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Qual è la vera strategia dietro il riccometro ? Per capirla , vediamo prima il dilemma che il governo è costretto a risolvere . Come rendere sostenibile la spesa crescente dello stato sociale non potendo più aumentare le tasse e dovendo contemporaneamente ridurre deficit e debito pubblico nonché generare più crescita ? Ridurre la spesa sarebbe la soluzione più ovvia . Ma questo governo non può farlo perché vincolato da interessi protezionistici che caratterizzano la maggioranza parlamentare che lo sostiene . Per esempio , la riforma del sistema pensionistico è stata limitata a un risparmio di circa 4 mila miliardi , utile per la cassa immediata , ma irrilevante per la sostenibilità futura dei conti . La riforma dell ' amministrazione pubblica , elaborata da Bassanini , sposta la spesa , ma non introduce alcun risparmio . I ferrovieri , come sancito l ' altro giorno dalla maggioranza , sono illicenziabili . In sintesi , il governo : a ) non può tagliare sostanzialmente i costi del sistema pubblico ; b ) non può alzare ulteriormente le tasse ; c ) ma allo stesso tempo deve stimolare almeno un po ' la crescita economica per fare pil ; d ) nonché ridurre il ricorso al deficit spending annuale entro il limite del 3% del pil stesso e dimezzare il debito entro un decennio ( come promesso formalmente da Ciampi qualche giorno fa ) . Così messo è un problema affascinante in confronto al quale il dilemma della quadratura del cerchio con soli compasso e righello è robetta . Non c ' è soluzione possibile senza modificare qualcuno dei parametri di vincolo appena detti . Infatti il governo ha finora cercato di rendere risolvibile l ' equazione irrisolvibile attraverso politiche anomale che permettessero di non dover rispettare con precisione questi requisiti . 1 ) Impossibilitato a tagliare , il governo ha congelato la parte crescente della spesa pubblica . Ma ha solo spostato in avanti una massa finanziaria passiva , non risolta . 2 ) Il ricorso a una maggiore tassazione indiretta non è stato altro che un modo di aumentare il volume fiscale senza darlo a vedere . Ma l ' impatto inflazionistico oggettivo restringe moltissimo l ' applicazione di questa opzione . 3 ) Non potendo ridurre le tasse e le rigidità del mercato del lavoro - tipici strumenti di stimolazione della crescita - il governo ha inventato le rottamazioni , cioè defiscalizzazioni limitate settore per settore , uno alla volta , ciascuna capace di pompare a breve uno 0,5-0,7 per cento di pil ( senza l ' aiuto alle automobili il pil italiano del 1997 sarebbe stato sotto l'1% ) . Ma questa misura succedanea è di respiro corto , tra l ' altro controproducente per i settori interessati nel medio periodo , e non sostituisce la vera crescita . 4 ) Solo un mese fa il governo ha dovuto , per pressione europea , elaborare un piano dettagliato di riduzione del debito . Appunto , in precedenza aveva cercato di risolvere questo vincolo semplicemente ignorandolo . Ciò serve a dimostrare che , finora , il governo non ha dato prova di grande genialità risolutoria limitandosi a furberie di contingenza . Ma adesso che queste sono impedite dalla realtà interna e dai vincoli esterni , il governo è chiamato a esibire vera genialità , quasi magica vista la natura dei vincoli . Ma si orienta verso una wizardry bianca o nera ? La sanità la pagheranno anche gli esclusi Ed ecco il riccometro . In apparenza serve principalmente a far pagare , senza aumentarle , le tasse a più gente che le svicola e , grazie a questo , reperire quei 20 mila - 30 mila miliardi annui che mancano per una soluzione almeno parziale dell ' equazione . Ma non è tanto questo il suo vero scopo , pur essendo una delle finalità della misura . Lo è , invece , il costringere una buona parte degli utenti dei servizi statali a non ricorrervi . Per esempio , una persona dichiarata ricca ( 50 milioni di risparmi ) dovrà pagarsi le spese mediche , ma anche - qui il punto - continuare a pagare la quota fiscale per la sanità ( proprio per questo nascosta in una nuova forma di tassazione omnibus ) . Cosa significa ? Nuova tassa che non è tassa . Ed è il cuore della nuova strategia : ridurre lo stato sociale non in termini di apparato e tasse , ma di utenti che ne usano i servizi gratuitamente . Gli esclusi pagheranno sia il servizio che la tassa . È un modo indiretto per incrementare il gettito e , quindi , la sostenibilità del sistema pubblico senza aumentare formalmente la fiscalità . È utile ripetere che il riccometro serve più a questa strategia che a non quella , peraltro perseguita con poco premiata ostinazione , di far pagare di più le tasse già esistenti attraverso un raffinamento dei controlli . Ed è ovvio . La seconda sarà comunque aleatoria , la prima , invece , può essere realmente strutturale . Sulla carta , l ' equazione irrisolvibile pare risolta . La vera fonte che ispira il riccometro è la strategia più generale di riformare lo stato sociale non riducendo il primo termine , ma il secondo . Per riuscirci è necessario definire " ricca " una classe media che in realtà non lo è . Il riccometro è lo strumento selettivo che la costringerà a pagare doppio . Basta rendere molto bassa la soglia di definizione della ricchezza - tipo , appunto , 50 milioni di risparmi - e verrà fuori , con un colpo di bacchetta magica , che i poveri sono in realtà ricchi e , quindi , esclusi dalla gratuità dei servizi o quasi . Ammetto la genialità riformatrice dei maghi del welfare , ma ricordo loro che è magia nera , anzi rossa . Agendo da stregoni ( wizards ) lo stanno trasformando in wizfare . Spero , poi , non sia irrispettoso evocare sul forbito Foglio la mia triestinità e le derive semantiche del suo dialetto : xe solo un wiz .
I DOCUMENTI DELL'ABBIEZIONE NEUTRALISTA ( MUSSOLINI BENITO , 1915 )
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Il socialismo italiano annega in un mare di fango . Io guardo a questo naufragio coll ' animo costernato , ma senza rimorsi . In questi ultimi tempi , ho fatto qualche cosa per salvare il Partito Socialista , o ritardare il processo di disgregazione che lo insidiava e lo trae oggi nella tomba dell ' infamia . La lotta contro i riformisti prima , contro i massoni poi , la predicazione della « giornata storica » e del « bagno di sangue » che avrebbe io lo credevo purificato il socialismo italiano da molte se non da tutte delle sue tare , sono gli episodi consegnati alla cronaca , di questa mia biennale , disperata battaglia . Sforzo vano . Tentativo fallito . Fatica sprecata . Il male come avviene nei cancrenosi o nei cronici si rinnovava continuamente all ' interno ed oggi i germi patogeni hanno in loro balia questo corpo senza anima e lo divorano . Come in una tragica improvvisa illuminazione al magnesio , la guerra getta al primo piano la vera essenza del Partito , lo mostra quale esso è nella sua composizione materiale , nella sua configurazione e deformazione morale : tutto ciò che ieri fu nascosto e ignorato oggi automaticamente si scopre : bisogna denunciarlo al gran pubblico per quanto ingrato e penoso sia l ' adempimento di tale dovere . Vi sono delle piaghe « morali » che destano maggiore ripugnanza all ' occhio e al tatto delle piaghe fisiche degli incurabili . Ma il clinico fa forza a se stesso , né gli trema il polso quando affonda il coltello nella carne infetta : così io vinco dopo qualche riluttanza lo schifo ed esibisco da questa grande tribuna al pubblico proletario d ' Italia e d ' Europa , l ' ultimo in ordine di tempo documento dell ' abbiezione del socialismo italiano . A voi soltanto , o Amilcare Cipriani , io chiedo scusa per l ' amaritudine lacerante che la lettura di queste righe susciterà nell ' animo vostro ... Quando fu conosciuta in Italia la gesta dei garibaldini nelle Argonne , quando si seppe che alcune decine di giovani avevano fatto volontario olocausto della loro vita alla causa della Francia e più ancora della libertà e della giustizia assassinate dal teutono barbarico , unanime fu l ' ammirazione , ardente il rimpianto . L ' Avanti ! stesso , organo centrale del Partito , spremeva , o meglio , incaricava il signor Francesco Ciccotti uomo dubbio ed equivoco ed anguillesco e sconcertante e molle e friabile e mucillaginoso di spremere alcune lagrimucce sulle fosse ancora aperte dei caduti a Belle Etoile . Lacrime di coccodrillo ! Ma nelle masse socialiste non si è pianto . Il cuore piange , il ventre no : digerisce . E il socialismo italiano è un ventre . E il ventre ha una sua logica primitiva , primordiale , che io dimostrerò fra poco , semplicemente perfetta . Il ventre non ha trepidazioni , angoscie , speranze , sogni : ha dei « bisogni » , soddisfatti i quali egli è pago . Né chiede di più . Udite il ventre . Si è tenuta il primo gennaio una riunione socialista anti - guerresca a Cagli , grosso paese dell ' Urbinate , nelle Marche , nella nobile regione che un giorno conobbe e praticò la virtù del sacrificio per un ideale . Oratori il prof . Montevecchi e certo Barbaresi ; entrambi , si capisce , debitamente inscritti e tesserati del Partito . Aderiva anche il dottor Gasperini di Urbino con una « nobilissima » lettera . L ' oratore Montevecchi parla e dal resoconto che trovo sul Progresso , settimanale dei socialisti di Pesaro , stralcio questo brano : « Dopo aver in una felicissima rievocazione ricordato lo strazio delle madri che si vedono strappare dalle braccia i figli educati con tanta e così assidua cura d ' amore , volle sfatare la leggenda degli eroismi e degli eroi e disse che i volontari non lanciati ad uccidere dalla coazione di una legge disumana ma dalla propria libera volontà non sono che criminali » . Al Montevecchi , seguì il compagno Arduini , il quale deve essere un competente in materia patologica . Egli disse : « Fece poi propria , e propria della sezione socialista , la frase del Montevecchi riguardante i volontari e con ferrea argomentazione dimostrò che se essi non si vogliono chiamare criminali sono pur sempre dei soggetti patologici affetti da sadismo . Chiuse il discorso durato per oltre un ' ora fra le generali acclamazioni , riaffermando il diritto del proletariato di negare ogni concorso sia di sangue , sia di finanza alla guerra borghese » . Voi , a questo punto , pensate che la redazione del giornale abbia fatto almeno qualche riserva a proposito delle affermazioni degli oratori di Cagli . Illusi ! La redazione del Progresso è semplicemente giubilante e annota : « I compagni di Cagli hanno dato una splendida dimostrazione della loro forza , del loro carattere , hanno sentito profondamente l ' avversione alla guerra ed ai fautori ( avversione che freme in tutte le case dell ' operaio sfruttato e straziato nei suoi più intimi affetti ) insaccando pienamente i nuovi traditori del proletariato , i novelli puntelli della monarchia , in berretto frigio . « Ai socialisti di Cagli , a Cagli proletaria tutta la nostra ammirazione . Avanti ! » . On . Turati , io credo , io spero che voi sentirete salirvi in faccia le vampe scarlatte della vergogna . Questo è socialismo ? Questo è « il » socialismo italiano ? Il « vostro » socialismo ? Avete , voi , ancora qualche cosa di comune con costoro , voi , on . Turati ? Sì , qualche cosa : le premesse . Dalle quali si giunge con un semplice esercizio di logica perfetta , alle conseguenze degli oratori di Cagli , conseguenze accettate dalla gran massa proletaria , educata , o non piuttosto abbrutita alla scuola del socialismo . È per questo che io le rilevo . Logica perfetta ! Matematica ! Se la guerra , in sé e per sé , è un male , un abbominio , una perversione , una rovina ; se ogni guerra , se tutte le guerre in qualsiasi condizione di tempo o di eventi , per qualunque causa , per qualsiasi obiettivo sono condannabili ed esecrabili ; se bisogna opporsi a qualunque guerra senza troppo sottilizzare sull ' offesa o la difesa , è chiaro , è logico , è consequenziale che i fautori della guerra o i partecipanti alla medesima non sfuggano alla condanna ed alla esecrazione . Quando si grida : abbasso la guerra è sottinteso infatti : abbasso coloro che fanno la guerra . Nella logica perfetta sino all ' infamia ! del perfetto socialista neutrale possono beneficiare delle attenuanti coloro che sono « costretti » dalla forza esteriore dello Stato a combattere e , per converso , cadranno le « aggravanti » su coloro che si battono di lor spontanea volontà ; che uccidono o si fanno uccidere senza esservi forzati . La logica « perfetta » del perfetto neutralista li definisce perciò « criminali » o , per una concessione in subordine , dei degenerati , affetti da sadismo o da qualche altra morbosità anti - socievole e anti - umana . Criminali , dunque , o sadisti ! A tanto , non giunsero mai i preti di Roma . Anzi , qualcuno di loro , fu « volontario » ; uno di loro salvò dalle catene austriache Garibaldi . Nelle cronache della setta vaticana , i volontari furono dei « banditi » , degli « avventurieri » , degli illusi o romantici : non mai dei criminali . A ciò doveva arrivare il socialismo teutonizzato della terza Italia . Povero Pisacane che recasti a Sapri , coi tuoi trecento , la guerra e l ' insurrezione e cadesti ucciso dai « neutralisti » d ' allora che volevano per ignoranza come quelli d ' oggi , per malvagità il mantenimento dello statu - quo , povero Pisacane tu non eri che un « soggetto » da manicomio criminale . E tu , o Garibaldi ! eri e sei per i socialisti di questa lurida Italia neutrale un « sadico » perverso che s ' inebriava alla vista del sangue , tu che conoscevi e praticavi tutte le umiltà della vita , tu che avevi il cuore vasto come il mare , tu che balzavi di rupe in rupe nel cuor della notte a rintracciare l ' agnello smarrito . E voi , e voi tutti che dal '21 al '70 cospiraste e combatteste volontari nelle strade , volontari sui campi di battaglia , volontari nella vita , volontari nella morte : voi siete dei delinquenti o dei degenerati per i socialisti modernissimi che hanno sfruttato e sfruttano il vostro sangue , per parlare o scrivere la loro sozza bestemmia . E anche voi , o Amilcare Cipriani , siete pregato di scegliere : o criminale o sadista . Voi siete ancor vivo e potete scegliere ... Oh il neutrale socialismo italiano : esso ha una parola per ogni circostanza . Se non correte sui campi di battaglia , vi si butta in faccia « l ' armiamoci e partite ! » e se andate a combattere diventate dei « criminali » . Eppure , il socialismo italiano non è sempre stato così . Prima di arrivare a questo crepuscolo inglorioso , ebbe la sua primavera di idealismi e di entusiasmi . Nomi e ricordi della mia giovinezza lontana mi tumultuano nel cervello . Nomi degli eroi della nazionalità Armena , Albanese , Candiotta , Boera , Cubana ... La guerra greco - turca del 1897 vide l ' ultima legione di socialisti « volontari » , pardon , di « criminali » ... Poi il « ventre » tiranneggiò il Partito e lo ha ucciso . Sì , ucciso ! Poiché un Partito che non sente più palpiti di solidarietà umana , un Partito che si chiude in se stesso e respinge ogni appello dei popoli vinti e straziati dall ' invasore ed è sordo ad ogni grido di pietà , è un Partito morto e più che morto , putrefatto . Fra poco , echeggierà il grido : si salvi chi può ... No . No . No . O socialisti superstiti , ancor degni del nome ! La civitas solis la divina ed umana « città del sole » vaticinata da Tommaso Campanella non si costruisce col fango . Uomini l ' abiteranno e non bestie . Pietre ci vorranno dunque : pietre dure e polite , lavorate coi muscoli e più ancora colle anime : cementate col sangue ...
Paul Hindemith ( Montale Eugenio , 1961 )
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Venezia , 15 aprile - Un intero concerto di musiche per flauto rischia di annoiare mortalmente quando l ' esecutore non abbia la bravura di Severino Gazzelloni che si è presentato nel pomeriggio di ieri nelle sale Apollinee della Fenice con un nutrito programma . In breve egli ci ha dato un saggio dell ' evoluzione tecnica che ha subìto il suo strumento a partire dall ' Après - midi d ' un faune di Debussy . Abbiamo così ascoltato difficilissime musiche moderne e di estrema avanguardia . Di André Jolivet Cinque Incantesimi per flauto solo accompagnati da esoteriche didascalie ; del tedesco - americano Stefan Wolpe una Sonata per flauto e pianoforte ali ordinaria amministrazione seriale ; di Edgar Varèse Density 21 , 5 , un difficile brano che risale al '36 e che impone portentose acrobazie allo strumentista ; di Olivier Messiaen un massiccio Merlo nero per flauto e pianoforte , virtuosistico all ' eccesso e alquanto opprimente ; di Debussy l ' ormai classica Syrinx per flauto solo , un piccolo capolavoro ; di Franco Evangelisti alcune Proporzioni per flauto solo , di una soporifera aridità . Completavano il programma una Sonatine per flauto solo ali Pierre Boulez , seconda versione scritta per il Gazzelloni di un ' opera che fu composta nel '36 e che si può ascoltare disponendo di molta pazienza ; e un recente lavoro di Mario Peragallo , Vibrazioni per tre flauti , pianoforte e tiptofono : uno strumento che è una specie di carillon di percussioni d ' ogni tipo a intonazione indeterminata . Completano l ' insieme l ' ottavino , il flauto e un diapason a tasto . Nulla di eccezionale , ma un successo di stima . Il pubblico ha applaudito con entusiasmo il fenomenale Gazzelloni e il valente pianista Frederik Rzewski . Nel concerto serale , che si è tenuto nella Scuola Grande di San Rocco , Paul Hindemith , dirigendo l ' Orchestra della Fenice , ci ha fatto conoscere la sua Pittsburgh Symphony , da lui scritta per festeggiare il bicentenario di quella città . È un lavoro di ampie proporzioni , ma di troppo evidente carattere occasionale . Altre musiche da lui dirette : La grande fuga in si bemolle opera 133 per orchestra d ' archi di Beethoven ; le Variazioni di Blacher su un tema di Paganini ( opera 26 ) per orchestra ; la Sinfonia opera 21 di Webern per orchestra da camera che il programma annuncia come la bibbia dell ' ermetismo musicale e che per la sua brevità si ascolta ancora con piacere . Vivissimo il successo , scarso l ' interesse .
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Di quali armi ha bisogno l ' Europa ? È poco chiaro . Lo è di più il problema corrente dei produttori europei di armamenti . I bilanci della difesa nazionali si stanno restringendo sotto la pressione di altre priorità dopo la fine di quella legata alla minaccia sovietica . Quindi , se si resta ancorati all ' idea che ogni nazione debba avere un proprio sistema industriale militare completo , di grande scala ed indipendente , non ci sono risorse a sufficienza per tenerlo in vita . Ma le nazioni europee sono restie a mollare questa idea nonostante l ' evidenza che le costringe a farlo . L ' industria militare è una parte integrante del modello di difesa nazionale . Rifornirsi di armi dall ' estero , o condividerle troppo con gli alleati , significa dover rinunciare all ' autonomia politica sia per la propria sicurezza che per le proiezioni di potenza ed il supporto militare agli interessi commerciali nazionali . Infatti gli europei hanno trovato un compromesso tra esigenze di autonomia nazionale e quelle di integrazione formando dei consorzi per lo sviluppo di specifici sistemi d ' arma ( Per esempio L ' Eurofighter , la fregata Horizon , ecc . ) . La forma consortile assegna alle industrie di una nazione una quota di lavori proporzionale alla quota di mezzi che ciascuna forza armata di quella nazione prenota e paga . E tale modello permette di integrare le risorse sul piano della domanda evitando che si facciano tanti nuovi modelli di aerei o navi , o altro , quante sono le nazioni . E ciò assicura ad ogni industria nazionale una quota di mercato più ampia di quella del mercato interno . Tuttavia questo modello non basta più . È vero che salva le industrie nazionali . Ma è anche vero , proprio per questo , che le mantiene troppo piccole per diventare competitive sul piano dell ' avanzamento tecnologico e commerciale . E la questione è scoppiata nel confronto con gli americani . Il loro modello di industria della difesa è stato riorganizzato favorendo la fusione delle aziende piccole in modo tale da trasformarle in nuovi giganti capaci di prestazioni avanzate grazie alla maggior scala . Se gli europei vogliono competere con gli americani in questa materia non possono far altro che lo stesso : meno produttori , ma più grandi , sul lato dell ' offerta industriale . E ciò permette di integrare le risorse finanziarie sul lato della domanda , concentrandole invece che disperderle in tanti rivoli e ridondanze nazionali . A Londra , lunedì 6 Luglio , è stato firmato un accordo tra i governi di Francia , Germania , Italia , Regno Unito , Spagna e Svezia ( che insieme formano circa il 90% del mercato della difesa dell ' Unione ) per portare il sistema europeo verso questa direzione . Sarà una transizione piena di problemi . La volontà politica emersa a Londra pare spingere il sistema industriale europeo della difesa a consolidarsi attraverso fusioni e superare l ' approccio per consorzi di industrie nazionali . Ma chi sarà acquisito e chi acquisirà ? Una nazione perderà la capacità di costruire carrri armati nel proprio territorio perché potranno restare solo uno o due aziende del settore . E così per gli altri . E i militari che resteranno nazionali accetteranno di condividere le specifiche dei progetti integrati ? Inoltre i sistemi industriali militari nazionali sono strutturalmente diversi . Per esempio , quello inglese si basa sulla Borsa e sulla concorrenza . Quello francese è totalmente dirigistico . Non sarà facile integrarli . Comunque l ' accordo di Londra indica che c ' è una volontà politica di dar vita in un qualche modo ad un sistema di difesa europeo basato su un ' industria degli armamenti altrettanto europea . Ed in qualche modo verrà fatta , pur passo dopo passo , ognuno difficile e sudato . Ma questa volontà politica di europeizzazione del settore si è formata sulla base di un emergenza di sopravvivenza a livello di industrie degli armamenti , non di un piano che definisca quali armamenti servano per il futuro , cioé per quale politica di sicurezza europea e verso il mondo . Per esempio , contro chi facciamo l ' Eurofighter ? È nato come caccia europeo ( per altro ottimo sia come piattaforma che come elettronica ) contro i sovietici , ma questi non ci sono più . La risposta tipica è che lo facciamo per tenere in vita l ' industria aeronautica europea affinché non venga cannibalizzata da quella americana . E per svolgere meglio questa missione sarebbe il caso che il consorzio Airbus diventasse un ' azienda unica , capace di fare anche aerei militari , da contrapporre alla Boeing in modo più solido . E quindi vien fuori che lo scopo principale dell ' europeizzazione dell ' industria della difesa ( e di quella civile che è coinvolta ) è quello di fare concorrenza agli Stati Uniti . Non c ' è ancora un ' Europa politica che definisca una politica comune di sicurezza e difesa , cioè manca la testa . Ma c ' è un corpo industriale che deve essere comunque salvato . Gli si metta quindi una eurocorazza protettiva e poi si vedrà quale testa spunterà . Non voglio criticare questo approccio . Ha motivi pratici e , soprattutto , è innegabile l ' aggressività americana . Ma mi chiedo se ciò porterà a del buono . Non credo . Gli americani non possono da soli reggere la sicurezza del pianeta . Inoltre di fronte ai paesi emergenti , quali Cina , India ed altri in arrivo , saranno necessari sistemi d ' arma che siano più avanzati di decenni tecnologia per mantenere la superiorità . E per svilupparli bisogna mettere insieme le risorse americane e quelle europee perché le prime e le seconde , se divise , non basteranno . Per questo vedrei meglio un ' integrazione tra l ' industria americana e quella europea che non la formazione di due blocchi contrapposti in concorrenza , e conflitto politico , tra loro . Ormai il confronto militare potenziale è tra Occidente e Asia e il primo non può restare diviso da fratture fondamentali quali quella militare se vuole vincerlo . Ma pochi sentono al momento questo problema . Prevale un altro . Gli americani riescono a vendere gli F-16 ad un prezzo scontatissimo , 9 milioni di dollari l ' uno , a turchi , olandesi e ad altri paesi . Riusciranno gli europei a vendere l ' Eurofighter ad un prezzo competitivo ?
QUALE GUERRA? ( NENNI PIETRO , 1915 )
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Teoricamente la battaglia antineutralista è stravinta . Quando Claudio Treves avvocato della neutralità deve deprecare l ' atteggiamento di quei socialisti che aborrano tutte le guerre e scrivere : « Come si sarebbe inteso che la Repubblica di Francia non si fosse difesa contro la coalizione dei re , serrando dei sanculotti l ' epiche colonne ? Se il socialismo è contro tutte le guerre è altresì per tutte le libertà che si difendono contro tutte le tirannidi » ; quando dico , egli deve fare questa confessione , è lecito dedurne che l ' avversione a quella che ancora si chiama la guerra aggressiva d ' Italia non è sentita , né socialisticamente lecita ed onesta , giacché una guerra appunto per la libertà contro tutte le tirannidi è quella che noi chiediamo . E allorché Filippo Turati scrive che in un caso solo l ' astensione assoluta e irrevocabile si potrebbe impunemente proclamare , quando non si avesse la menoma forza militare , non resta ai neutralisti che trincerarsi dietro i luoghi comuni dei cacciatori o difensori di medagliette o farsi forti e belli di una preziosa confessione del priore della confraternita social - pacefondaia , di Giovanni Zibordi , che ebbe l ' onestà di svelare lo stato d ' animo suo e dei suoi compagni scrivendo nella Critica Sociale : « Noi non rivoluzionari , non credenti alle quaterne delle catastrofi e all ' utilità delle macerie per fondarvi sopra quel grande edificio rivoluzionario che sarà il socialismo , noi vi combattiamo sul serio e possiamo combattere sinceramente e coerentemente la guerra ! La guerra come la sommossa , come la convulsione , la guerra delle nazioni come la rissa delle classi » . Alla buon ' ora ! Ma se può ben dirsi stravinta la polemica teorica coi neutralisti assoluti e relativi . siamo noi in condizioni di sperare che vinceremo praticamente ? Non lo credo . Il Governo è ancora fermo nel suo proposito di mantenersi neutrale e se uscirà dalla neutralità lo farà all ' ultimo momento d ' accordo colla Germania . Sarà così riserbato all ’ Italia il compito onorifico di spogliare un cadavere e di salvare la nazione che ha voluta questa guerra e che solamente se definitivamente sconfitta , cesserà di essere una permanente minaccia per la pace europea . Pessimismo ? Purtroppo c ' è dietro di noi una storia che non dobbiamo dimenticare , c ' è un trentennio di servile politica germanofila che né il Governo né il re sono disposti a rinnegare . Come nel 1866 la monarchia volle la rovina e il disonore d ' Italia a Custoza ed a Lissa per far piacere a Napoleone III che temeva la definitiva sconfitta dell ' Austria dalla quale sarebbe uscita più forte la Prussia , così oggi non può sembrare impossibile che la monarchia si prepari ad intervenire nella guerra all ' ultima ora tacitamente d ' accordo colla Germania , contro un ' Austria stremata . Pare che fra i compiti di Bülow vi sia anche questo . Che cosa sono disposti a fare gli italiani per evitare al paese una tale sciagura , un tanto disonore ? Ormai l ' ora nostra sta passando . Fra un mese sarà già troppo tardi . Noi chiedevano la guerra perché il nostro internazionalismo ci suggeriva di correre a difesa del Belgio martoriato , della Francia aggredita . Volevamo la guerra perché eravamo e siamo convinti che la Germania non debba assolutamente uscire vittoriosa dalla guerra e sentirsi perciò incoraggiata nel suo programma d ' aggressione e d ' imperialismo . Perché fra Parigi cervello della rivoluzione e Berlino cervello del militarismo e del monarchismo non potevamo rimanere indifferenti . Perché ci pareva giunta alfine l ' ora di risolvere il problema nazionale d ' Italia ponendo fine agli irredentismi permanenti centri di infezione e di infatuazione militarista . Perché infine vedevamo in questa guerra più che un conflitto di popoli , il conflitto di due differenti civiltà , vedevamo a distanza di cento anni ripetersi l ' aggressione della nuova santa alleanza alla democrazia sociale . Ma una guerra di vivi e di forti chiedevamo , non una guerra di notturni predoni : una guerra che avesse fatta dell ' Italia una nazione , una volontà , una forza a servizio della libertà , della giustizia , del diritto . Ed invece ? Invece ci si pasce di frasi . Ci si trastulla col sacro egoismo , colle sacre aspirazioni , colle sacrosante rivendicazioni . Invece non si denuncia il trattato della Triplice , non voluta mai dal popolo , tollerata fino a cinque mesi fa , maledetta ora da tutti gli italiani , amata e difesa però dal re , dal governo , dai clericali , dai conservatori che vedono in essa l ' ancora della salvezza contro la minacciante marea d ' una democrazia fattiva ed onesta , ben diversa dalla sporca democrazia giolittiana . Invece a Roma si sta preparando il mercato della neutralità che dovrà avvilirci all ' interno ed all ' estero . Crede forse il Governo di potere impunemente tradire le aspirazioni d ' Italia ? Spera di potere in combutta coi socialisti e coi preti soffocare la volontà del paese ? È tempo di dimostrargli che s ' illude . È tempo di passare dal pensiero all ' azione . Abbiamo abbastanza meditato : troppo ammonito . Cieco chi non vede : sordo chi non ode . Guai all ' Italia se lascierà mercanteggiare la sua dignità ! Guai al popolo se non insorgerà contro i mestatori ed i traditori ! Non si culli nella speranza del minor sacrificio . La guerra non finisce sui campi di battaglia . Essa rinnoverà moralmente e politicamente l ' Europa . Al Congresso europeo che seguirà alla guerra guai a chi non avrà degli amici ! Ricordino gli italiani il 1878 . Ora un altro ben peggiore 1878 ci prepara la monarchia che finirà per farci nemica tutta l ' Europa . Aver dei nemici non è pericoloso se dall ' altro lato vi sono degli amici . Pericoloso è essere soli fra i lupi . Vigili il popolo . A Roma fra il Quirinale , il Vaticano , la Villa Malta si tendono le fila d ' una trama che sarà se non sventata a tempo la nostra bara . E non si risorge da una bara sulla quale non è permesso che un epitaffio : Manco alle leggi della onestà e della dignità nazionale ed internazionale .
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Internet cresce globalmente sia in estensione ( nuove connessioni ) che in quantità di servizi offerti . Questo trend lascia pensare che ormai l ' unico limite all ' espansione di internet sia il livello di sviluppo di un paese . In quelli ricchi e che lo stanno diventando ci si attende entro non più di cinque anni una sorta di saturazione delle connessioni . Ciò significa che in un periodo di tempo relativamente breve e definito più di 1/5 della popolazione mondiale sarà connesso . E ciò giustifica il rapido ed accelerato sviluppo di nuove offerte di servizi in rete , dalle operazioni finanziarie on line allo shopping elettronico . In sintesi , lo scenario internet appare determinato da una tendenza di grande crescita senza problemi . Ma questi non si percepiscono per eccesso di euforia o perché veramente non ci sono ? In generale , la crescita delle connessioni non appare a rischio di rallentamenti . L ' uso di internet è considerato un emblema di modernità . Quindi , anche se uno non ha alcuna necessità di navigare per motivi professionali , sente comunque una pressione ambientale a spendere il necessario per diventare internauta . Anche qualora la moda finisse , comunque l ' esperienza di praticare internet fa capire subito ad un utente che può avere accesso ad informazioni rilevanti a bassissimo costo . Dalle news in tempo reale fino alle caratteristiche tecniche dell ' ultimo modello di telefonino in arrivo . E comunque il solo servizio di posta elettronica è sufficiente a giustificare la spesa della connessione . Che , volendo , può essere ridotta fino a zero da contratti innovativi tra gestori delle vie di telecomunicazione e aziende che operano su internet . Ma se gli utenti si limiteranno a praticarla per lo più solo per servizi di messaggeria o di informazione di tipo giornalistico o pubblicitario questa difficilmente si trasformerà in un nuovo mercato elettronico di massa . Che è il cuore dell ' interesse economico per internet ed il motivo che regge i tanti investimenti in atto . Il dubbio è che la rete tecnica , con i suoi servizi informativi di base , si espanda prima e di più della capacità e volontà degli utenti di vederla come luogo dove compiere transazioni commerciali . Perché ? C ' è un grande salto psicologico tra il semplice cliccare per trovare qualche informazione e il valutare un oggetto presentato in una vetrina virtuale ed acquistarlo . Alcuni pensano che le internet - vendite possano godere dell ' effetto supermarket . Tanta merce esposta aumenta la propensione a comprarla anche senza che ve ne sia un vero bisogno . Inoltre molti utenti possono essere progressivamente educati allo shopping elettronico portandoli ad eseguire azioni sempre più complesse a partire da quelle semplici . Forse sarà così . Tuttavia lo scenario più probabile è che il commercio via internet resti a lungo limitato a piccoli gruppi di utenti specializzati e che non decolli come mercato di massa . Per esempio , uno che ne capisce in fatto di computer e sa installarselo da solo si connette con Dell e lo ordina on line . Così facendo risparmia anche il 50% . Ma questo avviene in America dove la cultura tecnica è diffusa a livello di massa ed il sistema delle infrastrutture ( poste e trasporti ) è efficientissimo ed a basso costo . In Europa e altrove né il sistema né la gente sono così pronti per operazioni di commercio diretto via rete . Il che , intanto , rende utile avvertire di non usare il caso statunitense per proiettare l ' espansione di questo settore sul piano mondiale , soprattuto nella stima dei tempi di evoluzione . Ma , più importante , dobbiamo chiederci perché dobbiamo comprare una cosa via internet se sta nel negozio sotto casa ? Via internet , eventualmente , ordinerò più velocemente la spesa al negozio più vicino e non a quello virtuale . In ogni caso , pur comprando e vendendo azioni on line , una cravatta me la vado a toccare prima di comprarla . Non è escluso che la tecnologia produca ologrammi tattili internettabili e risolva questo limite . Ma ci vuole del tempo e il realizzarsi di alcune condizioni ora non contemplate negli scenari eccessivamente euforici sullo sviluppo di massa del mercato elettronico . E questi andrebbero rivisti . Non per smontare l ' ottimismo , ma per sottolineare il punto dal quale dipende il decollo di un vero e proprio mercato elettronico . Questo è che internet deve diventare un luogo per nuovi prodotti e non un modo diverso per comprare i soliti . E ciò implica che non basta portare in rete le televendite , ma bisogna creare nuovi oggetti basati sull ' informazione visto che è proprio questa che internet tratta con insuperabile efficienza . Per esempio non compro una cravatta on line , ma certamente acquisterei un servizio che mi permettesse di simulare una nuova identità e farla vivere nella rete virtuale , ma con carta di credito e conseguenze tangibili . Chiamiamolo servizio "zelig.com", per scherzare . Seriamente , lo sviluppo di internet come grande mercato richiede un passaggio dall ' ingegneria delle reti a quella dei contenuti , ma non è ancora in vista .
LA «NOSTRA» GUERRA ( LANZILLO AGOSTINO , 1915 )
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L ' accusa stolta che si rivolge più frequente a noi appartenenti ai partiti sovversivi ed alle frazioni estreme , favorevoli all ' intervento dell ' Italia nella guerra attuale , si è che noi vogliamo la guerra non per l ' Italia , ma per ... salvare la repubblica Francese . Questa scempiaggine è ripetuta , con la monotonia abituale al moderatume neutralista italiano , anche contro quella parte dei sovversivi che per la speciale ideologia precedentemente seguita sono antidemocratici . Questa scempiaggine è frutto d ' ignoranza , ma è anche frutto di malafede . Quei signori la ripetono al fine , confessato dal Barzellotti , di spaventare il Governo e fargli credere che noi si voglia la guerra per facilitare una pronta ed immediata rivoluzione politica . Tale stupida menzogna per quanto detta e sostenuta da persone che la leggerezza degli italiani chiama nientemeno che storici ( per es . un certo signor Curatulo ! ) contrasta oltre che col buon senso con la più evidente realtà storica e con le più facili previsioni politiche . I sovversivi non possono volere attraverso la guerra la rivoluzione per una ragione molto semplice : che la guerra esclude nel tempo e pel fatto che esiste ogni rivoluzione , polarizza in un fine unico tutte le attività del paese e tronca perciò tutti i dissidi interni . Dopo la guerra , il nuovo assetto può essere più o meno favorevole ad una rivoluzione , ed i socialisti ed i sindacalisti italiani agiscono appunto alla creazione di tale assetto favorevole alla rivoluzione socialista cioè allo sviluppo libero e organico del movimento operaio . I socialisti sono favorevoli alla guerra per un ' altra ragione meno semplice , ma del pari teoricamente fondata . L ' esser socialista , l ' accettare cioè una certa concezione storica della società odierna , e il contribuire a favorirla , non significa ripudiare il secolare flusso della tradizione , e il complesso di beni che questa ha trasmesso all ' epoca nostra . Il socialismo è un virgulto che s ' innesta direttamente al grande albero della tradizione . È ovvio che se così non fosse il socialismo sarebbe fuori della storia , sarebbe un movimento ideologico e romantico privo di significazione e incapace di avvenire realistico . Ed è chiaro perciò che il movimento socialista deve rispettare tutti i contributi che lo spirito umano ha creato , tutti i concetti di virtù , di bene , di eroismo , tutti gl ' istituti etici e sociali ( la famiglia , la patria ) , tutti gli apporti culturali scientifici , artistici , religiosi , che sono il prodotto più elevato della selezione della razza nei secoli . La finalità del socialismo consiste nel trasformare la tecnica della produzione , il meccanismo dei fenomeni economici ; nel creare , per mezzo del movimento sempre più incalzante della classe operaia organizzata , una forma nuova che permetta l ' abolizione della proprietà privata , e del sistema del salario . Il socialismo quindi ha interesse che le posizioni acquisite siano conservate perché esso non significa distruzione capricciosa e insensata del presente , nell ' aspettativa ipotetica di un avvenire anche paradisiaco . E se ciò è , si capisce perché molti dei socialisti siano favorevoli alla guerra presente , che è guerra di difesa e di conservazione di tutte le profonde energie , di tutti i caratteri , di tutti gli elementi più preziosi della nostra civiltà . La Germania e l ' Austria , cioè il popolo tedesco , combattono per assorbire terre straniere , popoli diversi , civiltà lontane . Questa guerra è per i tedeschi una nuova invasione per la conquista e il dominio di mari e di continenti . Se non si crede ciò , tutti gli eventi di cui siamo testimoni non si spiegano più . Perché la guerra ? Predominio commerciale ? E perché per colpire l ' Inghilterra si invade il Belgio e la Francia ? Che la guerra sia per la Germania una guerra offensiva si spiega meglio con ragioni storiche che con ragioni diplomatiche . La Germania voleva i mari , quei mari che la tradizione storica non le ha dato , e per averli vuole sopprimere popoli e civiltà con logica spietata . ma in fondo necessaria . E per credere ciò non v ' è neppure bisogno , amico Leone , di leggere i libri degli imperialisti tedeschi , ma basta far la critica intima delle cose che ci passarono innanzi in questi cinque mesi di tragedia . La guerra a grande stile della Germania , se finita con la vittoria di questa , avrebbe posto questa nazione al dominio del mondo . E ciò per fatale conseguenza dei fatti ... ; direi quasi , anche se i dirigenti della Germania non l ' avessero voluto . La vittoria tedesca avrebbe significato necessariamente l ' annientamento di tutte le forze contrarie d ' Europa . Sarebbe sorta una società nuova : un popolo guerriero padrone di un continente pacifico , un dominio assoluto e tirannico da parte di un popolo che nel suo sogno imperialistico vuole prevalere oltre che sull ' altrui ricchezza sull ' altrui cultura , sull ' altrui civiltà . Questa vittoria tedesca avrebbe sovvertito tutti i programmi di rivoluzione , avrebbe sommerso tutti i socialismi . creato una posizione iniziale profondamente diversa e certamente negatrice di gran parte del nostro essere storico , civile e psicologico . Noi non ci sentiamo di far strazio del patrimonio nostro per tener fede ad una formula socialista che non soddisfa la realtà presente . Vogliamo un socialismo che sia l ' espressione della razza , della volontà , del passato , della civiltà italiana , non quel socialismo qualunque , che potrebbe e non potrebbe nascere in un mondo diverso , plasmato ad immagine del popolo tedesco . E perciò vogliamo la guerra . E perciò è guerra di difesa delle posizioni già conquistate che noi riteniamo fondamentali alla costruzione del nostro futuro . Ed è guerra che per questa sua speciale natura trascende la formula di un regime politico o di una tendenza sociale . Non è guerra democratica , né guerra « dei re » , ma qualcosa di molto più vasto e comprensivo che tutto supera : la questione dell ' essere o del non essere . La realtà politica si svolge nel senso precisamente opposto a quello asserito dai tedescofili - neutralisti d ' Italia : la rivoluzione è certa , immancabile se la guerra non si fa , rivoluzione inevitabile che nascerà non solo dalla volontà dei Fasci d ' azione , ma dal giuoco delle circostanze stesse . Crispi diceva negli ultimi anni della sua vita che la forza della dinastia di Savoia non poteva essere se non nella vittoria , perché nessuna aristocrazia sorregge in Italia la Monarchia . Essa sarà travolta inesorabilmente il giorno in cui il fascino della guerra sia venuto meno . A questo punto noi siamo . O la guerra , e vittoriosa , o i Savoia pagheranno il fio e saranno spazzati da un movimento rivoluzionario sociale e politico . Se l ' Italia scende in campo a compiere il suo dovere verso se stessa ed il suo passato e per difendere le ragioni storiche ed ideali della propria esistenza , tutta una serie di problemi nuovi nasceranno , con gli allargati confini , con la nascente autorità e con la conquista di mercati nuovi , tali da prospettare sotto nuova luce i problemi attuali , e da dirigere in senso netto e sicuro l ' attività rivoluzionaria delle classi operaie . Queste attenderanno la loro ora , svolgendo nell ' autonomia delle loro organizzazioni , la lotta di classe incubatrice della rivoluzione e non si confonderanno nelle brighe politiche . Oggi la frazione più intelligente e libera della classe operaia italiana vuole la guerra perché sente che tale guerra è imprescindibile dalle finalità socialiste , è una condizione sine qua non per poter volere il socialismo .
StampaQuotidiana ,
Non è solo questione di facce , di vendette personali e di arboristeria tra querce e ulivi . La guerra tra Prodi e D ' Alema tocca il Dna della sinistra italiana . E tocca alle radici l ' egemonia del centrosinistra . Non è possibile infatti pensare a un equilibrio perfetto tra le due componenti : ci sarà sempre la prevalenza dell ' una sull ' altra , legittimata da ragioni di forza elettorale o di agibilità politica , di organizzazione di partito o di maggiore presentabilità sociale e internazionale . E non possiamo obiettivamente sentirci europei se pensiamo che , unici in Europa , abbiamo al governo personaggi e partiti che fanno capo ai due principali schieramenti antagonisti in Europa : da una parte i popolari moderati di centro e dall ' altra l ' internazionale socialista e democratica di sinistra . L ' equivoco non può durare in eterno ; con i parametri politici di Maastricht non siamo a posto , abbiamo due piedi in uno Stivale . Ma il problema di fondo è che le due mentalità sinistresi , quella ulivista e quella quercista , sono incompatibili alla radice ; la prima fa perno sulla società civile , la seconda sul Partito ; la prima è virale , mira a contaminare e ungere la società come una macchia oleosa ; la seconda è batterica e mira a egemonizzare la società ; la prima è pacionista , punta cioè sui faccioni di Prodi , Di Pietro , Rutelli , e via dicendo ; la seconda è professionista , e scommette sulla consumata capacità di navigazione degli apparati . E poi , la sinistra nel caso ulivista è una specie di clima , di habitat , che si mescola con cattolicesimo e tecnocrazia . Nel caso quercista è invece una sinistra che si trasforma di volta in volta in cattolicesimo e tecnocrazia . La prima ha come modello il melting pot , la seconda ha come modello il trasformismo . L ' Ulivo è bisessuale ( maschio con Tonino , materno con Romano , ombroso con Cacciari , puer glabro con Rutelli ) , la Quercia è transessuale ( da comunista a democratico di sinistra , da filosovietico a filoamericano , dal Cremlino a Casablanca ) . O , se preferite un paragone alimentare , l ' Ulivo è un passato di verdura , in cui tutti gli ingredienti risultano fusi in un pappone ; la Quercia è un minestrone di verdure in cui galleggiano i pezzi di vecchie provenienze : si distinguono ancora i tranci di rape verdi , patate cattoliche , cavoli udierrini , barbabietole comuniste . A livello internazionale , l ' Ulivo vorrebbe essere più liberal , ma in salsa parrocchiale ; la Quercia vorrebbe essere più socialdemocratica , ma in salsa gramsciana . Cos ' hanno allora in comune le due sinistre ? Un retrogusto ideologico all ' insegna dell ' antifascismo e un giacobismo dolciastro , strisciante . In fondo , quello è l ' unico cemento a cui si richiama disperatamente Walter Veltroni per salvare l ' alleanza e soprattutto la sua biografia personale . Veltroni infatti è diventato un caso umano perché ha la testa nell ' Ulivo ma i piedi nella Quercia ; deve fare gli interessi dalemiani pur avendo le stimmate dell ' Ulivo . E allora punta su questo esile tratto comune giacobino e antifascista , e ogni giorno chiede a Prodi e indirettamente a D ' Alema di sparare sulla destra , di rivolgere le proprie polemiche contro il Nemico . Perché se togli quel collante , l ' odio per l ' Italia di Berlusconi e Fini , non resta nulla . La stessa coalizione di governo va in pezzi e i suoi tronconi schizzano da tutte le parti . Sul piano pratico il punto di unione tra sinistra e sinistra coincide con il punto di maggiore tensione : il potere . È quella , in fondo , l ' unica ragione che unisce una coalizione così eterogenea : se non fossero ministri , sindaci o presidenti , ognuno sparerebbe palate di fango sugli altri alleati . Però il luogo di incontro più morboso è anche il luogo di scontro più feroce . Prendete la lottizzazione : c ' è una guerra civile intestina e clandestina da far spavento . Provate a sentire le redazioni della Rai , i vertici di molti enti , le giunte di molte città : la caccia all ' uomo , la resa dei conti tra bande rivali e il proselitismo door to door prosegue incessante e senza esclusione di colpi bassi . Gli ulivisti si insinuano come testimoni di Geova nelle case dei cattolici . E viceversa , i quercisti li respingono come se fossero una setta satanica . Se vogliamo localizzare il bubbone della guerra civile a sinistra dobbiamo andare a Bologna , eletta capitale da entrambe le sinistre : gli ulivisti perché è la loro città del Vaticano , dove vive il loro papa Romano Prodi , i quercisti perché è la capitale morale dell ' italocomunismo , l ' epicentro dei Ds . Anche storicamente , Bologna è per Prodi la città del suo padre spirituale , Dossetti ; e per D ' Alema la storica Stalingrado del suo partito . Scoppierà dunque la guerra del tortellino . Anche perché , nel frattempo , Bologna la rossa è diventata la città del nord dove si vive peggio , a cominciare dalla sicurezza e dall ' ordine pubblico . E ciò grazie a una sinistra di governo che ha disarmato psicologicamente le forze di polizia . Ottenendo , fra l ' altro , la testa del vicequestore Giovanni Preziosa , trasferito da Bologna , perché reo di usare la mano pesante con la criminalità , ieri con l ' ultrasinistra , oggi con gl ' immigrati irregolari . Insomma Bologna sarà probabilmente la pietra dello sfascio . Non a caso , l ' ultima tempesta tra ulivisti e quercisti è stata scatenata proprio sul fronte di Bologna : capeggiate da Lerner , le truppe ulivastre hanno attaccato l ' approdo di D ' Alema nel programma C ' era un compagno che come me … del mito canoro bolognese più celebre dell ' italocomunismo : Gianni Morandi . Dal presidente della Regione La Forgia al compagno Morandi : Bologna la rossa sarà probabilmente la prima città dove la sinistra consumerà la sua lotta fratricida .
StampaQuotidiana ,
Milano . L ' apertura a sinistra dei radicali ci ricorda che agosto è , per dedizione e tradizione , il mese di Marco Pannella , il periodo in cui il leader riformatore si prende la rivincita sui giornali , colpevoli durante l ' anno di non occuparsi mai abbastanza delle sue iniziative e della sua persona in particolare . Non che la calura estiva faccia diventare i direttori dei quotidiani più buoni molto più semplicemente mentre gli altri politici si godono le meritate vacanze , Pannella , da geniale comunicatore qual è , ne approfitta e occupa lo spazio per lanciare le sue campagne autunnali e invernali . E i giornali e televisioni , spesso controvoglia , sono costretti a concedergli titoli e pagine . Hanno fatto storia , per esempio , le battaglie radicali per tenere aperto Montecitorio durante le vacanze estive . Dal 76 i presidenti della Camera ( Pietro Ingrao prima , Nilde Jotti , Giorgio Napolitano e Irene Pivetti poi ) hanno dovuto capitolare di fronte alle proverbiali insistenze pannelliane.Tutto questo , però , fino all ' anno scorso . L ' agosto 1996 infatti segna la prima sconfitta ' estiva ' del capo dei Riformatori da almeno vent ' anni . La stagione era già cominciata sotto i peggiori auspici con la chiusura agostana della Camera decisa dal presidente Luciano Violante . Dal 1976 è la prima volta che succede ha tuonato Pannella e guarda caso proprio nella legislatura che non vede presenti i radicali . Ma l ' annus horribilis pannelliano è stato decretato dai propositi secessionisti di Umberto Bossi , dai veti di Fausto Bertinotti e dai disegni proto politici di Antonio Di Pietro . I1 palcoscenico mediatico è stato tutto per loro e Marco si è dovuto accontentare delle briciole : solo trafiletti e redazionali per la sua tradizionale paginetta dattiloscritta.Ha provato , Pannella , a entrare nel dibattito in corso sulle prime pagine , ma gli è andata buca : prima ha offerto a Bossi di marciare insieme lungo il Po , poi ha ricordato che Antonio Di Pietro ha firmato i suoi referendum : niente . Solo il Giornale di Vittorio Feltri ne ha dato puntuale notizia.Eppure il leader radicale si è dato molto da fare anche quest ' estate . In previsione della campagna referendaria d ' autunno , Pannella ha convinto Marta Marzotto ad organizzare una mega raccolta fondi per il movimento dei club che porta il suo nome . A bordo di un motoscafo accompagnato dal Commissario europeo Emma Bonino e con la Marzotto nei panni del navigatore , Pannella ha scandagliato la Costa Smeralda alla ricerca di calette segrete sopra le quali si affacciano le ville dei vip ai quali chiedere un contributo milionario . I risultati non sono stati confortanti né dal punto di vista economico né da quello mediatico , anche perché , nel frattempo , Pannella ha annunciato a Radio Radicale che i suoi club , per statuto , chiuderanno a fine anno . Sottoscrizione straordinaria e annunciata chiusura ordinaria ( indipendente dall ' esito della prima ) vanno di pari passo nei disegni pannelliani di breve scadenza . Ma è sul fronte delle iniziative politiche in senso stretto che Pannella stenta a trovare una soluzione che lo faccia uscire dalla secca in cui si trova . I1 rapporto con il Polo , dopo la denuncia dell ' accordo elettorale miliardario non rispettato , non fila certo liscio . Da qualche settimana i militanti organizzano scioperi della fame , manifestazioni , cartellonate e iniziative varie per indurre i leader del Polo ad incontrare i vertici del Club Pannella , cioè Pannella medesimo . I1 centrodestra però non risponde . Il " dialogo , conflittuale con il Polo " , non solo sta fallendo politicamente ma , per il momento , al movimento pannelliano non ha portato neanche la necessaria visibilità . Rimangono in campo i 20 referendum , che Pannella difenderà con i denti : iniziativa che fin d ' ora costituisce un punto cardinale per chiunque vorrà fare politica di stampo liberale e liberista . Ora invece il leader radicale apre a sinistra , almeno sui temi della politica internazionale . Contemporaneamente , si badi tentativo di dialogo con la destra . Tanto che Radio radicale , senza alcun imbarazzo alterna interviste a politici di sinistra che plaudono alla recente iniziativa , a tormentoni sul dialogo con il Polo . L ' escamotage trovato da Pannella è quello del partito radicale transnazionale , soggetto politico diverso dai ' nazionali ' Club Pannella . È Emma Bonino a motivare l ' appello alla sinistra : ' Mettiamo a disposizione il patrimonio ideale e i temi di politica estera del Pr , tra cui la moratoria sulla pena di morte e il Tribunale per i crimini umanitari . Ci rivolgiamo alla sinistra perché è al governo e la politica estera la fanno i governi ' . Nessun tentativo di inciucio , dunque , ma la consapevolezza che nelle maggiori democrazie occidentali la politica internazionale non è materia esclusiva di un solo degli schieramenti .
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Giulia Maria Crespi organizza un convegno su " Il bello , attualità e futuro di un concetto accantonato " , e su come fare per resuscitarne in Italia il culto , secondo voi , chi invita ? Il vicepresidente del Consiglio e ministro per i beni culturali Walter Veltroni , naturalmente . La settimana scorsa finisce così , per Veltroni , in bellezza . Nulla lasciava presagire , per sé , per il governo , per l ' arte e per la Juventus , una tempesta di metà giugno di così vaste proporzioni . Eppure quella gitarella del 14 maggio a bordo del Cacciamine Termoli , al largo di Civitavecchia , è già materia per esperti di uccelli del malaugurio . Il ministro era andato alla ricerca " dell ' arte sommersa " perché " il mare è una grande cassaforte d ' acqua che custodisce i tesori del tempo " . Veltroni , guardando il mare , si è detto entusiasta della collaborazione con il ministero della Difesa , una collaborazione che implica accordi per la vigilanza , la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti delle opere d ' arte . " Mi sembra bello che si utilizzino le caserme per i musei " , ha detto . Al settimanale Il Mondo , il vice premier denuncia una manovra oscura : " Stanno bloccando in Parlamento la legge sul dilettantismo " . Si riferiva allo sport e alla presenza dei partiti nel Coni : " Ma stiamo scherzando ? - ha detto - tecnici e atleti oggi nelle leghe e nelle federazioni non hanno nemmeno diritto di voto . È giunto il momento che lo sport venga preso in mano anche da chi lo pratica , da chi sa di che cosa si sta parlando " . Subito dopo aggiunge : " In Italia si rischia l ' omologazione dei linguaggi : spesso si dà la notizia di politica come fosse quella di sport o viceversa " . Qualche giorno dopo a proposito del recupero dell ' area di Pompei si esprime così : " È una sfida da vincere in tutti i modi " . " Pompei - ha promesso Veltroni ) - comincia a rinascere , non continua a morire " . E ha aggiunto : " È un ' opera titanica " : a quel punto i napoletani , che a queste cose fanno attenzione , hanno incrociato le dita per una frase facimente associabile con le catastrofi evocate dal film con di Leonardo Di Caprio . Su Pompei Veltroni non vuole fare " demagogia " e si limita quindi a un " si cambia musica " e a un misterioso " si cambia banda " . E anche un richiamo ai giornalisti : " Io - ricorda - sono stato direttore dell ' Unità e ho letto cose terribili ( sic ) su Pompei " , ma oggi " diffondere l ' idea che Pompei è passata da una morte annunciata alla rinascita , significa fare un favore alla verità " . Intanto il 15 giugno si deve occupare anche di politica ( " Non esiste alcuna suggestione di fare elezioni anticipate " ) di occupazione ( " Le regioni del Mezzogiorno si avviano sulla strada di uno sviluppo autosufficiente " ) di Rai ( " Così non va " ) . Ma pregusta già la sfilata sulla Croisette a Cannes e la finale di Coppa dei Campioni ad Amsterdam . Il 16 maggio è l ' ora delle riforme ( " Ci auguriamo vadano a compimento " ) e della giustizia ( " Il ministro Flick fa il ministro della giustizia " ) . Il week - end l ' ha dedicato alla sua passione , il cinema . Le polemiche sulla rivalità tra Nanni Moretti e Roberto Benigni glielo guastano un po ' : " L ' Ulivo non preferisce l ' uno piuttosto che l ' altro - fa sapere il vice premier - sarebbe una follia " . E si augura che la giuria di Cannes assegni la Palma d ' Oro ex - aequo ai due comici . Poi scappa il boss Pasquale Cuntrera , e il vice presidente del governo dichiara : " È inaccettabile per la coscienza civile del paese che un boss possa fuggire " . E mentre l ' opposizione chiede la testa del Guardasigilli e Flick stesso si dimette , Veltroni aggiunge : " Esistono buchi nella normativa " . Con la valigia pronta per Amsterdam ( " In tribuna ci sono tre ministri spagnoli , mi pare doverosa una presenza italiana " ) Rivendica anche di essere una sorta di menagramo per omissione , vocazione confermata dalla partita con il Real . La sua squadra del cuore perde se lui non può vederla : " L ' anno scorso io non c ' ero " . Poi avviene il furto delle opere d ' arte alla Galleria d ' arte moderna di Roma . Veltroni sente il peso delle responsabilità e comunica che rinuncia alla partita : " È un colpo tremendo - dice - Ma ho impegni di governo " . A proposito del furto , si lancia in un ' ardita analisi criminologica per spiegare perché a speso 70 miliardi in sistemi di sicurezza per le opere d ' arte senza collegare gli allarmi di musei e gallerie alle questure ( eppure un critico di livello come lui dovrebbe ricordarsi almeno del film Topkapi ) . " Eravamo preparati ai furti , ma era una rapina con le armi " . Cuntrera è irreperibile , dei quadri non c ' è più traccia e la Coppa si sta volatilizzando . Ma per fortuna per salvarsi l ' anima c ' è sempre la teoria del complotto e l ' evocazione dello spirito di Licio Gelli ( teoria ieri sbeffeggiata dal procuratore capo di Firenze ) : " Sento di nuovo l ' odore delle bombe del '93 " " Se qualcuno pensa che con la sparizione di questi quadri si cerchi di meno Gelli , si sbaglia di grosso " .