StampaQuotidiana ,
Il
bucato
di
massa
Versione
moderna
dei
vecchi
lavatoi
pubblici
,
ecco
il
«
Lavaget
»
,
«
supercentro
del
bucato
»
.
Da
dodici
a
ventiquattro
lavatrici
automatiche
a
gettoni
per
ventisette
minuti
di
lavatura
,
cioè
per
quattro
chili
e
mezzo
di
biancheria
,
si
pagano
duecento
lire
.
L
'
acqua
è
speciale
,
depurata
,
e
speciale
il
detersivo
,
che
un
'
altra
macchina
a
gettone
distribuisce
nella
dose
giusta
,
per
cinquanta
lire
.
Altre
cinquanta
lire
,
e
funziona
l
'
asciugatrice
.
In
tutto
sono
trecento
lire
,
e
trentadue
minuti
di
tempo
,
con
nessuna
fatica
:
la
massaia
intanto
può
anche
andare
a
fare
la
spesa
.
A
Milano
cc
ne
sono
sessanta
,
e
lavorano
dalle
sette
del
mattino
alle
dieci
di
sera
,
ininterrottamente
.
È
sempre
più
raro
che
i
panni
sporchi
si
lavino
in
famiglia
.
Uomo
di
giugno
Ogni
mese
alcune
signore
di
Milano
(
fra
le
altre
spiccano
Bianca
Toccafondi
,
Fanny
Branca
,
Biki
e
Germana
Marucelli
)
,
nominano
,
durante
una
cena
alla
«
brasera
»
l
'
uomo
del
giorno
,
scelto
fra
i
più
meritevoli
e
famosi
.
In
maggio
il
premio
toccò
a
Luchino
Visconti
.
Stasera
,
per
il
mese
di
giugno
,
la
palma
andrà
a
Dino
Buzzati
.
Il
premio
è
puramente
simbolico
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
qualcosa
che
non
quadra
,
in
questa
conclusione
della
guerra
balcanica
.
Non
è
convincente
,
neppure
per
i
vincitori
,
forse
perché
la
pace
che
si
annuncia
è
fragile
e
piena
di
incognite
.
La
resa
di
Milosevi
?
era
attesa
nei
primi
15
giorni
,
invece
è
arrivata
dopo
una
lunga
resistenza
.
Il
dittatore
ci
ha
provato
ma
non
ha
retto
e
non
ha
rischiato
l
'
invasione
.
Che
cosa
ci
ha
guadagnato
?
Un
po
'
di
salsa
russa
e
Onu
sull
'
occupazione
americana
e
atlantica
del
Kosovo
e
la
conservazione
(
forse
)
del
potere
personale
.
Molto
poco
,
al
prezzo
della
devastazione
del
paese
.
Gli
angloamericani
,
cionondimeno
,
storcono
la
bocca
.
Hitlerovi
?
come
Saddamhitler
?
Non
era
questo
il
loro
scopo
,
era
di
azzerare
la
Serbia
e
di
far
tutto
da
soli
,
senza
altre
bandiere
,
con
la
Nato
pienamente
identificata
con
la
comunità
internazionale
.
E
il
ritorno
dei
profughi
non
sarà
ora
meno
drammatico
dell
'
esodo
,
il
protettorato
del
Kosovo
somiglierà
a
un
vulcano
.
Sembrano
più
contenti
gli
europei
,
con
i
quali
si
congratula
vivamente
Gianni
Riotta
,
perché
hanno
fatto
finalmente
una
guerra
senza
perderla
e
senza
rimetterci
niente
e
fingendo
anche
un
protagonismo
diplomatico
che
si
venderanno
elettoralmente
.
Ci
hanno
preso
gusto
e
ora
,
dopo
l
'
Europa
monetaria
,
parlano
di
una
Europa
militare
con
un
proprio
Solana
e
un
proprio
esercito
che
non
entrerà
,
a
differenza
delle
pensioni
,
nei
parametri
di
Maastricht
.
Il
principio
dell
'
ingerenza
militare
,
aggettivata
a
seconda
delle
circostanze
,
prevale
e
cambia
gli
equilibri
del
mondo
,
identificando
la
forza
con
la
ragione
,
col
giusto
il
buono
e
il
bello
.
È
un
principio
che
reintroduce
la
superguerra
,
al
di
fuori
di
ogni
convenzione
internazionale
,
come
strumento
regolatore
dei
rapporti
tra
forti
e
deboli
.
Si
è
visto
che
è
un
principio
molto
costoso
e
pericoloso
,
e
questa
guerra
,
con
i
suoi
orrori
,
lo
ha
forse
incrinato
.
Ma
non
lo
ha
sconfitto
.
La
pace
che
abbiamo
invocato
per
70
giorni
è
benvenuta
ma
arriva
senza
allegria
,
insincera
,
minata
al
proprio
interno
,
carica
di
premesse
sbagliate
,
di
false
promesse
,
di
volontà
di
dominio
.
A
parte
le
sofferenze
,
l
'
eredità
forse
peggiore
di
questa
guerra
è
che
la
coscienza
pubblica
-
con
l
'
eccezione
di
minoranze
sensibili
e
ancora
dotate
di
memoria
-
è
rimasta
inerte
.
Ragione
di
più
per
insistere
.
È
una
lotta
,
come
si
diceva
una
volta
,
di
lunga
durata
.
In
compenso
,
l
'
immagine
dei
vincitori
è
illividita
e
trista
.
StampaQuotidiana ,
Al
livello
(
dicono
)
dell
'
arte
Dicono
le
statistiche
che
l
'
americano
consuma
in
media
duecentodieci
libbre
di
carta
soltanto
per
imballare
,
impacchettare
,
involgere
.
Non
abbiamo
dati
italiani
,
ma
almeno
come
tendenza
siamo
su
quella
strada
.
L
'
uomo
moderno
incarta
,
e
quello
è
ormai
uno
dei
suoi
gesti
fondamentali
e
vitali
.
Perché
dunque
non
sublimare
fino
al
livello
dell
'
arte
questo
costante
dato
attivo
del
nostro
esistere
?
Ci
ha
pensato
il
giovane
bulgaro
Christo
(
forse
Cristoforo
,
di
cognome
Javaceff
)
.
Ventisettenne
,
abita
a
Parigi
e
sta
esponendo
alla
galleria
Apollinaire
di
via
Brera
,
diretta
dal
signor
Guido
Lo
Noci
,
pugliese
.
L
'
impacchettamento
,
dice
il
suo
esegeta
Pierre
Restany
,
è
un
gesto
di
appropriazione
che
ricoprendo
l
'
oggetto
in
un
involto
chiuso
(
carta
o
stoffa
che
sia
)
ce
lo
fa
vedere
«
altrimenti
»
.
Ce
lo
fa
vedere
se
l
'
involto
è
al
cellofan
:
per
esempio
quel
manichino
di
donna
appeso
di
traverso
al
muro
,
oppure
quel
materasso
piegato
,
con
carrozzella
da
bambini
,
su
un
portapacchi
d
'
auto
,
il
tutto
assicurato
da
spaghi
di
diverso
spessore
e
robustezza
.
Se
invece
l
'
involto
è
carta
da
pacchi
,
oppure
stoffa
,
allora
non
si
vede
quel
che
c
'
è
dentro
,
e
il
bello
sta
nel
dubbio
circa
il
contenuto
.
Come
da
bambini
la
calza
della
Befana
.
Il
pittore
Lucio
Fontana
ha
comperato
il
manichino
,
un
altro
avventore
ha
preso
il
pacchetto
-
non
grande
-
che
contiene
,
dentro
cellofan
legato
con
spaghi
,
un
settimanale
illustrato
.
La
mostra
rimane
aperta
anche
in
luglio
.
Fantascienza
in
burrasca
La
pubblicazione
di
Robot
e
il
Minotauro
e
il
festival
triestino
dei
film
di
fantascienza
,
con
tavola
rotonda
e
dibattito
sui
problemi
relativi
,
dimostrano
che
la
«
science
fiction
»
ha
in
Italia
i
suoi
cultori
attivi
,
specialmente
a
Milano
.
Addirittura
esistono
quattro
correnti
,
o
scuole
,
spesso
in
polemica
fra
di
loro
:
gli
«
ortodossi
»
di
«
Galaxy
»
,
che
esigono
rigoroso
rispetto
per
la
verosimiglianza
scientifica
,
i
«
decadenti
»
di
«
Urania
»
,
con
alla
testa
Carlo
Fruttero
,
autore
di
un
racconto
avveneristico
sotto
lo
pseudonimo
di
Obstbaum
,
i
«
dissidenti
»
di
«
Interplanet
»
(
Janda
,
Staffilano
,
Aldani
,
Della
Corte
)
.
I
«
protezionisti
»
di
«
Futuro
»
(
Inisero
Cremaschi
e
Gilda
Musa
)
,
i
quali
sostengono
la
necessità
di
una
fantascienza
nazionale
.
Ci
sono
poi
gli
isolati
:
Giorgio
De
Maria
,
che
fra
l
'
altro
ha
tradotto
i
lirici
greci
in
dialetto
piemontese
,
Roberto
Vacca
e
Umberto
Eco
.
Formano
la
cosiddetta
«
piccola
Borghesia
»
,
dal
nome
del
loro
modello
ideale
,
«
Borges
»
.
Basta
la
vasca
e
un
po
'
di
fortuna
È
il
metodo
Salmanoff
,
subito
accolto
con
entusiasmo
dai
milanesi
attenti
alle
novità
,
dopo
l
'
uscita
del
suo
libro
(
Segreti
e
saggezza
del
corpo
)
da
Bompiani
.
Il
traduttore
,
Mario
Mancini
,
è
anche
impegnatissimo
seguace
del
Maestro
,
e
ha
inventato
lui
lo
slogan
:
«
Basta
una
vasca
da
bagno
»
.
Basta
,
cioè
,
per
guarire
ogni
malattia
.
La
teoria
del
Salmanoff
(
quasi
novantenne
,
operante
a
Parigi
,
ma
già
medico
personale
di
Lenin
e
riorganizzatore
dei
servizi
termali
e
antitubercolari
nella
Russia
rivoluzionaria
)
si
basa
su
due
punti
:
che
vada
curato
il
corpo
e
non
l
'
organo
malato
,
e
che
tutte
le
malattie
dipendono
da
una
disfunzione
dei
vasi
capillari
.
Rimedio
sovrano
il
bagno
,
caldo
o
freddo
.
Impacchi
al
torace
per
la
tracheite
,
compresse
fredde
sul
collo
per
la
sinusite
,
immersione
degli
avambracci
per
l
'
influenza
,
bagni
di
fieno
per
il
raffreddore
.
Borsa
calda
e
cachet
vascolari
prevengono
e
curano
l
'
infarto
.
Aereo
per
la
foce
Bocca
di
Magra
fu
scoperta
venticinque
anni
or
sono
dai
letterati
,
che
tenacemente
,
dopo
di
allora
,
l
'
hanno
difesa
dalla
«
valorizzazione
»
turistica
,
anche
contro
la
volontà
di
parte
della
popolazione
indigena
.
Purtroppo
sembra
che
cemento
,
go
-
kart
e
juke
-
boxe
stiano
per
prevalere
.
Sorgono
nuove
ville
,
come
«
Nido
del
gatto
»
inaugurato
alla
Punta
Bianca
del
celebre
couturier
parmense
Luciano
Zanini
.
Agli
ospiti
-
alcuni
son
giunti
in
aereo
da
Parma
-
è
stato
offerto
pesce
allo
spiedo
.
Infermiere
volanti
La
benemerita
Clinica
Mutua
Sanitaria
Resnati
,
che
funziona
dal
1924
ed
assiste
47mila
300
fra
dipendenti
comunali
,
artigiani
,
piccoli
imprenditori
e
liberi
professionisti
,
per
soddisfare
le
esigenze
dei
suoi
assistiti
ha
presentato
al
pubblico
il
nuovo
corpo
delle
infermiere
disponibili
a
domicilio
.
Entreranno
in
servizio
il
1°
luglio
:
le
dirige
la
dott.
Costa
.
Il
calzolaio
cantato
Diventano
sempre
più
consueti
i
rapporti
fra
scrittori
e
cantanti
.
La
settimana
scorsa
Maria
Monti
è
andata
apposta
a
Vigevano
per
conoscere
Lucio
Mastronardi
.
L
'
incontro
è
stato
cordialissimo
,
e
Mastronardi
ha
subito
accettato
di
scrivere
i
versi
per
una
canzone
nuova
di
ambiente
vigevanese
.
Già
ne
sappiamo
il
ritornello
:
«
Un
calzolaio
/
attacca
il
cuoio
/
alla
tomaia
/
con
il
collante
.
/
Il
poverino
/
grida
io
muoio
/
e
sull
'
istante
/
tira
le
cuoia
»
.
L
'
infernale
cura
del
caldo
Bisogna
andarci
con
un
amico
esperto
,
che
consigli
e
guidi
.
Entri
,
affitti
lo
spogliatoio
,
col
suo
bel
lettino
di
vegetale
.
Indossi
l
'
accappatoio
,
e
tenendo
in
mano
la
salvietta
vai
alla
doccia
.
Poi
ti
pesi
,
entri
in
una
cabina
,
premi
un
pomo
nichelato
e
da
sotto
la
panca
di
marmo
scaturisce
un
getto
di
vapore
caldissimo
,
che
serve
ad
aprire
i
pori
.
Ora
sei
pronto
a
entrare
nella
prima
sala
,
la
grande
.
Pannelli
di
legno
grezzo
,
odoroso
,
alle
pareti
,
gradoni
dello
stesso
legno
su
cui
ti
siedi
o
ti
sdrai
:
più
in
alto
fa
più
caldo
,
ma
già
al
primo
piano
siamo
sui
sessanta
gradi
,
la
temperatura
della
baia
di
Assali
Eppure
l
'
amico
esperte
)
spiega
che
così
serve
a
poco
.
Ci
vuol
la
fornace
.
Dunque
altra
doccia
,
e
via
nella
stanzina
piccola
,
che
ha
da
una
parte
un
forno
come
quelli
all
'
antica
per
il
pane
.
Tre
gradoni
di
legno
:
sull
'
ultimo
sono
cento
gradi
precisi
.
Cominci
a
ruscellare
,
senti
nel
naso
odor
di
bruciaticcio
,
e
una
strana
acquolina
gelida
in
bocca
.
Dieci
minuti
bastano
,
poi
l
'
esperto
attinge
acqua
da
un
mastello
e
ne
butta
nel
forno
tanti
mestoli
per
quanti
sono
i
presenti
più
uno
:
come
per
fare
il
tè
.
È
il
«
colpo
di
vapore
»
,
un
clima
che
non
esiste
in
alcuna
parte
della
terra
,
nemmeno
nel
Kuwait
.
Ti
pizzica
la
pelle
,
e
allora
esci
e
ti
butti
in
una
piscina
di
acqua
fredda
e
corrente
.
(
A
rigore
ci
vorrebbe
una
bella
nuotata
nel
fiume
.
)
Poi
torni
nel
camerino
e
ti
metti
a
letto
,
con
tre
coperte
addosso
,
e
ricominci
,
incredibile
,
a
sudare
.
Talvolta
t
'
addormenti
.
Al
risveglio
vai
nel
tepidario
ottagonale
:
anziani
grassi
in
accappatoio
,
come
tanti
senatori
romani
,
giovani
snelli
che
si
coprono
appena
le
vergogne
maggiori
,
o
neanche
quelle
,
come
soldati
spartani
.
Uscendo
dalla
sauna
ti
par
d
'
essere
in
Svizzera
.
Ti
senti
fresco
,
leggero
.
Infatti
hai
perso
almeno
un
chilo
.
E
speso
1800
lire
.
Il
prezzo
del
vitello
,
prima
scelta
.
StampaQuotidiana ,
I
serbi
possono
ben
farlo
e
l
'
hanno
già
fatto
e
i
kosovari
potranno
farlo
forse
a
Natale
.
Ma
noi
e
voi
no
,
non
possiamo
brindare
.
I
governanti
che
si
pavoneggiano
sul
carro
dei
vincitori
senza
un
graffio
non
rinunceranno
a
levare
i
lieti
calici
:
brinderanno
ai
vivi
o
ai
morti
?
Possa
essergli
indigesto
come
veleno
.
Non
brinderanno
alla
pace
ma
alla
vittoria
.
Le
guerre
si
fanno
per
vincerle
,
non
per
beneficenza
,
e
quindi
vanno
festeggiate
.
Non
c
'
è
bisogno
,
in
questo
caso
,
di
alternare
i
brindisi
alle
orazioni
funebri
,
le
vittime
sono
tutte
dall
'
altra
parte
.
Sulle
tombe
individuali
sarà
scritto
:
tragico
errore
.
La
pace
,
senza
le
bombe
e
l
'
esodo
di
massa
,
poteva
essere
firmata
tre
mesi
fa
.
D
'
Alema
sa
leggere
,
come
Dini
,
e
sa
che
nei
palazzi
di
Rambouillet
non
fu
proposta
alla
Serbia
una
soluzione
come
quella
attuale
ma
una
resa
incondizionata
:
senza
Onu
,
senza
Russia
,
con
diritto
di
«
bivacco
»
per
le
truppe
Nato
su
tutto
il
territorio
iugoslavo
.
Leggete
il
testo
durante
le
vacanze
,
c
'
è
scritto
proprio
così
.
La
guerra
è
stata
freddamente
voluta
e
il
suo
esito
è
l
'
incenerimento
di
un
piccolo
ma
popoloso
territorio
ad
opera
di
entrambi
i
contendenti
.
Forse
è
vero
che
hanno
sbagliato
i
conti
,
che
pensavano
di
finirla
in
quindici
giorni
,
ma
non
credo
che
si
rammarichino
del
tragico
errore
:
l
'
esibizione
di
potenza
e
brutalità
è
stata
più
spettacolare
,
ci
ha
intrattenuto
per
78
giorni
,
e
D
'
Alema
può
dirsene
«
orgoglioso
»
.
Ha
ragione
,
ha
sepolto
in
poche
settimane
un
secolo
di
tradizione
e
aspirazione
pacifista
del
movimento
operaio
,
di
cui
s
'
è
persa
memoria
.
Ora
,
visto
che
la
menzogna
dell
'
ingerenza
umanitaria
ha
retto
contro
gli
insulti
della
realtà
e
dell
'
evidenza
,
aspettiamo
con
ansia
che
si
trasformi
in
verità
.
Ci
aspettiamo
che
l
'
esibizione
militare
diventi
esibizione
morale
,
tecnica
,
logistica
,
organizzativa
:
che
il
territorio
incenerito
rinverdisca
come
una
California
,
che
i
generali
di
interposizione
giochino
a
golf
nei
prati
circostanti
,
che
le
case
crollate
risorgano
con
vivaci
colori
e
con
la
velocità
di
un
film
magico
girato
all
'
incontrario
,
che
il
più
vecchio
dei
profughi
faccia
in
tempo
a
rivedere
il
suo
paesaggio
.
Non
a
settembre
,
non
a
Natale
,
ma
domani
,
nei
giorni
dei
nostri
prossimi
week
-
end
adriatici
,
con
la
stessa
premura
,
sollecitudine
,
precisione
,
determinazione
e
orgoglio
con
cui
sganciavamo
le
bombe
e
lanciavamo
i
missili
.
Allora
,
forse
,
brinderemo
.
Prima
che
i
19
paesi
più
forti
del
mondo
decidano
di
mettere
ordine
da
qualche
altra
parte
:
magari
in
Asia
,
per
ragioni
di
alternanza
e
giustizia
distributiva
.
StampaQuotidiana ,
Si
chiama
e
si
firma
proprio
così
:
nei
rapporti
con
L
'
ATM
,
Si
capisce
.
In
una
azienda
così
grossa
capitano
frequenti
gli
omonimi
,
fra
i
dipendenti
di
ieri
e
quelli
di
oggi
,
perciò
conviene
,
per
intendersi
,
dar
loro
un
numero
progressivo
.
Si
sa
per
esempio
di
un
Rossi
duecentonovantasette
.
Lorini
Quattro
invece
non
esiste
,
e
per
adesso
è
lui
l
'
ultimo
della
dinastia
:
Lorini
Due
era
suo
padre
,
mentre
di
Lorini
Uno
si
son
perse
le
tracce
.
Ma
il
suo
vero
nome
è
Franco
:
un
uomo
di
poco
sopra
i
quaranta
,
col
viso
asciutto
,
i
capelli
castani
,
un
po
'
stempiato
,
gli
occhi
fermi
e
chiari
,
il
sorriso
difficile
e
un
po
'
stirato
,
come
tutti
quelli
che
soffrono
allo
stomaco
.
L
'
ho
incontrato
in
un
bar
vicino
alla
grande
rimessa
di
Baggio
,
in
via
delle
Forze
Armate
,
e
intorno
altri
colleghi
,
incuriositi
,
stavano
a
sentire
,
uno
ha
azzardato
un
parere
,
e
a
poco
a
poco
tutti
intervenivano
a
correggere
,
precisare
,
aggiungere
.
Mi
ci
ha
portato
un
giovanotto
avellinese
di
nome
Spirito
,
anzi
Spirito
Uno
,
prova
,
se
occorresse
,
dell
'
immissione
dei
meridionali
in
questo
vecchio
mestiere
milanese
con
tradizioni
antiche
di
quasi
un
secolo
.
Spirito
Uno
è
appunto
allievo
di
Lorini
Tre
,
e
fa
il
bigliettario
(
«
si
dice
così
,
siete
voialtri
che
dimenticate
sempre
la
erre
»
)
ma
con
un
mese
di
corso
può
passare
guidatore
,
o
manovratore
,
come
sta
scritto
sulla
targhetta
,
che
t
'
ammonisce
di
non
parlargli
,
perché
altrimenti
si
distrae
.
Ma
è
poi
difficile
condurre
,
guidare
,
manovrare
,
pilotare
,
comunque
si
dica
,
un
tram
?
In
sé
non
è
difficile
,
spiega
Lorini
,
i
comandi
sono
due
,
cioè
il
«
controller
»
(
questo
è
il
nome
tecnico
ma
tra
loro
dicono
«
manetta
»
)
e
il
freno
.
Il
campanello
si
suona
col
piede
.
Svoltare
svolta
da
sé
,
naturalmente
,
questo
bestione
più
pesante
d
'
un
carro
armato
,
che
costa
venticinque
milioni
,
ed
è
mosso
da
quattro
motori
di
650
volts
ciascuno
.
Portarlo
di
qui
a
San
Siro
,
mettiamo
,
con
la
città
sgombra
,
riuscirebbe
facile
anche
a
me
.
Le
cose
cambiano
se
pensiamo
che
le
strade
sono
ingombre
di
mezzi
e
di
pedoni
,
che
la
gente
sale
e
scende
,
che
bisogna
star
bene
attenti
agli
orari
.
I
ritardi
sono
giustificabili
(
se
c
'
è
un
ingorgo
,
se
manca
la
corrente
)
ma
gli
anticipi
,
sopra
il
minuto
,
mai
,
allora
c
'
è
il
rapporto
e
la
multa
.
Sono
dalle
tre
alle
quattro
doppie
corse
giornaliere
,
in
un
turno
di
sei
ore
e
mezza
continuato
,
tranne
che
per
gli
anziani
,
ai
quali
tocca
l
'
orario
speciale
.
Può
sembrare
comodo
e
non
lo
è
affatto
.
Se
ne
accorgono
appunto
i
nuovi
arrivati
come
Spirito
:
hanno
fatto
il
militare
nel
Nord
,
questi
meridionali
,
oppure
hanno
sentito
dire
che
quassù
la
vita
è
tutta
rose
,
i
salari
alti
,
gli
svaghi
infiniti
,
la
libertà
,
le
ragazze
,
ma
poi
,
quando
sono
entrati
nell
'
ATM
,
e
agli
inizi
prendono
cinquantamila
al
mese
,
e
devono
pagarsi
la
camera
,
il
mangiare
,
la
lavatura
,
le
sigarette
,
allora
s
'
accorgono
che
non
c
'
è
proprio
da
scialare
.
E
nemmeno
ci
sono
grandi
possibilità
di
far
carriera
:
entri
bigliettario
,
e
se
non
fai
il
corso
di
guidatore
,
bigliettario
rimani
.
Altrimenti
puoi
diventare
controllore
,
controllore
capo
,
vice
ispettore
,
ispettore
,
e
qui
ti
fermi
.
Ogni
passaggio
è
subordinato
all
'
esame
di
concorso
,
severo
.
Franco
Lorini
entrò
nelle
tranvie
nell
'
immediato
dopoguerra
.
Classe
1921
,
ha
digerito
la
sua
bella
fetta
di
naja
,
è
tornato
con
in
tasca
appena
il
diploma
di
terza
avviamento
,
e
a
quei
tempi
trovare
un
posto
non
era
facile
,
e
poi
l
'
esempio
paterno
finì
per
convincerlo
.
Ora
c
'
è
e
ci
resterà
fino
alla
pensione
,
che
arriva
a
sessant
'
anni
,
ma
se
potesse
tornare
indietro
,
e
avere
vent
'
anni
con
le
possibilità
di
oggi
,
farebbe
volentieri
l
'
operaio
meccanico
specializzato
.
Con
moglie
e
un
figlio
,
compresi
gli
assegni
familiari
,
prende
al
netto
poco
più
di
sessantamila
lire
.
Altri
suoi
colleghi
si
cercano
un
secondo
lavoro
,
dopo
il
turno
di
servizio
,
ma
lui
no
:
il
tempo
libero
lo
dedica
al
figlio
Claudio
,
che
ha
tanto
bisogno
di
aria
aperta
.
E
potendo
lo
farà
studiare
,
perché
già
mostra
buona
disposizione
a
imparare
.
Gli
domando
come
sono
,
dal
punto
di
vista
suo
,
i
rapporti
col
pubblico
.
«
Prenda
l
'
esempio
di
Roma
»
(
sempre
il
solito
paragone
,
anche
lui
)
.
«
A
Roma
è
differente
,
in
tram
parlano
tutti
,
così
il
bigliettario
si
sfoga
,
il
guidatore
anche
.
Magari
ci
scappa
lo
sfottò
,
il
mezzo
insulto
,
ma
è
roba
che
si
scorda
subito
,
e
fa
bene
ai
nervi
.
Qui
invece
chiacchierano
poco
e
covano
dentro
,
e
il
bigliettario
incassa
,
il
guidatore
incassa
.
Le
proteste
di
chi
ha
fretta
,
la
muta
ostinazione
di
chi
sosta
sulla
piattaforma
di
dietro
,
(
e
quel
«
portarsi
avanti
»
che
tanto
mi
irrita
,
spiega
Lorini
,
non
è
per
malanimo
:
anche
se
la
piattaforma
è
sgombra
,
il
regolamento
parla
chiaro
,
e
il
bigliettario
deve
dire
sempre
così
,
perché
può
essere
l
'
ispettore
in
incognito
,
in
borghese
,
che
annota
e
poi
fa
il
suo
bel
rapporto
)
,
i
clacson
irritati
degli
automobilisti
.
Però
sono
uomini
anche
loro
,
incassano
incassano
,
e
a
un
certo
punto
sbottano
e
magari
ne
fa
le
spese
il
passeggero
che
aveva
ragione
.
Ci
vorrebbe
più
comprensione
,
più
bonomia
,
certo
,
ma
qui
a
Milano
è
facile
dirlo
,
assai
meno
facile
arrivarci
:
hanno
tutti
fretta
,
hanno
tutti
i
guai
per
la
testa
,
hanno
la
grana
,
e
la
grana
si
capisce
,
l
'
ansia
di
arrivare
a
farla
,
tanta
e
presto
,
oppure
poca
e
tutti
i
giorni
,
quella
poca
che
serve
per
non
andare
sotto
,
che
come
risultato
è
lo
stesso
,
anche
per
i
tranvieri
:
ecco
perché
tanti
casi
di
epatite
,
di
mal
di
fegato
.
E
poi
l
'
ulcera
gastrica
,
che
dipende
anche
dai
turni
,
dal
dovere
ogni
giorno
mettersi
in
giro
col
pasto
sullo
stomaco
.
E
poi
i
reumatismi
e
le
artriti
,
specialmente
il
guidatore
,
che
ha
la
porta
davanti
proprio
a
un
metro
dal
lungo
umido
inverno
milanese
.
Ma
insomma
,
vien
fatto
di
chiedere
a
Lorini
Tre
,
ci
sono
aspetti
positivi
,
qualcosa
che
valga
la
pena
nel
suo
mestiere
?
Ci
pensa
un
po
'
,
con
gli
occhi
sempre
fissi
,
un
po
'
duri
,
e
finalmente
ecco
.
C
'
è
la
solidarietà
fra
compagni
di
lavoro
,
gran
bella
cosa
(
però
il
pubblico
,
precisa
,
quando
scioperano
sembra
che
non
li
consideri
lavoratori
come
tutti
gli
altri
)
,
c
'
è
la
sicurezza
del
lavoro
e
della
pensione
,
che
scoccati
i
sessant
'
anni
è
pari
al
92
per
cento
della
paga
.
Che
altro
?
Un
bel
centro
climatico
a
Ospedaletti
,
che
in
pratica
è
un
albergo
di
lusso
,
purtroppo
piccolo
per
accogliere
tutti
;
e
infatti
lui
c
'
è
stato
due
volte
solo
.
Poi
le
colonie
per
i
bambini
,
e
la
banda
musicale
,
che
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
e
anzi
di
recente
si
è
classificata
sesta
a
un
concorso
internazionale
in
Germania
:
ma
qui
,
a
parte
l
'
orgoglio
,
la
soddisfazione
è
di
chi
ci
suona
,
e
ha
un
'
ora
di
abbuono
giornaliero
per
le
prove
.
Poi
la
squadra
di
calcio
che
gioca
in
serie
D
,
i
gruppi
di
pesca
,
di
caccia
,
di
bocce
.
Lo
sport
anzi
ha
sempre
dato
buoni
frutti
,
all
'
ATM
:
dai
pugili
dilettanti
sono
usciti
fior
di
campioni
,
come
Giancarlo
Garbelli
,
beniamino
del
pubblico
milanese
,
che
un
tempo
puliva
i
tram
proprio
nella
rimessa
lì
accanto
.
Anche
Lorini
un
tempo
faceva
,
e
bene
,
dello
sport
:
era
lottatore
nei
pesi
piuma
,
e
poi
fu
per
dieci
anni
arbitro
di
calcio
.
Oramai
però
basta
:
lo
sport
lo
legge
sui
giornali
(
libri
purtroppo
non
ne
compra
,
costano
cari
,
dice
)
,
e
il
tempo
libero
lo
dedica
quasi
tutto
alla
persona
che
gli
è
più
cara
al
mondo
:
Claudio
.
Gli
piacerebbe
che
diventasse
Lorini
Quattro
?
No
,
sinceramente
no
.
StampaQuotidiana ,
L
'
opinione
di
sinistra
si
sente
oggi
delusa
e
sconfortata
dalla
sconfitta
elettorale
.
È
comprensibile
ma
ingenuo
.
Questa
sconfitta
è
pienamente
meritata
dai
governi
e
dai
gruppi
dirigenti
della
sinistra
europea
e
italiana
,
che
continuiamo
a
chiamare
così
per
cattiva
abitudine
.
Non
è
l
'
effetto
sole
-
mare
che
allontana
dal
voto
metà
della
popolazione
europea
(
in
Inghilterra
piove
,
notoriamente
)
.
È
che
la
nuova
Europa
è
più
vecchia
di
prima
,
monetaria
e
militarista
,
con
venti
milioni
di
disoccupati
e
un
programma
di
riarmo
,
con
un
leader
laburista
che
dichiara
guerra
al
Demonio
e
un
leader
tedesco
che
tinge
di
verde
gli
elmetti
dei
suoi
connazionali
.
Perché
questa
Europa
non
dovrebbe
andare
a
destra
e
nutrirsi
di
diossina
a
basso
costo
?
Ma
veniamo
all
'
Italia
di
D
'
Alema
.
Se
si
fosse
trattato
di
elezioni
politiche
,
Silvio
Berlusconi
riceverebbe
l
'
incarico
di
formare
il
nuovo
governo
con
una
maggioranza
compatta
di
centro
-
destra
e
la
signora
Bonino
alla
Farnesina
.
La
verità
è
sempre
rivoluzionaria
e
la
verità
è
che
questo
esito
politico
era
nell
'
aria
da
tempo
e
si
è
fatalmente
concretato
.
La
verità
è
che
il
centro
-
sinistra
è
nato
e
cresciuto
,
dai
tempi
di
Dini
fino
a
Cossiga
,
come
operazione
trasformista
,
malgrado
il
voto
del
21
aprile
,
ed
è
diventato
con
D
'
Alema
un
modello
di
asocialità
e
di
insincerità
che
una
volta
si
sarebbe
detta
«
dorotea
»
,
non
disgiunta
da
una
punta
di
megalomania
.
Lui
e
Veltroni
si
lasciano
alle
spalle
(
poiché
dovrebbero
andarsene
)
un
partito
del
17
per
cento
che
Occhetto
giudicò
,
in
un
'
occasione
simile
,
poco
più
che
«
regionale
»
.
È
una
maggioranza
litigiosa
di
spezzoni
tra
cui
a
malapena
ruggisce
un
asino
.
Consoliamoci
pure
sommando
le
percentuali
(
in
televisione
la
notte
fatidica
sembravano
tutti
droghieri
alle
prese
con
la
calcolatrice
)
oppure
guardando
le
facce
di
Fini
e
Segni
,
oppure
confondendo
Emma
Bonino
,
epifenomeno
simile
a
Bossi
,
con
Rosa
Luxemburg
come
fanno
i
giornali
.
Ma
è
meglio
lasciare
ad
altri
questi
esercizi
di
filologia
elettorale
.
Non
sono
stato
eletto
al
parlamento
europeo
e
quindi
non
posso
chiedere
ai
vari
governanti
in
carica
di
dimettersi
volontariamente
e
di
dedicarsi
ciascuno
allo
sport
preferito
.
Ma
qualcosa
di
simile
vorrei
che
accadesse
qui
da
noi
,
come
segnale
di
autorinnovamento
.
Non
accadrà
.
Ancor
più
vorrei
che
la
sinistra
che
più
ci
sta
a
cuore
e
che
esce
anch
'
essa
disastrata
,
cominciando
da
Rifondazione
,
dai
Verdi
e
dalla
sinistra
Ds
,
fino
alla
sinistra
sociale
e
a
noi
stessi
,
ci
guardassimo
in
faccia
e
trovassimo
un
nuovo
terreno
comune
.
Un
'
utopia
,
detta
così
,
ma
anche
un
dovere
e
l
'
unica
possibilità
e
potenzialità
da
mettere
a
frutto
.
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
dice
ancora
,
all
'
antica
,
brumista
,
ma
oramai
sono
pochi
.
I
più
,
anche
fra
i
clienti
,
hanno
accettato
,
insieme
all
'
esito
in
«
ista
»
sempre
più
comune
ai
nomi
di
mestiere
,
qua
al
Nord
,
lo
scontro
,
sconosciuto
invece
nella
lingua
e
nei
dialetti
,
fra
gutturale
e
sibilante
.
Sicché
,
mentre
a
Roma
si
dice
tassì
e
tassinaro
,
a
Milano
sentiamo
,
anche
in
bocca
al
popolo
,
taxi
e
taxista
,
ossia
«
tàcsi
»
e
«
tàcsista
»
.
Con
le
nuove
licenze
che
di
recente
ha
concesso
il
Comune
,
i
tacsisti
o
taxisti
che
dir
si
voglia
sono
ormai
più
di
tremilacinquecento
.
E
fra
questi
predominano
i
padroncini
,
cioè
i
conducenti
padroni
del
loro
mezzo
,
per
i
quali
l
'
incasso
,
tolte
le
spese
,
è
guadagno
netto
.
Che
tengano
molto
al
mestiere
lo
dimostra
il
continuo
crescere
delle
grosse
cilindrate
,
delle
marche
di
pregio
(
Taunus
,
Oldsmobile
,
ma
soprattutto
Opel
)
,
delle
carrozzerie
vistose
,
addirittura
con
le
pinne
:
insomma
la
macchina
all
'
americana
.
Vanno
scomparendo
,
all
'
opposto
,
i
vecchi
mezzi
all
'
europea
,
antichi
e
talvolta
scassati
.
Per
tutto
questo
,
le
tariffe
più
basse
d
'
Italia
:
venti
lire
ogni
280
metri
di
corsa
,
venti
lire
ogni
minuto
di
sosta
;
con
cinquecento
lire
vai
da
piazza
Amendola
alla
stazione
Centrale
,
e
ci
scappa
anche
la
mancia
.
Mario
P
.
è
padroncino
,
e
si
lascia
intervistare
a
patto
che
non
faccia
il
suo
nome
:
non
crede
alla
pubblicità
,
e
risponde
per
semplice
cortesia
,
perché
è
un
giovanotto
ben
educato
.
Sulla
trentina
,
alto
e
biondo
,
piuttosto
taciturno
ma
preciso
,
abita
con
la
moglie
e
il
figlio
in
una
sola
stanza
,
con
la
cucina
ricavata
dietro
un
tramezzo
e
il
gabinetto
nel
sottoscala
.
C
'
è
ordine
e
pulizia
,
la
radio
e
la
televisione
,
ma
non
c
'
è
spazio
per
stare
comodi
;
trovare
almeno
due
vani
ad
affitto
ragionevole
in
questo
momento
è
il
suo
problema
più
serio
.
Un
tempo
Mario
era
camionista
,
mestiere
che
ricorda
assai
malvolentieri
,
faticoso
,
ingrato
,
pieno
di
responsabilità
mai
abbastanza
,
niente
affatto
romantico
,
se
non
nelle
canzoni
di
Yves
Montand
.
Ma
anche
fare
il
padroncino
di
taxi
non
è
tutt
'
oro
.
Si
mette
a
farmi
i
conti
sotto
gli
occhi
.
Ha
comprato
una
Seicento
,
il
mezzo
meno
costoso
,
e
la
pagherà
un
milione
tondo
,
a
rate
che
sembrano
comode
:
quarantamila
mensili
per
venticinque
mesi
.
Quaranta
di
rata
,
trentacinque
di
benzina
,
dieci
fra
rimessa
e
olio
,
dieci
di
tasse
,
quindici
fra
assicurazione
e
riparazioni
:
si
parte
ogni
mese
da
meno
centodieci
,
e
per
vivere
da
padroncino
bisogna
arrivare
a
più
centodieci
.
Siccome
non
si
lavora
tutti
i
giorni
(
altrimenti
uno
finisce
all
'
ospedale
)
bisogna
far
uscire
le
duecentoventi
mensili
da
venticinque
giorni
di
lavoro
,
se
tutto
va
bene
.
Se
lavorasse
sotto
padrone
non
avrebbe
spese
,
né
tanti
pensieri
,
il
guadagno
sarebbe
sicuro
anche
se
minore
dell
'
attuale
.
Allora
perché
farsi
padroncino
,
lui
e
tanti
come
lui
?
È
più
amore
d
'
indipendenza
che
desiderio
di
puro
guadagno
:
il
padrone
,
si
sa
,
è
sempre
padrone
,
meglio
la
libertà
coi
pensieri
che
la
dipendenza
spensierata
.
E
i
pensieri
ci
sono
.
«
Durante
la
corsa
tenersi
agli
appositi
sostegni
»
avverte
immancabilmente
la
targhetta
dentro
.
E
la
ragione
c
'
è
:
le
frenate
inevitabili
viaggiando
in
città
.
Il
passeggero
sbadato
può
abbattere
la
testa
sul
vetro
,
e
allora
ti
fa
causa
e
vuole
i
danni
:
è
successo
più
d
'
una
volta
.
Come
sono
i
clienti
qui
a
Milano
?
In
generale
corretti
,
ma
i
piantagrane
non
mancano
mai
,
quelli
che
«
rugano
»
sul
percorso
scelto
dall
'
autista
,
che
sembra
arbitrario
e
vizioso
anche
quando
è
solamente
inconsueto
,
e
magari
più
breve
,
sensi
vietati
a
parte
.
Insomma
il
cliente
non
vuole
«
esser
fatto
fesso
»
,
dubitare
che
tu
l
'
abbia
ingannato
.
E
invece
l
'
esperienza
dimostra
che
mai
un
taxista
milanese
ricorre
al
trucco
del
tourbillon
fasullo
per
far
salire
il
conto
sul
tassametro
.
Mario
P
.
me
lo
spiega
:
chi
gabba
il
cliente
ha
poco
da
lucrare
e
molto
da
scalpitare
;
poche
decine
di
lire
non
ripagano
la
scontentezza
di
lui
,
che
alla
fine
negherà
senz
'
altro
la
mancia
,
ormai
quasi
consueta
a
Milano
.
Il
guadagno
cresce
in
un
modo
solo
,
aumentando
il
numero
delle
corse
quotidiane
,
facendole
salire
da
venti
a
venticinque
.
Ecco
dunque
la
ragione
dell
'
altra
accusa
che
si
sente
fare
contro
i
taxisti
,
specialmente
dai
tranvieri
e
dagli
altri
autisti
:
che
corrono
troppo
,
che
si
sentono
troppo
sicuri
della
loro
bella
patente
di
terzo
grado
,
e
vogliono
fare
la
gimcana
in
mezzo
al
traffico
milanese
.
Non
è
vero
:
se
corrono
la
ragione
è
l
'
altra
,
di
far
presto
,
di
beccare
una
corsa
in
più
,
di
strappare
altre
mille
lire
,
perle
rate
,
per
le
spese
,
per
vivere
.
Il
lavoro
dei
taxisti
è
diviso
in
turni
di
dieci
ore
ciascuno
,
stabiliti
dal
Comune
,
e
contraddistinti
dal
triangolo
,
o
dal
quadrato
,
o
dal
disco
di
lamiera
a
colori
che
ogni
vettura
ha
sul
tetto
.
Lo
si
può
cambiare
,
previa
autorizzazione
del
Comune
e
sostituzione
del
segnale
:
cedere
per
esempio
il
triangolo
verde
,
che
indica
il
turno
dalle
sei
alle
sedici
,
e
prendere
il
quadrato
rosso
,
da
mezzogiorno
alle
ventidue
,
oppure
il
disco
bianco
barrato
,
che
indica
turno
di
notte
,
dalle
diciassette
alle
due
del
mattino
.
Non
ci
sono
obblighi
circa
i
posteggi
,
ciascuno
può
scegliere
quello
che
vuole
,
purché
naturalmente
si
metta
in
fila
ed
aspetti
il
suo
momento
:
l
'
autodisciplina
in
questo
caso
è
perfetta
,
non
sorgono
mai
contestazioni
fra
colleghi
cioè
fra
concorrenti
.
Un
taxi
può
anche
ottenere
,
oltre
al
turno
del
triangolo
verde
(
è
il
caso
attuale
di
Mario
P
.
)
anche
il
quadrato
giallo
canarino
,
e
fare
servizio
nottetempo
alla
stazione
,
purché
la
macchina
sia
affidata
a
un
secondo
autista
.
Ed
è
giusto
così
perché
altrimenti
sarebbero
venti
ore
di
guida
filate
,
pericolosissime
per
via
della
stanchezza
.
Il
quadrato
giallo
canarino
è
il
segno
dei
cosiddetti
«
marziani
»
:
non
possono
imbarcare
passeggeri
strada
facendo
,
debbono
correre
,
pendolarmente
dalla
stazione
al
domicilio
del
cliente
,
e
poi
tornare
subito
in
Centrale
.
Scoperti
in
contravvenzione
-
e
per
questo
può
bastare
il
rapporto
,
documentato
,
di
un
collega
,
-
perdono
la
licenza
,
cioè
il
pane
,
per
qualche
settimana
.
Le
malattie
professionali
?
Sono
le
solite
della
circolazione
stradale
:
stomaco
e
fegato
,
a
sfondo
nervoso
.
Ecco
perché
tu
cliente
li
senti
tanto
spesso
-
e
ti
irriti
-
sbraitare
contro
l
'
universo
su
quattro
ruote
,
e
contro
i
pedoni
,
e
contro
i
tranvieri
,
e
contro
i
vigili
,
e
ti
par
sempre
che
vogliano
coinvolgere
anche
te
in
questa
astiosa
,
continua
,
logorante
e
sterile
polemica
.
Lo
fanno
soprattutto
per
sfogarsi
:
sempre
meglio
così
che
covare
la
rabbia
in
corpo
e
allevarsi
l
'
ulcera
gastrica
.
Certo
,
conclude
Mario
P
.
,
sempre
meglio
padroncino
che
camionista
.
La
responsabilità
è
minore
,
la
fatica
più
tollerabile
,
il
mestiere
più
vario
:
a
volte
capita
di
far
quattro
chiacchiere
con
un
cliente
simpatico
,
a
volte
d
'
incontrarne
,
di
conoscerne
uno
famoso
:
Josephine
Baker
,
per
esempio
,
che
fu
una
sua
cliente
un
pomeriggio
e
si
dimostrò
molto
cortese
,
oppure
Vittorio
Gassman
,
o
Mike
Bongiorno
.
Se
dimostri
di
averli
riconosciuti
,
se
attacchi
discorso
e
poi
magari
domandi
l
'
autografo
sono
contentissimi
,
certo
.
Si
potrebbe
scrivere
un
capitolo
sulla
vanità
umana
come
appare
nello
specchietto
retrovisore
,
volendo
.
Ma
intanto
Mario
P
.
segue
un
corso
per
corrispondenza
,
di
radiotecnica
.
Non
si
sa
mai
.
StampaQuotidiana ,
Chi
fermerà
Berlusconi
?
Nessuno
,
temo
.
La
sua
non
è
stata
una
vittoria
elettorale
ma
una
rimonta
trionfale
.
È
strano
che
tutti
i
commentatori
non
se
ne
siano
accorti
.
L
'
uomo
di
Arcore
e
la
sua
formazione
hanno
il
consenso
di
un
italiano
su
quattro
,
una
quota
che
solo
i
mastodonti
democristiano
e
comunista
hanno
raggiunto
o
superato
nella
storia
repubblicana
.
Questo
è
il
dato
.
In
parallelo
i
Ds
,
l
'
unica
forza
avversa
ancora
consistente
,
scendono
a
un
minimo
storico
.
Questo
è
l
'
altro
dato
.
Questi
due
dati
,
presi
assieme
,
fotografano
un
mutamento
di
180
gradi
del
quadro
politico
e
segnano
una
tendenza
di
fondo
che
non
è
destinata
ad
arrestarsi
ma
a
crescere
.
L
'
attenzione
degli
osservatori
è
attratta
invece
smodatamente
dai
risultati
della
Bonino
e
di
Prodi
-
Di
Pietro
.
Ma
non
era
un
ciclone
,
l
'
uomo
di
mani
pulite
,
che
doveva
sbancare
il
sistema
politico
e
ha
ora
un
pezzo
del
7
per
cento
?
E
non
è
Mediaset
che
ha
pagato
la
campagna
elettorale
radicale
?
Queste
due
liste
intermedie
hanno
ciascuna
una
percentuale
elettorale
pari
a
quella
che
distanzia
Forza
Italia
dai
Ds
.
Ed
entrano
nel
taschino
di
Berlusconi
come
un
fazzoletto
.
Forza
Italia
,
col
suo
titolo
da
stadio
eccitato
,
non
è
solo
un
primo
partito
in
un
'
ordinata
gerarchia
di
concorrenti
,
ma
è
la
sola
grande
formazione
politica
in
campo
,
che
si
stacca
nettamente
dalle
altre
e
le
sovrasta
.
Non
ha
solo
un
capo
carismatico
con
le
sue
batterie
televisive
ma
anche
una
struttura
organizzata
e
diffusa
e
un
attivismo
di
massa
,
cose
che
la
sinistra
antica
gli
ha
insegnato
ma
ha
buttato
via
.
Grasso
che
cola
se
non
espugnerà
Bologna
.
Anche
il
personaggio
è
cambiato
e
recita
diversamente
.
Non
è
più
solo
un
ultramiliardario
che
compra
un
paese
come
un
'
azienda
ma
anche
un
politico
che
ha
imparato
le
tecniche
del
mestiere
.
Viene
sempre
dalla
gavetta
ma
non
dice
più
«
mi
consenta
»
.
Grida
volentieri
al
lupo
comunista
ma
ci
va
a
cena
e
non
mette
più
paura
.
Perfino
in
guerra
le
sue
televisioni
sono
state
più
blande
di
quelle
governative
.
Ha
l
'
autenticità
del
senso
comune
.
Quando
oggi
dice
che
il
governo
è
delegittimato
dal
voto
popolare
sa
di
compiere
una
forzatura
ma
usa
un
argomento
combattivo
,
politicamente
forte
.
Quando
D
'
Alema
gli
contrappone
i141
per
cento
di
un
centro
-
sinistra
frantumato
usa
un
corretto
argomento
da
Ragioneria
dello
stato
,
politicamente
inetto
.
Questo
Berlusconi
ha
ancora
i
suoi
punti
deboli
,
non
piace
ai
padroni
blasonati
e
non
ha
sponde
sindacali
.
Ma
si
farà
anche
queste
sponde
,
non
si
farà
rovesciare
un
'
altra
volta
dai
pensionati
.
E
i
padroni
blasonati
che
badano
al
sodo
preferiranno
anche
loro
un
cavallo
galoppante
a
un
mulo
azzoppato
o
a
un
asino
.
Un
partito
al
25
per
cento
in
ascesa
è
come
una
torta
al
miele
o
allo
sterco
di
mucca
pazza
su
cui
convergono
tutte
le
mosche
del
circondario
.
È
finito
il
tempo
in
cui
,
sgambettato
da
Bossi
,
Berlusconi
restò
solo
con
Emilio
Fede
e
i
suoi
ministri
si
piombarono
sul
centro
-
sinistra
.
Ora
accadrà
il
contrario
e
la
semplificazione
del
sistema
politico
,
questa
grande
invenzione
,
troverà
ad
Arcore
il
suo
baricentro
.
Tanto
di
cappello
.
Conflitto
di
interessi
,
tangenti
,
mafie
,
avvisi
di
garanzia
,
hanno
avuto
come
effetto
tre
milioni
di
preferenze
e
l
'
estradizione
del
buon
amico
Dell
'
Utri
nel
parlamento
di
massima
sicurezza
di
Strasburgo
.
Sì
,
è
finito
e
non
tornerà
il
tempo
in
cui
Berlusconi
,
secondo
D
'
Alema
,
aveva
solo
bisogno
di
un
buon
avvocato
.
Stomaco
da
struzzo
e
sistema
nervoso
di
ferro
:
chi
fermerà
questa
forza
della
natura
?
Non
certo
un
25
aprile
come
nel
'94
,
quella
data
di
nascita
della
democrazia
è
rigorosamente
cancellata
perfino
nei
messaggi
di
insediamento
delle
alte
cariche
istituzionali
.
E
allora
chi
lo
fermerà
?
Nessuno
,
temo
.
Grazie
Massimo
,
anche
se
il
merito
non
è
onestamente
tutto
tuo
.
È
anche
colpa
nostra
,
pur
se
abbiamo
mille
volte
inascoltati
messo
in
guardia
contro
questo
pericolo
.
StampaQuotidiana ,
«
Secondo
lei
uno
che
ha
sete
,
ma
sete
vera
,
che
cosa
beve
,
a
quest
'
ora
?
»
«
Un
whisky
con
molto
ghiaccio
,
e
due
schizzi
di
menta
»
«
Non
si
potrebbe
fare
l
'
inverso
,
una
menta
in
ghiaccio
con
due
schizzi
di
whisky
?
»
«
Non
si
può
.
La
menta
non
fa
base
»
.
Il
barista
Gianni
sorride
,
corretto
ma
inflessibile
.
E
,
interrogato
come
si
deve
,
dà
anche
la
spiegazione
.
Ogni
misura
di
bevande
(
in
inglese
cocktail
)
,
per
quanto
ampia
sia
la
scelta
lasciata
al
barista
,
non
può
evitare
certe
regole
di
ferro
,
anzitutto
la
regola
delle
basi
,
altrimenti
vien
fuori
un
guazzabuglio
senza
sapore
preciso
.
E
le
basi
sono
:
vermut
,
gin
,
cognac
,
whisky
.
Dolce
o
secco
,
forte
o
amabile
,
un
cocktail
deve
poggiarsi
su
uno
(
o
più
)
dei
quattro
elementi
.
Come
l
'
universo
di
Empedocle
.
Esempio
:
vermut
rosso
,
gin
,
bitter
in
parti
eguali
,
scorza
di
arancio
:
è
un
Negroni
.
Oppure
,
due
terzi
di
gin
,
uno
di
vermut
secco
,
appena
uno
schizzo
di
bitter
:
è
un
Cardinale
.
Un
terzo
di
vermut
,
due
di
scotch
,
una
goccia
di
angostura
,
ed
è
Manhattan
.
Il
nome
whisky
,
intanto
,
è
di
origine
gaelica
,
e
significa
,
più
o
meno
,
«
acqua
di
vita
»
.
La
stessa
cosa
vuol
dire
vodka
,
e
ovviamente
anche
il
nostro
«
acquavite
»
.
Una
volta
tanto
i
popoli
si
trovano
concordi
nel
riconoscere
i
benefici
effetti
dello
spirito
,
sia
di
vino
che
di
frumento
.
Per
whisky
appunto
s
'
intende
ogni
fermentato
di
cereali
.
Poi
cominciano
le
differenze
:
lo
scotch
(
scozzese
,
è
chiaro
)
esige
il
frumento
,
il
bourbon
(
americano
)
l
'
avena
,
il
rye
(
canadese
)
la
segale
.
La
qualità
dipende
dalla
stagionatura
,
cioè
dai
recipienti
e
dai
metodi
di
conservazione
.
Difficile
dire
quale
sia
la
miglior
marca
in
commercio
,
dipende
un
po
'
anche
dai
gusti
.
E
lui
,
Gianni
,
s
'
è
mai
provato
a
inventare
una
bevanda
?
Certo
,
ecco
la
prima
ricetta
:
Bacardi
,
vodka
,
curaçao
,
una
goccia
di
angostura
,
è
già
un
azzardo
fuor
delle
regole
canoniche
.
Si
chiama
«
Tiziana
»
.
Oppure
:
vermut
rosso
,
bitter
,
biancosarti
,
seltz
,
ovviamente
più
leggero
:
si
chiama
«
Alfreda
»
.
Il
perché
dei
modi
è
chiaro
:
Tiziana
(
Mischi
)
e
Alfreda
(
Zanega
)
sono
le
due
giovani
e
belle
signore
proprietarie
del
bar
e
dell
'
annessa
trattoria
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
attrici
di
prosa
,
hanno
messo
su
bottega
da
un
mese
circa
.
Hanno
rilevato
una
bettola
in
via
Fiori
Chiari
,
hanno
ripulito
tutto
,
via
gli
intonachi
,
via
le
pitture
sul
legno
alle
pareti
,
allo
scoperto
la
colonna
centrale
di
granito
e
i
due
travi
e
l
'
arco
scempio
in
mattoni
,
hanno
rifatto
la
targa
che
dice
:
«
Bar
e
trattoria
dell
'
angolo
»
.
In
quel
punto
Fiori
Chiari
fa
angolo
con
via
Formentini
.
La
conduzione
è
familiare
:
le
due
signore
,
una
parente
che
cucina
,
due
garzoni
e
lui
,
Gianni
il
barista
,
che
è
anche
un
vecchio
amico
.
Lo
trovarono
in
un
bar
di
via
Pontaccio
,
sempre
da
quelle
parti
,
e
lo
convinsero
a
passare
nella
nuova
combinazione
.
Gianni
ha
venticinque
anni
e
da
nove
fa
il
barista
,
ma
non
è
sempre
stato
così
.
Cominciò
a
lavorare
giovanissimo
,
ha
fatto
,
fra
le
altre
cose
,
il
tipografo
,
il
falegname
e
l
'
operaio
in
una
fabbrica
di
giradischi
.
Prima
era
stato
quasi
sempre
in
collegio
,
e
anzi
ne
aveva
cambiati
quattro
,
non
per
suo
capriccio
,
ma
perché
scappava
,
e
ogni
volta
dovevano
chiuderlo
in
un
posto
nuovo
.
Di
quegli
anni
non
parla
molto
volentieri
.
Fra
i
motivi
di
questa
sua
irrequietezza
infantile
c
'
è
il
cognome
:
Gianni
infatti
si
chiama
Pizza
,
e
in
collegio
i
compagni
lo
tormentavano
per
quel
cognome
strano
.
Se
potesse
,
lo
cambierebbe
,
ma
in
fondo
può
anche
andare
così
:
i
clienti
lo
chiamano
Gianni
e
basta
,
come
succede
a
tutti
i
baristi
bravi
.
È
un
giovanotto
alto
e
magro
,
bruno
,
con
le
sopracciglia
folte
e
gli
occhi
neri
,
potrebbe
passare
per
meridionale
,
e
invece
la
madre
è
friulana
,
il
padre
lombardo
e
lui
si
considera
senz
'
altro
milanese
.
Come
sono
i
clienti
?
Quelli
della
zona
,
si
capisce
,
quelli
che
lavorano
o
bazzicano
dalle
parti
di
Brera
,
i
pittori
,
gli
scultori
,
i
giornalisti
,
qualche
industriale
e
qualche
bella
signora
che
ama
il
pittoresco
.
È
gente
che
sa
bere
,
sia
che
chieda
un
calice
di
bianco
,
sia
che
ordini
una
specialità
ignota
ai
più
.
Distingue
il
vino
dall
'
acqua
,
l
'
uva
dai
fichi
secchi
,
l
'
etichetta
nera
dalla
rossa
.
Gente
che
dà
soddisfazione
.
Un
esempio
:
i
più
qua
dentro
evitano
la
pletora
delle
bevande
gassate
e
dolciastre
,
e
chiedono
birra
,
birra
di
buona
marca
e
fresca
di
cantina
:
più
volte
,
nello
stesso
pomeriggio
,
gli
tocca
scendere
nella
cantina
,
che
a
poco
a
poco
attrezzeranno
come
si
deve
.
A
sera
,
insieme
ai
clienti
di
trattoria
(
piccione
con
funghi
e
cipolline
,
questa
la
specialità
da
assaggiare
)
capitano
i
bevitori
seri
,
quelli
corazzati
contro
la
sbronza
,
o
almeno
capaci
di
mascherarla
.
Gianni
potrebbe
scriverci
un
trattato
:
ci
sono
le
sbronze
tristi
e
quelle
allegre
,
le
malinconiche
e
le
violente
,
le
evocative
e
le
programmatiche
,
le
storiografiche
e
le
fantascientifiche
,
le
centripete
e
le
centrifughe
,
le
taciturne
e
le
verbose
.
A
mettere
un
registratore
dietro
lo
scaffale
delle
bottiglie
,
sarebbero
tanti
racconti
già
scritti
:
una
zona
della
letteratura
contemporanea
tuttora
ignota
dagli
storici
classificatori
per
«
generi
»
e
tuttora
inedita
.
Chissà
!
Anche
come
barista
Gianni
ha
cambiato
diversi
posti
,
e
ricorda
con
riconoscenza
il
principale
d
'
un
bar
di
via
Plinio
,
che
sapeva
il
fatto
suo
e
gli
ha
insegnato
non
poche
cose
,
diverse
piccole
raffinatezze
del
mestiere
.
Per
esempio
,
quando
si
prepara
il
Martini
,
anziché
strizzare
sul
gin
e
sul
vermut
la
scorza
del
limone
,
conviene
meglio
strofinarla
col
bastoncino
di
vetro
sul
fondo
del
bicchiere
,
e
poi
toglierla
con
un
gesto
preciso
:
più
pulito
e
il
risultato
è
migliore
.
E
ancora
:
lo
shaker
si
adopera
per
i
liquori
densi
,
oleosi
,
oppure
quando
occorre
aggiungere
zucchero
.
Per
i
liquidi
secchi
,
niente
shaker
,
ma
mixer
e
bastoncino
di
vetro
.
Lo
dice
anche
il
nome
:
nel
secondo
caso
si
mischia
,
nel
primo
si
sbatte
.
Oggi
i
baristi
buoni
son
molto
ricercati
,
perché
scarseggiano
.
Gianni
ha
avuto
una
buona
offerta
da
un
locale
del
centro
,
ma
qui
si
trova
bene
.
Come
paga
,
quella
sindacale
:
il
bar
è
di
terza
categoria
e
quindi
gli
spettano
,
più
o
meno
,
settantamila
lire
mensili
.
Poi
ci
sono
le
mance
,
che
il
cliente
magari
la
prima
volta
non
dà
,
ma
basta
servirlo
a
puntino
e
quello
,
che
è
un
intenditore
,
immancabilmente
ritorna
e
la
seconda
volta
lascia
di
sicuro
qualcosa
nel
piattino
,
anche
mille
lire
.
Per
ora
dorme
ancora
alla
pensione
di
via
Plinio
,
ma
siccome
le
signore
insieme
al
locale
hanno
affittato
cinque
stanze
al
piano
di
sopra
(
vi
si
accede
dal
pianterreno
per
una
scaletta
a
chiocciola
)
presto
avrà
una
camera
tutta
per
sé
,
là
sopra
:
casa
e
bottega
.
Cambierebbe
solo
a
un
patto
,
di
farsi
un
locale
tutto
suo
,
un
baretto
anche
piccolo
ma
ben
messo
,
specializzato
,
un
posto
dove
la
gente
venisse
non
per
«
bere
qualcosa
»
,
ma
per
gustare
una
bevanda
preferita
,
ben
precisa
ed
esatta
,
o
magari
per
lasciarsi
consigliare
da
lui
,
Gianni
,
barista
estroso
ma
di
fiducia
.
StampaQuotidiana ,
Mi
ronzano
ancora
per
la
testa
i
risultati
delle
elezioni
europee
che
hanno
annunciato
,
per
così
dire
,
il
prepensionamento
della
sinistra
di
governo
e
il
declino
del
partito
di
D
'
Alema
.
E
devo
domandarmi
se
questa
domenica
anche
la
dotta
Bologna
,
città
simbolo
della
cotoletta
omonima
,
dei
tortellini
e
del
vecchio
Pci
,
passerà
dopo
cinquant
'
anni
alla
destra
.
Ma
accendo
la
televisione
e
vedo
la
faccia
inalterata
di
D
'
Alema
che
parla
di
Dpef
,
previdenza
e
sanità
,
la
sequela
di
parole
più
squallida
e
noiosa
del
vocabolario
ministeriale
.
Ti
informa
che
anziani
e
malati
risaneranno
ancora
una
volta
il
bilancio
eurostatale
con
un
'
elargizione
di
16-18
mila
miliardi
.
E
sullo
schermo
rivedi
la
sagoma
furtiva
del
dottor
Amato
che
risbuca
fuori
nella
notte
dal
suo
castello
in
Dobrugia
come
il
conte
Dracula
.
Non
so
spiegarmelo
.
Non
credo
ai
miei
occhi
e
alle
mie
orecchie
e
mi
consola
che
anche
i
sindacati
,
di
solito
così
bendisposti
,
non
riescano
a
crederci
neanche
loro
.
Ma
come
:
a
D
'
Alema
e
a
Veltroni
non
bastano
ancora
i
voti
perduti
e
le
astensioni
da
rigetto
(
da
repulsione
)
che
questo
genere
di
politiche
sociali
(
in
aggiunta
alla
guerra
)
gli
sono
costati
?
Non
gli
bastano
le
robuste
martellate
che
già
si
sono
date
sui
piedi
?
Vogliono
rompersi
l
'
osso
del
collo
?
Così
pare
,
c
'
è
chi
soffre
di
queste
perversioni
.
Non
credo
che
un
governo
così
possa
durare
ancora
due
anni
senza
calare
di
altri
dieci
punti
in
percentuale
.
Caro
D
'
Alema
,
non
è
il
tuo
partito
che
ha
perso
le
elezioni
,
è
il
tuo
governo
senz
'
anima
(
ecco
dov
'
è
finita
l
'
anima
della
sinistra
,
caro
Scalfari
)
.
Calcolo
che
ogni
volta
che
questo
leader
appare
in
televisione
col
solito
bagaglio
perde
ventimila
elettori
,
che
moltiplicato
per
cento
volte
fa
due
milioni
in
due
anni
.
Si
scava
la
Fossa
(
scusate
la
maiuscola
)
con
le
mani
sue
.
Non
si
tratta
solo
del
merito
della
questione
,
cioè
del
fatto
che
quelle
migliaia
di
miliardi
sottratti
alle
stesse
povere
tasche
equivalgono
alla
ventesima
parte
della
ricchezza
imponibile
e
impunita
che
non
paga
le
tasse
e
di
cui
il
fisco
ignora
perfino
l
'
esistenza
.
Non
è
solo
il
dilettantismo
tecnico
di
queste
manovre
che
infastidisce
.
È
la
protervia
del
messaggio
politico
.
Mi
viene
in
mente
Sparta
(
sarà
effetto
degli
esami
di
maturità
)
che
buttava
giù
dalla
rupe
i
deboli
e
gli
infermi
.
La
nostra
élite
governativa
considera
una
parte
della
società
alla
stregua
degli
«
iloti
»
,
una
manovalanza
indifferenziata
che
Sparta
teneva
in
perpetua
soggezione
negando
ad
essa
perfino
la
cittadinanza
.
Ma
andò
a
finire
molto
male
,
chiedete
a
Luigi
Berlinguer
che
ha
studiato
il
greco
.
A
parte
la
perversione
,
è
chiaro
che
dietro
tutto
questo
c
'
è
un
calcolo
e
c
'
è
un
'
illusione
.
Meglio
anticipare
i
referendum
della
signora
Bonino
contro
sanità
,
previdenza
e
spesa
sociale
di
ogni
genere
,
così
i
suoi
voti
verranno
a
noi
come
i
pargoli
.
Meglio
fare
come
la
signora
Thatcher
ed
eliminare
le
grandi
corporazioni
sindacali
,
così
anche
noi
diventeremo
Tony
Blair
.
Calcolo
e
illusione
da
pappagalli
e
da
camaleonti
,
che
in
politica
si
chiamano
trasformisti
.
Voi
avete
ricevuto
un
altro
mandato
elettorale
,
cari
amici
,
e
ribaltandolo
non
premiate
voi
stessi
ma
i
vostri
avversari
che
prendete
a
modello
.
Cossuttiani
,
Verdi
,
sinistra
Ds
in
fibrillazione
,
cederanno
come
sempre
per
necessità
,
perché
«
se
no
viene
la
destra
»
?
Questa
volta
non
credo
,
come
non
credo
che
i
sindacati
si
accontenteranno
di
qualche
emendamento
.
Anche
perché
la
destra
non
è
dietro
l
'
angolo
ma
è
già
venuta
e
sta
con
tutti
e
due
i
piedi
in
questo
governo
.
Quando
infine
le
idee
della
destra
e
quindi
la
persona
di
Berlusconi
che
le
incarna
avranno
vinto
del
tutto
,
questo
governo
di
ex
centro
-
sinistra
non
sarà
neppure
rimpianto
.
Lui
,
Berlusconi
,
farà
le
stesse
cose
o
anche
peggio
ma
almeno
le
condirà
di
demagogia
(
un
surrogato
di
anima
)
.
Similmente
ai
referendum
radicali
che
propagano
il
liberismo
selvaggio
come
una
droga
leggera
,
senza
lasciare
in
vista
sul
collo
delle
vittime
il
segno
dei
denti
di
Dracula
.