StampaQuotidiana ,
Il
Torino
non
c
'
è
più
.
Scomparso
,
bruciato
,
polverizzato
.
Una
squadra
che
muore
,
tutta
assieme
,
al
completo
,
con
tutti
i
titolari
,
colle
sue
riserve
,
col
suo
massaggiatore
,
coi
suoi
tecnici
,
coi
suoi
dirigenti
,
coi
suoi
commentatori
.
Come
uno
di
quei
plotoni
di
arditi
che
,
nella
guerra
,
uscivano
dalla
trincea
,
coi
loro
ufficiali
,
al
completo
,
e
non
ritornava
nessuno
,
al
completo
.
È
morto
in
azione
.
Tornava
da
una
delle
sue
solite
spedizioni
all
'
estero
,
dove
si
era
recato
in
rappresentanza
del
nome
dello
sport
italiano
.
Aveva
presa
la
via
del
cielo
per
tornare
più
presto
,
per
far
fronte
agli
impegni
di
campionato
.
Un
urto
terribile
,
uno
schianto
-
ai
piedi
di
una
chiesa
,
di
una
basilica
addirittura
-
una
gran
fiammata
.
E
poi
più
nulla
.
Il
silenzio
della
morte
.
Era
la
squadra
Campione
d
'
Italia
.
Era
,
quasi
al
completo
,
la
squadra
che
rappresentava
i
colori
del
nostro
Paese
nelle
competizioni
internazionali
.
Bacigalupo
,
Ballarin
,
Maroso
,
Grezar
,
Rigamonti
,
Castigliano
,
Menti
,
Loik
,
Gabetto
,
Mazzola
-
appello
in
ordine
di
squadra
di
dieci
azzurri
-
,
Bongiorni
,
italiano
d
'
origine
,
nazionale
di
Franchi
;
Schubert
,
nazionale
della
Cecoslovacchia
;
Martelli
,
Osso
la
,
Operto
,
Fadini
,
Ballarin
II
,
Grava
,
nazionali
di
riserva
o
dell
'
avvenire
.
Erano
con
loro
:
Cortina
,
il
massaggiatore
di
quest
'
anno
della
Nazionale
;
Erbstein
,
l
'
ungherese
;
l
'
allenatore
Lievesley
,
uno
dei
migliori
tecnici
che
avessimo
in
Italia
al
momento
attuale
;
Civalleri
ed
Agnisetta
,
dirigenti
della
vecchia
guardia
,
e
Cavallero
,
Tosatti
e
Casalbore
,
tre
giornalisti
,
tre
compagni
di
lavoro
.
Se
non
fosse
che
li
abbiamo
visti
noi
,
morti
,
aiutando
nelle
operazioni
ufficiali
di
identificazione
dei
cadaveri
,
ci
rifiuteremmo
di
credere
a
quanto
avvenuto
.
Giuocatori
che
erano
l
'
orgoglio
della
nostra
città
e
dell
'
Italia
sportiva
tutta
,
ragazzi
sani
,
pieni
di
salute
,
sprizzanti
energia
da
ogni
poro
,
uomini
che
erano
le
speranze
nostre
per
le
lotte
cogli
stranieri
,
ridotti
in
quelle
condizioni
!
A
farsi
forza
per
allontanare
il
pensiero
da
quella
spaventosa
visione
,
si
viene
presi
,
afferrati
da
un
senso
di
vuoto
.
Amici
,
famiglie
,
squadra
granata
,
squadra
nazionale
:
più
nulla
.
Per
Torino
che
amava
la
squadra
che
porta
il
suo
nome
come
sua
,
per
il
mondo
calcistico
tutto
,
è
una
tragedia
dalle
proporzioni
terribili
!
Menti
,
che
venivi
a
confidarti
con
me
ogni
tanto
,
Ballarin
che
tanta
paura
avevi
di
perdere
il
posto
in
Nazionale
dopo
la
partita
di
Zurigo
,
Rigamonti
che
t
'
ho
fatto
piangere
l
'
anno
scorso
a
Parigi
prima
della
partita
colla
Francia
,
Grezar
che
mi
corresti
dietro
la
settimana
scorsa
per
offrirmi
una
birra
e
per
chiedermi
se
in
realtà
anch
'
io
ti
ritenessi
diventato
«
vecio
»
.
Maroso
,
tu
il
vero
puro
sangue
dell
'
ultima
generazione
,
Valentino
Mazzola
che
facevi
i
capricci
,
mi
davi
dei
grattacapi
e
poi
mi
scrivevi
per
chiedermi
scusa
,
Loik
che
a
gare
finite
amavi
il
bicchiere
di
vino
buono
,
Voi
tutti
che
mi
foste
compagni
nelle
lotte
per
il
buon
nome
,
e
che
mi
rimproveraste
quando
Vi
lasciai
,
pochi
mesi
fa
,
ora
siete
Voi
a
lasciare
me
,
il
che
può
anche
essere
poco
,
a
lasciare
l
'
ambiente
e
la
vita
,
ed
è
tutto
.
Permettetemi
che
non
scriva
più
,
che
Vi
saluti
,
in
nome
di
tutto
il
grande
esercito
degli
sportivi
,
ritti
sull
'
attenti
,
in
silenzio
.
Dicevo
sovente
con
Voi
,
scherzando
,
che
io
ero
un
po
'
come
il
portinaio
di
San
Pietro
,
per
cui
cose
nuove
,
belle
o
brutte
,
in
senso
assoluto
più
non
esistono
.
Me
l
'
avete
procurata
Voi
,
colla
Vostra
scomparsa
collettiva
e
fulminea
,
la
sensazione
nuova
:
sotto
forma
di
uno
strazio
che
non
ha
nome
.
StampaQuotidiana ,
Vivo
a
Milano
dal
1948;
avevo
allora
cinquantadue
anni
.
Perché
ho
scelto
Milano
a
preferenza
d
'
altre
città
?
Molti
amici
,
quando
vado
a
Roma
o
altrove
,
me
lo
chiedono
,
tra
stupiti
e
scandalizzati
.
E
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
perché
a
Milano
ho
trovato
un
posto
di
lavoro
soddisfacente
.
Ma
gli
amici
non
si
arrendono
e
obiettano
:
che
ne
è
del
clima
o
meglio
dell
'
habitat
intellettuale
della
città
?
Non
è
forse
vero
che
l
'
incomunicazione
di
massa
ha
qui
toccato
uno
dei
suoi
vertici
?
E
a
questo
punto
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
1°
)
l
'
incomunicazione
di
massa
può
essere
molto
favorevole
a
uno
scrittore
o
artista
che
non
sia
eterodiretto
,
che
non
dipenda
dagli
alti
e
bassi
della
moda
culturale
;
mentre
sarebbe
disastrosa
per
quei
titani
dell
'
aggiornamento
porno
-
sociologico
che
contestano
«
il
sistema
»
ritraendone
lauti
vantaggi
;
2°
)
anche
mettendo
da
parte
ciò
che
Milano
e
la
Lombardia
rappresentano
nella
vita
economica
del
nostro
Paese
,
anche
se
ci
scordiamo
per
un
momento
la
meravigliosa
stagione
del
romanticismo
lombardo
possiamo
tranquillamente
affermare
che
gli
anni
della
scapigliatura
e
del
primo
naturalismo
hanno
fatto
di
Milano
una
città
civilissima
e
culturalmente
importante
.
Sì
,
hanno
fatto
:
ma
ora
?
Io
posso
riferire
due
episodi
diversissimi
,
ma
forse
significativi
.
Nel
1926
incontrai
a
Milano
Italo
Svevo
,
di
cui
conoscevo
solo
l
'
opera
e
la
fotografia
.
Mi
feci
coraggio
,
mi
presentai
e
lo
condussi
subito
in
via
Borgospesso
,
al
«
Convegno
»
.
Vi
trovai
alcuni
scrittori
ben
lieti
di
rendere
omaggio
al
loro
più
anziano
collega
.
Enzo
Ferrieri
,
naturalmente
,
Carlo
Linati
,
Eugenio
Levi
,
Alessandro
Pellegrini
ed
altri
ancora
.
Qualche
mese
dopo
Svevo
tornò
al
«
Convegno
»
per
leggere
una
sua
conferenza
su
Joyce
:
fu
un
avvenimento
che
oggi
non
potrebbe
ripetersi
.
Secondo
episodio
,
trent
'
anni
dopo
.
Nel
1956
si
dette
alla
Scala
un
dramma
lirico
di
sir
William
Walton
,
Troilo
e
Cressida
.
Io
ero
il
traduttore
del
bellissimo
libretto
.
Musicalmente
,
la
partitura
era
elegantissima
,
la
parte
vocale
non
facile
.
Lo
feci
notare
a
Victor
de
Sabata
,
il
quale
sorrise
e
mi
disse
che
la
Scala
sapeva
il
fatto
suo
.
De
Sabata
,
grande
direttore
d
'
orchestra
,
era
notoriamente
incapace
di
mettere
insieme
un
cast
.
Il
risultato
fu
disastroso
:
l
'
opera
,
eseguita
da
artisti
di
terz
'
ordine
,
finì
tra
fischi
assordanti
.
Alla
fine
dello
spettacolo
né
il
Sovrintendente
,
né
il
De
Sabata
,
né
il
direttore
d
'
orchestra
si
fecero
vedere
dall
'
autore
.
Faceva
freddo
,
nevicava
.
Accompagnai
Walton
sguazzando
nella
neve
e
nelle
pozzanghere
.
Lui
era
tranquillo
,
io
pieno
di
vergogna
.
Nonostante
il
freddo
,
la
nebbia
e
lo
smog
Milano
ha
o
avrebbe
tutto
ciò
che
occorre
per
essere
un
'
importante
città
d
'
arte
e
di
cultura
.
Ha
molte
opere
d
'
arte
,
musei
,
biblioteche
(
eccellente
la
Biblioteca
comunale
)
,
alcune
università
;
possiede
due
grandi
orchestre
,
parecchie
istituzioni
musicali
,
è
sede
dei
maggiori
editori
italiani
,
i
suoi
giornali
e
rotocalchi
raggiungono
alte
tirature
.
Ogni
sera
vi
si
tengono
decine
di
conferenze
e
dibattiti
,
il
Piccolo
Teatro
ha
ottenuto
successi
internazionali
,
la
Scala
fa
quel
che
può
(
meno
di
quel
che
potrebbe
)
per
sopravvivere
,
la
direzione
locale
della
Rai
-
TV
compie
lodevoli
sforzi
,
ma
non
si
è
mai
riusciti
a
dare
alla
città
un
decente
museo
d
'
arte
moderna
.
Tuttavia
la
somma
di
simili
meriti
e
demeriti
è
ben
lontana
dal
dare
un
risultato
positivo
.
Non
mancano
le
apparecchiature
e
i
mezzi
,
è
invece
assente
la
volontà
di
coordinare
gli
strumenti
a
disposizione
e
di
dare
al
pubblico
,
anche
al
pubblico
dei
meno
abbienti
,
quei
«
servizi
»
ch
'
esso
avrebbe
il
diritto
di
pretendere
.
Che
Milano
sia
stata
sempre
una
città
sorda
all
'
intelligenza
non
può
dirsi
in
alcun
modo
.
Anche
senza
essere
un
longobardista
(
com
'
era
il
compianto
Bognetti
)
e
nemmeno
un
lombardista
(
com
'
è
il
valentissimo
Dante
Isella
)
io
so
quanto
Milano
abbia
contato
nella
storia
dell
'
intelligenza
italiana
.
Lo
so
per
averlo
letto
nei
libri
,
non
lo
so
affatto
per
mie
recenti
esperienze
personali
.
Tra
il
'25
e
il
'30
io
venivo
a
Milano
come
si
va
alla
Mecca
:
per
rendere
il
mio
tributo
a
una
città
d
'
eccezione
.
Ma
se
debbo
prescindere
dall
'
enorme
importanza
che
Milano
ha
nel
campo
dell
'
industria
e
dell
'
economia
,
io
amo
questa
città
per
l
'
innegabile
senso
civico
dei
suoi
abitanti
,
l
'
amo
perché
vivendoci
riesco
quasi
a
dimenticarmi
di
essere
in
Italia
(
e
non
è
dir
poco
)
,
l
'
amo
perché
qui
il
sottobosco
politico
e
pseudo
culturale
fa
poca
presa
,
l
'
amo
perché
i
miei
amici
A
B
C
...
Z
non
potrebbero
viverci
e
prosperare
,
l
'
amo
perché
qui
si
può
vivere
senza
vedere
nessuno
,
senza
essere
coinvolto
in
qualsiasi
indecoroso
intrallazzo
mondano
,
senza
vergognarmi
di
essere
al
mondo
,
l
'
amo
con
tutto
il
cuore
ma
non
riesco
ad
amarla
per
la
souplesse
,
l
'
agilità
e
l
'
acume
della
sua
intelligenza
.
Dipenderà
dai
cittadini
di
Milano
un
futuro
e
imprevedibile
mutamento
del
volto
,
del
carattere
della
città
?
Certamente
,
ma
non
dai
suoi
uomini
d
'
oggi
.
Milano
è
una
città
buona
,
ma
non
è
una
città
interessante
.
Gli
stranieri
vengono
qui
per
ragioni
d
'
affari
,
ma
ben
pochi
viaggiatori
sentimentali
(
nel
senso
reso
tradizionale
da
Sterne
)
vengono
a
stabilirvisi
.
Milano
potrà
dunque
,
anzi
dovrà
,
diventare
una
città
di
cultura
rinunziando
(
et
pour
cause
)
a
quanto
non
ha
di
congeniale
:
il
colore
locale
,
la
cattiva
reputazione
,
lo
scandalo
,
la
moda
.
Sarà
possibile
?
Tutto
dipenderà
dai
suoi
uomini
di
domani
.
Se
i
giovani
d
'
oggi
si
tagliassero
la
barba
e
imparassero
a
studiare
senza
far
credito
alle
molte
università
che
vi
sorgeranno
,
numerose
come
i
funghi
,
allora
Milano
potrebbe
acquistare
quella
dimensione
morale
e
culturale
che
altre
città
italiane
,
malgrado
l
'
infuriare
delle
discordie
politiche
,
hanno
saputo
in
qualche
modo
difendere
.
Ricordiamo
però
che
la
cultura
non
si
fabbrica
,
nasce
da
sé
quando
è
giunto
il
momento
propizio
.
E
il
momento
stesso
è
una
grazia
che
bisogna
meritare
.
StampaQuotidiana ,
Londra
,
1
.
giugno
-
Annotta
sulla
moltitudine
in
Trafalgar
Square
,
in
Hyde
Park
,
in
Park
Lane
,
la
moltitudine
che
dall
'
aurora
si
accampa
presso
le
transenne
delle
vie
,
coraggiosa
e
cocciuta
,
in
attesa
.
Sarà
una
notte
crudele
,
come
è
stato
crudele
il
giorno
.
Brevi
schiarite
nel
cielo
,
qualche
attimo
di
sole
,
poi
nuvole
,
un
vento
pazzo
,
un
turbinio
di
foglie
,
folate
di
polvere
,
e
gelo
,
e
pioggia
:
l
'
«
escursione
»
,
come
la
chiamano
i
meteorologi
,
il
saliscendi
della
temperatura
ha
oscillato
tra
i
5
e
i
23
gradi
sopra
zero
.
Le
previsioni
per
domani
,
nei
limiti
in
cui
è
possibile
prevedere
il
tempo
in
Inghilterra
,
sono
assolutamente
fosche
.
Credete
che
tutto
questo
abbia
ragione
della
perseveranza
britannica
?
Mistress
Zoe
Neame
,
di
73
anni
,
la
prima
a
mettersi
in
fila
col
suo
sgabello
pieghevole
sotto
la
statua
di
re
Carlo
in
eccellente
posizione
strategica
,
ha
dichiarato
:
«
Per
mesi
ho
avuto
cura
di
sottopormi
agli
acquazzoni
in
giardino
a
capo
scoperto
;
ho
assistito
a
diverse
partite
di
calcio
per
abituarmi
al
clamore
improvviso
.
Sono
sicura
che
passerò
una
notte
ideale
»
.
Da
un
certo
punto
di
vista
,
lo
spettacolo
della
folla
all
'
addiaccio
vale
molto
di
più
della
rutilante
kermesse
di
domani
.
Non
è
facile
immaginare
il
colpo
d
'
occhio
:
si
pensi
alle
grandi
arterie
del
West
End
,
ai
parchi
sterminati
che
le
fronteggiano
;
da
un
lato
,
lungo
la
linea
degli
edifici
solenni
,
le
tribune
color
d
'
oro
e
azzurro
,
folte
di
vessilli
,
sono
ancora
deserte
(
si
sono
prenotati
posti
fino
a
50
ghinee
,
quasi
centomila
lire
l
'
uno
:
l
'
afflusso
comincerà
domattina
)
;
dal
lato
opposto
,
dove
stanno
le
transenne
contro
il
verde
dei
boschi
,
il
camping
è
formicolante
come
in
una
città
devastata
dal
terremoto
.
Gli
uffici
statistici
assicurano
che
alle
dieci
di
stasera
un
milione
di
persone
«
giace
sotto
le
stelle
»
;
ho
visto
fra
loro
paralitici
appisolati
nei
carrozzini
con
un
plaid
sulle
ginocchia
,
e
un
crocchio
di
ragazze
vestite
tutte
allo
stesso
modo
con
tailleurs
tagliati
nella
stoffa
della
bandiera
.
L
'
Union
Jack
è
dovunque
,
a
segnalare
i
gruppi
all
'
addiaccio
.
Vi
sono
nella
folla
donne
sole
,
generalmente
in
calzoni
lunghi
(
qualcuna
in
short
)
,
sedute
o
sdraiate
su
coperte
,
serissime
in
viso
,
occupate
a
ingannare
il
tempo
ascoltando
le
radio
portatili
o
leggendo
romanzi
polizieschi
.
Vi
sono
anche
studenti
,
a
nuclei
di
due
o
tre
,
eccitati
dall
'
avventura
e
tuttavia
provvisti
dei
libri
di
latino
:
fra
tre
giorni
li
attende
l
'
esame
.
Ho
visto
malinconiche
pattuglie
di
negri
nella
ressa
,
rassegnati
a
dormire
su
un
giaciglio
di
carta
di
giornale
sotto
la
pioggia
,
e
vengono
dalla
languida
,
soffocante
Tobago
,
questa
torrida
perla
della
Corona
.
Il
nerbo
della
moltitudine
è
formato
da
gruppi
di
familiari
,
il
che
dà
suono
e
colore
alla
scena
di
insieme
.
Certe
famiglie
appaiono
petulanti
e
cospicue
:
sono
dominate
dai
nonni
,
includono
i
bambini
al
disotto
dei
cinque
anni
e
sono
riuscite
a
conquistare
posizioni
di
favore
,
colla
possibilità
di
montare
piccole
tende
addossate
ai
tronchi
d
'
albero
,
e
cucinette
da
campo
.
Altre
famiglie
(
ecco
qualcosa
che
verrebbe
definito
incredibile
in
qualsiasi
luogo
diverso
dall
'
Inghilterra
)
sono
teneramente
timide
:
le
costituiscono
marito
e
moglie
:
è
la
loro
luna
di
miele
.
La
sposa
calza
soprascarpe
di
gomma
contro
la
pioggia
,
lo
sposo
protegge
sotto
la
falda
dell
'
impermeabile
il
pacchetto
dei
sandwiches
confezionati
secondo
le
raccomandazioni
dei
giornali
,
«
leggeri
e
nutrienti
»
.
Per
la
prima
volta
nella
storia
inglese
sono
apparse
sulla
stampa
rubriche
culinarie
;
il
«
News
Chronicle
»
si
è
spinto
a
elencare
dieci
ricette
di
tramezzini
all
'
acciuga
.
«
Evitate
di
portarvi
dietro
l
'
ombrello
»
ha
consigliato
il
Coronation
Accomodation
Bureau
;
ed
effettivamente
non
ci
sono
ombrelli
.
La
folla
è
qui
,
sotto
l
'
intemperie
del
cielo
;
fuochi
brillano
nella
notte
;
i
più
giovani
cantano
in
coro
gli
antichi
motivi
sacri
o
,
volubilmente
,
Lilì
Marlene
;
i
bambini
dormono
in
grembo
alle
madri
;
robuste
voci
cuckney
si
levano
a
imprecare
;
i
venditori
di
programmi
hanno
esaurito
i
loro
fascicoli
,
né
ci
sono
più
coccarde
;
si
brinda
con
birra
nera
alla
«
nostra
piccola
regina
»
;
8500
tra
infermieri
,
barellieri
e
medici
stanno
sulla
soglia
delle
tende
di
soccorso
nel
fitto
dei
parchi
;
tutto
è
pronto
per
domani
;
la
folla
in
attesa
è
gaia
,
spartana
,
mal
vestita
e
selvaggia
,
«
civilissimamente
selvaggia
»
come
ha
detto
Bevan
.
Per
un
attimo
,
domani
,
nell
'
ininterrotto
clamore
,
ciascuno
della
folla
vedrà
il
sorriso
di
Elisabetta
dal
cocchio
di
favola
,
il
profilo
acuto
del
Principe
Consorte
:
questa
parrà
l
'
acme
della
cerimonia
,
sembrerà
raggiunto
lo
scopo
d
'
una
così
lunga
pazienza
:
e
la
«
realtà
»
dell
'
evento
sarà
stata
invece
l
'
attesa
stessa
,
la
folla
stessa
:
la
folla
padrona
di
sé
,
ilare
,
ostinata
,
libera
,
quella
medesima
folla
che
non
piegò
sotto
l
'
insidia
,
che
non
cedette
mai
,
che
si
nutrì
di
sangue
e
di
lagrime
per
pagarsi
«
il
lusso
di
un
mito
»
.
Il
giornale
comunista
«
Daily
Worker
»
ha
molta
fiducia
nella
credulità
dei
suoi
diecimila
lettori
quando
scrive
che
«
tutta
la
nostra
storia
prova
come
l
'
anima
del
popolo
inglese
sia
profondamente
repubblicana
»
;
la
verità
è
che
un
millennio
di
concordia
,
di
indipendenza
e
di
fede
,
solo
questa
esperienza
difficile
,
giustifica
tanto
amore
per
una
dinastia
incontaminata
.
Così
Londra
mareggiante
di
popolo
,
Londra
corale
va
verso
l
'
incoronazione
della
sua
Regina
.
La
cronaca
di
oggi
non
può
essere
,
appunto
,
se
non
corale
.
Ciò
che
stamane
«
faceva
»
ancora
notizia
,
l
'
arrivo
di
Merle
Oberon
o
di
Linda
Darnell
,
il
party
offerto
dal
magnate
hollywoodiano
Skouras
,
le
dodici
broches
di
zaffiri
sull
'
abito
di
damasco
di
Lady
Jane
Vane
-
Tempest
,
tutto
ciò
stasera
è
remoto
.
Stasera
due
milioni
e
mezzo
di
persone
hanno
invaso
Londra
dalla
provincia
,
su
6500
treni
speciali
.
Per
le
strade
non
si
circola
più
.
A
Piccadilly
Circus
,
gremito
come
un
alveare
,
folle
di
soldati
della
Guardia
Irlandese
,
anzacs
dai
visi
di
cuoio
baciano
sulla
bocca
le
ragazze
di
Londra
,
vestite
di
seta
leggera
;
i
torreggianti
cypays
della
Brigata
dell
'
Assam
,
dal
capo
avvolto
nei
turbanti
viola
,
guardano
con
i
neri
occhi
i
fuochi
d
'
artificio
nel
cielo
.
L
'
Impero
sembra
vivo
come
nei
giorni
della
Regina
Vittoria
;
«
le
prospettive
della
grande
sbornia
di
domani
notte
sono
esaltanti
»
scrive
un
foglio
conservatore
;
«
i
mercanti
di
birra
sono
persuasi
che
il
Governo
trarrà
dalla
tassa
sugli
alcoolici
,
in
un
giorno
solo
,
tre
milioni
di
sterline
:
aleggia
su
Londra
l
'
anima
di
Kipling
»
.
Povero
Kipling
.
Il
poeta
inglese
che
nella
circostanza
dell
'
incoronazione
riceve
dalla
Regina
l
'
Ordine
del
Merito
,
il
prezioso
e
patetico
Walter
de
la
Mare
,
è
particolarmente
apprezzato
dalla
critica
per
una
ode
che
comincia
:
«
Amo
la
solitudine
,
odio
l
'
abbominevole
folla
»
.
StampaQuotidiana ,
Non
sarà
indolore
accogliere
l
'
istanza
di
revisione
della
condanna
di
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
presentata
dall
'
avvocato
Gamberini
alla
Corte
d
'
appello
di
Milano
.
Ma
sarebbe
ancor
meno
indolore
respingerla
.
Essa
compie
quel
salto
nella
lettura
del
rinvio
a
giudizio
che
andava
fatto
già
al
processo
di
prima
istanza
,
quando
i
carabinieri
ammisero
che
,
prima
di
presentare
il
Marino
alla
magistratura
milanese
,
lo
avevano
intrattenuto
nottetempo
per
oltre
due
settimane
.
Con
il
colonnello
Bonaventura
,
esperto
di
antiterrorismo
,
veniva
giù
da
Milano
a
Sarzana
apposta
.
I
conciliaboli
,
mai
verbalizzati
,
sarebbero
rimasti
segreti
se
un
modesto
prete
non
avesse
innocentemente
detto
in
aula
di
quel
via
vai
notturno
.
Poiché
la
tesi
accusatoria
si
fonda
soltanto
sulla
crediblità
di
Marino
,
l
'
Arma
teneva
a
non
far
sapere
che
tanto
spontaneo
e
improvviso
il
racconto
dell
'
uomo
non
era
:
si
sarebbe
potuto
pensare
che
era
stato
filtrato
,
se
non
addirittura
suggerito
.
Di
questa
menzogna
nessuno
chiese
davvero
conto
ai
carabinieri
.
E
qui
sta
la
seconda
enormità
.
Perché
i
casi
sono
due
:
o
la
procura
di
Milano
,
nelle
persone
del
dottor
Pomarici
e
poi
del
dottor
Lombardi
,
è
sotto
l
'
inganno
dei
carabinieri
quando
ne
avalla
la
versione
nel
rinvio
a
giudizio
,
oppure
sa
che
essa
è
falsa
ma
è
d
'
accordo
con
loro
nel
sottrarre
una
prova
fondamentale
sulla
credibilità
di
Marino
.
Nel
1988
o
l
'
Arma
o
la
procura
hanno
mentito
.
E
non
si
sono
mai
corretti
.
I
carabinieri
guidano
Marino
nel
bizzarro
riconoscimento
dell
'
appartamento
dove
avrebbe
preparato
l
'
attentato
,
o
lo
inducono
nei
loro
stessi
errori
sull
'
identikit
dell
'
omicida
.
Il
colonnello
Bonaventura
dichiara
che
per
lui
"
andava
da
sé
"
che
Lotta
Continua
avesse
ucciso
Calabresi
.
Da
bravo
sceriffo
,
li
deve
incastrare
con
le
buone
o
le
cattive
e
quando
le
cattive
vengono
alla
luce
neppur
sente
il
bisogno
di
difendersi
.
Né
si
correggono
i
giudici
,
soltanto
un
'
analoga
convinzione
e
idea
di
"
efficacia
"
spiega
come
tutte
le
corti
,
eccezion
fatta
per
la
Cassazione
nel
1992
,
abbiano
fatto
agevolmente
a
meno
di
riscontri
effettivi
,
abbiano
screditato
le
testimonianze
contro
l
'
accusa
e
largheggiato
con
le
altre
,
spingendosi
fino
a
stravolgere
le
dichiarazioni
,
o
far
dichiarare
un
defunto
,
per
non
parlare
della
calma
con
la
quale
accettano
la
distruzione
delle
prove
prima
del
processo
,
e
non
chiedono
esami
e
perizie
che
,
come
l
'
istanza
dimostra
,
si
potevano
ben
fare
.
L
'
istanza
di
revisione
chiama
finalmente
con
il
suo
nome
quel
che
somiglia
,
più
che
a
una
serie
di
sbagli
,
a
una
montatura
che
una
volta
partita
cresce
su
stessa
,
coinvolgendo
un
tribunale
dopo
l
'
altro
.
È
il
riordino
e
la
minuziosa
verifica
di
tutti
i
materiali
che
getta
una
luce
impressionante
anche
su
quel
che
sapevamo
.
Il
ricorso
porta
inoltre
elementi
nuovi
.
Non
molti
.
Uno
,
enorme
,
la
dichiarazione
di
una
persona
presente
all
'
attentato
che
inutilmente
dice
di
aver
riconosciuto
l
'
assassino
al
dottor
Allegra
della
questura
di
Milano
-
quello
dell
'
interrogatorio
a
Pinelli
-
e
dal
suo
ostinato
fingere
di
non
sentire
deriva
un
grande
spavento
,
durato
troppo
a
lungo
.
Altri
minori
,
ma
non
meno
ripugnanti
,
come
il
documento
d
'
un
tale
dei
Ros
di
Trapani
che
si
dice
convinto
,
in
comune
con
la
procura
di
Milano
,
che
Rostagno
sia
stato
fatto
ammazzare
da
Sofri
o
i
suoi
amici
,
sempre
per
celare
l
'
assassinio
di
Calabresi
.
Brutta
faccenda
,
fra
apparati
che
non
osano
smentirsi
.
In
che
paese
viviamo
?
si
chiede
Salvatore
Mannuzzu
a
proposito
del
testimone
azzittito
e
delle
prove
sparite
o
sostituite
.
Sì
,
in
che
paese
viviamo
?
Quale
idea
di
sé
e
dei
propri
diritti
e
doveri
regge
l
'
Arma
dei
carabinieri
e
le
corti
giudicanti
?
L
'
istanza
di
revisione
va
raccolta
,
non
solo
per
restituire
libertà
ai
tre
condannati
,
ma
per
restituire
a
noi
qualche
fiducia
nelle
istituzioni
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
9
giugno
-
L
'
eccitazione
è
cominciata
ieri
sera
,
verso
le
otto
;
dieci
minuti
prima
,
circa
.
Sulla
terrazza
di
Palazzo
Wedekind
alcuni
uomini
furono
visti
indaffarati
ad
allestire
cartelli
di
segnalazione
,
di
quelli
usati
per
informare
i
passanti
dell
'
ordine
d
'
arrivo
in
una
tappa
del
Giro
d
'
Italia
.
Per
questo
,
almeno
,
la
redazione
del
giornale
che
ha
i
suoi
uffici
in
Palazzo
Wedekind
,
piazza
Colonna
,
li
aveva
adoperati
fino
a
pochi
giorni
or
sono
,
perché
la
balconata
della
terrazza
,
sovrastante
il
portico
di
Veio
,
è
perfettamente
visibile
da
tutta
la
piazza
,
da
sotto
la
galleria
,
da
largo
Chigi
,
e
da
un
tratto
del
Corso
.
Ma
ieri
sera
non
si
trattava
del
Giro
d
'
Italia
;
si
esponevano
i
primi
risultati
delle
elezioni
per
qualche
collegio
senatoriale
,
e
quelle
prime
,
sparute
cifre
,
ottennero
l
'
effetto
di
bloccare
tutto
il
traffico
.
Veniva
segnalata
,
come
prima
,
una
buona
affermazione
dei
fascisti
;
un
'
altra
relativamente
favorevole
ai
monarchici
,
mentre
pareva
che
i
comunisti
fossero
in
qualche
difficoltà
,
che
i
democratici
cristiani
non
avessero
ottenuto
il
risultato
che
si
poteva
attendere
;
per
i
«
minori
»
,
poi
,
quelle
cifre
sembravano
,
non
tanto
dico
sfavorevoli
,
ma
addirittura
inique
,
così
da
far
provare
uno
stringimento
di
cuore
.
Ed
era
peggio
,
ancora
,
il
fatto
che
quella
tabella
sventurata
accese
di
entusiasmo
la
folla
dei
passanti
.
A
sentire
gli
applausi
che
salivano
dalla
piazza
al
balcone
c
'
era
da
credere
che
Roma
fosse
tornata
ad
essere
la
Roma
dei
fascisti
che
si
piacevano
nelle
adunate
.
E
sembrava
di
essere
caduti
di
nuovo
indietro
,
nel
passato
,
fra
tanti
che
acclamavano
,
gridavano
,
spingendosi
,
pressandosi
sotto
il
balcone
.
Che
brutta
Roma
,
si
pensava
.
Ed
era
brutta
anche
perché
poco
lontano
,
dove
si
stampa
un
altro
giornale
,
a
Palazzo
Sciano
.
,
nello
stesso
momento
si
ripetevano
le
stesse
scene
;
e
uguali
ancora
in
via
IV
Novembre
,
presso
piazza
Venezia
,
sotto
i
balconi
di
altre
redazioni
.
In
breve
,
insomma
,
il
traffico
di
tutto
il
centro
della
città
restò
paralizzato
.
Mai
si
era
visto
ancora
,
neppure
nei
giorni
della
propaganda
elettorale
,
in
nessuna
piazza
,
un
così
largo
assembramento
,
che
si
poteva
anzi
prevedere
non
dovesse
disperdersi
,
perché
la
gente
rimaneva
ferma
,
gli
occhi
in
aria
,
immaginandosi
che
i
numeri
delle
tabelle
avessero
a
seguirsi
,
ad
integrarsi
rapidamente
,
avviarsi
verso
la
conclusione
di
un
definitivo
comunicato
sui
risultati
delle
elezioni
.
Telefonò
il
prefetto
ai
direttori
dei
giornali
,
che
per
piacere
ritirassero
i
cartelloni
esposti
:
«
Sapete
che
da
oggi
alle
14
sono
vietate
,
fino
a
nuovo
ordine
,
le
manifestazioni
politiche
di
ogni
genere
.
Faccio
osservare
che
le
vostre
tabelle
le
stanno
provocando
»
.
Le
tabelle
scomparvero
,
e
la
folla
,
trascorsa
una
mezz
'
ora
,
incominciò
ad
andarsene
delusa
.
«
Vedi
che
razza
di
libertà
!
»
protestava
una
donna
con
al
petto
il
distintivo
dei
neofascisti
.
E
se
anche
l
'
ingombro
per
le
strade
,
e
le
grida
,
e
gli
applausi
,
e
poi
quelle
proteste
,
erano
state
cose
di
brevissima
durata
,
pure
restavano
come
episodi
di
uno
sgradevole
significato
,
e
acquistavano
il
senso
-
per
chi
fosse
di
animo
apprensivo
-
di
un
triste
auspicio
.
Così
una
certa
ombrosa
melanconia
,
fatta
di
preoccupazioni
,
di
recriminazioni
,
e
in
qualche
modo
di
dispetto
,
si
diffondeva
per
le
strade
,
nei
ristoranti
,
nei
caffè
.
Forse
soltanto
i
giorni
dell
'
attesa
dei
risultati
del
referendum
erano
stati
tanto
ansiosi
.
Ai
giornalisti
di
servizio
in
sala
stampa
telefonavano
gli
amici
:
«
Ebbene
,
insomma
,
ma
è
possibile
che
non
sappiate
ancora
niente
?
Che
cosa
fanno
quelli
del
Viminale
?
Ma
,
perbacco
,
informatevi
!
»
.
Pareva
proprio
che
la
colpa
fosse
nostra
,
se
alle
dieci
,
alle
undici
,
non
si
era
in
grado
di
sapere
nulla
.
La
«
sala
stampa
»
occupa
quasi
tutto
un
piano
di
un
grande
palazzo
fra
il
corso
Umberto
e
piazza
San
Silvestro
.
Più
che
una
sala
è
una
serie
di
stanze
,
tutte
vaste
e
tutte
piene
di
tavoli
,
comunicanti
per
corridoi
che
sono
tutti
fiancheggiati
da
cabine
telefoniche
,
urbane
e
interurbane
.
Mai
come
ieri
quelle
cabine
sono
state
occupate
in
permanenza
,
mai
come
ieri
tanta
gente
faceva
ressa
tra
quei
tavoli
.
Perché
non
erano
soltanto
i
giornalisti
,
ma
anche
gli
amici
,
i
conoscenti
,
ed
un
buon
numero
di
sconosciuti
rappresentanti
della
gran
massa
degli
ansiosi
di
Roma
.
Venivano
dai
cinema
e
dai
teatri
;
ne
salirono
alcuni
da
un
caffè
sottostante
la
«
sala
stampa
»
che
è
frequentato
dai
fascisti
;
altri
arrivarono
da
più
lontano
,
dai
caffè
di
via
Veneto
che
sono
i
luoghi
di
convegno
dei
liberali
.
Era
l
'
una
di
notte
,
e
le
notizie
erano
cattive
.
Poi
dispiaceva
,
dava
un
fastidio
veramente
fisico
,
vedere
quelle
facce
di
fascisti
insuperbite
dal
successo
nelle
elezioni
a
Roma
;
vederle
da
vicino
,
e
quasi
attorno
ai
nostri
tavoli
,
o
sentire
le
voci
ridiventate
altezzose
come
un
tempo
che
rimbombavano
nei
corridoi
riuscendo
a
penetrare
fin
dentro
le
cabine
:
erano
cose
,
queste
,
che
quasi
trasformavano
in
tanti
fatti
personali
i
più
ampi
motivi
di
preoccupazione
politica
.
Si
sperava
nel
Nord
,
in
ogni
modo
:
nel
solido
Piemonte
,
nella
saggia
Lombardia
,
nella
prudenza
dei
veneti
,
nella
tenacia
democratica
dei
liguri
.
Resisteranno
?
Lo
sbandamento
degli
elettori
romani
sembrava
favorito
,
e
le
sue
conseguenze
aggravate
,
dalla
ventata
reazionaria
che
saliva
dal
Sud
,
afosa
come
lo
scirocco
,
minacciosa
di
pioggia
come
quella
che
cadeva
e
cadde
ancora
tutta
la
notte
sulla
città
.
Quella
pioggia
angosciosa
:
non
la
potremo
dimenticare
,
non
dissociarla
dal
ricordo
delle
corse
notturne
che
facemmo
tra
San
Silvestro
e
il
Viminale
,
sull
'
asfalto
nero
che
luccicava
-
un
po
'
sinistramente
nelle
nostre
impressioni
-
corse
inutili
,
vane
,
alla
ricerca
di
una
notizia
da
portare
in
ufficio
,
nella
speranza
di
un
indizio
sicuro
,
di
un
orientamento
cui
affidarsi
.
Scelba
era
andato
a
casa
,
i
funzionari
si
stringevano
nelle
spalle
,
nessuno
aveva
una
notizia
più
di
quelle
poche
che
tutti
avevano
,
che
arrivavano
a
tutti
su
striscette
di
carta
con
sigle
e
cifre
esasperanti
di
risultati
parziali
.
In
«
sala
stampa
»
per
due
ore
si
fecero
addizioni
.
Numeri
,
numeri
,
numeri
,
da
incolonnare
e
da
sommare
,
da
confrontare
e
valutare
:
si
perdeva
la
testa
,
si
chiedeva
il
soccorso
dei
visitatori
amici
:
«
Chi
è
ragioniere
tra
di
voi
?
C
'
è
un
matematico
in
aiuto
?
»
.
Il
cielo
,
fuori
,
si
schiariva
sotto
le
nubi
per
l
'
alba
che
sorgeva
.
I
giornali
del
mattino
ormai
«
chiudevano
»
le
ultime
edizioni
nelle
tipografie
di
tutta
Italia
;
noi
avevamo
fattolo
spoglio
dei
primi
cinque
milioni
di
voti
e
i
risultati
davano
un
vantaggio
,
piuttosto
stretto
,
ai
partiti
di
centro
nei
confronti
delle
opposizioni
sommate
insieme
.
Andavamo
a
dormire
,
e
per
le
strade
trovavamo
a
darci
il
cambio
,
come
primi
nel
risveglio
della
città
,
gli
spazzini
municipali
.
Sotto
le
loro
spatole
,
raschiati
dai
loro
arnesi
,
cadevano
dalle
facciate
delle
case
i
simboli
di
lista
e
le
effigi
dei
candidati
,
gli
inviti
al
voto
e
le
caricature
degli
avversari
,
gli
scudi
,
le
fiamme
,
le
falci
,
le
bandiere
,
le
foglie
,
le
corone
.
La
giornata
che
stava
cominciando
ci
avrebbe
forse
dato
la
notizia
.
La
«
notizia
»
per
antonomasia
,
quella
vera
,
la
sola
ormai
che
ci
premeva
dopo
tanto
affluire
,
tanto
incalzare
di
particelle
di
notizie
che
ci
avevano
ossessionati
nella
nottata
,
e
che
anche
il
mattino
,
continuando
inesorabili
,
ci
svegliarono
innanzi
tempo
,
telefonate
da
zelanti
e
premurosi
e
curiosissimi
amici
che
in
cambio
domandavano
pareri
:
«
Che
te
ne
sembra
?
Che
cosa
sai
dal
Nord
?
»
.
Verso
le
due
del
pomeriggio
sembrò
che
andasse
bene
.
Lo
aveva
detto
Scelba
uscendo
per
andare
a
colazione
,
e
promettendo
un
comunicato
,
esauriente
e
ufficiale
,
per
le
cinque
.
Ma
alle
cinque
non
c
'
era
,
al
Viminale
.
C
'
erano
invece
voci
allarmanti
:
la
forza
pubblica
-
la
polizia
e
i
reparti
dello
stesso
esercito
-
era
in
allarme
in
tutta
Italia
-
si
prevedeva
di
dover
presidiare
le
sezioni
dei
partiti
di
sinistra
,
le
sedi
dei
monarchici
e
del
MSI
.
«
E
che
si
dice
per
il
resto
?
»
«
I
dirigenti
democristiani
siedono
in
permanenza
a
Palazzo
del
Gesù
.
De
Gasperi
è
a
colloquio
col
generale
Ridgway
,
Scelba
ha
chiamato
a
rapporto
il
questore
Polito
.
»
Con
Polito
,
infatti
,
Scelba
entrò
nella
sala
dei
giornalisti
un
'
ora
e
un
quarto
dopo
l
'
appuntamento
che
ci
aveva
fissato
.
Fu
circondato
subito
,
e
davanti
alla
bocca
gli
furono
messi
ricevitori
di
telefono
ed
il
microfono
della
RAI
.
Agli
altri
capi
dei
fili
c
'
erano
l
'
apparecchio
di
registrazione
e
stenografi
in
ascolto
per
conto
di
giornali
e
di
agenzie
.
Scelba
disse
le
poche
parole
che
sappiamo
,
con
quella
voce
fredda
,
leggermente
nasale
,
che
egli
mantiene
inalterata
quali
che
siano
le
circostanze
.
Di
nuovo
ci
fu
solo
che
alcuni
giornalisti
lo
trovarono
più
pallido
del
solito
.
Comunque
,
il
senso
delle
sue
parole
era
un
rinvio
della
«
notizia
»
che
aspettavamo
.
Venne
la
sera
,
ed
eravamo
ancora
nell
'
attesa
.
Accendemmo
le
luci
.
Incombeva
la
notte
,
e
oramai
sapevamo
che
sarebbe
stata
un
'
altra
notte
ancora
come
quella
di
ieri
:
senza
speranza
della
notizia
,
e
col
timore
che
domani
non
sia
come
ci
eravamo
augurato
.
StampaQuotidiana ,
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
La
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
a
Genova
i
Black
bloc
hanno
messo
in
difficoltà
il
G8
?
Non
credo
.
Si
riuniranno
nelle
Montagne
Rocciose
o
non
avranno
bisogno
di
riunirsi
affatto
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
spaccando
vetrine
e
provocando
tafferugli
hanno
reso
un
servizio
al
Genoa
Social
Forum
?
Non
credo
.
La
polizia
si
è
scatenata
,
Fini
e
Cossiga
le
hanno
garantito
ogni
appoggio
,
Berlusconi
sostituirà
i
muscoli
con
i
muscoli
.
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
O
,
se
hanno
abbastanza
sale
in
zucca
per
sapere
come
funziona
,
la
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
Sarebbe
un
fenomeno
sociale
di
modesto
interesse
se
,
oltre
a
dare
pretesti
al
monopolio
statale
della
violenza
,
non
danneggiasse
l
'
estendersi
a
macchia
d
'
olio
di
gruppi
,
soggetti
,
genti
che
hanno
capito
che
cos
'
è
il
dominio
mondiale
del
capitale
e
del
mercato
,
ne
studiano
e
attaccano
i
meccanismi
,
destabilizzano
le
tradizionali
forze
politiche
,
hanno
già
spostato
in
Italia
il
più
importante
sindacato
,
fanno
e
comunicano
politica
in
tutto
il
pianeta
.
Sono
confluiti
a
Genova
come
a
Porto
Alegre
e
sono
il
solo
fenomeno
politico
grosso
e
nuovo
.
Che
di
essi
non
si
riesca
neanche
a
parlare
-
e
tantomeno
delle
tesi
che
hanno
sviluppato
a
Genova
,
oltre
che
nei
cortei
,
in
un
mese
di
riunioni
e
colloqui
dove
avveniva
un
vero
salto
di
coscienza
e
cultura
-
perché
la
scena
è
occupata
dall
'
immagine
della
polizia
che
picchia
e
dai
giovani
con
le
mani
alzati
,
e
perché
di
questo
scenario
si
sono
impadronite
per
le
loro
schermaglie
maggioranza
e
opposizione
a
Genova
assenti
,
è
già
un
paradosso
.
Ovvio
,
obbligatorio
,
ma
paradosso
.
Genova
non
era
un
appuntamento
per
il
diritto
di
manifestare
,
era
per
far
sentire
le
tesi
di
gruppi
che
lavorano
da
anni
,
si
sono
creati
un
enorme
ascolto
,
i
cui
argomenti
,
come
nel
caso
di
Attac
,
danno
il
mal
di
testa
ai
governi
,
che
non
solo
denunciano
ma
sono
e
fanno
,
e
invadono
territori
che
la
politica
politicante
aveva
bruciato
.
Gli
occorre
sfondare
l
'
egemonia
dei
luoghi
comuni
,
non
uno
schieramento
di
polizia
.
Gli
occorre
costruirsi
delle
sponde
,
non
venire
isolati
.
Susan
George
si
domandava
in
questi
giorni
come
il
movimento
potrà
manifestare
se
ogni
volta
sarà
parassitato
da
gruppi
che
,
se
va
bene
,
sfogano
nello
spaccar
vetrine
un
vero
disagio
esistenziale
o
pretendono
di
insegnare
ai
poveri
nonviolenti
come
stanno
veramente
le
cose
e
quel
che
bisognerebbe
fare
.
Susan
George
è
pessimista
,
ma
si
capisce
che
sia
preoccupata
.
Già
ieri
le
gazzette
hanno
premurosamente
offerto
uno
specchio
al
ragazzo
di
Napoli
che
dichiara
guerra
al
vertice
di
settembre
della
Nato
,
e
oggi
parleranno
del
documento
di
un
deficiente
che
minaccia
di
morte
De
Gennaro
.
Così
possono
fare
a
meno
di
scrivere
che
cosa
è
e
a
che
serve
lo
scudo
spaziale
di
Bush
del
quale
si
parlerà
a
Napoli
,
come
qualmente
l
'
Italia
sia
il
solo
paese
europeo
che
lo
sostiene
,
e
come
questo
succeda
anche
perché
è
passata
sotto
silenzio
l
'
adesione
di
D
'
Alema
alla
Nato
2
durante
la
guerra
del
Kosovo
.
Né
l
'
una
né
l
'
altra
sarebbero
andate
lisce
se
due
o
trecentomila
persone
invece
che
quattro
gatti
fossero
andate
in
tempo
,
un
po
'
più
informati
e
decisi
,
davanti
a
Palazzo
Chigi
.
Possibile
che
l
'
esperienza
non
insegni
niente
?
StampaQuotidiana ,
Siracusa
,
2
ottobre
-
Più
nessuno
chiama
la
piazza
Euripide
,
che
si
trova
nella
popolare
borgata
di
Santa
Lucia
,
con
il
vero
nome
.
Oggi
tutti
la
conoscono
come
piazza
dei
miracoli
.
È
una
piazza
a
forma
di
triangolo
isoscele
con
la
base
verso
un
terrapieno
della
ferrovia
e
da
molto
tempo
era
lasciata
in
abbandono
.
Soltanto
il
mese
scorso
il
comune
decise
di
sistemarla
ed
i
siracusani
affermano
:
«
Proprio
come
se
l
'
avesse
ordinato
la
Madonna
»
.
Dicono
così
perché
adesso
,
sopra
una
stele
,
verso
il
vertice
della
piazza
e
contro
la
facciata
di
una
casa
dipinta
di
rosa
,
hanno
esposto
quella
immagine
che
già
tutti
conoscono
come
la
«
Madonna
delle
Lacrime
»
.
Da
tre
settimane
,
giorno
e
notte
,
sulla
piazza
Euripide
c
'
è
gente
che
viene
a
supplicare
una
grazia
o
,
semplicemente
,
a
vedere
di
che
si
tratta
.
Ogni
giorno
la
media
dei
visitatori
è
di
circa
cinquemila
persone
e
va
sempre
crescendo
;
di
domenica
si
toccano
punte
di
ventimila
.
All
'
angolo
con
la
via
Timoleonte
funziona
un
posto
di
pronto
soccorso
.
Gli
agenti
della
polizia
regolano
l
'
afflusso
,
le
crocerossine
aiutano
gli
ammalati
e
gli
infermieri
trasportano
gli
invalidi
con
le
barelle
.
Da
tre
settimane
,
su
questa
piazza
,
passano
migliaia
di
fedeli
,
di
curiosi
e
vi
si
radunano
storpi
,
rachitici
,
deformi
,
paralitici
,
deficienti
e
ciechi
e
muti
e
sordi
.
Sotto
il
sole
ancora
forte
o
nelle
notti
ancora
tiepide
alcuni
urlano
le
loro
invocazioni
,
altri
le
mormorano
con
gli
occhi
pieni
di
pianto
.
Parecchi
stanno
ore
ed
ore
fermi
,
lo
sguardo
fisso
sulla
Madonna
,
in
attesa
paziente
.
Ogni
tanto
la
folla
si
agita
e
si
commuove
perché
all
'
improvviso
corre
l
'
annuncio
di
una
guarigione
miracolosa
e
tutti
vorrebbero
vedere
e
toccare
e
sentire
.
I
bambini
ammalati
,
per
lo
più
deformi
per
paralisi
o
scossi
da
singulti
nervosi
od
ignari
e
sprofondati
nella
smemoratezza
di
chi
sa
quale
malattia
,
vengono
aiutati
da
preti
e
da
inservienti
perché
possano
sfiorare
con
la
propria
mano
l
'
icona
della
Madonna
.
Ieri
notte
mi
è
capitato
di
vedere
un
gruppo
di
muti
.
Nella
luce
dei
riflettori
la
scena
era
drammatica
.
Gli
sventurati
alzando
le
braccia
verso
la
piccola
immagine
sacra
cercavano
di
mugolare
una
loro
invocazione
,
ma
era
soltanto
un
urlo
cupo
,
pareva
un
abbaiamento
confuso
e
straziante
.
Da
tutta
la
Sicilia
,
dall
'
Italia
meridionale
e
da
più
lontano
ancora
i
pellegrini
accorrono
.
Già
si
pensa
di
costruire
una
tendopoli
con
quattrocento
letti
;
già
l
'
Ente
del
Turismo
provvede
ad
aumentare
le
possibilità
di
alloggio
per
quei
visitatori
che
provenendo
sempre
da
più
lontano
dovranno
per
forza
restare
una
notte
in
città
.
Si
sono
organizzate
corse
speciali
di
treni
e
di
autobus
.
Centinaia
di
venditori
ambulanti
combinano
ottimi
affari
smerciando
cartoline
,
catenine
,
immagini
della
Madonna
di
Siracusa
.
I
negozi
,
i
terreni
intorno
alla
casa
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
o
miracoloso
,
nel
giro
di
pochi
giorni
,
hanno
aumentato
di
dieci
volte
il
loro
valore
.
Alla
segreteria
del
Comitato
cittadino
,
che
si
è
pur
dovuto
costruire
per
imbrigliare
tante
attività
diverse
,
ogni
giorno
arrivano
centinaia
di
lettere
(
471
ieri
)
e
decine
di
telegrammi
.
Sono
lettere
e
telegrammi
che
invocano
una
grazia
o
che
ringraziano
per
averla
ricevuta
e
c
'
è
chi
manda
danaro
e
chi
manda
oggetti
d
'
oro
.
Ognuno
mette
l
'
indirizzo
che
suggerisce
la
fantasia
,
c
'
è
chi
scrive
«
Alla
famiglia
che
tiene
la
Madonna
che
piange
»
,
o
«
Alla
Signora
di
via
degli
Orti
»
(
la
strada
dove
avvenne
il
fatto
miracoloso
e
che
è
a
duecento
metri
dalla
piazza
)
ed
un
biglietto
,
giunto
dall
'
Olanda
,
era
inviato
«
Alla
Signorina
Mater
Dei
»
,
mescolando
così
il
latino
all
'
imperfetta
conoscenza
dell
'
italiano
.
A
tutti
si
risponde
con
una
circolare
che
dice
:
«
Egregio
signore
,
è
pervenuta
la
sua
lettera
.
Essa
è
stata
deposta
ai
piedi
della
Madonna
delle
Lacrime
ed
i
fedeli
astanti
sono
stati
invitati
a
pregare
per
le
sue
intenzioni
.
La
bambagia
che
ha
toccato
le
lacrime
è
purtroppo
esaurita
.
Le
inviamo
un
batuffolo
che
ha
toccato
il
quadretto
della
Madonna
.
Continui
a
pregare
con
fede
»
.
Tutta
questa
vicenda
,
che
oramai
ha
preso
proporzioni
difficilmente
immaginabili
,
ha
avuto
inizio
il
29
di
agosto
e
ne
rifarò
la
storia
come
se
si
trattasse
di
redigere
un
rapporto
burocratico
.
In
modo
certo
i
fatti
sono
soprannaturali
e
più
tardi
la
Congregazione
del
Sant
'
Uffizio
stabilirà
se
devono
essere
considerati
anche
miracolosi
.
Oggi
non
c
'
è
altro
da
fare
che
una
minuziosa
ricostruzione
ricorrendo
alle
testimonianze
dei
diversi
protagonisti
.
Comincerò
da
Antonina
Giusto
,
che
fu
la
prima
a
vedere
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
«
il
liquido
che
ha
perfette
analogie
con
le
lacrime
umane
»
,
come
è
stabilito
in
una
dichiarazione
redatta
da
vari
dottori
chimici
.
Dopo
molte
trattative
,
protetto
dalla
polizia
e
sotto
lo
sguardo
di
centinaia
di
persone
che
avrebbero
voluto
fare
quel
che
io
stavo
facendo
,
sono
entrato
nella
piccola
casa
al
numero
11
di
via
degli
Orti
di
San
Giorgio
,
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
:
una
immagine
della
Madonna
,
di
gesso
colorato
,
di
gusto
molto
popolare
,
fabbricata
in
serie
da
una
ditta
toscana
,
ha
pianto
per
quattro
giorni
.
E
dirò
subito
di
una
strana
coincidenza
.
Il
primo
di
settembre
una
commissione
di
medici
venne
a
prelevare
il
liquido
che
sgorgava
da
quegli
occhi
di
gesso
e
da
allora
la
«
lacrimazione
»
è
terminata
.
Dicono
i
fedeli
:
«
Ecco
,
la
prova
era
offerta
anche
agli
increduli
,
per
questo
la
Madonna
non
pianse
più
»
.
La
casa
nella
quale
entro
fa
parte
d
'
una
costruzione
molto
semplice
,
del
tutto
di
tipo
meridionale
.
È
ad
un
solo
piano
,
lunga
e
bassa
,
ogni
uscio
un
numero
perché
sono
disposti
in
fila
,
uno
dopo
l
'
altro
.
E
oggi
i
muri
sono
ricoperti
da
firme
,
non
c
'
è
più
un
centimetro
di
spazio
libero
.
Mi
trovo
nella
prima
stanza
,
allo
stesso
livello
della
strada
,
che
fa
da
cucina
e
da
salotto
per
ricevere
;
un
breve
corridoio
conduce
ad
un
'
altra
stanza
.
Tutto
l
'
appartamento
dei
coniugi
Jannuso
è
qui
e
la
seconda
camera
è
quella
da
letto
,
dove
avvenne
il
«
pianto
»
.
Lui
si
chiama
Antonio
e
fa
l
'
ortolano
.
Lo
dicono
iscritto
al
Partito
comunista
,
ma
nessuno
è
mai
riuscito
a
strappargli
una
risposta
precisa
.
Lei
si
chiama
Antonina
Giusto
e
la
incontro
seduta
vicino
al
letto
.
Siamo
in
un
locale
piccolo
e
buio
nel
quale
a
mala
pena
ci
si
può
muovere
.
La
signora
Antonina
mormora
:
«
Sono
ancora
tutta
confusa
»
e
poi
aggiunge
:
«
Quante
cose
sono
capitate
in
così
poco
tempo
»
.
Ha
appena
compiuto
venti
anni
,
si
è
sposata
nel
mese
di
marzo
ed
in
dicembre
sarà
madre
.
Sta
seduta
immobile
sulla
seggiola
,
i
capelli
nerissimi
fanno
cornice
al
volto
pallido
,
un
poco
trasognato
.
Con
una
sfumatura
di
rassegnazione
dice
:
«
Avrei
bisogno
di
passeggiare
,
ma
adesso
non
è
più
possibile
.
Tutti
vogliono
vedermi
,
risentire
la
storia
di
quanto
è
accaduto
»
.
Torniamo
al
marzo
di
quest
'
anno
.
Come
regalo
di
nozze
Antonina
riceve
dal
suo
futuro
cognato
una
Madonna
.
Si
tratta
di
una
lastra
di
vetrolite
nera
,
larga
25
ed
alta
35
centimetri
sulla
quale
è
applicata
una
immagine
della
Madonna
,
quel
che
si
potrebbe
dire
un
mezzobusto
.
Esso
è
alto
poco
più
di
una
spanna
,
l
'
originale
fu
eseguito
dallo
scultore
Amilcare
Santini
di
Cecina
e
la
riproduzione
in
serie
è
fatta
da
una
ditta
di
Bagni
di
Lucca
.
Il
volto
è
di
gesso
,
che
viene
dalle
cave
di
Brisighella
,
messo
prima
nello
stampo
di
gomma
e
poi
,
quando
è
asciutto
,
dipinto
con
colori
alla
nitrocellulosa
,
così
da
risultare
levigato
e
lucido
.
Antonina
appese
la
Madonna
al
capezzale
.
A
poco
a
poco
divenne
un
oggetto
come
molti
altri
,
così
abituale
da
non
farci
nemmeno
troppo
caso
.
Un
mese
più
tardi
,
alla
fine
di
aprile
,
ella
s
'
accorse
d
'
essere
in
attesa
d
'
un
figlio
e
cominciò
un
periodo
infelice
.
Specie
al
mutar
delle
lune
cadeva
in
brevi
svenimenti
,
soffriva
dolori
acuti
e
perdeva
per
parecchie
ore
la
vista
.
Venne
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
tossicosi
gravidica
.
Il
male
s
'
aggravò
,
i
dolori
aumentarono
e
,
nei
momenti
di
crisi
,
Antonina
si
sdraiava
sul
letto
,
ma
al
rovescio
,
mettendo
cioè
la
testa
in
fondo
,
al
posto
dei
piedi
.
Come
ho
detto
la
camera
è
piccola
.
Tra
il
cassettone
,
i
due
comodini
e
la
toilette
ingombrante
,
risultava
scomodo
a
sua
sorella
l
'
assisterla
.
Per
questo
lei
prendeva
quell
'
insolita
posizione
e
così
aveva
proprio
di
fronte
la
Madonna
appesa
al
capezzale
.
Confessa
che
una
volta
soltanto
si
rivolse
alla
immagine
sacra
invocando
aiuto
.
Il
29
di
agosto
sopravvenne
una
crisi
di
dolore
e
non
meravigliò
nessuno
.
Nelle
prime
ore
del
pomeriggio
Antonina
fu
assalita
dal
male
,
si
coricò
spasimando
,
la
sorella
l
'
assistette
.
Svenne
e
rimase
così
per
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
tornò
in
sé
ricorda
che
la
sorella
le
chiese
concitata
:
«
Come
ti
senti
?
E
dimmi
,
mi
vedi
?
»
.
Antonina
aprì
gli
occhi
e
,
senza
volerlo
,
lo
sguardo
le
cadde
sulla
Madonna
che
aveva
di
fronte
.
Non
soltanto
vedeva
chiaramente
,
ma
anche
vedeva
qualche
cosa
che
la
sbigottì
.
Forse
doveva
sognare
od
essere
vittima
di
una
allucinazione
.
Vedeva
le
gote
della
Madonna
bagnate
,
proprio
come
se
piangesse
.
Abbracciando
la
sorella
,
le
disse
:
«
Guarda
la
Madonna
,
dimmi
che
cosa
vedi
»
.
Le
due
ragazze
(
la
sorella
può
avere
diciassette
anni
)
rimasero
interdette
.
Incredule
vollero
toccare
l
'
immagine
,
che
era
bagnata
e
l
'
asciugarono
.
Dopo
qualche
istante
il
liquido
ricomparve
,
cominciò
anzi
a
gocciolare
sul
cuscino
.
Impaurite
fuggirono
a
chiamare
alcune
vicine
di
casa
.
La
prima
ad
accorrere
fu
la
signora
Buracca
,
moglie
d
'
un
vigile
,
ed
ebbe
una
scossa
nervosa
così
forte
che
la
dovettero
ricoverare
all
'
ospedale
.
Accorsero
altre
donne
,
Tina
Catauro
,
Concettina
Nicotera
,
Milena
Agati
,
Serafina
Maisano
,
Adele
Prato
,
Grazia
Nocilla
.
Ognuna
tornò
via
gridando
al
miracolo
,
la
notizia
si
sparse
nella
borgata
,
raggiunse
la
città
.
La
notte
nessuno
dormì
.
Da
quella
immagine
di
gesso
sempre
cadevano
adagio
le
lacrime
e
non
valeva
asciugarle
.
Si
rinnovavano
.
Il
giorno
dopo
nella
piccola
strada
non
si
poteva
più
circolare
.
I
fedeli
,
i
curiosi
,
i
diffidenti
si
mescolavano
per
vedere
quanto
accadeva
nella
camera
di
Antonina
.
Lentamente
le
lacrime
continuavano
a
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
e
tutti
volevano
asciugarle
,
chi
con
il
fazzoletto
,
altri
con
batuffoli
di
bambagia
.
La
folla
era
tale
da
compromettere
l
'
ordine
pubblico
ed
il
signor
Samperisi
,
commissario
di
polizia
della
borgata
,
dovette
intervenire
.
Per
conto
suo
avvertì
il
questore
di
quanto
stava
succedendo
;
ed
il
parroco
,
d
'
altra
parte
,
dovette
correre
dall
'
Arcivescovo
a
raccontare
anche
lui
quanto
stava
capitando
.
Passarono
due
giorni
.
Il
prodigio
inspiegabile
continuava
a
ripetersi
,
e
già
migliaia
di
persone
potevano
dire
d
'
essere
state
testimoni
oculari
.
Venne
il
primo
di
settembre
e
la
Curia
decise
di
intervenire
in
modo
palese
e
diretto
.
Si
rivolse
a
una
commissione
di
medici
,
formò
un
gruppo
di
osservatori
non
sospetti
ed
invitò
ad
esaminare
quanto
accadeva
.
Il
mattino
del
primo
settembre
,
alle
ore
dieci
e
mezzo
,
sette
persone
si
presentarono
nella
casa
di
via
degli
Orti
,
fecero
sgombrare
la
camera
,
cacciando
i
fedeli
ed
i
curiosi
.
Il
dottore
Michele
Cassola
,
che
capitanava
la
spedizione
,
disse
:
«
Siamo
venuti
a
vedere
di
che
si
tratta
»
.
Rimasero
chiusi
nella
stanza
due
ore
:
quel
che
fecero
,
quel
che
videro
e
quanto
annotarono
lo
dirò
in
un
altro
mio
scritto
.
StampaQuotidiana ,
L
'
uomo
alienato
,
anzi
reificato
come
si
dice
oggi
,
ridotto
a
cosa
e
non
più
individuo
,
è
veramente
infelice
per
la
condizione
in
cui
è
venuto
a
trovarsi
?
Il
problema
è
certamente
mal
posto
perché
dell
'
uomo
libero
,
non
condizionato
che
da
se
stesso
,
la
storia
non
offre
esempi
;
ma
se
vogliamo
ammettere
ch
'
esso
esista
e
sia
anzi
il
problema
d
'
oggi
si
deve
escludere
che
psicologi
sociologi
e
ah
nettali
specialisti
dell
'
uomo
-
uomo
e
dell
'
uomo
-
formica
siano
i
più
idonei
a
risolverlo
.
Gli
artisti
invece
hanno
qualcosa
da
dire
in
proposito
perché
la
loro
vocazione
-
e
più
nell
'
ultimo
secolo
,
da
quando
sono
sorti
verismo
,
naturalismo
e
altre
scuole
affini
-
sembra
essere
quella
di
denunciare
l
'
universale
infelicità
umana
.
Non
sono
però
concordi
nella
prognosi
e
tanto
meno
nella
diagnosi
.
L
'
infelicità
dell
'
uomo
è
costitutiva
,
originaria
oppure
è
l
'
effetto
dei
«
sistemi
»
sociali
sinora
sperimentati
?
Gli
artisti
così
detti
engagés
propendono
per
questa
seconda
ipotesi
ma
sanno
benissimo
che
l
'
utopia
della
città
Felice
non
fu
e
mai
sarà
attuabile
.
Altri
invece
accettano
l
'
infelicità
come
la
sola
possibile
fonte
di
ispirazione
.
L
'
arte
sarebbe
la
vita
di
chi
non
vive
.
E
difficile
immaginare
che
un
uomo
felice
,
un
uomo
«
riuscito
»
,
rinunci
alla
sua
presente
felicità
per
crearsi
una
soddisfazione
post
mortem
scrivendo
opere
letterarie
di
non
probabile
sopravvivenza
.
Non
mancano
,
sono
anzi
numerosi
,
gli
scrittori
che
pur
non
essendo
impegnati
nella
contestazione
socio
-
politica
sentono
il
bisogno
di
giustificare
il
no
da
essi
opposto
alla
vita
dell
'
uomo
d
'
oggi
.
Tra
questi
,
e
tra
i
più
giovani
,
particolarmente
interessante
è
Goffredo
Parise
.
Il
suo
no
non
è
a
senso
unico
:
nel
suo
ultimo
libro
Il
crematorio
di
Vienna
(
Feltrinelli
)
l
'
accusa
non
è
rivolta
alla
vita
intesa
come
istituzione
,
bensì
alla
civiltà
consumistica
,
che
è
la
sua
bestia
nera
,
non
certo
l
'
unica
.
Lo
sguardo
di
Parise
è
stato
sempre
quello
di
un
antropologo
che
abbia
il
capolavoro
di
Darwin
come
livre
de
chevet
.
Non
tanto
lo
interessa
l
'
uomo
come
animale
privilegiato
(
che
pensa
e
modifica
a
piacer
suo
o
distrugge
la
sua
vita
)
quanto
l
'
uomo
animalesco
tout
court
che
continua
a
mostrarsi
nell
'
attuale
uomo
civile
ed
economico
.
Non
so
se
Parise
si
faccia
illusioni
su
ciò
che
potrebbe
essere
l
'
uomo
allo
stato
di
natura
,
il
buon
selvaggio
.
In
ogni
modo
è
la
vita
primordiale
quella
che
attrae
la
sua
attenzione
;
ed
è
per
questo
che
in
un
libro
di
tinte
uniformi
,
volutamente
composto
sullo
schema
di
«
tema
e
variazioni
»
(
una
trentina
di
pezzi
numerati
senza
titoli
)
si
può
trovare
ad
apertura
di
pagina
una
frase
come
questa
:
O
pesci
!
,
in
amore
muto
e
natante
,
in
seminagione
stagionale
,
la
vostra
tecnocrazia
o
sistematica
riproduttiva
non
conosce
le
belle
regole
della
dialettica
:
fate
e
basta
.
Non
conoscete
,
beati
voi
,
la
didattica
delle
convenzioni
ideologiche
(...)
o
pesci
,
fate
,
guizzate
con
l
'
occhio
non
cosciente
,
privo
di
quel
miraggio
,
verso
non
tecnici
miraggi
:
il
vermetto
,
magari
traditore
,
la
libellula
,
il
pesce
femmina
,
gli
infiniti
e
gioiosi
misteri
di
quel
grande
Luna
Park
subacqueo
che
è
la
vita
ittica
,
ottusi
ai
ragionamenti
,
alla
presenza
,
alla
bella
presenza
con
cappello
grigio
,
guanti
grigi
,
soprabito
grigio
dei
marciatori
dall
'
universale
bella
presenza
,
delle
confezioni
,
dei
prodotti
di
bellezza
per
uomo
,
o
pesci
!
Non
dico
che
questo
sia
un
bellissimo
squarcio
di
prosa
;
ma
a
chi
non
conoscesse
Parise
potrebbe
servire
per
comprendere
tanti
altri
motivi
di
lui
.
Il
tema
che
prevale
nel
Crematorio
trovava
già
nel
Padrone
(
il
più
fortunato
romanzo
di
Parise
)
due
personaggi
ancora
individuabili
da
un
punto
di
vista
che
diremmo
vagamente
naturalistico
:
il
padrone
Max
,
pianta
carnivora
che
risucchia
un
suo
dipendente
:
il
quale
,
a
conti
fatti
,
accetta
una
situazione
a
lui
non
del
tutto
sfavorevole
.
Il
motivo
del
consumo
,
della
quasi
perfetta
simbiosi
tra
il
consumante
e
il
consumatore
e
il
consumato
,
dava
luogo
a
un
grottesco
di
forte
interesse
narrativo
.
Qui
invece
,
nel
Crematorio
,
i
personaggi
pure
restando
anonimi
(
portano
soltanto
un
nome
che
è
una
lettera
dell
'
alfabeto
)
vivono
in
ambienti
ben
definiti
,
hanno
caratteri
fisici
e
psicologici
accettabili
ma
perdono
alquanto
in
credibilità
.
Altro
è
trovarsi
nella
condizione
di
robot
,
altro
sapere
di
esserlo
.
Le
figure
di
questo
défilé
pensano
e
riflettono
sulla
loro
condizione
con
una
straordinaria
consapevolezza
,
ciò
che
nella
vita
quasi
mai
accade
.
Nella
vita
l
'
infelicità
non
è
di
entrare
nel
circolo
produttore
-
prodotto
ma
nell
'
uscirne
.
Non
è
psicologicamente
vero
che
l
'
uomo
desideri
la
libertà
:
è
vero
però
ch
'
egli
deve
illudersi
di
desiderarla
.
Solo
in
rari
esempi
la
paranoia
si
affaccia
nei
personaggi
monologanti
di
Parise
.
Tale
è
il
caso
dell
'
uomo
che
uccide
molte
persone
senza
alcun
proposito
criminale
,
ma
per
darsi
prova
della
propria
abilità
nel
tiro
a
segno
.
Ma
in
casi
analoghi
,
e
assai
meno
cruenti
,
il
tema
del
rapporto
tra
divoratore
e
divorato
è
quasi
nascosto
e
si
crea
allora
una
situazione
veramente
poetica
restando
nascosta
la
nuda
e
cruda
motivazione
.
Tale
la
storia
dell
'
innominato
signore
che
vede
in
bianco
e
nero
la
sua
casa
,
la
sua
famiglia
e
se
stesso
,
mentre
ogni
altro
«
esterno
»
conserva
vividi
colori
.
Si
ha
qui
il
tema
dell
'
usura
,
ben
diverso
da
quello
dell
'
uomo
strumentalizzato
.
Là
dove
,
invece
,
prevale
un
implacabile
j
'
accuse
,
una
requisitoria
contro
la
robottizzazione
dell
'
individuo
,
l
'
ossessiva
iterazione
del
motivo
perde
in
efficacia
e
lascia
alquanto
incredulo
il
lettore
-
consumatore
.
Perché
alla
fin
dei
conti
il
paradosso
di
Parise
e
di
tutti
gli
anticonsumisti
(
anch
'
io
ho
peccato
in
questo
senso
in
miei
vecchi
scritti
non
narrativi
)
è
ch
'
essi
stessi
sono
professionali
produttori
e
avidi
consumatori
di
merce
culturale
.
Si
tratta
di
una
contraddizione
di
fondo
presente
in
tutta
la
letteratura
d
'
oggi
.
Contraddizione
più
apparente
che
reale
perché
non
si
può
uccidere
,
artisticamente
,
la
vita
senza
una
forte
carica
di
amor
vitae
.
Questa
volontà
di
vivere
è
sempre
stata
presente
in
tutti
i
libri
di
Parise
e
nei
suoi
reportages
giornalistici
.
Nel
suo
ultimo
libro
essa
sembra
quasi
espunta
come
una
imperdonabile
debolezza
.
Ciò
non
toglie
che
quand
'
essa
trapela
Parise
riacquisti
tutta
la
sua
forza
.
StampaQuotidiana ,
Affermare
,
come
fanno
gli
Usa
,
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ha
ragione
Luigi
Pintor
di
chiedersi
dove
va
a
parare
il
presidente
americano
Bush
ripetendo
che
il
peggio
della
guerra
deve
ancora
venire
.
Pensa
soltanto
che
l
'
Alleanza
del
Nord
,
da
lui
armata
e
finanziata
,
l
'
aviazione
e
le
forze
speciali
americane
e
inglesi
a
terra
e
in
Afghanistan
dovranno
affrontare
,
dopo
essersi
rapidamente
impadronite
del
territorio
,
una
sanguinosa
guerriglia
fra
montagne
e
grotte
,
come
accadde
all
'
Urss
dal
1979
al
1989
?
O
prevede
che
impadronirsi
di
bin
Laden
,
ora
assediato
anche
via
mare
perché
non
possa
riparare
fuori
dalla
regione
,
non
basterebbe
a
metter
fine
al
terrorismo
islamico
,
perché
al
Qaeda
non
è
una
banda
personale
e
la
cattura
del
suo
leader
-
preferibilmente
morto
,
dice
con
la
consueta
spigliatezza
Rumsfeld
-
ne
farebbe
un
martire
?
Oppure
intende
contrapporre
alla
natura
trasversale
della
Jihad
un
intervento
allargato
fuori
dei
confini
afghani
?
In
questi
giorni
diverse
voci
,
anche
dall
'
interno
dell
'
amministrazione
americana
,
accennano
a
una
possibile
offensiva
contro
l
'
Iraq
,
che
abbatterebbe
stavolta
Saddam
Hussein
e
forse
rassicurerebbe
Israele
,
poiché
gli
Stati
uniti
,
direttamente
o
per
interposta
Onu
,
certo
non
lascerebbero
per
un
pezzo
il
controllo
del
paese
.
Tanto
più
che
,
non
essendo
il
"
laico
"
Saddam
Hussein
una
delle
figure
più
amate
da
al
Qaeda
,
susciterebbe
minori
problemi
di
altri
con
il
fondamentalismo
islamico
.
Ma
certo
ne
susciterebbe
,
e
quindi
sarebbe
di
disturbo
per
i
governi
arabi
che
chiamiamo
"
moderati
"
,
perlopiù
corrotti
e
legati
a
filo
doppio
da
interessi
economici
e
finanziari
agli
Stati
uniti
.
Ma
non
solo
quelli
.
E
come
prenderebbe
questa
estensione
delle
operazioni
nella
regione
del
Golfo
,
la
coalizione
mondiale
che
Bush
è
riuscito
a
mettere
assieme
contro
il
terrorismo
?
Certo
è
che
un
eventuale
attacco
all
'
Iraq
incontrerebbe
forse
delle
difficoltà
politiche
,
ma
non
implicherebbe
nessuna
conseguenza
di
diritto
negli
Stati
uniti
e
forse
neanche
in
sede
Onu
.
Gli
Stati
uniti
hanno
messo
in
atto
il
14
settembre
un
dispositivo
che
,
come
in
caso
di
guerra
dichiarata
o
imminente
fra
due
stati
,
consente
al
loro
presidente
di
disporre
delle
forze
armate
fuori
del
loro
territorio
contro
qualsiasi
"
paese
,
gruppo
o
anche
persone
"
che
si
presume
possano
attuare
un
attentato
nel
territorio
degli
States
,
e
anche
contro
paesi
gruppi
o
persone
che
offrano
loro
rifugio
o
protezione
.
Non
è
un
dispositivo
inventato
per
l
'
occasione
,
risale
al
1973
(
quando
si
vollero
ridefinire
i
poteri
di
Nixon
)
,
e
tocca
agli
esperti
di
diritto
internazionale
dire
come
convivesse
con
la
Carta
delle
Nazioni
unite
in
tema
di
divieto
del
ricorso
alla
guerra
.
In
ogni
caso
nelle
sedute
del
12
e
28
settembre
le
Nazioni
unite
non
hanno
sollevato
problemi
sull
'
argomentazione
americana
,
accettando
per
buona
la
formula
generica
dell
'
autodifesa
.
E
infatti
gli
Stati
uniti
non
presentano
l
'
intervento
in
Afghanistan
come
una
"
azione
di
polizia
internazionale
"
,
per
cui
si
sarebbero
dovuti
limitare
ad
azioni
di
intelligence
dei
servizi
(
e
alla
licenza
di
uccidere
di
nuovo
rilasciata
loro
)
;
questo
termine
,
inventato
credo
da
Andreotti
durante
la
guerra
del
Golfo
,
è
una
definizione
europea
.
In
realtà
siamo
di
fronte
a
un
intervento
di
tutto
il
loro
sistema
militare
,
e
di
quello
che
gli
altri
paesi
della
coalizione
hanno
deciso
di
aggiungervi
,
in
una
guerra
dai
confini
vaghi
e
illimitati
.
Non
sembra
che
i
presidenti
degli
stati
aderenti
alla
coalizione
ne
siano
allarmati
.
Anzi
,
si
è
aperta
una
discussione
nella
quale
,
prendendo
atto
della
"
asimmetria
"
di
conflitti
che
non
oppongono
più
due
o
più
stati
,
ne
traggono
-
per
dirla
con
Habermas
-
la
constatazione
che
il
mondo
vive
una
sorta
di
guerra
civile
interna
,
ma
non
ne
derivano
la
conclusione
che
le
guerre
sono
più
illecite
che
mai
e
tutto
quel
che
serve
è
appunto
un
'
intelligence
e
una
magistratura
sovranazionale
,
ma
che
il
diritto
internazionale
concepito
dopo
il
1945
è
sostanzialmente
superato
o
-
vedi
il
supplemento
di
Le
Monde
del
17/18
scorso
-
"
de
-
formalizzato
"
.
Non
ci
sarebbero
più
regole
applicabili
.
E
'
una
parafrasi
,
straordinariamente
amplificata
,
della
discussione
che
di
solito
segue
gli
attentati
armati
all
'
interno
di
un
paese
:
siamo
tenuti
ad
applicare
le
regole
del
gioco
contro
chi
per
definizione
si
mette
fuori
di
esso
?
Può
appellarsi
allo
stato
di
diritto
chi
non
si
è
attenuto
allo
stato
di
diritto
?
Nei
conflitti
interni
,
gli
stati
si
sono
generalmente
dati
delle
leggi
di
emergenza
,
che
sappiamo
quanto
siano
difficili
da
estinguere
.
Ma
chi
ha
deciso
di
darsele
in
sede
internazionale
?
E
quali
?
Affermare
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ma
di
questo
sarebbe
opportuno
quantomeno
informare
popoli
e
cittadini
,
in
modo
che
siano
coscienti
dell
'
impresa
nella
quale
sono
stati
coinvolti
,
prima
di
una
sua
catastrofica
deriva
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
17
ottobre
-
Avevamo
sperato
per
qualche
tempo
-
pazza
speranza
,
ma
viviamo
in
un
'
epoca
di
sorprese
e
di
meraviglie
-
che
la
televisione
in
Italia
non
si
avverasse
mai
,
e
restasse
limitata
agli
esperimenti
e
a
qualche
costosa
emissione
come
quelle
che
si
hanno
finora
nel
settentrione
della
penisola
.
In
generale
gli
italiani
sono
fin
troppo
solleciti
a
prendere
dagli
altri
popoli
le
novità
,
e
più
zelanti
di
quelli
nell
'
adottarle
.
È
noto
per
esempio
che
la
moda
parigina
,
destinata
soprattutto
alle
primitive
e
pompose
clienti
dell
'
America
del
Sud
,
e
guardata
con
sospetto
e
spesso
ignorata
dalle
eleganti
parigine
,
è
ciecamente
accettata
,
non
dico
dalle
italiane
,
ma
dalle
milanesi
,
che
subito
inalberano
le
novità
più
pacchiane
e
fiammanti
;
e
l
'
anno
che
Parigi
disse
pennacchi
,
erano
tutte
cimieri
e
gale
e
lattughe
e
pennoncelli
,
più
burbanzose
di
una
gallina
faraona
;
e
quest
'
anno
che
Dior
dice
gonne
corte
,
le
hanno
già
scorciate
di
un
palmo
.
Le
luci
al
neon
,
o
come
si
chiamano
,
che
in
America
hanno
un
campo
ben
limitato
,
officine
e
uffici
e
drugstores
e
insegne
della
pubblicità
,
da
noi
non
trovano
barriere
,
imperversano
dal
caffè
di
provincia
all
'
albergo
di
lusso
;
non
importa
che
facciano
spettrali
i
visi
,
diano
aspetto
di
carogna
alle
carni
,
uccidano
i
vivi
colori
delle
verdure
delle
frutta
della
pommarola
'
n
coppa
ai
vermicelli
,
non
c
'
è
trattoria
popolare
o
raffinata
che
non
le
abbia
,
abbiamo
letto
rabbrividendo
che
le
mettono
su
anche
nei
musei
vaticani
.
Della
radio
ci
siamo
fatti
una
tortura
appena
inventata
,
apparecchi
aperti
al
massimo
nell
'
appartamento
del
vicino
,
nel
caffè
,
nella
trattoria
;
in
America
una
società
di
autobus
fa
un
'
inchiesta
fra
i
suoi
clienti
se
gradiscano
la
radio
nelle
sue
carrozze
o
no
,
da
noi
senza
chiedere
il
parere
di
nessuno
si
fa
andare
la
radio
negli
autobus
di
gran
turismo
,
si
fanno
strillare
altoparlanti
sulle
piazze
,
sulle
spiagge
,
nelle
stazioni
;
son
soldi
buttati
via
prendere
la
vettura
letto
da
noi
,
ad
ogni
stazione
una
voce
rimbombante
vi
desta
,
vi
perpetua
l
'
ossessione
del
viaggio
con
le
calde
note
romanesche
della
stazione
di
Orte
,
e
le
acche
aspirate
di
Arezzo
e
di
Firenze
,
e
il
grasso
erre
petroniano
di
Bologna
.
E
guardate
come
si
diffonde
la
moda
sgarbata
e
villana
delle
radio
portatili
;
l
'
altra
sera
a
Capri
al
caffè
di
piazza
abbiam
dovuto
tutti
sorbirci
le
insulse
melodie
che
uscirono
per
ore
da
una
di
quelle
scatolette
,
che
avevano
collocata
sul
tavolino
una
fanciulla
vestita
da
odalisca
e
un
giovanotto
con
un
giubbone
di
cuoio
decorato
da
lunghe
frange
sulla
costata
delle
maniche
e
lungo
l
'
orlo
,
come
usano
,
anzi
come
usavano
,
i
cow
boys
del
Texas
.
Frettolosi
dunque
e
alacri
sono
gli
italiani
a
prender
su
le
invenzioni
e
i
nuovi
ritrovati
;
ragione
per
cui
,
considerato
che
nei
cinque
anni
da
che
la
televisione
trionfa
negli
altri
Paesi
da
noi
non
si
sono
avuti
che
timidi
esperimenti
,
c
'
era
la
speranza
,
ripeto
,
che
le
difficoltà
per
introdurla
da
noi
fossero
gravissime
,
invincibili
;
e
si
fosse
magari
scoperto
che
l
'
atmosfera
che
ci
avvolge
,
quella
che
ci
dà
così
tersi
cieli
,
così
limpide
luci
all
'
aurora
e
al
tramonto
,
che
imbeve
di
arcane
dolcezze
i
nostri
frutti
e
di
solare
vigore
i
vini
,
che
la
nostra
cristallina
atmosfera
fosse
inadatta
alle
onde
televisive
.
E
se
questo
non
fosse
,
che
almeno
quelle
difficoltà
tecniche
si
opponessero
a
lungo
,
almeno
per
quei
pochi
lustri
che
restano
alla
fine
della
nostra
vita
;
après
nous
le
déluge
,
o
addirittura
la
fin
del
mondo
che
si
annuncia
per
cento
segni
,
scatenata
da
noi
stessi
,
bambocci
incoscienti
che
ci
ostiniamo
a
giocare
con
i
fiammiferi
in
un
pagliaio
e
diamo
via
libera
a
neutroni
e
pulviscoli
radioattivi
senza
conoscerne
la
natura
,
e
potrebbero
essere
carichi
dei
più
mortali
veleni
.
E
mortali
o
no
,
certi
guasti
pare
abbiano
già
cominciato
a
farli
;
sia
perché
alterano
la
composizione
dell
'
atmosfera
saturandola
troppo
di
elementi
radioattivi
,
sia
perché
sottopongono
i
nostri
sensi
a
bombardamenti
di
particelle
che
non
gli
si
convengono
,
e
che
la
Provvidenza
aveva
saggiamente
imprigionato
dentro
l
'
atomo
,
nella
cassaforte
del
nucleo
.
Ma
noi
abbiamo
infranto
atomo
nucleo
e
cassaforte
;
ed
ecco
le
stagioni
alterare
il
loro
corso
,
imperversare
cicloni
e
tornados
e
terremoti
e
nubifragi
con
una
violenza
e
una
frequenza
mai
prima
veduta
;
basta
un
acquazzone
di
due
o
tre
ore
e
i
fiumi
traboccano
,
le
strade
si
spaccano
,
edifici
che
hanno
sfidato
i
secoli
si
abbattono
sotto
il
vento
del
temporale
quasi
trasportasse
qualche
ignota
terribile
forza
.
E
forse
quelle
onde
misteriose
avvelenano
anche
il
nostro
spirito
;
forse
si
deve
agli
scoppi
di
bombe
atomiche
nel
Nevada
,
in
Siberia
,
nel
deserto
australiano
se
troppe
menti
umane
si
sconvolgono
,
governanti
impazzano
,
guidatori
di
treni
e
di
aerei
smarriscono
d
'
improvviso
il
dominio
della
macchina
;
e
cittadini
integerrimi
fino
a
ieri
commettono
delitti
di
atrocità
mai
pensata
.
La
nostra
speranza
fu
vana
.
Avremo
la
televisione
in
Italia
,
l
'
abbiamo
già
,
assai
prima
della
fine
del
mondo
;
anzi
,
se
la
fine
del
mondo
avverrà
a
rate
,
e
la
nostra
nazione
sarà
fra
le
ultime
a
scomparire
,
potremo
goderci
sullo
schermo
la
visione
del
cataclisma
in
America
o
in
Australia
e
rallegrarci
per
breve
tempo
di
essere
i
fortunati
e
i
sopravvissuti
.
Fra
pochi
mesi
saranno
già
numerose
sugli
edifici
quelle
antenne
fatte
come
un
fusto
di
ombrello
:
ci
saranno
in
tutti
i
bar
quegli
schermi
con
su
la
danza
di
spettrali
figure
,
grige
in
una
nebbia
grigia
(
per
poco
tempo
,
il
David
Sarnoff
Research
Center
of
the
Radio
Corporation
of
America
ha
già
fatto
esperimenti
ben
riusciti
di
televisione
a
colori
)
.
Per
qualche
tempo
l
'
alto
costo
degli
apparecchi
terrà
immuni
le
famiglie
borghesi
e
operaie
da
questo
flagello
(
ma
vedrete
come
si
agiteranno
i
giornali
di
sinistra
perché
anche
al
popolo
sia
concesso
contagiarsi
di
questa
tabe
)
;
ma
è
inutile
illudersi
,
gli
apparecchi
verranno
a
buon
mercato
,
e
con
le
vendite
a
rate
accessibili
a
tutti
.
Se
in
questi
anni
l
'
Italia
è
rimasta
un
po
'
addietro
,
riprenderà
il
suo
posto
all
'
avanguardia
delle
nazioni
in
marcia
verso
il
progresso
;
un
progresso
all
'
ingiù
,
voglio
dire
,
una
società
di
analfabeti
,
di
conformisti
,
di
meccanizzati
,
in
cui
non
ci
sarà
più
posto
per
la
varietà
e
l
'
imprevisto
della
vita
,
per
la
libera
scelta
dell
'
attività
e
dello
svago
.
Che
verso
una
società
così
si
vada
,
è
indubitato
;
l
'
umanità
sarà
sempre
più
schiava
delle
macchine
,
e
dei
pochi
individui
che
abbiano
la
capacità
o
la
potenza
di
manovrarle
;
l
'
intelligenza
cederà
il
posto
all
'
istinto
,
i
sensi
si
ottunderanno
;
già
oggi
si
vende
in
America
una
macchina
chiamata
Comfort
Indicator
;
cioè
uno
strumento
che
vi
dice
se
siete
comodi
o
no
,
perché
il
costruttore
parte
dal
principio
che
la
macchina
può
saperlo
meglio
di
voi
.
L
'
anno
scorso
,
scrivendovi
dall
'
America
,
vi
ho
detto
che
mutamento
la
televisione
ha
portato
o
sta
portando
alla
vita
americana
.
Non
soltanto
la
crisi
del
cinematografo
,
o
una
nuova
violenta
forma
di
propaganda
politica
,
per
cui
ogni
famiglia
si
tiene
in
casa
sua
per
una
mezz
'
ora
intiera
,
e
più
volte
,
il
candidato
dell
'
uno
e
dell
'
altro
partito
,
lo
sente
e
lo
vede
parlare
come
lo
avesse
dirimpetto
,
noverandogli
i
foruncoletti
sulla
pelle
e
le
stille
di
sudore
sulla
fronte
.
Ma
la
televisione
non
ucciderà
soltanto
il
cinematografo
e
il
teatro
,
è
sulla
via
di
annullare
quelli
che
sono
stati
finora
i
rapporti
sociali
e
familiari
,
come
già
oggi
la
radio
e
il
cinematografo
hanno
ucciso
la
conversazione
.
Proclamano
i
costruttori
di
apparecchi
che
la
televisione
ha
ricostituito
il
focolare
domestico
,
le
famigliole
non
hanno
più
bisogno
di
uscire
e
disperdersi
per
questo
o
quello
spettacolo
perché
hanno
tutto
in
casa
,
si
godono
in
pigiama
e
pantofole
il
cinema
,
l
'
incontro
di
pugilato
,
la
lezione
politica
,
il
pettegolezzo
sociale
,
la
dimostrazione
dei
pregi
di
questo
o
quell
'
aggeggio
domestico
che
prima
andavano
a
farsi
fare
nel
grande
emporio
(
ve
l
'
ho
detto
,
gli
americani
hanno
una
mania
per
queste
cose
e
gli
piace
l
'
eloquenza
della
pubblicità
)
,
la
biancheria
intima
della
diva
,
la
sfilata
sulla
quinta
avenue
.
Ma
verrà
tempo
in
cui
tutti
vorranno
stare
a
casa
per
vedere
la
sfilata
e
nessuno
vorrà
scomodarsi
a
sfilare
;
occorrerà
stabilire
turni
,
dovrà
intervenire
la
polizia
per
decidere
chi
debba
dare
spettacolo
in
piazza
e
chi
possa
comodamente
assistervi
.
Ognuno
di
quei
focolari
domestici
sarà
chiuso
e
ostile
agli
estranei
;
non
si
cercheranno
più
contatti
con
gli
amici
ai
quali
piacciono
programmi
diversi
,
si
accetterà
a
malincuore
un
invito
a
casa
d
'
altri
perché
si
sa
che
hanno
altri
gusti
televisivi
.
Ci
si
duole
in
America
che
i
bambini
non
vogliono
più
uscire
per
giocare
all
'
aperto
;
passano
il
pomeriggio
immobili
davanti
alla
cassettina
delle
ombre
e
dei
suoni
,
quasi
ipnotizzati
da
visioni
grossolane
,
da
precetti
ovvi
,
da
verità
pubblicitarie
,
da
slogans
politici
,
da
battute
umoristiche
,
da
ritmi
ossessionanti
,
senza
scelta
,
senza
discriminazione
di
genitori
o
di
maestri
.
Perché
questo
è
l
'
aspetto
più
deprecabile
della
televisione
;
subdolo
strumento
di
dittatura
nel
campo
dello
spirito
e
della
coscienza
,
tanto
più
inavvertita
quanto
più
le
immagini
e
i
suoni
la
fanno
seducente
.
Già
oggi
gli
americani
si
imbevono
giornalmente
per
ore
e
ore
di
spettacoli
,
di
discorsi
,
di
visioni
,
scelte
dall
'
arbitrio
del
ristretto
ufficio
di
direzione
di
non
so
quante
società
di
trasmissione
,
senza
altra
libertà
che
quella
di
passare
da
un
programma
all
'
altro
;
una
lezione
di
anatomia
,
una
gara
di
corsa
,
una
lezione
universitaria
,
la
riunione
di
un
consiglio
di
amministrazione
,
un
concerto
o
le
fruste
arguzie
di
un
comico
,
un
comizio
o
un
delitto
,
un
parto
cesareo
o
gli
ultimi
istanti
di
un
noto
personaggio
.
E
poiché
,
come
appare
,
più
ancora
di
quanto
la
radio
ed
il
cinema
abbiano
fatto
finora
,
la
televisione
sta
sostituendo
ogni
altra
fonte
di
divertimento
,
di
curiosità
,
di
istruzione
,
o
per
lo
meno
sottrae
gran
tempo
alle
ore
che
possono
essere
destinate
ad
una
qualsiasi
attività
intellettuale
o
artistica
,
è
chiaro
che
quella
oligarchia
di
direttori
,
coi
loro
gusti
discutibili
,
le
loro
simpatie
politiche
,
gli
interessi
a
cui
sono
legati
,
finisce
con
l
'
«
imbottire
i
crani
»
,
come
si
diceva
una
volta
,
e
con
molta
maggiore
efficacia
di
quando
nacque
quella
frase
,
quando
l
'
«
imbottitura
»
era
fatta
solo
con
discorsi
in
piazza
,
e
senza
altoparlanti
.
In
America
,
almeno
,
le
società
trasmittenti
sono
molte
,
ed
in
concorrenza
fra
loro
.
Ma
in
Italia
,
secondo
il
nostro
sistema
-
eravamo
il
popolo
più
individualista
d
'
Europa
,
oggi
siamo
più
di
ogni
altro
schiavi
dei
monopoli
-
avremo
un
solo
ente
trasmittente
,
í
programmi
saranno
nell
'
arbitrio
di
quel
solo
ente
,
eventuali
visioni
di
società
straniere
dovranno
passare
al
suo
vaglio
.
Se
la
televisione
prenderà
in
Italia
la
voga
che
ha
preso
in
America
,
se
davvero
anche
da
noi
diverrà
l
'
unica
o
quasi
unica
fonte
di
passatempo
,
di
volgarizzazione
,
di
diffusione
di
concetti
politici
,
di
gusti
letterari
ed
artistici
,
di
celebrazione
di
questo
o
quel
principio
o
di
questo
o
quell
'
individuo
,
questa
sola
fonte
sarà
manipolata
,
dosata
,
conciata
secondo
la
scelta
,
l
'
estro
,
il
capriccio
,
i
preconcetti
,
le
storture
di
poche
persone
.
Paurosa
eventualità
,
siano
anche
quelle
poche
persone
le
più
intelligenti
,
le
più
eclettiche
,
le
più
liberali
di
tutta
la
nazione
.