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Romolo Valli ( Vergani Orio , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Il suo viso gentile , sereno non ha nulla delle intense « maschere » di taluni attori del passato come Novelli e come Gandusio - folte sopracciglia , nasi di notevole evidenza , guance e labbra pronte alla smorfia e alla grimace - e può sembrare addirittura quello anonimo di un giovane bancario o del vincitore di un concorso per la carriera diplomatica . Per accontentare il padre che lo voleva avvocato , è anche « il dott. Valli » . Non deve essere stato un ragazzo ribelle . Svolse regolari e buoni corsi di studio . Portava a casa ottime pagelle che il padre controfirmava con un manifesto segno di compiacenza . La madre amava il teatro di prosa , ma non avrebbe mai portato il figliolo a teatro se lo spettacolo non era approvato dal parroco . Fu per questo che lo scolaretto Valli non poté ascoltare Spettri nella interpretazione di Memo Benassi . Il parroco non credeva il dramma di Ibsen adatto ai minorenni . Concesse il suo permesso , all ' indomani , per Kean . Nella memoria teatrale di Valli , più di quel Kean , è rimasto il rito familiare dei « ciccioli » con cui veniva festeggiata Maria Melato , amica della madre , ad ogni suo ritorno nella natia Reggio Emilia . Un lento saporito masticar di « ciccioli » » fa da sottofondo alla evocazione delle prime suggestioni sceniche del piccolo Valli . La sua vocazione teatrale doveva manifestarsi assai più tardi . Fu una vocazione à rebours , per dirla con il titolo di un famoso romanzo di Huysmans . Fu un embrione nell ' infanzia : altre vocazioni la nascosero , e così forse , nel silenzio , la protessero , lasciando che il ragazzo sviluppasse in altre vie le sue esperienze . Valli frequentò più le librerie che non le platee teatrali . Più che romanzi , leggeva libri di saggisti e di memorialisti , prose di penne attente e molto vigilate , così come , più tardi , la sua arte di attore doveva essere guidata , sui binari dell ' istinto , con tanta attenzione e vigilanza , con un accorto accostamento dei colori comici e di quelli drammatici . Più che verso i fuochi della fantasia , in letteratura avrebbe voluto rivolgersi all ' acume della critica e dell ' introspezione . Datano negli anni attorno al '40 le sue prime letture di Proust ; Valli è rimasto un proustiano fedelissimo , ha sul suo autore preferito una mezza biblioteca e autografi conservati come reliquie . Al liceo la sua precoce tendenza di saggista si rivelò in certi scritti pubblicati in una rivistina studentesca , che ebbe un bel titolo : Temperamento . In modo del tutto inconsapevole questa rivistina faceva quella che ai Guf emiliani sembrò un po ' di fronda . Valli , avviato agli studi di legge , pensava che i suoi essais lo avrebbero portato verso il giornalismo , verso la cronaca di « colore » , il commento di costume e l ' elzevirismo . Intanto , quasi per gioco , era avvenuto il suo primo avvicinamento al Teatro . L ' adolescente stava per diventare un giovanotto . Gli si era formata una gradevole voce da tenore . Due compositori come Ferrari - Trecate e Italo Montemezzi lo avevano ascoltato : il primo avrebbe voluto che studiasse canto al Conservatorio di Parma . Valli era concittadino del soprano Celestina Boninsegna : sembrava che Reggio dovesse avere in lui un altro divo del bel canto . Ma la voce smarrì presto i suoi acuti , e lo studente di legge dovette rinunciare ad essere un giorno Radames o Nemorino . Il palcoscenico del teatro lirico perdette un tenore ; ma fin dagli anni del liceo i pubblici affettuosi e confidenziali di Reggio avevano notato , tra i filodrammatici di un piccolo gruppo studentesco , un attorino che aveva più di una chiara disposizione . L ' occasione si era presentata per la prima volta con una recita studentesca della Famiglia dell ' antiquario di Goldoni . Il preside del liceo , molto appassionato di teatro , aveva fatto le cose in grande ; aveva noleggiato a Milano scene del vecchio Rovescalli e costumi di Caramba . Gli studi di Valli , quell ' anno , tentennavano . Se passò a luglio alla maturità classica lo dovette , sembra , al vecchio preside , che , nel modo con cui il suo studentello recitava , aveva intuito una già ben precisata maturità intellettuale . Cosa lo portava al teatro ? Dal punto di vista tecnico , una facoltà istintiva dell ' osservazione e della imitazione , che ebbe più tardi una delle sue prove più singolari quando , al Piccolo Teatro di Milano , Valli recitò L ' imbecille di Pirandello truccandosi come Carducci ma recitando con l ' accento e con i gesti di Leo Longanesi . Dal punto di vista intellettuale , lo aiutò il suo temperamento di giovane critico che lo portava « al commento di un testo preesistente » . La sua arte doveva diventare così quella di un attore che , prima di tutto , vuole approfondire un testo , entrare nel personaggio , dare ad un dialogo un sentimento intellettualmente calibrato . Non si tratta della freddezza formulata dal « paradosso di Diderot » , ma della volontà di una giusta prospettiva critica : non abbandonarsi al personaggio ma vivere meditatamente con lui . Valli non sarà mai un « mattatore » . La laurea era stata presa . Erano gli anni tragici della guerra e di cento esami di coscienza in sede morale e politica . Il ragazzo credeva alla democrazia come ad una libera apertura della intelligenza . Gli anni della liberazione lo videro con in mano la penna del giornalista . Dottore in legge ? Sì , la laurea l ' aveva in un cassetto . Nascevano uno dopo l ' altro i nuovi giornali democratici di Reggio : Valli era socialista , ma scriveva soprattutto di letteratura . Passò dalla redazione di « Reggio Democratica » al « Progresso d ' Italia » , per approdare finalmente alla « poltrona » di critico teatrale del « Lavoro » di Reggio . Aveva fatto anche del « colore » , sedendo al tavolo dei cronisti giudiziari al processo della saponificatrice Cianciulli . È probabile che i cronisti dei grandi giornali , che stendevano resoconti di intere pagine , non si siano quasi accorti di avere accanto un giovane timido giornalista che li guardava , con molto rispetto . Sua mamma pensava già al giorno in cui lo avrebbe accompagnato a scegliere una stoffa per la toga di avvocato . Lo scatto che doveva mutare il corso del suo destino fu improvviso : difficilmente immaginabile in un giovanotto tanto « compito » da far pensare al « signore di buona famiglia » del disegnatore umorista Giuseppe Novello . Fu una sera , mentre il giovanissimo critico ascoltava una recita degli attori della compagnia del Carrozzone , diretta da Fantasio Piccoli . La compagnia viveva in una dignitosissima povertà , quasi nella miseria . Certe volte i suoi attori dovevano giustificare , attraverso complicate tesi registiche , il fatto di poter indossare solamente costumi di carta colorata . Valli si infiammò per il fervore di quei ragazzi , scelti con la loro fresca passione dai baratri della guerra . Andò in palcoscenico a salutarli . Lo accolsero come un critico ; ma compresero subito che il giornalista di Reggio Emilia era salito lassù per diventare attore . Rincasando alle due di notte - era l ' ultima sera di recite del Carrozzone - Valli entrò in camera di sua madre . « Ho da dirti una cosa , mamma ... » . « Cos ' è accaduto ? » . « Non allarmarti mamma . Dovresti prepararmi una valigia .,.» . « Parti per il giornale ? » . « No , mamma ... Parto domattina per fare l 'attore...» . Quando , in D ' amore si muore , Valli finge di parlare al telefono con la madre , arrivata a Roma per salutare il figlio « cinematografaro » , mi pare ch ' egli debba pensar di parlare veramente con sua mamma , come quando la signora Valli arrivava sulle tracce del figlio partito con il disperatissimo , scannatissimo Carrozzone . Cosa dissero a Reggio ? La considerarono una malattia . « Vedrà , signora Valli ... Passerà ... » . Valli mi sembra , fra gli attori nostri più giovani , da definirsi come « l ' attore che parla » . Parla - egli non ha potuto sentirlo - come parlava Alberto Giovannini , ai tempi della « compagnia dei giovani » guidata da Virgilio Talli . Parla con una acutezza di indagine che lo fa preciso in quella sua capacità assai rara di comporre il ritratto di un personaggio , escludendo ogni sottolineatura superflua . Fosse uno scrittore , si direbbe che la sua prosa è senza aggettivi : tutta sostantivi e cose , senza sbavature di effetti frondosi , senza soste o modulazioni compiaciute , in un ritmo che dà uno smalto alla realtà ma che non si fa soffocare dal minuzioso realismo . Una ragazza , che l ' ha visto e ascoltato nella parte del padre di Anna Frank , gli ha scritto : « Vorrei , signor Valli , avere un papà come lei » .
BATTAGLIA DEL BELGIO ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
26 agosto . Questa battaglia , che per ora chiameremo del Belgio , è di iniziativa tedesca . Dal principio della guerra , prima qualche corpo d ' esercito , poi qualche esercito , poi parecchi eserciti , approfittando di ogni strada , hanno avanzato dal Belgio verso la Francia . Gli eserciti si allargavano in ultimo a ventaglio da Longwy , dove si saldavano per Diedenhofen e Metz con l ' esercito della Lorena , fino a nord di Bruxelles . Altre truppe leggere giungevano da Bruxelles al mare , quasi cercandone i porti per impedire gli sbarchi inglesi : elegante tentativo di risolvere il problema senza essere padroni del mare . Nella marcia in avanti Liegi e Namur cadevano ; l ' esercito belga era costretto a ritirarsi su Anversa ; sabato scorso i tedeschi incontravano gli alleati franco - inglesi . In quali condizioni ? Buone per i tedeschi . L ' esercito belga , piuttosto disorganizzalo , era ad Anversa , di dove pare che per ora non possa muovere . L ' esercito inglese era a Mons , solo , all ' estrema sinistra della linea alleata . L ' esercito francese doveva accamparsi , presso a poco , aggruppato a nord di Verdun . Nel momento del pericolo fu diviso in tre parti , e avviato , una , dalla Voevre settentrionale contro le truppe tedesche della Semoy ; la seconda , dalla regione di Sedan contro le truppe tedesche tra Lesse e Mosa ; l ' ultima , dalla regione di Chimay contro le truppe tedesche ad ovest della Mosa . Contro i tedeschi uniti , in movimento , con chiaro intento offensivo , furono quindi lanciati , in varie direzioni , con lo scopo piuttosto negativo di impedire l ' avanzata , tutti gli alleati disponibili alla sinistra franco - inglese . Ma pare sia mancata l ' idea unica animatrice . Gli stessi rapporti ufficiali francesi dicono che è biasimevole che l ' azione non si sia potuta svolgere nelle condizioni migliori . Così , sebbene le truppe si siano battute assai valorosamente , i corpi d ' esercito francesi , a quel che pare . Hanno dovuto tutti ripiegare : e pur avendo inflitto gravi perdite al nemico , non hanno potuto chiudergli l ' entrata sul suolo francese . Le osservazioni principali che possono già trarsi dalla battaglia sono le seguenti : 1 . I tedeschi , strategicamente , ottenuto lo scopo . Essi sono penetrati fra i tre alleati , li hanno in parte battuti , in parte separati ; sicché si sono trovati , nel giorno della battaglia campale , compatti , mentre gli avversarii erano divisi . Forse i vari eserciti non sono però ancora sufficientemente forti per il empito che debbono svolgere , poiché , non ostante l ' eccellente impulso , non sono riusciti del tutto a schiacciare il nemico ; anzi , benché per poco , sono stati da esso trattenuti . 2 . I belgi , gli inglesi ed i francesi non hanno potuto , dopo venticinque giorni di guerra , collegare i varii comandi in un comando unico , e coordinare fra loro i movimenti . Ognuno ha combattuto valorosamente , ma per conto proprio : i belgi prima e soli ; gli inglesi sul posto dove si erano portati dopo lo sbarco ; i francesi in luoghi impreveduti , imposti dalla necessità del momento . 3 . I francesi non hanno creduto , fino a pochissimi giorni fa , alla gravità della minaccia tedesca nel Belgio . Ci siamo domandati , altra volta , se l ' immobilità della sinistra francese di fronte all ' avanzata della destra tedesca non celasse un disegno recondito , in relazione con l ' azione svolgentesi nell ' Alsazia e nella Lorena . Pare ora di no . Porse i francesi , abituati da tanti anni a considerare pericolosa la possibilità di un ' avanzata avversaria direttamente da est verso ovest attraverso ai passaggi e alle dighe difensive Verdun - Toul - Épinal - Belfort , non hanno saputo adattarsi subito alla concezione tedesca , che debbono aver creduto una finzione . Difficilmente si può ritenere che l ' azione piuttosto slegata e limitata , affidata agli eserciti francesi nei giorni di sabato e domenica , sia stata frutto di uno studio lungo e ponderato . 4 . Il valore spiegato dalle truppe alleate nell ' azione tattica ha , in qualche modo , diminuito i difetti della concezione strategica . Chiudevamo l ' ultimo breve scritto , domandandoci se i tedeschi avevano fatto esatti calcoli per l ' avanzata nel Belgio . Possiamo forse già rispondere di sì . Il buon successo tedesco è , fino ad oggi , indiscutibile ; l ' attuale fermata dopo la faticosa battaglia può essere semplicemente la fermata dell ' uomo stanco del grave sforzo .
Né in Dio né in Marx ( Montale Eugenio , 1956 )
StampaQuotidiana ,
Quando si dice che il mondo contemporaneo è in crisi , s ' intende , giustamente , che la crisi tocca tutti , giovani o vecchi , nella loro condizione di uomini , non in quella di cittadini , registrati a un ' anagrafe . Probabilmente le resistenze psichiche e nervose dell ' uomo d ' oggi sono ancora quelle dell ' uomo di ieri e non hanno potuto adattarsi alle nuove scoperte della scienza , alla distruzione delle distanze , al diverso senso del tempo e ai profondi mutamenti del costume . Non di questa crisi voglio parlare ( quella che spiega tanti sovvertimenti morali , sociali e familiari ) perché il fenomeno riguarda meno l ' Italia che altri paesi . Le mie osservazioni saranno limitate soltanto alla situazione della presunta « intelligenza » italiana nel primo e nel secondo dopoguerra di cui siamo stati vittime e attori . Il fatto che più tipicamente caratterizzò il primo dopoguerra è quel « viaggio a Roma » che i nostri vecchi ignoravano e che dopo il '22 si rese periodicamente indispensabile a chiunque esercitasse un ' attività economica non semplicemente subalterna o artigiana . I nuovi Romei , se erano padri , si recavano a Roma non già per ammirare le bellezze dell ' Urbe o per umiliare i loro omaggi ai piedi del Santo Padre , ma per ungere le ruote là dove fosse necessario farlo ai fini dei loro affari leciti o illeciti ( ma molto spesso lecitissimi ) . Accentratore di tutte le forme della vita pubblica ed economica , il fascismo non poteva mancare a quelle funzioni dirigistiche che i suddetti ungimenti erano costretti a sollecitare a favore dell ' uno piuttosto che dell ' altro . I figli , invece , andavano a Roma anche standosene a casa : ma in sostanza attendevano l ' imbeccata dall ' alto , e chiedevano riconoscimenti e carriere ( che poi ottennero ) solo per il fatto che obbedivano a una parola d ' ordine e accettavano di non dar fastidi . Il nuovo dopoguerra - iniziatosi nel 1945 - non sembra , per qualche aspetto , molto diverso dal precedente . I padri vanno a Roma come prima e più di prima , e la periferia , anche quella elle paga le tasse per tutti , ha rinunziato , dopo una platonica alzata di scudi , alla velleità di farsi sentire ; ma di diverso c ' è questo , che i figli sono delusi e amareggiati di esser lasciati soli . E dal punto di vista materiale non hanno tutti i torti : hanno ereditato una situazione difficile . Dalla guerra 1914-18 uscimmo vittoriosi , ma con l ' animo dei vinti , senza perciò avere neppure i vantaggi psicologici della vittoria . 11 caos fu apparentemente evitato perché il potere passò in poche mani , anzi in due sole , il Paese s ' indebitò e visse di rendita consumando le sue riserve . Rimandata la soluzione di tutti i problemi di fondo era naturale che í nodi venissero al pettine dopo la sconfitta ; la quale , accompagnata dall ' inevitabile svalutazione della lira , noi produsse nemmeno quell ' euforia , quel vigore di ripresa che di solito è uno dei vantaggi dei paesi vinti . Alcune note tristi sono all ' ordine del giorno nella nostra stampa periodica : decadenza dell ' istituto familiare , rilassamento dei buoni costumi , crisi dei giovani , sotto - impiego o disoccupazione anche nel mondo degli intellettuali . È improbabile che questi siano problemi solamente italiani . Ma da noi si avvertono di più perché l ' Italia non ha riserve tali da permettersi il lusso di sprecare il superfluo . Il fascismo aveva dispensato i giovani dal pensare , distribuendo posti e prebende a coloro che mostravano maggior voglia di servire o maggiore aggressività biologica . Agli esclusi , restava la soddisfazione morale di essere fuori dal gregge , di essere controcorrente . Se per alcuni fascisti in buona fede il fascismo fu una sorta di religione , altrettanto lo fu l ' antifascismo per coloro che lo professarono con vera convinzione . Quale fede è rimasta ai giovani di oggi ? I molti che hanno aderito al comunismo sono passati da un conformismo a un altro , e se appartengono alla classe degli intellettuali , non nascondono la loro delusione per le insolvenze del tic nei loro riguardi . Il partito di maggior peso , la Dc , non è tale , per sua natura , da poter accendere l ' entusiasmo dei giovani : manca dell ' alone che hanno gli altri raggruppamenti politici ed è più un coacervo di interessi creati che una idea - forza . I partiti di centro , poi , non possono soddisfare che piccole clientele e sono anch ' essi privi di ogni attrazione romantica . Non si esclude che il cattolicismo possa rappresentare una fede per migliaia di giovani , ma non certo una fede che possa dare frutti a breve scadenza e fornisca mezzi di sussistenza . Il cattolicismo socialmente attivo è travagliato e la DC ne raccoglie solo un ' aliquota . Non c ' è da noi la questione dei preti operai , ma non mancano i segni di una crescente delusione fra i giovani che credono di potersi dire cattolici senza essere disposti a rinunziare ai loro interessi terreni . Anche nel campo della generale Weltanschauung filosofica il disorientamento appare completo . Dallo storicismo crociano molti sono passati al materialismo storico e poi al materialismo dialettico ; il quale , però , è incapace di provvedere una norma di giudizio in una materia , l ' Estetica , che in una civiltà visiva e spettacolare come la nostra , ha una incalcolabile importanza . Quali sono i gusti dei giovani d ' oggi ? Un ' inchiesta tipo Gallup , se fosse seriamente tentata , darebbe risultati sorprendenti . Il primo , e il più confortante , sarebbe quello di appurare l ' esistenza di un piccolo nucleo di giovani che somigliano in tutto e per tutto ai giovani delle vecchie generazioni , che lavorano e pensano con la propria testa e che si rifiutano ad ogni sorta di « intruppamento » . E a questo punto si potrebbe essere tentati di concludere che essi solo sono i veri giovani e che il resto va abbandonato al suo destino . Ma sarebbe una conclusione frettolosa perché una cultura ha bisogno di comprimari e non è detto che talvolta dalla comparsa non possa venir fuori un personaggio degno di figurare tra i protagonisti . I giovani d ' oggi hanno fretta . In Italia non trovano nulla che rassomigli , per esempio , al British Council , la garanzia di una carriera , sia pure intellettuale , a vasto circolo , che permetta di essere , contemporaneamente , « dentro e fuori dello Stato » . Chi ha un papà solvibile , chi ha fatto studi seri , chi ha una vocazione precisa entra in una professione libera ; chi riesce a vincere un concorso diventa « statale » per poi lamentarsene tutta la vita . Ai margini , una pletora di inutili laureati accrescono il fenomeno della disoccupazione intellettuale . Che studi hanno fatto questi intellettuali , laureati o no ? I loro padri sapevano almeno , più o meno bene , il francese , la lingua che dall ' illuminismo in poi è stata il latino dei moderni . I figli hanno optato per l ' inglese , che non s ' impara mai e che non ha eguali virtù formative . Sanno tutto sulla storia del jazz , forse hanno sentito il Wozzeck ma non il Trovatore o il Don Carlos . Pensano che la letteratura italiana è « una barba » . Sono grandi frequentatori di cinema e lettori di giornali a rotocalco . Ogni generazione ha i suoi falliti ed è naturale che anche la nuova ne abbia . Ma prescindendo dalla folla dei piccoli arrivisti , ciò che impressiona è il numero degli illusi e degli scontenti che non possiamo dire del tutto in mala fede . È da questa parte che giungono le così dette istanze del « realismo » che dovrebbe rinnovare la nostra cultura ; e se esse ci giungessero solo da marxisti di professione potremmo trovarle giustificabili . Si ha invece l ' impressione ch ' esse giungano soprattutto da parte di sprovveduti di ogni cultura . Poiché il loro processo investe soprattutto il campo della nostra recente letteratura ( e del cinema ) non possiamo negare che se l ' etichetta del realismo conviene a film senza personaggi , a film volutamente casuali e rapsodici , qui il realismo italiano ( che sembra già a corto di fiato ) ha ottenuto qualche risultato . E se realistica tout - court volete chiamare l ' arte narrativa di Pavese vada anche per il realismo pavesiano . Ma in sé la ricetta del neorealismo è povera se non è suffragata da un nuovo stile e da una nuova apertura d ' anima e di cultura . E nemmeno può tornare a un guazzabuglio di impressioni cronistiche in pseudoversi liberi chi voglia disfarsi dell ' aborrito ermetismo , un indirizzo che almeno in qualche caso aveva ritrovato la via regia della nostra poesia , e che in ogni modo non può essere superato che dall ' interno . Che i giovani intellettuali si sentano disorientati è comprensibile . Se la euforia della liberazione fosse durata a lungo e se fosse sorto qualche giovane capace di reggere le fila di un gruppo o di una iniziativa , o se almeno avessimo avuto qualche nuovo scrittore capace di trascinarsi dietro un buon numero di satelliti , molti giovani si sarebbero ritrovati da sé , seguendo tracce altrui . Invece gli scrittori che contano , con l ' eccezione di Pavese , sono ancora quelli di ieri , che ai giovanissimi d ' oggi sembrano stranamente sprovvisti di crisi spirituali , compromessi con un passato di cui sono invece , per la maggior parte , irresponsabili . Peggiore appare la situazione nel teatro . Dopo il trionfo del cinema , è legge che ogni spettacolo sia macchinoso e che in esso conti più l ' opera della regia che quella dell ' autore . E infatti la regia , e con essa quella dell ' inviato speciale di tipo registico , sembrano essere lesole nuove professioni aperte ai giovani che hanno fretta . Di tipo spettacolare , puramente visivo , sembra essere la pittura non realistica e neppur figurativa , anzi astratta , che è entrata trionfalmente anche da noi . Impressionismo , cubismo e altri ismi hanno vinto da un pezzo la loro battaglia con l ' aiuto delle arti decorative . Ed ora tenteremo di tirare le somme dai nostri sparsi appunti senza indulgere a quei toni predicatori che molti assumono quando le « generazioni bruciate » si presentano alla ribalta della società . Prima di tutto bisogna registrare un capovolgimento se non di valori , certo di giudizi che non riguarda solo i giovani . Immaginate la posizione di un uomo che si sia affacciato alla vita della letteratura e dell ' arte appena trenta o quaranta anni fa . I Maestri autorizzati , coloro che si esprimevano dalle cattedre , erano pronti a bollare dell ' accusa di « decadentismo » qualsiasi tentativo di rottura e di rinnovamento . L ' Italia pareva imprigionata in una cultura sua , difesa da compartimenti stagni ; se qualcosa veniva immesso dal di fuori ( l ' idealismo tedesco ) era necessario dimostrare che con esso l ' Italia tornava alle sue vecchie tradizioni vichiane . E in arte , chissà poi perché , la nostra tradizione era indicata come anti - intellettuale : Ariosto , Verga , Di Giacomo erano , in vario modo e in varia misura , i poeti esemplari . La Fantasia creatrice era un dominio a sé , anche quando scendeva in terra col Maupassant e col Verga . Avvenute le prime rotture , tornate in evidenza le ragioni vitali del presunto intellettualismo , i custodi della ( recente ) tradizione furono obbligati a laboriosi processi di revisione interna . Ma più contò il fatto che le rotture avvenissero da parte di scrittori e di artisti , e che l ' aria della nostra letteratura - tra il 1910 e il 1940 - tornasse ad essere , dopo lunghissimi anni , un ' aria europea . Oggi questo processo sembra da noi interrotto e coloro che vi hanno partecipato sono spesso indicati come superstiti esemplari della specie dell ' arcade tradizionale , del parruccone . Che i giovani abbiano fretta nell ' età della velocità , è ben comprensibile . Che essi non si meraviglino di vedere a loro disposizione un incredibile numero di giornali e riviste , con l ' aggiunta della radio e della 1v , e una vera fungaia di premi d ' ogni genere , di cui essi prima o poi dovranno essere i beneficiari , è pure spiegabile perché chi riceve i benefizi è indotto a sospettare un senso di colpa in chi glieli concede . Ma ciò che ad essi si deve chiedere è di comprendere che le loro difficoltà non sono diverse da quelle affrontate dai loro zii o dai loro padri . Se hanno orrore dei partiti che oggi sono al governo , concorrano a trasformarli oppure ne fondino di nuovi ; se sono uomini d ' azione agiscano nell ' ordine dei quadri e delle condizioni esistenti che hanno gran bisogno di rinnovarsi . Se sono filosofi , creino liberamente le loro nuove filosofie ; ma se intendono rinnovare la cultura e l ' arte attraverso una critica puramente negativa , la via che seguono è sbagliata . Riconosciute tutte le loro ragioni , ciò che ad essi si deve chiedere è di comprendere prima di tutto se stessi . Appartenere a una generazione che non sa più credere a nulla può essere un titolo d ' orgoglio a chi creda all ' ultima nobiltà , all ' oscura esigenza di questo vuoto ; ma non dispensa affatto chi voglia trasformare questo vuoto in un ' affermazione paradossale di vita , dal dovere di darsi uno stile . Se molti giovani non credono né in Marx né nel Dio dei cristiani e nemmeno in quello della democrazia liberale o degli Stati Uniti d ' Europa ( o in altre ipotetiche divinità ) , potrebbero almeno credere nella possibilità di esprimersi in forme che non siano di contrabbando . Purtroppo , non è così ; e il giorno che dalle loro file uscirà un uomo vero , un vero pensatore , un vero artista , i suoi giudici più severi saranno forse i suoi frettolosi coetanei .
StampaQuotidiana ,
29 agosto . La situazione che si disegna improvvisamente , secondo gli ultimi telegrammi ufficiali e dei corrispondenti , nel teatro orientale della guerra europea è talmente grave , da far passare in seconda linea , per un momento , l ' avvicinarsi della soluzione della grande battaglia dal Belgio ai Vosgi . Questa battaglia , in fatti , ha certo una grande importanza per gli effetti che produrrà direttamente sull ' esercito tedesco e su quello franco - inglese . Ma questi effetti dovranno per necessità mutare immediatamente di valore , appena saranno messi in relazione con quelli degli avvenimenti austro - tedesco - russi . Ora questi avvenimenti che , fino ad oggi , non si erano disegnati mai nettamente , pigliano ad un tratto precisa figura . Per le notizie fornite dagli ultimi comunicati ufficiali ed ufficiosi , i combattimenti accaduti nei giorni passati qua e là alla frontiera , si vengono manifestando come segni di un ' azione unica , sviluppata su una linea ( interrotta , è vero ) di circa 1.000 chilometri , e compiuta da ogni parte da più di un milione di soldati . Si animano cossi finalmente i due eserciti che finora eran parsi semplici nomi , il russo e l ' austriaco . Possediamo pochi elementi per poter dare un giudizio sicuro sulle vicende del teatro orientale della guerra europea . Ma anche se giungessimo alla verità con una sola conclusione , fra tutte quelle che trarremo , avremmo ottenuto un buon risultato . Poiché gli avvenimenti orientali costituiscono , per forza di cose , la pietra di paragone per la valutazione degli avvenimenti occidentali . Riassumiamo la situazione . Allo scoppiare della guerra , la Polonia russa viene sgombrata dai soldati russi . Questi si ritirano nella Russia , dietro le immense paludi del Poliessie , e lì iniziano la mobilitazione . Attorno alla Polonia rimangono i corpi d ' esercito tedeschi della Germania orientale ( tre o quattro o cinque ) e i corpi d ' esercito austriaci della Galizia e dei paesi vicini , che vengono nei primi giorni trasportati in Galizia ( quattro o cinque o sei ) . Passano dai quindici ai diciotto giorni , in cui non si sa più nulla di quanto facciano i russi : si dice soltanto che continuino alacremente la mobilitazione . Pare che i corpi d ' esercito tedeschi non aumentino : aumentano invece quelli austriaci . In quale misura ? Non si sa ancora , neppure oggi . Si capisce soltanto che la maggior parte dell ' esercito austriaco si sta raccogliendo verso est , perché i due alleati si sono diviso il lavoro . I tedeschi con qualche rinforzo austriaco stanno contro i franco - inglesi ; gli austriaci con i rinforzi tedeschi della Prussia orientale stanno contro i russi . La prima avanzata avviene da parte delle truppe austro - tedesche , ma non si riesce a comprendere bene con quale disegno di operazioni . I tedeschi sconfinano a sud e ad est della Prussia orientale , gli austriaci a nord della Galizia . Pare sia un ' avanzata di piccole avanguardie , a poca distanza dal confine . Almeno , questo è quanto si dice ufficialmente . In realtà , invece , a poco a poco ( da parte dei tedeschi o degli austriaci ? ) viene occupato tutto il paese ad ovest della linea Leczika , Lodz , Petrokof , Konskie , Radom , Opatow : cioè circa metà del territorio che sì stende dal confine russo alla Vistola . I russi non si preoccupano di ciò . Il 17 di agosto , però , essi muovono al primo attacco , e lo rivolgono a nord , cioè contro i tedeschi della Prussia orientale . La battaglia che ne segue , detta di Gumbinnen , dura cinque giorni , ed è combattuta fra truppe russe di forze imprecisate e , pare , due corpi d ' esercito tedeschi , quello di Königsberg e quello di Allenstein : finisce con l ' occupazione della città di Insterburg a nord , e coll ' infiltramento della sinistra russa a Soldau e Johannisburg . Il che significa che i russi hanno soverchiato i tedeschi alle ali , e li ricacciano verso il Baltico . Non si può però dubitare che l ' azione nella Prussia orientale non sia secondaria . Nessun obiettivo importante , né di truppe né territoriale , si presenta da quel lato ai russi : evidentemente l ' attacco russo ha per iscopo di allargare lo spazio per il grosso del proprio esercito , di impegnare il grosso tedesco , di attirare l ' attenzione e le rimanenti forze tedesche lontano dalla Polonia e dalla strada di Berlino . Sembra quindi naturale prevedere che l ' esercito russo , protetto sulla destra dalle truppe vincitrici a Gumbinnen , voglia prendere la via della Polonia tra Ivangorod e Varsavia , e , marciando sempre in posizione centrale fra i due eserciti alleati , dirigersi nettamente sulla capitale germanica per colpire nel punto vitale la nemica più temibile . Invece niente di tutto questo pare sia avvenuto . Pare che gli avvenimenti rivelino sotto ben altro aspetto il disegno di guerra russo . Dal 23 al 25 agosto , a Krasnik , si accende una viva battaglia fra circa quattro corpi d ' esercito russi e truppe austriache di forza imprecisata : in questa battaglia i russi vengono sconfitti . La cosa è sintomatica nel senso che svela una riunione di forze russe abbastanza rilevanti anche nel sud del teatro d ' operazioni , contro gli austriaci . Ma non si possono trarre dal fatto grandi conclusioni , perché tre o quattro corpi d ' esercito non costituiscono tale forza da poter far supporre intenzioni di vaste operazioni . Ma oggi un comunicato russo ufficiale dice che , nella Prussia orientale , i tedeschi si ritirano precipitosamente su Königsberg e su Rastenburg . Fin qui , niente di nuovo . Continua l ' avanzata russa , elle cerca di insinuarsi per Soldati nella linea tedesca , e dividerla in due parli . Ma in Polonia , cioè al centro del teatro d ' operazioni , « Lodz , Petrokof , Konskie , Radom e Opatow sono sempre occupate dal nemico , giacché per il momento non vi è nessuna truppa russa che marci contro di esse » . Ora in questa notizia ci sono due cose da osservare . Prima di tutto , che dell ' occupazione di quelle città non si sapeva nulla . In secondo luogo , che nessuna truppa russa marcia contro di esse . Ma non sono proprio sulla linea più diretta dalla Polonia a Berlino ? Telegrammi di inviati speciali al campo austriaco , aggiungono altre notizie del tutto impreviste , ed egualmente importanti . Da due giorni , cioè dal 26 agosto , una vastissima battaglia si sta combattendo fra austriaci e russi , su una fronte di circa 370 chilometri , da Ruwa - Ruska a Zotkiew a Zloczow a Tarnopol in Galizia . La battaglia di Krasnik è stata , pare , un episodio preliminare di questa d ' oggi : l ' attacco , cioè , degli austriaci all ' ala destra russa staccata e sola , per arrestarne l ' avanzata , e per intromettersi fra la Vistola e l ' esercito russo . La battaglia attualmente sarebbe impegnata tra grandi forze : da parte austriaca sembra stia combattendo la grandissima parte dell ' esercito . E , se le informazioni dei corrispondenti sono confermate , lo sforzo esercitato dagli austriaci sull ' ala destra russa , a Ruwa - Ruska , pare stia producendo buoni risultati , e quell ' ala cominci a ripiegare . Ora qualche conclusione si può trarre da tutte queste notizie . La mossa russa contro la Prussia orientale conserva sempre il carattere e il valore di mossa impegnativa . Con essa i russi tengono a bada le forze tedesche , e proteggono la Polonia e le truppe che in essa muovono da attacchi provenienti dal nord . Quanti corpi d ' esercito sono impiegati a questo scopo ? Chi sa ? Certo , più di quelli avversari . La mossa russa a sud , direttamente contro l ' esercito austriaco , costituisce un « fatto nuovo » . Dunque , una gran parte dell ' esercito russo , invece di volgere verso l ' obiettivo territoriale Berlino , è andata alla ricerca dell ' obiettivo principale mobile , l ' esercito austriaco . Diciamo che è andata alla ricerca , perché la battaglia avviene in Galizia , cioè in territorio austriaco . E diciamo una gran parte dell ' esercito russo , perché , se la battaglia è impegnata da due giorni ( tre con oggi ) e non accenna menomamente ad una decisione ; se ad essa prende parte tutto l ’ esercito austriaco destinato contro i russi , vuol dire che deve essere combattuta , anche da parte russa , da forze ingenti . Quante ? Noi sappiamo che l ' esercito austriaco conta sedici corpi d ' armata , e di questi alcuni debbono necessariamente essere sugli altri teatri di operazione . È temerità asserire che , con tutta la buona volontà , gli austriaci non possano avere in Galizia più di 10 o 12 corpi d ' esercito , facendo un calcolo larghissimo ? Contro questi 10 o 12 corpi d ' esercito , i russi avranno almeno ugual numero di forze : assai probabilmente , forze maggiori . Il lettore non prenda le pochissime cifre che diamo se non come largamente approssimative . Le esponiamo soltanto per giungere a questa conclusione : che la Russia fronteggia i tedeschi a nord e gli austriaci a sud , dopo averli cercati spontaneamente : e , ciò non ostante , non può aver impiegato finora che parte del suo esercito . Dei trenta corpi d ' esercito che essa può mettere in campo contro gli austro - tedeschi non può finora averne impegnati più di una ventina , a fare conti generosi . Questi venti corpi sono i primi completati , quelli pronti dopo circa trenta giorni di mobilitazione tra occulta e palese . Ed hanno servito a fare indietreggiare i due eserciti alleati , attaccandoli separatamente . Fra le due frazioni russe operanti a nord e a sud , protette dal triangolo fortificato Brest - Litowsky , Ivangorod Novo Georgiewsk , rimane così un largo tratto di territorio , che ora è sgombro . Di fronte a questo c ' è tutto il paese a ovest della linea ricordata , che da Lodz va ad Opatow , il quale è ancora in mano al nemico . Come si può spiegare questo spazio vuoto ? Non costituisce esso una debolezza per l ' esercito russo ? Non sono troppo lontane le due frazioni fra loro ? Alla Russia rimangono ancora almeno dieci corpi d ' esercito , con i quali può intervenire nella lotta . Potrebbero essere quelli che , fra qualche giorno o qualche settimana fossero in grado di avanzare per la via della Polonia verso Berlino , se la battaglia della Galizia sarà fortunata ; o di . andare a sostegno delle truppe del sud , se queste dovessero ritirarsi . Per ora la strada dell ' occidente è aperta dalle forze che si sono avute per prime sotto mano . La Russia ha dovuto far la sua mobilitazione in due tempi : le truppe pronte nel primo tempo sono state quelle di cui abbiamo visto già le gesta a Gumbinnen , e di cui aspettiamo le gesta in Galizia . Esse hanno spazzato il cammino : se le cose andranno bene , saranno occupate all ' inseguimento degli avversari . Ma dietro loro , per collegarle , per appoggiarle in caso di bisogno , per manovrare direttamente , per dare insomma un colpo di mazza sul territorio nemico , dopo aver dato il colpo di mazza all ' esercito , può essere che vengano impiegati i corpi mobilitati in un secondo tempo . Ora essi si stanno forse radunando ancora dietro il bastione delle fortezze polacche , mentre parte della Polonia è occupata dal nemico : scenderanno in campo appena potranno , e intanto i russi non avranno perduto tempo ad aspettarli . Sia o non sia questo il disegno di guerra russo , dai comunicati d ' oggi risultano , ad ogni modo , un ' unità e una grandiosità di concezione e di indirizzo , che prima non si erano bene afferrate . Se la battaglia in Galizia è confermata in tutta la sua vastità , non la cederà certamente per gli effetti a quella del Belgio e della Lorena .
Il mondo della noia ( Montale Eugenio , 1946 )
StampaQuotidiana ,
Perché la letteratura modernissima - e non solo la nostra - è tanto ricca di romanzi noiosi , di libri in cui « non accade nulla » , di personaggi che non hanno volto né stato civile e si muovono in ambienti che sono scenografie di cartone e non cornici naturali e sociali riflettenti un mondo e una cultura ? Alla domanda fu risposto che oggi manca la fiducia nel « genere » del romanzo o almeno in quelli che sono i suoi vecchi schemi , e che si tenta senza successo di rinnovarli . Di qui il peso d ' infinite esperienze di laboratorio che dovrebbero restare private ma non rimangono tali , raro essendo il caso di chi abbia condotto a termine un ' opera di una certa lena e rinunci a darla alle stampe . Entrata in crisi la vecchia idea del romanzo , che ha prodotto opere non superabili , è naturale che si ripercuota il disagio su tutte le esperienze che tendano a un ' altra idea del romanzo stesso , senza raggiungere lo scopo . E del resto , si afferma , qual genere letterario non è in crisi ? Solo una recentissima forma d ' arte , il cinematografo ( se proprio d ' arte si tratta ) , s ' era salvato fino a pochi anni fa dal contro - influsso della critica da esso stesso prodotta . Avevamo visto coi nostri occhi il caso , meraviglioso in tempi di avanzata civiltà artistica , di un ' arte nuova che sorge e che può perciò precedere la propria estetica . Naturalmente questa verginità è durata poco : si compiono oggi in pochi anni processi che in altri tempi avrebbero impegnato molte generazioni . E ormai anche il cinematografo tenta il nuovo ricorrendo ai generi vecchi , e cerca di appoggiarsi sempre più alle altre arti . Genere vecchio , il romanzo tende al nuovo con un sistema opposto e si volge al cinematografo nella speranza di potersi rifare la faccia . Avviene pertanto anche nel romanzo quello che noi avvertiamo nel cinema e che anche nel cinema è già indizio di avanzata maturità : la ricerca di puri valori di ritmo , di pure sequenze di immagini visive , in spregio all ' approfondimento poetico dei fatti rappresentati . E si perde così la vivente naturalezza delle vecchie narrazioni care ai nostri avi . Oggi leggendo i libri di A . o di Z . non conosciamo già dei personaggi intuiti direttamente dalla fantasia : incontriamo , nell ' ipotesi migliore , delle metafore musicali , dei personaggi - pretesto che servono ad A . o a Z . per introdurci in una Weltanschauung che fa della persona umana una mera illusione soggettiva , un cattivo sogno . Muore il romanzo tradizionale perché sparisce nei nuovi autori persino il desiderio dei suoi risultati . Ho avanzato fin qui una possibile difesa del nuovo « mondo della noia » . Si potrebbe insinuare che scrivono romanzi noiosi coloro che si son creduti romanzieri senza esserlo ; coloro per i quali l ' indeterminato , il tedio , lo spleen sarebbe il punto d ' oro dell ' arte di un Proust , di un Joyce , di una Woolf ; coloro che non hanno compreso come il tediavi vitae di questi romanzieri è la contropartita di un ' arte che ha ben altro peso e ben altre ragioni , e che comunque anche in essi non è da confondersi la fatica con l ' ispirazione . E poi siamo schietti : si può ben credere , come io credo , che le vie dell ' arte e quelle della storia non sono le stesse e che sovente i fatti che più ci hanno appassionato entrano nella poesia per la porta di servizio o per la finestra , anziché dal portone principale ; ma chi potrà mai giustificare , di fronte alla tragica imponenza dei problemi che ci toccano oggi in quanto uomini , chi domani potrà comprendere libri in cui la vita appare solo come un riflesso di specchi , e lo scopo dell ' arte , che è in accezione superiore il divertimento , il trasporto , non appare neppure sospettato ? Non ci si parli di « racconto puro » , non si disturbi il nome di Kafka , realista a modo suo come pochi altri e tutto impregnato dei succhi di quel grande centro di innesti culturali che . fu la Praga dei suoi tempi . E non si facciano neppure per scherzo i nomi di Cecov , della Mansfield e del migliore Hemingway : autori di motivi poetici che arricchiscono il senso della nostra civiltà e in definitiva del nostro mondo storico . Quanto al romanzo ottocentesco , si può ben dire che la sua grandezza fu tutta in funzione della sua fondamentale impurità ; né in quel secolo il realismo , da quello sanguigno e retorico dello Zola a quello musicale e filtratissimo di Turgheniev , è stato mai un ostacolo a narratori di genio . Gli scrittori d ' oggi non credono più ( ed è peccato ) che si possa cominciare un racconto con la formula consacrata : « Il 12 luglio 19 ... una vettura a cavalli che ... » ; non ammettono più che si possano descrivere personaggi come gente di conoscenza , Pensano che delle figure umane importino solo i tics e i pruriti , sono persuasi che non interessa l ' azione ma i bassifondi dell ' azione , non l ' ambiente ma i riflessi dell ' ambiente ( spesso di maniera ) in una fantasia ( spesso negata al senso dell ' osservazione ) . Tutto ciò può chiamarsi lirismo ? Sarebbe facile essere poeti , in questo caso . Ma si dimentica che l ' arte destinata a restare ha l ' aspetto di una verità di natura , non di una scoperta sperimentale escogitata a freddo . V ' è , del resto , una riprova , un modo infallibile di risolvere la questione : quello di ricorrere alla propria esperienza diretta . Si presentano nella vita di chi ha vissuto abbastanza a lungo situazioni gravi , casi veramente « di emergenza » , nei quali tutto sembra rovinare e la vita pare legata a un filo molto sottile . È facile immaginare quanti di noi hanno conosciuto ore simili negli ultimi anni , quanti di noi hanno attraversato giorni e mesi durante i quali , non reggendo a letture più gravi , si sono rivolti ai libri di uno scaffale per cercare in un libro un lume o un aiuto o anche una semplice distrazione non indegna o vana . Ebbene , solo i libri che nei tempi più duri resistono e assistono come compagni fedeli , solo questi sono i libri d ' arte narrativa che superano davvero le contingenze dell ' estetica e il vaniloquio delle tendenze . State certi , amici che come me siete scampati dal diluvio , se l ' ora del pianto e dello stridor di denti dovesse tornare per noi , la vostra mano non si alzerà per tirar giù dal loro scomparto i libri di A . o di Z . e neppure la storia di Mistress Dalloway , né tanto meno l ' ultimo dramma esistenzialista che vi ha mandato il vostro libraio ; ma prenderà , come ho fatto io per qualche mese , Dimitri Rùdin e Dominique , Alberi Savarus e Lokis ; e sceglierà senza esitare la vita , perché per l ' uomo posto di fronte al nulla o all ' eterno non esiste , non è pensabile che una sola possibilità , tangibile , evidente , infinitamente cara quanto più è prossima a sfuggire : la vita di quaggiù , la vita stessa che abbiamo visto , conosciuto e toccato con le mani fin dai primi anni dell ' infanzia .
StampaQuotidiana ,
1 settembre . Uno dei tratti caratteristici della guerra franco - tedesca è la mancanza di avvenimenti che costituiscano , per così dire , punti di riferimento . Non vi sono state , o almeno non sappiamo che vi siano state , grandi battaglie , finite con una netta decisione , le quali abbiano segnato i varii periodi dell ' azione complessiva . Dal primo scontro di pattuglie alla frontiera , all ' inizio delle ostilità , si può dire che la lotta sia continuata , con maggiore o con minore intensità , piuttosto a nord che a sud o viceversa , ma senza interruzione . Si è resa così assai difficile l ' osservazione dell ' andamento della guerra ; poiché l ' azione , procedendo per lenti gradi , riusciva difficilmente percepibile . Sembrava che tutti i giorni si assomigliassero , e questo invece non era : e , per passaggi quasi inavvertiti , la situazione , dopo qualche tempo , diventava del tutto diversa dalla precedente . Ma ormai la marcia della destra tedesca ha portato le avanguardie imperiali a Compiègne , a circa 60 chilometri da Parigi : e la minaccia esercitata sulla capitale francese è un richiamo troppo energico perché la nostra attenzione possa essere ancora stornata da altri fatti . Si è formata nel teatro occidentale delle operazioni una situazione nuova ed importante , che merita un accurato esame . I tedeschi hanno , fino a qualche giorno fa , svolto il piano di operazione che consiste nel tener fermo saldamente col centro e con la sinistra ( sud ) , per esercitare tutto lo sforzo in avanti con la destra ( nord ) . Questo piano ha prodotto buoni , ; risultati , perché la destra tedesca , dopo aver vinto la resistenza del Belgio , ha invaso la Francia , ed oggi si trova , come abbiamo detto , con le avanguardie a Compiègne . Ma se la destra si è così inoltrata verso ovest , altri corpi , costituenti pure l ' esercito invasore del Belgio e del Lussemburgo , a quanto pare non hanno progredito altrettanto . L ' ultimo comunicato ufficiale ( francese ) ci dice che nella regione compresa fra Launois , Signy e Novion Porcien , ad ovest di Sedan , le truppe tedesche incontrano forti resistenze nelle francesi loro contrapposte . Né si sa che cosa facciano e a che punto siano gli eserciti che scendevano da Stenay e da Longwy : a meno che non concorrano a combattere contro i francesi di Launois . Che cosa si deve pensare dell ' avanzata così risoluta della estrema destra tedesca ? ( Non comprendiamo in questa , si capisce bene , i distaccamenti di copertura , che debbono essere stati sicuramente lasciati contro i belgi e gli inglesi ) . Non è essa alquanto pericolosa ? Incanalarsi nella valle dell ' Oise quando sul fianco sinistro , se pur cadrà presto La Fère , rimarranno le fortezze di Laon e di Reims , con le truppe mobili ad esse appoggiate , non è imprudente ? E che effetto potrà avere ( se si toglie l ' effetto morale , da tenersi in grandissimo conto , è vero ) giungere al campo trincerato di Parigi senza le forze unite ? La destra tedesca , insomma , non avanza un po ' troppo ? Sì , o almeno pare : e pare che essa dovrebbe ormai alquanto arrestarsi per attendere che il resto dell ' esercito tedesco , quello sboccato da Mézières , Sedan , Stenay e Longwy , fosse più innanzi , pronto a contenere le forze francesi che eventualmente provenissero da Verdun , da Reims e da Laon . Ma alcune considerazioni possono alquanto modificare questo giudizio . Potrebbe darsi che i tedeschi fossero già di fronte a queste ultime città , e che le truppe francesi , le quali ieri si battevano nella regione compresa fra Launois , Signy , Novion fossero truppe tagliate fuori dal grosso , che si difendessero fino all ' ultimo . Potrebbe darsi , cosa assai più importante , che l ' esercito francese fosse molto scosso e tale da non costituire più una minaccia senza riparo , anche se il movimento tedesco fosse alquanto ardito . Potrebbe darsi infine un terzo caso che mutando quasi completamente i valori dei varii settori dell ' immenso campo di battaglia , diminuisse per i tedeschi il pericolo di avanzare così rapidamente nel settentrione della Francia . Di questo terzo caso vogliamo oggi più particolarmente parlare . Dai primi giorni della guerra molti si sono domandati come fosse possibile che i francesi non si avvedessero della mossa tedesca del nord e non contrapponessero alle truppe , che andavano a mano a mano ingrossando nel Belgio e nel Lussemburgo , forze uguali . Altri hanno giudicata più pericolosa che utile l ' offensiva francese in Alsazia , e non sono riusciti a comprendere bene il motivo di essa . Altri infine nell ' ondeggiare dell ' azione francese hanno creduto di ravvisare la mancanza di un preciso disegno di guerra , e di ciò hanno provato meraviglia . La relativa debolezza in cui i francesi hanno lasciato la parte settentrionale della loro fronte , la pertinacia con la quale , invece , hanno combattuto e combattono in Lorena , la prima e la seconda avanzata in Alsazia , possono forse essere ora spiegate . Ma per ciò fare bisogna scomporre l ' azione francese in due fasi . Nella prima è sembrato che essi abbiano voluto attuare questo concetto : conquistare l ' Alsazia , per giungere rapidamente all ' altezza di Strasburgo , ed essere sicuri sulla destra ; poi , aiutati da questa mossa , puntare fortemente fra Metz e Strasburgo , per dirigersi verso il Meno . Disturbati nell ' esecuzione dalla resistenza diretta tedesca e dall ' ingigantire della minaccia del Belgio , i francesi titubarono però nell ' applicazione del piano , e dall ' offensiva passarono ad una slegata e debole difensiva , svolta con truppe trasportate in fretta a nord . Qui seguirono infatti parecchie giornate di battaglia , sfortunate per loro . La loro azione parve dipendere da questi due elementi , che fanno parte della costituzione normale della Francia : Parigi importantissima capitale del paese , e l ' esercito saldo e forte . Ma riuscita inutile la parata all ' avanzata tedesca a nord , mutate le condizioni del paese e dell ' esercito , si direbbe che i francesi , in questi ultimi giorni , siano tornati al concetto antico : e , difendendosi appena a settentrione , tentino ancora la fortuna in Lorena , per rompere il centro nemico . In Lorena . , infatti , « l ' avanzata delle forze francesi si è accentuata » e pare che là « sia stata occupata la linea di montagna , mentre l ' ala destra francese avanza » ( comunicato ufficiale francese ) . La minaccia che i francesi porterebbero sulle retrovie tedesche sarebbe molto seria , ora che gran parte dell ' esercito tedesco è inoltrato in Francia e si assottiglia a mano a mano che procede , se avesse per sé alcuni elementi , elle non ha . Prima di tutto , essa avrebbe dovuto essere compiuta come mossa aggressiva , e non controffensiva , perché soltanto nel primo caso avrebbe portato innanzi truppe di animo saldo , ed avrebbe agito contro un nemico impreparato . In secondo luogo , avrebbe dovuto manifestarsi quando tutta la linea francese non subiva ancora la pressione della tedesca : adesso , anche se le truppe del centro in Lorena riuscissero ad avanzare vittoriosamente ad oriente , procederebbero sole e indifese sui fianchi , perché le ali sono premute dall ' avversaario . In terzo luogo un ' avanzata fra due campi trincerati come Metz e Strasburgo è assai imprudente , se almeno non si investono con distaccamenti molto forti : e allora si indebolisce sempre più il nucleo che attualmente potrebbe marciare contro la Germania . Ma l ' insistenza dell ' offensiva francese nella Lorena può essere indizio di un probabile nuovo indirizzo di guerra : e allora diventa importantissima . È bene ricordare che i francesi hanno qualche volta dichiarato che sono disposti ad abbandonare Parigi ; ed è bene ricordare che il centro difensivo della Francia non è la capitale , ma prima il Morvan , poi la Loira ed il paese ad ovest del fiume . Parigi non è che il centro morale , più pericoloso quasi che utile perché troppo importante e nello stesso tempo troppo esposto alle offese : e perciò da lasciare a sé stesso in caso di bisogno estremo . Premesso ciò , ed ammesso che la base delle operazioni diventi la Francia centrale . tutta la condotta della guerra cambia . Una offensiva delle truppe della Lorena e dell ' Alsazia procede nella giusta direzione , andando da ovest ad est , e non è affatto esiziale , in caso disgraziato , perché viene respinta sulla sua base naturale . Se il ridotto delle truppe combattenti è il centro della Francia ; se si rinuncia a difendere ad ogni costo e prima di tutto Parigi ; se si sostiene insomma che nell ' esercito , e non in un obiettivo territoriale , sta la salute della nazione , la minaccia delle truppe tedesche marcianti per la Somme , per l ' Oise e per l ' Aisne diventa minore . I francesi avrebbero fatto così dinanzi ai tedeschi quel mutamento di pezzi che si fa nel giuoco degli scacchi , quando il re è minacciato troppo fortemente ; ed avrebbero sostituito a Parigi la restante Francia , come si sostituisce la torre al re . Con questo nuovo indirizzo , elle favorirebbe specialmente la difensiva , si spiegherebbe l ' inazione degli inglesi e dei belgi . Quanto stanno facendo da qualche giorno i tedeschi , costituendo una importante variante del primo piano d ' operazioni , sembra confermare il nostro pensiero sulle operazioni francesi . Si direbbe che i tedeschi da parte loro abbiano risposto al cambiamento francese , con l ' attacco portato risolutamente da qualche giorno contro il Sundgau e Belfort . È ancora troppo presto per dire che esso miri a penetrare rapidamente proprio nel Morvan , per prevenire e fiaccare ogni resistenza francese . Ma se anche questo non è precisamente , o almeno non è l ' obiettivo d ' oggi , l ' avanzata tedesca per la depressione di Belfort lenta indiscutibilmente di girare la difesa francese da sud , perché questa difesa si è fatta importuna . I tedeschi si debbono essere accorti che è relativamente diminuita la importanza del settore settentrionale delle operazioni , ed è aumentata quella del settore meridionale . E siccome hanno necessità di vincere presto , cercano di introdursi nel cuore della Francia , per obbligare sicuramente i francesi della Lorena a retrocedere . I francesi possono rimanere di fronte alla Lorena e magari avanzare , se sono minacciati soltanto a nord : non possono più starvi se il cerchio si chiude anche a sud . La marcia , annunziata dai comunicati francesi , di nuove forze repubblicane verso l ' Alsazia , sarebbe allora conseguenza della mossa tedesca : perché , senza la linea dei Vosgi d ' Alsazia l ' esercito centrale francese non può sostenersi di fronte a Metz e a Strasburgo . L ' avanzata tedesca nel Belgio , non potuta o non voluta fermare dai francesi , può quindi aver prodotto un mutamento di valori in tutti gli elementi mobili e territoriali della guerra franco - tedesca . Se Parigi non deve essere difesa ad ogni costo si può capire la scarsa azione delle truppe nelle valli della Somme , dell ' Oise , dell ' Aisne . Subentrato come ridotto della Francia il Morvan e il paese limitrofo , si comprendono invece la pertinacia delle operazioni francesi in Lorena e la nuova azione tedesca in Alsazia . I francesi , dovendo guadagnar tempo , hanno spostato il centro della resistenza e le truppe verso sudovest ; i tedeschi , dovendo impedire ciò , pur avanzando a settentrione , vengono adesso a battere alla porta dell ' Alsazia per ferire nel nuovo punto vitale l ' avversario .
Solitudine ( Montale Eugenio , 1946 )
StampaQuotidiana ,
Eccomi giunto a casa . Fuori fa freddo ma qui la stufa tira a meraviglia e la vecchia poltrona e le pantofole felpate « fonczionano » , come diceva Pound dei suoi più astrusi Cantos . Potrei cominciare subito a scrivere la prima di quelle Lettres à l ' Amazone che Clizia dice di attendersi da me . Proprio per questo , stasera , ho disseminato gli amici per la strada . Li ho lasciati ai fatti loro . Affronteranno altre ore di pioggia vento e pillacchere per divertirsi . Non so se vivevo così ai miei bei tempi . Non me ne ricordo ma ne dubito . Dubito assai che i veri gaudenti siano coloro che si divertono « pazzamente , disperatamente » , secondo il modello del poeta palazzeschiano . Sono esseri spinti alla vita intensa da una accettazione troppo miope , troppo immediata della nostra vicenda quotidiana . Non si meravigliano di nulla , e siccome la meraviglia è il fine di tutti gli uomini , poeti o no , sono indotti a cercare chissà dove il brivido , il thrill . Gente che si chiede sempre come impiegare il tempo , gente eternamente in lotta con la noia . Dolore autentico , nel senso antico , e non il moderno spleen dev ' essere la loro noia ; incapacità di sopportarsi , non perché si trovino di fronte a un loro odioso altea . ego , ma perché posti in faccia al nulla assoluto . Se io sono fabbricato diversamente dovrei dunque ritenermi portatore o meglio depositario ( non è merito mio ) di una interessante « personalità » . Lo scrivo tra virgolette : è meno impegnativo , è qualcosa che tu hai studiato a scuola , Clizia , e che da noi si trascura . Ciò non vuoi dire , d ' altronde , che quando sono lasciato solo con me stesso io non abbia forti tentazioni da cui difendermi . Non è così ? Sono mesi che dico : debbo lavorare , stasera , c mi trascino a casa con la fretta di chi è atteso da urgenti affari . Ma poi mi affondo qui , faccio scorrere l ' ago della radio in sue in giù e non vado oltre la solita sorpresa di sentirmi vivo , Diogene in una bottetermoforo , vicino a una piccola scatola luminosa e parlante , io in questa città e non in un ' altra , io e non un altro ... chissà perché . Eppure non sono solo , ho a portata di mano gli amici che posso scegliermi da me , non quelli che vorrebbe impormi la mia esistenza spicciola , fenomenica . Ho nello scaffale i classici , gli amici che non tradiscono , se muovo un dito sul quadrante posso far spicciare vicino a me le sorgenti della musica e dell ' eloquenza . Non sono un Diogene , sono un pitagorico autentico , un uomo che parla con le Sfere ... Già , è facile a dirsi . Ma appartiene alle sfere superne anche l ' annunciatrice di radio - Andorra , la silfide che mi trasporta sulle vertiginose montagne russe ( altro che Pirenei ! ) del suo volubile , melodioso scilinguagnolo di usignolo moderno ? « Thou wert not made for death , immortal bird ! » E perché no ! Ogni epoca incarna a modo suo il proprio ideale di puro suono , di assoluta , oggettiva felicità vocale . E ogni tempo ha la sua musica , basta saperla riconoscere . Non sempre la si trova dove si vorrebbe . Poco fa ho spostato l ' ago verso le spiagge di Peter Grimes , la fortunata novità inglese , e il primo guaio era che si capivano troppo le parole . Non dico che fossero brutte parole ma il fatto è che la voce umana sembra uno strumento musicale insuperabile solo nel caso che le parole restino un mero fantasma sonoro . Chi ha inventato la bubbola del « recitar cantando » ? Meravigliose di suono devono essere anche certe sillabe di Maddalena , nel Rigoletto , per chi non sappia decifrare una mostruosità come « Ah ah , rido ben di cuore / ché tai baje costan poco ... » . Non dico che i musicisti dovrebbero servirsi solo di una lingua morta , come il latino , o di parole in libertà . È opportuno che un creatore creda in ciò che scrive e si valga di vocaboli che legano insieme c che danno un senso . Suonano le dieci e fuori il vento soffia impetuoso . È un po ' ridicola l ' attrazione di quest ' ago anche su chi ha sottomano le più squisite novità letterarie : Il bel Paese dello Stoppani con la retta accentazione toscana , a cura di Policarpo Petrocchi da Cireglio ; La capanna dello zio Tom che non rileggo da allora o gli irresistibili Chouans di Balzac , mia imperdonabile lacuna . Ma anche i libri sono come gli amici : si vorrebbero soprattutto quelli che non si hanno a disposizione . Dov ' è il Libro di Enoch ? Dove sono le memorie di Burton e di Grant che prestai trent ' anni fa a un oculista genovese ? È un errore tener con sé molti volumi . Nelle case della città futura non ci sarà spazio per scaffali ma ognuno potrà ricevere per posta pneumatica a domicilio , come il petit bleu del processo Dreyfus , il libro che gli occorre in quel momento . A dire il vero , se debbo credere alle previsioni del signor Ellery Reeves , autore di una Anatomia della pace , una città futura non esisterà neppure , a meno che gli uomini di buona volontà sparsi per il mondo non riescano a riunire i loro sforzi , e da ultimo le loro Nazioni , in una grande supernazione di uomini liberi : liberi non solo dal bisogno , ma anche dalle follie di chi vorrebbe asservirli per liberarli dal bisogno o di chi cerca di impedire con lo sterminio questa coatta « liberazione » . Due anni fa l ' asticciola della radio divideva in due parti la Penisola , anzi tutto il mondo civile : da una la verità , dall ' altra l ' errore ( reversibili , purtroppo , ma non per i galantuomini ) . Oggi diversi accenti e orribili favelle prorompono da ogni luogo e l ' immagine della città futura non si presenta lieta . Te ne parlerò nella mia prossima lettera , Clizia , domani stesso . Buona notte .
Il Palazzo e la Piazza ( Bobbio Norberto , 1986 )
StampaQuotidiana ,
La metafora del « palazzo » usata sempre più frequentemente nel linguaggio politico corrente , per indicare , con intenzione non benevola , coloro che ci governano , richiama , per contrapposizione , l ' analoga metafora della « piazza » , di cui ci si serve , con intenzione parimenti non benevola , per indicare la moltitudine di coloro che stanno fuori ( in basso ) e non hanno altro potere che quello di protestare o di applaudire : « analoga » , perché connota un insieme di persone mediante il luogo in cui si trovano , come « casa » per famiglia , « caserma » per truppa , « castello » per signore , « reggia » per monarca , e , passando dal nome astratto al nome proprio , « Farnesina » per corpo diplomatico italiano . A commento della manifestazione romana del marzo scorso , promossa da un sindacato contro una minacciata riduzione della scala mobile , il « Corriere della Sera » intitolò un suo articolo Il Parlamento e la « piazza » . Recentemente sulla « Stampa » il titolo annunciava Studenti in « piazza » e nel sottotitolo si leggeva : Palazzo Chigi risponde in tono pacato . Ancor più recentemente « La Repubblica » ha dato l ' annuncio che Carniti sarebbe diventato presidente della Rai in questo modo : Entra nel Palazzo un uomo di « piazza » . Per quanto la reiterazione della contrapposizione sia di questi ultimi anni ( e chi sa quanti altri esempi se ne potrebbero dare ) , dovuta a una celebre invettiva di Pasolini , l ' antitesi « palazzo - piazza » è antica e appartiene al linguaggio politico tradizionale . In un articolo del primo fascicolo della bella rivista dell ' Istituto italiano di cultura a Parigi , uscita in questi giorni col titolo «50 , rue de Varenne » , tutto dedicato al tema della « piazza » ( anche se prevalentemente dal punto di vista architettonico e quindi non nel suo significato metaforico ) , mi cade sottocchio un brano di uno dei Ricordi di Guicciardini , in cui si legge : « ... e spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sì folta o un muro sì grosso che ... tanto sa el popolo di quello che fa chi governa o della ragione perché lo fa , quanto delle cose che si fanno in India » . Se una ricerca su questa contrapposizione , soprattutto sull ' uso di « piazza » nel suo significato politico , non fosse ancora stata fatta ( ma non si sa mai ) , varrebbe la pena che un giovane volenteroso vi si accingesse . Intanto non mi sembra inopportuna qualche osservazione generale . « Piazza » è uno di quei tanti termini che , nati nel linguaggio comune , diventati sempre più popolari attraverso il linguaggio dei giornali , possono offrire un interessante e nuovo campo d ' indagine anche allo studioso . Nelle espressioni più correnti , « manifestazione o dimostrazione di piazza » , « scendere o andare in piazza » , « fare appello alla piazza » , o addirittura proverbiali , come « pane in piazza e giustizia in palazzo » , la parola sta a indicare una moltitudine di persone che si riuniscono spontaneamente e volontariamente , o vengono convocate da chi ha voce per farsi ubbidire , allo scopo di manifestare , secondo un diverso grado d ' intensità , uno stato d ' animo , un ' opinione , una volontà politica , che possono essere tanto di protesta , come avviene di solito nei regimi democratici , in cui uno dei diritti costituzionalmente garantiti è il diritto di riunione in pubblico e di libera manifestazione del proprio pensiero anche attraverso il mezzo della riunione pacifica , quanto di consenso , com ' è avvenuto nel nostro paese con le famose « adunate » fasciste di piazza Venezia , dove la moltitudine vi confluiva , in parte di propria volontà , in parte perché inquadrata nelle organizzazioni di massa del regime . Le due maggiori caratteristiche che servono a definire la « piazza » come fenomeno politico sono , da un lato , la partecipazione ( o la mobilitazione secondo i casi ) di un numero molto alto di persone , e , dall ' altro , il luogo aperto della riunione . Sulla base di questi due elementi la « piazza » si distingue da altre sedi di riunione a scopo di protesta o di discussione politica , più ristrette e meno aperte , come il salotto o il caffè , l ' uno privato , l ' altro semipubblico , di cui soltanto si può disporre là dove le libertà civili non sono riconosciute . A differenza dei luoghi dove si possono riunire soltanto poche persone e al chiuso , la « piazza » non è sede di discussione , dove si vada per dibattere un problema e decidere di conseguenza . Coloro che vi confluiscono lo fanno perché hanno uno scopo comune , in qualche modo già prestabilito . Ascoltano gli oratori di parte se si tratta di una protesta , di una petizione , di una rivendicazione nei riguardi dei signori del palazzo ; oppure pendono dalle labbra del grande demagogo , che fissa le mete , dà ordini , indica il nemico da abbattere negli avversari del governo , e acclamano . A differenza dell ' agorà classica , la « piazza » tanto nei regimi autocratici , quanto nei regimi di democrazia indiretta o rappresentativa , non è neppure un luogo dove si prendano decisioni : le decisioni che contano o sono già prese dagli stessi partecipanti ( si manifesta perché si vuole un certo provvedimento o si contesta un provvedimento già preso ) , oppure dallo stesso dittatore ( e la folla parla per monosillabi : « Sì » , « No » , « A noi ! » ) . In un regime di democrazia rappresentativa , che è quello che c ' interessa , la « piazza » è la più visibile conseguenza del diritto di riunione illimitato rispetto al numero delle persone che possono esercitarlo insieme e contemporaneamente . Prima dell ' avvento dei regimi democratici la facoltà concessa ai cittadini di riunirsi per presentare petizioni era riservata a gruppi di pochi , non più di una decina . Altrimenti la riunione è illecita , ed è vietata come « assembramento » , o peggio come « tumulto » , nei casi estremi come « sedizione » . Non c ' è più esatta descrizione di come un accorrere di gente per protesta si trasformi in tumulto che quella offertaci da Manzoni nel capitolo XII dei Promessi sposi in cui si comincia a parlare di « piazze » e strade che « brulicavano di uomini , trasportati da una rabbia comune , predominati da un pensiero comune , conoscenti o estranei , senza essersi dati l ' intesa , quasi senza avvedersene , come gocciole sparse sullo stesso pendio » e si finisce con quel « trambusto » che « andava sempre crescendo » , perché « tutti coloro che gli pizzicavan le mani di far qualche bell ' impresa , correvan là , dove gli amici erano i più forti , e l ' impunità sicura » . « Palazzo » e « piazza » sono due espressioni polemiche per designare , rispettivamente , i governanti e i governati , soprattutto il loro rapporto d ' incomprensione reciproca , di estraneità , di rivalità , ancora oggi , come nel brano sopracitato di Guicciardini . E si richiamano a vicenda , negativamente : vista dal palazzo la piazza è il luogo della libertà licenziosa ; visto dalla piazza il palazzo è il luogo dell ' arbitrio del potere . Se cade l ' uno è destinato a cadere anche l ' altro .
StampaQuotidiana ,
9 settembre . Il 2 di questo settembre , essendo giunto l ' esercito tedesco in vicinanza di Parigi , dopo aver battuto e ricacciato a sud i corpi d ' esercito francesi inviati a soccorso , il Governo della Repubblica decideva di trasferirsi a Bordeaux : e quasi per togliere ogni troppo grande importanza alla capitale , la seconda linea fortificata dell ' assetto difensivo francese , La Fère , Laon , Reims , veniva ceduta senza combattimento all ' invasore . Con questo si dichiarava che Parigi , campo trincerato , non era più il fulcro delle operazioni di tutto l ' esercito francese . Di fronte a questo cambiamento dei valori della resistenza avversaria , l ' esercito tedesco , che aveva proceduto rapidamente da est ad ovest , pareva arrestarsi nella sua marcia . Dei cinque eserciti formanti la grande ala operante , i due esterni , quello di von Kluck e di von Bülow , facevano fronte a Parigi , lanciando qualche tentacolo verso occidente : gli altri , quelli di von Hausen , del principe del Württemberg e del Principe ereditario di Germania , si rivolgevano a sud , raccogliendosi . Ma l ' esercito francese prendeva invece l ' iniziativa delle operazioni . Si annunziava prima la raccolta di molte truppe intorno a Parigi ; poi il rinforzo di queste truppe con elementi estranei , non ben precisati ; poi l ' attacco contro gli eserciti di von Kluck e di von Bülow . Poiché la linea di difesa dell ' est , Verdun - Toul - Épinal - Belfort , era tenuta ancora dai francesi ; e la muraglia del sud , Langres - Digione - Besanzone , era intatta ; e Parigi veniva fortemente presidiata da nuove truppe combattenti , si delineava , in cospetto dell ' improvvisa inazione tedesca , un disegno di operazioni francese . L ' esercito tedesco , logorato prima da un nemico che si era strenuamente difeso , veniva a poco a poco attirato in una via senza uscita , segnata tutta intorno dalle fortezze ; e l ' esercito attivo francese lo coglieva là dentro , mentre , dubbioso , non sapeva più quale attacco parare prima . Ad accrescere il pericolo tedesco si annunziava anche lo sbarco di due corpi d ' esercito russi sulle coste della Manica o del mare del Nord : cioè a tergo dei tedeschi . Le cose si erano dunque mutate tanto in bene per i francesi e tanto in male per i tedeschi ? E questi erano addirittura stati costretti , come la stampa francese andava e va dicendo , ad arrestarsi , perché ad un tratto erano mancati loro lo scopo e le forze ? Esaminiamo pacatamente la situazione per dedurre quali sono i nuovi vantaggi o i nuovi pericoli che essa presenta ai due avversari , e per vedere se non è invece un nuovo problema che la situazione stessa ha fatto scaturire , il quale impone per un momento l ' arresto dei tedeschi e permette la manifestazione dell ' offesa francese . La sosta degli eserciti germanici penetrati in Francia è perfettamente logica , né dimostra nessun dubbio o nessun pentimento . A mutate situazioni debbono corrispondere diverse decisioni : e , con la mole degli eserciti attuali , queste decisioni non possono essere prese e fatte eseguire in ventiquattro ore . Se prima i varii eserciti marciavano direttamente su Parigi , facevano ciò perché Parigi era la capitale della Francia e perché con la marcia attiravano a sé l ' esercito francese che battevano . Qualunque cosa si voglia dire adesso , i risultati di quel disegno sono indiscutibili : non solo la Francia è stata invasa e le linee di fortificazione girate ; ma gli inglesi e i francesi , inviati a contrastare l ' avanzata , sono stati a mano a mano sconfitti e , per un certo tempo , disorganizzati . Buona decisione francese , di fronte ai vantaggi ottenuti nel settentrione della Francia . dai tedeschi , fu quella di portare , diciamo così , il centro di gravità della lotta verso sud . Poiché era impossibile , per il momento , arrestare in qualche modo l ' invasione , era utile fare il vuoto intorno ad essa : così questa avrebbe avuto subito la sensazione di non procedere più verso lo scopo principale ed avrebbe risentito lo stupore e il disagio conseguenti . Parigi non era più la capitale ; La Fère , Laon , Reims non importavano affatto per la difesa francese ; l ' esercito abbandonava senza lottare quelle lince che prima aveva dichiarato di voler difendere fermamente ; contro chi dunque movevano i tedeschi ? I tedeschi avevano mosso contro la capitale e contro l ' esercito avversario . Scomparsa quella , dedotto che l ' esercito , per qualche tempo , non sarebbe corso più a battersi ad ogni costo per soccorrerla , non giudicarono di dover insistere nello scopo e , quindi , nella direzione di prima . Non si capisce molto la meraviglia dei francesi nel constatare che l ' avversario non mirava immediatamente all ' investimento di Parigi . Non l ' investimento , ma l ' attacco di parte del campo trincerato di Parigi è , possibile , e può darsi che venga anche fatto in seguito . Trascurando l ’ intera cinta di forti per attaccare più direttamente uno o qualcuno dei settori , si può ottenere con l ' artiglieria pesante tedesca , e specialmente con i mortai da 120 , un buon risultato su un largo tratto , che obblighi quell ' esercito che è nel campo trincerato ad accettare battaglia . Ma perché doveva oramai tutto l ' esercito attardarsi a Parigi ? Per perdere tempo contro un obiettivo che non aveva più tutta l ' antica importanza ? Non si può negare che , fino ad oggi , il Comando tedesco non abbia sempre dimostrato di sapere comprendere quale era lo scopo vero delle operazioni . Bisogna quindi ammettere , fino a prova contraria , che la sosta dei giorni scorsi dipenda dalla ben netta volontà di non lasciarsi fuorviare da brillanti scopi secondari , per rimettersi invece alla ricerca della nuova mèta e della nuova maniera di raggiungerla . La nuova mèta era oramai , abbiamo detto , l ' esercito francese : il modo di raggiungerla veniva determinato da due nuovi fattori . Il primo di questi era la minaccia che si andava formando sul fianco destro tedesco , la quale imponeva di operare rapidamente contro l ' esercito francese . Non è possibile credere che il Comando tedesco abbia ignorato completamente l ' ingrandirsi del pericolo , prodotto da truppe raccoglientisi ad ovest e a nord della sua fronte di battaglia . Non parliamo dello sbarco di forze russe , che non costituirebbero ancora un serio pericolo per i tedeschi . Non si tratterebbe , fino ad oggi , che di piccoli corpi ; e lo sbarco non può provare altro che l ' Inghilterra , padrona dei mari , può trasportare truppe , munizioni , vettovaglie come dove e quando vuole , in modo da spostare continuamente i centri d ' equilibrio di questa guerra . Da parte sua , la Russia , immenso serbatoio di uomini , può a sua volta fornire sempre il materiale vivo occorrente . Queste due grandi Potenze , come già molte volte abbiamo ripetuto , sono le arbitre dello svolgimento di questa inumane lotta e riserbano a tutti ( forse anche reciprocamente a sé stesse ) molte sorprese . Ma tutto ciò già sapevamo ; e , al punto in cui sono le cose , è ancora verità teorica che , per la poca partecipazione presa alla lotta dall ' Inghilterra e dalla Russia , non ha potuto essere in nessun snodo attuata praticamente . Ma , non tenendo conto del lontano intervento russo , l ' esplorazione aerea , la cavalleria e le avanguardie di fanteria debbono avere informato il Comando tedesco di un mutamento avvenuto , nei primi giorni del settembre ( 1 , 2 , forse 3 settembre ) , nella dislocazione e nella forza delle truppe alleate , raggruppate a nord e intorno a Parigi . Quelle notizie , che a noi sono pervenute con qualche giorno di ritardo , dell ' esercito del generale Pau , che da Belfort era stato trasportato prima tra Rouen e la capitale , e poi nel campo trincerato di Parigi , dove si era saldato con le truppe inglesi , devono essere state conosciute assai prima , già verso il 3 del mese , al campo tedesco . Ora , le truppe di Parigi evidentemente non potevano essere il nucleo principale dell ' esercito francese . Non era possibile supporre che tutta la cortina difensiva , tutto il paese compreso tra le grandi fortezze , fosse stato abbandonato o lasciato con scarso presidio . Un disegno di operazioni francese , basato sull ' ipotesi di attirare verso sud l ' esercito tedesco , per schiacciarlo quando avesse accettato l ' invito , poteva essere soltanto ammesso , quando tutte le truppe francesi , fra cui l ' avversario si andava a cacciare , avessero resistito all ' urto . Se un lato dell ' imbuto cedeva il disegno falliva . Ma , come erano dislocate , quelle truppe costituivano ugualmente una seria minaccia per i tedeschi ; e questi dovevano agire prima che essa diventasse irrimediabile . Nel riaccingersi all ' inseguimento dell ' esercito principale francese , un problema si imponeva però subito ai tedeschi , costituendo il secondo fattore determinante del modo di condurre l ' offensiva . Col volgere a sud , i tedeschi venivano a cambiare di fronte . Prima procedevano da est ad ovest : e le truppe combattenti mascheravano e difendevano le retrovie . Ora scendevano da nord a sud , e il paese da cui traevano la vita rimaneva tutto spostato all ' infuori , ad oriente . Non solo : ma a partire da un certo momento ( dal momento in cui le truppe oltrepassavano Verdun ) fra l ' esercito tedesco e la madre patria si veniva a porre come un largo coltello tagliente , o , meglio , come una robusta immobile muraglia , la cortina difensiva Verdun , Toul , Épinal , Belfort . Ora , se le truppe di Parigi prendevano di fianco i tedeschi , se questi erano attaccati a tergo da eventuali sbarchi , e . sopra tutto , se la diga Verdun , Toul , Épinal , Belfort resisteva , quale via di scampo sarebbe rimasta agli invasori , in caso di sfortuna ? Questo era il problema che si presentava ai tedeschi , questo era il nocciolo della questione : prima di attaccare risolutamente l ' esercito francese , bisognava assicurarsi della cortina difensiva dell ' est , perché questa non impedisse le comunicazioni dirette con la Germania da ovest ad est , ora che diventavano assai più difficili quelle per il nord . Ecco , a parer nostro , il motivo delle ultime operazioni tedesche . Dei cinque eserciti che hanno già in Francia , i due estremi , quelli di von Kluck e di von Bülow , hanno fatto fronte a Parigi e trattengono l ' avversario . Ma questa azione è , secondo noi , secondaria . Non esiste la grande battaglia di Parigi , né sulle rive del grande e piccolo Morin si sta oggi ricercando , da parte dei tedeschi , la soluzione rapida della lotta . La lotta è sostenuta dagli eserciti di von Hausen , del principe del Württemberg e specialmente del principe ereditario di Germania . Essa si abbatte con violenza contro la fortezza di Verdun , che forma lo spigolo , il taglio del cuneo , costituito dall ' esercito francese mobile facente parte a nord con la diga difensiva : e vuole romperlo , per sgretolare tutta la difesa di Francia , per aver modo d ' introdursi per la breccia nel cuore del paese . È necessario per l ' esercito tedesco che la cortina dell ' est cada o , almeno , che siano battuti gli eserciti elle stanno fra essa . E mentre i tre eserciti sono ancora all ' altezza di Verdun , le truppe tedesche del principe di Baviera e di von Heeringen , in Lorena ed in Alsazia , tengono impegnato l ' avversario . Ma quando gli eserciti del nord avranno sufficientemente avanzato verso mezzogiorno , in modo da far sentire la propria azione sul rovescio delle truppe francesi che ora . combattono volte ad oriente , assai probabilmente gli eserciti del principe di Baviera e di von Heeringen si porteranno risolutamente innanzi , per schiacciare tra due pressioni l ' avversario . La presenza di Guglielmo a Metz può volere appunto significare il trasferimento dello sforzo supremo tedesco dai campi dell ' Isola di Francia a quelli della Lorena . Non vogliamo insistere nelle supposizioni e nelle ipotesi , quasi sempre fallaci : ma , con molta probabilità , la prossima battaglia della Lorena , o se non succederà propriamente in questa regione , quella di Verdun , sarà la decisiva della campagna . I francesi si sono resi conto di ciò che vuol dire per i tedeschi impadronirsi della cortina difensiva dell ’ est ? Al punto in cui sono le cose , la domanda non può avere ancora , non diremo sicura risposta , ma nemmeno approssimativa . L ' attacco risoluto portato sul fianco destro dei tedeschi indurrebbe , veramente , a credere che i francesi nutrano fiducia nella resistenza della cortina stessa : altrimenti non si saprebbe spiegare la loro mossa , che spinge gli avversari contro la cortina , con pericolo di farla sfondare . Ma nulla sappiamo di sicuro sul modo con cui la diga dell ' est sia stata occupata , e quali eserciti manovrino fra essa : sicché accenniamo soltanto alla questione e concludiamo . L ' esercito tedesco , per riuscire nell ' offensiva , ha bisogno di avere il fianco sinistro in comunicazione con la Germania : altrimenti non può operare liberamente , e le sue condizioni sono pericolose . Tutti i suoi sforzi attuali sono diretti , a parer nostro , a preparare l ' apertura di queste comunicazioni . Se ha calcolato bene la sua forza d ' offesa e questa è superiore alla forza di resistenza della muraglia francese , la condizione sua è buona , perché giungerà a trovarsi a contatto con l ' avversario , dopo averlo spostato dalla linea delle fortezze oramai inutili , pur conservandosi libero in lutti i suoi movimenti . Se la forza di resistenza opposta dalla muraglia francese è maggiore dell ' energia tedesca , l ' esercito tedesco si trova in cattive condizioni : poiché non può avanzare ad occidente , e allontanarsi sempre più dalla Germania . Sulla linea di ritirata non sta più la patria nella quale , in caso di sfortuna , possa rifugiarsi .
Mutazioni ( Montale Eugenio , 1949 )
StampaQuotidiana ,
Nel corso della mia vita - non lunghissima ma neppur troppo breve - ho fatto in tempo ad assistere a tre fatti socialmente importanti : la decadenza della « villeggiatura » , un significativo calo nel consumo del vino e nello smercio di quel prodotto letterario che nei tempi moderni s ' è chiamato romanzo . ( Dico nei tempi moderni : Le roman de la rose non è , in questo senso , un romanzo . ) Non si tratterà di eclissi totale , perché l ' uomo di domani dovrà pur bere , dovrà salvarsi per qualche giorno dalle torride calure estive e avrà la curiosità , di tanto in tanto , di leggere qualche libro ; ma insomma , il grosso fiasco « a consumo » che ancora dieci anni fa si faceva portare a tavola Pietro Pancrazi anche se pranzava da solo - e come lui tutti i gentiluomini suoi pari - , le lunghe residenze in villa ( tre mesi e per i proprietari terrieri anche cinque , da maggio a novembre ) e le attente degustazioni del vien de paraître giallo o bianco ( Plon Nourrit o Charpentier - Fasquelle - Treves o Baldini e Castoldi - Bourget , Fogazzaro , Kipling eccetera ) sono fenomeni ormai impensabili . Le statistiche parlano chiaro : si beve sempre meno vino , non solo in Italia , ma anche in Francia e in Spagna . In Italia un buon terzo di fiaschetti e delle bottiglie dell ' anno scorso sono ancora da smaltire e già si annunzia la prossima vendemmia . I librai vendono ancora qualche libro ma da anni i romanzi sono in coda , battuti persino dai libri di versi , dalla già invendibile « poesia » . E quanto alle ville e al villeggiare , basta muoversi in un mese che non sia questo di agosto per vedere che le ville restano chiuse , fatta eccezione per i grandi centri estivi mondani ( come Cortina o il Forte dei Marmi ) e per le fattorie padronali che danno da vivere ( per ora ) ai proprietari - residenti . La gente non villeggia più : in Inghilterra chi aveva case di campagna , castelli , ville e villoni li ha ceduti allo Stato per non pagarne le tasse ; ma ormai anche là lo Stato non sa più che farsene . Non esistono abbastanza mutilati orfani e pensionati per occuparle a spese della collettività . Da noi chi è riuscito a vendere o ad affittare la propria villa limita le sue ferie a una quindicina di giorni trascorsi in una stazione estiva di gran nome , dove spesso deve accontentarsi di dormire su un materasso calcato in una vasca da bagno o negli inabitabili recessi di qualche sedicente dépendance . Non villeggiano , uomini e donne : ballonzolano qua e là su strepitose motociclette tascabili , dormono e mangiano alla peggio , agitano bastoni da golf o racchette o mazzi di carte , mugolano disperatamente motivi come « Oi mama , oi mama / me gusta un bel muchacho » , ballano raspe o sambe e bevono un po ' di tutto , fuorché vino . Uomini e donne villeggiano in piccole città scomode e rumorose e , se leggono , leggono giornali a fumetto , libri di divulgazione scientifica o quasi , libri di storia romanzata e persino libri di versi ; non però romanzi . Perché ? C ' è una interdipendenza fra queste sparizioni e fra quelle che potrebbero probabilmente aggiungersi alla lista delle prime tre ? Scartiamo il fattore economico che salta subito agli occhi ma è piuttosto effetto che causa , e cerchiamo oltre . Una relazione , una causa comune , la si vede chiaramente e consiste nell ' acceleramento del ritmo della vita collettiva . Il fiasco in tavola , i lunghi soggiorni in campagna , le letture lunghe e serie , sostenute da un ' opinione diffusa e duratura , incoraggiate e formate dalla critica ( altra attività che sparisce ) son fenomeni che appartennero a un ' età più lenta della nostra . Quand ' ero ragazzo io , villeggiare voleva dire un viaggio di sci o sette ore , in diligenza o in treno omnibus , per coprire una distanza di pochi chilometri ; voleva dire la casa paterna , l ' orto , il giardino , l ' acqua del pozzo , l ' amicizia coi figli del contadino o del manente , la pesca , le notti di battuggia o di pesca alla lampara , l ' attesa della caccia , la pulitura dei fucili , la scelta delle borre , dei pallini e delle polveri , l ' orlatura delle cartucce , il risveglio col batticuore all ' alba del giorno dell ' « apertura » , mentre i primi spari echeggiavano fra gli uliveti . Si villeggiava in riviera o sull ' Appennino , in casa propria o quasi propria , per mesi e mesi . Non solo i bambini , ma anche i grandi facevano lunghi turni di villeggiatura . Nella mia città gli uffici , gli scrigni , chiudevano alle cinque del pomeriggio , le ore scorrevano lente , pochi si occupavano di politica , i rumori erano ridotti al minimo : la trombetta di un venditore di gelati bastava da sola a riempire tutto un sestiere . Non esistevano le bibite eccitanti , i cocktails . All ' alba del secolo i pochi che incominciarono a bere 1'«americano» ( deprecati viveurs in bombetta e stiffelius ) erano additati al disprezzo generale . Certo , esisteva la maga verde , l ' assenzio ; esistevano gli esseri fatali che partivano per Saint - Moritz o per Ostenda o per il Karersee ; ma si trattava , per lo più , di personaggi di Luciano Zuccoli o della Serao del periodo mistico - mondano . Quando quella vita in tono minore andò in frantumi sparirono i fiaschi dalle tavole , si fecero rari i vini non industrializzati , bevibili , e si dissolsero anche i generi letterari . Primo fra tutti il romanzo . Il romanzo volle essere ( e doveva ) specchio della vita , volle aggiornarsi . Perdette il canovaccio , i personaggi , i caratteri , la psicologia ; si ridusse a illuminazione , a rapsodia , a suite ; ma strada facendo gli avvenne anche di perdere i suoi lettori : quelli grossi , per i quali era troppo sottile , e quelli sottili , per i quali era troppo grosso . Di fronte a certi libri d ' oggi l ' obiezione : bello , ma a chi si rivolge ? resta fondamentale , insuperabile . Un libro , e un romanzo poi ! , non può esser letto solo da chi l ' ha scritto . S ' intende che la rarefazione di certi fenomeni non fa che renderne più preziosa e più utile la sopravvivenza . Mentre scrivo esiste certo qualcuno che sta rileggendosi per la decima volta la Chartreuse de Parme e ne annaffia le pagine migliori con una bottiglia di Vieux Pommard . Neppure in avvenire mancheranno gli happy few che sapranno godersi i riposi in villa e le attente libazioni dei rari vini non adulterati . Quanto ai lettori di oggi , essi sembrano dividere le loro preferenze fra i libri utilitari e quelli che possono considerarsi come opere di fondo , di interesse duraturo . Libri che si possano anche rileggere , centellinare : e fra questi si affacciano persino i libri di poesia ... Un romanzo che non sia legato al senso del tempo , che si scopra tutto in una volta che sia soltanto urlo interiezione e lampo nel buio è già un libro che difficilmente si rileggerà . Di fronte a opere simili il pubblico preferisce acquistare un « tutto Proust » , magari a scopo di regalo nuziale . L ' età che ha assistito alla più violenta levata di scudi contro il tempo che la storia ricordi , l ' età nostra , l ' età del cubismo e del surrealismo , mostra una segreta predilezione per le opere in cui il tempo , il senso psicologico che ci unisce al passato sono ancora avvertibili . Speriamo che l ' avvenire confermi questa preferenza . Rotte le barriere fra l ' arte e la vita , violentemente liricizzato ogni atto dell ' esistenza quotidiana , l ' arte non potrà che sparire o rifarsi daccapo a un senso più lento , più statico delle cose . Se ciò non avvenisse , se il tempo tradizionalmente sentito sparisse dalla vita e tutti vivessero soltanto nell ' istante ( il che è perfettamente immaginabile ) , l ' uomo dell ' avvenire dovrà nascere fornito di un cervello e di un sistema nervoso del tutto diversi da quelli di cui disponiamo noi , esseri ancora tradizionali , copernicani , classici . Perché la tragedia dei nostri giorni è tutta qui : che noi reagiamo a fenomeni nuovi con istrumenti vecchi , abbiamo scoperto armi , oggetti e pensieri dei quali non conosciamo né il perché né la portata . Vediamo morire molte cose , nascerne molte altre , ma ci sfugge il senso , la direzione del mutamento . Per dirne una sola : se si potesse guarire gli uomini , tutti gli uomini , dai loro complessi , avrebbe ancora una ragione di esistere l ' arte ( l ' arte com ' è concepita oggi ? ) . « Torniamo all ' antico » dice l ' uomo classico sturando una bottiglia di Malvasia e allungandosi ai piedi di una vecchia quercia . Ma i suoi figli - ed egli stesso segretamente - sanno troppo bene che , purtroppo , questo non è più possibile . Addio , vecchio mondo , abbiamo sbagliato la data della nostra nascita !