StampaQuotidiana ,
Qual
è
la
vera
strategia
dietro
il
riccometro
?
Per
capirla
,
vediamo
prima
il
dilemma
che
il
governo
è
costretto
a
risolvere
.
Come
rendere
sostenibile
la
spesa
crescente
dello
stato
sociale
non
potendo
più
aumentare
le
tasse
e
dovendo
contemporaneamente
ridurre
deficit
e
debito
pubblico
nonché
generare
più
crescita
?
Ridurre
la
spesa
sarebbe
la
soluzione
più
ovvia
.
Ma
questo
governo
non
può
farlo
perché
vincolato
da
interessi
protezionistici
che
caratterizzano
la
maggioranza
parlamentare
che
lo
sostiene
.
Per
esempio
,
la
riforma
del
sistema
pensionistico
è
stata
limitata
a
un
risparmio
di
circa
4
mila
miliardi
,
utile
per
la
cassa
immediata
,
ma
irrilevante
per
la
sostenibilità
futura
dei
conti
.
La
riforma
dell
'
amministrazione
pubblica
,
elaborata
da
Bassanini
,
sposta
la
spesa
,
ma
non
introduce
alcun
risparmio
.
I
ferrovieri
,
come
sancito
l
'
altro
giorno
dalla
maggioranza
,
sono
illicenziabili
.
In
sintesi
,
il
governo
:
a
)
non
può
tagliare
sostanzialmente
i
costi
del
sistema
pubblico
;
b
)
non
può
alzare
ulteriormente
le
tasse
;
c
)
ma
allo
stesso
tempo
deve
stimolare
almeno
un
po
'
la
crescita
economica
per
fare
pil
;
d
)
nonché
ridurre
il
ricorso
al
deficit
spending
annuale
entro
il
limite
del
3%
del
pil
stesso
e
dimezzare
il
debito
entro
un
decennio
(
come
promesso
formalmente
da
Ciampi
qualche
giorno
fa
)
.
Così
messo
è
un
problema
affascinante
in
confronto
al
quale
il
dilemma
della
quadratura
del
cerchio
con
soli
compasso
e
righello
è
robetta
.
Non
c
'
è
soluzione
possibile
senza
modificare
qualcuno
dei
parametri
di
vincolo
appena
detti
.
Infatti
il
governo
ha
finora
cercato
di
rendere
risolvibile
l
'
equazione
irrisolvibile
attraverso
politiche
anomale
che
permettessero
di
non
dover
rispettare
con
precisione
questi
requisiti
.
1
)
Impossibilitato
a
tagliare
,
il
governo
ha
congelato
la
parte
crescente
della
spesa
pubblica
.
Ma
ha
solo
spostato
in
avanti
una
massa
finanziaria
passiva
,
non
risolta
.
2
)
Il
ricorso
a
una
maggiore
tassazione
indiretta
non
è
stato
altro
che
un
modo
di
aumentare
il
volume
fiscale
senza
darlo
a
vedere
.
Ma
l
'
impatto
inflazionistico
oggettivo
restringe
moltissimo
l
'
applicazione
di
questa
opzione
.
3
)
Non
potendo
ridurre
le
tasse
e
le
rigidità
del
mercato
del
lavoro
-
tipici
strumenti
di
stimolazione
della
crescita
-
il
governo
ha
inventato
le
rottamazioni
,
cioè
defiscalizzazioni
limitate
settore
per
settore
,
uno
alla
volta
,
ciascuna
capace
di
pompare
a
breve
uno
0,5-0,7
per
cento
di
pil
(
senza
l
'
aiuto
alle
automobili
il
pil
italiano
del
1997
sarebbe
stato
sotto
l'1%
)
.
Ma
questa
misura
succedanea
è
di
respiro
corto
,
tra
l
'
altro
controproducente
per
i
settori
interessati
nel
medio
periodo
,
e
non
sostituisce
la
vera
crescita
.
4
)
Solo
un
mese
fa
il
governo
ha
dovuto
,
per
pressione
europea
,
elaborare
un
piano
dettagliato
di
riduzione
del
debito
.
Appunto
,
in
precedenza
aveva
cercato
di
risolvere
questo
vincolo
semplicemente
ignorandolo
.
Ciò
serve
a
dimostrare
che
,
finora
,
il
governo
non
ha
dato
prova
di
grande
genialità
risolutoria
limitandosi
a
furberie
di
contingenza
.
Ma
adesso
che
queste
sono
impedite
dalla
realtà
interna
e
dai
vincoli
esterni
,
il
governo
è
chiamato
a
esibire
vera
genialità
,
quasi
magica
vista
la
natura
dei
vincoli
.
Ma
si
orienta
verso
una
wizardry
bianca
o
nera
?
La
sanità
la
pagheranno
anche
gli
esclusi
Ed
ecco
il
riccometro
.
In
apparenza
serve
principalmente
a
far
pagare
,
senza
aumentarle
,
le
tasse
a
più
gente
che
le
svicola
e
,
grazie
a
questo
,
reperire
quei
20
mila
-
30
mila
miliardi
annui
che
mancano
per
una
soluzione
almeno
parziale
dell
'
equazione
.
Ma
non
è
tanto
questo
il
suo
vero
scopo
,
pur
essendo
una
delle
finalità
della
misura
.
Lo
è
,
invece
,
il
costringere
una
buona
parte
degli
utenti
dei
servizi
statali
a
non
ricorrervi
.
Per
esempio
,
una
persona
dichiarata
ricca
(
50
milioni
di
risparmi
)
dovrà
pagarsi
le
spese
mediche
,
ma
anche
-
qui
il
punto
-
continuare
a
pagare
la
quota
fiscale
per
la
sanità
(
proprio
per
questo
nascosta
in
una
nuova
forma
di
tassazione
omnibus
)
.
Cosa
significa
?
Nuova
tassa
che
non
è
tassa
.
Ed
è
il
cuore
della
nuova
strategia
:
ridurre
lo
stato
sociale
non
in
termini
di
apparato
e
tasse
,
ma
di
utenti
che
ne
usano
i
servizi
gratuitamente
.
Gli
esclusi
pagheranno
sia
il
servizio
che
la
tassa
.
È
un
modo
indiretto
per
incrementare
il
gettito
e
,
quindi
,
la
sostenibilità
del
sistema
pubblico
senza
aumentare
formalmente
la
fiscalità
.
È
utile
ripetere
che
il
riccometro
serve
più
a
questa
strategia
che
a
non
quella
,
peraltro
perseguita
con
poco
premiata
ostinazione
,
di
far
pagare
di
più
le
tasse
già
esistenti
attraverso
un
raffinamento
dei
controlli
.
Ed
è
ovvio
.
La
seconda
sarà
comunque
aleatoria
,
la
prima
,
invece
,
può
essere
realmente
strutturale
.
Sulla
carta
,
l
'
equazione
irrisolvibile
pare
risolta
.
La
vera
fonte
che
ispira
il
riccometro
è
la
strategia
più
generale
di
riformare
lo
stato
sociale
non
riducendo
il
primo
termine
,
ma
il
secondo
.
Per
riuscirci
è
necessario
definire
"
ricca
"
una
classe
media
che
in
realtà
non
lo
è
.
Il
riccometro
è
lo
strumento
selettivo
che
la
costringerà
a
pagare
doppio
.
Basta
rendere
molto
bassa
la
soglia
di
definizione
della
ricchezza
-
tipo
,
appunto
,
50
milioni
di
risparmi
-
e
verrà
fuori
,
con
un
colpo
di
bacchetta
magica
,
che
i
poveri
sono
in
realtà
ricchi
e
,
quindi
,
esclusi
dalla
gratuità
dei
servizi
o
quasi
.
Ammetto
la
genialità
riformatrice
dei
maghi
del
welfare
,
ma
ricordo
loro
che
è
magia
nera
,
anzi
rossa
.
Agendo
da
stregoni
(
wizards
)
lo
stanno
trasformando
in
wizfare
.
Spero
,
poi
,
non
sia
irrispettoso
evocare
sul
forbito
Foglio
la
mia
triestinità
e
le
derive
semantiche
del
suo
dialetto
:
xe
solo
un
wiz
.
StampaQuotidiana ,
Il
socialismo
italiano
annega
in
un
mare
di
fango
.
Io
guardo
a
questo
naufragio
coll
'
animo
costernato
,
ma
senza
rimorsi
.
In
questi
ultimi
tempi
,
ho
fatto
qualche
cosa
per
salvare
il
Partito
Socialista
,
o
ritardare
il
processo
di
disgregazione
che
lo
insidiava
e
lo
trae
oggi
nella
tomba
dell
'
infamia
.
La
lotta
contro
i
riformisti
prima
,
contro
i
massoni
poi
,
la
predicazione
della
«
giornata
storica
»
e
del
«
bagno
di
sangue
»
che
avrebbe
io
lo
credevo
purificato
il
socialismo
italiano
da
molte
se
non
da
tutte
delle
sue
tare
,
sono
gli
episodi
consegnati
alla
cronaca
,
di
questa
mia
biennale
,
disperata
battaglia
.
Sforzo
vano
.
Tentativo
fallito
.
Fatica
sprecata
.
Il
male
come
avviene
nei
cancrenosi
o
nei
cronici
si
rinnovava
continuamente
all
'
interno
ed
oggi
i
germi
patogeni
hanno
in
loro
balia
questo
corpo
senza
anima
e
lo
divorano
.
Come
in
una
tragica
improvvisa
illuminazione
al
magnesio
,
la
guerra
getta
al
primo
piano
la
vera
essenza
del
Partito
,
lo
mostra
quale
esso
è
nella
sua
composizione
materiale
,
nella
sua
configurazione
e
deformazione
morale
:
tutto
ciò
che
ieri
fu
nascosto
e
ignorato
oggi
automaticamente
si
scopre
:
bisogna
denunciarlo
al
gran
pubblico
per
quanto
ingrato
e
penoso
sia
l
'
adempimento
di
tale
dovere
.
Vi
sono
delle
piaghe
«
morali
»
che
destano
maggiore
ripugnanza
all
'
occhio
e
al
tatto
delle
piaghe
fisiche
degli
incurabili
.
Ma
il
clinico
fa
forza
a
se
stesso
,
né
gli
trema
il
polso
quando
affonda
il
coltello
nella
carne
infetta
:
così
io
vinco
dopo
qualche
riluttanza
lo
schifo
ed
esibisco
da
questa
grande
tribuna
al
pubblico
proletario
d
'
Italia
e
d
'
Europa
,
l
'
ultimo
in
ordine
di
tempo
documento
dell
'
abbiezione
del
socialismo
italiano
.
A
voi
soltanto
,
o
Amilcare
Cipriani
,
io
chiedo
scusa
per
l
'
amaritudine
lacerante
che
la
lettura
di
queste
righe
susciterà
nell
'
animo
vostro
...
Quando
fu
conosciuta
in
Italia
la
gesta
dei
garibaldini
nelle
Argonne
,
quando
si
seppe
che
alcune
decine
di
giovani
avevano
fatto
volontario
olocausto
della
loro
vita
alla
causa
della
Francia
e
più
ancora
della
libertà
e
della
giustizia
assassinate
dal
teutono
barbarico
,
unanime
fu
l
'
ammirazione
,
ardente
il
rimpianto
.
L
'
Avanti
!
stesso
,
organo
centrale
del
Partito
,
spremeva
,
o
meglio
,
incaricava
il
signor
Francesco
Ciccotti
uomo
dubbio
ed
equivoco
ed
anguillesco
e
sconcertante
e
molle
e
friabile
e
mucillaginoso
di
spremere
alcune
lagrimucce
sulle
fosse
ancora
aperte
dei
caduti
a
Belle
Etoile
.
Lacrime
di
coccodrillo
!
Ma
nelle
masse
socialiste
non
si
è
pianto
.
Il
cuore
piange
,
il
ventre
no
:
digerisce
.
E
il
socialismo
italiano
è
un
ventre
.
E
il
ventre
ha
una
sua
logica
primitiva
,
primordiale
,
che
io
dimostrerò
fra
poco
,
semplicemente
perfetta
.
Il
ventre
non
ha
trepidazioni
,
angoscie
,
speranze
,
sogni
:
ha
dei
«
bisogni
»
,
soddisfatti
i
quali
egli
è
pago
.
Né
chiede
di
più
.
Udite
il
ventre
.
Si
è
tenuta
il
primo
gennaio
una
riunione
socialista
anti
-
guerresca
a
Cagli
,
grosso
paese
dell
'
Urbinate
,
nelle
Marche
,
nella
nobile
regione
che
un
giorno
conobbe
e
praticò
la
virtù
del
sacrificio
per
un
ideale
.
Oratori
il
prof
.
Montevecchi
e
certo
Barbaresi
;
entrambi
,
si
capisce
,
debitamente
inscritti
e
tesserati
del
Partito
.
Aderiva
anche
il
dottor
Gasperini
di
Urbino
con
una
«
nobilissima
»
lettera
.
L
'
oratore
Montevecchi
parla
e
dal
resoconto
che
trovo
sul
Progresso
,
settimanale
dei
socialisti
di
Pesaro
,
stralcio
questo
brano
:
«
Dopo
aver
in
una
felicissima
rievocazione
ricordato
lo
strazio
delle
madri
che
si
vedono
strappare
dalle
braccia
i
figli
educati
con
tanta
e
così
assidua
cura
d
'
amore
,
volle
sfatare
la
leggenda
degli
eroismi
e
degli
eroi
e
disse
che
i
volontari
non
lanciati
ad
uccidere
dalla
coazione
di
una
legge
disumana
ma
dalla
propria
libera
volontà
non
sono
che
criminali
»
.
Al
Montevecchi
,
seguì
il
compagno
Arduini
,
il
quale
deve
essere
un
competente
in
materia
patologica
.
Egli
disse
:
«
Fece
poi
propria
,
e
propria
della
sezione
socialista
,
la
frase
del
Montevecchi
riguardante
i
volontari
e
con
ferrea
argomentazione
dimostrò
che
se
essi
non
si
vogliono
chiamare
criminali
sono
pur
sempre
dei
soggetti
patologici
affetti
da
sadismo
.
Chiuse
il
discorso
durato
per
oltre
un
'
ora
fra
le
generali
acclamazioni
,
riaffermando
il
diritto
del
proletariato
di
negare
ogni
concorso
sia
di
sangue
,
sia
di
finanza
alla
guerra
borghese
»
.
Voi
,
a
questo
punto
,
pensate
che
la
redazione
del
giornale
abbia
fatto
almeno
qualche
riserva
a
proposito
delle
affermazioni
degli
oratori
di
Cagli
.
Illusi
!
La
redazione
del
Progresso
è
semplicemente
giubilante
e
annota
:
«
I
compagni
di
Cagli
hanno
dato
una
splendida
dimostrazione
della
loro
forza
,
del
loro
carattere
,
hanno
sentito
profondamente
l
'
avversione
alla
guerra
ed
ai
fautori
(
avversione
che
freme
in
tutte
le
case
dell
'
operaio
sfruttato
e
straziato
nei
suoi
più
intimi
affetti
)
insaccando
pienamente
i
nuovi
traditori
del
proletariato
,
i
novelli
puntelli
della
monarchia
,
in
berretto
frigio
.
«
Ai
socialisti
di
Cagli
,
a
Cagli
proletaria
tutta
la
nostra
ammirazione
.
Avanti
!
»
.
On
.
Turati
,
io
credo
,
io
spero
che
voi
sentirete
salirvi
in
faccia
le
vampe
scarlatte
della
vergogna
.
Questo
è
socialismo
?
Questo
è
«
il
»
socialismo
italiano
?
Il
«
vostro
»
socialismo
?
Avete
,
voi
,
ancora
qualche
cosa
di
comune
con
costoro
,
voi
,
on
.
Turati
?
Sì
,
qualche
cosa
:
le
premesse
.
Dalle
quali
si
giunge
con
un
semplice
esercizio
di
logica
perfetta
,
alle
conseguenze
degli
oratori
di
Cagli
,
conseguenze
accettate
dalla
gran
massa
proletaria
,
educata
,
o
non
piuttosto
abbrutita
alla
scuola
del
socialismo
.
È
per
questo
che
io
le
rilevo
.
Logica
perfetta
!
Matematica
!
Se
la
guerra
,
in
sé
e
per
sé
,
è
un
male
,
un
abbominio
,
una
perversione
,
una
rovina
;
se
ogni
guerra
,
se
tutte
le
guerre
in
qualsiasi
condizione
di
tempo
o
di
eventi
,
per
qualunque
causa
,
per
qualsiasi
obiettivo
sono
condannabili
ed
esecrabili
;
se
bisogna
opporsi
a
qualunque
guerra
senza
troppo
sottilizzare
sull
'
offesa
o
la
difesa
,
è
chiaro
,
è
logico
,
è
consequenziale
che
i
fautori
della
guerra
o
i
partecipanti
alla
medesima
non
sfuggano
alla
condanna
ed
alla
esecrazione
.
Quando
si
grida
:
abbasso
la
guerra
è
sottinteso
infatti
:
abbasso
coloro
che
fanno
la
guerra
.
Nella
logica
perfetta
sino
all
'
infamia
!
del
perfetto
socialista
neutrale
possono
beneficiare
delle
attenuanti
coloro
che
sono
«
costretti
»
dalla
forza
esteriore
dello
Stato
a
combattere
e
,
per
converso
,
cadranno
le
«
aggravanti
»
su
coloro
che
si
battono
di
lor
spontanea
volontà
;
che
uccidono
o
si
fanno
uccidere
senza
esservi
forzati
.
La
logica
«
perfetta
»
del
perfetto
neutralista
li
definisce
perciò
«
criminali
»
o
,
per
una
concessione
in
subordine
,
dei
degenerati
,
affetti
da
sadismo
o
da
qualche
altra
morbosità
anti
-
socievole
e
anti
-
umana
.
Criminali
,
dunque
,
o
sadisti
!
A
tanto
,
non
giunsero
mai
i
preti
di
Roma
.
Anzi
,
qualcuno
di
loro
,
fu
«
volontario
»
;
uno
di
loro
salvò
dalle
catene
austriache
Garibaldi
.
Nelle
cronache
della
setta
vaticana
,
i
volontari
furono
dei
«
banditi
»
,
degli
«
avventurieri
»
,
degli
illusi
o
romantici
:
non
mai
dei
criminali
.
A
ciò
doveva
arrivare
il
socialismo
teutonizzato
della
terza
Italia
.
Povero
Pisacane
che
recasti
a
Sapri
,
coi
tuoi
trecento
,
la
guerra
e
l
'
insurrezione
e
cadesti
ucciso
dai
«
neutralisti
»
d
'
allora
che
volevano
per
ignoranza
come
quelli
d
'
oggi
,
per
malvagità
il
mantenimento
dello
statu
-
quo
,
povero
Pisacane
tu
non
eri
che
un
«
soggetto
»
da
manicomio
criminale
.
E
tu
,
o
Garibaldi
!
eri
e
sei
per
i
socialisti
di
questa
lurida
Italia
neutrale
un
«
sadico
»
perverso
che
s
'
inebriava
alla
vista
del
sangue
,
tu
che
conoscevi
e
praticavi
tutte
le
umiltà
della
vita
,
tu
che
avevi
il
cuore
vasto
come
il
mare
,
tu
che
balzavi
di
rupe
in
rupe
nel
cuor
della
notte
a
rintracciare
l
'
agnello
smarrito
.
E
voi
,
e
voi
tutti
che
dal
'21
al
'70
cospiraste
e
combatteste
volontari
nelle
strade
,
volontari
sui
campi
di
battaglia
,
volontari
nella
vita
,
volontari
nella
morte
:
voi
siete
dei
delinquenti
o
dei
degenerati
per
i
socialisti
modernissimi
che
hanno
sfruttato
e
sfruttano
il
vostro
sangue
,
per
parlare
o
scrivere
la
loro
sozza
bestemmia
.
E
anche
voi
,
o
Amilcare
Cipriani
,
siete
pregato
di
scegliere
:
o
criminale
o
sadista
.
Voi
siete
ancor
vivo
e
potete
scegliere
...
Oh
il
neutrale
socialismo
italiano
:
esso
ha
una
parola
per
ogni
circostanza
.
Se
non
correte
sui
campi
di
battaglia
,
vi
si
butta
in
faccia
«
l
'
armiamoci
e
partite
!
»
e
se
andate
a
combattere
diventate
dei
«
criminali
»
.
Eppure
,
il
socialismo
italiano
non
è
sempre
stato
così
.
Prima
di
arrivare
a
questo
crepuscolo
inglorioso
,
ebbe
la
sua
primavera
di
idealismi
e
di
entusiasmi
.
Nomi
e
ricordi
della
mia
giovinezza
lontana
mi
tumultuano
nel
cervello
.
Nomi
degli
eroi
della
nazionalità
Armena
,
Albanese
,
Candiotta
,
Boera
,
Cubana
...
La
guerra
greco
-
turca
del
1897
vide
l
'
ultima
legione
di
socialisti
«
volontari
»
,
pardon
,
di
«
criminali
»
...
Poi
il
«
ventre
»
tiranneggiò
il
Partito
e
lo
ha
ucciso
.
Sì
,
ucciso
!
Poiché
un
Partito
che
non
sente
più
palpiti
di
solidarietà
umana
,
un
Partito
che
si
chiude
in
se
stesso
e
respinge
ogni
appello
dei
popoli
vinti
e
straziati
dall
'
invasore
ed
è
sordo
ad
ogni
grido
di
pietà
,
è
un
Partito
morto
e
più
che
morto
,
putrefatto
.
Fra
poco
,
echeggierà
il
grido
:
si
salvi
chi
può
...
No
.
No
.
No
.
O
socialisti
superstiti
,
ancor
degni
del
nome
!
La
civitas
solis
la
divina
ed
umana
«
città
del
sole
»
vaticinata
da
Tommaso
Campanella
non
si
costruisce
col
fango
.
Uomini
l
'
abiteranno
e
non
bestie
.
Pietre
ci
vorranno
dunque
:
pietre
dure
e
polite
,
lavorate
coi
muscoli
e
più
ancora
colle
anime
:
cementate
col
sangue
...
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
15
aprile
-
Un
intero
concerto
di
musiche
per
flauto
rischia
di
annoiare
mortalmente
quando
l
'
esecutore
non
abbia
la
bravura
di
Severino
Gazzelloni
che
si
è
presentato
nel
pomeriggio
di
ieri
nelle
sale
Apollinee
della
Fenice
con
un
nutrito
programma
.
In
breve
egli
ci
ha
dato
un
saggio
dell
'
evoluzione
tecnica
che
ha
subìto
il
suo
strumento
a
partire
dall
'
Après
-
midi
d
'
un
faune
di
Debussy
.
Abbiamo
così
ascoltato
difficilissime
musiche
moderne
e
di
estrema
avanguardia
.
Di
André
Jolivet
Cinque
Incantesimi
per
flauto
solo
accompagnati
da
esoteriche
didascalie
;
del
tedesco
-
americano
Stefan
Wolpe
una
Sonata
per
flauto
e
pianoforte
ali
ordinaria
amministrazione
seriale
;
di
Edgar
Varèse
Density
21
,
5
,
un
difficile
brano
che
risale
al
'36
e
che
impone
portentose
acrobazie
allo
strumentista
;
di
Olivier
Messiaen
un
massiccio
Merlo
nero
per
flauto
e
pianoforte
,
virtuosistico
all
'
eccesso
e
alquanto
opprimente
;
di
Debussy
l
'
ormai
classica
Syrinx
per
flauto
solo
,
un
piccolo
capolavoro
;
di
Franco
Evangelisti
alcune
Proporzioni
per
flauto
solo
,
di
una
soporifera
aridità
.
Completavano
il
programma
una
Sonatine
per
flauto
solo
ali
Pierre
Boulez
,
seconda
versione
scritta
per
il
Gazzelloni
di
un
'
opera
che
fu
composta
nel
'36
e
che
si
può
ascoltare
disponendo
di
molta
pazienza
;
e
un
recente
lavoro
di
Mario
Peragallo
,
Vibrazioni
per
tre
flauti
,
pianoforte
e
tiptofono
:
uno
strumento
che
è
una
specie
di
carillon
di
percussioni
d
'
ogni
tipo
a
intonazione
indeterminata
.
Completano
l
'
insieme
l
'
ottavino
,
il
flauto
e
un
diapason
a
tasto
.
Nulla
di
eccezionale
,
ma
un
successo
di
stima
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
entusiasmo
il
fenomenale
Gazzelloni
e
il
valente
pianista
Frederik
Rzewski
.
Nel
concerto
serale
,
che
si
è
tenuto
nella
Scuola
Grande
di
San
Rocco
,
Paul
Hindemith
,
dirigendo
l
'
Orchestra
della
Fenice
,
ci
ha
fatto
conoscere
la
sua
Pittsburgh
Symphony
,
da
lui
scritta
per
festeggiare
il
bicentenario
di
quella
città
.
È
un
lavoro
di
ampie
proporzioni
,
ma
di
troppo
evidente
carattere
occasionale
.
Altre
musiche
da
lui
dirette
:
La
grande
fuga
in
si
bemolle
opera
133
per
orchestra
d
'
archi
di
Beethoven
;
le
Variazioni
di
Blacher
su
un
tema
di
Paganini
(
opera
26
)
per
orchestra
;
la
Sinfonia
opera
21
di
Webern
per
orchestra
da
camera
che
il
programma
annuncia
come
la
bibbia
dell
'
ermetismo
musicale
e
che
per
la
sua
brevità
si
ascolta
ancora
con
piacere
.
Vivissimo
il
successo
,
scarso
l
'
interesse
.
StampaQuotidiana ,
Di
quali
armi
ha
bisogno
l
'
Europa
?
È
poco
chiaro
.
Lo
è
di
più
il
problema
corrente
dei
produttori
europei
di
armamenti
.
I
bilanci
della
difesa
nazionali
si
stanno
restringendo
sotto
la
pressione
di
altre
priorità
dopo
la
fine
di
quella
legata
alla
minaccia
sovietica
.
Quindi
,
se
si
resta
ancorati
all
'
idea
che
ogni
nazione
debba
avere
un
proprio
sistema
industriale
militare
completo
,
di
grande
scala
ed
indipendente
,
non
ci
sono
risorse
a
sufficienza
per
tenerlo
in
vita
.
Ma
le
nazioni
europee
sono
restie
a
mollare
questa
idea
nonostante
l
'
evidenza
che
le
costringe
a
farlo
.
L
'
industria
militare
è
una
parte
integrante
del
modello
di
difesa
nazionale
.
Rifornirsi
di
armi
dall
'
estero
,
o
condividerle
troppo
con
gli
alleati
,
significa
dover
rinunciare
all
'
autonomia
politica
sia
per
la
propria
sicurezza
che
per
le
proiezioni
di
potenza
ed
il
supporto
militare
agli
interessi
commerciali
nazionali
.
Infatti
gli
europei
hanno
trovato
un
compromesso
tra
esigenze
di
autonomia
nazionale
e
quelle
di
integrazione
formando
dei
consorzi
per
lo
sviluppo
di
specifici
sistemi
d
'
arma
(
Per
esempio
L
'
Eurofighter
,
la
fregata
Horizon
,
ecc
.
)
.
La
forma
consortile
assegna
alle
industrie
di
una
nazione
una
quota
di
lavori
proporzionale
alla
quota
di
mezzi
che
ciascuna
forza
armata
di
quella
nazione
prenota
e
paga
.
E
tale
modello
permette
di
integrare
le
risorse
sul
piano
della
domanda
evitando
che
si
facciano
tanti
nuovi
modelli
di
aerei
o
navi
,
o
altro
,
quante
sono
le
nazioni
.
E
ciò
assicura
ad
ogni
industria
nazionale
una
quota
di
mercato
più
ampia
di
quella
del
mercato
interno
.
Tuttavia
questo
modello
non
basta
più
.
È
vero
che
salva
le
industrie
nazionali
.
Ma
è
anche
vero
,
proprio
per
questo
,
che
le
mantiene
troppo
piccole
per
diventare
competitive
sul
piano
dell
'
avanzamento
tecnologico
e
commerciale
.
E
la
questione
è
scoppiata
nel
confronto
con
gli
americani
.
Il
loro
modello
di
industria
della
difesa
è
stato
riorganizzato
favorendo
la
fusione
delle
aziende
piccole
in
modo
tale
da
trasformarle
in
nuovi
giganti
capaci
di
prestazioni
avanzate
grazie
alla
maggior
scala
.
Se
gli
europei
vogliono
competere
con
gli
americani
in
questa
materia
non
possono
far
altro
che
lo
stesso
:
meno
produttori
,
ma
più
grandi
,
sul
lato
dell
'
offerta
industriale
.
E
ciò
permette
di
integrare
le
risorse
finanziarie
sul
lato
della
domanda
,
concentrandole
invece
che
disperderle
in
tanti
rivoli
e
ridondanze
nazionali
.
A
Londra
,
lunedì
6
Luglio
,
è
stato
firmato
un
accordo
tra
i
governi
di
Francia
,
Germania
,
Italia
,
Regno
Unito
,
Spagna
e
Svezia
(
che
insieme
formano
circa
il
90%
del
mercato
della
difesa
dell
'
Unione
)
per
portare
il
sistema
europeo
verso
questa
direzione
.
Sarà
una
transizione
piena
di
problemi
.
La
volontà
politica
emersa
a
Londra
pare
spingere
il
sistema
industriale
europeo
della
difesa
a
consolidarsi
attraverso
fusioni
e
superare
l
'
approccio
per
consorzi
di
industrie
nazionali
.
Ma
chi
sarà
acquisito
e
chi
acquisirà
?
Una
nazione
perderà
la
capacità
di
costruire
carrri
armati
nel
proprio
territorio
perché
potranno
restare
solo
uno
o
due
aziende
del
settore
.
E
così
per
gli
altri
.
E
i
militari
che
resteranno
nazionali
accetteranno
di
condividere
le
specifiche
dei
progetti
integrati
?
Inoltre
i
sistemi
industriali
militari
nazionali
sono
strutturalmente
diversi
.
Per
esempio
,
quello
inglese
si
basa
sulla
Borsa
e
sulla
concorrenza
.
Quello
francese
è
totalmente
dirigistico
.
Non
sarà
facile
integrarli
.
Comunque
l
'
accordo
di
Londra
indica
che
c
'
è
una
volontà
politica
di
dar
vita
in
un
qualche
modo
ad
un
sistema
di
difesa
europeo
basato
su
un
'
industria
degli
armamenti
altrettanto
europea
.
Ed
in
qualche
modo
verrà
fatta
,
pur
passo
dopo
passo
,
ognuno
difficile
e
sudato
.
Ma
questa
volontà
politica
di
europeizzazione
del
settore
si
è
formata
sulla
base
di
un
emergenza
di
sopravvivenza
a
livello
di
industrie
degli
armamenti
,
non
di
un
piano
che
definisca
quali
armamenti
servano
per
il
futuro
,
cioé
per
quale
politica
di
sicurezza
europea
e
verso
il
mondo
.
Per
esempio
,
contro
chi
facciamo
l
'
Eurofighter
?
È
nato
come
caccia
europeo
(
per
altro
ottimo
sia
come
piattaforma
che
come
elettronica
)
contro
i
sovietici
,
ma
questi
non
ci
sono
più
.
La
risposta
tipica
è
che
lo
facciamo
per
tenere
in
vita
l
'
industria
aeronautica
europea
affinché
non
venga
cannibalizzata
da
quella
americana
.
E
per
svolgere
meglio
questa
missione
sarebbe
il
caso
che
il
consorzio
Airbus
diventasse
un
'
azienda
unica
,
capace
di
fare
anche
aerei
militari
,
da
contrapporre
alla
Boeing
in
modo
più
solido
.
E
quindi
vien
fuori
che
lo
scopo
principale
dell
'
europeizzazione
dell
'
industria
della
difesa
(
e
di
quella
civile
che
è
coinvolta
)
è
quello
di
fare
concorrenza
agli
Stati
Uniti
.
Non
c
'
è
ancora
un
'
Europa
politica
che
definisca
una
politica
comune
di
sicurezza
e
difesa
,
cioè
manca
la
testa
.
Ma
c
'
è
un
corpo
industriale
che
deve
essere
comunque
salvato
.
Gli
si
metta
quindi
una
eurocorazza
protettiva
e
poi
si
vedrà
quale
testa
spunterà
.
Non
voglio
criticare
questo
approccio
.
Ha
motivi
pratici
e
,
soprattutto
,
è
innegabile
l
'
aggressività
americana
.
Ma
mi
chiedo
se
ciò
porterà
a
del
buono
.
Non
credo
.
Gli
americani
non
possono
da
soli
reggere
la
sicurezza
del
pianeta
.
Inoltre
di
fronte
ai
paesi
emergenti
,
quali
Cina
,
India
ed
altri
in
arrivo
,
saranno
necessari
sistemi
d
'
arma
che
siano
più
avanzati
di
decenni
tecnologia
per
mantenere
la
superiorità
.
E
per
svilupparli
bisogna
mettere
insieme
le
risorse
americane
e
quelle
europee
perché
le
prime
e
le
seconde
,
se
divise
,
non
basteranno
.
Per
questo
vedrei
meglio
un
'
integrazione
tra
l
'
industria
americana
e
quella
europea
che
non
la
formazione
di
due
blocchi
contrapposti
in
concorrenza
,
e
conflitto
politico
,
tra
loro
.
Ormai
il
confronto
militare
potenziale
è
tra
Occidente
e
Asia
e
il
primo
non
può
restare
diviso
da
fratture
fondamentali
quali
quella
militare
se
vuole
vincerlo
.
Ma
pochi
sentono
al
momento
questo
problema
.
Prevale
un
altro
.
Gli
americani
riescono
a
vendere
gli
F-16
ad
un
prezzo
scontatissimo
,
9
milioni
di
dollari
l
'
uno
,
a
turchi
,
olandesi
e
ad
altri
paesi
.
Riusciranno
gli
europei
a
vendere
l
'
Eurofighter
ad
un
prezzo
competitivo
?
StampaQuotidiana ,
Teoricamente
la
battaglia
antineutralista
è
stravinta
.
Quando
Claudio
Treves
avvocato
della
neutralità
deve
deprecare
l
'
atteggiamento
di
quei
socialisti
che
aborrano
tutte
le
guerre
e
scrivere
:
«
Come
si
sarebbe
inteso
che
la
Repubblica
di
Francia
non
si
fosse
difesa
contro
la
coalizione
dei
re
,
serrando
dei
sanculotti
l
'
epiche
colonne
?
Se
il
socialismo
è
contro
tutte
le
guerre
è
altresì
per
tutte
le
libertà
che
si
difendono
contro
tutte
le
tirannidi
»
;
quando
dico
,
egli
deve
fare
questa
confessione
,
è
lecito
dedurne
che
l
'
avversione
a
quella
che
ancora
si
chiama
la
guerra
aggressiva
d
'
Italia
non
è
sentita
,
né
socialisticamente
lecita
ed
onesta
,
giacché
una
guerra
appunto
per
la
libertà
contro
tutte
le
tirannidi
è
quella
che
noi
chiediamo
.
E
allorché
Filippo
Turati
scrive
che
in
un
caso
solo
l
'
astensione
assoluta
e
irrevocabile
si
potrebbe
impunemente
proclamare
,
quando
non
si
avesse
la
menoma
forza
militare
,
non
resta
ai
neutralisti
che
trincerarsi
dietro
i
luoghi
comuni
dei
cacciatori
o
difensori
di
medagliette
o
farsi
forti
e
belli
di
una
preziosa
confessione
del
priore
della
confraternita
social
-
pacefondaia
,
di
Giovanni
Zibordi
,
che
ebbe
l
'
onestà
di
svelare
lo
stato
d
'
animo
suo
e
dei
suoi
compagni
scrivendo
nella
Critica
Sociale
:
«
Noi
non
rivoluzionari
,
non
credenti
alle
quaterne
delle
catastrofi
e
all
'
utilità
delle
macerie
per
fondarvi
sopra
quel
grande
edificio
rivoluzionario
che
sarà
il
socialismo
,
noi
vi
combattiamo
sul
serio
e
possiamo
combattere
sinceramente
e
coerentemente
la
guerra
!
La
guerra
come
la
sommossa
,
come
la
convulsione
,
la
guerra
delle
nazioni
come
la
rissa
delle
classi
»
.
Alla
buon
'
ora
!
Ma
se
può
ben
dirsi
stravinta
la
polemica
teorica
coi
neutralisti
assoluti
e
relativi
.
siamo
noi
in
condizioni
di
sperare
che
vinceremo
praticamente
?
Non
lo
credo
.
Il
Governo
è
ancora
fermo
nel
suo
proposito
di
mantenersi
neutrale
e
se
uscirà
dalla
neutralità
lo
farà
all
'
ultimo
momento
d
'
accordo
colla
Germania
.
Sarà
così
riserbato
all
Italia
il
compito
onorifico
di
spogliare
un
cadavere
e
di
salvare
la
nazione
che
ha
voluta
questa
guerra
e
che
solamente
se
definitivamente
sconfitta
,
cesserà
di
essere
una
permanente
minaccia
per
la
pace
europea
.
Pessimismo
?
Purtroppo
c
'
è
dietro
di
noi
una
storia
che
non
dobbiamo
dimenticare
,
c
'
è
un
trentennio
di
servile
politica
germanofila
che
né
il
Governo
né
il
re
sono
disposti
a
rinnegare
.
Come
nel
1866
la
monarchia
volle
la
rovina
e
il
disonore
d
'
Italia
a
Custoza
ed
a
Lissa
per
far
piacere
a
Napoleone
III
che
temeva
la
definitiva
sconfitta
dell
'
Austria
dalla
quale
sarebbe
uscita
più
forte
la
Prussia
,
così
oggi
non
può
sembrare
impossibile
che
la
monarchia
si
prepari
ad
intervenire
nella
guerra
all
'
ultima
ora
tacitamente
d
'
accordo
colla
Germania
,
contro
un
'
Austria
stremata
.
Pare
che
fra
i
compiti
di
Bülow
vi
sia
anche
questo
.
Che
cosa
sono
disposti
a
fare
gli
italiani
per
evitare
al
paese
una
tale
sciagura
,
un
tanto
disonore
?
Ormai
l
'
ora
nostra
sta
passando
.
Fra
un
mese
sarà
già
troppo
tardi
.
Noi
chiedevano
la
guerra
perché
il
nostro
internazionalismo
ci
suggeriva
di
correre
a
difesa
del
Belgio
martoriato
,
della
Francia
aggredita
.
Volevamo
la
guerra
perché
eravamo
e
siamo
convinti
che
la
Germania
non
debba
assolutamente
uscire
vittoriosa
dalla
guerra
e
sentirsi
perciò
incoraggiata
nel
suo
programma
d
'
aggressione
e
d
'
imperialismo
.
Perché
fra
Parigi
cervello
della
rivoluzione
e
Berlino
cervello
del
militarismo
e
del
monarchismo
non
potevamo
rimanere
indifferenti
.
Perché
ci
pareva
giunta
alfine
l
'
ora
di
risolvere
il
problema
nazionale
d
'
Italia
ponendo
fine
agli
irredentismi
permanenti
centri
di
infezione
e
di
infatuazione
militarista
.
Perché
infine
vedevamo
in
questa
guerra
più
che
un
conflitto
di
popoli
,
il
conflitto
di
due
differenti
civiltà
,
vedevamo
a
distanza
di
cento
anni
ripetersi
l
'
aggressione
della
nuova
santa
alleanza
alla
democrazia
sociale
.
Ma
una
guerra
di
vivi
e
di
forti
chiedevamo
,
non
una
guerra
di
notturni
predoni
:
una
guerra
che
avesse
fatta
dell
'
Italia
una
nazione
,
una
volontà
,
una
forza
a
servizio
della
libertà
,
della
giustizia
,
del
diritto
.
Ed
invece
?
Invece
ci
si
pasce
di
frasi
.
Ci
si
trastulla
col
sacro
egoismo
,
colle
sacre
aspirazioni
,
colle
sacrosante
rivendicazioni
.
Invece
non
si
denuncia
il
trattato
della
Triplice
,
non
voluta
mai
dal
popolo
,
tollerata
fino
a
cinque
mesi
fa
,
maledetta
ora
da
tutti
gli
italiani
,
amata
e
difesa
però
dal
re
,
dal
governo
,
dai
clericali
,
dai
conservatori
che
vedono
in
essa
l
'
ancora
della
salvezza
contro
la
minacciante
marea
d
'
una
democrazia
fattiva
ed
onesta
,
ben
diversa
dalla
sporca
democrazia
giolittiana
.
Invece
a
Roma
si
sta
preparando
il
mercato
della
neutralità
che
dovrà
avvilirci
all
'
interno
ed
all
'
estero
.
Crede
forse
il
Governo
di
potere
impunemente
tradire
le
aspirazioni
d
'
Italia
?
Spera
di
potere
in
combutta
coi
socialisti
e
coi
preti
soffocare
la
volontà
del
paese
?
È
tempo
di
dimostrargli
che
s
'
illude
.
È
tempo
di
passare
dal
pensiero
all
'
azione
.
Abbiamo
abbastanza
meditato
:
troppo
ammonito
.
Cieco
chi
non
vede
:
sordo
chi
non
ode
.
Guai
all
'
Italia
se
lascierà
mercanteggiare
la
sua
dignità
!
Guai
al
popolo
se
non
insorgerà
contro
i
mestatori
ed
i
traditori
!
Non
si
culli
nella
speranza
del
minor
sacrificio
.
La
guerra
non
finisce
sui
campi
di
battaglia
.
Essa
rinnoverà
moralmente
e
politicamente
l
'
Europa
.
Al
Congresso
europeo
che
seguirà
alla
guerra
guai
a
chi
non
avrà
degli
amici
!
Ricordino
gli
italiani
il
1878
.
Ora
un
altro
ben
peggiore
1878
ci
prepara
la
monarchia
che
finirà
per
farci
nemica
tutta
l
'
Europa
.
Aver
dei
nemici
non
è
pericoloso
se
dall
'
altro
lato
vi
sono
degli
amici
.
Pericoloso
è
essere
soli
fra
i
lupi
.
Vigili
il
popolo
.
A
Roma
fra
il
Quirinale
,
il
Vaticano
,
la
Villa
Malta
si
tendono
le
fila
d
'
una
trama
che
sarà
se
non
sventata
a
tempo
la
nostra
bara
.
E
non
si
risorge
da
una
bara
sulla
quale
non
è
permesso
che
un
epitaffio
:
Manco
alle
leggi
della
onestà
e
della
dignità
nazionale
ed
internazionale
.
StampaQuotidiana ,
Internet
cresce
globalmente
sia
in
estensione
(
nuove
connessioni
)
che
in
quantità
di
servizi
offerti
.
Questo
trend
lascia
pensare
che
ormai
l
'
unico
limite
all
'
espansione
di
internet
sia
il
livello
di
sviluppo
di
un
paese
.
In
quelli
ricchi
e
che
lo
stanno
diventando
ci
si
attende
entro
non
più
di
cinque
anni
una
sorta
di
saturazione
delle
connessioni
.
Ciò
significa
che
in
un
periodo
di
tempo
relativamente
breve
e
definito
più
di
1/5
della
popolazione
mondiale
sarà
connesso
.
E
ciò
giustifica
il
rapido
ed
accelerato
sviluppo
di
nuove
offerte
di
servizi
in
rete
,
dalle
operazioni
finanziarie
on
line
allo
shopping
elettronico
.
In
sintesi
,
lo
scenario
internet
appare
determinato
da
una
tendenza
di
grande
crescita
senza
problemi
.
Ma
questi
non
si
percepiscono
per
eccesso
di
euforia
o
perché
veramente
non
ci
sono
?
In
generale
,
la
crescita
delle
connessioni
non
appare
a
rischio
di
rallentamenti
.
L
'
uso
di
internet
è
considerato
un
emblema
di
modernità
.
Quindi
,
anche
se
uno
non
ha
alcuna
necessità
di
navigare
per
motivi
professionali
,
sente
comunque
una
pressione
ambientale
a
spendere
il
necessario
per
diventare
internauta
.
Anche
qualora
la
moda
finisse
,
comunque
l
'
esperienza
di
praticare
internet
fa
capire
subito
ad
un
utente
che
può
avere
accesso
ad
informazioni
rilevanti
a
bassissimo
costo
.
Dalle
news
in
tempo
reale
fino
alle
caratteristiche
tecniche
dell
'
ultimo
modello
di
telefonino
in
arrivo
.
E
comunque
il
solo
servizio
di
posta
elettronica
è
sufficiente
a
giustificare
la
spesa
della
connessione
.
Che
,
volendo
,
può
essere
ridotta
fino
a
zero
da
contratti
innovativi
tra
gestori
delle
vie
di
telecomunicazione
e
aziende
che
operano
su
internet
.
Ma
se
gli
utenti
si
limiteranno
a
praticarla
per
lo
più
solo
per
servizi
di
messaggeria
o
di
informazione
di
tipo
giornalistico
o
pubblicitario
questa
difficilmente
si
trasformerà
in
un
nuovo
mercato
elettronico
di
massa
.
Che
è
il
cuore
dell
'
interesse
economico
per
internet
ed
il
motivo
che
regge
i
tanti
investimenti
in
atto
.
Il
dubbio
è
che
la
rete
tecnica
,
con
i
suoi
servizi
informativi
di
base
,
si
espanda
prima
e
di
più
della
capacità
e
volontà
degli
utenti
di
vederla
come
luogo
dove
compiere
transazioni
commerciali
.
Perché
?
C
'
è
un
grande
salto
psicologico
tra
il
semplice
cliccare
per
trovare
qualche
informazione
e
il
valutare
un
oggetto
presentato
in
una
vetrina
virtuale
ed
acquistarlo
.
Alcuni
pensano
che
le
internet
-
vendite
possano
godere
dell
'
effetto
supermarket
.
Tanta
merce
esposta
aumenta
la
propensione
a
comprarla
anche
senza
che
ve
ne
sia
un
vero
bisogno
.
Inoltre
molti
utenti
possono
essere
progressivamente
educati
allo
shopping
elettronico
portandoli
ad
eseguire
azioni
sempre
più
complesse
a
partire
da
quelle
semplici
.
Forse
sarà
così
.
Tuttavia
lo
scenario
più
probabile
è
che
il
commercio
via
internet
resti
a
lungo
limitato
a
piccoli
gruppi
di
utenti
specializzati
e
che
non
decolli
come
mercato
di
massa
.
Per
esempio
,
uno
che
ne
capisce
in
fatto
di
computer
e
sa
installarselo
da
solo
si
connette
con
Dell
e
lo
ordina
on
line
.
Così
facendo
risparmia
anche
il
50%
.
Ma
questo
avviene
in
America
dove
la
cultura
tecnica
è
diffusa
a
livello
di
massa
ed
il
sistema
delle
infrastrutture
(
poste
e
trasporti
)
è
efficientissimo
ed
a
basso
costo
.
In
Europa
e
altrove
né
il
sistema
né
la
gente
sono
così
pronti
per
operazioni
di
commercio
diretto
via
rete
.
Il
che
,
intanto
,
rende
utile
avvertire
di
non
usare
il
caso
statunitense
per
proiettare
l
'
espansione
di
questo
settore
sul
piano
mondiale
,
soprattuto
nella
stima
dei
tempi
di
evoluzione
.
Ma
,
più
importante
,
dobbiamo
chiederci
perché
dobbiamo
comprare
una
cosa
via
internet
se
sta
nel
negozio
sotto
casa
?
Via
internet
,
eventualmente
,
ordinerò
più
velocemente
la
spesa
al
negozio
più
vicino
e
non
a
quello
virtuale
.
In
ogni
caso
,
pur
comprando
e
vendendo
azioni
on
line
,
una
cravatta
me
la
vado
a
toccare
prima
di
comprarla
.
Non
è
escluso
che
la
tecnologia
produca
ologrammi
tattili
internettabili
e
risolva
questo
limite
.
Ma
ci
vuole
del
tempo
e
il
realizzarsi
di
alcune
condizioni
ora
non
contemplate
negli
scenari
eccessivamente
euforici
sullo
sviluppo
di
massa
del
mercato
elettronico
.
E
questi
andrebbero
rivisti
.
Non
per
smontare
l
'
ottimismo
,
ma
per
sottolineare
il
punto
dal
quale
dipende
il
decollo
di
un
vero
e
proprio
mercato
elettronico
.
Questo
è
che
internet
deve
diventare
un
luogo
per
nuovi
prodotti
e
non
un
modo
diverso
per
comprare
i
soliti
.
E
ciò
implica
che
non
basta
portare
in
rete
le
televendite
,
ma
bisogna
creare
nuovi
oggetti
basati
sull
'
informazione
visto
che
è
proprio
questa
che
internet
tratta
con
insuperabile
efficienza
.
Per
esempio
non
compro
una
cravatta
on
line
,
ma
certamente
acquisterei
un
servizio
che
mi
permettesse
di
simulare
una
nuova
identità
e
farla
vivere
nella
rete
virtuale
,
ma
con
carta
di
credito
e
conseguenze
tangibili
.
Chiamiamolo
servizio
"zelig.com",
per
scherzare
.
Seriamente
,
lo
sviluppo
di
internet
come
grande
mercato
richiede
un
passaggio
dall
'
ingegneria
delle
reti
a
quella
dei
contenuti
,
ma
non
è
ancora
in
vista
.
StampaQuotidiana ,
L
'
accusa
stolta
che
si
rivolge
più
frequente
a
noi
appartenenti
ai
partiti
sovversivi
ed
alle
frazioni
estreme
,
favorevoli
all
'
intervento
dell
'
Italia
nella
guerra
attuale
,
si
è
che
noi
vogliamo
la
guerra
non
per
l
'
Italia
,
ma
per
...
salvare
la
repubblica
Francese
.
Questa
scempiaggine
è
ripetuta
,
con
la
monotonia
abituale
al
moderatume
neutralista
italiano
,
anche
contro
quella
parte
dei
sovversivi
che
per
la
speciale
ideologia
precedentemente
seguita
sono
antidemocratici
.
Questa
scempiaggine
è
frutto
d
'
ignoranza
,
ma
è
anche
frutto
di
malafede
.
Quei
signori
la
ripetono
al
fine
,
confessato
dal
Barzellotti
,
di
spaventare
il
Governo
e
fargli
credere
che
noi
si
voglia
la
guerra
per
facilitare
una
pronta
ed
immediata
rivoluzione
politica
.
Tale
stupida
menzogna
per
quanto
detta
e
sostenuta
da
persone
che
la
leggerezza
degli
italiani
chiama
nientemeno
che
storici
(
per
es
.
un
certo
signor
Curatulo
!
)
contrasta
oltre
che
col
buon
senso
con
la
più
evidente
realtà
storica
e
con
le
più
facili
previsioni
politiche
.
I
sovversivi
non
possono
volere
attraverso
la
guerra
la
rivoluzione
per
una
ragione
molto
semplice
:
che
la
guerra
esclude
nel
tempo
e
pel
fatto
che
esiste
ogni
rivoluzione
,
polarizza
in
un
fine
unico
tutte
le
attività
del
paese
e
tronca
perciò
tutti
i
dissidi
interni
.
Dopo
la
guerra
,
il
nuovo
assetto
può
essere
più
o
meno
favorevole
ad
una
rivoluzione
,
ed
i
socialisti
ed
i
sindacalisti
italiani
agiscono
appunto
alla
creazione
di
tale
assetto
favorevole
alla
rivoluzione
socialista
cioè
allo
sviluppo
libero
e
organico
del
movimento
operaio
.
I
socialisti
sono
favorevoli
alla
guerra
per
un
'
altra
ragione
meno
semplice
,
ma
del
pari
teoricamente
fondata
.
L
'
esser
socialista
,
l
'
accettare
cioè
una
certa
concezione
storica
della
società
odierna
,
e
il
contribuire
a
favorirla
,
non
significa
ripudiare
il
secolare
flusso
della
tradizione
,
e
il
complesso
di
beni
che
questa
ha
trasmesso
all
'
epoca
nostra
.
Il
socialismo
è
un
virgulto
che
s
'
innesta
direttamente
al
grande
albero
della
tradizione
.
È
ovvio
che
se
così
non
fosse
il
socialismo
sarebbe
fuori
della
storia
,
sarebbe
un
movimento
ideologico
e
romantico
privo
di
significazione
e
incapace
di
avvenire
realistico
.
Ed
è
chiaro
perciò
che
il
movimento
socialista
deve
rispettare
tutti
i
contributi
che
lo
spirito
umano
ha
creato
,
tutti
i
concetti
di
virtù
,
di
bene
,
di
eroismo
,
tutti
gl
'
istituti
etici
e
sociali
(
la
famiglia
,
la
patria
)
,
tutti
gli
apporti
culturali
scientifici
,
artistici
,
religiosi
,
che
sono
il
prodotto
più
elevato
della
selezione
della
razza
nei
secoli
.
La
finalità
del
socialismo
consiste
nel
trasformare
la
tecnica
della
produzione
,
il
meccanismo
dei
fenomeni
economici
;
nel
creare
,
per
mezzo
del
movimento
sempre
più
incalzante
della
classe
operaia
organizzata
,
una
forma
nuova
che
permetta
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
,
e
del
sistema
del
salario
.
Il
socialismo
quindi
ha
interesse
che
le
posizioni
acquisite
siano
conservate
perché
esso
non
significa
distruzione
capricciosa
e
insensata
del
presente
,
nell
'
aspettativa
ipotetica
di
un
avvenire
anche
paradisiaco
.
E
se
ciò
è
,
si
capisce
perché
molti
dei
socialisti
siano
favorevoli
alla
guerra
presente
,
che
è
guerra
di
difesa
e
di
conservazione
di
tutte
le
profonde
energie
,
di
tutti
i
caratteri
,
di
tutti
gli
elementi
più
preziosi
della
nostra
civiltà
.
La
Germania
e
l
'
Austria
,
cioè
il
popolo
tedesco
,
combattono
per
assorbire
terre
straniere
,
popoli
diversi
,
civiltà
lontane
.
Questa
guerra
è
per
i
tedeschi
una
nuova
invasione
per
la
conquista
e
il
dominio
di
mari
e
di
continenti
.
Se
non
si
crede
ciò
,
tutti
gli
eventi
di
cui
siamo
testimoni
non
si
spiegano
più
.
Perché
la
guerra
?
Predominio
commerciale
?
E
perché
per
colpire
l
'
Inghilterra
si
invade
il
Belgio
e
la
Francia
?
Che
la
guerra
sia
per
la
Germania
una
guerra
offensiva
si
spiega
meglio
con
ragioni
storiche
che
con
ragioni
diplomatiche
.
La
Germania
voleva
i
mari
,
quei
mari
che
la
tradizione
storica
non
le
ha
dato
,
e
per
averli
vuole
sopprimere
popoli
e
civiltà
con
logica
spietata
.
ma
in
fondo
necessaria
.
E
per
credere
ciò
non
v
'
è
neppure
bisogno
,
amico
Leone
,
di
leggere
i
libri
degli
imperialisti
tedeschi
,
ma
basta
far
la
critica
intima
delle
cose
che
ci
passarono
innanzi
in
questi
cinque
mesi
di
tragedia
.
La
guerra
a
grande
stile
della
Germania
,
se
finita
con
la
vittoria
di
questa
,
avrebbe
posto
questa
nazione
al
dominio
del
mondo
.
E
ciò
per
fatale
conseguenza
dei
fatti
...
;
direi
quasi
,
anche
se
i
dirigenti
della
Germania
non
l
'
avessero
voluto
.
La
vittoria
tedesca
avrebbe
significato
necessariamente
l
'
annientamento
di
tutte
le
forze
contrarie
d
'
Europa
.
Sarebbe
sorta
una
società
nuova
:
un
popolo
guerriero
padrone
di
un
continente
pacifico
,
un
dominio
assoluto
e
tirannico
da
parte
di
un
popolo
che
nel
suo
sogno
imperialistico
vuole
prevalere
oltre
che
sull
'
altrui
ricchezza
sull
'
altrui
cultura
,
sull
'
altrui
civiltà
.
Questa
vittoria
tedesca
avrebbe
sovvertito
tutti
i
programmi
di
rivoluzione
,
avrebbe
sommerso
tutti
i
socialismi
.
creato
una
posizione
iniziale
profondamente
diversa
e
certamente
negatrice
di
gran
parte
del
nostro
essere
storico
,
civile
e
psicologico
.
Noi
non
ci
sentiamo
di
far
strazio
del
patrimonio
nostro
per
tener
fede
ad
una
formula
socialista
che
non
soddisfa
la
realtà
presente
.
Vogliamo
un
socialismo
che
sia
l
'
espressione
della
razza
,
della
volontà
,
del
passato
,
della
civiltà
italiana
,
non
quel
socialismo
qualunque
,
che
potrebbe
e
non
potrebbe
nascere
in
un
mondo
diverso
,
plasmato
ad
immagine
del
popolo
tedesco
.
E
perciò
vogliamo
la
guerra
.
E
perciò
è
guerra
di
difesa
delle
posizioni
già
conquistate
che
noi
riteniamo
fondamentali
alla
costruzione
del
nostro
futuro
.
Ed
è
guerra
che
per
questa
sua
speciale
natura
trascende
la
formula
di
un
regime
politico
o
di
una
tendenza
sociale
.
Non
è
guerra
democratica
,
né
guerra
«
dei
re
»
,
ma
qualcosa
di
molto
più
vasto
e
comprensivo
che
tutto
supera
:
la
questione
dell
'
essere
o
del
non
essere
.
La
realtà
politica
si
svolge
nel
senso
precisamente
opposto
a
quello
asserito
dai
tedescofili
-
neutralisti
d
'
Italia
:
la
rivoluzione
è
certa
,
immancabile
se
la
guerra
non
si
fa
,
rivoluzione
inevitabile
che
nascerà
non
solo
dalla
volontà
dei
Fasci
d
'
azione
,
ma
dal
giuoco
delle
circostanze
stesse
.
Crispi
diceva
negli
ultimi
anni
della
sua
vita
che
la
forza
della
dinastia
di
Savoia
non
poteva
essere
se
non
nella
vittoria
,
perché
nessuna
aristocrazia
sorregge
in
Italia
la
Monarchia
.
Essa
sarà
travolta
inesorabilmente
il
giorno
in
cui
il
fascino
della
guerra
sia
venuto
meno
.
A
questo
punto
noi
siamo
.
O
la
guerra
,
e
vittoriosa
,
o
i
Savoia
pagheranno
il
fio
e
saranno
spazzati
da
un
movimento
rivoluzionario
sociale
e
politico
.
Se
l
'
Italia
scende
in
campo
a
compiere
il
suo
dovere
verso
se
stessa
ed
il
suo
passato
e
per
difendere
le
ragioni
storiche
ed
ideali
della
propria
esistenza
,
tutta
una
serie
di
problemi
nuovi
nasceranno
,
con
gli
allargati
confini
,
con
la
nascente
autorità
e
con
la
conquista
di
mercati
nuovi
,
tali
da
prospettare
sotto
nuova
luce
i
problemi
attuali
,
e
da
dirigere
in
senso
netto
e
sicuro
l
'
attività
rivoluzionaria
delle
classi
operaie
.
Queste
attenderanno
la
loro
ora
,
svolgendo
nell
'
autonomia
delle
loro
organizzazioni
,
la
lotta
di
classe
incubatrice
della
rivoluzione
e
non
si
confonderanno
nelle
brighe
politiche
.
Oggi
la
frazione
più
intelligente
e
libera
della
classe
operaia
italiana
vuole
la
guerra
perché
sente
che
tale
guerra
è
imprescindibile
dalle
finalità
socialiste
,
è
una
condizione
sine
qua
non
per
poter
volere
il
socialismo
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
solo
questione
di
facce
,
di
vendette
personali
e
di
arboristeria
tra
querce
e
ulivi
.
La
guerra
tra
Prodi
e
D
'
Alema
tocca
il
Dna
della
sinistra
italiana
.
E
tocca
alle
radici
l
'
egemonia
del
centrosinistra
.
Non
è
possibile
infatti
pensare
a
un
equilibrio
perfetto
tra
le
due
componenti
:
ci
sarà
sempre
la
prevalenza
dell
'
una
sull
'
altra
,
legittimata
da
ragioni
di
forza
elettorale
o
di
agibilità
politica
,
di
organizzazione
di
partito
o
di
maggiore
presentabilità
sociale
e
internazionale
.
E
non
possiamo
obiettivamente
sentirci
europei
se
pensiamo
che
,
unici
in
Europa
,
abbiamo
al
governo
personaggi
e
partiti
che
fanno
capo
ai
due
principali
schieramenti
antagonisti
in
Europa
:
da
una
parte
i
popolari
moderati
di
centro
e
dall
'
altra
l
'
internazionale
socialista
e
democratica
di
sinistra
.
L
'
equivoco
non
può
durare
in
eterno
;
con
i
parametri
politici
di
Maastricht
non
siamo
a
posto
,
abbiamo
due
piedi
in
uno
Stivale
.
Ma
il
problema
di
fondo
è
che
le
due
mentalità
sinistresi
,
quella
ulivista
e
quella
quercista
,
sono
incompatibili
alla
radice
;
la
prima
fa
perno
sulla
società
civile
,
la
seconda
sul
Partito
;
la
prima
è
virale
,
mira
a
contaminare
e
ungere
la
società
come
una
macchia
oleosa
;
la
seconda
è
batterica
e
mira
a
egemonizzare
la
società
;
la
prima
è
pacionista
,
punta
cioè
sui
faccioni
di
Prodi
,
Di
Pietro
,
Rutelli
,
e
via
dicendo
;
la
seconda
è
professionista
,
e
scommette
sulla
consumata
capacità
di
navigazione
degli
apparati
.
E
poi
,
la
sinistra
nel
caso
ulivista
è
una
specie
di
clima
,
di
habitat
,
che
si
mescola
con
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
Nel
caso
quercista
è
invece
una
sinistra
che
si
trasforma
di
volta
in
volta
in
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
La
prima
ha
come
modello
il
melting
pot
,
la
seconda
ha
come
modello
il
trasformismo
.
L
'
Ulivo
è
bisessuale
(
maschio
con
Tonino
,
materno
con
Romano
,
ombroso
con
Cacciari
,
puer
glabro
con
Rutelli
)
,
la
Quercia
è
transessuale
(
da
comunista
a
democratico
di
sinistra
,
da
filosovietico
a
filoamericano
,
dal
Cremlino
a
Casablanca
)
.
O
,
se
preferite
un
paragone
alimentare
,
l
'
Ulivo
è
un
passato
di
verdura
,
in
cui
tutti
gli
ingredienti
risultano
fusi
in
un
pappone
;
la
Quercia
è
un
minestrone
di
verdure
in
cui
galleggiano
i
pezzi
di
vecchie
provenienze
:
si
distinguono
ancora
i
tranci
di
rape
verdi
,
patate
cattoliche
,
cavoli
udierrini
,
barbabietole
comuniste
.
A
livello
internazionale
,
l
'
Ulivo
vorrebbe
essere
più
liberal
,
ma
in
salsa
parrocchiale
;
la
Quercia
vorrebbe
essere
più
socialdemocratica
,
ma
in
salsa
gramsciana
.
Cos
'
hanno
allora
in
comune
le
due
sinistre
?
Un
retrogusto
ideologico
all
'
insegna
dell
'
antifascismo
e
un
giacobismo
dolciastro
,
strisciante
.
In
fondo
,
quello
è
l
'
unico
cemento
a
cui
si
richiama
disperatamente
Walter
Veltroni
per
salvare
l
'
alleanza
e
soprattutto
la
sua
biografia
personale
.
Veltroni
infatti
è
diventato
un
caso
umano
perché
ha
la
testa
nell
'
Ulivo
ma
i
piedi
nella
Quercia
;
deve
fare
gli
interessi
dalemiani
pur
avendo
le
stimmate
dell
'
Ulivo
.
E
allora
punta
su
questo
esile
tratto
comune
giacobino
e
antifascista
,
e
ogni
giorno
chiede
a
Prodi
e
indirettamente
a
D
'
Alema
di
sparare
sulla
destra
,
di
rivolgere
le
proprie
polemiche
contro
il
Nemico
.
Perché
se
togli
quel
collante
,
l
'
odio
per
l
'
Italia
di
Berlusconi
e
Fini
,
non
resta
nulla
.
La
stessa
coalizione
di
governo
va
in
pezzi
e
i
suoi
tronconi
schizzano
da
tutte
le
parti
.
Sul
piano
pratico
il
punto
di
unione
tra
sinistra
e
sinistra
coincide
con
il
punto
di
maggiore
tensione
:
il
potere
.
È
quella
,
in
fondo
,
l
'
unica
ragione
che
unisce
una
coalizione
così
eterogenea
:
se
non
fossero
ministri
,
sindaci
o
presidenti
,
ognuno
sparerebbe
palate
di
fango
sugli
altri
alleati
.
Però
il
luogo
di
incontro
più
morboso
è
anche
il
luogo
di
scontro
più
feroce
.
Prendete
la
lottizzazione
:
c
'
è
una
guerra
civile
intestina
e
clandestina
da
far
spavento
.
Provate
a
sentire
le
redazioni
della
Rai
,
i
vertici
di
molti
enti
,
le
giunte
di
molte
città
:
la
caccia
all
'
uomo
,
la
resa
dei
conti
tra
bande
rivali
e
il
proselitismo
door
to
door
prosegue
incessante
e
senza
esclusione
di
colpi
bassi
.
Gli
ulivisti
si
insinuano
come
testimoni
di
Geova
nelle
case
dei
cattolici
.
E
viceversa
,
i
quercisti
li
respingono
come
se
fossero
una
setta
satanica
.
Se
vogliamo
localizzare
il
bubbone
della
guerra
civile
a
sinistra
dobbiamo
andare
a
Bologna
,
eletta
capitale
da
entrambe
le
sinistre
:
gli
ulivisti
perché
è
la
loro
città
del
Vaticano
,
dove
vive
il
loro
papa
Romano
Prodi
,
i
quercisti
perché
è
la
capitale
morale
dell
'
italocomunismo
,
l
'
epicentro
dei
Ds
.
Anche
storicamente
,
Bologna
è
per
Prodi
la
città
del
suo
padre
spirituale
,
Dossetti
;
e
per
D
'
Alema
la
storica
Stalingrado
del
suo
partito
.
Scoppierà
dunque
la
guerra
del
tortellino
.
Anche
perché
,
nel
frattempo
,
Bologna
la
rossa
è
diventata
la
città
del
nord
dove
si
vive
peggio
,
a
cominciare
dalla
sicurezza
e
dall
'
ordine
pubblico
.
E
ciò
grazie
a
una
sinistra
di
governo
che
ha
disarmato
psicologicamente
le
forze
di
polizia
.
Ottenendo
,
fra
l
'
altro
,
la
testa
del
vicequestore
Giovanni
Preziosa
,
trasferito
da
Bologna
,
perché
reo
di
usare
la
mano
pesante
con
la
criminalità
,
ieri
con
l
'
ultrasinistra
,
oggi
con
gl
'
immigrati
irregolari
.
Insomma
Bologna
sarà
probabilmente
la
pietra
dello
sfascio
.
Non
a
caso
,
l
'
ultima
tempesta
tra
ulivisti
e
quercisti
è
stata
scatenata
proprio
sul
fronte
di
Bologna
:
capeggiate
da
Lerner
,
le
truppe
ulivastre
hanno
attaccato
l
'
approdo
di
D
'
Alema
nel
programma
C
'
era
un
compagno
che
come
me
del
mito
canoro
bolognese
più
celebre
dell
'
italocomunismo
:
Gianni
Morandi
.
Dal
presidente
della
Regione
La
Forgia
al
compagno
Morandi
:
Bologna
la
rossa
sarà
probabilmente
la
prima
città
dove
la
sinistra
consumerà
la
sua
lotta
fratricida
.
StampaQuotidiana ,
Milano
.
L
'
apertura
a
sinistra
dei
radicali
ci
ricorda
che
agosto
è
,
per
dedizione
e
tradizione
,
il
mese
di
Marco
Pannella
,
il
periodo
in
cui
il
leader
riformatore
si
prende
la
rivincita
sui
giornali
,
colpevoli
durante
l
'
anno
di
non
occuparsi
mai
abbastanza
delle
sue
iniziative
e
della
sua
persona
in
particolare
.
Non
che
la
calura
estiva
faccia
diventare
i
direttori
dei
quotidiani
più
buoni
molto
più
semplicemente
mentre
gli
altri
politici
si
godono
le
meritate
vacanze
,
Pannella
,
da
geniale
comunicatore
qual
è
,
ne
approfitta
e
occupa
lo
spazio
per
lanciare
le
sue
campagne
autunnali
e
invernali
.
E
i
giornali
e
televisioni
,
spesso
controvoglia
,
sono
costretti
a
concedergli
titoli
e
pagine
.
Hanno
fatto
storia
,
per
esempio
,
le
battaglie
radicali
per
tenere
aperto
Montecitorio
durante
le
vacanze
estive
.
Dal
76
i
presidenti
della
Camera
(
Pietro
Ingrao
prima
,
Nilde
Jotti
,
Giorgio
Napolitano
e
Irene
Pivetti
poi
)
hanno
dovuto
capitolare
di
fronte
alle
proverbiali
insistenze
pannelliane.Tutto
questo
,
però
,
fino
all
'
anno
scorso
.
L
'
agosto
1996
infatti
segna
la
prima
sconfitta
'
estiva
'
del
capo
dei
Riformatori
da
almeno
vent
'
anni
.
La
stagione
era
già
cominciata
sotto
i
peggiori
auspici
con
la
chiusura
agostana
della
Camera
decisa
dal
presidente
Luciano
Violante
.
Dal
1976
è
la
prima
volta
che
succede
ha
tuonato
Pannella
e
guarda
caso
proprio
nella
legislatura
che
non
vede
presenti
i
radicali
.
Ma
l
'
annus
horribilis
pannelliano
è
stato
decretato
dai
propositi
secessionisti
di
Umberto
Bossi
,
dai
veti
di
Fausto
Bertinotti
e
dai
disegni
proto
politici
di
Antonio
Di
Pietro
.
I1
palcoscenico
mediatico
è
stato
tutto
per
loro
e
Marco
si
è
dovuto
accontentare
delle
briciole
:
solo
trafiletti
e
redazionali
per
la
sua
tradizionale
paginetta
dattiloscritta.Ha
provato
,
Pannella
,
a
entrare
nel
dibattito
in
corso
sulle
prime
pagine
,
ma
gli
è
andata
buca
:
prima
ha
offerto
a
Bossi
di
marciare
insieme
lungo
il
Po
,
poi
ha
ricordato
che
Antonio
Di
Pietro
ha
firmato
i
suoi
referendum
:
niente
.
Solo
il
Giornale
di
Vittorio
Feltri
ne
ha
dato
puntuale
notizia.Eppure
il
leader
radicale
si
è
dato
molto
da
fare
anche
quest
'
estate
.
In
previsione
della
campagna
referendaria
d
'
autunno
,
Pannella
ha
convinto
Marta
Marzotto
ad
organizzare
una
mega
raccolta
fondi
per
il
movimento
dei
club
che
porta
il
suo
nome
.
A
bordo
di
un
motoscafo
accompagnato
dal
Commissario
europeo
Emma
Bonino
e
con
la
Marzotto
nei
panni
del
navigatore
,
Pannella
ha
scandagliato
la
Costa
Smeralda
alla
ricerca
di
calette
segrete
sopra
le
quali
si
affacciano
le
ville
dei
vip
ai
quali
chiedere
un
contributo
milionario
.
I
risultati
non
sono
stati
confortanti
né
dal
punto
di
vista
economico
né
da
quello
mediatico
,
anche
perché
,
nel
frattempo
,
Pannella
ha
annunciato
a
Radio
Radicale
che
i
suoi
club
,
per
statuto
,
chiuderanno
a
fine
anno
.
Sottoscrizione
straordinaria
e
annunciata
chiusura
ordinaria
(
indipendente
dall
'
esito
della
prima
)
vanno
di
pari
passo
nei
disegni
pannelliani
di
breve
scadenza
.
Ma
è
sul
fronte
delle
iniziative
politiche
in
senso
stretto
che
Pannella
stenta
a
trovare
una
soluzione
che
lo
faccia
uscire
dalla
secca
in
cui
si
trova
.
I1
rapporto
con
il
Polo
,
dopo
la
denuncia
dell
'
accordo
elettorale
miliardario
non
rispettato
,
non
fila
certo
liscio
.
Da
qualche
settimana
i
militanti
organizzano
scioperi
della
fame
,
manifestazioni
,
cartellonate
e
iniziative
varie
per
indurre
i
leader
del
Polo
ad
incontrare
i
vertici
del
Club
Pannella
,
cioè
Pannella
medesimo
.
I1
centrodestra
però
non
risponde
.
Il
"
dialogo
,
conflittuale
con
il
Polo
"
,
non
solo
sta
fallendo
politicamente
ma
,
per
il
momento
,
al
movimento
pannelliano
non
ha
portato
neanche
la
necessaria
visibilità
.
Rimangono
in
campo
i
20
referendum
,
che
Pannella
difenderà
con
i
denti
:
iniziativa
che
fin
d
'
ora
costituisce
un
punto
cardinale
per
chiunque
vorrà
fare
politica
di
stampo
liberale
e
liberista
.
Ora
invece
il
leader
radicale
apre
a
sinistra
,
almeno
sui
temi
della
politica
internazionale
.
Contemporaneamente
,
si
badi
tentativo
di
dialogo
con
la
destra
.
Tanto
che
Radio
radicale
,
senza
alcun
imbarazzo
alterna
interviste
a
politici
di
sinistra
che
plaudono
alla
recente
iniziativa
,
a
tormentoni
sul
dialogo
con
il
Polo
.
L
'
escamotage
trovato
da
Pannella
è
quello
del
partito
radicale
transnazionale
,
soggetto
politico
diverso
dai
'
nazionali
'
Club
Pannella
.
È
Emma
Bonino
a
motivare
l
'
appello
alla
sinistra
:
'
Mettiamo
a
disposizione
il
patrimonio
ideale
e
i
temi
di
politica
estera
del
Pr
,
tra
cui
la
moratoria
sulla
pena
di
morte
e
il
Tribunale
per
i
crimini
umanitari
.
Ci
rivolgiamo
alla
sinistra
perché
è
al
governo
e
la
politica
estera
la
fanno
i
governi
'
.
Nessun
tentativo
di
inciucio
,
dunque
,
ma
la
consapevolezza
che
nelle
maggiori
democrazie
occidentali
la
politica
internazionale
non
è
materia
esclusiva
di
un
solo
degli
schieramenti
.
StampaQuotidiana ,
Giulia
Maria
Crespi
organizza
un
convegno
su
"
Il
bello
,
attualità
e
futuro
di
un
concetto
accantonato
"
,
e
su
come
fare
per
resuscitarne
in
Italia
il
culto
,
secondo
voi
,
chi
invita
?
Il
vicepresidente
del
Consiglio
e
ministro
per
i
beni
culturali
Walter
Veltroni
,
naturalmente
.
La
settimana
scorsa
finisce
così
,
per
Veltroni
,
in
bellezza
.
Nulla
lasciava
presagire
,
per
sé
,
per
il
governo
,
per
l
'
arte
e
per
la
Juventus
,
una
tempesta
di
metà
giugno
di
così
vaste
proporzioni
.
Eppure
quella
gitarella
del
14
maggio
a
bordo
del
Cacciamine
Termoli
,
al
largo
di
Civitavecchia
,
è
già
materia
per
esperti
di
uccelli
del
malaugurio
.
Il
ministro
era
andato
alla
ricerca
"
dell
'
arte
sommersa
"
perché
"
il
mare
è
una
grande
cassaforte
d
'
acqua
che
custodisce
i
tesori
del
tempo
"
.
Veltroni
,
guardando
il
mare
,
si
è
detto
entusiasta
della
collaborazione
con
il
ministero
della
Difesa
,
una
collaborazione
che
implica
accordi
per
la
vigilanza
,
la
prevenzione
e
la
repressione
dei
traffici
illeciti
delle
opere
d
'
arte
.
"
Mi
sembra
bello
che
si
utilizzino
le
caserme
per
i
musei
"
,
ha
detto
.
Al
settimanale
Il
Mondo
,
il
vice
premier
denuncia
una
manovra
oscura
:
"
Stanno
bloccando
in
Parlamento
la
legge
sul
dilettantismo
"
.
Si
riferiva
allo
sport
e
alla
presenza
dei
partiti
nel
Coni
:
"
Ma
stiamo
scherzando
?
-
ha
detto
-
tecnici
e
atleti
oggi
nelle
leghe
e
nelle
federazioni
non
hanno
nemmeno
diritto
di
voto
.
È
giunto
il
momento
che
lo
sport
venga
preso
in
mano
anche
da
chi
lo
pratica
,
da
chi
sa
di
che
cosa
si
sta
parlando
"
.
Subito
dopo
aggiunge
:
"
In
Italia
si
rischia
l
'
omologazione
dei
linguaggi
:
spesso
si
dà
la
notizia
di
politica
come
fosse
quella
di
sport
o
viceversa
"
.
Qualche
giorno
dopo
a
proposito
del
recupero
dell
'
area
di
Pompei
si
esprime
così
:
"
È
una
sfida
da
vincere
in
tutti
i
modi
"
.
"
Pompei
-
ha
promesso
Veltroni
)
-
comincia
a
rinascere
,
non
continua
a
morire
"
.
E
ha
aggiunto
:
"
È
un
'
opera
titanica
"
:
a
quel
punto
i
napoletani
,
che
a
queste
cose
fanno
attenzione
,
hanno
incrociato
le
dita
per
una
frase
facimente
associabile
con
le
catastrofi
evocate
dal
film
con
di
Leonardo
Di
Caprio
.
Su
Pompei
Veltroni
non
vuole
fare
"
demagogia
"
e
si
limita
quindi
a
un
"
si
cambia
musica
"
e
a
un
misterioso
"
si
cambia
banda
"
.
E
anche
un
richiamo
ai
giornalisti
:
"
Io
-
ricorda
-
sono
stato
direttore
dell
'
Unità
e
ho
letto
cose
terribili
(
sic
)
su
Pompei
"
,
ma
oggi
"
diffondere
l
'
idea
che
Pompei
è
passata
da
una
morte
annunciata
alla
rinascita
,
significa
fare
un
favore
alla
verità
"
.
Intanto
il
15
giugno
si
deve
occupare
anche
di
politica
(
"
Non
esiste
alcuna
suggestione
di
fare
elezioni
anticipate
"
)
di
occupazione
(
"
Le
regioni
del
Mezzogiorno
si
avviano
sulla
strada
di
uno
sviluppo
autosufficiente
"
)
di
Rai
(
"
Così
non
va
"
)
.
Ma
pregusta
già
la
sfilata
sulla
Croisette
a
Cannes
e
la
finale
di
Coppa
dei
Campioni
ad
Amsterdam
.
Il
16
maggio
è
l
'
ora
delle
riforme
(
"
Ci
auguriamo
vadano
a
compimento
"
)
e
della
giustizia
(
"
Il
ministro
Flick
fa
il
ministro
della
giustizia
"
)
.
Il
week
-
end
l
'
ha
dedicato
alla
sua
passione
,
il
cinema
.
Le
polemiche
sulla
rivalità
tra
Nanni
Moretti
e
Roberto
Benigni
glielo
guastano
un
po
'
:
"
L
'
Ulivo
non
preferisce
l
'
uno
piuttosto
che
l
'
altro
-
fa
sapere
il
vice
premier
-
sarebbe
una
follia
"
.
E
si
augura
che
la
giuria
di
Cannes
assegni
la
Palma
d
'
Oro
ex
-
aequo
ai
due
comici
.
Poi
scappa
il
boss
Pasquale
Cuntrera
,
e
il
vice
presidente
del
governo
dichiara
:
"
È
inaccettabile
per
la
coscienza
civile
del
paese
che
un
boss
possa
fuggire
"
.
E
mentre
l
'
opposizione
chiede
la
testa
del
Guardasigilli
e
Flick
stesso
si
dimette
,
Veltroni
aggiunge
:
"
Esistono
buchi
nella
normativa
"
.
Con
la
valigia
pronta
per
Amsterdam
(
"
In
tribuna
ci
sono
tre
ministri
spagnoli
,
mi
pare
doverosa
una
presenza
italiana
"
)
Rivendica
anche
di
essere
una
sorta
di
menagramo
per
omissione
,
vocazione
confermata
dalla
partita
con
il
Real
.
La
sua
squadra
del
cuore
perde
se
lui
non
può
vederla
:
"
L
'
anno
scorso
io
non
c
'
ero
"
.
Poi
avviene
il
furto
delle
opere
d
'
arte
alla
Galleria
d
'
arte
moderna
di
Roma
.
Veltroni
sente
il
peso
delle
responsabilità
e
comunica
che
rinuncia
alla
partita
:
"
È
un
colpo
tremendo
-
dice
-
Ma
ho
impegni
di
governo
"
.
A
proposito
del
furto
,
si
lancia
in
un
'
ardita
analisi
criminologica
per
spiegare
perché
a
speso
70
miliardi
in
sistemi
di
sicurezza
per
le
opere
d
'
arte
senza
collegare
gli
allarmi
di
musei
e
gallerie
alle
questure
(
eppure
un
critico
di
livello
come
lui
dovrebbe
ricordarsi
almeno
del
film
Topkapi
)
.
"
Eravamo
preparati
ai
furti
,
ma
era
una
rapina
con
le
armi
"
.
Cuntrera
è
irreperibile
,
dei
quadri
non
c
'
è
più
traccia
e
la
Coppa
si
sta
volatilizzando
.
Ma
per
fortuna
per
salvarsi
l
'
anima
c
'
è
sempre
la
teoria
del
complotto
e
l
'
evocazione
dello
spirito
di
Licio
Gelli
(
teoria
ieri
sbeffeggiata
dal
procuratore
capo
di
Firenze
)
:
"
Sento
di
nuovo
l
'
odore
delle
bombe
del
'93
"
"
Se
qualcuno
pensa
che
con
la
sparizione
di
questi
quadri
si
cerchi
di
meno
Gelli
,
si
sbaglia
di
grosso
"
.