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Addio Belzebù ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Speriamo che il senatore Andreotti continui a scrivere novelle , come ha detto in un ' intervista , e che non riprenda a tessere le sue trame oscure . Speriamo ma non ci crediamo . Assolto due volte , da una dubbia accusa di omicidio e da un ' imputazione di complicità mafiosa politicamente certa , questo spiritoso vecchio può ora aspirare alla beatificazione . Come un padre spirituale della patria o come un Belzebù finalmente riabilitato dalla giustizia terrena e redento da quella celeste . Le sentenze , per quanto emesse da uomini per natura fallaci , fanno storia . I procedimenti giudiziari contro questo eccellente democristiano sono durati sette anni , anni tormentosi che equivalgono a una condanna anche per un imputato con sistema nervoso d ' eccezione . Ottocentomila pagine processuali ( 800 000 ) che non significano un processo accurato ma un inestricabile pasticcio . Processi postumi , lontani dai reati commessi o non commessi , esposti a ogni fluttuazione del clima politico . Tale è il nostro sistema politico - giudiziario , di cui non è male ( biblicamente ) che anche un uomo di potere abbia fatto esperienza come tanti suoi sudditi . Ma ora questo esito rimbalzerà nel peggior modo , non in direzione del « giusto processo » ma di una diffusa impunità per qualsiasi imputato eminente . E in una direzione politica ancora peggiore , quella di una glorificazione del cinquantennio democristiano che non solo ha difeso la libertà dai cosacchi ma è immacolato . Una strana coppia di senatori a vita , Giulio e Francesco , ne custodiscono l ' eredità e la trasferiscono nella politica corrente . Molti ringraziano Dio e ne hanno di che . Dio ha anche predisposto l ' assoluzione in contemporanea del divo Giulio e della diva Ferrari , due protagonisti di formula uno . Sabato 23 ottobre è davvero una data , un giorno di esultanza nazionale . La memoria mi riporta inguaribilmente all ' Italia del dopoguerra , il 18 aprile e Bartali . Ma io parteggiavo per Coppi ed ero fin da allora colpevole di associazione comunista mafiosa con Girolamo Li Causi , noto comandante della strage di Portella della Ginestra .
La zampata del Gattopardo ( Bo Carlo Bo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Esce postumo il romanzo di uno sconosciuto , Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ( edizione Feltrinelli ) : un libro per molti versi più che notevole , un libro d ' eccezione nel miglior senso della parola , tale da costituire non soltanto un caso ma da autorizzare il senso di una rivelazione , soprattutto se si tengono presenti le condizioni della nostra narrativa . Giuseppe Tomasi , duca di Palma e principe di Lampedusa - questo è il nome intero di tutti i titoli - , morto a Roma l ' anno scorso , era nato a Palermo nel 1896 . Grazie alle notizie che ci fornisce il suo profeta , Giorgio Bassani , sappiamo anche che il Tomasi a vent ' anni dovette interrompere gli studi per correre al fronte e da allora direttamente ( egli rimase in carriera fino al 1925 ) o indirettamente ( occupandosi di studi militari , specialmente di Clausewitz ) il suo mestiere fu quello dell ' ufficiale . Durante il fascismo preferì fare dei lunghi viaggi e soggiorni all ' estero , inutile aggiungere che nella triste guerra del '40 tornò al suo posto e ancora una volta indossò la divisa . Notizie esteriori che riflettono la parte morta della sua carriera , il lettore potrà invece avere l ' immagine sicura del Tomasi non perdendo di vista il protagonista del romanzo , il principe Fabrizio Salina . Nello stemma gentilizio - il gattopardo - non è difficile scovare il ritratto appena velato , appena romanzato del Tomasi : così come non è difficile trovare nell ' impronta del felino il segno dell ' unghia dello scrittore . Sembra - lo ha confidato la vedova che il Tomasi abbia per molti anni vagheggiato di scrivere un romanzo storico sullo sbarco garibaldino a Marsala , centrato su un suo antenato astronomo . E non c ' è dubbio che da questa lunga incubazione su una fragile trama e più attraverso la meditazione sull ' essenza della vita il Tomasi sia approdato di sorpresa a un romanzo scritto di getto : non si trattava di un caso ma di una conclusione , di un frutto maturato naturalmente e lentamente . Il romanzo è opera singolare per il rapporto vitale che lo anima : Il gattopardo obbedisce alle regole classiche del genere e in questo senso è un buon esercizio , dove invece ci colpisce è nella parte di testamento , di meditazione oggettivata . Mentre lo scrittore segue i fatti , trova modo di inserire senza stridori e quasi senza umori polemici la verità strappata al lungo colloquio con le cose . Vediamone un momento la struttura : il protagonista Fabrizio Salina , il nipote ( figlio di una sorella del principe ) Tancredi Falconeri e dietro di loro la grossa nobiltà palermitana sorpresa dallo sbarco dei garibaldini , pardon dei « piemontesi » e ancor prima dai sentori di libertà , cioè il quadro di una classe con tutto il carico di tradizioni , abusi e privilegi e di fronte la classe nuova che sorge dalla rovina dell ' altra , impersonata da don Calogero Sedara , padre di Angelica . Questi quattro personaggi rappresentano il giuoco di passaggio e di sostituzione , l ' avvicendamento delle classi al potere . Il romanzo non subisce la facile polemica delle opposizioni , il Tomasi crede alla storia che si fa per passi , soprattutto per accomodamenti e quindi è naturale che la trama sopporti questa concezione : Tancredi sposerà Angelica , diventerà deputato al parlamento italiano , otterrà incarichi diplomatici . Tutto si svolge nel giro di vent ' anni o poco più , conosciamo il principe nel 1860 , di cinquant ' anni , ancora vigoroso e bello come un dio greco e lo lasciamo morente sulla terrazza di un albergo a Palermo nel 1883 : il libro ha un ' appendice ( inutile come altre parti del romanzo ) che probabilmente , nell ' intenzione dell ' autore , doveva rendere più sensibile l ' usura del tempo , presentandoci la fine dei sogni dei personaggi , la decadenza della famiglia Salina , la rovina dei sentimenti ( per esempio , la condotta di Angelica era prevista ma il Tomasi ha sentito il bisogno di sottolinearla ) . Una trama delle più semplici ma sufficiente a tradurre l ' idea prima del Tomasi , per cui i fatti vanno interpretati e corretti , non potendo modificarli o , peggio ancora , vincerli . Questa lotta segreta che accompagna la storia privilegiata di Salina costituisce la vera musica del libro . Il protagonista fa pensare al don Cesare della Loi del Vailland ma quanto quel personaggio sposava e subiva l ' ideologia dello scrittore francese , altrettanto questo del Tomasi dimostra di possedere un ' autonomia e quella libertà che nasce dall ' accordo perfetto fra educazione superiore , intelligenza e senso del limite . Il principe è uno scienziato , è in corrispondenza con Arago , è premiato in Sorbona : cita Baudelaire letto fra le pagine a Parigi e autori letti con più agio nelle sue ville , vive con un padre spirituale a fianco , il gesuita Pirrone , è un buon padre di famiglia ma cede ancora alle tentazioni della carne e conosce il pericolo delle dilettazioni insistite . Tutto quello che ha avuto per nascita , per studio , per osservazione velata della realtà lo ha portato alla fine a una specie di filosofia o meglio a poter interpretare la vita nel miglior modo possibile , senza troppi dolori , con paziente ironia . Fra romanziere e personaggio c ' è un ' assoluta identità di vedute per cui il lettore trasferisce liberamente argomentazioni e giudizi da una bocca all ' altra , finendo per stabilire un ' unica visione del mondo . Si misuri quello che i due principi dicono della Sicilia e dei siciliani , non si tratta di impressioni , di umori , sono cose sperimentate e sofferte . Esatta l ' individuazione della meccanica del machiavellismo astratto dei siciliani , giusta la mozione di impenetrabilità agli affanni altrui e della pretesa fierezza che è soltanto cecità . I siciliani giudicano peccato il « fare » , non hanno desiderio ( altro che volontà ) di migliorare perché si credono degli dèi , uomini diversi e superiori . Il romanzo corre su questo filo segreto , su questa obbedienza rispettata da tutte le classi di quel mondo : il sogno è « che tutto rimanga com ' è » , che non sia rotto lo stato di dormiveglia , di sonno . Qui il Tomasi non teme di fare un salto , passando dal '60 all'80 , poi al 1910 e quindi al fascismo e infine alla Sicilia d ' oggi , pur così attiva , americanizzata , la Sicilia del petrolio . Il colore di fondo non cambierà mai , cambierà solo il colore delle camicie ( dal rosso garibaldino al nero dei fascisti , al bianco d ' oggi ) . Chi accusare ? I siciliani perché vogliono passare la vita in dormiveglia , i settentrionali perché li hanno ingannati e traditi ( si veda la pagina altissima sul primo plebiscito ) ? Risponde Tomasi : no , si può , si deve accusare soltanto l ' eternità . Strana bestemmia sapientemente avvolta nelle carte dei compromessi millenari , degli accomodamenti , che scoppia in un mondo ancora composto nel rispetto della Chiesa e nella fede testimoniata da padre Pirrone . È un mondo senza speranze che crolla lentamente , mai per vie dirette ( non ci saranno rivoluzioni ) ma attraverso complicatissime operazioni di usura , di stanchezza . È chiaro che questa parte di sconforto , di amarezza , questa sensazione di « più » ce l ' ha aggiunta il Tomasi : il nostro tempo ha potuto aggiungere qualcosa alla pena equilibrata di Salina . E gli uomini ? Quale giudizio dare ? Condannarli , assolverli ? Risponde qui il primo principe : no , non si possono condannare , a volte si può averne disgusto ma subito dopo si è presi da compassione . Tutto l ' episodio del ballo ( dove il richiamo a Proust non è eccessivo ) è pervaso da questo senso di umanità , di misura , dalla capacità di vedere negli altri noi stessi , dall ' ultima coscienza che non lascia nessuno di noi vincitore sull ' altro ma tutti ugualmente schierati nell ' esercito degli sconfitti , nell ' esercito degli uomini . Di dove derivava Salina questa rara scienza ? Da un ' operazione che dovrebbe essere praticata da ogni vero uomo e che il nipote Tancredi chiamava fra l ' ironico e il pittoresco « corteggiare la morte » . Quando il principe morente fa il bilancio dei suoi settantatré anni , ne salva tre nel porto dell ' amore , della famiglia e delle meditazioni , ma tutto il resto ? « E i dolori , la noia , quanti erano stati ? Inutile sforzarsi a contare : tutto il resto : settant ' anni » . Come tutte le opere di peso , anche il romanzo dell ' isolato Tomasi deriva il suo pregio da questo costante e profondo rapporto con la morte e proprio per questa ragione tocca un altro piano . Non è soltanto una prova letteraria curiosa , più o meno riuscita ( il libro ha certo i suoi difetti , non tutto è necessario e spesso ha cadute di tono , di gusto ) , il romanzo vale come testimonianza di vita ben spesa , se si spende bene il tempo a cercare di capire le cose nella luce della poesia e in quella della morte . Gli stessi riferimenti letterari che si possono fare ( De Roberto , l ' ultimo Brancati , Proust , Montale ecc . ) non servono , caso mai aiutano a limitare la portata del romanziere . Il Tomasi si è servito del romanzo per confessare la sua esperienza umana , solo questo ma questo poco o tanto ( ognuno sceglie secondo i suoi gusti ) l ' ha fatto con tanta sicurezza da lasciarci sorpresi e arricchiti . Di quanti romanzi si può dire altrettanto ?
Moriranno domani ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Tutti salvi i passeggeri e l ' equipaggio del modernissimo traghetto greco dov ' è scoppiato un incendio mentre navigava verso Ancona . Vero . Ma nel garage del traghetto , rintanati dentro i camion c ' erano I 2 ( o 13 , o 18 ) clandestini kurdo - iracheni che sono morti come topi , perché le saracinesche ad alta tecnologia del garage si sono chiuse automaticamente per circoscrivere l ' incendio . In altri tempi erano i topi in senso proprio che morivano affogati nelle stive se non facevano in tempo ad abbandonare la nave . Ora sono gli emigranti che muoiono asfissiati anche se viaggiano su un traghetto d ' avanguardia invece che su un gommone , dove muoiono affogati . Meglio gli scafisti , in fin dei conti , delle compagnie di bandiera . Uomini e topi era un romanzo di Steinbeck , adesso è una tradizione mediterranea . È pittoresco , fantasioso , il modo di morire di questi emigranti che cercano di raggiungere le nostre coste per sfuggire alla loro condizione miserabile , sperando di trovare un lavoro nero chissà dove , di pulire i nostri cessi o di spacciare qualcosa . L ' asfissia o l ' annegamento sono solo due modi , ci sono quelli che muoiono assiderati nella carlinga di un aereo o attaccati al carrello , o quelli che arrivano dall ' Est per via terra e vengono ritrovati cadaveri ai bordi delle autostrade . Se poi arrivano vivi non sono benvenuti , mettono paura anche quando puliscono i parabrezza . Noi non abbiamo scritto « tutti salvi » , sul giornale di ieri , ma « moriranno domani » . Non era una profezia né un malaugurio , ma un triste riferimento alla cadenza quotidiana di questi eventi , alla tragedia permanente dell ' immigrazione in questo mondo moderno e progredito . E del resto ci siamo sbagliati , questi ultimi sono morti ieri , mentre stampavamo il giornale . Una coincidenza . Fino al 1850 , mi pare , lo schiavismo era legale ed era parte integrante dell ' economia occidentale , soprattutto del capitalismo americano nascente . Allora l ' immigrazione non era rifiutata ma imposta , i negri africani venivano strappati a forza dalle loro terre e portati in catene a coltivare il cotone e a tagliare la canna da zucchero . Ho letto che tra il 1800 e il 185o furono importati 120 00o schiavi all ' anno , e i morti nella traversata sono calcolati in due milioni . Volete mettere con 12 ( o 13 ) kurdi o iracheni e qualche altro migliaio in ordine sparso ? È proprio cattivo e irriconoscente , questo capitalismo . Non i capitalisti e neppure i negrieri che erano gentiluomini ( gli olandesi e i danesi avevano le docce nelle stive ) ma il meccanismo . Ha trasferito popolazioni e distrutto etnie alimentando se stesso oltre l ' opulenza , oggi non vuole più gli schiavi tra i piedi : è diventato liberale .
StampaQuotidiana ,
Monte Conero , 15 febbraio - Il Sole si affaccia rosso , congestionato , ad uno strappo nella fascia bassa di nubi che copre l ' orizzonte marino ; scompare , ricompare , si tira su per il cielo limpido , inutilmente le nubi gettano fuori tentacoli per riprenderlo . Brilla , già accecante , come tutti i giorni sereni , non sa che darà spettacolo di se stesso . ( Meno ancora lo sa la Luna , invisibile dietro le quinte dell 'atmosfera.) Sono sul Monte Conero , presso Ancona ; nella macchia rada della Badia di San Pietro del mille , cinta di mura . Il che ha reso facile ai carabinieri e alla polizia di vietarne l ' accesso al pubblico accorso con centinaia di macchine ; perché su una radura all ' estremità orientale del dosso boscoso , dove il monte cade a picco sul mare per cinquecento metri , si sono collocati con i loro strumenti gli astronomi , venuti da Milano , da Trieste , dalla Germania , dalla Norvegia . Come succede sempre da noi quando ci sono sbarramenti di polizia , molti son riusciti a varcarli ; si spargono sul pendio , fra i corbezzoli , i quercioli , i caprifoglio , i ginepri , cercano le aperture fra le piante . C ' è anche una cinquantina di turisti svizzeri che parlano - i coppo - francese e tedesco . Ognuno ha una macchina fotografica o un binocolo , schermi affumicati , un disco sulla giubba con su il nome della patria , la faccia estatica ( lei nordici che han lasciato il buio e il freddo a casa loro e si trovano trasportati di colpo in una tiepida intempestiva primavera . La veduta è vastissima . Sotto , a sud , la spiaggia di Numana , il paese di Sirolo la domina da un bastione di rocce . Verso sud ed ovest , un incalzarsi di valli e di creste . Bianche città sparse su cime arrotondate , Osimo , Castelfidardo , Loreto , Recanati . Dietro , un paravento di monti carichi di neve . Il Sole è già alto nel cielo , caldo in viso , dardeggia lucidissimi raggi . Ci fidiamo , naturalmente , dei calcoli dei dotti ; ma quando , un quarto d ' ora dopo il tempo annunciato per l ' inizio dell ' eclisse , si vede traverso il vetro annerito che davvero il Sole è già un po ' intaccato in alto a destra , ci si tranquillizza . Avessero sbagliato di qualche minuto ... Due svizzeri , una coppia matura , vestita come per gli sport invernali , è in visibilio . « Vedi » dice alla moglie il marito che ha un grosso cronometro al polso e lo consulta continuamente , « vedi , non c ' è più da meravigliarsi che ci sia un ' astronave in rotta per Venere . Là e qui , è tutta una faccenda di essere auf die Minute , di aver calcolato esattamente . » La Luna avanza sul disco solare , ma non si vede , è cielo ai nostri occhi , se guardiamo senza lo schermo offuscato , ciò che l ' invade e lo riduce a poco a poco , prima una pizza a cui abbiano dato un buon morso , poi una pizza ridotta a metà , poi ad una grossa fetta . Ci si accorge che se il Sole fosse un globo ridotto alla metà , ad un terzo di quanto non sia , il giorno sulla Terra non sarebbe gran che diverso . La fetta perde ancora spessore , ma la mattina ci pare sempre luminosa come più di mezz ' ora fa . Nette le ombre , chiare le case e lampeggianti i vetri del paese là sotto ; la spiaggia è color di miele , brillante il bianco delle nevi sulle grandi montagne d ' Abruzzo , candida la nebbia nel cavo delle valli strette . Ancora una decina di minuti . Ci si accorge che l ' aria si è fatta dorata , che i contorni si attenuano , che le corone degli alberi sono più oscure , che si stende sul mare sotto il Sole una scia scintillante che fa opaca l ' acqua intorno . I borghi sui colli sono meno nitidi . La gente sul dosso del monte non si distrae più come prima , non passeggia più ; ciascuno ha scelto il suo posto per lo spettacolo , e non intende lasciarlo , come se fosse particolarmente favorito . Tosca , cagna da caccia di un signore in giubba di fustagno , ha smesso di balzare da un gruppo all ' altro , è venuta ad accucciarsi accanto al padrone . Ormai il Sole è una falce sottile , come quella della Luna al primo giorno . Ed ecco lo spettacolo precipita , drammatico , inesorabile . Invade un senso di sgomento . La coscienza di forze arcane , di leggi implacabili , che nella profondità dello spazio hanno creato questi ricorrenti incontri di astri , a scadenza fissa , con matematica certezza , da un tempo infinito nel passato , per una infinità di tempo avvenire . Va bene , sappiamo calcolare questi moti al minuto secondo , dominiamo la materia e le onde cosmiche , lanciamo oggetti costruiti con le nostre mani verso remoti pianeti ; e tuttavia mi sento effimero , nullo , festuca inutilmente pensante , come gli antichi che non sapevano di orbite e di eclittica . Un buio di crepuscolo si allarga rapidissimo sui monti , sulle case , non si scorgono più i borghi sulle cime tonde . È giorno ancora , ma un giorno livido , verdastro , come le tristi terre boreali sotto il Sole di mezzanotte . Si spegne con un lampo vivido l ' ultimo brandello della faccia del Sole , a sinistra ; ed è come sia stato girato un interruttore , di colpo è notte , il cielo è un indaco cupo , vi si accendono astri , Giove e Saturno a destra , più in alto le stelle di Pegaso e dell ' Acquario . E di un indaco cupo sono le montagne , straordinariamente riavvicinate ; il paese là sotto è una visione incerta , come immerso in un plenilunio procelloso . Si leva un vento improvviso , freddo , che curva la cima dei corbezzoli e dei quercioli . La cagna Tosca si alza sulle zampe posteriori , le appoggia sulle gambe del padrone , ne cerca la protezione . Dov ' era il Sole c ' è la bocca tonda di un abisso , di un nero atro . A contrasto , la corona intorno è leggera , tenue , un alone fermo e delicato . Non da essa viene il barlume che ci fa ancora distinguere le persone e le linee del paesaggio ; ma da un assurdo biancore d ' alba che si è disteso dietro le montagne ad ovest e le fa parere più oscure . Si vorrebbe dalla gente un silenzio atterrito , adorante , in accordo con il silenzio della natura . Ma la gente sa troppo , ha letto i giornali , ascoltata la radio . Qualcuno se l ' è portata fin quassù , la radio , ne escono parole stonate . Solo una signorina svizzera , brutta , triste , sospira a lungo lang und bang come das Fräulein della poesia di Heine che si immalinconiva guardando il tramonto . Mi vien voglia di dirle , parafrasando il poeta , stia allegra , signorina , è una vecchia storia ; il Sole si è spento di qua e subito si riaccenderà di là . Ma i due minuti paiono lunghissimi . Si mutassero le leggi d ' abisso , e la Luna , finalmente visibile , scudo nero , non si spiccicasse più dal disco solare , come la metteremmo uomini presuntuosi ? Ma già da sud avanza la ritornante luce sulla Terra , i monti nevosi riprendono biancore , ma inciso da dure ombre . Ed ecco scatta di nuovo l ' interruttore , balena un abbagliantissimo pezzetto di Sole a destra , basta quel frammento a spegnere le stelle , a rifare azzurro il cielo ; e non è più verde e lugubre il dosso boscoso , sotto la falce esile ha già una gioiosa chiarezza d ' alba . Tosca schizza via con un abbaiamento allegro e caracolla a salti per il pendio .
Due calciatori ( Pintor Luigi , 1999 )
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C ' erano tutti , nella trasmissione televisiva che celebrava la giornata della lotta al cancro . Per tutti intendo le autorità a cui deleghiamo la nostra vita , il presidente della Repubblica , il presidente del Consiglio , il ministro della Sanità , le autorità scientifiche più qualificate in questo campo . Mi hanno dato un ' informazione che non avevo e nessuno ha , per ignoranza . È colpita da questa malattia multiforme , prima o poi , una persona su tre , cioè tutti noi direttamente o indirettamente ( congiunti , figli e genitori , amici ) . All ' inizio del secolo erano uno su trenta . C ' è dunque una regressione , una pestilenza , al confronto della quale le epidemie del passato impallidiscono . Dedicare una giornata speciale a un fenomeno di queste proporzioni è una cosa ridicola , un ' aberrazione . Ma io mi domando , senza trovare risposta , che cosa hanno nella mente e nel cuore le autorità che hanno celebrato questa squallida giornata . Dove vivono , cosa pensano , di che pasta son fatti ? Il prof. Veronesi , che ho conosciuto occasionalmente per ragioni personali , sa tutto di questo universo di sofferenza e ha lamentato che due calciatori valgono più di quanto lo Stato stanzi contro il cancro . L ' obiezione è stata che no , la spesa equivale a quattro calciatori . Il ministro Bindi ha detto che solo i ricchi possono curarsi . Il presidente D ' Alema ha detto che provvederà . Erano tutti contenti e preoccupati di lanciare un messaggio ottimista . La ricerca , finanziata con i salvadanai nei bar , fa passi da gigante . Conosciamo quasi tutto di questa malattia multiforme , delle sue cause organiche , sociali e ambientali . Siamo in grado di prevenirla , di diagnosticarla , di curarla e di guarirla in molti casi . Ma perché , almeno voi scienziati , non dite la verità ? Perché non dite , socraticamente , che più sapete e più sapete di non sapere ? Si può ancora confondere un mesotelioma mortale con un reumatismo e per farsi una tac bisogna trasferirsi dal Forlanini al S . Camillo . Vi lamentate ma non gridate allo scandalo , perché a voi non capita . Tu D ' Alema , a cui auguro una vita personale e familiare felice , perché non fai di questo paese che governi un modello mondiale nella lotta alla sofferenza e nella tutela della vita ? Non sei calciatori invece di quattro , ma trentamila miliardi , oppure quindici e altrettanti al sistema idrico e fognario meridionale . Non posso impedirmi di dire quello che penso : guardando quella trasmissione ho provato repulsione . E anche invidia : queste autorità , questa classe dirigente è felice . Ho pensato a quanto è costata la guerra del Kosovo e che la signora Clinton non ha il cancro . Ma mi sbaglio . Anche il principe ereditario della Fiat è morto giovane di questo male ma non per questo la filosofia e la gerarchia di valori di questo mondo è cambiata . Se potete , mettete 5000 lire ( 2,5 euro ) invece di mille nei salvadanai dei bar : questa è la sinistra etica .
Ora per ora una giornata indimenticabile ( Ronchey Alberto , 1961 )
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Mosca , 12 aprile - Non vi è persona a Mosca , la quale non sia convinta che il 12 aprile 1961 resterà nella storia futura più memorabile del 12 ottobre 1492 , data della scoperta dell ' America . Se da quel giorno il mondo non fu più una superficie piatta , ma un globo navigabile , da oggi il confine dell ' umanità non è più lo strato denso dell ' atmosfera terrestre . I megafoni di questa capitale ripetono da stamane che il viaggio di un uomo in orbita intorno alla Terra , ottenuto finalmente dalla scienza sovietica , inaugura un ' avventura verso l ' ignoto , nei confronti della quale impallidiscono le rivoluzioni geografiche , spirituali , economiche di ogni epoca precedente . Se è così , la cronaca di questa giornata dev ' essere narrata con scrupolo minuzioso , dall ' alba al tramonto . A Mosca , la notte scorsa , non si dormì . Sapevamo che il lancio dell ' uomo era questione di ore o era già avvenuto . Aspettammo fino al mattino , quando gli operai spalavano le strade da venti centimetri di neve e Radio Mosca riprese le sue trasmissioni . Il primo annuncio atteso da milioni di cittadini fu dato poco prima delle 10 , ora locale ( le 8 italiane ) . Attenzione , parla Mosca , parla Mosca . Sono in onda tutte le stazioni radio dell ' Unione Sovietica . Trasmetteremo fra qualche minuto un comunicato sul primo volo dell ' uomo nello spazio cosmico . Tre volte furono ripetute queste parole da una voce solenne , diffusa da tutti i megafoni del centro di Mosca . In piazza Sverdlov la folla si arrestò di colpo , levando lo sguardo verso gli altoparlanti . Seguirono alcune note dell ' inno Scirokà Stranà Moià Rodnàja ( È grande il mio paese natale ) . In ogni strada , il fluire delle più grandi moltitudini del mondo cessò , le vetture furono bloccate agli incroci ; la città trattenne il respiro . Alle 10.02 la radio annuncia : Il 12 aprile 1961 nell ' Unione Sovietica è stata lanciata in orbita intorno alla Terra la prima nave spaziale del mondo , denominata Vostok ( « Oriente » ) con un uomo a bordo . Il primo navigatore spaziale è un cittadino dell ' Unione Sovietica , il maggiore pilota Juri Alexievic Gagarin . La partenza del missile cosmico a più stadi è avvenuta normalmente e dopo il raggiungimento della prima velocità cosmica e la separazione dell ' ultimo stadio del missile vettore , la nave Vostok ha cominciato il suo volo libero su un ' orbita intorno alla Terra . Secondo i dati preliminari , il periodo di rivoluzione della nave spaziale intorno alla Terra è di 89'1 " . La distanza minima dalla Terra ( perigeo ) è di 175 chilometri e quella massima ( apogeo ) è di 302 chilometri . L ' angolo di inclinazione del piano orbitale sull ' Equatore è di 65 gradi e 4 minuti . Il peso della nave spaziale con il pilota è di 4.725 chili escluso il peso dello stadio finale del razzo vettore . A questo punto la folla già stordita dalla grandezza dell ' avvenimento fu scossa dall ' ultima sorpresa , sapientemente studiata dai grandi registi dell ' avvenimento : il viaggio spaziale era ancora in corso . Il cosmonauta compagno Gagarin - disse lo speaker - ha già trasmesso a terra due messaggi radio . In questo momento sta bene . 11 volo del compagno Gagarin in orbita continua . Il comunicato fu letto numerose volte dalla voce più popolare dell ' Unione Sovietica , quella dello speaker Levito , lo stesso che annunciò già la vittoria di Stalingrado e la presa di Berlino ( Hitler voleva fucilarlo ) . Alle 10.30 Radio Mosca trasmetteva un nuovo annuncio : Attenzione , compagni , attenzione . Alle 9.22 il pilota cosmonauta ha trasmesso da un punto dello spazio perpendicolare all ' America del Sud il seguente messaggio : « Il volo procede normalmente . Mi sento bene » . Alle 10.59 ancora un comunicato : Sorvolando l ' Africa , il compagno Gagarin ha trasmesso : « Il volo procede normalmente . Lo stato di imponderabilità ( assenza di peso ) è sopportabile » . Alle 11.15 veniva comunicato che dopo un giro del globo la nave cosmica , comandata dal dispositivo frenante , aveva iniziato da circa un ' ora la discesa dall ' orbita per atterrare nella zona prestabilita . La folla fu presa dall ' emozione . Eravamo dinanzi al museo di Lenin . Una donna anziana piangeva dicendo : « Biedni molodoi celoviek ! » ( « Povero giovane ! » ) . La moltitudine fu percorsa da un brivido . Un ufficiale rispose a voce alta : « Celoviek , celoviek , che significa celoviek ? » ( « Che significa uomo ? Vuol dire : di fronte ai secoli ! » ) . Anche la vicina Piazza Rossa , cuore di Mosca , si andava stipando di folla . Un solenne mormorio giungeva da ogni lato . Alti clamori si levavano già dinanzi alla Torre Spasskaia . I microfoni della Piazza Rossa diffusero un inno nuovo , sconosciuto , cantato in coro : « Slava piervomu kosmonavtu ! » ( « Gloria al primo cosmonauta ! » ) . Distinguemmo solo queste parole , perché dalla folla si levò un tonante urrà . La radio annunciò : Alle 10.55 la nave spaziale sovietica Oriente ha compiuto un felice atterraggio nella zona prestabilita dell ' Unione Sovietica . Il pilota cosmonauta Gagarin ha dichiarato : « Prego di riferire al partito , al governo e personalmente al compagno Kruscev che l ' atterraggio è avvenuto normalmente . Mi sento bene : non ho subìto traumi né contusioni . Il successo del volo umano nello spazio dischiude prospettive grandiose per la conquista del cosmo » . Erano le 12.28 . Pochi minuti dopo , l ' intero centro della città era in tumulto . Fiumane immense di cittadini scendevano dai boulevards e dalla via Gorki , dal ponte di pietra del Cremlino e dalla Volkonka . Piazza della Rivoluzione , piazza del Maneggio , piazza Sverdlov e la Piazza Rossa erano un mare di pastrani scuri sotto la neve , intersecato dalle colonne degli studenti che premevano gridando a ritmo : « Slava ! Hurrà ! » cantando , agitando chitarre , bandure ucraine , fisarmoniche e grandi cartelli . I cartelli dipinti a mano erano centinaia , sovrastati da un lungo striscione di stoffa sul quale leggemmo : « Colombo , De Gama , Vespucci , Caboto , Magellano , Gagarin ! » . Erano gli studenti dell ' antica facoltà umanistica , che ha sede ancora in piazza del Maneggio . Nei cartelli si leggeva : « Tutti nel cosmo ! » ; « Mosca - cosmo - Mosca » ; « È l ' era del miracolo ! » . Uno stormo di elicotteri discese fino all ' altezza delle mura del Cremlino e rovesciò centinaia di migliaia di volantini . Ci rifugiammo sulla via Neglinnaia e prendemmo un tassì , chiedendo all ' autista di percorrere velocemente l ' anello circolare della città , la gigantesca via Sadovaja ancora libera . Al Planetario , i megafoni ripetevano all ' infinito il comunicato delle 12.28 . La folla si accalcava intorno agli schermi televisivi . Si fece innanzi un giovane zoppo , dalla barba lunga , che gridò qualche cosa al direttore dell ' Istituto , il quale rispose : « Rivolgetevi all ' Accademia delle Scienze ! » . Avvicinammo il giovane , dall ' aspetto febbricitante : chiedeva di compiere il prossimo volo spaziale , agitando il suo bastone e tremando come fosse in preda a un attacco di quartana . Si chiamava Vitali Vassilievic Koronkevic , un pittore . Sugli schermi televisivi apparve la fotografia di Gagarin : giovanissimo , alto , magro , simpatico , dagli occhi scuri , il capo protetto dal casco spaziale , ci guardava fisso come un ritratto già celebre . Lo speaker precisò che Gagarin ha compiuto i 27 anni da un mese appena , essendo nato il 9 marzo 1934 , in provincia di Smolensk , mandamento di Jatsk , da famiglia contadina . È sposato con una infermiera diplomata di 26 anni , di nome Valentina , dalla quale ha avuto due figlie : Elena di due anni e Galina di un mese . Non sappiamo se Valentina fosse stata informata del suo viaggio oltre l ' atmosfera e dove abbia atteso il suo ritorno . L ' indirizzo della famiglia è per ora ignoto . Il padre di Gagarin ha 59 anni ed è oggi falegname ; la madre , casalinga , ha 58 anni . La biografia del giovane maggiore pilota riassume la vita dell ' ultima generazione russa . Juri aveva sette anni quando il suo villaggio fu distrutto dalla guerra . Dové interrompere gli studi elementari , fu sfollato seguendo le colonne dei profughi e riprese a frequentare la scuola solo dopo l ' armistizio . Fu avviato alla istruzione professionale e nel '51 aveva già ottenuto il titolo di operaio specializzato ( modellatore di fonderia ) . Gli fu consentito a questo punto di proseguire gli studi e nel '55 ottenne a pieni voti al Teknikum di Saratov sul Volga il diploma di perito industriale , frequentando in pari tempo il club aeronautico della città . Lavorò duramente , superando anche l ' esame del carattere , la prova « vliudiak » ( fra la gente , come dicono i russi ) e riuscì ad essere ammesso alla Scuola aeronautica di Orenburg , che lo laureò tecnico di primo rango . Nel '57 divenne maggiore delle forze aeree sovietiche . Fu ad Orenburg che conobbe Valentina , allieva laggiù di una scuola per infermiere . Non è una biografia eccezionale , poiché il mondo di oggi è fatto pressoché interamente dagli uomini che hanno cominciato a piedi nudi , nell ' Unione Sovietica come in ogni altro paese . Il caso eccezionale toccato a Juri Gagarin è dovuto alla circostanza che egli possedeva insieme i requisiti fisici e le qualità tecniche richieste per l ' esperimento dell ' Accademia delle Scienze . Fu prescelto fra centinaia di candidati dopo una lunga preparazione e da oggi Gagarin è conosciuto nel mondo intero come il nuovo Cristoforo Colombo che ha violato i confini del mondo . La sua caravella si chiama Oriente , il suo armatore non è Isabella di Castiglia , ma l ' Accademia delle Scienze dell ' URSS in gara con la vecchia America per la scoperta del mondo spaziale . « Caro Juri Alexievic » gli ha scritto Kruscev « è con grande gioia che mi congratulo con voi per il vostro gesto , che resterà memorabile nei secoli e aprirà una nuova era nella storia dell ' umanità . Il volo da voi compiuto ha consentito gioia e orgoglio ai cittadini sovietici . Vi abbraccio . Arrivederci presto a Mosca . » Il Comitato centrale del partito , il Praesidium e il governo dell ' URSS hanno rivolto all ' « umanità progressiva » un appello che solennizza « questo momento di emozione per il trionfo della scienza » e invita il mondo « alla coesistenza pacifica » . La propaganda , forza preponderante del mondo contemporaneo , ha preso d ' assalto i suoi obiettivi immediati . Ogni comunicato ripete che Gagarin è un comunista , iscritto al partito dal 1960 ( quando era già stato prescelto , dobbiamo credere , fra i candidati al volo spaziale ) . Il cosmonauta ventisettenne ha sopportato felicemente non solo i « grandi sovraccarichi » del periodo di massima accelerazione dell ' astronave , durante la corsa vertiginosa in contrasto con l ' attrazione terrestre , quando l ' organismo vivente è schiacciato da una gravità che sferza il sistema circolatorio , la respirazione , il sistema nervoso , Ha superato anche le condizioni di « gravità zero » ( l ' assoluta assenza di peso ) durante il periodo del volo libero in orbita . La cabina dell ' astronauta era attrezzata in modo da ripetere le condizioni normali della vita terrestre ( pressione atmosferica , temperatura , umidità ) e protetta dai raggi cosmici . Dopo l ' atterraggio , Gagarin è andato a piedi incontro ai personaggi che lo aspettavano . Poi un elicottero lo ha trasportato in un centro abitato , dove gli ha telefonato Kruscev . Gagarin veste il casco e una tuta celeste . Ha raccontato che il cielo dello spazio al di là dell ' atmosfera è « enormemente buio » , mentre la Terra è di un azzurro chiaro . Nella sua conversazione telefonica con Gagarin , Kruscev gli ha chiesto notizie del volo . Gagarin ha risposto : « Ho visto perfettamente la Terra : mari , montagne , fiumi , grandi città » . Kruscev gli ha detto : « Sono lieto di sentire la tua voce . Sento che stai bene . A Mosca festeggeremo insieme l ' avvenimento » . Il primo ministro ha domandato quindi al pilota notizie sulla sua famiglia . « Porgi i miei auguri » ha aggiunto « a tua moglie e alle bambine . » Un corrispondente delle « Izvestia » è stato ammesso alla base atterraggio della nave spaziale . Una vasta radura , sotto il sole primaverile nella calda regione , e un capannone . Il direttore della base , Konstantin Terentievich , aveva seguito ininterrottamente il volo di Gagarin . Dopo un ' ora e mezzo , all ' annuncio che il periplo della Terra era stato compiuto , aveva commentato : « Magellano impiegò più di tre anni nella circumnavigazione terrestre e in quest ' ora e mezzo Gagarin ha superato esperienze che risponderanno a centinaia di domande della scienza » . La velocità della nave spaziale era di circa otto chilometri al secondo . L ' annuncio all ' atterraggio giunse al capannone con uno squillo del telefono . Una voce disse : « Gagarin è con noi » . Senza aspettare il medico , Vitali Valovich , che secondo il programma doveva rilevarlo , Gagarin era uscito dalla cabina e si avviava a passi spediti verso il capannone . È pressoché certo che conosceremo personalmente Gagarin fra qualche giorno , quando il pilota parteciperà ad una conferenza - stampa presso l ' Accademia delle Scienze . Alle 7 di stasera ne abbiamo già ascoltata la viva voce ritrasmessa per radio nella registrazione magnetica dell ' ultimo suo messaggio durante il ritorno a terra . Una voce chiara , forte , interrotta solo da fragori intermittenti , che diceva in lingua russa : « Stiamo discendendo . Visibilità discreta attraverso le nuvole ... Ogni dispositivo funziona regolarmente ... Sto bene ... Anche l ' umore è buono ... Sto bene ... Non vi sento chiaramente ... Sto bene ... » . Dopo il ritorno , il pilota è stato sottoposto ad una lunga serie di analisi fisiologiche e biologiche , che dureranno a lungo . Stasera la televisione ha presentato l ' intero album fotografico della famiglia Gagarin . La moglie , bruna , graziosa , dal piglio risoluto che distingue le donne russe , e la figlioletta maggiore , sorridente e vispa , intorno al tavolo da pranzo , mentre Juri , più discosto , legge il giornale . Il pilota fra gli amici , le vecchie immagini della sua infanzia , le fotografie formato tessera . La sua fisionomia in primo piano , che ricorda Massimo Gorki giovane , dagli zigomi sporgenti e le sopracciglia arcuate , ripetendo il cliché inconfondibile del tipo umano russo nipote dello storico mugik e affinato dall ' istruzione .
La bilancia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bettino Craxi dimostrerebbe di credere alla propria innocenza e di avere stile personale e politico se rifiutasse , senza oscillazioni , di tornare in Italia per favoritismo e sotterfugio , e si facesse operare in terra di Francia , tradizionalmente ospitale verso gli esuli o i latitanti . La malattia non dovrebbe impedirgli questo comportamento , anzi dovrebbe suggerirglielo , perché qui da noi non sarà un malato da rispettare al di là dei reati che ha commesso e del potere di cui ha abusato , ma un uomo strumentalizzato da amici e avversari , un oggetto ( o un soggetto ) di speculazione politica . Possiamo permetterci ( magari ingenuamente ) di dare all ' ex leader socialista questo consiglio , perché , pur se siamo stati e restiamo assolutamente anticraxiani , in qualche occasione gli abbiamo dato più credito di quanto meritasse . Specialmente agli inizi della sua carriera , quando non era nessuno ma sembrava potesse contribuire a rompere il monopolio democristiano del potere . Ma non era un garibaldino e neanche un Ghino di Tacco , cosicché il suo anticomunismo viscerale , il suo rodomontismo ( i fischi a Berlinguer , la volpe andreottiana in pellicceria ) , le sue inclinazioni plebiscitarie e presidenzialiste , ne hanno fatto una stampella del potere democristiano e il pioniere di una seconda Repubblica che aggiunge nuovi mali ai vecchi . Si ha la fastidiosa impressione che i suoi amici o epigoni nella maggioranza e fuori , e i suoi ex avversari o neodiscepoli al governo non attendano Bettino Craxi ma le sue spoglie : c ' è del cinismo in questo paese , soprattutto nelle alte sfere . Commissione di inchiesta o no , questo balletto avverrà attorno a un letto d ' ospedale . Dopo l ' assoluzione e la riabilitazione di Andreotti , dopo la messa in mora dei processi , dopo l ' archivio anglo - russo , dopo molte altre cose , l ' indulgenza compassionevole per l ' ex leader socialista si iscrive in una meticolosa restaurazione del vecchio regime , anzi in una saldatura del vecchio col nuovo : oggi il regime ulivista , domani quello berlusconiano . Se fosse un atto di clemenza , potrebbe piacerci . Ma le carceri italiane ( come ogni carcere ) sono ricolme di sofferenza e malattia , e la clemenza non le ha mai frequentate , non si è mai seduta alla tavola degli uomini comuni che le abitano . I muri delle città italiane sono tappezzati di manifesti che proclamano la tolleranza zero e invocano per i piccoli scippatori pene certe e severe . Non lo ricordo per provocazione o demagogia , ma perché una volta la giustizia era raffigurata con la bilancia , e perché la bilancia truccata in favore del potere e dei potenti è per ogni onesto cittadino un ' istigazione a delinquere .
StampaQuotidiana ,
Mosca , 30 ottobre - Finisce nell ' ignominia un periodo troppo lungo della storia del Partito comunista sovietico , contrassegnato dall ' assassinio , dal sopruso e dalla menzogna sistematicamente eretti a strumenti di potere . Queste parole non sono un ' opinione : oggi il Congresso ha approvato all ' unanimità l ' espulsione infamante del cadavere di Stalin dal mausoleo della Piazza Rossa , tra applausi e grida di giubilo . È la salma di un comune assassino , più che di un uomo di Stato , che viene estromessa , giacché è stato Kruscev a raccontarci con quali metodi vennero fatti fuori Kirov , Iakir , lo stesso cognato di Stalin . Nel mausoleo resterà Lenin e la scritta Stalin sparirà anche dal frontone del santuario . La distruzione di un idolo mistificato che per anni , contro ogni senso della misura e della ragione , venne indicato ai comunisti di tutto il mondo come esempio di genialità e di saggezza , non poteva essere più spietata . Spetterà ora ai comunisti , specialmente a quelli occidentali , di trarre le conseguenze del caso . Ecco la risoluzione approvata nella seduta odierna del Congresso : « Il mausoleo sulla Piazza Rossa presso le mura del Cremlino , eretto per perpetuare la memoria di Lenin , l ' immortale fondatore del Partito comunista dell ' Unione Sovietica , il capo e maestro della classe operaia di tutto il mondo , sarà chiamato in futuro : Mausoleo Vladimir Ilic Lenin ( ancora oggi si può leggere soltanto la scritta " Lenin - Stalin " ) . L ' ulteriore presenza nel mausoleo del sarcofago con la salma di Jossif Vissarionovic Stalin sarà considerata incompatibile a causa delle gravi violazioni compiute da Stalin nei confronti dei precetti di Lenin . Gli abusi di potere , le repressioni di massa contro onesti cittadini sovietici e le altre azioni consumate durante il culto della personalità , rendono ormai insostenibile la presenza della salma di Stalin nel mausoleo » . L ' ovazione che ha salutato la risoluzione era irrefrenabile . Tutti i delegati , in piedi , applaudivano e gridavano : « Era ora ! » , « Bene ! » , « Che non ritorni mai più ! » . Lo scatto non era comandato , era istintivo , prorompeva dal fondo d ' una Russia che finalmente si liberava d ' un tragico fardello che per decenni l ' aveva oppressa , umiliata , torturata . Sarà lo storico a giudicare la validità del metodo con cui è stata portata a termine l ' operazione antistalinista : il cronista si limita a registrare il senso di liberazione che la decisione del Congresso sta scatenando nella base del partito e nel popolo . Da ieri ad oggi sostano numerosi capannelli di moscoviti i quali , davanti al mausoleo con la scritta « Zakrit na remont » ( chiuso per riparazione ) , discutono animatamente l ' evento . I commenti sono generalmente favorevoli alla risoluzione del Congresso . Con un gruppo di colleghi ci siamo mescolati oggi tra la gente e l ' unico commento accorato l ' abbiamo sentito in bocca ad una vecchia forse ottantenne : « Cosa gridate , gente ? Vi dirò che quando c ' era Stalin io andavo ogni anno in sanatorio e adesso non ci vado mai ! » . Alleata a Stalin rimane soltanto la vecchia Russia arretrata , superstiziosa , sui cui sentimenti anacronistici il tiranno puntellò gran parte della sua dittatura personale . Al Congresso si sono udite parole roventi . La delegazione georgiana , che viene dalla terra natale di Stalin , ha approvato il fatto enumerando per nome tutta una serie di dirigenti georgiani caduti sotto il terrore staliniano e dicendo tra l ' altro che « ai tempi di Stalin molti avventurieri sfruttavano la situazione di arbitrio e di illegalità per i loro sporchi affari » . Demiciov , capo dell ' organizzazione del partito di Mosca , ha confermato che il mantenimento dei resti di Stalin nel mausoleo sarebbe « un sacrilegio » . I delegati hanno approvato gridando : « Bravo ! Giusto ! » . Spiridonov , capo dell ' organizzazione leningradese , ha rievocato il terrore scatenato per quattro anni da Stalin a Leningrado dopo che fu inscenato l ' attentato a Kirov : « Spesso una promozione equivaleva a un passo verso l ' orlo dell ' abisso . Molte persone venivano eliminate senza processo , senza inchiesta , in base ad accuse falsificate e compilate affrettatamente . Le repressioni si dirigevano non soltanto contro i funzionari , ma anche contro le loro famiglie e persino contro bambini assolutamente innocenti » . Spiridonov ha detto che tutte le repressioni del periodo 1935-37 e così pure quelle dopo la guerra , 1949-50 , « vennero compiute su diretta istigazione di Stalin , con la sua piena conoscenza e la sua piena approvazione » . Ha concluso , sempre fra le grida di approvazione dei delegati , che non si può più accettare che nel mausoleo , accanto a Lenin , giaccia una persona che ha macchiato il proprio nome di tante ingiustizie . La relazione più impressionante è stata quella di una vecchia militante del partito , Dora Lazurkina , iscritta dal 1903 , collaboratrice di Lenin in esilio e nella clandestinità . La vecchia signora , che ha passato diciassette anni nei campi di concentramento staliniani , ha parlato con un filo di voce , interrompendosi ogni tanto a prendere fiato contro la commozione che la soffocava . Rievocando la figura di Lenin ha detto : « Io porto sempre nel cuore il mio caro Ilic e vi giuro , compagni , se sono sopravvissuta a tutto è perché sempre , anche dopo la sua morte , ho continuato a consigliarmi con lui . Ancora ieri , come mi capita nei momenti più difficili , ho parlato con il mio Ilic . L ' ho visto , l ' ho visto vivo , proprio vicino a me , con quelle sue dita infilate nel panciotto . Mi ha detto con amarezza : " Dora Lazurkina , credimi , mi è proprio sgradevole restare accanto a Stalin che ha fatto tanto male al partito " » . Il quadro che la Lazurkina ha descritto del 1937 , il più terrificante degli anni staliniani , ha riportato nell ' aula gli incubi ancora vivi nella memoria della maggioranza dei presenti : « Nel 1937 dominava la paura . Ci si calunniava reciprocamente , si diffidava l ' uno dell ' altro , si calunniava persino se stessi . Si compilavano liste per arrestare gente innocente . Ci percuotevano affinché calunniassimo . Ci mettevano davanti quelle sporche liste e , promettendo di rilasciarci , ci invitavano a firmarle . Se non firmavamo , ci minacciavano con la tortura » . Così il Congresso , che sembra chiuderà i suoi lavori domani alle quattro del pomeriggio , è culminato , dopo uno sviluppo dipanatosi sordamente come una sinfonia che dosi le pause e il crescendo prima di esplodere nel tripudio degli ottoni , nella condanna a morte del fantasma di Stalin . Dove ne metteranno la salma non si sa ancora ; forse la cremeranno e forse potrebbero seppellirla anche a Novoe Dievice , il cimitero in cui giace sepolta la seconda moglie di Stalli .
UN CONGEDO E UN IMPEGNO ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Mi allontano oggi dal « Corriere » , in un momento affannoso e drammatico della vita italiana , momento che vede in discussione equilibri e convinzioni radicate . Il giornale cui ho dedicato ogni mia forza per oltre quattro anni difficili , il giornale costruito con lo slancio solidale e l ' impegno appassionato di tutta la redazione , è affidato al giudizio dei lettori aumentati , dal 1968 , e in misura sensibile , nonostante tre scatti di prezzo susseguitisi nel giro di poco più di un anno . È stata una esperienza fondata su quattro direttrici fondamentali . Le riaffermo oggi , nel momento del congedo , non tanto come mete raggiunte quanto come obiettivi tenacemente perseguiti , in mezzo a difficoltà inimmaginabili , ad amarezze infinite . * * * Un giornale libero , sempre : nell ' informazione e nel commento . Geloso della sua indipendenza , immune da influenze o comunque da suggestioni esterne . Non legato a centri di potere , franco nella critica e nel dissenso . Amico personale del presidente Saragat da ventiquattro anni , non ho esitato ad attaccare il disimpegno del '68 e a non condividere la scissione socialista del '69 , attribuiti l ' uno e l ' altra , a ragione o a torto , all ' ex capo dello Stato . Fautore tenace e convinto della collaborazione fra laici e cattolici come sola alternativa al disfacimento della democrazia italiana , non ho lesinato critiche anche durissime agli infelici e zoppi governi quadripartiti che hanno caratterizzato questa infeconda e tormentata legislatura . Durante le recenti elezioni per la presidenza della Repubblica , ho tenuto il « Corriere » al di fuori di ogni preferenza smaccata e sospetta , non meno che di ogni ostracismo pregiudiziale e infondato . Questo giornale è qualcosa più di un grande quotidiano d ' informazione , è il simbolo stesso della civiltà laica e democratica del nostro paese , fondata sulla ragione e sulla tolleranza . Ecco perché il « Corriere » si è coerentemente battuto in questi anni , nella linea di separazione fra Chiesa e Stato , per l ' autonomia del potere civile in ogni occasione , dal divorzio al referendum , pur sforzandosi di non offendere mai la coscienza dei credenti nei punti di fede , che valgono più di tutti i compromessi o gli armistizi fra i potenti . Ed ecco perché ha patrocinato una linea di ferma tutela della legalità repubblicana e dello Stato di diritto sempre minacciato dalla violenza di parte , ma nell ' ambito della Costituzione e al di fuori di ogni seduzione autoritaria o reazionaria anche mascherata coi comodi schermi dei « blocchi d ' ordine » o delle « maggioranze silenziose » . Non meno che con le fughe nell ' integralismo , magari ammantato con l ' efficienza , o con le pseudo - riforme costituzionali . * * * Un giornale aperto , in secondo luogo . Non più dogmatico , non più categorico , non più chiuso nella fortezza delle sue convinzioni ; ma disponibile al dialogo , pronto alla registrazione di tutte le voci , anche molteplici e contraddittorie , della società civile non meno che delle diverse ideologie . Non a caso la formula dei dibattiti e delle tavole rotonde , che tanti consensi ha raccolto , è entrata in questi anni al giornale : senza preclusioni , senza discriminazioni settarie e su tutti i temi , dalla contestazione ai diritti civili . E non a caso ai dibattiti si sono alternate le grosse inchieste in equide , basate sul lavoro dei più illustri e dei più oscuri , senza greche né gradi : come l ' indagine sulle regioni consegnata nei volumi di Italia settanta . * * * Un giornale fondato sulla cooperazione di tutti coloro che concorrono alla sua costruzione , in terzo e fondamentale luogo . Non era una impresa facile . Il mio primo obiettivo fu di colmare il distacco fra le figure di primo piano , legate alla giusta celebrità della firma , e la redazione , l ' anonima e silenziosa redazione riunita nella stanza leggendaria descritta da Corrado Alvaro : quella che è la forza vera , e irrinunciabile , di un giornale . Mi sono sforzato , come ho potuto , di elevare il rango della redazione , di aumentarne il prestigio , di allargarne la funzione operativa nella vita quotidiana del « Corriere » . Senza schemi preconcetti e da manuale , che finiscono spesso in paurose smentite . Ma col desiderio costante e mai ammainato di un rapporto umano , di una comprensione dei problemi e di una conseguente , paziente , risoluzione , giorno per giorno , degli infiniti casi che a un direttore si pongono . Il mio più caro ricordo , in quest ' ora di distacco dal « Corriere » è nella stanza di redazione del giornale , là fra i colleghi impegnati al controllo dei titoli e alla valutazione dei testi . In questo spirito si colloca l ' epilogo positivo delle trattative condotte dal comitato di redazione con l ' editore per la fissazione dei « diritti » dei giornalisti nella vita dell ' impresa e nelle future nomine dei direttori . Una trattativa contro la procedura che ha finito per toccare questioni di sostanza : una vera e propria svolta nel giornalismo italiano . Al di là di ogni pur legittima rivendicazione personale che è stata da me stesso preventivamente scartata dopo l ' affettuosa solidarietà del primo giorno , le conclusioni di via Solferino si riallacciano al clima di autentica collaborazione con l ' intero corpo redazionale , traducono nella carta di un accordo , che i lettori vedranno nella colonna affiancata , lo spirito di oltre quattro anni di lavoro collegiale e comune . * * * Un giornale teso all ' innesto fra cultura e giornalismo , in quarto e ultimo luogo . E non solo nella terza pagina . Sì : io appartengo ai direttori che credono nella cultura , e anche nella sua forza traente ai fini delle tirature . In un mondo dominato dalle immagini , spesso deformanti , della televisione , la parola scritta conserva un valore solo in quanto sia commento e approfondimento dei fatti , serva ad inquadrarli in qualcosa di più valido della gelida ricostruzione di cronaca , risalendo alle radici lontane . È la lotta contro il monopolio televisivo e per la sopravvivenza della libertà di stampa , sempre tanto minacciata e insidiata , partiva , e continuerà a partire , dalla convinzione che senza una elevazione di qualità il quotidiano indipendente è già morto , nella gara con gli altri , e prevalenti « mass media » . * * * Lasciando la direzione del « Corriere » con tranquilla coscienza , riaffermo i principi che hanno animato i diciotto anni delle mie direzioni . Credo in un giornale che sia portatore di idee e non mero prodotto industriale , da sottoporre alle astratte leggi di mercati immaginari . Credo in un giornale come strumento di informazione , e non come veicolo di materiali prefabbricati in serie . Credo in un giornale come scelta dell ' uomo , e non del computer . E soprattutto credo nell ' autonomia e nella dignità della professione giornalistica che non può essere sottoposta a imposizioni o a sollecitazioni esterne , da qualsiasi parte provengano . Nel momento del congedo , un congedo che equivale ad un impegno per il futuro , rivolgo un particolare affettuoso ringraziamento non solo ai colleghi e collaboratori tutti ma anche alle molteplici componenti , in particolare ai tipografi , di questa grande azienda che occupa ancora il primo posto , nelle statistiche del « Times » , fra i giornali europei di « qualità » , un primato che risale a Luigi Albertini . La « qualità » è un obiettivo che si raggiunge con decenni di sacrifici e di lotte ; nel « Corriere » è il frutto di una tradizione che deve rinnovarsi giorno per giorno , ma senza strappi violenti , senza traumi . È l ' augurio che rivolgiamo di cuore al nostro successore , a Piero Ottone . E soprattutto il mio pensiero riconoscente va a tutti i lettori che hanno seguito e confortato il giornale nel tentativo , certo non sempre riuscito ma fedelmente perseguito , di salvaguardare una zona di equilibrio e di distaccata indipendenza in un mare di estremismi e di fanatismi cozzanti , associando il rispetto del passato alla ricerca del futuro . Un futuro che noi riusciamo a vedere solo nella misura di una società libera e aperta , senza illusioni tecnocratiche o autocratiche . Una società , insomma , dal volto umano .
Nostalgia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Amintore Fanfani è stato una figura centrale del cinquantennio democristiano , un personaggio che ha ricoperto ogni carica possibile meno la presidenza della Repubblica e lo ha fatto con gran lena . Di lui si usava dire : rieccolo , perché cadeva nella polvere e rispuntava sugli altari con invidiabile tenacia . E tuttavia , nonostante questa sua centralità nella politica italiana , è stato un democristiano anomalo per origine e per temperamento . Lo dico come apprezzamento , non per il rispetto che si deve ai defunti ( c ' è un accenno in un articolo scritto una settimana fa per il prossimo numero della nostra rivista mensile ) . Anomalo non solo per una sua rettitudine ma perché , per quanto amasse il potere , era uno intimamente minoritario . Lo abbiamo combattuto con cattiveria e anche con successo , lui e il suo fanfascismo , contribuendo a impedire la sua elezione al Quirinale . In quella circostanza mi convocò al Senato , si informò sullo stato di salute del « manifesto » e dei suoi cinque deputati , mi disse che secondo lui avremmo dovuto aspettare di avere un seguito prima di uscire dal Pci . Gli risposi che non eravamo usciti ma ci avevano cacciato , e il nostro stato di salute era pessimo ma che non contasse sui nostri cinque voti . Ma Amintore Fanfani è stato vittima del suo partito assai più che dei suoi avversari . La congiura nel convento delle suore dorotee lo mise in angolo ( insieme al suo pessimo amico Tambroni ) . Il ruolo di erede di De Gasperi non gli fu mai riconosciuto né da Moro né da Andreotti ( che lo disistimava ) né dai grandi notabili . La sconfitta elettorale sul divorzio fu definitiva come Waterloo . Era anomalo , Amintore Fanfani , anche rispetto a Dossetti e La Pira a cui fu associato in gioventù come professorino . Non era un teocratico ma uno statalista un po ' affetto da « lorianesimo » : come quando scopriva nei pozzi neri del Sud una possibile fonte di energia alternativa al petrolio . Era un combattente presuntuoso ma , forse , anche ingenuo . Chissà se , in questi anni di vecchiaia , ha invidiato i Craxi e i Berlusconi . Forse no , e forse preferirebbe essere ricordato come pittore più che come statista . Ci prende la nostalgia e ora ci appare , salutando la sua scomparsa , meno antipatico dei suoi successori .