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Cittadini di serie B ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Per i più , il 1968 richiama alla mente il maggio francese , la Sorbona occupata , i dieci milioni di scioperanti , i tre minuti di De Gaulle alla Televisione , la grande marcia ai Champs - Elysées : dimostrazione drammatica di ciò che possa , in un momento decisivo della vita di un grande paese , la statura eccezionale di un uomo , l ' energia di una classe dirigente , la maturità politica di una società risoluta a difendere i valori primari della propria tradizione civile . E tuttavia , quella data ha un significato assai maggiore per l ' Italia che per la Francia . Perché in Francia si trattò di un episodio , non privo certo di conseguenze , e che anzi ebbe parte nel determinare , l ' anno successivo , la caduta dello stesso De Gaulle ; ma esso non modificò nel profondo la fisionomia della vita politica e della società francesi , mentre da noi gli eventi di quell ' anno tagliano in due la storia del dopoguerra , e aprono la nuova fase che viviamo tuttora . Ricordiamo . Tutto cominciò nelle università , dietro lo schermo dell ' antico privilegio che si voleva escludesse la forza pubblica dalla sede degli studi . Si videro allora i più dichiarati progressisti , i fautori dell ' università di massa , gli assertori di una totale rottura col passato , farsi paladini all ' estremo della medioevale tradizione immunitaria . Dietro quello schermo , il campo fu libero all ' azione di gruppi organizzati , decisi a imporre comunque la propria volontà , ad assumere il controllo fisico delle sedi universitarie , a impedirne il funzionamento sino alla soppressione di ogni dissenso . Dalle università il metodo si estese alle fabbriche , agli uffici pubblici , alle banche , agli aeroporti ; e l ' amnistia per i ventiquattromila reati denunciati in occasione dell ' autunno caldo ne consacrò e generalizzò la legittimità . Non che si possa parlare di ricorso permanente alla violenza fisica , all ' aggressione e al pestaggio , che non sono certo mancati , ma in un dosaggio oculato che , unito all ' intimidazione sistematica e a una serie di minori ma ininterrotte vessazioni , nella più parte dei casi si è rivelato sufficiente allo scopo . E non è neppure che dall ' altra parte mancassero dissensi e volontà di resistenza : ma , nella mancanza di ogni leadership politica , e nella totale latitanza dei partiti democratici di centro , l ' accusa di fascismo , agevolata dalla presenza di movimenti di estrema destra sempre pronti ad assumersi la paternità di ogni opposizione alle sinistre , è bastata quasi sempre a eliminare dalla scena tutti coloro , ed erano la grande maggioranza , che semplicemente aspiravano a garantirsi l ' esercizio dei propri diritti e l ' osservanza , persino , dei propri doveri . In tal modo si è avuto , in ogni settore della vita del paese , non tanto il rovesciamento del vecchio ordine di cose quanto la proliferazione di una serie di organismi di fatto che si affiancano e si contrappongono a quelli legalmente competenti a esercitare i poteri decisionali : senza riuscire , nella più parte dei casi , a sostituirli , ma forti abbastanza da paralizzarli , da bloccare l ' attuazione di ogni direttiva generale che non sia approvata dai detentori del potere in loco , da contrapporre , alla legge che si dice risultante della volontà generale . l ' altra più concreta che si traduce nella imposizione di norme e comportamenti ai diretti interessati . Realizzazione estrema e in certo modo emblematica di questo processo i recenti episodi di disobbedienza civile , nei quali la sostituzione del nuovo tipo di legge alla vecchia ha assunto forme più visibili agli occhi di tutti . Nel linguaggio di certi settori politici ciò è diventato la « crescita democratica del Paese » . Ma per vedere di che democrazia si tratti sarà opportuno allargare il discorso al significato di queste novità nei rapporti tra le forze politiche e , anzi , nei rapporti dei cittadini tra loro . Anzitutto , si è avuto un vistoso spostamento nei rapporti di forza tra i partiti politici , del tutto indipendente dal numero dei suffragi elettorali che essi riuscivano a raccogliere . I partiti o movimenti , parlamentari ed extraparlamentari , che possono disporre di una efficiente « organizzazione di massa » , e cioè della capacità di assicurare la presenza attiva sul luogo della vertenza - scuola , fabbrica , ospedale o ufficio pubblico che sia - di gruppi di propri aderenti decisi a prevalere senza troppo badare ai mezzi , hanno visto crescere in modo determinante il proprio peso politico ; mentre gli altri , spesso organizzati in vista di finalità meramente elettorali , hanno subito uno scadimento senza precedenti , che in un secondo tempo non ha mancato di avere i prevedibili effetti anche sul piano elettorale . La dissociazione di potere e responsabilità in Italia ha assunto negli ultimi anni dimensioni macroscopiche , talora vicine alla condizioni limite dell ' assoluta separazione . Lasciamo da parte la vicenda propriamente sindacale , dove l ' elemento economico gioca un ruolo che spesso modifica profondamente le linee del quadro . Ma sul piano politico è chiaro che la massima secondo la quale per ottenere l ' approvazione di una legge una dimostrazione di piazza conta più di qualunque discorso del più grande oratore parlamentare ( Burdeau ) ha avuto da noi verifiche che minacciano di ridurre a una lustra la sovranità dei cittadini espressa dal Parlamento . E , infatti , lo stesso fondamento della democrazia a suffragio universale che ha finito per essere incrinato in modo sempre più vistoso , come da anni hanno rilevato i più attenti osservatori della nostra vita pubblica . Il principio del suffragio universale vorrebbe infatti che la volontà politica della maggioranza , impersonata dal governo liberamente eletto , giungesse attraverso la pubblica amministrazione a reggere gli affari comuni . Ma è chiaro che una pubblica amministrazione paralizzata o impotente tutte le volte che si scontra con gli interessi particolari , e ridotta anzi essa stessa a una congerie di gruppi e di privilegi sezionali , non è in grado di tradurre in atto alcun genere di volontà politica : col risultato di annullare e render privo di efficacia l ' esercizio stesso del diritto di voto da parte di estesissime categorie di cittadini , e cioè di annullarne di fatto i diritti politici , che nella gran parte si riducono per essi appunto all ' esercizio del voto . Si è dunque finito col discriminare di fatto i cittadini in due grandi categorie , delle quali una soltanto dotata di diritti politici , nella misura in cui dispone di strumenti atti a esercitarli nel contesto della nostra società ; e l ' altra pervasa invece da un sentimento profondo di deprivazione e d ' ingiustizia , per la confusa sensazione di essere stata spossessata di una serie di poteri e di diritti che un tempo le appartennero , e dei quali peraltro si continua a proclamare da ogni parte l ' intangibile sacralità . Non è detto che la spinta nata dai fatti del 1968 non possa tradursi , alla lunga , in forme di vera democrazia . Quel che è certo è che non potrà mai essere qualificata democratica la negazione dei diritti politici a intere categorie di cittadini . Riportare questi cittadini in seno alla società politica , quali membri attivi in grado di parteciparvi efficacemente e di farvi valere la propria presenza e il proprio diritto , è oggi il compito primario di chi si proponga , di fatto e non a parole , di realizzare una democrazia moderna nel nostro paese .
«Steccati» fuori dal tempo ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nessuno « steccato » si è mostrato più tenace nel mondo politico italiano di quello che segna il confine tra i partiti di democrazia laica e lo schieramento cattolico . Trent ' anni di stretta collaborazione politica non sono bastati a superarlo , e in occasione del referendum esso è riapparso ( o almeno così è sembrato ) più netto che mai . Nei cattolici , quella separazione si richiama al ricordo di decenni di minorità politica , alla difficile sopravvivenza nel quadro di uno Stato sorto nel segno della civiltà laica e razionalista , eretto sulle rovine del potere temporale e intinto di massoneria . Per i laici , è in gioco un patrimonio ideale certo non minore , formatosi in due secoli di battaglie civili che sono tanta parte della nostra storia . Uguaglianza dei cittadini di tutte le confessioni davanti alla legge , libertà di pensiero , sviluppo di una concezione della vita tutta protesa a costruire su questa terra , e solo su di essa , il destino e l ' avvenire dell ' uomo , emancipazione dalle forme più pesanti e visibili di autoritarismo nella vita morale e nel costume : nessun italiano potrebbe far getto di tutto ciò senza negare la propria appartenenza al mondo e alla civiltà moderna . Ma proprio l ' universalità di questi convincimenti induce a chiedersi se quella separazione e contrapposizione abbia ancora un ' attualità politica e morale , o se non sia piuttosto uno dei tanti avanzi del passato che proiettano la loro ombra su una realtà che non ha ancora saputo prendere coscienza del loro superamento . Nell ' Italia di oggi la libertà di pensiero , la tolleranza religiosa , la laicità della scuola sono problemi già risolti da un pezzo a livello delle istituzioni , e una profonda trasformazione del costume in senso laico si avverte in strati sempre più larghi della società . Non solo lo schieramento pressoché unanime della cultura e dei mezzi d ' informazione in occasione del referendum ha mostrato l ' assoluta prevalenza che le tesi laiche hanno ormai conquistato in quegli ambienti : ma gran parte delle forze cattoliche più significative , fuori e dentro le strutture ecclesiastiche , hanno ormai fatto propri quei princìpi , con motivazioni diverse certamente , ma in maniera da giungere in concreto a posizioni analoghe e spesso coincidenti . Lo scontro sul divorzio è stato in effetti aggravato da evidenti riflessi politici : ma lo stesso tono di civiltà su cui esso è avvenuto mostra come anche le divergenze che rimangono su questo terreno siano attenuate da uno sfondo di reciproca tolleranza . I progressi più significativi della vita democratica nel nostro Paese sono dovuti alla collaborazione inauguratasi dopo il 1945 fra laici e cattolici sotto la guida di Alcide De Gasperi . Essa è stata un fatto di enorme rilievo , che costituisce la riprova migliore del successo di portata storica ottenuto dall ' idea laica della separazione dello Stato dalla Chiesa , e che consente a forze diverse di convergere sui temi concreti della realtà politica senza alcun riferimento a problemi religiosi , che restano fondamentali , ma riservati al terreno , che è loro proprio , dell ' intimità delle coscienze . Ora , la democrazia italiana è alla vigilia di scadenze di estrema gravità sul terreno della politica economica , dell ' ordine pubblico , della scuola , che richiedono la stretta collaborazione di tutte le forze autenticamente democratiche , laiche e cattoliche . Una profonda crisi di fiducia ormai investe da ogni parte la Democrazia cristiana . Chi scrive non ne auspica certamente la spaccatura . Ma è innegabile che molti cattolici sono profondamente delusi del partito che per tanti anni li ha rappresentati , e si sentono di fatto più vicini alle posizioni tenute dai partiti laici . Sarebbe un errore gravissimo , da parte di questi partiti , condizionare l ' adesione dei cattolici a inammissibili rinunce ideali e di coscienza , continuando a insistere su contrapposizioni polemiche che varrebbero solo a respingere molti di essi su posizioni estreme , di destra o di sinistra . Il problema che si pone oggi in Italia non è infatti la costruzione di una democrazia laica , che si può considerare ormai acquisita nel nostro paese , ma la difesa e lo sviluppo di una democrazia liberale di tipo occidentale , nella quale le forze politiche si distinguono solo in relazione a problemi politici : come da tempo accade non solo nel mondo anglosassone , ma anche in un paese di tradizioni cattoliche e anticlericali insieme come la Francia .
Molti, moltissimi lettori ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Molti , moltissimi lettori ci hanno fatto la stessa richiesta di Corrado Reboa . In effetti , il catastrofico sisma che colpì il Meridione , danneggiò anche lo stabilimento tipografico di Pompei dove si stampa , in foto - trasmissione , il Giornale destinato al Centro - Sud e alle Isole . Il nostro spazio è avarissimo , specie in queste giornate che richiamano la nostra particolare attenzione sull ' angoscio so dramma che si vive nelle zone terremotate . Tuttavia , l ' unico modo che ho di soddisfare le richieste dei lettori è quello di ripetere - in corpo tipografico più piccolo - il mio articolo del 24 novembre . Coloro che lo hanno già letto comprenderanno e mi perdoneranno questa replica , peraltro doverosa . Ecco quello che scrissi a Mazzotta e a Segni , sotto il titolo : « Proposta di bucato » . Non abbiamo nulla da obbiettare alla lettera , da noi ieri pubblicata , degli onorevoli Mazzotta e Segni . La sottoscriviamo in pieno . Vorremmo soltanto completarne il discorso da un ' ottica laica e non di partito . Premessa . Mazzotta e Segni appartengono , anzi sono i capifila , di quel gruppo di giovani democristiani che alle ultime elezioni noi additammo alle « preferenze » degli elettori . Allora si chiamarono « i cento » , e se ne parlò con dileggio . Si disse che i cento non erano in realtà più di trenta , e che presto anche quei trenta si sarebbero dissolti nelle varie « correnti » al servizio dei vari capataz . Non è stato così . Alcuni , è vero , forse parecchi , si sono persi per strada . Ma ben più di trenta sono quelli che , rimasti per conto loro , fanno capo non a una « corrente » , ma a un centro di studi , « Proposta » . Rappresentano la riserva più intatta della Dc , l ' unica su cui non ci sono ombre né schizzi di fango . E vi sembra poco , coi tempi che corrono ? Coloro che li hanno votati non hanno di che pentirsene . E nemmeno noi per averli indicati . E ora veniamo al contenuto della loro lettera sulla crisi che ci travaglia . Probabilmente essi hanno ragione quando dicono , con Forlani , che in tutti questi scandali , c ' è più fumo che arrosto , e che non ci si può lasciare travolgere da un accesso di furore , forse artatamente provocato da gente che ha interesse a un generale Kaput . Dopodiché però bisogna spiegare come mai la pubblica opinione si è lasciata incendiare fino a questo punto , che è un gran brutto e pericoloso punto . Noi arrossiamo di dover riferire certe cose . Ma se per strada , nei caffè , nelle case si sente dire ( e noi lo abbiamo sentito ) : « Ma allora forse hanno ragione i terroristi » , qualche motivo ci dev ' essere . Di questi motivi , Segni e Mazzotta ne hanno individuati alcuni , sui quali consentiamo in pieno . 1° ) La prevalenza assunta nei partiti dagli apparati che , chiusi nel loro palazzo o palazzetto , perdono ogni contatto non solo con l ' elettorato , ma anche coi militanti , e si tramutano in mafie . 2° ) La degenerazione delle « correnti » in meri strumenti di potere che fatalmente riducono la lotta politica a una lotta di cosche . 3° ) La metastasi della politica nel campo dell ' economia grazie all ' estendersi dell ' impresa pubblica . Lottizzata dai partiti , questa impresa non produce né può produrre altro che ladri ( questo non lo dicono Segni e Mazzotta , ma lo dico io ) : coloro che , alla testa di un ente di Stato , non lo diventano , meriterebbero una decorazione . Secondo noi però , a corrompere il sistema , c ' è anche un quarto fattore , che è la sua ibernazione . E mi spiego . In nessuna democrazia occidentale nessun partito rimane al potere più di due , cinque , al massimo dieci anni . Poi va all ' opposizione , e lì fa il bucato : si rivedono i programmi , si lavano i panni , si cambiano i capi , e anche quelli confermati , non avendo più il potere in mano , non offrono più pretesti a farsi « chiacchierare » , e così si rinverginano . In Italia la democrazia cristiana è al potere ininterrottamente da trentadue anni . E tutti sappiamo di essere condannati a tenercela , almeno fin quando il partito comunista resta qual è , cioè a perdita d ' occhio . Non c ' è partito né uomo che possano resistere a una simile prova . Andreotti disse un giorno che il potere logora chi non ce l ' ha . Come battuta , è buona . Come verità , un po ' meno . Ed egli stesso del resto ne incarna la smentita . Proprio perché è l ' uomo di potere di più lungo e continuo corso , Andreotti si trova a fare , di tutti gli scandali nazionali , il Sospettato n ° 1 , e la gente è convinta che nel suo armadio ci sia non qualche scheletro , ma un ossario . Probabilmente è tutto falso , come le voci su Bisaglia e su tanti altri il cui nome è stato trascinato nella melma . Probabilmente , ripeto , ha ragione Forlani quando dice che in questa Danimarca il puzzo di marcio soverchia il marcio . Ma né lui né Piccoli s ' illudano di potersela cavare con le solite « commissioni d ' inchiesta » . Stavolta ci vuol altro . Ci vuole il ricambio . E siccome il ricambio la Dc non può farlo con un ' altra forza politica perché non ce n ' è nessuna in grado di sostituirla come partito di governo , bisogna che lo faccia dentro di sé , nei propri quadri , che le dia un volto nuovo , una immagine diversa . Nella intervista che ci ha dato ieri , Piccoli sostiene che a questo la Dc ha già provveduto . Francamente , non ce ne siamo accorti . E questo è grave perché la « questione morale » - ci creda l ' on. Piccoli - non è soltanto , ma è anche , e forse principalmente una questione di cosmesi . Ci sono delle facce nella Dc che dopo decenni di primi piani , uno non può guardarle senza pensare con nostalgia ai carabinieri . E ' ingiusto , lo so . Ma è umano , e bisogna accettarlo .
MORTE DELL'UOMO? ( Abbagnano Nicola , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Un giorno , forse prossimamente , l ' uomo sarà distrutto . Dalla bomba atomica ? No . Da qualche virus misterioso , dall ' inquinamento dell ' acqua o dell ' aria ? No . Dagli abitanti di qualche altro pianeta cui i nostri astronauti avranno pestato la coda ? Neppure . Sarà distrutto dal linguaggio . Questo è l ' oracolo sconcertante che il più recente ( ma non certo ultimo ) dei profeti che spuntano di tanto in tanto nel campo della filosofia ci ha annunziato . È il francese Michel Foucault , nel libro Le parole e le cose , Archeologia delle scienze umane , uscito nel 1966 e tradotto nel 1967 dall ' Editore Rizzoli di Milano . La tesi fondamentale del libro è che l ' uomo è un ' invenzione recente : un ' invenzione , si badi , non una scoperta . Un ' invenzione che è stata resa possibile , ai principi del secolo XIX , dal venir meno del concetto di linguaggio sul quale il pensiero classico era imperniato . Secondo questo concetto , il linguaggio non è che la rappresentazione delle cose . Le cose hanno un ordine fisso , necessario , immutabile ; quest ' ordine si riflette nel pensiero dell ' uomo , che perciò non è altro che la rappresentazione di quell ' ordine ed è espresso dal discorso . Il discorso , quindi anche il pensiero , è la trasparenza , l ' evidenza , la manifestazione o rappresentazione dell ' ordine delle cose . L ' uomo , in questa situazione , non ha nessuno spessore , nessuna opacità , non fa che lasciar trasparire le cose come sono , non fa che rappresentarle . Trova posto , indubbiamente , nell ' ordine totale ed ha una funzione definita in quest ' ordine , e così per esempio lo si caratterizza come « bipede implume » o « animale ragionevole » . Ma non ha funzione predominante ; non è l ' oggetto più difficile a conoscersi ( come ora crediamo ) , non è il soggetto sovrano di ogni conoscenza possibile ( come credono i filosofi ) : è semplicemente discorso cioè quadro esatto delle cose : raccolta delle verità , descrizione della natura , corpo di conoscenze , dizionario enciclopedico . Non era possibile in questa condizione , afferma Foucault , che « Si ergesse , al limite del mondo , la strana statura di un essere la cui natura ( quella che lo determina , lo ha in potere e lo traversa dal fondo dei tempi ) sarebbe di conoscere la natura e quindi se stesso in quanto essere naturale » . L ' uomo come tale è stato inventato quando è stato ritenuto non più trasparente alla realtà delle cose , quadro o specchio di esse , ma opaco , resistente , impenetrabile : cioè quando fu ritenuto finito , limitato nelle sue capacità , e su questa finitudine si impiantò l ' intero universo del sapere . L ' uomo è l ' individuo che vive , parla e lavora secondo le leggi della biologia , della filologia e dell ' economia ; e in queste leggi trova i limiti e le possibilità positive della sua azione . Ma è nello stesso tempo capace di conoscere queste leggi , di portarle alla luce e di costruire così quelle « scienze umane » che erano sconosciute al pensiero classico . Queste scienze sono sorte dunque sullo sfondo della finitudine dell ' uomo : quando l ' uomo si è riconosciuto imprigionato , senza liberazione possibile , nel suo corpo , nel suo linguaggio , nei suoi bisogni . Da questo riconoscimento sono nate le conquiste positive delle scienze umane : ma è nato pure l ' enigma dell ' uomo , l ' enigma insolubile . L ' uomo non si identifica con la vita , che continuamente gli sfugge e gli prescrive la morte . Non si identifica con il suo lavoro che gli sfugge non solo quando è già finito , ma spesso quando non è ancora iniziato . Non si identifica con il linguaggio che trova già dato e articolato nelle sue leggi prima di sé . L ' uomo è l ' impensato o piuttosto l ' impensabile . Appena nato , è maturo per scomparire . « L ' uomo è una corda tesa tra le bestie e il super - uomo , una corda sull ' abisso » , aveva detto Nietzsche . E il pensiero che l ' uomo non abbia una natura determinata che si tratti solo di scoprire e che , una volta scoperta , lo illumini su tutto ciò che può essere e fare domina la cultura contemporanea e l ' avvia verso le più disparate forme di indagine . L ' opera di Foucault è sostanzialmente una ripresentazione eloquente di questa tesi ; ma è , in più , l ' annuncio profetico dì un ' epoca nuova in cui l ' uomo non ci sarà e ci sarà invece ... che cosa ? Non si sa nulla . Come ogni profeta , Foucault adopera un linguaggio suggestivo e oscuro e si serve di allusioni più che di concetti . La bella chiarezza « cartesiana » ( ma che in realtà risale a Montaigne ) che è stata per tanto tempo il privilegio della filosofia francese la si cercherebbe invano nella sua opera . Le sue prove storiche sono desunte di preferenza non da filosofi , ma da letterati , scienziati , economisti e poeti . Foucault dichiara che solo quelli che non sanno leggere si meraviglieranno , che ha appreso a porsi le domande decisive da Cuvier , da Bopp , da Ricardo più che da Kant o da Hegel . Tuttavia , la fonte principale del suo pensiero è l ' ultimo Heidegger , che egli non cita neppure in un punto . Qual è infatti , per lui , il segno indiscutibile della prossima fine dell ' uomo ? La concezione del linguaggio come manifestazione dell ' essere . Il linguaggio non è lo strumento che l ' uomo ha creato per orientarsi tra le cose , dominarle e servirsene , per comunicare con gli altri uomini ed esprimere se stesso . È una creazione dell ' Essere . Ma che cos ' è l ' Essere ? È Dio ? È il Mondo ? È qualcosa di mezzo tra Dio e il Mondo , un Assoluto , una Natura infinita ? Heidegger si rifiuta di rispondere a queste domande ; e così fa Foucault . Se si domanda : chi parla ? , la risposta di Heidegger e di Foucault è ancora la stessa : è la Parola che parla , è il linguaggio che pone o crea il suo essere . In parole povere , un certo nonsoché crea un altro nonsoché , che è la stessa cosa oppure una cosa diversa , in qualche modo o forma che è a sua volta un nonsoché . Non si può dire che questi profeti si compromettano troppo . Si compromettono invece nel porre un crudo dilemma : o esiste l ' uomo o esiste il linguaggio . Se esiste l ' uomo , è l ' uomo che dispone se stesso e in qualche misura forgia o modifica il suo destino , costruisce la sua storia , facendo faticosamente le sue scelte e subendo la responsabilità dei suoi errori . Se esiste il linguaggio , è l ' essere del linguaggio che fa tutto e l ' uomo non fa nulla perché non esiste . Fra i due corni del dilemma , Foucault ( come Heidegger ) non esita . Il linguaggio sta ammazzando l ' uomo perché sta tornando alla sua unità , ritirandosi dalla frammentarietà in cui l ' invenzione dell ' uomo l ' aveva ridotto . L ' uomo « ha composto la propria figura fra gli interstizi di un linguaggio frantumato » . Ricomparso il linguaggio « l ' uomo tornerà all ' inesistenza serena in cui l ' unità imperiosa del discorso l ' aveva un tempo trattenuto » . E che cosa farà nel frattempo questa figura provvisoria , questa parvenza grottesca che ancora combatte senza sapere che è morto ? Non farà rigorosamente nulla . Lascerà ( come dice Heidegger ) che l ' Essere sia , si abbandonerà alle cose e agli eventi con tranquilla rassegnazione , in attesa . O , in parole povere , lascerà che accada quel che deve accadere : que serà serà . Foucault si domanda se non si deve presagire la nascita o la prima aurora di un giorno in cui il pensiero , che parla da millenni senza sapere quel che significa parlare e senza accorgersi di parlare , « si ricupererà nella sua integrità e acquisterà nuova luce nel fulgore dell ' essere » . Ma dichiara di non saper rispondere a questa domanda e di non . saper neppure se troverà un giorno ragioni per determinarsi a rispondere . Per ora , trova confortante pensare che l ' uomo è solo un ' invenzione recente , una figura che non ha nemmeno due secoli , una semplice piega del nostro sapere e che sparirà quando questo sapere avrà trovato una nuova forma . Ma altri forse troveranno più confortante pensare che l ' uomo , nonostante tutti i cambiamenti di un sapere che rimane suo cioè umano , potrà sopravvivere , proprio in virtù di questo sapere , nella sua libertà e dignità , nella sua solidarietà con gli altri uomini e nella sua capacità di comprendere e di amare .
Caro Giardini ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Giardini , il motivo per cui non pubblichiamo più notizie dall ' Afghanistan è molto semplice : che di notizie non ce ne sono . Occupato il Paese , i russi lo hanno completamente isolato dal resto del mondo , non vi lasciano entrare i giornalisti , non ne lasciano uscire nessuno . E che notizie possiamo dare , in queste condizioni ? L ' Afghanistan è ormai come la Cambogia . Anche lì sappiamo che si sta perpetrando uno spaventoso genocidio . Ma non abbiamo elementi per descriverlo . Ogni tanto qualcuno scappa e racconta . Noi registriamo , e poi torna il silenzio . E ' verissimo che questo silenzio giova ai comunisti di tutto il mondo , e particolarmente ai nostri . Ma è proprio su questo che giuoca la loro propaganda . Essi sanno che quando i carri armati sovietici schiacciano un Paese , il mondo strilla ; ma che poi , chiuso il rubinetto delle notizie , gli strilli cessano , per mancanza di alimento . Infatti , cosa potremmo dire dell ' Afghanistan ? Che è stato occupato con la violenza , lo sappiamo . Che vi hanno istaurato un regime poliziesco e persecutorio , lo sappiamo . Non possiamo ripeterlo ogni giorno . Il confronto con gli americani nel Vietnam non regge : gli americani lasciavano alla stampa piena libertà d ' inchiesta , d ' indagine , d ' informazione e di commento , fino ad allevarsi in corpo e a fornire tutte le facilitazioni anche ai loro peggiori denigratori . Bisogna dire che ne sono stati molto mal ripagati . Ma da chi ? Dai cialtroni . Le persone oneste e di buon senso devono riconoscere che proprio in questo rispetto della libertà di critica sta la superiorità degli americani sui russi e loro affini . Ma per tornare alla sua critica : le sembra proprio , caro Giardini , che questo giornale la meriti ?
FEDERALISMO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Un telegramma da Londra annuncia la creazione di commissioni miste polono - cecoslovacche , allo scopo di gettale le basi di una confederazione futura fra i due Stati dell ’ Europa Orientale . Questa notizia , del progetto di fusione federale tra i due Stati nati a Versailles e in continua lite fra loro durante gli ultimi venti anni scorsi , getta una luce nuova sul problema dell ' Europa di domani . Ostacoli insormontabili , inimicizie tradizionali , costituzione politica e sociale diversa , tutto sparisce oggi dinanzi alla necessità di unione di tutti i popoli d ’ Europa dopo questa guerra . Questa guerra . infatti , sembra l ' ultimo episodio di quel processo di formazione delle nazionalità e di fusione in una unità superiore , iniziatosi il secolo scorso . Si è potuto constatare che il semplice riconoscimento ad ogni nazione del diritto di costituirsi ad unità statale non è stato sufficiente per fare scomparite le cause di conflitto fra le nazioni europee . Si è visto , infatti , che il riconoscere ad una nazione il diritto di possedere un determinato territorio e di formare insieme con questo uno Stato , ha forse soddisfatto gli uni ma ne ha scontentati tanti altri . La formazione e la disgregazione delle nazioni europee , negli ultimi dieci secoli , cioè dopo che è avvenuta la fusione tra l ' elemento indigeno europeo e l ' elemento germanico o slavo invadente , hanno mescolato a tal punto nazionalità , razze , religioni e culture che non si può più oggi ricorrere all ' esclusivo concetto di nazione per gettare le fondamenta di un normale e pacifico ordine internazionale europeo . I1 numero delle nazioni d ’ Europa è infatti grandissimo e non è sempre facile , anzi , - lo hanno potuto constatare i tecnici che si sono riuniti a Versailles nel 1919 - il concedere ad una nazione il territorio nazionale a cui essa legittimamente può aspirare . Salvo per quelle nazioni che hanno conquistato la propria indipendenza e si sono erette a unità statali da almeno cinque secoli , tutte le altre nazioni si sono disperse attraverso il territorio europeo e non è oggi possibile dare a ciascuna di loro una parte di questo territorio . Il concetto di nazionalità essendo insufficiente , sarà così necessario ricorrere a concetti più vasti e profondi , che permettono , su una base più umana , su una base più politica e sociale di fondare la più concreta unità europea . Se , tuttavia , non è oggi possibile dividere l ' Europa in tanti territori nazionali che soddisfino ciascuno Stato nazionale , non bisogna tuttavia disconoscere diversità profonde , che talvolta oppongono e dividono le nazioni europee : non bisogna . cioè , mischiare in una astratta unità destinata a sgretolarsi , popoli così diversi come quelli dell ' Europa centrale e orientale e dell ' Europa atlantica . Gli accordi fra la Polonia e la Cecoslovacchia si situano appunto su questo piano di unificazione concreta dell ' Europa : come non è possibile dividere la storia in periodi cronologici fissi , così è ancora meno possibile dividere l ' Europa in territori internamente chiusi alla penetrazione degli altri popoli . La progettata fusione polono - cecoslovacca tende appunto , per due popoli così simili per lingua , cultura , tradizioni di lotta per l ' indipendenza , come quello polacco e quello ceco , a cementare quell ' inizio di unità federale europea , in quella parte dell ' Europa orientale . Il principio federalistico presenta appunto questo vantaggio : di unire popoli diversi , senza distruggere la loro originalità . L ' unità tra questi popoli . come tra tutti gli altri popoli europei non può venire attuata , infatti , con la creazione di organismi tendenti astrattamente a riunirli tutti . Essa viene invece ottimamente preparata grazie alla creazione di unità internazionali limitate , tra popoli più vicini , tra loro , e aventi interessi più urgenti da regolare insieme . Una unità federale tra la Polonia e la Cecoslovacchia può costituire un nucleo attorno al quale vengano ad aggregarsi anche gli Stati del sud : un nucleo , cioè , che impedisca , in avvenire , quelle lotte fratricide , che hanno già visto ergersi , nella scorsa guerra , l ' uno contro l ' altro , due popoli fratelli come quello bulgaro e quello serbo . Importante sul piano locale , questa fusione è anche importante sul piano europeo : è , infatti , una presa di posizione di principio , che può essere di esempio ad altri popoli europei , che oggi sono avversari . Perfino gli Stati Uniti , che poi costituiscono oggi , in realtà , se non in apparenza , una unità statale perfettamente omogenea , hanno dovuto combattere la sanguinosissima guerra di Secessione , prima di unirsi definitivamente . Anche l ' Europa combatte oggi la sua Guerra di Secessione . Anche l ' Europa conosce due campi avversi come gli Stati Uniti nel 1864 : coloro i quali vogliono sopprimere la schiavitù e quelli che invece la vogliono creare . Non bisogna credere che i Governi i quali oggi pretendono di fondare un nuovo ordine europeo , su una base gerarchica di tipo feudale , siano appoggiati dalle masse popolari . Nessuno ignora , infatti , che una gerarchia di popoli avrebbe come conseguenza , sul piano interno , perfino dei popoli dominatori , una gerarchia di classi e di individui . Questa è la realtà profonda e concreta del problema politico europeo . Questo problema non è semplicemente un problema di ordine internazionale ; abbiamo veduto che le nazioni oggi tendono a fondersi sempre di più in una unità superiore ; abbiamo veduto che diventa indispensabile all ' Europa , per conoscere un periodo di lavoro e di pace , superare quelle barriere che dividono le sue moltiplici nazionalità . L ' unità , perciò avrà come conseguenza di porre il problema politico sulla sua vera base , di politica interna e sociale . Oggi , tutte le oppressioni interne di popolo si giustificano con i vari nazionalismi ; quelli che hanno interesse a mantenere queste barriere nazionali sona i reazionari di tutti i paesi . Non possiamo non rallegrarci profondamente , dunque , della formazione di unità che facciano scomparire definitivamente le barriere meschine e grette tra popolo e popolo , che derivavano da misere aspirazioni territoriali . La scomparsa di queste frontiere e la formazione di unità federali superiori pungono il problema politico sotto una luce nuda e cruda : la luce , non di vaghe e sentimentali aspirazioni imperialistiche , ma della dominazione - che si chiami gerarchica o in altro modo - di tutto il popolo da parte di una classe ristrettissima di dirigenti . Questo è il problema europeo come è problema nostro . Perciò , se vogliamo anche noi risolvere tutti i problemi interni che ci assillano . dobbiamo porci su un piano più umano , e cioè , su un piano europeo . Dobbiamo , in questo modo , dimenticare inimicizie create , giorno per giorno , dai nostri dirigenti , allo scopo di giustificare le loro misure oppressive e ingiuste di politica interna , per capire che queste inimicizie riposano su fondamenta inesistenti ; per capire che noi non abbiamo né ragione né interesse a collaborare a una guerra , in cui l ' unico , reale , scopo bellico , è quello di sgretolare l ' Europa in una infinitesimale molteplicità di piccole o piccolissime unità nazionali . Sottrarci a quest ' opera , voluta e impostaci dai nostri dirigenti attuali , costituisce , per noi , un dovere di uomini , di Europei e di Italiani .
TACERE! ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Una nota del Segretario del Partito sottolinea aspramente " la necessità di osservare un rigoroso riserbo sugli argomenti che interessano direttamente o indirettamente la difesa del paese , anche nei suoi aspetti produttivi ed economici " , la quale , dice la nota , " diviene in un tempo di guerra un dovere assoluto che si riassume in una categorica consegna : TACERE " . Questa nota si rivolge soprattutto contro " i discorsi in apparenza futili " , " le affermazioni insignificanti " , " le notizie banali ” ; essa condanna quelli che la nota qualifica " i chiacchieroni incorreggibili " , " i fantastici raccoglitori e amplificatori di voci ” , e finalmente " la non mai abbastanza deprecata categoria dei ben informati " . Contro questi atti , conto queste persone , il Segretario del Partito lancia ora alla riscossa gli squadristi affinché essi intervengano dappertutto ed impartiscano , conclude la nota , " salutari lezioni " . La campagna fascista contro le unanimi proteste del popolo continua così a svolgersi con ritmo accelerato ; sembrava che dopo diciotto anni di rigidissima disciplina del silenzio , non fosse più necessario di ripetere la consegna salutare per qualsiasi cittadino che non vuole avete noie con la Questura di osservare il più perfetto silenzio intorno agli avvenimenti politici del giorno . Questo salutare atteggiamento di prudenza , che per troppo tempo da noi si è osservato , sembra essere oggi superato dagli avvenimenti . I quali diventano così gravi per il nostro paese , che nessuno può più tacere , anche se ciò gli deve costare una lezione da parte degli squadristi , anche se ciò significherà per lui il ritiro della tessera e quindi l ' impossibilità di lavorare o addirittura il confino o il Tribunale speciale . La serie degli spauracchi con cui il Governo ci ha fatto sempre tacere diventa ora insufficiente di fronte all ' incalzare della situazione interna e militare dell ' Italia . Questi spauracchi , i quali hanno avuto sfortunatamente una reale e tristissima esistenza , non spaventano più nessuno . Essi potevano forse servire in tempo di pace quando gli interessi lesi dalla popolazione si limitavano a volta a volta a singoli individui o a singole classi sociali o politiche . Essi sono diventati nettamente insufficienti di fronte agli interessi solidali di tutti i cittadini e di tulle le classi della nazione , colpiti in pieno dalla guerra attuale . Quelli che si lagnano oggi della politica del nostro Governo non sono singoli borbottatori cospargitori di voci ; non sono chiacchieroni incorreggibili o persone bene informate . Sono tutti quanti . Sono quelli che nei caffè , quando ascoltavano il bollettino delle forze armate , nei primi giorni dei nostri rovesci in Albania , borbottavano commentando sarcasticamente o in modo critico l ' annuncio delle prime ritirate delle nostre truppe . E i frequentatori dei caffè non si limitano a pochi individui . Essi sono i borghesi che vanno a prendere l ' aperitivo all ' ora del comunicato prima di tornare a casa ; sono gli operai , che nell ' ora del riposo vanno a fare quella chiacchierata che nelle officine è proibita , insieme con gli amici ; sono i contadini che la sera , tornando a casa si soffermano nei caffè del villaggio prima di andare a raggiungere la loro famigliola . Chiacchierare , raccontare barzellette , commentare pacificamente gli ultimi avvenimenti del giorno , accettare di buona fede lutto quello che dice il Governo - perché il nostro popolo è di natura docile e crede a quello che i dirigenti gli vogliono far credere - ; lupe queste sono necessità imprescindibili per tutte le categorie degli italiani . " Tutte queste sono necessità dettate dal bisogno che risente ciascuno di noi in Italia , non potendo partecipare più direttamente alla vita pubblica , di sfogarsi almeno con gli amici nelle ore di riposo . Questo legittimo sfogo , che oggi supera i limiti della semplice chiacchiera per raggiungere quelli della coscienza di una nuova necessità di azione più diretta , più immediata , magari rivoluzionaria , diventa un reale pericolo per la pacifica e incontestata continuazione del regime . Quando il Segretario del Partito vuole costringere gli Italiani a tacere , quando l ' osservare il più perfetto silenzio diventa una consegna politica che si vuole fare rispettare con l ' intervento delle squadre di azione , ciò significa che il popolo italiano ha qualcosa da dire . E quello che deve dire non è gradito ai nostri dirigenti . Se infatti i nostri dirigenti fossero al coperto , se essi non avessero da temere nessuna reazione delle masse popolari , se non giungessero perfino a temere per la salvezza della propria pelle , non si troverebbero oggi nella vile e abbietta necessità di mandare gli squadristi per le piazze pubbliche a fare lacere gli Italiani . I nostri dirigenti protetti dalle loro squadre d ' azione sono diventati una razza separata in seno alla nazione italiana . Essi non sono più italiani , non hanno più nessun interesse comune con noi . Liberarsi dalla loro ridicola e oppressiva dominazione , diventa un compito di cui ogni italiano è sempre più chiaramente cosciente . Non è più risentito come un doloroso dovere ma come un compito gradito a ciascun italiano , perché egli è cosciente che , non appena adempiuto questo compito , potrà di nuovo parlare liberamente e rendere a se stesso e alla nazione intera quella vita libera , quel diritto di parlare e quella originalità politica e sociale senza i quali la fibra nazionale morrebbe ineluttabilmente .
LA GUERRA D'ETIOPIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Dopo lunghe settimane di strenua resistenza , Cheren è caduta in mano al nemico . Le nostre truppe , ha detto il corrispondente militare di Reuter , hanno combattuto a Cheren come non avevano mai combattuto finora nella nostra storia nazionale . Questo omaggio reso alle truppe italiane da una autorevole voce inglese mostra chiaramente il significato di questa lotta . Lotta che può , finché rimane sul piano umano , presentare episodi gloriosi , ma che , trasportata sul piano politico , diventa un inutile spargimento di sangue . * * * In questo punto della nostra seconda guerra d ’ Etiopia , conviene domandarsi : era dunque savio cominciare la prima , valeva dunque la pena attirarsi l ' inimicizia di 52 nazioni che votarono contro di noi le sanzioni economiche per dovere poi , poco più di un lustro dopo , per necessità non inerenti a una politica propriamente nazionale , perdere quello che si era così faticosamente guadagnato ? Prescindendo da considerazioni intrinseche alla prima guerra d ' Etiopia , conviene attualmente porre il seguente quesito : pur supponendo che la prima guerra d ' Etiopia fosse giustificata , non era logico avere una politica estera capace di farci conservare questa conquista e ricavarne i frutti ? Invece di avere una politica estera pacifica alle frontiere del nostro impero coloniale . senza nessuna necessità propriamente . nazionale , per rispettare , cioè , un ' alleanza odiosa a tutto il popolo italiano , siamo entrati in guerra . proprio contro quell ' impero . che stringeva il nostro in una morsa . Dal punto di vista strategico africano , avremmo potuto dichiarare la guerra al Perù , alla Cina o a qualsiasi altro Stato senza nessun pregiudizio : ma vi era un solo dato che , prescindendo da ragioni sentimentali e di amicizia tradizionale , avevamo non solo il dovere ma anche il preciso interesse di non attaccare : questo Stato è l ' Impero britannico . Eccone , ora , il risultato : come diceva il commentatore fascista di Radio Roaa , alcuni mesi fa , il nostro impero africano viene ora sbocconcellato a poco a poco dall ' Inghilterra . * * * Questo fatto richiama alla nostra attenzione un problema che si è troppo voluto considerare da noi come un fatto compiuto : la prima guerra d ' Etiopia . La facilità con cui , nonostante la formale opposizione della Società delle Nazioni , abbiamo conquistato l ' Impero d ' Etiopia , ci ha fatto spesso dimenticare il giudizio degli altri intorno a questa conquista . Il Governo fascista ha sempre affermato che questa conquista veniva impresa per permetterci di avere finalmente un posto al sole : poi , quando questo posto al sole l ' abbiamo avuto , quando , cioè le condizioni per inviare una massa di centinaia di migliaia di coloni sono state attuate , allora il Governo si è ricordato che sotto il sole cocente d ' Etiopia faceva troppo caldo . E invece di quel mezzo milione di coloni all ' anno , che avremmo potuto mandare in Etiopia , allo scopo di colmare , in questo modo , l ' incremento naturale della nostra popolazione , sono partite quelle poche centinaia di rurali disoccupati a cui si è mostrato che non vi era scelta che quella di andare a lavorare in Etiopia o di morire sui campi di battaglia di Spagna . Oggi , la conquista compiuta , appare chiaramente che i vantaggi promessici con la conquista dell ' impero erano illusori . Oggi , quella conquista , che la politica estera del nostro Governo non ci ha permesso di difendere contro la Nemesi storica del ritorno del Negus in Etiopia , con le sue truppe e i suoi ras , ci fa capire che l ' Etiopia è stato un peso effettivo nella politica italiana . Ci accorgiamo , cioè , che , dal momento in cui si è iniziata la guerra d ' Etiopia , siamo stati costretti ad intervenire tutte le guerre che si facevano nel mondo : ci accorgiamo ancora che abbiamo dovuto sempre per quell ' atto fatale e per l ' inimicizia da esso suscitata contro di noi fra tutti i popoli del mondo , allearci con i Governi più retrogradi e più oppressivi del mondo . Ci accorgiamo , infine , che da quando è cominciata la guerra d ' Etiopia , da quando , cioè . abbiamo tolto l ' indipendenza al popolo abissino , il popolo italiano ha sofferto di una crisi economica e sociale sempre più acuta . Dalla guerra d ' Etiopia in poi , nessuna classe sociale è stata più risparmiata . Contro tutte le classi della nazione italiana si è elevata , in questi anni dolorosi della nostra storia , una famelica plutogerarchia le cui ambizioni e la cui sete di potere politico cd economico non è stata frenata da nessun sacrificio da imporsi al resto della Nazione . Dal punto di vista interno , perciò . che è quello che massimamente ci preoccupa , dalla guerra d ' Etiopia in poi , tutto è andato a catafascio . * * * Ecco quello che ci ricorda la caduta di Cheren . Questa caduta ha , dunque , un valore non solo militare ma soprattutto politico e sentimentale . Cheren ci ricorda l ' inutilità della prima guerra d ' Etiopia . Cheren ci ricorda i sacrifici causati da questa gialla e le penose e tragiche conseguenze da essa arrecate alla nostra situazione politica , interna ed internazionale . Cheren ci ricorda che la conquista dell ' Etiopia era un sacrificio troppo grande da imporsi al popolo italiano , che non giustificava la soppressione dell ' indipendenza , neanche di un paese barbaro africano . Quando venne proclamato l ' Impero , Carlo Rosselli scrisse che quello era il momento per gli Italiani di proclamarsi : contro l ' Impero per la Nazione . Quella voce , in quel momento . rimase senza eco . Oggi , nel momento in cui l ' Impero va in rovina , non ci lasciamo abbattere da questo tragico fato . Ricordiamoci che la Nazione sempre esiste e che nulla è perduto per l ' Italia finché abbiamo fole nelle virtù del nostro popolo .
LA SITUAZIONE BALCANICA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Il colpo di stato militare operatosi in Iugoslavia ha sostanzialmente modificato la posizione del problema politico e militare nel settore balcanico . * * * Politicamente , anzitutto , la reazione del popolo iugoslavo all ' adesione del suo Governo al patto tripartito è stata immediata e diretta ; il popolo iugoslavo , senza sottoporsi a considerazioni di opportunità politica , senza riflettere a possibili effetti militari della sua reazione , ha manifestato subito , intuitivamente , la sua opinione e ha fatto tutto quello che era stato in suo potere per attuarla negli istituti politici . L ’ atto del popolo iugoslavo è quindi estremamente significativo dal punto di vista politico perché mostra che quei sentimenti , affermati , ormai , da lunghissimi anni , da questo medesimo popolo , non erano semplici illusioni , nella mente degli uomini di Stato democratici , ma realtà concrete , che oggi si affermano nella pratica . La Iugoslavia è uno Stato di sedici milioni di cittadini . È , cioè , uno Stato , la cui massa popolare , unita alle nasse della Turchia e della ( h - cela , forma un compatto blocco di quaranta milioni di uomini . L ’ altra importante . conseguenza politica del colpo di stato iugoslavo è quel ritorno a concezioni di solidarietà balcanica da cui sembrava , con l ' adesione al patto tripartito , che la Iugoslavia si fosse definitivamente allontanata . Per quanto meno visibile , per quanto producente effetti meno immediati , questa seconda conseguenza può divenire di gran lunga più importante di tutte le altre : può , cioè , permettere ai Balcani di ritrovare la coscienza unitaria , da cui le mene naziste di questi ultimi anni li avevano allontanati . La Iugoslavia , insieme con la Turchia , è infatti una delle principali potenze balcanico - danubiane . Il fiero rifiuto del popolo iugoslavo di sottoporsi al dominio hitleriano può essere uno sprone ad altri popoli che , certamente , come quello iugoslavo . sono ostili alla sottomissione allo straniero . Militarmente , poi , per quanto non sia possibile fondare eccessive speranze su una resistenza militare ad oltranza contro la penetrazione germanica , dell ' esercito iugoslavo , conviene tuttavia , tenere sempre presente la fiera reazione che il popolo iugoslavo ha saputo opporre ad Hitler . Durante la guerra di Spagna , i repubblicani spagnuoli , privi di armi ; privi di vettovagliamento , privi di qualsiasi aiuto concreto dall ' estero , hanno combattuto da leoni durante tre anni contro le potenze totalitarie , solo perché , in quella lotta , tutto il popolo spagnuolo era schierato da una parte per lottare contro l ' oppressione straniera e l ' ingiustizia interna . Le reazioni popolari sono capaci di generare i più grandi eserciti del mondo . Quando una causa è giusta gli uomini combattono da leoni . Così , per quanto scarseggino attualmente gli elementi di giudizio intorno ad una resistenza militare dell ' esercito iugoslavo contro un ' eventuale invasione nazista , rimane pertanto un elemento concreto eli valutazione da cui non si può prescindere : questo elemento è costituito dall ' indomito coraggio del popolo iugoslavo . * * * Comunque venga giudicata la situazione nei suoi aspetti positivi non va dimenticato , nel giudicare gli effetti del colpo di Stato iugoslavo , che sull ' adesione della Iugoslavia al patto tripartito la Germania hitleriana fondava le più grandi speranze . Quali erano le mire di Hitler quando la sua diplomazia tanto si affannò per ottenere l ' adesione iugoslava ? Queste mire potevano essere di due categorie : anzitutto , permettere alle truppe tedesche di attraversare il territorio iugoslavo allo scopo di attaccare la Grecia alla spalle , per l ' unica sua frontiera non montuosa ; oppure , e ciò è più probabile , proteggere semplicemente il passaggio delle truppe tedesche attraverso l ' Ungheria e la Bulgaria contro un attacco laterale proveniente da una Iugoslavia ostile . Sembra improbabile che Hitler abbia deciso di attaccare la Grecia alle spalle e di ottenere perciò la complicità iugoslava . Infatti , finora , la Germania non ha nemmeno rotto le relazioni diplomatiche con la Grecia , e poi , Hitler non ha veramente nessun interesse a conquistare la Grecia , se non quello di potere , attraverso la strada di Salonicco , giungere più facilmente ai Dardanelli . La Grecia , in sé per sé , non presenta per Hitler nessun interesse , poiché non conduce a nessuna via terrestre eli comunicazione con il Vicino Oriente . È dunque una semplice illusione mantenuta dalla propaganda fascista , quella che consiste nel credere che Hitler ci voglia aiutare a conquistare la Grecia . Egli non sprecherà nemmeno un nomo per far vincere , ad altri , guerre che non presentino per lui un interesse politico o militare immediato . È molto più probabile . invece , che Hitler , il quale ha aspettato fino ad oggi per chiedere alla Iugoslavia la sua adesione al patto tripartito , abbia voluto con questa adesione ottenere una garanzia di non essere attaccato alle spalle da truppe . provenienti dal territorio iugoslavo . Infatti l ' unica preoccupazione di Hitler nella sua guerra balcanica , oltre quella di rifornirsi in derrate agricole , è quella di giungere ai Dardanelli . Tutta la sua diplomazia ha teso finora a quello . Il suo migliore agente diplomatico , von Papen , che aveva reso così utili servizi alla Germania guglielmina durante la guerra scorsa , come capo del servizio di sabotaggio negli Stati Uniti , è oggi Ambasciatore di Germania ad Ankara . Quale sarebbe il valore di una conquista hitleriana dei Dardanelli ? Esso sarebbe duplice . Sullo scacchiere militare , i Dardanelli aprono la via a tutto il Vicino Oriente . Sul piano politico , invece , i Dardanelli rimangono oggi l ’ unica porta che la Russia sovietica abbia per passare da Oriente ad Occidente . La Russia , infatti , incontra oggi , su tutte le sue frontiere occidentali , l ’ ombra hitleriana : basta guardare una carta d ' Europa in cui vengano segnati i territori dominati o controllati da Hitler , per vedere che , dall ' estremo nord norvegese . , Hitler taglia la strada dell ' Occidente alla Russia fino ai Dardanelli l ' unico paese , l ' unico territorio per cui la Russia possa ancora passare per rimanere in contatto con l ' Occidente è la Turchia . Il giorno in cui Hitler avesse occupato i Dardanelli , la Russia sovietica non avrebbe più nessuna via d ' accesso all ' Occidente europeo . Essa sarebbe costretta , per ragioni geografiche imprescindibili , a diventare realmente e materialmente una potenza asiatica . Il colpo di stato iugoslavo allontana forse per sempre tutte queste possibilità . Per capirne l ' importanza era dunque necessario esaminare i calcoli che Hitler aveva probabilmente fondato su una adesione della Iugoslavia al patto tripartito . Oggi che la Iugoslavia non permette più ad Hitler di fare quello che vuole sul proprio territorio , tutti questi piani sono svaniti . Inoltre , l ' avversario è ormai in guardia tanto sul terreno politico quanto su quello militare .
NAZIONALISMO FRANCESE ( VITTORELLI, PAOLO , 1941 )
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La mattina del 30 marzo , unità della Marina Britannica da guerra sono state attaccate da un cacciatorpediniere francese , dalle batterie costiere dell ' Africa del Nord e da due bombardieri francesi . Tale attacco è avvenuto quando , sull ' ingiunzione delle unità britanniche , ad un convoglio mercantile francese , di fermarsi per subire la visita regolamentare , il caccia francese che scortava queste navi mercantili , invece di obbedire a questo ordine , aprì il fuoco . Questo incidente , e soprattutto l ' intervento nella zuffa di alcuni bombardieri francesi , fa rinascere tristi ricordi e ci costringe ad amare considerazioni . Durante la battaglia di Francia non apparve mai nessun comunicato dell ' Aeronautica francese intorno ad una partecipazione importante di velivoli francesi da combattimento nella lotta Regolarmente , invece . la R.A.F. diramava bollettini intorno alle operazioni a cui avevano partecipato velivoli britannici . Oggi , l ' aviazione francese , a guerra ultimata , ha ritrovato abbastanza fiato per bombardare unità della flotta della Nazione ex alleata . Questo conflitto non è semplicemente di natura militare , non deriva soltanto dall ' imposizione all ' attuale governo francese di imperative norme di condotta da parte del Governo del Reich . Questo atteggiamento risale a cause molto remote , cause che hanno turbato e viziato tutta la vita politica francese . * * * Gli uomini che governano oggi la Plancia , quelli che hanno preferito un armistizio umiliante ad una lotta ad oltranza , sono vecchie figure del parlamentarismo francese tradizionale . Sono quelli che , negli ultimi anni del secolo scorso , giustificavano per passione nazionale - perlomeno pretendevano che tale fosse - il falso giudiziario commesso dagli uffici del Ministero della Guerra nell ' affare Dreyfus . Sono gli stessi che , nel 1919 , a Versailles , imposero ai rappresentanti degli altri Stati alleati , le condizioni umilianti di pace per la Germania di Weimar . Sono gli stessi che , durante vent ' anni , ispiratisi ad un falso orgoglio nazionale e ad interessi di classe , hanno diretto la politica estera francese in un senso antieuropeo . Sono gli stessi che hanno sempre ostacolato l ' opera della Società delle Nazioni , che hanno ostacolato l ' amicizia con gli altri popoli europei , sono gli stessi che hanno sempre criticato la politica pacifista di Briand e le alleanze con i vari popoli dell ' Furopa centrale ed orientale . Sono gli stessi , infine , che hanno sempre appoggiato tutti i tentativi di disgregazione dell ' Europa effettuati dal nazismo a scapito di tutte le nazioni europee , ivi compresa anche la Francia . Sono questi stessi dirigenti che hanno oggi sottoscritto volontariamente alle condizioni di armistizio e al regime di controllo politico che Hitler ha dettato loro allo scopo di disgregare il loro paese . L ' accettazione della divisione della Francia in due zone , l ' accettazione di discutere il problema della consegna dei rifugiati politici che avevano chiesto e ottenuto dalla Francia ospitale che precedette questa , il diritto d ' asilo , sono atti degradanti per gli attuali dirigenti della Francia . Questi dirigenti - conviene ripeterlo incessantemente - i quali oggi vendono il loro paese allo straniero , che oggi violano le norme più sacrosante dell ' umanità , che oggi non temono di voltare contro quelli che avevano avuto fiducia in loro e li avevano aiutati a difendere il loro territorio i propri cannoni diventati improvvisamente feroci , non sono altro che i rappresentanti più puri della destra nazionalista . Una volta per sempre , l ' atteggiamento degli attuali dirigenti francesi , che può andare avvicinato a quello di tanti altri , serva d ' esempio a tutti quanti . Anche da noi , venti anni fa , si è prodotta una reazione nazionalista . Anche da noi si è voluto far credere che l ' atteggiamento della maggioranza del popolo italiano , dopo la guerra scorsa , era un atteggiamento antinazionale . Eppure , i nazionalisti da noi , oggi uniti al partito fascista , i quali avevano sempre segnalato il pericolo germanico come la piovra che avvinceva l ' Italia , non hanno esitato oggi a consegnare gli uomini , le risorse e i punti strategici del territorio nazionale . al nemico ereditario . Questa , del nazionalismo italiano , non è una contraddizione politica ; è la dimostrazione più evidente che il nazionalismo nostro , come quello staniero , è semplicemente una maschera di interessi di casta , incorporati oggi con quelli della nostra plutogerarchia , opposti a quelli di tutto il popolo italiano . Smascherando il nostro nazionalismo , come tutti i nazionalismi stranieri , noi contribuiamo a smascherare i nemici delle masse popolari italiane e quelli delle masse popolari di tutta l ' Europa .