StampaQuotidiana ,
Il
Corriere
d
'
Italia
non
sapendo
più
che
dire
,
ci
chiama
«
giolittiani
»
.
Proprio
ieri
,
mentre
noi
denunziavamo
il
pericolo
di
una
ripresa
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
,
attribuita
dalla
Stampa
all
'
onorevole
Giolitti
,
il
Corriere
si
compiaceva
di
scrivere
che
noi
,
totalmente
dimentichi
della
politica
di
Sforza
,
ci
eravamo
imbrancati
nelle
file
giolittiane
,
dalle
quali
erano
invece
esulati
tutti
quei
popolari
che
tanto
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
quanto
della
politica
economica
dell
'
on
.
Giolitti
,
erano
stati
complici
ed
esecutori
puntualissimi
.
Ma
la
verità
è
il
Corriere
l
'
ha
capita
perfettamente
che
il
nostro
atteggiamento
nella
presente
crisi
è
stato
determinato
da
motivi
politici
,
che
sono
in
perfetta
antitesi
con
quelli
che
hanno
determinata
la
condotta
del
Corriere
e
dei
popolari
.
Giolitti
personalmente
non
c
'
entra
.
Cominciamo
col
constatare
,
che
all
'
inizio
della
crisi
noi
ci
siamo
trovati
perfettamente
d
'
accordo
col
Corriere
nel
deplorare
il
colpo
di
mano
dei
giolittiani
e
la
forma
incostituzionale
con
cui
la
crisi
fu
determinata
.
Perché
al
di
sopra
di
tutte
le
direttive
politiche
concrete
e
di
tutte
le
opinioni
in
ordine
al
regime
,
noi
teniamo
al
retto
funzionamento
del
regime
quale
esso
sia
.
Non
si
può
difendere
la
causa
dell
'
ordine
,
senza
volere
che
l
'
ordine
sia
rispettato
nelle
stesse
sfere
,
dalle
quali
esso
deve
promanare
.
Dopo
ciò
,
noi
abbiamo
affermato
la
necessità
di
un
governo
stabile
,
sembrandoci
oramai
tempo
di
dare
un
po
'
di
requie
al
Paese
,
se
non
per
affrettare
almeno
per
non
impedire
la
sua
necessaria
ricostituzione
.
Ma
la
situazione
parlamentare
,
alla
quale
principalmente
si
deve
aver
riguardo
per
formare
un
governo
stabile
,
era
ed
è
tale
che
non
offre
se
non
due
soluzioni
logiche
e
solide
:
o
un
governo
di
concentrazione
nazionale
,
caratterizzato
dalla
partecipazione
in
pieno
della
Destra
,
o
un
governo
con
la
collaborazione
dei
socialisti
.
Ora
l
'
onorevole
Orlando
in
un
primo
momento
e
l
'
onorevole
Giolitti
in
un
secondo
momento
parvero
gli
uomini
meglio
indicati
a
realizzare
la
prima
delle
due
soluzioni
e
i
nazionalisti
hanno
cercato
naturalmente
di
agevolare
il
compito
tanto
a
l
'
uno
come
all
'
altro
,
non
perché
l
'
uno
o
l
'
altro
rappresentassero
delle
soluzioni
ideali
,
dal
loro
punto
di
vista
programmatico
,
ma
perché
fra
tutte
le
soluzioni
possibili
,
erano
quelle
che
avrebbero
permesso
di
realizzare
questi
due
fatti
di
grande
importanza
politica
:
la
concentrazione
dei
partiti
nazionali
e
l
'
avvento
di
un
governo
stabile
.
I
popolari
,
invece
,
che
non
solo
non
provano
alcun
disgusto
,
ma
mostrano
di
desiderare
la
collaborazione
con
gli
elementi
antinazionali
,
hanno
cercato
invece
di
creare
ostacoli
prima
alla
combinazione
Orlando
e
poi
alla
combinazione
Giolitti
.
E
questo
è
il
fondo
del
dissidio
fra
noi
e
i
popolari
:
il
perché
poi
essi
non
temano
anzi
desiderino
un
governo
collaborazionista
,
di
chiaro
significato
e
di
sostanziale
carattere
antinazionale
è
argomento
,
che
abbiamo
illustrato
più
d
'
una
volta
e
sul
quale
ritorneremo
,
se
occorre
.
Alle
designazioni
di
Orlando
prima
e
di
Giolitti
poi
essi
hanno
contrapposto
la
soluzione
di
un
governo
di
Sinistra
,
unicamente
allo
scopo
di
impedire
la
concentrazione
nazionale
e
di
non
romperla
definitivamente
coi
socialisti
.
Il
nostro
«
giolittismo
»
dunque
è
stato
determinato
dai
motivi
opposti
a
quelli
che
determinarono
l
'
«
antigiolittismo
»
dei
popolari
,
cioè
da
motivi
essenzialmente
politici
e
squisitamente
nazionali
.
StampaQuotidiana ,
Roma
diventa
la
città
delle
demolizioni
.
La
gran
polvere
delle
rovine
si
leva
da
tutti
i
punti
dell
'
Urbe
e
si
va
disperdendo
a
questi
dolci
soli
maggesi
.
All
'
imboccatura
di
certe
vie
,
una
tabella
in
cima
ad
un
'
asta
proibisce
il
passaggio
.
Quasi
tutte
le
case
a
destra
e
a
sinistra
sono
vuote
;
e
i
demolitori
stanno
all
'
opera
,
vestiti
di
camiciotti
bianchi
e
armati
di
picconi
.
Le
imposte
e
i
vetri
delle
finestre
restano
appoggiati
contro
le
facciate
;
tutte
le
botteghe
son
chiuse
,
e
qua
e
là
si
leggono
le
scritte
:
vetrine
in
vendita
,
oppure
:
il
negozio
si
trasferisce
il
15
corrente
in
via
tale
per
causa
di
espropriazione
.
Dinanzi
alle
vetrine
polverose
,
gruppi
di
bottegai
delle
vicinanze
gesticolano
e
parlottano
mercanteggiando
col
proprietario
espropriato
.
Sono
per
lo
più
uomini
panciuti
,
mezzi
calvi
,
rossastri
in
faccia
,
con
grosse
mani
che
ripetono
continuamente
un
gesto
particolare
.
Le
pietre
,
i
mattoni
,
i
calcinacci
si
accumulano
e
formano
barriere
lungo
i
marciapiedi
.
In
alto
,
a
un
terzo
piano
,
un
piccolo
balcone
di
pietra
sorretto
da
mensole
scolpite
,
un
piccolo
balcone
poetico
di
dove
qualche
fanciulla
clorotica
avrà
contemplato
il
plenilunio
o
le
stelle
pudiche
,
sta
per
cadere
.
Le
mensole
tremano
nel
muro
,
verdastre
per
la
pioggia
e
per
il
musco
e
corrose
,
come
in
una
gengiva
di
vecchia
i
denti
cariati
.
In
alto
,
a
un
quarto
piano
,
un
altro
balcone
tutto
coperto
di
piante
rampicanti
vien
saccheggiato
senza
misericordia
.
Le
belle
piante
lunghissime
e
flessibili
,
ondeggiano
,
scompigliate
,
come
capigliature
verdi
tra
il
polverio
che
sale
.
Alcuni
rami
pendono
spezzati
,
reggendosi
alla
pianta
madre
per
mezzo
d
'
una
sola
fibra
sottile
.
Tutta
la
massa
vegetale
ha
in
sé
qualche
cosa
di
doloroso
come
per
una
violazione
e
per
uno
strazio
.
E
pensare
quante
buone
merende
su
quel
balcone
e
quante
buone
cene
nelle
notti
d
'
estate
,
quando
le
piante
fiorivano
e
odoravano
!
Passando
nella
via
ed
alzando
li
occhi
,
si
vedevano
allora
dei
visi
femminili
fra
il
verde
,
o
si
vedeva
qualche
cappellino
appeso
a
un
ramo
e
qualche
scialle
di
colore
vivo
o
anche
,
talora
,
una
bambola
rosea
.
A
molte
case
sono
già
state
demolite
le
facciate
.
Le
stanze
rimangono
quindi
scoperte
e
con
le
loro
tappezzerie
di
carta
somigliano
a
scenarii
d
'
un
teatrucolo
di
provincia
.
Su
le
pareti
i
mobili
hanno
lasciato
i
segni
.
Facilmente
si
riconosce
il
posto
del
letto
matrimoniale
e
il
posto
della
specchiera
e
quello
dell
'
armadio
,
e
quello
del
canterano
,
e
quello
dei
quadri
.
Qua
e
là
le
carte
sono
ridotte
a
brandelli
,
e
i
brandelli
tremano
all
'
aria
miserevolmente
.
Una
gran
linea
nera
di
fuliggine
segna
il
camino
atterrato
.
Dappertutto
si
scorgono
le
tracce
untuose
e
laboriose
della
vita
domestica
;
dappertutto
,
alla
cruda
luce
solare
,
si
scorge
quel
che
v
'
è
di
sudiciume
e
di
gretteria
e
di
meschinità
nella
vita
casalinga
dei
piccoli
borghesi
.
I
piccoli
borghesi
romaneschi
guardano
dal
mezzo
della
via
le
demolizioni
ingoiando
con
molta
pazienza
la
polvere
bianca
.
Tutti
stanno
col
naso
all
'
aria
e
con
il
collo
teso
e
con
li
occhi
spalancati
e
con
in
tutta
la
persona
una
espressione
grottesca
di
stupidità
;
e
tutti
nell
'
attitudine
e
nella
melensaggine
somigliano
a
quei
venti
o
trenta
beati
che
quotidianamente
si
mettono
innanzi
alla
chiesa
di
Sant
'
Ignazio
ad
aspettare
che
il
colpo
del
cannone
di
mezzogiorno
faccia
discendere
dalla
cima
dell
'
asta
il
globo
indicatore
.
Ma
dalle
rovine
sorgerà
e
risplenderà
la
nuova
Roma
,
la
Roma
nitida
,
spaziosa
e
salutare
,
la
Roma
costruita
dalli
architetti
giovani
che
lasceranno
da
parte
le
eleganze
del
Bramante
e
si
inspireranno
utilmente
al
palazzo
del
Ministero
delle
Finanze
,
al
gran
mostro
della
moderna
architettura
,
alla
caserma
degl
'
impiegati
.
Oh
nobilissima
oziosa
amplitudine
dei
palagi
patrizi
!
Ieri
,
passando
dal
palazzo
Corsini
,
entrammo
per
vedere
le
decorazioni
pittoriche
e
le
restaurazioni
che
l
'
esimio
professore
Bruschi
dell
'
Accademia
eseguisce
nella
volta
della
gran
sala
destinata
alle
sedute
solenni
dei
Lincei
.
Il
professore
che
è
un
uomo
di
media
statura
,
con
baffi
grigi
,
con
lineamenti
che
non
ricordano
per
nulla
quelli
angelici
di
Rafael
d
'
Urbino
né
quelli
sensuali
di
Giulio
Romano
,
stava
in
alto
su
le
impalcature
e
teneva
il
capo
coperto
d
'
un
semplice
giornale
,
precisamente
della
Rassegna
(
oh
,
infelice
professore
!
)
foggiato
a
berretto
alquanto
michelangiolesco
.
Quasi
incurante
del
grave
pondo
torrachiano
,
il
buon
accademico
toccava
vivacemente
l
'
imperial
manto
bizantino
d
'
una
Giurisprudenza
e
cantarellava
.
Quei
tocchi
erano
li
ultimi
,
e
quella
canzonetta
era
di
liberazione
.
La
sala
,
rettangolare
,
è
di
stile
settecentistico
,
architettata
dal
cavalier
Fuga
con
una
certa
nobiltà
di
scompartimenti
.
Nella
vòlta
già
esistevano
le
cornici
ed
esistevano
anche
alcuni
fregi
un
po
'
barocchi
;
cosicché
il
Bruschi
ha
dovuto
nell
'
opera
sua
trar
partito
dalle
cornici
e
dai
fregi
e
armonizzare
le
decorazioni
nuove
alle
vecchie
.
Il
Bruschi
in
questo
è
riuscito
con
molta
abilità
.
Non
volendo
essere
interamente
barocco
per
rimaner
nello
stile
,
ha
saputo
usare
certe
fini
astuzie
di
decoratore
consumato
,
e
fondere
sapientemente
le
sue
pitture
un
po
'
cinquecentistiche
con
i
cartocci
e
gli
svolazzi
del
barocchismo
.
A
ciò
tendono
le
molte
volute
dei
papiri
sorretti
dai
putti
e
gli
animali
chimerici
che
occupano
molti
piccoli
spazii
intermedi
.
Le
pitture
girano
in
torno
alla
volta
,
rappresentanti
figurativamente
le
varie
Scienze
che
i
Lincei
coltivano
.
Ogni
figura
muliebre
è
disegnata
con
tranquillità
di
linee
e
colorita
con
varietà
di
toni
.
L
'
esecuzione
delle
parti
nude
ci
è
sembrata
finissima
.
Un
'
Astronomia
avvolta
d
'
un
azzurro
drappo
stellato
,
con
li
occhi
all
'
alto
,
ha
,
per
esempio
,
nelle
nudità
delle
braccia
e
del
seno
e
nella
faccia
una
illuminazione
quasi
lunare
,
una
specie
di
lievissimo
azzurreggiare
notturno
,
di
effetto
squisito
.
Una
Matematica
,
pensosa
,
avvolta
in
un
drappo
violaceo
,
è
dipinta
con
una
venustà
di
forme
veramente
rafaellesca
.
Tutte
le
figure
stanno
al
loro
posto
,
non
invadono
lo
spazio
,
non
opprimono
lo
spettatore
,
non
escono
troppo
fuori
della
superficie
a
loro
assegnata
.
L
'
occhio
si
riposa
in
un
'
armonia
generale
.
Le
pareti
,
coperte
di
stucchi
,
sono
illustrate
da
busti
marmorei
.
Di
qual
colore
dovranno
essere
le
tende
delle
finestre
e
le
portiere
?
Di
qual
forma
e
di
qual
colore
dovranno
essere
i
mobili
?
Chi
a
questo
presiede
non
s
'
è
curato
della
questione
che
pure
è
importantissima
.
Le
tende
,
le
portiere
,
i
mobili
sono
stati
comperati
assai
prima
che
il
professor
Bruschi
incominciasse
a
decorare
la
sala
!
Con
quale
criterio
?
Oh
,
asinità
dei
provvedimenti
!
Ma
di
demolizioni
e
di
restaurazioni
i
lettori
ne
avranno
abbastanza
.
Parliamo
di
cose
più
allegre
,
per
finire
;
di
cose
parigine
,
e
precisamente
di
sport
.
Al
Campo
di
Marte
in
questi
giorni
il
Canis
-
Club
ha
data
la
prima
festa
cinegetica
,
una
festa
nuova
per
Parigi
e
interessantissima
,
una
corsa
di
levrieri
.
Una
tribuna
,
simile
a
quella
di
Longchamp
,
ma
assai
minore
,
accoglieva
l
'
high
-
life
;
e
il
campo
era
limitato
in
cerchio
non
da
palizzate
né
da
corde
,
ma
da
un
grillage
metallico
che
impediva
ogni
deviazione
ai
corridori
e
alle
lepri
.
Un
Canis
-
Club
dovrebbe
anche
sorgere
a
Roma
,
qui
dove
ogni
genere
di
sport
terrestre
potrebbe
vigorosamente
fiorire
.
Chi
non
conosce
e
non
ammira
i
levrieri
,
quei
cani
lunghi
e
smilzi
ed
eleganti
che
Diana
prediligeva
e
che
Paolo
Veronese
dipingeva
con
tanto
amore
?
I
levrieri
sono
,
secondo
noi
,
i
più
nobili
fra
tutti
i
cani
.
Essi
non
hanno
,
come
il
comune
dei
cani
,
la
volgare
abitudine
della
fedeltà
al
padrone
,
quella
vile
abitudine
che
i
poveri
di
spirito
gabellano
per
virtù
.
Essi
certamente
non
si
lascerebbero
morir
di
fame
su
la
tomba
del
loro
signore
;
e
la
tomba
di
Edoardo
III
informi
.
Essi
sono
liberi
,
forti
,
indipendenti
,
pugnaci
,
audaci
,
volubili
;
hanno
la
grazia
del
serpente
e
la
terribilità
dei
felini
.
Le
loro
forme
sono
rappresentate
sugli
antichi
monumenti
egizii
.
I
tartari
,
i
persiani
,
gli
abitatori
dell
'
Asia
Minore
,
i
beduini
,
gli
arabi
,
i
sudanesi
,
gli
indiani
e
molte
altre
genti
dell
'
Africa
e
dell
'
Asia
Centrale
li
onorano
e
li
stimano
quasi
al
pari
dei
cavalli
.
In
certi
luoghi
il
valore
del
levriere
è
determinato
da
leggi
.
Nel
Jemen
,
per
esempio
,
chi
uccide
un
levriere
è
costretto
per
multa
a
pagare
tanto
frumento
quanto
ne
bisogna
per
coprire
intieramente
l
'
animale
morto
,
appeso
per
la
coda
e
toccante
con
le
narici
il
suolo
.
In
Arabia
il
prezzo
di
uno
sloughi
cacciatore
di
gazzelle
e
di
antilopi
eguaglia
il
prezzo
di
un
cammello
.
Dicono
gli
arabi
:
«
Se
lo
sloughi
vede
una
gazzella
pascente
,
la
giunge
prima
che
essa
trangugi
l
'
erba
carpita
»
.
In
Arabia
,
ove
accada
che
una
levriera
ceda
all
'
amore
di
un
cane
d
'
altra
stirpe
,
il
padrone
rugge
di
vergogna
e
di
dolore
.
L
'
incauta
viene
subito
uccisa
affinché
non
metta
alla
luce
figli
di
sangue
plebeo
.
La
purezza
della
razza
vien
conservata
con
una
specie
di
religiosità
e
di
superstizione
.
Tale
è
il
levriere
,
nostre
dolci
signore
.
E
se
il
panegirico
non
vi
tediasse
,
seguiteremmo
ancora
per
molto
a
noverare
le
virtù
dei
nobili
animali
nostri
prediletti
.
A
Parigi
una
corsa
è
stata
eseguita
da
sedici
levrieri
puri
,
di
Russia
e
d
'
Inghilterra
,
d
'
una
età
dai
due
ai
quattro
anni
.
I
competitori
spiccavano
salti
d
'
una
larghezza
prodigiosa
.
A
due
di
quelli
che
avevano
riportata
la
vittoria
,
fu
poi
data
in
caccia
una
lepre
;
e
la
lepre
,
dopo
molte
giravolte
e
molti
scambietti
e
molte
furberie
di
fuga
,
venne
afferrata
e
a
mezzo
uccisa
dai
focosi
persecutori
.
Riportò
,
nell
'
agone
,
la
prima
delle
vittorie
una
levriera
nera
d
'
Inghilterra
,
nomata
Kiss
,
una
meravigliosa
bestia
che
darà
eccellenti
rampolli
.
In
ultimo
,
al
rally
-
coursing
corsero
in
torma
tutti
i
veltri
,
al
suono
gioioso
delle
fanfare
.
E
lo
spettacolo
doveva
essere
magnifico
e
inebriante
.
O
belle
dame
di
Roma
,
proteggete
i
levrieri
!
Fate
che
anche
qui
i
levrieri
salgano
in
onore
,
i
grandi
cani
lucidi
come
la
seta
,
smilzi
,
dalle
gambe
nervose
,
dal
muso
di
luccio
,
dal
ventre
roseo
,
dal
fianco
palpitante
,
come
voi
ardenti
,
come
voi
audaci
,
come
voi
infedeli
.
StampaQuotidiana ,
Quanto
abbiamo
scritto
ieri
relativamente
alla
riunione
del
Gruppo
socialista
che
ha
discusso
a
lungo
della
collaborazione
e
della
intransigenza
senza
giungere
a
conclusione
pratica
di
sorta
,
merita
un
piccolo
codicillo
.
È
noto
che
alle
19,30
l
'
on
.
Matteotti
è
entrato
ove
il
gruppo
era
riunito
e
ha
portato
la
notizia
che
il
Ministero
Facta
si
poteva
ormai
considerare
come
fatto
;
così
che
per
il
momento
veniva
a
mancare
ogni
ragione
di
contese
.
Ma
non
è
noto
che
i
collaborazionisti
,
per
paura
dei
«
selvaggi
»
non
hanno
voluto
e
saputo
dire
chiaramente
tutto
il
loro
pensiero
e
che
durante
la
radunanza
si
sono
tenuti
sul
se
e
sul
ma
e
sul
fino
ad
un
certo
punto
.
Ci
sono
troppi
causidici
ci
diceva
nei
corridoi
un
deputato
socialista
di
aperta
fede
collaborazionista
.
Ma
tra
tutti
questi
«
ponzadubbi
»
per
paura
,
ci
sono
dei
collaborazionisti
aperti
,
i
quali
credono
che
si
debba
dire
intero
il
proprio
credo
per
trascinare
se
è
possibile
l
'
ala
sinistra
su
una
posizione
meno
intransigente
se
non
proprio
a
destra
di
colpo
;
certi
in
cuore
che
il
piano
inclinato
della
politica
l
'
avrebbe
per
necessità
,
diciamo
così
,
fisiche
,
portato
al
collaborazionismo
completo
.
Le
situazioni
sono
quel
che
sono
e
non
quello
che
si
vorrebbe
che
fossero
...
Le
mezze
misure
non
danno
frutti
:
l
'
astensione
in
dati
momenti
a
beneficio
del
cosidetto
governo
migliore
o
anche
il
voto
favorevole
non
avvantaggiano
né
il
gruppo
parlamentare
né
il
partito
.
Anzi
,
può
danneggiarli
,
nel
senso
che
l
'
appoggio
potrebbe
dar
loro
delle
responsabilità
senza
nessun
corrispettivo
.
Insomma
,
si
sarebbe
nelle
condizioni
di
chi
vive
in
concubinato
:
tutti
i
guai
del
matrimonio
senza
i
vantaggi
.
«
E
allora
,
opinarono
i
collaborazionisti
aperti
,
tipo
on
.
Zaniboni
il
quale
ieri
aveva
deciso
di
presentare
un
ordine
del
giorno
che
togliesse
gli
equivoci
non
preoccupiamoci
dei
deliberati
del
passato
Congresso
e
delle
flaccide
e
incerte
intransigenze
della
Direzione
;
ma
agiamo
liberamente
come
gruppo
parlamentare
autonomo
.
La
Direzione
ci
denunzierà
ad
un
congresso
da
convocare
al
più
presto
e
penseremo
noi
a
difenderci
e
a
spiegare
le
ragioni
che
ci
hanno
spinto
alla
collaborazione
diretta
;
alla
quale
presto
o
tardi
si
deve
pur
venire
procedendo
per
gradi
e
cioè
attraverso
l
'
astensione
per
il
governo
migliore
in
un
primo
tempo
e
all
'
appoggio
mediante
il
sì
negli
appelli
nominali
in
un
secondo
...
»
.
Tutto
ciò
sarebbe
stato
detto
se
l
'
on
.
Matteotti
non
fosse
intervenuto
a
dare
la
notizia
della
risoluzione
della
crisi
.
L
'
on
Zaniboni
,
che
si
è
posto
alla
testa
dei
collaborazionisti
diretti
,
avrebbe
espresso
intero
il
pensiero
suo
e
di
tutti
gli
altri
che
Treves
e
Turati
compresi
non
hanno
ardito
affrontare
l
'
ira
dei
«
selvaggi
»
.
Ma
è
bene
sin
da
ora
fissare
questi
termini
del
dibattito
socialista
sospeso
per
ragioni
parlamentari
,
e
che
risorgerà
alla
prima
occasione
.
L
'
intransigenza
è
in
liquidazione
.
StampaQuotidiana ,
Giornate
oziose
e
fastidiose
.
La
città
è
oppressa
dallo
scirocco
;
e
,
vista
dall
'
alto
,
appare
come
un
'
immensa
Pompei
seppellita
dalle
ceneri
.
Una
specie
di
snervamento
malsano
invade
la
gente
;
una
irritazione
mal
repressa
manifestasi
in
tutti
i
gesti
e
in
tutte
le
attitudini
.
Per
la
via
del
Corso
le
signore
tiberine
passano
,
al
trotto
stanco
dei
cavalli
,
distese
nelle
carrozze
a
metà
chiuse
,
e
sono
pallide
,
per
lo
più
nascoste
da
un
velo
denso
,
sprofondate
nella
mollezza
delle
pellicce
.
Salutano
lentamente
;
sorridono
debolmente
;
lasciano
che
la
testa
dondoli
al
moto
delle
ruote
;
talvolta
paiono
assopite
e
paiono
non
avere
più
forme
,
sotto
l
'
amplitudine
dei
mantelli
.
Oh
bei
mantelli
di
lontra
ornati
di
castoro
biondo
!
Il
pelo
lucidissimo
si
apre
qua
e
là
come
una
spiga
,
variando
l
'
egual
colore
cupo
con
apparenze
d
'
oro
.
Nulla
è
più
signorilmente
voluttuoso
che
una
pelliccia
di
lontra
già
da
qualche
tempo
usata
.
Allora
le
pelli
consentono
a
tutte
le
pieghevolezze
del
corpo
femminile
;
ma
non
con
la
leggera
aderenza
della
seta
e
del
raso
;
sibbene
con
una
certa
gravità
non
priva
di
grazie
e
di
quelle
dolci
grazie
che
gli
animali
forniti
di
ricco
pelame
hanno
nei
loro
movimenti
furtivi
.
Sempre
una
specie
di
lampo
,
una
specie
di
lucidità
repentina
precede
o
accompagna
il
movimento
,
e
dà
al
movimento
una
strana
bellezza
.
Alle
giunture
poi
delle
spalle
,
su
'
l
rovescio
delle
braccia
,
intorno
ai
fianchi
,
e
qua
e
là
su
'
l
seno
,
il
colore
prende
un
tono
d
'
una
soavità
antica
,
quasi
morente
,
simile
forse
a
quello
d
'
un
vaso
d
'
argento
dorato
in
cui
l
'
argento
non
anche
apparisca
schietto
e
l
'
oro
muoia
.
Credo
che
il
più
lungo
mantello
e
il
più
magnifico
sia
quello
della
principessa
di
Venosa
.
Ieri
era
da
Spillmann
;
chiedeva
dei
bonbons
forse
per
il
five
o
'
clock
tea
.
Aveva
un
cappello
chiuso
con
un
piccolo
pennacchio
d
'
airone
e
di
struzzo
;
e
sul
volto
un
velo
moucheté
.
Ella
parlava
indolentemente
con
la
principessa
Borghese
,
e
la
sua
figura
mirabile
,
dalle
spalle
ampie
e
lunate
,
dai
fianchi
opulenti
,
dalla
sottilissima
vita
tutta
avvolta
nella
lontra
odorante
di
Cypre
e
di
sachet
de
veloutine
,
faceva
contrasto
con
la
grave
persona
,
con
l
'
altera
nobiltà
matronale
della
interlocutrice
.
Anche
,
un
altro
mantello
celebre
è
quello
della
contessa
di
Santafiora
.
Questa
strana
figura
di
gentildonna
si
incontra
talvolta
improvvisamente
nella
mattina
,
allo
svolto
di
una
qualche
via
urbana
,
su
'
l
marciapiede
.
È
una
di
quelle
visioni
che
turbano
un
poco
.
A
traverso
il
velo
molto
rado
quella
faccia
pallida
,
irregolarmente
bella
,
con
la
bocca
rossa
e
certe
volte
quasi
dolorosa
,
con
gli
occhi
di
Venere
Ciprigna
,
dà
all
'
improvviso
un
'
impressione
,
dirò
così
,
di
fatalità
,
suscita
all
'
improvviso
,
dirò
così
,
un
sogno
di
amori
misteriosi
e
procellosi
.
Invece
la
contessa
quando
apre
la
bocca
,
è
quasi
sempre
ironica
,
piuttosto
fredda
,
schiva
del
sentimentalismo
,
spesso
anche
mordace
,
molto
allegra
di
spirito
.
Ella
porta
un
cappello
nero
composto
di
merletto
e
di
jais
altissimo
,
alleggerito
da
un
bouquet
di
piume
.
Ha
il
passo
svelto
;
e
tiene
i
gomiti
aderenti
alla
vita
,
le
mani
nel
manicotto
,
il
manicotto
stretto
alla
veste
.
Un
'
altra
contessa
,
la
Taverna
,
porta
la
lontra
.
Chi
non
sa
il
divin
pallore
della
contessa
Taverna
,
ed
i
capelli
neri
pieni
di
riflessi
blu
ondulati
,
e
i
lunghi
occhi
velati
dalle
lunghissime
ciglia
?
La
duchessa
d
'
Artalia
,
la
piccola
duchessa
magra
dalli
occhi
turchini
e
dai
capelli
cupi
,
si
distingue
per
le
maniche
amplissime
,
ricchissime
,
d
'
onde
escono
due
minuscole
mani
candidamente
.
La
principessa
d
'
Antuni
ha
una
pelliccia
breve
su
cui
cade
un
bel
ricciolo
nero
legato
da
un
nastro
azzurro
pallido
o
crème
.
La
duchessa
di
Magliano
porta
una
giacca
gittata
su
le
spalle
,
militarmente
,
con
le
maniche
pendenti
,
su
l
'
abito
di
panno
marron
ornato
di
soutaches
.
Tutte
queste
signore
passano
per
la
via
del
Corso
,
entro
le
carrozze
,
fra
le
quattro
e
le
cinque
del
pomeriggio
.
E
nessuna
cosa
più
che
una
pelliccia
di
lontra
,
in
tempo
piovoso
,
suscita
nei
riguardanti
il
desiderio
dell
'
intimità
dell
'
amore
.
StampaQuotidiana ,
Con
un
discorso
preciso
e
fermo
,
tenuto
nella
sede
della
sezione
nazionalista
di
Milano
,
e
che
i
nostri
lettori
conoscono
,
l
'
on
.
Stefano
Benni
anticipava
qualche
giorno
fa
il
manifesto
che
oggi
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
,
di
cui
egli
è
autorevole
partecipante
rivolge
al
paese
.
Non
è
senza
significato
che
nazionalisti
abbiano
sollecitato
da
un
tecnico
che
vede
chiaro
in
politica
,
come
l
'
on
.
Benni
,
una
illustrazione
del
problema
centrale
dello
Stato
;
e
che
,
parlando
a
nazionalisti
,
il
deputato
dell
'
Alleanza
economica
parlamentare
sia
stato
tratto
,
dopo
una
inesorabile
disamina
del
deficit
statale
e
particolarmente
di
quello
ferroviario
,
ad
una
decisa
conclusione
politica
,
appunto
quella
che
i
nazionalisti
hanno
da
più
di
un
anno
affermata
,
l
'
opposizione
al
collaborazionismo
socialista
.
Non
è
senza
significato
,
perché
è
propria
del
nazionalismo
la
valorizzazione
antidemagogica
dei
fattori
della
produzione
del
presente
sistema
economico
,
posta
già
al
principio
della
nostra
più
che
decennale
propaganda
;
e
perché
non
può
trarsi
da
un
esame
,
come
quello
compiuto
dall
'
on
.
Benni
,
altra
conclusione
politicamente
onesta
e
leale
,
che
quella
da
noi
patrocinata
.
Infatti
il
deficit
più
preoccupante
è
appunto
quello
che
deriva
dal
socialismo
di
Stato
,
che
i
partiti
al
potere
hanno
per
un
ventennio
adottato
,
scontando
anticipatamente
,
a
danno
del
paese
,
quella
collaborazione
che
oggi
si
vorrebbe
soltanto
per
ragioni
di
polizia
.
Il
collaborazionismo
socialista
è
però
non
solo
in
contraddizione
repugnante
col
rivoluzionarismo
di
ieri
;
non
solo
in
ritardo
per
la
stessa
decomposizione
del
partito
e
della
Confederazione
del
Lavoro
;
ma
anche
e
soprattutto
in
contrasto
aperto
con
l
'
esperienza
disastrosa
accumulata
in
questi
anni
di
politica
socialista
per
procura
.
Se
si
parlasse
seriamente
di
collaborazionismo
e
cioè
di
un
programma
collaborazionista
,
e
non
del
piacere
di
vedere
Treves
e
Modigliani
sottomessi
a
fare
i
ministri
della
Monarchia
(
bel
guadagno
!
)
,
o
di
acquistare
note
capacità
e
illibatezze
come
Dugoni
e
Vacirca
,
o
di
creare
una
più
numerosa
compagnia
di
ventura
all
'
on
.
Nitti
,
o
di
soddisfare
la
demagogia
popolare
degli
onorevoli
Mauri
e
Miglioli
;
se
si
parlasse
della
politica
da
fare
con
i
socialisti
,
si
vedrebbe
che
questa
è
stata
già
fatta
e
con
pessimi
risultati
.
Non
esiste
però
alcun
margine
per
quel
collaborazionismo
riformistico
,
col
quale
i
socialisti
dovrebbero
giustificare
la
loro
partecipazione
al
potere
.
E
l
'
on
.
Labriola
ne
ha
fatta
anch
'
egli
in
questi
ultimi
tempi
,
ampia
dimostrazione
.
Esiste
invece
una
necessità
urgente
,
dominante
,
quella
di
obbedire
all
'
esperienza
ormai
chiara
,
e
opporsi
non
solo
alla
continuazione
del
socialismo
di
Stato
,
ma
restituire
lo
Stato
alle
sue
funzioni
essenziali
,
che
non
adempie
,
liberandolo
dai
deficit
che
lo
opprimono
,
come
vuole
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
.
E
questa
necessità
,
come
ha
riconosciuto
l
'
on
.
Benni
nel
suo
discorso
di
Milano
,
è
nettamente
anticollaborazionistica
.
Il
problema
centrale
oggi
è
economico
-
finanziario
.
Esso
è
cioè
antiriformistico
,
antiparlamentaristico
,
e
però
anticollaborazionistico
.
Non
si
può
continuare
nell
'
inganno
demagogico
delle
«
audaci
riforme
»
,
cui
troppi
partiti
partecipano
;
non
si
può
indulgere
alle
combinazioni
parlamentari
per
fare
e
disfare
gabinetti
;
quando
non
si
riesce
nemmeno
a
cristallizzare
il
deficit
,
perché
si
continua
appunto
in
quella
politica
che
ha
provocato
e
alimentato
il
deficit
finanziario
e
determinata
la
paralisi
economica
.
Riconoscere
come
problema
centrale
quello
indicato
dall
'
Alleanza
economica
parlamentare
e
rifiutare
il
collaborazionismo
è
un
atto
solo
di
indispensabile
lealtà
politica
.
Non
nuovo
per
noi
,
anzi
definito
fin
dal
nostro
primo
definirci
nell
'
anteguerra
,
quando
ci
schierammo
risolutamente
contro
il
socialismo
di
Stato
,
di
cui
profetammo
i
danni
.
E
così
ancora
una
volta
tutta
la
falsa
,
calunniosa
propaganda
rivolta
contro
il
nazionalismo
,
accusato
di
reazione
,
di
cecità
conservatrice
verso
la
luce
del
riformismo
audace
,
di
grettezza
incomprensiva
dei
«
tempi
nuovi
»
,
è
dimostrata
essere
quello
che
è
sempre
stata
:
frutto
di
ignoranza
bestiale
e
di
fatua
chiacchiera
demagogica
.
Noi
avevamo
veduto
tempestivamente
,
nella
sua
unità
politico
-
economica
,
il
problema
centrale
,
che
oggi
è
confessato
nelle
stesse
miserie
del
collaborazionismo
,
denunziato
da
un
gruppo
di
deputati
di
varie
parti
della
Camera
,
perché
affiora
,
fra
le
illusioni
demagogiche
,
in
una
tragica
evidenza
di
cifre
.
StampaQuotidiana ,
Questa
volta
vi
risparmio
il
piagnisteo
su
la
perversità
del
tempo
,
il
morceau
di
colorito
sulla
città
grigia
ed
anche
le
visioni
splendenti
di
tra
la
pioggia
lacrimevole
.
Certo
il
giorno
della
natività
di
Gesù
Cristo
è
stato
un
orribile
giorno
.
Ma
,
in
compenso
,
quanti
alberi
di
Natale
,
grandi
e
piccoli
,
freschi
e
finti
,
hanno
allietato
di
più
o
meno
preziose
fioriture
l
'
interno
tiepido
delle
case
romane
!
Non
io
penetrerò
nei
penetrali
domestici
,
né
farò
la
enumerazione
dei
fiori
di
carta
e
di
lana
,
né
dirò
la
santa
gioia
delle
famiglie
raccolte
e
le
impertinenze
rumorose
dei
bimbi
in
cospetto
delle
bambinaie
biondicce
e
pallìdule
,
né
descriverò
le
bonbonnières
legate
da
nastrini
tricolori
,
i
gemelli
d
'
osso
bianco
ornati
di
cifre
,
i
vasi
di
legno
dipinti
pseudo
-
cinesi
,
i
libri
da
messa
violetti
con
borchie
di
piombo
argentato
,
le
cornici
di
velluto
rosso
con
ricami
di
seta
verde
e
gialla
,
le
scatole
composte
di
conchigliette
iridescenti
e
di
specchiettini
tremolanti
,
le
mensolette
di
ceramica
fatta
in
casa
,
le
papaline
di
color
solferino
fiorite
d
'
oro
,
i
cuscinetti
di
margheritine
per
gli
spilli
e
per
li
aghi
,
i
servizi
di
vetro
turchini
per
la
toilette
,
i
calendari
d
'
oleografia
,
le
capannelle
svizzere
contenenti
un
minuscolo
nécessaire
per
lavori
femminili
,
le
palle
di
cristallo
contenenti
paesaggetti
e
figurine
con
effetto
neve
,
ecc
.
Io
mi
limiterò
,
per
misericordia
delle
lettrici
,
all
'
albero
regio
.
Il
quale
anche
quest
'
anno
è
stato
veramente
magnifico
e
munifico
.
Intorno
al
fusto
si
agitavano
nella
aspettazione
circa
quaranta
bambini
di
sangue
nobile
.
In
verità
,
io
non
li
ho
veduti
;
ma
mi
immagino
che
si
agitassero
e
che
naturalmente
,
con
le
loro
teste
bionde
o
brune
,
e
con
i
loro
occhi
castanei
o
grigi
o
celestiali
e
con
le
loro
bocche
vermiglie
o
rosse
,
formassero
la
grande
aiuola
vivente
che
sanno
tutti
i
giovani
cronachisti
italiani
.
Donna
Claribel
,
la
dolce
signora
del
libro
di
pelle
d
'
onagro
,
mi
dà
qualche
nome
.
C
'
era
l
'
infanzia
di
casa
Gianotti
,
l
'
infanzia
di
casa
Villamarina
e
via
via
,
l
'
infanzia
delle
case
Massimo
,
Calabrini
,
Della
Somaglia
,
Brancaccio
,
D
'
Oncieux
,
Francesetti
,
Santafiora
,
Sonnino
,
Vicovaro
,
Sforza
-
Cesarini
,
Teano
,
Incisa
.
M
'
immagino
tutta
la
cerimonia
dell
'
estrazione
dei
doni
:
mi
immagino
le
pecore
lanose
,
le
pendole
figurate
,
le
bambole
parlanti
,
e
m
'
immagino
la
Regina
fulgida
e
bionda
nella
cupa
luce
del
velluto
granato
,
sorridente
tra
i
parvulos
felici
o
mal
contenti
.
Oltre
il
velluto
regale
,
splendevano
i
velluti
varii
e
ricchissimi
della
baronessa
Sonnino
,
della
contessa
Della
Somaglia
,
della
contessa
di
Santafiora
,
di
Donna
Claribel
.
Donna
Claribel
ebbe
in
dono
una
specie
di
diadema
di
perle
e
brillanti
con
predominio
di
perle
.
La
duchessa
Sforza
-
Cesarini
ebbe
in
dono
una
spilla
armonizzata
di
soavi
zaffiri
e
di
brillanti
luminosissimi
.
La
duchessa
Massimo
ebbe
anche
zaffiri
e
brillanti
foggiati
in
forma
di
mosche
.
Brillanti
e
rubini
ebbe
la
marchesa
Calabrini
.
E
la
contessa
di
Santafiora
,
la
contessa
che
io
più
(
dopo
Donna
Claribel
)
adoro
,
ebbe
una
mezzaluna
fiammeggiante
,
segno
di
deità
.
Poi
gli
altri
doni
sono
innumerevoli
.
Li
accennerò
semplicemente
.
Il
Re
donò
alla
Regina
una
rondine
preziosa
,
e
la
Regina
al
Re
un
calamaio
cesellato
dal
Castellani
.
Il
Duca
d
'
Aosta
ebbe
dal
fratello
due
fucili
da
caccia
mirabili
per
eleganza
esteriore
e
per
precisione
meccanica
.
Il
Duca
di
Genova
ebbe
due
vasi
di
Sèvres
.
Quindi
:
La
duchessa
Sforza
-
Cesarini
un
mobile
giapponese
,
un
mobile
di
un
certo
legno
castaneo
,
venato
,
incrostato
di
madreperla
,
di
metallo
,
di
corallo
,
di
avorio
dipinto
,
con
fiori
,
con
uccelli
,
con
figure
umane
.
Il
marchese
di
Villamarina
un
candelabro
d
'
argento
di
quell
'
elegantissimo
artefice
che
è
il
Castellani
.
La
contessa
Visone
un
braccialetto
di
smeraldi
.
La
marchesa
Incisa
un
gran
servizio
di
porcellana
fina
,
per
the
o
per
caffè
.
Le
dame
di
Corte
(
nominate
sopra
talune
)
,
la
contessa
Lovatelli
,
la
contessa
Marcello
,
la
principessa
di
Ottajano
,
la
principessa
di
Venosa
,
ebbero
oggetti
di
oreficeria
bellissimi
.
Ed
oggetti
di
oreficeria
e
di
pierreries
ebbero
anche
la
contessa
Visone
,
la
contessa
Brambilla
,
la
signora
Rattazzi
.
I
signori
uomini
ebbero
per
lo
più
oggetti
di
mobilia
:
vasi
di
Satzuma
,
servizi
giapponesi
per
lunch
o
per
the
,
nécessaires
per
viaggio
,
bronzi
artistici
,
specchiere
,
candelabri
,
cofani
,
ecc
.
Il
duca
Gustavo
,
marito
di
Donna
Claribel
,
ebbe
due
immensi
vasi
di
metallo
bianco
,
giapponesi
,
due
vasi
barbarici
tutti
rilevati
di
mostri
orrendi
.
La
sera
il
Re
partì
per
San
Rossore
,
dove
si
tratterrà
tutto
il
mese
a
far
strage
di
selvaggina
grossa
nelle
selve
.
Così
il
Natale
è
passato
e
col
Natale
è
passato
il
tempo
cattivo
.
Ieri
la
giornata
fu
trionfale
.
Oggi
il
sole
ha
una
dolcezza
inebriante
.
Voi
,
o
dame
,
il
canto
del
Cigno
all
'
Apollo
chiama
.
Tutti
i
regali
regali
risplenderanno
alla
luce
del
gas
,
su
per
le
superbe
chiome
,
su
per
le
più
fresche
braccia
,
su
i
più
floridi
petti
della
cattolicità
apostolica
,
stasera
.
Sarà
il
gran
convegno
della
bellezza
.
L
'
inno
,
domani
.
StampaQuotidiana ,
Che
cosa
si
vuole
?
C
'
è
ancora
un
barlume
di
coscienza
politica
,
nazionale
,
nei
crisaioli
di
sinistra
,
soprattutto
democratici
e
popolari
?
Dobbiamo
credere
di
no
;
ma
dobbiamo
anche
parlar
chiaro
a
costoro
,
se
questa
è
ora
di
responsabilità
.
Dobbiamo
credere
di
no
,
perché
quando
sabato
il
deputato
nazionalista
Suvich
pronunciava
il
primo
discorso
consapevole
,
animoso
,
sul
problema
centrale
di
oggi
:
quello
economico
-
finanziario
;
e
sui
banchi
di
sinistra
e
di
estrema
si
parlottava
e
si
congiurava
per
tentare
un
ridicolo
colpo
da
convenzione
sugli
infortuni
patiti
dalle
suppellettili
dell
'
on
.
Miglioli
;
l
'
on
.
Turati
,
che
pur
dovrebbe
almeno
rispettare
in
se
stesso
la
qualità
di
vecchio
parlamentare
,
si
restituì
invece
alla
funzione
di
scimpanzè
socialista
,
borbottando
nella
barba
,
rivolto
al
deputato
Suvich
:
Quel
signore
ci
disturba
.
Ebbene
sembra
che
non
soltanto
l
'
on
.
Turati
e
i
suoi
sozii
collaborazionisti
siano
ridotti
a
questo
abbrutimento
di
speculazione
parlamentare
,
esemplarmente
rappresentato
da
Menè
Modigliani
.
No
.
Partecipano
ad
esso
troppi
altri
.
E
troppi
altri
«
sinistri
»
,
con
lo
scudo
crociato
e
senza
,
sotto
la
gragnuola
dei
colpi
che
la
socialdemocrazia
riceve
,
in
Italia
e
fuori
,
ripetono
ad
ogni
ammonimento
di
politica
estera
,
di
politica
finanziaria
,
di
politica
interna
:
Quel
signore
ci
disturba
.
E
«
quel
signore
»
è
la
storia
,
è
l
'
esperienza
,
è
la
reazione
delle
leggi
immutabili
della
vita
contro
l
'
intollerabile
demagogia
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
America
,
che
ha
liquidato
il
vilsonismo
in
un
regime
di
casa
di
salute
e
ha
rifiutato
ogni
accostamento
con
la
Russia
bolscevica
,
perché
bolscevica
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
Europa
,
che
liquida
nelle
relazioni
internazionali
e
nell
'
assetto
di
ciascun
paese
tutte
le
falsità
rivoluzionarie
e
si
irrigidisce
in
una
difesa
nazionale
e
imperiale
.
«
Quel
signore
»
è
la
stessa
Russia
,
che
,
soppresso
di
fatto
il
comunismo
,
si
vale
dell
'
etichetta
del
regime
per
tentare
una
politica
aggressiva
al
capitalismo
europeo
e
mondiale
,
irridendo
a
tutte
le
formule
della
socialdemocrazia
internazionale
,
scodinzolante
fino
a
ieri
intorno
al
bolscevismo
di
Mosca
e
a
quello
importato
in
casa
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
Italia
che
ha
difesa
la
vittoria
dall
'
assalto
più
pericoloso
,
da
quello
del
nemico
interno
;
è
la
Nazione
che
si
è
restituita
alla
coscienza
dello
sforzo
compiuto
con
la
guerra
e
con
la
vittoria
.
«
Quel
signore
»
è
il
fallimento
della
politica
del
socialismo
di
Stato
,
indicato
in
cifre
insopprimibili
.
«
Quel
signore
»
è
il
crollo
di
tutta
l
'
impostura
socialista
del
dopo
guerra
,
che
si
frantuma
nella
fine
del
monopolio
proletario
,
nel
mostruoso
ridicolo
delle
amministrazioni
comunali
e
provinciali
sboccanti
nel
fallimento
e
nella
latitanza
degli
amministratori
,
in
episodi
quotidiani
di
esosità
sopraffattrici
o
vigliacche
.
Tutto
questo
,
che
è
la
confessione
quotidiana
della
demagogia
socialdemocratica
,
tutto
questo
disturba
.
Il
mondo
va
a
destra
.
L
'
Italia
,
che
ha
pagato
a
caro
prezzo
,
dilapidando
la
vittoria
,
il
donchisciottismo
socialdemocratico
e
l
'
esperimento
bolscevico
;
che
ha
sofferto
in
beni
morali
e
materiali
;
l
'
Italia
vuoi
fermarsi
su
questa
china
sinistra
.
E
il
paese
punta
i
piedi
per
non
inabissarsi
.
Ebbene
tutto
ciò
disturba
.
Disturba
,
perché
bisogna
sopprimere
la
storia
,
l
'
esperienza
,
la
volontà
,
con
la
congiura
parlamentare
,
soltanto
parlamentare
.
Perché
proprio
oggi
che
la
politica
socialista
o
voluta
dai
socialisti
è
in
bancarotta
fraudolenta
,
proprio
oggi
che
i
socialisti
stessi
sono
costretti
a
ridursi
in
Montecitorio
,
perché
dietro
di
loro
hanno
il
partito
in
brandelli
e
le
organizzazioni
in
sfacelo
;
proprio
oggi
la
speculazione
della
borsa
di
Montecitorio
vuol
portare
alla
quotazione
,
col
collaborazionismo
,
questi
titoli
screditati
.
La
speculazione
non
soltanto
socialista
,
ma
la
speculazione
di
tutti
i
sinistri
.
E
allora
noi
domandiamo
ai
crisaioli
democratici
e
popolari
se
essi
hanno
coscienza
della
violenza
,
che
si
vuol
tentare
,
di
questa
massima
delle
violenze
che
si
vuoi
tentare
della
Camera
sul
paese
.
Noi
domandiamo
a
costoro
,
che
sopprimono
differenze
di
programmi
e
di
indirizzi
;
che
osano
,
alcuni
,
parlare
anche
a
nome
della
coscienza
cattolica
italiana
;
che
ignorano
tutte
le
necessità
italiane
di
restaurazione
internazionale
e
nazionale
,
mettendo
innanzi
propositi
di
falsa
pacificazione
;
se
essi
non
sentono
essere
questa
,
che
essi
vogliono
,
la
massima
provocazione
.
Contro
cui
si
rivolta
la
vera
sofferenza
,
la
vera
sensibilità
,
la
vera
intelligenza
della
Nazione
.
Noi
domandiamo
se
coloro
,
che
di
fronte
alla
tirannia
rossa
tacevano
e
curvavano
vilissimamente
la
schiena
perché
i
colpi
cadessero
con
minor
forza
,
e
che
oggi
,
di
fronte
alla
riscossa
nazionale
,
fingono
tanto
orrore
di
guerra
civile
,
solo
perché
,
al
tempo
della
sopraffazione
bolscevica
,
di
guerra
civile
non
parlavano
,
avendo
rinunziato
alla
lotta
,
avendo
consegnato
lo
Stato
e
mostrandosi
disposti
a
consegnare
anche
la
Monarchia
;
noi
domandiamo
se
coloro
che
così
parlano
,
sanno
,
nella
loro
smania
di
crisi
che
nasconde
poi
,
con
lo
scudo
crociato
o
senza
,
tante
piccole
ambizioni
personali
di
promozioni
a
ministri
e
sottosegretari
;
sanno
che
cosa
può
essere
domani
questa
crisi
di
provocazione
e
di
violenza
,
di
vera
sfida
alle
forze
giovani
e
sane
della
Nazione
.
E
domandiamo
se
proprio
debbano
andare
direttamente
o
per
procura
al
potere
,
coloro
che
una
volta
si
vantavano
capi
di
masse
,
e
ora
sono
rifugiati
a
Montecitorio
,
come
in
un
asilo
,
dopo
aver
disertato
il
loro
posto
di
lotta
e
di
responsabilità
.
I
democratici
,
che
non
hanno
ancora
smarrita
del
tutto
la
coscienza
nazionale
nel
servilismo
socialista
;
i
popolari
che
non
hanno
soffocato
in
una
torbida
demagogia
il
senso
di
responsabilità
,
e
in
un
abbrutimento
di
contingenza
parlamentare
il
senso
di
una
continuità
di
vita
superiore
,
guardino
ancora
a
questa
realtà
.
Non
facciano
questione
di
ministero
,
come
non
facciamo
noi
.
Guardino
ad
altro
.
Perché
la
crisi
nazionale
,
che
è
nella
sua
fase
di
chiarificazione
e
di
assestamento
,
potrebbe
diventare
guerra
civile
,
solo
se
si
tentasse
di
sopraffarlo
con
una
crisi
parlamentare
,
di
cui
del
resto
gli
stessi
fautori
,
pronti
alla
miserabile
congiura
quotidiana
,
e
alla
gherminella
di
fine
di
seduta
,
non
posseggono
affatto
il
controllo
,
privi
come
sono
di
effettivi
propositi
comuni
e
della
scelta
di
un
capo
,
che
sia
,
non
che
capo
di
governo
,
almeno
capo
della
loro
masnada
.
StampaQuotidiana ,
L
'
anormalità
permanente
della
situazione
parlamentare
,
dovuta
a
cause
non
attuali
,
ma
remote
che
si
riferiscono
alla
composizione
originaria
della
Camera
stessa
,
si
è
acutizzata
in
seguito
alle
scenate
di
sabato
scorso
.
Così
che
voci
di
crisi
sono
già
cominciate
a
circolare
e
,
insieme
con
le
voci
di
crisi
,
anche
i
nomi
dei
preconizzati
successori
.
Sono
i
soliti
nomi
di
eminenti
parlamentari
,
che
riscuotono
le
simpatie
di
tutti
i
partiti
e
che
ciascun
partito
vorrebbe
monopolizzare
per
proprio
conto
;
ragion
per
cui
,
alla
stretta
dei
conti
,
devono
cedere
il
posto
a
personalità
di
statura
minore
.
Ma
quale
che
sia
la
sorte
imminente
del
gabinetto
attuale
,
e
quali
che
siano
gli
uomini
che
eventualmente
potrebbero
essere
chiamati
a
comporre
il
nuovo
gabinetto
,
noi
contestiamo
recisamente
,
che
l
'
attuale
situazione
politica
possa
essere
superata
mediante
una
nuova
combinazione
ministeriale
e
che
,
attraverso
una
crisi
ministeriale
,
si
possa
sboccare
ad
una
situazione
radicalmente
diversa
dalla
presente
.
La
situazione
nuova
,
auspicata
non
soltanto
dai
socialisti
ma
anche
da
molti
popolari
e
dagli
elementi
più
torbidi
dell
'
assemblea
,
dovrebbe
essere
caratterizzata
dall
'
esclusione
dei
ministri
di
Destra
dal
governo
,
e
dal
passaggio
della
stessa
Destra
all
'
opposizione
.
Ma
il
passaggio
della
Destra
all
'
opposizione
vorrebbe
dire
la
guerra
civile
nel
Paese
.
Un
ministero
contro
la
Destra
sarebbe
necessariamente
un
ministero
di
violenza
.
La
coscienza
pubblica
non
giudicherebbe
diversamente
e
gli
stessi
socialisti
non
concepiscono
diversamente
un
governo
diretto
a
combattere
con
tutte
le
armi
la
volontà
manifesta
del
Paese
,
che
si
va
orientando
verso
destra
.
L
'
on
.
Canepa
lo
ha
detto
assai
efficacemente
:
si
vuole
un
governo
che
,
con
gli
stati
d
'
assedio
e
i
tribunali
militari
,
riduca
al
dovere
i
partiti
nazionali
,
un
governo
modello
1898
.
L
'
on
.
Canepa
ha
perfettamente
ragione
;
un
governo
senza
la
Destra
e
contro
la
Destra
non
potrebbe
essere
un
governo
di
tipo
diverso
.
Ora
quale
delle
personalità
parlamentari
,
di
cui
si
fanno
i
nomi
,
sarebbe
disposto
a
assumersi
la
responsabilità
di
formare
un
governo
di
questo
genere
?
Giolitti
,
De
Nicola
,
Orlando
?
Non
li
vediamo
.
Ci
sarebbe
soltanto
l
'
on
.
Nitti
,
ma
Nitti
presenta
in
confronto
degli
altri
nomi
l
'
inconveniente
di
non
salvare
neppure
le
apparenze
,
di
non
potere
neppure
dissimulare
il
proposito
liberticida
del
nuovo
Governo
antinazionale
.
Il
suo
stesso
nome
è
un
programma
di
guerra
civile
.
E
allora
?
Allora
è
evidente
che
nessuna
combinazione
nuova
è
possibile
,
che
sia
capace
di
realizzare
il
programma
che
sta
a
cuore
agli
elementi
antinazionali
.
Qualunque
altro
governo
non
può
che
avere
il
programma
del
presente
ministero
:
il
programma
cioè
di
tenere
ferma
l
'
autorità
dello
Stato
contro
le
esorbitanze
di
tutti
i
partiti
,
senza
ricorrere
a
provvedimenti
straordinari
ed
anticostituzionali
,
e
di
giungere
a
ristabilire
l
'
ordine
,
attraverso
la
pacificazione
degli
animi
,
non
attraverso
la
guerra
civile
.
StampaQuotidiana ,
A
poco
più
di
tre
chilometri
da
Caltanissetta
si
trova
un
gruppo
importante
di
zolfare
,
la
maggior
parte
delle
quali
appartengono
al
deputato
Testasecca
,
creato
conte
per
la
cospicua
donazione
che
fece
ai
poveri
in
occasione
delle
nozze
d
'
argento
dei
sovrani
.
I
nonni
del
neo
conte
erano
dei
poveri
borghesucci
quando
verso
il
1830
comperarono
per
pochi
soldi
alcune
colline
di
quei
dintorni
.
Erano
colline
superficialmente
molto
povere
,
ma
che
nel
loro
seno
racchiudevano
tesori
.
E
infatti
appena
se
ne
accorsero
e
cominciarono
a
sfruttarle
,
i
genitori
dell
'
onorevole
Testasecca
diventarono
in
pochi
anni
arcimilionari
.
Le
zolfare
del
conte
deputato
sono
oggi
coltivate
con
sistemi
abbastanza
razionali
(
macchine
,
vagoncini
e
ascensori
)
,
ma
vicino
ad
esse
se
ne
trovano
altre
dove
vigono
ancora
gli
antichi
sistemi
e
nelle
quali
la
creatura
umana
è
ridotta
peggio
di
una
bestia
da
soma
.
Non
faccio
che
trascrivere
le
note
prese
col
lapis
durante
un
'
escursione
che
feci
la
mattina
del
24
ottobre
.
Ore
sette
ant
.
Uscendo
dalla
città
,
i
due
amici
che
gentilmente
mi
accompagnavano
,
l
'
avv
.
Angelo
Giarrizzo
e
lo
studente
di
medicina
Paolo
Trobia
,
mi
mostrano
lungo
la
via
di
Sant
'
Anna
alcune
caverne
scavate
nel
tufo
e
nelle
quali
fino
a
poco
tempo
fa
abitarono
molte
famiglie
di
zolfatai
.
Alcune
vi
abitano
ancora
.
Il
Municipio
fece
sgombrare
le
altre
non
già
per
igiene
e
per
filantropia
,
ma
perché
queste
tane
da
trogloditi
minacciavano
di
rovinare
e
in
caso
di
disastro
il
Municipio
stesso
temeva
di
essere
chiamato
responsabile
e
di
dover
pagare
i
danni
.
Ore
otto
.
Siamo
arrivati
in
un
vallone
pieno
di
monticelli
che
paiono
fatti
da
talpe
gigantesche
.
Sono
ingressi
di
zolfare
e
calcheroni
,
ossia
mucchi
di
minerale
greggio
preparato
per
accenderlo
e
cavarne
lo
zolfo
col
sistema
primitivo
.
Ci
avviciniamo
ad
un
calcherone
in
formazione
.
Otto
uomini
raccolgono
con
le
pale
il
minerale
greggio
di
un
mucchio
e
ne
riempiono
delle
ceste
che
vengono
da
una
quindicina
di
ragazzi
portate
nella
buca
del
calcherone
.
È
un
lavoro
che
potrebbe
esser
fatto
benissimo
con
vagoncini
.
Si
adoperano
i
carusi
perché
si
spende
meno
.
L
'
età
di
questi
ragazzi
varia
dai
10
ai
18
anni
.
Alcuni
di
essi
,
imberbi
,
magri
,
patiti
,
sembrano
molto
più
giovani
di
quello
che
sono
.
Guadagnano
dai
quindici
ai
trenta
soldi
al
giorno
,
secondo
la
quantità
del
minerale
che
possono
portare
.
Per
guadagnare
qualche
soldo
di
più
,
corrono
continuamente
dal
mucchio
del
minerale
alla
vasca
del
calcherone
.
Lavorando
esternamente
,
non
sono
del
tutto
nudi
;
indossano
i
pantaloni
.
Una
cosa
che
colpisce
il
visitatore
è
questa
,
che
il
lavoro
meno
pesante
,
cioè
quello
di
riempire
le
ceste
,
è
fatto
dagli
adulti
,
dai
picconieri
,
e
quello
più
faticoso
,
ossia
il
trasporto
delle
ceste
piene
,
è
addossato
esclusivamente
ai
ragazzi
.
A
breve
distanza
si
vedono
gli
ingressi
della
zolfara
Gessolungo
,
dove
circa
dieci
anni
or
sono
accadde
una
catastrofe
che
uccise
cinquantotto
persone
.
I
cadaveri
mutilati
delle
vittime
non
furono
trasportati
neppure
nel
camposanto
di
Caltanissetta
;
s
'
improvvisò
qui
vicino
un
cimitero
dove
vennero
sepolti
in
una
fossa
comune
.
Ore
otto
e
mezza
.
Ci
avviciniamo
ai
due
ingressi
della
zolfara
Cinnirella
,
dove
lavorano
attualmente
circa
cento
persone
,
col
vecchio
sistema
del
trasporto
a
spalla
.
Da
una
delle
due
bocche
di
pozzo
si
entra
nella
miniera
e
dall
'
altra
si
esce
:
è
già
un
progresso
in
confronto
di
altre
zolfare
dove
si
entra
e
si
esce
dallo
stesso
buco
.
Ci
siamo
appena
accostati
all
'
ingresso
del
pozzo
di
uscita
,
che
ne
vediamo
uscire
uno
dopo
l
'
altro
tre
carusi
gobbi
.
Seguono
altri
disgraziati
per
lo
più
adulti
,
curvi
sotto
il
peso
del
sacco
di
minerale
che
portano
in
ispalla
.
Sono
tutti
ansanti
e
grondanti
di
sudore
.
Alcuni
non
hanno
altro
indumento
che
una
pezzuola
davanti
;
altri
portano
i
soli
pantaloni
;
altri
cosa
stranissima
il
solo
gilé
.
La
maggior
parte
sono
deformati
dalla
immane
fatica
.
Un
ragazzo
di
sedici
anni
un
vero
nano
per
la
deficiente
statura
non
dimostra
più
di
dieci
anni
e
ci
dice
che
ha
cominciato
a
fare
il
caruso
a
otto
anni
.
Un
altro
ci
racconta
che
ha
cominciato
a
sette
.
Ora
non
li
prendono
se
non
hanno
almeno
nove
anni
,
ma
ciò
succede
qui
nelle
zolfare
vicinissime
al
capoluogo
di
provincia
e
sorvegliate
dalla
direzione
degli
ingegneri
:
nell
'
interno
si
continua
come
in
passato
,
nel
modo
che
potei
constatare
nella
zolfara
Virdilio
.
Quanto
guadagnate
voi
?
chiesi
a
un
caruso
trentenne
,
il
quale
mostra
di
avere
cinquant
'
anni
.
Una
lira
al
giorno
mi
rispose
ma
io
sono
dei
discreti
,
dei
bravi
:
altri
miei
compagni
più
giovani
non
riescono
a
guadagnare
più
di
dodici
soldi
al
giorno
;
i
più
forti
e
resistenti
giungono
a
guadagnarne
trenta
,
il
massimo
.
E
quanti
viaggi
fate
al
giorno
?
Siccome
la
miniera
è
molto
profonda
,
non
possiamo
fare
più
di
dieci
o
dodici
viaggi
al
giorno
,
percorrendo
ogni
volta
trecentocinquanta
metri
di
scale
,
senza
contare
le
gallerie
.
Ore
otto
e
tre
quarti
.
Chiesto
il
permesso
ad
uno
dei
proprietari
e
ottenuto
un
caruso
per
guida
,
che
ci
precede
portando
una
lampadina
a
olio
,
entriamo
nella
zolfara
.
Questa
lampade
,
che
generalmente
i
carusi
s
'
attaccano
al
berretto
con
un
filo
di
ferro
,
sono
piccoli
orciuoli
scoperti
,
di
terracotta
,
con
un
becco
da
cui
passa
il
lucignolo
;
per
la
forma
ricordano
le
lampade
etrusche
.
Costano
2
centesimi
l
'
una
,
ma
sono
difficili
da
portare
,
si
rompono
facilmente
e
lasciano
versar
l
'
olio
,
di
cui
non
contengono
che
una
piccola
quantità
,
cosicché
è
necessario
riempirle
ogni
ora
.
Scendiamo
per
una
scala
scavata
nel
masso
.
La
volta
,
di
gesso
,
di
minerale
o
di
tufo
,
ora
ci
permette
di
stare
ritti
e
ora
ci
costringe
a
curvarci
.
I
gradini
,
che
qui
chiamano
scaloni
,
quando
l
'
inclinazione
dello
scavo
non
eccede
i
40°
,
occupano
tutta
la
larghezza
della
scala
:
sono
detti
allora
scaloni
sani
,
hanno
un
'
alzata
da
20
a
25
centimetri
ed
una
pedata
presso
a
poco
eguale
.
Quando
l
'
inclinazione
supera
i
40°
,
la
larghezza
della
scala
è
divisa
e
si
trovano
i
cosiddetti
scaloni
rotti
o
a
maschio
e
femmina
:
sopra
ogni
metà
della
scala
è
tracciata
una
gradinata
,
per
modo
che
i
riposi
o
pedate
d
'
una
metà
corrispondono
a
metà
delle
alzate
dell
'
altra
.
Si
rende
così
possibile
l
'
ascesa
e
discesa
,
che
altrimenti
riuscirebbe
difficilissima
per
la
soverchia
alzata
dei
gradini
.
Molti
gradini
sono
rotti
e
tutti
appaiono
lustri
per
il
continuo
strofinamento
dei
piedi
scalzi
dei
carusi
.
Anche
sulla
volta
,
specialmente
quando
è
di
gesso
,
si
vedono
delle
striscie
lucide
prodotte
dalle
mani
dei
carusi
che
s
'
appoggiano
.
Ma
dopo
un
centinaio
di
metri
di
discesa
avremo
fatto
più
di
quattrocento
gradini
non
trovammo
più
né
scaloni
sani
né
scaloni
rotti
:
il
buco
procedeva
a
zig
-
zag
e
invece
che
sulle
scale
si
camminava
sui
detriti
del
minerale
.
Ogni
tanto
dovevamo
scostarci
per
lasciar
passare
file
di
carusi
scarichi
che
correndo
scendevano
a
prendere
nuovi
carichi
.
Per
lo
più
nudi
,
con
un
semplice
grembialino
davanti
,
malamente
illuminati
dalle
lampadine
,
con
le
loro
faccie
sfigurate
e
con
la
pelle
bruna
,
più
che
europei
sembravano
isolani
dell
'
Oceania
.
In
certi
punti
le
pareti
delle
volte
nelle
scale
e
nelle
gallerie
sono
puntellate
con
tavole
e
travi
,
alcune
delle
quali
piegano
sotto
il
peso
e
minacciano
di
spezzarsi
.
Ai
lati
vediamo
qua
e
là
delle
gallerie
chiuse
con
un
cancello
di
legno
,
perché
o
sfruttate
o
trovate
pericolose
.
Perché
non
sono
state
riempite
come
l
'
esperienza
di
tante
catastrofi
ha
insegnato
?
Ore
nove
.
Al
punto
detto
«
piè
della
scala
»
troviamo
una
galleria
circolare
somigliante
ad
un
'
ampia
grotta
.
Un
picconiere
dal
torso
nudo
tutto
scintillante
di
sudore
,
batte
il
suo
piccone
contro
il
minerale
di
colore
oscuro
dalle
larghe
vene
gialle
di
zolfo
.
Quattro
o
cinque
carusi
raccolgono
i
pezzi
del
minerale
e
ne
riempiono
i
loro
sacchi
.
All
'
incerta
e
tremolante
luce
delle
lampadine
,
la
grotta
,
dalla
volta
a
striscie
gialle
,
rossiccie
e
scure
,
è
d
'
un
orrido
pittoresco
:
meriterebbe
di
essere
ritratta
da
un
Salvatore
Rosa
.
Avviene
non
di
rado
che
i
picconieri
trovano
delle
grotte
naturali
dalle
volte
ricoperte
di
stalattiti
,
di
cristallizzazioni
stupende
.
Ne
fu
scoperta
recentemente
una
a
Lercara
Friddi
,
ma
in
pochi
giorni
tutti
i
bellissimi
e
risplendenti
ornamenti
naturali
furono
vandalicamente
portati
via
.
A
stento
io
ne
potei
trovare
un
campione
.
Il
caldo
è
soffocante
,
e
non
possiamo
resistere
che
pochi
minuti
nella
galleria
«
piè
della
scala
»
.
Ore
nove
e
un
quarto
.
Imbocchiamo
un
altro
cunicolo
dalle
pareti
dirupatissime
e
scendiamo
,
tortuosamente
,
curvi
.
Le
volte
basse
sono
sostenute
da
travi
e
puntelli
messi
in
modo
molto
primitivo
.
Grondanti
di
sudore
grossi
goccioloni
ci
cadono
continuamente
dal
viso
e
dalle
mani
e
vanno
a
bagnare
la
polvere
del
minerale
che
ricopre
il
ripido
sentiero
giungiamo
finalmente
verso
le
nove
e
mezzo
alle
gallerie
finali
,
dette
camminanti
,
vastissime
caverne
in
cui
lavorano
vari
picconieri
.
I
colpi
di
piccone
continui
,
incessanti
,
come
se
fossero
dati
da
una
forza
automatica
,
risuonano
cupamente
nella
semioscurità
.
Quelle
macchine
umane
dei
picconieri
fanno
venire
in
mente
il
Canto
dei
minatori
del
Rapisardi
:
Tra
cieche
forre
,
tra
roccie
pendenti
Sul
nostro
capo
entr
'
oscure
caverne
,
Fra
pozzi
cupi
e
neri
anditi
algenti
,
Fra
rei
miasmi
,
fra
tenebre
eterne
,
D
'
ogni
consorzio
,
dal
mondo
noi
scissi
A
nutrir
gli
ozi
d
'
ignoti
signori
,
Noi
picconieri
di
monti
e
d
'
abissi
,
Sepolti
vivi
scaviam
tesori
.
E
scavano
tesori
davvero
.
Anche
questa
zolfara
Cinnirella
,
che
passa
per
una
delle
meno
produttive
,
ha
già
arricchito
parecchi
a
Caltanissetta
.
E
tuttavia
i
proprietari
non
si
sono
indotti
ancora
ad
applicarvi
sistemi
di
trazione
più
razionali
e
umani
.
Ora
è
data
in
affitto
o
a
gabella
.
Ore
nove
e
tre
quarti
.
Dopo
un
po
'
di
riposo
torniamo
indietro
e
cominciamo
la
faticosa
salita
.
È
durissima
per
noi
che
non
portiamo
nulla
sulle
spalle
,
che
siamo
robusti
e
ben
nutriti
.
Come
deve
essere
più
dura
,
malgrado
l
'
abitudine
,
per
gl
'
infelici
carusi
!
Ne
incontriamo
a
ogni
minuto
.
Si
sente
ora
la
loro
respirazione
affannosa
,
e
ora
quel
lamento
che
fa
tanto
pena
.
Qualcheduno
urta
di
tanto
in
tanto
col
suo
carico
contro
la
volta
bassa
.
Qualche
altro
sdrucciola
e
cade
come
Gesù
sotto
la
croce
,
senza
trovare
un
pietoso
Cireneo
!
Altri
,
non
potendone
più
,
gettano
per
un
momento
il
pesante
fardello
e
siedono
ansanti
per
riprendere
un
po
'
di
fiato
.
Alla
svoltata
di
una
galleria
un
caruso
è
lungo
disteso
sui
pezzi
aguzzi
del
minerale
che
a
lui
,
sfinito
dalla
fatica
,
devono
sembrare
un
soffice
materasso
.
Passa
in
quella
un
sorvegliante
e
toccandolo
con
l
'
aguzza
asta
di
ferro
che
gli
serve
da
bastone
,
gli
domanda
:
«
Dormi
?
»
.
Man
mano
che
saliamo
una
corrente
d
'
aria
,
che
a
noi
pare
gelata
,
scende
dall
'
altissima
imboccatura
del
pozzo
.
Anche
coperti
di
lana
,
c
'
è
da
prendere
una
polmonite
.
E
i
carusi
,
grondanti
di
sudore
,
sono
nudi
!
Ore
dieci
e
un
quarto
.
Quando
noi
usciamo
a
rivedere
la
luce
del
sole
venendo
dalle
tenebrose
gallerie
ci
pare
per
qualche
minuto
abbarbagliante
siamo
talmente
stanchi
che
riparandoci
in
una
baracca
ci
gettiamo
a
sedere
,
disfatti
come
cenci
.
I
carusi
invece
,
appena
deposto
il
carico
,
devono
ridiscendere
frettolosamente
e
continuare
così
fino
a
sera
per
guadagnare
la
mercede
che
s
'
è
detto
.
E
quasi
tutti
hanno
anche
una
famiglia
da
mantenere
.
StampaQuotidiana ,
La
cronaca
parlamentare
continua
a
darci
ragione
.
Mentre
si
dovrebbe
cercare
di
chiarire
le
responsabilità
politiche
e
di
rispettare
quello
che
resta
delle
norme
parlamentari
,
i
gruppi
che
hanno
sollecitata
la
crisi
esibiscono
,
nella
loro
smania
,
la
loro
crisi
di
irresponsabilità
.
Incapaci
di
definire
una
volontà
comune
,
anche
e
soprattutto
i
popolari
divisi
da
tendenze
e
da
ambizioni
;
incapaci
di
assumere
una
netta
responsabilità
politica
,
essi
hanno
patrocinato
la
perpetuazione
di
una
procedura
,
già
inaugurata
in
crisi
precedenti
,
già
giudicata
e
condannata
dalla
Corona
,
quando
l
'
on
.
Bonomi
,
dimessosi
per
le
stesse
inqualificabili
e
irresponsabili
manovre
di
gruppi
,
fu
rimandato
dal
Re
alla
Camera
per
affrontare
la
discussione
e
il
voto
.
La
cronaca
di
ieri
è
la
riprova
di
quello
che
abbiamo
scritto
in
questi
giorni
,
non
per
difendere
il
gabinetto
,
ma
per
bollare
la
«
manovra
»
,
tempestivamente
denunziata
dall
'
on
.
Federzoni
,
sabato
sera
sull
'
oramai
repugnante
episodio
Miglioli
.
Non
c
'
è
più
alcun
pudore
.
Si
buttano
via
o
si
calpestano
gli
stessi
«
immortali
»
principii
.
Eccoli
tutti
in
combutta
,
gli
antireazionari
,
coloro
che
hanno
orrore
della
Destra
,
i
fautori
della
libertà
,
socialisti
e
filosocialisti
,
a
predicare
nei
corridoi
il
ritorno
al
'98
arrovesciato
,
agli
stati
d
'
assedio
;
ma
anche
a
patrocinare
il
silenzio
nell
'
aula
,
il
seppellimento
senza
discussione
del
ministero
,
la
livragazione
viscida
,
anche
per
non
ritornare
sull
'
ultima
origine
della
crisi
:
la
«
casa
paterna
»
dell
'
on
.
Miglioli
ridotta
a
casa
di
fitto
!
Eccoli
gli
antireazionarii
,
i
tempinuovisti
a
ripatrocinare
le
crisi
extraparlamentari
,
a
domandare
semplicemente
la
caduta
di
un
ministero
,
per
farne
un
altro
,
senza
dichiarare
il
proprio
programma
.
Perché
il
programma
è
inconfessabile
.
Così
,
mentre
la
collaborazionista
Giustizia
chiama
retoricamente
il
Parlamento
baluardo
della
libertà
,
la
giornata
di
ieri
ha
,
quali
che
potranno
essere
gli
eventi
,
suggellato
per
sempre
la
miseria
della
sconcia
manovra
,
inscenata
da
sabato
,
col
tentativo
di
annullare
la
stessa
superstite
dignità
del
Parlamento
nell
'
impostura
d
'
un
episodio
gettato
nell
'
aula
;
nell
'
intrigo
di
corridoio
sollevato
a
giudizio
politico
,
per
decidere
sulla
vita
di
un
ministero
e
intimargli
le
dimissioni
con
una
procedura
messicana
.
Ma
non
basta
.
Gli
antireazionari
,
i
difensori
della
legge
,
i
tempinuovisti
,
i
pacificatori
non
guardano
pel
sottile
.
E
se
i
comunisti
e
comitati
irresponsabili
di
Alleanze
di
Lavoro
e
squadre
di
arditi
del
popolo
si
gettano
nelle
avventure
dello
sciopero
generale
e
tentano
una
riscossa
per
proprio
conto
e
per
conto
di
stranieri
,
facciano
pure
in
questo
momento
.
Tutto
fa
materia
.
È
tanto
di
guadagnato
per
la
causa
collaborazionistica
,
per
le
intese
del
collaborazionista
Modigliani
,
del
popolare
Mauri
,
del
riformista
Celli
,
del
nittiano
Falcioni
e
di
altri
illustri
e
benemeriti
rappresentanti
della
responsabilità
politica
italiana
.
Se
questo
ricatto
turbolento
che
si
tenta
di
fuori
è
fatto
da
coloro
che
,
tutti
i
giorni
,
sui
loro
quotidiani
,
accusano
con
estrema
violenza
i
collaborazionisti
,
li
chiamano
traditori
e
venduti
,
e
dichiarano
di
volere
la
dittatura
comunista
contro
le
combinazioni
parlamentari
,
non
fa
nulla
.
Intanto
è
bene
approfittarne
.
L
'
alfonsismo
dei
nittiani
ha
fatto
scuola
.
Così
tra
la
speculazione
,
l
'
irresponsabilità
e
il
ricatto
matura
la
crisi
,
con
i
connotati
che
quotidianamente
noi
le
segniamo
.
E
poiché
quotidianamente
i
fatti
ci
danno
ragione
,
anche
e
soprattutto
quelli
compiuti
dai
nostri
avversari
,
non
ci
sorprendiamo
affatto
che
il
Corriere
d
'
Italia
divenuto
sempre
più
sinistro
,
abbia
perduto
le
staffe
per
la
nostra
Diffida
per
la
guerra
civile
.
Quello
che
non
possiamo
tuttavia
affatto
tollerare
è
che
il
giornale
popolare
,
in
questo
tumulto
di
collaborazionismo
,
abbia
perduto
siffattamente
la
memoria
,
in
una
precipitosa
autodifesa
del
suo
passato
antibolscevico
,
da
invitarci
a
rileggere
noi
stessi
per
«
arrossire
»
come
rei
di
aver
difeso
noi
,
proprio
noi
l
'
on
.
Nitti
,
caduto
invece
per
merito
dei
popolari
.
I
quali
,
dopo
essersi
opposti
allo
sciopero
ferroviario
,
avevano
dovuto
vedere
i
ferrovieri
bianchi
lasciati
«
in
balia
delle
violenze
e
del
ludibrio
dei
loro
colleghi
rossi
»
,
sotto
«
l
'
onta
di
un
governo
che
revocava
perfino
le
loro
regolari
promozioni
»
.
Eh
!
no
!
L
'
Italia
è
paese
di
memoria
labile
,
ma
non
è
proprio
lecito
di
cambiar
le
carte
.
Eh
!
no
!
La
storia
è
stata
ben
altra
.
E
proprio
la
collezione
dell
'
Idea
Nazionale
sta
a
testimoniare
che
l
'
opposizione
al
governo
di
Nitti
è
stata
costante
,
decisa
,
violenta
,
solo
da
parte
nostra
.
Sta
a
testimoniare
che
noi
non
difendemmo
affatto
l
'
on
.
Nitti
,
anzi
continuammo
a
dargli
addosso
,
quando
i
popolari
,
costituitisi
in
gruppo
dopo
le
elezioni
del
'19
,
debuttarono
facendo
cadere
l'11
maggio
1920
il
gabinetto
Nitti
,
che
ancora
non
li
comprendeva
.
Se
non
che
noi
rimanemmo
,
e
come
!
all
'
opposizione
,
e
invece
i
popolari
,
che
avevano
fatto
cadere
Nitti
solo
per
bramosia
di
potere
,
sabotarono
la
combinazione
Bonomi
,
ed
accettarono
di
perdere
la
loro
verginità
politica
,
andando
proprio
con
Nitti
,
cioè
accettarono
che
le
loro
prime
nozze
al
potere
fossero
coincidenti
con
«
l
'
onta
di
un
governo
che
aveva
revocato
etcetera
etcetera
»
.
Questa
fu
la
fiera
entrata
dei
popolari
nella
vita
ministeriale
,
e
fu
giudicata
da
noi
allora
con
parole
profetiche
,
delle
quali
dovrebbe
arrossire
il
Corriere
d
'
Italia
,
se
il
rossore
è
il
segno
della
castità
e
non
certo
di
un
gruppo
politico
che
,
andato
al
governo
la
prima
volta
con
Nitti
moribondo
(
caduto
subito
nella
ignominia
dell
'
eccidio
del
24
maggio
)
,
è
rimasto
al
governo
con
Giolitti
,
Bonomi
,
Facta
e
vuoi
portare
ora
al
governo
i
patroni
e
i
difensori
delle
«
violenze
e
del
ludibrio
rossi
»
;
i
fautori
costanti
di
un
governo
,
considerato
come
un
'
«
onta
»
.
Questa
è
la
crisi
di
oggi
,
che
si
riconnette
al
periodo
nittiano
,
quando
noi
scrivemmo
,
arrossendo
sì
,
ma
per
amore
all
'
Italia
:
«
soluzioni
messicane
»
!