StampaQuotidiana ,
Per
i
più
,
il
1968
richiama
alla
mente
il
maggio
francese
,
la
Sorbona
occupata
,
i
dieci
milioni
di
scioperanti
,
i
tre
minuti
di
De
Gaulle
alla
Televisione
,
la
grande
marcia
ai
Champs
-
Elysées
:
dimostrazione
drammatica
di
ciò
che
possa
,
in
un
momento
decisivo
della
vita
di
un
grande
paese
,
la
statura
eccezionale
di
un
uomo
,
l
'
energia
di
una
classe
dirigente
,
la
maturità
politica
di
una
società
risoluta
a
difendere
i
valori
primari
della
propria
tradizione
civile
.
E
tuttavia
,
quella
data
ha
un
significato
assai
maggiore
per
l
'
Italia
che
per
la
Francia
.
Perché
in
Francia
si
trattò
di
un
episodio
,
non
privo
certo
di
conseguenze
,
e
che
anzi
ebbe
parte
nel
determinare
,
l
'
anno
successivo
,
la
caduta
dello
stesso
De
Gaulle
;
ma
esso
non
modificò
nel
profondo
la
fisionomia
della
vita
politica
e
della
società
francesi
,
mentre
da
noi
gli
eventi
di
quell
'
anno
tagliano
in
due
la
storia
del
dopoguerra
,
e
aprono
la
nuova
fase
che
viviamo
tuttora
.
Ricordiamo
.
Tutto
cominciò
nelle
università
,
dietro
lo
schermo
dell
'
antico
privilegio
che
si
voleva
escludesse
la
forza
pubblica
dalla
sede
degli
studi
.
Si
videro
allora
i
più
dichiarati
progressisti
,
i
fautori
dell
'
università
di
massa
,
gli
assertori
di
una
totale
rottura
col
passato
,
farsi
paladini
all
'
estremo
della
medioevale
tradizione
immunitaria
.
Dietro
quello
schermo
,
il
campo
fu
libero
all
'
azione
di
gruppi
organizzati
,
decisi
a
imporre
comunque
la
propria
volontà
,
ad
assumere
il
controllo
fisico
delle
sedi
universitarie
,
a
impedirne
il
funzionamento
sino
alla
soppressione
di
ogni
dissenso
.
Dalle
università
il
metodo
si
estese
alle
fabbriche
,
agli
uffici
pubblici
,
alle
banche
,
agli
aeroporti
;
e
l
'
amnistia
per
i
ventiquattromila
reati
denunciati
in
occasione
dell
'
autunno
caldo
ne
consacrò
e
generalizzò
la
legittimità
.
Non
che
si
possa
parlare
di
ricorso
permanente
alla
violenza
fisica
,
all
'
aggressione
e
al
pestaggio
,
che
non
sono
certo
mancati
,
ma
in
un
dosaggio
oculato
che
,
unito
all
'
intimidazione
sistematica
e
a
una
serie
di
minori
ma
ininterrotte
vessazioni
,
nella
più
parte
dei
casi
si
è
rivelato
sufficiente
allo
scopo
.
E
non
è
neppure
che
dall
'
altra
parte
mancassero
dissensi
e
volontà
di
resistenza
:
ma
,
nella
mancanza
di
ogni
leadership
politica
,
e
nella
totale
latitanza
dei
partiti
democratici
di
centro
,
l
'
accusa
di
fascismo
,
agevolata
dalla
presenza
di
movimenti
di
estrema
destra
sempre
pronti
ad
assumersi
la
paternità
di
ogni
opposizione
alle
sinistre
,
è
bastata
quasi
sempre
a
eliminare
dalla
scena
tutti
coloro
,
ed
erano
la
grande
maggioranza
,
che
semplicemente
aspiravano
a
garantirsi
l
'
esercizio
dei
propri
diritti
e
l
'
osservanza
,
persino
,
dei
propri
doveri
.
In
tal
modo
si
è
avuto
,
in
ogni
settore
della
vita
del
paese
,
non
tanto
il
rovesciamento
del
vecchio
ordine
di
cose
quanto
la
proliferazione
di
una
serie
di
organismi
di
fatto
che
si
affiancano
e
si
contrappongono
a
quelli
legalmente
competenti
a
esercitare
i
poteri
decisionali
:
senza
riuscire
,
nella
più
parte
dei
casi
,
a
sostituirli
,
ma
forti
abbastanza
da
paralizzarli
,
da
bloccare
l
'
attuazione
di
ogni
direttiva
generale
che
non
sia
approvata
dai
detentori
del
potere
in
loco
,
da
contrapporre
,
alla
legge
che
si
dice
risultante
della
volontà
generale
.
l
'
altra
più
concreta
che
si
traduce
nella
imposizione
di
norme
e
comportamenti
ai
diretti
interessati
.
Realizzazione
estrema
e
in
certo
modo
emblematica
di
questo
processo
i
recenti
episodi
di
disobbedienza
civile
,
nei
quali
la
sostituzione
del
nuovo
tipo
di
legge
alla
vecchia
ha
assunto
forme
più
visibili
agli
occhi
di
tutti
.
Nel
linguaggio
di
certi
settori
politici
ciò
è
diventato
la
«
crescita
democratica
del
Paese
»
.
Ma
per
vedere
di
che
democrazia
si
tratti
sarà
opportuno
allargare
il
discorso
al
significato
di
queste
novità
nei
rapporti
tra
le
forze
politiche
e
,
anzi
,
nei
rapporti
dei
cittadini
tra
loro
.
Anzitutto
,
si
è
avuto
un
vistoso
spostamento
nei
rapporti
di
forza
tra
i
partiti
politici
,
del
tutto
indipendente
dal
numero
dei
suffragi
elettorali
che
essi
riuscivano
a
raccogliere
.
I
partiti
o
movimenti
,
parlamentari
ed
extraparlamentari
,
che
possono
disporre
di
una
efficiente
«
organizzazione
di
massa
»
,
e
cioè
della
capacità
di
assicurare
la
presenza
attiva
sul
luogo
della
vertenza
-
scuola
,
fabbrica
,
ospedale
o
ufficio
pubblico
che
sia
-
di
gruppi
di
propri
aderenti
decisi
a
prevalere
senza
troppo
badare
ai
mezzi
,
hanno
visto
crescere
in
modo
determinante
il
proprio
peso
politico
;
mentre
gli
altri
,
spesso
organizzati
in
vista
di
finalità
meramente
elettorali
,
hanno
subito
uno
scadimento
senza
precedenti
,
che
in
un
secondo
tempo
non
ha
mancato
di
avere
i
prevedibili
effetti
anche
sul
piano
elettorale
.
La
dissociazione
di
potere
e
responsabilità
in
Italia
ha
assunto
negli
ultimi
anni
dimensioni
macroscopiche
,
talora
vicine
alla
condizioni
limite
dell
'
assoluta
separazione
.
Lasciamo
da
parte
la
vicenda
propriamente
sindacale
,
dove
l
'
elemento
economico
gioca
un
ruolo
che
spesso
modifica
profondamente
le
linee
del
quadro
.
Ma
sul
piano
politico
è
chiaro
che
la
massima
secondo
la
quale
per
ottenere
l
'
approvazione
di
una
legge
una
dimostrazione
di
piazza
conta
più
di
qualunque
discorso
del
più
grande
oratore
parlamentare
(
Burdeau
)
ha
avuto
da
noi
verifiche
che
minacciano
di
ridurre
a
una
lustra
la
sovranità
dei
cittadini
espressa
dal
Parlamento
.
E
,
infatti
,
lo
stesso
fondamento
della
democrazia
a
suffragio
universale
che
ha
finito
per
essere
incrinato
in
modo
sempre
più
vistoso
,
come
da
anni
hanno
rilevato
i
più
attenti
osservatori
della
nostra
vita
pubblica
.
Il
principio
del
suffragio
universale
vorrebbe
infatti
che
la
volontà
politica
della
maggioranza
,
impersonata
dal
governo
liberamente
eletto
,
giungesse
attraverso
la
pubblica
amministrazione
a
reggere
gli
affari
comuni
.
Ma
è
chiaro
che
una
pubblica
amministrazione
paralizzata
o
impotente
tutte
le
volte
che
si
scontra
con
gli
interessi
particolari
,
e
ridotta
anzi
essa
stessa
a
una
congerie
di
gruppi
e
di
privilegi
sezionali
,
non
è
in
grado
di
tradurre
in
atto
alcun
genere
di
volontà
politica
:
col
risultato
di
annullare
e
render
privo
di
efficacia
l
'
esercizio
stesso
del
diritto
di
voto
da
parte
di
estesissime
categorie
di
cittadini
,
e
cioè
di
annullarne
di
fatto
i
diritti
politici
,
che
nella
gran
parte
si
riducono
per
essi
appunto
all
'
esercizio
del
voto
.
Si
è
dunque
finito
col
discriminare
di
fatto
i
cittadini
in
due
grandi
categorie
,
delle
quali
una
soltanto
dotata
di
diritti
politici
,
nella
misura
in
cui
dispone
di
strumenti
atti
a
esercitarli
nel
contesto
della
nostra
società
;
e
l
'
altra
pervasa
invece
da
un
sentimento
profondo
di
deprivazione
e
d
'
ingiustizia
,
per
la
confusa
sensazione
di
essere
stata
spossessata
di
una
serie
di
poteri
e
di
diritti
che
un
tempo
le
appartennero
,
e
dei
quali
peraltro
si
continua
a
proclamare
da
ogni
parte
l
'
intangibile
sacralità
.
Non
è
detto
che
la
spinta
nata
dai
fatti
del
1968
non
possa
tradursi
,
alla
lunga
,
in
forme
di
vera
democrazia
.
Quel
che
è
certo
è
che
non
potrà
mai
essere
qualificata
democratica
la
negazione
dei
diritti
politici
a
intere
categorie
di
cittadini
.
Riportare
questi
cittadini
in
seno
alla
società
politica
,
quali
membri
attivi
in
grado
di
parteciparvi
efficacemente
e
di
farvi
valere
la
propria
presenza
e
il
proprio
diritto
,
è
oggi
il
compito
primario
di
chi
si
proponga
,
di
fatto
e
non
a
parole
,
di
realizzare
una
democrazia
moderna
nel
nostro
paese
.
StampaQuotidiana ,
Nessuno
«
steccato
»
si
è
mostrato
più
tenace
nel
mondo
politico
italiano
di
quello
che
segna
il
confine
tra
i
partiti
di
democrazia
laica
e
lo
schieramento
cattolico
.
Trent
'
anni
di
stretta
collaborazione
politica
non
sono
bastati
a
superarlo
,
e
in
occasione
del
referendum
esso
è
riapparso
(
o
almeno
così
è
sembrato
)
più
netto
che
mai
.
Nei
cattolici
,
quella
separazione
si
richiama
al
ricordo
di
decenni
di
minorità
politica
,
alla
difficile
sopravvivenza
nel
quadro
di
uno
Stato
sorto
nel
segno
della
civiltà
laica
e
razionalista
,
eretto
sulle
rovine
del
potere
temporale
e
intinto
di
massoneria
.
Per
i
laici
,
è
in
gioco
un
patrimonio
ideale
certo
non
minore
,
formatosi
in
due
secoli
di
battaglie
civili
che
sono
tanta
parte
della
nostra
storia
.
Uguaglianza
dei
cittadini
di
tutte
le
confessioni
davanti
alla
legge
,
libertà
di
pensiero
,
sviluppo
di
una
concezione
della
vita
tutta
protesa
a
costruire
su
questa
terra
,
e
solo
su
di
essa
,
il
destino
e
l
'
avvenire
dell
'
uomo
,
emancipazione
dalle
forme
più
pesanti
e
visibili
di
autoritarismo
nella
vita
morale
e
nel
costume
:
nessun
italiano
potrebbe
far
getto
di
tutto
ciò
senza
negare
la
propria
appartenenza
al
mondo
e
alla
civiltà
moderna
.
Ma
proprio
l
'
universalità
di
questi
convincimenti
induce
a
chiedersi
se
quella
separazione
e
contrapposizione
abbia
ancora
un
'
attualità
politica
e
morale
,
o
se
non
sia
piuttosto
uno
dei
tanti
avanzi
del
passato
che
proiettano
la
loro
ombra
su
una
realtà
che
non
ha
ancora
saputo
prendere
coscienza
del
loro
superamento
.
Nell
'
Italia
di
oggi
la
libertà
di
pensiero
,
la
tolleranza
religiosa
,
la
laicità
della
scuola
sono
problemi
già
risolti
da
un
pezzo
a
livello
delle
istituzioni
,
e
una
profonda
trasformazione
del
costume
in
senso
laico
si
avverte
in
strati
sempre
più
larghi
della
società
.
Non
solo
lo
schieramento
pressoché
unanime
della
cultura
e
dei
mezzi
d
'
informazione
in
occasione
del
referendum
ha
mostrato
l
'
assoluta
prevalenza
che
le
tesi
laiche
hanno
ormai
conquistato
in
quegli
ambienti
:
ma
gran
parte
delle
forze
cattoliche
più
significative
,
fuori
e
dentro
le
strutture
ecclesiastiche
,
hanno
ormai
fatto
propri
quei
princìpi
,
con
motivazioni
diverse
certamente
,
ma
in
maniera
da
giungere
in
concreto
a
posizioni
analoghe
e
spesso
coincidenti
.
Lo
scontro
sul
divorzio
è
stato
in
effetti
aggravato
da
evidenti
riflessi
politici
:
ma
lo
stesso
tono
di
civiltà
su
cui
esso
è
avvenuto
mostra
come
anche
le
divergenze
che
rimangono
su
questo
terreno
siano
attenuate
da
uno
sfondo
di
reciproca
tolleranza
.
I
progressi
più
significativi
della
vita
democratica
nel
nostro
Paese
sono
dovuti
alla
collaborazione
inauguratasi
dopo
il
1945
fra
laici
e
cattolici
sotto
la
guida
di
Alcide
De
Gasperi
.
Essa
è
stata
un
fatto
di
enorme
rilievo
,
che
costituisce
la
riprova
migliore
del
successo
di
portata
storica
ottenuto
dall
'
idea
laica
della
separazione
dello
Stato
dalla
Chiesa
,
e
che
consente
a
forze
diverse
di
convergere
sui
temi
concreti
della
realtà
politica
senza
alcun
riferimento
a
problemi
religiosi
,
che
restano
fondamentali
,
ma
riservati
al
terreno
,
che
è
loro
proprio
,
dell
'
intimità
delle
coscienze
.
Ora
,
la
democrazia
italiana
è
alla
vigilia
di
scadenze
di
estrema
gravità
sul
terreno
della
politica
economica
,
dell
'
ordine
pubblico
,
della
scuola
,
che
richiedono
la
stretta
collaborazione
di
tutte
le
forze
autenticamente
democratiche
,
laiche
e
cattoliche
.
Una
profonda
crisi
di
fiducia
ormai
investe
da
ogni
parte
la
Democrazia
cristiana
.
Chi
scrive
non
ne
auspica
certamente
la
spaccatura
.
Ma
è
innegabile
che
molti
cattolici
sono
profondamente
delusi
del
partito
che
per
tanti
anni
li
ha
rappresentati
,
e
si
sentono
di
fatto
più
vicini
alle
posizioni
tenute
dai
partiti
laici
.
Sarebbe
un
errore
gravissimo
,
da
parte
di
questi
partiti
,
condizionare
l
'
adesione
dei
cattolici
a
inammissibili
rinunce
ideali
e
di
coscienza
,
continuando
a
insistere
su
contrapposizioni
polemiche
che
varrebbero
solo
a
respingere
molti
di
essi
su
posizioni
estreme
,
di
destra
o
di
sinistra
.
Il
problema
che
si
pone
oggi
in
Italia
non
è
infatti
la
costruzione
di
una
democrazia
laica
,
che
si
può
considerare
ormai
acquisita
nel
nostro
paese
,
ma
la
difesa
e
lo
sviluppo
di
una
democrazia
liberale
di
tipo
occidentale
,
nella
quale
le
forze
politiche
si
distinguono
solo
in
relazione
a
problemi
politici
:
come
da
tempo
accade
non
solo
nel
mondo
anglosassone
,
ma
anche
in
un
paese
di
tradizioni
cattoliche
e
anticlericali
insieme
come
la
Francia
.
StampaQuotidiana ,
Molti
,
moltissimi
lettori
ci
hanno
fatto
la
stessa
richiesta
di
Corrado
Reboa
.
In
effetti
,
il
catastrofico
sisma
che
colpì
il
Meridione
,
danneggiò
anche
lo
stabilimento
tipografico
di
Pompei
dove
si
stampa
,
in
foto
-
trasmissione
,
il
Giornale
destinato
al
Centro
-
Sud
e
alle
Isole
.
Il
nostro
spazio
è
avarissimo
,
specie
in
queste
giornate
che
richiamano
la
nostra
particolare
attenzione
sull
'
angoscio
so
dramma
che
si
vive
nelle
zone
terremotate
.
Tuttavia
,
l
'
unico
modo
che
ho
di
soddisfare
le
richieste
dei
lettori
è
quello
di
ripetere
-
in
corpo
tipografico
più
piccolo
-
il
mio
articolo
del
24
novembre
.
Coloro
che
lo
hanno
già
letto
comprenderanno
e
mi
perdoneranno
questa
replica
,
peraltro
doverosa
.
Ecco
quello
che
scrissi
a
Mazzotta
e
a
Segni
,
sotto
il
titolo
:
«
Proposta
di
bucato
»
.
Non
abbiamo
nulla
da
obbiettare
alla
lettera
,
da
noi
ieri
pubblicata
,
degli
onorevoli
Mazzotta
e
Segni
.
La
sottoscriviamo
in
pieno
.
Vorremmo
soltanto
completarne
il
discorso
da
un
'
ottica
laica
e
non
di
partito
.
Premessa
.
Mazzotta
e
Segni
appartengono
,
anzi
sono
i
capifila
,
di
quel
gruppo
di
giovani
democristiani
che
alle
ultime
elezioni
noi
additammo
alle
«
preferenze
»
degli
elettori
.
Allora
si
chiamarono
«
i
cento
»
,
e
se
ne
parlò
con
dileggio
.
Si
disse
che
i
cento
non
erano
in
realtà
più
di
trenta
,
e
che
presto
anche
quei
trenta
si
sarebbero
dissolti
nelle
varie
«
correnti
»
al
servizio
dei
vari
capataz
.
Non
è
stato
così
.
Alcuni
,
è
vero
,
forse
parecchi
,
si
sono
persi
per
strada
.
Ma
ben
più
di
trenta
sono
quelli
che
,
rimasti
per
conto
loro
,
fanno
capo
non
a
una
«
corrente
»
,
ma
a
un
centro
di
studi
,
«
Proposta
»
.
Rappresentano
la
riserva
più
intatta
della
Dc
,
l
'
unica
su
cui
non
ci
sono
ombre
né
schizzi
di
fango
.
E
vi
sembra
poco
,
coi
tempi
che
corrono
?
Coloro
che
li
hanno
votati
non
hanno
di
che
pentirsene
.
E
nemmeno
noi
per
averli
indicati
.
E
ora
veniamo
al
contenuto
della
loro
lettera
sulla
crisi
che
ci
travaglia
.
Probabilmente
essi
hanno
ragione
quando
dicono
,
con
Forlani
,
che
in
tutti
questi
scandali
,
c
'
è
più
fumo
che
arrosto
,
e
che
non
ci
si
può
lasciare
travolgere
da
un
accesso
di
furore
,
forse
artatamente
provocato
da
gente
che
ha
interesse
a
un
generale
Kaput
.
Dopodiché
però
bisogna
spiegare
come
mai
la
pubblica
opinione
si
è
lasciata
incendiare
fino
a
questo
punto
,
che
è
un
gran
brutto
e
pericoloso
punto
.
Noi
arrossiamo
di
dover
riferire
certe
cose
.
Ma
se
per
strada
,
nei
caffè
,
nelle
case
si
sente
dire
(
e
noi
lo
abbiamo
sentito
)
:
«
Ma
allora
forse
hanno
ragione
i
terroristi
»
,
qualche
motivo
ci
dev
'
essere
.
Di
questi
motivi
,
Segni
e
Mazzotta
ne
hanno
individuati
alcuni
,
sui
quali
consentiamo
in
pieno
.
1°
)
La
prevalenza
assunta
nei
partiti
dagli
apparati
che
,
chiusi
nel
loro
palazzo
o
palazzetto
,
perdono
ogni
contatto
non
solo
con
l
'
elettorato
,
ma
anche
coi
militanti
,
e
si
tramutano
in
mafie
.
2°
)
La
degenerazione
delle
«
correnti
»
in
meri
strumenti
di
potere
che
fatalmente
riducono
la
lotta
politica
a
una
lotta
di
cosche
.
3°
)
La
metastasi
della
politica
nel
campo
dell
'
economia
grazie
all
'
estendersi
dell
'
impresa
pubblica
.
Lottizzata
dai
partiti
,
questa
impresa
non
produce
né
può
produrre
altro
che
ladri
(
questo
non
lo
dicono
Segni
e
Mazzotta
,
ma
lo
dico
io
)
:
coloro
che
,
alla
testa
di
un
ente
di
Stato
,
non
lo
diventano
,
meriterebbero
una
decorazione
.
Secondo
noi
però
,
a
corrompere
il
sistema
,
c
'
è
anche
un
quarto
fattore
,
che
è
la
sua
ibernazione
.
E
mi
spiego
.
In
nessuna
democrazia
occidentale
nessun
partito
rimane
al
potere
più
di
due
,
cinque
,
al
massimo
dieci
anni
.
Poi
va
all
'
opposizione
,
e
lì
fa
il
bucato
:
si
rivedono
i
programmi
,
si
lavano
i
panni
,
si
cambiano
i
capi
,
e
anche
quelli
confermati
,
non
avendo
più
il
potere
in
mano
,
non
offrono
più
pretesti
a
farsi
«
chiacchierare
»
,
e
così
si
rinverginano
.
In
Italia
la
democrazia
cristiana
è
al
potere
ininterrottamente
da
trentadue
anni
.
E
tutti
sappiamo
di
essere
condannati
a
tenercela
,
almeno
fin
quando
il
partito
comunista
resta
qual
è
,
cioè
a
perdita
d
'
occhio
.
Non
c
'
è
partito
né
uomo
che
possano
resistere
a
una
simile
prova
.
Andreotti
disse
un
giorno
che
il
potere
logora
chi
non
ce
l
'
ha
.
Come
battuta
,
è
buona
.
Come
verità
,
un
po
'
meno
.
Ed
egli
stesso
del
resto
ne
incarna
la
smentita
.
Proprio
perché
è
l
'
uomo
di
potere
di
più
lungo
e
continuo
corso
,
Andreotti
si
trova
a
fare
,
di
tutti
gli
scandali
nazionali
,
il
Sospettato
n
°
1
,
e
la
gente
è
convinta
che
nel
suo
armadio
ci
sia
non
qualche
scheletro
,
ma
un
ossario
.
Probabilmente
è
tutto
falso
,
come
le
voci
su
Bisaglia
e
su
tanti
altri
il
cui
nome
è
stato
trascinato
nella
melma
.
Probabilmente
,
ripeto
,
ha
ragione
Forlani
quando
dice
che
in
questa
Danimarca
il
puzzo
di
marcio
soverchia
il
marcio
.
Ma
né
lui
né
Piccoli
s
'
illudano
di
potersela
cavare
con
le
solite
«
commissioni
d
'
inchiesta
»
.
Stavolta
ci
vuol
altro
.
Ci
vuole
il
ricambio
.
E
siccome
il
ricambio
la
Dc
non
può
farlo
con
un
'
altra
forza
politica
perché
non
ce
n
'
è
nessuna
in
grado
di
sostituirla
come
partito
di
governo
,
bisogna
che
lo
faccia
dentro
di
sé
,
nei
propri
quadri
,
che
le
dia
un
volto
nuovo
,
una
immagine
diversa
.
Nella
intervista
che
ci
ha
dato
ieri
,
Piccoli
sostiene
che
a
questo
la
Dc
ha
già
provveduto
.
Francamente
,
non
ce
ne
siamo
accorti
.
E
questo
è
grave
perché
la
«
questione
morale
»
-
ci
creda
l
'
on.
Piccoli
-
non
è
soltanto
,
ma
è
anche
,
e
forse
principalmente
una
questione
di
cosmesi
.
Ci
sono
delle
facce
nella
Dc
che
dopo
decenni
di
primi
piani
,
uno
non
può
guardarle
senza
pensare
con
nostalgia
ai
carabinieri
.
E
'
ingiusto
,
lo
so
.
Ma
è
umano
,
e
bisogna
accettarlo
.
StampaQuotidiana ,
Un
giorno
,
forse
prossimamente
,
l
'
uomo
sarà
distrutto
.
Dalla
bomba
atomica
?
No
.
Da
qualche
virus
misterioso
,
dall
'
inquinamento
dell
'
acqua
o
dell
'
aria
?
No
.
Dagli
abitanti
di
qualche
altro
pianeta
cui
i
nostri
astronauti
avranno
pestato
la
coda
?
Neppure
.
Sarà
distrutto
dal
linguaggio
.
Questo
è
l
'
oracolo
sconcertante
che
il
più
recente
(
ma
non
certo
ultimo
)
dei
profeti
che
spuntano
di
tanto
in
tanto
nel
campo
della
filosofia
ci
ha
annunziato
.
È
il
francese
Michel
Foucault
,
nel
libro
Le
parole
e
le
cose
,
Archeologia
delle
scienze
umane
,
uscito
nel
1966
e
tradotto
nel
1967
dall
'
Editore
Rizzoli
di
Milano
.
La
tesi
fondamentale
del
libro
è
che
l
'
uomo
è
un
'
invenzione
recente
:
un
'
invenzione
,
si
badi
,
non
una
scoperta
.
Un
'
invenzione
che
è
stata
resa
possibile
,
ai
principi
del
secolo
XIX
,
dal
venir
meno
del
concetto
di
linguaggio
sul
quale
il
pensiero
classico
era
imperniato
.
Secondo
questo
concetto
,
il
linguaggio
non
è
che
la
rappresentazione
delle
cose
.
Le
cose
hanno
un
ordine
fisso
,
necessario
,
immutabile
;
quest
'
ordine
si
riflette
nel
pensiero
dell
'
uomo
,
che
perciò
non
è
altro
che
la
rappresentazione
di
quell
'
ordine
ed
è
espresso
dal
discorso
.
Il
discorso
,
quindi
anche
il
pensiero
,
è
la
trasparenza
,
l
'
evidenza
,
la
manifestazione
o
rappresentazione
dell
'
ordine
delle
cose
.
L
'
uomo
,
in
questa
situazione
,
non
ha
nessuno
spessore
,
nessuna
opacità
,
non
fa
che
lasciar
trasparire
le
cose
come
sono
,
non
fa
che
rappresentarle
.
Trova
posto
,
indubbiamente
,
nell
'
ordine
totale
ed
ha
una
funzione
definita
in
quest
'
ordine
,
e
così
per
esempio
lo
si
caratterizza
come
«
bipede
implume
»
o
«
animale
ragionevole
»
.
Ma
non
ha
funzione
predominante
;
non
è
l
'
oggetto
più
difficile
a
conoscersi
(
come
ora
crediamo
)
,
non
è
il
soggetto
sovrano
di
ogni
conoscenza
possibile
(
come
credono
i
filosofi
)
:
è
semplicemente
discorso
cioè
quadro
esatto
delle
cose
:
raccolta
delle
verità
,
descrizione
della
natura
,
corpo
di
conoscenze
,
dizionario
enciclopedico
.
Non
era
possibile
in
questa
condizione
,
afferma
Foucault
,
che
«
Si
ergesse
,
al
limite
del
mondo
,
la
strana
statura
di
un
essere
la
cui
natura
(
quella
che
lo
determina
,
lo
ha
in
potere
e
lo
traversa
dal
fondo
dei
tempi
)
sarebbe
di
conoscere
la
natura
e
quindi
se
stesso
in
quanto
essere
naturale
»
.
L
'
uomo
come
tale
è
stato
inventato
quando
è
stato
ritenuto
non
più
trasparente
alla
realtà
delle
cose
,
quadro
o
specchio
di
esse
,
ma
opaco
,
resistente
,
impenetrabile
:
cioè
quando
fu
ritenuto
finito
,
limitato
nelle
sue
capacità
,
e
su
questa
finitudine
si
impiantò
l
'
intero
universo
del
sapere
.
L
'
uomo
è
l
'
individuo
che
vive
,
parla
e
lavora
secondo
le
leggi
della
biologia
,
della
filologia
e
dell
'
economia
;
e
in
queste
leggi
trova
i
limiti
e
le
possibilità
positive
della
sua
azione
.
Ma
è
nello
stesso
tempo
capace
di
conoscere
queste
leggi
,
di
portarle
alla
luce
e
di
costruire
così
quelle
«
scienze
umane
»
che
erano
sconosciute
al
pensiero
classico
.
Queste
scienze
sono
sorte
dunque
sullo
sfondo
della
finitudine
dell
'
uomo
:
quando
l
'
uomo
si
è
riconosciuto
imprigionato
,
senza
liberazione
possibile
,
nel
suo
corpo
,
nel
suo
linguaggio
,
nei
suoi
bisogni
.
Da
questo
riconoscimento
sono
nate
le
conquiste
positive
delle
scienze
umane
:
ma
è
nato
pure
l
'
enigma
dell
'
uomo
,
l
'
enigma
insolubile
.
L
'
uomo
non
si
identifica
con
la
vita
,
che
continuamente
gli
sfugge
e
gli
prescrive
la
morte
.
Non
si
identifica
con
il
suo
lavoro
che
gli
sfugge
non
solo
quando
è
già
finito
,
ma
spesso
quando
non
è
ancora
iniziato
.
Non
si
identifica
con
il
linguaggio
che
trova
già
dato
e
articolato
nelle
sue
leggi
prima
di
sé
.
L
'
uomo
è
l
'
impensato
o
piuttosto
l
'
impensabile
.
Appena
nato
,
è
maturo
per
scomparire
.
«
L
'
uomo
è
una
corda
tesa
tra
le
bestie
e
il
super
-
uomo
,
una
corda
sull
'
abisso
»
,
aveva
detto
Nietzsche
.
E
il
pensiero
che
l
'
uomo
non
abbia
una
natura
determinata
che
si
tratti
solo
di
scoprire
e
che
,
una
volta
scoperta
,
lo
illumini
su
tutto
ciò
che
può
essere
e
fare
domina
la
cultura
contemporanea
e
l
'
avvia
verso
le
più
disparate
forme
di
indagine
.
L
'
opera
di
Foucault
è
sostanzialmente
una
ripresentazione
eloquente
di
questa
tesi
;
ma
è
,
in
più
,
l
'
annuncio
profetico
dì
un
'
epoca
nuova
in
cui
l
'
uomo
non
ci
sarà
e
ci
sarà
invece
...
che
cosa
?
Non
si
sa
nulla
.
Come
ogni
profeta
,
Foucault
adopera
un
linguaggio
suggestivo
e
oscuro
e
si
serve
di
allusioni
più
che
di
concetti
.
La
bella
chiarezza
«
cartesiana
»
(
ma
che
in
realtà
risale
a
Montaigne
)
che
è
stata
per
tanto
tempo
il
privilegio
della
filosofia
francese
la
si
cercherebbe
invano
nella
sua
opera
.
Le
sue
prove
storiche
sono
desunte
di
preferenza
non
da
filosofi
,
ma
da
letterati
,
scienziati
,
economisti
e
poeti
.
Foucault
dichiara
che
solo
quelli
che
non
sanno
leggere
si
meraviglieranno
,
che
ha
appreso
a
porsi
le
domande
decisive
da
Cuvier
,
da
Bopp
,
da
Ricardo
più
che
da
Kant
o
da
Hegel
.
Tuttavia
,
la
fonte
principale
del
suo
pensiero
è
l
'
ultimo
Heidegger
,
che
egli
non
cita
neppure
in
un
punto
.
Qual
è
infatti
,
per
lui
,
il
segno
indiscutibile
della
prossima
fine
dell
'
uomo
?
La
concezione
del
linguaggio
come
manifestazione
dell
'
essere
.
Il
linguaggio
non
è
lo
strumento
che
l
'
uomo
ha
creato
per
orientarsi
tra
le
cose
,
dominarle
e
servirsene
,
per
comunicare
con
gli
altri
uomini
ed
esprimere
se
stesso
.
È
una
creazione
dell
'
Essere
.
Ma
che
cos
'
è
l
'
Essere
?
È
Dio
?
È
il
Mondo
?
È
qualcosa
di
mezzo
tra
Dio
e
il
Mondo
,
un
Assoluto
,
una
Natura
infinita
?
Heidegger
si
rifiuta
di
rispondere
a
queste
domande
;
e
così
fa
Foucault
.
Se
si
domanda
:
chi
parla
?
,
la
risposta
di
Heidegger
e
di
Foucault
è
ancora
la
stessa
:
è
la
Parola
che
parla
,
è
il
linguaggio
che
pone
o
crea
il
suo
essere
.
In
parole
povere
,
un
certo
nonsoché
crea
un
altro
nonsoché
,
che
è
la
stessa
cosa
oppure
una
cosa
diversa
,
in
qualche
modo
o
forma
che
è
a
sua
volta
un
nonsoché
.
Non
si
può
dire
che
questi
profeti
si
compromettano
troppo
.
Si
compromettono
invece
nel
porre
un
crudo
dilemma
:
o
esiste
l
'
uomo
o
esiste
il
linguaggio
.
Se
esiste
l
'
uomo
,
è
l
'
uomo
che
dispone
se
stesso
e
in
qualche
misura
forgia
o
modifica
il
suo
destino
,
costruisce
la
sua
storia
,
facendo
faticosamente
le
sue
scelte
e
subendo
la
responsabilità
dei
suoi
errori
.
Se
esiste
il
linguaggio
,
è
l
'
essere
del
linguaggio
che
fa
tutto
e
l
'
uomo
non
fa
nulla
perché
non
esiste
.
Fra
i
due
corni
del
dilemma
,
Foucault
(
come
Heidegger
)
non
esita
.
Il
linguaggio
sta
ammazzando
l
'
uomo
perché
sta
tornando
alla
sua
unità
,
ritirandosi
dalla
frammentarietà
in
cui
l
'
invenzione
dell
'
uomo
l
'
aveva
ridotto
.
L
'
uomo
«
ha
composto
la
propria
figura
fra
gli
interstizi
di
un
linguaggio
frantumato
»
.
Ricomparso
il
linguaggio
«
l
'
uomo
tornerà
all
'
inesistenza
serena
in
cui
l
'
unità
imperiosa
del
discorso
l
'
aveva
un
tempo
trattenuto
»
.
E
che
cosa
farà
nel
frattempo
questa
figura
provvisoria
,
questa
parvenza
grottesca
che
ancora
combatte
senza
sapere
che
è
morto
?
Non
farà
rigorosamente
nulla
.
Lascerà
(
come
dice
Heidegger
)
che
l
'
Essere
sia
,
si
abbandonerà
alle
cose
e
agli
eventi
con
tranquilla
rassegnazione
,
in
attesa
.
O
,
in
parole
povere
,
lascerà
che
accada
quel
che
deve
accadere
:
que
serà
serà
.
Foucault
si
domanda
se
non
si
deve
presagire
la
nascita
o
la
prima
aurora
di
un
giorno
in
cui
il
pensiero
,
che
parla
da
millenni
senza
sapere
quel
che
significa
parlare
e
senza
accorgersi
di
parlare
,
«
si
ricupererà
nella
sua
integrità
e
acquisterà
nuova
luce
nel
fulgore
dell
'
essere
»
.
Ma
dichiara
di
non
saper
rispondere
a
questa
domanda
e
di
non
.
saper
neppure
se
troverà
un
giorno
ragioni
per
determinarsi
a
rispondere
.
Per
ora
,
trova
confortante
pensare
che
l
'
uomo
è
solo
un
'
invenzione
recente
,
una
figura
che
non
ha
nemmeno
due
secoli
,
una
semplice
piega
del
nostro
sapere
e
che
sparirà
quando
questo
sapere
avrà
trovato
una
nuova
forma
.
Ma
altri
forse
troveranno
più
confortante
pensare
che
l
'
uomo
,
nonostante
tutti
i
cambiamenti
di
un
sapere
che
rimane
suo
cioè
umano
,
potrà
sopravvivere
,
proprio
in
virtù
di
questo
sapere
,
nella
sua
libertà
e
dignità
,
nella
sua
solidarietà
con
gli
altri
uomini
e
nella
sua
capacità
di
comprendere
e
di
amare
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Giardini
,
il
motivo
per
cui
non
pubblichiamo
più
notizie
dall
'
Afghanistan
è
molto
semplice
:
che
di
notizie
non
ce
ne
sono
.
Occupato
il
Paese
,
i
russi
lo
hanno
completamente
isolato
dal
resto
del
mondo
,
non
vi
lasciano
entrare
i
giornalisti
,
non
ne
lasciano
uscire
nessuno
.
E
che
notizie
possiamo
dare
,
in
queste
condizioni
?
L
'
Afghanistan
è
ormai
come
la
Cambogia
.
Anche
lì
sappiamo
che
si
sta
perpetrando
uno
spaventoso
genocidio
.
Ma
non
abbiamo
elementi
per
descriverlo
.
Ogni
tanto
qualcuno
scappa
e
racconta
.
Noi
registriamo
,
e
poi
torna
il
silenzio
.
E
'
verissimo
che
questo
silenzio
giova
ai
comunisti
di
tutto
il
mondo
,
e
particolarmente
ai
nostri
.
Ma
è
proprio
su
questo
che
giuoca
la
loro
propaganda
.
Essi
sanno
che
quando
i
carri
armati
sovietici
schiacciano
un
Paese
,
il
mondo
strilla
;
ma
che
poi
,
chiuso
il
rubinetto
delle
notizie
,
gli
strilli
cessano
,
per
mancanza
di
alimento
.
Infatti
,
cosa
potremmo
dire
dell
'
Afghanistan
?
Che
è
stato
occupato
con
la
violenza
,
lo
sappiamo
.
Che
vi
hanno
istaurato
un
regime
poliziesco
e
persecutorio
,
lo
sappiamo
.
Non
possiamo
ripeterlo
ogni
giorno
.
Il
confronto
con
gli
americani
nel
Vietnam
non
regge
:
gli
americani
lasciavano
alla
stampa
piena
libertà
d
'
inchiesta
,
d
'
indagine
,
d
'
informazione
e
di
commento
,
fino
ad
allevarsi
in
corpo
e
a
fornire
tutte
le
facilitazioni
anche
ai
loro
peggiori
denigratori
.
Bisogna
dire
che
ne
sono
stati
molto
mal
ripagati
.
Ma
da
chi
?
Dai
cialtroni
.
Le
persone
oneste
e
di
buon
senso
devono
riconoscere
che
proprio
in
questo
rispetto
della
libertà
di
critica
sta
la
superiorità
degli
americani
sui
russi
e
loro
affini
.
Ma
per
tornare
alla
sua
critica
:
le
sembra
proprio
,
caro
Giardini
,
che
questo
giornale
la
meriti
?
StampaQuotidiana ,
Un
telegramma
da
Londra
annuncia
la
creazione
di
commissioni
miste
polono
-
cecoslovacche
,
allo
scopo
di
gettale
le
basi
di
una
confederazione
futura
fra
i
due
Stati
dell
Europa
Orientale
.
Questa
notizia
,
del
progetto
di
fusione
federale
tra
i
due
Stati
nati
a
Versailles
e
in
continua
lite
fra
loro
durante
gli
ultimi
venti
anni
scorsi
,
getta
una
luce
nuova
sul
problema
dell
'
Europa
di
domani
.
Ostacoli
insormontabili
,
inimicizie
tradizionali
,
costituzione
politica
e
sociale
diversa
,
tutto
sparisce
oggi
dinanzi
alla
necessità
di
unione
di
tutti
i
popoli
d
Europa
dopo
questa
guerra
.
Questa
guerra
.
infatti
,
sembra
l
'
ultimo
episodio
di
quel
processo
di
formazione
delle
nazionalità
e
di
fusione
in
una
unità
superiore
,
iniziatosi
il
secolo
scorso
.
Si
è
potuto
constatare
che
il
semplice
riconoscimento
ad
ogni
nazione
del
diritto
di
costituirsi
ad
unità
statale
non
è
stato
sufficiente
per
fare
scomparite
le
cause
di
conflitto
fra
le
nazioni
europee
.
Si
è
visto
,
infatti
,
che
il
riconoscere
ad
una
nazione
il
diritto
di
possedere
un
determinato
territorio
e
di
formare
insieme
con
questo
uno
Stato
,
ha
forse
soddisfatto
gli
uni
ma
ne
ha
scontentati
tanti
altri
.
La
formazione
e
la
disgregazione
delle
nazioni
europee
,
negli
ultimi
dieci
secoli
,
cioè
dopo
che
è
avvenuta
la
fusione
tra
l
'
elemento
indigeno
europeo
e
l
'
elemento
germanico
o
slavo
invadente
,
hanno
mescolato
a
tal
punto
nazionalità
,
razze
,
religioni
e
culture
che
non
si
può
più
oggi
ricorrere
all
'
esclusivo
concetto
di
nazione
per
gettare
le
fondamenta
di
un
normale
e
pacifico
ordine
internazionale
europeo
.
I1
numero
delle
nazioni
d
Europa
è
infatti
grandissimo
e
non
è
sempre
facile
,
anzi
,
-
lo
hanno
potuto
constatare
i
tecnici
che
si
sono
riuniti
a
Versailles
nel
1919
-
il
concedere
ad
una
nazione
il
territorio
nazionale
a
cui
essa
legittimamente
può
aspirare
.
Salvo
per
quelle
nazioni
che
hanno
conquistato
la
propria
indipendenza
e
si
sono
erette
a
unità
statali
da
almeno
cinque
secoli
,
tutte
le
altre
nazioni
si
sono
disperse
attraverso
il
territorio
europeo
e
non
è
oggi
possibile
dare
a
ciascuna
di
loro
una
parte
di
questo
territorio
.
Il
concetto
di
nazionalità
essendo
insufficiente
,
sarà
così
necessario
ricorrere
a
concetti
più
vasti
e
profondi
,
che
permettono
,
su
una
base
più
umana
,
su
una
base
più
politica
e
sociale
di
fondare
la
più
concreta
unità
europea
.
Se
,
tuttavia
,
non
è
oggi
possibile
dividere
l
'
Europa
in
tanti
territori
nazionali
che
soddisfino
ciascuno
Stato
nazionale
,
non
bisogna
tuttavia
disconoscere
diversità
profonde
,
che
talvolta
oppongono
e
dividono
le
nazioni
europee
:
non
bisogna
.
cioè
,
mischiare
in
una
astratta
unità
destinata
a
sgretolarsi
,
popoli
così
diversi
come
quelli
dell
'
Europa
centrale
e
orientale
e
dell
'
Europa
atlantica
.
Gli
accordi
fra
la
Polonia
e
la
Cecoslovacchia
si
situano
appunto
su
questo
piano
di
unificazione
concreta
dell
'
Europa
:
come
non
è
possibile
dividere
la
storia
in
periodi
cronologici
fissi
,
così
è
ancora
meno
possibile
dividere
l
'
Europa
in
territori
internamente
chiusi
alla
penetrazione
degli
altri
popoli
.
La
progettata
fusione
polono
-
cecoslovacca
tende
appunto
,
per
due
popoli
così
simili
per
lingua
,
cultura
,
tradizioni
di
lotta
per
l
'
indipendenza
,
come
quello
polacco
e
quello
ceco
,
a
cementare
quell
'
inizio
di
unità
federale
europea
,
in
quella
parte
dell
'
Europa
orientale
.
Il
principio
federalistico
presenta
appunto
questo
vantaggio
:
di
unire
popoli
diversi
,
senza
distruggere
la
loro
originalità
.
L
'
unità
tra
questi
popoli
.
come
tra
tutti
gli
altri
popoli
europei
non
può
venire
attuata
,
infatti
,
con
la
creazione
di
organismi
tendenti
astrattamente
a
riunirli
tutti
.
Essa
viene
invece
ottimamente
preparata
grazie
alla
creazione
di
unità
internazionali
limitate
,
tra
popoli
più
vicini
,
tra
loro
,
e
aventi
interessi
più
urgenti
da
regolare
insieme
.
Una
unità
federale
tra
la
Polonia
e
la
Cecoslovacchia
può
costituire
un
nucleo
attorno
al
quale
vengano
ad
aggregarsi
anche
gli
Stati
del
sud
:
un
nucleo
,
cioè
,
che
impedisca
,
in
avvenire
,
quelle
lotte
fratricide
,
che
hanno
già
visto
ergersi
,
nella
scorsa
guerra
,
l
'
uno
contro
l
'
altro
,
due
popoli
fratelli
come
quello
bulgaro
e
quello
serbo
.
Importante
sul
piano
locale
,
questa
fusione
è
anche
importante
sul
piano
europeo
:
è
,
infatti
,
una
presa
di
posizione
di
principio
,
che
può
essere
di
esempio
ad
altri
popoli
europei
,
che
oggi
sono
avversari
.
Perfino
gli
Stati
Uniti
,
che
poi
costituiscono
oggi
,
in
realtà
,
se
non
in
apparenza
,
una
unità
statale
perfettamente
omogenea
,
hanno
dovuto
combattere
la
sanguinosissima
guerra
di
Secessione
,
prima
di
unirsi
definitivamente
.
Anche
l
'
Europa
combatte
oggi
la
sua
Guerra
di
Secessione
.
Anche
l
'
Europa
conosce
due
campi
avversi
come
gli
Stati
Uniti
nel
1864
:
coloro
i
quali
vogliono
sopprimere
la
schiavitù
e
quelli
che
invece
la
vogliono
creare
.
Non
bisogna
credere
che
i
Governi
i
quali
oggi
pretendono
di
fondare
un
nuovo
ordine
europeo
,
su
una
base
gerarchica
di
tipo
feudale
,
siano
appoggiati
dalle
masse
popolari
.
Nessuno
ignora
,
infatti
,
che
una
gerarchia
di
popoli
avrebbe
come
conseguenza
,
sul
piano
interno
,
perfino
dei
popoli
dominatori
,
una
gerarchia
di
classi
e
di
individui
.
Questa
è
la
realtà
profonda
e
concreta
del
problema
politico
europeo
.
Questo
problema
non
è
semplicemente
un
problema
di
ordine
internazionale
;
abbiamo
veduto
che
le
nazioni
oggi
tendono
a
fondersi
sempre
di
più
in
una
unità
superiore
;
abbiamo
veduto
che
diventa
indispensabile
all
'
Europa
,
per
conoscere
un
periodo
di
lavoro
e
di
pace
,
superare
quelle
barriere
che
dividono
le
sue
moltiplici
nazionalità
.
L
'
unità
,
perciò
avrà
come
conseguenza
di
porre
il
problema
politico
sulla
sua
vera
base
,
di
politica
interna
e
sociale
.
Oggi
,
tutte
le
oppressioni
interne
di
popolo
si
giustificano
con
i
vari
nazionalismi
;
quelli
che
hanno
interesse
a
mantenere
queste
barriere
nazionali
sona
i
reazionari
di
tutti
i
paesi
.
Non
possiamo
non
rallegrarci
profondamente
,
dunque
,
della
formazione
di
unità
che
facciano
scomparire
definitivamente
le
barriere
meschine
e
grette
tra
popolo
e
popolo
,
che
derivavano
da
misere
aspirazioni
territoriali
.
La
scomparsa
di
queste
frontiere
e
la
formazione
di
unità
federali
superiori
pungono
il
problema
politico
sotto
una
luce
nuda
e
cruda
:
la
luce
,
non
di
vaghe
e
sentimentali
aspirazioni
imperialistiche
,
ma
della
dominazione
-
che
si
chiami
gerarchica
o
in
altro
modo
-
di
tutto
il
popolo
da
parte
di
una
classe
ristrettissima
di
dirigenti
.
Questo
è
il
problema
europeo
come
è
problema
nostro
.
Perciò
,
se
vogliamo
anche
noi
risolvere
tutti
i
problemi
interni
che
ci
assillano
.
dobbiamo
porci
su
un
piano
più
umano
,
e
cioè
,
su
un
piano
europeo
.
Dobbiamo
,
in
questo
modo
,
dimenticare
inimicizie
create
,
giorno
per
giorno
,
dai
nostri
dirigenti
,
allo
scopo
di
giustificare
le
loro
misure
oppressive
e
ingiuste
di
politica
interna
,
per
capire
che
queste
inimicizie
riposano
su
fondamenta
inesistenti
;
per
capire
che
noi
non
abbiamo
né
ragione
né
interesse
a
collaborare
a
una
guerra
,
in
cui
l
'
unico
,
reale
,
scopo
bellico
,
è
quello
di
sgretolare
l
'
Europa
in
una
infinitesimale
molteplicità
di
piccole
o
piccolissime
unità
nazionali
.
Sottrarci
a
quest
'
opera
,
voluta
e
impostaci
dai
nostri
dirigenti
attuali
,
costituisce
,
per
noi
,
un
dovere
di
uomini
,
di
Europei
e
di
Italiani
.
TACERE! ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Una
nota
del
Segretario
del
Partito
sottolinea
aspramente
"
la
necessità
di
osservare
un
rigoroso
riserbo
sugli
argomenti
che
interessano
direttamente
o
indirettamente
la
difesa
del
paese
,
anche
nei
suoi
aspetti
produttivi
ed
economici
"
,
la
quale
,
dice
la
nota
,
"
diviene
in
un
tempo
di
guerra
un
dovere
assoluto
che
si
riassume
in
una
categorica
consegna
:
TACERE
"
.
Questa
nota
si
rivolge
soprattutto
contro
"
i
discorsi
in
apparenza
futili
"
,
"
le
affermazioni
insignificanti
"
,
"
le
notizie
banali
;
essa
condanna
quelli
che
la
nota
qualifica
"
i
chiacchieroni
incorreggibili
"
,
"
i
fantastici
raccoglitori
e
amplificatori
di
voci
,
e
finalmente
"
la
non
mai
abbastanza
deprecata
categoria
dei
ben
informati
"
.
Contro
questi
atti
,
conto
queste
persone
,
il
Segretario
del
Partito
lancia
ora
alla
riscossa
gli
squadristi
affinché
essi
intervengano
dappertutto
ed
impartiscano
,
conclude
la
nota
,
"
salutari
lezioni
"
.
La
campagna
fascista
contro
le
unanimi
proteste
del
popolo
continua
così
a
svolgersi
con
ritmo
accelerato
;
sembrava
che
dopo
diciotto
anni
di
rigidissima
disciplina
del
silenzio
,
non
fosse
più
necessario
di
ripetere
la
consegna
salutare
per
qualsiasi
cittadino
che
non
vuole
avete
noie
con
la
Questura
di
osservare
il
più
perfetto
silenzio
intorno
agli
avvenimenti
politici
del
giorno
.
Questo
salutare
atteggiamento
di
prudenza
,
che
per
troppo
tempo
da
noi
si
è
osservato
,
sembra
essere
oggi
superato
dagli
avvenimenti
.
I
quali
diventano
così
gravi
per
il
nostro
paese
,
che
nessuno
può
più
tacere
,
anche
se
ciò
gli
deve
costare
una
lezione
da
parte
degli
squadristi
,
anche
se
ciò
significherà
per
lui
il
ritiro
della
tessera
e
quindi
l
'
impossibilità
di
lavorare
o
addirittura
il
confino
o
il
Tribunale
speciale
.
La
serie
degli
spauracchi
con
cui
il
Governo
ci
ha
fatto
sempre
tacere
diventa
ora
insufficiente
di
fronte
all
'
incalzare
della
situazione
interna
e
militare
dell
'
Italia
.
Questi
spauracchi
,
i
quali
hanno
avuto
sfortunatamente
una
reale
e
tristissima
esistenza
,
non
spaventano
più
nessuno
.
Essi
potevano
forse
servire
in
tempo
di
pace
quando
gli
interessi
lesi
dalla
popolazione
si
limitavano
a
volta
a
volta
a
singoli
individui
o
a
singole
classi
sociali
o
politiche
.
Essi
sono
diventati
nettamente
insufficienti
di
fronte
agli
interessi
solidali
di
tutti
i
cittadini
e
di
tulle
le
classi
della
nazione
,
colpiti
in
pieno
dalla
guerra
attuale
.
Quelli
che
si
lagnano
oggi
della
politica
del
nostro
Governo
non
sono
singoli
borbottatori
cospargitori
di
voci
;
non
sono
chiacchieroni
incorreggibili
o
persone
bene
informate
.
Sono
tutti
quanti
.
Sono
quelli
che
nei
caffè
,
quando
ascoltavano
il
bollettino
delle
forze
armate
,
nei
primi
giorni
dei
nostri
rovesci
in
Albania
,
borbottavano
commentando
sarcasticamente
o
in
modo
critico
l
'
annuncio
delle
prime
ritirate
delle
nostre
truppe
.
E
i
frequentatori
dei
caffè
non
si
limitano
a
pochi
individui
.
Essi
sono
i
borghesi
che
vanno
a
prendere
l
'
aperitivo
all
'
ora
del
comunicato
prima
di
tornare
a
casa
;
sono
gli
operai
,
che
nell
'
ora
del
riposo
vanno
a
fare
quella
chiacchierata
che
nelle
officine
è
proibita
,
insieme
con
gli
amici
;
sono
i
contadini
che
la
sera
,
tornando
a
casa
si
soffermano
nei
caffè
del
villaggio
prima
di
andare
a
raggiungere
la
loro
famigliola
.
Chiacchierare
,
raccontare
barzellette
,
commentare
pacificamente
gli
ultimi
avvenimenti
del
giorno
,
accettare
di
buona
fede
lutto
quello
che
dice
il
Governo
-
perché
il
nostro
popolo
è
di
natura
docile
e
crede
a
quello
che
i
dirigenti
gli
vogliono
far
credere
-
;
lupe
queste
sono
necessità
imprescindibili
per
tutte
le
categorie
degli
italiani
.
"
Tutte
queste
sono
necessità
dettate
dal
bisogno
che
risente
ciascuno
di
noi
in
Italia
,
non
potendo
partecipare
più
direttamente
alla
vita
pubblica
,
di
sfogarsi
almeno
con
gli
amici
nelle
ore
di
riposo
.
Questo
legittimo
sfogo
,
che
oggi
supera
i
limiti
della
semplice
chiacchiera
per
raggiungere
quelli
della
coscienza
di
una
nuova
necessità
di
azione
più
diretta
,
più
immediata
,
magari
rivoluzionaria
,
diventa
un
reale
pericolo
per
la
pacifica
e
incontestata
continuazione
del
regime
.
Quando
il
Segretario
del
Partito
vuole
costringere
gli
Italiani
a
tacere
,
quando
l
'
osservare
il
più
perfetto
silenzio
diventa
una
consegna
politica
che
si
vuole
fare
rispettare
con
l
'
intervento
delle
squadre
di
azione
,
ciò
significa
che
il
popolo
italiano
ha
qualcosa
da
dire
.
E
quello
che
deve
dire
non
è
gradito
ai
nostri
dirigenti
.
Se
infatti
i
nostri
dirigenti
fossero
al
coperto
,
se
essi
non
avessero
da
temere
nessuna
reazione
delle
masse
popolari
,
se
non
giungessero
perfino
a
temere
per
la
salvezza
della
propria
pelle
,
non
si
troverebbero
oggi
nella
vile
e
abbietta
necessità
di
mandare
gli
squadristi
per
le
piazze
pubbliche
a
fare
lacere
gli
Italiani
.
I
nostri
dirigenti
protetti
dalle
loro
squadre
d
'
azione
sono
diventati
una
razza
separata
in
seno
alla
nazione
italiana
.
Essi
non
sono
più
italiani
,
non
hanno
più
nessun
interesse
comune
con
noi
.
Liberarsi
dalla
loro
ridicola
e
oppressiva
dominazione
,
diventa
un
compito
di
cui
ogni
italiano
è
sempre
più
chiaramente
cosciente
.
Non
è
più
risentito
come
un
doloroso
dovere
ma
come
un
compito
gradito
a
ciascun
italiano
,
perché
egli
è
cosciente
che
,
non
appena
adempiuto
questo
compito
,
potrà
di
nuovo
parlare
liberamente
e
rendere
a
se
stesso
e
alla
nazione
intera
quella
vita
libera
,
quel
diritto
di
parlare
e
quella
originalità
politica
e
sociale
senza
i
quali
la
fibra
nazionale
morrebbe
ineluttabilmente
.
StampaQuotidiana ,
Dopo
lunghe
settimane
di
strenua
resistenza
,
Cheren
è
caduta
in
mano
al
nemico
.
Le
nostre
truppe
,
ha
detto
il
corrispondente
militare
di
Reuter
,
hanno
combattuto
a
Cheren
come
non
avevano
mai
combattuto
finora
nella
nostra
storia
nazionale
.
Questo
omaggio
reso
alle
truppe
italiane
da
una
autorevole
voce
inglese
mostra
chiaramente
il
significato
di
questa
lotta
.
Lotta
che
può
,
finché
rimane
sul
piano
umano
,
presentare
episodi
gloriosi
,
ma
che
,
trasportata
sul
piano
politico
,
diventa
un
inutile
spargimento
di
sangue
.
*
*
*
In
questo
punto
della
nostra
seconda
guerra
d
Etiopia
,
conviene
domandarsi
:
era
dunque
savio
cominciare
la
prima
,
valeva
dunque
la
pena
attirarsi
l
'
inimicizia
di
52
nazioni
che
votarono
contro
di
noi
le
sanzioni
economiche
per
dovere
poi
,
poco
più
di
un
lustro
dopo
,
per
necessità
non
inerenti
a
una
politica
propriamente
nazionale
,
perdere
quello
che
si
era
così
faticosamente
guadagnato
?
Prescindendo
da
considerazioni
intrinseche
alla
prima
guerra
d
'
Etiopia
,
conviene
attualmente
porre
il
seguente
quesito
:
pur
supponendo
che
la
prima
guerra
d
'
Etiopia
fosse
giustificata
,
non
era
logico
avere
una
politica
estera
capace
di
farci
conservare
questa
conquista
e
ricavarne
i
frutti
?
Invece
di
avere
una
politica
estera
pacifica
alle
frontiere
del
nostro
impero
coloniale
.
senza
nessuna
necessità
propriamente
.
nazionale
,
per
rispettare
,
cioè
,
un
'
alleanza
odiosa
a
tutto
il
popolo
italiano
,
siamo
entrati
in
guerra
.
proprio
contro
quell
'
impero
.
che
stringeva
il
nostro
in
una
morsa
.
Dal
punto
di
vista
strategico
africano
,
avremmo
potuto
dichiarare
la
guerra
al
Perù
,
alla
Cina
o
a
qualsiasi
altro
Stato
senza
nessun
pregiudizio
:
ma
vi
era
un
solo
dato
che
,
prescindendo
da
ragioni
sentimentali
e
di
amicizia
tradizionale
,
avevamo
non
solo
il
dovere
ma
anche
il
preciso
interesse
di
non
attaccare
:
questo
Stato
è
l
'
Impero
britannico
.
Eccone
,
ora
,
il
risultato
:
come
diceva
il
commentatore
fascista
di
Radio
Roaa
,
alcuni
mesi
fa
,
il
nostro
impero
africano
viene
ora
sbocconcellato
a
poco
a
poco
dall
'
Inghilterra
.
*
*
*
Questo
fatto
richiama
alla
nostra
attenzione
un
problema
che
si
è
troppo
voluto
considerare
da
noi
come
un
fatto
compiuto
:
la
prima
guerra
d
'
Etiopia
.
La
facilità
con
cui
,
nonostante
la
formale
opposizione
della
Società
delle
Nazioni
,
abbiamo
conquistato
l
'
Impero
d
'
Etiopia
,
ci
ha
fatto
spesso
dimenticare
il
giudizio
degli
altri
intorno
a
questa
conquista
.
Il
Governo
fascista
ha
sempre
affermato
che
questa
conquista
veniva
impresa
per
permetterci
di
avere
finalmente
un
posto
al
sole
:
poi
,
quando
questo
posto
al
sole
l
'
abbiamo
avuto
,
quando
,
cioè
le
condizioni
per
inviare
una
massa
di
centinaia
di
migliaia
di
coloni
sono
state
attuate
,
allora
il
Governo
si
è
ricordato
che
sotto
il
sole
cocente
d
'
Etiopia
faceva
troppo
caldo
.
E
invece
di
quel
mezzo
milione
di
coloni
all
'
anno
,
che
avremmo
potuto
mandare
in
Etiopia
,
allo
scopo
di
colmare
,
in
questo
modo
,
l
'
incremento
naturale
della
nostra
popolazione
,
sono
partite
quelle
poche
centinaia
di
rurali
disoccupati
a
cui
si
è
mostrato
che
non
vi
era
scelta
che
quella
di
andare
a
lavorare
in
Etiopia
o
di
morire
sui
campi
di
battaglia
di
Spagna
.
Oggi
,
la
conquista
compiuta
,
appare
chiaramente
che
i
vantaggi
promessici
con
la
conquista
dell
'
impero
erano
illusori
.
Oggi
,
quella
conquista
,
che
la
politica
estera
del
nostro
Governo
non
ci
ha
permesso
di
difendere
contro
la
Nemesi
storica
del
ritorno
del
Negus
in
Etiopia
,
con
le
sue
truppe
e
i
suoi
ras
,
ci
fa
capire
che
l
'
Etiopia
è
stato
un
peso
effettivo
nella
politica
italiana
.
Ci
accorgiamo
,
cioè
,
che
,
dal
momento
in
cui
si
è
iniziata
la
guerra
d
'
Etiopia
,
siamo
stati
costretti
ad
intervenire
tutte
le
guerre
che
si
facevano
nel
mondo
:
ci
accorgiamo
ancora
che
abbiamo
dovuto
sempre
per
quell
'
atto
fatale
e
per
l
'
inimicizia
da
esso
suscitata
contro
di
noi
fra
tutti
i
popoli
del
mondo
,
allearci
con
i
Governi
più
retrogradi
e
più
oppressivi
del
mondo
.
Ci
accorgiamo
,
infine
,
che
da
quando
è
cominciata
la
guerra
d
'
Etiopia
,
da
quando
,
cioè
.
abbiamo
tolto
l
'
indipendenza
al
popolo
abissino
,
il
popolo
italiano
ha
sofferto
di
una
crisi
economica
e
sociale
sempre
più
acuta
.
Dalla
guerra
d
'
Etiopia
in
poi
,
nessuna
classe
sociale
è
stata
più
risparmiata
.
Contro
tutte
le
classi
della
nazione
italiana
si
è
elevata
,
in
questi
anni
dolorosi
della
nostra
storia
,
una
famelica
plutogerarchia
le
cui
ambizioni
e
la
cui
sete
di
potere
politico
cd
economico
non
è
stata
frenata
da
nessun
sacrificio
da
imporsi
al
resto
della
Nazione
.
Dal
punto
di
vista
interno
,
perciò
.
che
è
quello
che
massimamente
ci
preoccupa
,
dalla
guerra
d
'
Etiopia
in
poi
,
tutto
è
andato
a
catafascio
.
*
*
*
Ecco
quello
che
ci
ricorda
la
caduta
di
Cheren
.
Questa
caduta
ha
,
dunque
,
un
valore
non
solo
militare
ma
soprattutto
politico
e
sentimentale
.
Cheren
ci
ricorda
l
'
inutilità
della
prima
guerra
d
'
Etiopia
.
Cheren
ci
ricorda
i
sacrifici
causati
da
questa
gialla
e
le
penose
e
tragiche
conseguenze
da
essa
arrecate
alla
nostra
situazione
politica
,
interna
ed
internazionale
.
Cheren
ci
ricorda
che
la
conquista
dell
'
Etiopia
era
un
sacrificio
troppo
grande
da
imporsi
al
popolo
italiano
,
che
non
giustificava
la
soppressione
dell
'
indipendenza
,
neanche
di
un
paese
barbaro
africano
.
Quando
venne
proclamato
l
'
Impero
,
Carlo
Rosselli
scrisse
che
quello
era
il
momento
per
gli
Italiani
di
proclamarsi
:
contro
l
'
Impero
per
la
Nazione
.
Quella
voce
,
in
quel
momento
.
rimase
senza
eco
.
Oggi
,
nel
momento
in
cui
l
'
Impero
va
in
rovina
,
non
ci
lasciamo
abbattere
da
questo
tragico
fato
.
Ricordiamoci
che
la
Nazione
sempre
esiste
e
che
nulla
è
perduto
per
l
'
Italia
finché
abbiamo
fole
nelle
virtù
del
nostro
popolo
.
StampaQuotidiana ,
Il
colpo
di
stato
militare
operatosi
in
Iugoslavia
ha
sostanzialmente
modificato
la
posizione
del
problema
politico
e
militare
nel
settore
balcanico
.
*
*
*
Politicamente
,
anzitutto
,
la
reazione
del
popolo
iugoslavo
all
'
adesione
del
suo
Governo
al
patto
tripartito
è
stata
immediata
e
diretta
;
il
popolo
iugoslavo
,
senza
sottoporsi
a
considerazioni
di
opportunità
politica
,
senza
riflettere
a
possibili
effetti
militari
della
sua
reazione
,
ha
manifestato
subito
,
intuitivamente
,
la
sua
opinione
e
ha
fatto
tutto
quello
che
era
stato
in
suo
potere
per
attuarla
negli
istituti
politici
.
L
atto
del
popolo
iugoslavo
è
quindi
estremamente
significativo
dal
punto
di
vista
politico
perché
mostra
che
quei
sentimenti
,
affermati
,
ormai
,
da
lunghissimi
anni
,
da
questo
medesimo
popolo
,
non
erano
semplici
illusioni
,
nella
mente
degli
uomini
di
Stato
democratici
,
ma
realtà
concrete
,
che
oggi
si
affermano
nella
pratica
.
La
Iugoslavia
è
uno
Stato
di
sedici
milioni
di
cittadini
.
È
,
cioè
,
uno
Stato
,
la
cui
massa
popolare
,
unita
alle
nasse
della
Turchia
e
della
(
h
-
cela
,
forma
un
compatto
blocco
di
quaranta
milioni
di
uomini
.
L
altra
importante
.
conseguenza
politica
del
colpo
di
stato
iugoslavo
è
quel
ritorno
a
concezioni
di
solidarietà
balcanica
da
cui
sembrava
,
con
l
'
adesione
al
patto
tripartito
,
che
la
Iugoslavia
si
fosse
definitivamente
allontanata
.
Per
quanto
meno
visibile
,
per
quanto
producente
effetti
meno
immediati
,
questa
seconda
conseguenza
può
divenire
di
gran
lunga
più
importante
di
tutte
le
altre
:
può
,
cioè
,
permettere
ai
Balcani
di
ritrovare
la
coscienza
unitaria
,
da
cui
le
mene
naziste
di
questi
ultimi
anni
li
avevano
allontanati
.
La
Iugoslavia
,
insieme
con
la
Turchia
,
è
infatti
una
delle
principali
potenze
balcanico
-
danubiane
.
Il
fiero
rifiuto
del
popolo
iugoslavo
di
sottoporsi
al
dominio
hitleriano
può
essere
uno
sprone
ad
altri
popoli
che
,
certamente
,
come
quello
iugoslavo
.
sono
ostili
alla
sottomissione
allo
straniero
.
Militarmente
,
poi
,
per
quanto
non
sia
possibile
fondare
eccessive
speranze
su
una
resistenza
militare
ad
oltranza
contro
la
penetrazione
germanica
,
dell
'
esercito
iugoslavo
,
conviene
tuttavia
,
tenere
sempre
presente
la
fiera
reazione
che
il
popolo
iugoslavo
ha
saputo
opporre
ad
Hitler
.
Durante
la
guerra
di
Spagna
,
i
repubblicani
spagnuoli
,
privi
di
armi
;
privi
di
vettovagliamento
,
privi
di
qualsiasi
aiuto
concreto
dall
'
estero
,
hanno
combattuto
da
leoni
durante
tre
anni
contro
le
potenze
totalitarie
,
solo
perché
,
in
quella
lotta
,
tutto
il
popolo
spagnuolo
era
schierato
da
una
parte
per
lottare
contro
l
'
oppressione
straniera
e
l
'
ingiustizia
interna
.
Le
reazioni
popolari
sono
capaci
di
generare
i
più
grandi
eserciti
del
mondo
.
Quando
una
causa
è
giusta
gli
uomini
combattono
da
leoni
.
Così
,
per
quanto
scarseggino
attualmente
gli
elementi
di
giudizio
intorno
ad
una
resistenza
militare
dell
'
esercito
iugoslavo
contro
un
'
eventuale
invasione
nazista
,
rimane
pertanto
un
elemento
concreto
eli
valutazione
da
cui
non
si
può
prescindere
:
questo
elemento
è
costituito
dall
'
indomito
coraggio
del
popolo
iugoslavo
.
*
*
*
Comunque
venga
giudicata
la
situazione
nei
suoi
aspetti
positivi
non
va
dimenticato
,
nel
giudicare
gli
effetti
del
colpo
di
Stato
iugoslavo
,
che
sull
'
adesione
della
Iugoslavia
al
patto
tripartito
la
Germania
hitleriana
fondava
le
più
grandi
speranze
.
Quali
erano
le
mire
di
Hitler
quando
la
sua
diplomazia
tanto
si
affannò
per
ottenere
l
'
adesione
iugoslava
?
Queste
mire
potevano
essere
di
due
categorie
:
anzitutto
,
permettere
alle
truppe
tedesche
di
attraversare
il
territorio
iugoslavo
allo
scopo
di
attaccare
la
Grecia
alla
spalle
,
per
l
'
unica
sua
frontiera
non
montuosa
;
oppure
,
e
ciò
è
più
probabile
,
proteggere
semplicemente
il
passaggio
delle
truppe
tedesche
attraverso
l
'
Ungheria
e
la
Bulgaria
contro
un
attacco
laterale
proveniente
da
una
Iugoslavia
ostile
.
Sembra
improbabile
che
Hitler
abbia
deciso
di
attaccare
la
Grecia
alle
spalle
e
di
ottenere
perciò
la
complicità
iugoslava
.
Infatti
,
finora
,
la
Germania
non
ha
nemmeno
rotto
le
relazioni
diplomatiche
con
la
Grecia
,
e
poi
,
Hitler
non
ha
veramente
nessun
interesse
a
conquistare
la
Grecia
,
se
non
quello
di
potere
,
attraverso
la
strada
di
Salonicco
,
giungere
più
facilmente
ai
Dardanelli
.
La
Grecia
,
in
sé
per
sé
,
non
presenta
per
Hitler
nessun
interesse
,
poiché
non
conduce
a
nessuna
via
terrestre
eli
comunicazione
con
il
Vicino
Oriente
.
È
dunque
una
semplice
illusione
mantenuta
dalla
propaganda
fascista
,
quella
che
consiste
nel
credere
che
Hitler
ci
voglia
aiutare
a
conquistare
la
Grecia
.
Egli
non
sprecherà
nemmeno
un
nomo
per
far
vincere
,
ad
altri
,
guerre
che
non
presentino
per
lui
un
interesse
politico
o
militare
immediato
.
È
molto
più
probabile
.
invece
,
che
Hitler
,
il
quale
ha
aspettato
fino
ad
oggi
per
chiedere
alla
Iugoslavia
la
sua
adesione
al
patto
tripartito
,
abbia
voluto
con
questa
adesione
ottenere
una
garanzia
di
non
essere
attaccato
alle
spalle
da
truppe
.
provenienti
dal
territorio
iugoslavo
.
Infatti
l
'
unica
preoccupazione
di
Hitler
nella
sua
guerra
balcanica
,
oltre
quella
di
rifornirsi
in
derrate
agricole
,
è
quella
di
giungere
ai
Dardanelli
.
Tutta
la
sua
diplomazia
ha
teso
finora
a
quello
.
Il
suo
migliore
agente
diplomatico
,
von
Papen
,
che
aveva
reso
così
utili
servizi
alla
Germania
guglielmina
durante
la
guerra
scorsa
,
come
capo
del
servizio
di
sabotaggio
negli
Stati
Uniti
,
è
oggi
Ambasciatore
di
Germania
ad
Ankara
.
Quale
sarebbe
il
valore
di
una
conquista
hitleriana
dei
Dardanelli
?
Esso
sarebbe
duplice
.
Sullo
scacchiere
militare
,
i
Dardanelli
aprono
la
via
a
tutto
il
Vicino
Oriente
.
Sul
piano
politico
,
invece
,
i
Dardanelli
rimangono
oggi
l
unica
porta
che
la
Russia
sovietica
abbia
per
passare
da
Oriente
ad
Occidente
.
La
Russia
,
infatti
,
incontra
oggi
,
su
tutte
le
sue
frontiere
occidentali
,
l
ombra
hitleriana
:
basta
guardare
una
carta
d
'
Europa
in
cui
vengano
segnati
i
territori
dominati
o
controllati
da
Hitler
,
per
vedere
che
,
dall
'
estremo
nord
norvegese
.
,
Hitler
taglia
la
strada
dell
'
Occidente
alla
Russia
fino
ai
Dardanelli
l
'
unico
paese
,
l
'
unico
territorio
per
cui
la
Russia
possa
ancora
passare
per
rimanere
in
contatto
con
l
'
Occidente
è
la
Turchia
.
Il
giorno
in
cui
Hitler
avesse
occupato
i
Dardanelli
,
la
Russia
sovietica
non
avrebbe
più
nessuna
via
d
'
accesso
all
'
Occidente
europeo
.
Essa
sarebbe
costretta
,
per
ragioni
geografiche
imprescindibili
,
a
diventare
realmente
e
materialmente
una
potenza
asiatica
.
Il
colpo
di
stato
iugoslavo
allontana
forse
per
sempre
tutte
queste
possibilità
.
Per
capirne
l
'
importanza
era
dunque
necessario
esaminare
i
calcoli
che
Hitler
aveva
probabilmente
fondato
su
una
adesione
della
Iugoslavia
al
patto
tripartito
.
Oggi
che
la
Iugoslavia
non
permette
più
ad
Hitler
di
fare
quello
che
vuole
sul
proprio
territorio
,
tutti
questi
piani
sono
svaniti
.
Inoltre
,
l
'
avversario
è
ormai
in
guardia
tanto
sul
terreno
politico
quanto
su
quello
militare
.
StampaQuotidiana ,
La
mattina
del
30
marzo
,
unità
della
Marina
Britannica
da
guerra
sono
state
attaccate
da
un
cacciatorpediniere
francese
,
dalle
batterie
costiere
dell
'
Africa
del
Nord
e
da
due
bombardieri
francesi
.
Tale
attacco
è
avvenuto
quando
,
sull
'
ingiunzione
delle
unità
britanniche
,
ad
un
convoglio
mercantile
francese
,
di
fermarsi
per
subire
la
visita
regolamentare
,
il
caccia
francese
che
scortava
queste
navi
mercantili
,
invece
di
obbedire
a
questo
ordine
,
aprì
il
fuoco
.
Questo
incidente
,
e
soprattutto
l
'
intervento
nella
zuffa
di
alcuni
bombardieri
francesi
,
fa
rinascere
tristi
ricordi
e
ci
costringe
ad
amare
considerazioni
.
Durante
la
battaglia
di
Francia
non
apparve
mai
nessun
comunicato
dell
'
Aeronautica
francese
intorno
ad
una
partecipazione
importante
di
velivoli
francesi
da
combattimento
nella
lotta
Regolarmente
,
invece
.
la
R.A.F.
diramava
bollettini
intorno
alle
operazioni
a
cui
avevano
partecipato
velivoli
britannici
.
Oggi
,
l
'
aviazione
francese
,
a
guerra
ultimata
,
ha
ritrovato
abbastanza
fiato
per
bombardare
unità
della
flotta
della
Nazione
ex
alleata
.
Questo
conflitto
non
è
semplicemente
di
natura
militare
,
non
deriva
soltanto
dall
'
imposizione
all
'
attuale
governo
francese
di
imperative
norme
di
condotta
da
parte
del
Governo
del
Reich
.
Questo
atteggiamento
risale
a
cause
molto
remote
,
cause
che
hanno
turbato
e
viziato
tutta
la
vita
politica
francese
.
*
*
*
Gli
uomini
che
governano
oggi
la
Plancia
,
quelli
che
hanno
preferito
un
armistizio
umiliante
ad
una
lotta
ad
oltranza
,
sono
vecchie
figure
del
parlamentarismo
francese
tradizionale
.
Sono
quelli
che
,
negli
ultimi
anni
del
secolo
scorso
,
giustificavano
per
passione
nazionale
-
perlomeno
pretendevano
che
tale
fosse
-
il
falso
giudiziario
commesso
dagli
uffici
del
Ministero
della
Guerra
nell
'
affare
Dreyfus
.
Sono
gli
stessi
che
,
nel
1919
,
a
Versailles
,
imposero
ai
rappresentanti
degli
altri
Stati
alleati
,
le
condizioni
umilianti
di
pace
per
la
Germania
di
Weimar
.
Sono
gli
stessi
che
,
durante
vent
'
anni
,
ispiratisi
ad
un
falso
orgoglio
nazionale
e
ad
interessi
di
classe
,
hanno
diretto
la
politica
estera
francese
in
un
senso
antieuropeo
.
Sono
gli
stessi
che
hanno
sempre
ostacolato
l
'
opera
della
Società
delle
Nazioni
,
che
hanno
ostacolato
l
'
amicizia
con
gli
altri
popoli
europei
,
sono
gli
stessi
che
hanno
sempre
criticato
la
politica
pacifista
di
Briand
e
le
alleanze
con
i
vari
popoli
dell
'
Furopa
centrale
ed
orientale
.
Sono
gli
stessi
,
infine
,
che
hanno
sempre
appoggiato
tutti
i
tentativi
di
disgregazione
dell
'
Europa
effettuati
dal
nazismo
a
scapito
di
tutte
le
nazioni
europee
,
ivi
compresa
anche
la
Francia
.
Sono
questi
stessi
dirigenti
che
hanno
oggi
sottoscritto
volontariamente
alle
condizioni
di
armistizio
e
al
regime
di
controllo
politico
che
Hitler
ha
dettato
loro
allo
scopo
di
disgregare
il
loro
paese
.
L
'
accettazione
della
divisione
della
Francia
in
due
zone
,
l
'
accettazione
di
discutere
il
problema
della
consegna
dei
rifugiati
politici
che
avevano
chiesto
e
ottenuto
dalla
Francia
ospitale
che
precedette
questa
,
il
diritto
d
'
asilo
,
sono
atti
degradanti
per
gli
attuali
dirigenti
della
Francia
.
Questi
dirigenti
-
conviene
ripeterlo
incessantemente
-
i
quali
oggi
vendono
il
loro
paese
allo
straniero
,
che
oggi
violano
le
norme
più
sacrosante
dell
'
umanità
,
che
oggi
non
temono
di
voltare
contro
quelli
che
avevano
avuto
fiducia
in
loro
e
li
avevano
aiutati
a
difendere
il
loro
territorio
i
propri
cannoni
diventati
improvvisamente
feroci
,
non
sono
altro
che
i
rappresentanti
più
puri
della
destra
nazionalista
.
Una
volta
per
sempre
,
l
'
atteggiamento
degli
attuali
dirigenti
francesi
,
che
può
andare
avvicinato
a
quello
di
tanti
altri
,
serva
d
'
esempio
a
tutti
quanti
.
Anche
da
noi
,
venti
anni
fa
,
si
è
prodotta
una
reazione
nazionalista
.
Anche
da
noi
si
è
voluto
far
credere
che
l
'
atteggiamento
della
maggioranza
del
popolo
italiano
,
dopo
la
guerra
scorsa
,
era
un
atteggiamento
antinazionale
.
Eppure
,
i
nazionalisti
da
noi
,
oggi
uniti
al
partito
fascista
,
i
quali
avevano
sempre
segnalato
il
pericolo
germanico
come
la
piovra
che
avvinceva
l
'
Italia
,
non
hanno
esitato
oggi
a
consegnare
gli
uomini
,
le
risorse
e
i
punti
strategici
del
territorio
nazionale
.
al
nemico
ereditario
.
Questa
,
del
nazionalismo
italiano
,
non
è
una
contraddizione
politica
;
è
la
dimostrazione
più
evidente
che
il
nazionalismo
nostro
,
come
quello
staniero
,
è
semplicemente
una
maschera
di
interessi
di
casta
,
incorporati
oggi
con
quelli
della
nostra
plutogerarchia
,
opposti
a
quelli
di
tutto
il
popolo
italiano
.
Smascherando
il
nostro
nazionalismo
,
come
tutti
i
nazionalismi
stranieri
,
noi
contribuiamo
a
smascherare
i
nemici
delle
masse
popolari
italiane
e
quelli
delle
masse
popolari
di
tutta
l
'
Europa
.