StampaQuotidiana ,
Caro
presidente
Berlusconi
,
nella
sua
encomiabile
battaglia
per
lo
Stato
di
diritto
,
alimentata
ieri
alla
Camera
da
un
nuovo
importante
discorso
sulle
riforme
costituzionali
e
sul
sacrosanto
obiettivo
della
separazione
delle
carriere
,
c
'
è
un
punto
dolente
o
punto
morto
.
Lei
non
indirizza
le
sue
energie
,
con
sufficiente
spinta
politica
e
morale
,
verso
quelle
vittime
dello
spirito
forcaiolo
che
non
appartengano
alla
sua
cerchia
di
conoscenti
,
collaboratori
e
amici
.
Il
suo
governo
ha
onorato
questo
paese
,
nel
luglio
del
'94
,
di
un
decreto
governativo
sulla
custodia
cautelare
in
carcere
,
quello
firmato
da
lei
e
dal
ministro
Alfredo
Biondi
(
c
'
erano
anche
le
firme
di
Roberto
Maroni
e
di
Oscar
Luigi
Scalfaro
)
.
Quella
legge
,
travolta
dal
putschismo
strisciante
del
partito
dei
procuratori
e
dalla
viltà
della
classe
dirigente
,
portò
alla
messa
in
libertà
di
duemila
persone
,
solo
in
minima
parte
(
una
trentina
)
indagate
per
reati
di
corruzione
;
e
,
quando
decadde
,
si
ebbe
il
ritorno
in
carcere
soltanto
per
una
cinquantina
di
persone
,
giudicate
a
rischio
se
a
piede
libero
.
Ma
quei
millenovecentocinquanta
cittadini
tolti
di
forza
a
una
concezione
arbitraria
e
anche
barbarica
della
carcerazione
preventiva
,
con
un
gesto
che
resterà
segnacolo
memorabile
di
coraggio
civile
da
parte
sua
e
del
suo
governo
,
non
sono
abbastanza
perché
si
possa
dire
che
il
compito
di
un
vero
movimento
liberale
si
è
esaurito
.
C
'
è
molto
altro
da
fare
.
Da
anni
infatti
,
caro
presidente
,
lei
suscita
energie
nel
campo
garantista
e
sostiene
battaglie
giuste
,
ma
il
suo
movimento
e
i
suoi
gruppi
parlamentari
dedicano
un
'
attenzione
troppo
spesso
sbadata
alla
questione
della
giustizia
italiana
(
ammalata
)
intesa
come
grande
questione
nazionale
ed
europea
,
e
trattata
nel
più
scrupoloso
rispetto
del
valore
universale
,
erga
omnes
,
delle
battaglie
civili
degne
di
questo
nome
.
Le
proponiamo
di
dedicare
parte
del
suo
tempo
,
nelle
settimane
a
venire
,
alla
visita
di
detenuti
infermi
(
come
il
dottor
Carlo
Maria
Maggi
,
che
giace
ammalato
in
carcere
nel
quadro
di
un
'
inchiesta
non
priva
di
opacità
sulle
bombe
di
piazza
Fontana
)
.
Le
chiediamo
di
considerare
i
grandi
casi
della
giustizia
politica
che
sono
sotto
il
vaglio
drammatico
delle
nostre
corti
e
del
Parlamento
(
dal
caso
della
revisione
processuale
per
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
a
quello
della
legge
sull
'
indulto
per
chiudere
la
stagione
degli
anni
di
piombo
)
.
Ma
più
in
generale
le
segnaliamo
che
le
galere
italiane
continuano
ad
affollarsi
di
poveri
,
di
extracomunitari
e
di
tossicodipendenti
senza
un
vero
criterio
di
tutela
della
sicurezza
della
comunità
e
spesso
nel
più
caotico
(
e
criminogeno
)
diniego
ai
singoli
di
una
vera
giustizia
,
in
tempi
certi
.
Si
doti
,
caro
presidente
,
di
strumenti
efficaci
e
di
buone
idee
di
riforma
anche
in
questo
settore
cruciale
dell
'
amministrazione
della
giustizia
penale
.
Non
si
vive
di
soli
Andreotti
,
di
soli
Dell
'
Utri
e
di
soli
Previti
(
e
glielo
dice
un
giornale
che
in
materia
non
si
risparmia
)
:
l
'
iniziativa
per
lo
Stato
di
diritto
deve
avere
i
caratteri
di
una
battaglia
che
vale
per
correggere
tutte
le
sue
storture
.
E
per
tutti
.
Tokyo
,
lo
scandalo
aiuta
la
politica
StampaQuotidiana ,
Molti
,
leggendo
le
narrazioni
delle
gesta
degli
eserciti
rivoluzionari
russi
ed
assistendo
allo
scatenarsi
dell
'
imperialismo
comunista
,
ritengono
che
i
comunisti
contradicano
così
ai
principii
della
loro
dottrina
umanitaria
e
pacifista
e
si
riducano
al
livello
degli
altri
partiti
,
che
si
sogliono
chiamare
individualistici
o
capitalistici
.
Si
riconosce
cioè
che
«
idealmente
»
il
socialismo
sarebbe
di
fronte
al
fatto
della
guerra
,
come
a
tanti
altri
fatti
della
vita
sociale
,
qualcosa
di
più
perfetto
delle
altre
dottrine
;
e
che
soltanto
le
deviazioni
della
dottrina
,
la
caparbietà
e
l
'
ostilità
dei
nemici
hanno
potuto
indurre
i
socialisti
russi
ad
usare
le
armi
,
per
respingere
colla
forza
le
violente
aggressioni
altrui
.
Tutt
'
al
più
,
si
giunge
ad
affermare
che
gli
uomini
sono
impari
alla
bellezza
della
loro
dottrina
;
che
tutto
il
mondo
è
paese
;
che
la
teoria
socialista
ha
per
ufficio
di
conquidere
all
'
interno
le
anime
semplici
,
ed
è
un
articolo
di
esportazione
destinato
ad
affievolire
la
resistenza
delle
nazioni
occidentali
,
facendovi
nascere
alleati
del
comunismo
e
rinnegatori
della
patria
,
pronti
a
render
facile
la
via
della
conquista
universale
ai
nuovi
tiranni
chiamati
Lenin
o
Trotzki
,
invece
che
Guglielmo
o
Nicola
.
Certamente
,
questa
spiegazione
,
fondata
sulla
debolezza
della
natura
umana
e
sulla
fragilità
delle
dottrine
ideali
,
quando
sono
in
contrasto
con
le
tendenze
fondamentali
dell
'
uomo
,
con
lo
spirito
di
violenza
,
di
dominazione
,
di
concupiscenza
della
roba
altrui
,
ha
un
certo
valore
.
Ma
è
un
valore
limitato
,
perché
,
riconoscendo
che
tutti
gli
uomini
sono
uguali
e
che
i
«
comunisti
»
russi
sono
rissosi
e
violenti
e
desiderosi
di
ricchezza
alla
pari
dei
«
capitalisti
»
occidentali
,
lascia
in
piedi
l
'
acclamata
eccellenza
del
comunismo
sull
'
individualismo
.
È
ben
noto
che
non
è
lecito
condannare
la
chiesa
cattolica
o
anglicana
o
luterana
o
calvinista
traendo
argomento
dalla
corruzione
e
dai
vizi
del
relativo
clero
.
Le
chiese
accusate
hanno
trionfalmente
risposto
che
i
vizi
dei
sacerdoti
non
distruggono
la
verità
della
fede
;
e
che
questa
anzi
rifulge
vieppiù
e
dura
eterna
,
nonostante
gli
occasionali
peccati
dei
suoi
indegni
sacerdoti
.
È
una
prova
attraverso
alla
quale
la
verità
deve
passare
,
per
dimostrare
meglio
la
sua
vigoria
immarcescibile
.
Così
è
del
verbo
comunistico
,
destinato
a
trionfare
malgrado
i
delitti
di
cui
si
è
macchiato
,
la
fame
che
lo
caratterizza
,
la
miseria
che
esso
diffonde
in
breve
ora
tra
le
popolazioni
,
le
guerre
imperialistiche
che
esso
scatena
.
Esso
è
la
verità
eterna
,
è
il
regno
della
felicità
avvenire
.
Pestilenze
,
carestie
,
guerre
sono
prove
passeggere
a
cui
il
proletariato
deve
assoggettarsi
,
per
instaurare
per
sempre
sulla
terra
il
regno
della
uguaglianza
e
della
felicità
diffusa
fra
tutti
gli
uomini
.
In
verità
,
invece
,
guerra
e
comunismo
sono
due
termini
logicamente
uniti
in
modo
strettissimo
.
La
guerra
è
un
fatto
connaturato
all
'
idea
comunistica
di
gran
lunga
più
che
all
'
idea
individualistica
.
L
'
individualismo
ripugna
all
'
idea
della
guerra
;
mentre
il
comunismo
quasi
spontaneamente
vi
si
adatta
.
La
guerra
deve
superare
gravi
ostacoli
per
essere
condotta
in
regime
individualistico
;
mentre
tali
ostacoli
non
esistono
in
una
società
comunistica
.
Una
prima
ragione
,
comune
ad
altre
tendenze
o
credenze
,
si
può
trovare
in
ciò
che
il
comunismo
è
una
fede
.
Un
popolo
,
il
quale
crede
di
avere
scoperta
ed
attuata
un
'
idea
nuova
,
tende
a
propagarla
,
a
diffonderla
tra
gli
altri
popoli
.
Maometto
ed
i
suoi
successori
inondarono
coi
loro
eserciti
l
'
Asia
minore
,
l
'
Africa
,
la
Spagna
,
minacciarono
l
'
intiera
Europa
,
giunsero
alle
porte
di
Vienna
,
perché
volevano
diffondere
un
'
idea
religiosa
nel
mondo
.
I
Cristiani
risposero
con
le
crociate
.
Nel
cinquecento
e
nel
seicento
gli
uomini
si
massacrarono
per
diffondere
o
difendere
credi
religiosi
.
La
Francia
conquistò
l
'
Europa
con
le
armi
di
Napoleone
,
ma
in
nome
degli
«
immortali
»
principii
della
rivoluzione
;
e
l
'
Europa
riuscì
a
debellare
Napoleone
solo
quando
poté
combatterlo
in
nome
del
principio
di
nazionalità
.
Il
comunismo
russo
è
una
fede
,
e
,
come
tutte
le
fedi
,
tende
ad
evangelizzare
i
popoli
,
con
la
persuasione
e
con
la
propaganda
,
e
,
se
occorre
,
anche
con
la
forza
.
Ma
v
'
è
di
più
.
Il
comunismo
non
è
solo
una
fede
legata
al
proselitismo
.
Esso
organizza
la
società
in
modo
adatto
,
mentre
l
'
individualismo
tende
ad
organizzarla
in
modo
disadatto
alla
guerra
.
È
questa
una
verità
la
quale
dottrinalmente
è
nota
e
pacifica
;
ma
la
quale
non
ha
ricevuto
nel
pubblico
tutta
l
'
attenzione
di
cui
è
meritevole
.
In
un
tipo
di
società
,
come
erano
quelle
esistenti
in
Europa
prima
del
1914
,
la
guerra
era
un
fatto
ripugnante
,
difficile
e
costoso
.
La
grande
massa
degli
uomini
viveva
di
lavoro
prestato
in
imprese
indipendenti
dallo
stato
,
ricavava
redditi
di
lavoro
o
di
possesso
di
terreni
o
di
esercizio
di
professioni
,
industrie
e
commerci
condotti
fuori
dall
'
ingerenza
dello
stato
.
In
una
società
siffatta
,
la
decisione
e
la
condotta
della
guerra
producono
un
trambusto
ragguardevole
e
debbono
superare
difficoltà
ed
opposizioni
vivissime
.
Bisogna
distogliere
gli
uomini
dalle
loro
occupazioni
solite
,
togliere
ad
essi
il
pane
di
bocca
,
mettere
sul
lastrico
le
loro
famiglie
e
quindi
concedere
loro
sussidi
alimentari
;
fa
d
'
uopo
strappare
professionisti
,
commercianti
ed
industriali
ai
loro
uffici
,
negozi
,
ed
imprese
;
dislocando
e
spesso
disorganizzando
e
rovinando
le
organizzazioni
le
quali
fin
allora
davano
da
vivere
alla
grande
massa
.
Per
ottenere
il
risultato
importa
istituire
imposte
gravi
e
contrarre
prestiti
onerosi
;
ossia
portare
via
ai
cittadini
una
parte
sul
reddito
o
persuaderli
a
dare
a
prestito
allo
stato
risparmi
che
avrebbero
preferito
spendere
od
impiegare
nelle
loro
aziende
private
.
La
guerra
perciò
non
può
essere
condotta
in
una
società
individualistica
senza
violentare
fortemente
le
abitudini
,
le
occupazioni
ed
i
guadagni
della
grandissima
massa
della
popolazione
.
Con
ciò
non
si
vuole
condannare
tutte
le
guerre
;
ma
solo
mettere
in
chiaro
come
l
'
ordinamento
individualistico
della
società
implichi
l
'
esistenza
di
ostacoli
molteplici
allo
scatenarsi
di
guerre
dovute
al
capriccio
degli
uomini
di
governo
.
Guardisi
invece
ad
una
società
comunistica
.
Attraverso
a
tutte
le
varie
definizioni
che
se
ne
possono
dare
,
a
tutti
i
tipi
svariatissimi
che
furono
immaginati
o
tentati
nelle
varie
epoche
storiche
,
una
caratteristica
tendenziale
è
innegabile
ed
è
dominatrice
:
al
posto
delle
professioni
,
imprese
e
commerci
liberamente
esercitati
dagli
individui
senza
ingerenza
dello
stato
,
il
comunismo
mette
imprese
statali
o
comunali
o
corporative
,
esercitate
secondo
criteri
di
presunto
interesse
comune
,
da
uomini
i
quali
non
lavorano
in
vista
di
un
profitto
o
di
un
onorario
liberi
,
ma
di
uno
stipendio
pagato
dalla
pubblica
organizzazione
.
Ci
sono
ministeri
o
commissariati
centrali
i
quali
ordinano
ai
commissariati
o
consigli
(
soviet
)
od
organizzazioni
locali
che
cosa
si
deve
produrre
o
coltivare
;
come
e
che
cosa
si
deve
trasformare
.
Lo
stato
ha
esso
,
normalmente
,
in
mano
la
vita
economica
dei
cittadini
;
esso
li
indirizza
al
fine
che
il
governo
od
i
consigli
ritengono
necessario
.
In
una
società
di
questo
tipo
,
la
guerra
è
una
operazione
infinitamente
meno
difficile
a
deliberare
ed
a
condurre
che
in
una
società
capitalistica
.
Non
si
tratta
più
di
dislocare
nulla
,
di
sopprimere
,
con
perdite
per
gli
uni
e
vantaggi
per
gli
altri
,
aziende
floride
per
crearne
altre
destinate
alla
guerra
.
Non
si
toglie
il
pane
di
bocca
a
nessuno
e
non
si
devono
mettere
imposte
e
far
debiti
.
Gli
uomini
sono
già
impiegati
dello
stato
.
Che
cosa
importa
ad
essi
di
lavorare
a
produrre
cereali
ovvero
munizioni
?
La
paga
corre
lo
stesso
.
Invece
di
mettere
imposte
,
il
commissario
degli
approvvigionamenti
ha
solo
da
dare
una
razione
di
cibi
e
di
vestiti
minore
ai
civili
ed
una
alquanto
più
abbondante
ai
soldati
.
La
macchina
bellica
funziona
con
un
attrito
infinitamente
minore
che
in
una
società
individualistica
.
La
guerra
ultima
è
la
prova
delle
verità
ora
accennate
.
L
'
Inghilterra
e
gli
Stati
uniti
furono
i
due
paesi
in
cui
più
si
stentò
a
costruire
il
meccanismo
di
guerra
ed
a
persuadere
gli
uomini
che
bisognava
imbracciare
le
armi
,
perché
erano
i
due
paesi
in
cui
il
tipo
individualistico
della
società
era
più
sviluppato
ed
in
cui
l
'
ingerenza
dello
stato
nella
vita
economica
era
minima
.
Germania
ed
Austria
-
Ungheria
erano
già
stati
a
tipo
tendenzialmente
socialistico
,
con
una
burocrazia
forte
e
con
ingerenze
diffuse
dello
stato
negli
affari
privati
,
sicché
l
'
apparecchio
bellico
poté
entrare
in
azione
istantaneamente
.
Oggi
,
per
fortuna
,
la
Russia
è
comunistica
solo
alla
superficie
ed
a
chiazze
:
nelle
grandi
città
ed
in
alcune
zone
industriali
.
Le
campagne
resistono
o
si
trasformano
in
senso
individualistico
.
Tuttavia
,
l
'
esercito
,
in
mezzo
al
dissolvimento
universale
,
funziona
,
perché
esso
è
un
organo
connaturato
ad
una
società
in
cui
l
'
impulso
a
fare
viene
dal
governo
e
non
dai
privati
.
A
torto
,
dunque
,
coloro
i
quali
amano
la
pace
guardano
al
comunismo
.
È
questa
una
di
quelle
tante
illusioni
di
cui
vivono
gli
uomini
.
Il
comunismo
è
assai
più
adatto
a
fare
la
guerra
dell
'
individualismo
.
Garanzie
assolute
contro
le
guerre
non
esistono
;
ma
è
certamente
tanto
più
difficile
che
una
guerra
scoppi
quanto
meno
il
governo
domina
la
vita
dei
cittadini
,
quanto
meno
esso
ha
normalmente
il
diritto
di
regolarne
le
occupazioni
;
quanto
più
grande
è
il
numero
degli
uomini
i
quali
vivono
di
una
vita
indipendente
da
quella
dello
stato
,
epperciò
atti
ad
opporre
resistenza
alle
voglie
dei
governi
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
28
settembre
-
Il
Festival
musicale
di
Venezia
ha
sparato
ieri
sera
il
suo
ultimo
mortaretto
con
l
'
atteso
Gesualdo
Monumentum
di
Stravinskij
diretto
dall
'
autore
.
Domani
al
Teatro
del
Ridotto
si
avrà
la
serata
di
chiusura
con
Giro
a
vuoto
n
.
2
,
canzoni
di
noti
poeti
e
musicisti
interpretate
da
Laura
Berti
.
Assai
maggiore
l
'
interesse
del
concerto
di
ieri
sera
,
nel
quale
,
oltre
alla
assoluta
novità
stravinskiana
,
abbiamo
avuto
una
«
retrospettiva
»
di
Alban
Berg
comprendente
i
predodecafonici
Cinque
«
Lieder
»
orchestrali
su
testi
di
cartoline
illustrate
di
Peter
Altenberg
(
1912
)
,
l
'
aria
da
concerto
per
soprano
e
orchestra
Il
vino
,
su
testi
di
Baudelaire
tradotti
da
George
(
1919
)
e
due
dei
Tre
pezzi
per
orchestra
che
risalgono
al
'14
.
Di
queste
composizioni
nessuna
aveva
carattere
di
novità
,
ma
solo
Il
vino
è
spesso
ascoltata
nei
festival
.
Il
carattere
fortemente
espressionistico
e
letterario
di
quest
'
aria
-
che
precede
e
annunzia
l
'
incompiuta
opera
Lulu
-
è
oggi
facilmente
accessibile
a
un
pubblico
abbastanza
vasto
.
Molti
applausi
sono
andati
alle
musiche
berghiane
,
al
direttore
d
'
orchestra
Robert
Craft
e
alla
solista
di
canto
Magda
Laszlo
.
Ha
invece
diretto
personalmente
il
Gesualdo
Monumentum
il
venerando
autore
che
non
per
la
prima
volta
largisce
,
sia
pure
col
contagocce
,
le
sue
novità
al
festival
di
Venezia
.
Questa
è
del
'60
,
freschissima
.
Il
principe
Gesualdo
da
Venosa
,
madrigalista
vissuto
a
cavallo
tra
il
Cinque
e
il
Seicento
,
è
posto
da
anni
sugli
altari
,
non
solo
perché
fece
trucidare
la
moglie
,
ma
anche
per
la
ricchezza
armonica
della
sua
scrittura
vocale
.
Si
vede
in
lui
un
sorprendente
anticipatore
del
moderno
cromatismo
,
sebbene
egli
si
muova
nell
'
ambito
di
una
ortodossa
tonalità
e
rimanga
pur
sempre
nel
ritmo
(
come
dice
Stravinskij
)
,
piuttosto
«
plump
»
.
I
tre
madrigali
che
l
'
autore
del
Sacre
ha
trascritto
per
gruppi
di
strumenti
hanno
offerto
al
grande
maestro
l
'
occasione
di
scrivere
alcune
di
quelle
nugae
(
musica
scritta
su
altra
musica
,
oppure
composta
à
la
maniere
de
...
)
che
formano
una
notevole
parte
della
sua
recente
produzione
.
Alterazioni
ritmiche
-
a
quanto
dice
il
trascrittore
-
dovrebbero
essercene
poche
,
nei
tre
madrigali
tolti
dai
libri
V
e
VI
di
Gesualdo
,
ma
è
molto
dubbio
che
sia
conservato
molto
dell
'
originario
carattere
vocale
,
inscindibile
dall
'
ispirazione
di
Gesualdo
.
Lo
stesso
Stravinskij
,
presentando
questi
sei
minuti
di
musica
(
i
quattordici
delle
precedenti
Lamentazioni
di
Geremia
sembrano
ora
un
Himalaya
musicale
)
,
ha
ammesso
,
del
resto
,
che
in
una
trascrizione
del
genere
la
parte
originariamente
vocale
dev
'
essere
sentita
come
assolutamente
nuova
e
diversa
,
tanto
diversa
da
sopprimere
ogni
somiglianza
col
disegno
e
il
carattere
dell
'
originale
.
E
allora
?
Non
resta
che
da
ammirare
la
scintillante
trama
sonora
che
il
trascrittore
,
servendosi
di
strumenti
di
vario
sesso
,
e
persino
«
ermafroditi
»
come
i
corni
,
ha
gettato
sulle
brevi
e
dopo
tutto
non
troppo
complesse
melodie
gesualdiane
.
StampaQuotidiana ,
Per
Adriano
Sofri
,
Ovidio
Bompressi
e
Giorgio
Pietrostefani
,
presso
il
carcere
di
Pisa
.
Ci
arrivano
dal
carcere
di
Pisa
notizie
che
consideriamo
cattive
.
Violiamo
malvolentieri
,
ma
con
decisione
,
una
consegna
di
riservatezza
di
cui
comprendiamo
le
ragioni
,
ma
che
ci
sembra
del
tutto
ingiustificata
dal
punto
di
vista
di
chi
sta
,
come
noi
,
fuori
dal
mondo
parallelo
del
carcere
ma
dentro
la
vicenda
di
almeno
tre
dei
suoi
abitatori
:
voi
tre
.
È
vero
che
vi
siete
battuti
come
leoni
in
ogni
sede
di
giustizia
,
fino
al
rigetto
della
richiesta
di
revisione
del
vostro
processo
,
per
affermare
la
vostra
non
colpevolezza
nell
'
omicidio
di
Luigi
Calabresi
.
È
vero
che
le
vostre
vite
sono
state
travolte
da
un
cataclisma
e
che
,
accanto
alla
solidarietà
di
un
bel
pezzo
di
questo
paese
(
trasversalmente
alle
generazioni
,
alle
esperienze
e
alle
idee
politiche
)
,
vi
si
è
presentato
di
faccia
e
di
profilo
il
deforme
e
grottesco
cinismo
di
certe
tradizioni
italiane
:
pregiudizio
sinistro
,
ferocia
vendicativa
,
odio
,
trasandatezza
morale
,
incapacità
di
capire
,
pigrizia
nel
leggere
le
carte
,
solerzia
nello
scriverne
di
sempre
nuove
e
perfino
surreali
.
È
vero
che
dieci
anni
passati
come
voi
li
avete
passati
stroncherebbero
tre
cavalli
da
tiro
,
e
a
nessun
uomo
è
richiesta
una
simile
capacità
di
trazione
e
di
carico
.
È
vero
che
anche
un
solo
giorno
di
carcere
è
una
dannazione
per
chiunque
,
ma
un
agguato
formidabile
per
chi
non
sia
colpevole
del
reato
per
cui
lo
sconta
:
e
i
giorni
,
per
voi
,
cominciano
a
essere
troppi
,
e
la
prospettiva
nera
.
È
vero
che
siete
uomini
liberi
e
orgogliosi
,
che
vi
siete
legati
con
la
forza
delle
parole
alla
promessa
di
uscire
comunque
dalla
casa
circondariale
di
Pisa
,
o
a
testa
alta
o
con
i
piedi
in
avanti
,
e
che
avete
il
diritto
di
scegliere
il
momento
della
vostra
morte
.
È
vero
che
nessuno
può
togliervi
la
libertà
di
essere
,
di
volta
in
volta
,
deboli
o
forti
,
e
di
attribuire
significati
diversi
da
quelli
che
gli
attribuiamo
noi
,
che
stiamo
fuori
,
ai
vostri
atti
di
detenuti
,
di
persone
a
cui
sono
state
comminate
sette
sentenze
deboli
e
male
argomentate
,
ma
è
stato
negato
un
processo
giusto
.
È
vero
che
qualunque
nostro
giudizio
su
di
voi
,
su
quello
che
fate
,
su
quello
che
decidete
,
è
superbo
,
perché
avete
il
diritto
di
essere
lasciati
in
pace
quando
scegliete
i
mezzi
che
giudicate
acconci
per
condurre
la
vostra
personale
guerra
contro
la
calunnia
e
il
sequestro
giudiziario
di
cui
siete
oggetto
.
È
vero
tutto
questo
.
Ma
resta
il
fatto
che
la
notizia
secondo
cui
avete
cominciato
nel
silenzio
e
nel
segreto
una
sottile
opera
di
distruzione
dei
vostri
corpi
,
imbastendo
una
complicata
tattica
di
estrema
combattività
e
di
estrema
resa
,
è
una
cattiva
notizia
,
una
pessima
notizia
.
La
vostra
salute
non
è
più
soltanto
vostra
ormai
da
dieci
anni
.
Noi
vogliamo
sapere
,
che
ne
abbiamo
o
no
il
potere
morale
,
quello
che
vi
succede
.
Vogliamo
preservare
la
natura
pubblica
e
civile
della
vostra
vicenda
.
Siamo
una
seconda
banda
di
sequestratori
,
accanto
ai
giudici
trasandati
e
prevenuti
che
vi
hanno
incastrato
e
vi
hanno
indotto
a
impedirvi
la
libertà
di
movimento
;
e
disponiamo
come
fosse
un
ostaggio
di
una
parte
della
vostra
storia
.
Perché
siamo
convinti
,
moralmente
e
dunque
ciecamente
convinti
,
del
fatto
che
siete
tre
detenuti
condannati
ingiustamente
alla
sepoltura
da
vivi
per
un
reato
che
non
avete
commesso
.
E
per
questo
solo
motivo
siamo
padroni
anche
noi
della
vostra
capacità
di
lasciare
il
carcere
a
testa
alta
.
Noi
non
vogliamo
vivere
il
resto
delle
nostre
vite
a
testa
bassa
,
dopo
avere
seppellito
la
vostra
fierezza
e
libertà
.
Smettetela
.
Riproviamoci
.
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
cominciano
a
distruggersi
.
Fermiamoli
StampaQuotidiana ,
Divertenti
,
questi
comunisti
russi
,
i
quali
si
servono
delle
note
diplomatiche
per
fare
la
polemica
contro
la
società
capitalistica
.
Non
hanno
ancora
finito
di
mistificare
l
'
Europa
con
la
leggenda
del
blocco
,
il
quale
sarebbe
la
causa
della
miseria
e
delle
sofferenze
del
popolo
russo
,
che
già
ripetono
il
volgare
sofisma
di
Carlo
Marx
per
dimostrare
che
il
loro
è
il
solo
governo
democratico
,
pacifista
,
sincero
ed
umanitario
.
A
sentire
essi
ed
i
loro
ripetitori
italiani
,
l
'
Europa
si
troverebbe
divisa
economicamente
in
due
campi
:
rigurgitante
l
'
occidente
di
prodotti
industriali
,
che
non
sa
come
collocare
,
mentre
le
popolazioni
operaie
languono
per
mancanza
di
pane
e
di
alimenti
;
pane
ed
alimenti
i
quali
abbondano
invece
nella
Russia
,
assetata
di
tessuti
,
di
macchine
,
di
locomotive
.
In
mezzo
,
ad
impedire
lo
scambio
vicendevole
,
il
blocco
anglo
-
francese
,
il
quale
costringe
i
russi
a
mancar
di
vestiti
e
gli
occidentali
a
pagare
il
pane
caro
agli
alleati
d
'
America
.
Sarebbe
certamente
utile
,
a
dimostrare
la
fatuità
di
questa
leggenda
,
che
il
blocco
fosse
abolito
,
senza
compensi
e
senza
condizioni
.
Salvo
una
:
che
gli
scambi
fra
Russia
sovietista
e
l
'
Europa
occidentale
dovessero
farsi
sulla
base
di
merce
contro
merce
,
grano
contro
macchine
,
canape
contro
tessuti
,
petrolio
contro
locomotive
.
L
'
ultima
mistificazione
che
si
apparecchia
dai
comunisti
russi
contro
le
nazioni
produttrici
di
cose
veramente
utili
è
quella
di
offrirci
in
cambio
i
resti
di
quelle
riserve
di
oro
e
di
platino
che
i
comunisti
hanno
ereditato
dal
regime
czarista
.
Dopo
aver
distrutta
la
vecchia
organizzazione
dei
trasporti
,
del
commercio
e
dell
'
industria
,
i
comunisti
vogliono
riattrezzarsi
a
buon
mercato
dandoci
qualche
miliardo
di
rubli
d
'
oro
e
qualche
quintale
di
platino
.
Se
i
governi
d
'
Europa
hanno
ancora
una
certa
consapevolezza
delle
conseguenze
dannose
che
in
un
paese
produce
l
'
abbondanza
della
moneta
,
essi
debbono
imitare
,
sebbene
in
ritardo
,
il
saggio
bando
che
la
Svezia
inflisse
all
'
oro
durante
la
guerra
.
Che
la
circolazione
aumenti
per
la
soverchia
emissione
di
cartamoneta
,
come
nei
paesi
belligeranti
o
per
l
'
improvviso
afflusso
di
oro
,
come
nei
paesi
neutrali
,
Stati
uniti
,
Olanda
,
Scandinavia
,
gli
effetti
sono
gli
stessi
:
aumento
dei
prezzi
,
malcontento
delle
masse
,
convulsioni
rivoluzionarie
.
Forse
i
comunisti
russi
non
hanno
riflettuto
al
carattere
diabolico
dei
loro
piani
di
scambio
di
oro
contro
merci
;
ma
è
certo
che
l
'
Europa
occidentale
non
ha
nessun
interesse
a
scambiare
le
sue
buone
merci
contro
una
massa
inutile
di
oro
,
la
quale
,
dannosa
per
se
stessa
,
parrebbe
inoltre
giustificare
l
'
ulteriore
danno
di
nuove
emissioni
cartacee
,
in
apparenza
garantite
da
una
maggiore
riserva
metallica
.
Se
i
russi
vogliono
i
tessuti
,
le
macchine
,
le
locomotive
,
i
medicinali
,
il
sapone
dell
'
occidente
,
li
abbiano
pure
,
senza
difficoltà
e
senza
restrizioni
.
Ma
li
paghino
in
buone
merci
,
in
grano
,
in
petrolio
,
in
nafta
,
in
canapa
,
di
cui
essi
affermano
di
avere
tanta
abbondanza
;
non
mai
in
strumenti
di
nuovi
rialzi
di
prezzi
e
di
malcontento
delle
masse
.
Vedremo
che
cosa
e
quanto
essi
sapranno
darci
per
fare
i
loro
acquisti
.
Speriamo
che
ci
diano
qualche
cosa
di
più
delle
famigerate
4000
tonnellate
di
grano
,
non
si
sa
con
quanta
fatica
messe
insieme
nei
magazzini
di
Odessa
e
delle
provincie
vicine
e
neppure
bastevoli
per
coprire
il
fabbisogno
per
l
'
Italia
di
12
ore
di
importazione
di
frumento
dall
'
estero
!
La
esperienza
dei
fatti
ci
dirà
se
il
blocco
dell
'
intesa
o
la
incapacità
propria
a
produrre
sia
la
causa
della
carestia
e
della
miseria
in
cui
si
dibatte
il
popolo
russo
rovinato
dalla
oligarchia
che
si
è
impadronita
del
potere
sotto
la
bandiera
del
comunismo
.
I
commissari
di
Mosca
si
offendono
a
sentirsi
accusare
di
oligarchia
.
Le
loro
note
diplomatiche
ritorcono
l
'
accusa
contro
l
'
intesa
e
specialmente
contro
l
'
Inghilterra
.
Oligarchia
noi
,
che
siamo
tutti
uguali
,
noi
che
,
se
patiamo
la
fame
,
la
patiamo
tutti
insieme
,
d
'
accordo
e
felici
nella
nostra
povertà
,
condizione
necessaria
alla
creazione
di
una
società
più
alta
e
più
santa
nell
'
avvenire
!
No
.
Oligarchici
sono
i
governi
dell
'
occidente
,
dove
,
secondo
Cicerin
,
1.250.000
persone
si
spartiscono
585
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
all
'
anno
(
alla
pari
dei
cambi
11.700
lire
italiane
a
testa
in
media
)
,
altre
3.750.000
se
ne
spartiscono
245
milioni
(
1630
lire
a
testa
)
e
infine
i
restanti
30
milioni
di
poveri
hanno
solo
un
reddito
di
880
milioni
di
lire
-
sterline
(
750
lire
italiane
a
testa
all
'
anno
in
media
)
.
Non
è
un
'
ingiustizia
che
mentre
ogni
membro
di
famiglia
ricca
ha
a
sua
disposizione
11.700
lire
,
i
componenti
il
medio
ceto
abbiano
solo
1630
lire
e
quelli
delle
famiglie
povere
appena
750
lire
?
Non
è
più
bello
lo
spettacolo
di
una
società
dove
,
mettendo
tutte
le
ricchezze
ed
i
redditi
in
monte
,
ogni
uomo
riceve
la
sua
giusta
quota
parte
di
1
miliardo
e
710
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
annuo
totale
divisi
per
135
milioni
di
persone
ossia
il
quoziente
medio
di
lire
italiane
1220
all
'
anno
di
reddito
?
Alla
giustizia
della
divisione
del
reddito
in
parti
uguali
non
credono
ora
nemmeno
più
i
comunisti
russi
.
Ben
lungi
dall
'
ostinarsi
a
volere
assegnare
a
tutti
gli
uomini
l
'
identico
salario
a
reddito
medio
lire
1220
invece
dei
tre
diversi
quozienti
da
essi
rimproverati
all
'
Inghilterra
in
lire
11700
,
lire
1630
e
750
rispettivamente
per
le
tre
classi
dei
ricchi
,
mediocri
e
poveri
essi
hanno
cominciato
ad
assegnare
razioni
diverse
di
cibo
e
di
altre
cose
necessarie
ai
lavoratori
manovali
,
a
quelli
intellettuali
ed
ai
borghesi
(
e
che
altro
sono
le
razioni
diverse
fuorché
espressioni
gregge
,
in
natura
,
di
cifre
diverse
di
reddito
?
)
;
e
quindi
,
sorpassato
il
periodo
transitorio
di
sterminio
della
borghesia
per
mezzo
della
fame
,
hanno
adottato
il
metodo
permanente
dei
salari
a
trattamenti
diversi
per
i
tecnici
o
dirigenti
e
per
i
semplici
lavoratori
normali
.
Che
cosa
sono
le
promesse
senza
fine
e
gli
inviti
pressanti
e
le
offerte
di
salari
vistosi
ai
tecnici
superstiti
della
Russia
ed
a
quelli
europei
di
buona
bocca
se
non
il
riconoscimento
lampante
che
a
merito
diverso
,
a
qualità
diverse
debbono
corrispondere
compensi
e
salari
differenti
?
Le
critiche
rivolte
alla
sperequazione
fra
i
redditi
inglesi
di
11.700
,
1630
e
750
lire
suonano
falso
in
bocca
di
gente
che
ha
riconosciuto
la
giustizia
e
la
necessità
di
differenze
ben
più
profonde
nelle
rimunerazioni
dei
collaboratori
della
produzione
.
Ma
rispondono
i
comunisti
nelle
loro
note
diplomatiche
di
propaganda
noi
paghiamo
i
salari
alti
a
chi
dirige
,
al
tecnico
esperto
,
non
al
capitalista
ozioso
che
sfrutta
il
lavoro
altrui
.
Anche
ciò
non
è
vero
.
Che
cosa
sono
le
concessioni
di
boschi
,
di
miniere
,
di
ferrovie
che
essi
sono
disposti
a
fare
,
sia
pure
sotto
il
manto
di
sorveglianze
governative
,
ai
capitali
europei
ed
americani
,
se
non
il
riconoscimento
che
non
bastano
i
lavoratori
ed
i
tecnici
a
produrre
,
ma
occorre
anche
il
capitale
;
e
che
il
capitale
non
si
ottiene
senza
un
risparmio
precedente
e
il
risparmio
non
si
fa
o
almeno
non
si
fa
nella
quantità
voluta
,
senza
la
promessa
di
un
interesse
?
Un
interesse
,
i
bolscevichi
sono
disposti
a
pagarlo
al
capitale
che
li
aiuti
a
salvarli
dalle
distrette
presenti
.
Imitatori
dei
vecchi
canonisti
medievali
,
i
quali
volevano
salvare
insieme
il
precetto
di
Cristo
:
mutuum
date
nihil
inde
sperantes
e
la
necessità
di
consentire
l
'
interesse
,
se
si
voleva
far
venir
fuori
il
capitale
,
i
bolscevichi
,
sofisti
abilissimi
,
inventeranno
qualche
nuovo
nome
da
dare
all
'
interesse
.
Ma
si
può
star
sicuri
che
,
nome
a
parte
,
accetteranno
ed
hanno
anzi
già
accettato
il
fatto
indeprecabile
e
benefico
.
Chi
invero
si
lamenta
e
si
scandalizza
nel
vedere
che
vi
sono
tre
classi
sociali
le
quali
hanno
,
a
detta
di
Cicerin
e
compagni
,
rispettivamente
11700
,
1630
e
750
lire
italiane
di
reddito
a
testa
all
'
anno
fa
all
'
incirca
lo
stesso
ragionamento
di
colui
il
quale
stupisce
nel
vedere
che
una
lettera
paga
ugualmente
25
centesimi
ad
essere
spedita
da
Milano
a
Monza
come
da
Milano
a
Girgenti
.
Pochi
chilometri
in
un
caso
e
1600
nell
'
altro
!
Dove
è
la
giustizia
comparativa
?
Quando
verso
il
1830
in
Inghilterra
fu
sostituito
il
diritto
fisso
di
lo
centesimi
agli
svariatissimi
prezzi
di
trasporto
delle
lettere
a
seconda
della
distanza
,
vi
furono
molti
che
gridarono
all
'
ingiustizia
.
Fu
risposto
trionfalmente
che
,
a
voler
far
pagare
tariffe
diverse
,
si
perdeva
tanto
tempo
per
controllare
e
pesare
ogni
singola
lettera
e
misurare
le
distanze
,
che
lo
speditore
da
Milano
a
Monza
avrebbe
bensì
ora
la
soddisfazione
di
veder
pagare
5
lire
al
compaesano
speditore
della
lettera
a
Girgenti
,
ma
a
costo
di
pagar
lui
stesso
50
centesimi
e
di
sapere
che
la
lettera
sarebbe
ricevuta
a
destinazione
con
tre
o
quattro
giorni
di
ritardo
.
Così
è
:
il
buon
mercato
dei
25
centesimi
si
ottiene
solo
a
prezzo
dell
'
apparente
ingiustizia
di
pagare
tutti
la
medesima
somma
.
Parimenti
,
chi
ha
un
reddito
solo
di
750
lire
all
'
anno
può
impazientirsi
nel
vedere
i
redditi
altrui
più
alti
di
1630
ed
11700
lire
.
Ma
la
sua
è
una
impazienza
infondata
.
Se
questa
sperequazione
non
esistesse
,
il
suo
reddito
non
sarebbe
di
750
lire
.
No
.
Questo
è
un
semplice
risultato
aritmetico
di
una
divisione
,
in
cui
si
suppone
il
fattore
dividendo
immutato
.
Nella
realtà
,
se
si
facesse
la
divisione
in
parti
uguali
,
il
dividendo
non
rimarrebbe
immutato
.
Se
ne
sono
accorti
i
comunisti
russi
quando
hanno
veduto
che
la
produzione
andava
a
rotta
di
collo
se
non
si
provvedeva
a
dare
stipendi
e
poteri
adeguati
ai
tecnici
ed
ai
dirigenti
.
Se
si
tolgono
le
remunerazioni
maggiori
ai
più
abili
e
ai
più
volonterosi
,
il
quoziente
comune
non
sarebbe
,
non
che
di
1220
lire
,
neppure
l
'
altro
di
750
lire
.
Probabilmente
si
ridurrebbe
alla
metà
,
al
terzo
,
al
quarto
.
La
scelta
non
è
fra
l
'
avere
750
ovvero
1220
lire
;
ma
tra
il
riconoscere
la
necessità
e
la
giustizia
delle
cifre
differenti
di
11700
,
1630
e
750
lire
ovvero
l
'
adattarsi
alle
300
od
alle
200
lire
e
forse
meno
per
tutti
.
Ciò
non
solo
rispetto
ai
salari
differenti
per
diversi
lavori
,
ma
ai
compensi
per
il
capitale
.
Le
11
700
lire
di
reddito
individuale
di
cui
,
secondo
Cicerin
,
la
classe
ricca
gode
in
Inghilterra
,
si
hanno
e
durano
solo
finché
ed
a
condizione
che
la
medesima
classe
ricca
non
consumi
e
non
goda
le
sue
11700
lire
,
ma
ne
dedichi
una
parte
ed
una
parte
notevole
al
risparmio
.
Questo
è
il
segreto
della
prosperità
inaudita
a
cui
l
'
economia
mondiale
era
giunta
prima
della
guerra
:
l
'
esistenza
di
una
classe
,
la
cui
forza
e
la
cui
potenza
era
condizionata
assolutamente
al
servigio
che
essa
rendeva
alla
società
intiera
col
rinunciare
al
godimento
di
una
parte
dei
propri
redditi
.
Cicerin
nel
suo
grottesco
linguaggio
di
rimasticatore
del
famigerato
primo
capitolo
del
Capitale
di
Carlo
Marx
descrive
la
società
occidentale
composta
di
moltitudini
lavoranti
a
beneficio
di
una
oligarchia
di
capitalisti
.
È
necessario
dire
che
tutto
ciò
è
un
frusto
sofisma
;
che
il
capitale
non
vive
affatto
a
spese
d
'
altri
;
che
è
altrettanto
legittima
la
remunerazione
data
al
risparmio
come
quella
data
al
lavoro
;
che
il
voler
negare
il
4
od
il
5%
od
altro
saggio
corrente
al
capitale
equivale
a
negare
l
'
attuale
compenso
al
lavoro
;
che
il
voler
togliere
le
11700
lire
di
reddito
al
ricco
,
significa
ridurre
la
porzione
del
povero
da
750
a
300
o
200
lire
.
Come
è
accaduto
in
Russia
e
come
accadrà
sempre
ineluttabilmente
,
ovunque
si
voglia
ripetere
il
medesimo
esperimento
.
Il
vero
pericolo
non
è
nella
differenza
dei
redditi
e
nel
compenso
al
capitale
;
è
nella
differenza
che
in
talune
società
si
incontra
tra
pochi
esorbitatamente
ricchi
e
moltitudini
di
poveri
privi
di
ogni
fortuna
.
Questa
era
in
parte
la
situazione
socialmente
pericolosa
della
Russia
,
dove
mancava
una
diffusa
classe
media
e
dove
ad
una
classe
latifondista
ed
industriale
strapotente
si
contrapponeva
un
contadiname
collettivista
ignorante
ed
un
proletariato
cittadino
facile
alle
esaltazioni
.
Se
la
crisi
sociale
cominciata
nel
1917
in
Russia
rimedierà
a
questa
situazione
instabile
,
creando
una
nazione
di
piccoli
proprietari
a
decine
di
milioni
,
di
ex
bolscevichi
divenuti
borghesi
e
di
tecnici
trasformati
in
industriali
intraprendenti
,
ossia
se
essa
creerà
una
società
simile
a
quella
occidentale
,
essa
finirà
per
essere
socialmente
benefica
.
In
occidente
,
in
Germania
,
in
Italia
,
in
Francia
ed
in
Inghilterra
non
abbiamo
bisogno
di
passare
attraverso
a
questa
crisi
.
La
trasformazione
sociale
è
già
avvenuta
.
I
poveri
sono
meno
poveri
che
in
Russia
;
i
ricchi
sono
meno
isolati
e
meno
emergenti
ed
in
mezzo
esiste
un
vastissimo
e
profondo
strato
medio
,
di
cui
in
Russia
non
si
aveva
alcuna
traccia
.
In
occidente
occorre
e
basta
che
la
evoluzione
economica
naturale
ed
una
saggia
legislazione
continuino
a
smussare
gli
angoli
,
a
temperare
le
punte
estreme
e
ad
accentuare
il
carattere
di
democrazia
varia
,
progressiva
,
intraprendente
per
capitali
nuovi
e
produttiva
per
lavoro
esperto
che
innanzi
alla
guerra
essa
stava
assumendo
in
maniera
ognora
più
accentuata
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
10
aprile
-
Nella
grandiosa
sala
superiore
della
Scuola
Grande
di
San
Rocco
ieri
sera
si
è
inaugurato
il
XXIV
Festival
musicale
veneziano
,
quest
'
anno
diretto
da
Mario
Labroca
.
La
tradizione
di
cominciare
con
uno
spettacolo
teatrale
è
stata
parzialmente
rispettata
,
perché
di
teatro
si
può
appena
parlare
per
le
due
opere
prescelte
:
Il
diluvio
di
Noè
di
Britten
è
una
sacra
rappresentazione
nuova
per
l
'
Italia
,
mentre
La
via
della
Croce
,
«
novità
assoluta
»
di
Ghedini
su
testi
di
Nicola
Lisi
,
si
può
definire
naturalmente
come
un
«
mistero
»
.
Il
diluvio
di
Noè
è
il
rifacimento
di
una
di
quelle
rappresentazioni
bibliche
del
Chester
Miracle
che
nel
Cinquecento
inglese
venivano
portate
in
giro
da
un
assai
primitivo
carro
di
Tespi
.
Le
esigenze
sceniche
erano
minime
.
Britten
ha
scritto
la
sua
opera
per
personaggi
adulti
e
bambini
e
per
un
'
orchestra
in
cui
accanto
a
professionisti
figurano
dilettanti
che
suonano
violini
,
strumenti
a
percussione
,
campanelli
a
mano
e
trombe
.
In
questi
spettacoli
medioevali
il
pubblico
(
o
meglio
le
congregazioni
)
prendeva
parte
all
'
azione
e
si
univa
al
coro
intonando
il
canto
.
Nulla
di
simile
,
naturalmente
,
ieri
sera
.
Il
coro
era
quello
della
Fenice
istruito
da
Sante
Zanon
,
e
dello
stesso
teatro
era
l
'
orchestra
diretta
da
Ettore
Gracis
.
Il
testo
è
tradotto
in
italiano
da
Piero
Nardi
e
l
'
adattamento
ritmico
è
opera
del
Nardi
e
di
Raffaele
Cumar
.
E
già
che
ci
siamo
aggiungiamo
i
nomi
del
regista
(
Giulio
Pacuvio
)
e
dello
scenografo
(
Gianrico
Becher
)
.
Il
breve
,
intenso
spettacolo
,
di
un
primitivismo
anche
musicalmente
assai
prezioso
ci
fa
assistere
alla
costruzione
dell
'
arca
di
Noè
dopo
l
'
annuncio
divino
,
al
diluvio
,
all
'
imbarco
di
Noè
e
di
sua
moglie
(
questa
assai
riluttante
)
,
nonché
di
Seni
,
Cam
e
Iafet
e
delle
loro
rispettive
consorti
.
Non
è
dimenticata
neppure
una
larga
rappresentanza
delle
varie
specie
zoologiche
,
l
'
arcobaleno
,
il
volo
della
colomba
che
annuncia
la
fine
del
diluvio
tornando
all
'
arca
col
ramoscello
d
'
olivo
;
e
ha
grande
rilievo
la
voce
di
Dio
,
affidata
alla
tonante
recitazione
di
Annibale
Ninchi
.
La
musica
di
Britten
,
tempestosa
nella
descrizione
del
diluvio
,
onomatopeica
quando
riproduce
le
voci
degli
animali
,
talvolta
umoristica
nelle
scene
di
carattere
,
è
in
complesso
degna
dell
'
autore
del
Giro
di
vite
,
bilanciata
com
'
è
tra
il
sacro
e
il
profano
.
E
il
lavoro
,
assai
poco
adatto
al
salone
che
lo
ospitava
,
è
stato
assai
applaudito
anche
per
merito
degli
interpreti
:
il
basso
Clabassi
,
il
tenore
Andreolli
,
e
le
signore
Garazioti
,
Benetti
,
Eggenberger
,
Fornaro
,
Marangoni
,
Zuliani
.
Il
secondo
spettacolo
(
se
tale
può
chiamarsi
La
via
della
Croce
)
è
formato
da
testi
di
Nicola
Lisi
sul
mistero
della
Passione
affidati
a
molte
voci
recitanti
.
A
sfondo
sonoro
di
queste
voci
Giorgio
Federico
Ghedini
ha
posto
canti
gregoriani
rituali
della
Settimana
Santa
per
coro
,
inquadrando
il
tutto
con
musiche
originali
sue
per
archi
e
coro
di
donne
.
Anche
qui
il
complesso
d
'
archi
era
diretto
da
Gracis
e
la
minima
regia
necessaria
era
affidata
a
Giovanni
Poli
.
Hanno
contribuito
ai
cori
La
Fenice
e
i
monaci
benedettini
di
San
Giorgio
Maggiore
.
Malgrado
l
'
inevitabile
monotonia
della
parte
recitata
,
la
musica
del
Ghedini
è
sembrata
di
elevata
ispirazione
,
tale
da
concludere
in
un
'
atmosfera
di
solenne
religiosità
e
con
pieno
successo
una
serata
inaugurale
forse
voluta
tale
per
fare
da
contrappeso
al
nuovo
lavoro
scenico
Intolleranza
1960
di
Luigi
Nono
,
che
si
rappresenterà
giovedì
prossimo
e
che
sembra
ispirato
a
un
aperto
laicismo
«
progressista
»
.
Il
festival
si
annuncia
assai
interessante
,
durerà
sino
alla
fine
del
mese
.
Vi
prenderanno
parte
l
'
orchestra
sinfonica
della
1360
,
l
'
orchestra
da
camera
di
Cracovia
(
mai
apparsa
al
festival
veneziano
)
,
l
'
orchestra
milanese
della
Radiotelevisione
italiana
,
il
gruppo
Melos
di
Londra
.
Un
concerto
-
profilo
sarà
dedicato
a
Hindemith
,
una
intera
serata
ricorderà
Respighi
nel
venticinquesimo
anniversario
della
morte
.
Inoltre
,
da
domani
a
tutto
il
giorno
13
,
si
svolgerà
nel
salone
dell
'
ala
neoclassica
dell
'
isola
di
San
Giorgio
il
Congresso
internazionale
di
musica
sperimentale
.
Ascolteremo
molte
musiche
non
tutte
ultramoderne
e
saranno
relatori
Piene
Schaeffer
,
Roman
Vlad
e
Luigi
Rognoni
.
Danno
il
loro
contributo
ben
nove
Studi
di
fonologia
.
Ma
l
'
apporto
della
Fondazione
Cini
a
questo
festival
non
si
ferma
qui
.
Sarà
una
sorpresa
per
tutti
il
concerto
di
musiche
polifoniche
di
Ioseffo
Zarlini
(
1517-1590
)
eseguite
dal
Monteverdi
Chor
di
Amburgo
.
È
un
prezioso
dono
che
solo
la
Fondazione
Cini
poteva
darci
.
StampaQuotidiana ,
In
Europa
,
oh
yes
,
ma
biascicando
e
bofonchiando
.
Non
è
una
mortadella
,
quell
'
ultimo
premier
che
sabato
sera
si
è
affacciato
a
reti
unificate
per
celebrare
l
'
euro
.
L
'
osso
c
'
è
.
Ci
voleva
poco
a
capirlo
.
Conosce
i
suoi
dossier
.
Sa
navigare
.
Una
fortuna
sfacciata
(
e
forse
meritata
)
lo
ha
sempre
assistito
.
È
il
re
del
think
-
positive
,
del
vi
-
faccio
-
vedere
-
io
,
ma
anche
della
modestia
affettata
,
delle
braghe
ciclistiche
fascianti
su
coscione
potenti
,
della
sana
e
pingue
cultura
bolognese
.
È
fondamentalmente
onesto
,
sebbene
abbia
agito
talvolta
,
come
tutti
,
da
vero
furbacchione
.
Ma
di
che
carne
sia
fatto
è
ancora
un
mistero
.
Nel
bofonchio
solenne
di
Romano
Prodi
,
così
diverso
dalla
perfetta
e
ostica
dizione
di
Craxi
,
dalla
pigolante
e
corriva
loquela
andreottiana
,
dal
cortese
timbro
tenorile
della
voce
di
Berlusconi
,
dalle
taglienti
e
ambiziose
perfidie
di
D
'
Alema
,
si
riflette
al
millimetro
la
nuova
Italia
.
Solida
,
ma
senza
ambizione
.
Serena
,
ma
grigia
.
Ben
pasciuta
,
e
probabilmente
equilibrata
,
ma
non
ricca
.
Amministrata
,
ma
non
governata
.
Civile
e
matura
,
ma
non
generosa
.
Perché
Prodi
dà
a
vedere
,
per
come
parla
,
per
come
guarda
,
per
come
si
propone
alla
telecamera
,
per
la
scelta
dei
tempi
e
dei
ritmi
,
che
l
'
Ulivo
è
disposto
a
sudarsi
la
partita
del
potere
,
che
il
governo
dei
capoclasse
non
cederà
facilmente
il
passo
a
nessuno
,
nemmeno
a
quel
minaccioso
Franti
che
si
chiama
D
'
Alema
,
ma
non
manterrà
più
di
quel
che
ha
promesso
:
la
riduzione
della
politica
a
sano
condominio
,
il
taedium
rei
publicae
elevato
a
sistema
,
la
continuità
e
la
durata
come
metro
esclusivo
del
successo
.
Quando
lo
si
ascolta
biascicare
da
professore
-
curato
la
sua
filosofia
di
vita
,
quando
evoca
i
«
sorci
verdi
»
e
celebra
cesarianamente
i
trionfi
in
Campidoglio
,
quando
agita
divertito
e
un
po
'
goffo
il
suo
testone
pieno
di
buone
cose
,
informazioni
,
un
testone
documentato
e
bonario
;
oppure
quando
s
'
impenna
,
scalcia
cattivo
,
disprezza
l
'
avversario
,
mette
da
parte
la
merenda
e
preferisce
lasciarla
andare
a
male
che
condividerla
con
i
suoi
compagni
:
è
allora
che
Prodi
rivela
la
poca
anima
,
il
poco
spirito
e
la
molta
buona
e
grassa
materia
di
cui
è
fatto
il
governo
di
centrosinistra
,
titolare
di
una
curatela
degli
interessi
degli
italiani
più
che
guida
del
paese
.
Era
destino
che
finisse
così
,
provvisoriamente
.
In
fondo
gli
inglesi
in
questi
anni
hanno
formalizzato
la
più
straordinaria
rivoluzione
del
secolo
,
quella
liberale
.
I
tedeschi
hanno
cambiato
la
geografia
europea
e
tutti
i
termini
del
nostro
futuro
,
con
la
riunificazione
.
I
francesi
hanno
giocato
con
il
socialisme
aux
couleurs
de
la
France
e
celebrato
il
bicentenario
.
Gli
spagnoli
hanno
fondato
una
democrazia
.
E
noi
?
Noi
abbiamo
approfittato
,
come
sempre
,
degli
eventi
;
ci
siamo
issati
come
un
nano
pieno
di
debiti
sulle
spalle
del
gigante
Europa
,
e
saremo
tra
coloro
che
raccoglieranno
alla
fine
i
frutti
migliori
.
Ma
con
molta
modestia
e
con
una
classe
dirigente
che
assomiglia
a
un
consiglio
d
'
istituto
,
con
tutto
il
rispetto
per
il
signor
preside
e
per
la
sua
arte
di
comunicare
borbottando
.
StampaQuotidiana ,
È
principio
di
diritto
razionale
che
chi
rompe
la
pace
perde
la
pace
.
La
società
internazionale
si
regge
sulla
osservanza
reciproca
dei
trattati
e
delle
norme
e
consuetudini
degli
Stati
:
donde
uno
stato
di
equilibrio
instabile
e
delicatissimo
di
rapporti
.
Data
la
solidarietà
e
l
'
interessenza
dei
rapporti
economici
e
culturali
nella
società
moderna
,
tutte
le
nazioni
sono
legate
l
'
una
a
l
'
altra
.
La
rottura
dell
'
equilibrio
cagionata
dall
'
urto
violento
di
una
nazione
si
ripercuote
in
tutte
le
altre
.
Di
maniera
che
se
è
vero
che
chi
rompe
la
pace
perde
la
pace
,
non
è
meno
vero
,
nel
campo
internazionale
,
che
tutte
le
nazioni
che
subiscono
i
contraccolpi
diretti
o
indiretti
dello
stato
di
guerra
perdono
la
pace
.
La
pace
esiste
fino
al
momento
in
cui
tutti
gli
stati
la
vogliono
e
la
conservano
.
Cessata
per
uno
,
cessa
per
tutti
gli
altri
.
Anche
lo
«
stato
di
neutralità
»
è
una
conseguenza
dello
stato
di
guerra
,
e
partecipa
della
natura
dello
stato
di
guerra
.
Non
per
niente
tutti
sostengono
a
proposito
della
neutralità
italiana
che
essa
vuole
essere
e
dev
'
essere
armata
e
guardinga
.
Questa
in
breve
la
concezione
e
la
fisionomia
dell
'
ordine
giuridico
internazionale
.
E
quando
dico
ordine
giuridico
voglio
dire
ordine
statico
ed
estrinseco
di
rapporti
di
pura
meccanica
coesistenza
.
Domando
:
l
'
internazionale
socialistica
obbediva
,
obbedisce
al
principio
della
meccanica
coesistenza
o
del
puro
ordine
giuridico
e
statico
dei
rapporti
fra
proletariato
e
proletariato
?
O
,
invece
,
se
è
,
o
se
era
,
una
internazionale
socialistica
,
obbedisce
,
e
obbediva
,
al
principio
della
interna
coesione
e
coestensione
morale
di
tutti
i
proletariati
del
mondo
,
a
un
principio
insomma
non
di
ordine
statico
e
meccanico
,
ma
dinamico
e
spirituale
?
Nella
prima
ipotesi
,
è
logico
il
rinchiudersi
di
ogni
proletariato
nel
suo
sacro
egoismo
meccanico
nazionale
.
Il
legame
internazionale
tra
operai
francesi
,
italiani
,
tedeschi
,
inglesi
,
russi
,
vige
fin
quando
dura
lo
stato
di
equilibrio
.
Rotto
l
'
equilibrio
,
ogni
proletariato
rientra
in
se
stesso
e
si
rinserra
nei
propri
confini
.
Non
è
chi
non
vede
che
in
questo
modo
il
proletariato
scimmiotta
la
politica
e
la
diplomazia
degli
stati
,
politica
gelata
senza
sangue
e
senza
cuore
,
ma
tutto
calcolo
gelido
di
interessi
e
di
rapporti
da
comporre
superata
la
crisi
in
un
nuovo
equilibrio
statico
.
Ma
questa
è
statica
e
meccanica
di
rapporti
,
non
dinamica
etica
e
pedagogica
.
Si
presenta
il
problema
:
il
socialismo
è
etica
o
meccanica
,
riposo
o
movimento
e
attesa
accettazione
del
fatto
compiuto
o
rivolta
?
Non
si
dura
nessuna
fatica
,
non
c
'
è
nessun
merito
,
se
i
proletariati
di
tutti
i
paesi
vanno
di
accordo
quando
gli
stati
(borghesi...)
rispettivi
vanno
d
'
accordo
.
L
'
amicizia
internazionale
dei
proletariati
è
un
riverbero
dell
'
equilibrio
internazionale
degli
stati
,
è
un
rimbalzo
,
una
conseguenza
,
un
imprestito
.
Cessato
l
'
accordo
degli
Stati
.
non
vigendo
nessun
principio
etico
,
veramente
internazionale
,
è
logica
la
bancarotta
dell
'
internazionalismo
operaio
.
Dunque
voi
socialisti
internazionalisti
e
neutralisti
seguite
le
leggi
della
diplomazia
e
dei
calcoli
diplomatici
?
Ma
proprio
quando
l
'
internazionale
è
infranta
e
oltraggiata
dagli
stati
,
dovete
lavorare
per
ricomporla
dinamicamente
.
E
lavorare
significa
,
in
questo
caso
,
non
tenervi
ad
uno
stato
di
inerzia
dentro
i
propri
egoistici
confini
,
ma
se
si
è
veramente
ed
eticamente
internazionalisti
,
dare
qualche
cosa
di
se
stessi
per
aiutare
gli
operai
delle
altre
nazioni
.
E
l
'
internazionalismo
dei
veri
e
non
dei
falsi
e
sedicenti
socialisti
è
,
o
era
,
etico
e
non
economico
e
diplomatico
.
Grazie
tanto
!
voi
andavate
di
accordo
prima
della
guerra
con
gli
operai
francesi
,
inglesi
,
tedeschi
...
Ma
era
facile
allora
l
'
accordo
;
e
,
in
fondo
,
non
davate
niente
del
vostro
,
oppure
non
davate
in
perdita
.
Ma
è
venuto
il
momento
vero
del
volersi
e
del
farsi
bene
internazionalmente
con
le
prove
del
fuoco
e
del
sangue
,
e
voi
vi
siete
internazionalmente
squagliati
e
vi
siete
internazionalmente
chiusi
in
voi
stessi
,
pacificamente
neutralisteggiando
.
Ossia
:
avete
detto
:
il
Partito
socialista
d
'
Italia
deve
ricomporre
il
Bureau
Internationale
trasportandolo
da
Bruxelles
a
Roma
(
?
)
con
la
presenza
del
dott
.
Sudekum
,
reinstaurando
quel
famoso
sinedrio
di
imbecillità
e
cretinismo
internazionale
che
oggi
fa
ridere
...
soltanto
.
Siete
o
no
diplomatici
?
Poi
dite
che
no
...
A
questo
si
riduce
il
vostro
internazionalismo
.
Se
professaste
l
'
altro
,
se
foste
convinti
che
vero
internazionalista
è
colui
che
non
se
ne
sta
a
casa
sua
a
guardare
la
roba
sua
ma
colui
che
vede
gli
altri
e
ama
gli
altri
più
o
almeno
come
se
stesso
,
fareste
qualche
cosa
per
risollevare
l
'
internazionale
dando
la
mano
socialisticamente
a
operai
francesi
,
belgi
,
ecc
.
,
ecc
.
Lo
so
,
la
guerra
ha
rovinato
tutto
,
ma
appunto
perciò
,
appunto
per
la
guerra
dovreste
lavorare
internazionalmente
.
Se
no
,
come
dicevo
,
la
vostra
internazionale
di
ieri
era
non
altro
che
un
riflesso
della
falsa
ed
esterna
meccanica
internazionale
degli
Stati
borghesi
.
Non
si
sfugge
.
Perché
proclamate
l
'
inerzia
e
la
neutralità
?
Perché
?
Voi
rispondete
:
C
'
è
la
guerra
,
e
non
vogliamo
partecipare
alla
guerra
esaltandoci
e
contaminandoci
.
La
morale
degli
impotenti
.
Vero
?
La
guerra
c
'
è
.
E
se
c
'
è
per
uno
,
c
'
è
per
tutti
.
E
egoista
e
malvagio
colui
che
la
vuole
fare
ricadere
sugli
altri
per
la
salvezza
ipernazionale
della
propria
pelle
.
Se
era
vero
e
sentito
il
vostro
amore
internazionale
verso
gli
operai
degli
altri
paesi
,
questo
era
il
momento
di
osservarlo
con
le
opere
.
L
'
accordo
non
costa
caro
in
tempi
di
pace
,
in
condizioni
di
equilibrio
statico
ed
economico
,
non
costa
molto
,
e
quindi
ha
vero
valore
,
in
tempi
di
guerra
,
di
crisi
e
di
dinamismo
storico
e
morale
.
Uscite
alla
luce
,
e
aiutate
gli
operai
degli
altri
paesi
se
dell
'
internazionalismo
operaio
oltre
al
nome
conservate
ancora
lo
spirito
.
Se
rimanete
ancora
nella
inerzia
oltre
a
conservare
la
vostra
adesione
al
sistema
egoistico
e
meccanico
della
diplomazia
borghese
,
voi
affermate
che
è
l
'
essenziale
un
'
altra
cosa
;
questa
:
Non
vogliamo
prendere
le
armi
,
non
perché
contrari
alla
guerra
,
ma
perché
non
possiamo
andare
contro
i
tedeschi
.
Insomma
voi
volete
l
'
internazionalismo
o
per
tutti
o
per
nessuno
.
Risposta
:
il
vostro
è
un
atteggiamento
farisaico
,
assurdo
in
teoria
,
perché
inconcludente
,
in
pratica
,
perché
impotente
.
Sciogliete
la
reticenza
.
Dite
:
i
tedeschi
,
gli
operai
compresi
,
hanno
rotto
la
pace
e
la
devono
pagare
,
e
la
lezione
la
devono
avere
anche
i
pretesi
compagni
tedeschi
di
ieri
che
facevano
i
padri
,
i
pedagoghi
e
i
caporioni
dell
'
internazionalismo
,
e
che
oggi
meritano
di
essere
pigliati
a
calci
o
a
fucilate
,
che
è
meglio
.
Parlate
chiaro
.
Dite
:
a
chi
spetta
la
responsabilità
della
guerra
?
Ricordate
l
'
atteggiamento
dei
socialisti
al
Parlamento
tedesco
!
E
se
non
parlate
chiaro
,
per
amor
di
dio
,
non
parlate
in
nome
dell
'
internazionale
contro
la
guerra
,
ma
in
nome
del
vostro
perfetto
addomesticamento
,
diplomatico
;
e
apriti
cielo
,
in
nome
di
von
Bülow
e
del
barone
Macchio
.
StampaQuotidiana ,
I
dirigenti
del
Partito
socialista
,
che
hanno
ancora
una
qualsiasi
capacità
di
raziocinio
,
cominciano
a
sentire
il
peso
e
più
che
il
peso
,
la
vergogna
di
una
formula
assurda
e
anti
-
proletaria
come
è
oggi
la
formula
della
neutralità
assoluta
.
Si
notano
qua
e
là
i
primi
tentativi
di
ribellione
.
Vecchi
compagni
si
dimettono
dal
Partito
,
o
sono
,
più
speditamente
,
cacciati
.
Nei
fogli
settimanali
squillano
le
prime
voci
dei
dissidenti
.
La
riunione
tenutasi
l
'
altra
sera
a
Milano
,
è
un
tentativo
d
'
opposizione
alla
corrente
torbida
del
neutralismo
socialista
,
non
più
inspirata
da
motivi
ideali
,
ma
da
bassi
tornaconti
mercantili
o
da
preoccupazioni
elettoralistiche
.
Non
erano
molti
i
socialisti
riunitisi
l
'
altra
sera
in
via
Circo
,
ma
erano
i
«
notabili
»
del
Partito
;
se
difettava
la
quantità
c
'
era
,
in
compenso
,
la
qualità
.
C
'
erano
i
deputati
,
moltissimi
consiglieri
comunali
,
gli
assessori
quasi
al
completo
,
coll
'
adesione
del
sindaco
;
c
'
era
insomma
la
minoranza
pensante
.
Le
maggioranze
non
possono
pensare
.
Esse
sono
il
numero
,
la
quantità
,
e
perciò
l
'
inerzia
:
sono
il
materiale
greggio
col
quale
si
«
fa
»
e
si
è
fatta
,
in
ogni
tempo
,
la
storia
;
esse
non
sono
mai
o
quasi
mai
tormentate
dal
dubbio
,
assillate
dallo
spasimo
angoscioso
,
ma
salutare
della
ricerca
;
le
mille
trepidazioni
dello
spirito
eternamente
mobile
,
irrequieto
,
indagatore
,
sono
ignote
alle
maggioranze
che
hanno
orizzonti
mentali
circoscritti
.
La
minoranza
pensante
del
socialismo
italiano
non
può
appagarsi
del
grido
di
«
abbasso
la
guerra
»
.
Questo
grido
non
risolve
i
formidabili
problemi
che
la
guerra
ha
posto
sul
tappeto
.
Uomini
che
hanno
sempre
seguito
nella
loro
attività
politica
direttive
realistiche
e
potrei
dire
pragmatistiche
;
uomini
che
hanno
irriso
in
ogni
tempo
le
formule
,
schernito
i
dogmi
,
avute
in
sommo
dispregio
le
fedi
cristallizzate
che
ipotecano
col
presente
l
'
avvenire
;
con
questa
,
le
generazioni
che
saranno
;
uomini
di
tal
fatta
non
potevano
rimanere
a
lungo
e
in
silenzio
nella
«
frateria
»
salmodiante
l
'
abbasso
o
un
evviva
.
Cominciano
a
parlare
.
Ma
sono
in
ritardo
.
E
,
quel
ch
'
è
peggio
,
non
«
osano
»
di
giungere
in
fondo
.
Sentono
di
essere
su
di
un
pericolosissimo
piano
inclinato
e
si
fermano
o
tentano
fermarsi
e
non
s
'
accorgono
che
una
posizione
intermedia
«
statica
»
è
la
più
malagevole
a
mantenersi
e
a
difendere
:
sono
vittime
dunque
del
«
feticcio
»
unitario
?
Quel
Turati
che
in
altri
tempi
si
fece
promotore
di
scissioni
socialiste
per
una
questioncella
nemmeno
paragonabile
da
lontano
al
problema
odierno
dalla
cui
soluzione
dipendono
non
solo
i
destini
d
'
Italia
,
ma
i
destini
del
mondo
,
oggi
in
nome
dell
'
unità
,
accetta
la
compagnia
degli
herveisti
più
sordidi
e
ripugnanti
,
salvo
ad
elevare
qualche
protesta
nelle
piccole
riunioni
di
Partito
.
C
'
è
più
differenza
oggi
fra
herveisti
,
neutralisti
relativi
e
interventisti
,
di
quanta
non
ne
passasse
nel
1913
fra
intransigenti
e
riformisti
.
Si
tratta
di
dissensi
che
investono
fondamentalmente
la
dottrina
del
socialismo
,
le
basi
del
Partito
:
il
fatto
di
accettare
o
no
la
difesa
nazionale
,
trae
seco
una
catena
di
conseguenze
che
spostano
tutto
l
'
asse
ideologico
del
Partito
:
da
una
parte
si
va
alla
concezione
aberrante
del
tolstoianesimo
,
dall
'
altra
si
va
all
'
Armée
nouvelle
del
Jaurès
,
alla
magnifica
sintesi
della
Patria
realtà
insopprimibile
d
'
oggi
coll
'
Internazionale
,
realtà
ineluttabile
di
domani
.
Un
abisso
separa
le
due
concezioni
.
Ma
i
dirigenti
del
Partito
non
«
osano
»
di
guardare
dentro
a
quell
'
abisso
e
di
gettarsi
da
l
'
una
parte
o
dall
'
altra
:
vi
sono
in
gioco
troppe
posizioni
politiche
ed
economiche
acquisite
,
consolidate
;
troppi
collegi
,
troppi
municipi
,
troppe
cooperative
.
Tutto
ciò
è
il
cemento
che
tiene
unite
le
tendenze
non
divergenti
,
ma
assolutamente
antitetiche
che
dividono
oggi
il
Partito
socialista
.
L
'
unità
nasconde
la
più
pericolosa
delle
scissioni
;
pericolosa
perché
ipocrita
,
in
quanto
l
'
unità
è
il
frutto
di
una
reciproca
mortificazione
e
mistificazione
dei
cervelli
e
dei
cuori
.
Ma
poi
,
questi
signori
sono
in
ritardo
.
Prima
,
assai
prima
dovevano
parlare
.
Prima
,
o
almeno
due
mesi
fa
,
quando
fu
montato
il
«
diversivo
»
mussoliniano
,
bisognava
proclamare
in
faccia
a
tutti
i
Lazzari
dell
'
universo
che
«
il
principio
di
nazionalità
non
può
essere
rinnegato
»
,
che
«
il
trionfo
del
principio
di
nazionalità
può
coincidere
con
quello
della
libertà
e
segnare
una
tappa
verso
l
'
internazionalismo
»
;
allora
aveva
un
senso
e
poteva
frenare
la
corsa
pazza
dell
'
herveismo
;
oggi
il
Partito
si
trova
sul
piano
inclinato
e
dovrà
andare
sino
in
fondo
con
tutta
l
'
esibizione
della
sua
miseria
.
Io
ho
l
'
impressione
che
i
neutralisti
relativi
di
via
Circo
abbiano
voluto
più
che
altro
salvarsi
la
coscienza
;
non
avere
dei
rimorsi
;
anticipare
una
debita
scissione
di
responsabilità
,
onde
poter
dire
domani
,
qualora
il
movimento
dei
gruppi
catechizzati
e
abbrutiti
da
tanta
propaganda
,
sboccasse
nella
rivolta
sterile
o
nel
disastro
nazionale
:
noi
eravamo
dei
neutralisti
relativi
...
Non
c
'
entriamo
!
E
sarà
il
grottesco
che
si
unirà
al
tragico
...
Delle
due
l
'
una
:
o
questa
propaganda
contro
«
ogni
»
guerra
è
seria
e
non
una
semplice
commedia
e
allora
essa
non
può
avere
che
un
obiettivo
pratico
:
impedire
ad
ogni
costo
la
guerra
,
qualunque
guerra
.
Magari
con
uno
sciopero
generale
.
O
questa
propaganda
non
ha
obiettivi
pratici
,
ma
è
una
pura
blaterazione
o
ruminazione
comiziale
e
in
questo
caso
i
suoi
risultati
non
sono
meno
perniciosi
,
in
quanto
crea
e
mantiene
uno
«
stato
d
'
animo
negativo
»
fra
quelle
masse
che
domani
dovrebbero
colle
baionette
salvare
quel
principio
di
nazionalità
che
i
neutralisti
«
relativi
»
alla
Turati
non
vogliono
rinnegare
.
Ancora
.
Se
il
principio
di
nazionalità
non
«
deve
»
essere
rinnegato
,
se
è
opera
socialista
«
non
»
opporsi
«
a
che
l
'
Italia
possa
ottenere
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
»
,
sarà
opera
tanto
più
socialista
agitarsi
perché
siano
garantite
all
'
Italia
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
.
La
«
non
»
opposizione
,
cioè
l
'
inazione
,
è
socialista
?
Ma
allora
l
'
azione
lo
è
di
più
.
Lo
è
sempre
di
più
.
Si
comprenderebbe
la
«
non
opposizione
»
quando
ci
fosse
in
Italia
una
borghesia
all
'
altezza
della
sua
missione
storica
che
è
il
conseguimento
dell
'
unità
nazionale
;
ma
tale
borghesia
manca
;
la
causa
della
neutralità
,
insieme
cogli
herveisti
del
socialismo
,
trova
i
suoi
campioni
validissimi
nei
ceti
mercantili
e
professionistici
della
borghesia
.
Si
comprenderebbe
la
«
non
opposizione
»
,
o
amico
Marangoni
,
quando
si
trattasse
«
soltanto
»
del
nostro
problema
nazionale
,
ma
v
'
è
un
'
altra
posta
,
nel
giuoco
,
ed
è
la
posta
suprema
:
si
tratta
della
libertà
o
della
schiavitù
d
'
Europa
;
bisogna
scegliere
fra
il
berretto
frigio
o
l
'
elmo
a
chiodo
;
fra
il
consolidarsi
degli
istituti
feudali
e
monarchici
col
trionfo
degli
imperi
centrali
ed
il
frantumarsi
insieme
con
quelli
di
tutte
o
molte
catene
.
Forse
non
saremmo
«
interventisti
»
se
si
trattasse
soltanto
di
«
ottenere
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
per
l
'
Italia
»
,
ma
insieme
con
ciò
,
v
'
è
il
più
,
il
meglio
:
tutto
il
resto
:
il
reale
e
l
'
ideale
:
la
nazione
e
il
socialismo
.
Non
opporsi
,
che
cosa
significa
,
in
fondo
?
Collaborazione
passiva
.
Accettazione
.
Non
può
ridursi
a
questo
il
compito
del
socialismo
nell
'
ora
più
calamitosa
della
storia
.
Negli
altri
paesi
in
Francia
,
in
Germania
,
nel
Belgio
,
in
Inghilterra
i
socialisti
hanno
preso
le
loro
tremende
responsabilità
,
come
protagonisti
e
non
già
come
semplici
«
comparse
»
passive
del
dramma
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
14
aprile
-
La
novità
attesa
con
febbrile
impazienza
dagli
ammiratori
di
Luigi
Nono
è
apparsa
stasera
,
alla
Fenice
,
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
e
col
concorso
dell
'
orchestra
della
BBC
.
Il
titolo
è
Intolleranza
1960
,
autore
del
libretto
lo
slavista
Angelo
Maria
Ripellino
.
Il
testo
originale
del
librettista
ha
subito
una
drastica
potatura
:
da
trentanove
a
nove
pagine
,
accettando
la
definizione
non
di
dramma
,
ma
di
«
idea
»
,
e
il
tutto
si
presenta
come
un
'
azione
scenica
che
molto
richiede
al
gioco
delle
luci
,
alla
lanterna
magica
e
a
effetti
elettronici
.
Registrata
in
precedenza
a
Milano
,
perché
ineseguibile
direttamente
,
era
la
parte
corale
,
diffusa
poi
da
altoparlanti
disposti
in
ogni
parte
della
sala
:
il
che
dovrebbe
produrre
effetti
spaziali
,
ma
porta
con
sé
anche
fastidiosi
strascichi
di
echi
e
rende
problematica
la
sincronia
del
nastro
con
l
'
orchestra
.
L
'
impressione
generale
dello
spettacolo
è
subito
quella
di
una
laboriosa
macchina
visivo
-
uditiva
,
dalla
quale
è
quasi
inevitabile
che
lo
spettatore
-
auditore
si
ritragga
con
una
certa
diffidenza
.
Viene
in
mente
la
frase
di
Tolstoj
:
«
Andreev
vuole
farci
paura
,
ma
noi
non
abbiamo
paura
»
.
Luigi
Nono
,
invece
,
ci
fa
paura
,
ma
non
solo
per
il
triste
destino
del
suo
personaggio
:
l
'
Emigrante
;
ci
fa
paura
per
il
suo
progressivo
aderire
a
quell
'
avanguardia
industrializzata
alla
quale
egli
sacrifica
il
suo
forte
talento
di
musicista
.
Sacrificio
,
è
inutile
dirlo
,
compiuto
in
buona
fede
e
con
le
più
nobili
intenzioni
.
Ma
vediamo
come
si
svolge
lo
spettacolo
,
perché
non
di
altro
si
tratta
.
Sul
palcoscenico
è
posto
un
corridoio
di
cavalli
di
frisia
,
verticale
alla
buca
del
suggeritore
:
sulle
assi
dei
cavalletti
si
adagia
una
piattaforma
che
può
avanzare
e
indietreggiare
;
e
su
questa
piattaforma
si
muovono
,
ma
non
sempre
,
i
personaggi
.
Può
accadere
che
l
'
Emigrante
protagonista
sia
sospeso
su
un
'
altalena
alta
sulla
piattaforma
.
Intorno
,
al
disopra
e
ai
lati
di
questa
costruzione
si
alzano
e
si
abbassano
schermi
mobili
in
forma
di
palloni
o
di
triangoli
o
di
strisce
o
di
irregolari
parallelepipedi
;
e
su
tali
lacerti
di
schermo
la
lanterna
magica
proietta
senza
risparmio
immagini
visive
di
Emilio
Vedova
e
,
talvolta
,
sullo
schermo
centrale
,
l
'
intera
opera
sua
,
con
innegabili
effetti
di
suggestione
;
e
,
anzi
,
per
essere
giusti
,
con
uno
straordinario
effetto
nella
scena
finale
dell
'
alluvione
.
Che
cosa
accade
all
'
Emigrante
?
Lo
sappiamo
leggendo
ciò
che
sopravvive
del
libretto
,
perché
le
sue
parole
e
le
parole
di
tutti
,
compreso
il
coro
ed
escluso
qualche
accento
del
basso
Italo
Tajo
,
restano
incomprensibili
.
L
'
Emigrante
è
dapprima
minatore
.
Impreca
al
suo
triste
destino
,
respinge
le
proteste
d
'
amore
di
una
sua
donna
e
si
mette
in
viaggio
per
tornare
in
patria
.
Nelle
scene
successive
,
egli
si
trova
ad
assistere
a
un
comizio
antinazista
,
viene
arrestato
,
torturato
e
portato
in
un
campo
di
concentramento
dal
quale
riesce
a
fuggire
.
Il
primo
quadro
finisce
con
un
duetto
tra
il
fuggiasco
e
un
non
meglio
identificato
«
ribelle
»
.
Nel
secondo
quadro
,
l
'
Emigrante
si
aggira
tra
proiezioni
,
voci
,
mimi
«
simboleggianti
le
assurdità
della
vita
contemporanea
»
.
La
scena
culmina
in
una
grande
esplosione
:
la
bomba
di
Hiroshima
,
commentata
dal
canto
di
una
donna
,
la
«
compagna
»
dell
'
Emigrante
,
che
inneggia
alla
vita
e
all
'
amore
e
alla
fraternità
,
beni
perduti
dall
'
uomo
imbestiato
.
Ma
la
pronuncia
della
compagna
,
che
dovrebbe
farci
sentire
un
canto
di
allegri
rigogoli
(
la
signora
Katherine
Gayer
,
condannata
a
proibitivi
intervalli
)
ci
lascia
all
'
oscuro
di
tutto
.
Seguono
episodi
di
violenza
,
immagini
di
fanatismo
razziale
,
contro
cui
l
'
Emigrante
e
la
compagna
si
scagliano
.
Infine
,
i
due
viaggiatori
giungono
a
un
gran
fiume
in
piena
,
l
'
inondazione
dominando
tutto
e
tutti
,
mentre
la
voce
di
uno
speaker
dice
:
«
Il
Governo
ha
provveduto
,
la
colpa
è
del
metano
»
.
Si
abbassa
una
saracinesca
,
sulla
quale
sono
proiettate
parole
di
Brecht
:
«
Voi
che
siete
immersi
dai
gorghi
dove
fummo
travolti
,
pensate
anche
ai
tempi
bui
da
cui
siete
scampati
.
Andammo
noi
,
più
spesso
cambiando
paese
che
scarpe
,
attraverso
guerre
di
classe
,
disperati
,
quando
solo
l
'
ingiustizia
c
'
era
.
Voi
,
quando
sarà
venuta
l
'
ora
che
all
'
uomo
un
aiuto
sia
l
'
uomo
,
pensate
a
noi
con
indulgenza
»
.
A
dare
un
senso
musicale
al
mutilato
canovaccio
ha
provveduto
Nono
con
una
agghiacciante
dovizia
di
mezzi
timbrici
,
talvolta
accresciuti
dal
concorso
dell
'
elettrofonia
.
E
qui
,
in
fatto
di
ricerche
acustiche
,
egli
raggiunge
risultati
impressionanti
.
Razionalmente
condotto
,
seriale
anche
nelle
strutture
,
l
'
ordigno
non
risparmia
nulla
per
riempire
le
nostre
orecchie
di
una
cosmico
-
politico
-
esistenziale
desolazione
.
Ma
l
'
orecchio
si
abitua
presto
:
apprezza
al
giusto
la
parte
corale
in
cui
le
dissonanze
si
fondono
in
un
blocco
unico
,
ma
poco
dopo
,
quando
entrano
in
scena
personaggi
che
dovrebbero
esprimere
sentimenti
umani
,
l
'
orecchio
è
già
«
mitridatizzato
»
,
l
'
orrore
fa
posto
alla
curiosità
e
la
curiosità
è
sostituita
dal
senso
di
assistere
a
una
pura
esercitazione
accademica
,
rispettabile
senza
dubbio
,
destinata
certamente
ad
avere
libero
corso
in
teatri
stranieri
di
eccezione
,
ma
pur
sempre
gravata
dall
'
equivoco
di
sollecitare
l
'
emozione
poetica
con
la
sola
esasperazione
del
fatto
tecnico
inteso
come
produttore
di
stimoli
fisici
.
È
come
se
un
poeta
volesse
integrare
la
lettura
di
un
suo
desolato
testo
infliggendoci
alle
membra
un
buon
numero
di
nerbate
:
l
'
effetto
sarebbe
certo
,
ma
a
quale
spesa
!
Con
tutto
questo
,
non
neghiamo
all
'
azione
scenica
di
Nono
i
suoi
quarti
di
nobiltà
,
ma
restiamo
convinti
che
il
suo
innegabile
talento
meriti
di
approfondirsi
e
svolgersi
senza
l
'
incubo
del
«
sempre
più
difficile
»
:
la
peggiore
di
tutte
le
«
alienazioni
»
,
la
sola
che
i
«
progressisti
»
professionisti
si
guardano
bene
dal
deprecare
.
Esecuzione
approssimativa
della
stupenda
orchestra
della
BBC
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
,
il
solo
,
secondo
l
'
autore
,
che
possa
dirigere
la
difficilissima
opera
.
Regia
espressionistica
di
Václav
Svoboda
,
Coro
polifonico
di
Milano
diretto
da
Giulio
Bertola
,
nastri
elettronici
dell
'
Istituto
milanese
di
fonologia
,
costumi
e
scene
di
Emilio
Vedova
.
Cantanti
,
oltre
ai
già
citati
,
Petre
Munteanu
,
Heinz
Rehfuss
e
Carla
Henius
,
tutti
condannati
all
'
impossibile
.
Un
insieme
che
,
dopo
altre
quaranta
prove
,
potrebbe
rendere
di
più
.
L
'
esito
è
stato
burrascoso
,
come
poteva
prevedersi
,
dato
l
'
argomento
dell
'
opera
e
le
provocazioni
della
musica
.
I
due
atti
sono
arrivati
in
porto
a
stento
,
tra
fischi
,
vociferazioni
,
alterchi
e
pioggia
di
manifestini
fascisti
dalle
gallerie
.
Alla
fine
i
superstiti
spettatori
hanno
organizzato
un
polemico
trionfo
ai
vari
autori
e
responsabili
dell
'
immaturo
spettacolo
.
Non
è
stata
,
purtroppo
,
la
battaglia
di
Hernani
.
È
stata
una
serata
incivile
che
ha
lasciato
tutti
a
bocca
amara
.