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Parliamo di Milano - V ( Bianciardi Luciano , 1963 )
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Il bucato di massa Versione moderna dei vecchi lavatoi pubblici , ecco il « Lavaget » , « supercentro del bucato » . Da dodici a ventiquattro lavatrici automatiche a gettoni per ventisette minuti di lavatura , cioè per quattro chili e mezzo di biancheria , si pagano duecento lire . L ' acqua è speciale , depurata , e speciale il detersivo , che un ' altra macchina a gettone distribuisce nella dose giusta , per cinquanta lire . Altre cinquanta lire , e funziona l ' asciugatrice . In tutto sono trecento lire , e trentadue minuti di tempo , con nessuna fatica : la massaia intanto può anche andare a fare la spesa . A Milano cc ne sono sessanta , e lavorano dalle sette del mattino alle dieci di sera , ininterrottamente . È sempre più raro che i panni sporchi si lavino in famiglia . Uomo di giugno Ogni mese alcune signore di Milano ( fra le altre spiccano Bianca Toccafondi , Fanny Branca , Biki e Germana Marucelli ) , nominano , durante una cena alla « brasera » l ' uomo del giorno , scelto fra i più meritevoli e famosi . In maggio il premio toccò a Luchino Visconti . Stasera , per il mese di giugno , la palma andrà a Dino Buzzati . Il premio è puramente simbolico .
Senza gloria ( Pintor Luigi , 1999 )
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C ' è qualcosa che non quadra , in questa conclusione della guerra balcanica . Non è convincente , neppure per i vincitori , forse perché la pace che si annuncia è fragile e piena di incognite . La resa di Milosevi ? era attesa nei primi 15 giorni , invece è arrivata dopo una lunga resistenza . Il dittatore ci ha provato ma non ha retto e non ha rischiato l ' invasione . Che cosa ci ha guadagnato ? Un po ' di salsa russa e Onu sull ' occupazione americana e atlantica del Kosovo e la conservazione ( forse ) del potere personale . Molto poco , al prezzo della devastazione del paese . Gli angloamericani , cionondimeno , storcono la bocca . Hitlerovi ? come Saddamhitler ? Non era questo il loro scopo , era di azzerare la Serbia e di far tutto da soli , senza altre bandiere , con la Nato pienamente identificata con la comunità internazionale . E il ritorno dei profughi non sarà ora meno drammatico dell ' esodo , il protettorato del Kosovo somiglierà a un vulcano . Sembrano più contenti gli europei , con i quali si congratula vivamente Gianni Riotta , perché hanno fatto finalmente una guerra senza perderla e senza rimetterci niente e fingendo anche un protagonismo diplomatico che si venderanno elettoralmente . Ci hanno preso gusto e ora , dopo l ' Europa monetaria , parlano di una Europa militare con un proprio Solana e un proprio esercito che non entrerà , a differenza delle pensioni , nei parametri di Maastricht . Il principio dell ' ingerenza militare , aggettivata a seconda delle circostanze , prevale e cambia gli equilibri del mondo , identificando la forza con la ragione , col giusto il buono e il bello . È un principio che reintroduce la superguerra , al di fuori di ogni convenzione internazionale , come strumento regolatore dei rapporti tra forti e deboli . Si è visto che è un principio molto costoso e pericoloso , e questa guerra , con i suoi orrori , lo ha forse incrinato . Ma non lo ha sconfitto . La pace che abbiamo invocato per 70 giorni è benvenuta ma arriva senza allegria , insincera , minata al proprio interno , carica di premesse sbagliate , di false promesse , di volontà di dominio . A parte le sofferenze , l ' eredità forse peggiore di questa guerra è che la coscienza pubblica - con l ' eccezione di minoranze sensibili e ancora dotate di memoria - è rimasta inerte . Ragione di più per insistere . È una lotta , come si diceva una volta , di lunga durata . In compenso , l ' immagine dei vincitori è illividita e trista .
Parliamo di Milano - VI ( Bianciardi Luciano , 1963 )
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Al livello ( dicono ) dell ' arte Dicono le statistiche che l ' americano consuma in media duecentodieci libbre di carta soltanto per imballare , impacchettare , involgere . Non abbiamo dati italiani , ma almeno come tendenza siamo su quella strada . L ' uomo moderno incarta , e quello è ormai uno dei suoi gesti fondamentali e vitali . Perché dunque non sublimare fino al livello dell ' arte questo costante dato attivo del nostro esistere ? Ci ha pensato il giovane bulgaro Christo ( forse Cristoforo , di cognome Javaceff ) . Ventisettenne , abita a Parigi e sta esponendo alla galleria Apollinaire di via Brera , diretta dal signor Guido Lo Noci , pugliese . L ' impacchettamento , dice il suo esegeta Pierre Restany , è un gesto di appropriazione che ricoprendo l ' oggetto in un involto chiuso ( carta o stoffa che sia ) ce lo fa vedere « altrimenti » . Ce lo fa vedere se l ' involto è al cellofan : per esempio quel manichino di donna appeso di traverso al muro , oppure quel materasso piegato , con carrozzella da bambini , su un portapacchi d ' auto , il tutto assicurato da spaghi di diverso spessore e robustezza . Se invece l ' involto è carta da pacchi , oppure stoffa , allora non si vede quel che c ' è dentro , e il bello sta nel dubbio circa il contenuto . Come da bambini la calza della Befana . Il pittore Lucio Fontana ha comperato il manichino , un altro avventore ha preso il pacchetto - non grande - che contiene , dentro cellofan legato con spaghi , un settimanale illustrato . La mostra rimane aperta anche in luglio . Fantascienza in burrasca La pubblicazione di Robot e il Minotauro e il festival triestino dei film di fantascienza , con tavola rotonda e dibattito sui problemi relativi , dimostrano che la « science fiction » ha in Italia i suoi cultori attivi , specialmente a Milano . Addirittura esistono quattro correnti , o scuole , spesso in polemica fra di loro : gli « ortodossi » di « Galaxy » , che esigono rigoroso rispetto per la verosimiglianza scientifica , i « decadenti » di « Urania » , con alla testa Carlo Fruttero , autore di un racconto avveneristico sotto lo pseudonimo di Obstbaum , i « dissidenti » di « Interplanet » ( Janda , Staffilano , Aldani , Della Corte ) . I « protezionisti » di « Futuro » ( Inisero Cremaschi e Gilda Musa ) , i quali sostengono la necessità di una fantascienza nazionale . Ci sono poi gli isolati : Giorgio De Maria , che fra l ' altro ha tradotto i lirici greci in dialetto piemontese , Roberto Vacca e Umberto Eco . Formano la cosiddetta « piccola Borghesia » , dal nome del loro modello ideale , « Borges » . Basta la vasca e un po ' di fortuna È il metodo Salmanoff , subito accolto con entusiasmo dai milanesi attenti alle novità , dopo l ' uscita del suo libro ( Segreti e saggezza del corpo ) da Bompiani . Il traduttore , Mario Mancini , è anche impegnatissimo seguace del Maestro , e ha inventato lui lo slogan : « Basta una vasca da bagno » . Basta , cioè , per guarire ogni malattia . La teoria del Salmanoff ( quasi novantenne , operante a Parigi , ma già medico personale di Lenin e riorganizzatore dei servizi termali e antitubercolari nella Russia rivoluzionaria ) si basa su due punti : che vada curato il corpo e non l ' organo malato , e che tutte le malattie dipendono da una disfunzione dei vasi capillari . Rimedio sovrano il bagno , caldo o freddo . Impacchi al torace per la tracheite , compresse fredde sul collo per la sinusite , immersione degli avambracci per l ' influenza , bagni di fieno per il raffreddore . Borsa calda e cachet vascolari prevengono e curano l ' infarto . Aereo per la foce Bocca di Magra fu scoperta venticinque anni or sono dai letterati , che tenacemente , dopo di allora , l ' hanno difesa dalla « valorizzazione » turistica , anche contro la volontà di parte della popolazione indigena . Purtroppo sembra che cemento , go - kart e juke - boxe stiano per prevalere . Sorgono nuove ville , come « Nido del gatto » inaugurato alla Punta Bianca del celebre couturier parmense Luciano Zanini . Agli ospiti - alcuni son giunti in aereo da Parma - è stato offerto pesce allo spiedo . Infermiere volanti La benemerita Clinica Mutua Sanitaria Resnati , che funziona dal 1924 ed assiste 47mila 300 fra dipendenti comunali , artigiani , piccoli imprenditori e liberi professionisti , per soddisfare le esigenze dei suoi assistiti ha presentato al pubblico il nuovo corpo delle infermiere disponibili a domicilio . Entreranno in servizio il 1° luglio : le dirige la dott. Costa . Il calzolaio cantato Diventano sempre più consueti i rapporti fra scrittori e cantanti . La settimana scorsa Maria Monti è andata apposta a Vigevano per conoscere Lucio Mastronardi . L ' incontro è stato cordialissimo , e Mastronardi ha subito accettato di scrivere i versi per una canzone nuova di ambiente vigevanese . Già ne sappiamo il ritornello : « Un calzolaio / attacca il cuoio / alla tomaia / con il collante . / Il poverino / grida io muoio / e sull ' istante / tira le cuoia » . L ' infernale cura del caldo Bisogna andarci con un amico esperto , che consigli e guidi . Entri , affitti lo spogliatoio , col suo bel lettino di vegetale . Indossi l ' accappatoio , e tenendo in mano la salvietta vai alla doccia . Poi ti pesi , entri in una cabina , premi un pomo nichelato e da sotto la panca di marmo scaturisce un getto di vapore caldissimo , che serve ad aprire i pori . Ora sei pronto a entrare nella prima sala , la grande . Pannelli di legno grezzo , odoroso , alle pareti , gradoni dello stesso legno su cui ti siedi o ti sdrai : più in alto fa più caldo , ma già al primo piano siamo sui sessanta gradi , la temperatura della baia di Assali Eppure l ' amico esperte ) spiega che così serve a poco . Ci vuol la fornace . Dunque altra doccia , e via nella stanzina piccola , che ha da una parte un forno come quelli all ' antica per il pane . Tre gradoni di legno : sull ' ultimo sono cento gradi precisi . Cominci a ruscellare , senti nel naso odor di bruciaticcio , e una strana acquolina gelida in bocca . Dieci minuti bastano , poi l ' esperto attinge acqua da un mastello e ne butta nel forno tanti mestoli per quanti sono i presenti più uno : come per fare il tè . È il « colpo di vapore » , un clima che non esiste in alcuna parte della terra , nemmeno nel Kuwait . Ti pizzica la pelle , e allora esci e ti butti in una piscina di acqua fredda e corrente . ( A rigore ci vorrebbe una bella nuotata nel fiume . ) Poi torni nel camerino e ti metti a letto , con tre coperte addosso , e ricominci , incredibile , a sudare . Talvolta t ' addormenti . Al risveglio vai nel tepidario ottagonale : anziani grassi in accappatoio , come tanti senatori romani , giovani snelli che si coprono appena le vergogne maggiori , o neanche quelle , come soldati spartani . Uscendo dalla sauna ti par d ' essere in Svizzera . Ti senti fresco , leggero . Infatti hai perso almeno un chilo . E speso 1800 lire . Il prezzo del vitello , prima scelta .
Lieti calici ( Pintor Luigi , 1999 )
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I serbi possono ben farlo e l ' hanno già fatto e i kosovari potranno farlo forse a Natale . Ma noi e voi no , non possiamo brindare . I governanti che si pavoneggiano sul carro dei vincitori senza un graffio non rinunceranno a levare i lieti calici : brinderanno ai vivi o ai morti ? Possa essergli indigesto come veleno . Non brinderanno alla pace ma alla vittoria . Le guerre si fanno per vincerle , non per beneficenza , e quindi vanno festeggiate . Non c ' è bisogno , in questo caso , di alternare i brindisi alle orazioni funebri , le vittime sono tutte dall ' altra parte . Sulle tombe individuali sarà scritto : tragico errore . La pace , senza le bombe e l ' esodo di massa , poteva essere firmata tre mesi fa . D ' Alema sa leggere , come Dini , e sa che nei palazzi di Rambouillet non fu proposta alla Serbia una soluzione come quella attuale ma una resa incondizionata : senza Onu , senza Russia , con diritto di « bivacco » per le truppe Nato su tutto il territorio iugoslavo . Leggete il testo durante le vacanze , c ' è scritto proprio così . La guerra è stata freddamente voluta e il suo esito è l ' incenerimento di un piccolo ma popoloso territorio ad opera di entrambi i contendenti . Forse è vero che hanno sbagliato i conti , che pensavano di finirla in quindici giorni , ma non credo che si rammarichino del tragico errore : l ' esibizione di potenza e brutalità è stata più spettacolare , ci ha intrattenuto per 78 giorni , e D ' Alema può dirsene « orgoglioso » . Ha ragione , ha sepolto in poche settimane un secolo di tradizione e aspirazione pacifista del movimento operaio , di cui s ' è persa memoria . Ora , visto che la menzogna dell ' ingerenza umanitaria ha retto contro gli insulti della realtà e dell ' evidenza , aspettiamo con ansia che si trasformi in verità . Ci aspettiamo che l ' esibizione militare diventi esibizione morale , tecnica , logistica , organizzativa : che il territorio incenerito rinverdisca come una California , che i generali di interposizione giochino a golf nei prati circostanti , che le case crollate risorgano con vivaci colori e con la velocità di un film magico girato all ' incontrario , che il più vecchio dei profughi faccia in tempo a rivedere il suo paesaggio . Non a settembre , non a Natale , ma domani , nei giorni dei nostri prossimi week - end adriatici , con la stessa premura , sollecitudine , precisione , determinazione e orgoglio con cui sganciavamo le bombe e lanciavamo i missili . Allora , forse , brinderemo . Prima che i 19 paesi più forti del mondo decidano di mettere ordine da qualche altra parte : magari in Asia , per ragioni di alternanza e giustizia distributiva .
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Si chiama e si firma proprio così : nei rapporti con L ' ATM , Si capisce . In una azienda così grossa capitano frequenti gli omonimi , fra i dipendenti di ieri e quelli di oggi , perciò conviene , per intendersi , dar loro un numero progressivo . Si sa per esempio di un Rossi duecentonovantasette . Lorini Quattro invece non esiste , e per adesso è lui l ' ultimo della dinastia : Lorini Due era suo padre , mentre di Lorini Uno si son perse le tracce . Ma il suo vero nome è Franco : un uomo di poco sopra i quaranta , col viso asciutto , i capelli castani , un po ' stempiato , gli occhi fermi e chiari , il sorriso difficile e un po ' stirato , come tutti quelli che soffrono allo stomaco . L ' ho incontrato in un bar vicino alla grande rimessa di Baggio , in via delle Forze Armate , e intorno altri colleghi , incuriositi , stavano a sentire , uno ha azzardato un parere , e a poco a poco tutti intervenivano a correggere , precisare , aggiungere . Mi ci ha portato un giovanotto avellinese di nome Spirito , anzi Spirito Uno , prova , se occorresse , dell ' immissione dei meridionali in questo vecchio mestiere milanese con tradizioni antiche di quasi un secolo . Spirito Uno è appunto allievo di Lorini Tre , e fa il bigliettario ( « si dice così , siete voialtri che dimenticate sempre la erre » ) ma con un mese di corso può passare guidatore , o manovratore , come sta scritto sulla targhetta , che t ' ammonisce di non parlargli , perché altrimenti si distrae . Ma è poi difficile condurre , guidare , manovrare , pilotare , comunque si dica , un tram ? In sé non è difficile , spiega Lorini , i comandi sono due , cioè il « controller » ( questo è il nome tecnico ma tra loro dicono « manetta » ) e il freno . Il campanello si suona col piede . Svoltare svolta da sé , naturalmente , questo bestione più pesante d ' un carro armato , che costa venticinque milioni , ed è mosso da quattro motori di 650 volts ciascuno . Portarlo di qui a San Siro , mettiamo , con la città sgombra , riuscirebbe facile anche a me . Le cose cambiano se pensiamo che le strade sono ingombre di mezzi e di pedoni , che la gente sale e scende , che bisogna star bene attenti agli orari . I ritardi sono giustificabili ( se c ' è un ingorgo , se manca la corrente ) ma gli anticipi , sopra il minuto , mai , allora c ' è il rapporto e la multa . Sono dalle tre alle quattro doppie corse giornaliere , in un turno di sei ore e mezza continuato , tranne che per gli anziani , ai quali tocca l ' orario speciale . Può sembrare comodo e non lo è affatto . Se ne accorgono appunto i nuovi arrivati come Spirito : hanno fatto il militare nel Nord , questi meridionali , oppure hanno sentito dire che quassù la vita è tutta rose , i salari alti , gli svaghi infiniti , la libertà , le ragazze , ma poi , quando sono entrati nell ' ATM , e agli inizi prendono cinquantamila al mese , e devono pagarsi la camera , il mangiare , la lavatura , le sigarette , allora s ' accorgono che non c ' è proprio da scialare . E nemmeno ci sono grandi possibilità di far carriera : entri bigliettario , e se non fai il corso di guidatore , bigliettario rimani . Altrimenti puoi diventare controllore , controllore capo , vice ispettore , ispettore , e qui ti fermi . Ogni passaggio è subordinato all ' esame di concorso , severo . Franco Lorini entrò nelle tranvie nell ' immediato dopoguerra . Classe 1921 , ha digerito la sua bella fetta di naja , è tornato con in tasca appena il diploma di terza avviamento , e a quei tempi trovare un posto non era facile , e poi l ' esempio paterno finì per convincerlo . Ora c ' è e ci resterà fino alla pensione , che arriva a sessant ' anni , ma se potesse tornare indietro , e avere vent ' anni con le possibilità di oggi , farebbe volentieri l ' operaio meccanico specializzato . Con moglie e un figlio , compresi gli assegni familiari , prende al netto poco più di sessantamila lire . Altri suoi colleghi si cercano un secondo lavoro , dopo il turno di servizio , ma lui no : il tempo libero lo dedica al figlio Claudio , che ha tanto bisogno di aria aperta . E potendo lo farà studiare , perché già mostra buona disposizione a imparare . Gli domando come sono , dal punto di vista suo , i rapporti col pubblico . « Prenda l ' esempio di Roma » ( sempre il solito paragone , anche lui ) . « A Roma è differente , in tram parlano tutti , così il bigliettario si sfoga , il guidatore anche . Magari ci scappa lo sfottò , il mezzo insulto , ma è roba che si scorda subito , e fa bene ai nervi . Qui invece chiacchierano poco e covano dentro , e il bigliettario incassa , il guidatore incassa . Le proteste di chi ha fretta , la muta ostinazione di chi sosta sulla piattaforma di dietro , ( e quel « portarsi avanti » che tanto mi irrita , spiega Lorini , non è per malanimo : anche se la piattaforma è sgombra , il regolamento parla chiaro , e il bigliettario deve dire sempre così , perché può essere l ' ispettore in incognito , in borghese , che annota e poi fa il suo bel rapporto ) , i clacson irritati degli automobilisti . Però sono uomini anche loro , incassano incassano , e a un certo punto sbottano e magari ne fa le spese il passeggero che aveva ragione . Ci vorrebbe più comprensione , più bonomia , certo , ma qui a Milano è facile dirlo , assai meno facile arrivarci : hanno tutti fretta , hanno tutti i guai per la testa , hanno la grana , e la grana si capisce , l ' ansia di arrivare a farla , tanta e presto , oppure poca e tutti i giorni , quella poca che serve per non andare sotto , che come risultato è lo stesso , anche per i tranvieri : ecco perché tanti casi di epatite , di mal di fegato . E poi l ' ulcera gastrica , che dipende anche dai turni , dal dovere ogni giorno mettersi in giro col pasto sullo stomaco . E poi i reumatismi e le artriti , specialmente il guidatore , che ha la porta davanti proprio a un metro dal lungo umido inverno milanese . Ma insomma , vien fatto di chiedere a Lorini Tre , ci sono aspetti positivi , qualcosa che valga la pena nel suo mestiere ? Ci pensa un po ' , con gli occhi sempre fissi , un po ' duri , e finalmente ecco . C ' è la solidarietà fra compagni di lavoro , gran bella cosa ( però il pubblico , precisa , quando scioperano sembra che non li consideri lavoratori come tutti gli altri ) , c ' è la sicurezza del lavoro e della pensione , che scoccati i sessant ' anni è pari al 92 per cento della paga . Che altro ? Un bel centro climatico a Ospedaletti , che in pratica è un albergo di lusso , purtroppo piccolo per accogliere tutti ; e infatti lui c ' è stato due volte solo . Poi le colonie per i bambini , e la banda musicale , che è fra le migliori d ' Italia , e anzi di recente si è classificata sesta a un concorso internazionale in Germania : ma qui , a parte l ' orgoglio , la soddisfazione è di chi ci suona , e ha un ' ora di abbuono giornaliero per le prove . Poi la squadra di calcio che gioca in serie D , i gruppi di pesca , di caccia , di bocce . Lo sport anzi ha sempre dato buoni frutti , all ' ATM : dai pugili dilettanti sono usciti fior di campioni , come Giancarlo Garbelli , beniamino del pubblico milanese , che un tempo puliva i tram proprio nella rimessa lì accanto . Anche Lorini un tempo faceva , e bene , dello sport : era lottatore nei pesi piuma , e poi fu per dieci anni arbitro di calcio . Oramai però basta : lo sport lo legge sui giornali ( libri purtroppo non ne compra , costano cari , dice ) , e il tempo libero lo dedica quasi tutto alla persona che gli è più cara al mondo : Claudio . Gli piacerebbe che diventasse Lorini Quattro ? No , sinceramente no .
Punto e a capo ( Pintor Luigi , 1999 )
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L ' opinione di sinistra si sente oggi delusa e sconfortata dalla sconfitta elettorale . È comprensibile ma ingenuo . Questa sconfitta è pienamente meritata dai governi e dai gruppi dirigenti della sinistra europea e italiana , che continuiamo a chiamare così per cattiva abitudine . Non è l ' effetto sole - mare che allontana dal voto metà della popolazione europea ( in Inghilterra piove , notoriamente ) . È che la nuova Europa è più vecchia di prima , monetaria e militarista , con venti milioni di disoccupati e un programma di riarmo , con un leader laburista che dichiara guerra al Demonio e un leader tedesco che tinge di verde gli elmetti dei suoi connazionali . Perché questa Europa non dovrebbe andare a destra e nutrirsi di diossina a basso costo ? Ma veniamo all ' Italia di D ' Alema . Se si fosse trattato di elezioni politiche , Silvio Berlusconi riceverebbe l ' incarico di formare il nuovo governo con una maggioranza compatta di centro - destra e la signora Bonino alla Farnesina . La verità è sempre rivoluzionaria e la verità è che questo esito politico era nell ' aria da tempo e si è fatalmente concretato . La verità è che il centro - sinistra è nato e cresciuto , dai tempi di Dini fino a Cossiga , come operazione trasformista , malgrado il voto del 21 aprile , ed è diventato con D ' Alema un modello di asocialità e di insincerità che una volta si sarebbe detta « dorotea » , non disgiunta da una punta di megalomania . Lui e Veltroni si lasciano alle spalle ( poiché dovrebbero andarsene ) un partito del 17 per cento che Occhetto giudicò , in un ' occasione simile , poco più che « regionale » . È una maggioranza litigiosa di spezzoni tra cui a malapena ruggisce un asino . Consoliamoci pure sommando le percentuali ( in televisione la notte fatidica sembravano tutti droghieri alle prese con la calcolatrice ) oppure guardando le facce di Fini e Segni , oppure confondendo Emma Bonino , epifenomeno simile a Bossi , con Rosa Luxemburg come fanno i giornali . Ma è meglio lasciare ad altri questi esercizi di filologia elettorale . Non sono stato eletto al parlamento europeo e quindi non posso chiedere ai vari governanti in carica di dimettersi volontariamente e di dedicarsi ciascuno allo sport preferito . Ma qualcosa di simile vorrei che accadesse qui da noi , come segnale di autorinnovamento . Non accadrà . Ancor più vorrei che la sinistra che più ci sta a cuore e che esce anch ' essa disastrata , cominciando da Rifondazione , dai Verdi e dalla sinistra Ds , fino alla sinistra sociale e a noi stessi , ci guardassimo in faccia e trovassimo un nuovo terreno comune . Un ' utopia , detta così , ma anche un dovere e l ' unica possibilità e potenzialità da mettere a frutto .
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Qualcuno dice ancora , all ' antica , brumista , ma oramai sono pochi . I più , anche fra i clienti , hanno accettato , insieme all ' esito in « ista » sempre più comune ai nomi di mestiere , qua al Nord , lo scontro , sconosciuto invece nella lingua e nei dialetti , fra gutturale e sibilante . Sicché , mentre a Roma si dice tassì e tassinaro , a Milano sentiamo , anche in bocca al popolo , taxi e taxista , ossia « tàcsi » e « tàcsista » . Con le nuove licenze che di recente ha concesso il Comune , i tacsisti o taxisti che dir si voglia sono ormai più di tremilacinquecento . E fra questi predominano i padroncini , cioè i conducenti padroni del loro mezzo , per i quali l ' incasso , tolte le spese , è guadagno netto . Che tengano molto al mestiere lo dimostra il continuo crescere delle grosse cilindrate , delle marche di pregio ( Taunus , Oldsmobile , ma soprattutto Opel ) , delle carrozzerie vistose , addirittura con le pinne : insomma la macchina all ' americana . Vanno scomparendo , all ' opposto , i vecchi mezzi all ' europea , antichi e talvolta scassati . Per tutto questo , le tariffe più basse d ' Italia : venti lire ogni 280 metri di corsa , venti lire ogni minuto di sosta ; con cinquecento lire vai da piazza Amendola alla stazione Centrale , e ci scappa anche la mancia . Mario P . è padroncino , e si lascia intervistare a patto che non faccia il suo nome : non crede alla pubblicità , e risponde per semplice cortesia , perché è un giovanotto ben educato . Sulla trentina , alto e biondo , piuttosto taciturno ma preciso , abita con la moglie e il figlio in una sola stanza , con la cucina ricavata dietro un tramezzo e il gabinetto nel sottoscala . C ' è ordine e pulizia , la radio e la televisione , ma non c ' è spazio per stare comodi ; trovare almeno due vani ad affitto ragionevole in questo momento è il suo problema più serio . Un tempo Mario era camionista , mestiere che ricorda assai malvolentieri , faticoso , ingrato , pieno di responsabilità mai abbastanza , niente affatto romantico , se non nelle canzoni di Yves Montand . Ma anche fare il padroncino di taxi non è tutt ' oro . Si mette a farmi i conti sotto gli occhi . Ha comprato una Seicento , il mezzo meno costoso , e la pagherà un milione tondo , a rate che sembrano comode : quarantamila mensili per venticinque mesi . Quaranta di rata , trentacinque di benzina , dieci fra rimessa e olio , dieci di tasse , quindici fra assicurazione e riparazioni : si parte ogni mese da meno centodieci , e per vivere da padroncino bisogna arrivare a più centodieci . Siccome non si lavora tutti i giorni ( altrimenti uno finisce all ' ospedale ) bisogna far uscire le duecentoventi mensili da venticinque giorni di lavoro , se tutto va bene . Se lavorasse sotto padrone non avrebbe spese , né tanti pensieri , il guadagno sarebbe sicuro anche se minore dell ' attuale . Allora perché farsi padroncino , lui e tanti come lui ? È più amore d ' indipendenza che desiderio di puro guadagno : il padrone , si sa , è sempre padrone , meglio la libertà coi pensieri che la dipendenza spensierata . E i pensieri ci sono . « Durante la corsa tenersi agli appositi sostegni » avverte immancabilmente la targhetta dentro . E la ragione c ' è : le frenate inevitabili viaggiando in città . Il passeggero sbadato può abbattere la testa sul vetro , e allora ti fa causa e vuole i danni : è successo più d ' una volta . Come sono i clienti qui a Milano ? In generale corretti , ma i piantagrane non mancano mai , quelli che « rugano » sul percorso scelto dall ' autista , che sembra arbitrario e vizioso anche quando è solamente inconsueto , e magari più breve , sensi vietati a parte . Insomma il cliente non vuole « esser fatto fesso » , dubitare che tu l ' abbia ingannato . E invece l ' esperienza dimostra che mai un taxista milanese ricorre al trucco del tourbillon fasullo per far salire il conto sul tassametro . Mario P . me lo spiega : chi gabba il cliente ha poco da lucrare e molto da scalpitare ; poche decine di lire non ripagano la scontentezza di lui , che alla fine negherà senz ' altro la mancia , ormai quasi consueta a Milano . Il guadagno cresce in un modo solo , aumentando il numero delle corse quotidiane , facendole salire da venti a venticinque . Ecco dunque la ragione dell ' altra accusa che si sente fare contro i taxisti , specialmente dai tranvieri e dagli altri autisti : che corrono troppo , che si sentono troppo sicuri della loro bella patente di terzo grado , e vogliono fare la gimcana in mezzo al traffico milanese . Non è vero : se corrono la ragione è l ' altra , di far presto , di beccare una corsa in più , di strappare altre mille lire , perle rate , per le spese , per vivere . Il lavoro dei taxisti è diviso in turni di dieci ore ciascuno , stabiliti dal Comune , e contraddistinti dal triangolo , o dal quadrato , o dal disco di lamiera a colori che ogni vettura ha sul tetto . Lo si può cambiare , previa autorizzazione del Comune e sostituzione del segnale : cedere per esempio il triangolo verde , che indica il turno dalle sei alle sedici , e prendere il quadrato rosso , da mezzogiorno alle ventidue , oppure il disco bianco barrato , che indica turno di notte , dalle diciassette alle due del mattino . Non ci sono obblighi circa i posteggi , ciascuno può scegliere quello che vuole , purché naturalmente si metta in fila ed aspetti il suo momento : l ' autodisciplina in questo caso è perfetta , non sorgono mai contestazioni fra colleghi cioè fra concorrenti . Un taxi può anche ottenere , oltre al turno del triangolo verde ( è il caso attuale di Mario P . ) anche il quadrato giallo canarino , e fare servizio nottetempo alla stazione , purché la macchina sia affidata a un secondo autista . Ed è giusto così perché altrimenti sarebbero venti ore di guida filate , pericolosissime per via della stanchezza . Il quadrato giallo canarino è il segno dei cosiddetti « marziani » : non possono imbarcare passeggeri strada facendo , debbono correre , pendolarmente dalla stazione al domicilio del cliente , e poi tornare subito in Centrale . Scoperti in contravvenzione - e per questo può bastare il rapporto , documentato , di un collega , - perdono la licenza , cioè il pane , per qualche settimana . Le malattie professionali ? Sono le solite della circolazione stradale : stomaco e fegato , a sfondo nervoso . Ecco perché tu cliente li senti tanto spesso - e ti irriti - sbraitare contro l ' universo su quattro ruote , e contro i pedoni , e contro i tranvieri , e contro i vigili , e ti par sempre che vogliano coinvolgere anche te in questa astiosa , continua , logorante e sterile polemica . Lo fanno soprattutto per sfogarsi : sempre meglio così che covare la rabbia in corpo e allevarsi l ' ulcera gastrica . Certo , conclude Mario P . , sempre meglio padroncino che camionista . La responsabilità è minore , la fatica più tollerabile , il mestiere più vario : a volte capita di far quattro chiacchiere con un cliente simpatico , a volte d ' incontrarne , di conoscerne uno famoso : Josephine Baker , per esempio , che fu una sua cliente un pomeriggio e si dimostrò molto cortese , oppure Vittorio Gassman , o Mike Bongiorno . Se dimostri di averli riconosciuti , se attacchi discorso e poi magari domandi l ' autografo sono contentissimi , certo . Si potrebbe scrivere un capitolo sulla vanità umana come appare nello specchietto retrovisore , volendo . Ma intanto Mario P . segue un corso per corrispondenza , di radiotecnica . Non si sa mai .
Elogio di Berlusconi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Chi fermerà Berlusconi ? Nessuno , temo . La sua non è stata una vittoria elettorale ma una rimonta trionfale . È strano che tutti i commentatori non se ne siano accorti . L ' uomo di Arcore e la sua formazione hanno il consenso di un italiano su quattro , una quota che solo i mastodonti democristiano e comunista hanno raggiunto o superato nella storia repubblicana . Questo è il dato . In parallelo i Ds , l ' unica forza avversa ancora consistente , scendono a un minimo storico . Questo è l ' altro dato . Questi due dati , presi assieme , fotografano un mutamento di 180 gradi del quadro politico e segnano una tendenza di fondo che non è destinata ad arrestarsi ma a crescere . L ' attenzione degli osservatori è attratta invece smodatamente dai risultati della Bonino e di Prodi - Di Pietro . Ma non era un ciclone , l ' uomo di mani pulite , che doveva sbancare il sistema politico e ha ora un pezzo del 7 per cento ? E non è Mediaset che ha pagato la campagna elettorale radicale ? Queste due liste intermedie hanno ciascuna una percentuale elettorale pari a quella che distanzia Forza Italia dai Ds . Ed entrano nel taschino di Berlusconi come un fazzoletto . Forza Italia , col suo titolo da stadio eccitato , non è solo un primo partito in un ' ordinata gerarchia di concorrenti , ma è la sola grande formazione politica in campo , che si stacca nettamente dalle altre e le sovrasta . Non ha solo un capo carismatico con le sue batterie televisive ma anche una struttura organizzata e diffusa e un attivismo di massa , cose che la sinistra antica gli ha insegnato ma ha buttato via . Grasso che cola se non espugnerà Bologna . Anche il personaggio è cambiato e recita diversamente . Non è più solo un ultramiliardario che compra un paese come un ' azienda ma anche un politico che ha imparato le tecniche del mestiere . Viene sempre dalla gavetta ma non dice più « mi consenta » . Grida volentieri al lupo comunista ma ci va a cena e non mette più paura . Perfino in guerra le sue televisioni sono state più blande di quelle governative . Ha l ' autenticità del senso comune . Quando oggi dice che il governo è delegittimato dal voto popolare sa di compiere una forzatura ma usa un argomento combattivo , politicamente forte . Quando D ' Alema gli contrappone i141 per cento di un centro - sinistra frantumato usa un corretto argomento da Ragioneria dello stato , politicamente inetto . Questo Berlusconi ha ancora i suoi punti deboli , non piace ai padroni blasonati e non ha sponde sindacali . Ma si farà anche queste sponde , non si farà rovesciare un ' altra volta dai pensionati . E i padroni blasonati che badano al sodo preferiranno anche loro un cavallo galoppante a un mulo azzoppato o a un asino . Un partito al 25 per cento in ascesa è come una torta al miele o allo sterco di mucca pazza su cui convergono tutte le mosche del circondario . È finito il tempo in cui , sgambettato da Bossi , Berlusconi restò solo con Emilio Fede e i suoi ministri si piombarono sul centro - sinistra . Ora accadrà il contrario e la semplificazione del sistema politico , questa grande invenzione , troverà ad Arcore il suo baricentro . Tanto di cappello . Conflitto di interessi , tangenti , mafie , avvisi di garanzia , hanno avuto come effetto tre milioni di preferenze e l ' estradizione del buon amico Dell ' Utri nel parlamento di massima sicurezza di Strasburgo . Sì , è finito e non tornerà il tempo in cui Berlusconi , secondo D ' Alema , aveva solo bisogno di un buon avvocato . Stomaco da struzzo e sistema nervoso di ferro : chi fermerà questa forza della natura ? Non certo un 25 aprile come nel '94 , quella data di nascita della democrazia è rigorosamente cancellata perfino nei messaggi di insediamento delle alte cariche istituzionali . E allora chi lo fermerà ? Nessuno , temo . Grazie Massimo , anche se il merito non è onestamente tutto tuo . È anche colpa nostra , pur se abbiamo mille volte inascoltati messo in guardia contro questo pericolo .
StampaQuotidiana ,
« Secondo lei uno che ha sete , ma sete vera , che cosa beve , a quest ' ora ? » « Un whisky con molto ghiaccio , e due schizzi di menta » « Non si potrebbe fare l ' inverso , una menta in ghiaccio con due schizzi di whisky ? » « Non si può . La menta non fa base » . Il barista Gianni sorride , corretto ma inflessibile . E , interrogato come si deve , dà anche la spiegazione . Ogni misura di bevande ( in inglese cocktail ) , per quanto ampia sia la scelta lasciata al barista , non può evitare certe regole di ferro , anzitutto la regola delle basi , altrimenti vien fuori un guazzabuglio senza sapore preciso . E le basi sono : vermut , gin , cognac , whisky . Dolce o secco , forte o amabile , un cocktail deve poggiarsi su uno ( o più ) dei quattro elementi . Come l ' universo di Empedocle . Esempio : vermut rosso , gin , bitter in parti eguali , scorza di arancio : è un Negroni . Oppure , due terzi di gin , uno di vermut secco , appena uno schizzo di bitter : è un Cardinale . Un terzo di vermut , due di scotch , una goccia di angostura , ed è Manhattan . Il nome whisky , intanto , è di origine gaelica , e significa , più o meno , « acqua di vita » . La stessa cosa vuol dire vodka , e ovviamente anche il nostro « acquavite » . Una volta tanto i popoli si trovano concordi nel riconoscere i benefici effetti dello spirito , sia di vino che di frumento . Per whisky appunto s ' intende ogni fermentato di cereali . Poi cominciano le differenze : lo scotch ( scozzese , è chiaro ) esige il frumento , il bourbon ( americano ) l ' avena , il rye ( canadese ) la segale . La qualità dipende dalla stagionatura , cioè dai recipienti e dai metodi di conservazione . Difficile dire quale sia la miglior marca in commercio , dipende un po ' anche dai gusti . E lui , Gianni , s ' è mai provato a inventare una bevanda ? Certo , ecco la prima ricetta : Bacardi , vodka , curaçao , una goccia di angostura , è già un azzardo fuor delle regole canoniche . Si chiama « Tiziana » . Oppure : vermut rosso , bitter , biancosarti , seltz , ovviamente più leggero : si chiama « Alfreda » . Il perché dei modi è chiaro : Tiziana ( Mischi ) e Alfreda ( Zanega ) sono le due giovani e belle signore proprietarie del bar e dell ' annessa trattoria . Fino a qualche tempo fa attrici di prosa , hanno messo su bottega da un mese circa . Hanno rilevato una bettola in via Fiori Chiari , hanno ripulito tutto , via gli intonachi , via le pitture sul legno alle pareti , allo scoperto la colonna centrale di granito e i due travi e l ' arco scempio in mattoni , hanno rifatto la targa che dice : « Bar e trattoria dell ' angolo » . In quel punto Fiori Chiari fa angolo con via Formentini . La conduzione è familiare : le due signore , una parente che cucina , due garzoni e lui , Gianni il barista , che è anche un vecchio amico . Lo trovarono in un bar di via Pontaccio , sempre da quelle parti , e lo convinsero a passare nella nuova combinazione . Gianni ha venticinque anni e da nove fa il barista , ma non è sempre stato così . Cominciò a lavorare giovanissimo , ha fatto , fra le altre cose , il tipografo , il falegname e l ' operaio in una fabbrica di giradischi . Prima era stato quasi sempre in collegio , e anzi ne aveva cambiati quattro , non per suo capriccio , ma perché scappava , e ogni volta dovevano chiuderlo in un posto nuovo . Di quegli anni non parla molto volentieri . Fra i motivi di questa sua irrequietezza infantile c ' è il cognome : Gianni infatti si chiama Pizza , e in collegio i compagni lo tormentavano per quel cognome strano . Se potesse , lo cambierebbe , ma in fondo può anche andare così : i clienti lo chiamano Gianni e basta , come succede a tutti i baristi bravi . È un giovanotto alto e magro , bruno , con le sopracciglia folte e gli occhi neri , potrebbe passare per meridionale , e invece la madre è friulana , il padre lombardo e lui si considera senz ' altro milanese . Come sono i clienti ? Quelli della zona , si capisce , quelli che lavorano o bazzicano dalle parti di Brera , i pittori , gli scultori , i giornalisti , qualche industriale e qualche bella signora che ama il pittoresco . È gente che sa bere , sia che chieda un calice di bianco , sia che ordini una specialità ignota ai più . Distingue il vino dall ' acqua , l ' uva dai fichi secchi , l ' etichetta nera dalla rossa . Gente che dà soddisfazione . Un esempio : i più qua dentro evitano la pletora delle bevande gassate e dolciastre , e chiedono birra , birra di buona marca e fresca di cantina : più volte , nello stesso pomeriggio , gli tocca scendere nella cantina , che a poco a poco attrezzeranno come si deve . A sera , insieme ai clienti di trattoria ( piccione con funghi e cipolline , questa la specialità da assaggiare ) capitano i bevitori seri , quelli corazzati contro la sbronza , o almeno capaci di mascherarla . Gianni potrebbe scriverci un trattato : ci sono le sbronze tristi e quelle allegre , le malinconiche e le violente , le evocative e le programmatiche , le storiografiche e le fantascientifiche , le centripete e le centrifughe , le taciturne e le verbose . A mettere un registratore dietro lo scaffale delle bottiglie , sarebbero tanti racconti già scritti : una zona della letteratura contemporanea tuttora ignota dagli storici classificatori per « generi » e tuttora inedita . Chissà ! Anche come barista Gianni ha cambiato diversi posti , e ricorda con riconoscenza il principale d ' un bar di via Plinio , che sapeva il fatto suo e gli ha insegnato non poche cose , diverse piccole raffinatezze del mestiere . Per esempio , quando si prepara il Martini , anziché strizzare sul gin e sul vermut la scorza del limone , conviene meglio strofinarla col bastoncino di vetro sul fondo del bicchiere , e poi toglierla con un gesto preciso : più pulito e il risultato è migliore . E ancora : lo shaker si adopera per i liquori densi , oleosi , oppure quando occorre aggiungere zucchero . Per i liquidi secchi , niente shaker , ma mixer e bastoncino di vetro . Lo dice anche il nome : nel secondo caso si mischia , nel primo si sbatte . Oggi i baristi buoni son molto ricercati , perché scarseggiano . Gianni ha avuto una buona offerta da un locale del centro , ma qui si trova bene . Come paga , quella sindacale : il bar è di terza categoria e quindi gli spettano , più o meno , settantamila lire mensili . Poi ci sono le mance , che il cliente magari la prima volta non dà , ma basta servirlo a puntino e quello , che è un intenditore , immancabilmente ritorna e la seconda volta lascia di sicuro qualcosa nel piattino , anche mille lire . Per ora dorme ancora alla pensione di via Plinio , ma siccome le signore insieme al locale hanno affittato cinque stanze al piano di sopra ( vi si accede dal pianterreno per una scaletta a chiocciola ) presto avrà una camera tutta per sé , là sopra : casa e bottega . Cambierebbe solo a un patto , di farsi un locale tutto suo , un baretto anche piccolo ma ben messo , specializzato , un posto dove la gente venisse non per « bere qualcosa » , ma per gustare una bevanda preferita , ben precisa ed esatta , o magari per lasciarsi consigliare da lui , Gianni , barista estroso ma di fiducia .
Gli iloti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Mi ronzano ancora per la testa i risultati delle elezioni europee che hanno annunciato , per così dire , il prepensionamento della sinistra di governo e il declino del partito di D ' Alema . E devo domandarmi se questa domenica anche la dotta Bologna , città simbolo della cotoletta omonima , dei tortellini e del vecchio Pci , passerà dopo cinquant ' anni alla destra . Ma accendo la televisione e vedo la faccia inalterata di D ' Alema che parla di Dpef , previdenza e sanità , la sequela di parole più squallida e noiosa del vocabolario ministeriale . Ti informa che anziani e malati risaneranno ancora una volta il bilancio eurostatale con un ' elargizione di 16-18 mila miliardi . E sullo schermo rivedi la sagoma furtiva del dottor Amato che risbuca fuori nella notte dal suo castello in Dobrugia come il conte Dracula . Non so spiegarmelo . Non credo ai miei occhi e alle mie orecchie e mi consola che anche i sindacati , di solito così bendisposti , non riescano a crederci neanche loro . Ma come : a D ' Alema e a Veltroni non bastano ancora i voti perduti e le astensioni da rigetto ( da repulsione ) che questo genere di politiche sociali ( in aggiunta alla guerra ) gli sono costati ? Non gli bastano le robuste martellate che già si sono date sui piedi ? Vogliono rompersi l ' osso del collo ? Così pare , c ' è chi soffre di queste perversioni . Non credo che un governo così possa durare ancora due anni senza calare di altri dieci punti in percentuale . Caro D ' Alema , non è il tuo partito che ha perso le elezioni , è il tuo governo senz ' anima ( ecco dov ' è finita l ' anima della sinistra , caro Scalfari ) . Calcolo che ogni volta che questo leader appare in televisione col solito bagaglio perde ventimila elettori , che moltiplicato per cento volte fa due milioni in due anni . Si scava la Fossa ( scusate la maiuscola ) con le mani sue . Non si tratta solo del merito della questione , cioè del fatto che quelle migliaia di miliardi sottratti alle stesse povere tasche equivalgono alla ventesima parte della ricchezza imponibile e impunita che non paga le tasse e di cui il fisco ignora perfino l ' esistenza . Non è solo il dilettantismo tecnico di queste manovre che infastidisce . È la protervia del messaggio politico . Mi viene in mente Sparta ( sarà effetto degli esami di maturità ) che buttava giù dalla rupe i deboli e gli infermi . La nostra élite governativa considera una parte della società alla stregua degli « iloti » , una manovalanza indifferenziata che Sparta teneva in perpetua soggezione negando ad essa perfino la cittadinanza . Ma andò a finire molto male , chiedete a Luigi Berlinguer che ha studiato il greco . A parte la perversione , è chiaro che dietro tutto questo c ' è un calcolo e c ' è un ' illusione . Meglio anticipare i referendum della signora Bonino contro sanità , previdenza e spesa sociale di ogni genere , così i suoi voti verranno a noi come i pargoli . Meglio fare come la signora Thatcher ed eliminare le grandi corporazioni sindacali , così anche noi diventeremo Tony Blair . Calcolo e illusione da pappagalli e da camaleonti , che in politica si chiamano trasformisti . Voi avete ricevuto un altro mandato elettorale , cari amici , e ribaltandolo non premiate voi stessi ma i vostri avversari che prendete a modello . Cossuttiani , Verdi , sinistra Ds in fibrillazione , cederanno come sempre per necessità , perché « se no viene la destra » ? Questa volta non credo , come non credo che i sindacati si accontenteranno di qualche emendamento . Anche perché la destra non è dietro l ' angolo ma è già venuta e sta con tutti e due i piedi in questo governo . Quando infine le idee della destra e quindi la persona di Berlusconi che le incarna avranno vinto del tutto , questo governo di ex centro - sinistra non sarà neppure rimpianto . Lui , Berlusconi , farà le stesse cose o anche peggio ma almeno le condirà di demagogia ( un surrogato di anima ) . Similmente ai referendum radicali che propagano il liberismo selvaggio come una droga leggera , senza lasciare in vista sul collo delle vittime il segno dei denti di Dracula .