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Votati alla guerra ( Rossanda Rossana , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Secondo la carta costituzionale , e il nostro modestissimo parere , non c ' è ragione alcuna per entrare in guerra , salvo che il paese sia attaccato . Cosa che non è . E qualche agitazione dei giorni scorsi fra i Democratici di sinistra faceva supporre che nel parlamento si delineasse una minoranza di qualche spessore contro questo folle conflitto . Non è stato così . Non solo maggioranza e , chiamiamola così , opposizione hanno votato un dispositivo comune , ma i loro discorsi esprimevano la medesima soddisfazione : siamo riusciti a farci invitare da Bush , ci siamo imposti a cena da Blair , Chirac e Schroeder , siamo stati ammessi in serie A e questo val bene una guerra . In tutto 35 voti contro alla Camera , 32 al Senato . Chi , pur pensando da un pezzo assai male dell ' Ulivo , si attendeva almeno un dubbio sull ' efficacia di questa spedizione - se non si vada alla cieca a colpire degli innocenti e ad alimentare il fondamentalismo nazionalista , terreno di coltura dei talebani , o almeno l ' ombra di un caso di coscienza , perché d ' una decisione tremenda si tratta - si era sbagliato . E anche chi , giudicando abbastanza cinici quei gruppi dirigenti , pensava almeno al rapporto di scambio sulla Palestina ha sentito invece ripetere dall ' Ulivo e i Ds le parole , non so se più stolte o offensive , di Berlusconi su un piano Marshall : come se si trattasse di sfamare pezzenti palestinesi e così tutto si risolvesse . Una guerra è tragica , il livello delle nostre Camere è stato derisorio . I nostri rappresentanti sembrano non sapere di che parlano . Nulla sanno dell ' Afghanistan , nulla suppongono sulle radici del nuovo e temibile fondamentalismo , nulla propongono su come limitare le derive del Jihad o Al Qaeda . Nulla di bin Laden , la cui storia americana preferiscono tacere e del quale si sono lasciati sequestrare le parole più recenti come gattini ciechi . Non hanno registrato che , la guerra non essendo cominciata oggi e i bombardamenti sempre più fitti non avendo ottenuto nulla , gli Usa e Blair sono già impantanati in quel territorio miserabile malgrado la magnitudine dei mezzi , anzi non sono in grado di usarli tutti ( e l ' Italia corre a metterne altri ) . Sono , deputati e senatori , i soli a non sapere che lo stato maggiore di Bush è in allarme , è diviso , e un uomo d ' arme sperimentato come Powell è silenziato . Che Bush parla d ' una guerra a tempi e confini illimitati perché non ne vede uno sbocco . E che ogni tanto su quel confuso vociare plana il vocabolo " atomica " - magari una bella atomica tattica che sbricioli un po ' di montagne afghane - la cui utilizzazione non è annunciata ma nemmeno esclusa . Un alleato entrerebbe nel merito , un vassallo tace e acconsente . Chi ha veduto quei volti fra annoiati e imbarazzati , chi ha sentito Fassino e Adornato che - forse perché provenienti dalla stessa covata - dicevano le stesse cose , usavano gli stessi argomenti , duettavano , ha avuto un ' impressione di irrealtà . Non un ' eco della preoccupazione che si sente sottovoce per strada . Solo uno di Rifondazione , uno dei Verdi , uno del Pcdi ha detto qualche verità . E hanno taciuto coloro che avevano dissentito nel gruppo ds : che cos ' è una guerra davanti alla disciplina di partito , e quel partito ? Il tutto in tempi minimi , passaggio obbligato e via - guerra o rogatorie fa lo stesso .
In veglia col tricolore sul luogo dove morirono ( Giovannini Giovanni , 1953 )
StampaQuotidiana ,
Trieste , 5 novembre - Il sangue è corso oggi a Trieste . Sotto il fuoco delle carabine della polizia civile , due triestini sono caduti : un ragazzo di 15 anni , Pietro Addobbati , figlio di un noto medico ; un uomo di 60 , Antonio Zavadil , cameriere . Decine sono i feriti e parecchi sembrano gravi ; centinaia i contusi . A tarda sera ancora continuano tafferugli , mentre echeggiano le grida dei dimostranti , le sirene della polizia e delle ambulanze , gli scrosci degli idranti . Già nel pomeriggio i negozi del centro erano stati chiusi mentre apparivano tricolori a mezz ' asta con un fiocco nero . Trieste è in lutto , Trieste è in fermento come non mai . Sembrava che le cose fossero andate lisce nelle due giornate tanto temute dalla polizia del 3 e del 4 novembre . C ' era stato , sì , due giorni fa l ' episodio del tricolore tolto a forza dalla facciata del Comune , e , ieri , i tafferugli provocati dal comportamento eccessivamente « energico » degli agenti ; ma , insomma , si era arrivati senza fatti gravi al 5 novembre . Anche lo sciopero studentesco di stamane sembrava destinato ad esaurirsi come tutti quelli precedenti . I ragazzi delle medie passavano a gruppi cantando e senza dar noia a nessuno , eccezion fatta per qualche fischio all ' indirizzo della polizia civile . Un contegno freddo degli agenti , abituati , del resto , a ben altri vituperi , avrebbe reso la giornata d ' oggi eguale a tante altre : gli ordini evidentemente erano stamane diversi , e diversi i nervi . In tenuta di guerra - elmetto , candelotti fumogeni , carabina - i poliziotti scorrazzavano con le jeeps coperte dalla rete metallica per ripararsi contro i sassi , con le motociclette , con gl ' idranti . Si fosse questo complesso formidabile di armati limitato a disperdere i gruppi di manifestanti , non avrebbe fatto che eseguire degli ordini . Ma impressionante era lo spirito che li animava , che li portava ad infierire contro chiunque all ' aspetto potesse sembrare uno studente . I manganelli si sono abbassati a tutto spiano finché da parte dei ragazzi non sono cominciate a volare le pietre : dove più c ' eran sassi , più la polizia si trovava di fronte a gente che l ' aspettava a piè fermo . Davanti alla chiesa di S . Antonio Nuovo , dove termina il grande canale che dal porto si addentra in città , tutta la piazza ha il selciato all ' aria per certi lavori del Comune . Questo , e il fatto che la polizia ha il suo quartier generale a cinquanta metri nella laterale via 30 Ottobre ( sulla sinistra di chi guarda il tempio ) spiegano perché tutti gli innumerevoli tafferugli abbiano avuto qui il loro epicentro . Verso le 11 un centinaio di studenti , davanti ad una carica a fondo degli agenti , dopo aver reagito a sassate ( veniva colpito a un braccio anche un colonnello americano ) si rifugiavano sul pronao della chiesa credendosi al sicuro . Senza un attimo di esitazione gli attaccanti , protetti dal getto degl ' idranti che allagavano l ' interno del tempio , irrompevano fino all ' altare maggiore picchiando implacabilmente tutti coloro che trovavano a portata di mano . Esterrefatto , un vecchio sacerdote che , caduto in ginocchio , implorava la fine di tanta furia , si sentiva urtare e urlare : « Zitto tu , politicante , non prete » . Quando la polizia si è allontanata trascinando con sé una trentina di ragazzi , c ' erano sul pavimento vaste chiazze di sangue . Appena informato dell ' accaduto , il vescovo monsignor Santin dichiarava sconsacrata la chiesa e indiceva la cerimonia di riconsacrazione per le quattro del pomeriggio . Intanto , col sopraggiungere del mezzogiorno , ogni manifestazione era cessata e la città stava riprendendo il suo volto normale . Il rito pomeridiano voleva essere una cancellazione di quanto di sacrilego era successo , un segno di pacificazione . Davanti a S . Antonio , oggi alle quattro , più che ragazzi c ' erano delle donne e persone anziane in attesa che le porte venissero aperte all ' officiante . Noi c ' eravamo per puro dovere di cronaca , non perché fosse successo niente : questo ci permette ora di fornire una relazione obiettiva di quanto è successo . Il parroco di S . Antonio , mons . Giovanni Grego , è apparso sul pronao , preceduto da chierici con la Croce astata e circondato da sacerdoti in stola bianca . La folla , cinquecento o seicento persone , aveva appena fatto il segno della Croce quando dalla via laterale di sinistra - via Dante - è avanzata una jeep , e dalla via laterale di destra - via 30 Ottobre , dove , come abbiam detto , ha sede il comando della polizia - un gruppetto di agenti . Un senso di irritazione è sorto spontaneo anche in chi triestino non è : « Perché costoro vengono dopo tutto quello che è successo stamane , a farsi vedere qui dove la gente è riunita per pregare ? » . Nei triestini ( notate , la cosa è importante , perché non è frequente , non solo nei giovani , ma in tutti gli uomini , donne e vecchi ) più che di irritazione il senso è stato di risentimento e di sdegno . All ' apparire della polizia si ebbero gli stessi effetti dello sfregamento di un fiammifero : per quanto in principio le persone ai margini dell ' assembramento consigliassero con buoni accenti di allontanarsi , tutti hanno avuto netta l ' impressione che il « via » a qualcosa di grave era stato dato e che niente avrebbe fermato il corso delle cose . Intendiamoci , tafferugli , zuffe , arresti , sì : ma non certo spargimento di sangue . C ' era quella Croce come garanzia , sull ' alto della scalinata ; c ' erano quei sacerdoti con le parole di pace e di fede . Han continuato i preti imperturbabili nelle loro lunghe preghiere . Ma la folla non li ascoltava più ; si alzava un fischio solo contro i perturbatori ; e già s ' abbassavano i primi pugni . Reagivano violentemente i poliziotti , ma davanti alla chiesa i ragazzi non davano indietro e ponevano mano alle pietre . Ed erano gli agenti ad indietreggiare , a ritirarsi in via 30 Ottobre . L ' episodio avrebbe potuto aver termine a questo punto : il breve corteggio di sacerdoti scendeva infatti la scalinata ed iniziava il rituale giro del tempio ; ma gli animi erano esasperati e i due gruppi erano lì , uno di fronte all ' altro , ad una cinquantina di metri : i poliziotti dalla via 30 Ottobre , i ragazzi allo sbocco della strada nella piazza . Nell ' effettuare la loro inoffensiva sassaiola , i « muli » Si guardavano di tanto in tanto ai fianchi e alle spalle , temendo di sentirsi arrivare addosso i getti d ' acqua degli idranti . Invece , di fronte , è arrivato del piombo e della morte . È stata una cosa così improvvisa ed assurda che , mentre balzavamo al riparo , dietro una colonna , ci sentivamo ridicoli . Avevano sparato a salve , si capisce . E quando abbiam guardato vicino a noi e abbiam visto a terra , immoto , il corpo di un ragazzo quindicenne con una chiazza rossa che si allargava sempre più nella polvere , siamo rimasti incerti , sbalorditi , atterriti . Non avevano sparato a salve - come in uso da parte di qualsiasi per quanto barbaro occupante - avevano sparato duecento colpi di carabina con del buon piombo : non in aria , ma tranquillamente , fermi davanti a sé . Tanto che l ' altro morto , l ' uomo di sessant ' anni , è stato abbattuto non in piazza , ma al di là , lontano , mentre attraversava per i fatti suoi la strada . E così , molti dei feriti da arma da fuoco . Avessero tirato a salve o per aria , tutti sarebbero scappati ; così , tutti sono rimasti . Il giovane Addobbati era caduto fulminato al cuore , su una bandiera : il tricolore intriso di sangue è stato issato su una trave . E di colpo centinaia di ragazzi hanno fatto letteralmente sparire il selciato : volavano le pietre in una ondata ininterrotta , come in una battaglia antica , mentre allo sbocco di via 30 Ottobre sorgeva una barricata . Sfondata una baracca di sterratori , pali aste vanghe e picconi passavano di mano in mano . Inutilmente anche con gli idranti la polizia è venuta a più riprese all ' assalto di fronte : ha dovuto , dopo un ' ora , decidersi ad infiltrarsi sui fianchi , minacciando nuove sparatorie . Anche gli ultimi dei più accaniti ragazzi hanno dovuto rifugiarsi nel tempio , mentre gli agenti accerchiavano in forze l ' edificio . Mons . Grego , che non aveva mai interrotto il rito della riconsacrazione , lo concludeva davanti ad una folla ansante , eccitata . La voce del sacerdote si è levata quieta contro « il sacrilegio commesso in mattinata da chi l ' ordine doveva proteggere » , e contro « lo spettacolo barbaro di persecuzioni verso chi nutre sentimenti che Dio non contrasta » , auspicando « la fine delle barbarie , per l ' amore di Nostro Signore » . Quando i primi hanno provato ad uscire dal tempio si sono trovati davanti i cordoni della polizia che arrestava tutti i giovani , lasciando passare solo le persone anziane e le donne . Né questo atteggiamento è parso sufficiente a quel reparto scelto della polizia , il Nucleo nobile , che aveva condotto la brillante azione bellica di poco prima : tanto che perfino tra agenti sono sorte contestazioni . Nella confusione generale è sopraggiunto il vescovo mons . Santin e tutti hanno approfittato del momento per allontanarsi . Impegnata in forze in chiesa , la polizia non aveva potuto occuparsi del resto della città : altri gruppi di giovani avevano dato l ' assalto a locali e edifici - il Regina , il NAAFI - occupati dagli inglesi . È stata vista bruciare anche qualche macchina e qualche motocicletta . Poi , verso le 19 , quasi duemila persone si sono trovate riunite sul Corso verso il Municipio , dove hanno issato il tricolore . Si era poi sparsa la voce che ci fosse un terzo morto ( e vi era stato effettivamente , ma per sincope , al rumore degli spari ; si tratta di tale Mario Lugnani , impiegato della Banca Commerciale ) e il furore era aumentato . Ma di pari passo era aumentato il furore della polizia per replicare con cariche a piedi e in motocicletta . Citiamo un esempio solo : il medico della Croce Rossa , dottor Sergio Biagini , mentre provvedeva al trasporto di un dimostrante contuso in piazza unità , veniva selvaggiamente aggredito a colpi di calcio di fucile da un poliziotto e riportava a sua volta ferite guaribili in parecchi giorni . Gli agenti avevano così evidentemente perso la testa che ad un certo momento il comando militare ha deciso di far uscire reparti americani e soprattutto inglesi in assetto di guerra . Con calma anglosassone i soldati si sono limitati a presidiare i punti che venivano loro affidati , incuranti dei tafferugli che continuavano a svolgersi intorno ad essi . Alle 20 veniva diffuso dalla radio un comunicato del generale Winterton con la singolare - diciamo così - affermazione che , « davanti ad una serie di attacchi al comando di polizia , gli agenti avevano dovuto reagire con una salve e che nell ' incidente si erano lamentati due morti » . Secondo il comunicato del generale i feriti sarebbero 25 , di cui uno grave ; stando alle ultime notizie sono , invece , 40 , di cui 9 ( tutti di arma da fuoco ) gravi ; si è dovuto procedere a quattro interventi chirurgici d ' urgenza . Il comunicato ufficiale depreca poi l ' azione di elementi irresponsabili che hanno provocato « un certo numero di vittime » e dà pure assicurazione che saranno presi gli opportuni provvedimenti . Anche il consigliere politico italiano , prof. De Castro , ha trasmesso per radio un appello alla calma « per evitare incidenti che potrebbero influire sulla situazione internazionale » . Mentre trasmettiamo la situazione si è tutt ' altro che normalizzata : un po ' dappertutto gruppi di giovani e di poliziotti si fronteggiano sorvegliandosi a vicenda : a metà della centrale via Carducci si segnala un ammassamento di alcune centinaia di persone ; di tanto in tanto al passaggio degli agenti la sassaiola riprende . In Comune la Giunta si è riunita d ' urgenza ed ha steso la seguente dichiarazione : « Di fronte alla gravità dei fatti di oggi , si deplora la carenza di responsabilità , si protesta contro gli eccessi di una reazione sproporzionata alle spontanee manifestazioni di popolo , fino alla profanazione di un luogo sacro ; si chiede una immediata rigorosa inchiesta per l ' accertamento delle responsabilità dell ' uso delle armi , e la punizione dei responsabili . La Giunta ritiene inoltre opportuno che la polizia rimanga consegnata in caserma e che la tutela dell ' ordine pubblico sia temporaneamente affidata alle forze militari » . I funerali delle vittime avranno luogo ( la data non è sicura : ma sembra sabato ) a spese del Comune ; la seduta straordinaria del Consiglio sarà domani sera dedicata alla commemorazione ed alla protesta . I partiti triestini hanno chiesto che la polizia civile passi immediatamente alle dipendenze del direttore per gli Interni del governo militare alleato , prefetto Memmo . Intanto all ' Ospedale Maggiore si veglia per salvare i feriti più gravi : per uno , Paolo Ferrari , di 20 anni , le speranze sono tenuissime . Quando il dott. Francesco Addobbati ha sentito oggi nel pomeriggio che c ' era stata una sparatoria in città , si è precipitato all ' ospedale per offrire la sua opera ed ha trovato il sindaco e i medici attorno a un lettino dove era steso un ragazzo di quindici anni con una coccarda tricolore sul cuore squarciato : era suo figlio Pietro che così ha visto per l ' ultima volta . Sia la Camera del Lavoro ( CISL e UIL ) che i sindacati unici ( CGIL ) hanno proclamato lo sciopero generale per domani . Già stasera si è cominciato a fermare molte vetture tranviarie . A mezzanotte sono entrati in sciopero i ferrovieri . Hanno già aderito alla sospensione di domani gli insegnanti di tutte le categorie . Davanti a S . Antonio Nuovo nei punti dove Addobbati e Zavadil sono caduti , sono sorti stasera dei tumuli infiorati e coperti del tricolore , accanto ai quali i triestini veglieranno per tutta la notte .
Alla cieca ( Rossanda Rossana , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno puntato sulla carta sbagliata , come con l ' Iraq contro l ' Iran . E tardi si accorgono di essere stati imprudenti nel dare per anni una copertura alla destra israeliana , ormai poco docile , invece che far rispettare a Israele la decisione delle Nazioni Unite per il rientro nei confini del 1967 . E adesso è tutto più difficile . Non ce l ' aspettavamo . Non ci aspettavamo che due boeing fossero scagliati contro le torri gemelle di New York , pieni di gente da far morire e guidati da gente decisa a morire , metafora gigantesca della tecnica che si autodistrugge , messa in atto per vulnerare gli Stati Uniti . Non ci aspettavamo , scrive ieri Bernardo Valli , che bin Laden , emaciato e visionario , mandasse in onda appena scattata l ' operazione americana sulla sua rete tv al Jazeera , un video girato in anticipo per dire che con l ' attentato alle torri era iniziata la guerra santa contro gli Stati Uniti e le dirigenze arabe corrotte , aggiungendo crudelmente che ora l ' Occidente prova quello che noi proviamo da ottant ' anni . Non ce lo aspettavamo che un fondamentalismo , roba da paesi terzi , usasse sapientemente capitali , tecniche di comunicazione , reti di intelligence , servizi e infine i media , come se non avessimo predicato a destra e a sinistra che la tecnologia cambiava anche possibilità , condizioni e perfino soggetti del conflitto . E ancora , non ce lo aspettavamo - dicono i più - perché non siamo mostri e bin Laden lo è . Semplicissimo , perché farla lunga , è un terrorista , punto , distruggiamo il terrorista , punto . Altri non si aspettavano una così enorme " operazione di polizia internazionale " - una guerra che pretende di non esserlo contro una guerra che non lo è ma pretende di esserlo - perché chi può temere una banda di talebani ? Altri ancora non cessano di stupirsi dell ' insorgenza fondamentalista dopo dieci anni che intonano il lamento funebre sulla fine della ragione e consegnano l ' etica alle religioni . Forse è il momento di stupirsi di meno e interrogarsi di più sulle ferite del mondo . Sembra averlo fatto più dell ' Europa l ' amministrazione Bush , stretta fra la necessità conclamata di far vendetta e il ragionevole timore di non riuscire a infliggere una punizione decisiva all ' ex alleato , ora nemico , dal perimetro incerto , dalla collocazione fluida e trasversale , con troppi punti di appoggio e troppi focolai . Gli Usa hanno cercato il massimo delle coperture internazionali - in Europa le hanno avute gratis - perché non escludono affatto che bin Laden non sia facilmente acchiappabile e se anche lo fosse non sono certi che quel terrorismo finirebbe con lui ; secondo , perché temono che i bombardamenti dell ' Afghanistan siano di scarso valore strategico ma , colpendo quella sciagurata popolazione , inneschino una ulteriore ondata antiamericana , mettendo in pericolo le deboli e non amate dirigenze dei paesi arabi che definiamo " moderati " , primo il Pakistan ; terzo , perché cominciano a chiedersi se al miliardario saudita bin Laden non prema , più che la Palestina e i luoghi santi , un rovesciamento dei poteri e delle alleanze internazionali a Ryad , chiave per il possesso del petrolio e quindi decisivo per pesare sull ' economia mondiale . Non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno puntato sulla carta sbagliata , come con l ' Iraq contro l ' Iran . E tardi si accorgono di essere stati imprudenti nel dare per anni una copertura alla destra israeliana , ormai poco docile , invece che far rispettare a Israele la decisione delle Nazioni Unite per il rientro nei confini del 1967 : nell ' infinito succedersi di negoziati più o meno fitti e di autentici fatti compiuti , è stato indebolito Arafat ed è stata alimentata Hamas . Adesso spegnere l ' incendio è ancora più difficile sia in Israele , sia fra i palestinesi , sia in tutta la regione . Il tentativo di far passare la rappresaglia e la messa in guardia del mondo arabo per un sostegno a una " liberazione " dell ' Afghanistan dai talebani indica l ' ampiezza della preoccupazione americana . Ma non è detto che l ' operazione riesca , malgrado l ' aiuto di Putin : l ' Afghanistan è immenso , impervio , è una trappola , i talebani sono stati addestrati , e il tempo è poco prima che esplodano altre polveriere . E anche se l ' immensa superiorità delle armi riuscisse a vincere a Kabul , sarebbe finita ? Sgomenta che nessuna riflessione sui nodi avvelenati del mondo arabo venga avanzata in Europa . Sgomenta non solo che per l ' Italia parli un Berlusconi , che perfino Bush preferisce tener fuori , ma che tutto l ' Ulivo parli come il premier , e tutti i Ds , nessuna mozione esclusa , tutti pronti ad andare in guerra . Domenica un popolo marcerà fra Perugia e Assisi , ma tolte le esili forze di Rifondazione comunista , Pdci e Verdi , chi ne tradurrà in politica l ' esigenza di fermare le armi e di lavorare almeno per spezzoni alle condizioni della pace ?
L'esultanza nella città giuliana ( Rosso Francesco , 1954 )
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Trieste , 5 ottobre - D ' improvviso , quasi magicamente , oggi Trieste si è tutta vestita di tricolore . Fu come se i triestini si fossero passata tacitamente la voce ; alle 11 di questa mattina , sotto un cielo livido , percorso da un freddo vento di tramontana , la città ha indossato il tricolore , senza attendere la conferma ufficiale che l ' accordo era stato raggiunto . Probabilmente , anche se l ' accordo non fosse stato firmato a Londra , per un qualsiasi ostacolo sorto all ' ultimo istante la città avrebbe ugualmente pavesato tutte le sue case con le migliaia e migliaia di bandiere cucite in tutta fretta in questi ultimi giorni , tanta era l ' ansia di sfogare alla fine il desiderio covato per quasi dieci anni . Dalle 11 di stamane , quando le pietre delle case sono miracolosamente fiorite di bandiere , Trieste è scesa nelle strade ad attendere una voce che confermasse le notizie ormai di dominio pubblico , ma ancor prive del crisma ufficiale . Passarono due ore , durante le quali i triestini continuarono a passeggiare lentamente lungo le strade che sfociano come tortuosi fiumi su piazza dell ' Unità . Alle 13 la grande piazza era già colma di folla fino a straripare sul lungomare . Dai palazzi privati , come dovunque , pendevano drappi tricolori . Soltanto la facciata del Municipio rimaneva sgombra , un ' isola nera in quel cantante garrir di bandiere . Alle 13 la radio diede l ' annuncio che l ' accordo era stato firmato , e scoppiò il primo applauso , subito spento dalla voce dell ' annunciatore , che pregava di rimanere in ascolto perché alle 14 il generale Winterton avrebbe rivolto un proclama ai triestini . Un po ' delusa , la folla abbandonò la piazza , ritornò a casa , ma per breve tempo . Benché nessuno avesse detto nulla , per una di quelle intuizioni che guidano sotterraneamente certe azioni umane , i triestini ritornarono in piazza dell ' Unità per le ore 14 , puntualissimi ; sapevano che l ' ora panica della loro città stava per scoccare . E scoccò , infatti , puntualmente alle 14 , quando una voce anonima , ampliata dai diffusori , gridò : « Issate le bandiere ! » . Per un momento la folla fu come inghiottita da un gorgo di silenzio . Si udiva il saettar veloce dei colombi nel cielo grigio , mentre sul pennone del Palazzo municipale , lentamente , per la prima volta dopo dieci anni , saliva la bandiera italiana . Da quel silenzio esplose l ' urlo della folla : « Italia ! Italia ! » , e la eco dilagò per strade , vie , corsi , ripetuta dalla moltitudine che non aveva trovato posto nella piazza . Dai diffusori uscivano le note dell ' Inno di Mameli , e la folla cantò in coro , un canto irrefrenabile , una gioia di espandersi alfine senza timore nel manifestare i propri sentimenti . Sul nereggiare vasto della piazza gremita il mare appariva come un nastro grigio su cui il molo Audace era , solo e deserto , come un grande ponte proteso ad attendere le truppe italiane che , come già il 3 novembre 1918 , quando si compì il secondo Risorgimento nostro , sarebbero ancora sbarcate . Sul mare , come in un fiabesco scenario , sfilavano bianche imbarcazioni con gli alti pennoni pavesati di tricolore . Alcuni mortaretti spararono salve di colpi . I canti , gli evviva , le grida di giubilo erano tutti diretti ai balconi del Municipio , benché si sapesse che il sindaco Bartoli , ancora degente all ' ospedale per un intervento chirurgico ad un occhio , non sarebbe comparso . D ' improvviso la folla fece dietrofront , si rivolse al mare . Sui due alti pennoni rossi , terminanti in due alabarde dorate , salirono lentamente due grandi bandiere : il tricolore ed il rosso drappo alabardato della città che si gonfiarono nel vento . Fu questo il momento culminante della giornata triestina . Diede l ' esempio il ministro Fracassi , che si voltò ad abbracciare colui che gli stava più accosto , e tutti i triestini lo imitarono : tutti si abbracciavano , si stringevano forte le spalle , si baciavano . E tutti piangevano , non soltanto le donne , ma anche i giovani , e vecchi signori , che avevano fino allora affettato una imperturbabile serenità pur nell ' esultanza , stringevano fra le braccia lo sconosciuto concittadino , piangevano silenziosamente . E su quel mare di folla commossa continuavano a piovere le note degli inni , alcuni gravi e solenni , altri scattanti e gioiosi . La commozione toccò il parossismo quando dai diffusori echeggiarono le note del Piave . Allora la folla non ebbe più ritegno nell ' esprimere la sua ardente gioia , ed il canto del fiume sacro alla Patria straripò , gonfio dei ricordi che destava in questa città due volte redenta . Nella pausa di silenzio che seguì , l ' assessore anziano Sciolis lesse il messaggio che il sindaco Bartoli aveva scritto per i suoi concittadini : « L ' Italia ritorna » incominciava il messaggio , e ripeteva , come un Leitmotiv , la frase che ogni volta destava gli irrefrenabili applausi della folla , « d ' Italia ritorna » . Chi è lontano non può rendersi conto esatto di ciò che significano queste parole per í triestini . Forse a torto può anche pensare che la rettorica patriottica non sia stata totalmente assente da questa manifestazione . Ma tutto ciò che hanno fatto oggi i triestini era così schietto , spontaneo , vero che tutto diventava accettabile . In mezzo a tanto tripudio non si è verificato alcun incidente . Gli agenti della polizia militare inglese in servizio di ordine , che giravano con le loro camionette per le vie pavesate di bandiere , sorridevano comprensivi se li investiva qualche selva di fischi che partivano da gruppi di studenti incolonnati . Alle 18.30 , dopo i rituali squilli dell ' « attenti » , in piazza dell ' Unità avvenne l ' ammainabandiera , e fu ancora una esplosione gioiosa dei triestini , certi che quelle bandiere sarebbero tornate l ' indomani a garrire libere nel cielo immenso . Questa sera non si sapeva ancora con esattezza dove passerà la nuova linea di demarcazione . Il ministro Fracassi durante una conferenza stampa per illustrare ai giornalisti il testo dell ' accordo ha confessato di non conoscere con precisione le rettifiche di confine , apportate all ' attuale linea fra le due zone ; non ha ancora ricevuto da Roma la carta geografica a cui il testo dell ' accordo fa continuo riferimento . È però certo , ormai , che Crevatini ed Albaro Vescovà saranno assegnati alla Jugoslavia . Le genti di queste piccole frazioni di Muggia stanno vivendo ore di ansia . « Che cosa dobbiamo fare ? » domandano a chi si ferma a parlare con loro . E per non essere presi alla sprovvista , temendo di dover sgombrare da un istante all ' altro , ammucchiano le masserizie , spogliano persino porte e finestre degli infissi . Il ministro Fracassi ha insistito perché si renda noto a questa gente che secondo l ' articolo 8 dell ' accordo , gli abitanti delle due Zone che vogliono spostarsi hanno tempo un anno intero per sistemare convenientemente le loro cose , senza compiere gesti affrettati che si risolverebbero in un grave danno . Le stesse cose ha ribadito il gen. Winterton in un proclama alla cittadinanza . Con pacatezza , badando al sodo della questione , il generale inglese ha preferito rassicurare alcune classi di cittadini che temevano di perdere il posto con il mutamento dell ' amministrazione . Dopo i luttuosi avvenimenti del 4 novembre scorso , si era diffusa la voce che molti degli attuali seimila agenti della polizia civile giuliana sarebbero stati licenziati con il passaggio dell ' amministrazione della « Zona A » all ' Italia ; il gen. Winterton li ha tranquillizzati : il Governo italiano ha garantito che tutti manterranno il loro impiego . Domani , nelle prime ore del pomeriggio , il comandante alleato riceverà nel castello di Duino il gen. De Renzi , designato dal Governo italiano per concordare il trapasso dei poteri . Le truppe americane - come è stato annunciato oggi - saranno evacuate dalla « Zona A » per ferrovia , con convogli motorizzati e a bordo di navi temporaneamente accantonate a Livorno . I primi movimenti hanno avuto inizio già oggi . Agli americani , nello spazio di un mese , faranno seguito gli inglesi . A notte la folla continuava a camminare per le strade , ad ingrossare i cortei , a sventolare bandiere , a cantare instancabilmente . Nelle ombre della sera , sotto un cielo fattosi chiaro come un cristallo , le luminarie tricolori avvampavano da balconi e finestre , illuminando i volti accesi delle ragazze che in colonna , a gruppi o isolate , cantavano : « O Italia , o Italia del mio cuore - tu ci vieni a liberar » . Anche il torrione di San Giusto è stato illuminato . La grande campana di Trieste non ha suonato per la giornata solenne , ma la torre anche se danneggiata dal tempo era accesa come un faro e illuminava col riverbero il molo Audace , a cui fra pochi giorni attraccheranno le navi che porteranno le truppe italiane .
Note di un'antiamericana ( Rossanda Rossana , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Non è dei poveri né per i poveri la dirigenza della Jihad , è agita da potentati politici e finanziari che degli States conoscono il funzionamento . Si è sbagliato chi di noi ha pensato che l ' unificazione capitalistica facesse degli Usa un impero (...) Mi si dirà antiamericana ? Sono antimperialista , altra parola che mi sembra bollata di ostracismo . O siete con me o siete con bin Laden , grida Bush , mentre si appresta a punire l ' Afghanistan , talebani , non talebani e popolo inclusi . Conosco il ricatto . Non ci sto . Non mi schiero con Bush e lascio agli stolti di dedurne che sono con bin Laden . Vorrei ragionare su quel che è successo , su quel che può succedere e sul che fare . L'11 settembre non è stata una guerra . Le guerre impegnano le nazioni . E ' stato un atto terroristico e ne possiede tutti i lineamenti : la priorità del simbolo , il colpire inatteso , la segretezza della mano , l ' intreccio omicidio suicidio , destinati a moltiplicare il panico . Il terrore ha per primo fine il terrore . Non tutti i molti attentati della storia sono terroristici , ma questo sì : chi lo ha compiuto conosceva il bersaglio , le debolezze del suo dominio dal cielo , la sicura amplificazione dei media . Grazie ai quali le due Torri sono crollate non una ma diecimila volte sugli schermi , aiutando a gridare : è una guerra e chiamando alla guerra . Gli attentatori lo avevano certamente messo nel conto . Non è stata l ' apocalisse . Non nell ' accezione ingenua della devastazione enorme : altre più massicce devastazioni si sono seguite negli ultimi dieci anni . Ma non abbiamo definito apocalisse quella dei centocinquantamila sgozzati in Algeria , dei sei settecentomila Tutsi uccisi dagli Hutu , dei trecentomila ammazzati nell ' Iraq dall ' operazione " Tempesta nel deserto " e il mezzo milione di bambini che muoiono , si dice , per l ' embargo dei medicamenti . Tanto meno i trentacinquemila morti in Turchia e i settantamila in India , in questo stesso 2001 , anche se la speculazione non è estranea a quelle catastrofi . Dunque alcune stragi pesano come montagne , altre come piume ? Se non è corretto valutare un evento soltanto dal numero delle vittime non è neanche lecito valutarlo soltanto dal vulnus portato all ' idea di sé che ne ha chi ne è ferito , in questo caso gli Stati uniti . Ancora più torbido il richiamo colto all ' Apocalisse : scontro finale fra la Bestia e l ' Agnello . Il Bene siamo noi la Bestia sono loro . Così ha detto Bush e ha aggiunto " Dio è con noi " . Non è stato l ' assalto dell ' Islam alla cristianità , come sulle prime si è detto ( antinomia veneranda , ricorda Bocca ) . Poi ci si è ritratti con imbarazzo : non è l ' Islam ma il fondamentalismo islamico che colpisce l ' occidente cristiano . Ma l ' Islam è un oceano e dimostrare che ha i suoi fondamentalismi è facile quanto dimostrare quelli del cristianesimo e dell ' ebraismo . E tuttavia Ariel Sharon non è " gli ebrei " , Pio XII non è stato " i cattolici " e neppure lo stolto Bush è " gli americani " , anche se di queste aree sono o sono stati i leader designati . Cattiva polemica , confusione . In verità nulla fa pensare che quello alle due Torri sia un attacco al cristianesimo , dubito che sia un attacco alla democrazia , certo non lo è al mondo delle merci e dei commerci contro il quale nessuno nell ' Islam , neanche i talebani , ha nulla . Chi ha colpito ha voluto colpire l ' arroganza degli Stati uniti nel Medioriente e metterne in difficoltà gli stati arabi alleati . Non è stata una vendetta dei poveri . L ' Islam non parla di questione sociale , ma senza questo i poveri non sono in grado di compiere che una jacquerie . L ' attacco alle due Torri è tutto fuorché una jacquerie . Non è dei poveri né per i poveri la dirigenza della Jihad , che traversa tutto l ' Islam senza avere ( ancora ) uno stato proprio e gioca anche sulla disperazione , ignoranza ed oppressione delle masse il cui consenso è necessario alle dittature arabe , costringendo queste ultime a tirare il sasso e nascondere la mano . La Jihad è agita da potentati politici e finanziari che degli States conoscono il funzionamento e i mezzi e in questo senso Osama bin Laden , saudita , già agente della Cia , è un modello . Viene da una famiglia che dal 1940 è il più forte gruppo di costruzione e trasporti dell ' Arabia saudita , ma partecipa a holding dell ' elettricità ( a Rihad e a La Mecca , a Cipro e in Canada ) , nei petroli , nell ' elettronica , nell ' import - export , nelle telecomunicazioni ( Nortel e Motorola ) e nei satelliti ( Iridium ) . Famiglia e Arabia saudita hanno liquidato Osama con due miliardi di dollari che egli gestisce sulle borse e nella miriade di società off shore dei suoi . E alimenta le ong islamiche Relief e Blessed Relief . Questi sono " loro " , la Bestia contro la quale ci leviamo , noi , il Bene . Sono quelli che gli Stati uniti hanno creduto di utilizzare in Afghanistan e nel Medioriente e oggi gli si rivoltano contro . E ' una lotta per il dominio in quello scacchiere . Non è fra i guai minori di Bush che i saudiani siano i maggiori finanziatori della Jihad ma l ' Arabia saudita il paese più intrinsecamente legato agli interessi americani . La vera domanda è perché ora ? Fino a dieci anni fa la Jihad non era così forte e fino a dieci giorni fa agiva solo all ' interno dell ' Islam , ala ortodossa contro le " deviazioni " , l ' Algeria è il più sanguinoso esempio . Finché non ne è stato toccato , l ' occidente non se ne è curato affatto , privilegiando i rapporti d ' affari , massacratori o fondamentalisti che fossero i detentori di gas per l ' Europa , di armi contro l ' Unione sovietica o gli alimentatori di un contenzioso pakistano contro l ' India . Non se ne è curato quando sotto gli occhi di tutti sono affluiti , negli ultimi anni , ad addestrarsi nell ' Afghanistan , i fondamentalisti di ogni provenienza . E invece si doveva vedere come la Jihad assumesse grandi dimensioni da quando il Medioriente ha smesso di essere assieme paralizzato e coperto dal deterrente delle due superpotenze e una sola di essa è rimasta in campo , gli Stati uniti . I quali sono diventati parte in causa , sollecitatori e finanziatori di tutti i conflitti del settore , per i loro immediati interessi o per inintelligenza dei processi . Neanche l ' acuto Noam Chomski si ricorda che prima del 1989 una guerra nel Golfo sarebbe stata impensabile . E che chi negli emirati vi ha chiamato gli States , da tempo non apprezza che essi così pesantemente vi restino . Non apprezza , il mondo arabo , che gli Usa esigano il rispetto delle risoluzioni dell ' Onu dall ' Iraq ma non lo esigano ( e non occorrerebbe una guerra ) da Israele . La Jihad insomma è cresciuta nel venire affine di qualsiasi visione laica di riscatto di quelle popolazioni con la caduta dell ' Urss e col blocco assieme contingente e leonino fra dirigenze arabe e Pentagono . Nazionalismo , fondamentalismo , concretissimi interessi di alcuni e disperazioni di molti hanno fatto della Jihad la miscela esplosiva che oggi è . Azioni e reazioni degli Stati uniti le hanno facilitato il terreno di coltura , come lo accrescerà la dissennata reazione di Bush che farà a pezzi in Afghanistan molti , non bin Laden , e però non oserà invaderlo : i russi gli hanno spiegato che non ce la farebbe . Ma bombarderà a destra e a sinistra Kabul e forse , secondo le abitudini , Baghdad . Si è sbagliato chi di noi ha pensato che l ' unificazione capitalistica facesse degli Usa un impero , sia pur meno colto di quello che già non piaceva a Tacito , ma che sarebbe stato oggettivamente assimilatore e mediatore . Gli Usa non sono questo . Si muovono in modo ancora più arrogante di Francia e Inghilterra , che avevano spartito con l ' ascia la regione , e per di più in tempi che offrono a chi si sente umiliato e offeso i mezzi e i saperi per destabilizzare chi lo umilia o lo offende . Nulla è stato più stupido che allevare il terrorismo e pensare di servirsene . Esso è imprendibile e lo resterà finché non avrà perduto il consenso sul suo proprio terreno . Ma non lo perderà di certo mentre Bush bombarda l ' Afghanistan . Anzi con questa azione gli Stati uniti perderanno anche il sostegno degli stati arabi finora amici . La Lega araba ha già cominciato . Bush si infila in una guerra dalla quale non tirerà fuori i piedi perché l ' ha promessa ai suoi concittadini , che al 92 per cento la vogliono anche loro : ma non dividerà gli stati arabi , e accrescerà il potenziale di vendetta della Jihad . La sola guerra che è in grado di vincere è in casa sua contro la tanto vantata " società aperta " : effetto fatale delle emergenze . Si espone a essere colpito di nuovo , a non vincere da nessuna parte e perdere poco a poco il consenso che la scossa dell'11 settembre gli ha dato . Ci sono errori senza rimedi . Se ne accorge l ' Europa che ora lo sostiene ora ne prende le distanze , firma patti scellerati con la Nato e poi elucubra sull ' articolo 5 , non vuole mandare i ragazzi di leva nelle montagne afghane né complicarsi le cose con i musulmani che si trova in casa , né col Mediterraneo , dove l ' Italia della seconda repubblica - sia detto fra parentesi - fa ancora meno politica della prima . Dovremmo accorgercene anche noi , che pure siamo stretti fra la spada e il muro , perché non c ' è occasione che non sia buona per cercare di massacrare la poca sinistra che resta . Abbiamo anche noi le nostre colpe , non fosse che di omissione . Scrive Pintor che non ci aspettavamo quel che è successo : è vero . Ma non è una virtù . Come gli Usa abbiamo guardato a noi stessi e non al mondo , dove pure nulla era nascosto . Coprendoci il capo con la cenere dei comunismi , abbiamo cessato di guardare a chi era incastrato in condizioni materiali più delle nostre tremende . Prendiamo la Palestina : uno stato confusionale fa oscillare la sinistra fra senso di colpa verso gli ebrei , rigurgiti di antisemitismo e , come ha scoperto Mannheimer , vorremmo tanto che i palestinesi smettessero di agitarsi . Tale è il peso del fallimento dei socialismi reali che alcuni di noi si sono persuasi che nulla ci sia da fare , tanto il male è nel mondo e il mondo è del male , mentre alcuni altri si sono illusi sulle virtù rivoluzionarie di identità arcaiche , che ci sono parse lodevoli perché antimoderniste e tutte si sono involte su sé stesse , fra degenerazione e paralisi . Ora gli eventi ci presentano i conti e bisogna rispondere per quello che siamo . Non siamo tutti americani - io almeno non lo sono . Non apprezzo i " valori " liberisti che gli Stati uniti impongono , mi duole il lutto dei loro cittadini ma non mi piace che si credessero al di sopra delle conseguenze di quel che il loro paese fa . Mi si dirà antiamericana ? Sì lo sono , e mi stupisco che esitino tanto ad esserlo molti amici che più di me in passato lo erano . Considero che gli Stati uniti stiano facendo ancora una politica imperialista che ferisce altre popolazioni e si rivolterà contro loro stessi : sono antimperialista , altra parola che mi sembra bollata di ostracismo . La verità è che siamo deboli . Ma questo non ci assolve dal dire no , Bush è un pazzo pericoloso , non colpirà la Jihad ma molta gente senza colpa , e spingerà gli Stati uniti a vivere assediando il mondo e ad esserne assediati .
StampaQuotidiana ,
Roma , 3 febbraio - I deputati La Malfa , Li Causi e Mancini hanno presentato oggi alla Camera interrogazioni urgenti per conoscere il parere del Governo sul caso dell ' arresto , avvenuto in Sicilia , presso Partinico , dello scrittore cattolico Danilo Dolci , apostolo laico per la redenzione di una delle più misere popolazioni siciliane - quella di Trappeto - il quale i giorni scorsi aveva indetto uno sciopero della fame , cui si erano associati , per ventiquattr ' ore , duecento pescatori della zona . Abituati al digiuno per secolare maledizione della povertà che li mortifica , ed anzi quasi spiritualmente fortificati da una preparazione veramente congrua al loro stato , i duecento affamati si sono quindi accinti ad un lavoro volontario di pubblica utilità : la riparazione di una trazzera . Oltre a Danilo Dolci , sono stati difatti messi nel carcere palermitano dell ' Ucciardone alcuni braccianti , qualche sindacalista e uno studente universitario . Sul loro conto e sulla natura dei fatti , il Governo purtroppo non ha saputo dire nulla ai deputati che lo interrogavano . Il sottosegretario Pugliese ha risposto di non essere in possesso di notizie precise e ha formulato l ' opinione che i deputati interroganti avrebbero dovuto contentarsi di una risposta scritta che sarebbe loro stata inviata uno dei prossimi giorni . La Malfa , deputato repubblicano , ha replicato vivacemente : « L ' episodio di Partinico è davvero paradossale » egli ha detto . « Danilo Dolci è stato arrestato per conduzione abusiva di lavori su luogo pubblico , mentre a tutti sono note le condizioni delle trazzere siciliane che giustificano veramente qualunque intervento per migliorarle . » Il socialista Mancini e il comunista Li Causi si sono associati alle parole di La Malfa , e finalmente si è deciso che il Governo risponderà nel merito dei fatti di Partinico in occasione della prima seduta dopo la ripresa parlamentare , cioè il 14 febbraio alle ore 17 . Di qui al 14 febbraio Danilo Dolci starà intanto in prigione ? Se questa è la sua sorte , egli probabilmente non la considererebbe come la conseguenza peggiore determinata dalla situazione . Personalmente abituato a prigioni e a digiuni , vi è assuefatto e non li cura come eventi terribili , ma soltanto piuttosto come incidenti del suo mestiere di missionario laico , di apostolo volontario della redenzione di uno dei paesi più poveri d ' Italia . Missionario ed apostolo non sono termini consueti nel linguaggio della polizia , e Dolci infatti è stato indicato in un rapporto del commissariato di PS di Partinico con la qualifica più usuale di « noto agitatore » . Di origine trentina , architetto per gli studi compiuti con successo , Danilo Dolci è un uomo calmo , affatto maturo , fisicamente forte e moralmente armato . Di lui ha scritto Norberto Bobbio nella prefazione ad un libro che ha avuto molta meritata fortuna ( D . Dolci , Banditi a Partinico , Ed . Laterza 1955 ) che « a vederlo dà un ' impressione tranquillante di forza rattenuta e benefica , di interiore riposatezza , di calma sorvegliata e inattaccabile , senza increspature , di una mansuetudine più forte di ogni impeto » . Il ritratto è preciso : una decina di giorni fa , Dolci era a Roma e si aggirava nei ritrovi e nei salotti per procurarsi adesioni alla sua impresa che pacatamente andava spiegando con molta semplicità . Il cosiddetto « noto agitatore » aveva già compiuto un primo tirocinio a Nomadelfia con don Zeno Saltini . Poi , all ' inizio del 1952 , era andato da solo a Trappeto , uno del paesi più miserabili della Sicilia , centro del banditismo allora assurto ad evento nazionale . Vi era già stato da ragazzo con la famiglia essendo il padre ferroviere : « Danilo arrivau a lu Trappitu con trenta lire in tasca ' nu bellu jornu co lu trenu dell ' una » oggi raccontano di lui per le strade di Partinico . Tornava per dividere , consapevolmente , la miserabile vita della parte più miserabile di quella popolazione , e non già per tentare esperienze politico - sindacali , o tanto peggio letterarie . La via che aveva scelto era difatti di non accettare la distinzione fra il predicare e l ' agire ma di far risaltare la buona predica dalla buona azione e non lasciando ad altri la cura di provvedere : ma cominciando col pagare di persona . Pagò difatti - e quanto - insieme ai poveri ai quali si è associato . Il primo sciopero della fame lo compì per protesta avendo visto un bimbo che era morto di fame : perché in Italia , in qualche angolo , si può ancora morire di denutrizione . Il suo gesto servì perché arrivasse qualche provvidenza , insufficiente , come è ovvio , a risolvere la situazione ; ma da quel giorno , almeno , i bimbi di Trappeto non morirono più solamente per fame . Danilo intanto si è sposato con la vedova di un pescatore del luogo , adottandone i figli , ed ha vissuto in lotta contro la diffidenza delle autorità che lo considerano un agitatore , e contro l ' incomprensione di una certa parte della stessa popolazione . Sollevarla al livello della dignità umana è l ' impegno maggiore di Danilo Dolci , che nei salotti romani sere fa ne andava parlando con profonda convinzione : « Sarebbe veramente una jattura che l ' opera iniziata si dovesse arrestare . Abbiamo indotto i pescatori , i braccianti , i disoccupati a considerare in modo nuovo il loro destino ; a sentirsi uomini . Faremo un digiuno per dimostrare il carattere religioso della nostra azione , e poi ci metteremo a lavorare ma non come ribelli ; semplicemente come cittadini che invocano l ' applicazione dell ' art. 4 della Costituzione . A Trappeto , lo hanno tutti imparato a memoria . Abbiamo diffuso volantini e affisso manifesti con uno stampato : " La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto " . Siamo ribelli forse ? Non siamo ribelli : anzi cerchiamo di sradicare le cause secolari del banditismo » . Queste le dichiarazioni del Dolci contro il quale la legge viene applicata in tutta la sua severità . Ma è da notare , come scrive stasera la non sospetta agenzia Italia , che fino ad ora l ' attività di Dolci era stata seguita con interesse , ufficialmente , e non sono mancati indizi espliciti di autorevoli adesioni . Recentemente la TV ha dedicato al Dolci una trasmissione nell ' ambito di una rubrica riservata ai giovani , ed in tale occasione gli fu possibile esprimere la sua valutazione sulla situazione di Partinico . « Evidentemente » scrive la agenzia « occorreva scegliere tra il considerare il Dolci un pericoloso sovvertitore e non offrirgli pertanto una autorevole tribuna come la TV , oppure ritenerlo soltanto come un animatore sociale , e allora sarebbe stato più opportuno operare in modo che non si determinassero le condizioni per provvedimenti addirittura limitativi della sua libertà » .
Giovani talpe ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Mi verrebbe da dire : giù le mani da Enrico Berlinguer . Ma che lo dico a fare se i suoi amici e discepoli lo denigrano perché fu un buon comunista dalla giovinezza alla tomba ? L ' uccisione del padre , secondo Freud , è un passaggio obbligato per i giovani che vogliono sentirsi qualcuno . Quella in corso non è una disputa storico - politica ma una campagna elettorale anticomunista che a me ricorda il 18 aprile 1948 , con alcune differenze . Questa fa perno sul Kgb , quella sulle preforche di Praga ( una cosa più seria ) . Quella ebbe un piglio clerico - maccartista , questa ha una furia che definirei « islamica » se non fosse offensivo per i maomettani . Quella era diretta contro il pericolo bolscevico , questa vuole azzerare una sinistra moderata e socialmente innocua . Quella era guidata da De Gasperi e Scelba , questa da Berlusconi , Fini e Giannino Riotta . Ma la novità più grande , il paradosso che supera la fantasia di Kafka e Pirandello , è che allora il fronte del popolo e l ' antifascismo contrattaccavano e ressero alla sconfitta , mentre D ' Alema e Veltroni , gran parte del loro partito e dei loro alleati concorrono attivamente alla propria umiliazione . Oggi è un tranquillo martedì di mezzo ottobre , manca tempo alle elezioni suppletive di novembre , alle elezioni regionali di marzo , alle elezioni politiche del 2001 ( a cui non arriveremo ) . Senza sfera di cristallo , ma secondo una logica elementare , si può già dare per certa un ' umiliante sconfitta della sinistra e della sua impresentabile coalizione . Lo scrivo in anticipo senza né timore né speranza di una smentita dei fatti . A chi si rivolgono , quali voti pensano di conquistare D ' Alema e Veltroni , quando rifiutano l ' eredità del Pci come parte fondante della democrazia italiana e si presentano come figli di nessuno ? Non certo quelli dei popolani e dei democratici che hanno un ' altra memoria e che gli hanno già voltato le spalle nelle elezioni di giugno . Vanteranno forse i frutti dell ' azione di governo ? Da un anno in qua non ce ne sono , l ' unico vistoso è stata la guerra . Tireranno fuori all ' ultimo minuto un programma riformatore di cui non c ' è traccia , concordato col dott. Fossa e col sen. Cossiga ? O con l ' impresentabile Cossutta ? O con un certo Castagnetti , che giustamente inneggia al cinquantennio democristiano , come esemplare baluardo anticomunista e modello di buon governo ? Chiederanno il soccorso dei poteri forti tradizionali contro il liberismo cialtrone di Berlusconi e la destra estrema di Fini ? A giudicare dal tono dei giornali della Fiat , i poteri forti ritengono di aver sfiancato a sufficienza il ronzino del centro - sinistra e cambiano cavallo . Forse la Fiat sarà venduta e l ' impero di Berlusconi non avrà più concorrenti . Oppure credono davvero , D ' Alema e Veltroni , che proclamando il comunismo incompatibile con la libertà avranno il voto encomiastico dei ceti medioabbienti ? Ma questi ceti insaziabili lo sapevano già , intendendo per comunismo qualunque limite al privilegio . E sentirselo dire da sinistra gli alleggerisce la coscienza e li induce a votare con slancio per la destra che glielo ha sempre detto . Una destra ultralegittimata : se l ' ultimo cinquantennio è ignominioso , unico retroterra storico rimane il liberalismo sabaudo e il ventennio fascista . Ben scavato , giovani talpe .
StampaQuotidiana ,
Mosca , 23 febbraio - Oggi sono sceso nel Mausoleo ed ho visto Stalin , l ' uomo di cui si parla . Il viso è fortemente illuminato da un fascio di luce rossastra e calda , splendono argentei i famosi baffi , i capelli appaiono ancora folti , con molti fili neri misti a fili grigi . Spicca il naso aquilino , leggermente annerito intorno alle narici . L ' uomo che cessò di vivere il 5 marzo 1953 , quasi tre anni fa , non sembra morto . L ' impressione è strana ; Stalin , adagiato com ' è dentro una scatola di cristallo , sembra piuttosto immerso nel sonno , un sonno profondo e monumentale . Il realismo di questa spoglia è possente . Il pubblico , sfiorando la scatola di cristallo , può veramente scrutare ogni particolare del celebre volto . Si notano perfettamente le pieghe del collo , le rughe della fronte , le linee dell ' espressione , i forellini e le asperità della pelle , le increspature delle labbra , le grinze delle palpebre chiuse . Non è l ' aspetto di un uomo morto ; e passata la prima impressione , non è nemmeno quello di un uomo dormiente . Ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo ; ad un uomo , per dire così , né vivo né morto . Ogni giorno circa settemila persone visitano il Mausoleo . È un edificio di marmo rosso cupo , costruito in margine alla Piazza Rossa , a poche decine di metri dalle mura rosse del Cremlino . La fila dei visitatori si prolunga per alcuni chilometri , e chi è in testa non può mai vederne la coda . Si tratta di un esercito di borghesi , o meglio , di gente vestita in borghese . Si mescolano i tipi più diversi , vecchi contadini con gli abiti imbottiti di ovatta e i valenchi di feltro ai piedi , donne infagottate , il capo coperto da scialli neri , giovanotti con cappotti di pelle . Si notano anche molti bambini , tenuti in braccio e avvolti dentro coperte imbottite . La colonna cammina lentamente , a piccoli passi . Si tratta d ' una andatura che verrà mantenuta durante tutta la visita . Non ci si può , infatti , soffermare davanti ai sarcofaghi di Lenin e Stalin , che appaiono affiancati nella grande sala sotterranea del Mausoleo . I curiosi , tentati di indugiare , vengono severamente invitati a filare avanti dai militi che si susseguono a pochi passi di distanza , lungo tutto il percorso . Si entra nella tomba attraverso una porta di bronzo . Agli stipiti stanno due soldati di guardia , con il fucile a pied ' arm , la cui baionetta è splendente . Queste sentinelle appaiono immobili , quasi fossero di marmo . A volte il gelo incrosta i loro visi , e imbianca le ciglia . Varcando la porta di ingresso , si passa davanti al loro naso , e se si cerca di guardarli , i loro occhi appaiono come invetrati , perduti lontano . Si scende una scala di marmo nero , e ci accoglie un ' aria tepida , che ha un percettibile odore di disinfettante . Di quando in quando vediamo i soldati di guardia e colpisce la loro posizione statuaria e assente . Finita la scala si volta a destra , si oltrepassa una porta di bronzo , si entra nella sala dove giacciono le spoglie di Lenin e di Stalin . È una sala nera . Un debole chiarore scende dal soffitto , i visitatori diventano ombre tra ombre . Si scorgono decine di soldati , immobili e rigidi ; i loro volti , sfiorati dalla debole luce , appaiono di un pallore cereo , hanno il colore delle piante cresciute nel buio . D ' un tratto il volto di Lenin , illuminato da una luce violenta e rossastra . Anche il fondatore del Partito comunista sovietico giace dentro una scatola di cristallo . Appare dalla cintola in su , lo nasconde fino al ventre un panno di raso nero , su cui spiccano le mani . L ' aspetto di Lenin , al contrario di quello di Stalin , è , per dir così , più sfumato . I suoi resti hanno qualcosa di cereo , di indistinto che veramente non ritengono più nulla di carnale . Si capisce subito che il tempo ha lavorato , ha compiuto trasformazioni sottili ; ed ha infuso nei resti umani quel tanto di astratto e simbolico che appartiene ai monumenti . Davanti a Lenin non si prova quel senso di vago sgomento che coglie alla vista di Stalin , così terreno , così fisico . Molti giornali di Occidente hanno raccontato che i sovietici , durante la guerra scorsa , trasportarono Lenin in un sotterraneo della metropolitana , per metterlo al riparo dai pericoli delle bombe . Le spoglie , sembra , soffersero qualche danno e fu necessario poi un delicato lavoro di restauro . È certo che , al paragone di Lenin , Stalin risulta molto più reale . Le mani del Voschz , del « capo » , che per oltre vent ' anni strinsero fermamente un potere assoluto , conservano una incredibile freschezza , potrebbero essere le mani di un uomo addormentato . Mentre Lenin indossa una giacca scura , di foggia militaresca , e priva di qualsiasi ornamento , Stalin veste la divisa grigioverde di generalissimo , con una grande stella d ' oro su ciascuna spallina , due stelle rosse appuntate al petto , che lo decorano due volte « eroe dell ' Unione Sovietica » . Nel Mausoleo si respira una strana aria di venerazione . I visitatori guardano le due scatole di cristallo con occhi affascinati . Il silenzio è profondo , si sente soltanto un lieve fruscio di piedi e un lontano ronzare di apparecchi elettrici . Il pensiero spontaneamente corre ad altre scene . Si ricorda il fervore religioso che i fedeli della Chiesa ortodossa svelano davanti alle immagini sacre . Qualcosa del rapimento che per secoli accompagnò l ' adorazione delle icone russe , sembra giungere fin qui , con aspetti naturalmente diversi . Chi osserva i volti dei sovietici trascorrenti davanti alle salme di Lenin e Stalin , può immaginare meglio l ' impressione che devono aver suscitato le parole contro il « culto dell ' individuo » , pronunciate nei giorni scorsi nella sala grande del Cremlino . Il genio infallibile e quasi sovrumano , esposto come Lenin alla venerazione del popolo , appare avvolto in una luce di tramonto . Un tempo i visitatori del Mausoleo trascorrevano davanti a Stalin senza sentire alcun dubbio . Quali pensieri volgono ora nella mente di questi uomini , che vedo sfilare con occhi assorti ed estatici ?
La crisi dei gesuiti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Il cardinal Martini ha chiesto alla rivista dei gesuiti di aiutare il mondo cattolico e i cittadini in generale a decifrare la politica italiana . Se non ci riescono loro , grandi interpreti di codici medievali e tessitori di intrighi celebri nella storia , nessun altro può riuscirci . Io ci ho rinunciato da tempo . Tanto più in quanto i geroglifici della politica italiana non sono egizi per cui servirebbe un archeologo , ma specificamente democristiani . I governi a termine , balneari o natalizi , i governi bis , i rimpasti , i prontuari per la ripartizione dei dicasteri , le fluttuazioni e i ricambi delle maggioranze , sono una tradizione cinquantennale , un abito mentale , un costume , una particolarità nazionale che la giovane sinistra ha ereditato e fatto propria senza neanche rendersene conto . Prima il nuovo Ulivo o prima un D ' Alema bis ? Meno Quercia e più Asinello ? Più Pipì o meno ? Mastella o Parisi , chi tra queste due eminenti personalità avrà più spicco ? Scognamiglio tornerà al Polo ? Livia Turco e Rosi Bindi si dedicheranno alla famiglia in senso stretto ? Di Pietro farà arrivare i treni in orario ? Il centro - sinistra conserverà il trattino di congiunzione o farà lo strappo ? Una crisi limpida ed entusiasmante , la prima volta del presidente Ciampi , il cui esito è atteso dalle grandi masse con la stessa apprensione dell ' estrazione dell ' Enalotto . Il programma è top secret , come le bombe H su cui resteremo seduti , i giornali vanno in cerca di indiscrezioni ma l ' unica che trovano è la parità scolastica : che non ha bisogno di essere decifrata dai gesuiti . Il resto lo sta redigendo il dott. Fossa . Il D ' Alema primo è durato un anno , il D ' Alema secondo sarebbe meglio che non nascesse se non altro per ragioni di stile . Non si sa neppure chi sia il padre naturale , se Massimo o Walter ( oggi gli statisti si chiamano per nome , con un ' intimità che annuncia micidiali colpi bassi ) . Se è così che vi preparate alle elezioni regionali , cari amici , proclamando per inciso che non c ' è trattino tra comunismo e libertà , Dio non ve la manderà buona . Sarebbe meglio se foste voi a rompere i piatti prima di farveli rompere sulla testa . Ma non ne siete capaci anche perché Boselletti non sarebbe d ' accordo .
StampaQuotidiana ,
Tel Aviv , 8 novembre - I carri armati i semoventi gli affusti dei cannoni gli autocarri , insomma tutti i mezzi meccanici degli egiziani , sono dipinti di giallo , quelli israeliani di un colore bruno verdastro . « Il nostro problema » mi ha detto sorridendo un alto ufficiale israeliano « è ora se dipingere in bruno tutto il materiale catturato o se faremo più presto a dipingere in giallo anche quello nostro . » Certamente il bottino fatto nel Sinai di armi e di munizioni e carri di recentissima costruzione , russi inglesi cechi , supera le previsioni anche di coloro che da un anno osservavano con apprensione il grande affluire in Egitto di materiale bellico . Diversa è l ' interpretazione che si può dare a tanta abbondanza di mezzi e di armi nella deserta regione del Sinai popolata soltanto da sparsi presidi militari , se sia indice veramente di intenzioni aggressive , come affermano gli israeliani e come appare anche da certe parole minacciose di Nasser ( « alla prima occasione spazzeremo via Israele dalla faccia della terra » ) , o corrisponda all ' opportunità di preparare materiale bellico ad oriente del Canale in previsione d ' un attacco ad esso . Gli israeliani hanno certamente condotto una rapida campagna con buoni piani e intelligente azione di truppe , e í soldati si sono dimostrati bravi a servirsi dei nuovissimi mezzi di guerra che innovano radicalmente la tradizione tattica della fanteria , ma d ' altro canto sono stati favoriti dalla rapida stanchezza di combattere degli egiziani , colti evidentemente di sorpresa le prime ore , e dopo nemmeno due giorni di combattimento trovatisi privi di ogni soccorso aereo . Da quest ' affermazione a dire che non si sono battuti per nulla ci corre : ad El Gafgafa sulla via di Ismailia hanno resistito abilmente , e hanno respinto tutti gli attacchi frontali e c ' è voluto un aggiramento per farli cadere , a Abu Ageila hanno combattuto per tre giorni . L ' energia della loro resistenza iniziale è dimostrata dalle perdite subite dagli israeliani , centocinquanta morti ( non è stato comunicato il numero dei feriti ) : sembra una cifra da poco , ma se si fa il rapporto fra la popolazione di Israele - un milione settecentomila ebrei , la minoranza araba è esente dal reclutamento - e quella per esempio dell ' Italia , sarebbe come se noi avessimo perduto nel corso di una sola settimana e per soli quattro giorni di battaglia quattromila uomini , perdite considerevoli in così breve tempo . Ben Gurion ieri alla Camera ha detto che il comando militare si era prefisso di ridurre le perdite al minimo e che c ' è riuscito : contenti loro contenti tutti . Ha aggiunto che gli egiziani sono stati battuti nonostante l ' eccellenza delle loro armi perché ad essi è mancato lo spirito che ha animato i soldati di Israele ; e qui ha citato il profeta Isaia che parla degli egiziani smarriti come uomini ebrei per volontà dell ' Onnipotente che ha steso la mano su di loro , e fatti simili a donne incapaci di ogni lavoro . Perché Ben Gurion cita a ogni piè sospinto i testi sacri ; e come per rivendicare i diritti alla navigazione libera nel Mar Rosso risale a Salomone e ai re di Giudea fondatori del porto di Elath , così fa appello alla Bibbia per esaltare il valore storico e nazionale che ha il monte Sinai nella storia di Israele come quello da cui Mosè annunciò al suo popolo che Iddio lo aveva scelto per suo popolo eletto e gli dette i libri della Legge . E per confermare il suo dire , che le isolette all ' imboccatura del golfo di Akaba fino a 14 secoli fa erano un regno ebraico indipendente , ha citato il passo di uno storico greco nel testo originale ( Ben Gurion fino a qualche anno fa non sapeva il greco e se ne rammaricava , e si mise a studiarlo d ' impegno sino a che poté leggere nell ' originale i filosofi greci : ora mi dicono che sta studiando nello stesso modo l ' italiano per poter leggersi Benedetto Croce e Machiavelli ) . Ed esprimendo il desiderio che il dittatore egiziano si acquieti alla sconfitta ha detto che spera che questi non obbligherà gli ebrei a violare l ' imposizione fatta loro 3300 anni fa - quando lasciarono l ' Egitto - di non ritornarvi mai più . Sarà difficile per gli uomini politici che dovranno trattare di pace e di confini argomentare con quest ' uomo per cui realtà e utopia , presente e avvenire sono una sola cosa e cita i testi biblici e avvenimenti di tremila anni fa come fossero documenti e trattati di cui esista copia fotostatica e fa appello a diritti che nascono dalle promesse dei profeti . Ma certo il suo atteggiamento ispirato e grandioso corrisponde allo stato d ' animo del Paese . Soprattutto hanno trovato vasto consenso quei passi del suo discorso nei quali ha accusato gli Stati Uniti , la Russia e la Gran Bretagna di aver lasciato passare senza proteste l ' esclusione delle navi di Israele dal Canale di Suez ordinata dal dittatore egiziano e ha rimproverato alla Gran Bretagna di aver colta l ' opportunità della battaglia di Israele nel Sinai per risolvere a proprio vantaggio la questione di Suez . Queste sue parole hanno incoraggiato la stampa ad accusare la Gran Bretagna di « disonesta politica » e definire « ipocrita e ridicola » l ' affermazione del governo inglese che la sua azione è stata ispirata al desiderio di separare i due combattenti e agevolare la conclusione della pace fra essi . Ben Gurion ha anche ammonito il suo popolo che ogni pericolo non è passato e deve tenersi pronto per ogni evenienza : quasi a immediato commento di queste parole sono giunte oggi notizie da Bagdad , via Londra , che sono accolte con un certo disagio . Dicono le notizie che la Russia avrebbe chiesto il passaggio per le sue truppe alla Turchia e alla Persia : la Turchia avrebbe risposto di no , mentre nulla si sa qui della Persia attraverso la quale í russi potrebbero passare per l ' Irak in Siria ove , secondo altre informazioni , esistono disposizioni favorevoli per la Russia e prontezza a bene accogliere le sue truppe . Sono finora congetture e previsioni più apocalittiche che verisimili : ma certo viviamo in un ' epoca nella quale appaiono più probabili le cose assurde che quelle dettate dalla logica e dal buon senso : come ne abbiamo già avuto esempio in queste settimane .