si convive ? E chi vuoi convivere , risponde a voce più bassa il fondamentalismo : le ragazze portino d ' ora in poi il chador non come segno di appartenenza , ma come segno di militanza . E le donne in questione ? Le femministe esitano fra la difesa delle differenze e l ' universalismo della libertà femminile di Taslima Nasreen . Le ragazze che vanno a scuola non parlano , o non sono interrogate o non gli è permesso . Il padre e la madre impongono il foulard , che nasconde i capelli , la fronte , la parte inferiore del viso , il collo , la scuola impone di toglierlo . Se tengono il foulard la scuola le esclude . Se lo tolgono , sono escluse dalla famiglia e dalla comunità . Quelle che l ' avevano tolto per propria scelta già da tempo sono oggi incastrate tra fedeltà o tradimento della loro gente e fedeltà o tradimento di una idea di sé che credevano di aver conquistato . Da una trappola all ' altra .
Prodi ( Rossanda Rossana , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Raramente mi è successo di raccogliere tante lodi e tanti rimproveri come per aver scritto che a me Prodi va bene . Mi si rimprovera di cancellare cuore e ragioni della sinistra appiattendola a un cattolico democratico , mi si elogia perché finalmente avrei smesso di essere una massimalista che insegue il tanto peggio tanto meglio . Mi voglio rovinare : tutte chiacchiere , andiamo al sodo . Che cosa sono oggi le sinistre ? Che cosa vogliono ? Se non riescono a proporre un proprio candidato capace di raccogliere dal 40 al 50 per cento dei voti è perché non hanno una risposta sul dove vorrebbero che andasse il paese . Berlusconi non ha vinto perché era un Grande comunicatore , ma perché comunicava a un ' Italia con il Pci in caduta libera e il Caf in galera che l ' avrebbe portata sulla via liberista . Prodi comunica che si può avere un sano liberismo , ma corretto da misure di solidarietà , perché , differentemente da Berlusconi , non racconta che il processo sarà indolore . Che proporrebbe invece l ' ipotetico candidato delle sinistre ? Fino a dieci anni fa quel che la sinistra voleva era abbastanza chiaro , e per questo , pur non superando mai il 30 per cento , influiva su alleati e avversari , pesava sulla bilancia delle decisioni . Quando il Polo strilla che i comunisti erano e sono dovunque e dovunque vanno sradicati , esprime un abito mentale fascistoide , per cui chiunque fino a ieri era agente di Mosca oggi lo sarebbe di D ' Alema , ma evidenzia una verità : un senso comune di sinistra ha avuto una vera egemonia in questo paese . In che consisteva ? In politica , in un ' idea forte della rappresentanza , nella persuasione che potevano e dovevano avere una voce tutti e sempre , non solo al momento delle elezioni . In tema di società , in un ' idea forte della cittadinanza , per cui ogni italiano aveva diritto a lavorare , a essere istruito e curato , e doveva esserne assicurato nei mezzi per farlo . Nessuna delle due cose era venuta da sé , c ' erano volute la crisi del 1929 e una guerra . Non andava da sé che fossimo un paese di ricche contraddizioni , donne e uomini , deboli e forti , ricchi e poveri , cattolici e laici o altre religioni , Nord e Sud : e che queste differenze si esprimessero anche in conflitti , condotti dalle rappresentanze politiche ma anche da quelle sociali dirette . Né che esse volta a volta trovassero un provvisorio punto di arrivo , o avanzata , o sconfitta , o mediazione in una società articolata che non delegava tutti i poteri a una oligarchia verificata ogni quattro o cinque anni , e in una idea del « pubblico » , statale o comunale o regionale , che fungesse anche come compensatore degli squilibri . Era la democrazia partecipata , il « non americanismo » italiano . Questi princìpi hanno retto l ' Italia dal dopoguerra agli anni ottanta e in essi la sinistra - assai poco « comunista » nel senso filologico della parola - è cresciuta , e ha funzionato anche da frusta dello sviluppo , tanto è vero che siamo nel club riservato dei G-7 . Questi stessi princìpi sono andati in crisi nel corso degli anni ottanta e il 27 marzo scorso si è tentato di abbatterli . Ma quale partecipazione ? Ci vuole un esecutivo forte e un cittadino che vota ogni quattro o cinque anni per dire sì o no e per il resto non disturbi il manovratore . Ma quali diritti sociali o di cittadinanza ? I diritti sono solo politici ; per il resto il diritto dei diritti , il pilastro della società è l ' impresa , e lavoro casa scuola assistenza sono sue variabili dipendenti . Lo Stato , il « pubblico » come luogo di compensazione , garante di una qualche uguaglianza sui beni essenziali , si tolga di mezzo . La sinistra ha subìto questa ondata , non difende l ' ottica di prima e per questo ha perduto , se non voti , la capacità di essere un riferimento anche oltre il proprio ambito . Perciò si divide , non solo tra Pds e Rifondazione e soggetti politici minori , ma anche fra soggetti sociali maggiori , che in qualche modo hanno tentato di declinare in forme diverse quei princìpi e quei bisogni - vale anche per il pensiero delle donne - e per questo non c ' è oggi un candidato delle sinistre . Perché è avvenuto ? È una storia di errori o tradimenti , come mi scrivono alcuni compagni ? È una modernizzazione fatale , come pensano altri ? Io non credo né ai tradimenti né alle fatalità . Credo che ci sia stato un franamento del terreno sul quale la sinistra della mia generazione è cresciuta . Era il terreno dello sviluppo , magari cattivo ma certo , in cui ormai stavamo e nel quale i nostri diritti , politici e sociali , erano in qualche misura garantiti . Mi spiego . Eravamo persuasi che il capitalismo comportava una crescita allargata di beni , dunque di lavoro , dunque di consumi . Ci dividevamo dopo : i comunisti la trovavano brutale , a prezzi sociali troppo elevati , con inuguaglianze feroci ; i riformisti ritenevano di poterle alleviare con forme pubbliche di redistribuzione all ' interno e aiuti al terzo mondo e all ' estero ; i nuovi soggetti degli anni settanta ne contestavano la natura di per sé alienante , consumista , gerarchica , maschilista . Ma sviluppo era e , con morti e feriti , andava unificando il mondo . Oggi non lo è più . Oggi la crescita di produzione e di merci si fa per un mercato alto e ristretto , quindi come non mai competitivo , cui la mondializzazione permette di reclutare manodopera a prezzi stracciati e la tecnologia di risparmiarne una grande quantità . L ' Europa sta diventando un continente senza lavoro . Vorrei sommessamente pregare la sinistra di partire da qui . Non è problema « economico » , di « economicismo » , o come dicono i miei amici ex operaisti di « lavorismo » ; le democrazie moderne fondano la pienezza della cittadinanza non più sulla proprietà ma su un possesso di sé , una non dipendenza , che piaccia o non piaccia nel capitalismo passa per l ' accesso a una remunerazione del lavoro . Il resto è capitale , rendita o dipendenza , come quella della donna che non lavora o dei bambini . E infatti chi non lavora è tendenzialmente un escluso . Vorrei sempre sommessamente aggiungere che l ' Italia è arrivata a questa stretta in una condizione paradossale : negli anni in cui gli altri paesi si omogeneizzavano relativamente nella crescita , noi siamo rimasti con larghe zone deindustrializzate , che si riproducono tuttora in un Nord e Nordest fortemente dinamico e in un Sud immobile , per cui il lavoro cessa di estendersi prima di essere arrivato a riempire il bacino del paese . Ma avevamo una forte sinistra , con una forte combattività , e lo Stato ha funzionato non solo da mediatore dei conflitti ma da compensatore nelle sacche che le tendenze proprie del mercato o dell ' impresa lasciavano fuori . Non è molto intelligente deridere l ' industria di Stato o la pubblica amministrazione come mero clientelismo , senza capire che hanno svolto un ruolo di supplenza a uno sviluppo inuguale e manchevole . Si potrebbe , anzi si dovrebbe analizzarne le conseguenze , ma va capito da dove è venuto il nostro specifico compromesso sociale , e perché a un certo punto è diventato un terreno da un lato di paralisi e dall ' altro di corruzione . Questo modello la destra lo vuole abbattere . Ma non estendendo la crescita , per brutale che sia : non può più , se vuole restare mondialmente competitiva . Punta dunque a una progressiva separazione tra parti trainanti e parti , per così dire , in perdita , lasciate indietro . Le scelte del Polo - per esempio niente tasse , riduzione del peso del lavoro , dei contributi e delle pensioni , l ' estensione della spesa pubblica - sono andate in questa direzione , seguendo il percorso già delineato da Amato - Ciampi . La Lega nord è una formazione spuria ma dentro a un ' ipotesi nordista ; non raccontiamoci che è un interessante invito all ' autogoverno , è la presa d ' atto che l ' unificazione del tessuto nazionale sotto il profilo produttivo non c ' è stata , e il rifiuto di porla come obiettivo . Ma la sinistra come la mette ? Mi pare che neppure ne parli . Ne parlano in Germania , Francia e Gran Bretagna , pure meno squilibrati di noi , ma in Italia è il silenzio . Non parlarne significa stare alla scelta dei G-7 , che è la scelta abbozzata da Amato e Ciampi e portata avanti da Berlusconi . Il Pds non riesce a dirci in che cosa se ne differenzierebbe . Rifondazione dice che si batterà con tutti coloro che questa scelta umilia offende ed esclude . Ma vogliamo dirci per quale crescita o sviluppo , oppure non - crescita siamo ? Come pensiamo di condizionare o modificare il trend attuale ? Alzando dei grandi muri fra l ' Italia e il resto del mondo o facendo uso di strumenti politici radicali per stare nel mondo ma contrastare le tendenze che abbiamo di fronte ? Che cosa pensiamo dell ' attuale conglomerato sociale , come distinguiamo le corporazioni dalle classi , i ceti , i bisogni ? A chi proponiamo di aggregarsi e su quale obiettivo ? Come la mettiamo con l ' Europa ? Come la mettiamo con il debito pubblico in presenza di una rendita diffusa e di una circolazione di capitali del tutto incontrollata ? Non mi si risponda che tutto è chiaro . Non è chiaro nulla , per questo metto ostinatamente al centro questo problema e mi inquieta una sinistra , vecchia o nuova , che non lo veda . Per questo non mi appassionano i calcoli sulle leggi elettorali , non perdo i sensi sui sondaggi e non mi va di arricciare il naso perché Prodi non è un rivoluzionario . Non vedo molti rivoluzionari in giro . Mi basta che non mi rompa le ossa e non neghi che oggi il dilemma centrale , e ormai quasi mortale , che l ' Europa ha davanti è questo . Sta a noi affrontarlo , di tempo se n ' è perduto fin troppo .