StampaQuotidiana ,
Speriamo
che
il
senatore
Andreotti
continui
a
scrivere
novelle
,
come
ha
detto
in
un
'
intervista
,
e
che
non
riprenda
a
tessere
le
sue
trame
oscure
.
Speriamo
ma
non
ci
crediamo
.
Assolto
due
volte
,
da
una
dubbia
accusa
di
omicidio
e
da
un
'
imputazione
di
complicità
mafiosa
politicamente
certa
,
questo
spiritoso
vecchio
può
ora
aspirare
alla
beatificazione
.
Come
un
padre
spirituale
della
patria
o
come
un
Belzebù
finalmente
riabilitato
dalla
giustizia
terrena
e
redento
da
quella
celeste
.
Le
sentenze
,
per
quanto
emesse
da
uomini
per
natura
fallaci
,
fanno
storia
.
I
procedimenti
giudiziari
contro
questo
eccellente
democristiano
sono
durati
sette
anni
,
anni
tormentosi
che
equivalgono
a
una
condanna
anche
per
un
imputato
con
sistema
nervoso
d
'
eccezione
.
Ottocentomila
pagine
processuali
(
800
000
)
che
non
significano
un
processo
accurato
ma
un
inestricabile
pasticcio
.
Processi
postumi
,
lontani
dai
reati
commessi
o
non
commessi
,
esposti
a
ogni
fluttuazione
del
clima
politico
.
Tale
è
il
nostro
sistema
politico
-
giudiziario
,
di
cui
non
è
male
(
biblicamente
)
che
anche
un
uomo
di
potere
abbia
fatto
esperienza
come
tanti
suoi
sudditi
.
Ma
ora
questo
esito
rimbalzerà
nel
peggior
modo
,
non
in
direzione
del
«
giusto
processo
»
ma
di
una
diffusa
impunità
per
qualsiasi
imputato
eminente
.
E
in
una
direzione
politica
ancora
peggiore
,
quella
di
una
glorificazione
del
cinquantennio
democristiano
che
non
solo
ha
difeso
la
libertà
dai
cosacchi
ma
è
immacolato
.
Una
strana
coppia
di
senatori
a
vita
,
Giulio
e
Francesco
,
ne
custodiscono
l
'
eredità
e
la
trasferiscono
nella
politica
corrente
.
Molti
ringraziano
Dio
e
ne
hanno
di
che
.
Dio
ha
anche
predisposto
l
'
assoluzione
in
contemporanea
del
divo
Giulio
e
della
diva
Ferrari
,
due
protagonisti
di
formula
uno
.
Sabato
23
ottobre
è
davvero
una
data
,
un
giorno
di
esultanza
nazionale
.
La
memoria
mi
riporta
inguaribilmente
all
'
Italia
del
dopoguerra
,
il
18
aprile
e
Bartali
.
Ma
io
parteggiavo
per
Coppi
ed
ero
fin
da
allora
colpevole
di
associazione
comunista
mafiosa
con
Girolamo
Li
Causi
,
noto
comandante
della
strage
di
Portella
della
Ginestra
.
StampaQuotidiana ,
Esce
postumo
il
romanzo
di
uno
sconosciuto
,
Il
gattopardo
di
Giuseppe
Tomasi
di
Lampedusa
(
edizione
Feltrinelli
)
:
un
libro
per
molti
versi
più
che
notevole
,
un
libro
d
'
eccezione
nel
miglior
senso
della
parola
,
tale
da
costituire
non
soltanto
un
caso
ma
da
autorizzare
il
senso
di
una
rivelazione
,
soprattutto
se
si
tengono
presenti
le
condizioni
della
nostra
narrativa
.
Giuseppe
Tomasi
,
duca
di
Palma
e
principe
di
Lampedusa
-
questo
è
il
nome
intero
di
tutti
i
titoli
-
,
morto
a
Roma
l
'
anno
scorso
,
era
nato
a
Palermo
nel
1896
.
Grazie
alle
notizie
che
ci
fornisce
il
suo
profeta
,
Giorgio
Bassani
,
sappiamo
anche
che
il
Tomasi
a
vent
'
anni
dovette
interrompere
gli
studi
per
correre
al
fronte
e
da
allora
direttamente
(
egli
rimase
in
carriera
fino
al
1925
)
o
indirettamente
(
occupandosi
di
studi
militari
,
specialmente
di
Clausewitz
)
il
suo
mestiere
fu
quello
dell
'
ufficiale
.
Durante
il
fascismo
preferì
fare
dei
lunghi
viaggi
e
soggiorni
all
'
estero
,
inutile
aggiungere
che
nella
triste
guerra
del
'40
tornò
al
suo
posto
e
ancora
una
volta
indossò
la
divisa
.
Notizie
esteriori
che
riflettono
la
parte
morta
della
sua
carriera
,
il
lettore
potrà
invece
avere
l
'
immagine
sicura
del
Tomasi
non
perdendo
di
vista
il
protagonista
del
romanzo
,
il
principe
Fabrizio
Salina
.
Nello
stemma
gentilizio
-
il
gattopardo
-
non
è
difficile
scovare
il
ritratto
appena
velato
,
appena
romanzato
del
Tomasi
:
così
come
non
è
difficile
trovare
nell
'
impronta
del
felino
il
segno
dell
'
unghia
dello
scrittore
.
Sembra
-
lo
ha
confidato
la
vedova
che
il
Tomasi
abbia
per
molti
anni
vagheggiato
di
scrivere
un
romanzo
storico
sullo
sbarco
garibaldino
a
Marsala
,
centrato
su
un
suo
antenato
astronomo
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
da
questa
lunga
incubazione
su
una
fragile
trama
e
più
attraverso
la
meditazione
sull
'
essenza
della
vita
il
Tomasi
sia
approdato
di
sorpresa
a
un
romanzo
scritto
di
getto
:
non
si
trattava
di
un
caso
ma
di
una
conclusione
,
di
un
frutto
maturato
naturalmente
e
lentamente
.
Il
romanzo
è
opera
singolare
per
il
rapporto
vitale
che
lo
anima
:
Il
gattopardo
obbedisce
alle
regole
classiche
del
genere
e
in
questo
senso
è
un
buon
esercizio
,
dove
invece
ci
colpisce
è
nella
parte
di
testamento
,
di
meditazione
oggettivata
.
Mentre
lo
scrittore
segue
i
fatti
,
trova
modo
di
inserire
senza
stridori
e
quasi
senza
umori
polemici
la
verità
strappata
al
lungo
colloquio
con
le
cose
.
Vediamone
un
momento
la
struttura
:
il
protagonista
Fabrizio
Salina
,
il
nipote
(
figlio
di
una
sorella
del
principe
)
Tancredi
Falconeri
e
dietro
di
loro
la
grossa
nobiltà
palermitana
sorpresa
dallo
sbarco
dei
garibaldini
,
pardon
dei
«
piemontesi
»
e
ancor
prima
dai
sentori
di
libertà
,
cioè
il
quadro
di
una
classe
con
tutto
il
carico
di
tradizioni
,
abusi
e
privilegi
e
di
fronte
la
classe
nuova
che
sorge
dalla
rovina
dell
'
altra
,
impersonata
da
don
Calogero
Sedara
,
padre
di
Angelica
.
Questi
quattro
personaggi
rappresentano
il
giuoco
di
passaggio
e
di
sostituzione
,
l
'
avvicendamento
delle
classi
al
potere
.
Il
romanzo
non
subisce
la
facile
polemica
delle
opposizioni
,
il
Tomasi
crede
alla
storia
che
si
fa
per
passi
,
soprattutto
per
accomodamenti
e
quindi
è
naturale
che
la
trama
sopporti
questa
concezione
:
Tancredi
sposerà
Angelica
,
diventerà
deputato
al
parlamento
italiano
,
otterrà
incarichi
diplomatici
.
Tutto
si
svolge
nel
giro
di
vent
'
anni
o
poco
più
,
conosciamo
il
principe
nel
1860
,
di
cinquant
'
anni
,
ancora
vigoroso
e
bello
come
un
dio
greco
e
lo
lasciamo
morente
sulla
terrazza
di
un
albergo
a
Palermo
nel
1883
:
il
libro
ha
un
'
appendice
(
inutile
come
altre
parti
del
romanzo
)
che
probabilmente
,
nell
'
intenzione
dell
'
autore
,
doveva
rendere
più
sensibile
l
'
usura
del
tempo
,
presentandoci
la
fine
dei
sogni
dei
personaggi
,
la
decadenza
della
famiglia
Salina
,
la
rovina
dei
sentimenti
(
per
esempio
,
la
condotta
di
Angelica
era
prevista
ma
il
Tomasi
ha
sentito
il
bisogno
di
sottolinearla
)
.
Una
trama
delle
più
semplici
ma
sufficiente
a
tradurre
l
'
idea
prima
del
Tomasi
,
per
cui
i
fatti
vanno
interpretati
e
corretti
,
non
potendo
modificarli
o
,
peggio
ancora
,
vincerli
.
Questa
lotta
segreta
che
accompagna
la
storia
privilegiata
di
Salina
costituisce
la
vera
musica
del
libro
.
Il
protagonista
fa
pensare
al
don
Cesare
della
Loi
del
Vailland
ma
quanto
quel
personaggio
sposava
e
subiva
l
'
ideologia
dello
scrittore
francese
,
altrettanto
questo
del
Tomasi
dimostra
di
possedere
un
'
autonomia
e
quella
libertà
che
nasce
dall
'
accordo
perfetto
fra
educazione
superiore
,
intelligenza
e
senso
del
limite
.
Il
principe
è
uno
scienziato
,
è
in
corrispondenza
con
Arago
,
è
premiato
in
Sorbona
:
cita
Baudelaire
letto
fra
le
pagine
a
Parigi
e
autori
letti
con
più
agio
nelle
sue
ville
,
vive
con
un
padre
spirituale
a
fianco
,
il
gesuita
Pirrone
,
è
un
buon
padre
di
famiglia
ma
cede
ancora
alle
tentazioni
della
carne
e
conosce
il
pericolo
delle
dilettazioni
insistite
.
Tutto
quello
che
ha
avuto
per
nascita
,
per
studio
,
per
osservazione
velata
della
realtà
lo
ha
portato
alla
fine
a
una
specie
di
filosofia
o
meglio
a
poter
interpretare
la
vita
nel
miglior
modo
possibile
,
senza
troppi
dolori
,
con
paziente
ironia
.
Fra
romanziere
e
personaggio
c
'
è
un
'
assoluta
identità
di
vedute
per
cui
il
lettore
trasferisce
liberamente
argomentazioni
e
giudizi
da
una
bocca
all
'
altra
,
finendo
per
stabilire
un
'
unica
visione
del
mondo
.
Si
misuri
quello
che
i
due
principi
dicono
della
Sicilia
e
dei
siciliani
,
non
si
tratta
di
impressioni
,
di
umori
,
sono
cose
sperimentate
e
sofferte
.
Esatta
l
'
individuazione
della
meccanica
del
machiavellismo
astratto
dei
siciliani
,
giusta
la
mozione
di
impenetrabilità
agli
affanni
altrui
e
della
pretesa
fierezza
che
è
soltanto
cecità
.
I
siciliani
giudicano
peccato
il
«
fare
»
,
non
hanno
desiderio
(
altro
che
volontà
)
di
migliorare
perché
si
credono
degli
dèi
,
uomini
diversi
e
superiori
.
Il
romanzo
corre
su
questo
filo
segreto
,
su
questa
obbedienza
rispettata
da
tutte
le
classi
di
quel
mondo
:
il
sogno
è
«
che
tutto
rimanga
com
'
è
»
,
che
non
sia
rotto
lo
stato
di
dormiveglia
,
di
sonno
.
Qui
il
Tomasi
non
teme
di
fare
un
salto
,
passando
dal
'60
all'80
,
poi
al
1910
e
quindi
al
fascismo
e
infine
alla
Sicilia
d
'
oggi
,
pur
così
attiva
,
americanizzata
,
la
Sicilia
del
petrolio
.
Il
colore
di
fondo
non
cambierà
mai
,
cambierà
solo
il
colore
delle
camicie
(
dal
rosso
garibaldino
al
nero
dei
fascisti
,
al
bianco
d
'
oggi
)
.
Chi
accusare
?
I
siciliani
perché
vogliono
passare
la
vita
in
dormiveglia
,
i
settentrionali
perché
li
hanno
ingannati
e
traditi
(
si
veda
la
pagina
altissima
sul
primo
plebiscito
)
?
Risponde
Tomasi
:
no
,
si
può
,
si
deve
accusare
soltanto
l
'
eternità
.
Strana
bestemmia
sapientemente
avvolta
nelle
carte
dei
compromessi
millenari
,
degli
accomodamenti
,
che
scoppia
in
un
mondo
ancora
composto
nel
rispetto
della
Chiesa
e
nella
fede
testimoniata
da
padre
Pirrone
.
È
un
mondo
senza
speranze
che
crolla
lentamente
,
mai
per
vie
dirette
(
non
ci
saranno
rivoluzioni
)
ma
attraverso
complicatissime
operazioni
di
usura
,
di
stanchezza
.
È
chiaro
che
questa
parte
di
sconforto
,
di
amarezza
,
questa
sensazione
di
«
più
»
ce
l
'
ha
aggiunta
il
Tomasi
:
il
nostro
tempo
ha
potuto
aggiungere
qualcosa
alla
pena
equilibrata
di
Salina
.
E
gli
uomini
?
Quale
giudizio
dare
?
Condannarli
,
assolverli
?
Risponde
qui
il
primo
principe
:
no
,
non
si
possono
condannare
,
a
volte
si
può
averne
disgusto
ma
subito
dopo
si
è
presi
da
compassione
.
Tutto
l
'
episodio
del
ballo
(
dove
il
richiamo
a
Proust
non
è
eccessivo
)
è
pervaso
da
questo
senso
di
umanità
,
di
misura
,
dalla
capacità
di
vedere
negli
altri
noi
stessi
,
dall
'
ultima
coscienza
che
non
lascia
nessuno
di
noi
vincitore
sull
'
altro
ma
tutti
ugualmente
schierati
nell
'
esercito
degli
sconfitti
,
nell
'
esercito
degli
uomini
.
Di
dove
derivava
Salina
questa
rara
scienza
?
Da
un
'
operazione
che
dovrebbe
essere
praticata
da
ogni
vero
uomo
e
che
il
nipote
Tancredi
chiamava
fra
l
'
ironico
e
il
pittoresco
«
corteggiare
la
morte
»
.
Quando
il
principe
morente
fa
il
bilancio
dei
suoi
settantatré
anni
,
ne
salva
tre
nel
porto
dell
'
amore
,
della
famiglia
e
delle
meditazioni
,
ma
tutto
il
resto
?
«
E
i
dolori
,
la
noia
,
quanti
erano
stati
?
Inutile
sforzarsi
a
contare
:
tutto
il
resto
:
settant
'
anni
»
.
Come
tutte
le
opere
di
peso
,
anche
il
romanzo
dell
'
isolato
Tomasi
deriva
il
suo
pregio
da
questo
costante
e
profondo
rapporto
con
la
morte
e
proprio
per
questa
ragione
tocca
un
altro
piano
.
Non
è
soltanto
una
prova
letteraria
curiosa
,
più
o
meno
riuscita
(
il
libro
ha
certo
i
suoi
difetti
,
non
tutto
è
necessario
e
spesso
ha
cadute
di
tono
,
di
gusto
)
,
il
romanzo
vale
come
testimonianza
di
vita
ben
spesa
,
se
si
spende
bene
il
tempo
a
cercare
di
capire
le
cose
nella
luce
della
poesia
e
in
quella
della
morte
.
Gli
stessi
riferimenti
letterari
che
si
possono
fare
(
De
Roberto
,
l
'
ultimo
Brancati
,
Proust
,
Montale
ecc
.
)
non
servono
,
caso
mai
aiutano
a
limitare
la
portata
del
romanziere
.
Il
Tomasi
si
è
servito
del
romanzo
per
confessare
la
sua
esperienza
umana
,
solo
questo
ma
questo
poco
o
tanto
(
ognuno
sceglie
secondo
i
suoi
gusti
)
l
'
ha
fatto
con
tanta
sicurezza
da
lasciarci
sorpresi
e
arricchiti
.
Di
quanti
romanzi
si
può
dire
altrettanto
?
StampaQuotidiana ,
Tutti
salvi
i
passeggeri
e
l
'
equipaggio
del
modernissimo
traghetto
greco
dov
'
è
scoppiato
un
incendio
mentre
navigava
verso
Ancona
.
Vero
.
Ma
nel
garage
del
traghetto
,
rintanati
dentro
i
camion
c
'
erano
I
2
(
o
13
,
o
18
)
clandestini
kurdo
-
iracheni
che
sono
morti
come
topi
,
perché
le
saracinesche
ad
alta
tecnologia
del
garage
si
sono
chiuse
automaticamente
per
circoscrivere
l
'
incendio
.
In
altri
tempi
erano
i
topi
in
senso
proprio
che
morivano
affogati
nelle
stive
se
non
facevano
in
tempo
ad
abbandonare
la
nave
.
Ora
sono
gli
emigranti
che
muoiono
asfissiati
anche
se
viaggiano
su
un
traghetto
d
'
avanguardia
invece
che
su
un
gommone
,
dove
muoiono
affogati
.
Meglio
gli
scafisti
,
in
fin
dei
conti
,
delle
compagnie
di
bandiera
.
Uomini
e
topi
era
un
romanzo
di
Steinbeck
,
adesso
è
una
tradizione
mediterranea
.
È
pittoresco
,
fantasioso
,
il
modo
di
morire
di
questi
emigranti
che
cercano
di
raggiungere
le
nostre
coste
per
sfuggire
alla
loro
condizione
miserabile
,
sperando
di
trovare
un
lavoro
nero
chissà
dove
,
di
pulire
i
nostri
cessi
o
di
spacciare
qualcosa
.
L
'
asfissia
o
l
'
annegamento
sono
solo
due
modi
,
ci
sono
quelli
che
muoiono
assiderati
nella
carlinga
di
un
aereo
o
attaccati
al
carrello
,
o
quelli
che
arrivano
dall
'
Est
per
via
terra
e
vengono
ritrovati
cadaveri
ai
bordi
delle
autostrade
.
Se
poi
arrivano
vivi
non
sono
benvenuti
,
mettono
paura
anche
quando
puliscono
i
parabrezza
.
Noi
non
abbiamo
scritto
«
tutti
salvi
»
,
sul
giornale
di
ieri
,
ma
«
moriranno
domani
»
.
Non
era
una
profezia
né
un
malaugurio
,
ma
un
triste
riferimento
alla
cadenza
quotidiana
di
questi
eventi
,
alla
tragedia
permanente
dell
'
immigrazione
in
questo
mondo
moderno
e
progredito
.
E
del
resto
ci
siamo
sbagliati
,
questi
ultimi
sono
morti
ieri
,
mentre
stampavamo
il
giornale
.
Una
coincidenza
.
Fino
al
1850
,
mi
pare
,
lo
schiavismo
era
legale
ed
era
parte
integrante
dell
'
economia
occidentale
,
soprattutto
del
capitalismo
americano
nascente
.
Allora
l
'
immigrazione
non
era
rifiutata
ma
imposta
,
i
negri
africani
venivano
strappati
a
forza
dalle
loro
terre
e
portati
in
catene
a
coltivare
il
cotone
e
a
tagliare
la
canna
da
zucchero
.
Ho
letto
che
tra
il
1800
e
il
185o
furono
importati
120
00o
schiavi
all
'
anno
,
e
i
morti
nella
traversata
sono
calcolati
in
due
milioni
.
Volete
mettere
con
12
(
o
13
)
kurdi
o
iracheni
e
qualche
altro
migliaio
in
ordine
sparso
?
È
proprio
cattivo
e
irriconoscente
,
questo
capitalismo
.
Non
i
capitalisti
e
neppure
i
negrieri
che
erano
gentiluomini
(
gli
olandesi
e
i
danesi
avevano
le
docce
nelle
stive
)
ma
il
meccanismo
.
Ha
trasferito
popolazioni
e
distrutto
etnie
alimentando
se
stesso
oltre
l
'
opulenza
,
oggi
non
vuole
più
gli
schiavi
tra
i
piedi
:
è
diventato
liberale
.
StampaQuotidiana ,
Monte
Conero
,
15
febbraio
-
Il
Sole
si
affaccia
rosso
,
congestionato
,
ad
uno
strappo
nella
fascia
bassa
di
nubi
che
copre
l
'
orizzonte
marino
;
scompare
,
ricompare
,
si
tira
su
per
il
cielo
limpido
,
inutilmente
le
nubi
gettano
fuori
tentacoli
per
riprenderlo
.
Brilla
,
già
accecante
,
come
tutti
i
giorni
sereni
,
non
sa
che
darà
spettacolo
di
se
stesso
.
(
Meno
ancora
lo
sa
la
Luna
,
invisibile
dietro
le
quinte
dell
'atmosfera.)
Sono
sul
Monte
Conero
,
presso
Ancona
;
nella
macchia
rada
della
Badia
di
San
Pietro
del
mille
,
cinta
di
mura
.
Il
che
ha
reso
facile
ai
carabinieri
e
alla
polizia
di
vietarne
l
'
accesso
al
pubblico
accorso
con
centinaia
di
macchine
;
perché
su
una
radura
all
'
estremità
orientale
del
dosso
boscoso
,
dove
il
monte
cade
a
picco
sul
mare
per
cinquecento
metri
,
si
sono
collocati
con
i
loro
strumenti
gli
astronomi
,
venuti
da
Milano
,
da
Trieste
,
dalla
Germania
,
dalla
Norvegia
.
Come
succede
sempre
da
noi
quando
ci
sono
sbarramenti
di
polizia
,
molti
son
riusciti
a
varcarli
;
si
spargono
sul
pendio
,
fra
i
corbezzoli
,
i
quercioli
,
i
caprifoglio
,
i
ginepri
,
cercano
le
aperture
fra
le
piante
.
C
'
è
anche
una
cinquantina
di
turisti
svizzeri
che
parlano
-
i
coppo
-
francese
e
tedesco
.
Ognuno
ha
una
macchina
fotografica
o
un
binocolo
,
schermi
affumicati
,
un
disco
sulla
giubba
con
su
il
nome
della
patria
,
la
faccia
estatica
(
lei
nordici
che
han
lasciato
il
buio
e
il
freddo
a
casa
loro
e
si
trovano
trasportati
di
colpo
in
una
tiepida
intempestiva
primavera
.
La
veduta
è
vastissima
.
Sotto
,
a
sud
,
la
spiaggia
di
Numana
,
il
paese
di
Sirolo
la
domina
da
un
bastione
di
rocce
.
Verso
sud
ed
ovest
,
un
incalzarsi
di
valli
e
di
creste
.
Bianche
città
sparse
su
cime
arrotondate
,
Osimo
,
Castelfidardo
,
Loreto
,
Recanati
.
Dietro
,
un
paravento
di
monti
carichi
di
neve
.
Il
Sole
è
già
alto
nel
cielo
,
caldo
in
viso
,
dardeggia
lucidissimi
raggi
.
Ci
fidiamo
,
naturalmente
,
dei
calcoli
dei
dotti
;
ma
quando
,
un
quarto
d
'
ora
dopo
il
tempo
annunciato
per
l
'
inizio
dell
'
eclisse
,
si
vede
traverso
il
vetro
annerito
che
davvero
il
Sole
è
già
un
po
'
intaccato
in
alto
a
destra
,
ci
si
tranquillizza
.
Avessero
sbagliato
di
qualche
minuto
...
Due
svizzeri
,
una
coppia
matura
,
vestita
come
per
gli
sport
invernali
,
è
in
visibilio
.
«
Vedi
»
dice
alla
moglie
il
marito
che
ha
un
grosso
cronometro
al
polso
e
lo
consulta
continuamente
,
«
vedi
,
non
c
'
è
più
da
meravigliarsi
che
ci
sia
un
'
astronave
in
rotta
per
Venere
.
Là
e
qui
,
è
tutta
una
faccenda
di
essere
auf
die
Minute
,
di
aver
calcolato
esattamente
.
»
La
Luna
avanza
sul
disco
solare
,
ma
non
si
vede
,
è
cielo
ai
nostri
occhi
,
se
guardiamo
senza
lo
schermo
offuscato
,
ciò
che
l
'
invade
e
lo
riduce
a
poco
a
poco
,
prima
una
pizza
a
cui
abbiano
dato
un
buon
morso
,
poi
una
pizza
ridotta
a
metà
,
poi
ad
una
grossa
fetta
.
Ci
si
accorge
che
se
il
Sole
fosse
un
globo
ridotto
alla
metà
,
ad
un
terzo
di
quanto
non
sia
,
il
giorno
sulla
Terra
non
sarebbe
gran
che
diverso
.
La
fetta
perde
ancora
spessore
,
ma
la
mattina
ci
pare
sempre
luminosa
come
più
di
mezz
'
ora
fa
.
Nette
le
ombre
,
chiare
le
case
e
lampeggianti
i
vetri
del
paese
là
sotto
;
la
spiaggia
è
color
di
miele
,
brillante
il
bianco
delle
nevi
sulle
grandi
montagne
d
'
Abruzzo
,
candida
la
nebbia
nel
cavo
delle
valli
strette
.
Ancora
una
decina
di
minuti
.
Ci
si
accorge
che
l
'
aria
si
è
fatta
dorata
,
che
i
contorni
si
attenuano
,
che
le
corone
degli
alberi
sono
più
oscure
,
che
si
stende
sul
mare
sotto
il
Sole
una
scia
scintillante
che
fa
opaca
l
'
acqua
intorno
.
I
borghi
sui
colli
sono
meno
nitidi
.
La
gente
sul
dosso
del
monte
non
si
distrae
più
come
prima
,
non
passeggia
più
;
ciascuno
ha
scelto
il
suo
posto
per
lo
spettacolo
,
e
non
intende
lasciarlo
,
come
se
fosse
particolarmente
favorito
.
Tosca
,
cagna
da
caccia
di
un
signore
in
giubba
di
fustagno
,
ha
smesso
di
balzare
da
un
gruppo
all
'
altro
,
è
venuta
ad
accucciarsi
accanto
al
padrone
.
Ormai
il
Sole
è
una
falce
sottile
,
come
quella
della
Luna
al
primo
giorno
.
Ed
ecco
lo
spettacolo
precipita
,
drammatico
,
inesorabile
.
Invade
un
senso
di
sgomento
.
La
coscienza
di
forze
arcane
,
di
leggi
implacabili
,
che
nella
profondità
dello
spazio
hanno
creato
questi
ricorrenti
incontri
di
astri
,
a
scadenza
fissa
,
con
matematica
certezza
,
da
un
tempo
infinito
nel
passato
,
per
una
infinità
di
tempo
avvenire
.
Va
bene
,
sappiamo
calcolare
questi
moti
al
minuto
secondo
,
dominiamo
la
materia
e
le
onde
cosmiche
,
lanciamo
oggetti
costruiti
con
le
nostre
mani
verso
remoti
pianeti
;
e
tuttavia
mi
sento
effimero
,
nullo
,
festuca
inutilmente
pensante
,
come
gli
antichi
che
non
sapevano
di
orbite
e
di
eclittica
.
Un
buio
di
crepuscolo
si
allarga
rapidissimo
sui
monti
,
sulle
case
,
non
si
scorgono
più
i
borghi
sulle
cime
tonde
.
È
giorno
ancora
,
ma
un
giorno
livido
,
verdastro
,
come
le
tristi
terre
boreali
sotto
il
Sole
di
mezzanotte
.
Si
spegne
con
un
lampo
vivido
l
'
ultimo
brandello
della
faccia
del
Sole
,
a
sinistra
;
ed
è
come
sia
stato
girato
un
interruttore
,
di
colpo
è
notte
,
il
cielo
è
un
indaco
cupo
,
vi
si
accendono
astri
,
Giove
e
Saturno
a
destra
,
più
in
alto
le
stelle
di
Pegaso
e
dell
'
Acquario
.
E
di
un
indaco
cupo
sono
le
montagne
,
straordinariamente
riavvicinate
;
il
paese
là
sotto
è
una
visione
incerta
,
come
immerso
in
un
plenilunio
procelloso
.
Si
leva
un
vento
improvviso
,
freddo
,
che
curva
la
cima
dei
corbezzoli
e
dei
quercioli
.
La
cagna
Tosca
si
alza
sulle
zampe
posteriori
,
le
appoggia
sulle
gambe
del
padrone
,
ne
cerca
la
protezione
.
Dov
'
era
il
Sole
c
'
è
la
bocca
tonda
di
un
abisso
,
di
un
nero
atro
.
A
contrasto
,
la
corona
intorno
è
leggera
,
tenue
,
un
alone
fermo
e
delicato
.
Non
da
essa
viene
il
barlume
che
ci
fa
ancora
distinguere
le
persone
e
le
linee
del
paesaggio
;
ma
da
un
assurdo
biancore
d
'
alba
che
si
è
disteso
dietro
le
montagne
ad
ovest
e
le
fa
parere
più
oscure
.
Si
vorrebbe
dalla
gente
un
silenzio
atterrito
,
adorante
,
in
accordo
con
il
silenzio
della
natura
.
Ma
la
gente
sa
troppo
,
ha
letto
i
giornali
,
ascoltata
la
radio
.
Qualcuno
se
l
'
è
portata
fin
quassù
,
la
radio
,
ne
escono
parole
stonate
.
Solo
una
signorina
svizzera
,
brutta
,
triste
,
sospira
a
lungo
lang
und
bang
come
das
Fräulein
della
poesia
di
Heine
che
si
immalinconiva
guardando
il
tramonto
.
Mi
vien
voglia
di
dirle
,
parafrasando
il
poeta
,
stia
allegra
,
signorina
,
è
una
vecchia
storia
;
il
Sole
si
è
spento
di
qua
e
subito
si
riaccenderà
di
là
.
Ma
i
due
minuti
paiono
lunghissimi
.
Si
mutassero
le
leggi
d
'
abisso
,
e
la
Luna
,
finalmente
visibile
,
scudo
nero
,
non
si
spiccicasse
più
dal
disco
solare
,
come
la
metteremmo
uomini
presuntuosi
?
Ma
già
da
sud
avanza
la
ritornante
luce
sulla
Terra
,
i
monti
nevosi
riprendono
biancore
,
ma
inciso
da
dure
ombre
.
Ed
ecco
scatta
di
nuovo
l
'
interruttore
,
balena
un
abbagliantissimo
pezzetto
di
Sole
a
destra
,
basta
quel
frammento
a
spegnere
le
stelle
,
a
rifare
azzurro
il
cielo
;
e
non
è
più
verde
e
lugubre
il
dosso
boscoso
,
sotto
la
falce
esile
ha
già
una
gioiosa
chiarezza
d
'
alba
.
Tosca
schizza
via
con
un
abbaiamento
allegro
e
caracolla
a
salti
per
il
pendio
.
StampaQuotidiana ,
C
'
erano
tutti
,
nella
trasmissione
televisiva
che
celebrava
la
giornata
della
lotta
al
cancro
.
Per
tutti
intendo
le
autorità
a
cui
deleghiamo
la
nostra
vita
,
il
presidente
della
Repubblica
,
il
presidente
del
Consiglio
,
il
ministro
della
Sanità
,
le
autorità
scientifiche
più
qualificate
in
questo
campo
.
Mi
hanno
dato
un
'
informazione
che
non
avevo
e
nessuno
ha
,
per
ignoranza
.
È
colpita
da
questa
malattia
multiforme
,
prima
o
poi
,
una
persona
su
tre
,
cioè
tutti
noi
direttamente
o
indirettamente
(
congiunti
,
figli
e
genitori
,
amici
)
.
All
'
inizio
del
secolo
erano
uno
su
trenta
.
C
'
è
dunque
una
regressione
,
una
pestilenza
,
al
confronto
della
quale
le
epidemie
del
passato
impallidiscono
.
Dedicare
una
giornata
speciale
a
un
fenomeno
di
queste
proporzioni
è
una
cosa
ridicola
,
un
'
aberrazione
.
Ma
io
mi
domando
,
senza
trovare
risposta
,
che
cosa
hanno
nella
mente
e
nel
cuore
le
autorità
che
hanno
celebrato
questa
squallida
giornata
.
Dove
vivono
,
cosa
pensano
,
di
che
pasta
son
fatti
?
Il
prof.
Veronesi
,
che
ho
conosciuto
occasionalmente
per
ragioni
personali
,
sa
tutto
di
questo
universo
di
sofferenza
e
ha
lamentato
che
due
calciatori
valgono
più
di
quanto
lo
Stato
stanzi
contro
il
cancro
.
L
'
obiezione
è
stata
che
no
,
la
spesa
equivale
a
quattro
calciatori
.
Il
ministro
Bindi
ha
detto
che
solo
i
ricchi
possono
curarsi
.
Il
presidente
D
'
Alema
ha
detto
che
provvederà
.
Erano
tutti
contenti
e
preoccupati
di
lanciare
un
messaggio
ottimista
.
La
ricerca
,
finanziata
con
i
salvadanai
nei
bar
,
fa
passi
da
gigante
.
Conosciamo
quasi
tutto
di
questa
malattia
multiforme
,
delle
sue
cause
organiche
,
sociali
e
ambientali
.
Siamo
in
grado
di
prevenirla
,
di
diagnosticarla
,
di
curarla
e
di
guarirla
in
molti
casi
.
Ma
perché
,
almeno
voi
scienziati
,
non
dite
la
verità
?
Perché
non
dite
,
socraticamente
,
che
più
sapete
e
più
sapete
di
non
sapere
?
Si
può
ancora
confondere
un
mesotelioma
mortale
con
un
reumatismo
e
per
farsi
una
tac
bisogna
trasferirsi
dal
Forlanini
al
S
.
Camillo
.
Vi
lamentate
ma
non
gridate
allo
scandalo
,
perché
a
voi
non
capita
.
Tu
D
'
Alema
,
a
cui
auguro
una
vita
personale
e
familiare
felice
,
perché
non
fai
di
questo
paese
che
governi
un
modello
mondiale
nella
lotta
alla
sofferenza
e
nella
tutela
della
vita
?
Non
sei
calciatori
invece
di
quattro
,
ma
trentamila
miliardi
,
oppure
quindici
e
altrettanti
al
sistema
idrico
e
fognario
meridionale
.
Non
posso
impedirmi
di
dire
quello
che
penso
:
guardando
quella
trasmissione
ho
provato
repulsione
.
E
anche
invidia
:
queste
autorità
,
questa
classe
dirigente
è
felice
.
Ho
pensato
a
quanto
è
costata
la
guerra
del
Kosovo
e
che
la
signora
Clinton
non
ha
il
cancro
.
Ma
mi
sbaglio
.
Anche
il
principe
ereditario
della
Fiat
è
morto
giovane
di
questo
male
ma
non
per
questo
la
filosofia
e
la
gerarchia
di
valori
di
questo
mondo
è
cambiata
.
Se
potete
,
mettete
5000
lire
(
2,5
euro
)
invece
di
mille
nei
salvadanai
dei
bar
:
questa
è
la
sinistra
etica
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
12
aprile
-
Non
vi
è
persona
a
Mosca
,
la
quale
non
sia
convinta
che
il
12
aprile
1961
resterà
nella
storia
futura
più
memorabile
del
12
ottobre
1492
,
data
della
scoperta
dell
'
America
.
Se
da
quel
giorno
il
mondo
non
fu
più
una
superficie
piatta
,
ma
un
globo
navigabile
,
da
oggi
il
confine
dell
'
umanità
non
è
più
lo
strato
denso
dell
'
atmosfera
terrestre
.
I
megafoni
di
questa
capitale
ripetono
da
stamane
che
il
viaggio
di
un
uomo
in
orbita
intorno
alla
Terra
,
ottenuto
finalmente
dalla
scienza
sovietica
,
inaugura
un
'
avventura
verso
l
'
ignoto
,
nei
confronti
della
quale
impallidiscono
le
rivoluzioni
geografiche
,
spirituali
,
economiche
di
ogni
epoca
precedente
.
Se
è
così
,
la
cronaca
di
questa
giornata
dev
'
essere
narrata
con
scrupolo
minuzioso
,
dall
'
alba
al
tramonto
.
A
Mosca
,
la
notte
scorsa
,
non
si
dormì
.
Sapevamo
che
il
lancio
dell
'
uomo
era
questione
di
ore
o
era
già
avvenuto
.
Aspettammo
fino
al
mattino
,
quando
gli
operai
spalavano
le
strade
da
venti
centimetri
di
neve
e
Radio
Mosca
riprese
le
sue
trasmissioni
.
Il
primo
annuncio
atteso
da
milioni
di
cittadini
fu
dato
poco
prima
delle
10
,
ora
locale
(
le
8
italiane
)
.
Attenzione
,
parla
Mosca
,
parla
Mosca
.
Sono
in
onda
tutte
le
stazioni
radio
dell
'
Unione
Sovietica
.
Trasmetteremo
fra
qualche
minuto
un
comunicato
sul
primo
volo
dell
'
uomo
nello
spazio
cosmico
.
Tre
volte
furono
ripetute
queste
parole
da
una
voce
solenne
,
diffusa
da
tutti
i
megafoni
del
centro
di
Mosca
.
In
piazza
Sverdlov
la
folla
si
arrestò
di
colpo
,
levando
lo
sguardo
verso
gli
altoparlanti
.
Seguirono
alcune
note
dell
'
inno
Scirokà
Stranà
Moià
Rodnàja
(
È
grande
il
mio
paese
natale
)
.
In
ogni
strada
,
il
fluire
delle
più
grandi
moltitudini
del
mondo
cessò
,
le
vetture
furono
bloccate
agli
incroci
;
la
città
trattenne
il
respiro
.
Alle
10.02
la
radio
annuncia
:
Il
12
aprile
1961
nell
'
Unione
Sovietica
è
stata
lanciata
in
orbita
intorno
alla
Terra
la
prima
nave
spaziale
del
mondo
,
denominata
Vostok
(
«
Oriente
»
)
con
un
uomo
a
bordo
.
Il
primo
navigatore
spaziale
è
un
cittadino
dell
'
Unione
Sovietica
,
il
maggiore
pilota
Juri
Alexievic
Gagarin
.
La
partenza
del
missile
cosmico
a
più
stadi
è
avvenuta
normalmente
e
dopo
il
raggiungimento
della
prima
velocità
cosmica
e
la
separazione
dell
'
ultimo
stadio
del
missile
vettore
,
la
nave
Vostok
ha
cominciato
il
suo
volo
libero
su
un
'
orbita
intorno
alla
Terra
.
Secondo
i
dati
preliminari
,
il
periodo
di
rivoluzione
della
nave
spaziale
intorno
alla
Terra
è
di
89'1
"
.
La
distanza
minima
dalla
Terra
(
perigeo
)
è
di
175
chilometri
e
quella
massima
(
apogeo
)
è
di
302
chilometri
.
L
'
angolo
di
inclinazione
del
piano
orbitale
sull
'
Equatore
è
di
65
gradi
e
4
minuti
.
Il
peso
della
nave
spaziale
con
il
pilota
è
di
4.725
chili
escluso
il
peso
dello
stadio
finale
del
razzo
vettore
.
A
questo
punto
la
folla
già
stordita
dalla
grandezza
dell
'
avvenimento
fu
scossa
dall
'
ultima
sorpresa
,
sapientemente
studiata
dai
grandi
registi
dell
'
avvenimento
:
il
viaggio
spaziale
era
ancora
in
corso
.
Il
cosmonauta
compagno
Gagarin
-
disse
lo
speaker
-
ha
già
trasmesso
a
terra
due
messaggi
radio
.
In
questo
momento
sta
bene
.
11
volo
del
compagno
Gagarin
in
orbita
continua
.
Il
comunicato
fu
letto
numerose
volte
dalla
voce
più
popolare
dell
'
Unione
Sovietica
,
quella
dello
speaker
Levito
,
lo
stesso
che
annunciò
già
la
vittoria
di
Stalingrado
e
la
presa
di
Berlino
(
Hitler
voleva
fucilarlo
)
.
Alle
10.30
Radio
Mosca
trasmetteva
un
nuovo
annuncio
:
Attenzione
,
compagni
,
attenzione
.
Alle
9.22
il
pilota
cosmonauta
ha
trasmesso
da
un
punto
dello
spazio
perpendicolare
all
'
America
del
Sud
il
seguente
messaggio
:
«
Il
volo
procede
normalmente
.
Mi
sento
bene
»
.
Alle
10.59
ancora
un
comunicato
:
Sorvolando
l
'
Africa
,
il
compagno
Gagarin
ha
trasmesso
:
«
Il
volo
procede
normalmente
.
Lo
stato
di
imponderabilità
(
assenza
di
peso
)
è
sopportabile
»
.
Alle
11.15
veniva
comunicato
che
dopo
un
giro
del
globo
la
nave
cosmica
,
comandata
dal
dispositivo
frenante
,
aveva
iniziato
da
circa
un
'
ora
la
discesa
dall
'
orbita
per
atterrare
nella
zona
prestabilita
.
La
folla
fu
presa
dall
'
emozione
.
Eravamo
dinanzi
al
museo
di
Lenin
.
Una
donna
anziana
piangeva
dicendo
:
«
Biedni
molodoi
celoviek
!
»
(
«
Povero
giovane
!
»
)
.
La
moltitudine
fu
percorsa
da
un
brivido
.
Un
ufficiale
rispose
a
voce
alta
:
«
Celoviek
,
celoviek
,
che
significa
celoviek
?
»
(
«
Che
significa
uomo
?
Vuol
dire
:
di
fronte
ai
secoli
!
»
)
.
Anche
la
vicina
Piazza
Rossa
,
cuore
di
Mosca
,
si
andava
stipando
di
folla
.
Un
solenne
mormorio
giungeva
da
ogni
lato
.
Alti
clamori
si
levavano
già
dinanzi
alla
Torre
Spasskaia
.
I
microfoni
della
Piazza
Rossa
diffusero
un
inno
nuovo
,
sconosciuto
,
cantato
in
coro
:
«
Slava
piervomu
kosmonavtu
!
»
(
«
Gloria
al
primo
cosmonauta
!
»
)
.
Distinguemmo
solo
queste
parole
,
perché
dalla
folla
si
levò
un
tonante
urrà
.
La
radio
annunciò
:
Alle
10.55
la
nave
spaziale
sovietica
Oriente
ha
compiuto
un
felice
atterraggio
nella
zona
prestabilita
dell
'
Unione
Sovietica
.
Il
pilota
cosmonauta
Gagarin
ha
dichiarato
:
«
Prego
di
riferire
al
partito
,
al
governo
e
personalmente
al
compagno
Kruscev
che
l
'
atterraggio
è
avvenuto
normalmente
.
Mi
sento
bene
:
non
ho
subìto
traumi
né
contusioni
.
Il
successo
del
volo
umano
nello
spazio
dischiude
prospettive
grandiose
per
la
conquista
del
cosmo
»
.
Erano
le
12.28
.
Pochi
minuti
dopo
,
l
'
intero
centro
della
città
era
in
tumulto
.
Fiumane
immense
di
cittadini
scendevano
dai
boulevards
e
dalla
via
Gorki
,
dal
ponte
di
pietra
del
Cremlino
e
dalla
Volkonka
.
Piazza
della
Rivoluzione
,
piazza
del
Maneggio
,
piazza
Sverdlov
e
la
Piazza
Rossa
erano
un
mare
di
pastrani
scuri
sotto
la
neve
,
intersecato
dalle
colonne
degli
studenti
che
premevano
gridando
a
ritmo
:
«
Slava
!
Hurrà
!
»
cantando
,
agitando
chitarre
,
bandure
ucraine
,
fisarmoniche
e
grandi
cartelli
.
I
cartelli
dipinti
a
mano
erano
centinaia
,
sovrastati
da
un
lungo
striscione
di
stoffa
sul
quale
leggemmo
:
«
Colombo
,
De
Gama
,
Vespucci
,
Caboto
,
Magellano
,
Gagarin
!
»
.
Erano
gli
studenti
dell
'
antica
facoltà
umanistica
,
che
ha
sede
ancora
in
piazza
del
Maneggio
.
Nei
cartelli
si
leggeva
:
«
Tutti
nel
cosmo
!
»
;
«
Mosca
-
cosmo
-
Mosca
»
;
«
È
l
'
era
del
miracolo
!
»
.
Uno
stormo
di
elicotteri
discese
fino
all
'
altezza
delle
mura
del
Cremlino
e
rovesciò
centinaia
di
migliaia
di
volantini
.
Ci
rifugiammo
sulla
via
Neglinnaia
e
prendemmo
un
tassì
,
chiedendo
all
'
autista
di
percorrere
velocemente
l
'
anello
circolare
della
città
,
la
gigantesca
via
Sadovaja
ancora
libera
.
Al
Planetario
,
i
megafoni
ripetevano
all
'
infinito
il
comunicato
delle
12.28
.
La
folla
si
accalcava
intorno
agli
schermi
televisivi
.
Si
fece
innanzi
un
giovane
zoppo
,
dalla
barba
lunga
,
che
gridò
qualche
cosa
al
direttore
dell
'
Istituto
,
il
quale
rispose
:
«
Rivolgetevi
all
'
Accademia
delle
Scienze
!
»
.
Avvicinammo
il
giovane
,
dall
'
aspetto
febbricitante
:
chiedeva
di
compiere
il
prossimo
volo
spaziale
,
agitando
il
suo
bastone
e
tremando
come
fosse
in
preda
a
un
attacco
di
quartana
.
Si
chiamava
Vitali
Vassilievic
Koronkevic
,
un
pittore
.
Sugli
schermi
televisivi
apparve
la
fotografia
di
Gagarin
:
giovanissimo
,
alto
,
magro
,
simpatico
,
dagli
occhi
scuri
,
il
capo
protetto
dal
casco
spaziale
,
ci
guardava
fisso
come
un
ritratto
già
celebre
.
Lo
speaker
precisò
che
Gagarin
ha
compiuto
i
27
anni
da
un
mese
appena
,
essendo
nato
il
9
marzo
1934
,
in
provincia
di
Smolensk
,
mandamento
di
Jatsk
,
da
famiglia
contadina
.
È
sposato
con
una
infermiera
diplomata
di
26
anni
,
di
nome
Valentina
,
dalla
quale
ha
avuto
due
figlie
:
Elena
di
due
anni
e
Galina
di
un
mese
.
Non
sappiamo
se
Valentina
fosse
stata
informata
del
suo
viaggio
oltre
l
'
atmosfera
e
dove
abbia
atteso
il
suo
ritorno
.
L
'
indirizzo
della
famiglia
è
per
ora
ignoto
.
Il
padre
di
Gagarin
ha
59
anni
ed
è
oggi
falegname
;
la
madre
,
casalinga
,
ha
58
anni
.
La
biografia
del
giovane
maggiore
pilota
riassume
la
vita
dell
'
ultima
generazione
russa
.
Juri
aveva
sette
anni
quando
il
suo
villaggio
fu
distrutto
dalla
guerra
.
Dové
interrompere
gli
studi
elementari
,
fu
sfollato
seguendo
le
colonne
dei
profughi
e
riprese
a
frequentare
la
scuola
solo
dopo
l
'
armistizio
.
Fu
avviato
alla
istruzione
professionale
e
nel
'51
aveva
già
ottenuto
il
titolo
di
operaio
specializzato
(
modellatore
di
fonderia
)
.
Gli
fu
consentito
a
questo
punto
di
proseguire
gli
studi
e
nel
'55
ottenne
a
pieni
voti
al
Teknikum
di
Saratov
sul
Volga
il
diploma
di
perito
industriale
,
frequentando
in
pari
tempo
il
club
aeronautico
della
città
.
Lavorò
duramente
,
superando
anche
l
'
esame
del
carattere
,
la
prova
«
vliudiak
»
(
fra
la
gente
,
come
dicono
i
russi
)
e
riuscì
ad
essere
ammesso
alla
Scuola
aeronautica
di
Orenburg
,
che
lo
laureò
tecnico
di
primo
rango
.
Nel
'57
divenne
maggiore
delle
forze
aeree
sovietiche
.
Fu
ad
Orenburg
che
conobbe
Valentina
,
allieva
laggiù
di
una
scuola
per
infermiere
.
Non
è
una
biografia
eccezionale
,
poiché
il
mondo
di
oggi
è
fatto
pressoché
interamente
dagli
uomini
che
hanno
cominciato
a
piedi
nudi
,
nell
'
Unione
Sovietica
come
in
ogni
altro
paese
.
Il
caso
eccezionale
toccato
a
Juri
Gagarin
è
dovuto
alla
circostanza
che
egli
possedeva
insieme
i
requisiti
fisici
e
le
qualità
tecniche
richieste
per
l
'
esperimento
dell
'
Accademia
delle
Scienze
.
Fu
prescelto
fra
centinaia
di
candidati
dopo
una
lunga
preparazione
e
da
oggi
Gagarin
è
conosciuto
nel
mondo
intero
come
il
nuovo
Cristoforo
Colombo
che
ha
violato
i
confini
del
mondo
.
La
sua
caravella
si
chiama
Oriente
,
il
suo
armatore
non
è
Isabella
di
Castiglia
,
ma
l
'
Accademia
delle
Scienze
dell
'
URSS
in
gara
con
la
vecchia
America
per
la
scoperta
del
mondo
spaziale
.
«
Caro
Juri
Alexievic
»
gli
ha
scritto
Kruscev
«
è
con
grande
gioia
che
mi
congratulo
con
voi
per
il
vostro
gesto
,
che
resterà
memorabile
nei
secoli
e
aprirà
una
nuova
era
nella
storia
dell
'
umanità
.
Il
volo
da
voi
compiuto
ha
consentito
gioia
e
orgoglio
ai
cittadini
sovietici
.
Vi
abbraccio
.
Arrivederci
presto
a
Mosca
.
»
Il
Comitato
centrale
del
partito
,
il
Praesidium
e
il
governo
dell
'
URSS
hanno
rivolto
all
'
«
umanità
progressiva
»
un
appello
che
solennizza
«
questo
momento
di
emozione
per
il
trionfo
della
scienza
»
e
invita
il
mondo
«
alla
coesistenza
pacifica
»
.
La
propaganda
,
forza
preponderante
del
mondo
contemporaneo
,
ha
preso
d
'
assalto
i
suoi
obiettivi
immediati
.
Ogni
comunicato
ripete
che
Gagarin
è
un
comunista
,
iscritto
al
partito
dal
1960
(
quando
era
già
stato
prescelto
,
dobbiamo
credere
,
fra
i
candidati
al
volo
spaziale
)
.
Il
cosmonauta
ventisettenne
ha
sopportato
felicemente
non
solo
i
«
grandi
sovraccarichi
»
del
periodo
di
massima
accelerazione
dell
'
astronave
,
durante
la
corsa
vertiginosa
in
contrasto
con
l
'
attrazione
terrestre
,
quando
l
'
organismo
vivente
è
schiacciato
da
una
gravità
che
sferza
il
sistema
circolatorio
,
la
respirazione
,
il
sistema
nervoso
,
Ha
superato
anche
le
condizioni
di
«
gravità
zero
»
(
l
'
assoluta
assenza
di
peso
)
durante
il
periodo
del
volo
libero
in
orbita
.
La
cabina
dell
'
astronauta
era
attrezzata
in
modo
da
ripetere
le
condizioni
normali
della
vita
terrestre
(
pressione
atmosferica
,
temperatura
,
umidità
)
e
protetta
dai
raggi
cosmici
.
Dopo
l
'
atterraggio
,
Gagarin
è
andato
a
piedi
incontro
ai
personaggi
che
lo
aspettavano
.
Poi
un
elicottero
lo
ha
trasportato
in
un
centro
abitato
,
dove
gli
ha
telefonato
Kruscev
.
Gagarin
veste
il
casco
e
una
tuta
celeste
.
Ha
raccontato
che
il
cielo
dello
spazio
al
di
là
dell
'
atmosfera
è
«
enormemente
buio
»
,
mentre
la
Terra
è
di
un
azzurro
chiaro
.
Nella
sua
conversazione
telefonica
con
Gagarin
,
Kruscev
gli
ha
chiesto
notizie
del
volo
.
Gagarin
ha
risposto
:
«
Ho
visto
perfettamente
la
Terra
:
mari
,
montagne
,
fiumi
,
grandi
città
»
.
Kruscev
gli
ha
detto
:
«
Sono
lieto
di
sentire
la
tua
voce
.
Sento
che
stai
bene
.
A
Mosca
festeggeremo
insieme
l
'
avvenimento
»
.
Il
primo
ministro
ha
domandato
quindi
al
pilota
notizie
sulla
sua
famiglia
.
«
Porgi
i
miei
auguri
»
ha
aggiunto
«
a
tua
moglie
e
alle
bambine
.
»
Un
corrispondente
delle
«
Izvestia
»
è
stato
ammesso
alla
base
atterraggio
della
nave
spaziale
.
Una
vasta
radura
,
sotto
il
sole
primaverile
nella
calda
regione
,
e
un
capannone
.
Il
direttore
della
base
,
Konstantin
Terentievich
,
aveva
seguito
ininterrottamente
il
volo
di
Gagarin
.
Dopo
un
'
ora
e
mezzo
,
all
'
annuncio
che
il
periplo
della
Terra
era
stato
compiuto
,
aveva
commentato
:
«
Magellano
impiegò
più
di
tre
anni
nella
circumnavigazione
terrestre
e
in
quest
'
ora
e
mezzo
Gagarin
ha
superato
esperienze
che
risponderanno
a
centinaia
di
domande
della
scienza
»
.
La
velocità
della
nave
spaziale
era
di
circa
otto
chilometri
al
secondo
.
L
'
annuncio
all
'
atterraggio
giunse
al
capannone
con
uno
squillo
del
telefono
.
Una
voce
disse
:
«
Gagarin
è
con
noi
»
.
Senza
aspettare
il
medico
,
Vitali
Valovich
,
che
secondo
il
programma
doveva
rilevarlo
,
Gagarin
era
uscito
dalla
cabina
e
si
avviava
a
passi
spediti
verso
il
capannone
.
È
pressoché
certo
che
conosceremo
personalmente
Gagarin
fra
qualche
giorno
,
quando
il
pilota
parteciperà
ad
una
conferenza
-
stampa
presso
l
'
Accademia
delle
Scienze
.
Alle
7
di
stasera
ne
abbiamo
già
ascoltata
la
viva
voce
ritrasmessa
per
radio
nella
registrazione
magnetica
dell
'
ultimo
suo
messaggio
durante
il
ritorno
a
terra
.
Una
voce
chiara
,
forte
,
interrotta
solo
da
fragori
intermittenti
,
che
diceva
in
lingua
russa
:
«
Stiamo
discendendo
.
Visibilità
discreta
attraverso
le
nuvole
...
Ogni
dispositivo
funziona
regolarmente
...
Sto
bene
...
Anche
l
'
umore
è
buono
...
Sto
bene
...
Non
vi
sento
chiaramente
...
Sto
bene
...
»
.
Dopo
il
ritorno
,
il
pilota
è
stato
sottoposto
ad
una
lunga
serie
di
analisi
fisiologiche
e
biologiche
,
che
dureranno
a
lungo
.
Stasera
la
televisione
ha
presentato
l
'
intero
album
fotografico
della
famiglia
Gagarin
.
La
moglie
,
bruna
,
graziosa
,
dal
piglio
risoluto
che
distingue
le
donne
russe
,
e
la
figlioletta
maggiore
,
sorridente
e
vispa
,
intorno
al
tavolo
da
pranzo
,
mentre
Juri
,
più
discosto
,
legge
il
giornale
.
Il
pilota
fra
gli
amici
,
le
vecchie
immagini
della
sua
infanzia
,
le
fotografie
formato
tessera
.
La
sua
fisionomia
in
primo
piano
,
che
ricorda
Massimo
Gorki
giovane
,
dagli
zigomi
sporgenti
e
le
sopracciglia
arcuate
,
ripetendo
il
cliché
inconfondibile
del
tipo
umano
russo
nipote
dello
storico
mugik
e
affinato
dall
'
istruzione
.
StampaQuotidiana ,
Bettino
Craxi
dimostrerebbe
di
credere
alla
propria
innocenza
e
di
avere
stile
personale
e
politico
se
rifiutasse
,
senza
oscillazioni
,
di
tornare
in
Italia
per
favoritismo
e
sotterfugio
,
e
si
facesse
operare
in
terra
di
Francia
,
tradizionalmente
ospitale
verso
gli
esuli
o
i
latitanti
.
La
malattia
non
dovrebbe
impedirgli
questo
comportamento
,
anzi
dovrebbe
suggerirglielo
,
perché
qui
da
noi
non
sarà
un
malato
da
rispettare
al
di
là
dei
reati
che
ha
commesso
e
del
potere
di
cui
ha
abusato
,
ma
un
uomo
strumentalizzato
da
amici
e
avversari
,
un
oggetto
(
o
un
soggetto
)
di
speculazione
politica
.
Possiamo
permetterci
(
magari
ingenuamente
)
di
dare
all
'
ex
leader
socialista
questo
consiglio
,
perché
,
pur
se
siamo
stati
e
restiamo
assolutamente
anticraxiani
,
in
qualche
occasione
gli
abbiamo
dato
più
credito
di
quanto
meritasse
.
Specialmente
agli
inizi
della
sua
carriera
,
quando
non
era
nessuno
ma
sembrava
potesse
contribuire
a
rompere
il
monopolio
democristiano
del
potere
.
Ma
non
era
un
garibaldino
e
neanche
un
Ghino
di
Tacco
,
cosicché
il
suo
anticomunismo
viscerale
,
il
suo
rodomontismo
(
i
fischi
a
Berlinguer
,
la
volpe
andreottiana
in
pellicceria
)
,
le
sue
inclinazioni
plebiscitarie
e
presidenzialiste
,
ne
hanno
fatto
una
stampella
del
potere
democristiano
e
il
pioniere
di
una
seconda
Repubblica
che
aggiunge
nuovi
mali
ai
vecchi
.
Si
ha
la
fastidiosa
impressione
che
i
suoi
amici
o
epigoni
nella
maggioranza
e
fuori
,
e
i
suoi
ex
avversari
o
neodiscepoli
al
governo
non
attendano
Bettino
Craxi
ma
le
sue
spoglie
:
c
'
è
del
cinismo
in
questo
paese
,
soprattutto
nelle
alte
sfere
.
Commissione
di
inchiesta
o
no
,
questo
balletto
avverrà
attorno
a
un
letto
d
'
ospedale
.
Dopo
l
'
assoluzione
e
la
riabilitazione
di
Andreotti
,
dopo
la
messa
in
mora
dei
processi
,
dopo
l
'
archivio
anglo
-
russo
,
dopo
molte
altre
cose
,
l
'
indulgenza
compassionevole
per
l
'
ex
leader
socialista
si
iscrive
in
una
meticolosa
restaurazione
del
vecchio
regime
,
anzi
in
una
saldatura
del
vecchio
col
nuovo
:
oggi
il
regime
ulivista
,
domani
quello
berlusconiano
.
Se
fosse
un
atto
di
clemenza
,
potrebbe
piacerci
.
Ma
le
carceri
italiane
(
come
ogni
carcere
)
sono
ricolme
di
sofferenza
e
malattia
,
e
la
clemenza
non
le
ha
mai
frequentate
,
non
si
è
mai
seduta
alla
tavola
degli
uomini
comuni
che
le
abitano
.
I
muri
delle
città
italiane
sono
tappezzati
di
manifesti
che
proclamano
la
tolleranza
zero
e
invocano
per
i
piccoli
scippatori
pene
certe
e
severe
.
Non
lo
ricordo
per
provocazione
o
demagogia
,
ma
perché
una
volta
la
giustizia
era
raffigurata
con
la
bilancia
,
e
perché
la
bilancia
truccata
in
favore
del
potere
e
dei
potenti
è
per
ogni
onesto
cittadino
un
'
istigazione
a
delinquere
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
30
ottobre
-
Finisce
nell
'
ignominia
un
periodo
troppo
lungo
della
storia
del
Partito
comunista
sovietico
,
contrassegnato
dall
'
assassinio
,
dal
sopruso
e
dalla
menzogna
sistematicamente
eretti
a
strumenti
di
potere
.
Queste
parole
non
sono
un
'
opinione
:
oggi
il
Congresso
ha
approvato
all
'
unanimità
l
'
espulsione
infamante
del
cadavere
di
Stalin
dal
mausoleo
della
Piazza
Rossa
,
tra
applausi
e
grida
di
giubilo
.
È
la
salma
di
un
comune
assassino
,
più
che
di
un
uomo
di
Stato
,
che
viene
estromessa
,
giacché
è
stato
Kruscev
a
raccontarci
con
quali
metodi
vennero
fatti
fuori
Kirov
,
Iakir
,
lo
stesso
cognato
di
Stalin
.
Nel
mausoleo
resterà
Lenin
e
la
scritta
Stalin
sparirà
anche
dal
frontone
del
santuario
.
La
distruzione
di
un
idolo
mistificato
che
per
anni
,
contro
ogni
senso
della
misura
e
della
ragione
,
venne
indicato
ai
comunisti
di
tutto
il
mondo
come
esempio
di
genialità
e
di
saggezza
,
non
poteva
essere
più
spietata
.
Spetterà
ora
ai
comunisti
,
specialmente
a
quelli
occidentali
,
di
trarre
le
conseguenze
del
caso
.
Ecco
la
risoluzione
approvata
nella
seduta
odierna
del
Congresso
:
«
Il
mausoleo
sulla
Piazza
Rossa
presso
le
mura
del
Cremlino
,
eretto
per
perpetuare
la
memoria
di
Lenin
,
l
'
immortale
fondatore
del
Partito
comunista
dell
'
Unione
Sovietica
,
il
capo
e
maestro
della
classe
operaia
di
tutto
il
mondo
,
sarà
chiamato
in
futuro
:
Mausoleo
Vladimir
Ilic
Lenin
(
ancora
oggi
si
può
leggere
soltanto
la
scritta
"
Lenin
-
Stalin
"
)
.
L
'
ulteriore
presenza
nel
mausoleo
del
sarcofago
con
la
salma
di
Jossif
Vissarionovic
Stalin
sarà
considerata
incompatibile
a
causa
delle
gravi
violazioni
compiute
da
Stalin
nei
confronti
dei
precetti
di
Lenin
.
Gli
abusi
di
potere
,
le
repressioni
di
massa
contro
onesti
cittadini
sovietici
e
le
altre
azioni
consumate
durante
il
culto
della
personalità
,
rendono
ormai
insostenibile
la
presenza
della
salma
di
Stalin
nel
mausoleo
»
.
L
'
ovazione
che
ha
salutato
la
risoluzione
era
irrefrenabile
.
Tutti
i
delegati
,
in
piedi
,
applaudivano
e
gridavano
:
«
Era
ora
!
»
,
«
Bene
!
»
,
«
Che
non
ritorni
mai
più
!
»
.
Lo
scatto
non
era
comandato
,
era
istintivo
,
prorompeva
dal
fondo
d
'
una
Russia
che
finalmente
si
liberava
d
'
un
tragico
fardello
che
per
decenni
l
'
aveva
oppressa
,
umiliata
,
torturata
.
Sarà
lo
storico
a
giudicare
la
validità
del
metodo
con
cui
è
stata
portata
a
termine
l
'
operazione
antistalinista
:
il
cronista
si
limita
a
registrare
il
senso
di
liberazione
che
la
decisione
del
Congresso
sta
scatenando
nella
base
del
partito
e
nel
popolo
.
Da
ieri
ad
oggi
sostano
numerosi
capannelli
di
moscoviti
i
quali
,
davanti
al
mausoleo
con
la
scritta
«
Zakrit
na
remont
»
(
chiuso
per
riparazione
)
,
discutono
animatamente
l
'
evento
.
I
commenti
sono
generalmente
favorevoli
alla
risoluzione
del
Congresso
.
Con
un
gruppo
di
colleghi
ci
siamo
mescolati
oggi
tra
la
gente
e
l
'
unico
commento
accorato
l
'
abbiamo
sentito
in
bocca
ad
una
vecchia
forse
ottantenne
:
«
Cosa
gridate
,
gente
?
Vi
dirò
che
quando
c
'
era
Stalin
io
andavo
ogni
anno
in
sanatorio
e
adesso
non
ci
vado
mai
!
»
.
Alleata
a
Stalin
rimane
soltanto
la
vecchia
Russia
arretrata
,
superstiziosa
,
sui
cui
sentimenti
anacronistici
il
tiranno
puntellò
gran
parte
della
sua
dittatura
personale
.
Al
Congresso
si
sono
udite
parole
roventi
.
La
delegazione
georgiana
,
che
viene
dalla
terra
natale
di
Stalin
,
ha
approvato
il
fatto
enumerando
per
nome
tutta
una
serie
di
dirigenti
georgiani
caduti
sotto
il
terrore
staliniano
e
dicendo
tra
l
'
altro
che
«
ai
tempi
di
Stalin
molti
avventurieri
sfruttavano
la
situazione
di
arbitrio
e
di
illegalità
per
i
loro
sporchi
affari
»
.
Demiciov
,
capo
dell
'
organizzazione
del
partito
di
Mosca
,
ha
confermato
che
il
mantenimento
dei
resti
di
Stalin
nel
mausoleo
sarebbe
«
un
sacrilegio
»
.
I
delegati
hanno
approvato
gridando
:
«
Bravo
!
Giusto
!
»
.
Spiridonov
,
capo
dell
'
organizzazione
leningradese
,
ha
rievocato
il
terrore
scatenato
per
quattro
anni
da
Stalin
a
Leningrado
dopo
che
fu
inscenato
l
'
attentato
a
Kirov
:
«
Spesso
una
promozione
equivaleva
a
un
passo
verso
l
'
orlo
dell
'
abisso
.
Molte
persone
venivano
eliminate
senza
processo
,
senza
inchiesta
,
in
base
ad
accuse
falsificate
e
compilate
affrettatamente
.
Le
repressioni
si
dirigevano
non
soltanto
contro
i
funzionari
,
ma
anche
contro
le
loro
famiglie
e
persino
contro
bambini
assolutamente
innocenti
»
.
Spiridonov
ha
detto
che
tutte
le
repressioni
del
periodo
1935-37
e
così
pure
quelle
dopo
la
guerra
,
1949-50
,
«
vennero
compiute
su
diretta
istigazione
di
Stalin
,
con
la
sua
piena
conoscenza
e
la
sua
piena
approvazione
»
.
Ha
concluso
,
sempre
fra
le
grida
di
approvazione
dei
delegati
,
che
non
si
può
più
accettare
che
nel
mausoleo
,
accanto
a
Lenin
,
giaccia
una
persona
che
ha
macchiato
il
proprio
nome
di
tante
ingiustizie
.
La
relazione
più
impressionante
è
stata
quella
di
una
vecchia
militante
del
partito
,
Dora
Lazurkina
,
iscritta
dal
1903
,
collaboratrice
di
Lenin
in
esilio
e
nella
clandestinità
.
La
vecchia
signora
,
che
ha
passato
diciassette
anni
nei
campi
di
concentramento
staliniani
,
ha
parlato
con
un
filo
di
voce
,
interrompendosi
ogni
tanto
a
prendere
fiato
contro
la
commozione
che
la
soffocava
.
Rievocando
la
figura
di
Lenin
ha
detto
:
«
Io
porto
sempre
nel
cuore
il
mio
caro
Ilic
e
vi
giuro
,
compagni
,
se
sono
sopravvissuta
a
tutto
è
perché
sempre
,
anche
dopo
la
sua
morte
,
ho
continuato
a
consigliarmi
con
lui
.
Ancora
ieri
,
come
mi
capita
nei
momenti
più
difficili
,
ho
parlato
con
il
mio
Ilic
.
L
'
ho
visto
,
l
'
ho
visto
vivo
,
proprio
vicino
a
me
,
con
quelle
sue
dita
infilate
nel
panciotto
.
Mi
ha
detto
con
amarezza
:
"
Dora
Lazurkina
,
credimi
,
mi
è
proprio
sgradevole
restare
accanto
a
Stalin
che
ha
fatto
tanto
male
al
partito
"
»
.
Il
quadro
che
la
Lazurkina
ha
descritto
del
1937
,
il
più
terrificante
degli
anni
staliniani
,
ha
riportato
nell
'
aula
gli
incubi
ancora
vivi
nella
memoria
della
maggioranza
dei
presenti
:
«
Nel
1937
dominava
la
paura
.
Ci
si
calunniava
reciprocamente
,
si
diffidava
l
'
uno
dell
'
altro
,
si
calunniava
persino
se
stessi
.
Si
compilavano
liste
per
arrestare
gente
innocente
.
Ci
percuotevano
affinché
calunniassimo
.
Ci
mettevano
davanti
quelle
sporche
liste
e
,
promettendo
di
rilasciarci
,
ci
invitavano
a
firmarle
.
Se
non
firmavamo
,
ci
minacciavano
con
la
tortura
»
.
Così
il
Congresso
,
che
sembra
chiuderà
i
suoi
lavori
domani
alle
quattro
del
pomeriggio
,
è
culminato
,
dopo
uno
sviluppo
dipanatosi
sordamente
come
una
sinfonia
che
dosi
le
pause
e
il
crescendo
prima
di
esplodere
nel
tripudio
degli
ottoni
,
nella
condanna
a
morte
del
fantasma
di
Stalin
.
Dove
ne
metteranno
la
salma
non
si
sa
ancora
;
forse
la
cremeranno
e
forse
potrebbero
seppellirla
anche
a
Novoe
Dievice
,
il
cimitero
in
cui
giace
sepolta
la
seconda
moglie
di
Stalli
.
StampaQuotidiana ,
Mi
allontano
oggi
dal
«
Corriere
»
,
in
un
momento
affannoso
e
drammatico
della
vita
italiana
,
momento
che
vede
in
discussione
equilibri
e
convinzioni
radicate
.
Il
giornale
cui
ho
dedicato
ogni
mia
forza
per
oltre
quattro
anni
difficili
,
il
giornale
costruito
con
lo
slancio
solidale
e
l
'
impegno
appassionato
di
tutta
la
redazione
,
è
affidato
al
giudizio
dei
lettori
aumentati
,
dal
1968
,
e
in
misura
sensibile
,
nonostante
tre
scatti
di
prezzo
susseguitisi
nel
giro
di
poco
più
di
un
anno
.
È
stata
una
esperienza
fondata
su
quattro
direttrici
fondamentali
.
Le
riaffermo
oggi
,
nel
momento
del
congedo
,
non
tanto
come
mete
raggiunte
quanto
come
obiettivi
tenacemente
perseguiti
,
in
mezzo
a
difficoltà
inimmaginabili
,
ad
amarezze
infinite
.
*
*
*
Un
giornale
libero
,
sempre
:
nell
'
informazione
e
nel
commento
.
Geloso
della
sua
indipendenza
,
immune
da
influenze
o
comunque
da
suggestioni
esterne
.
Non
legato
a
centri
di
potere
,
franco
nella
critica
e
nel
dissenso
.
Amico
personale
del
presidente
Saragat
da
ventiquattro
anni
,
non
ho
esitato
ad
attaccare
il
disimpegno
del
'68
e
a
non
condividere
la
scissione
socialista
del
'69
,
attribuiti
l
'
uno
e
l
'
altra
,
a
ragione
o
a
torto
,
all
'
ex
capo
dello
Stato
.
Fautore
tenace
e
convinto
della
collaborazione
fra
laici
e
cattolici
come
sola
alternativa
al
disfacimento
della
democrazia
italiana
,
non
ho
lesinato
critiche
anche
durissime
agli
infelici
e
zoppi
governi
quadripartiti
che
hanno
caratterizzato
questa
infeconda
e
tormentata
legislatura
.
Durante
le
recenti
elezioni
per
la
presidenza
della
Repubblica
,
ho
tenuto
il
«
Corriere
»
al
di
fuori
di
ogni
preferenza
smaccata
e
sospetta
,
non
meno
che
di
ogni
ostracismo
pregiudiziale
e
infondato
.
Questo
giornale
è
qualcosa
più
di
un
grande
quotidiano
d
'
informazione
,
è
il
simbolo
stesso
della
civiltà
laica
e
democratica
del
nostro
paese
,
fondata
sulla
ragione
e
sulla
tolleranza
.
Ecco
perché
il
«
Corriere
»
si
è
coerentemente
battuto
in
questi
anni
,
nella
linea
di
separazione
fra
Chiesa
e
Stato
,
per
l
'
autonomia
del
potere
civile
in
ogni
occasione
,
dal
divorzio
al
referendum
,
pur
sforzandosi
di
non
offendere
mai
la
coscienza
dei
credenti
nei
punti
di
fede
,
che
valgono
più
di
tutti
i
compromessi
o
gli
armistizi
fra
i
potenti
.
Ed
ecco
perché
ha
patrocinato
una
linea
di
ferma
tutela
della
legalità
repubblicana
e
dello
Stato
di
diritto
sempre
minacciato
dalla
violenza
di
parte
,
ma
nell
'
ambito
della
Costituzione
e
al
di
fuori
di
ogni
seduzione
autoritaria
o
reazionaria
anche
mascherata
coi
comodi
schermi
dei
«
blocchi
d
'
ordine
»
o
delle
«
maggioranze
silenziose
»
.
Non
meno
che
con
le
fughe
nell
'
integralismo
,
magari
ammantato
con
l
'
efficienza
,
o
con
le
pseudo
-
riforme
costituzionali
.
*
*
*
Un
giornale
aperto
,
in
secondo
luogo
.
Non
più
dogmatico
,
non
più
categorico
,
non
più
chiuso
nella
fortezza
delle
sue
convinzioni
;
ma
disponibile
al
dialogo
,
pronto
alla
registrazione
di
tutte
le
voci
,
anche
molteplici
e
contraddittorie
,
della
società
civile
non
meno
che
delle
diverse
ideologie
.
Non
a
caso
la
formula
dei
dibattiti
e
delle
tavole
rotonde
,
che
tanti
consensi
ha
raccolto
,
è
entrata
in
questi
anni
al
giornale
:
senza
preclusioni
,
senza
discriminazioni
settarie
e
su
tutti
i
temi
,
dalla
contestazione
ai
diritti
civili
.
E
non
a
caso
ai
dibattiti
si
sono
alternate
le
grosse
inchieste
in
equide
,
basate
sul
lavoro
dei
più
illustri
e
dei
più
oscuri
,
senza
greche
né
gradi
:
come
l
'
indagine
sulle
regioni
consegnata
nei
volumi
di
Italia
settanta
.
*
*
*
Un
giornale
fondato
sulla
cooperazione
di
tutti
coloro
che
concorrono
alla
sua
costruzione
,
in
terzo
e
fondamentale
luogo
.
Non
era
una
impresa
facile
.
Il
mio
primo
obiettivo
fu
di
colmare
il
distacco
fra
le
figure
di
primo
piano
,
legate
alla
giusta
celebrità
della
firma
,
e
la
redazione
,
l
'
anonima
e
silenziosa
redazione
riunita
nella
stanza
leggendaria
descritta
da
Corrado
Alvaro
:
quella
che
è
la
forza
vera
,
e
irrinunciabile
,
di
un
giornale
.
Mi
sono
sforzato
,
come
ho
potuto
,
di
elevare
il
rango
della
redazione
,
di
aumentarne
il
prestigio
,
di
allargarne
la
funzione
operativa
nella
vita
quotidiana
del
«
Corriere
»
.
Senza
schemi
preconcetti
e
da
manuale
,
che
finiscono
spesso
in
paurose
smentite
.
Ma
col
desiderio
costante
e
mai
ammainato
di
un
rapporto
umano
,
di
una
comprensione
dei
problemi
e
di
una
conseguente
,
paziente
,
risoluzione
,
giorno
per
giorno
,
degli
infiniti
casi
che
a
un
direttore
si
pongono
.
Il
mio
più
caro
ricordo
,
in
quest
'
ora
di
distacco
dal
«
Corriere
»
è
nella
stanza
di
redazione
del
giornale
,
là
fra
i
colleghi
impegnati
al
controllo
dei
titoli
e
alla
valutazione
dei
testi
.
In
questo
spirito
si
colloca
l
'
epilogo
positivo
delle
trattative
condotte
dal
comitato
di
redazione
con
l
'
editore
per
la
fissazione
dei
«
diritti
»
dei
giornalisti
nella
vita
dell
'
impresa
e
nelle
future
nomine
dei
direttori
.
Una
trattativa
contro
la
procedura
che
ha
finito
per
toccare
questioni
di
sostanza
:
una
vera
e
propria
svolta
nel
giornalismo
italiano
.
Al
di
là
di
ogni
pur
legittima
rivendicazione
personale
che
è
stata
da
me
stesso
preventivamente
scartata
dopo
l
'
affettuosa
solidarietà
del
primo
giorno
,
le
conclusioni
di
via
Solferino
si
riallacciano
al
clima
di
autentica
collaborazione
con
l
'
intero
corpo
redazionale
,
traducono
nella
carta
di
un
accordo
,
che
i
lettori
vedranno
nella
colonna
affiancata
,
lo
spirito
di
oltre
quattro
anni
di
lavoro
collegiale
e
comune
.
*
*
*
Un
giornale
teso
all
'
innesto
fra
cultura
e
giornalismo
,
in
quarto
e
ultimo
luogo
.
E
non
solo
nella
terza
pagina
.
Sì
:
io
appartengo
ai
direttori
che
credono
nella
cultura
,
e
anche
nella
sua
forza
traente
ai
fini
delle
tirature
.
In
un
mondo
dominato
dalle
immagini
,
spesso
deformanti
,
della
televisione
,
la
parola
scritta
conserva
un
valore
solo
in
quanto
sia
commento
e
approfondimento
dei
fatti
,
serva
ad
inquadrarli
in
qualcosa
di
più
valido
della
gelida
ricostruzione
di
cronaca
,
risalendo
alle
radici
lontane
.
È
la
lotta
contro
il
monopolio
televisivo
e
per
la
sopravvivenza
della
libertà
di
stampa
,
sempre
tanto
minacciata
e
insidiata
,
partiva
,
e
continuerà
a
partire
,
dalla
convinzione
che
senza
una
elevazione
di
qualità
il
quotidiano
indipendente
è
già
morto
,
nella
gara
con
gli
altri
,
e
prevalenti
«
mass
media
»
.
*
*
*
Lasciando
la
direzione
del
«
Corriere
»
con
tranquilla
coscienza
,
riaffermo
i
principi
che
hanno
animato
i
diciotto
anni
delle
mie
direzioni
.
Credo
in
un
giornale
che
sia
portatore
di
idee
e
non
mero
prodotto
industriale
,
da
sottoporre
alle
astratte
leggi
di
mercati
immaginari
.
Credo
in
un
giornale
come
strumento
di
informazione
,
e
non
come
veicolo
di
materiali
prefabbricati
in
serie
.
Credo
in
un
giornale
come
scelta
dell
'
uomo
,
e
non
del
computer
.
E
soprattutto
credo
nell
'
autonomia
e
nella
dignità
della
professione
giornalistica
che
non
può
essere
sottoposta
a
imposizioni
o
a
sollecitazioni
esterne
,
da
qualsiasi
parte
provengano
.
Nel
momento
del
congedo
,
un
congedo
che
equivale
ad
un
impegno
per
il
futuro
,
rivolgo
un
particolare
affettuoso
ringraziamento
non
solo
ai
colleghi
e
collaboratori
tutti
ma
anche
alle
molteplici
componenti
,
in
particolare
ai
tipografi
,
di
questa
grande
azienda
che
occupa
ancora
il
primo
posto
,
nelle
statistiche
del
«
Times
»
,
fra
i
giornali
europei
di
«
qualità
»
,
un
primato
che
risale
a
Luigi
Albertini
.
La
«
qualità
»
è
un
obiettivo
che
si
raggiunge
con
decenni
di
sacrifici
e
di
lotte
;
nel
«
Corriere
»
è
il
frutto
di
una
tradizione
che
deve
rinnovarsi
giorno
per
giorno
,
ma
senza
strappi
violenti
,
senza
traumi
.
È
l
'
augurio
che
rivolgiamo
di
cuore
al
nostro
successore
,
a
Piero
Ottone
.
E
soprattutto
il
mio
pensiero
riconoscente
va
a
tutti
i
lettori
che
hanno
seguito
e
confortato
il
giornale
nel
tentativo
,
certo
non
sempre
riuscito
ma
fedelmente
perseguito
,
di
salvaguardare
una
zona
di
equilibrio
e
di
distaccata
indipendenza
in
un
mare
di
estremismi
e
di
fanatismi
cozzanti
,
associando
il
rispetto
del
passato
alla
ricerca
del
futuro
.
Un
futuro
che
noi
riusciamo
a
vedere
solo
nella
misura
di
una
società
libera
e
aperta
,
senza
illusioni
tecnocratiche
o
autocratiche
.
Una
società
,
insomma
,
dal
volto
umano
.
StampaQuotidiana ,
Amintore
Fanfani
è
stato
una
figura
centrale
del
cinquantennio
democristiano
,
un
personaggio
che
ha
ricoperto
ogni
carica
possibile
meno
la
presidenza
della
Repubblica
e
lo
ha
fatto
con
gran
lena
.
Di
lui
si
usava
dire
:
rieccolo
,
perché
cadeva
nella
polvere
e
rispuntava
sugli
altari
con
invidiabile
tenacia
.
E
tuttavia
,
nonostante
questa
sua
centralità
nella
politica
italiana
,
è
stato
un
democristiano
anomalo
per
origine
e
per
temperamento
.
Lo
dico
come
apprezzamento
,
non
per
il
rispetto
che
si
deve
ai
defunti
(
c
'
è
un
accenno
in
un
articolo
scritto
una
settimana
fa
per
il
prossimo
numero
della
nostra
rivista
mensile
)
.
Anomalo
non
solo
per
una
sua
rettitudine
ma
perché
,
per
quanto
amasse
il
potere
,
era
uno
intimamente
minoritario
.
Lo
abbiamo
combattuto
con
cattiveria
e
anche
con
successo
,
lui
e
il
suo
fanfascismo
,
contribuendo
a
impedire
la
sua
elezione
al
Quirinale
.
In
quella
circostanza
mi
convocò
al
Senato
,
si
informò
sullo
stato
di
salute
del
«
manifesto
»
e
dei
suoi
cinque
deputati
,
mi
disse
che
secondo
lui
avremmo
dovuto
aspettare
di
avere
un
seguito
prima
di
uscire
dal
Pci
.
Gli
risposi
che
non
eravamo
usciti
ma
ci
avevano
cacciato
,
e
il
nostro
stato
di
salute
era
pessimo
ma
che
non
contasse
sui
nostri
cinque
voti
.
Ma
Amintore
Fanfani
è
stato
vittima
del
suo
partito
assai
più
che
dei
suoi
avversari
.
La
congiura
nel
convento
delle
suore
dorotee
lo
mise
in
angolo
(
insieme
al
suo
pessimo
amico
Tambroni
)
.
Il
ruolo
di
erede
di
De
Gasperi
non
gli
fu
mai
riconosciuto
né
da
Moro
né
da
Andreotti
(
che
lo
disistimava
)
né
dai
grandi
notabili
.
La
sconfitta
elettorale
sul
divorzio
fu
definitiva
come
Waterloo
.
Era
anomalo
,
Amintore
Fanfani
,
anche
rispetto
a
Dossetti
e
La
Pira
a
cui
fu
associato
in
gioventù
come
professorino
.
Non
era
un
teocratico
ma
uno
statalista
un
po
'
affetto
da
«
lorianesimo
»
:
come
quando
scopriva
nei
pozzi
neri
del
Sud
una
possibile
fonte
di
energia
alternativa
al
petrolio
.
Era
un
combattente
presuntuoso
ma
,
forse
,
anche
ingenuo
.
Chissà
se
,
in
questi
anni
di
vecchiaia
,
ha
invidiato
i
Craxi
e
i
Berlusconi
.
Forse
no
,
e
forse
preferirebbe
essere
ricordato
come
pittore
più
che
come
statista
.
Ci
prende
la
nostalgia
e
ora
ci
appare
,
salutando
la
sua
scomparsa
,
meno
antipatico
dei
suoi
successori
.