StampaQuotidiana ,
Staglieno
!
Staglieno
!
Necropoli
senza
fi
ne
,
paradiso
del
necrofilo
mentale
,
giardino
accademico
dell
'
animista
ateo
!
Staglieno
,
porto
sepolto
,
sotterraneo
,
alle
spalle
della
città
portuale
!
Suo
padre
,
il
Père
-
Lachaise
,
ha
più
.
misura
,
è
fatto
come
un
regolamento
,
un
'
accademia
militare
,
si
è
rinchiusa
nei
suoi
viali
una
società
più
potente
,
più
compatta
,
decisa
a
tenersi
tutta
per
mano
e
a
fare
muro
contro
il
tempo
sotto
il
segno
del
due
amanti
del
Paracleto
,
Abelardo
ed
Eloisa
,
la
coppia
di
intellettuali
sepolta
in
parole
nella
Patrologia
del
Migne
e
in
ossa
che
si
baciano
e
ribaciano
sotto
il
tempietto
neogotico
di
Parigi
,
ultima
loro
follia
.
Al
Père
-
Lachaise
,
dove
si
è
dissolta
la
fragilità
dei
vivi
,
tiene
mirabilmente
la
forza
,
l
'
energia
,
la
fame
di
durare
,
la
misteriosa
volontà
di
patema
dei
morti
.
Aspettate
a
dire
che
la
Francia
è
nella
sua
amministrazione
;
cercate
prima
nell
'
ombelico
del
Père
-
Lachaise
il
segreto
della
sua
forza
.
Ma
Staglieno
è
più
inaspettato
,
più
incredibile
,
più
fantastico
.
La
diga
del
progetto
originario
del
Barabino
,
una
sobria
pianta
quadrangolare
dominata
da
un
cappellone
neoclassico
,
si
rompe
presto
e
il
fiume
dei
morti
sommerge
la
collina
,
le
anime
per
placarsi
pretendono
sterminate
gallerie
,
colonnati
,
boschetti
sacri
,
ambulacri
di
Dedalo
,
templi
egiziani
,
e
un
diluvio
,
un
oceano
,
un
'
atlantide
di
statue
,
di
bassorilievi
,
di
altorilievi
,
di
busti
,
di
medaglioni
,
di
epigrafi
spudorate
,
di
gruppi
statuari
senza
ritegno
che
raccontino
di
loro
tutto
.
Staglieno
è
un
'
enorme
confessione
collettiva
,
uno
dei
più
grandi
spettacoli
del
teatro
della
Morte
;
si
possono
passare
giorni
(
notti
,
ancora
meglio
,
nascondendosi
in
qualche
cappella
)
,
settimane
intere
ad
ascoltare
quelle
tirate
,
quei
monologhi
,
quei
battibecchi
su
chi
ebbe
più
meriti
,
su
chi
ha
più
ammassato
patrimoni
celesti
,
e
sempre
ti
direbbero
dell
'
insolito
,
dell
'
inaudito
sulla
nullità
,
il
vuoto
,
la
miseria
,
la
stupidità
inarrivabile
,
l
'
assurdità
perfetta
,
la
disperazione
infinita
che
i
nostri
gusci
d
'
osso
nascondono
per
vomitarli
davanti
alla
faccia
del
cielo
.
Le
sue
voci
Se
le
pietre
romaniche
cantano
,
le
statue
di
Staglieno
recitano
:
sono
drammi
giacosiani
,
ibseniani
,
ferrariani
,
scapigliateschi
,
verghiani
,
bracchiani
,
dannunziani
,
pirandelliani
,
labichiani
,
feidoiani
,
strindberghiani
in
una
confusione
da
onde
hertziane
che
s
'
incrociano
e
accavallano
,
sovraccariche
di
voci
e
di
rumori
.
Niente
è
meno
silenzioso
,
di
questo
cimitero
inesauribilmente
sonoro
.
Il
Père
-
Lachaise
è
maschio
e
occidentale
.
Staglieno
è
femmina
e
orientale
,
come
Genova
.
Ha
il
disordine
,
la
smania
d
'
invadere
e
di
straripare
con
attiva
pigrizia
,
di
tutti
gli
Orienti
.
I
suoi
morti
sono
stati
i
cittadini
orientali
di
un
regno
nordico
;
cessati
i
doveri
verso
il
re
piemontese
,
si
liberavano
di
ogni
freno
in
morte
.
«
Irraggia
lo
splendore
orientale
/
Genova
nelle
donne
dalla
testa
/
Sibillina
...
»
cantava
sotto
l
'
artiglio
del
Delfico
,
Campana
.
Le
sue
prodigiose
visioni
di
Genova
sono
visioni
d
'
Oriente
.
Ma
non
vedremo
mai
più
la
Genova
orientale
campaniana
,
anche
se
qualche
donna
«
dalla
testa
sibillina
»
,
con
nei
capelli
«
un
po
'
d
'
alga
marina
»
si
può
forse
incontrarla
ancora
,
nei
cortili
e
nei
caruggi
.
Campana
,
l
'
aedo
di
Marradi
,
è
il
sublime
poeta
di
Genova
.
Montale
è
il
metafisico
del
paesaggio
ligure
:
il
suo
verso
,
proprio
perché
di
scrittura
metafisica
,
lo
assume
per
disintegrarlo
,
se
ne
slega
,
non
lo
trattiene
.
Campana
non
è
metafisico
,
è
un
Villon
dei
porti
,
un
superbo
lettore
dell
'
anima
di
un
porto
-
Genova
.
Per
girare
nel
porto
,
più
che
del
lasciapassare
del
commissariato
,
è
necessario
munirsi
dei
versi
campaniani
sulla
notte
portuale
,
sul
porto
che
si
addormenta
:
«
E
'
la
forza
che
dorme
,
è
la
tristezza
/
Inconscia
delle
cose
che
saranno
/
E
'
la
vita
che
cullasi
nel
ritmo
/
Affaticato
»
.
Tutto
è
detto
;
infelice
chi
non
capisce
.
Senza
marinai
Ma
quei
versi
servono
soltanto
al
pensiero
e
al
sogno
.
Il
porto
,
com
'
è
oggi
,
è
scoraggiante
...
Dal
mare
e
da
terra
,
gli
occhi
che
lo
cercano
non
lo
trovano
più
.
Il
porto
può
anche
emigrare
a
Voltri
,
nel
Duemila
,
o
nei
fiordi
,
o
in
Australia
:
il
porto
di
Genova
non
è
più
.
Dov
'
è
l
'
Oriente
?
Dov
'
è
il
colore
,
spia
dell
'
anima
delle
cose
?
Di
notte
,
dall
'
alto
,
dal
largo
,
il
porto
è
quella
curva
luminosa
che
si
sfalda
in
segmenti
e
puntini
tracciata
dal
compasso
del
golfo
,
niente
di
più
banale
,
se
non
ti
sostiene
l
'
immaginazione
:
«
Là
c
'
è
il
porto
»
.
Prova
a
cercare
un
marinaio
,
laggiù
,
un
vero
scaricatore
,
e
balle
di
mercanzia
,
o
navi
piene
di
gente
in
lacrime
!
Il
porto
è
una
immensa
gru
che
nasconde
il
cielo
,
le
navi
sono
ferraglia
silenziosa
,
imbottite
di
containers
,
quasi
mai
vedi
affacciarsi
qualcuno
,
sono
deretani
di
minerale
dove
non
sembra
agitarsi
neppure
un
oxiuro
...
Il
saluto
umano
,
l
'
addio
umano
,
spariti
...
I
traghetti
non
sono
navi
,
sono
garages
;
gli
ufficiali
avviliti
di
essere
alla
testa
di
equipaggi
di
camion
,
di
condurre
in
Sardegna
,
a
Tunisi
,
a
Palermo
famiglie
di
roulottes
,
tribù
di
Fiat
,
di
Alfa
,
di
Peugeot
,
popoli
di
Michelin
,
città
di
Pirelli
,
cortei
di
Land
Rover
,
generazioni
di
trattori
,
qualche
volta
con
passeggeri
sistemati
nel
cofano
,
tre
o
quattro
nordafricani
,
due
mezzi
genovesi
,
un
magliaro
turco
,
una
maestrina
di
Cagliari
,
un
neonato
abbandonato
lì
dalla
madre
,
fuggita
su
un
'
altra
Citroën
verso
i
Pirenei
,
in
tutto
così
pochi
che
la
Tirrenia
non
perde
tempo
a
contarli
e
a
fargli
pagare
il
biglietto
,
né
la
Finanza
a
controllarne
il
bagaglio
.
Sul
ponte
,
quando
le
navi
partono
,
si
agita
una
chiave
inglese
,
un
pneumatico
che
non
ha
voglia
di
emigrare
si
sporge
triste
dal
parapetto
.
Ma
dal
molo
chi
gli
risponde
?
Il
braccio
di
una
gru
,
ma
soltanto
durante
l
'
orario
sindacale
;
mai
di
domenica
.
L
'
Oriente
genovese
è
da
riinventare
...
bisogna
farlo
risorgere
dall
'
invisibile
,
andarlo
a
scoprire
nelle
Madonnine
(
tante
Kalì
e
Annapurne
)
ancora
sospese
ai
muri
che
fatiscono
,
nelle
navi
di
pietra
cariche
di
balle
di
pietà
cristiana
ancora
non
disertate
dagli
equipaggi
dei
devoti
;
farlo
schizzare
fuori
dai
libri
,
ascoltarlo
in
una
cadenza
dialettale
.
Credevo
di
detestare
le
cadenze
liguri
:
dopo
una
settimana
di
immersione
nei
superstiti
odori
delle
friggitorie
di
Genova
mi
penetrava
l
'
orecchio
come
una
guzla
araba
,
col
contrappunto
solare
di
un
tamburo
semita
.
In
quell
'
accento
che
strapiomba
sul
mare
,
dove
attira
e
fa
precipitare
l
'
idea
la
funerea
sirena
della
u
,
che
si
ripete
fino
al
trionfo
del
sonno
in
cui
dolcemente
tutto
farà
naufragio
,
c
'
è
come
una
tranquillità
di
contemplativi
,
un
pessimismo
ascetico
e
lontano
.
Oh
perché
così
presto
?
Perché
tanto
in
fretta
?
Sappiamo
sappiamo
che
il
Tempo
mangia
la
vita
,
che
il
Tempo
ha
fame
di
tutto
e
non
lascia
vivo
niente
,
ma
questa
metropoli
mezzo
sudamericana
mezzo
nordeuropa
,
sporcata
dai
gas
siderurgici
,
il
porto
recintato
da
una
sopraelevata
,
il
cemento
che
sbaccanaleggia
impaziente
intorno
alle
ultime
case
di
Portoria
e
di
piazza
Sarzano
,
luoghi
di
meraviglie
,
quadrivii
magici
,
la
vergogna
dell
'
anonimato
verticale
che
soffoca
e
strazia
la
sublime
distesa
delle
ardesie
-
perché
tutto
d
'
un
colpo
,
in
pochissimi
anni
,
ha
rovesciato
l
'
Immagine
di
una
città
vera
,
di
un
mondo
autentico
,
l
'
ha
sbrindellata
,
l
'
ha
dispersa
?
Dunque
a
Staglieno
,
a
Staglieno
.
Il
caos
della
necropoli
ci
vendica
dell
'
Oriente
laggiù
perduto
,
dove
la
melopea
campaniana
non
trova
più
nella
sera
ambigua
«
l
'
alito
salso
umano
»
,
e
«
nel
gorgo
di
fremiti
sordi
»
l
'
odore
di
stoccafisso
e
il
traballare
delle
mandòle
Staglieno
è
intatto
.
La
Morte
non
delude
chi
l
'
ama
.
(
Almeno
un
poco
:
il
tanatofobo
,
se
esiste
,
è
un
amputato
psichico
,
che
non
può
correre
sui
sentieri
degli
elisi
)
.
Staglieno
affascina
,
ma
è
il
fascino
della
demenza
...
Mi
veniva
un
pensiero
terrificante
:
se
davvero
dovessero
risorgere
,
e
risorgessero
così
come
appaiono
nelle
sculture
,
coi
loro
angeli
custodi
,
i
loro
cristi
di
languore
,
tra
lo
sgomento
degli
ultimi
viventi
,
come
la
terra
sopporterebbe
il
peso
di
tanto
delirio
?
Per
lo
più
sono
morti
in
pace
,
confortati
dalla
Religione
,
autorizzati
dalla
Scienza
,
tra
le
lacrime
dei
Congiunti
,
dopo
vite
probe
,
probissime
-
perché
,
in
morte
,
sfogarsi
in
così
scomposti
deliri
?
Forse
perché
Staglieno
è
femmina
,
un
piagnone
,
anzi
una
prèfica
,
isteria
che
si
scatena
al
contatto
del
sepolcro
,
braccia
che
brancicano
,
labbra
che
succhiano
,
e
ha
un
'
anima
di
baccante
,
una
febbre
dionisiaca
nelle
vene
,
proprio
lì
,
a
due
passi
da
un
Bisagno
al
di
sopra
di
ogni
sospetto
.
Rachelina
,
mori
a
diciannove
anni
nel
1918
:
«
Il
tuo
vergine
corpo
riposa
qui
ma
l
'
anima
tua
gode
coi
beati
»
confessa
l
'
epigrafe
.
Su
uno
,
Euterpe
piange
lacrime
di
coccodrillo
:
«
Tutto
amore
per
l
'
arte
che
gli
fu
ispiratrice
di
elette
e
profonde
armonie
ne
ritrasse
splendida
fama
ma
da
quell
'
ardore
ebbe
consunta
innanzi
tempo
la
vita
»
.
Un
Carlo
Orazio
«
corse
Europa
e
America
lasciando
ovunque
desiderio
di
sé
»
,
ma
non
è
difficile
quando
,
per
correre
,
non
si
resta
ospiti
a
lungo
.
«
A
Giuseppe
Soldi
negoziante
»
...
M
'
impressiona
un
'
Antonietta
Noceti
«
che
alla
scuola
di
G
.
C
.
imparò
l
'
eroismo
che
la
tenne
sempre
serena
»
per
via
di
quelle
due
iniziali
,
che
sono
quelle
del
mio
povero
nome
,
scritto
sull
'
acqua
piovana
.
Davvero
,
alla
mia
scuola
sarebbe
possibile
imparare
uno
speciale
eroismo
che
mantiene
sempre
sereni
?
Se
fosse
così
,
morrei
senza
dispiacere
,
contento
della
mia
.
giornata
.
Quelle
porte
di
marmo
,
chiuse
e
semiaperte
,
presso
a
cui
il
Defunto
sosta
,
esitando
,
incuriosito
e
atterrito
,
o
è
condotto
di
peso
da
angeli
robusti
come
infermieri
di
vecchio
manicomio
-
sono
,
del
fantastico
macabro
,
a
Staglieno
,
uno
dei
motivi
più
misteriosi
...
Fessurine
sulla
voragine
,
aperture
sul
precipizio
,
mi
attirate
morbosamente
...
Se
non
foste
di
marmo
,
vi
spingerei
dolcemente
,
tentato
di
guardare
...
Nel
porticato
superiore
il
monumento
più
morboso
è
quello
di
Raffaele
Pienovi
,
1879
,
dell
'
inuguagliabile
scultore
Villa
.
Una
donzella
,
più
curiosa
che
disperata
,
certamente
la
figlia
del
Pienovi
,
solleva
leggermente
il
lenzuolo
che
copre
,
elegantemente
sgualcito
,
il
caro
defunto
fin
sopra
la
testa
,
poggiata
su
due
bei
guanciali
di
malattia
.
Che
cosa
vede
,
la
signorina
Pienovi
?
Ebbe
una
curiosità
simile
il
marito
di
Emma
Bovary
,
nella
camera
mortuaria
,
lei
tutta
velata
di
bianco
,
tra
i
ceri
lacrimanti
:
«
Lentamente
,
con
la
punta
delle
dita
,
palpitando
,
sollevò
il
velo
.
Ma
gettò
un
grido
d
'
orrore
»
In
un
romanzo
ci
viene
detto
quel
che
succede
dopo
:
un
grido
,
e
poi
il
resto
della
storia
...
Ma
la
sospensione
del
gruppo
statuario
è
qualcosa
d
'
immenso
,
il
mistero
si
chiude
inesorabilmente
.
Il
gruppo
essendo
un
poco
in
alto
,
il
visitatore
non
vede
quel
che
c
'
è
sotto
il
lenzuolo
...
Potrebbe
non
esserci
niente
?
Non
c
'
era
nessuno
...
Sono
salito
,
ho
guardato
...
Non
ho
gridato
.
Non
dirò
quello
che
ho
visto
.
StampaQuotidiana ,
Forse
non
è
ancora
giunto
il
momento
di
discorrere
oggettivamente
dei
gravi
avvenimenti
che
si
stanno
svolgendo
,
ricercando
solo
le
relazioni
dei
fatti
che
essi
ci
manifestano
.
Ora
è
tempo
piuttosto
di
operare
che
di
ragionare
,
ed
alle
opere
spingono
i
discorsi
che
si
rivolgono
al
sentimento
,
le
considerazioni
degli
interessi
,
non
già
le
ricerche
dello
scetticismo
scientifico
.
Pure
anche
queste
possono
avere
un
'
utilità
,
lieve
invero
,
aiutando
a
scoprire
per
quale
via
sentimenti
ed
interessi
possono
adoperarsi
per
raggiungere
uno
scopo
,
e
non
sarà
dunque
tempo
assolutamente
sprecato
lo
occuparsene
ora
.
I
presenti
avvenimenti
,
come
tutti
i
fenomeni
sociali
,
hanno
molte
e
varie
cause
,
ma
non
tutte
di
eguale
importanza
.
Se
disponiamo
per
ordine
d
'
intensità
le
forze
di
cui
ora
vediamo
la
risultante
nel
gran
cozzo
delle
nazioni
,
ne
troviamo
da
prima
tre
che
di
gran
lunga
sovrastano
alle
altre
e
che
sono
:
1
)
il
contrasto
del
germanismo
e
dello
slavismo
;
2
)
il
contrasto
tra
il
militarismo
aristocratico
e
la
democrazia
sociale
;
3
)
gli
interessi
particolari
dei
vari
Stati
.
Vediamoli
partitamente
.
Non
voglio
menomamente
risolvere
qui
il
difficile
problema
delle
stirpi
,
e
quando
discorro
di
Slavi
,
di
Germani
,
di
AngloSassoni
,
di
Latini
,
voglio
solo
indicare
le
collettività
che
hanno
volgarmente
tale
nome
,
senza
indagare
come
sono
costituite
.
Ciò
posto
,
è
facile
riconoscere
nei
fatti
che
Slavi
e
Germani
hanno
al
presente
una
gran
forza
di
espansione
;
gli
AngloSassoni
già
l
'
ebbero
pure
,
ma
ora
inclinano
a
restringersi
alla
difensiva
;
i
Latini
l
'
hanno
perduta
da
un
pezzo
,
anzi
questo
nome
è
diventato
una
semplice
denominazione
;
non
sentono
i
Latini
di
Spagna
,
di
Francia
,
d
'
Italia
,
un
'
inclinazione
a
convergere
ad
un
centro
comune
,
come
gli
Slavi
ed
i
Germani
,
e
neppure
a
prestarsi
vicendevole
aiuto
come
gli
Stati
dell
'
Impero
britannico
.
Non
dimostrano
,
nella
loro
letteratura
,
neppure
come
reminiscenza
classica
di
Roma
,
l
'
orgoglio
di
stirpe
che
palesano
Germani
,
Slavi
,
AngloSassoni
.
I
letterati
tedeschi
non
la
finiscono
più
di
rammentare
Arminio
,
ed
ora
dicono
che
,
come
i
loro
antenati
distrussero
lo
Impero
Romano
,
spetta
a
loro
di
distruggere
i
«
putridi
Latini
»
;
nessuno
in
Italia
è
spinto
da
un
analogo
sentimento
prepotente
a
rammentare
la
vendetta
che
le
legioni
di
Tiberio
trassero
dalla
disfatta
di
Varo
,
né
la
distruzione
dei
barbari
fossero
«
putridi
»
o
no
compiuta
da
Mario
,
né
i
molti
Germani
tratti
captivi
a
Roma
.
Dico
ciò
non
per
amore
di
rettorica
,
ma
solo
per
esprimere
un
indizio
di
inclinazioni
e
di
sentimenti
.
Neppure
vo
indagare
se
le
manifestazioni
dei
pangermanisti
sono
lodevoli
o
no
,
se
è
ragionevole
il
fuggire
di
imitarle
;
cerco
solo
un
indice
dei
sentimenti
,
come
il
termometro
dà
un
indice
della
temperatura
,
e
mi
pare
certo
che
un
termometro
di
tal
fatta
,
mostra
una
temperatura
molto
elevata
tra
i
Germani
,
notevole
tra
gli
Slavi
,
non
troppo
bassa
tra
gli
AngloSassoni
,
e
quasi
zero
tra
i
Latini
.
Così
vediamo
che
,
riguardo
alla
stirpe
,
la
forza
principale
sta
nel
contrasto
tra
Germani
e
Slavi
;
viene
poi
quella
degli
AngloSassoni
;
e
della
forza
che
potrebbe
essere
tra
i
Latini
non
c
'
è
da
tener
conto
.
I
Germani
,
consapevolmente
o
no
,
mirano
all
'
egemonia
in
Europa
,
a
dare
a
Berlino
la
parte
che
ebbe
Roma
nel
mondo
antico
,
gli
Slavi
mirano
a
riunirsi
in
un
organismo
,
a
costituire
alcunché
d
'
analogo
a
ciò
che
è
ora
l
'
Impero
Tedesco
;
gli
AngloSassoni
vogliono
serbare
intatto
l
'
Impero
Britannico
.
Quest
'
ultima
inclinazione
avrebbe
potuto
essere
facilmente
soddisfatta
,
se
la
Germania
avesse
imitato
Roma
,
che
non
aggrediva
tutti
gli
avversari
in
una
volta
;
non
così
potevasi
togliere
il
cozzo
tra
Germani
e
Slavi
;
esso
era
fatale
,
inevitabile
.
Cagioni
secondarie
hanno
determinato
l
'
epoca
della
presente
guerra
,
ma
essa
,
tosto
o
tardi
,
era
assolutamente
inevitabile
.
Scoppiata
la
guerra
,
l
'
Inghilterra
si
è
dimostrata
più
avveduta
della
Grecia
antica
,
la
quale
ha
lasciato
che
Roma
distruggesse
Cartagine
,
senza
badare
che
,
dopo
,
sarebbe
toccato
ad
essa
di
essere
aggredita
e
vinta
;
ed
in
ciò
sta
la
principale
cagione
dell
'
intervento
inglese
.
Un
Bismarck
lo
avrebbe
forse
preveduto
,
e
quindi
avrebbe
provveduto
a
scansarlo
;
il
presente
Governo
germanico
non
fu
da
tanto
.
Volgiamoci
all
'
altra
cagione
principale
della
guerra
.
A
noi
in
parte
sfugge
,
perché
siamo
in
mezzo
agli
avvenimenti
,
che
una
grande
trasformazione
sta
compiendosi
nel
mondo
,
ed
è
quella
del
dilagare
della
fede
democratico
-
sociale
,
che
assume
tutti
i
caratteri
di
una
religione
.
Tale
trasformazione
è
paragonabile
all
'
altra
compiuta
quando
il
cristianesimo
invase
l
'
Impero
Romano
;
e
l
'
analogia
si
estende
a
certi
particolari
,
come
è
appunto
la
cecità
di
molti
Romani
che
non
scorgevano
l
'
importanza
del
fenomeno
a
cui
assistevano
,
alla
quale
fa
riscontro
la
cecità
di
molti
nostri
contemporanei
che
non
sanno
giustamente
valutare
il
fenomeno
che
sotto
ai
loro
occhi
si
svolge
.
L
'
Europa
occidentale
ha
tutta
più
o
meno
la
fede
democratico
-
sociale
;
la
Germania
colla
sua
appendice
austriaca
è
rimasta
sola
fedele
al
militarismo
aristocratico
;
quindi
tra
essa
e
l
'
Europa
occidentale
è
propriamente
una
guerra
di
religione
che
si
svolge
.
Anche
questa
,
tosto
o
tardi
,
era
inevitabile
.
I
popoli
dell
'
Europa
occidentale
hanno
debellato
,
ognuno
nell
'
interno
del
proprio
Stato
,
il
partito
detto
conservatore
,
e
che
era
attinente
all
'
ordinamento
germanico
;
oramai
,
per
procedere
innanzi
nella
via
seguita
,
era
assolutamente
necessario
debellare
,
all
'
estero
,
l
'
ordinamento
germanico
,
che
si
ergeva
come
formidabile
ostacolo
.
Più
volte
i
ministri
radicali
-
socialisti
inglesi
dissero
che
gli
armamenti
della
Germania
,
col
fare
indispensabile
corrispondenti
armamenti
inglesi
,
toglievano
loro
di
spendere
quanto
avrebbero
voluto
nelle
«
riforme
sociali
»
.
In
Francia
,
i
radicali
-
socialisti
e
gli
antimilitaristi
erano
tenuti
alquanto
a
freno
dal
timore
di
una
guerra
colla
Germania
.
La
Russia
è
in
parte
estranea
tanto
alla
corrente
religiosa
della
democrazia
sociale
dell
'
Europa
occidentale
,
come
a
quella
dell
'
aristocrazia
militare
della
Germania
;
inclina
piuttosto
verso
la
prima
che
verso
la
seconda
,
poiché
la
Russia
manca
interamente
di
una
casta
aristocratica
e
militare
.
In
ogni
modo
essa
è
stata
tratta
nel
conflitto
non
da
tal
fede
religiosa
,
ma
da
cagioni
analoghe
a
quelle
che
spinsero
l
'
Inghilterra
;
cioè
ha
inteso
che
non
poteva
lasciare
che
la
Germania
si
mangiasse
il
carciofo
foglia
per
foglia
.
Nelle
guerre
di
religione
,
vi
sono
spesso
alleanze
simili
.
Principi
cristiani
si
allearono
ai
Musulmani
;
principi
cattolici
ai
protestanti
:
bruciavano
nel
loro
regno
i
protestanti
e
li
difendevano
all
'
estero
.
L
'
alleanza
dello
zarismo
russo
e
della
Repubblica
francese
non
è
poi
più
strana
dell
'
alleanza
dei
socialisti
tedeschi
colla
casta
aristocratico
-
militare
del
loro
paese
;
e
c
'
è
anzi
da
considerare
che
,
in
caso
di
vittoria
,
la
Russia
non
s
'
ingerirà
menomamente
per
mutare
il
Governo
della
Francia
;
mentre
,
se
la
Germania
vince
,
è
certo
che
la
casta
aristocratico
-
militare
porrà
nuovamente
sotto
il
giogo
i
socialisti
tedeschi
.
Se
la
fede
dell
'
Europa
occidentale
è
democratico
-
sociale
,
il
suo
ordinamento
è
in
gran
parte
plutocratico
.
La
plutocrazia
ora
come
sempre
si
vale
della
fede
religiosa
altrui
per
provvedere
al
suo
tornaconto
;
in
Germania
è
tenuta
a
freno
dalla
casta
aristocratico
-
militare
;
nell
'
Europa
occidentale
,
domina
.
La
Germania
non
ha
avuto
un
Caillaux
che
disponesse
del
Governo
e
dei
tribunali
,
che
,
per
sue
vedute
personali
,
impedisse
un
imprestito
indispensabile
per
la
difesa
della
patria
;
non
ha
affidato
ad
un
banchiere
di
concludere
un
trattato
di
pace
;
non
ha
,
come
in
Inghilterra
,
chiesto
l
'
aiuto
efficace
dei
plutocrati
per
ottenere
elezioni
favorevoli
al
Governo
.
La
plutocrazia
non
voleva
la
guerra
,
ma
inconsapevolmente
l
'
ha
preparata
.
Essa
ha
avuto
gran
parte
nella
rivalità
franco
-
tedesca
,
ed
in
quella
germanica
-
inglese
,
e
,
coi
suoi
giornali
,
ha
conferito
all
'
inasprimento
dei
sentimenti
di
odio
tra
queste
nazioni
.
Ma
ora
vorrebbe
la
pace
,
quindi
non
dobbiamo
porre
l
'
opera
sua
tra
le
cagioni
del
proseguimento
della
guerra
.
Finalmente
ci
sarebbe
da
dire
degli
interessi
particolari
dei
vari
Stati
;
ma
possiamo
tralasciare
di
fermarci
su
tale
argomento
,
perché
è
il
meglio
noto
alla
diplomazia
,
ed
è
perciò
che
questa
poteva
sperare
di
scansare
la
guerra
,
mentre
,
ove
avesse
posto
mente
alle
due
altre
cagioni
,
ora
rammentate
,
avrebbe
capito
che
ciò
era
impossibile
e
che
rimaneva
solo
da
prepararsi
a
trarre
dalla
guerra
quanto
poteva
dare
.
Tale
appunto
può
essere
ancora
lo
scopo
di
Stati
che
,
come
l
'
Italia
,
hanno
parte
secondaria
nel
gran
conflitto
.
Avvedutezza
ci
vuole
per
conoscere
ciò
che
è
possibile
,
risolutezza
ed
energia
per
compierlo
.
I
sentimenti
esistenti
non
si
possono
mutare
,
ma
da
essi
si
può
trarre
profitto
.
Se
ci
fossero
solo
gli
interessi
dei
vari
Stati
,
un
trattato
di
pace
duratura
sarebbe
presto
possibile
,
poiché
infine
tali
interessi
non
sono
inconciliabili
;
ma
l
'
esserci
le
due
prime
cagioni
di
guerra
toglie
speranza
che
si
possa
conseguire
una
pace
duratura
,
se
una
delle
parti
contendenti
non
è
interamente
fiaccata
.
Quindi
è
probabile
che
lunga
sarà
la
presente
guerra
.
Si
vede
ora
quanto
grave
era
l
'
errore
di
coloro
i
quali
asserivano
che
ormai
le
guerre
erano
fatte
impossibili
dall
'
accresciuta
potenza
dei
mezzi
di
distruzione
,
e
si
vedrà
che
grave
del
pari
è
l
'
errore
di
coloro
i
quali
credono
la
presente
guerra
non
potere
durare
,
per
cagione
delle
difficoltà
finanziarie
e
della
carestia
che
colpirebbero
parte
almeno
dei
belligeranti
.
Gli
Stati
moderni
hanno
immense
riserve
economiche
.
Da
prima
ci
sono
molte
spese
per
lavori
pubblici
,
«
riforme
sociali
»
ed
altre
che
non
sono
indispensabili
e
che
si
possono
sopprimere
.
Poscia
,
enormi
sono
i
debiti
pubblici
,
e
gli
Stati
possono
pagarne
solo
in
parte
,
o
non
più
pagarne
i
frutti
.
Tale
operazione
,
se
il
debito
pubblico
è
tutto
nello
Stato
,
produrrà
certo
molte
sofferenze
,
ma
intaccherà
poco
o
niente
la
potenza
di
produzione
economica
;
e
se
il
debito
pubblico
è
in
gran
parte
all
'
estero
,
i
forestieri
saranno
spogliati
in
pro
dei
cittadini
.
Inoltre
,
da
un
secolo
ad
oggi
,
sono
enormemente
cresciute
le
spese
di
lusso
,
o
almeno
non
indispensabili
dei
privati
,
mentre
scemavano
le
ore
di
lavoro
e
l
'
intensità
di
esso
.
I
popoli
possono
dunque
tornare
a
ciò
che
erano
un
secolo
fa
,
soffrendo
bensì
,
ma
senza
alcun
serio
pericolo
di
distruzione
economica
,
poiché
,
alla
fin
fine
,
i
popoli
,
un
secolo
fa
,
vivevano
e
prosperavano
.
Per
tal
modo
,
non
sono
solo
centinaia
di
milioni
,
bensì
miliardi
e
miliardi
che
divengono
disponibili
per
la
guerra
.
Gli
avvenimenti
che
ora
vediamo
seguire
prenderanno
posto
fra
quelli
più
grandi
e
di
maggior
momento
della
storia
;
essi
manifestano
il
principio
di
un
'
èra
nuova
.
StampaQuotidiana ,
È
un
luogo
comune
-
o
era
tale
sino
a
ieri
-
che
l
'
arte
non
conosce
progressi
o
evoluzione
e
che
l
'
artista
,
sparendo
,
porta
con
sé
un
segreto
che
non
può
essere
appreso
da
chi
si
impadronisca
dei
suoi
moduli
,
del
suo
ricettario
tecnico
e
del
suo
«
stampino
»
.
Oggi
questa
verità
sembra
essere
contraddetta
dal
crescente
peso
della
tecnica
in
tutte
le
arti
,
e
dalla
sempre
maggiore
adattabilità
del
pubblico
ai
trucchi
di
laboratorio
dell
'
artista
,
ai
suoi
segreti
di
mestiere
.
Ancora
cinquanta
,
trenta
anni
fa
,
chi
voleva
raccontare
una
storia
(
romanziere
o
drammaturgo
che
fosse
)
procedeva
in
ordine
cronologico
,
dall
'
a
fino
alla
zeta
,
mantenendo
in
vita
almeno
una
delle
maltrattate
unità
aristoteliche
.
Si
giunse
al
romanzo
che
si
svolge
e
si
legge
in
due
sole
ore
(
La
signorina
Elsa
di
Schnitzler
e
anche
Les
lauriers
sont
coupés
di
Edouard
Dujardin
,
ventiquattr
'
ore
di
una
vita
e
poche
ore
di
lettura
)
,
ottenendo
con
ciò
un
'
unità
direi
quasi
fisica
,
di
respirazione
,
che
era
senza
precedenti
nella
storia
dell
'
arte
narrativa
(
al
polo
opposto
l
'
Ulysses
,
ventiquattro
ore
di
vita
e
ventiquattro
mesi
di
lettura
)
.
Un
narratore
,
un
drammaturgo
moderno
si
vergognerebbe
di
seguire
simili
procedimenti
e
si
guarderebbe
bene
dal
rispettare
la
cronologia
.
Si
cammina
ormai
dalla
zeta
verso
l
'
a
,
dalla
fine
si
risale
al
principio
.
Il
protagonista
,
se
ce
n
'
è
uno
,
muore
fin
dall
'
inizio
e
il
pubblico
o
il
lettore
devono
risalire
a
ritroso
la
corrente
.
Nel
teatro
non
esistono
più
cambiamenti
di
scena
;
basta
che
un
servo
spinga
innanzi
una
poltrona
o
una
sedia
di
paglia
o
un
alberello
in
un
vaso
di
coccio
per
creare
la
reggia
o
la
casa
del
povero
o
il
bosco
.
Basta
che
un
personaggio
si
tolga
un
golf
da
sport
e
indossi
invece
una
giacchetta
,
facendo
precedere
o
seguire
l
'
operazione
da
tremuli
lamenti
di
pifferi
che
abbiano
la
funzione
della
dissolvenza
cinematografica
,
cd
ecco
creato
un
salto
temporale
di
dieci
o
di
vent
'
anni
.
Il
passato
,
il
presente
e
il
futuro
sono
mescolati
come
gli
ingredienti
di
un
cocktail
,
i
fantasmi
passeggiano
fra
i
vivi
,
le
voci
degli
attori
sono
integrate
da
ruggiti
di
altoparlanti
nascosti
nelle
gallerie
o
nei
palchi
.
Il
pubblico
,
che
fino
a
pochi
anni
fa
non
avrebbe
capito
nulla
di
quanto
avveniva
,
lo
stesso
pubblico
che
quando
guarda
un
quadro
moderno
storce
il
naso
e
si
chiede
«
che
cosa
vuol
dire
»
e
si
mostra
ancora
esigentissimo
in
fatto
di
verosimiglianza
rappresentativa
,
è
invece
dispostissimo
ad
accettare
,
in
altra
sede
,
le
più
audaci
scomposizioni
.
Si
dice
,
e
credo
sia
vero
,
che
a
ciò
non
sia
estraneo
l
'
influsso
cinematografico
che
ha
creato
un
linguaggio
allusivo
ormai
alla
portata
di
tutti
.
Io
personalmente
,
quando
vado
al
cinematografo
,
non
comprendo
quasi
nulla
di
quanto
avviene
sullo
schermo
;
ma
mi
accorgo
che
accanto
a
me
stanno
persone
non
più
colte
,
ma
più
allenate
al
nuovo
linguaggio
,
alle
quali
nulla
sfugge
.
Entrano
nel
cinema
e
nel
teatro
clementi
che
la
poesia
ha
conosciuto
e
padroneggiato
da
secoli
;
ma
vi
entrano
da
padroni
assoluti
,
tecnicizzati
e
non
più
legati
all
'
arte
della
parola
.
E
trionfa
la
regia
,
che
è
l
'
arte
di
cavare
il
massimo
effetto
dal
testo
potenzialmente
più
suscettibile
d
'
integrazione
.
Si
dà
già
il
caso
di
qualcuno
che
pensa
a
ricavare
un
dramma
da
un
film
non
suo
,
riducendolo
per
il
teatro
e
rendendolo
perciò
ancor
più
cinematografico
,
sebbene
in
diverso
modo
.
Nella
migliore
delle
ipotesi
,
questo
autore
si
illuderà
di
aggiungere
un
pizzico
di
poesia
(
verbale
)
a
un
'
azione
che
è
già
emotiva
in
sé
,
di
effetto
sicuro
,
immancabile
.
Questo
furibondo
progresso
della
tecnica
è
senza
dubbio
molto
interessante
ma
prescinde
da
un
fatto
essenziale
:
che
la
poesia
è
l
'
arte
della
parola
e
che
nessuno
sforzo
di
regista
può
sostituire
la
parola
dov
'
essa
manchi
.
Molti
hanno
potuto
rileggersi
l
'
Amleto
o
il
Sogno
di
una
notte
di
mezza
estate
dopo
aver
assistito
alle
rappresentazioni
che
ne
davano
Moissi
o
Lawrence
Olivier
o
Max
Reinhardt
.
Trovavano
senza
dubbio
un
'
altra
cosa
,
ma
era
immancabile
l
'
incontro
con
la
poesia
.
In
Shakespeare
e
in
Calderón
,
nel
Marlowe
e
nel
Kleist
un
albero
è
veramente
sufficiente
a
creare
una
foresta
,
un
trono
basta
a
immetterci
in
un
palazzo
reale
.
Non
credo
che
una
rappresentazione
realistica
dei
loro
lavori
,
condotta
con
macchinosi
cambiamenti
di
scena
e
scrupolo
di
verosimiglianza
storica
nei
costumi
e
negli
arredamenti
,
sarebbe
oggi
sopportabile
.
Provatevi
invece
a
immaginarvi
certi
recenti
lavori
teatrali
privandoli
dell
'
apparato
registico
che
li
rende
interessanti
,
e
resterete
certamente
a
mani
vuote
.
Il
guaio
è
che
,
anche
in
questo
campo
,
indietro
non
si
torna
e
che
i
nuovi
elementi
spettacolari
sono
ormai
entrati
nel
gusto
corrente
,
sono
diventati
un
linguaggio
convenzionale
che
ha
ben
poco
bisogno
della
parola
.
Il
nostro
tempo
è
visivo
e
acustico
,
ma
non
sa
che
farsene
della
musica
,
della
pittura
e
della
poesia
.
Perché
la
tecnica
della
presentazione
e
dell
'
adattamento
(
sia
essa
autoregia
di
scrittori
o
regia
di
teatranti
,
scienza
del
college
e
della
scomposizione
)
non
coincide
quasi
mai
col
centro
dell
'
ispirazione
artistica
?
Semplicemente
perché
è
prevedibile
e
calcolabile
.
Alain
-
uno
dei
francesi
che
ha
scritto
di
estetica
con
maggiore
acutezza
,
sebbene
senza
un
metodo
e
un
ordine
apparenti
-
ha
distinto
l
'
opera
dell
'
artista
da
quella
dell
'
artigiano
in
base
a
questa
differenza
.
L
'
artigiano
copia
esattamente
un
modello
,
sa
dove
vuole
arrivare
e
i
mezzi
che
a
lui
occorrono
.
Anche
l
'
artista
ha
usa
certa
idea
,
ma
assai
oscura
e
imprecisata
.
In
lui
il
punto
di
partenza
è
una
spinta
,
non
un
programma
.
Strada
facendo
,
quella
certa
idea
si
trasforma
e
appare
del
tutto
irriconoscibile
.
E
può
dirsi
così
che
l
'
artista
conosce
se
stesso
soltanto
a
cose
fatte
,
dopo
aver
lottato
contro
un
ostacolo
,
che
è
(
nel
caso
della
poesia
)
la
parola
,
il
mezzo
espressivo
.
Qui
la
tecnica
può
veramente
identificarsi
con
l
'
espressione
.
Non
però
la
tecnica
artigianesca
,
esattamente
dosabile
e
prevedibile
di
chi
sostituisce
il
calcolo
degli
effetti
alla
libera
irradiazione
della
parola
poetica
.
Mi
rendo
conto
che
in
un
romanzo
,
in
un
'
opera
teatrale
e
in
genere
in
tutti
i
generi
più
costruiti
,
la
poesia
è
come
il
sangue
,
che
per
circolare
ha
bisogno
di
una
rete
di
vene
,
di
un
sistema
di
canali
.
(
È
tale
anche
nella
lirica
pura
,
a
dire
il
vero
,
ma
in
questo
caso
la
costruzione
,
l
'
impalcatura
possono
essere
meno
evidenti
.
)
So
altrettanto
bene
che
un
'
opera
destinata
a
larga
diffusione
,
tradotta
in
altre
lingue
,
spesso
svisata
e
deformata
,
ha
un
'
esistenza
di
compromesso
e
che
la
vitalità
di
certe
creazioni
consiste
proprio
nella
loro
docilità
a
prestarsi
a
ogni
sorta
di
collaborazioni
o
malversazioni
.
E
comprendo
perfettamente
che
un
poeta
è
spesso
frainteso
o
inteso
alla
rovescia
,
e
che
in
nessun
caso
critici
e
posteri
lo
leggono
come
egli
voleva
esser
letto
.
Con
questo
credo
di
aver
esaurito
le
ragioni
che
suggeriscono
indulgenza
verso
chi
crea
o
adatta
o
«
monta
»
opere
che
,
volendo
rivolgersi
a
una
vasta
udienza
,
hanno
una
necessità
assoluta
di
giocare
sull
'
equivoco
,
di
confondere
i
sentimenti
con
le
sensazioni
.
Non
si
può
negare
che
se
tutti
gli
artisti
dicessero
«
parlo
per
me
e
per
dieci
persone
»
il
solco
che
divide
l
'
arte
dal
pubblico
diverrebbe
invalicabile
.
Più
o
meno
consciamente
,
coloro
che
solleticano
il
gusto
spettacolare
delle
platee
tengono
fede
a
un
certo
principio
di
universalità
,
si
sforzano
di
parlare
o
balbettare
in
una
lingua
che
tutti
comprendano
.
Non
credo
però
che
sia
prossima
la
fusione
o
l
'
integrazione
del
linguaggio
delle
parole
con
quello
della
tecnica
spettacolare
.
Una
macchina
a
effetto
è
necessariamente
costosa
e
chi
si
decide
a
metterla
in
moto
preferisce
scrivere
o
prendere
a
pretesto
un
'
opera
di
effetto
certo
,
anche
mediocre
ma
infallibile
.
Inoltre
il
meccanismo
tende
a
perfezionarsi
e
in
fatto
d
'
arte
non
è
più
paradossale
pensare
all
'
avvento
della
machine
à
gloire
,
inventata
da
Villiers
de
1'Isle-Adam
,
che
«
emetteva
il
successo
»
in
un
giusto
dosaggio
di
rumori
e
vociferazioni
.
Quel
giorno
il
pubblico
sarà
anche
dispensato
dalla
fatica
dell
'
applauso
.
È
dunque
assai
dubbio
che
l
'
universalità
di
chi
dice
qualche
piccola
cosa
a
tutti
valga
l
'
espressione
di
chi
parla
profondamente
a
pochi
.
E
in
definitiva
,
dopo
aver
pesato
in
tutti
i
sensi
la
questione
,
mi
pare
si
possa
concludere
che
ogni
divulgazione
di
trouvailles
tecniche
arricchisce
superficialmente
il
gusto
delle
masse
,
ma
non
giova
alla
diffusione
della
poesia
.
Qualsiasi
racconto
verista
o
naturalista
potrebbe
essere
riscritto
in
chiave
moderna
,
sostituendo
all
'
analisi
psicologica
l
'
elencazione
del
documentario
,
il
bruto
enunciato
dei
fatti
;
qualsiasi
romanzo
di
James
o
di
Rovetta
o
di
Bourget
potrebbe
fornire
il
canovaccio
di
un
dramma
moderno
,
composto
di
scene
rientranti
l
'
una
nell
'
altra
,
come
i
segmenti
di
un
cannocchiale
,
ricco
di
salti
nel
vuoto
,
di
capovolgimenti
e
di
sdoppiamenti
.
Un
'
arte
che
si
vede
subito
com
'
è
fatta
,
un
'
arte
che
fa
dire
a
tutti
«
come
sono
intelligente
»
,
una
poesia
che
non
importa
conoscere
nei
testi
originali
e
che
consiste
nel
condire
con
una
nuova
salsa
cose
e
situazioni
ormai
logore
,
rappresenta
il
coronamento
di
quello
che
potrebbe
chiamarsi
«
l
'
avanguardismo
borghese
»
.
Val
meno
della
vecchia
avanguardia
-
quella
degli
scapigliati
e
dei
decadenti
-
e
durerà
purtroppo
di
più
perché
concilia
la
vanità
degli
artisti
coi
loro
interessi
.
Essere
à
la
page
,
esser
capiti
da
tutti
e
insieme
guadagnare
qualche
soldo
,
che
tentazione
!
StampaQuotidiana ,
Gli
uomini
,
nella
loro
attività
sociale
,
sono
mossi
principalmente
dai
sentimenti
e
dagli
interessi
,
e
molti
stimano
che
siano
mossi
dai
ragionamenti
.
A
mantenere
tale
illusione
vale
il
fatto
che
sentimenti
ed
interessi
trovano
sempre
un
ragionamento
o
meglio
uno
pseudo
ragionamento
che
li
esprime
;
ragion
per
cui
,
col
solito
post
hoc
,
propter
hoc
,
nasce
il
concetto
che
il
ragionamento
ha
determinato
sentimenti
ed
interessi
;
invece
il
rapporto
è
generalmente
inverso
.
Principalmente
e
generalmente
non
vogliono
dire
esclusivamente
ed
in
ogni
caso
particolare
,
quindi
un
qualche
effetto
i
ragionamenti
ed
i
pseudo
ragionamenti
possono
averlo
,
ma
è
per
solito
assai
lieve
.
Non
è
qui
il
luogo
di
tentare
una
dimostrazione
di
queste
asserzioni
ho
scritto
due
grossi
volumi
per
provare
di
fare
ciò
ma
può
non
essere
inutile
vederne
una
conferma
negli
avvenimenti
della
presente
guerra
.
Abbiamo
avuto
bei
e
ben
fondati
ragionamenti
per
dimostrare
il
delitto
compiuto
dalla
Germania
col
violare
la
neutralità
del
Belgio
.
Ponga
mente
il
lettore
al
fatto
che
tali
ragionamenti
furono
respinti
da
chi
già
era
amico
della
Germania
o
anche
solo
inclinava
ad
essere
benevolo
;
ma
furono
accolti
da
chi
era
nemico
della
Germania
o
solo
inclinava
ad
esservi
ostile
.
È
dunque
manifesto
che
tali
caratteri
determinarono
principalmente
i
convincimenti
degli
uomini
,
e
non
i
ragionamenti
;
poiché
,
se
questi
avessero
avuto
un
'
azione
indipendente
dai
caratteri
,
ci
dovrebbero
essere
almeno
pochi
,
pochissimi
tedeschi
che
biasimassero
la
violazione
della
neutralità
;
pochi
,
pochissimi
francesi
e
inglesi
che
l
'
approvassero
.
È
vero
che
gli
inglesi
dissero
di
muovere
guerra
alla
Germania
perché
era
stata
violata
la
neutralità
belga
;
ma
fu
evidentemente
se
non
pretesto
,
almeno
solo
causa
occasionale
,
poiché
preesisteva
ed
era
potente
la
rivalità
anglo
-
tedesca
,
che
tosto
o
tardi
doveva
inevitabilmente
condurre
ad
un
conflitto
armato
.
Nel
fatto
della
violata
neutralità
belga
si
ha
un
caso
simile
a
quello
del
celebre
dispaccio
di
Ems
,
che
fu
solo
causa
occasionale
della
guerra
del
1870
,
preparata
in
sostanza
dalla
rivalità
franco
-
prussiana
.
Vennero
poi
la
distruzione
di
Lovanio
,
della
cattedrale
di
Reims
,
ed
altri
fatti
simili
.
I
Tedeschi
furono
detti
barbari
nipoti
di
Attila
,
e
vituperati
o
almeno
biasimati
in
ogni
modo
.
Anche
in
questo
caso
biasimi
e
vituperi
furono
respinti
da
chi
già
era
benevolo
alla
Germania
,
accolti
da
chi
ad
essa
era
avverso
,
e
veramente
per
ora
non
se
ne
vede
il
menomo
effetto
pratico
.
Gli
intellettuali
germanici
provvidero
ad
una
contro
-
offensiva
e
fecero
gran
consumo
di
carta
e
d
'
inchiostro
per
dimostrare
che
la
Germania
era
un
povero
agnellino
,
insidiato
da
lupi
perversi
e
rapaci
,
e
che
,
poveretta
,
se
aveva
mancato
alla
fede
di
trattati
da
essa
firmati
,
ucciso
donne
e
ragazzi
,
fucilato
ostaggi
,
distrutte
città
e
monumenti
,
aveva
solo
operato
in
stato
di
legittima
difesa
.
Anche
queste
belle
produzioni
letterarie
,
queste
splendide
orazioni
ebbero
un
effetto
pratico
molto
prossimo
a
zero
:
persuasero
chi
già
era
persuaso
;
d
'
altri
,
nessuno
.
Qui
forse
il
lettore
osserverà
:
«
Tra
tutti
questi
discorsi
che
servono
a
niente
,
mettete
pure
anche
il
vostro
che
li
dimostra
inutili
,
poiché
veramente
è
opera
vana
ammazzare
un
uomo
morto
»
.
Adagio
un
poco
:
non
confondiamo
il
principale
col
secondario
.
Tali
discorsi
od
altri
simili
,
da
sé
valgono
poco
o
niente
,
ma
possono
servire
ad
occultare
interessi
e
sentimenti
che
valgono
per
il
bene
,
oppure
per
il
male
di
una
nazione
.
Per
molti
anni
abbiamo
udito
discorsi
che
,
senza
tregua
né
posa
,
predicavano
la
fine
delle
guerre
,
fatte
ormai
impossibili
dal
progredire
dei
sentimenti
umanitari
,
di
giustizia
e
di
diritto
,
dell
'
evoluzione
del
proletariato
,
che
sdegnosamente
le
respingeva
e
che
bene
avrebbe
saputo
imporre
la
sua
volontà
,
dalla
perfezione
stessa
degli
armamenti
che
avrebbe
tolto
agli
eserciti
di
poter
venire
a
battaglia
.
Tutto
questo
gran
discorrere
ed
argomentare
ha
messo
capo
ad
una
guerra
generale
delle
nazioni
,
che
è
certo
fra
le
maggiori
che
mai
abbia
veduto
l
'
umanità
;
e
perciò
,
sotto
tale
aspetto
,
discorsi
ed
argomenti
sono
stati
assolutamente
vani
.
Manifestarono
invece
un
'
opera
,
invero
di
non
gran
momento
,
contraria
al
fine
a
cui
tendevano
;
furono
cioè
il
manto
col
quale
si
ricoprivano
interessi
e
sentimenti
i
quali
miravano
a
volgere
in
pro
della
clientela
elettorale
i
quattrini
che
dovevano
servire
per
la
difesa
della
patria
.
Per
esempio
,
furono
i
bei
discorsi
sul
diritto
internazionale
,
sulla
«
pace
mercé
il
diritto
»
,
che
occultarono
sentimenti
ed
interessi
i
quali
distolsero
il
Belgio
dal
prepararsi
convenientemente
alla
guerra
.
Se
l
'
esercito
tedesco
passò
dal
Belgio
invece
di
passare
dalla
Svizzera
,
oltre
a
ragioni
strategiche
,
può
anche
essere
stato
perché
tutti
gli
Svizzeri
sono
soldati
ed
ottimi
tiratori
,
mentre
i
Belgi
avevano
solo
un
piccolo
esercito
.
Simili
discorsi
occultarono
pure
sentimenti
ed
interessi
che
fecero
imprevidenti
per
la
preparazione
della
guerra
Francia
,
Italia
ed
Inghilterra
.
«
Non
avremo
certamente
la
guerra
»
dicevano
i
ministri
della
guerra
francesi
,
ed
anche
alcuni
italiani
;
e
,
con
tale
scusa
,
invece
di
provvedere
artiglierie
ed
altre
armi
,
si
spendevano
i
quattrini
per
fini
elettorali
.
In
Germania
,
poco
credito
ottenevano
analoghi
vaniloqui
,
perché
non
corrispondevano
a
sentimenti
e
ad
interessi
,
in
ogni
modo
rimanevano
un
semplice
sfogo
letterario
,
e
il
Governo
faceva
della
«
politica
reale
»
,
ed
aveva
maggior
fede
negli
obici
da
420
mm
.
che
nell
'
«
immanente
giustizia
»
o
nella
pace
imposta
dal
proletariato
.
Il
Lloyd
George
discorreva
come
se
la
guerra
la
volessero
esclusivamente
i
«
ricchi
»
,
ed
aggiungeva
che
essi
soli
dovevano
pagare
gli
armamenti
.
Per
una
strana
ironia
del
caso
,
toccò
proprio
a
lui
a
fare
tal
guerra
!
Ma
intanto
,
questi
discorsi
avevano
ricoperto
gli
interessi
elettorali
del
partito
,
e
quindi
erano
cagione
,
sia
pure
in
piccola
parte
,
in
modo
subordinato
,
che
l
'
Inghilterra
giungesse
poco
preparata
al
gran
cimento
:
molto
meno
preparata
della
Germania
.
In
Italia
,
discorsi
analoghi
operarono
,
sia
pure
lievemente
,
per
ricoprire
interessi
analoghi
;
essi
furono
come
un
narcotico
,
il
quale
,
debole
se
si
vuole
,
pure
ebbe
parte
nel
togliere
la
chiara
veduta
della
realtà
,
la
quale
è
che
gli
Stati
si
difendono
con
armi
ed
armati
,
e
non
coi
principi
del
diritto
internazionale
,
del
pacifismo
,
della
morale
,
della
«
giustizia
immanente
»
,
della
santa
evoluzione
,
e
di
tante
altre
simili
entità
.
Fatti
ci
vogliono
,
non
discorsi
e
chiacchiere
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
cresce
di
giorno
in
giorno
la
polemica
contro
gli
effetti
nefasti
della
comunicazione
di
massa
resa
possibile
dalla
nuova
civiltà
industriale
e
dalle
sue
scoperte
(
i
famosi
mass
media
di
cui
si
cibano
voluttuosamente
psicologi
,
sociologi
,
politecnici
,
psicotecnici
,
funzionari
dell
'
UNESCO
e
altrettali
mostri
)
una
voce
più
temperata
vorrebbe
ammonirci
che
«
l
'
industria
e
il
macchinismo
possono
,
sì
,
danneggiare
lo
spirito
,
ma
ciò
dipende
soltanto
dal
loro
cattivo
uso
»
.
Contro
questa
tesi
ha
scritto
un
libro
intero
un
giovane
scrittore
di
saggi
morali
,
Elémire
Zolla
(
Eclissi
dell
'
intellettuale
,
Bompiani
)
che
è
quanto
di
meglio
,
su
questo
argomento
,
si
sia
avuto
finora
in
Italia
.
I
suoi
argomenti
sono
molti
,
occupano
duecentocinquanta
pagine
e
sono
sostenuti
da
una
solida
e
rara
erudizione
.
Non
gli
faremo
il
torto
di
riassumerli
in
poche
righe
e
ci
proveremo
invece
a
seguirlo
in
qualche
breve
suggerimento
.
Come
è
possibile
sostenere
che
la
massificazione
dell
'
individuo
,
il
bourrage
dei
cervelli
,
l
'
appiattimento
del
singolo
nella
massicciata
del
collettivo
siano
effetti
del
cattivo
uso
di
macchine
e
invenzioni
meccaniche
quando
«
l
'
assetto
meccanico
del
reale
»
,
già
denunziato
da
Goethe
,
era
già
presente
nell
'
enciclopedismo
e
nella
successiva
rivoluzione
industriale
e
manifatturiera
?
E
,
saltando
a
piè
pari
l
'
imponente
denunzia
di
scrittori
e
artisti
che
dura
almeno
da
un
secolo
e
mezzo
e
di
cui
Zolla
ci
dà
una
impressionante
documentazione
,
quale
potrà
essere
«
il
buon
uso
»
dei
mass
Inedia
in
un
futuro
formicaio
umano
eventualmente
scampato
dalla
guerra
atomica
?
Quale
buon
uso
potrà
farsi
dei
viaggi
,
dello
sport
,
del
cinema
,
della
radio
,
della
televisione
,
dei
giornali
a
rotocalco
o
a
fumetto
quando
dovranno
essere
pianificati
e
imposti
in
modo
coattivo
i
loisirs
a
miliardi
di
uomini
ormai
liberati
dai
lavori
più
gravosi
?
Come
potrà
avvenire
che
lo
spirito
di
«
massificazione
»
rivolga
contro
se
stesso
gli
strumenti
che
ha
inventato
?
Le
ipotesi
ottimistiche
muovono
dalla
supposizione
che
l
'
uomo
resti
estraneo
alla
macchina
,
non
ne
sia
modificato
e
sia
anzi
in
grado
di
volgerla
a
migliori
fini
;
mentre
l
'
osservazione
dimostra
che
l
'
uomo
-
massa
desidera
,
vuole
,
crea
il
proprio
destino
e
che
,
a
questo
effetto
,
si
procura
gli
strumenti
necessari
.
Le
comunicazioni
di
massa
sono
il
fondamento
della
nuova
industria
culturale
,
fatalmente
portata
ad
allargarsi
su
un
piano
sempre
più
basso
,
raggiunto
il
quale
sarà
sempre
possibile
sperare
in
nuove
bassure
,
realizzando
l
'
ipotesi
di
un
futuro
uomo
stereofonico
,
incapace
di
una
visione
analitica
del
reale
,
refrattario
ad
ogni
possibilità
di
sintesi
e
di
sintassi
.
Pochi
scrittori
hanno
descritto
in
forma
di
parabola
l
'
avvento
dell
'
uomo
-
massa
,
come
Franz
Kafka
nei
suoi
primi
racconti
:
«
Qualcosa
dev
'
essere
stato
trascurato
nella
difesa
della
nostra
patria
...
Con
i
barbari
non
si
può
parlare
,
non
conoscono
la
nostra
lingua
e
non
ne
hanno
una
loro
...
il
nostro
modo
di
vivere
e
le
nostre
abitudini
sono
loro
tanto
incomprensibili
quanto
indifferenti
.
Non
si
può
dire
che
adoperino
la
violenza
,
ma
di
fronte
alle
loro
usurpazioni
ci
si
trae
in
disparte
e
si
abbandona
ogni
cosa
...
Tutto
poggia
su
un
equivoco
e
grazie
ad
esso
andiamo
in
rovina
»
.
E
altrove
:
«
Odradek
,
nome
d
'
etimo
sfuggente
,
che
indica
un
congegno
mobile
.
Forse
Odradek
ebbe
in
passato
uno
scopo
?
No
:
Il
tutto
è
senza
senso
ma
nella
sua
natura
compiuto
.
Odradek
si
può
anche
interpellare
,
gli
si
può
domandare
"
come
ti
chiami
?
"
ed
egli
,
o
esso
,
risponderà
"
Odradek
"
.
Può
esso
morire
?
Ma
tutto
ciò
che
muore
ha
avuto
dapprima
una
sorta
di
scopo
,
una
specie
di
attività
,
e
questo
l
'
ha
consumato
;
ciò
non
vale
per
Odradek
...
Non
danneggia
nessuno
,
ma
l
'
idea
che
mi
debba
sopravvivere
mi
è
quasi
dolorosa
»
.
Anni
fa
ci
accadde
di
analizzare
su
queste
colonne
una
poesia
di
Costantino
Kavafis
,
nella
quale
un
popolo
di
antica
civiltà
,
ormai
decaduto
e
disfatto
,
esprimeva
la
sua
delusione
per
il
mancato
arrivo
dei
barbari
.
«
E
ora
che
faremo
senza
i
barbari
?
Era
una
soluzione
,
dopo
tutto
.
»
E
questa
è
la
soluzione
che
tutti
stiamo
adottando
:
dell
'
Odradek
ch
'
è
in
noi
«
non
si
può
dire
che
usi
la
violenza
»
:
e
se
è
vero
che
ancora
«
ci
riesce
dolorosa
l
'
idea
che
debba
sopravviverci
»
,
i
nostri
figli
non
proveranno
più
alcun
dolore
:
la
loro
identificazione
col
«
mobile
congegno
»
sarà
perfetta
.
Sì
,
«
qualcosa
dev
'
essere
stato
trascurato
nella
difesa
della
nostra
patria
»
,
cioè
nella
difesa
della
persona
umana
.
Se
così
non
fosse
,
non
vedremmo
stadi
straripanti
di
folle
imbestiate
,
quando
si
sa
che
l
'
industria
sportiva
ha
tolto
ogni
significato
ai
riti
dell
'
homo
ludens
;
non
vedremmo
milioni
di
persone
pietrificarsi
dinanzi
a
schermi
di
vetro
sui
quali
appaiono
gli
inameni
giullari
,
i
tetri
fantasmi
che
un
'
industria
specializzata
,
vendendoci
a
caro
prezzo
il
«
modo
di
passare
il
tempo
»
,
sa
suscitare
a
getto
continuo
.
Uccidere
il
tempo
non
dovette
essere
un
problema
per
le
vecchie
generazioni
:
oggi
è
ossessione
di
tutti
.
Ammazza
il
tempo
chi
non
può
fare
a
meno
del
cinema
(
e
chi
si
sente
colpevole
si
sceglie
un
compagno
,
un
«
complice
»
,
per
suddividere
la
sua
responsabilità
)
;
lo
ammazza
in
mille
modi
chi
,
avendo
terrore
di
sé
,
non
arretra
di
fronte
ad
alcuna
sciocchezza
pur
di
«
fare
come
gli
altri
»
.
Gli
esempi
che
abbiamo
scelto
sono
volgarissimi
:
il
libro
da
cui
prendiamo
le
mosse
ne
offre
ben
altri
e
più
persuasivi
nei
capitoli
dedicati
all
'
erotica
di
massa
,
alla
decadenza
della
persuasione
,
alle
regressioni
magiche
e
alle
regressioni
nella
droga
.
Col
soccorso
di
Freud
e
di
Adorno
,
con
una
conoscenza
sicura
di
tutto
quanto
si
è
scritto
intorno
alla
psicologia
dell
'
uomo
-
massa
e
con
frequenti
immersioni
nelle
moderne
interpretazioni
del
mito
l
'
autore
di
questi
saggi
ha
modo
di
svolgere
nel
modo
più
brillante
la
sua
requisitoria
.
Egli
,
personalmente
,
non
ha
soluzioni
da
proporre
,
non
vuole
distruggere
la
macchina
,
non
sogna
un
ritorno
all
'
antico
:
è
,
se
ho
ben
compreso
,
uno
stoico
che
onora
la
ragione
umana
oche
sente
la
dignità
della
vita
come
un
supremo
bene
.
È
un
uomo
che
non
si
mette
«
al
di
sopra
della
mischia
»
,
ma
che
vuol
restare
ad
occhi
aperti
.
E
finché
esisteranno
uomini
così
fatti
la
partita
non
sarà
del
tutto
perduta
.
Quale
può
essere
il
posto
dell
'
intellettuale
nella
società
moderna
?
Se
con
l
'
appellativo
di
intellettuale
si
intende
,
come
intendeva
Gramsci
,
chiunque
detenga
una
tecnica
,
è
chiaro
che
l
'
intellettuale
di
domani
non
sarà
che
una
ruota
dell
'
ingranaggio
di
Odradek
.
Spogliatelo
di
ciò
che
Gramsci
chiamava
il
suo
«
spirito
di
corpo
»
e
inevitabilmente
l
'
intellettuale
diventerà
uno
strumento
in
mano
di
chi
detenga
il
potere
.
In
un
mondo
in
cui
l
'
imitazione
del
divino
è
diventata
imitatio
instrumentorum
e
in
cui
possono
nascere
espressioni
come
human
engineering
(
l
'
ingegneria
umana
)
la
sorte
dell
'
intellettuale
sembra
segnata
.
Se
invece
definiremo
come
intellettuale
«
chiunque
abbia
una
educazione
che
gli
consenta
di
esprimere
la
sua
personalità
entro
il
suo
particolare
lavoro
»
,
è
evidente
che
simili
intellettuali
sono
destinati
a
essere
respinti
sempre
più
al
margine
della
vita
sociale
.
Non
c
'
è
bisogno
di
intellettuali
nel
mondo
del
marketing
e
delle
human
relations
;
non
c
'
è
bisogno
di
educazione
quando
persino
l
'
istruzione
religiosa
si
industrializza
;
è
assurdo
discutere
sulla
decadenza
del
latino
quando
sarebbe
opportuno
abolire
anche
l
'
italiano
in
sé
,
«
assai
bene
sostituibile
con
il
particolare
italiano
richiesto
dalla
qualifica
lavorativa
:
il
gergo
tecnico
,
la
tecnica
pubblicitaria
»
,
il
dialetto
:
il
che
sta
già
facendo
egregiamente
la
radio
.
E
più
che
dubbia
appare
fin
d
'
oggi
la
possibilità
di
indipendenza
degli
scrittori
,
tenuti
a
rispondere
a
precise
esigenze
di
mercato
(
o
di
anti
-
mercato
nel
caso
dello
scrittore
che
si
crede
libero
)
.
E
infine
-
ultima
osservazione
-
chi
potrà
distinguere
l
'
intellettuale
vero
dal
falso
quando
dilaga
il
fenomeno
che
fu
già
definito
come
anticonformismo
di
massa
?
Che
l
'
arte
e
la
letteratura
d
'
avanguardia
formino
oggi
un
'
industria
sempre
meglio
organizzata
non
ha
più
bisogno
di
dimostrazioni
;
d
'
altra
parte
,
come
certi
partiti
politici
ne
finanziano
altri
,
avversi
,
per
non
essere
«
scoperti
a
destra
»
o
«
a
sinistra
»
,
così
l
'
industria
culturale
dovrà
mantenere
in
piedi
,
oltreché
l
'
avanguardia
,
anche
la
retroguardia
.
E
da
un
lato
o
dall
'
altro
chi
fa
professione
di
artista
o
di
scrittore
non
potrà
sfuggire
dal
vedersi
considerato
come
un
fornitore
di
merce
.
Difficile
trarre
conclusioni
;
molto
più
facile
avanzare
obiezioni
,
tutte
prevedibili
.
Si
può
sostenere
che
l
'
uomo
sia
meccanico
per
intrinseca
natura
,
e
che
l
'
uomo
libero
sia
una
chimera
di
attardati
romantici
ed
anarchici
;
ma
se
questo
fosse
vero
sarebbe
pur
sempre
titolo
di
dignità
non
arrendersi
al
vero
.
Inoltre
occorrerebbe
dimostrare
,
per
fare
un
esempio
solo
,
che
il
mondo
dei
tranquillanti
e
della
droga
(
i
primi
per
gli
spettatori
,
l
'
altra
per
l
'
eroe
sportivo
o
pubblicitario
)
segue
le
vie
della
ragione
.
Senza
dubbio
,
nei
tempi
in
cui
la
macchina
non
esisteva
o
esisteva
in
forma
rudimentale
,
non
erano
assenti
dal
mondo
la
cupidigia
,
l
'
iniquità
,
la
ferocia
.
Ed
anche
per
questo
noi
non
sapremmo
rimpiangere
il
passato
.
Oggi
,
seguendo
la
legge
del
livellamento
dei
liquidi
nei
vasi
comunicanti
,
Odradek
ha
redistribuito
il
male
:
lo
ha
diffuso
in
giusta
dose
dovunque
:
lo
ha
reso
invisibile
,
impercettibile
.
Giustamente
all
'
uomo
-
massa
corrisponde
il
male
di
massa
,
al
quale
nessuno
di
noi
sfugge
.
Resterebbe
la
tentazione
di
rifugiarsi
nel
culto
dell
'
ideale
,
di
rinnegare
,
in
un
modo
o
nell
'
altro
,
la
nostra
esistenza
terrena
;
ed
è
forse
la
peggiore
delle
insidie
.
Vivere
il
proprio
tempo
restando
sull
'
allarme
è
tutto
quello
che
può
fare
oggi
chi
si
fregi
e
insieme
si
vergogni
-
com
'
è
giusto
-
della
screditata
e
controversa
qualifica
di
intellettuale
.
Altre
soluzioni
a
breve
scadenza
non
sapremmo
immaginarne
.
Ed
a
scadenza
lontana
,
lontanissima
,
molte
altre
ipotesi
sui
mezzi
adatti
a
distruggere
o
ad
addomesticare
Odradek
o
a
giungere
a
una
completa
identificazione
con
lui
,
possono
farsi
.
Ma
qui
si
entrerebbe
nella
fantascienza
,
cioè
nella
scienza
ridotta
a
merce
,
e
preferiamo
arrestarci
.
Non
merita
di
servire
da
trampolino
a
simili
stravaganze
il
libro
serio
,
onesto
e
umano
che
ci
ha
suggerito
queste
riflessioni
.
StampaQuotidiana ,
E
il
demoniaco
cominciava
a
invadere
tutto
,
fino
alle
lettere
e
pitture
più
alte
e
tragiche
,
dalla
Spagna
alla
Siberia
,
da
Parigi
a
Pietroburgo
:
perché
non
entra
,
da
Porta
Tosa
,
da
Porta
Ticinese
,
per
i
Navigli
e
le
cloache
,
o
giù
per
i
camini
,
in
Milano
?
A
Milano
,
il
più
grande
scrittore
italiano
del
secolo
esclude
il
demoniaco
dal
suo
unico
romanzo
come
dagli
altri
suoi
scritti
,
dalla
sua
teologia
morale
,
dalle
sue
lettere
,
da
ogni
espressione
del
suo
pensiero
.
Neppure
Stendhal
l
'
aveva
messo
nelle
sue
storie
;
ma
Stendhal
non
era
scrittore
religioso
e
teologico
,
e
neppure
un
allucinato
romantico
;
Manzoni
è
scrittore
religioso
integrale
.
E
'
scrittore
cristianissimo
,
e
ancora
al
suo
tempo
Satana
era
l
'
avversario
di
Dio
nella
vita
interiore
del
credente
,
viveva
nelle
crepe
metafisiche
e
nelle
notti
dei
santi
;
l
'
Anticristo
era
nel
timori
e
nelle
attese
del
residuo
messianismo
cattolico
:
il
papa
poteva
permettersi
di
nominarlo
.
In
un
altro
scrittore
cristiano
integrale
,
Dostoevskij
,
l
'
intero
problema
morale
è
gettato
nel
crogiuolo
del
demoniaco
e
studiato
,
messo
in
luce
mentre
il
regno
anticristico
schiuma
,
preme
,
vicino
.
Manzoni
è
muto
.
In
Manzoni
molte
cose
sono
taciute
,
non
per
questo
annullate
.
Avendo
con
lui
una
certa
pratica
quotidiana
,
potrei
tentare
uno
scandaglio
.
Manzoni
fu
un
uomo
assediato
da
innumerevoli
terrori
,
non
tutti
spiegabili
con
la
sua
eredità
nervosa
.
Uno
dei
più
sottili
tra
i
suoi
terrori
era
quello
di
non
riuscire
a
dire
,
sempre
,
la
verità
tutta
intera
,
di
non
servirla
abbastanza
...
La
verità
morale
gli
appariva
sotto
tanti
aspetti
e
così
complicata
da
rendergli
ogni
cosa
in
cui
dovesse
impegnarsi
per
lei
un
combattimento
estenuante
.
Si
può
leggere
il
romanzo
anche
come
un
combattimento
per
la
verità
,
condotto
con
uno
scrupolo
smisurato
.
E
poiché
tutta
la
verità
per
lui
si
accordava
perfettamente
con
l
'
insegnamento
della
Chiesa
,
temeva
continuamente
che
un
punto
gliene
sfuggisse
,
lasciandolo
scoperto
,
come
per
castigo
,
sospeso
nel
vuoto
,
senza
più
il
braccio
soccorritore
della
religione
,
sentita
inconsciamente
più
implacabile
che
pietosa
.
Non
poteva
vivere
senza
quel
riparo
.
C
'
è
una
forte
agonia
cerebrale
,
dietro
le
palpebre
socchiuse
della
sua
anima
pensosa
:
una
natura
predestinata
alla
lotta
con
l
'
angelo
di
Dio
,
nella
forma
di
una
correzione
spietata
,
dolorosa
,
perfino
raffinatamente
maniacale
,
del
proprio
pensiero
e
di
ogni
dottrina
che
contrastasse
con
la
regola
celeste
che
si
era
imposta
.
Per
Manzoni
,
quel
che
non
è
morale
è
irrazionale
.
Anche
in
un
'
ombra
leggera
,
poteva
già
condannare
il
crimine
d
'
irrazionalità
.
Tutto
l
'
immaginario
manzoniano
,
che
culmina
e
si
esaurisce
nel
romanzo
,
non
solo
si
dispone
dentro
un
ordine
morale
:
è
questo
stesso
ordine
,
figlio
e
frutto
del
suo
tormento
nervoso
,
etico
e
spirituale
.
Tutte
le
sue
creature
ricevono
umanità
dal
loro
essere
animali
morali
in
movimento
,
frammenti
di
morale
in
cerca
di
verità
unificatrice
,
promessi
sposi
morali
che
anelano
al
matrimonio
,
ad
un
ricongiungimento
sistematico
,
per
mezzo
di
prove
dolorose
che
cancellino
da
loro
le
tracce
del
peccato
d
'
origine
.
E
'
un
miracolo
che
Manzoni
abbia
saputo
farne
,
tra
molti
rischi
di
cadute
nell
'
edificante
ad
ogni
costo
,
realtà
umane
in
un
respiro
di
poesia
pura
.
Chiusa
l
'
epoca
del
romanzo
,
ripiglia
la
sua
eterna
ricerca
morale
senza
più
metafore
,
ma
con
uno
stile
combattente
che
non
vacillerà
che
al
cecidere
manus
dei
suoi
ultimi
giorni
di
vigilia
sabbatica
.
Se
il
demoniaco
è
assente
da
questo
romanzo
del
tormento
e
dell
'
Iniziazione
morale
,
devo
pensare
lo
fosse
interamente
dall
'
orizzonte
manzoniano
?
Mi
provo
a
definire
il
demoniaco
senza
disturbare
angeli
sprofondati
né
il
princeps
tenebrarum
,
lasciandoli
però
agitarsi
al
di
là
del
velo
concettuale
,
come
enti
irreali
misteriosamente
possibili
.
Demoniaco
è
il
male
che
,
nell
'
esperienza
umana
,
produce
pena
e
disfacimento
morale
e
mentale
:
la
sua
dipendenza
(
o
non
può
avere
questo
nome
)
da
un
principio
assoluto
,
pone
il
problema
della
prova
da
parie
di
Dio
che
si
fa
lui
stesso
l
'
Avversario
e
il
persecutore
occulto
,
o
del
dualismo
metafisico
(
se
esista
un
principio
tenebroso
contrario
al
Bene
)
.
Demoniaco
è
il
Caos
primordiale
(
prima
e
dopo
tutti
i
Big
Bangs
)
riflesso
nel
microcosmo
umano
,
che
ne
è
dal
giorno
di
assunzione
nella
coscienza
(
la
vera
uscita
dalla
preistoria
!
)
come
lacerato
e
minutamente
stigmatizzato
;
e
irrompe
violentemente
e
capillarmente
nella
pazzia
,
nel
crimine
,
nella
storia
,
nelle
costrizioni
mentali
(
i
mind
'
s
manacles
di
Blake
)
,
nella
morte
dell
'
anima
,
nell
'
incubo
,
nelle
passioni
,
ed
è
un
fuoco
inestinguibile
.
Ora
,
dai
suoi
effetti
sovranamente
calmanti
,
e
dal
suo
segreto
procedere
rituale
,
si
può
definire
lo
stile
manzoniano
come
altissimamente
ed
eminentemente
esorcistico
.
Né
stola
,
né
aspersioni
,
né
formule
...
Esorcistico
,
alla
lettera
:
per
cacciare
via
,
per
scongiurare
...
E
oltre
questo
:
esorcistico
per
Intima
volontà
demiurgica
,
uno
stile
che
si
elabora
per
mettere
ordine
,
nel
caos
morale
individuale
e
nella
storta
,
vissuta
come
specchio
del
caos
morale
,
regno
del
fuoco
maledetto
.
Un
partigiano
innocente
del
demoniaco
-
i
grandi
romantici
lo
sono
tutti
-
come
Victor
Hugo
,
sguazza
felice
nel
caos
della
storia
,
gli
scopre
addirittura
un
proprio
ordine
(
demoniaco
)
perfetto
,
che
si
configura
in
un
ideale
progresso
,
e
arriva
a
produrre
visioni
compiaciute
ed
entusiasmanti
,
molto
più
piacevoli
delle
manzoniane
:
la
Rivoluzione
,
Waterloo
,
la
Parigi
di
Luigi
XI
e
di
Luigi
Filippo
;
Manzoni
applica
alla
storia
la
museruola
inflessibile
del
suo
stile
esorcistico
,
obbliga
il
grande
serpente
a
sputare
il
suo
tossico
nel
recipiente
,
mette
in
guardia
il
lettore
(
il
novizio
,
l
'
iniziando
)
dalle
tentazioni
e
dalle
metamorfosi
del
mostro
.
Qualunque
cosa
dica
,
in
qualunque
opera
In
versi
o
in
prosa
,
Manzoni
pronuncia
un
preciso
scongiuro
contro
le
potenze
invisibili
del
caos
,
di
cui
ha
una
profonda
,
eterna
,
non
domata
paura
.
Ha
i
suoi
grandi
momenti
di
prova
:
la
guerra
dei
Trentanni
,
nello
scorcio
satirico
del
romanzo
,
sottoposta
al
trattamento
magnetico
manzoniano
,
è
una
gorgona
di
demenza
placata
,
messa
sotto
chiave
;
e
cosi
la
presa
della
Bastiglia
,
nel
saggio
senile
sulla
Rivoluzione
.
Quanto
al
demoni
presenti
nelle
storie
delle
unzioni
,
sappiamo
da
che
parte
si
trovino
.
Più
sottilmente
,
si
misuri
l
'
abissalità
benefica
dello
stile
manzoniano
-
tanta
da
stare
alla
pari
con
gli
abissi
di
male
che
fronteggia
-
sia
nelle
magnifiche
confutazioni
della
morale
fondata
sull
'
utilità
,
che
nel
giudizio
di
Robespierre
,
nel
dialogo
dell
'
Invenzione
.
Non
piglia
mai
le
vie
facili
:
per
Manzoni
,
Robespierre
non
è
per
niente
un
mostro
,
ma
un
mistero
.
Ed
ecco
definito
,
con
inuguagliabile
portata
di
stile
,
un
uomo
che
ebbe
certamente
una
parte
di
demoniaco
e
ne
introdusse
nella
storia
:
«
Ma
un
'
astrazione
filosofica
,
una
speculazione
metafisica
,
che
dominava
i
pensieri
e
le
deliberazioni
di
quell
'
infelice
,
spiega
,
se
non
m
'
inganno
,
il
mistero
,
e
concilia
le
contraddizioni
.
Aveva
imparato
da
Giangiacomo
Rousseau
...
»
.
Così
,
eccoci
,
quasi
dostoevschianamente
,
nel
demoniaco
dell
'
ideologia
,
il
rinnegamento
del
peccato
originale
imparato
da
Rousseau
fatto
causa
della
perversione
mentale
e
politica
di
Robespierre
.
Sappiamo
bene
che
Sade
,
Necaev
,
Lenin
,
Hitler
sono
tutti
figli
di
un
'
astrazione
filosofica
.
Furet
,
senza
di
cut
è
impossibile
decifrare
a
fondo
il
fenomeno
rivoluzionarlo
francese
,
perfeziona
Manzoni
:
«
Robespierre
è
un
profeta
...
nessun
contemporaneo
ha
interiorizzato
come
lui
il
codice
ideologico
della
rivoluzione
»
.
Ma
per
Manzoni
il
demoniaco
(
non
nominato
)
di
Robespierre
,
e
di
tutta
la
filosofia
dei
lumi
,
è
nell
'
ignoranza
del
peccato
originale
,
in
un
errore
metafisico
.
La
folla
,
manzonianamente
,
è
sempre
demoniaca
:
la
esorcizza
energicamente
con
lo
stile
.
L
'
amore
...
Se
non
lo
lava
in
chiesa
,
dove
deve
«
venir
comandato
e
chiamarsi
santo
»
,
resta
per
lui
essenzialmente
demoniaco
.
Non
basta
procreare
,
riprodurre
uomo
anzi
non
è
un
gran
bene
...
Manzoni
accolse
Malthus
,
quasi
unico
tra
i
cattolici
,
con
estremo
favore
.
Ma
anche
l
'
Ordine
civile
(
l
'
autorità
,
lo
Stato
,
i
magistrati
)
è
Caos
.
Anche
l
'
amore
represso
(
Gertrude
)
è
Caos
.
L
'
unico
personaggio
in
cui
il
demoniaco
è
scritto
in
faccia
in
cubitali
è
il
miserabile
padre
di
Gertrude
,
un
distruttore
di
germogli
d
'
amore
e
causa
sinistra
del
futuro
comportamento
succubamente
demoniaco
della
figlia
monacata
per
forza
.
La
peste
,
invece
,
non
è
demoniaca
.
La
peste
,
sebbene
rompa
tutto
l
'
ordine
morale
-
razionale
e
spalanchi
le
porte
della
città
al
Caos
,
è
demiurgica
e
rimedio
del
male
:
il
suo
trionfo
introduce
addirittura
la
giustizia
provvidenziale
tra
le
leggi
umane
sconvolte
.
Manzoni
la
adopera
come
estremo
e
infallibile
ricorso
esorcistico
:
i
monatti
,
la
folla
che
lincia
untori
sono
demoni
scatenati
,
ma
l
'
eccesso
del
male
fa
sovrabbondare
paolinamente
la
grazia
,
e
porta
al
culmine
la
perfezione
dello
stile
manzoniano
scongiuratore
e
riparatore
.
Il
gallo
del
lazzaretto
canta
:
i
demoni
-
tutti
,
meno
la
vigliaccheria
tenace
di
don
Abbondio
-
spariscono
.
La
giustizia
redentrice
si
manifesta
simbolicamente
nella
pioggia
diluviale
,
che
si
annuncia
al
lazzaretto
,
tra
la
polvere
e
i
lamenti
,
come
una
figura
di
salvezza
,
e
finalmente
investe
e
inzuppa
nella
sua
corsa
solitaria
fuori
Milano
il
promesso
sposo
,
significandogli
che
la
prova
è
superata
.
Il
resto
,
non
è
più
che
il
graduale
e
ordinato
spegnersi
di
una
musica
.
Non
si
legge
Manzoni
per
divertirsi
,
ma
per
bisogno
di
guarire
.
Dopo
ogni
rilettura
,
si
resta
imbevuti
di
calma
,
come
liberati
da
una
crisi
isterica
,
da
un
'
idea
ossessiva
,
da
un
possesso
diabolico
.
«
Una
mano
ferma
-
dice
di
lui
Eugenio
D
'
Ors
in
Nuevo
glosario
-
che
di
tra
le
ombre
si
tende
verso
di
noi
,
e
a
cui
possiamo
aggrappare
la
nostra
,
nel
momento
in
cui
stavamo
per
scivolare
,
forse
a
perderci
irremissibilmente
»
.
Certo
,
Dostoevskij
è
infinitamente
più
attuale
;
perché
è
un
profeta
russo
,
mentre
Manzoni
è
un
poeta
italiano
,
che
vide
bene
la
storia
come
Caos
,
senza
però
vedere
un
futuro
in
cui
il
mondo
umano
,
in
preda
al
demoniaco
,
sarebbe
diventato
,
progressivamente
,
come
una
macchina
inerte
:
«...in
qualche
secolo
si
può
a
tal
punto
mortificare
il
mondo
che
dalla
disperazione
comincerà
effettivamente
a
desiderare
di
esser
morto
»
(
Taccuini
del
Demoni
)
.
Qualcosa
d
'
insoluto
è
nella
sorte
del
castello
dell
'
Innominato
,
quando
da
nido
insanguinato
del
delitto
si
trasforma
,
in
asilo
sicuro
di
afflitti
,
vigilando
dall
'
alto
(
senza
neppure
sparare
un
'
archibugiata
:
gli
basta
essere
entrato
nell
'
ordine
morale
-
razionale
)
contro
il
disordine
cieco
della
guerra
,
che
si
sfoga
e
passa
nella
pianura
.
La
conversione
del
famoso
brigante
può
avere
spiegazioni
psicologiche
,
ma
quella
del
castellaccio
e
di
tutta
la
sua
valle
ha
ancor
più
del
miracolo
,
del
teatro
e
della
fiaba
:
perché
non
è
un
'
anima
d
'
uomo
,
è
un
simbolo
pietrificato
del
disordine
e
del
male
.
Un
'
insegna
,
un
'
espressione
visibile
del
mondo
infero
,
può
così
facilmente
farsi
l
'
insegna
del
Bene
sulla
stessa
altura
,
la
Malanotte
cambiarsi
nell
'
osteria
della
Buonanotte
,
i
cattivi
agire
da
guardiani
e
da
infermieri
conservando
le
stesse
facce
?
La
grazia
della
palingenesi
morale
si
estende
anche
all
'
inanimato
,
al
sicari
,
ai
pugnali
?
I
dubbi
di
don
Abbondio
,
quando
va
al
castello
,
testimoniano
di
una
interessante
esitazione
di
Manzoni
stesso
:
è
davvero
possibile
che
lassù
tutto
sia
ormai
eliso
e
salvezza
?
Se
adesso
lì
spuntasse
una
amanita
falloide
,
sarebbe
commestibile
?
Il
Male
,
se
veramente
esiste
come
tale
,
può
cambiare
natura
?
Dietro
al
povero
curato
,
pauroso
cronico
,
il
grande
indagatore
interroga
l
'
universo
morale
,
il
più
difficile
del
mondi
,
perplesso
.
StampaQuotidiana ,
La
scissione
del
Partito
socialista
italiano
non
è
che
un
caso
particolare
di
un
fatto
generale
,
che
(
per
non
andare
troppo
lontano
,
un
altro
caso
particolare
si
può
osservare
nella
scissione
dei
cattolici
in
modernisti
ed
in
integralisti
)
mena
a
questa
conseguenza
:
che
,
in
tutti
i
partiti
,
forti
e
vivaci
,
si
costituiscono
due
classi
di
gruppi
:
una
che
inclina
alla
transigenza
,
l
'
altra
all
'
intransigenza
.
Ciò
dipende
dall
'
indole
delle
società
umane
,
in
cui
condizione
di
un
abile
operare
è
la
transigenza
,
di
un
forte
operare
l
'
intransigenza
;
e
quando
manchi
questo
o
quell
'
operare
,
non
solo
viene
meno
la
speranza
di
un
prospero
successo
,
ma
appaiono
invece
i
sintomi
della
decadenza
che
condurrà
all
'
annientamento
del
partito
.
La
viva
fede
degli
intransigenti
si
manifesta
coll
'
espressione
di
una
meta
ideale
,
che
sta
tanto
più
fuori
della
realtà
quanto
più
è
viva
la
fede
,
e
che
può
giungere
agli
estremi
limiti
dell
'
assurdo
,
se
la
fede
è
vivissima
.
Non
c
'
è
dunque
da
ricavare
nulla
dalla
considerazione
intrinseca
di
questi
fini
,
circa
al
valore
sociale
della
setta
che
li
manifesta
:
essi
indicano
solo
una
direzione
;
ed
anche
in
ciò
occorre
essere
guardinghi
nel
valutarli
,
poiché
la
viva
fede
può
rimanere
e
la
direzione
mutare
.
I
primi
cristiani
erano
pacifisti
,
ed
ebbero
per
successori
uomini
di
non
meno
viva
fede
ma
bellicosi
.
Ora
una
analoga
trasformazione
si
è
compiuta
sotto
i
nostri
occhi
,
in
Germania
,
in
Francia
,
ed
anche
un
poco
in
Italia
.
In
questi
paesi
,
pure
tacendo
di
casi
estremi
come
quello
dello
Hervé
,
abbiamo
veduto
molti
pacifisti
diventare
bellicosi
,
e
non
pochi
socialisti
assecondare
volonterosi
le
guerre
della
«
borghesia
»
.
Se
l
'
Italia
avrà
guerra
,
vedremo
probabilmente
da
noi
trasformazioni
simili
a
quelle
già
osservate
in
Germania
ed
in
Francia
.
Il
fine
ideale
del
nazionalismo
si
sovrapporrà
ad
altri
fini
ideali
,
e
su
di
essi
prevarrà
per
un
tempo
più
o
meno
lungo
.
In
altro
campo
che
in
quello
del
senso
intrinseco
dei
fini
ideali
vuolsi
cercare
principalmente
il
valore
sociale
di
coloro
che
a
questi
fini
tendono
;
e
cioè
dobbiamo
porre
mente
all
'
intensità
delle
fedi
che
per
tal
modo
si
manifestano
.
Le
vive
fedi
che
mirano
a
fini
ideali
sono
quasi
le
sole
forze
che
possano
validamente
opporsi
al
dominio
degli
interessi
materiali
ed
immediati
,
e
che
possano
far
prevalere
la
prosperità
della
patria
sopra
il
tornaconto
individuale
.
Potrebbe
darsi
che
,
se
l
'
Italia
avesse
guerra
,
coloro
che
ora
hanno
per
fine
ideale
la
neutralità
assoluta
,
fossero
di
maggiore
aiuto
per
difendere
la
patria
,
dei
presenti
cacciatori
di
sussidi
alle
cooperative
di
operai
.
Non
si
deve
dimenticare
che
una
società
in
cui
ci
sono
vari
fini
ideali
,
si
muove
secondo
la
risultante
di
tali
forze
e
non
già
pel
verso
preciso
di
una
di
esse
;
ed
è
questo
un
altro
motivo
per
astenersi
dal
considerarne
intrinsecamente
una
,
escludendo
le
altre
.
L
'
arte
di
governo
sta
nel
sapere
adoperare
le
vive
fedi
e
gli
interessi
,
cioè
,
in
poche
parole
,
le
varie
forze
che
operano
nella
società
.
Già
gli
avvenimenti
sinora
seguiti
concedono
di
asserire
che
errore
principale
dei
governanti
tedeschi
fu
lo
avere
troppo
largamente
partecipato
ai
sentimenti
pangermanisti
,
invece
di
badare
solo
ad
adoperare
la
potentissima
forza
che
per
tal
modo
si
manifestava
.
Perciò
,
accecati
dall
'
orgoglio
e
dimenticando
gli
insegnamenti
del
Bismarck
,
furono
tratti
a
trascurare
interamente
la
preparazione
diplomatica
della
guerra
.
In
un
altro
verso
,
si
ha
l
'
errore
del
Governo
italiano
,
nella
guerra
libica
,
che
fu
condotta
badando
solo
agli
interessi
,
e
che
perciò
indebolì
più
che
fortificare
l
'
Italia
.
Al
principio
di
essa
,
grande
era
l
'
entusiasmo
in
paese
,
e
se
si
fosse
alimentata
tale
fiamma
,
avrebbe
potuto
divampare
in
un
incendio
che
avrebbe
portato
in
alto
i
cuori
di
tutto
il
paese
,
preparandolo
all
'
opera
ben
altrimenti
pericolosa
ed
ardua
che
ora
ha
da
compiere
.
Invece
,
collo
studiarsi
di
far
apparire
la
guerra
libica
come
un
'
operazione
facilissima
e
tale
da
non
poter
ledere
alcun
interesse
,
si
è
fatto
quanto
era
possibile
per
spegnere
la
fiamma
dell
'
entusiasmo
,
per
distogliere
il
paese
dalla
considerazione
di
fini
ideali
,
che
solo
pochi
nazionalisti
procurarono
di
mantenere
,
e
a
ricacciarlo
più
che
mai
nella
cura
esclusiva
di
interessi
materiali
,
immediati
,
individuali
.
Ed
ora
potrebbe
ripetersi
un
errore
analogo
,
ma
che
sarebbe
di
ben
maggior
danno
,
se
nascesse
e
si
fortificasse
in
paese
la
persuasione
che
si
potranno
conseguire
grandi
vantaggi
con
pochi
o
punti
sacrifizi
,
badando
agli
interessi
materiali
immediati
più
che
ai
fini
ideali
.
La
storia
smentisce
assolutamente
una
tale
presunzione
,
ed
i
popoli
che
da
essa
si
lasciano
adescare
s
'
avviano
non
alla
prosperità
ed
alla
gloria
,
ma
alla
rovina
ed
all
'
avvilimento
.
StampaQuotidiana ,
Quanti
sono
gli
scrittori
che
riescono
a
vivere
col
frutto
della
loro
arte
,
senza
dover
ricorrere
a
un
altro
mestiere
?
Apparentemente
sono
molti
nelle
così
dette
Repubbliche
popolari
;
ma
pochi
,
pochissimi
negli
Stati
dove
vige
una
relativa
libertà
di
pensiero
e
di
opinione
.
In
questi
ultimi
Paesi
un
numero
imprecisato
di
uomini
di
lettere
riesce
a
sbarcare
il
lunario
,
talora
assai
brillantemente
,
con
lavori
che
si
fanno
con
carta
penna
e
calamaio
e
con
l
'
impiego
della
macchina
da
scrivere
:
e
saranno
collaborazioni
a
giornali
,
sceneggiature
di
film
,
riduzioni
di
romanzi
altrui
a
commedie
o
a
pellicole
,
oppure
opere
di
varia
divulgazione
;
ma
resta
da
dimostrare
che
questi
uomini
vivano
del
frutto
della
loro
arte
(
ammesso
che
ne
abbiano
davvero
una
)
.
La
verità
è
che
anch
'
essi
,
in
quanto
poeti
,
hanno
un
secondo
mestiere
:
quello
dell
'
uomo
di
penna
.
Scrittori
notissimi
,
magari
insigniti
del
premio
Nobel
,
vivono
della
loro
penna
,
non
della
loro
arte
.
Le
eccezioni
non
mancano
,
ma
sono
rare
,
e
anche
queste
sono
illusorie
.
Quando
vediamo
negli
scaffali
le
«
opere
complete
»
di
un
autore
famoso
,
noi
distinguiamo
a
colpo
d
'
occhio
le
poche
che
appartengono
alla
sua
arte
dalle
molte
che
sono
di
pertinenza
del
suo
secondo
mestiere
:
quello
del
produttore
di
parole
stampate
.
Ciò
vale
per
l
'
emisfero
occidentale
.
Altrove
,
si
direbbe
che
le
cose
mutino
.
La
Russia
conta
certamente
alcune
migliaia
di
autori
che
ricevono
dallo
Stato
un
regolare
stipendio
,
in
cambio
del
quale
sono
richiesti
di
fornire
opere
di
creazione
e
non
già
manipolazioni
di
prodotti
pseudo
-
letterari
.
Tuttavia
,
non
occorre
essere
molto
informati
di
quanto
avviene
nell
'
Unione
Sovietica
per
comprendere
che
non
può
esistere
uno
Stato
che
dia
qualcosa
in
cambio
di
nulla
.
Testimonianze
non
sospette
,
anzi
ineccepibili
,
ci
dicono
che
nei
Paesi
totalitari
,
lo
scrittore
che
manifesti
opinioni
o
sentimenti
non
conformi
alle
istruzioni
impartite
dall
'
alto
viene
accusato
(
ed
è
il
meno
che
possa
accadergli
)
di
«
sputare
nel
piatto
in
cui
mangia
»
;
il
che
,
disgraziatamente
,
è
verissimo
.
Un
fanatico
potrebbe
obiettare
che
le
opinioni
personali
non
sono
punto
necessarie
all
'
artista
e
che
la
libertà
non
contrasta
con
un
'
autorità
«
liberamente
»
accettata
.
Ma
chi
accetta
liberamente
una
libertà
condizionata
da
uno
stipendio
?
Un
'
occhiata
alla
storia
letteraria
ci
dice
che
la
Russia
ebbe
una
grande
letteratura
rivoluzionaria
solo
nel
tempo
in
cui
gli
scrittori
non
riscuotevano
salari
statali
.
Dopo
è
stato
quasi
il
deserto
.
Le
osservazioni
che
abbiamo
fatte
,
non
certo
peregrine
,
mostrano
chiaramente
come
sia
quasi
impossibile
,
in
tutto
il
mondo
,
a
uno
scrittore
di
vivere
dell
'
arte
sua
.
Lo
scrittore
che
vende
1c
sue
parole
può
occasionalmente
darci
alcune
pagine
di
autentico
valore
poetico
e
magari
qualche
opera
duratura
,
ma
non
vivrà
che
del
prodotto
delle
sue
opere
deteriori
.
A
tutti
,
a
quasi
tutti
gli
scrittori
,
s
'
impone
il
secondo
mestiere
,
e
non
è
detto
che
i
mestieri
apparentemente
intellettuali
(
insegnamento
,
giornalismo
,
cinema
,
ecc
.
)
siano
i
più
conciliabili
con
quelle
vacanze
dello
spirito
che
sono
il
vero
terreno
da
cui
sorge
l
'
arte
.
Un
Foscolo
o
un
Leopardi
che
passino
dieci
ore
al
giorno
sforbiciando
comunicati
di
agenzie
giornalistiche
sono
inimmaginabili
;
mentre
è
stato
possibile
a
impiegati
di
banca
di
scrivere
Giovannin
Bongee
o
The
Waste
Land
.
D
'
altra
parte
,
è
facile
l
'
obiezione
,
non
sarebbe
mai
sorta
la
Commedia
umana
se
Balzac
avesse
trascorso
la
sua
breve
vita
negli
uffici
di
una
Cassa
di
Risparmio
;
non
avremmo
avuto
Guerra
e
pace
e
la
Recherche
se
Tolstoi
e
Proust
non
fossero
stati
dotati
di
un
considerevole
«
censo
»
.
E
in
questo
caso
noi
scopriamo
quale
può
essere
il
secondo
mestiere
più
favorevole
alle
lettere
;
quello
del
rentier
.
Oltre
questo
,
esistono
i
mestieri
veri
e
propri
,
tra
i
quali
è
largamente
compreso
quello
del
produttore
di
libri
.
Ma
bisogna
anche
riconoscere
la
strana
situazione
in
cui
viene
a
trovarsi
l
'
autore
di
libri
invenduti
e
perciò
poco
o
punto
redditizi
.
Centinaia
,
forse
migliaia
di
pittori
e
scultori
di
dubbio
valore
vivono
vendendo
le
loro
opere
e
fra
i
loro
clienti
,
direttamente
o
indirettamente
,
non
manca
quasi
mai
lo
Stato
.
Larghe
sovvenzioni
statali
rendono
possibile
la
difficile
vita
della
musica
,
del
teatro
e
del
cinema
.
Una
chiusura
degli
sportelli
,
una
«
serrata
»
da
parte
di
pittori
o
di
cineasti
o
di
teatranti
getterebbe
il
mondo
intero
nella
costernazione
.
Ma
fate
che
gli
scrittori
incrocino
le
braccia
e
stringano
la
cintola
,
e
vedrete
che
nessuno
si
accorgerà
della
loro
protesta
.
I
giornali
continueranno
a
uscire
,
e
tutti
saranno
convinti
che
qualche
capolavoro
inedito
prima
o
poi
-
meglio
se
dopo
la
morte
dell
'
autore
-
finirà
per
essere
scoperto
nel
fondo
di
qualche
cassetto
.
In
definitiva
,
la
vecchia
opinione
che
la
letteratura
vada
scoraggiata
persiste
tenacemente
alla
radice
della
nostra
formazione
classica
.
Lascio
al
lettore
decidere
se
questo
è
un
alibi
che
permette
al
mondo
borghese
di
affamare
i
poeti
senza
provarne
rimorso
;
o
se
sia
anche
un
indiretto
omaggio
alla
rarità
e
imprevedibilità
della
poesia
.
Praticato
su
vasta
scala
-
come
oggi
avviene
-
il
mestiere
di
scrittore
ha
una
tradizione
piuttosto
recente
,
da
porsi
in
relazione
con
lo
sviluppo
del
giornalismo
e
dell
'
attività
editoriale
.
Se
non
vogliamo
partire
addirittura
dal
primo
Settecento
,
Edgar
Poe
è
già
il
tipo
del
moderno
pubblicista
che
vive
di
collaborazioni
pagate
:
e
male
gliene
incolse
;
ma
in
epoca
più
recente
,
il
Melville
non
fu
che
un
modesto
impiegato
.
Né
ci
rifaremo
più
addietro
per
ricordare
le
professioni
,
e
le
disavventure
economiche
,
di
un
genio
quale
il
Cervantes
.
Nei
tempi
eroici
della
poesia
i
poeti
furono
diplomatici
,
ciambellani
,
ecclesiastici
,
guerrieri
,
mercanti
,
figli
di
papà
e
occasionalmente
anche
ladri
e
assassini
,
ma
non
vissero
mai
dei
«
diritti
d
'
autore
»
.
Non
mancavano
,
s
'
intende
,
i
poeti
cesarei
,
i
librettisti
o
gli
agiografi
di
Corte
,
ma
si
tratta
di
casi
isolati
,
ed
anche
oggi
esistono
commediografi
(
per
lo
più
mediocri
)
che
vivono
dei
loro
prodotti
.
Non
occorre
ripetere
che
si
tratta
per
lo
più
di
«
prodotti
»
,
non
di
opere
d
'
arte
.
D
'
altronde
,
il
teatro
è
un
mondo
che
sta
a
sé
.
In
ogni
tempo
si
ebbero
uomini
di
teatro
che
furono
insieme
autori
attori
e
impresari
,
e
che
quindi
esercitarono
contemporaneamente
professioni
diverse
;
ma
nemmeno
questo
caso
può
invalidare
il
vecchio
assioma
che
i
carmi
non
danno
pane
.
11
problema
di
far
sì
che
i
poeti
possano
mettere
la
pentola
al
fuoco
senza
perdere
gli
anni
migliori
in
un
altro
mestiere
si
presenta
dunque
,
oggi
,
più
che
mai
insolubile
.
Ma
è
probabile
che
sia
,
come
tutti
i
problemi
insolubili
,
una
questione
mal
posta
.
Dire
che
uno
Stato
rispettabile
dovrebbe
distribuire
impieghi
puramente
simbolici
,
sinecure
o
altro
ai
suoi
più
promettenti
scrittori
,
oppure
garantire
con
leggi
e
decreti
,
o
magari
mauri
militari
,
la
vendita
dei
loro
scritti
,
è
dar
prova
di
irrimediabile
ingenuità
.
Forse
una
società
ideale
potrebbe
aiutare
i
suoi
poeti
,
i
suoi
scrittori
in
modo
del
tutto
segreto
e
indiretto
,
senza
offenderne
la
dignità
e
l
'
indipendenza
;
ma
le
antiche
società
feudali
erano
molto
più
adatte
a
raggiungere
questo
scopo
.
La
nuova
civiltà
industriale
,
fondata
sul
denaro
e
sul
successo
,
non
offre
alcuna
garanzia
a
tale
riguardo
.
In
una
civiltà
come
la
nostra
solo
un
'
arte
d
'
uso
,
una
Gebrauchskunst
,
può
trasformarsi
in
denaro
spicciolo
.
Un
quadro
fatto
distribuendo
quattro
buchi
su
una
tela
,
una
musica
ottenuta
filtrando
o
dosando
pochi
ruggiti
elettronici
può
essere
un
oggetto
che
si
vende
a
privati
consumatori
e
magari
allo
Stato
,
attraverso
sussidi
a
mostre
,
festival
ecc.
Molto
più
difficile
,
e
infinitamente
meno
raccomandabile
,
è
che
Io
Stato
organizzi
e
«
pianifichi
»
elargizioni
di
quattrini
ai
suoi
poeti
,
sottraendoli
all
'
onta
del
secondo
mestiere
.
Chi
sceglierebbe
questi
poeti
?
Quale
-
da
noi
inesistente
-
Accademia
?
E
con
quali
garanzie
di
serietà
?
E
chi
potrebbe
impedire
il
moltiplicarsi
dei
sedicenti
poeti
aspiranti
a
prebende
e
sovvenzioni
?
Purtroppo
la
poesia
(
intesa
nella
più
lata
accezione
)
è
oggi
l
'
arte
più
indifesa
;
per
diverse
e
forse
opposte
ragioni
,
tanto
le
società
totalitarie
quanto
quelle
che
s
'
illudono
di
essere
libere
non
possono
far
nulla
per
favorirne
o
proteggerne
la
nascita
.
Si
direbbe
,
anzi
,
che
siano
fatte
apposta
per
creare
condizioni
ostili
al
suo
sviluppo
.
Ma
sarebbe
un
errore
credere
che
simili
premesse
rendano
meno
onorevole
la
vita
,
e
la
vocazione
stessa
,
dei
poeti
.
Probabilmente
,
la
costituzionale
inettitudine
della
poesia
a
fruttar
quattrini
ai
poeti
significa
ch
'
essa
ha
una
sua
particolare
dignità
alla
quale
le
altre
arti
non
sempre
possono
aspirare
.
Trenta
giovani
pittori
italiani
sono
stati
presentati
insieme
,
tempo
addietro
,
da
un
illustre
critico
sotto
il
titolo
:
Trenta
maestri
di
domani
senza
che
quasi
nessuno
gridasse
allo
scandalo
.
Ma
se
i
trenta
fossero
stati
poeti
anziché
pittori
,
né
il
presentatore
né
i
poeti
stessi
si
sarebbero
salvati
dal
ridicolo
.
Ciò
significa
che
la
poesia
non
è
ancora
discesa
,
nell
'
opinione
pubblica
,
al
grado
di
merce
;
e
che
il
titolo
,
in
verità
assai
scaduto
,
di
maestro
non
può
essere
tollerato
da
uno
scrittore
che
si
rispetti
.
Se
a
tale
grado
di
dignità
si
può
giungere
solo
praticando
un
secondo
mestiere
,
ebbene
,
ben
vengano
i
secondi
e
terzi
mestieri
.
Tutti
i
danni
che
ad
essi
si
ascrivono
sono
largamente
compensati
dal
fatto
che
per
mezzo
loro
l
'
arte
della
parola
non
si
è
ancora
posta
al
livello
delle
così
dette
«
belle
arti
»
,
certo
più
redditizie
,
ma
a
costo
di
quali
equivoci
!
.
StampaQuotidiana ,
Più
che
mai
il
potere
delle
parole
.
Sono
loro
a
fare
la
storia
.
Ma
"
fare
la
storia
"
anche
questo
non
è
che
una
parola
;
se
poi
si
stampa
"
Storia
"
con
la
maiuscola
non
afferriamo
più
niente
,
ma
qualcuno
rischia
di
essere
afferrato
.
Il
linguaggio
non
ha
fatto
vacanza
,
il
25
aprile
1994
:
presidiava
le
piazze
,
era
il
superprefetto
di
Milano
,
ha
fatto
il
cuoco
e
l
'
albergatore
,
l
'
infermiere
,
il
regista
;
ha
avuto
una
delle
sue
grandi
giornate
.
Sfogliando
i
giornali
che
hanno
coperto
brillantemente
l
'
evento
,
è
una
fantasmagoria
di
apparizioni
linguistiche
rivelatrici
a
venirti
incontro
.
Un
bel
fiocco
blu
è
"
fascismo
telecratico
"
,
i
cui
genitori
sono
indubbiamente
"
telecrazia
"
e
"
telefascismo
"
,
Non
importa
sapere
che
cosa
e
se
qualcosa
gli
corrisponda
:
la
parola
"
è
la
cosa
"
.
Da
uno
che
grida
"
aspettatemi
,
berlusconi
"
è
messo
in
movimento
"
berluscone
"
come
ingiuria
affettuosa
(
a
seconda
del
tono
e
del
destinatario
)
.
Usi
possibili
:
"
Piantala
,
berluscone
!
,
"
Siete
una
banda
di
berlusconi
!
"
,
"
Ha
una
moglie
un
po
'
berluscona
"
.
Buon
viaggio
.
Incantevoli
i
"
collages
"
surrealisti
operati
dal
caso
:
il
gonfalone
dell
'
ANPI
sventolato
accanto
a
"
Lesbiche
contro
"
,
gli
albanesi
nostalgici
di
Hoxha
venuti
a
salvare
dal
fascismo
la
sventurata
Italia
,
la
cassetta
da
elemosine
"
Per
sostenere
il
programma
agroalimentare
del
governo
cubano
"
che
prende
i
mille
e
i
diecimila
dei
"
Cabarettisti
Combattenti
"
,
un
'
insegna
che
da
sola
fa
grido
.
Ma
contro
che
cosa
saranno
le
lesbiche
contro
?
In
occasione
della
ricorrenza
sono
"
contro
ogni
fascismo
"
.
Dunque
ci
sarà
,
da
qualche
parte
,
oltre
al
fascismo
telecratico
,
un
fascismo
antilesbico
,
col
quale
bisognerà
pur
fare
i
conti
,
se
non
vogliamo
essere
berlusconizzati
.
Sarebbe
ancora
poco
.
Il
rischio
maggiore
è
la
"
berlusclonazione
"
,
da
cui
possono
uscire
solo
dei
reggimenti
di
SS
"
berlusclonati
"
,
contro
i
quali
la
vigilanza
cabarettista
e
lesbista
dovrà
essere
tre
volte
cubana
.
Da
concorso
il
cartello
"
Fini
il
fascista
travestito
da
Mulino
Bianco
"
ma
il
premio
va
assegnato
a
"
Berlusconi
sei
la
nostra
America
,
noi
saremo
il
tuo
Vietnam
"
,
rivelatore
anche
di
un
'
adeguata
conoscenza
della
storia
contemporanea
.
Ne
può
nascere
perfino
una
tombola
casalinga
,
guerresca
,
con
giocatori
Berlusconi
-
America
e
giocatori
Vietnam
.
(
Però
,
se
vincesse
l
'
America
?
Bisognerà
truccare
il
gioco
)
.
Ispirato
da
recenti
immagini
pie
telecratiche
un
"
Ci
piace
di
più
Mussolini
a
testa
in
giù
"
,
interessante
perchè
prodotto
non
da
memoria
storica
ma
dall
'
informazione
che
rifà
attuale
tutto
quello
che
vuole
.
Il
capro
espiatorio
sul
luogo
è
stato
,
a
Milano
,
il
malavventurato
Umberto
Bossi
,
caricato
di
tutto
quel
che
la
folla
sente
come
proprio
peccato
:
venduto
,
buffone
,
traditore
,
fascista
,
infiltrato
,
piduista
,
razzista
.
In
segno
di
solidarietà
,
col
mondo
che
nuore
di
fame
,
gli
hanno
tirato
pagnotte
...
Straordinarie
le
panoramiche
di
ombrelli
aperti
.
A
Milano
c
'
era
stata
una
celebre
"
giornata
degli
ombrelli
"
,
quando
la
folla
gioiosamente
democratica
trafisse
con
le
punte
degli
ombrelli
il
povero
ministro
napoleonico
Prina
,
ma
a
Bossi
è
andata
bene
,
niente
crocefissione
artigianale
,
soltanto
parole
parole
parole
....
.
Era
linguaggio
contro
linguaggio
,
essendo
Bossi
un
fortissimi
megafono
di
parole
,
di
quelle
che
hanno
travolto
le
palafitte
del
vecchio
potere
a
tre
corna
-
ma
linguaggio
sempre
,
nel
suo
violento
usurpare
tutto
.
Ancora
qualche
filosofico
cartello
:
"
Resistenza
umana
antispot
"
,
"
Appena
decidi
di
resistere
hai
cominciato
a
vincere
"
,
"
Se
Mussolini
è
il
più
grande
io
sono
un
muflone
"
.
L
'
Oscar
degli
Oscar
però
a
"
Dio
sia
davvero
antifascista
"
.
Qui
cala
la
notte
della
mente
di
Bertinotti
,
rifondatore
anche
in
fatto
di
teologia
:
"
La
religione
civile
dell
'
Italia
dev
'
essere
l
'
antifascismo
"
.
Oh
Lucrezio
,
Lucrezio
mio
:
"
Tantum
religio
potuit
suadere
malorum
!
"
C
'
è
in
po
'
di
tutto
nel
Nuovo
Catechismo
,
ma
sicuramente
manca
l
'
antifascismo
.
Mettiamocelo
,
per
la
maggior
gloria
di
Dio
.
(
Un
libro
di
Mario
Appelius
era
dedicato
alla
memoria
di
"
Nicola
Bonservizi
,
martire
della
"
religione
"
fascista
"
)
.
Tira
aria
di
Millennio
e
non
c
'
è
da
scherzare
.
A
forme
di
religiosa
demenza
collettiva
,
è
forse
là
che
la
gente
vuole
arrivare
.
Ma
è
una
vecchia
verità
che
atràs
la
cruz
està
el
diablo
.
Com
'
è
anomalo
e
curioso
il
fenomeno
Berlusconi
,
ieri
telecrate
oggi
incaricato
di
formare
governi
,
altrettanto
lo
è
l
'
antiberlusconismo
,
entrato
nel
linguaggio
(
anche
fuori
d
'
Italia
)
fin
dal
primo
accenno
del
Cavaliere
a
"
scendere
in
campo
"
e
penetrato
già
profondamente
in
pezzi
di
labirinto
dell
'
anima
collettiva
.
Restiamo
nella
pura
allucinazione
linguistica
:
ecco
già
apparsi
i
graffitti
in
cui
Berlusconi
è
definito
"
boia
"
.
Questo
,
ragionevolmente
,
dovrebbe
avere
per
premessa
degli
atti
da
carnefice
,
un
passato
di
delitti
quale
talvolta
hanno
i
vecchi
,
stanchi
lupi
della
politica
:
ma
se
il
Boia
conta
pochi
mesi
di
vita
,
soltanto
un
astrologo
senza
macchia
può
predire
,
pur
sempre
con
rischio
di
errore
,
che
lo
diventerà
.
Circa
l
'
antiveggenza
di
massa
,
e
l
'
interpretazione
di
segni
e
comete
da
parte
di
piazze
gremite
,
non
ne
è
documentata
alcuna
relazione
con
la
luce
.
Tuttavia
la
parola
,
megera
terribile
,
crea
il
"
boia
"
Berlusconi
per
semplice
associazione
,
in
una
cadenza
ripetitiva
di
tamburi
che
si
perde
,
dopo
nulla
aver
significato
,
nel
nulla
.
Sia
benedetto
il
buon
senso
,
sia
lodata
e
meditata
l
'
esatta
diagnosi
di
Emma
Bonino
,
che
ha
riscontrato
negli
italiani
una
"
introversione
"
,
che
gli
impedisce
di
staccarsi
una
buona
volta
da
quel
passato
,
che
gli
fa
vedere
immobilmente
"
sub
specie
"
di
fascismo
e
antifascismo
qualsiasi
cosa
.
Così
non
gli
resta
,
lo
sguardo
invertito
e
concentrato
su
una
danza
di
spettri
fatti
continuamente
ballare
da
vacue
ma
arroventate
parole
,
neppure
una
briciola
di
attenzione
per
la
straziante
sterminio
di
un
popolo
OGGI
stuprato
,
deportato
,
bombardato
,
fatto
a
pezzi
a
trecento
chilometri
dalla
frontiera
di
Muggia
.
Al
fascismo
la
crema
dei
pensieri
!
Ai
disperati
dei
Balcani
le
maglie
,
le
camicie
,
i
calzini
che
non
servono
più
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
molta
gente
che
,
ad
un
tempo
,
lamenta
il
caro
vivere
ed
approva
i
provvedimenti
che
lo
producono
.
Un
'
esperienza
secolare
ha
dimostrato
che
le
restrizioni
al
commercio
nazionale
ed
internazionale
,
i
vincoli
dell
'
industria
,
gli
ostacoli
posti
al
libero
muoversi
dei
capitali
recano
scarsità
di
produzione
e
disagio
economico
,
manifestato
dal
caro
vivere
,
come
il
termometro
palesa
l
'
alzarsi
della
temperatura
.
Quindi
chi
vuole
le
prime
cose
deve
anche
volerne
la
conseguenza
;
e
chi
questa
non
vuole
non
deve
neppure
volere
le
prime
.
E
altresì
evidente
che
,
se
si
lavora
meno
e
si
consuma
di
più
,
ne
segue
uno
squilibrio
che
reca
ancora
disagio
economico
.
Chi
,
da
una
parte
,
approva
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
,
i
continui
scioperi
,
divenuti
oramai
uno
svago
,
il
lavoro
svogliato
,
l
'
ozio
crescente
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
i
salari
accresciuti
,
che
concedono
maggior
consumo
,
almeno
sinché
non
siano
compensati
dall
'
aumento
dei
prezzi
,
i
sussidi
di
disoccupazione
,
che
spessissimo
sono
sussidi
dati
a
chi
non
vuole
lavorare
se
non
ad
alto
prezzo
e
come
a
lui
pare
e
piace
,
i
premi
di
ogni
genere
assegnati
a
certe
classi
di
cittadini
,
ed
altre
simili
cose
che
operano
nel
senso
di
accrescere
il
consumo
,
vuole
propriamente
che
ad
una
deficiente
produzione
corrisponda
un
sovrabbondante
consumo
,
e
poiché
ciò
non
è
assolutamente
possibile
appare
un
contrasto
di
cui
è
indice
e
misura
l
'
alzarsi
dei
prezzi
.
I
governi
,
per
fare
le
spese
di
tutti
quei
provvedimenti
,
ricorrono
all
'
aumento
delle
imposte
,
agli
imprestiti
,
alla
emissioni
di
cartamoneta
;
e
per
tal
modo
,
mentre
da
un
lato
stimolano
i
consumi
,
dall
'
altra
deprimono
la
produzione
,
distogliendo
da
essa
,
in
parte
almeno
,
i
capitali
che
vi
si
sarebbero
volti
.
Approvare
tutto
ciò
e
deplorare
il
caro
vivere
che
ne
è
la
conseguenza
,
mostrarsi
favorevoli
al
falcidiare
dei
capitali
che
opera
il
governo
,
e
predicare
che
devesi
accrescere
la
produzione
,
ricorda
lo
scherzo
di
quel
dabbenuomo
il
quale
esponeva
come
suo
programma
politico
:
«
Chiedere
più
all
'
imposta
,
meno
al
contribuente
»
.
I
nodi
principiano
a
venire
al
pettine
.
Si
ode
il
grido
d
'
allarme
:
manca
il
carbone
!
E
di
che
vi
meravigliate
?
Se
i
minatori
lavorano
meno
tempo
e
meno
intensamente
,
da
dove
volete
che
venga
il
carbone
?
Deve
forse
venir
fuori
dalla
miniera
,
come
se
fosse
un
animale
,
colle
proprie
zampe
?
Ma
si
«
potrebbe
»
accrescere
la
produzione
,
col
miglior
uso
delle
macchine
,
col
dare
le
miniere
allo
Stato
,
che
già
avendo
procacciato
l
'
abbondanza
di
ogni
ben
di
Dio
,
procurerà
certo
anche
quella
del
carbone
.
E
sia
pure
,
su
ciò
qui
non
vogliamo
contendere
.
Aspetta
cavallo
che
l
'
erba
cresce
.
Ragioniamo
di
ciò
che
è
,
non
di
ciò
che
potrebbe
essere
.
Un
poco
dappertutto
si
citano
fatti
che
dimostrano
la
riduzione
della
produzione
.
La
soppressione
del
lavoro
a
cottimo
ha
avuto
effetti
deprimenti
.
A
Kiel
,
un
operaio
,
lavorando
a
cottimo
,
faceva
100
fori
in
un
giorno
,
lavorando
a
giornata
,
solo
39
.
A
Eidelstedt
,
gli
operai
producevano
,
a
cottimo
,
950
Kg
.
di
filo
di
ferro
in
ore
9,30
,
e
ne
producono
solo
600
Kg
.
in
8
ore
,
lavorando
a
giornata
.
Non
importa
loro
più
nulla
di
perdere
il
posto
,
perché
hanno
i
sussidi
di
disoccupazione
,
mercé
i
quali
possono
godersela
,
senza
lavorare
.
In
Francia
,
il
governo
costringe
la
Germania
a
mandare
operai
per
rimettere
in
assetto
le
regioni
che
furono
invase
;
in
quel
paese
ed
in
altri
gli
agricoltori
e
gli
industriali
si
lamentano
che
manca
la
mano
d
'
opera
,
dunque
parrebbe
che
sovrabbondi
il
lavoro
;
ma
i
governi
di
quei
paesi
spendono
grandi
somme
per
sussidi
di
disoccupazione
,
dunque
parrebbe
che
invece
sono
gli
operai
che
sovrabbondano
.
La
contraddizione
sparisce
quando
si
consideri
che
non
è
lavoro
ma
ozio
che
vogliono
i
sussidiati
,
oppure
che
se
accetterebbero
lavoro
sarebbe
ad
un
prezzo
che
non
si
può
pagare
.
Per
dimostrare
che
l
'
aumento
della
spesa
di
mano
d
'
opera
poco
opera
sull
'
aumento
del
prezzo
del
prodotto
,
si
citano
statistiche
,
dalle
quali
,
ad
esempio
,
si
ricava
che
nel
costo
del
prodotto
c
'
è
il
16
per
cento
di
costo
di
mano
d
'
opera
e
il
56
per
cento
di
costo
di
materie
prime
,
e
se
ne
deduce
che
,
anche
raddoppiando
i
salari
,
il
prezzo
del
prodotto
dovrebbe
crescere
solo
del
16
per
cento
,
e
se
cresce
di
più
,
é
colpa
degli
«
ingordi
speculatori
»
,
con
quel
che
segue
.
Bravi
!
E
le
materie
prime
,
e
il
carbone
per
fare
andare
le
macchine
,
l
'
olio
per
ungerle
,
gli
strofinacci
,
ecc
.
,
tutto
é
caduto
dalla
luna
,
proprio
dove
se
ne
ha
bisogno
?
Non
occorre
mano
d
'
opera
per
produrre
tutto
ciò
né
per
trasportarlo
?
E
i
salari
degli
impiegati
,
che
pure
debbono
mangiare
,
vestirsi
,
alloggiarsi
,
le
spese
generali
,
ecc
.
,
non
crescono
in
relazione
col
crescere
dei
salari
?
L
'
enorme
aumento
del
costo
della
mano
d
'
opera
dei
muratori
e
per
i
materiali
che
adoperano
ha
fatto
tanto
rincarare
le
case
che
oramai
poche
se
ne
edificano
;
mancano
dunque
gli
alloggi
e
finirebbe
col
mancare
il
lavoro
ai
muratori
ed
ai
produttori
di
materiali
da
costruzione
,
i
quali
perciò
dovrebbero
adattarsi
a
lavorare
più
,
meglio
ed
a
minor
prezzo
.
Ma
interviene
il
governo
,
e
dà
sussidi
per
la
costruzione
di
case
,
quindi
favorisce
l
'
ascesa
dei
salari
e
dell
'
ozio
di
coloro
che
le
edificano
,
e
toglie
ogni
remora
che
avrebbe
potuto
ricondurli
a
più
miti
consigli
.
Dicesi
che
l
'
intervento
del
governo
mira
a
procurare
alloggio
a
chi
ne
manca
,
no
,
mira
a
procurare
alti
salari
ed
ozio
a
coloro
che
edificano
le
case
.
Mira
anche
a
favorire
indirettamente
l
'
emigrazione
dalle
campagne
nelle
città
,
togliendo
l
'
ostacolo
del
caro
prezzo
dell
'
alloggio
.
Non
dico
che
tutto
ciò
sia
biasimevole
,
potrebbe
anzi
essere
lodevole
;
narro
,
non
giudico
,
e
mi
limito
qui
ad
esporre
alcune
contraddizioni
.
Volete
produrre
molte
derrate
alimentari
e
distogliete
la
gente
dalle
campagne
,
ove
solo
si
possono
avere
;
volete
bere
molto
vino
e
togliete
i
lavoratori
alle
viti
,
volete
accrescere
la
produzione
industriale
e
sperperate
i
capitali
che
ad
essa
occorrono
.
Tutto
non
si
può
avere
.
Tra
due
partiti
che
si
escludono
vicendevolmente
,
pigliate
quello
che
vi
piace
,
e
lasciate
stare
l
'
altro
.
Come
dice
un
proverbio
toscano
,
non
si
può
avere
la
botte
piena
e
la
moglie
ubriaca
.
Per
ridurre
le
ore
di
lavoro
e
crescere
i
salari
parrebbe
che
giovasse
scegliere
il
momento
in
cui
la
produzione
cresce
ed
abbonda
,
invece
si
é
scelto
proprio
il
momento
in
cui
scema
ed
é
deficiente
.
È
dunque
evidente
che
sono
intervenute
altre
forze
,
che
non
sono
quelle
economiche
,
e
che
la
contraddizione
é
sociale
più
che
economica
.
Tali
contraddizioni
hanno
origine
dal
fatto
che
le
circostanze
spingono
,
a
volere
sciogliere
problemi
insolubili
;
ed
é
appunto
ciò
che
fa
molto
grave
e
pericolosa
la
crisi
la
quale
,
in
ogni
modo
,
doveva
seguire
dopo
la
guerra
.