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La morte recita a Staglieno ( Ceronetti Guido , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Staglieno ! Staglieno ! Necropoli senza fi ne , paradiso del necrofilo mentale , giardino accademico dell ' animista ateo ! Staglieno , porto sepolto , sotterraneo , alle spalle della città portuale ! Suo padre , il Père - Lachaise , ha più . misura , è fatto come un regolamento , un ' accademia militare , si è rinchiusa nei suoi viali una società più potente , più compatta , decisa a tenersi tutta per mano e a fare muro contro il tempo sotto il segno del due amanti del Paracleto , Abelardo ed Eloisa , la coppia di intellettuali sepolta in parole nella Patrologia del Migne e in ossa che si baciano e ribaciano sotto il tempietto neogotico di Parigi , ultima loro follia . Al Père - Lachaise , dove si è dissolta la fragilità dei vivi , tiene mirabilmente la forza , l ' energia , la fame di durare , la misteriosa volontà di patema dei morti . Aspettate a dire che la Francia è nella sua amministrazione ; cercate prima nell ' ombelico del Père - Lachaise il segreto della sua forza . Ma Staglieno è più inaspettato , più incredibile , più fantastico . La diga del progetto originario del Barabino , una sobria pianta quadrangolare dominata da un cappellone neoclassico , si rompe presto e il fiume dei morti sommerge la collina , le anime per placarsi pretendono sterminate gallerie , colonnati , boschetti sacri , ambulacri di Dedalo , templi egiziani , e un diluvio , un oceano , un ' atlantide di statue , di bassorilievi , di altorilievi , di busti , di medaglioni , di epigrafi spudorate , di gruppi statuari senza ritegno che raccontino di loro tutto . Staglieno è un ' enorme confessione collettiva , uno dei più grandi spettacoli del teatro della Morte ; si possono passare giorni ( notti , ancora meglio , nascondendosi in qualche cappella ) , settimane intere ad ascoltare quelle tirate , quei monologhi , quei battibecchi su chi ebbe più meriti , su chi ha più ammassato patrimoni celesti , e sempre ti direbbero dell ' insolito , dell ' inaudito sulla nullità , il vuoto , la miseria , la stupidità inarrivabile , l ' assurdità perfetta , la disperazione infinita che i nostri gusci d ' osso nascondono per vomitarli davanti alla faccia del cielo . Le sue voci Se le pietre romaniche cantano , le statue di Staglieno recitano : sono drammi giacosiani , ibseniani , ferrariani , scapigliateschi , verghiani , bracchiani , dannunziani , pirandelliani , labichiani , feidoiani , strindberghiani in una confusione da onde hertziane che s ' incrociano e accavallano , sovraccariche di voci e di rumori . Niente è meno silenzioso , di questo cimitero inesauribilmente sonoro . Il Père - Lachaise è maschio e occidentale . Staglieno è femmina e orientale , come Genova . Ha il disordine , la smania d ' invadere e di straripare con attiva pigrizia , di tutti gli Orienti . I suoi morti sono stati i cittadini orientali di un regno nordico ; cessati i doveri verso il re piemontese , si liberavano di ogni freno in morte . « Irraggia lo splendore orientale / Genova nelle donne dalla testa / Sibillina ... » cantava sotto l ' artiglio del Delfico , Campana . Le sue prodigiose visioni di Genova sono visioni d ' Oriente . Ma non vedremo mai più la Genova orientale campaniana , anche se qualche donna « dalla testa sibillina » , con nei capelli « un po ' d ' alga marina » si può forse incontrarla ancora , nei cortili e nei caruggi . Campana , l ' aedo di Marradi , è il sublime poeta di Genova . Montale è il metafisico del paesaggio ligure : il suo verso , proprio perché di scrittura metafisica , lo assume per disintegrarlo , se ne slega , non lo trattiene . Campana non è metafisico , è un Villon dei porti , un superbo lettore dell ' anima di un porto - Genova . Per girare nel porto , più che del lasciapassare del commissariato , è necessario munirsi dei versi campaniani sulla notte portuale , sul porto che si addormenta : « E ' la forza che dorme , è la tristezza / Inconscia delle cose che saranno / E ' la vita che cullasi nel ritmo / Affaticato » . Tutto è detto ; infelice chi non capisce . Senza marinai Ma quei versi servono soltanto al pensiero e al sogno . Il porto , com ' è oggi , è scoraggiante ... Dal mare e da terra , gli occhi che lo cercano non lo trovano più . Il porto può anche emigrare a Voltri , nel Duemila , o nei fiordi , o in Australia : il porto di Genova non è più . Dov ' è l ' Oriente ? Dov ' è il colore , spia dell ' anima delle cose ? Di notte , dall ' alto , dal largo , il porto è quella curva luminosa che si sfalda in segmenti e puntini tracciata dal compasso del golfo , niente di più banale , se non ti sostiene l ' immaginazione : « Là c ' è il porto » . Prova a cercare un marinaio , laggiù , un vero scaricatore , e balle di mercanzia , o navi piene di gente in lacrime ! Il porto è una immensa gru che nasconde il cielo , le navi sono ferraglia silenziosa , imbottite di containers , quasi mai vedi affacciarsi qualcuno , sono deretani di minerale dove non sembra agitarsi neppure un oxiuro ... Il saluto umano , l ' addio umano , spariti ... I traghetti non sono navi , sono garages ; gli ufficiali avviliti di essere alla testa di equipaggi di camion , di condurre in Sardegna , a Tunisi , a Palermo famiglie di roulottes , tribù di Fiat , di Alfa , di Peugeot , popoli di Michelin , città di Pirelli , cortei di Land Rover , generazioni di trattori , qualche volta con passeggeri sistemati nel cofano , tre o quattro nordafricani , due mezzi genovesi , un magliaro turco , una maestrina di Cagliari , un neonato abbandonato lì dalla madre , fuggita su un ' altra Citroën verso i Pirenei , in tutto così pochi che la Tirrenia non perde tempo a contarli e a fargli pagare il biglietto , né la Finanza a controllarne il bagaglio . Sul ponte , quando le navi partono , si agita una chiave inglese , un pneumatico che non ha voglia di emigrare si sporge triste dal parapetto . Ma dal molo chi gli risponde ? Il braccio di una gru , ma soltanto durante l ' orario sindacale ; mai di domenica . L ' Oriente genovese è da riinventare ... bisogna farlo risorgere dall ' invisibile , andarlo a scoprire nelle Madonnine ( tante Kalì e Annapurne ) ancora sospese ai muri che fatiscono , nelle navi di pietra cariche di balle di pietà cristiana ancora non disertate dagli equipaggi dei devoti ; farlo schizzare fuori dai libri , ascoltarlo in una cadenza dialettale . Credevo di detestare le cadenze liguri : dopo una settimana di immersione nei superstiti odori delle friggitorie di Genova mi penetrava l ' orecchio come una guzla araba , col contrappunto solare di un tamburo semita . In quell ' accento che strapiomba sul mare , dove attira e fa precipitare l ' idea la funerea sirena della u , che si ripete fino al trionfo del sonno in cui dolcemente tutto farà naufragio , c ' è come una tranquillità di contemplativi , un pessimismo ascetico e lontano . Oh perché così presto ? Perché tanto in fretta ? Sappiamo sappiamo che il Tempo mangia la vita , che il Tempo ha fame di tutto e non lascia vivo niente , ma questa metropoli mezzo sudamericana mezzo nordeuropa , sporcata dai gas siderurgici , il porto recintato da una sopraelevata , il cemento che sbaccanaleggia impaziente intorno alle ultime case di Portoria e di piazza Sarzano , luoghi di meraviglie , quadrivii magici , la vergogna dell ' anonimato verticale che soffoca e strazia la sublime distesa delle ardesie - perché tutto d ' un colpo , in pochissimi anni , ha rovesciato l ' Immagine di una città vera , di un mondo autentico , l ' ha sbrindellata , l ' ha dispersa ? Dunque a Staglieno , a Staglieno . Il caos della necropoli ci vendica dell ' Oriente laggiù perduto , dove la melopea campaniana non trova più nella sera ambigua « l ' alito salso umano » , e « nel gorgo di fremiti sordi » l ' odore di stoccafisso e il traballare delle mandòle Staglieno è intatto . La Morte non delude chi l ' ama . ( Almeno un poco : il tanatofobo , se esiste , è un amputato psichico , che non può correre sui sentieri degli elisi ) . Staglieno affascina , ma è il fascino della demenza ... Mi veniva un pensiero terrificante : se davvero dovessero risorgere , e risorgessero così come appaiono nelle sculture , coi loro angeli custodi , i loro cristi di languore , tra lo sgomento degli ultimi viventi , come la terra sopporterebbe il peso di tanto delirio ? Per lo più sono morti in pace , confortati dalla Religione , autorizzati dalla Scienza , tra le lacrime dei Congiunti , dopo vite probe , probissime - perché , in morte , sfogarsi in così scomposti deliri ? Forse perché Staglieno è femmina , un piagnone , anzi una prèfica , isteria che si scatena al contatto del sepolcro , braccia che brancicano , labbra che succhiano , e ha un ' anima di baccante , una febbre dionisiaca nelle vene , proprio lì , a due passi da un Bisagno al di sopra di ogni sospetto . Rachelina , mori a diciannove anni nel 1918 : « Il tuo vergine corpo riposa qui ma l ' anima tua gode coi beati » confessa l ' epigrafe . Su uno , Euterpe piange lacrime di coccodrillo : « Tutto amore per l ' arte che gli fu ispiratrice di elette e profonde armonie ne ritrasse splendida fama ma da quell ' ardore ebbe consunta innanzi tempo la vita » . Un Carlo Orazio « corse Europa e America lasciando ovunque desiderio di sé » , ma non è difficile quando , per correre , non si resta ospiti a lungo . « A Giuseppe Soldi negoziante » ... M ' impressiona un ' Antonietta Noceti « che alla scuola di G . C . imparò l ' eroismo che la tenne sempre serena » per via di quelle due iniziali , che sono quelle del mio povero nome , scritto sull ' acqua piovana . Davvero , alla mia scuola sarebbe possibile imparare uno speciale eroismo che mantiene sempre sereni ? Se fosse così , morrei senza dispiacere , contento della mia . giornata . Quelle porte di marmo , chiuse e semiaperte , presso a cui il Defunto sosta , esitando , incuriosito e atterrito , o è condotto di peso da angeli robusti come infermieri di vecchio manicomio - sono , del fantastico macabro , a Staglieno , uno dei motivi più misteriosi ... Fessurine sulla voragine , aperture sul precipizio , mi attirate morbosamente ... Se non foste di marmo , vi spingerei dolcemente , tentato di guardare ... Nel porticato superiore il monumento più morboso è quello di Raffaele Pienovi , 1879 , dell ' inuguagliabile scultore Villa . Una donzella , più curiosa che disperata , certamente la figlia del Pienovi , solleva leggermente il lenzuolo che copre , elegantemente sgualcito , il caro defunto fin sopra la testa , poggiata su due bei guanciali di malattia . Che cosa vede , la signorina Pienovi ? Ebbe una curiosità simile il marito di Emma Bovary , nella camera mortuaria , lei tutta velata di bianco , tra i ceri lacrimanti : « Lentamente , con la punta delle dita , palpitando , sollevò il velo . Ma gettò un grido d ' orrore … » In un romanzo ci viene detto quel che succede dopo : un grido , e poi il resto della storia ... Ma la sospensione del gruppo statuario è qualcosa d ' immenso , il mistero si chiude inesorabilmente . Il gruppo essendo un poco in alto , il visitatore non vede quel che c ' è sotto il lenzuolo ... Potrebbe non esserci niente ? Non c ' era nessuno ... Sono salito , ho guardato ... Non ho gridato . Non dirò quello che ho visto .
StampaQuotidiana ,
Forse non è ancora giunto il momento di discorrere oggettivamente dei gravi avvenimenti che si stanno svolgendo , ricercando solo le relazioni dei fatti che essi ci manifestano . Ora è tempo piuttosto di operare che di ragionare , ed alle opere spingono i discorsi che si rivolgono al sentimento , le considerazioni degli interessi , non già le ricerche dello scetticismo scientifico . Pure anche queste possono avere un ' utilità , lieve invero , aiutando a scoprire per quale via sentimenti ed interessi possono adoperarsi per raggiungere uno scopo , e non sarà dunque tempo assolutamente sprecato lo occuparsene ora . I presenti avvenimenti , come tutti i fenomeni sociali , hanno molte e varie cause , ma non tutte di eguale importanza . Se disponiamo per ordine d ' intensità le forze di cui ora vediamo la risultante nel gran cozzo delle nazioni , ne troviamo da prima tre che di gran lunga sovrastano alle altre e che sono : 1 ) il contrasto del germanismo e dello slavismo ; 2 ) il contrasto tra il militarismo aristocratico e la democrazia sociale ; 3 ) gli interessi particolari dei vari Stati . Vediamoli partitamente . Non voglio menomamente risolvere qui il difficile problema delle stirpi , e quando discorro di Slavi , di Germani , di AngloSassoni , di Latini , voglio solo indicare le collettività che hanno volgarmente tale nome , senza indagare come sono costituite . Ciò posto , è facile riconoscere nei fatti che Slavi e Germani hanno al presente una gran forza di espansione ; gli AngloSassoni già l ' ebbero pure , ma ora inclinano a restringersi alla difensiva ; i Latini l ' hanno perduta da un pezzo , anzi questo nome è diventato una semplice denominazione ; non sentono i Latini di Spagna , di Francia , d ' Italia , un ' inclinazione a convergere ad un centro comune , come gli Slavi ed i Germani , e neppure a prestarsi vicendevole aiuto come gli Stati dell ' Impero britannico . Non dimostrano , nella loro letteratura , neppure come reminiscenza classica di Roma , l ' orgoglio di stirpe che palesano Germani , Slavi , AngloSassoni . I letterati tedeschi non la finiscono più di rammentare Arminio , ed ora dicono che , come i loro antenati distrussero lo Impero Romano , spetta a loro di distruggere i « putridi Latini » ; nessuno in Italia è spinto da un analogo sentimento prepotente a rammentare la vendetta che le legioni di Tiberio trassero dalla disfatta di Varo , né la distruzione dei barbari fossero « putridi » o no compiuta da Mario , né i molti Germani tratti captivi a Roma . Dico ciò non per amore di rettorica , ma solo per esprimere un indizio di inclinazioni e di sentimenti . Neppure vo ’ indagare se le manifestazioni dei pangermanisti sono lodevoli o no , se è ragionevole il fuggire di imitarle ; cerco solo un indice dei sentimenti , come il termometro dà un indice della temperatura , e mi pare certo che un termometro di tal fatta , mostra una temperatura molto elevata tra i Germani , notevole tra gli Slavi , non troppo bassa tra gli AngloSassoni , e quasi zero tra i Latini . Così vediamo che , riguardo alla stirpe , la forza principale sta nel contrasto tra Germani e Slavi ; viene poi quella degli AngloSassoni ; e della forza che potrebbe essere tra i Latini non c ' è da tener conto . I Germani , consapevolmente o no , mirano all ' egemonia in Europa , a dare a Berlino la parte che ebbe Roma nel mondo antico , gli Slavi mirano a riunirsi in un organismo , a costituire alcunché d ' analogo a ciò che è ora l ' Impero Tedesco ; gli AngloSassoni vogliono serbare intatto l ' Impero Britannico . Quest ' ultima inclinazione avrebbe potuto essere facilmente soddisfatta , se la Germania avesse imitato Roma , che non aggrediva tutti gli avversari in una volta ; non così potevasi togliere il cozzo tra Germani e Slavi ; esso era fatale , inevitabile . Cagioni secondarie hanno determinato l ' epoca della presente guerra , ma essa , tosto o tardi , era assolutamente inevitabile . Scoppiata la guerra , l ' Inghilterra si è dimostrata più avveduta della Grecia antica , la quale ha lasciato che Roma distruggesse Cartagine , senza badare che , dopo , sarebbe toccato ad essa di essere aggredita e vinta ; ed in ciò sta la principale cagione dell ' intervento inglese . Un Bismarck lo avrebbe forse preveduto , e quindi avrebbe provveduto a scansarlo ; il presente Governo germanico non fu da tanto . Volgiamoci all ' altra cagione principale della guerra . A noi in parte sfugge , perché siamo in mezzo agli avvenimenti , che una grande trasformazione sta compiendosi nel mondo , ed è quella del dilagare della fede democratico - sociale , che assume tutti i caratteri di una religione . Tale trasformazione è paragonabile all ' altra compiuta quando il cristianesimo invase l ' Impero Romano ; e l ' analogia si estende a certi particolari , come è appunto la cecità di molti Romani che non scorgevano l ' importanza del fenomeno a cui assistevano , alla quale fa riscontro la cecità di molti nostri contemporanei che non sanno giustamente valutare il fenomeno che sotto ai loro occhi si svolge . L ' Europa occidentale ha tutta più o meno la fede democratico - sociale ; la Germania colla sua appendice austriaca è rimasta sola fedele al militarismo aristocratico ; quindi tra essa e l ' Europa occidentale è propriamente una guerra di religione che si svolge . Anche questa , tosto o tardi , era inevitabile . I popoli dell ' Europa occidentale hanno debellato , ognuno nell ' interno del proprio Stato , il partito detto conservatore , e che era attinente all ' ordinamento germanico ; oramai , per procedere innanzi nella via seguita , era assolutamente necessario debellare , all ' estero , l ' ordinamento germanico , che si ergeva come formidabile ostacolo . Più volte i ministri radicali - socialisti inglesi dissero che gli armamenti della Germania , col fare indispensabile corrispondenti armamenti inglesi , toglievano loro di spendere quanto avrebbero voluto nelle « riforme sociali » . In Francia , i radicali - socialisti e gli antimilitaristi erano tenuti alquanto a freno dal timore di una guerra colla Germania . La Russia è in parte estranea tanto alla corrente religiosa della democrazia sociale dell ' Europa occidentale , come a quella dell ' aristocrazia militare della Germania ; inclina piuttosto verso la prima che verso la seconda , poiché la Russia manca interamente di una casta aristocratica e militare . In ogni modo essa è stata tratta nel conflitto non da tal fede religiosa , ma da cagioni analoghe a quelle che spinsero l ' Inghilterra ; cioè ha inteso che non poteva lasciare che la Germania si mangiasse il carciofo foglia per foglia . Nelle guerre di religione , vi sono spesso alleanze simili . Principi cristiani si allearono ai Musulmani ; principi cattolici ai protestanti : bruciavano nel loro regno i protestanti e li difendevano all ' estero . L ' alleanza dello zarismo russo e della Repubblica francese non è poi più strana dell ' alleanza dei socialisti tedeschi colla casta aristocratico - militare del loro paese ; e c ' è anzi da considerare che , in caso di vittoria , la Russia non s ' ingerirà menomamente per mutare il Governo della Francia ; mentre , se la Germania vince , è certo che la casta aristocratico - militare porrà nuovamente sotto il giogo i socialisti tedeschi . Se la fede dell ' Europa occidentale è democratico - sociale , il suo ordinamento è in gran parte plutocratico . La plutocrazia ora come sempre si vale della fede religiosa altrui per provvedere al suo tornaconto ; in Germania è tenuta a freno dalla casta aristocratico - militare ; nell ' Europa occidentale , domina . La Germania non ha avuto un Caillaux che disponesse del Governo e dei tribunali , che , per sue vedute personali , impedisse un imprestito indispensabile per la difesa della patria ; non ha affidato ad un banchiere di concludere un trattato di pace ; non ha , come in Inghilterra , chiesto l ' aiuto efficace dei plutocrati per ottenere elezioni favorevoli al Governo . La plutocrazia non voleva la guerra , ma inconsapevolmente l ' ha preparata . Essa ha avuto gran parte nella rivalità franco - tedesca , ed in quella germanica - inglese , e , coi suoi giornali , ha conferito all ' inasprimento dei sentimenti di odio tra queste nazioni . Ma ora vorrebbe la pace , quindi non dobbiamo porre l ' opera sua tra le cagioni del proseguimento della guerra . Finalmente ci sarebbe da dire degli interessi particolari dei vari Stati ; ma possiamo tralasciare di fermarci su tale argomento , perché è il meglio noto alla diplomazia , ed è perciò che questa poteva sperare di scansare la guerra , mentre , ove avesse posto mente alle due altre cagioni , ora rammentate , avrebbe capito che ciò era impossibile e che rimaneva solo da prepararsi a trarre dalla guerra quanto poteva dare . Tale appunto può essere ancora lo scopo di Stati che , come l ' Italia , hanno parte secondaria nel gran conflitto . Avvedutezza ci vuole per conoscere ciò che è possibile , risolutezza ed energia per compierlo . I sentimenti esistenti non si possono mutare , ma da essi si può trarre profitto . Se ci fossero solo gli interessi dei vari Stati , un trattato di pace duratura sarebbe presto possibile , poiché infine tali interessi non sono inconciliabili ; ma l ' esserci le due prime cagioni di guerra toglie speranza che si possa conseguire una pace duratura , se una delle parti contendenti non è interamente fiaccata . Quindi è probabile che lunga sarà la presente guerra . Si vede ora quanto grave era l ' errore di coloro i quali asserivano che ormai le guerre erano fatte impossibili dall ' accresciuta potenza dei mezzi di distruzione , e si vedrà che grave del pari è l ' errore di coloro i quali credono la presente guerra non potere durare , per cagione delle difficoltà finanziarie e della carestia che colpirebbero parte almeno dei belligeranti . Gli Stati moderni hanno immense riserve economiche . Da prima ci sono molte spese per lavori pubblici , « riforme sociali » ed altre che non sono indispensabili e che si possono sopprimere . Poscia , enormi sono i debiti pubblici , e gli Stati possono pagarne solo in parte , o non più pagarne i frutti . Tale operazione , se il debito pubblico è tutto nello Stato , produrrà certo molte sofferenze , ma intaccherà poco o niente la potenza di produzione economica ; e se il debito pubblico è in gran parte all ' estero , i forestieri saranno spogliati in pro dei cittadini . Inoltre , da un secolo ad oggi , sono enormemente cresciute le spese di lusso , o almeno non indispensabili dei privati , mentre scemavano le ore di lavoro e l ' intensità di esso . I popoli possono dunque tornare a ciò che erano un secolo fa , soffrendo bensì , ma senza alcun serio pericolo di distruzione economica , poiché , alla fin fine , i popoli , un secolo fa , vivevano e prosperavano . Per tal modo , non sono solo centinaia di milioni , bensì miliardi e miliardi che divengono disponibili per la guerra . Gli avvenimenti che ora vediamo seguire prenderanno posto fra quelli più grandi e di maggior momento della storia ; essi manifestano il principio di un ' èra nuova .
La macchina della gloria ( Montale Eugenio , 1951 )
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È un luogo comune - o era tale sino a ieri - che l ' arte non conosce progressi o evoluzione e che l ' artista , sparendo , porta con sé un segreto che non può essere appreso da chi si impadronisca dei suoi moduli , del suo ricettario tecnico e del suo « stampino » . Oggi questa verità sembra essere contraddetta dal crescente peso della tecnica in tutte le arti , e dalla sempre maggiore adattabilità del pubblico ai trucchi di laboratorio dell ' artista , ai suoi segreti di mestiere . Ancora cinquanta , trenta anni fa , chi voleva raccontare una storia ( romanziere o drammaturgo che fosse ) procedeva in ordine cronologico , dall ' a fino alla zeta , mantenendo in vita almeno una delle maltrattate unità aristoteliche . Si giunse al romanzo che si svolge e si legge in due sole ore ( La signorina Elsa di Schnitzler e anche Les lauriers sont coupés di Edouard Dujardin , ventiquattr ' ore di una vita e poche ore di lettura ) , ottenendo con ciò un ' unità direi quasi fisica , di respirazione , che era senza precedenti nella storia dell ' arte narrativa ( al polo opposto l ' Ulysses , ventiquattro ore di vita e ventiquattro mesi di lettura ) . Un narratore , un drammaturgo moderno si vergognerebbe di seguire simili procedimenti e si guarderebbe bene dal rispettare la cronologia . Si cammina ormai dalla zeta verso l ' a , dalla fine si risale al principio . Il protagonista , se ce n ' è uno , muore fin dall ' inizio e il pubblico o il lettore devono risalire a ritroso la corrente . Nel teatro non esistono più cambiamenti di scena ; basta che un servo spinga innanzi una poltrona o una sedia di paglia o un alberello in un vaso di coccio per creare la reggia o la casa del povero o il bosco . Basta che un personaggio si tolga un golf da sport e indossi invece una giacchetta , facendo precedere o seguire l ' operazione da tremuli lamenti di pifferi che abbiano la funzione della dissolvenza cinematografica , cd ecco creato un salto temporale di dieci o di vent ' anni . Il passato , il presente e il futuro sono mescolati come gli ingredienti di un cocktail , i fantasmi passeggiano fra i vivi , le voci degli attori sono integrate da ruggiti di altoparlanti nascosti nelle gallerie o nei palchi . Il pubblico , che fino a pochi anni fa non avrebbe capito nulla di quanto avveniva , lo stesso pubblico che quando guarda un quadro moderno storce il naso e si chiede « che cosa vuol dire » e si mostra ancora esigentissimo in fatto di verosimiglianza rappresentativa , è invece dispostissimo ad accettare , in altra sede , le più audaci scomposizioni . Si dice , e credo sia vero , che a ciò non sia estraneo l ' influsso cinematografico che ha creato un linguaggio allusivo ormai alla portata di tutti . Io personalmente , quando vado al cinematografo , non comprendo quasi nulla di quanto avviene sullo schermo ; ma mi accorgo che accanto a me stanno persone non più colte , ma più allenate al nuovo linguaggio , alle quali nulla sfugge . Entrano nel cinema e nel teatro clementi che la poesia ha conosciuto e padroneggiato da secoli ; ma vi entrano da padroni assoluti , tecnicizzati e non più legati all ' arte della parola . E trionfa la regia , che è l ' arte di cavare il massimo effetto dal testo potenzialmente più suscettibile d ' integrazione . Si dà già il caso di qualcuno che pensa a ricavare un dramma da un film non suo , riducendolo per il teatro e rendendolo perciò ancor più cinematografico , sebbene in diverso modo . Nella migliore delle ipotesi , questo autore si illuderà di aggiungere un pizzico di poesia ( verbale ) a un ' azione che è già emotiva in sé , di effetto sicuro , immancabile . Questo furibondo progresso della tecnica è senza dubbio molto interessante ma prescinde da un fatto essenziale : che la poesia è l ' arte della parola e che nessuno sforzo di regista può sostituire la parola dov ' essa manchi . Molti hanno potuto rileggersi l ' Amleto o il Sogno di una notte di mezza estate dopo aver assistito alle rappresentazioni che ne davano Moissi o Lawrence Olivier o Max Reinhardt . Trovavano senza dubbio un ' altra cosa , ma era immancabile l ' incontro con la poesia . In Shakespeare e in Calderón , nel Marlowe e nel Kleist un albero è veramente sufficiente a creare una foresta , un trono basta a immetterci in un palazzo reale . Non credo che una rappresentazione realistica dei loro lavori , condotta con macchinosi cambiamenti di scena e scrupolo di verosimiglianza storica nei costumi e negli arredamenti , sarebbe oggi sopportabile . Provatevi invece a immaginarvi certi recenti lavori teatrali privandoli dell ' apparato registico che li rende interessanti , e resterete certamente a mani vuote . Il guaio è che , anche in questo campo , indietro non si torna e che i nuovi elementi spettacolari sono ormai entrati nel gusto corrente , sono diventati un linguaggio convenzionale che ha ben poco bisogno della parola . Il nostro tempo è visivo e acustico , ma non sa che farsene della musica , della pittura e della poesia . Perché la tecnica della presentazione e dell ' adattamento ( sia essa autoregia di scrittori o regia di teatranti , scienza del college e della scomposizione ) non coincide quasi mai col centro dell ' ispirazione artistica ? Semplicemente perché è prevedibile e calcolabile . Alain - uno dei francesi che ha scritto di estetica con maggiore acutezza , sebbene senza un metodo e un ordine apparenti - ha distinto l ' opera dell ' artista da quella dell ' artigiano in base a questa differenza . L ' artigiano copia esattamente un modello , sa dove vuole arrivare e i mezzi che a lui occorrono . Anche l ' artista ha usa certa idea , ma assai oscura e imprecisata . In lui il punto di partenza è una spinta , non un programma . Strada facendo , quella certa idea si trasforma e appare del tutto irriconoscibile . E può dirsi così che l ' artista conosce se stesso soltanto a cose fatte , dopo aver lottato contro un ostacolo , che è ( nel caso della poesia ) la parola , il mezzo espressivo . Qui la tecnica può veramente identificarsi con l ' espressione . Non però la tecnica artigianesca , esattamente dosabile e prevedibile di chi sostituisce il calcolo degli effetti alla libera irradiazione della parola poetica . Mi rendo conto che in un romanzo , in un ' opera teatrale e in genere in tutti i generi più costruiti , la poesia è come il sangue , che per circolare ha bisogno di una rete di vene , di un sistema di canali . ( È tale anche nella lirica pura , a dire il vero , ma in questo caso la costruzione , l ' impalcatura possono essere meno evidenti . ) So altrettanto bene che un ' opera destinata a larga diffusione , tradotta in altre lingue , spesso svisata e deformata , ha un ' esistenza di compromesso e che la vitalità di certe creazioni consiste proprio nella loro docilità a prestarsi a ogni sorta di collaborazioni o malversazioni . E comprendo perfettamente che un poeta è spesso frainteso o inteso alla rovescia , e che in nessun caso critici e posteri lo leggono come egli voleva esser letto . Con questo credo di aver esaurito le ragioni che suggeriscono indulgenza verso chi crea o adatta o « monta » opere che , volendo rivolgersi a una vasta udienza , hanno una necessità assoluta di giocare sull ' equivoco , di confondere i sentimenti con le sensazioni . Non si può negare che se tutti gli artisti dicessero « parlo per me e per dieci persone » il solco che divide l ' arte dal pubblico diverrebbe invalicabile . Più o meno consciamente , coloro che solleticano il gusto spettacolare delle platee tengono fede a un certo principio di universalità , si sforzano di parlare o balbettare in una lingua che tutti comprendano . Non credo però che sia prossima la fusione o l ' integrazione del linguaggio delle parole con quello della tecnica spettacolare . Una macchina a effetto è necessariamente costosa e chi si decide a metterla in moto preferisce scrivere o prendere a pretesto un ' opera di effetto certo , anche mediocre ma infallibile . Inoltre il meccanismo tende a perfezionarsi e in fatto d ' arte non è più paradossale pensare all ' avvento della machine à gloire , inventata da Villiers de 1'Isle-Adam , che « emetteva il successo » in un giusto dosaggio di rumori e vociferazioni . Quel giorno il pubblico sarà anche dispensato dalla fatica dell ' applauso . È dunque assai dubbio che l ' universalità di chi dice qualche piccola cosa a tutti valga l ' espressione di chi parla profondamente a pochi . E in definitiva , dopo aver pesato in tutti i sensi la questione , mi pare si possa concludere che ogni divulgazione di trouvailles tecniche arricchisce superficialmente il gusto delle masse , ma non giova alla diffusione della poesia . Qualsiasi racconto verista o naturalista potrebbe essere riscritto in chiave moderna , sostituendo all ' analisi psicologica l ' elencazione del documentario , il bruto enunciato dei fatti ; qualsiasi romanzo di James o di Rovetta o di Bourget potrebbe fornire il canovaccio di un dramma moderno , composto di scene rientranti l ' una nell ' altra , come i segmenti di un cannocchiale , ricco di salti nel vuoto , di capovolgimenti e di sdoppiamenti . Un ' arte che si vede subito com ' è fatta , un ' arte che fa dire a tutti « come sono intelligente » , una poesia che non importa conoscere nei testi originali e che consiste nel condire con una nuova salsa cose e situazioni ormai logore , rappresenta il coronamento di quello che potrebbe chiamarsi « l ' avanguardismo borghese » . Val meno della vecchia avanguardia - quella degli scapigliati e dei decadenti - e durerà purtroppo di più perché concilia la vanità degli artisti coi loro interessi . Essere à la page , esser capiti da tutti e insieme guadagnare qualche soldo , che tentazione !
StampaQuotidiana ,
Gli uomini , nella loro attività sociale , sono mossi principalmente dai sentimenti e dagli interessi , e molti stimano che siano mossi dai ragionamenti . A mantenere tale illusione vale il fatto che sentimenti ed interessi trovano sempre un ragionamento o meglio uno pseudo ragionamento che li esprime ; ragion per cui , col solito post hoc , propter hoc , nasce il concetto che il ragionamento ha determinato sentimenti ed interessi ; invece il rapporto è generalmente inverso . Principalmente e generalmente non vogliono dire esclusivamente ed in ogni caso particolare , quindi un qualche effetto i ragionamenti ed i pseudo ragionamenti possono averlo , ma è per solito assai lieve . Non è qui il luogo di tentare una dimostrazione di queste asserzioni ho scritto due grossi volumi per provare di fare ciò ma può non essere inutile vederne una conferma negli avvenimenti della presente guerra . Abbiamo avuto bei e ben fondati ragionamenti per dimostrare il delitto compiuto dalla Germania col violare la neutralità del Belgio . Ponga mente il lettore al fatto che tali ragionamenti furono respinti da chi già era amico della Germania o anche solo inclinava ad essere benevolo ; ma furono accolti da chi era nemico della Germania o solo inclinava ad esservi ostile . È dunque manifesto che tali caratteri determinarono principalmente i convincimenti degli uomini , e non i ragionamenti ; poiché , se questi avessero avuto un ' azione indipendente dai caratteri , ci dovrebbero essere almeno pochi , pochissimi tedeschi che biasimassero la violazione della neutralità ; pochi , pochissimi francesi e inglesi che l ' approvassero . È vero che gli inglesi dissero di muovere guerra alla Germania perché era stata violata la neutralità belga ; ma fu evidentemente se non pretesto , almeno solo causa occasionale , poiché preesisteva ed era potente la rivalità anglo - tedesca , che tosto o tardi doveva inevitabilmente condurre ad un conflitto armato . Nel fatto della violata neutralità belga si ha un caso simile a quello del celebre dispaccio di Ems , che fu solo causa occasionale della guerra del 1870 , preparata in sostanza dalla rivalità franco - prussiana . Vennero poi la distruzione di Lovanio , della cattedrale di Reims , ed altri fatti simili . I Tedeschi furono detti barbari nipoti di Attila , e vituperati o almeno biasimati in ogni modo . Anche in questo caso biasimi e vituperi furono respinti da chi già era benevolo alla Germania , accolti da chi ad essa era avverso , e veramente per ora non se ne vede il menomo effetto pratico . Gli intellettuali germanici provvidero ad una contro - offensiva e fecero gran consumo di carta e d ' inchiostro per dimostrare che la Germania era un povero agnellino , insidiato da lupi perversi e rapaci , e che , poveretta , se aveva mancato alla fede di trattati da essa firmati , ucciso donne e ragazzi , fucilato ostaggi , distrutte città e monumenti , aveva solo operato in stato di legittima difesa . Anche queste belle produzioni letterarie , queste splendide orazioni ebbero un effetto pratico molto prossimo a zero : persuasero chi già era persuaso ; d ' altri , nessuno . Qui forse il lettore osserverà : « Tra tutti questi discorsi che servono a niente , mettete pure anche il vostro che li dimostra inutili , poiché veramente è opera vana ammazzare un uomo morto » . Adagio un poco : non confondiamo il principale col secondario . Tali discorsi od altri simili , da sé valgono poco o niente , ma possono servire ad occultare interessi e sentimenti che valgono per il bene , oppure per il male di una nazione . Per molti anni abbiamo udito discorsi che , senza tregua né posa , predicavano la fine delle guerre , fatte ormai impossibili dal progredire dei sentimenti umanitari , di giustizia e di diritto , dell ' evoluzione del proletariato , che sdegnosamente le respingeva e che bene avrebbe saputo imporre la sua volontà , dalla perfezione stessa degli armamenti che avrebbe tolto agli eserciti di poter venire a battaglia . Tutto questo gran discorrere ed argomentare ha messo capo ad una guerra generale delle nazioni , che è certo fra le maggiori che mai abbia veduto l ' umanità ; e perciò , sotto tale aspetto , discorsi ed argomenti sono stati assolutamente vani . Manifestarono invece un ' opera , invero di non gran momento , contraria al fine a cui tendevano ; furono cioè il manto col quale si ricoprivano interessi e sentimenti i quali miravano a volgere in pro della clientela elettorale i quattrini che dovevano servire per la difesa della patria . Per esempio , furono i bei discorsi sul diritto internazionale , sulla « pace mercé il diritto » , che occultarono sentimenti ed interessi i quali distolsero il Belgio dal prepararsi convenientemente alla guerra . Se l ' esercito tedesco passò dal Belgio invece di passare dalla Svizzera , oltre a ragioni strategiche , può anche essere stato perché tutti gli Svizzeri sono soldati ed ottimi tiratori , mentre i Belgi avevano solo un piccolo esercito . Simili discorsi occultarono pure sentimenti ed interessi che fecero imprevidenti per la preparazione della guerra Francia , Italia ed Inghilterra . « Non avremo certamente la guerra » dicevano i ministri della guerra francesi , ed anche alcuni italiani ; e , con tale scusa , invece di provvedere artiglierie ed altre armi , si spendevano i quattrini per fini elettorali . In Germania , poco credito ottenevano analoghi vaniloqui , perché non corrispondevano a sentimenti e ad interessi , in ogni modo rimanevano un semplice sfogo letterario , e il Governo faceva della « politica reale » , ed aveva maggior fede negli obici da 420 mm . che nell ' « immanente giustizia » o nella pace imposta dal proletariato . Il Lloyd George discorreva come se la guerra la volessero esclusivamente i « ricchi » , ed aggiungeva che essi soli dovevano pagare gli armamenti . Per una strana ironia del caso , toccò proprio a lui a fare tal guerra ! Ma intanto , questi discorsi avevano ricoperto gli interessi elettorali del partito , e quindi erano cagione , sia pure in piccola parte , in modo subordinato , che l ' Inghilterra giungesse poco preparata al gran cimento : molto meno preparata della Germania . In Italia , discorsi analoghi operarono , sia pure lievemente , per ricoprire interessi analoghi ; essi furono come un narcotico , il quale , debole se si vuole , pure ebbe parte nel togliere la chiara veduta della realtà , la quale è che gli Stati si difendono con armi ed armati , e non coi principi del diritto internazionale , del pacifismo , della morale , della « giustizia immanente » , della santa evoluzione , e di tante altre simili entità . Fatti ci vogliono , non discorsi e chiacchiere .
Odradek ( Montale Eugenio , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Mentre cresce di giorno in giorno la polemica contro gli effetti nefasti della comunicazione di massa resa possibile dalla nuova civiltà industriale e dalle sue scoperte ( i famosi mass media di cui si cibano voluttuosamente psicologi , sociologi , politecnici , psicotecnici , funzionari dell ' UNESCO e altrettali mostri ) una voce più temperata vorrebbe ammonirci che « l ' industria e il macchinismo possono , sì , danneggiare lo spirito , ma ciò dipende soltanto dal loro cattivo uso » . Contro questa tesi ha scritto un libro intero un giovane scrittore di saggi morali , Elémire Zolla ( Eclissi dell ' intellettuale , Bompiani ) che è quanto di meglio , su questo argomento , si sia avuto finora in Italia . I suoi argomenti sono molti , occupano duecentocinquanta pagine e sono sostenuti da una solida e rara erudizione . Non gli faremo il torto di riassumerli in poche righe e ci proveremo invece a seguirlo in qualche breve suggerimento . Come è possibile sostenere che la massificazione dell ' individuo , il bourrage dei cervelli , l ' appiattimento del singolo nella massicciata del collettivo siano effetti del cattivo uso di macchine e invenzioni meccaniche quando « l ' assetto meccanico del reale » , già denunziato da Goethe , era già presente nell ' enciclopedismo e nella successiva rivoluzione industriale e manifatturiera ? E , saltando a piè pari l ' imponente denunzia di scrittori e artisti che dura almeno da un secolo e mezzo e di cui Zolla ci dà una impressionante documentazione , quale potrà essere « il buon uso » dei mass Inedia in un futuro formicaio umano eventualmente scampato dalla guerra atomica ? Quale buon uso potrà farsi dei viaggi , dello sport , del cinema , della radio , della televisione , dei giornali a rotocalco o a fumetto quando dovranno essere pianificati e imposti in modo coattivo i loisirs a miliardi di uomini ormai liberati dai lavori più gravosi ? Come potrà avvenire che lo spirito di « massificazione » rivolga contro se stesso gli strumenti che ha inventato ? Le ipotesi ottimistiche muovono dalla supposizione che l ' uomo resti estraneo alla macchina , non ne sia modificato e sia anzi in grado di volgerla a migliori fini ; mentre l ' osservazione dimostra che l ' uomo - massa desidera , vuole , crea il proprio destino e che , a questo effetto , si procura gli strumenti necessari . Le comunicazioni di massa sono il fondamento della nuova industria culturale , fatalmente portata ad allargarsi su un piano sempre più basso , raggiunto il quale sarà sempre possibile sperare in nuove bassure , realizzando l ' ipotesi di un futuro uomo stereofonico , incapace di una visione analitica del reale , refrattario ad ogni possibilità di sintesi e di sintassi . Pochi scrittori hanno descritto in forma di parabola l ' avvento dell ' uomo - massa , come Franz Kafka nei suoi primi racconti : « Qualcosa dev ' essere stato trascurato nella difesa della nostra patria ... Con i barbari non si può parlare , non conoscono la nostra lingua e non ne hanno una loro ... il nostro modo di vivere e le nostre abitudini sono loro tanto incomprensibili quanto indifferenti . Non si può dire che adoperino la violenza , ma di fronte alle loro usurpazioni ci si trae in disparte e si abbandona ogni cosa ... Tutto poggia su un equivoco e grazie ad esso andiamo in rovina » . E altrove : « Odradek , nome d ' etimo sfuggente , che indica un congegno mobile . Forse Odradek ebbe in passato uno scopo ? No : Il tutto è senza senso ma nella sua natura compiuto . Odradek si può anche interpellare , gli si può domandare " come ti chiami ? " ed egli , o esso , risponderà " Odradek " . Può esso morire ? Ma tutto ciò che muore ha avuto dapprima una sorta di scopo , una specie di attività , e questo l ' ha consumato ; ciò non vale per Odradek ... Non danneggia nessuno , ma l ' idea che mi debba sopravvivere mi è quasi dolorosa » . Anni fa ci accadde di analizzare su queste colonne una poesia di Costantino Kavafis , nella quale un popolo di antica civiltà , ormai decaduto e disfatto , esprimeva la sua delusione per il mancato arrivo dei barbari . « E ora che faremo senza i barbari ? Era una soluzione , dopo tutto . » E questa è la soluzione che tutti stiamo adottando : dell ' Odradek ch ' è in noi « non si può dire che usi la violenza » : e se è vero che ancora « ci riesce dolorosa l ' idea che debba sopravviverci » , i nostri figli non proveranno più alcun dolore : la loro identificazione col « mobile congegno » sarà perfetta . Sì , « qualcosa dev ' essere stato trascurato nella difesa della nostra patria » , cioè nella difesa della persona umana . Se così non fosse , non vedremmo stadi straripanti di folle imbestiate , quando si sa che l ' industria sportiva ha tolto ogni significato ai riti dell ' homo ludens ; non vedremmo milioni di persone pietrificarsi dinanzi a schermi di vetro sui quali appaiono gli inameni giullari , i tetri fantasmi che un ' industria specializzata , vendendoci a caro prezzo il « modo di passare il tempo » , sa suscitare a getto continuo . Uccidere il tempo non dovette essere un problema per le vecchie generazioni : oggi è ossessione di tutti . Ammazza il tempo chi non può fare a meno del cinema ( e chi si sente colpevole si sceglie un compagno , un « complice » , per suddividere la sua responsabilità ) ; lo ammazza in mille modi chi , avendo terrore di sé , non arretra di fronte ad alcuna sciocchezza pur di « fare come gli altri » . Gli esempi che abbiamo scelto sono volgarissimi : il libro da cui prendiamo le mosse ne offre ben altri e più persuasivi nei capitoli dedicati all ' erotica di massa , alla decadenza della persuasione , alle regressioni magiche e alle regressioni nella droga . Col soccorso di Freud e di Adorno , con una conoscenza sicura di tutto quanto si è scritto intorno alla psicologia dell ' uomo - massa e con frequenti immersioni nelle moderne interpretazioni del mito l ' autore di questi saggi ha modo di svolgere nel modo più brillante la sua requisitoria . Egli , personalmente , non ha soluzioni da proporre , non vuole distruggere la macchina , non sogna un ritorno all ' antico : è , se ho ben compreso , uno stoico che onora la ragione umana oche sente la dignità della vita come un supremo bene . È un uomo che non si mette « al di sopra della mischia » , ma che vuol restare ad occhi aperti . E finché esisteranno uomini così fatti la partita non sarà del tutto perduta . Quale può essere il posto dell ' intellettuale nella società moderna ? Se con l ' appellativo di intellettuale si intende , come intendeva Gramsci , chiunque detenga una tecnica , è chiaro che l ' intellettuale di domani non sarà che una ruota dell ' ingranaggio di Odradek . Spogliatelo di ciò che Gramsci chiamava il suo « spirito di corpo » e inevitabilmente l ' intellettuale diventerà uno strumento in mano di chi detenga il potere . In un mondo in cui l ' imitazione del divino è diventata imitatio instrumentorum e in cui possono nascere espressioni come human engineering ( l ' ingegneria umana ) la sorte dell ' intellettuale sembra segnata . Se invece definiremo come intellettuale « chiunque abbia una educazione che gli consenta di esprimere la sua personalità entro il suo particolare lavoro » , è evidente che simili intellettuali sono destinati a essere respinti sempre più al margine della vita sociale . Non c ' è bisogno di intellettuali nel mondo del marketing e delle human relations ; non c ' è bisogno di educazione quando persino l ' istruzione religiosa si industrializza ; è assurdo discutere sulla decadenza del latino quando sarebbe opportuno abolire anche l ' italiano in sé , « assai bene sostituibile con il particolare italiano richiesto dalla qualifica lavorativa : il gergo tecnico , la tecnica pubblicitaria » , il dialetto : il che sta già facendo egregiamente la radio . E più che dubbia appare fin d ' oggi la possibilità di indipendenza degli scrittori , tenuti a rispondere a precise esigenze di mercato ( o di anti - mercato nel caso dello scrittore che si crede libero ) . E infine - ultima osservazione - chi potrà distinguere l ' intellettuale vero dal falso quando dilaga il fenomeno che fu già definito come anticonformismo di massa ? Che l ' arte e la letteratura d ' avanguardia formino oggi un ' industria sempre meglio organizzata non ha più bisogno di dimostrazioni ; d ' altra parte , come certi partiti politici ne finanziano altri , avversi , per non essere « scoperti a destra » o « a sinistra » , così l ' industria culturale dovrà mantenere in piedi , oltreché l ' avanguardia , anche la retroguardia . E da un lato o dall ' altro chi fa professione di artista o di scrittore non potrà sfuggire dal vedersi considerato come un fornitore di merce . Difficile trarre conclusioni ; molto più facile avanzare obiezioni , tutte prevedibili . Si può sostenere che l ' uomo sia meccanico per intrinseca natura , e che l ' uomo libero sia una chimera di attardati romantici ed anarchici ; ma se questo fosse vero sarebbe pur sempre titolo di dignità non arrendersi al vero . Inoltre occorrerebbe dimostrare , per fare un esempio solo , che il mondo dei tranquillanti e della droga ( i primi per gli spettatori , l ' altra per l ' eroe sportivo o pubblicitario ) segue le vie della ragione . Senza dubbio , nei tempi in cui la macchina non esisteva o esisteva in forma rudimentale , non erano assenti dal mondo la cupidigia , l ' iniquità , la ferocia . Ed anche per questo noi non sapremmo rimpiangere il passato . Oggi , seguendo la legge del livellamento dei liquidi nei vasi comunicanti , Odradek ha redistribuito il male : lo ha diffuso in giusta dose dovunque : lo ha reso invisibile , impercettibile . Giustamente all ' uomo - massa corrisponde il male di massa , al quale nessuno di noi sfugge . Resterebbe la tentazione di rifugiarsi nel culto dell ' ideale , di rinnegare , in un modo o nell ' altro , la nostra esistenza terrena ; ed è forse la peggiore delle insidie . Vivere il proprio tempo restando sull ' allarme è tutto quello che può fare oggi chi si fregi e insieme si vergogni - com ' è giusto - della screditata e controversa qualifica di intellettuale . Altre soluzioni a breve scadenza non sapremmo immaginarne . Ed a scadenza lontana , lontanissima , molte altre ipotesi sui mezzi adatti a distruggere o ad addomesticare Odradek o a giungere a una completa identificazione con lui , possono farsi . Ma qui si entrerebbe nella fantascienza , cioè nella scienza ridotta a merce , e preferiamo arrestarci . Non merita di servire da trampolino a simili stravaganze il libro serio , onesto e umano che ci ha suggerito queste riflessioni .
Così Manzoni scacciò Satana ( Ceronetti Guido , 1982 )
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E il demoniaco cominciava a invadere tutto , fino alle lettere e pitture più alte e tragiche , dalla Spagna alla Siberia , da Parigi a Pietroburgo : perché non entra , da Porta Tosa , da Porta Ticinese , per i Navigli e le cloache , o giù per i camini , in Milano ? A Milano , il più grande scrittore italiano del secolo esclude il demoniaco dal suo unico romanzo come dagli altri suoi scritti , dalla sua teologia morale , dalle sue lettere , da ogni espressione del suo pensiero . Neppure Stendhal l ' aveva messo nelle sue storie ; ma Stendhal non era scrittore religioso e teologico , e neppure un allucinato romantico ; Manzoni è scrittore religioso integrale . E ' scrittore cristianissimo , e ancora al suo tempo Satana era l ' avversario di Dio nella vita interiore del credente , viveva nelle crepe metafisiche e nelle notti dei santi ; l ' Anticristo era nel timori e nelle attese del residuo messianismo cattolico : il papa poteva permettersi di nominarlo . In un altro scrittore cristiano integrale , Dostoevskij , l ' intero problema morale è gettato nel crogiuolo del demoniaco e studiato , messo in luce mentre il regno anticristico schiuma , preme , vicino . Manzoni è muto . In Manzoni molte cose sono taciute , non per questo annullate . Avendo con lui una certa pratica quotidiana , potrei tentare uno scandaglio . Manzoni fu un uomo assediato da innumerevoli terrori , non tutti spiegabili con la sua eredità nervosa . Uno dei più sottili tra i suoi terrori era quello di non riuscire a dire , sempre , la verità tutta intera , di non servirla abbastanza ... La verità morale gli appariva sotto tanti aspetti e così complicata da rendergli ogni cosa in cui dovesse impegnarsi per lei un combattimento estenuante . Si può leggere il romanzo anche come un combattimento per la verità , condotto con uno scrupolo smisurato . E poiché tutta la verità per lui si accordava perfettamente con l ' insegnamento della Chiesa , temeva continuamente che un punto gliene sfuggisse , lasciandolo scoperto , come per castigo , sospeso nel vuoto , senza più il braccio soccorritore della religione , sentita inconsciamente più implacabile che pietosa . Non poteva vivere senza quel riparo . C ' è una forte agonia cerebrale , dietro le palpebre socchiuse della sua anima pensosa : una natura predestinata alla lotta con l ' angelo di Dio , nella forma di una correzione spietata , dolorosa , perfino raffinatamente maniacale , del proprio pensiero e di ogni dottrina che contrastasse con la regola celeste che si era imposta . Per Manzoni , quel che non è morale è irrazionale . Anche in un ' ombra leggera , poteva già condannare il crimine d ' irrazionalità . Tutto l ' immaginario manzoniano , che culmina e si esaurisce nel romanzo , non solo si dispone dentro un ordine morale : è questo stesso ordine , figlio e frutto del suo tormento nervoso , etico e spirituale . Tutte le sue creature ricevono umanità dal loro essere animali morali in movimento , frammenti di morale in cerca di verità unificatrice , promessi sposi morali che anelano al matrimonio , ad un ricongiungimento sistematico , per mezzo di prove dolorose che cancellino da loro le tracce del peccato d ' origine . E ' un miracolo che Manzoni abbia saputo farne , tra molti rischi di cadute nell ' edificante ad ogni costo , realtà umane in un respiro di poesia pura . Chiusa l ' epoca del romanzo , ripiglia la sua eterna ricerca morale senza più metafore , ma con uno stile combattente che non vacillerà che al cecidere manus dei suoi ultimi giorni di vigilia sabbatica . Se il demoniaco è assente da questo romanzo del tormento e dell ' Iniziazione morale , devo pensare lo fosse interamente dall ' orizzonte manzoniano ? Mi provo a definire il demoniaco senza disturbare angeli sprofondati né il princeps tenebrarum , lasciandoli però agitarsi al di là del velo concettuale , come enti irreali misteriosamente possibili . Demoniaco è il male che , nell ' esperienza umana , produce pena e disfacimento morale e mentale : la sua dipendenza ( o non può avere questo nome ) da un principio assoluto , pone il problema della prova da parie di Dio che si fa lui stesso l ' Avversario e il persecutore occulto , o del dualismo metafisico ( se esista un principio tenebroso contrario al Bene ) . Demoniaco è il Caos primordiale ( prima e dopo tutti i Big Bangs ) riflesso nel microcosmo umano , che ne è dal giorno di assunzione nella coscienza ( la vera uscita dalla preistoria ! ) come lacerato e minutamente stigmatizzato ; e irrompe violentemente e capillarmente nella pazzia , nel crimine , nella storia , nelle costrizioni mentali ( i mind ' s manacles di Blake ) , nella morte dell ' anima , nell ' incubo , nelle passioni , ed è un fuoco inestinguibile . Ora , dai suoi effetti sovranamente calmanti , e dal suo segreto procedere rituale , si può definire lo stile manzoniano come altissimamente ed eminentemente esorcistico . Né stola , né aspersioni , né formule ... Esorcistico , alla lettera : per cacciare via , per scongiurare ... E oltre questo : esorcistico per Intima volontà demiurgica , uno stile che si elabora per mettere ordine , nel caos morale individuale e nella storta , vissuta come specchio del caos morale , regno del fuoco maledetto . Un partigiano innocente del demoniaco - i grandi romantici lo sono tutti - come Victor Hugo , sguazza felice nel caos della storia , gli scopre addirittura un proprio ordine ( demoniaco ) perfetto , che si configura in un ideale progresso , e arriva a produrre visioni compiaciute ed entusiasmanti , molto più piacevoli delle manzoniane : la Rivoluzione , Waterloo , la Parigi di Luigi XI e di Luigi Filippo ; Manzoni applica alla storia la museruola inflessibile del suo stile esorcistico , obbliga il grande serpente a sputare il suo tossico nel recipiente , mette in guardia il lettore ( il novizio , l ' iniziando ) dalle tentazioni e dalle metamorfosi del mostro . Qualunque cosa dica , in qualunque opera In versi o in prosa , Manzoni pronuncia un preciso scongiuro contro le potenze invisibili del caos , di cui ha una profonda , eterna , non domata paura . Ha i suoi grandi momenti di prova : la guerra dei Trentanni , nello scorcio satirico del romanzo , sottoposta al trattamento magnetico manzoniano , è una gorgona di demenza placata , messa sotto chiave ; e cosi la presa della Bastiglia , nel saggio senile sulla Rivoluzione . Quanto al demoni presenti nelle storie delle unzioni , sappiamo da che parte si trovino . Più sottilmente , si misuri l ' abissalità benefica dello stile manzoniano - tanta da stare alla pari con gli abissi di male che fronteggia - sia nelle magnifiche confutazioni della morale fondata sull ' utilità , che nel giudizio di Robespierre , nel dialogo dell ' Invenzione . Non piglia mai le vie facili : per Manzoni , Robespierre non è per niente un mostro , ma un mistero . Ed ecco definito , con inuguagliabile portata di stile , un uomo che ebbe certamente una parte di demoniaco e ne introdusse nella storia : « Ma un ' astrazione filosofica , una speculazione metafisica , che dominava i pensieri e le deliberazioni di quell ' infelice , spiega , se non m ' inganno , il mistero , e concilia le contraddizioni . Aveva imparato da Giangiacomo Rousseau ... » . Così , eccoci , quasi dostoevschianamente , nel demoniaco dell ' ideologia , il rinnegamento del peccato originale imparato da Rousseau fatto causa della perversione mentale e politica di Robespierre . Sappiamo bene che Sade , Necaev , Lenin , Hitler sono tutti figli di un ' astrazione filosofica . Furet , senza di cut è impossibile decifrare a fondo il fenomeno rivoluzionarlo francese , perfeziona Manzoni : « Robespierre è un profeta ... nessun contemporaneo ha interiorizzato come lui il codice ideologico della rivoluzione » . Ma per Manzoni il demoniaco ( non nominato ) di Robespierre , e di tutta la filosofia dei lumi , è nell ' ignoranza del peccato originale , in un errore metafisico . La folla , manzonianamente , è sempre demoniaca : la esorcizza energicamente con lo stile . L ' amore ... Se non lo lava in chiesa , dove deve « venir comandato e chiamarsi santo » , resta per lui essenzialmente demoniaco . Non basta procreare , riprodurre uomo anzi non è un gran bene ... Manzoni accolse Malthus , quasi unico tra i cattolici , con estremo favore . Ma anche l ' Ordine civile ( l ' autorità , lo Stato , i magistrati ) è Caos . Anche l ' amore represso ( Gertrude ) è Caos . L ' unico personaggio in cui il demoniaco è scritto in faccia in cubitali è il miserabile padre di Gertrude , un distruttore di germogli d ' amore e causa sinistra del futuro comportamento succubamente demoniaco della figlia monacata per forza . La peste , invece , non è demoniaca . La peste , sebbene rompa tutto l ' ordine morale - razionale e spalanchi le porte della città al Caos , è demiurgica e rimedio del male : il suo trionfo introduce addirittura la giustizia provvidenziale tra le leggi umane sconvolte . Manzoni la adopera come estremo e infallibile ricorso esorcistico : i monatti , la folla che lincia untori sono demoni scatenati , ma l ' eccesso del male fa sovrabbondare paolinamente la grazia , e porta al culmine la perfezione dello stile manzoniano scongiuratore e riparatore . Il gallo del lazzaretto canta : i demoni - tutti , meno la vigliaccheria tenace di don Abbondio - spariscono . La giustizia redentrice si manifesta simbolicamente nella pioggia diluviale , che si annuncia al lazzaretto , tra la polvere e i lamenti , come una figura di salvezza , e finalmente investe e inzuppa nella sua corsa solitaria fuori Milano il promesso sposo , significandogli che la prova è superata . Il resto , non è più che il graduale e ordinato spegnersi di una musica . Non si legge Manzoni per divertirsi , ma per bisogno di guarire . Dopo ogni rilettura , si resta imbevuti di calma , come liberati da una crisi isterica , da un ' idea ossessiva , da un possesso diabolico . « Una mano ferma - dice di lui Eugenio D ' Ors in Nuevo glosario - che di tra le ombre si tende verso di noi , e a cui possiamo aggrappare la nostra , nel momento in cui stavamo per scivolare , forse a perderci irremissibilmente » . Certo , Dostoevskij è infinitamente più attuale ; perché è un profeta russo , mentre Manzoni è un poeta italiano , che vide bene la storia come Caos , senza però vedere un futuro in cui il mondo umano , in preda al demoniaco , sarebbe diventato , progressivamente , come una macchina inerte : «...in qualche secolo si può a tal punto mortificare il mondo che dalla disperazione comincerà effettivamente a desiderare di esser morto » ( Taccuini del Demoni ) . Qualcosa d ' insoluto è nella sorte del castello dell ' Innominato , quando da nido insanguinato del delitto si trasforma , in asilo sicuro di afflitti , vigilando dall ' alto ( senza neppure sparare un ' archibugiata : gli basta essere entrato nell ' ordine morale - razionale ) contro il disordine cieco della guerra , che si sfoga e passa nella pianura . La conversione del famoso brigante può avere spiegazioni psicologiche , ma quella del castellaccio e di tutta la sua valle ha ancor più del miracolo , del teatro e della fiaba : perché non è un ' anima d ' uomo , è un simbolo pietrificato del disordine e del male . Un ' insegna , un ' espressione visibile del mondo infero , può così facilmente farsi l ' insegna del Bene sulla stessa altura , la Malanotte cambiarsi nell ' osteria della Buonanotte , i cattivi agire da guardiani e da infermieri conservando le stesse facce ? La grazia della palingenesi morale si estende anche all ' inanimato , al sicari , ai pugnali ? I dubbi di don Abbondio , quando va al castello , testimoniano di una interessante esitazione di Manzoni stesso : è davvero possibile che lassù tutto sia ormai eliso e salvezza ? Se adesso lì spuntasse una amanita falloide , sarebbe commestibile ? Il Male , se veramente esiste come tale , può cambiare natura ? Dietro al povero curato , pauroso cronico , il grande indagatore interroga l ' universo morale , il più difficile del mondi , perplesso .
NON SI OTTENGONO VANTAGGI SENZA SACRIFICI ( PARETO VILFREDO , 1914 )
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La scissione del Partito socialista italiano non è che un caso particolare di un fatto generale , che ( per non andare troppo lontano , un altro caso particolare si può osservare nella scissione dei cattolici in modernisti ed in integralisti ) mena a questa conseguenza : che , in tutti i partiti , forti e vivaci , si costituiscono due classi di gruppi : una che inclina alla transigenza , l ' altra all ' intransigenza . Ciò dipende dall ' indole delle società umane , in cui condizione di un abile operare è la transigenza , di un forte operare l ' intransigenza ; e quando manchi questo o quell ' operare , non solo viene meno la speranza di un prospero successo , ma appaiono invece i sintomi della decadenza che condurrà all ' annientamento del partito . La viva fede degli intransigenti si manifesta coll ' espressione di una meta ideale , che sta tanto più fuori della realtà quanto più è viva la fede , e che può giungere agli estremi limiti dell ' assurdo , se la fede è vivissima . Non c ' è dunque da ricavare nulla dalla considerazione intrinseca di questi fini , circa al valore sociale della setta che li manifesta : essi indicano solo una direzione ; ed anche in ciò occorre essere guardinghi nel valutarli , poiché la viva fede può rimanere e la direzione mutare . I primi cristiani erano pacifisti , ed ebbero per successori uomini di non meno viva fede ma bellicosi . Ora una analoga trasformazione si è compiuta sotto i nostri occhi , in Germania , in Francia , ed anche un poco in Italia . In questi paesi , pure tacendo di casi estremi come quello dello Hervé , abbiamo veduto molti pacifisti diventare bellicosi , e non pochi socialisti assecondare volonterosi le guerre della « borghesia » . Se l ' Italia avrà guerra , vedremo probabilmente da noi trasformazioni simili a quelle già osservate in Germania ed in Francia . Il fine ideale del nazionalismo si sovrapporrà ad altri fini ideali , e su di essi prevarrà per un tempo più o meno lungo . In altro campo che in quello del senso intrinseco dei fini ideali vuolsi cercare principalmente il valore sociale di coloro che a questi fini tendono ; e cioè dobbiamo porre mente all ' intensità delle fedi che per tal modo si manifestano . Le vive fedi che mirano a fini ideali sono quasi le sole forze che possano validamente opporsi al dominio degli interessi materiali ed immediati , e che possano far prevalere la prosperità della patria sopra il tornaconto individuale . Potrebbe darsi che , se l ' Italia avesse guerra , coloro che ora hanno per fine ideale la neutralità assoluta , fossero di maggiore aiuto per difendere la patria , dei presenti cacciatori di sussidi alle cooperative di operai . Non si deve dimenticare che una società in cui ci sono vari fini ideali , si muove secondo la risultante di tali forze e non già pel verso preciso di una di esse ; ed è questo un altro motivo per astenersi dal considerarne intrinsecamente una , escludendo le altre . L ' arte di governo sta nel sapere adoperare le vive fedi e gli interessi , cioè , in poche parole , le varie forze che operano nella società . Già gli avvenimenti sinora seguiti concedono di asserire che errore principale dei governanti tedeschi fu lo avere troppo largamente partecipato ai sentimenti pangermanisti , invece di badare solo ad adoperare la potentissima forza che per tal modo si manifestava . Perciò , accecati dall ' orgoglio e dimenticando gli insegnamenti del Bismarck , furono tratti a trascurare interamente la preparazione diplomatica della guerra . In un altro verso , si ha l ' errore del Governo italiano , nella guerra libica , che fu condotta badando solo agli interessi , e che perciò indebolì più che fortificare l ' Italia . Al principio di essa , grande era l ' entusiasmo in paese , e se si fosse alimentata tale fiamma , avrebbe potuto divampare in un incendio che avrebbe portato in alto i cuori di tutto il paese , preparandolo all ' opera ben altrimenti pericolosa ed ardua che ora ha da compiere . Invece , collo studiarsi di far apparire la guerra libica come un ' operazione facilissima e tale da non poter ledere alcun interesse , si è fatto quanto era possibile per spegnere la fiamma dell ' entusiasmo , per distogliere il paese dalla considerazione di fini ideali , che solo pochi nazionalisti procurarono di mantenere , e a ricacciarlo più che mai nella cura esclusiva di interessi materiali , immediati , individuali . Ed ora potrebbe ripetersi un errore analogo , ma che sarebbe di ben maggior danno , se nascesse e si fortificasse in paese la persuasione che si potranno conseguire grandi vantaggi con pochi o punti sacrifizi , badando agli interessi materiali immediati più che ai fini ideali . La storia smentisce assolutamente una tale presunzione , ed i popoli che da essa si lasciano adescare s ' avviano non alla prosperità ed alla gloria , ma alla rovina ed all ' avvilimento .
Il secondo mestiere ( Montale Eugenio , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Quanti sono gli scrittori che riescono a vivere col frutto della loro arte , senza dover ricorrere a un altro mestiere ? Apparentemente sono molti nelle così dette Repubbliche popolari ; ma pochi , pochissimi negli Stati dove vige una relativa libertà di pensiero e di opinione . In questi ultimi Paesi un numero imprecisato di uomini di lettere riesce a sbarcare il lunario , talora assai brillantemente , con lavori che si fanno con carta penna e calamaio e con l ' impiego della macchina da scrivere : e saranno collaborazioni a giornali , sceneggiature di film , riduzioni di romanzi altrui a commedie o a pellicole , oppure opere di varia divulgazione ; ma resta da dimostrare che questi uomini vivano del frutto della loro arte ( ammesso che ne abbiano davvero una ) . La verità è che anch ' essi , in quanto poeti , hanno un secondo mestiere : quello dell ' uomo di penna . Scrittori notissimi , magari insigniti del premio Nobel , vivono della loro penna , non della loro arte . Le eccezioni non mancano , ma sono rare , e anche queste sono illusorie . Quando vediamo negli scaffali le « opere complete » di un autore famoso , noi distinguiamo a colpo d ' occhio le poche che appartengono alla sua arte dalle molte che sono di pertinenza del suo secondo mestiere : quello del produttore di parole stampate . Ciò vale per l ' emisfero occidentale . Altrove , si direbbe che le cose mutino . La Russia conta certamente alcune migliaia di autori che ricevono dallo Stato un regolare stipendio , in cambio del quale sono richiesti di fornire opere di creazione e non già manipolazioni di prodotti pseudo - letterari . Tuttavia , non occorre essere molto informati di quanto avviene nell ' Unione Sovietica per comprendere che non può esistere uno Stato che dia qualcosa in cambio di nulla . Testimonianze non sospette , anzi ineccepibili , ci dicono che nei Paesi totalitari , lo scrittore che manifesti opinioni o sentimenti non conformi alle istruzioni impartite dall ' alto viene accusato ( ed è il meno che possa accadergli ) di « sputare nel piatto in cui mangia » ; il che , disgraziatamente , è verissimo . Un fanatico potrebbe obiettare che le opinioni personali non sono punto necessarie all ' artista e che la libertà non contrasta con un ' autorità « liberamente » accettata . Ma chi accetta liberamente una libertà condizionata da uno stipendio ? Un ' occhiata alla storia letteraria ci dice che la Russia ebbe una grande letteratura rivoluzionaria solo nel tempo in cui gli scrittori non riscuotevano salari statali . Dopo è stato quasi il deserto . Le osservazioni che abbiamo fatte , non certo peregrine , mostrano chiaramente come sia quasi impossibile , in tutto il mondo , a uno scrittore di vivere dell ' arte sua . Lo scrittore che vende 1c sue parole può occasionalmente darci alcune pagine di autentico valore poetico e magari qualche opera duratura , ma non vivrà che del prodotto delle sue opere deteriori . A tutti , a quasi tutti gli scrittori , s ' impone il secondo mestiere , e non è detto che i mestieri apparentemente intellettuali ( insegnamento , giornalismo , cinema , ecc . ) siano i più conciliabili con quelle vacanze dello spirito che sono il vero terreno da cui sorge l ' arte . Un Foscolo o un Leopardi che passino dieci ore al giorno sforbiciando comunicati di agenzie giornalistiche sono inimmaginabili ; mentre è stato possibile a impiegati di banca di scrivere Giovannin Bongee o The Waste Land . D ' altra parte , è facile l ' obiezione , non sarebbe mai sorta la Commedia umana se Balzac avesse trascorso la sua breve vita negli uffici di una Cassa di Risparmio ; non avremmo avuto Guerra e pace e la Recherche se Tolstoi e Proust non fossero stati dotati di un considerevole « censo » . E in questo caso noi scopriamo quale può essere il secondo mestiere più favorevole alle lettere ; quello del rentier . Oltre questo , esistono i mestieri veri e propri , tra i quali è largamente compreso quello del produttore di libri . Ma bisogna anche riconoscere la strana situazione in cui viene a trovarsi l ' autore di libri invenduti e perciò poco o punto redditizi . Centinaia , forse migliaia di pittori e scultori di dubbio valore vivono vendendo le loro opere e fra i loro clienti , direttamente o indirettamente , non manca quasi mai lo Stato . Larghe sovvenzioni statali rendono possibile la difficile vita della musica , del teatro e del cinema . Una chiusura degli sportelli , una « serrata » da parte di pittori o di cineasti o di teatranti getterebbe il mondo intero nella costernazione . Ma fate che gli scrittori incrocino le braccia e stringano la cintola , e vedrete che nessuno si accorgerà della loro protesta . I giornali continueranno a uscire , e tutti saranno convinti che qualche capolavoro inedito prima o poi - meglio se dopo la morte dell ' autore - finirà per essere scoperto nel fondo di qualche cassetto . In definitiva , la vecchia opinione che la letteratura vada scoraggiata persiste tenacemente alla radice della nostra formazione classica . Lascio al lettore decidere se questo è un alibi che permette al mondo borghese di affamare i poeti senza provarne rimorso ; o se sia anche un indiretto omaggio alla rarità e imprevedibilità della poesia . Praticato su vasta scala - come oggi avviene - il mestiere di scrittore ha una tradizione piuttosto recente , da porsi in relazione con lo sviluppo del giornalismo e dell ' attività editoriale . Se non vogliamo partire addirittura dal primo Settecento , Edgar Poe è già il tipo del moderno pubblicista che vive di collaborazioni pagate : e male gliene incolse ; ma in epoca più recente , il Melville non fu che un modesto impiegato . Né ci rifaremo più addietro per ricordare le professioni , e le disavventure economiche , di un genio quale il Cervantes . Nei tempi eroici della poesia i poeti furono diplomatici , ciambellani , ecclesiastici , guerrieri , mercanti , figli di papà e occasionalmente anche ladri e assassini , ma non vissero mai dei « diritti d ' autore » . Non mancavano , s ' intende , i poeti cesarei , i librettisti o gli agiografi di Corte , ma si tratta di casi isolati , ed anche oggi esistono commediografi ( per lo più mediocri ) che vivono dei loro prodotti . Non occorre ripetere che si tratta per lo più di « prodotti » , non di opere d ' arte . D ' altronde , il teatro è un mondo che sta a sé . In ogni tempo si ebbero uomini di teatro che furono insieme autori attori e impresari , e che quindi esercitarono contemporaneamente professioni diverse ; ma nemmeno questo caso può invalidare il vecchio assioma che i carmi non danno pane . 11 problema di far sì che i poeti possano mettere la pentola al fuoco senza perdere gli anni migliori in un altro mestiere si presenta dunque , oggi , più che mai insolubile . Ma è probabile che sia , come tutti i problemi insolubili , una questione mal posta . Dire che uno Stato rispettabile dovrebbe distribuire impieghi puramente simbolici , sinecure o altro ai suoi più promettenti scrittori , oppure garantire con leggi e decreti , o magari mauri militari , la vendita dei loro scritti , è dar prova di irrimediabile ingenuità . Forse una società ideale potrebbe aiutare i suoi poeti , i suoi scrittori in modo del tutto segreto e indiretto , senza offenderne la dignità e l ' indipendenza ; ma le antiche società feudali erano molto più adatte a raggiungere questo scopo . La nuova civiltà industriale , fondata sul denaro e sul successo , non offre alcuna garanzia a tale riguardo . In una civiltà come la nostra solo un ' arte d ' uso , una Gebrauchskunst , può trasformarsi in denaro spicciolo . Un quadro fatto distribuendo quattro buchi su una tela , una musica ottenuta filtrando o dosando pochi ruggiti elettronici può essere un oggetto che si vende a privati consumatori e magari allo Stato , attraverso sussidi a mostre , festival ecc. Molto più difficile , e infinitamente meno raccomandabile , è che Io Stato organizzi e « pianifichi » elargizioni di quattrini ai suoi poeti , sottraendoli all ' onta del secondo mestiere . Chi sceglierebbe questi poeti ? Quale - da noi inesistente - Accademia ? E con quali garanzie di serietà ? E chi potrebbe impedire il moltiplicarsi dei sedicenti poeti aspiranti a prebende e sovvenzioni ? Purtroppo la poesia ( intesa nella più lata accezione ) è oggi l ' arte più indifesa ; per diverse e forse opposte ragioni , tanto le società totalitarie quanto quelle che s ' illudono di essere libere non possono far nulla per favorirne o proteggerne la nascita . Si direbbe , anzi , che siano fatte apposta per creare condizioni ostili al suo sviluppo . Ma sarebbe un errore credere che simili premesse rendano meno onorevole la vita , e la vocazione stessa , dei poeti . Probabilmente , la costituzionale inettitudine della poesia a fruttar quattrini ai poeti significa ch ' essa ha una sua particolare dignità alla quale le altre arti non sempre possono aspirare . Trenta giovani pittori italiani sono stati presentati insieme , tempo addietro , da un illustre critico sotto il titolo : Trenta maestri di domani senza che quasi nessuno gridasse allo scandalo . Ma se i trenta fossero stati poeti anziché pittori , né il presentatore né i poeti stessi si sarebbero salvati dal ridicolo . Ciò significa che la poesia non è ancora discesa , nell ' opinione pubblica , al grado di merce ; e che il titolo , in verità assai scaduto , di maestro non può essere tollerato da uno scrittore che si rispetti . Se a tale grado di dignità si può giungere solo praticando un secondo mestiere , ebbene , ben vengano i secondi e terzi mestieri . Tutti i danni che ad essi si ascrivono sono largamente compensati dal fatto che per mezzo loro l ' arte della parola non si è ancora posta al livello delle così dette « belle arti » , certo più redditizie , ma a costo di quali equivoci ! .
Tamburi di latta. Fascismo piazze, parole ( Ceronetti Guido , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Più che mai il potere delle parole . Sono loro a fare la storia . Ma " fare la storia " anche questo non è che una parola ; se poi si stampa " Storia " con la maiuscola non afferriamo più niente , ma qualcuno rischia di essere afferrato . Il linguaggio non ha fatto vacanza , il 25 aprile 1994 : presidiava le piazze , era il superprefetto di Milano , ha fatto il cuoco e l ' albergatore , l ' infermiere , il regista ; ha avuto una delle sue grandi giornate . Sfogliando i giornali che hanno coperto brillantemente l ' evento , è una fantasmagoria di apparizioni linguistiche rivelatrici a venirti incontro . Un bel fiocco blu è " fascismo telecratico " , i cui genitori sono indubbiamente " telecrazia " e " telefascismo " , Non importa sapere che cosa e se qualcosa gli corrisponda : la parola " è la cosa " . Da uno che grida " aspettatemi , berlusconi " è messo in movimento " berluscone " come ingiuria affettuosa ( a seconda del tono e del destinatario ) . Usi possibili : " Piantala , berluscone ! , " Siete una banda di berlusconi ! " , " Ha una moglie un po ' berluscona " . Buon viaggio . Incantevoli i " collages " surrealisti operati dal caso : il gonfalone dell ' ANPI sventolato accanto a " Lesbiche contro " , gli albanesi nostalgici di Hoxha venuti a salvare dal fascismo la sventurata Italia , la cassetta da elemosine " Per sostenere il programma agroalimentare del governo cubano " che prende i mille e i diecimila dei " Cabarettisti Combattenti " , un ' insegna che da sola fa grido . Ma contro che cosa saranno le lesbiche contro ? In occasione della ricorrenza sono " contro ogni fascismo " . Dunque ci sarà , da qualche parte , oltre al fascismo telecratico , un fascismo antilesbico , col quale bisognerà pur fare i conti , se non vogliamo essere berlusconizzati . Sarebbe ancora poco . Il rischio maggiore è la " berlusclonazione " , da cui possono uscire solo dei reggimenti di SS " berlusclonati " , contro i quali la vigilanza cabarettista e lesbista dovrà essere tre volte cubana . Da concorso il cartello " Fini il fascista travestito da Mulino Bianco " ma il premio va assegnato a " Berlusconi sei la nostra America , noi saremo il tuo Vietnam " , rivelatore anche di un ' adeguata conoscenza della storia contemporanea . Ne può nascere perfino una tombola casalinga , guerresca , con giocatori Berlusconi - America e giocatori Vietnam . ( Però , se vincesse l ' America ? Bisognerà truccare il gioco ) . Ispirato da recenti immagini pie telecratiche un " Ci piace di più Mussolini a testa in giù " , interessante perchè prodotto non da memoria storica ma dall ' informazione che rifà attuale tutto quello che vuole . Il capro espiatorio sul luogo è stato , a Milano , il malavventurato Umberto Bossi , caricato di tutto quel che la folla sente come proprio peccato : venduto , buffone , traditore , fascista , infiltrato , piduista , razzista . In segno di solidarietà , col mondo che nuore di fame , gli hanno tirato pagnotte ... Straordinarie le panoramiche di ombrelli aperti . A Milano c ' era stata una celebre " giornata degli ombrelli " , quando la folla gioiosamente democratica trafisse con le punte degli ombrelli il povero ministro napoleonico Prina , ma a Bossi è andata bene , niente crocefissione artigianale , soltanto parole parole parole .... . Era linguaggio contro linguaggio , essendo Bossi un fortissimi megafono di parole , di quelle che hanno travolto le palafitte del vecchio potere a tre corna - ma linguaggio sempre , nel suo violento usurpare tutto . Ancora qualche filosofico cartello : " Resistenza umana antispot " , " Appena decidi di resistere hai cominciato a vincere " , " Se Mussolini è il più grande io sono un muflone " . L ' Oscar degli Oscar però a " Dio sia davvero antifascista " . Qui cala la notte della mente di Bertinotti , rifondatore anche in fatto di teologia : " La religione civile dell ' Italia dev ' essere l ' antifascismo " . Oh Lucrezio , Lucrezio mio : " Tantum religio potuit suadere malorum ! " C ' è in po ' di tutto nel Nuovo Catechismo , ma sicuramente manca l ' antifascismo . Mettiamocelo , per la maggior gloria di Dio . ( Un libro di Mario Appelius era dedicato alla memoria di " Nicola Bonservizi , martire della " religione " fascista " ) . Tira aria di Millennio e non c ' è da scherzare . A forme di religiosa demenza collettiva , è forse là che la gente vuole arrivare . Ma è una vecchia verità che atràs la cruz està el diablo . Com ' è anomalo e curioso il fenomeno Berlusconi , ieri telecrate oggi incaricato di formare governi , altrettanto lo è l ' antiberlusconismo , entrato nel linguaggio ( anche fuori d ' Italia ) fin dal primo accenno del Cavaliere a " scendere in campo " e penetrato già profondamente in pezzi di labirinto dell ' anima collettiva . Restiamo nella pura allucinazione linguistica : ecco già apparsi i graffitti in cui Berlusconi è definito " boia " . Questo , ragionevolmente , dovrebbe avere per premessa degli atti da carnefice , un passato di delitti quale talvolta hanno i vecchi , stanchi lupi della politica : ma se il Boia conta pochi mesi di vita , soltanto un astrologo senza macchia può predire , pur sempre con rischio di errore , che lo diventerà . Circa l ' antiveggenza di massa , e l ' interpretazione di segni e comete da parte di piazze gremite , non ne è documentata alcuna relazione con la luce . Tuttavia la parola , megera terribile , crea il " boia " Berlusconi per semplice associazione , in una cadenza ripetitiva di tamburi che si perde , dopo nulla aver significato , nel nulla . Sia benedetto il buon senso , sia lodata e meditata l ' esatta diagnosi di Emma Bonino , che ha riscontrato negli italiani una " introversione " , che gli impedisce di staccarsi una buona volta da quel passato , che gli fa vedere immobilmente " sub specie " di fascismo e antifascismo qualsiasi cosa . Così non gli resta , lo sguardo invertito e concentrato su una danza di spettri fatti continuamente ballare da vacue ma arroventate parole , neppure una briciola di attenzione per la straziante sterminio di un popolo OGGI stuprato , deportato , bombardato , fatto a pezzi a trecento chilometri dalla frontiera di Muggia . Al fascismo la crema dei pensieri ! Ai disperati dei Balcani le maglie , le camicie , i calzini che non servono più .
CONTRADDIZIONI ( PARETO VILFREDO , 1919 )
StampaQuotidiana ,
C ' è molta gente che , ad un tempo , lamenta il caro vivere ed approva i provvedimenti che lo producono . Un ' esperienza secolare ha dimostrato che le restrizioni al commercio nazionale ed internazionale , i vincoli dell ' industria , gli ostacoli posti al libero muoversi dei capitali recano scarsità di produzione e disagio economico , manifestato dal caro vivere , come il termometro palesa l ' alzarsi della temperatura . Quindi chi vuole le prime cose deve anche volerne la conseguenza ; e chi questa non vuole non deve neppure volere le prime . E altresì evidente che , se si lavora meno e si consuma di più , ne segue uno squilibrio che reca ancora disagio economico . Chi , da una parte , approva la riduzione delle ore di lavoro , i continui scioperi , divenuti oramai uno svago , il lavoro svogliato , l ' ozio crescente , e , dall ' altra parte , i salari accresciuti , che concedono maggior consumo , almeno sinché non siano compensati dall ' aumento dei prezzi , i sussidi di disoccupazione , che spessissimo sono sussidi dati a chi non vuole lavorare se non ad alto prezzo e come a lui pare e piace , i premi di ogni genere assegnati a certe classi di cittadini , ed altre simili cose che operano nel senso di accrescere il consumo , vuole propriamente che ad una deficiente produzione corrisponda un sovrabbondante consumo , e poiché ciò non è assolutamente possibile appare un contrasto di cui è indice e misura l ' alzarsi dei prezzi . I governi , per fare le spese di tutti quei provvedimenti , ricorrono all ' aumento delle imposte , agli imprestiti , alla emissioni di cartamoneta ; e per tal modo , mentre da un lato stimolano i consumi , dall ' altra deprimono la produzione , distogliendo da essa , in parte almeno , i capitali che vi si sarebbero volti . Approvare tutto ciò e deplorare il caro vivere che ne è la conseguenza , mostrarsi favorevoli al falcidiare dei capitali che opera il governo , e predicare che devesi accrescere la produzione , ricorda lo scherzo di quel dabbenuomo il quale esponeva come suo programma politico : « Chiedere più all ' imposta , meno al contribuente » . I nodi principiano a venire al pettine . Si ode il grido d ' allarme : manca il carbone ! E di che vi meravigliate ? Se i minatori lavorano meno tempo e meno intensamente , da dove volete che venga il carbone ? Deve forse venir fuori dalla miniera , come se fosse un animale , colle proprie zampe ? Ma si « potrebbe » accrescere la produzione , col miglior uso delle macchine , col dare le miniere allo Stato , che già avendo procacciato l ' abbondanza di ogni ben di Dio , procurerà certo anche quella del carbone . E sia pure , su ciò qui non vogliamo contendere . Aspetta cavallo che l ' erba cresce . Ragioniamo di ciò che è , non di ciò che potrebbe essere . Un poco dappertutto si citano fatti che dimostrano la riduzione della produzione . La soppressione del lavoro a cottimo ha avuto effetti deprimenti . A Kiel , un operaio , lavorando a cottimo , faceva 100 fori in un giorno , lavorando a giornata , solo 39 . A Eidelstedt , gli operai producevano , a cottimo , 950 Kg . di filo di ferro in ore 9,30 , e ne producono solo 600 Kg . in 8 ore , lavorando a giornata . Non importa loro più nulla di perdere il posto , perché hanno i sussidi di disoccupazione , mercé i quali possono godersela , senza lavorare . In Francia , il governo costringe la Germania a mandare operai per rimettere in assetto le regioni che furono invase ; in quel paese ed in altri gli agricoltori e gli industriali si lamentano che manca la mano d ' opera , dunque parrebbe che sovrabbondi il lavoro ; ma i governi di quei paesi spendono grandi somme per sussidi di disoccupazione , dunque parrebbe che invece sono gli operai che sovrabbondano . La contraddizione sparisce quando si consideri che non è lavoro ma ozio che vogliono i sussidiati , oppure che se accetterebbero lavoro sarebbe ad un prezzo che non si può pagare . Per dimostrare che l ' aumento della spesa di mano d ' opera poco opera sull ' aumento del prezzo del prodotto , si citano statistiche , dalle quali , ad esempio , si ricava che nel costo del prodotto c ' è il 16 per cento di costo di mano d ' opera e il 56 per cento di costo di materie prime , e se ne deduce che , anche raddoppiando i salari , il prezzo del prodotto dovrebbe crescere solo del 16 per cento , e se cresce di più , é colpa degli « ingordi speculatori » , con quel che segue . Bravi ! E le materie prime , e il carbone per fare andare le macchine , l ' olio per ungerle , gli strofinacci , ecc . , tutto é caduto dalla luna , proprio dove se ne ha bisogno ? Non occorre mano d ' opera per produrre tutto ciò né per trasportarlo ? E i salari degli impiegati , che pure debbono mangiare , vestirsi , alloggiarsi , le spese generali , ecc . , non crescono in relazione col crescere dei salari ? L ' enorme aumento del costo della mano d ' opera dei muratori e per i materiali che adoperano ha fatto tanto rincarare le case che oramai poche se ne edificano ; mancano dunque gli alloggi e finirebbe col mancare il lavoro ai muratori ed ai produttori di materiali da costruzione , i quali perciò dovrebbero adattarsi a lavorare più , meglio ed a minor prezzo . Ma interviene il governo , e dà sussidi per la costruzione di case , quindi favorisce l ' ascesa dei salari e dell ' ozio di coloro che le edificano , e toglie ogni remora che avrebbe potuto ricondurli a più miti consigli . Dicesi che l ' intervento del governo mira a procurare alloggio a chi ne manca , no , mira a procurare alti salari ed ozio a coloro che edificano le case . Mira anche a favorire indirettamente l ' emigrazione dalle campagne nelle città , togliendo l ' ostacolo del caro prezzo dell ' alloggio . Non dico che tutto ciò sia biasimevole , potrebbe anzi essere lodevole ; narro , non giudico , e mi limito qui ad esporre alcune contraddizioni . Volete produrre molte derrate alimentari e distogliete la gente dalle campagne , ove solo si possono avere ; volete bere molto vino e togliete i lavoratori alle viti , volete accrescere la produzione industriale e sperperate i capitali che ad essa occorrono . Tutto non si può avere . Tra due partiti che si escludono vicendevolmente , pigliate quello che vi piace , e lasciate stare l ' altro . Come dice un proverbio toscano , non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca . Per ridurre le ore di lavoro e crescere i salari parrebbe che giovasse scegliere il momento in cui la produzione cresce ed abbonda , invece si é scelto proprio il momento in cui scema ed é deficiente . È dunque evidente che sono intervenute altre forze , che non sono quelle economiche , e che la contraddizione é sociale più che economica . Tali contraddizioni hanno origine dal fatto che le circostanze spingono , a volere sciogliere problemi insolubili ; ed é appunto ciò che fa molto grave e pericolosa la crisi la quale , in ogni modo , doveva seguire dopo la guerra .