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L ' on . Nitti , al ritorno da San Remo , dopo essere sfuggito ad un voto sulla politica estera , cadde l ' undici maggio scorso sulla politica interna . Da quel giorno a questo , in cui si ripresenta al Parlamento , l ' on . Nitti ha lavorato a tutt ' uomo per accumulare e complicare gli elementi del giudizio che la Camera deve dare sul suo terzo ministero e sul suo nuovo programma , nella speranza che i contrastanti motivi d ' opposizione delle varie parti della Camera si paralizzino fra di loro e in caso d ' infortunio , poter dire che egli è caduto non si sa bene perché e su che cosa , vittima del capriccio dell ' assemblea , anziché dei propri errori . Si direbbe che l ' on . Nitti speculi sui suoi stessi errori : egli crede che per sanare o almeno far dimenticare un errore non esista mezzo migliore che commetterne uno nuovo in direzione opposta o diversa . Eccitando così , in forma negativa , lo spirito partigiano di ciascun partito , cioè sacrificando a ciascun partito qualche cosa di nazionale , egli spera di riuscire se non a conquistarne alcuno , ad addomesticarli tutti . In meno di un mese dalla sua caduta e dalla sua reincarnazione abbiamo così veduto mutarsi tre volte la piattaforma , sulla quale avrebbe dovuto svolgersi la discussione parlamentare sulla politica generale del governo . Se infatti la discussione avesse avuto luogo immediatamente dopo la risoluzione della crisi , essa avrebbe soprattutto investito i criteri stessi con cui la crisi fu risoluta . La mancata concentrazione costituzionale , l ' ambigua ed equivoca posizione dei Popolari nel Gabinetto , l ' immoralità fondamentale del contrasto fra la continuità personale e la discontinuità politica del nuovo Gabinetto di fronte al precedente presieduto dallo stesso onorevole Nitti , il pregiudiziale dilemma determinato dalle origini stesse del Gabinetto : o l ' on . Nitti è l ' esecutore della politica altrui o l ' unico partito che , come tale , è rappresentato nel Ministero , ha abdicato al suo programma ed alla sua funzione specifica nel Parlamento e nel Paese , pur di essere rappresentato al governo : tutti questi elementi avrebbero fornito argomenti poderosi di discussione e di critica , ai quali poco o nulla avrebbe avuto da contrapporre il Governo . L ' on . Nitti credette di poter spostare la discussione dal terreno parlamentare e costituzionale , nel quale l ' avrebbe costretto la soluzione anormale della crisi , al campo più concreto della politica interna ed estera , dove avrebbe cercato d ' impressionare le menti di tutti e di propiziarsi gli elementi sovversivi , mediante un atto di forza contro i perturbatori adriatici e gli scalmanati nazionalisti . La diversione avrebbe attutiti i vecchi motivi d ' opposizione e , in ogni caso , disorientati gli spiriti degli oppositori . Ma la formidabile e immediata reazione dell ' opinione pubblica , lo fece accorto che la nuova violenza era un rimedio peggiore del male . Corse allora ai ripari col decreto - legge sul prezzo del pane , sperando di ristabilire , con un provvedimento ispirato a criteri di austera politica interna e finanziaria , l ' equilibrio spostato verso sinistra , senza accorgersi che , così facendo , coalizzava tutte le parti della Camera in una questione pregiudiziale d ' ordine costituzionale . Questa intensa vicenda di armeggii per metamorfizzare di giorno in giorno la situazione e arrivare alla Camera con una situazione irriconoscibile prova semplicemente due cose : prima di tutto che il metodo dell ' on . Nitti è pessimo in sé , e , in secondo luogo , che , quale che esso sia , l ' on . Nitti non lo sa adoperare . Il che , tradotto in parole povere , vuol dire che , anche a prescindere da ogni contenuto politico , l ' on . Nitti non sa governare . Questa incapacità di governo dell ' on . Nitti risulta dall ' esperienza di un anno , un anno che doveva essere decisivo e che è andato letteralmente perduto per l ' Italia . Nessuno dei problemi , che si sono accumulati sulla vita italiana , dopo uno sforzo superiore alle proprie forze , nessuno dei problemi , dai massimi ai minimi , dai formidabili ai più modesti , sono stati , nonché risoluti , avviati ad una risoluzione qualsiasi . L ' Italia , si ritrova oggi , dopo aver firmati nuovi trattati , , promulgate nuove leggi ed una serie indefinita di decreti , allo stesso punto in cui era stata lasciata dall ' on . Orlando , quando aveva contro di sé la coalizione degli Alleati . L ' on . Nitti non ha voluto o non ha potuto risolverli ? L ' alternativa in questo caso è perfettamente superflua , giacché l ' impotenza dell ' on . Nitti non essendo dovuta , se non in piccola parte , all ' azione di circostanze esterne , ma alla sua organica incapacità di uomo di governo , il non potere dell ' on . Nitti coincide col suo non volere . L ' on . Nitti , chiacchierone come tutti gli impotenti , ha continuamente fatto sfoggio di buona volontà , ma non ha mai , in dodici mesi di governo , dato un saggio di volontà . Mai forse , l ' Italia ha assistito ad un fenomeno più manifesto d ' impotenza di governo : disgraziatamente però ha dovuto anche subirlo . La rinuncia l ' on . Nitti non l ' aveva soltanto nel programma , l ' aveva nel temperamento . È un temperamento di rinunciatario non sa governare , neppure per realizzare un programma di rinuncie . Dato il programma dell ' on . Nitti , l ' Italia deve ringraziare il temperamento dell ' on . Nitti : essa deve a questa organica impotenza del suo primo ministro se ancora non tutto è stato compromesso . Molte cose sono state compromesse dall ' abulia dell ' on . Nitti , ma dove occorreva un atto positivo di volontà per compromettere definitivamente i destini dell ' Italia , fortunatamente l ' Italia ha trovato un alleato nello stesso temperamento dell ' on . Nitti . È necessario fare ora un bilancio di tutto il male , che questa impotenza irrequieta e verbosa dell ' on . Nitti ha rappresentato per l ' Italia ? Il passivo di questo bilancio si riassume in brevi termini : all ' interno tutti sentono che non esiste un governo , le fazioni antinazionali , incapaci di fare la rivoluzione sul serio , perché il Paese non vuol saperne , spadroneggiano lo stesso e sabotano come credono lo Stato , dando l ' impressione che il mantenimento dell ' ordine presente è soltanto formale e dovuta ad una loro benevola tolleranza ; del resto il capitano Giulietti può mandare i suoi ultimatum a S.M. Cattolica e gli anarchici di Spezia possono impossessarsi delle fortezze militari , mentre il Governo tien d ' occhio i generali che si uniscono in commissione , e gli studenti , che portano le dimostrazioni al Quirinale . All ' estero , mentre si sfascia la coalizione avversa all ' Italia e sembra venuto il momento per realizzare integralmente le aspirazioni nazionali , il Governo invoca dalla Jugoslavia il beneplacito per l ' annessione di Trieste , mostrandosi per il resto disposto a ratificare tutte le rinuncie che i sigg . Trumbich , Albertini e Steed crederanno di dovere concordare . E intanto , mentre i grandi alleati si accordano sulle indennità ad esclusione dell ' Italia , bande di predoni , istigati dai piccoli alleati , possono impunemente scacciare i soldati italiani dalle loro posizioni albanesi , riducendoli alla costa , in attesa che l ' on . Nitti mandi loro in aiuto qualche nave , col permesso sul sullodato capitano Giulietti . Consule Nitti , tutti possono disporre dell ' Italia : i partiti e le sette , la burocrazia e la guardia regia , la plutocrazia e la Confederazione del lavoro . Il Governo , fa e disfà , a talento altrui , emana decreti e li ritira , leva imposte e le sospende , trasforma i decreti - legge in decreti - disegni di legge . Il governo esiste unicamente per dare spettacolo della propria impotenza . Non si tratta adunque di discutere di un indirizzo politico , ma di dare un governo al Paese , giacché il Paese è senza governo dal giugno 1919 . La crisi che si apri allora è tuttora aperta . Il governo Nitti è stato semplicemente una beffa .
AGLI OPERAI ( LA_CECILIA GIOVANNI , 1871 )
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Che cosa sono oggi i diseredati operai ? NULLA . Che debbono essere ? TUTTO . Quando l ' abate Sieyès pronunziava questo medesimo oracolo a profitto della borghesia in Parigi , la borghesia lo comprese , e fece ogni sforzo per ottenere la suprema potestà , e l ' ottenne . Lo comprendano gli operaj . L ' Europa conosce in qual modo governarono e governano i borghesi , i pervenuti , gli uomini arricchiti col sudore e col sangue degli operaj . – Le miniere distruggono moltitudini di braccianti , il lavoro mal retribuito deprime l ' ingegno e logora la vita dell ' operajo , la guerra miete questa carne da cannone , e tutto il profitto , tutt ' il bottino va sempre ad impinguare il patrimonio del borghese ! In verità , la mente si confonde nel discernere dalle origini della società i milioni e milioni prostrati ed annichiliti sempre dalle furberie del sacerdote , e da un pugno di briganti che ora diconsi duci , ora legislatori e patrizii , ed ora conti e baroni . E da quel tempo i milioni si consumano , si struggono , tornano fango e polvere , ed i pochi si attribuiscono perfino la gloria assoluta , esclusiva dell ' industria , del commercio e dei monumenti . Ma se i poveri e sagrificati operaj si fossero negati di lavorare e di compiere le Piramidi d ' Egitto , o il Colosseo di Roma avrebbero forse ammirato i posteri la grandezza del genio dell ' uomo ? Se il contadino avesse ricusate le proprie braccia alla coltivazione dei campi , non sarebbe forse la terra coperta di rovi e di spine ? Se il meccanico , ed il fuochista non si dedicassero col pericolo della vita , e con sommo disagio , alla direzione delle macchine , né le navi solcherebbero il vasto oceano , né la celere locomotiva percorrerebbe immensi spazj terrestri . Si persuadano una volta i capitalisti , i possessori delle terre , i commercianti e gl ' industriali , che la forza , la civiltà , la ricchezza , il genio , tutto rimane a disposizione delle braccia delle moltitudini ; se quelle rimangono inerti , ogni cosa sparisce . Or bene , ci ascoltino gli operaj , come i borghesi ascoltarono Sieyès . – Vogliono essi imporre la legge , invece di subirla ? si associno , e pensino ai risparmi . L ' associazione in un paese agricolo , come la nostra Italia , non debbe limitarsi soltanto ai braccianti delle città , ma estendersi , e molto , nelle campagne . Ogni sforzo degli associati avrà di mira di costituire una casa , che possa un giorno bastare al sostentamento per un mese o due di quanti sonovi braccianti in Europa , i quali avranno per la prima volta la soddisfazione di vedere i loro padroni trasformarsi in prestinaj , macellai , spazzini , calzolaj , ecc . – se non vorranno dar lo spettacolo favoloso del misero , che moriva affamato tra i mucchi d ' oro . Non violenze , non esagerazioni , non utopie politiche . Con qualunque governo , senza una vera trasformazione sociale , le moltitudini furono , sono , e saranno sempre burlate . Non si vuole il capitale , e la terra degli altri ; ma è giusto dividerne i prodotti con la mano d ' opera . Non è più tempo di ritirarsi sul monte Aventino , o alzare barricate per ottenere ciò che prescrive il diritto , e la giustizia comanda . Il privilegio dei pochi gaudenti oziosi e la miseria e la fame di milioni e milioni di creature devono cessare : la sola forza d ' inerzia di questi milioni obbligherà quei pochi a cedere ed a riconoscere che gli uomini nascono uguali alla gioja come ai dolori . Il prete spacciò la favola dei gaudj del paradiso per l ' indigente , e così lo sottomise a tutte le privazioni , ed all ' atroce dolore di non poter satollare di pane i figli ! mentre il ricco seduto a lauta mensa banchettava col prete . La menzogna dell ' ipocrita lenone dei potenti è infine svelata : i veri nemici dell ' uomo , non sono il mondo , il demonio e la carne , ma i sacerdoti che fecero l ' uomo vile , abbietto , povero , famelico , ripetendo : « Ubbidite e godrete in cielo , ubbidite e lasciate a noi ed ai ricchi le delizie della terra » . E noi diciamo : « Ubbidite , ma fate valere i vostri diritti ; ma reclamate l ' uguaglianza nella divisione dei prodotti dell ' opera vostra : il cielo contiene abissi , ed è lontano . I godimenti della terra appartengono a tutti , e non è solo retaggio vostro , o bersagliati , l ' angoscia e la fame . Operaj : associatevi e risparmiate . Verrà il giorno della giustizia » .
GIUSTIZIA È FATTA ( - , 1920 )
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Il ministero Nitti è precipitato . Il mese , che è trascorso dalla sua prima caduta a questa definitiva , è stato impiegato dall ' on . Nitti a mettere a posto parecchie cose , ma non gli è giovato per rimettere a galla la barca del suo governo , speronata dal voto dell ' undici maggio scorso . Tuttavia molti punti rimangono oscuri nella condotta del governo fino all ' odierna catastrofe che lo ha travolto . Innanzi tutto è inesplicabile il fatto , che l ' on . Nitti , il quale aveva sempre ostentato il suo particolare ossequio per le prerogative parlamentari e anche di recente si era solennemente impegnato a non fare più uso della facoltà di legiferare per mezzo di decreti - legge , proprio alla vigilia della riapertura del Parlamento , cioè proprio quando aveva a sua disposizione la via normale da poter battere , avesse promulgato il decreto - legge sull ' aumento del prezzo del pane . Fu un errore inconsapevole o un meditato proposito , di cui furono previste e misurate tutte le conseguenze ? I giornali ufficiosi hanno dato del fatto questa curiosa spiegazione : l ' on . Nitti si era sì impegnato a non fare più uso dei decreti - legge , ma trattandosi di un provvedimento odioso , ha creduto per un senso di delicata convenienza , di doverne risparmiare al Parlamento l ' odiosità e addossarla tutta al Governo . Ma l ' on . Nitti sa benissimo che sono precisamente questi provvedimenti odiosi , cioè questi provvedimenti tributari , quelli dei quali il Parlamento si mostra più geloso . Lo stesso on . Nitti nei suoi trattatelli scolastici di Scienza delle Finanze ripete la notissima osservazione che tutto lo sviluppo delle forme parlamentari si concreta nella lotta per il diritto al bilancio e dell ' imposizione dei tributi . L ' atto dell ' on . Nitti non fu dunque il risultato di un errore involontario . D ' altra parte poiché non è ammissibile presumere nell ' on . Nitti una volontà di suicidio , non resta altra spiegazione se non questa : che l ' inopportuno ed intempestivo decreto - legge non doveva servire ad altro se non a preparare all ' on . Nitti una conveniente piattaforma per la sua caduta . L ' on . Nitti era già condannato e si sapeva già condannato , per la sua politica interna ed estera contraria alla causa nazionale . La posizione presa dal Governo nella questione adriatica , col prostituire l ' Italia ai suoi ex - nemici e alle minori potenze , era diventata insostenibile , dopo lo scempio di Pallanza . Gli ultimi avvenimenti della giornata del 24 maggio avevano scossa l ' opinione pubblica ed eccitata l ' indignazione nel Parlamento , dove la situazione per il modo indegno con cui fu risolta la crisi era tutt ' altro che favorevole all ' on . Nitti , fu decisiva . Il Gabinetto Nitti era virtualmente caduto il 25 maggio . Ma cadere sopra una grande questione nazionale , non conveniva né all ' on . Nitti , né alla parte politica che direttamente od indirettamente sosteneva l ' on . Nitti . Non conveniva all ' on . Nitti , perché cadere sopra una questione nazionale , sotto l ' accusa della dedizione ai nemici d ' Italia o peggio , fra l ' indignazione e la rivolta dell ' opinione pubblica , voleva dire allontanare per sempre ogni possibilità di resurrezione . Non conveniva ai rinunciatari , perché battere il Ministero sopra la questione adriatica , voleva dire bollare e scartare definitivamente la politica delle transazioni e dei compromessi indecorosi e nefasti e conseguentemente mettere al bando dalla vita italiana coloro che ne furono i tenaci ed irreducibili assertori . Non conveniva infine ai socialisti , non soltanto perché per amor proprio di partito tengono al monopolio delle crisi ministeriali , ma perché ogni successo della politica nazionale si risolve necessariamente in uno scacco per la loro politica antinazionale . Da questo solidale interesse dell ' on . Nitti , dei rinunciatari e dei socialisti ad impedire che il Ministero fosse battuto per una questione nazionale , nacque l ' idea di ricorrere a qualche espediente pregiudiziale . Fu così escogitato il decreto - legge per l ' aumento del pane , che dava modo ai socialisti d ' insorgere sia nell ' interesse delle istituzioni parlamentari , che delle classi lavoratrici ; all ' on . Nitti di cadere sopra un terreno meno ingrato , e più propizio ad una sua prossima resurrezione ; ed ai rinunciatari di lasciare impregiudidicato il modo di risoluzione della questione adriatica . L ' on . Nitti , pur di migliorare la sua posizione politica , non ha esitato a peggiorare la sua situazione parlamentare che era già irrimediabilmente compromessa . Egli ha così reso , in articulo mortis , l ' estremo favore ai rinunciatori ed ai socialisti , i quali gli pagheranno a suo tempo il debito di gratitudine , mediante un espediente col quale egli sperava di risparmiarsi l ' onta di una caduta per lesa italianità . Ma la mistificazione e il trucco , com ' era facile prevedere , non sono serviti a nulla , tanto erano grossolani e assurdi . Nonostante la evidente , fedele cooperazione dei socialisti , spiacenti di perdere il loro più efficace complice dal banco del Governo , la situazione si è delineata chiara e precisa nei suoi elementi essenziali . Invano l ' on . Nitti ha cercato di intorbidarla ; invano egli ha voluto evitare di cadere per le sue concrete responsabilità di politica interna ed estera . Nella coscienza del Paese e del Parlamento la verità sui motivi determinanti la crisi si è manifestata senza attenuazioni o dissimulazioni di sorta . Il Ministero Nitti è caduto per la sua politica antinazionale .
LAVORO E MONOPOLIO ( GALLI LÉO , 1871 )
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Una quistione difficile , che irrita ed appassiona gli animi , è quella del capitale monopolio . La quistione che oggi noi abbordiamo è il nodo della rivoluzione sociale , che attira l ' attenzione di tutti , e che prova più che mai la necessità di un governo popolare diretto . La plebe , che ha l ' intuizione delle grandi verità , l ' ha perfettamente compreso : d ' onde la formola – diritto al lavoro ; la quale ne domanda un ' altra – diritto del lavoro . Ora un diritto implica il mezzo . Se la vita è un principio , il lavoro che è un mezzo legittimo di vivere , non può essere né un freno , né una pena , come dicono i pietisti protestanti e cattolici . Ma , come diciamo noi , repubblicani internazionali e socialisti , il lavoro è un dovere e un diritto per tutti ! Chi dice sovranità , dice proprietà : per essere sovrano , il popolo dev ' essere capitalista , deve possedere : egli deve essere suo banchiere , come è suo legislatore , suo giudice , suo prete , suo soldato ; – gl ' intermediarii privilegiati finiscono sempre per asservirlo . Ora il capitale è intieramente nelle mani di questi intermediarii privilegiati , degli amici dell ' ordine e della proprietà , come essi si chiamano , cioè in mano ai suoi nemici ; i quali ne reclamano il monopolio in perpetuo . Ecco , o popolo – re fantasma – qual è la situazione . La reazione ha versato il tuo sangue per sessanta secoli di seguito : essa ha ucciso i tuoi figli , rapite e violate le tue donne ; essa t ' imprigiona , ti deruba , ti assassina col tuo consenso : il leone è divenuto un coniglio : codardo e servile , ti sei trasformato in lacchè dei tuoi domatori e carnefici per la speculazione e la guerra . Bisogna dunque anzitutto che a titolo – danni e interessi – e per diritto di riparazione , gl ' intermediarii privilegiati uniti e solidali nella medesima persecuzione , restino uniti e solidali nella rivendicazione . Bisogna che le razze esaurite e incapaci di produrre rendano al popolo ciò che gli appartiene ; non importa sotto qual formola , perché il diritto del lavoro e al lavoro cessi di essere un ' ironia , come il diritto di proprietà è finora un privilegio . L ' anno 1793 colpiva alla testa la nobiltà del blasone : l ' anno 1872 derive colpire la nobiltà della borsa , del capitale illegittimo , il monopolio , al cuore , cioè alla tasca . Al punto in cui siamo è il monopolio del capitale e del potere , che bisogna decapitare insieme . Se la vita è sacra per l ' individuo , la fortuna nella quale risiede la sovranità , è sacra per la collettività . In ogni modo si deve risparmiare il nemico , quando lo si è disarmato : la società ha un mezzo di difesa più efficace che la morte – e poiché il denaro è il nerbo della guerra – che ella se ne impadronisca per farne miglior uso che non ne facciano gl ' intermediarii privilegiati ; i quali sotto una infinità di pretesti , s ' impossessarono della fortuna pubblica per darla in feudo ai loro satelliti , o per alienarla a loro profitto . Tutti i monarchici e le caste autoritarie , a parole sono protezionisti ; ma in pratica sono comunisti della peggiore specie , perché spartiscono l ' altrui avere per aumentare il proprio . La rivoluzione imminente creerà interessi nuovi sulle rovine dei vecchi monopolii , e si consoliderà facendo con dei pezzi grossi delle piccole monete , moltiplicando gli aventi - diritto , rendendo accessibile a tutti la proprietà . – La contribuzione , le spese necessarie al nuovo ordinamento saranno a carico di coloro , che più lungamente hanno speculato sul lavoro e sulla vita delle moltitudini . Non si tratta di attentare alla vita e ai diritti legittimamente acquistati , ma soltanto di ristabilire l ' equilibrio tra il capitale ed il lavoro , rotto dal privilegio eretto a sistema , dall ' avidità di lucro smodato : sotto forma d ' imposta sociale o d ' altro , chi ha troppo ingoiato dovrà rigurgitare . Bisogna che gli operai sappiano , che il capitale costituito com ' è attualmente è la negazione del lavoro ; il monopolio , il privilegio è il vero nemico pubblico , la chiave falsa del diritto moderno , il parricida dell ' umanità , la disperazione della gente onesta . E lui che allontana ogni limite al delitto , che confonde l ' agiotaggio con la famiglia , il vino di Sciampagna coll ' acqua benedetta . Con la fame e le fucilate , il monopolio sbarra la via al progresso umano . Ebbene , bisogna che la plebe , come la figlia di Tarquinio , piuttosto che retrocedere , gli passi sopra il ventre . Operai e contadini , modellatori del pensiero e della forma , marciate dunque tutti contro il monopolio : egli è il gesuitismo camuffato da mandarino .
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Il Comitato Centrale dell ' Associazione Nazionalista Italiana ha votato il seguente ordine del giorno : Il Comitato Centrale dell ' Associazione Nazionalista Italiana ; constatato che il Governo disgregatore e rinunciatore di Nitti è caduto esclusivamente perché l ' Italia è insorta contro lo scempio della sua vita statale e nazionale all ' interno e quello del suo diritto e della sua dignità all ' estero e specialmente nel vitale problema dell ' Adriatico ; deciso come sempre a non ammettere all ' azione politica nazionalista altra misura che il supremo interesse dell ' Italia ; riafferma l ' urgenza della restaurazione dell ' autorità e della funzione dello Stato , e la necessità della soluzione italiana del problema adriatico , che si concreta nella applicazione del Trattato di Londra e nel rispetto dell ' autodecisione di Fiume ; si dichiara pronto a combattere con tutte le sue forze , così come ha fatto per il Ministero Nitti , qualunque Gabinetto non sia per adempiere tali doveri , nella certezza che contro le necessità storiche della Patria , dal nazionalismo costantemente propugnate , non si governa ; e frattanto delibera di intensificare la propaganda ai fini sopra indicati . Quest ' ordine del giorno , nel quale è fissata in termini chiari e precisi la posizione del Nazionalismo di fronte al nuovo Ministero , fa giustizia di tutte le deformazioni , che gli organi rinunciatori vanno facendo dell ' opera nostra . Ma quest ' atteggiamento , che possiamo definire di vigile e diffidente attesa : diffidenza giustificata dai precedenti dell ' uomo chiamato a presiederlo , attesa giustificata dalle ragioni intrinseche della situazione politica , di cui il nuovo Ministero è l ' espressione ; non può essere adeguatamente valutato se non mettendolo in relazione appunto con le critiche onde è stato fatto segno e con gli autori di queste critiche . È sintomatico il fatto che dell ' antico interventismo antigiolittiano , sola quella parte che , disertando dalle ragioni nazionali della nostra guerra , per attribuirle un sedicente e donchisciottesco preminente carattere europeo e democratico , sostenne il Ministero Nitti ed oggi si schiera contro il nuovo Ministero precisamente per quel tanto di carattere antirinunciatore ; che si presume debba avere ; è sintomatico , diciamo , il fatto che dell ' antico interventismo solo la parte che tradì , nella rinuncia , la ragione vera e propria della nostra guerra , si faccia oggi innanzi per rimproverare al nazionalismo di abbandonare la sua posizione storica di fronte a Giovanni Giolitti . Che essi stessi abbiano già abbandonata la posizione storica iniziale dell ' intervento di fronte all ' Italia e alla vittoria e rinnegata l ' antica solidarietà interventista , dileggiando sotto la qualifica dispregiativa di fascisti tutti coloro che mantennero ferma la pregiudiziale delle integrali rivendicazioni nazionali di fronte alla politica di dedizione e di rinuncie dell ' on . Nitti , sono fatti che non contano : oggi il mito dell ' interventismo , già relegato in soffitta durante il governo Nitti favorito da neutralisti e socialisti di tutte le gradazioni , deve rivivere e riprodurre in Italia l ' antica divisione , non tanto per rendere impossibile all ' on . Giolitti di governare , quanto per rendere impossibile l ' attuazione di un programma nazionale all ' interno e all ' estero : cioè la restaurazione dell ' autorità e della funzione dello Stato e la soluzione italiana del problema adriatico . Si dice : è un ' illusione sperare che un simile programma possa essere realizzato da un Ministero , presieduto dall ' on . Giolitti , anche se di esso facciano parte soltanto uomini rappresentativi dei partiti che furono per l ' intervento e parteciparono ai ministeri di guerra . Rispondiamo che il nazionalismo , per mantenere la sua posizione strettamente aderente ai fini nazionali che si propone , non ha bisogno di fare atti di preventiva fiducia verso il nuovo Ministero , ma nello stesso tempo , non può non tenere conto che il nuovo ministero emana da una situazione politica determinatasi in perfetta antitesi con quella rappresentata dall ' on . Nitti , che i rinunciatori e i sabotatori dello Stato vorrebbero perpetuare . La posizione dei nazionalisti verso il nuovo Ministero , risulta chiara dal contrasto fondamentale , in cui essa viene a trovarsi di fronte alla posizione rispettivamente assunta verso lo stesso Ministero dall ' elemento nittiano e rinunciatore . I nazionalisti subordinano la pregiudiziale personale alla pregiudiziale nazionale . I rinunciatori mettono avanti la pregiudiziale personale per confondere ed annullare quella nazionale . Agitare intempestivamente la pregiudiziale personale vorrebbe dire confondersi e fare il gioco dei rinunciatori , i quali non esiterebbero un solo istante a diventare giolittiani se avessero la certezza o soltanto la speranza che l ' on . Giolitti fosse disposto a mettere la sua innegabile capacità di governo a servizio del programma dell ' on . Nitti . L ' antigiolittismo dei nazionalisti , se ha da essere , non sarà quello stesso dei rinunciatori , che sfruttano le ragioni storiche nazionali dell ' interventismo a vantaggio di un programma attuale antinazionale , ma sarà l ' antigiolittismo della nuova , Italia , che con la sua implacabile opposizione , rese impossibile il governo dell ' on . Nitti .
CRONACHE ECCLESIASTICHE. SAN PIETRO ( IL DUCA MINIMO , 1886 )
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Ahimè ! La vanità ci assedia da ogni parte ; e la nostra fede è in gran pericolo . Io ho visto l ' immenso pellegrinaggio che in questi giorni muove da tutti i punti dell ' Urbe verso la basilica di San Pietro e le altre chiese cattoliche ; ma il mio cuore non ha avuto cagione di allegrezza . Non il puro desiderio della penitenza e del raccoglimento anima quei pellegrini , ma una curiosa vaghezza di diletto e di amore profano . La piazza San Pietro con i prodigiosi portici non abbraccia in sè un popolo di fedeli umiliati dalla vicinanza della casa di Dio , ma una folla gaia e clamorosa che la primavera inebria . Un romore vasto sale verso la basilica . Le carrozze attraversano la piazza in tutti i sensi , con una frequenza che dà la vertigine . Or sì or no , secondo le vicende delle nuvole , il sole glorifica la sommità dei portici . La fontana d ' Innocenzo VIII spumeggia e scroscia lanciando l ' acqua sino all ' obelisco di Sisto V , e la fontana di Clemente x scintilla come un favoloso albero di diamante che muti la sua forma ad ogni attimo . Le donne salgono e discendono per le scalinate . La basilica è piena di gente che continuamente si rinnova . Qua e là grandi gruppi si formano . Intorno alla statua di San Pietro , che campeggia sopra un mosaico rosso e oro , gira una corona di spettatori apatici i quali restano lungo tempo a guardare con un occhio stupido e fisso il piede destro del divino Apostolo , logorato dalle labbra dei credenti . Passano vecchi , donne belle , preti , monache ; e baciano il piede con un atto macchinale . Presso l ' altar maggiore , sotto la statua estatica di Santa Giuliana Falconieri , intorno al vuoto seggio del Penitenziere , stanno seduti altri cristiani su panche disposte a rettangolo . Quasi tutti hanno le mani incrociate sul ventre e guardano il pavimento , resi immobili dalla pazienza dell ' aspettazione . Fuori del rettangolo si fermano i curiosi , come d ' innanzi a una gabbia di animali strani . Sotto la gran cupola , intorno alla Confessione di San Pietro , si adunano per lo più i soldati , attratti dallo splendore delle centosedici lampade che pendono dalle cornucopie d ' oro . Appoggiati alla balaustrata di marmo , guardano la statua di Pio VI e si lasciano a poco a poco prendere da una specie di stupefazione , come certi uccelli alla vista delle cose lucenti . D ’ innanzi alla cappella del coro la folla è più densa ; ma la porta di bronzo è ancora chiusa . Sotto il sarcofago d ' Innocenzo VIII , l ' elegantissima opera del Pollajuolo , si raccoglie un gruppo di dame d ' onde emerge alta e bionda e purissima la più cattolica delle marchese romane . Per tutta la basilica si diffonde una luce bianca e fredda ; e una zona più vivida attraversa da cima a fondo la navata centrale . Qui , o mio Dio , la profanazione è maggiore . Dalla tribuna di S . Pietro alla porta di Antonio Filarete , è un lungo ed empio passeggiare di uomini e di donne . Le dame portano abiti neri di una studiosa semplicità , che rendono più snelle ed evidenti le grazie dei corpi loro ; talune hanno su la faccia veli sottilissimi , a traverso i quali li occhi sono più insidiosamente languenti ; talune hanno un profumo acuto e istigatore che rimane nell ' aria anche dopo il loro passaggio a turbare i sensi dei giovini ; e talune anche portano sul petto fiori . Camminano lentamente , fermandosi ad ogni tratto , parlando delle cose del mondo , chiamando gli sguardi degli uomini , dilettandosi d ' essere seguite e ammirate . Recano nella casa dell ' Altissimo i loro amori . O mio Dio , verità sovrana e sovranamente amabile , torcete li occhi loro dalla verità che da ogni parte le circonda ! Empite la loro mente di pensieri e d ' imagini che le inalzino verso di voi ; penetrate i loro cuori di quella ineffabile soavità che attira le anime all ' effluvio de ' vostri aromi ; consacrate i loro corpi con la presenza stessa della vostra santa carne , così che tutto in loro esulti verso il Dio vivente . Fate , o Signore , che allorquando lo spirito seduttore le tenterà , o con la sensualità , o con la curiosità , o con la vanità , esse non sieno scosse più di quel che voi non foste nel deserto . Date loro le ali come alla colomba , affinché volino e si riposino in grembo alla vostra pace ! Ma come più manca la luce , per tutta la basilica la folla più si addensa . Pare che dalle alte finestre non discenda che una specie di vapore azzurrognolo . Il mormorio delle voci empie li angoli più riposti e oscuri . Dalla cappella del coro giungono i cantici sacri affievoliti . Accanto alla tomba enorme e atroce di Alessandro VII , l ' altare è tutto illuminato di ceri e parato di drappi rossi . Ivi l ' aria è ardente , la luce è quasi purpurea , gli smisurati candelabri fiammeggiano come alberi in fuoco , lo scheletro di rame dorato scintilla simile ad uno scarabeo mostruoso . Di tratto in tratto una dama vestita di nero entra dal fondo , attraversa la folla , si dirige verso il sepolcro per pregare . Le amiche per via la chiamano , l ' attirano , la distraggono dal proposito , la tentano , la trattengono per le mani . Li amici la salutano ridendo . Ella abbassa il capo , si svincola , va innanzi , cerca di resistere , vede già il mistico splendore vermiglio della cappella lontana . O Signore , mettete in fuga i fantasmi che sono per traviarla ; riunite in voi tutti i sensi di lei ! Fate ch ' ella oblii tutte le cose del mondo , e datele la forza di respingere con pronto disprezzo quelle frivole imagini . Scuotetela , o Verità sovrana , affinché nessuna vanità la tocchi . Scendete in dei , o celeste Dolcezza , affinché tutto ciò che non è puro si dilegui d ' avanti a voi . Possa ella , o Signore , dall ' intimo della sua coscienza tranquilla offrirvi una preghiera degna di unirsi ai cori delli Angeli ! Ma la tenebra cresce ; e i canti della cappella del coro salgono più pieni . I cristiani , a due , a tre , a quattro , a dieci , a venti per volta , vanno ad inginocchiarsi d ' innanzi al Penitenziere che omai tocca le teste con un gesto quasi incosciente . Un chierico va tra un arco e l ' altro piantando un cero acceso . Alla luce dubbia , da tutti quei tesori di marmo e di metallo sorge non so qual gran sogno di amori angelici e di lussi paradisali . Allora su '1 limitare della cappella clementina , e a piè della cappella del Sacramento , dove il ciborio di bronzo e di lapislazzuli brilla come un faro , e sotto il sepolcro di Gregorio Buoncompagni , e accanto alle pile d ' acqua benedetta , e tra de colonne di granito nero , e dentro le tre cappelle aggiunte da Paolo V , in tutti i luoghi più oscuri e più segreti , li amanti convengono a colloquio . I bisbigli scellerati si propagano lungo la nave ; e sono a quando a quando coperti dalle voci del Miserere . Le dame passano , a due , a tre , con un fruscio di vesti di seta , con uno scintillio vivo per tutta la persona , parlando quasi ad alta voce , talune ridendo , talune trascinando l ' ombrellino sul pavimento con una graziosa incuranza , come se la basilica di San Pietro non fosse che una grande galleria aperta al diletto della gente oziosa o ai ritrovi della gente disiosa . Il maggior peccato che le donne fanno è quello di portare nella casa di Dio li odori del loro bagno , le essenze sottili e venefiche che turbano anche i devoti nella preghiera e li fa ricadere nella colpa aborrita . Voi lo sapete , o mio Dio : non v ' è nella vita angoscia più amara di quella che mi danno queste ricadute . Talvolta l ' angoscia è così violenta , ch ' essa mi getta in gravi turbamenti e in singolari costernazioni . Ahimè ! Ricominciare , sempre ricominciare , contro le insidie della vanità , della sensualità e della mollezza ! Ancora una volta ho fallato , o padre ; ma voi vedete che io ho orrore della mia debolezza . Rialzatemi , voi che solo siete la forza e la virtù . La vita dell ' uomo , così breve , è piena di molte miserie . Io gemo nella maggiore di tutte , che è di vedermi ogni giorno cader nel peccato . Io soffro in questo mondo , ove tanti scandali mi circondano , ove non posso impedire che il mio Dio sia continuamente offeso . Perdonatemi , o mio Dio , ogni volta che nella preghiera penso ad altre cose e non a voi ; poiché io confesso umilmente che la distrazione m ' è abituale . Per lo più io non sono nel luogo occupato dal mio corpo , ma là dove la mia immaginazione mi trae . Io sono là dov ' è il mio pensiero ; e il mio pensiero è per lo più là dov ' è quel ch ' io prediligo . O eterna Verità , voi avete detto : – Dove è il vostro tesoro , ivi anche è il vostro cuore . Se amo il cielo , io penso volentieri alle cose del cielo ; se amo il mondo , ne porto nel mio spirito il ricordo . Ma felice colui , o Signore , che per amor vostro caccia dal suo cuore ogni creatura ! Per fuggire le tentazioni , non sentendomi forte alla battaglia , io esco dalla Santa Chiesa madre . Tutta la scalinata è piena di donne che socchiudono li occhi , un poco abbarbagliate dalla luce esteriore . Un romore vasto e profondo sale dalla piazza attraversata da mille vetture , un romore come di fiume che precipiti da una rupe a valle . L ' obelisco è tutto roseo all ' estremo fuoco del sole ; le fontane , nell ' aria senza vento , spumeggiano con tranquilla pompa superando le statue dei porticati ; il Redentore e i dodici Apostoli campeggiano sopra un cielo leggermente verde , sparso di vapori luminosi . Una mollezza irresistibile discende da quel cielo di primavera . Pare che dai giardini del Vaticano muovano i profumi e sorpassando li edifici giungano fino all ' atrio della basilica ... O mio Dio , e quando voi sarete per me tutto in tutte le cose ? O Gesù , tre volte caduto sotto il peso dei peccati del mondo e tre volte risollevato dalla forza d ' un amore invincibile , risollevate me dall ' abbattimento in cui mi gettano le mie tristi esitazioni . Fate ch ' io sia umile nel riconoscimento della mia miseria , umile nel cambiamento subitaneo delle mie disposizioni interiori . Un giorno , o mio Dio , questi ondeggiamenti continui dell ' animo si placheranno , ed io sentirò allora , amandovi , la felice sicurezza di amarvi per sempre . O giorno , o sole divino , d ' innanzi a cui si dilegueranno perfino le ombre del peccato , quando risplenderai ? Così sia . Amen .
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Noi non attendevamo affatto dall ' onorevole Giolitti e da coloro che con lui hanno accettato di essere al governo la resurrezione dello spirito nazionale , che è e dev ' essere tutt ' uno con la volontà della guerra e con la coscienza della vittoria . Se quest ' attesa fosse stata in noi avremmo tradito non soltanto il senso storico della guerra e della vittoria , che abbiamo difeso contro tutte le avversioni e tutte le deformazioni , ma anche il buon senso politico . Conosciamo la realtà mostruosa che s ' è voluta sovrapporre a mortificare , corrompere , sopraffare lo spirito nazionale . Sappiamo , per averle volta a volta definite e combattute , le forze che , derivanti dal fondo secolare ed ereditario di servitù , hanno resistito prima , poi tentato di trionfare della massima prova , affrontata e superata con la guerra e con la vittoria della Nazione italiana per raggiungere la sua unità storica di potenza europea e mondiale . Si sono chiamate socialismo ufficiale , neutralismo , vilsonismo rinunciatore e traditore della vittoria . Ad esse si è aggiunta e per esse ha prevalso un ' altra forza esterna , potentissima , la coalizione degli Alleati e dell ' Associato , sicché mentre quelle travagliavano e assalivano la formazione dell ' unità , questa si opponeva all ' affermazione di potenza . In questa realtà mostruosa , minacciante l ' esistenza stessa della Nazione dopo Caporetto , ingigantitasi nell ' antitesi alla vittoria , e che trovava figure e forze rappresentative o complicità passive in coloro stessi che avevano la responsabilità della guerra , lo spirito nazionale non ha avuto al governo alcun interprete risolutivo , capace di dominare le forze avverse . Tanto vero che , subito dopo la vittoria , gli uomini ch ' erano al governo , assunsero un contegno di difesa , come di chi dovesse accettare il compito di ridurre al minimo il danno di quelle forze avverse , non di chi sentisse col diritto e col dovere di una prova , mirabilmente superata . Tanto vero che da allora cominciò il pericolo e il danno di promesse fatte dal banco del governo e non mantenute negli atti . Non pareva tuttavia che la crisi antinazionale potesse essere unificata in un ' opera di distruzione , quando un uomo , l ' onorevole Nitti , impadronitosi con un colpo di mano del potere , esercitò questo in nome di tutte le forze avverse alla vittoria , del socialismo ufficiale , del neutralismo , del vilsonismo rinunciatore , della sottomissione alla coalizione ostile degli Alleati e dell ' Associato . In un anno l ' opera di quest ' uomo , che nel mito della guerra prenderà statura e figura di uno gnomo distruttore , attraverso la negazione della vittoria , ha attaccato l ' esistenza stessa della Nazione e dello Stato . Dopo Caporetto , bastò un fiume a separare l ' Italia dal dominio straniero . Ieri , in questa rivolta matricida , patrocinata dal governo , l ' Italia non sapeva più come e dove trovare una barriera contro il tradimento interno e l ' umiliazione esterna . Il gabinetto Giolitti , con l ' uomo che ne è a capo , è necessariamente , fatalmente , la risoluzione empirica , nel mezzo parlamentare quale è , di una superstite volontà di resistenza dello Stato e della Nazione non ad una rivoluzione , e cioè ad una violenza consapevole come strillano le nostre scimmie leniniste , ma ad una mania suicida , ad una medievale voluttà di dissolvimento , qual è stata impersonata dall ' on . Nitti . Sicché proprio noi , proprio perché vogliamo esser voce di quello spirito nazionale , che è tutt ' uno con la coscienza della vittoria , né abbiamo atteso né abbiamo desiderato tentativi verbali , nelle dichiarazioni di ieri , per ricongiungersi ad una fase storica , quella della grande guerra , che resta un fatto nazionale , dal quale l ' on . Giolitti si sequestrò . L ' atto politico , che si chiama fiducia , e che non dovrebbe esser confuso con le esigenze parlamentari , e che serba per noi intatto il valore di una comunione di coscienze , e che oggi dovrebbe esser fatto in nome dello spirito nazionale , non poteva e non può essere da noi compiuto , poiché ci era impedito dalla storia . E , diciamo la verità , ci avrebbe repugnato se ad esso l ' on . Giolitti si fosse indotto ad avvicinarsi con inaccettabili esercitazioni rettoriche . Siamo però disposti , appunto per la posizione storica che nella guerra e nella vittoria noi abbiamo mantenuta e in contrasto ha mantenuto l ' on . Giolitti , a riconoscere come una elementare onestà il proposito delle aride , scarne dichiarazioni di ieri , di fondarsi sulle constatazioni della realtà presente , sulle indicazioni di alcune cause di imponente forza materiale , per esporre un programma di governo , senza tentare di ricongiungersi o anche di inquadrarsi nel grande fatto della nostra storia nazionale , europea e mondiale . Non sum dignus , può anche aver pensato l ' on . Giolitti , e sta bene . La posizione storica del gabinetto è tutta dunque nella realtà di oggi , nella contingenza torbida dell ' ora . Non è nella storia di ieri , e vedremo quanto potrà essere nella storia di domani . Per oggi , rimaniamo nell ' oggi , dopo aver segnate le proporzioni di questo tentativo , anzi di questo proposito di governo , e possiamo , nell ' attesa degli atti , considerare il valore dell ' azione promessa . In politica estera l ' enunciazione è generica , ma nella volontà di ristabilire rapporti normali con tutti è implicita la politica di indipendenza che , nel crollo di quella comune della Intesa , deve esser ripresa . Non c ' è altro , e poteva esserci altro , ma dopo tanto logorio di promesse non mantenute , di soluzioni proposte e non accettate , anche la pausa potrebbe essere un proposito . Nella pausa una commissione parlamentare farà scuola di politica estera . Ce n ' è bisogno perché la Camera è analfabeta . Ma sul funzionamento , sui poteri , necessariamente consultivi della Commissione , soltanto la pratica darà materia a giudizio , ché nessuna cosa è buona o cattiva in sé . Noi ad ogni modo crediamo che la politica estera non è politica di segreti . Tanto vero che basta studiarla per capirla , basta sentirla nazionalmente per eseguirla . Infatti il pessimo di questa politica non è effetto di un conflitto di attribuzioni , ma è stato ed è la conseguenza del non capire e del non sentire , o del capir male e del sentire contro l ' Italia . Insomma la Commissione parlamentare può essere un mulino a vento , e non c ' è per ora da combatterla a priori . Noi intanto per essere brevi , ci possiamo risparmiare di ripetere oggi il nostro programma di politica estera , di riaffermare la volontà di impegnare per esso tutte le forze che sentono nazionalmente , e però di vegliare su qualsiasi atto del governo , dovunque se ne possano compiere . Ieri non ce n ' è stato nessuno , ma , dopo Nitti , non c ' è stato quello di sottomettersi alle imposizioni straniere . Ecco tutto . Nella politica interna sono elencati propositi di azione con una sola proposta di riforma : l ' autonomia alle provincie e ai comuni . Non è il caso di contrapporre a questa parte la solita esercitazione verbale , che affligge tutto il riformismo italiano . Si tratta di sapere , per noi , se lo Stato esisterà ancora . Nella politica economica e finanziaria è tipico il tentativo , del quale soffre la borghesia italiana da quando abdicò al socialismo demagogico le ragioni ideali e nazionali della sua esistenza storica , di difendere lo Stato e il suo credito non con un proposito consapevole e meditato , ma con una sottomissione a formule che sono state avvalorate in uno smarrimento generale di principii e per uno scopo distruttivo dello Stato stesso . L ' onorevole Nitti era riuscito ad avvalorare ancora più questa disintegrazione di criterii e di atti , continuando a predicare dal governo le necessità dei sacrifici , in modo da accreditare esso stesso la campagna contro una resistenza avida e sfruttatrice degli spostamenti di ricchezza creati dalla guerra . L ' on . Giolitti vuol tagliare il nodo gordiano . Vuole uccidere la demagogia con la demagogia . L ' errore , vecchio , è oggi portato ai suoi limiti estremi , poiché nella perpetuazione di esso si sono purtroppo consumate molte forze che potevano vincerlo . Ancora una volta l ' Italia è chiamata non ad un atto di riflessione , non ad un superamento di illuminata coscienza , non ad un proposito maturo , ma ad un esperimento sulle resistenze vive della nazione , sulla resistenza delle forze elementari di ogni ordine economico , sulla risoluzione dell ' errore nell ' accettazione dell ' errore . Questo è così tipico nella chirurgia finanziaria , ieri verbalmente adottata dal governo , che l ' on . Giolitti , dopo aver indicato alcuni modi di riduzione delle importazioni , ha taciuto del modo di assicurare le esportazioni , e cioè la produzione , e cioè l ' attività economica della Nazione , sui cui margini deve vivere una sana finanza . Ed è questo invece oggi il problema fondamentale , di ordine sociale , di iniziativa , di danaro e di tecnica , di conquista di mercati , e cioè di energia dinamica all ' interno e all ' estero , che impedisca sia l ' Italia travolta o diminuita in questa crisi di ricostituzione mondiale , che segue alla guerra . Ma già questo appartiene ad una visione più larga . E questo governo invece si confessa , in realtà , non come la reazione accusata dai socialisti per far credere che essi sono per la rivoluzione , ma come un reagente ad una minaccia di sfacelo . I socialisti , che anch ' essi sono in fondo impauriti da questa minaccia , sono stati paralizzati e forniti di un alibi con l ' accettazione di alcune loro formule . Ieri abbiamo così avuto un tentativo parlamentare di ristabilire l ' equilibrio nel mezzo , da cui le istituzioni che ci reggono , vogliono sian tratti i governi , e cioè nel Parlamento . Per avere almeno un Governo , per rappresentare lo Stato . Quanto alla Nazione , popolo , civiltà , tradizione , forza insopprimibile , coscienza e volontà avvenire , essa per ora , ha soldati , non ha quadri . Aspetta che venga la sua ora .
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Ieri la Camera ha preso le vacanze dopo quarantasei giorni d ' intenso lavoro . Non diciamo che tutti i problemi che essa ha affrontati siano stati risoluti definitivamente , e tanto meno che i provvedimenti concreti da essa adottati siano tutti veramente utili e tali da non far rimpiangere la sua inattività . I provvedimenti finanziari , alla cui confezione furono dedicate gran parte delle sue fatiche , per una buona metà rappresentano più un ' offa gittata dal Governo alla demagogia , che un sistema di utili provvidenze destinate a risanare la finanza dello Stato e a liberare l ' economia nazionale dalle angustie in cui versa , e attendono di essere temperati e corretti in pratica da una saggia opera d ' interpretazione , perché il loro rendimento non vada a totale detrimento dell ' economia generale . Ma quale che sia l ' entità e la bontà delle soluzioni concrete da essa prese , un problema d ' importanza pregiudiziale , e che già era stato definito insolubile , è stato invece risoluto dalla nuova Camera , in questi quarantasei giorni di attività parlamentare , in modo abbastanza soddisfacente : ed è il problema del proprio funzionamento . Da vari anni la Camera non lavorava e la sua inattività era diventata pericolosa al Paese . Perché in astratto si può anche discutere se sia migliore un regime , nel quale la facoltà di legiferare spetti al Governo , salvo un semplice diritto di controllo al Parlamento , ma quando in concreto il potere legislativo risiede nel Parlamento e questo , per propria insufficienza , se ne spoglia a favore del Governo , il danno è grave ed evidente . Di tutti i regimi il peggiore è sempre quello della illegittimità e del disordine . E un parlamento che deve funzionare , secondo un compito costituzionale ben definito , quando non adempie al suo compito , rappresenta un principio di disordine e del peggior disordine , come quello che vien dall ' alto . Ora in Italia eravamo appunto a questo . La vecchia Camera non funzionava , perché sorpassata dagli avvenimenti e sopravvivente alla sua stessa esistenza legale . La nuova Camera non funzionava perché nata e mantenuta artificialmente in una atmosfera di faziosità . Al momento della sua nascita , il Governo , suggestionato dalla visione apocalittica dei prossimi rivolgimenti banditi dai socialisti , non ebbe cura di organizzare e ravvivare , come era suo elementare dovere , la resistenza dei partiti costituzionali . E dopo aver ceduto alla faziosità dei socialisti al momento delle elezioni , il Governo riuscì ad attrarre nell ' orbita della propria faziosità la nuova Camera , con lo spauracchio di rivolgimenti costituzionali in senso inverso . Ora come poteva funzionare una Camera , che era sorta e si manteneva sotto l ' incubo di tali speranze e di tali paure ? Come poteva essere l ' organo costituzionale normale di un regime , del quale sentiva e sosteneva la precarietà ? L ' assemblea , in tali condizioni , aveva smarrita la coscienza stessa del suo essere , non sapeva bene se fosse una assemblea legislativa o una costituente . In realtà , nata dal disordine , era diventata uno strumento del disordine . Organo sovrano di un regime , si era posta fuori e contro il regime stesso . Ora il principale merito di questi quarantasei giorni di lavoro parlamentare è appunto questo di avere ridato alla Camera la coscienza della propria funzione e al Paese la sensazione che la crisi di regime , che si era pronunziata non tanto nei fatti esteriori quanto nella coscienza del Parlamento , è stata superata . Noi dobbiamo riconoscere all ' on . Giolitti il merito di aver compiuto questa difficile opera di restaurazione costituzionale , essenzialissima alla restaurazione dell ' ordine nel Paese . E l ' ha ottenuta in un modo semplicissimo : facendo lavorare il Parlamento . L ' inattività del Parlamento era esiziale al Paese , molto più del suo cattivo lavoro , perché in essa sorge e cresce la coscienza della inattualità del regime , cioè il mito della rivoluzione . L ' on . Giolitti ha rotto il circolo vizioso : facendo lavorare il Parlamento , l ' ha fatto rientrare nel regime . Così dopo le mediocri discussioni sui provvedimenti finanziarii , siamo giunti alle ultime discussioni sulla politica estera improntate ad uno spirito nazionale che qualche mese fa sarebbe stata follia sperare dalla Camera attuale : i socialisti hanno sì ripetute le loro pregiudiziali internazionaliste ed antinazionali , ma la Camera ha potuto discutere dal punto di vista nazionale i grandi problemi della politica estera . Con che si è avuta la dimostrazione pratica che una Camera , con 156 socialisti , può ancora funzionare , restando nello spirito nazionale e costituzionale . E ciò rappresenta un largo guadagno per il Paese , che soprattutto ha bisogno di ordine . A tale restaurazione costituzionale della funzione parlamentare , ha contribuito non poco anche il giovane Presidente della Camera , il quale nel dirigere i lavori dell ' Assemblea , è stato un ottimo presidente tecnico , ma non ha mai sacrificato alle esigenze della tecnica le ragioni della dignità nazionale , dando così la prova d ' una chiara intelligenza e d ' un senso politico altissimo , che hanno finito per imporsi a tutta l ' assemblea . Ora che l ' ordine regna in alto , abbiamo ragione di sperare che il Paese possa riprendere tranquillamente l ' interrotto cammino verso le sue migliori fortune .
LA CAMERA SI RIAPRE ( IL DUCA MINIMO , 1886 )
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Sono de dieci . Nel Corso , nella piazza Colonna , nella piazza di Montecitorio , in tutte de vicinanze del gran Palazzo Innocenziano , la moltitudine si accalca con una densità tenace ed impenetrabile . Tutte de finestre sono gremite . Su la loggia sostenuta dal portico di Vejo gli ombrellini multicolori ondeggiano e risplendono come una gigantesca fioritura di papaveri , di gigli e di rose ... artificiali . Il sole è ardente e fastidioso . Gli spettatori sono assai più pigiati e schiacciati che non sieno i guerrieri Marcomanni su per la colonna del glorioso imperatore Marco Aurelio , e de loro facce sono assai più varie che non i geroglifici dell ' obelisco di Psammetico primo . Vi rammentate i versi degli Emaux ? La sentinelle granitique , Gardienne des énormités , Se dresse entre un faux temple antique Et la chambre des députés . Je vois , de janvier à décembre La procession de bourgeois , Les Solons qui vont à la chambre , Et les Arthurs qui vont au Bois ... Il caldo aumenta di minuto in minuto . L ' aspettazione è immensa . I gendarmi mettono un argine di ferro alla folla invadente . Di tanto in tanto sorgono voci alte e fioche . L ' operaio , il piccolo possidente , il commesso di negozio , il pick pocket , la donnetta politica , il tribuno da strapazzo , il vecchio impiegato memore delle antiche pompe pontificie , l ' ozioso che prende diletto ad ogni spettacolo e che assiste immancabilmente dalla piazzetta di Sciarra alla discesa della palla meridiana , e il dilettante che conosce tutte le celebrità politiche e le ha seguite nella loro carriera , e il reduce delle patrie battaglie , e l ' elettore , tutti questi varissimi tipi tumultuano su l ' asfalto del marciapiede e giuocano di gomiti per conquistare un posto da cui poter godere la grande cerimonia regale ... Le trombe squillano . Gli ufficiali gridano un comando . Le canne dei fucili , nel movimento rapido e preciso , mandano un baleno che si propaga per tutta l ' ala militare . In fondo al Corso , verso la piazza di Venezia , si vedono luccicare de dorature della prima carrozza di Corte sormontate dalle parrucche e dagli abiti rossi degli staffieri . Le corazze delle guardie folgoreggiano meravigliosamente polite come quelle dei paladini di messer Lodovico . La pompa s ' avvicina . – Viva il Re ! Nell ' aula di Montecitorio lo spettacolo è diverso , ma l ' impazienza è in tutti egualmente viva . Quei felici mortali che posseggono un biglietto , guadagnato a furia di insistenze e fastidii infiniti , giungono tutti sudanti e anelanti , con la cravatta a sghimbescio , con il frac dalle maniche troppo lunghe e dalle code troppo larghe , preso in affitto per la grande occasione , con la tuba tutta arruffata . Attraversano la folla a testa bassa , non si curano né delle spinte né delle pestate né delle imprecazioni , pur di giungere in un posto da cui si possa vedere il Re o almeno la Regina . Le signore , entrando , a quel fiato torrido che sale dall ' emiciclo e dagli scanni inferiori , impallidiscono , restano un momento smarrite , non sanno dove andare a sedere , si peritano a scomodare tante persone . Sorgono dei brontolii qua e là , poco cavallereschi . Non soltanto le alte tribune , ma tutti i corridoi intorno intorno , dietro gli scanni dei deputati , e le scalinate , si riempiono in un attimo . Un cinguettio confuso e ineguale suona da un capo all ' altro , sotto la cupola grigia e azzurra che pare di cartone . Non è possibile , in mezzo a tanta folla , distinguere le persone amiche , le signore note , le eleganti , quelle che empiono dei loro nomi tutte le cronache mondane . A pena a pena , qua e là , una toilette vivace , molto chiara o molto rossa , un cappellino molto carico di fiori o molto scintillante di jais , un ventaglio molto ampio , dalle stecche dorate o dalle pitture vistose o dalle piume magnifiche , rompono la monotonia , chiamano l ' occhio , fanno volgere i cannocchiali . Nella tribuna degli ambasciatori alcune dame , vestite con una gaia leggerezza estiva , si muovono , parlano , ridono , agitano il ventaglio tra i diplomatici ben gallonati e decorati . Tutte le insegne cavalleresche del mondo civile brillano su quei petti giovenili o senili . Il vecchio Keudell trionfa . Un attaché biondo di Russia sorride amaramente sotto il peso delle sue pellicce magnatizie . Il bel conte d ' Arco , tutto vermiglio su le lunghe gambe bianche , pare un fenicottero del lago d ' Albufera . Il ministro di Turchia è tutto un ' opera di oreficeria e , fatta eccezione per la barba e per la fede maomettana , rammenta la venerata immagine della madonna di Loreto . I ciondoli , i nastri , gli alamari , le croci , i tosoni , i collari sono innumerevoli . Tutti i più bizzarri simboli della onorificenza umana sono chiusi tra quelle quattro colonne di cartapesta , come in un reliquiario . Mancano le vetrine . Ma il rombo del cannone giunge con un tuono sordo nell ' aula ; e per le tribune corre un mormorio più sonoro . Ci vogliono ancora dieci minuti all ' arrivo del Re . Le conversazioni si rianimano . Tutti si alzano su la punta dei piedi per guardare i deputati che o stanno seduti negli scanni o girano distribuendo e ricevendo strette di mano . I nuovi eletti si riconoscono subito : molti hanno una miserevole aria provinciale , si sentono impacciati nell ' abito nero , nella camicia inamidata , nei guanti bianchi . Si guardano intorno con sospetto , temendo sempre di sorprendere su le labbra dei colleghi un sorriso ironico . Hanno in cuore una certa palpitazione pensando al momento in cui di tra la insidiosa barba dell ' onorevole Depretis uscirà il loro nome . Con qual tono di voce dovranno essi pronunziare il giuro ? E se la voce mancasse ? E se fosse ridicola ? E se suscitasse l ' ilarità nei colleghi ? Mio Dio , quale incertezza ! Alcuni , più arditi , già invasi dalla febbre dell ' ambizione , meditano un piano . Si faranno notare anche nel pronunziare quel semplice giuro . Vibreranno il verbo con una voce sonora , ferma , chiarissima , facendo un gesto risoluto . Altri sognano , guardando con gli occhi imbambolati la rossa tribuna della Regina . – Essi un giorno si leveranno dal loro banco , d ' improvviso , e in un istante abbatteranno il ministero , con un discorso , con un solo grande discorso che poi appassionerà l ' Italia intiera ... Altri sono commossi ; si sentono su la bocca dello stomaco un tremolio singolare . E dalle tribune gli spettatori si chinano , si sporgono , tendono il collo , fiutando la grandezza politica , simili a quegli affamati che vanno a respirare , dagli spiragli delle cucine principesche , gli odori dei tartufi e degli arrosti fini . Così anche i dieci minuti passano . La Regina entra fra gli applausi , ringrazia con quei lenti e nobilissimi inchini che sono una delle sue grazie regali . Le dame di Corte le fanno intorno corona . La contessa di Santafiora , tutta bianca , con delle piume leggere tra i capelli , emerge su le altre . Dietro una colonna s ' affaccia il profilo bellissimo della contessa Taverna . I gentiluomini sono pieni di ricami d ' oro . Gli applausi crescono e scoppia un lungo grido che fa tremare i vetri del lucernario e tutta la puerile architettura . – Viva il Re ! Il Re d ' Italia è entrato in Parlamento .
RITORNO ALL'ANTICO ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1921 )
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Il congresso di Livorno è finito come si prevedeva : con la vittoria della tendenza unitaria , la quale per quanto rappresentata essa stessa da una frazione del Partito , affermava tuttavia la possibilità della coesistenza nel Partito di tutte le tendenze , in omaggio alla formula : « libertà nel pensiero , disciplina nell ' azione » . Il congresso quindi si è chiuso senza espulsioni o scomuniche di nessuna tendenza , ma con la scomunica e l ' espulsione dello stesso Partito dalla Terza Internazionale . Questo fatto ha reso più che impossibile la compatibilità dei riformisti e dei comunisti , i quali escono dal vecchio partito nella speranza di poter formare , con la protezione della Terza Internazionale e col sussidio dell ' « oro russo » , un nuovo Partito . Resta così dimostrato che anche in Italia il socialismo non ha nessuna volontà di fare la rivoluzione « comandata » da Mosca o che viceversa ha una gran voglia di riprendere la sua vecchia funzione socialdemocratica e parlamentarista , che non ha impedito all ' Italia di restare monarchica , di fare la guerra e di vincerla . Tutto ciò non può non giovare al credito internazionale dell ' Italia e avere un ' utile ripercussione nello svolgimento immediato delle sue relazioni politiche ed economiche . Liquidata la leggenda dell ' Italia all ' avanguardia della Rivoluzione in Occidente e condannato il bolscevismo , il socialismo italiano , dobbiamo convenirne , rende un segnalato servizio non solo agli interessi italiani , nell ' ora presente , ma altresì alla causa della conservazione del regime borghese in Europa . Le decisioni del congresso di Livorno dimostrano che la rivoluzione russa non ha quella potenza di espansione , che le si attribuisce , e che la mentalità europea sa opporre alle concezioni politiche orientali una forza di resistenza , non tanto facilmente superabile , se anche nella nazione di storia più recente , il Partito socialista a caratteri più spiccatamente antinazionali trova la forza di sottrarsi al loro fascino . Vediamo ora quale è la vera faccia del socialismo italiano e quale avvenire gli è destinato dopo il congresso . Apparentemente al congresso è trionfata la tendenza unitaria , capitanata dal Serrati , la quale si dichiarava altrettanto rivoluzionaria e comunista nella sostanza quanto quella comunista propriamente detta e solo pretendeva di differire da questa nel modo di considerare i suoi rapporti di dipendenza esterna coi poteri della Terza Internazionale e i suoi rapporti di coesistenza interna con la tendenza riformista . Ma a chi ben consideri le cose , apparirà chiaro che la vittoria di Serrati è soltanto una vittoria tattica , mentre la vittoria strategica è indubbiamente rimasta a Turati . Lungi dal rimanere prigioniera della tendenza serratiana , la tendenza turatiana sarà quella che colorirà l ' atteggiamento e darà il tono all ' azione futura del Partito . Si ripeterà cioè per la tendenza unitaria il fenomeno , che già si è verificato in altri tempi per la tendenza integralista , anche essa vittoriosa nei congressi . Assolto il suo compito contingente di liquidare la tendenza rivoluzionaria , l ' integralismo morgariano scomparve tacitamente dalla storia e la vita del Partito riprese il suo ritmo normale , obbedendo al suo intimo spirito antinazionale e antirivoluzionario . Oggi Serrati adempie allo stesso officio di correttore più che di rinnovatore della vita del Partito , come già Morgari . La funzione della sua tendenza è necessariamente contingente e transitoria . Essa rappresenta una transazione necessariamente destinata a rimanere puramente intenzionale fra le forze rivoluzionarie o sedicenti rivoluzionarie , che per un momento hanno preso il sopravento , in grazia di quella maledetta mentalità di guerra che ha contagiato tutto , nel Partito , e lo spirito vero , lo spirito tradizionale e immanente , del Partito , che è semplicemente riformista ed antinazionale . La rivoluzione è ancora sempre affermata , ma come semplice millenarismo rivoluzionario , non già esigenza attuale . Il Partito , che viene fuori dal Congresso , è dunque il vecchio Partito , purificato dalla mentalità di guerra , con la sua vecchia concezione finalistica rivoluzionaria , ma con la sua anima antinazionale e le sue possibilità socialdemocratiche . Quale sarà il destino di questo Partito dell ' antiguerra nel dopoguerra ? La fortuna lo assisterà egualmente nel nuovo periodo storico , che si è aperto con la vittoria , ovvero rappresenterà un anacronismo ? La mentalità di guerra scomparirà senza dubbio anche nelle file dei partiti e delle forze nazionali , ma la mentalità della vittoria è definitivamente acquisita al temperamento nazionale e ha dato luogo al sorgere di una nuova Italia , interamente diversa dalla vecchia Italia , contro la quale l ' antico socialismo , che ora risorge , conseguì tante segnalate vittorie . A questa nuova Italia , più che alla reazione del vecchio socialismo , si deve la sconfitta del socialismo aggressivo sorto dalla guerra . Di questa sconfitta si è avvalso il vecchio socialismo che oggi sembra vittorioso . Ma rientrando nella storia , esso non ritroverà più la vecchia Italia , ma un ' Italia nuova abituata a vincere .