StampaQuotidiana ,
Secondo
la
carta
costituzionale
,
e
il
nostro
modestissimo
parere
,
non
c
'
è
ragione
alcuna
per
entrare
in
guerra
,
salvo
che
il
paese
sia
attaccato
.
Cosa
che
non
è
.
E
qualche
agitazione
dei
giorni
scorsi
fra
i
Democratici
di
sinistra
faceva
supporre
che
nel
parlamento
si
delineasse
una
minoranza
di
qualche
spessore
contro
questo
folle
conflitto
.
Non
è
stato
così
.
Non
solo
maggioranza
e
,
chiamiamola
così
,
opposizione
hanno
votato
un
dispositivo
comune
,
ma
i
loro
discorsi
esprimevano
la
medesima
soddisfazione
:
siamo
riusciti
a
farci
invitare
da
Bush
,
ci
siamo
imposti
a
cena
da
Blair
,
Chirac
e
Schroeder
,
siamo
stati
ammessi
in
serie
A
e
questo
val
bene
una
guerra
.
In
tutto
35
voti
contro
alla
Camera
,
32
al
Senato
.
Chi
,
pur
pensando
da
un
pezzo
assai
male
dell
'
Ulivo
,
si
attendeva
almeno
un
dubbio
sull
'
efficacia
di
questa
spedizione
-
se
non
si
vada
alla
cieca
a
colpire
degli
innocenti
e
ad
alimentare
il
fondamentalismo
nazionalista
,
terreno
di
coltura
dei
talebani
,
o
almeno
l
'
ombra
di
un
caso
di
coscienza
,
perché
d
'
una
decisione
tremenda
si
tratta
-
si
era
sbagliato
.
E
anche
chi
,
giudicando
abbastanza
cinici
quei
gruppi
dirigenti
,
pensava
almeno
al
rapporto
di
scambio
sulla
Palestina
ha
sentito
invece
ripetere
dall
'
Ulivo
e
i
Ds
le
parole
,
non
so
se
più
stolte
o
offensive
,
di
Berlusconi
su
un
piano
Marshall
:
come
se
si
trattasse
di
sfamare
pezzenti
palestinesi
e
così
tutto
si
risolvesse
.
Una
guerra
è
tragica
,
il
livello
delle
nostre
Camere
è
stato
derisorio
.
I
nostri
rappresentanti
sembrano
non
sapere
di
che
parlano
.
Nulla
sanno
dell
'
Afghanistan
,
nulla
suppongono
sulle
radici
del
nuovo
e
temibile
fondamentalismo
,
nulla
propongono
su
come
limitare
le
derive
del
Jihad
o
Al
Qaeda
.
Nulla
di
bin
Laden
,
la
cui
storia
americana
preferiscono
tacere
e
del
quale
si
sono
lasciati
sequestrare
le
parole
più
recenti
come
gattini
ciechi
.
Non
hanno
registrato
che
,
la
guerra
non
essendo
cominciata
oggi
e
i
bombardamenti
sempre
più
fitti
non
avendo
ottenuto
nulla
,
gli
Usa
e
Blair
sono
già
impantanati
in
quel
territorio
miserabile
malgrado
la
magnitudine
dei
mezzi
,
anzi
non
sono
in
grado
di
usarli
tutti
(
e
l
'
Italia
corre
a
metterne
altri
)
.
Sono
,
deputati
e
senatori
,
i
soli
a
non
sapere
che
lo
stato
maggiore
di
Bush
è
in
allarme
,
è
diviso
,
e
un
uomo
d
'
arme
sperimentato
come
Powell
è
silenziato
.
Che
Bush
parla
d
'
una
guerra
a
tempi
e
confini
illimitati
perché
non
ne
vede
uno
sbocco
.
E
che
ogni
tanto
su
quel
confuso
vociare
plana
il
vocabolo
"
atomica
"
-
magari
una
bella
atomica
tattica
che
sbricioli
un
po
'
di
montagne
afghane
-
la
cui
utilizzazione
non
è
annunciata
ma
nemmeno
esclusa
.
Un
alleato
entrerebbe
nel
merito
,
un
vassallo
tace
e
acconsente
.
Chi
ha
veduto
quei
volti
fra
annoiati
e
imbarazzati
,
chi
ha
sentito
Fassino
e
Adornato
che
-
forse
perché
provenienti
dalla
stessa
covata
-
dicevano
le
stesse
cose
,
usavano
gli
stessi
argomenti
,
duettavano
,
ha
avuto
un
'
impressione
di
irrealtà
.
Non
un
'
eco
della
preoccupazione
che
si
sente
sottovoce
per
strada
.
Solo
uno
di
Rifondazione
,
uno
dei
Verdi
,
uno
del
Pcdi
ha
detto
qualche
verità
.
E
hanno
taciuto
coloro
che
avevano
dissentito
nel
gruppo
ds
:
che
cos
'
è
una
guerra
davanti
alla
disciplina
di
partito
,
e
quel
partito
?
Il
tutto
in
tempi
minimi
,
passaggio
obbligato
e
via
-
guerra
o
rogatorie
fa
lo
stesso
.
StampaQuotidiana ,
Trieste
,
5
novembre
-
Il
sangue
è
corso
oggi
a
Trieste
.
Sotto
il
fuoco
delle
carabine
della
polizia
civile
,
due
triestini
sono
caduti
:
un
ragazzo
di
15
anni
,
Pietro
Addobbati
,
figlio
di
un
noto
medico
;
un
uomo
di
60
,
Antonio
Zavadil
,
cameriere
.
Decine
sono
i
feriti
e
parecchi
sembrano
gravi
;
centinaia
i
contusi
.
A
tarda
sera
ancora
continuano
tafferugli
,
mentre
echeggiano
le
grida
dei
dimostranti
,
le
sirene
della
polizia
e
delle
ambulanze
,
gli
scrosci
degli
idranti
.
Già
nel
pomeriggio
i
negozi
del
centro
erano
stati
chiusi
mentre
apparivano
tricolori
a
mezz
'
asta
con
un
fiocco
nero
.
Trieste
è
in
lutto
,
Trieste
è
in
fermento
come
non
mai
.
Sembrava
che
le
cose
fossero
andate
lisce
nelle
due
giornate
tanto
temute
dalla
polizia
del
3
e
del
4
novembre
.
C
'
era
stato
,
sì
,
due
giorni
fa
l
'
episodio
del
tricolore
tolto
a
forza
dalla
facciata
del
Comune
,
e
,
ieri
,
i
tafferugli
provocati
dal
comportamento
eccessivamente
«
energico
»
degli
agenti
;
ma
,
insomma
,
si
era
arrivati
senza
fatti
gravi
al
5
novembre
.
Anche
lo
sciopero
studentesco
di
stamane
sembrava
destinato
ad
esaurirsi
come
tutti
quelli
precedenti
.
I
ragazzi
delle
medie
passavano
a
gruppi
cantando
e
senza
dar
noia
a
nessuno
,
eccezion
fatta
per
qualche
fischio
all
'
indirizzo
della
polizia
civile
.
Un
contegno
freddo
degli
agenti
,
abituati
,
del
resto
,
a
ben
altri
vituperi
,
avrebbe
reso
la
giornata
d
'
oggi
eguale
a
tante
altre
:
gli
ordini
evidentemente
erano
stamane
diversi
,
e
diversi
i
nervi
.
In
tenuta
di
guerra
-
elmetto
,
candelotti
fumogeni
,
carabina
-
i
poliziotti
scorrazzavano
con
le
jeeps
coperte
dalla
rete
metallica
per
ripararsi
contro
i
sassi
,
con
le
motociclette
,
con
gl
'
idranti
.
Si
fosse
questo
complesso
formidabile
di
armati
limitato
a
disperdere
i
gruppi
di
manifestanti
,
non
avrebbe
fatto
che
eseguire
degli
ordini
.
Ma
impressionante
era
lo
spirito
che
li
animava
,
che
li
portava
ad
infierire
contro
chiunque
all
'
aspetto
potesse
sembrare
uno
studente
.
I
manganelli
si
sono
abbassati
a
tutto
spiano
finché
da
parte
dei
ragazzi
non
sono
cominciate
a
volare
le
pietre
:
dove
più
c
'
eran
sassi
,
più
la
polizia
si
trovava
di
fronte
a
gente
che
l
'
aspettava
a
piè
fermo
.
Davanti
alla
chiesa
di
S
.
Antonio
Nuovo
,
dove
termina
il
grande
canale
che
dal
porto
si
addentra
in
città
,
tutta
la
piazza
ha
il
selciato
all
'
aria
per
certi
lavori
del
Comune
.
Questo
,
e
il
fatto
che
la
polizia
ha
il
suo
quartier
generale
a
cinquanta
metri
nella
laterale
via
30
Ottobre
(
sulla
sinistra
di
chi
guarda
il
tempio
)
spiegano
perché
tutti
gli
innumerevoli
tafferugli
abbiano
avuto
qui
il
loro
epicentro
.
Verso
le
11
un
centinaio
di
studenti
,
davanti
ad
una
carica
a
fondo
degli
agenti
,
dopo
aver
reagito
a
sassate
(
veniva
colpito
a
un
braccio
anche
un
colonnello
americano
)
si
rifugiavano
sul
pronao
della
chiesa
credendosi
al
sicuro
.
Senza
un
attimo
di
esitazione
gli
attaccanti
,
protetti
dal
getto
degl
'
idranti
che
allagavano
l
'
interno
del
tempio
,
irrompevano
fino
all
'
altare
maggiore
picchiando
implacabilmente
tutti
coloro
che
trovavano
a
portata
di
mano
.
Esterrefatto
,
un
vecchio
sacerdote
che
,
caduto
in
ginocchio
,
implorava
la
fine
di
tanta
furia
,
si
sentiva
urtare
e
urlare
:
«
Zitto
tu
,
politicante
,
non
prete
»
.
Quando
la
polizia
si
è
allontanata
trascinando
con
sé
una
trentina
di
ragazzi
,
c
'
erano
sul
pavimento
vaste
chiazze
di
sangue
.
Appena
informato
dell
'
accaduto
,
il
vescovo
monsignor
Santin
dichiarava
sconsacrata
la
chiesa
e
indiceva
la
cerimonia
di
riconsacrazione
per
le
quattro
del
pomeriggio
.
Intanto
,
col
sopraggiungere
del
mezzogiorno
,
ogni
manifestazione
era
cessata
e
la
città
stava
riprendendo
il
suo
volto
normale
.
Il
rito
pomeridiano
voleva
essere
una
cancellazione
di
quanto
di
sacrilego
era
successo
,
un
segno
di
pacificazione
.
Davanti
a
S
.
Antonio
,
oggi
alle
quattro
,
più
che
ragazzi
c
'
erano
delle
donne
e
persone
anziane
in
attesa
che
le
porte
venissero
aperte
all
'
officiante
.
Noi
c
'
eravamo
per
puro
dovere
di
cronaca
,
non
perché
fosse
successo
niente
:
questo
ci
permette
ora
di
fornire
una
relazione
obiettiva
di
quanto
è
successo
.
Il
parroco
di
S
.
Antonio
,
mons
.
Giovanni
Grego
,
è
apparso
sul
pronao
,
preceduto
da
chierici
con
la
Croce
astata
e
circondato
da
sacerdoti
in
stola
bianca
.
La
folla
,
cinquecento
o
seicento
persone
,
aveva
appena
fatto
il
segno
della
Croce
quando
dalla
via
laterale
di
sinistra
-
via
Dante
-
è
avanzata
una
jeep
,
e
dalla
via
laterale
di
destra
-
via
30
Ottobre
,
dove
,
come
abbiam
detto
,
ha
sede
il
comando
della
polizia
-
un
gruppetto
di
agenti
.
Un
senso
di
irritazione
è
sorto
spontaneo
anche
in
chi
triestino
non
è
:
«
Perché
costoro
vengono
dopo
tutto
quello
che
è
successo
stamane
,
a
farsi
vedere
qui
dove
la
gente
è
riunita
per
pregare
?
»
.
Nei
triestini
(
notate
,
la
cosa
è
importante
,
perché
non
è
frequente
,
non
solo
nei
giovani
,
ma
in
tutti
gli
uomini
,
donne
e
vecchi
)
più
che
di
irritazione
il
senso
è
stato
di
risentimento
e
di
sdegno
.
All
'
apparire
della
polizia
si
ebbero
gli
stessi
effetti
dello
sfregamento
di
un
fiammifero
:
per
quanto
in
principio
le
persone
ai
margini
dell
'
assembramento
consigliassero
con
buoni
accenti
di
allontanarsi
,
tutti
hanno
avuto
netta
l
'
impressione
che
il
«
via
»
a
qualcosa
di
grave
era
stato
dato
e
che
niente
avrebbe
fermato
il
corso
delle
cose
.
Intendiamoci
,
tafferugli
,
zuffe
,
arresti
,
sì
:
ma
non
certo
spargimento
di
sangue
.
C
'
era
quella
Croce
come
garanzia
,
sull
'
alto
della
scalinata
;
c
'
erano
quei
sacerdoti
con
le
parole
di
pace
e
di
fede
.
Han
continuato
i
preti
imperturbabili
nelle
loro
lunghe
preghiere
.
Ma
la
folla
non
li
ascoltava
più
;
si
alzava
un
fischio
solo
contro
i
perturbatori
;
e
già
s
'
abbassavano
i
primi
pugni
.
Reagivano
violentemente
i
poliziotti
,
ma
davanti
alla
chiesa
i
ragazzi
non
davano
indietro
e
ponevano
mano
alle
pietre
.
Ed
erano
gli
agenti
ad
indietreggiare
,
a
ritirarsi
in
via
30
Ottobre
.
L
'
episodio
avrebbe
potuto
aver
termine
a
questo
punto
:
il
breve
corteggio
di
sacerdoti
scendeva
infatti
la
scalinata
ed
iniziava
il
rituale
giro
del
tempio
;
ma
gli
animi
erano
esasperati
e
i
due
gruppi
erano
lì
,
uno
di
fronte
all
'
altro
,
ad
una
cinquantina
di
metri
:
i
poliziotti
dalla
via
30
Ottobre
,
i
ragazzi
allo
sbocco
della
strada
nella
piazza
.
Nell
'
effettuare
la
loro
inoffensiva
sassaiola
,
i
«
muli
»
Si
guardavano
di
tanto
in
tanto
ai
fianchi
e
alle
spalle
,
temendo
di
sentirsi
arrivare
addosso
i
getti
d
'
acqua
degli
idranti
.
Invece
,
di
fronte
,
è
arrivato
del
piombo
e
della
morte
.
È
stata
una
cosa
così
improvvisa
ed
assurda
che
,
mentre
balzavamo
al
riparo
,
dietro
una
colonna
,
ci
sentivamo
ridicoli
.
Avevano
sparato
a
salve
,
si
capisce
.
E
quando
abbiam
guardato
vicino
a
noi
e
abbiam
visto
a
terra
,
immoto
,
il
corpo
di
un
ragazzo
quindicenne
con
una
chiazza
rossa
che
si
allargava
sempre
più
nella
polvere
,
siamo
rimasti
incerti
,
sbalorditi
,
atterriti
.
Non
avevano
sparato
a
salve
-
come
in
uso
da
parte
di
qualsiasi
per
quanto
barbaro
occupante
-
avevano
sparato
duecento
colpi
di
carabina
con
del
buon
piombo
:
non
in
aria
,
ma
tranquillamente
,
fermi
davanti
a
sé
.
Tanto
che
l
'
altro
morto
,
l
'
uomo
di
sessant
'
anni
,
è
stato
abbattuto
non
in
piazza
,
ma
al
di
là
,
lontano
,
mentre
attraversava
per
i
fatti
suoi
la
strada
.
E
così
,
molti
dei
feriti
da
arma
da
fuoco
.
Avessero
tirato
a
salve
o
per
aria
,
tutti
sarebbero
scappati
;
così
,
tutti
sono
rimasti
.
Il
giovane
Addobbati
era
caduto
fulminato
al
cuore
,
su
una
bandiera
:
il
tricolore
intriso
di
sangue
è
stato
issato
su
una
trave
.
E
di
colpo
centinaia
di
ragazzi
hanno
fatto
letteralmente
sparire
il
selciato
:
volavano
le
pietre
in
una
ondata
ininterrotta
,
come
in
una
battaglia
antica
,
mentre
allo
sbocco
di
via
30
Ottobre
sorgeva
una
barricata
.
Sfondata
una
baracca
di
sterratori
,
pali
aste
vanghe
e
picconi
passavano
di
mano
in
mano
.
Inutilmente
anche
con
gli
idranti
la
polizia
è
venuta
a
più
riprese
all
'
assalto
di
fronte
:
ha
dovuto
,
dopo
un
'
ora
,
decidersi
ad
infiltrarsi
sui
fianchi
,
minacciando
nuove
sparatorie
.
Anche
gli
ultimi
dei
più
accaniti
ragazzi
hanno
dovuto
rifugiarsi
nel
tempio
,
mentre
gli
agenti
accerchiavano
in
forze
l
'
edificio
.
Mons
.
Grego
,
che
non
aveva
mai
interrotto
il
rito
della
riconsacrazione
,
lo
concludeva
davanti
ad
una
folla
ansante
,
eccitata
.
La
voce
del
sacerdote
si
è
levata
quieta
contro
«
il
sacrilegio
commesso
in
mattinata
da
chi
l
'
ordine
doveva
proteggere
»
,
e
contro
«
lo
spettacolo
barbaro
di
persecuzioni
verso
chi
nutre
sentimenti
che
Dio
non
contrasta
»
,
auspicando
«
la
fine
delle
barbarie
,
per
l
'
amore
di
Nostro
Signore
»
.
Quando
i
primi
hanno
provato
ad
uscire
dal
tempio
si
sono
trovati
davanti
i
cordoni
della
polizia
che
arrestava
tutti
i
giovani
,
lasciando
passare
solo
le
persone
anziane
e
le
donne
.
Né
questo
atteggiamento
è
parso
sufficiente
a
quel
reparto
scelto
della
polizia
,
il
Nucleo
nobile
,
che
aveva
condotto
la
brillante
azione
bellica
di
poco
prima
:
tanto
che
perfino
tra
agenti
sono
sorte
contestazioni
.
Nella
confusione
generale
è
sopraggiunto
il
vescovo
mons
.
Santin
e
tutti
hanno
approfittato
del
momento
per
allontanarsi
.
Impegnata
in
forze
in
chiesa
,
la
polizia
non
aveva
potuto
occuparsi
del
resto
della
città
:
altri
gruppi
di
giovani
avevano
dato
l
'
assalto
a
locali
e
edifici
-
il
Regina
,
il
NAAFI
-
occupati
dagli
inglesi
.
È
stata
vista
bruciare
anche
qualche
macchina
e
qualche
motocicletta
.
Poi
,
verso
le
19
,
quasi
duemila
persone
si
sono
trovate
riunite
sul
Corso
verso
il
Municipio
,
dove
hanno
issato
il
tricolore
.
Si
era
poi
sparsa
la
voce
che
ci
fosse
un
terzo
morto
(
e
vi
era
stato
effettivamente
,
ma
per
sincope
,
al
rumore
degli
spari
;
si
tratta
di
tale
Mario
Lugnani
,
impiegato
della
Banca
Commerciale
)
e
il
furore
era
aumentato
.
Ma
di
pari
passo
era
aumentato
il
furore
della
polizia
per
replicare
con
cariche
a
piedi
e
in
motocicletta
.
Citiamo
un
esempio
solo
:
il
medico
della
Croce
Rossa
,
dottor
Sergio
Biagini
,
mentre
provvedeva
al
trasporto
di
un
dimostrante
contuso
in
piazza
unità
,
veniva
selvaggiamente
aggredito
a
colpi
di
calcio
di
fucile
da
un
poliziotto
e
riportava
a
sua
volta
ferite
guaribili
in
parecchi
giorni
.
Gli
agenti
avevano
così
evidentemente
perso
la
testa
che
ad
un
certo
momento
il
comando
militare
ha
deciso
di
far
uscire
reparti
americani
e
soprattutto
inglesi
in
assetto
di
guerra
.
Con
calma
anglosassone
i
soldati
si
sono
limitati
a
presidiare
i
punti
che
venivano
loro
affidati
,
incuranti
dei
tafferugli
che
continuavano
a
svolgersi
intorno
ad
essi
.
Alle
20
veniva
diffuso
dalla
radio
un
comunicato
del
generale
Winterton
con
la
singolare
-
diciamo
così
-
affermazione
che
,
«
davanti
ad
una
serie
di
attacchi
al
comando
di
polizia
,
gli
agenti
avevano
dovuto
reagire
con
una
salve
e
che
nell
'
incidente
si
erano
lamentati
due
morti
»
.
Secondo
il
comunicato
del
generale
i
feriti
sarebbero
25
,
di
cui
uno
grave
;
stando
alle
ultime
notizie
sono
,
invece
,
40
,
di
cui
9
(
tutti
di
arma
da
fuoco
)
gravi
;
si
è
dovuto
procedere
a
quattro
interventi
chirurgici
d
'
urgenza
.
Il
comunicato
ufficiale
depreca
poi
l
'
azione
di
elementi
irresponsabili
che
hanno
provocato
«
un
certo
numero
di
vittime
»
e
dà
pure
assicurazione
che
saranno
presi
gli
opportuni
provvedimenti
.
Anche
il
consigliere
politico
italiano
,
prof.
De
Castro
,
ha
trasmesso
per
radio
un
appello
alla
calma
«
per
evitare
incidenti
che
potrebbero
influire
sulla
situazione
internazionale
»
.
Mentre
trasmettiamo
la
situazione
si
è
tutt
'
altro
che
normalizzata
:
un
po
'
dappertutto
gruppi
di
giovani
e
di
poliziotti
si
fronteggiano
sorvegliandosi
a
vicenda
:
a
metà
della
centrale
via
Carducci
si
segnala
un
ammassamento
di
alcune
centinaia
di
persone
;
di
tanto
in
tanto
al
passaggio
degli
agenti
la
sassaiola
riprende
.
In
Comune
la
Giunta
si
è
riunita
d
'
urgenza
ed
ha
steso
la
seguente
dichiarazione
:
«
Di
fronte
alla
gravità
dei
fatti
di
oggi
,
si
deplora
la
carenza
di
responsabilità
,
si
protesta
contro
gli
eccessi
di
una
reazione
sproporzionata
alle
spontanee
manifestazioni
di
popolo
,
fino
alla
profanazione
di
un
luogo
sacro
;
si
chiede
una
immediata
rigorosa
inchiesta
per
l
'
accertamento
delle
responsabilità
dell
'
uso
delle
armi
,
e
la
punizione
dei
responsabili
.
La
Giunta
ritiene
inoltre
opportuno
che
la
polizia
rimanga
consegnata
in
caserma
e
che
la
tutela
dell
'
ordine
pubblico
sia
temporaneamente
affidata
alle
forze
militari
»
.
I
funerali
delle
vittime
avranno
luogo
(
la
data
non
è
sicura
:
ma
sembra
sabato
)
a
spese
del
Comune
;
la
seduta
straordinaria
del
Consiglio
sarà
domani
sera
dedicata
alla
commemorazione
ed
alla
protesta
.
I
partiti
triestini
hanno
chiesto
che
la
polizia
civile
passi
immediatamente
alle
dipendenze
del
direttore
per
gli
Interni
del
governo
militare
alleato
,
prefetto
Memmo
.
Intanto
all
'
Ospedale
Maggiore
si
veglia
per
salvare
i
feriti
più
gravi
:
per
uno
,
Paolo
Ferrari
,
di
20
anni
,
le
speranze
sono
tenuissime
.
Quando
il
dott.
Francesco
Addobbati
ha
sentito
oggi
nel
pomeriggio
che
c
'
era
stata
una
sparatoria
in
città
,
si
è
precipitato
all
'
ospedale
per
offrire
la
sua
opera
ed
ha
trovato
il
sindaco
e
i
medici
attorno
a
un
lettino
dove
era
steso
un
ragazzo
di
quindici
anni
con
una
coccarda
tricolore
sul
cuore
squarciato
:
era
suo
figlio
Pietro
che
così
ha
visto
per
l
'
ultima
volta
.
Sia
la
Camera
del
Lavoro
(
CISL
e
UIL
)
che
i
sindacati
unici
(
CGIL
)
hanno
proclamato
lo
sciopero
generale
per
domani
.
Già
stasera
si
è
cominciato
a
fermare
molte
vetture
tranviarie
.
A
mezzanotte
sono
entrati
in
sciopero
i
ferrovieri
.
Hanno
già
aderito
alla
sospensione
di
domani
gli
insegnanti
di
tutte
le
categorie
.
Davanti
a
S
.
Antonio
Nuovo
nei
punti
dove
Addobbati
e
Zavadil
sono
caduti
,
sono
sorti
stasera
dei
tumuli
infiorati
e
coperti
del
tricolore
,
accanto
ai
quali
i
triestini
veglieranno
per
tutta
la
notte
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
.
E
adesso
è
tutto
più
difficile
.
Non
ce
l
'
aspettavamo
.
Non
ci
aspettavamo
che
due
boeing
fossero
scagliati
contro
le
torri
gemelle
di
New
York
,
pieni
di
gente
da
far
morire
e
guidati
da
gente
decisa
a
morire
,
metafora
gigantesca
della
tecnica
che
si
autodistrugge
,
messa
in
atto
per
vulnerare
gli
Stati
Uniti
.
Non
ci
aspettavamo
,
scrive
ieri
Bernardo
Valli
,
che
bin
Laden
,
emaciato
e
visionario
,
mandasse
in
onda
appena
scattata
l
'
operazione
americana
sulla
sua
rete
tv
al
Jazeera
,
un
video
girato
in
anticipo
per
dire
che
con
l
'
attentato
alle
torri
era
iniziata
la
guerra
santa
contro
gli
Stati
Uniti
e
le
dirigenze
arabe
corrotte
,
aggiungendo
crudelmente
che
ora
l
'
Occidente
prova
quello
che
noi
proviamo
da
ottant
'
anni
.
Non
ce
lo
aspettavamo
che
un
fondamentalismo
,
roba
da
paesi
terzi
,
usasse
sapientemente
capitali
,
tecniche
di
comunicazione
,
reti
di
intelligence
,
servizi
e
infine
i
media
,
come
se
non
avessimo
predicato
a
destra
e
a
sinistra
che
la
tecnologia
cambiava
anche
possibilità
,
condizioni
e
perfino
soggetti
del
conflitto
.
E
ancora
,
non
ce
lo
aspettavamo
-
dicono
i
più
-
perché
non
siamo
mostri
e
bin
Laden
lo
è
.
Semplicissimo
,
perché
farla
lunga
,
è
un
terrorista
,
punto
,
distruggiamo
il
terrorista
,
punto
.
Altri
non
si
aspettavano
una
così
enorme
"
operazione
di
polizia
internazionale
"
-
una
guerra
che
pretende
di
non
esserlo
contro
una
guerra
che
non
lo
è
ma
pretende
di
esserlo
-
perché
chi
può
temere
una
banda
di
talebani
?
Altri
ancora
non
cessano
di
stupirsi
dell
'
insorgenza
fondamentalista
dopo
dieci
anni
che
intonano
il
lamento
funebre
sulla
fine
della
ragione
e
consegnano
l
'
etica
alle
religioni
.
Forse
è
il
momento
di
stupirsi
di
meno
e
interrogarsi
di
più
sulle
ferite
del
mondo
.
Sembra
averlo
fatto
più
dell
'
Europa
l
'
amministrazione
Bush
,
stretta
fra
la
necessità
conclamata
di
far
vendetta
e
il
ragionevole
timore
di
non
riuscire
a
infliggere
una
punizione
decisiva
all
'
ex
alleato
,
ora
nemico
,
dal
perimetro
incerto
,
dalla
collocazione
fluida
e
trasversale
,
con
troppi
punti
di
appoggio
e
troppi
focolai
.
Gli
Usa
hanno
cercato
il
massimo
delle
coperture
internazionali
-
in
Europa
le
hanno
avute
gratis
-
perché
non
escludono
affatto
che
bin
Laden
non
sia
facilmente
acchiappabile
e
se
anche
lo
fosse
non
sono
certi
che
quel
terrorismo
finirebbe
con
lui
;
secondo
,
perché
temono
che
i
bombardamenti
dell
'
Afghanistan
siano
di
scarso
valore
strategico
ma
,
colpendo
quella
sciagurata
popolazione
,
inneschino
una
ulteriore
ondata
antiamericana
,
mettendo
in
pericolo
le
deboli
e
non
amate
dirigenze
dei
paesi
arabi
che
definiamo
"
moderati
"
,
primo
il
Pakistan
;
terzo
,
perché
cominciano
a
chiedersi
se
al
miliardario
saudita
bin
Laden
non
prema
,
più
che
la
Palestina
e
i
luoghi
santi
,
un
rovesciamento
dei
poteri
e
delle
alleanze
internazionali
a
Ryad
,
chiave
per
il
possesso
del
petrolio
e
quindi
decisivo
per
pesare
sull
'
economia
mondiale
.
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
:
nell
'
infinito
succedersi
di
negoziati
più
o
meno
fitti
e
di
autentici
fatti
compiuti
,
è
stato
indebolito
Arafat
ed
è
stata
alimentata
Hamas
.
Adesso
spegnere
l
'
incendio
è
ancora
più
difficile
sia
in
Israele
,
sia
fra
i
palestinesi
,
sia
in
tutta
la
regione
.
Il
tentativo
di
far
passare
la
rappresaglia
e
la
messa
in
guardia
del
mondo
arabo
per
un
sostegno
a
una
"
liberazione
"
dell
'
Afghanistan
dai
talebani
indica
l
'
ampiezza
della
preoccupazione
americana
.
Ma
non
è
detto
che
l
'
operazione
riesca
,
malgrado
l
'
aiuto
di
Putin
:
l
'
Afghanistan
è
immenso
,
impervio
,
è
una
trappola
,
i
talebani
sono
stati
addestrati
,
e
il
tempo
è
poco
prima
che
esplodano
altre
polveriere
.
E
anche
se
l
'
immensa
superiorità
delle
armi
riuscisse
a
vincere
a
Kabul
,
sarebbe
finita
?
Sgomenta
che
nessuna
riflessione
sui
nodi
avvelenati
del
mondo
arabo
venga
avanzata
in
Europa
.
Sgomenta
non
solo
che
per
l
'
Italia
parli
un
Berlusconi
,
che
perfino
Bush
preferisce
tener
fuori
,
ma
che
tutto
l
'
Ulivo
parli
come
il
premier
,
e
tutti
i
Ds
,
nessuna
mozione
esclusa
,
tutti
pronti
ad
andare
in
guerra
.
Domenica
un
popolo
marcerà
fra
Perugia
e
Assisi
,
ma
tolte
le
esili
forze
di
Rifondazione
comunista
,
Pdci
e
Verdi
,
chi
ne
tradurrà
in
politica
l
'
esigenza
di
fermare
le
armi
e
di
lavorare
almeno
per
spezzoni
alle
condizioni
della
pace
?
StampaQuotidiana ,
Trieste
,
5
ottobre
-
D
'
improvviso
,
quasi
magicamente
,
oggi
Trieste
si
è
tutta
vestita
di
tricolore
.
Fu
come
se
i
triestini
si
fossero
passata
tacitamente
la
voce
;
alle
11
di
questa
mattina
,
sotto
un
cielo
livido
,
percorso
da
un
freddo
vento
di
tramontana
,
la
città
ha
indossato
il
tricolore
,
senza
attendere
la
conferma
ufficiale
che
l
'
accordo
era
stato
raggiunto
.
Probabilmente
,
anche
se
l
'
accordo
non
fosse
stato
firmato
a
Londra
,
per
un
qualsiasi
ostacolo
sorto
all
'
ultimo
istante
la
città
avrebbe
ugualmente
pavesato
tutte
le
sue
case
con
le
migliaia
e
migliaia
di
bandiere
cucite
in
tutta
fretta
in
questi
ultimi
giorni
,
tanta
era
l
'
ansia
di
sfogare
alla
fine
il
desiderio
covato
per
quasi
dieci
anni
.
Dalle
11
di
stamane
,
quando
le
pietre
delle
case
sono
miracolosamente
fiorite
di
bandiere
,
Trieste
è
scesa
nelle
strade
ad
attendere
una
voce
che
confermasse
le
notizie
ormai
di
dominio
pubblico
,
ma
ancor
prive
del
crisma
ufficiale
.
Passarono
due
ore
,
durante
le
quali
i
triestini
continuarono
a
passeggiare
lentamente
lungo
le
strade
che
sfociano
come
tortuosi
fiumi
su
piazza
dell
'
Unità
.
Alle
13
la
grande
piazza
era
già
colma
di
folla
fino
a
straripare
sul
lungomare
.
Dai
palazzi
privati
,
come
dovunque
,
pendevano
drappi
tricolori
.
Soltanto
la
facciata
del
Municipio
rimaneva
sgombra
,
un
'
isola
nera
in
quel
cantante
garrir
di
bandiere
.
Alle
13
la
radio
diede
l
'
annuncio
che
l
'
accordo
era
stato
firmato
,
e
scoppiò
il
primo
applauso
,
subito
spento
dalla
voce
dell
'
annunciatore
,
che
pregava
di
rimanere
in
ascolto
perché
alle
14
il
generale
Winterton
avrebbe
rivolto
un
proclama
ai
triestini
.
Un
po
'
delusa
,
la
folla
abbandonò
la
piazza
,
ritornò
a
casa
,
ma
per
breve
tempo
.
Benché
nessuno
avesse
detto
nulla
,
per
una
di
quelle
intuizioni
che
guidano
sotterraneamente
certe
azioni
umane
,
i
triestini
ritornarono
in
piazza
dell
'
Unità
per
le
ore
14
,
puntualissimi
;
sapevano
che
l
'
ora
panica
della
loro
città
stava
per
scoccare
.
E
scoccò
,
infatti
,
puntualmente
alle
14
,
quando
una
voce
anonima
,
ampliata
dai
diffusori
,
gridò
:
«
Issate
le
bandiere
!
»
.
Per
un
momento
la
folla
fu
come
inghiottita
da
un
gorgo
di
silenzio
.
Si
udiva
il
saettar
veloce
dei
colombi
nel
cielo
grigio
,
mentre
sul
pennone
del
Palazzo
municipale
,
lentamente
,
per
la
prima
volta
dopo
dieci
anni
,
saliva
la
bandiera
italiana
.
Da
quel
silenzio
esplose
l
'
urlo
della
folla
:
«
Italia
!
Italia
!
»
,
e
la
eco
dilagò
per
strade
,
vie
,
corsi
,
ripetuta
dalla
moltitudine
che
non
aveva
trovato
posto
nella
piazza
.
Dai
diffusori
uscivano
le
note
dell
'
Inno
di
Mameli
,
e
la
folla
cantò
in
coro
,
un
canto
irrefrenabile
,
una
gioia
di
espandersi
alfine
senza
timore
nel
manifestare
i
propri
sentimenti
.
Sul
nereggiare
vasto
della
piazza
gremita
il
mare
appariva
come
un
nastro
grigio
su
cui
il
molo
Audace
era
,
solo
e
deserto
,
come
un
grande
ponte
proteso
ad
attendere
le
truppe
italiane
che
,
come
già
il
3
novembre
1918
,
quando
si
compì
il
secondo
Risorgimento
nostro
,
sarebbero
ancora
sbarcate
.
Sul
mare
,
come
in
un
fiabesco
scenario
,
sfilavano
bianche
imbarcazioni
con
gli
alti
pennoni
pavesati
di
tricolore
.
Alcuni
mortaretti
spararono
salve
di
colpi
.
I
canti
,
gli
evviva
,
le
grida
di
giubilo
erano
tutti
diretti
ai
balconi
del
Municipio
,
benché
si
sapesse
che
il
sindaco
Bartoli
,
ancora
degente
all
'
ospedale
per
un
intervento
chirurgico
ad
un
occhio
,
non
sarebbe
comparso
.
D
'
improvviso
la
folla
fece
dietrofront
,
si
rivolse
al
mare
.
Sui
due
alti
pennoni
rossi
,
terminanti
in
due
alabarde
dorate
,
salirono
lentamente
due
grandi
bandiere
:
il
tricolore
ed
il
rosso
drappo
alabardato
della
città
che
si
gonfiarono
nel
vento
.
Fu
questo
il
momento
culminante
della
giornata
triestina
.
Diede
l
'
esempio
il
ministro
Fracassi
,
che
si
voltò
ad
abbracciare
colui
che
gli
stava
più
accosto
,
e
tutti
i
triestini
lo
imitarono
:
tutti
si
abbracciavano
,
si
stringevano
forte
le
spalle
,
si
baciavano
.
E
tutti
piangevano
,
non
soltanto
le
donne
,
ma
anche
i
giovani
,
e
vecchi
signori
,
che
avevano
fino
allora
affettato
una
imperturbabile
serenità
pur
nell
'
esultanza
,
stringevano
fra
le
braccia
lo
sconosciuto
concittadino
,
piangevano
silenziosamente
.
E
su
quel
mare
di
folla
commossa
continuavano
a
piovere
le
note
degli
inni
,
alcuni
gravi
e
solenni
,
altri
scattanti
e
gioiosi
.
La
commozione
toccò
il
parossismo
quando
dai
diffusori
echeggiarono
le
note
del
Piave
.
Allora
la
folla
non
ebbe
più
ritegno
nell
'
esprimere
la
sua
ardente
gioia
,
ed
il
canto
del
fiume
sacro
alla
Patria
straripò
,
gonfio
dei
ricordi
che
destava
in
questa
città
due
volte
redenta
.
Nella
pausa
di
silenzio
che
seguì
,
l
'
assessore
anziano
Sciolis
lesse
il
messaggio
che
il
sindaco
Bartoli
aveva
scritto
per
i
suoi
concittadini
:
«
L
'
Italia
ritorna
»
incominciava
il
messaggio
,
e
ripeteva
,
come
un
Leitmotiv
,
la
frase
che
ogni
volta
destava
gli
irrefrenabili
applausi
della
folla
,
«
d
'
Italia
ritorna
»
.
Chi
è
lontano
non
può
rendersi
conto
esatto
di
ciò
che
significano
queste
parole
per
í
triestini
.
Forse
a
torto
può
anche
pensare
che
la
rettorica
patriottica
non
sia
stata
totalmente
assente
da
questa
manifestazione
.
Ma
tutto
ciò
che
hanno
fatto
oggi
i
triestini
era
così
schietto
,
spontaneo
,
vero
che
tutto
diventava
accettabile
.
In
mezzo
a
tanto
tripudio
non
si
è
verificato
alcun
incidente
.
Gli
agenti
della
polizia
militare
inglese
in
servizio
di
ordine
,
che
giravano
con
le
loro
camionette
per
le
vie
pavesate
di
bandiere
,
sorridevano
comprensivi
se
li
investiva
qualche
selva
di
fischi
che
partivano
da
gruppi
di
studenti
incolonnati
.
Alle
18.30
,
dopo
i
rituali
squilli
dell
'
«
attenti
»
,
in
piazza
dell
'
Unità
avvenne
l
'
ammainabandiera
,
e
fu
ancora
una
esplosione
gioiosa
dei
triestini
,
certi
che
quelle
bandiere
sarebbero
tornate
l
'
indomani
a
garrire
libere
nel
cielo
immenso
.
Questa
sera
non
si
sapeva
ancora
con
esattezza
dove
passerà
la
nuova
linea
di
demarcazione
.
Il
ministro
Fracassi
durante
una
conferenza
stampa
per
illustrare
ai
giornalisti
il
testo
dell
'
accordo
ha
confessato
di
non
conoscere
con
precisione
le
rettifiche
di
confine
,
apportate
all
'
attuale
linea
fra
le
due
zone
;
non
ha
ancora
ricevuto
da
Roma
la
carta
geografica
a
cui
il
testo
dell
'
accordo
fa
continuo
riferimento
.
È
però
certo
,
ormai
,
che
Crevatini
ed
Albaro
Vescovà
saranno
assegnati
alla
Jugoslavia
.
Le
genti
di
queste
piccole
frazioni
di
Muggia
stanno
vivendo
ore
di
ansia
.
«
Che
cosa
dobbiamo
fare
?
»
domandano
a
chi
si
ferma
a
parlare
con
loro
.
E
per
non
essere
presi
alla
sprovvista
,
temendo
di
dover
sgombrare
da
un
istante
all
'
altro
,
ammucchiano
le
masserizie
,
spogliano
persino
porte
e
finestre
degli
infissi
.
Il
ministro
Fracassi
ha
insistito
perché
si
renda
noto
a
questa
gente
che
secondo
l
'
articolo
8
dell
'
accordo
,
gli
abitanti
delle
due
Zone
che
vogliono
spostarsi
hanno
tempo
un
anno
intero
per
sistemare
convenientemente
le
loro
cose
,
senza
compiere
gesti
affrettati
che
si
risolverebbero
in
un
grave
danno
.
Le
stesse
cose
ha
ribadito
il
gen.
Winterton
in
un
proclama
alla
cittadinanza
.
Con
pacatezza
,
badando
al
sodo
della
questione
,
il
generale
inglese
ha
preferito
rassicurare
alcune
classi
di
cittadini
che
temevano
di
perdere
il
posto
con
il
mutamento
dell
'
amministrazione
.
Dopo
i
luttuosi
avvenimenti
del
4
novembre
scorso
,
si
era
diffusa
la
voce
che
molti
degli
attuali
seimila
agenti
della
polizia
civile
giuliana
sarebbero
stati
licenziati
con
il
passaggio
dell
'
amministrazione
della
«
Zona
A
»
all
'
Italia
;
il
gen.
Winterton
li
ha
tranquillizzati
:
il
Governo
italiano
ha
garantito
che
tutti
manterranno
il
loro
impiego
.
Domani
,
nelle
prime
ore
del
pomeriggio
,
il
comandante
alleato
riceverà
nel
castello
di
Duino
il
gen.
De
Renzi
,
designato
dal
Governo
italiano
per
concordare
il
trapasso
dei
poteri
.
Le
truppe
americane
-
come
è
stato
annunciato
oggi
-
saranno
evacuate
dalla
«
Zona
A
»
per
ferrovia
,
con
convogli
motorizzati
e
a
bordo
di
navi
temporaneamente
accantonate
a
Livorno
.
I
primi
movimenti
hanno
avuto
inizio
già
oggi
.
Agli
americani
,
nello
spazio
di
un
mese
,
faranno
seguito
gli
inglesi
.
A
notte
la
folla
continuava
a
camminare
per
le
strade
,
ad
ingrossare
i
cortei
,
a
sventolare
bandiere
,
a
cantare
instancabilmente
.
Nelle
ombre
della
sera
,
sotto
un
cielo
fattosi
chiaro
come
un
cristallo
,
le
luminarie
tricolori
avvampavano
da
balconi
e
finestre
,
illuminando
i
volti
accesi
delle
ragazze
che
in
colonna
,
a
gruppi
o
isolate
,
cantavano
:
«
O
Italia
,
o
Italia
del
mio
cuore
-
tu
ci
vieni
a
liberar
»
.
Anche
il
torrione
di
San
Giusto
è
stato
illuminato
.
La
grande
campana
di
Trieste
non
ha
suonato
per
la
giornata
solenne
,
ma
la
torre
anche
se
danneggiata
dal
tempo
era
accesa
come
un
faro
e
illuminava
col
riverbero
il
molo
Audace
,
a
cui
fra
pochi
giorni
attraccheranno
le
navi
che
porteranno
le
truppe
italiane
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
(...)
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
O
siete
con
me
o
siete
con
bin
Laden
,
grida
Bush
,
mentre
si
appresta
a
punire
l
'
Afghanistan
,
talebani
,
non
talebani
e
popolo
inclusi
.
Conosco
il
ricatto
.
Non
ci
sto
.
Non
mi
schiero
con
Bush
e
lascio
agli
stolti
di
dedurne
che
sono
con
bin
Laden
.
Vorrei
ragionare
su
quel
che
è
successo
,
su
quel
che
può
succedere
e
sul
che
fare
.
L'11
settembre
non
è
stata
una
guerra
.
Le
guerre
impegnano
le
nazioni
.
E
'
stato
un
atto
terroristico
e
ne
possiede
tutti
i
lineamenti
:
la
priorità
del
simbolo
,
il
colpire
inatteso
,
la
segretezza
della
mano
,
l
'
intreccio
omicidio
suicidio
,
destinati
a
moltiplicare
il
panico
.
Il
terrore
ha
per
primo
fine
il
terrore
.
Non
tutti
i
molti
attentati
della
storia
sono
terroristici
,
ma
questo
sì
:
chi
lo
ha
compiuto
conosceva
il
bersaglio
,
le
debolezze
del
suo
dominio
dal
cielo
,
la
sicura
amplificazione
dei
media
.
Grazie
ai
quali
le
due
Torri
sono
crollate
non
una
ma
diecimila
volte
sugli
schermi
,
aiutando
a
gridare
:
è
una
guerra
e
chiamando
alla
guerra
.
Gli
attentatori
lo
avevano
certamente
messo
nel
conto
.
Non
è
stata
l
'
apocalisse
.
Non
nell
'
accezione
ingenua
della
devastazione
enorme
:
altre
più
massicce
devastazioni
si
sono
seguite
negli
ultimi
dieci
anni
.
Ma
non
abbiamo
definito
apocalisse
quella
dei
centocinquantamila
sgozzati
in
Algeria
,
dei
sei
settecentomila
Tutsi
uccisi
dagli
Hutu
,
dei
trecentomila
ammazzati
nell
'
Iraq
dall
'
operazione
"
Tempesta
nel
deserto
"
e
il
mezzo
milione
di
bambini
che
muoiono
,
si
dice
,
per
l
'
embargo
dei
medicamenti
.
Tanto
meno
i
trentacinquemila
morti
in
Turchia
e
i
settantamila
in
India
,
in
questo
stesso
2001
,
anche
se
la
speculazione
non
è
estranea
a
quelle
catastrofi
.
Dunque
alcune
stragi
pesano
come
montagne
,
altre
come
piume
?
Se
non
è
corretto
valutare
un
evento
soltanto
dal
numero
delle
vittime
non
è
neanche
lecito
valutarlo
soltanto
dal
vulnus
portato
all
'
idea
di
sé
che
ne
ha
chi
ne
è
ferito
,
in
questo
caso
gli
Stati
uniti
.
Ancora
più
torbido
il
richiamo
colto
all
'
Apocalisse
:
scontro
finale
fra
la
Bestia
e
l
'
Agnello
.
Il
Bene
siamo
noi
la
Bestia
sono
loro
.
Così
ha
detto
Bush
e
ha
aggiunto
"
Dio
è
con
noi
"
.
Non
è
stato
l
'
assalto
dell
'
Islam
alla
cristianità
,
come
sulle
prime
si
è
detto
(
antinomia
veneranda
,
ricorda
Bocca
)
.
Poi
ci
si
è
ritratti
con
imbarazzo
:
non
è
l
'
Islam
ma
il
fondamentalismo
islamico
che
colpisce
l
'
occidente
cristiano
.
Ma
l
'
Islam
è
un
oceano
e
dimostrare
che
ha
i
suoi
fondamentalismi
è
facile
quanto
dimostrare
quelli
del
cristianesimo
e
dell
'
ebraismo
.
E
tuttavia
Ariel
Sharon
non
è
"
gli
ebrei
"
,
Pio
XII
non
è
stato
"
i
cattolici
"
e
neppure
lo
stolto
Bush
è
"
gli
americani
"
,
anche
se
di
queste
aree
sono
o
sono
stati
i
leader
designati
.
Cattiva
polemica
,
confusione
.
In
verità
nulla
fa
pensare
che
quello
alle
due
Torri
sia
un
attacco
al
cristianesimo
,
dubito
che
sia
un
attacco
alla
democrazia
,
certo
non
lo
è
al
mondo
delle
merci
e
dei
commerci
contro
il
quale
nessuno
nell
'
Islam
,
neanche
i
talebani
,
ha
nulla
.
Chi
ha
colpito
ha
voluto
colpire
l
'
arroganza
degli
Stati
uniti
nel
Medioriente
e
metterne
in
difficoltà
gli
stati
arabi
alleati
.
Non
è
stata
una
vendetta
dei
poveri
.
L
'
Islam
non
parla
di
questione
sociale
,
ma
senza
questo
i
poveri
non
sono
in
grado
di
compiere
che
una
jacquerie
.
L
'
attacco
alle
due
Torri
è
tutto
fuorché
una
jacquerie
.
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
che
traversa
tutto
l
'
Islam
senza
avere
(
ancora
)
uno
stato
proprio
e
gioca
anche
sulla
disperazione
,
ignoranza
ed
oppressione
delle
masse
il
cui
consenso
è
necessario
alle
dittature
arabe
,
costringendo
queste
ultime
a
tirare
il
sasso
e
nascondere
la
mano
.
La
Jihad
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
e
i
mezzi
e
in
questo
senso
Osama
bin
Laden
,
saudita
,
già
agente
della
Cia
,
è
un
modello
.
Viene
da
una
famiglia
che
dal
1940
è
il
più
forte
gruppo
di
costruzione
e
trasporti
dell
'
Arabia
saudita
,
ma
partecipa
a
holding
dell
'
elettricità
(
a
Rihad
e
a
La
Mecca
,
a
Cipro
e
in
Canada
)
,
nei
petroli
,
nell
'
elettronica
,
nell
'
import
-
export
,
nelle
telecomunicazioni
(
Nortel
e
Motorola
)
e
nei
satelliti
(
Iridium
)
.
Famiglia
e
Arabia
saudita
hanno
liquidato
Osama
con
due
miliardi
di
dollari
che
egli
gestisce
sulle
borse
e
nella
miriade
di
società
off
shore
dei
suoi
.
E
alimenta
le
ong
islamiche
Relief
e
Blessed
Relief
.
Questi
sono
"
loro
"
,
la
Bestia
contro
la
quale
ci
leviamo
,
noi
,
il
Bene
.
Sono
quelli
che
gli
Stati
uniti
hanno
creduto
di
utilizzare
in
Afghanistan
e
nel
Medioriente
e
oggi
gli
si
rivoltano
contro
.
E
'
una
lotta
per
il
dominio
in
quello
scacchiere
.
Non
è
fra
i
guai
minori
di
Bush
che
i
saudiani
siano
i
maggiori
finanziatori
della
Jihad
ma
l
'
Arabia
saudita
il
paese
più
intrinsecamente
legato
agli
interessi
americani
.
La
vera
domanda
è
perché
ora
?
Fino
a
dieci
anni
fa
la
Jihad
non
era
così
forte
e
fino
a
dieci
giorni
fa
agiva
solo
all
'
interno
dell
'
Islam
,
ala
ortodossa
contro
le
"
deviazioni
"
,
l
'
Algeria
è
il
più
sanguinoso
esempio
.
Finché
non
ne
è
stato
toccato
,
l
'
occidente
non
se
ne
è
curato
affatto
,
privilegiando
i
rapporti
d
'
affari
,
massacratori
o
fondamentalisti
che
fossero
i
detentori
di
gas
per
l
'
Europa
,
di
armi
contro
l
'
Unione
sovietica
o
gli
alimentatori
di
un
contenzioso
pakistano
contro
l
'
India
.
Non
se
ne
è
curato
quando
sotto
gli
occhi
di
tutti
sono
affluiti
,
negli
ultimi
anni
,
ad
addestrarsi
nell
'
Afghanistan
,
i
fondamentalisti
di
ogni
provenienza
.
E
invece
si
doveva
vedere
come
la
Jihad
assumesse
grandi
dimensioni
da
quando
il
Medioriente
ha
smesso
di
essere
assieme
paralizzato
e
coperto
dal
deterrente
delle
due
superpotenze
e
una
sola
di
essa
è
rimasta
in
campo
,
gli
Stati
uniti
.
I
quali
sono
diventati
parte
in
causa
,
sollecitatori
e
finanziatori
di
tutti
i
conflitti
del
settore
,
per
i
loro
immediati
interessi
o
per
inintelligenza
dei
processi
.
Neanche
l
'
acuto
Noam
Chomski
si
ricorda
che
prima
del
1989
una
guerra
nel
Golfo
sarebbe
stata
impensabile
.
E
che
chi
negli
emirati
vi
ha
chiamato
gli
States
,
da
tempo
non
apprezza
che
essi
così
pesantemente
vi
restino
.
Non
apprezza
,
il
mondo
arabo
,
che
gli
Usa
esigano
il
rispetto
delle
risoluzioni
dell
'
Onu
dall
'
Iraq
ma
non
lo
esigano
(
e
non
occorrerebbe
una
guerra
)
da
Israele
.
La
Jihad
insomma
è
cresciuta
nel
venire
affine
di
qualsiasi
visione
laica
di
riscatto
di
quelle
popolazioni
con
la
caduta
dell
'
Urss
e
col
blocco
assieme
contingente
e
leonino
fra
dirigenze
arabe
e
Pentagono
.
Nazionalismo
,
fondamentalismo
,
concretissimi
interessi
di
alcuni
e
disperazioni
di
molti
hanno
fatto
della
Jihad
la
miscela
esplosiva
che
oggi
è
.
Azioni
e
reazioni
degli
Stati
uniti
le
hanno
facilitato
il
terreno
di
coltura
,
come
lo
accrescerà
la
dissennata
reazione
di
Bush
che
farà
a
pezzi
in
Afghanistan
molti
,
non
bin
Laden
,
e
però
non
oserà
invaderlo
:
i
russi
gli
hanno
spiegato
che
non
ce
la
farebbe
.
Ma
bombarderà
a
destra
e
a
sinistra
Kabul
e
forse
,
secondo
le
abitudini
,
Baghdad
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
,
sia
pur
meno
colto
di
quello
che
già
non
piaceva
a
Tacito
,
ma
che
sarebbe
stato
oggettivamente
assimilatore
e
mediatore
.
Gli
Usa
non
sono
questo
.
Si
muovono
in
modo
ancora
più
arrogante
di
Francia
e
Inghilterra
,
che
avevano
spartito
con
l
'
ascia
la
regione
,
e
per
di
più
in
tempi
che
offrono
a
chi
si
sente
umiliato
e
offeso
i
mezzi
e
i
saperi
per
destabilizzare
chi
lo
umilia
o
lo
offende
.
Nulla
è
stato
più
stupido
che
allevare
il
terrorismo
e
pensare
di
servirsene
.
Esso
è
imprendibile
e
lo
resterà
finché
non
avrà
perduto
il
consenso
sul
suo
proprio
terreno
.
Ma
non
lo
perderà
di
certo
mentre
Bush
bombarda
l
'
Afghanistan
.
Anzi
con
questa
azione
gli
Stati
uniti
perderanno
anche
il
sostegno
degli
stati
arabi
finora
amici
.
La
Lega
araba
ha
già
cominciato
.
Bush
si
infila
in
una
guerra
dalla
quale
non
tirerà
fuori
i
piedi
perché
l
'
ha
promessa
ai
suoi
concittadini
,
che
al
92
per
cento
la
vogliono
anche
loro
:
ma
non
dividerà
gli
stati
arabi
,
e
accrescerà
il
potenziale
di
vendetta
della
Jihad
.
La
sola
guerra
che
è
in
grado
di
vincere
è
in
casa
sua
contro
la
tanto
vantata
"
società
aperta
"
:
effetto
fatale
delle
emergenze
.
Si
espone
a
essere
colpito
di
nuovo
,
a
non
vincere
da
nessuna
parte
e
perdere
poco
a
poco
il
consenso
che
la
scossa
dell'11
settembre
gli
ha
dato
.
Ci
sono
errori
senza
rimedi
.
Se
ne
accorge
l
'
Europa
che
ora
lo
sostiene
ora
ne
prende
le
distanze
,
firma
patti
scellerati
con
la
Nato
e
poi
elucubra
sull
'
articolo
5
,
non
vuole
mandare
i
ragazzi
di
leva
nelle
montagne
afghane
né
complicarsi
le
cose
con
i
musulmani
che
si
trova
in
casa
,
né
col
Mediterraneo
,
dove
l
'
Italia
della
seconda
repubblica
-
sia
detto
fra
parentesi
-
fa
ancora
meno
politica
della
prima
.
Dovremmo
accorgercene
anche
noi
,
che
pure
siamo
stretti
fra
la
spada
e
il
muro
,
perché
non
c
'
è
occasione
che
non
sia
buona
per
cercare
di
massacrare
la
poca
sinistra
che
resta
.
Abbiamo
anche
noi
le
nostre
colpe
,
non
fosse
che
di
omissione
.
Scrive
Pintor
che
non
ci
aspettavamo
quel
che
è
successo
:
è
vero
.
Ma
non
è
una
virtù
.
Come
gli
Usa
abbiamo
guardato
a
noi
stessi
e
non
al
mondo
,
dove
pure
nulla
era
nascosto
.
Coprendoci
il
capo
con
la
cenere
dei
comunismi
,
abbiamo
cessato
di
guardare
a
chi
era
incastrato
in
condizioni
materiali
più
delle
nostre
tremende
.
Prendiamo
la
Palestina
:
uno
stato
confusionale
fa
oscillare
la
sinistra
fra
senso
di
colpa
verso
gli
ebrei
,
rigurgiti
di
antisemitismo
e
,
come
ha
scoperto
Mannheimer
,
vorremmo
tanto
che
i
palestinesi
smettessero
di
agitarsi
.
Tale
è
il
peso
del
fallimento
dei
socialismi
reali
che
alcuni
di
noi
si
sono
persuasi
che
nulla
ci
sia
da
fare
,
tanto
il
male
è
nel
mondo
e
il
mondo
è
del
male
,
mentre
alcuni
altri
si
sono
illusi
sulle
virtù
rivoluzionarie
di
identità
arcaiche
,
che
ci
sono
parse
lodevoli
perché
antimoderniste
e
tutte
si
sono
involte
su
sé
stesse
,
fra
degenerazione
e
paralisi
.
Ora
gli
eventi
ci
presentano
i
conti
e
bisogna
rispondere
per
quello
che
siamo
.
Non
siamo
tutti
americani
-
io
almeno
non
lo
sono
.
Non
apprezzo
i
"
valori
"
liberisti
che
gli
Stati
uniti
impongono
,
mi
duole
il
lutto
dei
loro
cittadini
ma
non
mi
piace
che
si
credessero
al
di
sopra
delle
conseguenze
di
quel
che
il
loro
paese
fa
.
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sì
lo
sono
,
e
mi
stupisco
che
esitino
tanto
ad
esserlo
molti
amici
che
più
di
me
in
passato
lo
erano
.
Considero
che
gli
Stati
uniti
stiano
facendo
ancora
una
politica
imperialista
che
ferisce
altre
popolazioni
e
si
rivolterà
contro
loro
stessi
:
sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
La
verità
è
che
siamo
deboli
.
Ma
questo
non
ci
assolve
dal
dire
no
,
Bush
è
un
pazzo
pericoloso
,
non
colpirà
la
Jihad
ma
molta
gente
senza
colpa
,
e
spingerà
gli
Stati
uniti
a
vivere
assediando
il
mondo
e
ad
esserne
assediati
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
3
febbraio
-
I
deputati
La
Malfa
,
Li
Causi
e
Mancini
hanno
presentato
oggi
alla
Camera
interrogazioni
urgenti
per
conoscere
il
parere
del
Governo
sul
caso
dell
'
arresto
,
avvenuto
in
Sicilia
,
presso
Partinico
,
dello
scrittore
cattolico
Danilo
Dolci
,
apostolo
laico
per
la
redenzione
di
una
delle
più
misere
popolazioni
siciliane
-
quella
di
Trappeto
-
il
quale
i
giorni
scorsi
aveva
indetto
uno
sciopero
della
fame
,
cui
si
erano
associati
,
per
ventiquattr
'
ore
,
duecento
pescatori
della
zona
.
Abituati
al
digiuno
per
secolare
maledizione
della
povertà
che
li
mortifica
,
ed
anzi
quasi
spiritualmente
fortificati
da
una
preparazione
veramente
congrua
al
loro
stato
,
i
duecento
affamati
si
sono
quindi
accinti
ad
un
lavoro
volontario
di
pubblica
utilità
:
la
riparazione
di
una
trazzera
.
Oltre
a
Danilo
Dolci
,
sono
stati
difatti
messi
nel
carcere
palermitano
dell
'
Ucciardone
alcuni
braccianti
,
qualche
sindacalista
e
uno
studente
universitario
.
Sul
loro
conto
e
sulla
natura
dei
fatti
,
il
Governo
purtroppo
non
ha
saputo
dire
nulla
ai
deputati
che
lo
interrogavano
.
Il
sottosegretario
Pugliese
ha
risposto
di
non
essere
in
possesso
di
notizie
precise
e
ha
formulato
l
'
opinione
che
i
deputati
interroganti
avrebbero
dovuto
contentarsi
di
una
risposta
scritta
che
sarebbe
loro
stata
inviata
uno
dei
prossimi
giorni
.
La
Malfa
,
deputato
repubblicano
,
ha
replicato
vivacemente
:
«
L
'
episodio
di
Partinico
è
davvero
paradossale
»
egli
ha
detto
.
«
Danilo
Dolci
è
stato
arrestato
per
conduzione
abusiva
di
lavori
su
luogo
pubblico
,
mentre
a
tutti
sono
note
le
condizioni
delle
trazzere
siciliane
che
giustificano
veramente
qualunque
intervento
per
migliorarle
.
»
Il
socialista
Mancini
e
il
comunista
Li
Causi
si
sono
associati
alle
parole
di
La
Malfa
,
e
finalmente
si
è
deciso
che
il
Governo
risponderà
nel
merito
dei
fatti
di
Partinico
in
occasione
della
prima
seduta
dopo
la
ripresa
parlamentare
,
cioè
il
14
febbraio
alle
ore
17
.
Di
qui
al
14
febbraio
Danilo
Dolci
starà
intanto
in
prigione
?
Se
questa
è
la
sua
sorte
,
egli
probabilmente
non
la
considererebbe
come
la
conseguenza
peggiore
determinata
dalla
situazione
.
Personalmente
abituato
a
prigioni
e
a
digiuni
,
vi
è
assuefatto
e
non
li
cura
come
eventi
terribili
,
ma
soltanto
piuttosto
come
incidenti
del
suo
mestiere
di
missionario
laico
,
di
apostolo
volontario
della
redenzione
di
uno
dei
paesi
più
poveri
d
'
Italia
.
Missionario
ed
apostolo
non
sono
termini
consueti
nel
linguaggio
della
polizia
,
e
Dolci
infatti
è
stato
indicato
in
un
rapporto
del
commissariato
di
PS
di
Partinico
con
la
qualifica
più
usuale
di
«
noto
agitatore
»
.
Di
origine
trentina
,
architetto
per
gli
studi
compiuti
con
successo
,
Danilo
Dolci
è
un
uomo
calmo
,
affatto
maturo
,
fisicamente
forte
e
moralmente
armato
.
Di
lui
ha
scritto
Norberto
Bobbio
nella
prefazione
ad
un
libro
che
ha
avuto
molta
meritata
fortuna
(
D
.
Dolci
,
Banditi
a
Partinico
,
Ed
.
Laterza
1955
)
che
«
a
vederlo
dà
un
'
impressione
tranquillante
di
forza
rattenuta
e
benefica
,
di
interiore
riposatezza
,
di
calma
sorvegliata
e
inattaccabile
,
senza
increspature
,
di
una
mansuetudine
più
forte
di
ogni
impeto
»
.
Il
ritratto
è
preciso
:
una
decina
di
giorni
fa
,
Dolci
era
a
Roma
e
si
aggirava
nei
ritrovi
e
nei
salotti
per
procurarsi
adesioni
alla
sua
impresa
che
pacatamente
andava
spiegando
con
molta
semplicità
.
Il
cosiddetto
«
noto
agitatore
»
aveva
già
compiuto
un
primo
tirocinio
a
Nomadelfia
con
don
Zeno
Saltini
.
Poi
,
all
'
inizio
del
1952
,
era
andato
da
solo
a
Trappeto
,
uno
del
paesi
più
miserabili
della
Sicilia
,
centro
del
banditismo
allora
assurto
ad
evento
nazionale
.
Vi
era
già
stato
da
ragazzo
con
la
famiglia
essendo
il
padre
ferroviere
:
«
Danilo
arrivau
a
lu
Trappitu
con
trenta
lire
in
tasca
'
nu
bellu
jornu
co
lu
trenu
dell
'
una
»
oggi
raccontano
di
lui
per
le
strade
di
Partinico
.
Tornava
per
dividere
,
consapevolmente
,
la
miserabile
vita
della
parte
più
miserabile
di
quella
popolazione
,
e
non
già
per
tentare
esperienze
politico
-
sindacali
,
o
tanto
peggio
letterarie
.
La
via
che
aveva
scelto
era
difatti
di
non
accettare
la
distinzione
fra
il
predicare
e
l
'
agire
ma
di
far
risaltare
la
buona
predica
dalla
buona
azione
e
non
lasciando
ad
altri
la
cura
di
provvedere
:
ma
cominciando
col
pagare
di
persona
.
Pagò
difatti
-
e
quanto
-
insieme
ai
poveri
ai
quali
si
è
associato
.
Il
primo
sciopero
della
fame
lo
compì
per
protesta
avendo
visto
un
bimbo
che
era
morto
di
fame
:
perché
in
Italia
,
in
qualche
angolo
,
si
può
ancora
morire
di
denutrizione
.
Il
suo
gesto
servì
perché
arrivasse
qualche
provvidenza
,
insufficiente
,
come
è
ovvio
,
a
risolvere
la
situazione
;
ma
da
quel
giorno
,
almeno
,
i
bimbi
di
Trappeto
non
morirono
più
solamente
per
fame
.
Danilo
intanto
si
è
sposato
con
la
vedova
di
un
pescatore
del
luogo
,
adottandone
i
figli
,
ed
ha
vissuto
in
lotta
contro
la
diffidenza
delle
autorità
che
lo
considerano
un
agitatore
,
e
contro
l
'
incomprensione
di
una
certa
parte
della
stessa
popolazione
.
Sollevarla
al
livello
della
dignità
umana
è
l
'
impegno
maggiore
di
Danilo
Dolci
,
che
nei
salotti
romani
sere
fa
ne
andava
parlando
con
profonda
convinzione
:
«
Sarebbe
veramente
una
jattura
che
l
'
opera
iniziata
si
dovesse
arrestare
.
Abbiamo
indotto
i
pescatori
,
i
braccianti
,
i
disoccupati
a
considerare
in
modo
nuovo
il
loro
destino
;
a
sentirsi
uomini
.
Faremo
un
digiuno
per
dimostrare
il
carattere
religioso
della
nostra
azione
,
e
poi
ci
metteremo
a
lavorare
ma
non
come
ribelli
;
semplicemente
come
cittadini
che
invocano
l
'
applicazione
dell
'
art.
4
della
Costituzione
.
A
Trappeto
,
lo
hanno
tutti
imparato
a
memoria
.
Abbiamo
diffuso
volantini
e
affisso
manifesti
con
uno
stampato
:
"
La
Repubblica
riconosce
a
tutti
i
cittadini
il
diritto
al
lavoro
e
a
promuovere
le
condizioni
che
rendano
effettivo
questo
diritto
"
.
Siamo
ribelli
forse
?
Non
siamo
ribelli
:
anzi
cerchiamo
di
sradicare
le
cause
secolari
del
banditismo
»
.
Queste
le
dichiarazioni
del
Dolci
contro
il
quale
la
legge
viene
applicata
in
tutta
la
sua
severità
.
Ma
è
da
notare
,
come
scrive
stasera
la
non
sospetta
agenzia
Italia
,
che
fino
ad
ora
l
'
attività
di
Dolci
era
stata
seguita
con
interesse
,
ufficialmente
,
e
non
sono
mancati
indizi
espliciti
di
autorevoli
adesioni
.
Recentemente
la
TV
ha
dedicato
al
Dolci
una
trasmissione
nell
'
ambito
di
una
rubrica
riservata
ai
giovani
,
ed
in
tale
occasione
gli
fu
possibile
esprimere
la
sua
valutazione
sulla
situazione
di
Partinico
.
«
Evidentemente
»
scrive
la
agenzia
«
occorreva
scegliere
tra
il
considerare
il
Dolci
un
pericoloso
sovvertitore
e
non
offrirgli
pertanto
una
autorevole
tribuna
come
la
TV
,
oppure
ritenerlo
soltanto
come
un
animatore
sociale
,
e
allora
sarebbe
stato
più
opportuno
operare
in
modo
che
non
si
determinassero
le
condizioni
per
provvedimenti
addirittura
limitativi
della
sua
libertà
»
.
StampaQuotidiana ,
Mi
verrebbe
da
dire
:
giù
le
mani
da
Enrico
Berlinguer
.
Ma
che
lo
dico
a
fare
se
i
suoi
amici
e
discepoli
lo
denigrano
perché
fu
un
buon
comunista
dalla
giovinezza
alla
tomba
?
L
'
uccisione
del
padre
,
secondo
Freud
,
è
un
passaggio
obbligato
per
i
giovani
che
vogliono
sentirsi
qualcuno
.
Quella
in
corso
non
è
una
disputa
storico
-
politica
ma
una
campagna
elettorale
anticomunista
che
a
me
ricorda
il
18
aprile
1948
,
con
alcune
differenze
.
Questa
fa
perno
sul
Kgb
,
quella
sulle
preforche
di
Praga
(
una
cosa
più
seria
)
.
Quella
ebbe
un
piglio
clerico
-
maccartista
,
questa
ha
una
furia
che
definirei
«
islamica
»
se
non
fosse
offensivo
per
i
maomettani
.
Quella
era
diretta
contro
il
pericolo
bolscevico
,
questa
vuole
azzerare
una
sinistra
moderata
e
socialmente
innocua
.
Quella
era
guidata
da
De
Gasperi
e
Scelba
,
questa
da
Berlusconi
,
Fini
e
Giannino
Riotta
.
Ma
la
novità
più
grande
,
il
paradosso
che
supera
la
fantasia
di
Kafka
e
Pirandello
,
è
che
allora
il
fronte
del
popolo
e
l
'
antifascismo
contrattaccavano
e
ressero
alla
sconfitta
,
mentre
D
'
Alema
e
Veltroni
,
gran
parte
del
loro
partito
e
dei
loro
alleati
concorrono
attivamente
alla
propria
umiliazione
.
Oggi
è
un
tranquillo
martedì
di
mezzo
ottobre
,
manca
tempo
alle
elezioni
suppletive
di
novembre
,
alle
elezioni
regionali
di
marzo
,
alle
elezioni
politiche
del
2001
(
a
cui
non
arriveremo
)
.
Senza
sfera
di
cristallo
,
ma
secondo
una
logica
elementare
,
si
può
già
dare
per
certa
un
'
umiliante
sconfitta
della
sinistra
e
della
sua
impresentabile
coalizione
.
Lo
scrivo
in
anticipo
senza
né
timore
né
speranza
di
una
smentita
dei
fatti
.
A
chi
si
rivolgono
,
quali
voti
pensano
di
conquistare
D
'
Alema
e
Veltroni
,
quando
rifiutano
l
'
eredità
del
Pci
come
parte
fondante
della
democrazia
italiana
e
si
presentano
come
figli
di
nessuno
?
Non
certo
quelli
dei
popolani
e
dei
democratici
che
hanno
un
'
altra
memoria
e
che
gli
hanno
già
voltato
le
spalle
nelle
elezioni
di
giugno
.
Vanteranno
forse
i
frutti
dell
'
azione
di
governo
?
Da
un
anno
in
qua
non
ce
ne
sono
,
l
'
unico
vistoso
è
stata
la
guerra
.
Tireranno
fuori
all
'
ultimo
minuto
un
programma
riformatore
di
cui
non
c
'
è
traccia
,
concordato
col
dott.
Fossa
e
col
sen.
Cossiga
?
O
con
l
'
impresentabile
Cossutta
?
O
con
un
certo
Castagnetti
,
che
giustamente
inneggia
al
cinquantennio
democristiano
,
come
esemplare
baluardo
anticomunista
e
modello
di
buon
governo
?
Chiederanno
il
soccorso
dei
poteri
forti
tradizionali
contro
il
liberismo
cialtrone
di
Berlusconi
e
la
destra
estrema
di
Fini
?
A
giudicare
dal
tono
dei
giornali
della
Fiat
,
i
poteri
forti
ritengono
di
aver
sfiancato
a
sufficienza
il
ronzino
del
centro
-
sinistra
e
cambiano
cavallo
.
Forse
la
Fiat
sarà
venduta
e
l
'
impero
di
Berlusconi
non
avrà
più
concorrenti
.
Oppure
credono
davvero
,
D
'
Alema
e
Veltroni
,
che
proclamando
il
comunismo
incompatibile
con
la
libertà
avranno
il
voto
encomiastico
dei
ceti
medioabbienti
?
Ma
questi
ceti
insaziabili
lo
sapevano
già
,
intendendo
per
comunismo
qualunque
limite
al
privilegio
.
E
sentirselo
dire
da
sinistra
gli
alleggerisce
la
coscienza
e
li
induce
a
votare
con
slancio
per
la
destra
che
glielo
ha
sempre
detto
.
Una
destra
ultralegittimata
:
se
l
'
ultimo
cinquantennio
è
ignominioso
,
unico
retroterra
storico
rimane
il
liberalismo
sabaudo
e
il
ventennio
fascista
.
Ben
scavato
,
giovani
talpe
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
23
febbraio
-
Oggi
sono
sceso
nel
Mausoleo
ed
ho
visto
Stalin
,
l
'
uomo
di
cui
si
parla
.
Il
viso
è
fortemente
illuminato
da
un
fascio
di
luce
rossastra
e
calda
,
splendono
argentei
i
famosi
baffi
,
i
capelli
appaiono
ancora
folti
,
con
molti
fili
neri
misti
a
fili
grigi
.
Spicca
il
naso
aquilino
,
leggermente
annerito
intorno
alle
narici
.
L
'
uomo
che
cessò
di
vivere
il
5
marzo
1953
,
quasi
tre
anni
fa
,
non
sembra
morto
.
L
'
impressione
è
strana
;
Stalin
,
adagiato
com
'
è
dentro
una
scatola
di
cristallo
,
sembra
piuttosto
immerso
nel
sonno
,
un
sonno
profondo
e
monumentale
.
Il
realismo
di
questa
spoglia
è
possente
.
Il
pubblico
,
sfiorando
la
scatola
di
cristallo
,
può
veramente
scrutare
ogni
particolare
del
celebre
volto
.
Si
notano
perfettamente
le
pieghe
del
collo
,
le
rughe
della
fronte
,
le
linee
dell
'
espressione
,
i
forellini
e
le
asperità
della
pelle
,
le
increspature
delle
labbra
,
le
grinze
delle
palpebre
chiuse
.
Non
è
l
'
aspetto
di
un
uomo
morto
;
e
passata
la
prima
impressione
,
non
è
nemmeno
quello
di
un
uomo
dormiente
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
nuovo
;
ad
un
uomo
,
per
dire
così
,
né
vivo
né
morto
.
Ogni
giorno
circa
settemila
persone
visitano
il
Mausoleo
.
È
un
edificio
di
marmo
rosso
cupo
,
costruito
in
margine
alla
Piazza
Rossa
,
a
poche
decine
di
metri
dalle
mura
rosse
del
Cremlino
.
La
fila
dei
visitatori
si
prolunga
per
alcuni
chilometri
,
e
chi
è
in
testa
non
può
mai
vederne
la
coda
.
Si
tratta
di
un
esercito
di
borghesi
,
o
meglio
,
di
gente
vestita
in
borghese
.
Si
mescolano
i
tipi
più
diversi
,
vecchi
contadini
con
gli
abiti
imbottiti
di
ovatta
e
i
valenchi
di
feltro
ai
piedi
,
donne
infagottate
,
il
capo
coperto
da
scialli
neri
,
giovanotti
con
cappotti
di
pelle
.
Si
notano
anche
molti
bambini
,
tenuti
in
braccio
e
avvolti
dentro
coperte
imbottite
.
La
colonna
cammina
lentamente
,
a
piccoli
passi
.
Si
tratta
d
'
una
andatura
che
verrà
mantenuta
durante
tutta
la
visita
.
Non
ci
si
può
,
infatti
,
soffermare
davanti
ai
sarcofaghi
di
Lenin
e
Stalin
,
che
appaiono
affiancati
nella
grande
sala
sotterranea
del
Mausoleo
.
I
curiosi
,
tentati
di
indugiare
,
vengono
severamente
invitati
a
filare
avanti
dai
militi
che
si
susseguono
a
pochi
passi
di
distanza
,
lungo
tutto
il
percorso
.
Si
entra
nella
tomba
attraverso
una
porta
di
bronzo
.
Agli
stipiti
stanno
due
soldati
di
guardia
,
con
il
fucile
a
pied
'
arm
,
la
cui
baionetta
è
splendente
.
Queste
sentinelle
appaiono
immobili
,
quasi
fossero
di
marmo
.
A
volte
il
gelo
incrosta
i
loro
visi
,
e
imbianca
le
ciglia
.
Varcando
la
porta
di
ingresso
,
si
passa
davanti
al
loro
naso
,
e
se
si
cerca
di
guardarli
,
i
loro
occhi
appaiono
come
invetrati
,
perduti
lontano
.
Si
scende
una
scala
di
marmo
nero
,
e
ci
accoglie
un
'
aria
tepida
,
che
ha
un
percettibile
odore
di
disinfettante
.
Di
quando
in
quando
vediamo
i
soldati
di
guardia
e
colpisce
la
loro
posizione
statuaria
e
assente
.
Finita
la
scala
si
volta
a
destra
,
si
oltrepassa
una
porta
di
bronzo
,
si
entra
nella
sala
dove
giacciono
le
spoglie
di
Lenin
e
di
Stalin
.
È
una
sala
nera
.
Un
debole
chiarore
scende
dal
soffitto
,
i
visitatori
diventano
ombre
tra
ombre
.
Si
scorgono
decine
di
soldati
,
immobili
e
rigidi
;
i
loro
volti
,
sfiorati
dalla
debole
luce
,
appaiono
di
un
pallore
cereo
,
hanno
il
colore
delle
piante
cresciute
nel
buio
.
D
'
un
tratto
il
volto
di
Lenin
,
illuminato
da
una
luce
violenta
e
rossastra
.
Anche
il
fondatore
del
Partito
comunista
sovietico
giace
dentro
una
scatola
di
cristallo
.
Appare
dalla
cintola
in
su
,
lo
nasconde
fino
al
ventre
un
panno
di
raso
nero
,
su
cui
spiccano
le
mani
.
L
'
aspetto
di
Lenin
,
al
contrario
di
quello
di
Stalin
,
è
,
per
dir
così
,
più
sfumato
.
I
suoi
resti
hanno
qualcosa
di
cereo
,
di
indistinto
che
veramente
non
ritengono
più
nulla
di
carnale
.
Si
capisce
subito
che
il
tempo
ha
lavorato
,
ha
compiuto
trasformazioni
sottili
;
ed
ha
infuso
nei
resti
umani
quel
tanto
di
astratto
e
simbolico
che
appartiene
ai
monumenti
.
Davanti
a
Lenin
non
si
prova
quel
senso
di
vago
sgomento
che
coglie
alla
vista
di
Stalin
,
così
terreno
,
così
fisico
.
Molti
giornali
di
Occidente
hanno
raccontato
che
i
sovietici
,
durante
la
guerra
scorsa
,
trasportarono
Lenin
in
un
sotterraneo
della
metropolitana
,
per
metterlo
al
riparo
dai
pericoli
delle
bombe
.
Le
spoglie
,
sembra
,
soffersero
qualche
danno
e
fu
necessario
poi
un
delicato
lavoro
di
restauro
.
È
certo
che
,
al
paragone
di
Lenin
,
Stalin
risulta
molto
più
reale
.
Le
mani
del
Voschz
,
del
«
capo
»
,
che
per
oltre
vent
'
anni
strinsero
fermamente
un
potere
assoluto
,
conservano
una
incredibile
freschezza
,
potrebbero
essere
le
mani
di
un
uomo
addormentato
.
Mentre
Lenin
indossa
una
giacca
scura
,
di
foggia
militaresca
,
e
priva
di
qualsiasi
ornamento
,
Stalin
veste
la
divisa
grigioverde
di
generalissimo
,
con
una
grande
stella
d
'
oro
su
ciascuna
spallina
,
due
stelle
rosse
appuntate
al
petto
,
che
lo
decorano
due
volte
«
eroe
dell
'
Unione
Sovietica
»
.
Nel
Mausoleo
si
respira
una
strana
aria
di
venerazione
.
I
visitatori
guardano
le
due
scatole
di
cristallo
con
occhi
affascinati
.
Il
silenzio
è
profondo
,
si
sente
soltanto
un
lieve
fruscio
di
piedi
e
un
lontano
ronzare
di
apparecchi
elettrici
.
Il
pensiero
spontaneamente
corre
ad
altre
scene
.
Si
ricorda
il
fervore
religioso
che
i
fedeli
della
Chiesa
ortodossa
svelano
davanti
alle
immagini
sacre
.
Qualcosa
del
rapimento
che
per
secoli
accompagnò
l
'
adorazione
delle
icone
russe
,
sembra
giungere
fin
qui
,
con
aspetti
naturalmente
diversi
.
Chi
osserva
i
volti
dei
sovietici
trascorrenti
davanti
alle
salme
di
Lenin
e
Stalin
,
può
immaginare
meglio
l
'
impressione
che
devono
aver
suscitato
le
parole
contro
il
«
culto
dell
'
individuo
»
,
pronunciate
nei
giorni
scorsi
nella
sala
grande
del
Cremlino
.
Il
genio
infallibile
e
quasi
sovrumano
,
esposto
come
Lenin
alla
venerazione
del
popolo
,
appare
avvolto
in
una
luce
di
tramonto
.
Un
tempo
i
visitatori
del
Mausoleo
trascorrevano
davanti
a
Stalin
senza
sentire
alcun
dubbio
.
Quali
pensieri
volgono
ora
nella
mente
di
questi
uomini
,
che
vedo
sfilare
con
occhi
assorti
ed
estatici
?
StampaQuotidiana ,
Il
cardinal
Martini
ha
chiesto
alla
rivista
dei
gesuiti
di
aiutare
il
mondo
cattolico
e
i
cittadini
in
generale
a
decifrare
la
politica
italiana
.
Se
non
ci
riescono
loro
,
grandi
interpreti
di
codici
medievali
e
tessitori
di
intrighi
celebri
nella
storia
,
nessun
altro
può
riuscirci
.
Io
ci
ho
rinunciato
da
tempo
.
Tanto
più
in
quanto
i
geroglifici
della
politica
italiana
non
sono
egizi
per
cui
servirebbe
un
archeologo
,
ma
specificamente
democristiani
.
I
governi
a
termine
,
balneari
o
natalizi
,
i
governi
bis
,
i
rimpasti
,
i
prontuari
per
la
ripartizione
dei
dicasteri
,
le
fluttuazioni
e
i
ricambi
delle
maggioranze
,
sono
una
tradizione
cinquantennale
,
un
abito
mentale
,
un
costume
,
una
particolarità
nazionale
che
la
giovane
sinistra
ha
ereditato
e
fatto
propria
senza
neanche
rendersene
conto
.
Prima
il
nuovo
Ulivo
o
prima
un
D
'
Alema
bis
?
Meno
Quercia
e
più
Asinello
?
Più
Pipì
o
meno
?
Mastella
o
Parisi
,
chi
tra
queste
due
eminenti
personalità
avrà
più
spicco
?
Scognamiglio
tornerà
al
Polo
?
Livia
Turco
e
Rosi
Bindi
si
dedicheranno
alla
famiglia
in
senso
stretto
?
Di
Pietro
farà
arrivare
i
treni
in
orario
?
Il
centro
-
sinistra
conserverà
il
trattino
di
congiunzione
o
farà
lo
strappo
?
Una
crisi
limpida
ed
entusiasmante
,
la
prima
volta
del
presidente
Ciampi
,
il
cui
esito
è
atteso
dalle
grandi
masse
con
la
stessa
apprensione
dell
'
estrazione
dell
'
Enalotto
.
Il
programma
è
top
secret
,
come
le
bombe
H
su
cui
resteremo
seduti
,
i
giornali
vanno
in
cerca
di
indiscrezioni
ma
l
'
unica
che
trovano
è
la
parità
scolastica
:
che
non
ha
bisogno
di
essere
decifrata
dai
gesuiti
.
Il
resto
lo
sta
redigendo
il
dott.
Fossa
.
Il
D
'
Alema
primo
è
durato
un
anno
,
il
D
'
Alema
secondo
sarebbe
meglio
che
non
nascesse
se
non
altro
per
ragioni
di
stile
.
Non
si
sa
neppure
chi
sia
il
padre
naturale
,
se
Massimo
o
Walter
(
oggi
gli
statisti
si
chiamano
per
nome
,
con
un
'
intimità
che
annuncia
micidiali
colpi
bassi
)
.
Se
è
così
che
vi
preparate
alle
elezioni
regionali
,
cari
amici
,
proclamando
per
inciso
che
non
c
'
è
trattino
tra
comunismo
e
libertà
,
Dio
non
ve
la
manderà
buona
.
Sarebbe
meglio
se
foste
voi
a
rompere
i
piatti
prima
di
farveli
rompere
sulla
testa
.
Ma
non
ne
siete
capaci
anche
perché
Boselletti
non
sarebbe
d
'
accordo
.
StampaQuotidiana ,
Tel
Aviv
,
8
novembre
-
I
carri
armati
i
semoventi
gli
affusti
dei
cannoni
gli
autocarri
,
insomma
tutti
i
mezzi
meccanici
degli
egiziani
,
sono
dipinti
di
giallo
,
quelli
israeliani
di
un
colore
bruno
verdastro
.
«
Il
nostro
problema
»
mi
ha
detto
sorridendo
un
alto
ufficiale
israeliano
«
è
ora
se
dipingere
in
bruno
tutto
il
materiale
catturato
o
se
faremo
più
presto
a
dipingere
in
giallo
anche
quello
nostro
.
»
Certamente
il
bottino
fatto
nel
Sinai
di
armi
e
di
munizioni
e
carri
di
recentissima
costruzione
,
russi
inglesi
cechi
,
supera
le
previsioni
anche
di
coloro
che
da
un
anno
osservavano
con
apprensione
il
grande
affluire
in
Egitto
di
materiale
bellico
.
Diversa
è
l
'
interpretazione
che
si
può
dare
a
tanta
abbondanza
di
mezzi
e
di
armi
nella
deserta
regione
del
Sinai
popolata
soltanto
da
sparsi
presidi
militari
,
se
sia
indice
veramente
di
intenzioni
aggressive
,
come
affermano
gli
israeliani
e
come
appare
anche
da
certe
parole
minacciose
di
Nasser
(
«
alla
prima
occasione
spazzeremo
via
Israele
dalla
faccia
della
terra
»
)
,
o
corrisponda
all
'
opportunità
di
preparare
materiale
bellico
ad
oriente
del
Canale
in
previsione
d
'
un
attacco
ad
esso
.
Gli
israeliani
hanno
certamente
condotto
una
rapida
campagna
con
buoni
piani
e
intelligente
azione
di
truppe
,
e
í
soldati
si
sono
dimostrati
bravi
a
servirsi
dei
nuovissimi
mezzi
di
guerra
che
innovano
radicalmente
la
tradizione
tattica
della
fanteria
,
ma
d
'
altro
canto
sono
stati
favoriti
dalla
rapida
stanchezza
di
combattere
degli
egiziani
,
colti
evidentemente
di
sorpresa
le
prime
ore
,
e
dopo
nemmeno
due
giorni
di
combattimento
trovatisi
privi
di
ogni
soccorso
aereo
.
Da
quest
'
affermazione
a
dire
che
non
si
sono
battuti
per
nulla
ci
corre
:
ad
El
Gafgafa
sulla
via
di
Ismailia
hanno
resistito
abilmente
,
e
hanno
respinto
tutti
gli
attacchi
frontali
e
c
'
è
voluto
un
aggiramento
per
farli
cadere
,
a
Abu
Ageila
hanno
combattuto
per
tre
giorni
.
L
'
energia
della
loro
resistenza
iniziale
è
dimostrata
dalle
perdite
subite
dagli
israeliani
,
centocinquanta
morti
(
non
è
stato
comunicato
il
numero
dei
feriti
)
:
sembra
una
cifra
da
poco
,
ma
se
si
fa
il
rapporto
fra
la
popolazione
di
Israele
-
un
milione
settecentomila
ebrei
,
la
minoranza
araba
è
esente
dal
reclutamento
-
e
quella
per
esempio
dell
'
Italia
,
sarebbe
come
se
noi
avessimo
perduto
nel
corso
di
una
sola
settimana
e
per
soli
quattro
giorni
di
battaglia
quattromila
uomini
,
perdite
considerevoli
in
così
breve
tempo
.
Ben
Gurion
ieri
alla
Camera
ha
detto
che
il
comando
militare
si
era
prefisso
di
ridurre
le
perdite
al
minimo
e
che
c
'
è
riuscito
:
contenti
loro
contenti
tutti
.
Ha
aggiunto
che
gli
egiziani
sono
stati
battuti
nonostante
l
'
eccellenza
delle
loro
armi
perché
ad
essi
è
mancato
lo
spirito
che
ha
animato
i
soldati
di
Israele
;
e
qui
ha
citato
il
profeta
Isaia
che
parla
degli
egiziani
smarriti
come
uomini
ebrei
per
volontà
dell
'
Onnipotente
che
ha
steso
la
mano
su
di
loro
,
e
fatti
simili
a
donne
incapaci
di
ogni
lavoro
.
Perché
Ben
Gurion
cita
a
ogni
piè
sospinto
i
testi
sacri
;
e
come
per
rivendicare
i
diritti
alla
navigazione
libera
nel
Mar
Rosso
risale
a
Salomone
e
ai
re
di
Giudea
fondatori
del
porto
di
Elath
,
così
fa
appello
alla
Bibbia
per
esaltare
il
valore
storico
e
nazionale
che
ha
il
monte
Sinai
nella
storia
di
Israele
come
quello
da
cui
Mosè
annunciò
al
suo
popolo
che
Iddio
lo
aveva
scelto
per
suo
popolo
eletto
e
gli
dette
i
libri
della
Legge
.
E
per
confermare
il
suo
dire
,
che
le
isolette
all
'
imboccatura
del
golfo
di
Akaba
fino
a
14
secoli
fa
erano
un
regno
ebraico
indipendente
,
ha
citato
il
passo
di
uno
storico
greco
nel
testo
originale
(
Ben
Gurion
fino
a
qualche
anno
fa
non
sapeva
il
greco
e
se
ne
rammaricava
,
e
si
mise
a
studiarlo
d
'
impegno
sino
a
che
poté
leggere
nell
'
originale
i
filosofi
greci
:
ora
mi
dicono
che
sta
studiando
nello
stesso
modo
l
'
italiano
per
poter
leggersi
Benedetto
Croce
e
Machiavelli
)
.
Ed
esprimendo
il
desiderio
che
il
dittatore
egiziano
si
acquieti
alla
sconfitta
ha
detto
che
spera
che
questi
non
obbligherà
gli
ebrei
a
violare
l
'
imposizione
fatta
loro
3300
anni
fa
-
quando
lasciarono
l
'
Egitto
-
di
non
ritornarvi
mai
più
.
Sarà
difficile
per
gli
uomini
politici
che
dovranno
trattare
di
pace
e
di
confini
argomentare
con
quest
'
uomo
per
cui
realtà
e
utopia
,
presente
e
avvenire
sono
una
sola
cosa
e
cita
i
testi
biblici
e
avvenimenti
di
tremila
anni
fa
come
fossero
documenti
e
trattati
di
cui
esista
copia
fotostatica
e
fa
appello
a
diritti
che
nascono
dalle
promesse
dei
profeti
.
Ma
certo
il
suo
atteggiamento
ispirato
e
grandioso
corrisponde
allo
stato
d
'
animo
del
Paese
.
Soprattutto
hanno
trovato
vasto
consenso
quei
passi
del
suo
discorso
nei
quali
ha
accusato
gli
Stati
Uniti
,
la
Russia
e
la
Gran
Bretagna
di
aver
lasciato
passare
senza
proteste
l
'
esclusione
delle
navi
di
Israele
dal
Canale
di
Suez
ordinata
dal
dittatore
egiziano
e
ha
rimproverato
alla
Gran
Bretagna
di
aver
colta
l
'
opportunità
della
battaglia
di
Israele
nel
Sinai
per
risolvere
a
proprio
vantaggio
la
questione
di
Suez
.
Queste
sue
parole
hanno
incoraggiato
la
stampa
ad
accusare
la
Gran
Bretagna
di
«
disonesta
politica
»
e
definire
«
ipocrita
e
ridicola
»
l
'
affermazione
del
governo
inglese
che
la
sua
azione
è
stata
ispirata
al
desiderio
di
separare
i
due
combattenti
e
agevolare
la
conclusione
della
pace
fra
essi
.
Ben
Gurion
ha
anche
ammonito
il
suo
popolo
che
ogni
pericolo
non
è
passato
e
deve
tenersi
pronto
per
ogni
evenienza
:
quasi
a
immediato
commento
di
queste
parole
sono
giunte
oggi
notizie
da
Bagdad
,
via
Londra
,
che
sono
accolte
con
un
certo
disagio
.
Dicono
le
notizie
che
la
Russia
avrebbe
chiesto
il
passaggio
per
le
sue
truppe
alla
Turchia
e
alla
Persia
:
la
Turchia
avrebbe
risposto
di
no
,
mentre
nulla
si
sa
qui
della
Persia
attraverso
la
quale
í
russi
potrebbero
passare
per
l
'
Irak
in
Siria
ove
,
secondo
altre
informazioni
,
esistono
disposizioni
favorevoli
per
la
Russia
e
prontezza
a
bene
accogliere
le
sue
truppe
.
Sono
finora
congetture
e
previsioni
più
apocalittiche
che
verisimili
:
ma
certo
viviamo
in
un
'
epoca
nella
quale
appaiono
più
probabili
le
cose
assurde
che
quelle
dettate
dalla
logica
e
dal
buon
senso
:
come
ne
abbiamo
già
avuto
esempio
in
queste
settimane
.