StampaQuotidiana ,
L
'
anno
finisce
nel
nostro
paese
sotto
il
segno
della
violenza
più
abietta
.
Mi
vado
sempre
più
convincendo
che
la
violenza
terroristica
,
specie
quella
rivolta
non
contro
il
personaggio
rappresentativo
di
un
potere
che
si
vuole
abbattere
,
ma
quella
che
si
scatena
contro
una
folla
ignara
,
scelta
a
caso
,
con
assoluta
indifferenza
,
sia
violenza
fine
a
se
stessa
.
La
violenza
per
la
violenza
.
O
per
lo
meno
l
'
enorme
sproporzione
tra
il
mezzo
e
il
fine
è
tale
che
nessuna
persona
ragionevole
riesce
a
far
valere
rispetto
a
tale
atto
la
massima
machiavellica
del
fine
che
giustifica
i
mezzi
.
Questa
massima
fondamentale
dell
'
etica
politica
,
e
non
solamente
dell
'
etica
politica
ma
di
ogni
etica
che
giudica
l
'
azione
,
qualsiasi
azione
,
non
in
base
a
principi
universali
ma
in
base
ai
risultati
,
richiede
per
essere
accettata
tre
condizioni
.
Primo
:
non
qualsiasi
fine
giustifica
qualsiasi
mezzo
.
Il
fine
che
giustifica
il
mezzo
deve
a
sua
volta
essere
giustificato
.
In
altre
parole
,
deve
essere
un
fine
buono
.
Ma
in
base
a
quale
criterio
si
distinguono
i
fini
buoni
dai
fini
cattivi
?
E
chi
giudica
quali
sono
i
fini
buoni
e
i
fini
cattivi
?
La
massima
machiavellica
lascia
questo
problema
completamente
aperto
.
L
'
etica
dei
risultati
rinvia
all
'
etica
dei
principi
in
un
circolo
senza
fine
.
Secondo
:
il
fine
deve
essere
non
solo
in
qualche
modo
giustificabile
ma
anche
con
una
certa
probabilità
raggiungibile
.
Nel
dramma
di
Camus
,
I
giusti
,
uno
dei
protagonisti
,
il
rivoluzionario
,
proclama
:
«
Noi
uccidiamo
per
costruire
un
mondo
ove
più
nessuno
ucciderà
»
,
applicando
la
massima
secondo
cui
il
fine
giustifica
i
mezzi
,
e
annunciando
un
fine
che
non
può
non
essere
universalmente
riconosciuto
come
moralmente
nobile
.
Ma
la
sua
compagna
lo
interrompe
:
«
E
se
così
non
fosse
?
»
Quante
volte
nella
storia
è
stata
compiuta
un
'
azione
moralmente
riprovevole
con
intenzione
di
perseguire
uno
scopo
nobile
,
ma
poi
,
«
non
è
stato
così
»
?
Terzo
:
pure
ammesso
che
il
fine
sia
nobile
,
il
che
vuol
dire
giustificabile
con
argomenti
di
carattere
etico
,
e
raggiungibile
con
una
certa
probabilità
,
il
che
vuol
dire
non
arbitrario
,
non
velleitario
,
non
ingenuamente
utopistico
,
i
mezzi
impiegati
debbono
essere
tali
da
far
presumere
in
base
al
senso
comune
che
siano
adeguati
al
fine
,
e
se
vengono
giudicati
in
base
allo
stesso
senso
comune
immorali
,
siano
anche
i
soli
mezzi
capaci
di
ottenere
quello
scopo
e
pertanto
siano
non
solo
opportuni
ma
anche
rigorosamente
necessari
.
In
un
atto
terroristico
come
quello
compiuto
la
sera
di
domenica
23
dicembre
,
non
si
ritrova
nessuna
di
queste
tre
condizioni
.
Anzitutto
qual
è
il
fine
?
Impossibile
il
giudizio
sulla
bontà
o
non
bontà
del
fine
,
se
non
si
sa
esattamente
quale
sia
il
fine
dichiarato
o
presunto
.
Generalmente
nell
'
atto
di
terrorismo
puro
il
fine
non
è
dichiarato
:
a
differenza
del
terrorista
che
colpisce
un
bersaglio
preciso
,
il
terrorista
il
cui
obiettivo
è
unicamente
quello
di
seminar
panico
in
una
folla
inerme
,
può
rivendicare
il
gesto
ma
non
ne
rivela
mai
lo
scopo
.
Per
dare
un
'
apparenza
di
giustificazione
razionale
a
questa
forma
di
terrorismo
si
è
creduto
,
dalla
strage
di
piazza
Fontana
in
poi
,
che
un
fine
più
o
meno
preciso
ma
reale
esistesse
(
e
in
questo
senso
si
può
parlare
di
fine
presunto
)
e
consistesse
nella
creazione
di
uno
stato
di
cose
cui
è
stato
dato
un
nome
:
destabilizzazione
.
Ma
che
significa
«
destabilizzare
»
?
Si
tratta
di
una
delle
tante
parole
del
linguaggio
politico
che
,
essendo
abitualmente
usate
nella
conversazione
quotidiana
,
si
finisce
di
convincersi
abbiano
un
significato
preciso
,
mentre
non
appena
si
tenta
di
definirle
ci
si
accorge
che
sono
mobili
,
fluide
,
inafferrabili
.
Proviamo
a
intendere
per
«
destabilizzare
»
il
provocare
,
in
una
compagine
sociale
,
uno
stato
di
confusione
tale
da
rendere
praticamente
impossibile
il
normale
funzionamento
di
un
sistema
politico
qualunque
esso
sia
(
non
è
detto
che
solo
i
regimi
democratici
possano
essere
oggetto
di
un
'
azione
destabilizzante
)
.
Ma
questo
fine
è
raggiungibile
?
Che
una
strage
anche
grandissima
,
in
un
solo
punto
del
territorio
nazionale
,
specie
quando
si
tratti
di
un
territorio
vasto
come
quello
italiano
,
possa
avere
conseguenze
tali
da
creare
le
condizioni
per
un
rivolgimento
capace
di
mutare
radicalmente
lo
stato
di
cose
vigente
,
è
poco
credibile
.
Del
resto
le
stragi
sinora
compiute
non
hanno
avuto
altro
esito
che
quello
di
seminare
panico
,
sollevare
indignazione
,
provocare
lutti
le
cui
conseguenze
private
sono
infinitamente
superiori
a
quelle
pubbliche
e
politiche
.
Il
corso
degli
eventi
sarebbe
stato
diverso
nel
nostro
paese
se
le
stragi
non
fossero
avvenute
?
Avremmo
avuto
governi
più
stabili
,
politici
meno
discussi
,
maggiore
o
minore
inflazione
,
maggiore
o
minore
disoccupazione
?
Non
dovrebbe
essere
allora
altrettanto
destabilizzante
un
terremoto
?
In
un
naufragio
non
muoiono
altrettante
vittime
innocenti
?
Ma
se
il
raggiungimento
del
fine
,
anche
di
quello
presunto
,
è
poco
probabile
,
non
si
dovrà
dedurre
che
i
mezzi
(
mi
riferisco
alla
terza
condizione
)
sono
di
per
sé
palesemente
inadeguati
?
Le
interpretazioni
possibili
di
una
simile
azione
sono
due
:
o
l
'
attore
è
irrazionale
oppure
il
mezzo
si
è
convertito
nel
fine
,
non
ha
un
fine
perché
è
esso
stesso
il
fine
.
Riguardo
all
'
azione
del
terrorismo
puro
,
io
propendo
per
questa
seconda
interpretazione
.
L
'
unico
fine
della
strage
è
la
strage
.
So
benissimo
di
correre
sul
filo
del
paradosso
.
Ma
cerco
di
far
capire
e
di
capire
io
stesso
che
vi
sono
azioni
umane
di
fronte
alle
quali
si
può
parlare
di
malvagità
assoluta
.
Se
è
vero
,
come
io
credo
sia
vero
,
che
la
moralità
assoluta
consista
nel
fare
il
bene
con
nessun
altro
scopo
che
quello
di
fare
il
bene
,
disinteressatamente
,
la
immoralità
assoluta
dovrà
consistere
nel
compiere
un
'
azione
malvagia
con
nessun
altro
scopo
che
quello
di
fare
il
male
.
Il
terrorista
che
fa
esplodere
la
bomba
in
un
treno
è
perfettamente
consapevole
del
fatto
che
le
vittime
designate
sono
innocenti
.
Non
sono
neppure
suoi
nemici
.
Non
sono
neppure
capri
espiatori
di
un
rito
propiziatorio
compiuto
per
placare
un
dio
irato
.
Sono
cose
vili
,
oggetti
di
nessun
conto
(
e
per
questo
l
'
uno
vale
l
'
altro
)
,
la
cui
distruzione
egli
affida
al
caso
per
mostrare
la
sua
cieca
volontà
di
potenza
,
la
sua
radicale
indifferenza
ad
ogni
fine
che
la
trascenda
.
StampaQuotidiana ,
13
settembre
.
Un
comunicato
ufficiale
francese
delle
ore
23
ciel
giorno
11
informa
che
la
situazione
dei
belligeranti
si
può
riassumere
così
:
«
La
sinistra
francese
,
continuando
a
spingere
innanzi
a
sé
la
destra
tedesca
,
l
'
ha
obbligata
a
proseguire
la
ritirata
a
nord
della
Marna
,
nella
direzione
di
Soissons
e
di
Compiègne
.
Al
centro
,
i
tedeschi
hanno
ceduto
nel
tratto
fra
Sézanne
e
Révigny
;
ma
nelle
Argonne
non
hanno
indietreggiato
.
All
'
ala
destra
francese
,
nella
Lorena
e
nei
Vosgi
,
non
è
avvenuto
nulla
di
nuovo
»
.
Vale
a
dire
,
secondo
le
notizie
francesi
,
che
,
tutto
restando
immutato
sul
resto
della
fronte
,
l
'
esercito
repubblicano
con
l
'
alleato
inglese
ha
ottenuto
un
buon
successo
specialmente
a
sinistra
sul
punto
e
con
le
forze
con
cui
ha
eseguito
la
manovra
contro
l
'
avversario
.
Di
fronte
a
questo
risultato
,
che
riassume
una
strenua
lotta
di
cinque
giorni
(
dal
6
all'11
)
il
grande
stato
maggiore
tedesco
comunica
soltanto
che
«
l
'
esercito
del
principe
imperiale
tedesco
si
è
impadronito
il
l0
corrente
di
una
posizione
fortificata
francese
a
sud
-
est
di
Verdun
;
e
parte
dell
'
esercito
attacca
i
forti
situati
a
sud
di
Verdun
,
che
sono
da
ieri
(
9
settembre
)
bombardati
dall
'
artiglieria
pesante
»
.
Altre
informazioni
,
non
ufficiali
però
,
accennano
ad
una
attiva
ripresa
della
lotta
in
Alsazia
.
I
due
comunicati
ufficiali
sembrano
avere
un
'
importanza
così
enormemente
diversa
da
non
potere
essere
nemmeno
paragonati
:
e
a
confronto
di
quello
francese
,
il
comunicato
tedesco
ha
l
'
aria
di
una
notizia
di
consolazione
.
E
,
forse
,
per
il
momento
l
'
importanza
è
veramente
diversa
.
Ma
la
notizia
tedesca
ha
un
suo
valore
,
che
,
se
non
adesso
,
potrebbe
diventare
fra
breve
grande
;
e
noi
ci
proponiamo
qui
di
richiamare
l
attenzione
su
questo
valore
.
Così
il
lettore
,
che
per
la
larghezza
di
notizie
del
comunicato
francese
,
ha
già
una
giusta
ed
ampia
idea
del
buon
successo
dell
'
esercito
franco
-
inglese
,
non
sarà
tratto
a
dedurne
conclusioni
,
che
potranno
anche
avverarsi
,
ma
ora
sono
del
tutto
premature
.
Il
buon
successo
francese
sulla
destra
tedesca
formata
dagli
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
è
la
punizione
si
un
errore
tedesco
.
Data
la
forza
dei
combattenti
e
l
'
estensione
di
terreno
da
essi
occupata
,
la
punizione
è
stata
inflitta
dopo
un
accanito
combattimento
,
durato
,
come
abbiamo
detto
,
cinque
giorni
:
ma
è
venuta
inesorabilmente
.
A
parte
le
condizioni
fisiche
e
morali
dell
'
esercito
tedesco
,
che
pure
riconosciamo
debbano
avere
avuto
grande
peso
nell
'
azione
generale
,
questo
il
6
settembre
,
cioè
quando
fu
attaccato
risolutamente
dall
'
avversario
,
si
trovava
difettosamente
dislocato
.
Il
difetto
derivava
dal
fatto
che
fino
al
3
di
settembre
esso
aveva
marciato
su
Parigi
con
la
destra
innanzi
,
nel
seguente
modo
:
von
Kluck
,
von
Bülow
,
von
Hausen
,
principe
del
Württemberg
,
principe
ereditario
di
Germania
.
L
'
esercito
del
von
Kluck
era
quindi
il
più
vicino
a
Parigi
,
e
quello
del
principe
ereditario
di
Germania
il
più
lontano
.
Tale
formazione
di
marcia
era
opportuna
per
parare
agli
eventuali
attacchi
che
provenissero
da
sud
;
ed
era
stata
imposta
dalla
diversa
resistenza
che
,
in
diversi
luoghi
,
i
francesi
avevano
fatto
all
'
avanzata
.
Ma
,
cambiata
la
fronte
col
mutamento
di
direzione
verso
sud
per
ricercare
l
'
esercito
francese
,
i
tedeschi
,
che
non
potevano
certamente
ignorare
come
il
pericolo
della
loro
avanzata
fosse
costituito
dalla
resistenza
che
avrebbero
potuto
trovare
sulla
loro
sinistra
(
cortina
Verdun
-
Toul
ed
esercito
ad
essa
appoggiato
)
,
non
avrebbero
dovuto
far
continuare
risolutamente
la
marcia
verso
sud
agli
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
.
Questi
,
giungendo
nella
regione
a
nord
di
Provins
mentre
quello
del
principe
ereditario
era
ancora
attorno
a
Verdun
,
venivano
a
indebolire
tutta
la
linea
tedesca
.
Essi
infatti
erano
sopravanzati
giù
,
prima
di
combattere
,
verso
nord
,
cioè
sulle
retrovie
,
da
quelle
forze
che
i
francesi
potevano
avere
radunate
nel
campo
trincerato
di
Parigi
o
più
a
settentrione
:
e
lasciavano
scoperto
il
resto
dell
'
esercito
,
che
avrebbero
dovute
in
qualche
modo
difendere
,
poiché
si
trovavano
più
a
sud
di
esso
.
Ora
si
potrebbe
comprendere
elle
l
'
intero
esercito
tedesco
,
dovendo
avanzare
verso
mezzogiorno
,
avesse
dislocata
l
'
ala
destra
di
fronte
a
Parigi
,
se
però
l
'
avesse
tenuta
a
nord
della
Marna
,
in
maniera
da
non
essere
aggirata
che
da
larghi
movimenti
avversari
,
i
quali
obbligassero
questi
a
rimontare
,
per
esempio
,
l
'
Oise
e
facessero
perder
loro
tempo
e
uomini
.
Posta
fuori
della
rimanente
linea
tedesca
,
quell
'
ala
,
relativamente
sicura
,
poteva
allora
abbattersi
sulle
truppe
che
da
Parigi
avessero
tentato
di
attaccare
il
terzo
esercito
di
von
Hausen
,
muovendo
direttamente
da
ovest
verso
est
.
Ma
facendola
scendere
così
avanti
a
sud
si
esponeva
ad
essere
presa
d
'
infilata
e
di
rovescio
:
e
questo
è
quanto
per
poco
non
accadde
.
Il
comunicato
francese
,
con
cavalleresca
cortesia
,
dice
che
l
'
esercito
del
generale
von
Kluck
con
una
serie
di
movimenti
abili
e
rapidi
pervenne
a
sfuggire
alla
stretta
da
cui
era
minacciato
,
e
si
gettò
con
la
maggior
parte
dello
forze
contro
la
sinistra
francese
,
che
operava
il
movimento
aggirante
al
nord
della
Marna
e
ad
ovest
dell
'
Ourcq
.
Ma
basta
appunto
questa
constatazione
per
dimostrare
che
von
Kluck
subiva
,
così
facendo
,
l
'
azione
francese
,
e
non
imponeva
affatto
la
propria
:
e
il
risultato
dei
suoi
sforzi
provvidi
e
fortunati
era
,
non
di
infliggere
un
danno
al
nemico
,
ma
di
fuggire
nel
miglior
modo
possibile
il
danno
che
stava
egli
per
subire
,
gravissimo
.
Indubbiamente
,
quindi
,
i
francesi
avevano
conseguito
sulla
loro
sinistra
un
buon
successo
,
che
bisogna
apprezzare
.
Noi
ne
teniamo
calcolo
,
pur
facendo
notare
che
dei
sette
eserciti
tedeschi
due
soli
erano
quelli
che
avevano
dovuto
così
decisamente
indietreggiare
:
e
che
quindi
ne
rimanevano
altri
cinque
di
cui
bisogna
esaminare
le
condizioni
.
I
buoni
successi
elle
i
francesi
hanno
riportato
sui
tedeschi
nel
tratto
fra
Sézanne
e
Révignnv
,
benché
enunciati
più
modestamente
della
vittoria
della
sinistra
,
sono
,
a
parer
nostro
,
per
l
'
andamento
generale
della
battaglia
,
di
importanza
assai
maggiore
.
In
ogni
esercito
operante
la
parte
più
delicata
è
il
centro
,
quando
intorno
ad
esso
girano
le
altre
truppe
:
ed
è
tanto
più
delicata
,
quanto
più
le
ali
sono
fortemente
impegnate
col
nemico
.
Se
il
centro
tedesco
è
nettamente
respinto
dal
centro
francese
,
mentre
la
destra
è
premuta
dall
'
esercito
franco
-
inglese
e
la
sinistra
è
trattenuta
dalle
diga
difensiva
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
,
si
spezza
il
punto
di
congiunzione
delle
forze
tedesche
,
e
le
due
ali
cadono
poiché
non
sono
più
sostenute
da
un
corpo
vivo
.
Una
puntata
francese
data
in
questo
modo
da
sud
a
nord
,
cioè
da
Vitrv
-
le
-
François
verso
Verdun
taglierebbe
completamente
fuori
dal
grosso
i
due
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
e
renderebbe
loro
quasi
impossibile
la
ritirata
.
Ora
,
se
la
ritirata
della
destra
tedesca
può
anche
essere
considerata
come
una
manovra
che
riavvicini
la
destra
al
centro
,
da
cui
era
troppo
distante
,
la
ritirata
del
centro
deve
essere
giudicata
una
necessità
.
Non
si
può
ammettere
che
sia
manovra
quell
'
operazione
che
presuppone
la
rinuncia
a
qualunque
azione
tedesca
verso
il
mezzogiorno
della
Francia
e
verso
l
'
esercito
francese
,
lasciando
scoperta
la
truppa
tedesca
che
deve
operare
su
Verdun
.
Ecco
in
conseguenza
delinearsi
in
tutto
il
suo
valore
la
notizia
del
comunicato
tedesco
,
annunziante
«
la
presa
della
posizione
fortificata
nemica
a
sud
-
est
di
Verdun
,
e
l
'
attacco
dei
forti
a
sud
con
le
artiglierie
pesanti
»
.
Significa
essa
che
gli
eserciti
tedeschi
,
che
non
sono
stati
respinti
,
si
affannano
a
sgretolare
lo
spigolo
di
quella
muraglia
,
che
deve
cedere
ai
loro
sforzi
se
vogliono
avanzare
o
soltanto
rimanere
in
Francia
.
Bisogna
rammentare
che
l
'
esercito
tedesco
è
penetrato
in
Francia
per
il
Belgio
perché
,
dovendo
agire
rapidamente
,
ha
voluto
evitare
l
attacco
di
fronte
dell
'
assetto
difensivo
francese
.
Ha
giudicato
,
così
operando
,
che
gli
ostacoli
e
le
minacce
che
avrebbero
potuto
essere
create
dal
Belgio
nemico
e
dalla
esposizione
del
fianco
destro
e
delle
retrovie
agli
attacchi
avversari
,
sarebbero
state
minori
degli
ostacoli
e
delle
minacce
che
avrebbero
opposte
le
fortezze
francesi
.
Non
c
'
è
chi
non
veda
quanto
valore
il
Comando
tedesco
attribuisse
dunque
a
queste
,
all
'
inizio
della
campagna
.
Ora
è
certo
che
l
'
avanzata
per
il
nord
,
così
come
è
stata
eseguita
,
ha
raggiunto
sotto
questo
aspetto
lo
scopo
.
Ha
,
per
il
momento
,
fallito
l
'
obiettivo
Parigi
,
perché
Parigi
non
è
più
la
capitale
della
Francia
che
attira
a
sé
le
forze
armate
;
non
ha
,
conseguentemente
,
sorpreso
queste
forze
,
perché
esse
hanno
lasciato
a
sé
la
grande
città
,
e
si
sono
presentate
a
combattere
dove
hanno
voluto
:
ma
le
ha
però
attaccate
di
fronte
,
non
protette
direttamente
dalle
fortezze
.
L
'
esercito
tedesco
è
giunto
dinanzi
all
'
avversario
in
buone
condizioni
?
Vi
è
giunto
stremato
di
uomini
e
di
munizioni
?
Ha
la
forza
di
approfittare
del
buon
successo
conseguito
o
,
dopo
avere
manovrato
strategicamente
bene
,
si
trova
sul
campo
tattico
in
peggiori
condizioni
del
nemico
?
Questo
è
quanto
ora
non
si
può
dire
in
nessun
modo
,
perché
mancano
gli
elementi
per
rispondere
.
Risponderà
fra
breve
,
come
abbiamo
accennato
,
il
centro
tedesco
,
resistendo
o
no
all
'
impeto
francese
.
Ma
il
comunicato
ufficiale
conferma
le
deduzioni
seguenti
.
C
'
è
voluto
un
certo
tempo
per
far
giungere
sino
a
Verdun
le
artiglierie
pesanti
:
ma
sono
giunte
,
e
già
qualche
forte
è
caduto
.
Inoltre
,
parte
dell
'
esercito
ha
già
sopravanzato
la
fortezza
,
poiché
sta
attaccando
i
forti
che
sono
a
sud
di
essa
.
Se
un
buon
successo
si
delinea
qui
per
i
tedeschi
,
un
'
avanzata
risoluta
sulla
sinistra
della
Mosa
e
verso
Bar
-
le
-
Duc
non
darà
almeno
risultati
uguali
a
quelli
conseguiti
dalla
sinistra
.
francese
?
L
'
esercito
tedesco
,
sicuro
delle
comunicazioni
con
la
madre
patria
ad
est
,
potrebbe
sfondare
il
centro
dell
'
esercito
francese
,
e
respingere
verso
nord
la
parte
di
esso
elle
ora
combatte
vittoriosamente
,
specialmente
se
questa
si
farà
attirare
nell
'
inseguimento
degli
eserciti
tedeschi
di
destra
.
Anche
l
'
accenno
a
questa
probabilità
può
parere
prematuro
,
e
possiamo
essere
d
'
accordo
in
ciò
:
ma
le
battaglie
d
'
oggi
non
sono
a
breve
scadenza
.
Per
giorni
e
giorni
non
bisogna
mai
perder
cui
vista
il
piccolo
punto
di
partenza
,
che
poi
produce
effetti
tanto
grandi
.
Un
buon
successo
dei
francesi
in
campo
aperto
,
vasto
e
clamoroso
;
un
buon
successo
dei
tedeschi
nel
campo
ossidionale
,
meno
vistoso
e
più
ristretto
:
un
risultato
che
si
delinea
nettamente
favorevole
ai
francesi
al
centro
della
battaglia
:
ecco
il
bilancio
che
si
può
trarre
dalla
prima
fase
della
grande
lotta
.
I
francesi
hanno
già
mostrato
chiaramente
il
loro
giuoco
,
ed
hanno
vinto
la
loro
posta
:
i
tedeschi
hanno
lasciato
intravvedere
il
loro
,
ma
senza
ottenerne
effetti
chiari
.
Li
potranno
avere
?
Il
6
luglio
del
1809
,
sui
campi
di
battaglia
di
Wagram
,
Napoleone
vedeva
dalla
mattina
la
sinistra
ed
il
centro
del
proprio
esercito
cedere
alla
pressione
dell
'
esercito
avversario
dell
'
arciduca
Carlo
(
allora
le
ore
equivalevano
ai
giorni
dell
'
attuale
campagna
)
.
Poi
le
cose
,
nelle
linee
dell
'
Imperatore
,
si
erano
alquanto
rimesse
:
ma
la
battaglia
era
ancora
incerta
.
Dinanzi
ai
generali
,
che
gli
chiedevano
ordini
,
Napoleone
taceva
;
ma
continuava
a
fissare
una
torre
quadrata
,
che
sorgeva
sulle
alture
di
Neusiedel
,
a
destra
,
lontano
dal
posto
in
cui
era
.
A
un
certo
momento
vide
un
fumo
alzarsi
presso
la
torre
:
era
il
segno
che
il
generale
Davout
,
col
suo
corpo
d
'
esercito
composto
delle
immortali
divisioni
Friant
,
Gudin
e
Morand
e
di
tredici
reggimenti
di
cavalleria
,
aveva
raggiunto
l
'
obiettivo
che
l
'
Imperatore
gli
aveva
assegnato
.
La
battaglia
è
vinta
»
disse
l
'
Imperatore
.
Tutta
Wagram
aveva
consistito
per
lui
,
da
un
certo
momento
,
nel
raggiungimento
di
quelle
alture
.
I
tedeschi
hanno
fatto
probabilmente
consistere
tutta
la
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
nella
presa
della
linea
delle
fortezze
francesi
,
e
verso
quelle
hanno
guardato
fino
ad
ora
.
Ma
per
raggiungere
il
loro
risultato
sarebbe
stato
bene
che
la
destra
non
avesse
ceduto
:
ed
è
assolutamente
necessario
che
il
centro
resista
.
Se
questo
non
resiste
,
ripetiamo
,
ai
tedeschi
non
resta
che
la
ritirata
verso
il
nord
,
per
non
essere
schiacciati
di
fronte
,
di
fianco
e
sulle
retrovie
.
StampaQuotidiana ,
L
'
impresa
militare
americana
contro
la
Libia
,
presentata
e
giustificata
come
una
risposta
legittima
a
un
atto
di
terrorismo
,
solleva
ancora
una
volta
l
'
eterno
problema
del
rapporto
fra
la
morale
comune
o
il
diritto
,
suo
fratello
minore
,
e
la
violenza
.
Eterno
,
perché
non
mai
risolto
e
probabilmente
insolubile
,
se
è
vero
,
e
io
credo
sia
vero
,
quel
che
diceva
Machiavelli
:
gli
uomini
«
hanno
ed
ebbero
sempre
le
stesse
passioni
»
,
ed
è
quindi
naturale
che
ne
derivino
gli
stessi
effetti
.
La
morale
comune
e
il
diritto
,
suo
fratello
minore
,
condannano
in
linea
di
principio
la
violenza
e
ammettono
che
l
'
unica
violenza
legittima
sia
quella
che
risponde
alla
violenza
dell
'
altro
,
almeno
in
date
circostanze
,
quando
non
è
possibile
diversa
risposta
.
Detto
altrimenti
,
la
violenza
di
un
soggetto
,
individuo
o
gruppo
che
sia
,
in
linea
di
principio
illecita
,
diventa
lecita
quando
in
una
data
situazione
rappresenta
il
solo
rimedio
possibile
alla
violenza
dell
'
altro
.
Illecita
è
la
violenza
dell
'
aggressore
,
o
originaria
,
lecita
la
violenza
di
chi
si
difende
,
o
derivata
.
Ma
in
un
sistema
in
cui
non
esiste
un
giudice
imparziale
al
di
sopra
delle
parti
,
o
se
esiste
non
è
tenuto
in
alcun
conto
,
come
accade
nel
sistema
dei
rapporti
internazionali
,
chi
decide
quale
sia
la
violenza
originaria
e
quale
quella
derivata
?
A
questa
domanda
non
è
difficile
dare
una
risposta
sulla
base
della
lezione
dei
fatti
:
la
violenza
originaria
è
sempre
,
per
ognuno
dei
due
contendenti
,
quella
dell
'
altro
.
Anche
nel
caso
che
l
'
aggressione
sia
venuta
palesemente
da
una
delle
parti
:
basta
considerare
l
'
aggressione
come
una
reazione
preventiva
a
una
violenza
minacciata
.
Gli
americani
bombardano
Tripoli
per
ritorsione
contro
la
bomba
di
Berlino
attribuita
a
Gheddafi
come
mandante
.
In
tal
modo
la
loro
violenza
viene
giustificata
come
derivata
.
Ma
il
terrorista
non
si
trova
affatto
in
imbarazzo
a
replicare
(
ed
è
infatti
un
suo
argomento
abituale
)
che
il
terrorismo
è
l
'
unico
atto
di
guerra
consentito
ai
piccoli
contro
i
grandi
ed
è
quindi
l
'
unica
reazione
possibile
,
ancorché
spietata
(
ma
se
non
fosse
spietata
non
sarebbe
una
risposta
efficace
)
,
alla
prepotenza
di
chi
esercita
ingiustamente
(
almeno
a
suo
giudizio
)
un
enorme
potere
.
Dunque
anche
la
sua
violenza
non
è
,
dal
suo
punto
di
vista
,
originaria
.
Provate
a
cercare
la
violenza
originaria
,
la
violenza
che
in
quanto
originaria
sia
da
considerarsi
sicuramente
illecita
.
Non
la
troverete
.
E
non
la
trovate
,
non
già
perché
non
ci
possa
essere
,
ma
perché
nessuno
dei
due
contendenti
ammetterà
mai
che
originaria
sia
la
propria
,
derivata
l
'
altrui
.
E
un
giudice
esterno
,
e
presumibilmente
imparziale
,
nel
sistema
internazionale
non
esiste
.
Esiste
la
pubblica
opinione
ma
,
come
tutti
possono
constatare
leggendo
i
giornali
in
questi
giorni
,
è
divisa
.
Ed
è
divisa
anche
perché
non
è
in
grado
di
conoscere
esattamente
le
cose
,
come
potrebbe
conoscerle
un
giudice
dopo
aver
esaminato
tutti
i
pro
e
tutti
i
contro
,
e
dopo
aver
avuto
accesso
a
tutte
le
prove
addotte
da
una
parte
e
dall
'
altra
.
Pur
non
dubitando
della
correttezza
del
governo
americano
,
sta
di
fatto
che
,
nel
nostro
caso
,
le
prove
vengono
da
una
sola
delle
parti
in
causa
.
Quel
che
è
peggio
,
siccome
ogni
atto
violento
per
giustificarsi
deve
rinviare
a
un
atto
violento
precedente
,
lo
stato
di
violenza
una
volta
cominciato
(
anche
se
non
si
sa
quando
e
per
colpa
di
chi
sia
davvero
cominciato
)
è
destinato
a
continuare
.
E
nel
continuare
,
la
violenza
cresce
di
intensità
e
di
estensione
.
Avviene
quel
fenomeno
che
si
chiama
«
spirale
»
della
violenza
.
Avviene
per
una
ragione
molto
semplice
:
come
si
legge
in
un
altro
grande
scrittore
politico
del
passato
,
è
naturale
che
chi
è
giudice
nella
propria
causa
sia
indotto
o
dall
'
«
indole
cattiva
»
o
dalle
«
passioni
»
o
dallo
«
spirito
di
vendetta
»
ad
andare
troppo
oltre
nella
reazione
e
a
commettere
a
sua
volta
,
anche
nel
caso
che
la
sua
risposta
sia
legittima
,
un
'
ingiustizia
.
Se
la
reazione
contenuta
nei
limiti
dell
'
entità
dell
'
offesa
è
una
violenza
derivata
,
per
quella
parte
in
cui
eccede
questi
limiti
diventa
originaria
.
In
quanto
originaria
,
può
provocare
una
ritorsione
che
diventa
a
sua
volta
derivata
e
quindi
legittima
.
Anche
il
diritto
penale
interno
stabilisce
che
nella
legittima
difesa
la
reazione
deve
essere
proporzionata
all
'
offesa
.
Ma
nei
rapporti
fra
due
nemici
che
non
riconoscono
al
di
sopra
di
loro
un
potere
comune
,
chi
decide
se
questa
proporzione
vi
sia
stata
?
Siccome
ancora
una
volta
ognuno
dei
due
contendenti
darà
probabilmente
un
giudizio
opposto
,
considerando
proporzionata
la
propria
difesa
,
sproporzionata
quella
dell
'
altro
,
sorgeranno
di
nuovo
ottime
ragioni
da
parte
di
entrambi
per
aggiungere
nuovi
anelli
alla
catena
.
Generalmente
questa
catena
termina
in
un
solo
modo
:
con
la
sconfitta
definitiva
di
una
delle
parti
.
Con
la
vittoria
del
più
forte
.
Poiché
non
si
è
potuto
fare
in
modo
che
quel
che
è
giusto
sia
forte
,
diceva
Pascal
,
si
è
fatto
in
modo
che
quel
che
è
forte
sia
giusto
.
Credo
che
non
sarà
diversa
la
conclusione
dell
'
attuale
conflitto
.
Le
azioni
politiche
si
giudicano
dai
risultati
.
La
legge
morale
non
c
'
entra
.
Il
giudizio
sulle
azioni
politiche
non
le
appartiene
.
Reagan
lo
ha
detto
più
volte
:
il
suo
scopo
è
quello
di
reprimere
e
sopprimere
,
alla
lunga
,
il
terrorismo
medio
-
orientale
.
Rispetto
a
questo
unico
metro
di
giudizio
della
sua
azione
,
è
troppo
presto
per
emettere
un
verdetto
.
Se
vi
sarà
una
recrudescenza
del
terrorismo
,
si
dirà
che
ha
avuto
torto
.
Se
si
attenuerà
o
cesserà
del
tutto
,
si
dirà
che
ha
avuto
ragione
.
Indipendentemente
dal
fatto
che
la
reazione
sia
stata
proporzionata
all
'
offesa
,
ossia
da
ogni
considerazione
di
principio
.
Il
fine
giustifica
i
mezzi
.
Ancora
Machiavelli
:
faccia
un
principe
in
modo
di
vincere
e
i
mezzi
«
saranno
sempre
giudicati
onorevoli
e
da
ciascuno
lodati
»
.
StampaQuotidiana ,
14
settembre
.
La
ritirata
dei
due
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
che
avrebbe
potuto
anche
attribuirsi
a
manovra
per
restringere
e
consolidare
la
linea
tedesca
,
si
propaga
a
tutto
l
'
esercito
tedesco
;
e
non
soltanto
a
quello
che
combatte
tra
Parigi
e
Verdun
,
ma
a
quello
che
sta
in
Lorena
,
dove
la
regione
di
Nancy
viene
sgombrata
e
Lunéville
è
rioccupata
dai
francesi
,
e
a
quello
del
Belgio
,
dove
sono
abbandonate
le
provincie
di
Anversa
,
del
Limburgo
e
della
Fiandra
orientale
.
L
'
impulso
che
spingeva
innanzi
,
in
tutti
i
sensi
,
a
nord
ad
ovest
a
sud
,
l
'
esercito
tedesco
è
arrestato
:
e
al
movimento
di
vittoriosa
espansione
pare
succedere
quel
momento
di
dubbio
,
che
spesso
è
prodromo
di
un
ripiegamento
totale
.
Non
crediamo
che
,
a
tutt
'
oggi
,
le
condizioni
tedesche
siano
disperate
.
Dubitiamo
che
la
ritirala
sia
definitiva
e
si
protragga
addirittura
ai
campi
trincerati
del
Reno
,
se
nuove
vittorie
francesi
non
avvengono
.
Può
darsi
anche
che
un
buon
successo
intorno
a
Verdun
rialzi
le
sorti
tedesche
,
benché
esso
,
forse
,
non
possa
più
compensare
gli
scacchi
provati
.
Per
riuscire
di
vero
aiuto
,
la
presa
di
Verdun
e
l
'
abbattimento
della
cortina
difensiva
francese
avrebbero
dovuto
accadere
mentre
l
'
esercito
combatteva
i
francesi
sulla
linea
Parigi
-
Verdun
.
Non
possiamo
,
ci
pare
,
credere
più
che
la
ritirata
delle
truppe
tedesche
risponda
ad
un
disegno
prestabilito
.
Come
potrebbe
ritirarsi
pensatamente
il
centro
,
se
nel
movimento
lascia
scoperto
tutto
l
'
apparecchio
fatto
per
l
'
attacco
di
Verdun
?
Le
preziose
artiglierie
pesanti
,
così
lente
a
muovere
,
avrebbero
già
dovuto
deliberatamente
essere
avviate
al
nord
,
per
non
correre
il
rischio
di
cadere
in
mano
ai
francesi
;
e
non
si
sciupano
per
una
finzione
di
guerra
tanto
lavoro
e
tanta
fatica
.
La
ritirata
tedesca
è
,
almeno
per
tre
eserciti
,
un
fatto
compiuto
:
e
se
anche
sarà
arrestata
più
o
meno
prossimamente
,
sarà
sempre
stata
il
segno
di
una
debolezza
che
è
esistita
nell
'
esercito
tedesco
.
Questa
debolezza
si
è
manifestata
improvvisamente
.
Nessuno
l
'
aveva
ancora
indicata
,
perché
i
sintomi
esteriori
non
la
facevano
sospettare
.
Se
qualche
dubbio
era
nato
,
era
stato
subito
soffocato
dall
'
andamento
vigoroso
delle
operazioni
tedesche
.
La
debolezza
attuale
dei
tedeschi
dipende
probabilmente
dalla
loro
deficienza
numerica
di
fronte
agli
avversari
.
I
tedeschi
,
dopo
avere
combattuto
come
se
avessero
riserve
inesauribili
d
'
uomini
da
sostituire
a
quelli
perduti
,
debbono
aver
riconosciuto
che
quelle
riserve
sono
esaurite
.
Il
sangue
che
alimentava
il
corpo
è
venuto
a
mancare
.
E
allora
il
fattore
numero
ha
preso
il
sopravvento
sugli
altri
,
che
finora
erano
stati
i
soli
considerati
,
ed
ha
imposto
il
proprio
sigillo
allo
svolgimento
della
guerra
.
Sì
,
altri
fattori
hanno
concorso
nella
determinazione
della
ritirata
tedesca
.
L
'
errore
tattico
di
cui
abbiamo
parlalo
,
di
prestare
,
per
avidità
di
avanzare
rapidamente
,
il
fianco
ed
il
rovescio
delle
truppe
dell
'
ala
destra
,
alle
truppe
francesi
del
campo
trincerato
di
Parigi
,
è
stato
uno
di
essi
.
La
stanchezza
degli
eserciti
,
combattenti
ininterrottamente
da
quaranta
giorni
,
e
marcianti
senza
pietà
dalla
mobilitazione
(
molti
di
essi
hanno
percorso
,
nel
loro
ampio
giro
,
dai
350
ai
400
chilometri
)
,
è
stato
un
altro
.
La
traversata
della
Champagne
,
forse
troppo
dura
per
il
terreno
nudo
e
polveroso
o
acquitrinoso
e
selvoso
,
e
troppo
allettante
per
i
prodotti
,
può
essere
stato
un
terzo
.
La
difficoltà
di
far
pervenire
munizioni
e
vettovaglie
alle
truppe
combattenti
,
così
distanti
dalla
madre
patria
(
pare
che
parecchi
corpi
tedeschi
abbiano
mancato
,
a
un
certo
momento
della
battaglia
,
di
cartucce
)
,
è
stato
certamente
un
quarto
.
Le
quattro
ferrovie
per
le
quali
i
tedeschi
hanno
potuto
rifornirsi
passando
pel
Belgio
portavano
certo
tutto
il
bisognevole
fino
alle
tappe
di
testa
;
ma
da
questi
,
luoghi
di
concentrazione
chi
lo
trasportava
alle
truppe
,
se
uomini
,
carreggi
e
quadrupedi
erano
disfatti
?
Sopra
tutto
,
la
tattica
,
che
il
tempo
ed
i
risultati
hanno
rivelato
opportuna
,
del
Comando
francese
,
ha
costituito
un
ultimo
e
più
importante
elemento
per
arrestare
l
'
avanzata
tedesca
.
Ma
la
causa
principale
dell
'
arresto
e
della
ritirata
è
,
a
nostro
parere
,
la
deficienza
di
forze
che
,
da
qualche
giorno
e
improvvisamente
,
si
deve
essere
manifestata
nell
'
esercito
tedesco
.
Tutti
gli
altri
inconvenienti
si
potevano
riparare
:
questo
no
.
Se
non
ci
fosse
questa
ragione
contro
cui
nessun
'
altra
vale
,
i
tedeschi
avrebbero
potuto
regolare
diversamente
i
loro
movimenti
di
ritirata
.
Si
sarebbe
capito
l
arretramento
della
destra
e
,
alla
peggio
,
anche
quello
del
centro
combattente
fra
Parigi
e
Verdun
:
la
necessità
comandava
.
Non
si
capisce
il
richiamo
delle
forze
del
Belgio
verso
l
'
esercito
principale
,
come
non
si
.
capisce
l
'
indietreggiamento
in
Lorena
,
dove
nulla
,
almeno
da
quanto
si
conosce
per
le
notizie
ufficiali
,
sembrava
imporre
questa
ritirata
.
Si
potrà
dire
che
non
è
possibile
elle
questa
deficienza
di
forze
si
sia
manifestata
ad
un
tratto
,
senza
nessun
preavviso
.
Certo
;
e
il
Comando
tedesco
da
qualche
tempo
(
vedremo
da
quanto
)
deve
averla
prevista
:
ma
questo
,
appunto
,
spiegherebbe
molti
fatti
d
'
iniziativa
tedesca
successi
negli
ultimi
giorni
,
e
specialmente
la
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
.
Ci
si
può
chiedere
intatti
come
è
possibile
che
l
'
esercito
tedesco
si
sia
messo
nell
'
imbuto
francese
,
quando
non
aveva
la
forza
di
schiacciare
la
resistenza
avversaria
.
E
la
risposta
può
essere
semplice
:
prima
di
retrocedere
per
necessità
di
cose
,
prima
di
perdere
volontariamente
il
frutto
di
tante
fatiche
e
di
tanto
sangue
,
i
tedeschi
possono
aver
voluto
tentare
la
sorte
(
con
le
debite
precauzioni
)
,
sperando
nell
'
aiuto
della
fortuna
.
La
deficienza
delle
forze
,
all
'
inizio
della
guerra
,
non
esisteva
per
la
Germania
.
Allo
scoppiare
delle
ostilità
la
Germania
,
avendo
ripartito
i
còmpiti
della
guerra
delle
nazioni
fra
sé
e
l
'
alleata
Austria
,
credeva
di
poter
attendere
con
fiducia
l
'
avvenire
e
di
potere
esercitare
qualunque
sforzo
,
anche
costosissimo
per
perdite
di
uomini
,
pur
di
raggiungere
immediatamente
lo
scopo
.
Essa
sarebbe
rimasta
nel
teatro
d
'
operazioni
occidentale
,
contro
la
Francia
e
il
Belgio
,
e
sia
pure
,
contro
l
'
Inghilterra
:
poiché
che
cosa
avrebbe
potuto
mai
portare
,
nei
primi
tempi
della
lotta
,
questa
Potenza
marittima
?
L
'
Austria
sarebbe
scesa
nel
teatro
orientale
:
l
'
Austria
,
origine
prima
del
conflitto
immane
,
preparata
da
molti
anni
,
alacre
,
aggressiva
,
gridante
da
tanto
tempo
,
per
bocca
del
suo
esercito
,
che
per
essa
la
guerra
era
questione
di
vita
o
di
morte
.
Di
fronte
le
stava
la
Russia
lenta
,
mastodontica
,
minacciosa
da
molto
tempo
a
parole
,
ma
remissiva
a
fatti
,
ferita
(
o
pareva
)
ancora
profondamente
dalla
disastrosa
guerra
del
Giappone
.
Non
poteva
esserci
dubbio
alcuno
sull
'
esito
immediato
della
lotta
.
E
ottenuta
la
vittoria
si
sarebbe
potuto
parlare
di
pace
:
la
celerità
avrebbe
compensato
ogni
altra
inferiorità
.
Con
questa
ripartizione
e
con
questa
convinzione
,
la
Germania
entrava
nella
guerra
regalmente
.
I
suoi
figli
,
per
vero
dire
,
corrispondevano
con
slancio
meraviglioso
alla
chiamata
della
madre
:
e
il
vedere
affluire
tanta
gente
robusta
,
salda
,
quadrata
aveva
ribadito
la
fede
nella
forza
senza
fine
tedesca
.
Contro
truppe
avversarie
meno
numerose
,
in
formazioni
rade
,
la
Germania
,
pur
di
passare
innanzi
velocemente
,
metteva
avanti
compatti
i
suoi
eserciti
:
e
passava
.
Ma
la
superiorità
numerica
fu
rotta
il
giorno
in
cui
l
'
esercito
austriaco
fu
battuto
dall
'
esercito
russo
.
Con
la
sconfitta
dell
'
esercito
della
Galizia
,
la
Germania
dovette
a
un
tratto
riconoscere
che
l
'
Austria
era
un
debole
aiuto
per
la
grande
lotta
:
e
chi
doveva
sostenerla
in
tutti
e
due
i
teatri
era
essa
,
soltanto
essa
.
L
'
Austria
non
era
posta
certamente
fuori
causa
:
l
'
affermazione
non
sarebbe
né
giusta
né
vera
:
ma
molti
indizii
dimostravano
che
la
sconfitta
austriaca
sul
campo
di
battaglia
,
che
poteva
pur
essere
riparata
,
era
facilmente
esposta
a
inasprirsi
con
difficoltà
d
'
indole
politica
.
La
bella
vittoria
dei
generale
tedesco
von
Hindenburg
sui
russi
nella
regione
dei
laghi
Masuriani
non
poteva
in
nessun
modo
compensare
il
disastro
galiziano
.
La
capitale
della
Germania
,
posta
ad
oriente
del
grande
paese
,
e
ascoltante
l
'
eco
troppo
vicina
delle
vittorie
russe
,
costituiva
un
peso
terribile
per
l
'
esercito
operante
.
La
Germania
era
costretta
quindi
a
far
fronte
nei
due
teatri
d
'
operazione
,
impiegando
in
ognuno
numerosissime
forze
.
E
lo
sdoppiamento
di
esse
la
gettava
rispetto
agli
avversari
in
uno
stato
di
povertà
d
'
uomini
,
che
non
aveva
previsto
così
prossimo
.
La
guerra
franco
-
tedesca
del
1870
fu
vinta
dai
tedeschi
per
parecchie
ragioni
:
ma
una
delle
principali
fu
certamente
la
loro
superiorità
numerica
.
All
'
aprirsi
della
campagna
,
si
trovarono
di
contro
poco
più
di
300.000
francesi
contro
500.000
tedeschi
.
A
Weissemburg
la
proporzione
fu
di
5
tedeschi
contro
1
francese
:
a
Wörth
e
a
Spicheren
di
3
contro
1
.
Quando
,
il
16
agosto
,
gli
avversarii
combatterono
a
forze
uguali
,
bivaccarono
tutti
e
due
nelle
posizioni
che
avevano
occupate
durante
la
giornata
.
All
'
inizio
di
questa
guerra
le
cose
,
considerate
soltanto
rispetto
alla
Francia
e
alla
Germania
,
si
ripresentavano
come
nel
1870
.
Le
nascite
maschili
,
in
Francia
,
erano
nella
proporzione
di
1
a
3
con
quelle
della
Germania
:
il
che
faceva
sì
che
per
mantenere
gli
effettivi
di
pace
dei
suoi
20
corpi
d
'
esercito
,
di
fronte
ai
25
tedeschi
,
la
Francia
dovesse
spingere
il
rendimento
della
leva
a
cifre
impossibili
.
Su
100
giovani
che
si
sottoponevano
alla
visita
ne
dichiarava
abili
75
!
La
Germania
.
avendo
circa
1.000.000
di
nascite
maschili
all
'
anno
,
di
cui
il
75
per
cento
circa
raggiungeva
il
20°
anno
di
età
,
poteva
fare
la
scelta
del
50
per
cento
del
totale
.
Aveva
quindi
700.000
soggetti
alla
leva
,
e
350.000
abili
,
mentre
la
sua
avversaria
,
con
la
percentuale
del
75
,
a
stento
arrivava
ai
200.000
uomini
.
Ma
molti
di
questi
soldati
francesi
,
per
confessione
degli
stessi
generali
,
erano
«
roba
da
lazzaretto
»
.
Ne
derivava
quindi
una
reale
e
grande
sproporzione
numerica
a
favore
della
Germania
,
che
permetteva
a
questa
di
portare
in
poco
tempo
sul
teatro
della
guerra
,
comprese
le
riserve
,
circa
3.500.000
uomini
,
di
fronte
ai
2.000.000
e
poco
più
della
Francia
.
Ma
di
quei
3.500.000
tedeschi
pronti
per
la
guerra
,
dai
cinque
ai
sei
corpi
d
'
esercito
dovettero
fin
dal
principio
essere
lasciati
contro
i
russi
.
E
di
mano
in
mano
che
la
guerra
progredì
,
di
fianco
ai
francesi
vennero
a
mettersi
i
belgi
,
che
possono
essere
calcolati
dai
150.000
ai
170.000
uomini
;
gli
inglesi
,
di
cui
si
può
supporre
siano
sbarcati
in
Francia
circa
100.000
uomini
;
alcune
truppe
coloniali
,
di
forza
imprecisata
;
e
finalmente
i
russi
che
,
se
sono
esatte
le
notizie
date
in
questi
giorni
,
sarebbero
giunti
a
Dunkerque
o
ad
Anversa
in
numero
presso
a
poco
di
100.000
:
essi
,
probabilmente
,
accompagnerebbero
ora
i
belgi
nella
marcia
in
avanti
,
che
pare
ripresa
sul
fianco
destro
tedesco
.
Queste
truppe
si
raggruppavano
a
poco
a
poco
intorno
all
'
esercito
francese
che
,
per
il
modo
di
guerreggiare
adottato
,
non
si
esponeva
,
come
abbiamo
detto
,
a
grandi
perdite
.
Di
fronte
a
questo
lento
ma
sicuro
accrescere
delle
forze
nemiche
,
i
tedeschi
avevano
il
logorio
continuo
della
guerra
che
dovevano
condurre
energicamente
e
rapidamente
:
e
,
ad
un
certo
momento
,
per
dare
il
tracollo
all
'
opera
,
la
necessità
di
provvedere
al
teatro
d
'
operazioni
orientale
.
Quanta
truppa
fu
mandata
là
?
Questo
non
sappiamo
ancora
con
sicurezza
,
poiché
si
sono
sentite
ripetere
molte
cifre
,
e
diverse
una
dall
'
altra
:
la
voce
più
diffusa
parla
di
cinque
a
sei
corpi
d
'
esercito
.
Sarà
vero
o
no
?
Ma
qualunque
sia
stata
precisamente
la
forza
staccata
dall
'
esercito
combattente
in
Francia
,
l
'
invio
deve
però
essere
avvenuto
,
e
in
quantità
rilevante
:
e
diciamo
le
ragioni
che
ci
fanno
credere
ciò
.
Prima
di
tutto
,
però
,
dobbiamo
anche
dire
,
che
se
l
'
invio
è
avvenuto
,
come
noi
crediamo
,
esso
fu
un
grave
errore
tedesco
.
Per
quanto
la
minaccia
alla
frontiera
orientale
fosse
grave
e
per
quanto
potesse
sembrare
imminente
,
i
tedeschi
non
dovevano
distogliere
forze
dal
teatro
di
guerra
occidentale
.
Così
facendo
diventavano
deboli
in
tutti
e
due
:
e
meglio
valeva
vincere
decisamente
in
uno
,
che
essere
costretti
a
cedere
,
sia
pure
in
un
giorno
lontano
,
lentamente
ma
inesorabilmente
dappertutto
.
La
divisione
delle
forze
è
l
'
ultimo
espediente
a
cui
deve
ricorrere
un
comandante
di
esercito
,
perché
non
conduce
a
nulla
.
Dopo
il
patto
conchiuso
fra
le
tre
Potenze
alleate
,
i
tedeschi
dovevano
sapere
che
la
guerra
non
poteva
finire
se
non
con
la
disfatta
completa
di
una
delle
parti
belligeranti
;
e
quindi
dovevano
continuare
a
fare
lo
sforzo
dove
prima
avevano
cominciato
,
e
dove
avevano
ottenuto
buoni
risultati
,
trascurando
per
il
momento
ogni
altro
nemico
.
Questo
criterio
non
fu
seguito
:
e
la
prova
sta
,
per
noi
,
nello
svolgimento
della
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
.
Essa
,
per
confessione
dei
due
combattenti
,
doveva
essere
,
se
non
decisiva
,
di
importanza
grandissima
:
da
parte
francese
l
'
ordine
del
giorno
del
generale
Joffre
proclamava
questa
convinzione
;
da
parte
tedesca
gli
ordini
rinvenuti
nella
casa
abbandonata
dal
Comando
dell
'
VIII
corpo
la
confermavano
.
Si
sarebbe
dunque
attesa
l
'
entrata
in
azione
di
tutte
le
truppe
tedesche
combattenti
in
Francia
;
~
!
e
più
di
tutte
,
di
quelle
della
Lorena
.
Se
il
disegno
di
operazioni
tedesco
,
in
questa
ultima
battaglia
,
,
aveva
probabilità
di
riuscita
,
questa
dipendeva
dalla
energica
azione
che
i
tedeschi
avrebbero
dovuto
esercitare
alla
loro
sinistra
,
contro
la
cortina
difensiva
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
:
abbiamo
già
sostenuto
ciò
a
sazietà
.
Ma
per
farla
cadere
,
e
battere
le
truppe
ad
essa
appoggiate
,
era
necessario
che
,
mentre
gli
eserciti
tedeschi
,
i
quali
erano
riusciti
a
girarla
,
si
rivolgevano
a
sud
e
la
prendevano
di
rovescio
,
i
due
eserciti
del
principe
di
Baviera
e
di
von
Heeringen
dalla
Lorena
procedessero
energicamente
verso
ovest
,
per
attaccarla
di
fronte
.
Questi
eserciti
avevano
dimostrato
,
più
di
venti
giorni
fa
,
di
essere
assai
saldi
e
ben
costituiti
,
respingendo
nella
battaglia
della
Lorena
i
francesi
che
avevano
tentato
di
rompere
il
centro
tedesco
,
per
staccare
l
'
ala
invadente
del
Belgio
.
Perché
dunque
adesso
non
hanno
contribuito
all
'
azione
generale
?
Non
hanno
nemmeno
la
scusa
di
lunghe
e
faticose
marce
sopportate
,
poiché
essi
,
almeno
rispetto
a
quelli
del
nord
,
sono
stati
assai
risparmiati
.
E
allora
,
quale
spiegazione
dare
della
loro
inazione
,
se
non
quella
che
siano
stati
impoveriti
,
da
qualche
tempo
,
per
rinforzare
i
tedeschi
operanti
nella
Prussia
orientale
o
gli
austriaci
in
Galizia
?
Se
così
non
fosse
,
se
le
forze
tedesche
della
Lorena
fossero
ancora
intatte
,
il
Comando
supremo
avrebbe
commesso
,
a
parer
nostro
,
un
gravissimo
errore
non
facendole
contribuire
alla
grande
battaglia
.
,
Ma
no
:
la
Germania
,
oggi
,
ha
forse
misuralo
con
tutta
giustezza
la
situazione
:
oggi
per
la
prima
volta
,
da
quando
gli
avvenimenti
si
sono
cominciati
a
svolgere
.
Non
ha
ancora
avuto
una
seria
sconfitta
:
ma
un
avvertimento
che
l
'
ha
messa
in
guardia
contro
sé
stessa
.
Oggi
vede
nettamente
,
fuor
d
'
ogni
febbre
di
vittoria
,
quali
sono
le
sue
forze
e
quali
sono
quelle
degli
avversari
:
e
capisce
che
deve
risparmiare
le
sue
.
Si
accorge
,
forse
,
che
tante
cose
aveva
pensate
,
e
tante
ne
aveva
prevedute
;
ma
non
aveva
pensato
né
preveduto
una
così
rapida
mancanza
di
uomini
.
Il
numero
,
il
numero
bruto
e
greve
,
la
mole
pesante
,
si
è
imposto
anche
a
lei
,
che
,
per
le
disposizioni
prese
,
credeva
di
averlo
asservito
interamente
ai
suoi
calcoli
.
Quello
che
la
Germania
non
ha
raggiunto
finora
,
difficilmente
raggiungerà
in
avvenire
,
poiché
la
grande
Potenza
era
specialmente
preparata
per
vincere
la
prima
posta
.
Tutti
i
giorni
che
passano
apportano
gente
agli
alleati
,
e
ne
tolgono
a
lei
.
Non
dubitiamo
che
i
tedeschi
,
che
ella
ora
chiamerà
con
la
gran
voce
,
non
di
chi
sente
il
pericolo
immediato
,
ma
di
chi
avvista
prudentemente
l
'
avvenire
,
non
le
rispondano
ancora
,
non
le
rispondano
sempre
,
e
riforniscano
i
suoi
eserciti
come
i
torrenti
riforniscono
un
grande
fiume
,
dopo
le
magre
dell
'
inverno
.
Ma
dopo
questa
nuova
infusione
di
uomini
,
che
cosa
avverrà
?
La
Germania
sola
contro
tutti
:
è
troppo
per
una
nazione
,
per
quanto
sia
grandissima
.
StampaQuotidiana ,
Di
solito
,
quando
un
artista
muore
(
sia
egli
poeta
,
musico
o
artista
figurativo
...
o
quasi
)
è
urgente
bisogno
dei
suoi
colleghi
di
seppellirlo
e
di
fare
che
non
se
ne
parli
più
.
Uno
di
meno
,
tanto
di
guadagnato
per
tutti
.
È
la
regola
,
e
sembra
strano
che
vi
siano
eccezioni
,
artisti
che
pur
morendo
riescono
a
sopravvivere
.
Come
si
spiega
questo
straordinario
fatto
del
morto
che
non
muore
?
Esso
contraddice
al
tradizionale
concetto
della
«
lotta
per
la
vita
»
,
è
sommamente
antibiologico
e
si
direbbe
anche
contrastante
alle
leggi
dell
'
economia
.
La
spiegazione
è
,
invece
,
di
natura
economica
.
La
macchina
della
Cultura
-
un
'
organizzazione
che
dà
da
vivere
a
milioni
di
persone
-
non
può
ammettere
vuoti
assoluti
nella
storia
,
non
può
dire
:
«
Dall
'
anno
X
in
poi
l
'
arte
ha
cessato
di
esistere
»
.
Ad
essa
è
anzi
necessario
un
continuo
rifornimento
,
una
continua
immissione
di
forze
nuove
nei
«
quadri
»
.
Si
giunge
al
punto
che
se
gli
artisti
nuovi
non
ci
sono
si
creano
.
Intere
epoche
(
e
non
solo
nel
campo
della
pittura
)
possono
essere
create
e
disfatte
.
Poeti
spremuti
possono
passare
agli
archivi
se
altri
,
meglio
spremibili
,
appaiano
all
'
orizzonte
.
E
poiché
la
funzione
della
spremitura
si
compie
ordinariamente
meglio
sui
morti
che
sui
vivi
,
ecco
spiegato
perché
l
'
un
per
cento
degli
artisti
oggi
fisicamente
vivi
può
contare
-
post
mortem
-
su
un
breve
periodo
di
«
immortalità
»
.
A
partire
da
questo
traguardo
(
morte
fisica
seguita
dal
terno
al
lotto
della
sopravvivenza
)
i
vantaggi
dei
morti
sui
vivi
sono
molti
e
innegabili
.
All
'
artista
morto
si
riconosce
nobiltà
di
stile
,
larghezza
e
originalità
di
idee
;
la
sua
vita
è
giudicata
interessante
e
rappresentativa
,
anche
se
è
piena
di
sconcezze
.
L
'
opera
dell
'
artista
morto
da
molti
anni
è
,
inoltre
,
res
nullius
,
appartiene
a
tutti
e
a
nessuno
;
e
ciò
favorisce
la
sua
diffusione
.
I
«
pezzi
»
del
pittore
,
in
quanto
oggetti
materiali
,
hanno
sì
un
valore
venale
che
può
aumentare
o
decrescere
col
passare
degli
anni
,
ma
l
'
opera
del
pittore
e
del
poeta
,
in
quanto
significato
ideale
,
pretesto
di
cultura
,
argomento
di
chiacchiere
erudite
o
giornalistiche
,
è
veramente
alla
portata
di
tutte
le
borse
.
È
un
tesoro
collettivo
al
quale
tutti
i
viventi
che
pratichino
qualche
arte
possono
sperare
di
contribuire
,
una
volta
che
si
siano
,
beninteso
,
tolti
fisicamente
di
mezzo
.
Quando
si
legge
un
manuale
di
storia
letteraria
o
di
storia
delle
arti
«
visive
»
,
il
capitolo
dedicato
ai
viventi
è
immancabilmente
penoso
.
Non
si
creda
che
ciò
sia
sempre
dovuto
a
malafede
o
a
insipienza
di
manualisti
e
antologisti
.
Un
uomo
di
cultura
che
abbia
conversato
,
per
lunghi
anni
,
con
le
grandi
ombre
del
passato
non
può
provare
che
irritazione
e
sconforto
imbattendosi
in
uomini
che
pretendono
di
essere
artisti
,
e
per
giunta
artisti
vivi
.
L
'
artista
vivo
è
spesso
un
uomo
come
tutti
gli
altri
,
un
uomo
qualunque
,
e
la
sua
presenza
fisica
basta
a
spogliare
di
ogni
interesse
l
'
opera
sua
.
Pazienza
se
fosse
un
essere
impresentabile
o
un
furfante
;
meglio
ancora
se
un
assassino
,
un
mostro
.
Casi
simili
sono
conosciuti
,
sono
stati
schedati
,
sono
«
nella
regola
»
.
Ma
l
'
artista
che
apparentemente
vive
e
pensa
come
gli
altri
uomini
è
veramente
insopportabile
.
Che
cosa
pretende
da
noi
questo
millantatore
?
Una
vita
prima
e
una
vita
dopo
?
Sarebbe
troppo
comodo
.
Incominci
a
levarsi
dai
piedi
,
poi
ne
riparleremo
...
Grande
dev
'
essere
la
soddisfazione
degli
artisti
defunti
,
se
essi
hanno
veramente
aspirato
a
far
parlare
di
sé
.
Il
loro
nome
è
inciso
su
targhe
,
stele
,
monumenti
;
ad
essi
sono
dedicati
strade
,
viali
,
parchi
,
piazze
.
Interi
capitoli
di
libri
descrivono
la
loro
vita
e
le
loro
opere
.
Brani
di
loro
poesie
sono
confitti
in
migliaia
di
cervelli
di
studenti
.
Legioni
di
laureandi
si
affaticano
a
frugare
nei
testi
che
ci
hanno
lasciato
,
si
industriano
a
interpretarli
,
a
farne
sprizzare
i
significati
più
sorprendenti
.
L
'
artista
vivo
è
talvolta
obbligato
a
fornire
spiegazioni
sull
'
opera
sua
.
Se
dichiara
di
non
poterne
dare
non
viene
creduto
;
se
smentisce
le
spiegazioni
date
da
altri
passa
per
un
presuntuoso
;
se
le
accetta
,
non
può
accontentare
tutti
perché
deve
accoglierne
qualcuna
escludendone
altre
.
Il
miglior
partito
è
per
lui
di
fingersi
un
irresponsabile
che
non
sa
quel
che
fa
o
quello
che
scrive
.
L
'
artista
morto
lascia
invece
il
suo
indovinello
e
se
ne
lava
le
mani
.
L
'
indovinello
può
essere
anche
L
'
infinito
di
Giacomo
Leopardi
,
la
più
chiara
poesia
del
mondo
.
Mettete
la
poesia
del
morto
nelle
mani
dei
vivi
,
e
vedrete
che
cosa
ne
vien
fuori
.
Lo
sguardo
del
poeta
è
escluso
dalla
siepe
o
dall
'
orizzonte
?
E
sull
'
ermo
colle
c
'
era
solo
la
siepe
o
c
'
erano
altri
alberi
?
E
il
vento
che
stormisce
fra
le
piante
deve
intendersi
che
stormisca
fra
la
siepe
o
fra
gli
altri
alberi
?
Queste
ed
altrettali
,
sono
le
gravi
questioni
che
dividono
i
vivi
dai
morti
.
Per
fortuna
,
i
morti
non
se
ne
accorgono
.
Uno
dei
pochi
vantaggi
nell
'
artista
vivo
è
che
la
sua
immortalità
resta
un
'
ipotesi
indimostrabile
.
Così
,
finché
vive
,
nessuno
gli
chiede
:
«
Dove
ha
Ella
conosciuto
Silvia
e
Nerina
?
Le
ha
davvero
amate
?
In
modo
veramente
...
conclusivo
?
In
che
data
?
E
che
cos
'
è
successo
poi
di
quelle
brave
ragazze
?
»
.
Domande
simili
,
ripeto
,
non
si
fanno
ai
vivi
,
e
non
per
discrezione
,
ma
solo
perché
si
ignora
chi
sarà
il
futuro
cantore
di
Silvia
e
di
Nerina
.
Se
si
potesse
saperlo
,
il
neo
-
immortale
dovrebbe
darsi
alla
fuga
.
E
del
resto
non
è
una
continua
fuga
la
vita
dell
'
artista
vivo
?
Egli
solo
è
capace
di
comprendere
che
l
'
immortalità
delle
sue
opere
dura
quanto
un
batter
di
ciglio
e
che
la
vera
infinità
dell
'
arte
è
un
lampo
che
non
si
misura
coi
mesi
e
gli
anni
dei
calendari
umani
.
StampaQuotidiana ,
È
lecito
uccidere
il
tiranno
?
Era
naturale
che
dopo
l
'
attentato
a
Pinochet
si
riproponesse
ancora
una
volta
,
anche
in
Italia
,
l
'
eterna
domanda
.
Se
la
sono
posta
in
questi
giorni
,
tra
gli
altri
,
Rossana
Rossanda
sul
«
Manifesto
»
rispondendo
di
sì
ma
sollevando
i
dubbi
di
Adriano
Sofri
,
e
di
Mieli
sulla
«
Stampa
»
e
di
Giuliano
Zincone
sul
«
Corriere
della
Sera
»
.
Il
problema
è
vecchio
e
le
diverse
possibili
soluzioni
altrettanto
.
Per
fare
qualche
esempio
,
in
un
'
epoca
in
cui
le
guerre
di
religione
avevano
favorito
la
nascita
di
dottrine
che
predicavano
il
tirannicidio
,
Hobbes
collocava
la
massima
«
E
lecito
uccidere
il
tiranno
»
fra
le
teorie
sediziose
che
in
uno
Stato
ben
ordinato
avrebbero
dovuto
essere
proibite
(
nella
repubblica
hobbesiana
l
'
articolo
di
Rossana
Rossanda
sarebbe
stato
censurato
,
e
l
'
autore
forse
messo
in
prigione
)
.
Nell
'
età
della
rivoluzione
francese
,
in
cui
venivano
celebrati
in
cattedrale
feste
e
riti
in
onore
di
Bruto
,
Kant
affermò
che
chiunque
avesse
anche
il
minimo
senso
dei
diritti
dell
'
umanità
non
poteva
non
essere
scosso
da
un
«
brivido
d
'
orrore
»
di
fronte
all
'
esecuzione
solenne
di
Carlo
I
in
Inghilterra
e
di
Luigi
XVI
in
Francia
.
Come
tutti
i
problemi
morali
,
anche
il
problema
della
liceità
del
tirannicidio
non
è
di
facile
soluzione
.
Anzi
,
non
ha
una
soluzione
che
possa
essere
data
e
accolta
una
volta
per
sempre
,
perché
ogni
caso
è
diverso
da
tutti
gli
altri
.
La
soluzione
dipende
dalle
circostanze
di
luogo
e
di
tempo
,
dalla
persona
contro
cui
l
'
atto
si
dirige
,
dalle
persone
che
lo
compiono
,
dalla
gravità
delle
colpe
e
dalla
impossibilità
di
ricorrere
ad
altri
rimedi
.
Avevano
ragione
o
torto
i
cospiratori
del
20
luglio
1944
nel
tentare
di
uccidere
Hitler
?
Aveva
le
stesse
ragioni
l
'
anarchico
Bresci
nell
'
uccidere
Umberto
I
?
Basta
porre
queste
due
domande
,
e
se
ne
potrebbero
porre
infinite
altre
analoghe
,
per
rendersi
conto
che
sotto
il
nome
generico
di
attentato
,
o
di
atto
terroristico
,
si
celano
eventi
totalmente
diversi
,
che
non
possono
essere
giudicati
con
lo
stesso
metro
.
Il
primo
aveva
un
intento
prevalentemente
liberatorio
,
il
secondo
essenzialmente
punitivo
.
Il
problema
è
reso
più
complesso
dal
fatto
che
la
stessa
azione
può
essere
sempre
giudicata
con
due
criteri
diversi
:
o
in
base
a
regole
precostituite
che
debbono
essere
osservate
o
in
base
ai
risultati
che
si
ritiene
debbano
essere
raggiunti
.
I
due
giudizi
non
coincidono
quasi
mai
:
osservando
le
buone
regole
spesso
si
ottengono
cattivi
risultati
;
cercando
di
ottenere
buoni
risultati
,
molte
buone
regole
vengono
coscientemente
e
tranquillamente
calpestate
.
Se
si
giudica
l
'
attentato
in
base
alle
regole
precostituite
,
è
evidente
che
esso
contravviene
alla
norma
«
Non
uccidere
»
,
che
è
una
delle
leggi
fondamentali
della
morale
di
ogni
popolo
e
in
ogni
tempo
.
Come
tale
dovrebbe
essere
condannato
.
Ma
non
vi
è
regola
senza
eccezione
.
Non
è
lecito
uccidere
il
nemico
in
una
guerra
giusta
?
Non
è
sempre
stata
riconosciuta
come
guerra
giusta
la
guerra
di
difesa
?
Non
può
allora
essere
estesa
al
tiranno
considerato
come
nemico
interno
l
'
eccezione
prevista
per
il
nemico
esterno
?
Sennonché
,
come
in
guerra
l
'
eccezione
vien
meno
di
fronte
alle
popolazioni
civili
,
così
l
'
attentatore
dovrebbe
colpire
soltanto
il
tiranno
e
risparmiare
le
persone
,
la
scorta
o
i
familiari
,
che
si
trovino
accanto
a
lui
.
Ma
oggi
questa
condizione
è
sempre
più
difficile
da
rispettare
per
il
tipo
di
armi
impiegato
,
come
ha
dimostrato
l
'
uccisione
di
alcune
guardie
del
corpo
nell
'
attentato
a
Pinochet
.
Ciò
rende
la
liceità
del
tirannicidio
,
giudicandola
in
base
agli
argomenti
della
filosofia
pubblica
tradizionale
,
sempre
più
problematica
.
Nel
dramma
I
giusti
,
di
Camus
,
il
congiurato
cui
è
stato
affidato
il
compito
di
uccidere
il
Gran
Duca
torna
senza
aver
eseguito
l
'
ordine
perché
sulla
carrozza
erano
seduti
accanto
al
personaggio
due
piccoli
nipoti
.
Quando
uno
dei
compagni
lo
rimprovera
:
«
L
'
Organizzazione
ti
aveva
comandato
di
uccidere
il
Gran
Duca
»
,
risponde
:
«
E
'
vero
,
ma
non
mi
aveva
comandato
di
assassinare
dei
bambini
»
.
Partendo
dal
punto
di
vista
dei
risultati
,
il
giudizio
non
diventa
né
più
facile
né
più
limpido
.
Anzitutto
il
risultato
deve
essere
se
non
certo
altamente
probabile
.
Non
c
'
è
dubbio
che
nel
caso
dell
'
attentato
al
generale
cileno
il
non
raggiungimento
del
risultato
abbia
contribuito
a
rafforzare
il
potere
del
dittatore
sia
nei
riguardi
di
tutti
quei
cittadini
(
e
sono
ancora
molti
)
che
sarebbero
disposti
a
liberarsi
dalla
dittatura
in
cambio
di
una
democrazia
moderata
ma
non
a
cambiare
il
regime
di
Pinochet
con
un
regime
comunista
,
sia
nei
riguardi
degli
Stati
Uniti
,
che
abbandoneranno
del
tutto
il
generale
solamente
quando
saranno
sicuri
che
al
suo
posto
invece
di
un
governo
democratico
all
'
americana
non
venga
istituito
un
governo
guidato
dal
partito
comunista
.
In
secondo
luogo
,
si
deve
prevedere
che
il
risultato
non
solo
sia
perseguibile
con
un
alto
grado
di
probabilità
,
ma
che
,
se
raggiunto
,
sia
tale
da
non
lasciar
adito
a
dubbi
sulla
sua
convenienza
o
opportunità
,
nel
senso
che
,
messi
sui
due
piatti
della
bilancia
il
male
necessario
(
nell
'
uso
di
certi
mezzi
)
e
il
bene
possibile
,
il
secondo
prevalga
.
Inutile
dire
quanto
questa
soluzione
sia
difficile
.
Nel
caso
dell
'
attentato
a
Giovanni
Gentile
(
so
di
toccare
un
tasto
dolente
)
la
sproporzione
tra
la
morte
di
un
uomo
e
le
conseguenze
che
questa
morte
poteva
avere
sulla
condotta
della
guerra
era
tale
da
renderci
oggi
molto
dubbiosi
sulla
saggezza
di
quell
'
atto
(
anche
se
devo
confessare
che
allora
non
mi
ero
posto
il
problema
nello
stesso
modo
)
.
Nel
caso
dell
'
attentato
a
Pinochet
sospendo
il
giudizio
:
mi
parrebbe
di
commettere
un
atto
di
prevaricazione
nel
sostituire
la
mia
opinione
a
quella
di
coloro
che
vivono
dentro
a
quella
situazione
.
Durante
l
'
occupazione
tedesca
,
quando
assistevamo
alla
tortura
e
alla
morte
di
tanti
nostri
compagni
,
come
avrei
giudicato
un
attentato
a
Mussolini
?
Un
uomo
dell
'
altezza
morale
di
Calamandrei
alla
notizia
della
morte
di
Mussolini
trascrive
sul
suo
diario
,
unico
commento
all
'
episodio
,
il
famoso
cantico
di
Alceo
:
«
Ora
bisogna
bere
;
I
ubriacarsi
bisogna
;
I
ora
che
Mirsilo
è
morto
»
.
Completamente
diverso
e
più
semplice
il
giudizio
sugli
atti
di
terrorismo
indiscriminati
,
come
le
stragi
alla
stazione
di
Bologna
,
nella
sinagoga
di
Istanbul
,
nel
grande
magazzino
di
rue
de
Rennes
.
Prova
ne
sia
che
,
mentre
di
fronte
all
'
attentato
al
dittatore
cileno
c
'
interroghiamo
sulla
sua
liceità
,
di
fronte
a
quelle
stragi
restiamo
inorriditi
,
incapaci
di
dare
,
nonché
una
giustificazione
,
una
qualsiasi
plausibile
spiegazione
.
StampaQuotidiana ,
La
prima
fu
quella
del
Calabrese
,
la
quale
apparve
,
per
poco
rimase
visibile
,
e
sparve
;
l
'
altra
ora
sta
sull
'
orizzonte
,
con
bella
e
lunga
coda
pettinata
dal
Luzzatti
,
e
toglie
nome
da
un
disegno
di
legge
,
dicesi
contro
alla
pornografia
,
in
realtà
contro
alla
libertà
del
pensiero
.
Tale
disegno
è
conseguenza
del
concilio
tenuto
a
Parigi
dai
santi
padri
della
bigotteria
;
e
nella
relazione
si
nota
,
con
compiacente
letizia
,
che
«
ove
la
conferenza
di
Parigi
venisse
integralmente
approvata
,
si
giungerebbe
alla
internazionalizzazione
del
reato
di
pornografia
,
ed
il
reo
si
troverebbe
in
tutto
il
mondo
civile
sovra
un
unico
territorio
,
né
potrebbe
sfuggire
alla
giustizia
»
.
Forse
questi
egregi
moralisti
vendono
la
pelle
dell
'
orso
prima
di
averlo
ucciso
;
e
non
è
punto
sicuro
che
proprio
tutti
i
paesi
del
mondo
vogliano
prestarsi
ad
assecondare
questi
ipocriti
pudori
;
ma
ove
,
per
dannata
ipotesi
,
ciò
seguisse
,
avremmo
una
oppressione
del
pensiero
quale
mai
non
l
'
ottenne
la
Santa
Inquisizione
;
poiché
se
vi
erano
paesi
ove
essa
imperava
,
ve
ne
erano
pure
altri
ove
si
stampava
ciò
che
meglio
si
credeva
;
e
,
anche
senza
la
Inquisizione
,
se
in
Francia
si
bruciavano
,
come
oscene
,
le
opere
del
Rousseau
e
del
Voltaire
,
non
mancavano
terre
ove
si
potevano
stampare
.
Se
in
quel
tempo
ci
fossero
stati
,
in
tutti
i
paesi
,
le
leggi
che
ora
ci
vogliono
imporre
,
molte
delle
opere
del
Rousseau
e
del
Voltaire
non
avrebbero
potuto
essere
pubblicate
,
poiché
è
certo
,
certissimo
,
che
in
esse
vi
sono
passi
osceni
e
tali
da
cadere
sotto
il
disposto
delle
nuove
leggi
.
S
'
intende
che
,
per
non
essere
troppo
ridicoli
,
i
nostri
moralisti
daranno
un
calcio
alla
logica
e
non
faranno
sequestrare
quei
libri
,
come
lasceranno
anche
vendere
le
opere
dell
'
Ariosto
,
del
Boccaccio
,
del
Machiavelli
,
e
di
tanti
altri
nostri
autori
;
ma
mirano
ad
impedire
che
nuove
opere
di
quel
genere
si
possano
porre
in
vendita
.
Ci
lasceranno
il
passato
,
purché
,
a
loro
,
consegniamo
l
'
avvenire
.
Tanto
è
il
loro
furore
moralista
,
che
vogliono
dare
la
caccia
anche
ai
titoli
dei
libri
:
«
E
si
vieta
pure
di
tenere
esposti
nelle
mostre
o
vetrine
dei
negozi
i
libri
scientifici
(
sic
!
)
che
portano
titoli
atti
ad
offendere
la
castigatezza
delle
persone
od
a
stimolare
indiscrete
curiosità
nell
'
animo
dei
giovani
»
.
Seguitando
così
,
si
potrà
solo
esporre
le
vite
dei
santi
,
principalmente
quella
di
san
Luigi
Gonzaga
,
che
,
se
non
erro
,
deve
essere
il
patrono
dei
nostri
moralissimi
.
Quando
avrà
impero
la
nuova
legge
,
avverto
i
librai
che
non
abbiano
ad
esporre
il
mio
Mythe
vertuiste
,
perché
,
mi
piace
dirlo
chiaro
,
esso
è
diretto
peggio
che
ad
offendere
,
a
distruggere
le
teorie
del
santo
concilio
di
Parigi
,
le
quali
dalla
nuova
legge
sarebbero
imposte
;
e
quindi
può
il
solo
titolo
«
stimolare
l
'
indiscreta
curiosità
»
di
coloro
che
desiderassero
sapere
cosa
la
gente
eretica
e
perversa
può
trovare
da
opporre
alle
teorie
dei
santi
padri
della
religione
morale
.
Dicesi
che
le
nuove
leggi
siano
volute
dai
clericali
nostri
.
Se
ciò
è
vero
,
mi
sia
concesso
il
dire
loro
che
,
così
operando
,
si
mettono
su
di
una
falsa
strada
,
la
quale
potrebbe
anche
portare
ad
infliggere
loro
persecuzioni
come
quelle
che
hanno
sofferto
in
Francia
.
La
loro
salvezza
sta
nella
libertà
;
essi
possono
giustamente
chiedere
che
la
legge
sia
neutrale
tra
loro
e
gli
avversari
loro
;
ma
se
chiedono
l
'
aiuto
della
legge
per
imporre
altrui
la
loro
morale
,
perdono
ogni
titolo
per
dolersi
se
verrà
giorno
in
cui
,
invertite
le
parti
,
saranno
questi
avversari
che
vorranno
imporre
la
loro
morale
ai
cattolici
.
In
questo
avvicendarsi
di
persecuzioni
e
di
oppressioni
sta
veramente
il
pericolo
delle
nuove
leggi
colle
quali
si
vorrebbe
ferire
la
libertà
del
pensiero
;
poiché
tale
scopo
non
sarà
meglio
raggiunto
di
quello
che
lo
sia
stato
pel
passato
,
e
ai
nostri
moralissimi
legislatori
non
sarà
certo
dato
di
compiere
ciò
che
non
poterono
conseguire
papi
,
imperatori
,
re
,
inquisitori
e
gesuiti
StampaQuotidiana ,
L
'
idea
che
la
sostituzione
di
Mammona
a
Dio
o
all
'
Essere
o
all
'
Ente
(
mettetela
come
volete
)
fosse
il
segno
premonitore
di
una
nuova
barbarie
era
già
viva
in
Kant
,
e
poi
in
Goethe
e
più
tardi
in
Burckhardt
,
e
chissà
in
quanti
altri
(
trascuro
Hegel
per
il
quale
la
morte
dell
'
arte
era
compensata
dal
trionfo
della
Ragione
)
.
Oggi
l
'
idea
si
è
generalizzata
,
ma
è
mutato
il
nome
:
invece
di
barbarie
si
preferisce
parlare
di
progresso
scientifico
e
tecnico
,
di
nuova
cultura
(
due
o
mille
culture
)
,
di
nuova
antropologia
,
restando
identica
,
anzi
peggiore
la
situazione
.
Certo
esistono
differenze
tra
la
vecchia
e
la
nuova
barbarie
.
La
vecchia
era
truculenta
:
i
viaggi
erano
pericolosi
,
sebbene
meno
dei
viaggi
attuali
;
le
pestilenze
falciavano
le
popolazioni
,
i
dissidi
e
le
faide
dividevano
non
solo
gli
Stati
ma
anche
le
famiglie
e
le
consorterie
.
I
morti
di
fame
abbondavano
(
ce
n
'
è
almeno
un
miliardo
anche
oggi
)
;
i
ricchi
anche
allora
avevano
sempre
ragione
;
la
vita
media
dell
'
uomo
era
più
breve
;
e
tuttavia
c
'
era
il
vantaggio
della
lenta
circolazione
delle
idee
.
Queste
erano
poche
e
relativamente
stabili
;
e
non
importa
se
fossero
false
.
Oggi
le
idee
sono
scomparse
:
tutto
è
ipotetico
,
tutto
è
vero
finché
è
vendibile
ed
è
falso
tutto
ciò
che
non
fa
gola
all
'
uomo
economico
.
Molti
sono
convinti
che
il
peggio
deve
venire
,
ma
accettano
il
fatto
come
inevitabile
.
E
quando
verrà
questo
peggio
?
Dovesse
accadere
tra
un
secolo
o
due
,
se
la
sbrighino
i
nostri
pronipoti
.
A
noi
non
importa
nulla
.
La
moltiplicazione
delle
scienze
e
delle
tecniche
è
direttamente
connessa
alla
scomparsa
delle
idee
.
Se
esaminiamo
il
campo
delle
arti
e
delle
lettere
-
il
solo
in
cui
io
abbia
qualche
competenza
-
che
cosa
troviamo
?
Si
afferma
,
per
esempio
,
che
la
letteratura
è
rimasta
indietro
e
che
solo
la
musica
e
le
arti
visuali
tengono
il
passo
.
È
chiaro
che
la
poesia
o
la
prosa
di
romanzo
non
potranno
mettersi
al
corrente
se
non
realizzando
opere
totalmente
prive
di
idee
e
unicamente
affondate
nell
'
inconscio
.
Si
dirà
che
anche
la
rinunzia
alle
idee
è
un
'
idea
,
è
l
'
idea
che
non
esistono
idee
valide
.
Ma
è
un
sostegno
debole
per
una
produzione
che
dopo
ottanta
e
più
anni
di
nuovissimi
ismi
non
ha
nemmeno
il
pregio
della
novità
.
L
'
orrore
per
gli
astratti
contenuti
,
la
giusta
convinzione
che
la
poesia
si
fa
con
le
parole
,
la
musica
con
le
note
,
la
pittura
con
i
colori
,
ha
messo
in
ombra
ciò
che
i
nostri
padri
sapevano
da
secoli
:
e
cioè
che
la
poesia
non
si
fa
soltanto
con
le
parole
,
la
musica
non
si
fa
soltanto
con
i
suoni
e
la
pittura
non
si
fa
unicamente
col
disegno
e
coi
colori
.
Un
simile
orrore
ha
facilitato
l
'
avvento
di
una
musica
in
cui
la
nota
(
la
parola
musicale
)
non
conta
più
nulla
;
di
una
pittura
concepita
come
gesto
pittorico
o
come
esibizione
di
materia
bruta
.
Un
'
arte
così
fatta
-
superate
le
iniziali
diffidenze
-
non
ingombra
lo
spirito
,
non
fa
pensare
.
È
un
'
arte
addirittura
piacevole
.
Quando
il
mondo
(
bomba
atomica
permettendolo
)
sarà
abitato
da
otto
o
nove
miliardi
di
uomini
alti
più
di
due
metri
,
quest
'
arte
sarà
probabilmente
ben
viva
.
Ma
nessuno
potrà
prendersi
la
briga
di
farne
la
storia
,
di
ravvisarvi
il
filo
di
un
'
idea
che
possa
dare
un
senso
all
'
esistenza
del
termitaio
umano
.
E
questo
potrà
dirsi
anche
delle
migliaia
o
dei
milioni
di
opere
letterarie
allineate
,
pienamente
al
corrente
.
I
loro
autori
avranno
avuto
editori
,
cattedre
,
prebende
;
saranno
letti
da
pochi
ma
la
loro
esistenza
avrà
una
consacrazione
ufficiale
.
Più
numerosi
-
un
'
infinità
-
saranno
gli
scrittori
di
roba
commestibile
,
destinati
anch
'
essi
all
'
oblio
ma
ben
pagati
e
rispettati
.
'
rutto
sarà
pienamente
OK
e
i
filosofi
spiegheranno
che
la
loro
materia
,
dopo
essere
stata
in
auge
in
tempi
barbarici
,
dovrà
essere
relegata
nel
buio
di
una
preistoria
che
per
il
nuovo
animale
umano
non
potrà
avere
alcun
interesse
.
Esistono
,
ovviamente
,
altre
ipotesi
,
alternative
diverse
;
ma
non
so
se
più
consolanti
.
Quel
che
pare
certo
è
che
l
'
uomo
debba
pagare
a
caro
prezzo
il
suo
«
grande
rifiuto
»
.
StampaQuotidiana ,
Ogni
atto
terroristico
suscita
un
acceso
e
quasi
sempre
inconcludente
dibattito
circa
i
suoi
scopi
e
i
suoi
effetti
.
Il
dibattito
nasce
dal
fatto
che
di
ogni
atto
terroristico
,
sia
di
quello
indiscriminato
sia
di
quello
rivolto
verso
un
obiettivo
specifico
,
è
estremamente
difficile
stabilire
gli
scopi
.
Ed
è
estremamente
difficile
stabilirne
gli
scopi
perché
non
è
facile
prevederne
gli
effetti
.
L
'
assassinio
del
prof.
Tarantelli
è
stato
immediatamente
collegato
alla
campagna
in
corso
pro
e
contro
il
referendum
.
Ma
a
guardar
bene
questo
collegamento
è
stato
fatto
nei
modi
più
diversi
.
I
problemi
connessi
col
referendum
sono
due
:
a
)
se
si
debba
svolgere
,
secondo
l
'
indicazione
della
Corte
costituzionale
,
o
debba
essere
evitato
;
b
)
se
una
volta
che
sia
stato
deciso
di
lasciarlo
svolgere
,
quale
delle
due
parti
in
contrasto
lo
vincerà
.
Ebbene
,
rispetto
a
entrambi
i
problemi
,
credo
che
nessuno
sia
in
grado
di
prevedere
esattamente
se
l
'
assassinio
del
prof.
Tarantelli
avrà
delle
conseguenze
e
quali
saranno
.
Rispetto
al
primo
problema
l
'
assassinio
è
destinato
a
favorire
coloro
che
il
nodo
della
scala
mobile
preferiscono
tagliarlo
con
il
ricorso
al
voto
popolare
oppure
coloro
che
preferiscono
scioglierlo
attraverso
un
compromesso
fra
le
parti
in
cui
non
dovrebbero
esservi
né
vincitori
né
vinti
?
Rispetto
al
secondo
,
questo
«
sangue
»
è
destinato
a
far
aumentare
i
voti
del
«
sì
»
oppure
i
voti
contrari
?
Posto
il
problema
degli
scopi
e
degli
effetti
di
questo
nuovo
atto
di
terrorismo
,
e
non
si
vede
come
possa
essere
posto
altrimenti
,
si
capisce
subito
che
le
risposte
possibili
sono
molte
,
e
anche
opposte
fra
loro
.
Di
fatto
,
a
giudicare
dalla
polemica
subito
sorta
fra
uomini
politici
delle
diverse
parti
,
ognuno
dà
una
interpretazione
diversa
secondo
il
proprio
punto
di
vista
.
Ciò
dimostra
ancora
una
volta
che
la
logica
dell
'
atto
terroristico
non
può
essere
giudicata
alla
stregua
della
logica
dell
'
azione
politica
comune
,
che
mette
in
diretta
connessione
il
mezzo
col
fine
,
e
che
di
fronte
a
un
'
azione
in
cui
non
riesce
a
cogliere
il
nesso
mezzo
-
fine
è
tentata
di
considerarla
irrazionale
(
o
folle
)
.
Una
delle
ragioni
per
cui
è
così
difficile
dare
un
giudizio
politico
su
un
atto
di
terrorismo
è
che
ci
si
sofferma
troppo
poco
sul
suo
aspetto
meramente
punitivo
o
vendicativo
.
Il
terrorista
è
o
crede
di
essere
,
prima
di
tutto
,
un
giustiziere
.
Ciò
che
per
noi
che
ci
mettiamo
dal
punto
di
vista
dell
'
ordinamento
delle
leggi
dello
Stato
è
un
assassinio
,
per
il
terrorista
che
non
accetta
l
'
ordinamento
dello
Stato
,
che
considera
lo
Stato
il
principale
nemico
da
abbattere
,
è
una
condanna
a
morte
.
Di
un
atto
di
giustizia
è
perfettamente
inutile
cercare
quali
siano
gli
scopi
e
gli
effetti
ulteriori
.
In
un
atto
di
giustizia
lo
scopo
dell
'
atto
che
è
il
rendere
giustizia
,
è
intrinseco
all
'
atto
stesso
.
L
'
atto
di
giustizia
non
pone
alcuna
domanda
che
vada
al
di
là
dell
'
atto
perché
è
esso
stesso
una
risposta
,
ed
è
una
risposta
che
chiude
un
ciclo
di
azioni
e
reazioni
,
e
non
ne
apre
uno
nuovo
.
Che
ogni
atto
di
giustizia
,
soprattutto
poi
quando
è
così
spietato
,
possa
avere
anche
lo
scopo
di
costituire
un
atto
d
'
intimidazione
e
di
avvertimento
nei
riguardi
di
futuri
colpevoli
,
non
si
può
escludere
,
sebbene
uno
scopo
di
questo
genere
sia
molto
più
evidente
nella
giustizia
di
un
'
istituzione
regolata
da
norme
generali
e
astratte
com
'
è
l
'
ordinamento
giuridico
dello
Stato
che
in
quella
di
un
gruppo
terroristico
la
cui
organizzazione
è
labile
,
discontinua
,
e
la
cui
azione
futura
è
molto
più
incerta
.
Ma
in
ogni
caso
l
'
eventuale
effetto
rispetto
ad
azioni
future
è
secondario
rispetto
a
quello
primario
ed
essenziale
della
punizione
di
azioni
passate
.
Ha
dunque
ben
poco
senso
cercare
una
giustificazione
politica
di
un
atto
che
essendo
compiuto
come
un
atto
di
giustizia
trova
la
propria
giustificazione
in
se
stesso
,
cioè
esclusivamente
nel
fatto
di
essere
un
atto
di
giustizia
,
e
che
in
quanto
tale
può
avere
paradossalmente
una
giustificazione
etica
(
se
pure
di
un
'
etica
distorta
)
e
non
ha
niente
a
che
fare
con
la
politica
.
A
questa
prima
osservazione
se
ne
collega
una
seconda
,
a
mio
parere
più
importante
.
L
'
unica
cosa
che
un
atto
terroristico
come
l
'
assassinio
del
prof.
Tarantelli
vuole
politicamente
dimostrare
è
che
di
fronte
ai
grandi
conflitti
sociali
non
vi
può
essere
che
un
unico
modo
per
risolverli
:
il
ricorso
alla
violenza
.
In
quanto
tale
esso
è
una
sfida
alla
democrazia
intesa
come
l
'
insieme
delle
regole
che
permettono
di
risolvere
i
conflitti
senza
ricorrere
all
'
uso
della
violenza
da
parte
dei
gruppi
in
conflitto
fra
loro
.
I
modi
per
risolvere
democraticamente
,
senza
ricorrere
alla
violenza
,
i
conflitti
d
'
interesse
sono
principalmente
due
:
la
trattativa
che
conduce
a
un
accordo
di
compromesso
oppure
il
voto
calcolato
in
base
alla
regola
di
maggioranza
.
Si
osservi
bene
:
si
tratta
dei
due
metodi
attualmente
in
contrasto
per
la
soluzione
della
controversia
sulla
scala
mobile
,
e
sui
quali
è
in
corso
,
con
esito
incerto
,
la
discussione
fra
le
varie
parti
.
Anche
da
questo
punto
di
vista
,
a
me
pare
sia
perfettamente
inutile
il
litigio
sui
presunti
scopi
dell
'
assassinio
.
In
quanto
esso
applica
il
metodo
della
violenza
in
antitesi
al
metodo
democratico
essenzialmente
non
violento
,
si
contrappone
contemporaneamente
tanto
alle
pratiche
del
compromesso
che
vorrebbero
evitare
il
referendum
quanto
all
'
attuazione
del
referendum
che
pretende
di
risolvere
con
un
voto
di
maggioranza
un
conflitto
che
secondo
il
terrorista
,
che
ha
una
idea
rivoluzionaria
del
cambiamento
storico
,
non
può
essere
risolto
con
nessuno
dei
rimedi
offerti
da
un
governo
democratico
che
voglia
rispettare
le
regole
del
gioco
.
Il
terrorista
dice
no
tanto
al
compromesso
quanto
al
referendum
,
tra
i
quali
non
può
fare
alcuna
distinzione
dal
suo
punto
di
vista
.
Anche
in
questo
caso
il
gesto
ha
un
valore
puramente
dimostrativo
e
pertanto
ha
un
fine
in
se
stesso
,
come
l
'
atto
di
giustizia
,
indipendentemente
dai
suoi
effetti
.
Con
questo
non
si
vuol
dire
che
non
abbia
effetti
che
vadano
ben
al
di
là
delle
intenzioni
degli
attori
,
anche
se
non
sappiamo
esattamente
quali
potranno
essere
.
Ma
non
è
l
'
arzigogolare
sugli
effetti
che
possa
in
qualche
modo
offrirci
una
ragione
dell
'
atto
,
perché
l
'
atto
ha
le
sue
ragioni
chiarissime
a
chi
le
voglia
intendere
,
indipendentemente
da
essi
.
Resta
una
domanda
angosciosa
:
perché
nel
nostro
paese
questa
sfida
alla
democrazia
sia
più
forte
che
altrove
.
StampaQuotidiana ,
Parmi
sempre
che
la
migliore
soluzione
da
esaminare
sia
quella
della
cooperativa
.
Sono
ben
lungi
dall
'
essere
un
fanatico
della
cooperazione
e
dal
credere
ad
una
magica
virtù
di
quella
parola
.
Neppure
,
e
parmi
averlo
dimostrato
in
tutto
quanto
ho
scritto
,
sono
partigiano
della
teoria
del
prodotto
integrale
del
lavoro
ai
lavoratori
.
Intendo
esaminare
il
problema
esclusivamente
da
un
punto
di
vista
pratico
ed
empirico
.
Se
i
ferrovieri
si
fossero
limitati
ad
invocare
principi
astratti
non
farei
motto
,
ma
quando
vedo
gente
competente
e
che
ha
le
mani
in
pasta
,
porsi
sul
terreno
pratico
ed
affermare
che
c
'
è
modo
di
migliorare
le
condizioni
dei
ferrovieri
senza
aggravio
pel
pubblico
,
parmi
che
tale
asserzione
sia
almeno
degna
di
studio
.
Sarebbe
presunzione
la
mia
se
dicessi
in
modo
assoluto
,
che
essi
hanno
ragione
.
Tale
giudizio
od
il
giudizio
opposto
possono
solo
essere
la
conclusione
di
lunghi
e
severi
studi
di
persone
competenti
,
come
sarebbero
i
membri
di
una
commissione
scelti
fra
le
persone
più
o
meglio
intendenti
delle
cose
ferroviarie
e
finanziarie
.
Molto
più
modesta
è
la
mia
tesi
.
Dico
che
la
proposta
dei
ferrovieri
è
meritevole
di
esame
e
non
deve
essere
respinta
a
priori
.
Non
mi
nascondo
le
forti
e
gravi
obiezioni
recate
da
persone
che
ben
conoscono
la
materia
quali
sono
i
professori
Einaudi
,
Pantaleoni
,
De
Johannis
,
ma
credo
che
se
possono
avere
sede
nella
discussione
per
la
risoluzione
definitiva
del
problema
,
non
siano
tali
da
fare
respingere
senz
'
altro
questa
discussione
stessa
.
Si
dice
:
se
concedete
che
l
'
esercizio
privato
sia
il
migliore
,
perché
non
lo
proponete
addirittura
?
Perché
un
vero
esercizio
privato
come
quello
delle
ferrovie
inglesi
è
impossibile
nelle
presenti
condizioni
,
in
Italia
.
Non
ci
sarebbe
un
Parlamento
,
per
approvarlo
,
e
forse
neppure
capitalisti
per
intraprenderlo
.
Possibile
sarebbe
solo
un
esercizio
in
apparenza
privato
,
in
realtà
misto
di
esercizio
di
Stato
e
di
esercizio
privato
,
pessimo
fra
tutti
gli
ordinamenti
che
si
possono
escogitare
per
le
ferrovie
italiane
,
ed
atto
solo
a
procacciare
lucrose
speculazioni
di
borsa
.
Rimane
dunque
solo
la
scelta
tra
l
'
esercizio
di
Stato
e
l
'
esercizio
della
cooperativa
.
Riguardo
a
quest
'
ultimo
,
si
osserva
e
giustamente
che
mala
prova
hanno
fatto
molte
cooperative
di
produzione
,
infelicissima
poi
quella
della
Mine
aux
mineurs
in
Francia
;
e
se
similmente
a
tali
cooperative
dovesse
essere
ordinata
la
cooperativa
ferroviaria
,
accetterei
per
buona
,
l
'
obiezione
a
priori
.
Ma
l
'
ordinamento
può
essere
diverso
,
facendo
parte
al
capitale
estraneo
alla
cooperazione
e
mirando
non
già
a
mettere
in
opera
principi
teorici
,
ma
lasciandosi
unicamente
guidare
da
considerazioni
pratiche
.
Per
solo
modo
di
esempio
,
pongasi
che
la
cooperativa
ferroviaria
abbia
:
1
)
un
certo
numero
di
obbligazioni
3
e
mezzo
per
cento
(
metto
a
caso
questo
numero
solo
per
brevità
di
discorso
)
;
2
)
azioni
privilegiate
4
e
mezzo
per
cento
(
anche
questo
numero
è
messo
a
caso
)
;
3
)
azioni
ordinarie
.
Le
azioni
ordinarie
sono
distribuite
gratis
,
o
con
pagamento
minimo
,
ai
ferrovieri
,
secondo
certe
norme
da
determinare
.
Il
frutto
di
queste
azioni
varrà
pei
ferrovieri
appunto
l
'
aumento
di
salario
che
essi
chiedono
e
che
è
impossibile
oramai
di
rifiutare
loro
.
Sull
'
utile
dell
'
azienda
,
si
preleva
:
1
)
la
somma
necessaria
pel
servizio
delle
obbligazioni
;
2
)
la
somma
necessaria
pel
servizio
delle
azioni
privilegiate
.
Il
rimanente
va
alle
azioni
ordinarie
.
Tale
ordinamento
,
per
quanto
spetta
alla
divisione
del
capitale
in
obbligazioni
,
azioni
privilegiate
azioni
ordinarie
,
non
è
teorico
;
trovasi
presso
moltissime
società
inglesi
e
vi
fa
buona
prova
.
Temesi
,
e
non
a
torto
,
che
assemblee
di
soli
cooperatori
possano
talvolta
essere
trascinate
ad
approvare
provvedimenti
dannosi
al
capitale
dell
'
azienda
.
Tale
pericolo
è
rimosso
dall
'
intervento
degli
azionisti
privilegiati
,
che
del
capitale
sapranno
prendersi
cura
.
Infine
osservasi
che
vi
possono
essere
crisi
nelle
quali
la
società
di
esercizio
ferroviario
guadagnerà
pochissimo
,
e
che
sono
compensate
da
anni
in
cui
largo
è
il
guadagno
.
Tale
compenso
ci
deve
essere
,
altrimenti
l
'
esercizio
sarebbe
disastroso
e
non
potrebbe
essere
assunto
da
nessuna
società
,
sia
cooperativa
sia
anonima
;
e
se
pure
ci
fossero
finanzieri
così
imprudenti
dallo
assumerlo
,
la
società
loro
fallirebbe
,
e
saremmo
da
capo
coll
'
esercizio
di
Stato
.
Se
si
vuol
fare
sul
serio
,
occorre
concedere
patti
convenienti
a
chiunque
assuma
l
'
esercizio
ferroviario
.
Ma
,
dicesi
,
e
dicesi
ottimamente
,
per
potere
fare
quel
compenso
tra
gli
anni
magri
e
gli
anni
grassi
,
un
capitale
ci
vuole
.
Sta
bene
,
ed
a
ciò
appunto
si
provvede
col
capitale
delle
azioni
privilegiate
.
Non
ho
menomamente
l
'
intento
di
esaminare
qui
tutti
i
particolari
di
un
simile
ordinamento
,
dirò
solo
che
il
Governo
può
avere
una
certa
ingerenza
nell
'
amministrazione
,
purché
non
sia
d
'
inciampo
al
li
ero
svolgersi
dell
'
esercizio
;
qualche
cosa
di
analogo
si
ha
nell
'
ingerenza
del
Governo
nell
'
amministrazione
della
Banca
d
'
Italia
.
È
veramente
strano
che
il
nostro
Governo
,
il
quale
colma
di
favori
,
a
spese
dei
contribuenti
,
le
mendicanti
cooperative
di
braccianti
ed
altre
simili
,
rifiuti
di
esaminare
le
proposte
dell
'
unica
cooperativa
che
non
mendica
favori
,
ma
chiede
un
giusto
,
e
conveniente
per
tutti
,
contratto
di
esercizio
.
Sarebbe
forse
perché
i
politicanti
traggono
dalle
prime
un
utile
per
la
loro
potenza
politica
,
che
da
quest
'
ultima
non
sperano
?