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Il Corriere d ' Italia non sapendo più che dire , ci chiama « giolittiani » . Proprio ieri , mentre noi denunziavamo il pericolo di una ripresa della politica del nobiluomo Sforza , attribuita dalla Stampa all ' onorevole Giolitti , il Corriere si compiaceva di scrivere che noi , totalmente dimentichi della politica di Sforza , ci eravamo imbrancati nelle file giolittiane , dalle quali erano invece esulati tutti quei popolari che tanto della politica del nobiluomo Sforza quanto della politica economica dell ' on . Giolitti , erano stati complici ed esecutori puntualissimi . Ma la verità è il Corriere l ' ha capita perfettamente che il nostro atteggiamento nella presente crisi è stato determinato da motivi politici , che sono in perfetta antitesi con quelli che hanno determinata la condotta del Corriere e dei popolari . Giolitti personalmente non c ' entra . Cominciamo col constatare , che all ' inizio della crisi noi ci siamo trovati perfettamente d ' accordo col Corriere nel deplorare il colpo di mano dei giolittiani e la forma incostituzionale con cui la crisi fu determinata . Perché al di sopra di tutte le direttive politiche concrete e di tutte le opinioni in ordine al regime , noi teniamo al retto funzionamento del regime quale esso sia . Non si può difendere la causa dell ' ordine , senza volere che l ' ordine sia rispettato nelle stesse sfere , dalle quali esso deve promanare . Dopo ciò , noi abbiamo affermato la necessità di un governo stabile , sembrandoci oramai tempo di dare un po ' di requie al Paese , se non per affrettare almeno per non impedire la sua necessaria ricostituzione . Ma la situazione parlamentare , alla quale principalmente si deve aver riguardo per formare un governo stabile , era ed è tale che non offre se non due soluzioni logiche e solide : o un governo di concentrazione nazionale , caratterizzato dalla partecipazione in pieno della Destra , o un governo con la collaborazione dei socialisti . Ora l ' onorevole Orlando in un primo momento e l ' onorevole Giolitti in un secondo momento parvero gli uomini meglio indicati a realizzare la prima delle due soluzioni e i nazionalisti hanno cercato naturalmente di agevolare il compito tanto a l ' uno come all ' altro , non perché l ' uno o l ' altro rappresentassero delle soluzioni ideali , dal loro punto di vista programmatico , ma perché fra tutte le soluzioni possibili , erano quelle che avrebbero permesso di realizzare questi due fatti di grande importanza politica : la concentrazione dei partiti nazionali e l ' avvento di un governo stabile . I popolari , invece , che non solo non provano alcun disgusto , ma mostrano di desiderare la collaborazione con gli elementi antinazionali , hanno cercato invece di creare ostacoli prima alla combinazione Orlando e poi alla combinazione Giolitti . E questo è il fondo del dissidio fra noi e i popolari : il perché poi essi non temano anzi desiderino un governo collaborazionista , di chiaro significato e di sostanziale carattere antinazionale è argomento , che abbiamo illustrato più d ' una volta e sul quale ritorneremo , se occorre . Alle designazioni di Orlando prima e di Giolitti poi essi hanno contrapposto la soluzione di un governo di Sinistra , unicamente allo scopo di impedire la concentrazione nazionale e di non romperla definitivamente coi socialisti . Il nostro « giolittismo » dunque è stato determinato dai motivi opposti a quelli che determinarono l ' « antigiolittismo » dei popolari , cioè da motivi essenzialmente politici e squisitamente nazionali .
StampaQuotidiana ,
Roma diventa la città delle demolizioni . La gran polvere delle rovine si leva da tutti i punti dell ' Urbe e si va disperdendo a questi dolci soli maggesi . All ' imboccatura di certe vie , una tabella in cima ad un ' asta proibisce il passaggio . Quasi tutte le case a destra e a sinistra sono vuote ; e i demolitori stanno all ' opera , vestiti di camiciotti bianchi e armati di picconi . Le imposte e i vetri delle finestre restano appoggiati contro le facciate ; tutte le botteghe son chiuse , e qua e là si leggono le scritte : vetrine in vendita , oppure : il negozio si trasferisce il 15 corrente in via tale per causa di espropriazione . Dinanzi alle vetrine polverose , gruppi di bottegai delle vicinanze gesticolano e parlottano mercanteggiando col proprietario espropriato . Sono per lo più uomini panciuti , mezzi calvi , rossastri in faccia , con grosse mani che ripetono continuamente un gesto particolare . Le pietre , i mattoni , i calcinacci si accumulano e formano barriere lungo i marciapiedi . In alto , a un terzo piano , un piccolo balcone di pietra sorretto da mensole scolpite , un piccolo balcone poetico di dove qualche fanciulla clorotica avrà contemplato il plenilunio o le stelle pudiche , sta per cadere . Le mensole tremano nel muro , verdastre per la pioggia e per il musco e corrose , come in una gengiva di vecchia i denti cariati . In alto , a un quarto piano , un altro balcone tutto coperto di piante rampicanti vien saccheggiato senza misericordia . Le belle piante lunghissime e flessibili , ondeggiano , scompigliate , come capigliature verdi tra il polverio che sale . Alcuni rami pendono spezzati , reggendosi alla pianta madre per mezzo d ' una sola fibra sottile . Tutta la massa vegetale ha in sé qualche cosa di doloroso come per una violazione e per uno strazio . E pensare quante buone merende su quel balcone e quante buone cene nelle notti d ' estate , quando le piante fiorivano e odoravano ! Passando nella via ed alzando li occhi , si vedevano allora dei visi femminili fra il verde , o si vedeva qualche cappellino appeso a un ramo e qualche scialle di colore vivo o anche , talora , una bambola rosea . A molte case sono già state demolite le facciate . Le stanze rimangono quindi scoperte e con le loro tappezzerie di carta somigliano a scenarii d ' un teatrucolo di provincia . Su le pareti i mobili hanno lasciato i segni . Facilmente si riconosce il posto del letto matrimoniale e il posto della specchiera e quello dell ' armadio , e quello del canterano , e quello dei quadri . Qua e là le carte sono ridotte a brandelli , e i brandelli tremano all ' aria miserevolmente . Una gran linea nera di fuliggine segna il camino atterrato . Dappertutto si scorgono le tracce untuose e laboriose della vita domestica ; dappertutto , alla cruda luce solare , si scorge quel che v ' è di sudiciume e di gretteria e di meschinità nella vita casalinga dei piccoli borghesi . I piccoli borghesi romaneschi guardano dal mezzo della via le demolizioni ingoiando con molta pazienza la polvere bianca . Tutti stanno col naso all ' aria e con il collo teso e con li occhi spalancati e con in tutta la persona una espressione grottesca di stupidità ; e tutti nell ' attitudine e nella melensaggine somigliano a quei venti o trenta beati che quotidianamente si mettono innanzi alla chiesa di Sant ' Ignazio ad aspettare che il colpo del cannone di mezzogiorno faccia discendere dalla cima dell ' asta il globo indicatore . Ma dalle rovine sorgerà e risplenderà la nuova Roma , la Roma nitida , spaziosa e salutare , la Roma costruita dalli architetti giovani che lasceranno da parte le eleganze del Bramante e si inspireranno utilmente al palazzo del Ministero delle Finanze , al gran mostro della moderna architettura , alla caserma degl ' impiegati . Oh nobilissima oziosa amplitudine dei palagi patrizi ! Ieri , passando dal palazzo Corsini , entrammo per vedere le decorazioni pittoriche e le restaurazioni che l ' esimio professore Bruschi dell ' Accademia eseguisce nella volta della gran sala destinata alle sedute solenni dei Lincei . Il professore che è un uomo di media statura , con baffi grigi , con lineamenti che non ricordano per nulla quelli angelici di Rafael d ' Urbino né quelli sensuali di Giulio Romano , stava in alto su le impalcature e teneva il capo coperto d ' un semplice giornale , precisamente della Rassegna ( oh , infelice professore ! ) foggiato a berretto alquanto michelangiolesco . Quasi incurante del grave pondo torrachiano , il buon accademico toccava vivacemente l ' imperial manto bizantino d ' una Giurisprudenza e cantarellava . Quei tocchi erano li ultimi , e quella canzonetta era di liberazione . La sala , rettangolare , è di stile settecentistico , architettata dal cavalier Fuga con una certa nobiltà di scompartimenti . Nella vòlta già esistevano le cornici ed esistevano anche alcuni fregi un po ' barocchi ; cosicché il Bruschi ha dovuto nell ' opera sua trar partito dalle cornici e dai fregi e armonizzare le decorazioni nuove alle vecchie . Il Bruschi in questo è riuscito con molta abilità . Non volendo essere interamente barocco per rimaner nello stile , ha saputo usare certe fini astuzie di decoratore consumato , e fondere sapientemente le sue pitture un po ' cinquecentistiche con i cartocci e gli svolazzi del barocchismo . A ciò tendono le molte volute dei papiri sorretti dai putti e gli animali chimerici che occupano molti piccoli spazii intermedi . Le pitture girano in torno alla volta , rappresentanti figurativamente le varie Scienze che i Lincei coltivano . Ogni figura muliebre è disegnata con tranquillità di linee e colorita con varietà di toni . L ' esecuzione delle parti nude ci è sembrata finissima . Un ' Astronomia avvolta d ' un azzurro drappo stellato , con li occhi all ' alto , ha , per esempio , nelle nudità delle braccia e del seno e nella faccia una illuminazione quasi lunare , una specie di lievissimo azzurreggiare notturno , di effetto squisito . Una Matematica , pensosa , avvolta in un drappo violaceo , è dipinta con una venustà di forme veramente rafaellesca . Tutte le figure stanno al loro posto , non invadono lo spazio , non opprimono lo spettatore , non escono troppo fuori della superficie a loro assegnata . L ' occhio si riposa in un ' armonia generale . Le pareti , coperte di stucchi , sono illustrate da busti marmorei . Di qual colore dovranno essere le tende delle finestre e le portiere ? Di qual forma e di qual colore dovranno essere i mobili ? Chi a questo presiede non s ' è curato della questione che pure è importantissima . Le tende , le portiere , i mobili sono stati comperati assai prima che il professor Bruschi incominciasse a decorare la sala ! Con quale criterio ? Oh , asinità dei provvedimenti ! Ma di demolizioni e di restaurazioni i lettori ne avranno abbastanza . Parliamo di cose più allegre , per finire ; di cose parigine , e precisamente di sport . Al Campo di Marte in questi giorni il Canis - Club ha data la prima festa cinegetica , una festa nuova per Parigi e interessantissima , una corsa di levrieri . Una tribuna , simile a quella di Longchamp , ma assai minore , accoglieva l ' high - life ; e il campo era limitato in cerchio non da palizzate né da corde , ma da un grillage metallico che impediva ogni deviazione ai corridori e alle lepri . Un Canis - Club dovrebbe anche sorgere a Roma , qui dove ogni genere di sport terrestre potrebbe vigorosamente fiorire . Chi non conosce e non ammira i levrieri , quei cani lunghi e smilzi ed eleganti che Diana prediligeva e che Paolo Veronese dipingeva con tanto amore ? I levrieri sono , secondo noi , i più nobili fra tutti i cani . Essi non hanno , come il comune dei cani , la volgare abitudine della fedeltà al padrone , quella vile abitudine che i poveri di spirito gabellano per virtù . Essi certamente non si lascerebbero morir di fame su la tomba del loro signore ; e la tomba di Edoardo III informi . Essi sono liberi , forti , indipendenti , pugnaci , audaci , volubili ; hanno la grazia del serpente e la terribilità dei felini . Le loro forme sono rappresentate sugli antichi monumenti egizii . I tartari , i persiani , gli abitatori dell ' Asia Minore , i beduini , gli arabi , i sudanesi , gli indiani e molte altre genti dell ' Africa e dell ' Asia Centrale li onorano e li stimano quasi al pari dei cavalli . In certi luoghi il valore del levriere è determinato da leggi . Nel Jemen , per esempio , chi uccide un levriere è costretto per multa a pagare tanto frumento quanto ne bisogna per coprire intieramente l ' animale morto , appeso per la coda e toccante con le narici il suolo . In Arabia il prezzo di uno sloughi cacciatore di gazzelle e di antilopi eguaglia il prezzo di un cammello . Dicono gli arabi : « Se lo sloughi vede una gazzella pascente , la giunge prima che essa trangugi l ' erba carpita » . In Arabia , ove accada che una levriera ceda all ' amore di un cane d ' altra stirpe , il padrone rugge di vergogna e di dolore . L ' incauta viene subito uccisa affinché non metta alla luce figli di sangue plebeo . La purezza della razza vien conservata con una specie di religiosità e di superstizione . Tale è il levriere , nostre dolci signore . E se il panegirico non vi tediasse , seguiteremmo ancora per molto a noverare le virtù dei nobili animali nostri prediletti . A Parigi una corsa è stata eseguita da sedici levrieri puri , di Russia e d ' Inghilterra , d ' una età dai due ai quattro anni . I competitori spiccavano salti d ' una larghezza prodigiosa . A due di quelli che avevano riportata la vittoria , fu poi data in caccia una lepre ; e la lepre , dopo molte giravolte e molti scambietti e molte furberie di fuga , venne afferrata e a mezzo uccisa dai focosi persecutori . Riportò , nell ' agone , la prima delle vittorie una levriera nera d ' Inghilterra , nomata Kiss , una meravigliosa bestia che darà eccellenti rampolli . In ultimo , al rally - coursing corsero in torma tutti i veltri , al suono gioioso delle fanfare . E lo spettacolo doveva essere magnifico e inebriante . O belle dame di Roma , proteggete i levrieri ! Fate che anche qui i levrieri salgano in onore , i grandi cani lucidi come la seta , smilzi , dalle gambe nervose , dal muso di luccio , dal ventre roseo , dal fianco palpitante , come voi ardenti , come voi audaci , come voi infedeli .
CODICILLI SOCIALISTI ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Quanto abbiamo scritto ieri relativamente alla riunione del Gruppo socialista che ha discusso a lungo della collaborazione e della intransigenza senza giungere a conclusione pratica di sorta , merita un piccolo codicillo . È noto che alle 19,30 l ' on . Matteotti è entrato ove il gruppo era riunito e ha portato la notizia che il Ministero Facta si poteva ormai considerare come fatto ; così che per il momento veniva a mancare ogni ragione di contese . Ma non è noto che i collaborazionisti , per paura dei « selvaggi » non hanno voluto e saputo dire chiaramente tutto il loro pensiero e che durante la radunanza si sono tenuti sul se e sul ma e sul fino ad un certo punto . Ci sono troppi causidici ci diceva nei corridoi un deputato socialista di aperta fede collaborazionista . Ma tra tutti questi « ponzadubbi » per paura , ci sono dei collaborazionisti aperti , i quali credono che si debba dire intero il proprio credo per trascinare se è possibile l ' ala sinistra su una posizione meno intransigente se non proprio a destra di colpo ; certi in cuore che il piano inclinato della politica l ' avrebbe per necessità , diciamo così , fisiche , portato al collaborazionismo completo . Le situazioni sono quel che sono e non quello che si vorrebbe che fossero ... Le mezze misure non danno frutti : l ' astensione in dati momenti a beneficio del cosidetto governo migliore o anche il voto favorevole non avvantaggiano né il gruppo parlamentare né il partito . Anzi , può danneggiarli , nel senso che l ' appoggio potrebbe dar loro delle responsabilità senza nessun corrispettivo . Insomma , si sarebbe nelle condizioni di chi vive in concubinato : tutti i guai del matrimonio senza i vantaggi . « E allora , opinarono i collaborazionisti aperti , tipo on . Zaniboni il quale ieri aveva deciso di presentare un ordine del giorno che togliesse gli equivoci non preoccupiamoci dei deliberati del passato Congresso e delle flaccide e incerte intransigenze della Direzione ; ma agiamo liberamente come gruppo parlamentare autonomo . La Direzione ci denunzierà ad un congresso da convocare al più presto e penseremo noi a difenderci e a spiegare le ragioni che ci hanno spinto alla collaborazione diretta ; alla quale presto o tardi si deve pur venire procedendo per gradi e cioè attraverso l ' astensione per il governo migliore in un primo tempo e all ' appoggio mediante il sì negli appelli nominali in un secondo ... » . Tutto ciò sarebbe stato detto se l ' on . Matteotti non fosse intervenuto a dare la notizia della risoluzione della crisi . L ' on Zaniboni , che si è posto alla testa dei collaborazionisti diretti , avrebbe espresso intero il pensiero suo e di tutti gli altri che Treves e Turati compresi non hanno ardito affrontare l ' ira dei « selvaggi » . Ma è bene sin da ora fissare questi termini del dibattito socialista sospeso per ragioni parlamentari , e che risorgerà alla prima occasione . L ' intransigenza è in liquidazione .
LA CRONACHETTA DELLE PELLICCE ( HAPPEMOUSCHE , 1884 )
StampaQuotidiana ,
Giornate oziose e fastidiose . La città è oppressa dallo scirocco ; e , vista dall ' alto , appare come un ' immensa Pompei seppellita dalle ceneri . Una specie di snervamento malsano invade la gente ; una irritazione mal repressa manifestasi in tutti i gesti e in tutte le attitudini . Per la via del Corso le signore tiberine passano , al trotto stanco dei cavalli , distese nelle carrozze a metà chiuse , e sono pallide , per lo più nascoste da un velo denso , sprofondate nella mollezza delle pellicce . Salutano lentamente ; sorridono debolmente ; lasciano che la testa dondoli al moto delle ruote ; talvolta paiono assopite e paiono non avere più forme , sotto l ' amplitudine dei mantelli . Oh bei mantelli di lontra ornati di castoro biondo ! Il pelo lucidissimo si apre qua e là come una spiga , variando l ' egual colore cupo con apparenze d ' oro . Nulla è più signorilmente voluttuoso che una pelliccia di lontra già da qualche tempo usata . Allora le pelli consentono a tutte le pieghevolezze del corpo femminile ; ma non con la leggera aderenza della seta e del raso ; sibbene con una certa gravità non priva di grazie e di quelle dolci grazie che gli animali forniti di ricco pelame hanno nei loro movimenti furtivi . Sempre una specie di lampo , una specie di lucidità repentina precede o accompagna il movimento , e dà al movimento una strana bellezza . Alle giunture poi delle spalle , su ' l rovescio delle braccia , intorno ai fianchi , e qua e là su ' l seno , il colore prende un tono d ' una soavità antica , quasi morente , simile forse a quello d ' un vaso d ' argento dorato in cui l ' argento non anche apparisca schietto e l ' oro muoia . Credo che il più lungo mantello e il più magnifico sia quello della principessa di Venosa . Ieri era da Spillmann ; chiedeva dei bonbons forse per il five o ' clock tea . Aveva un cappello chiuso con un piccolo pennacchio d ' airone e di struzzo ; e sul volto un velo moucheté . Ella parlava indolentemente con la principessa Borghese , e la sua figura mirabile , dalle spalle ampie e lunate , dai fianchi opulenti , dalla sottilissima vita tutta avvolta nella lontra odorante di Cypre e di sachet de veloutine , faceva contrasto con la grave persona , con l ' altera nobiltà matronale della interlocutrice . Anche , un altro mantello celebre è quello della contessa di Santafiora . Questa strana figura di gentildonna si incontra talvolta improvvisamente nella mattina , allo svolto di una qualche via urbana , su ' l marciapiede . È una di quelle visioni che turbano un poco . A traverso il velo molto rado quella faccia pallida , irregolarmente bella , con la bocca rossa e certe volte quasi dolorosa , con gli occhi di Venere Ciprigna , dà all ' improvviso un ' impressione , dirò così , di fatalità , suscita all ' improvviso , dirò così , un sogno di amori misteriosi e procellosi . Invece la contessa quando apre la bocca , è quasi sempre ironica , piuttosto fredda , schiva del sentimentalismo , spesso anche mordace , molto allegra di spirito . Ella porta un cappello nero composto di merletto e di jais altissimo , alleggerito da un bouquet di piume . Ha il passo svelto ; e tiene i gomiti aderenti alla vita , le mani nel manicotto , il manicotto stretto alla veste . Un ' altra contessa , la Taverna , porta la lontra . Chi non sa il divin pallore della contessa Taverna , ed i capelli neri pieni di riflessi blu ondulati , e i lunghi occhi velati dalle lunghissime ciglia ? La duchessa d ' Artalia , la piccola duchessa magra dalli occhi turchini e dai capelli cupi , si distingue per le maniche amplissime , ricchissime , d ' onde escono due minuscole mani candidamente . La principessa d ' Antuni ha una pelliccia breve su cui cade un bel ricciolo nero legato da un nastro azzurro pallido o crème . La duchessa di Magliano porta una giacca gittata su le spalle , militarmente , con le maniche pendenti , su l ' abito di panno marron ornato di soutaches . Tutte queste signore passano per la via del Corso , entro le carrozze , fra le quattro e le cinque del pomeriggio . E nessuna cosa più che una pelliccia di lontra , in tempo piovoso , suscita nei riguardanti il desiderio dell ' intimità dell ' amore .
IL PROBLEMA CENTRALE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Con un discorso preciso e fermo , tenuto nella sede della sezione nazionalista di Milano , e che i nostri lettori conoscono , l ' on . Stefano Benni anticipava qualche giorno fa il manifesto che oggi l ' Alleanza economica parlamentare , di cui egli è autorevole partecipante rivolge al paese . Non è senza significato che nazionalisti abbiano sollecitato da un tecnico che vede chiaro in politica , come l ' on . Benni , una illustrazione del problema centrale dello Stato ; e che , parlando a nazionalisti , il deputato dell ' Alleanza economica parlamentare sia stato tratto , dopo una inesorabile disamina del deficit statale e particolarmente di quello ferroviario , ad una decisa conclusione politica , appunto quella che i nazionalisti hanno da più di un anno affermata , l ' opposizione al collaborazionismo socialista . Non è senza significato , perché è propria del nazionalismo la valorizzazione antidemagogica dei fattori della produzione del presente sistema economico , posta già al principio della nostra più che decennale propaganda ; e perché non può trarsi da un esame , come quello compiuto dall ' on . Benni , altra conclusione politicamente onesta e leale , che quella da noi patrocinata . Infatti il deficit più preoccupante è appunto quello che deriva dal socialismo di Stato , che i partiti al potere hanno per un ventennio adottato , scontando anticipatamente , a danno del paese , quella collaborazione che oggi si vorrebbe soltanto per ragioni di polizia . Il collaborazionismo socialista è però non solo in contraddizione repugnante col rivoluzionarismo di ieri ; non solo in ritardo per la stessa decomposizione del partito e della Confederazione del Lavoro ; ma anche e soprattutto in contrasto aperto con l ' esperienza disastrosa accumulata in questi anni di politica socialista per procura . Se si parlasse seriamente di collaborazionismo e cioè di un programma collaborazionista , e non del piacere di vedere Treves e Modigliani sottomessi a fare i ministri della Monarchia ( bel guadagno ! ) , o di acquistare note capacità e illibatezze come Dugoni e Vacirca , o di creare una più numerosa compagnia di ventura all ' on . Nitti , o di soddisfare la demagogia popolare degli onorevoli Mauri e Miglioli ; se si parlasse della politica da fare con i socialisti , si vedrebbe che questa è stata già fatta e con pessimi risultati . Non esiste però alcun margine per quel collaborazionismo riformistico , col quale i socialisti dovrebbero giustificare la loro partecipazione al potere . E l ' on . Labriola ne ha fatta anch ' egli in questi ultimi tempi , ampia dimostrazione . Esiste invece una necessità urgente , dominante , quella di obbedire all ' esperienza ormai chiara , e opporsi non solo alla continuazione del socialismo di Stato , ma restituire lo Stato alle sue funzioni essenziali , che non adempie , liberandolo dai deficit che lo opprimono , come vuole l ' Alleanza economica parlamentare . E questa necessità , come ha riconosciuto l ' on . Benni nel suo discorso di Milano , è nettamente anticollaborazionistica . Il problema centrale oggi è economico - finanziario . Esso è cioè antiriformistico , antiparlamentaristico , e però anticollaborazionistico . Non si può continuare nell ' inganno demagogico delle « audaci riforme » , cui troppi partiti partecipano ; non si può indulgere alle combinazioni parlamentari per fare e disfare gabinetti ; quando non si riesce nemmeno a cristallizzare il deficit , perché si continua appunto in quella politica che ha provocato e alimentato il deficit finanziario e determinata la paralisi economica . Riconoscere come problema centrale quello indicato dall ' Alleanza economica parlamentare e rifiutare il collaborazionismo è un atto solo di indispensabile lealtà politica . Non nuovo per noi , anzi definito fin dal nostro primo definirci nell ' anteguerra , quando ci schierammo risolutamente contro il socialismo di Stato , di cui profetammo i danni . E così ancora una volta tutta la falsa , calunniosa propaganda rivolta contro il nazionalismo , accusato di reazione , di cecità conservatrice verso la luce del riformismo audace , di grettezza incomprensiva dei « tempi nuovi » , è dimostrata essere quello che è sempre stata : frutto di ignoranza bestiale e di fatua chiacchiera demagogica . Noi avevamo veduto tempestivamente , nella sua unità politico - economica , il problema centrale , che oggi è confessato nelle stesse miserie del collaborazionismo , denunziato da un gruppo di deputati di varie parti della Camera , perché affiora , fra le illusioni demagogiche , in una tragica evidenza di cifre .
I «REGALI» REGALI ( SIR CH. VERE_DE_VERE , 1884 )
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Questa volta vi risparmio il piagnisteo su la perversità del tempo , il morceau di colorito sulla città grigia ed anche le visioni splendenti di tra la pioggia lacrimevole . Certo il giorno della natività di Gesù Cristo è stato un orribile giorno . Ma , in compenso , quanti alberi di Natale , grandi e piccoli , freschi e finti , hanno allietato di più o meno preziose fioriture l ' interno tiepido delle case romane ! Non io penetrerò nei penetrali domestici , né farò la enumerazione dei fiori di carta e di lana , né dirò la santa gioia delle famiglie raccolte e le impertinenze rumorose dei bimbi in cospetto delle bambinaie biondicce e pallìdule , né descriverò le bonbonnières legate da nastrini tricolori , i gemelli d ' osso bianco ornati di cifre , i vasi di legno dipinti pseudo - cinesi , i libri da messa violetti con borchie di piombo argentato , le cornici di velluto rosso con ricami di seta verde e gialla , le scatole composte di conchigliette iridescenti e di specchiettini tremolanti , le mensolette di ceramica fatta in casa , le papaline di color solferino fiorite d ' oro , i cuscinetti di margheritine per gli spilli e per li aghi , i servizi di vetro turchini per la toilette , i calendari d ' oleografia , le capannelle svizzere contenenti un minuscolo nécessaire per lavori femminili , le palle di cristallo contenenti paesaggetti e figurine con effetto neve , ecc . Io mi limiterò , per misericordia delle lettrici , all ' albero regio . Il quale anche quest ' anno è stato veramente magnifico e munifico . Intorno al fusto si agitavano nella aspettazione circa quaranta bambini di sangue nobile . In verità , io non li ho veduti ; ma mi immagino che si agitassero e che naturalmente , con le loro teste bionde o brune , e con i loro occhi castanei o grigi o celestiali e con le loro bocche vermiglie o rosse , formassero la grande aiuola vivente che sanno tutti i giovani cronachisti italiani . Donna Claribel , la dolce signora del libro di pelle d ' onagro , mi dà qualche nome . C ' era l ' infanzia di casa Gianotti , l ' infanzia di casa Villamarina e via via , l ' infanzia delle case Massimo , Calabrini , Della Somaglia , Brancaccio , D ' Oncieux , Francesetti , Santafiora , Sonnino , Vicovaro , Sforza - Cesarini , Teano , Incisa . M ' immagino tutta la cerimonia dell ' estrazione dei doni : mi immagino le pecore lanose , le pendole figurate , le bambole parlanti , e m ' immagino la Regina fulgida e bionda nella cupa luce del velluto granato , sorridente tra i parvulos felici o mal contenti . Oltre il velluto regale , splendevano i velluti varii e ricchissimi della baronessa Sonnino , della contessa Della Somaglia , della contessa di Santafiora , di Donna Claribel . Donna Claribel ebbe in dono una specie di diadema di perle e brillanti con predominio di perle . La duchessa Sforza - Cesarini ebbe in dono una spilla armonizzata di soavi zaffiri e di brillanti luminosissimi . La duchessa Massimo ebbe anche zaffiri e brillanti foggiati in forma di mosche . Brillanti e rubini ebbe la marchesa Calabrini . E la contessa di Santafiora , la contessa che io più ( dopo Donna Claribel ) adoro , ebbe una mezzaluna fiammeggiante , segno di deità . Poi gli altri doni sono innumerevoli . Li accennerò semplicemente . Il Re donò alla Regina una rondine preziosa , e la Regina al Re un calamaio cesellato dal Castellani . Il Duca d ' Aosta ebbe dal fratello due fucili da caccia mirabili per eleganza esteriore e per precisione meccanica . Il Duca di Genova ebbe due vasi di Sèvres . Quindi : La duchessa Sforza - Cesarini un mobile giapponese , un mobile di un certo legno castaneo , venato , incrostato di madreperla , di metallo , di corallo , di avorio dipinto , con fiori , con uccelli , con figure umane . Il marchese di Villamarina un candelabro d ' argento di quell ' elegantissimo artefice che è il Castellani . La contessa Visone un braccialetto di smeraldi . La marchesa Incisa un gran servizio di porcellana fina , per the o per caffè . Le dame di Corte ( nominate sopra talune ) , la contessa Lovatelli , la contessa Marcello , la principessa di Ottajano , la principessa di Venosa , ebbero oggetti di oreficeria bellissimi . Ed oggetti di oreficeria e di pierreries ebbero anche la contessa Visone , la contessa Brambilla , la signora Rattazzi . I signori uomini ebbero per lo più oggetti di mobilia : vasi di Satzuma , servizi giapponesi per lunch o per the , nécessaires per viaggio , bronzi artistici , specchiere , candelabri , cofani , ecc . Il duca Gustavo , marito di Donna Claribel , ebbe due immensi vasi di metallo bianco , giapponesi , due vasi barbarici tutti rilevati di mostri orrendi . La sera il Re partì per San Rossore , dove si tratterrà tutto il mese a far strage di selvaggina grossa nelle selve . Così il Natale è passato e col Natale è passato il tempo cattivo . Ieri la giornata fu trionfale . Oggi il sole ha una dolcezza inebriante . Voi , o dame , il canto del Cigno all ' Apollo chiama . Tutti i regali regali risplenderanno alla luce del gas , su per le superbe chiome , su per le più fresche braccia , su i più floridi petti della cattolicità apostolica , stasera . Sarà il gran convegno della bellezza . L ' inno , domani .
StampaQuotidiana ,
Che cosa si vuole ? C ' è ancora un barlume di coscienza politica , nazionale , nei crisaioli di sinistra , soprattutto democratici e popolari ? Dobbiamo credere di no ; ma dobbiamo anche parlar chiaro a costoro , se questa è ora di responsabilità . Dobbiamo credere di no , perché quando sabato il deputato nazionalista Suvich pronunciava il primo discorso consapevole , animoso , sul problema centrale di oggi : quello economico - finanziario ; e sui banchi di sinistra e di estrema si parlottava e si congiurava per tentare un ridicolo colpo da convenzione sugli infortuni patiti dalle suppellettili dell ' on . Miglioli ; l ' on . Turati , che pur dovrebbe almeno rispettare in se stesso la qualità di vecchio parlamentare , si restituì invece alla funzione di scimpanzè socialista , borbottando nella barba , rivolto al deputato Suvich : Quel signore ci disturba . Ebbene sembra che non soltanto l ' on . Turati e i suoi sozii collaborazionisti siano ridotti a questo abbrutimento di speculazione parlamentare , esemplarmente rappresentato da Menè Modigliani . No . Partecipano ad esso troppi altri . E troppi altri « sinistri » , con lo scudo crociato e senza , sotto la gragnuola dei colpi che la socialdemocrazia riceve , in Italia e fuori , ripetono ad ogni ammonimento di politica estera , di politica finanziaria , di politica interna : Quel signore ci disturba . E « quel signore » è la storia , è l ' esperienza , è la reazione delle leggi immutabili della vita contro l ' intollerabile demagogia . « Quel signore » è l ' America , che ha liquidato il vilsonismo in un regime di casa di salute e ha rifiutato ogni accostamento con la Russia bolscevica , perché bolscevica . « Quel signore » è l ' Europa , che liquida nelle relazioni internazionali e nell ' assetto di ciascun paese tutte le falsità rivoluzionarie e si irrigidisce in una difesa nazionale e imperiale . « Quel signore » è la stessa Russia , che , soppresso di fatto il comunismo , si vale dell ' etichetta del regime per tentare una politica aggressiva al capitalismo europeo e mondiale , irridendo a tutte le formule della socialdemocrazia internazionale , scodinzolante fino a ieri intorno al bolscevismo di Mosca e a quello importato in casa . « Quel signore » è l ' Italia che ha difesa la vittoria dall ' assalto più pericoloso , da quello del nemico interno ; è la Nazione che si è restituita alla coscienza dello sforzo compiuto con la guerra e con la vittoria . « Quel signore » è il fallimento della politica del socialismo di Stato , indicato in cifre insopprimibili . « Quel signore » è il crollo di tutta l ' impostura socialista del dopo guerra , che si frantuma nella fine del monopolio proletario , nel mostruoso ridicolo delle amministrazioni comunali e provinciali sboccanti nel fallimento e nella latitanza degli amministratori , in episodi quotidiani di esosità sopraffattrici o vigliacche . Tutto questo , che è la confessione quotidiana della demagogia socialdemocratica , tutto questo disturba . Il mondo va a destra . L ' Italia , che ha pagato a caro prezzo , dilapidando la vittoria , il donchisciottismo socialdemocratico e l ' esperimento bolscevico ; che ha sofferto in beni morali e materiali ; l ' Italia vuoi fermarsi su questa china sinistra . E il paese punta i piedi per non inabissarsi . Ebbene tutto ciò disturba . Disturba , perché bisogna sopprimere la storia , l ' esperienza , la volontà , con la congiura parlamentare , soltanto parlamentare . Perché proprio oggi che la politica socialista o voluta dai socialisti è in bancarotta fraudolenta , proprio oggi che i socialisti stessi sono costretti a ridursi in Montecitorio , perché dietro di loro hanno il partito in brandelli e le organizzazioni in sfacelo ; proprio oggi la speculazione della borsa di Montecitorio vuol portare alla quotazione , col collaborazionismo , questi titoli screditati . La speculazione non soltanto socialista , ma la speculazione di tutti i sinistri . E allora noi domandiamo ai crisaioli democratici e popolari se essi hanno coscienza della violenza , che si vuol tentare , di questa massima delle violenze che si vuoi tentare della Camera sul paese . Noi domandiamo a costoro , che sopprimono differenze di programmi e di indirizzi ; che osano , alcuni , parlare anche a nome della coscienza cattolica italiana ; che ignorano tutte le necessità italiane di restaurazione internazionale e nazionale , mettendo innanzi propositi di falsa pacificazione ; se essi non sentono essere questa , che essi vogliono , la massima provocazione . Contro cui si rivolta la vera sofferenza , la vera sensibilità , la vera intelligenza della Nazione . Noi domandiamo se coloro , che di fronte alla tirannia rossa tacevano e curvavano vilissimamente la schiena perché i colpi cadessero con minor forza , e che oggi , di fronte alla riscossa nazionale , fingono tanto orrore di guerra civile , solo perché , al tempo della sopraffazione bolscevica , di guerra civile non parlavano , avendo rinunziato alla lotta , avendo consegnato lo Stato e mostrandosi disposti a consegnare anche la Monarchia ; noi domandiamo se coloro che così parlano , sanno , nella loro smania di crisi che nasconde poi , con lo scudo crociato o senza , tante piccole ambizioni personali di promozioni a ministri e sottosegretari ; sanno che cosa può essere domani questa crisi di provocazione e di violenza , di vera sfida alle forze giovani e sane della Nazione . E domandiamo se proprio debbano andare direttamente o per procura al potere , coloro che una volta si vantavano capi di masse , e ora sono rifugiati a Montecitorio , come in un asilo , dopo aver disertato il loro posto di lotta e di responsabilità . I democratici , che non hanno ancora smarrita del tutto la coscienza nazionale nel servilismo socialista ; i popolari che non hanno soffocato in una torbida demagogia il senso di responsabilità , e in un abbrutimento di contingenza parlamentare il senso di una continuità di vita superiore , guardino ancora a questa realtà . Non facciano questione di ministero , come non facciamo noi . Guardino ad altro . Perché la crisi nazionale , che è nella sua fase di chiarificazione e di assestamento , potrebbe diventare guerra civile , solo se si tentasse di sopraffarlo con una crisi parlamentare , di cui del resto gli stessi fautori , pronti alla miserabile congiura quotidiana , e alla gherminella di fine di seduta , non posseggono affatto il controllo , privi come sono di effettivi propositi comuni e della scelta di un capo , che sia , non che capo di governo , almeno capo della loro masnada .
MODELLO: 1898 ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
L ' anormalità permanente della situazione parlamentare , dovuta a cause non attuali , ma remote che si riferiscono alla composizione originaria della Camera stessa , si è acutizzata in seguito alle scenate di sabato scorso . Così che voci di crisi sono già cominciate a circolare e , insieme con le voci di crisi , anche i nomi dei preconizzati successori . Sono i soliti nomi di eminenti parlamentari , che riscuotono le simpatie di tutti i partiti e che ciascun partito vorrebbe monopolizzare per proprio conto ; ragion per cui , alla stretta dei conti , devono cedere il posto a personalità di statura minore . Ma quale che sia la sorte imminente del gabinetto attuale , e quali che siano gli uomini che eventualmente potrebbero essere chiamati a comporre il nuovo gabinetto , noi contestiamo recisamente , che l ' attuale situazione politica possa essere superata mediante una nuova combinazione ministeriale e che , attraverso una crisi ministeriale , si possa sboccare ad una situazione radicalmente diversa dalla presente . La situazione nuova , auspicata non soltanto dai socialisti ma anche da molti popolari e dagli elementi più torbidi dell ' assemblea , dovrebbe essere caratterizzata dall ' esclusione dei ministri di Destra dal governo , e dal passaggio della stessa Destra all ' opposizione . Ma il passaggio della Destra all ' opposizione vorrebbe dire la guerra civile nel Paese . Un ministero contro la Destra sarebbe necessariamente un ministero di violenza . La coscienza pubblica non giudicherebbe diversamente e gli stessi socialisti non concepiscono diversamente un governo diretto a combattere con tutte le armi la volontà manifesta del Paese , che si va orientando verso destra . L ' on . Canepa lo ha detto assai efficacemente : si vuole un governo che , con gli stati d ' assedio e i tribunali militari , riduca al dovere i partiti nazionali , un governo modello 1898 . L ' on . Canepa ha perfettamente ragione ; un governo senza la Destra e contro la Destra non potrebbe essere un governo di tipo diverso . Ora quale delle personalità parlamentari , di cui si fanno i nomi , sarebbe disposto a assumersi la responsabilità di formare un governo di questo genere ? Giolitti , De Nicola , Orlando ? Non li vediamo . Ci sarebbe soltanto l ' on . Nitti , ma Nitti presenta in confronto degli altri nomi l ' inconveniente di non salvare neppure le apparenze , di non potere neppure dissimulare il proposito liberticida del nuovo Governo antinazionale . Il suo stesso nome è un programma di guerra civile . E allora ? Allora è evidente che nessuna combinazione nuova è possibile , che sia capace di realizzare il programma che sta a cuore agli elementi antinazionali . Qualunque altro governo non può che avere il programma del presente ministero : il programma cioè di tenere ferma l ' autorità dello Stato contro le esorbitanze di tutti i partiti , senza ricorrere a provvedimenti straordinari ed anticostituzionali , e di giungere a ristabilire l ' ordine , attraverso la pacificazione degli animi , non attraverso la guerra civile .
StampaQuotidiana ,
A poco più di tre chilometri da Caltanissetta si trova un gruppo importante di zolfare , la maggior parte delle quali appartengono al deputato Testasecca , creato conte per la cospicua donazione che fece ai poveri in occasione delle nozze d ' argento dei sovrani . I nonni del neo conte erano dei poveri borghesucci quando verso il 1830 comperarono per pochi soldi alcune colline di quei dintorni . Erano colline superficialmente molto povere , ma che nel loro seno racchiudevano tesori . E infatti appena se ne accorsero e cominciarono a sfruttarle , i genitori dell ' onorevole Testasecca diventarono in pochi anni arcimilionari . Le zolfare del conte deputato sono oggi coltivate con sistemi abbastanza razionali ( macchine , vagoncini e ascensori ) , ma vicino ad esse se ne trovano altre dove vigono ancora gli antichi sistemi e nelle quali la creatura umana è ridotta peggio di una bestia da soma . Non faccio che trascrivere le note prese col lapis durante un ' escursione che feci la mattina del 24 ottobre . Ore sette ant . Uscendo dalla città , i due amici che gentilmente mi accompagnavano , l ' avv . Angelo Giarrizzo e lo studente di medicina Paolo Trobia , mi mostrano lungo la via di Sant ' Anna alcune caverne scavate nel tufo e nelle quali fino a poco tempo fa abitarono molte famiglie di zolfatai . Alcune vi abitano ancora . Il Municipio fece sgombrare le altre non già per igiene e per filantropia , ma perché queste tane da trogloditi minacciavano di rovinare e in caso di disastro il Municipio stesso temeva di essere chiamato responsabile e di dover pagare i danni . Ore otto . Siamo arrivati in un vallone pieno di monticelli che paiono fatti da talpe gigantesche . Sono ingressi di zolfare e calcheroni , ossia mucchi di minerale greggio preparato per accenderlo e cavarne lo zolfo col sistema primitivo . Ci avviciniamo ad un calcherone in formazione . Otto uomini raccolgono con le pale il minerale greggio di un mucchio e ne riempiono delle ceste che vengono da una quindicina di ragazzi portate nella buca del calcherone . È un lavoro che potrebbe esser fatto benissimo con vagoncini . Si adoperano i carusi perché si spende meno . L ' età di questi ragazzi varia dai 10 ai 18 anni . Alcuni di essi , imberbi , magri , patiti , sembrano molto più giovani di quello che sono . Guadagnano dai quindici ai trenta soldi al giorno , secondo la quantità del minerale che possono portare . Per guadagnare qualche soldo di più , corrono continuamente dal mucchio del minerale alla vasca del calcherone . Lavorando esternamente , non sono del tutto nudi ; indossano i pantaloni . Una cosa che colpisce il visitatore è questa , che il lavoro meno pesante , cioè quello di riempire le ceste , è fatto dagli adulti , dai picconieri , e quello più faticoso , ossia il trasporto delle ceste piene , è addossato esclusivamente ai ragazzi . A breve distanza si vedono gli ingressi della zolfara Gessolungo , dove circa dieci anni or sono accadde una catastrofe che uccise cinquantotto persone . I cadaveri mutilati delle vittime non furono trasportati neppure nel camposanto di Caltanissetta ; s ' improvvisò qui vicino un cimitero dove vennero sepolti in una fossa comune . Ore otto e mezza . Ci avviciniamo ai due ingressi della zolfara Cinnirella , dove lavorano attualmente circa cento persone , col vecchio sistema del trasporto a spalla . Da una delle due bocche di pozzo si entra nella miniera e dall ' altra si esce : è già un progresso in confronto di altre zolfare dove si entra e si esce dallo stesso buco . Ci siamo appena accostati all ' ingresso del pozzo di uscita , che ne vediamo uscire uno dopo l ' altro tre carusi gobbi . Seguono altri disgraziati per lo più adulti , curvi sotto il peso del sacco di minerale che portano in ispalla . Sono tutti ansanti e grondanti di sudore . Alcuni non hanno altro indumento che una pezzuola davanti ; altri portano i soli pantaloni ; altri cosa stranissima il solo gilé . La maggior parte sono deformati dalla immane fatica . Un ragazzo di sedici anni un vero nano per la deficiente statura non dimostra più di dieci anni e ci dice che ha cominciato a fare il caruso a otto anni . Un altro ci racconta che ha cominciato a sette . Ora non li prendono se non hanno almeno nove anni , ma ciò succede qui nelle zolfare vicinissime al capoluogo di provincia e sorvegliate dalla direzione degli ingegneri : nell ' interno si continua come in passato , nel modo che potei constatare nella zolfara Virdilio . Quanto guadagnate voi ? chiesi a un caruso trentenne , il quale mostra di avere cinquant ' anni . Una lira al giorno mi rispose ma io sono dei discreti , dei bravi : altri miei compagni più giovani non riescono a guadagnare più di dodici soldi al giorno ; i più forti e resistenti giungono a guadagnarne trenta , il massimo . E quanti viaggi fate al giorno ? Siccome la miniera è molto profonda , non possiamo fare più di dieci o dodici viaggi al giorno , percorrendo ogni volta trecentocinquanta metri di scale , senza contare le gallerie . Ore otto e tre quarti . Chiesto il permesso ad uno dei proprietari e ottenuto un caruso per guida , che ci precede portando una lampadina a olio , entriamo nella zolfara . Questa lampade , che generalmente i carusi s ' attaccano al berretto con un filo di ferro , sono piccoli orciuoli scoperti , di terracotta , con un becco da cui passa il lucignolo ; per la forma ricordano le lampade etrusche . Costano 2 centesimi l ' una , ma sono difficili da portare , si rompono facilmente e lasciano versar l ' olio , di cui non contengono che una piccola quantità , cosicché è necessario riempirle ogni ora . Scendiamo per una scala scavata nel masso . La volta , di gesso , di minerale o di tufo , ora ci permette di stare ritti e ora ci costringe a curvarci . I gradini , che qui chiamano scaloni , quando l ' inclinazione dello scavo non eccede i 40° , occupano tutta la larghezza della scala : sono detti allora scaloni sani , hanno un ' alzata da 20 a 25 centimetri ed una pedata presso a poco eguale . Quando l ' inclinazione supera i 40° , la larghezza della scala è divisa e si trovano i cosiddetti scaloni rotti o a maschio e femmina : sopra ogni metà della scala è tracciata una gradinata , per modo che i riposi o pedate d ' una metà corrispondono a metà delle alzate dell ' altra . Si rende così possibile l ' ascesa e discesa , che altrimenti riuscirebbe difficilissima per la soverchia alzata dei gradini . Molti gradini sono rotti e tutti appaiono lustri per il continuo strofinamento dei piedi scalzi dei carusi . Anche sulla volta , specialmente quando è di gesso , si vedono delle striscie lucide prodotte dalle mani dei carusi che s ' appoggiano . Ma dopo un centinaio di metri di discesa avremo fatto più di quattrocento gradini non trovammo più né scaloni sani né scaloni rotti : il buco procedeva a zig - zag e invece che sulle scale si camminava sui detriti del minerale . Ogni tanto dovevamo scostarci per lasciar passare file di carusi scarichi che correndo scendevano a prendere nuovi carichi . Per lo più nudi , con un semplice grembialino davanti , malamente illuminati dalle lampadine , con le loro faccie sfigurate e con la pelle bruna , più che europei sembravano isolani dell ' Oceania . In certi punti le pareti delle volte nelle scale e nelle gallerie sono puntellate con tavole e travi , alcune delle quali piegano sotto il peso e minacciano di spezzarsi . Ai lati vediamo qua e là delle gallerie chiuse con un cancello di legno , perché o sfruttate o trovate pericolose . Perché non sono state riempite come l ' esperienza di tante catastrofi ha insegnato ? Ore nove . Al punto detto « piè della scala » troviamo una galleria circolare somigliante ad un ' ampia grotta . Un picconiere dal torso nudo tutto scintillante di sudore , batte il suo piccone contro il minerale di colore oscuro dalle larghe vene gialle di zolfo . Quattro o cinque carusi raccolgono i pezzi del minerale e ne riempiono i loro sacchi . All ' incerta e tremolante luce delle lampadine , la grotta , dalla volta a striscie gialle , rossiccie e scure , è d ' un orrido pittoresco : meriterebbe di essere ritratta da un Salvatore Rosa . Avviene non di rado che i picconieri trovano delle grotte naturali dalle volte ricoperte di stalattiti , di cristallizzazioni stupende . Ne fu scoperta recentemente una a Lercara Friddi , ma in pochi giorni tutti i bellissimi e risplendenti ornamenti naturali furono vandalicamente portati via . A stento io ne potei trovare un campione . Il caldo è soffocante , e non possiamo resistere che pochi minuti nella galleria « piè della scala » . Ore nove e un quarto . Imbocchiamo un altro cunicolo dalle pareti dirupatissime e scendiamo , tortuosamente , curvi . Le volte basse sono sostenute da travi e puntelli messi in modo molto primitivo . Grondanti di sudore grossi goccioloni ci cadono continuamente dal viso e dalle mani e vanno a bagnare la polvere del minerale che ricopre il ripido sentiero giungiamo finalmente verso le nove e mezzo alle gallerie finali , dette camminanti , vastissime caverne in cui lavorano vari picconieri . I colpi di piccone continui , incessanti , come se fossero dati da una forza automatica , risuonano cupamente nella semioscurità . Quelle macchine umane dei picconieri fanno venire in mente il Canto dei minatori del Rapisardi : Tra cieche forre , tra roccie pendenti Sul nostro capo entr ' oscure caverne , Fra pozzi cupi e neri anditi algenti , Fra rei miasmi , fra tenebre eterne , D ' ogni consorzio , dal mondo noi scissi A nutrir gli ozi d ' ignoti signori , Noi picconieri di monti e d ' abissi , Sepolti vivi scaviam tesori . E scavano tesori davvero . Anche questa zolfara Cinnirella , che passa per una delle meno produttive , ha già arricchito parecchi a Caltanissetta . E tuttavia i proprietari non si sono indotti ancora ad applicarvi sistemi di trazione più razionali e umani . Ora è data in affitto o a gabella . Ore nove e tre quarti . Dopo un po ' di riposo torniamo indietro e cominciamo la faticosa salita . È durissima per noi che non portiamo nulla sulle spalle , che siamo robusti e ben nutriti . Come deve essere più dura , malgrado l ' abitudine , per gl ' infelici carusi ! Ne incontriamo a ogni minuto . Si sente ora la loro respirazione affannosa , e ora quel lamento che fa tanto pena . Qualcheduno urta di tanto in tanto col suo carico contro la volta bassa . Qualche altro sdrucciola e cade come Gesù sotto la croce , senza trovare un pietoso Cireneo ! Altri , non potendone più , gettano per un momento il pesante fardello e siedono ansanti per riprendere un po ' di fiato . Alla svoltata di una galleria un caruso è lungo disteso sui pezzi aguzzi del minerale che a lui , sfinito dalla fatica , devono sembrare un soffice materasso . Passa in quella un sorvegliante e toccandolo con l ' aguzza asta di ferro che gli serve da bastone , gli domanda : « Dormi ? » . Man mano che saliamo una corrente d ' aria , che a noi pare gelata , scende dall ' altissima imboccatura del pozzo . Anche coperti di lana , c ' è da prendere una polmonite . E i carusi , grondanti di sudore , sono nudi ! Ore dieci e un quarto . Quando noi usciamo a rivedere la luce del sole venendo dalle tenebrose gallerie ci pare per qualche minuto abbarbagliante siamo talmente stanchi che riparandoci in una baracca ci gettiamo a sedere , disfatti come cenci . I carusi invece , appena deposto il carico , devono ridiscendere frettolosamente e continuare così fino a sera per guadagnare la mercede che s ' è detto . E quasi tutti hanno anche una famiglia da mantenere .
StampaQuotidiana ,
La cronaca parlamentare continua a darci ragione . Mentre si dovrebbe cercare di chiarire le responsabilità politiche e di rispettare quello che resta delle norme parlamentari , i gruppi che hanno sollecitata la crisi esibiscono , nella loro smania , la loro crisi di irresponsabilità . Incapaci di definire una volontà comune , anche e soprattutto i popolari divisi da tendenze e da ambizioni ; incapaci di assumere una netta responsabilità politica , essi hanno patrocinato la perpetuazione di una procedura , già inaugurata in crisi precedenti , già giudicata e condannata dalla Corona , quando l ' on . Bonomi , dimessosi per le stesse inqualificabili e irresponsabili manovre di gruppi , fu rimandato dal Re alla Camera per affrontare la discussione e il voto . La cronaca di ieri è la riprova di quello che abbiamo scritto in questi giorni , non per difendere il gabinetto , ma per bollare la « manovra » , tempestivamente denunziata dall ' on . Federzoni , sabato sera sull ' oramai repugnante episodio Miglioli . Non c ' è più alcun pudore . Si buttano via o si calpestano gli stessi « immortali » principii . Eccoli tutti in combutta , gli antireazionari , coloro che hanno orrore della Destra , i fautori della libertà , socialisti e filosocialisti , a predicare nei corridoi il ritorno al '98 arrovesciato , agli stati d ' assedio ; ma anche a patrocinare il silenzio nell ' aula , il seppellimento senza discussione del ministero , la livragazione viscida , anche per non ritornare sull ' ultima origine della crisi : la « casa paterna » dell ' on . Miglioli ridotta a casa di fitto ! Eccoli gli antireazionarii , i tempinuovisti a ripatrocinare le crisi extraparlamentari , a domandare semplicemente la caduta di un ministero , per farne un altro , senza dichiarare il proprio programma . Perché il programma è inconfessabile . Così , mentre la collaborazionista Giustizia chiama retoricamente il Parlamento baluardo della libertà , la giornata di ieri ha , quali che potranno essere gli eventi , suggellato per sempre la miseria della sconcia manovra , inscenata da sabato , col tentativo di annullare la stessa superstite dignità del Parlamento nell ' impostura d ' un episodio gettato nell ' aula ; nell ' intrigo di corridoio sollevato a giudizio politico , per decidere sulla vita di un ministero e intimargli le dimissioni con una procedura messicana . Ma non basta . Gli antireazionari , i difensori della legge , i tempinuovisti , i pacificatori non guardano pel sottile . E se i comunisti e comitati irresponsabili di Alleanze di Lavoro e squadre di arditi del popolo si gettano nelle avventure dello sciopero generale e tentano una riscossa per proprio conto e per conto di stranieri , facciano pure in questo momento . Tutto fa materia . È tanto di guadagnato per la causa collaborazionistica , per le intese del collaborazionista Modigliani , del popolare Mauri , del riformista Celli , del nittiano Falcioni e di altri illustri e benemeriti rappresentanti della responsabilità politica italiana . Se questo ricatto turbolento che si tenta di fuori è fatto da coloro che , tutti i giorni , sui loro quotidiani , accusano con estrema violenza i collaborazionisti , li chiamano traditori e venduti , e dichiarano di volere la dittatura comunista contro le combinazioni parlamentari , non fa nulla . Intanto è bene approfittarne . L ' alfonsismo dei nittiani ha fatto scuola . Così tra la speculazione , l ' irresponsabilità e il ricatto matura la crisi , con i connotati che quotidianamente noi le segniamo . E poiché quotidianamente i fatti ci danno ragione , anche e soprattutto quelli compiuti dai nostri avversari , non ci sorprendiamo affatto che il Corriere d ' Italia divenuto sempre più sinistro , abbia perduto le staffe per la nostra Diffida per la guerra civile . Quello che non possiamo tuttavia affatto tollerare è che il giornale popolare , in questo tumulto di collaborazionismo , abbia perduto siffattamente la memoria , in una precipitosa autodifesa del suo passato antibolscevico , da invitarci a rileggere noi stessi per « arrossire » come rei di aver difeso noi , proprio noi l ' on . Nitti , caduto invece per merito dei popolari . I quali , dopo essersi opposti allo sciopero ferroviario , avevano dovuto vedere i ferrovieri bianchi lasciati « in balia delle violenze e del ludibrio dei loro colleghi rossi » , sotto « l ' onta di un governo che revocava perfino le loro regolari promozioni » . Eh ! no ! L ' Italia è paese di memoria labile , ma non è proprio lecito di cambiar le carte . Eh ! no ! La storia è stata ben altra . E proprio la collezione dell ' Idea Nazionale sta a testimoniare che l ' opposizione al governo di Nitti è stata costante , decisa , violenta , solo da parte nostra . Sta a testimoniare che noi non difendemmo affatto l ' on . Nitti , anzi continuammo a dargli addosso , quando i popolari , costituitisi in gruppo dopo le elezioni del '19 , debuttarono facendo cadere l'11 maggio 1920 il gabinetto Nitti , che ancora non li comprendeva . Se non che noi rimanemmo , e come ! all ' opposizione , e invece i popolari , che avevano fatto cadere Nitti solo per bramosia di potere , sabotarono la combinazione Bonomi , ed accettarono di perdere la loro verginità politica , andando proprio con Nitti , cioè accettarono che le loro prime nozze al potere fossero coincidenti con « l ' onta di un governo che aveva revocato etcetera etcetera » . Questa fu la fiera entrata dei popolari nella vita ministeriale , e fu giudicata da noi allora con parole profetiche , delle quali dovrebbe arrossire il Corriere d ' Italia , se il rossore è il segno della castità e non certo di un gruppo politico che , andato al governo la prima volta con Nitti moribondo ( caduto subito nella ignominia dell ' eccidio del 24 maggio ) , è rimasto al governo con Giolitti , Bonomi , Facta e vuoi portare ora al governo i patroni e i difensori delle « violenze e del ludibrio rossi » ; i fautori costanti di un governo , considerato come un ' « onta » . Questa è la crisi di oggi , che si riconnette al periodo nittiano , quando noi scrivemmo , arrossendo sì , ma per amore all ' Italia : « soluzioni messicane » !