StampaQuotidiana ,
Quarantadue
sono
gli
iscritti
a
parlare
sulle
comunicazioni
del
Governo
;
e
,
a
quanto
si
assicura
,
sono
già
in
aumento
.
Saliranno
a
cinquanta
e
a
più
di
cinquanta
e
cioè
all
'
ottavo
dei
presenti
che
si
calcola
saranno
quattrocento
.
Questa
proporzione
è
assurda
e
ridicola
.
È
una
vecchia
tradizione
abitudinaria
,
che
bisogna
abbandonare
.
È
intollerabile
.
Sono
pregati
quanti
,
custodi
degl
'
immortali
principii
,
credessero
di
riconoscere
nelle
nostre
parole
un
proposito
di
violare
una
delle
tante
libertà
,
la
libertà
di
parola
,
di
ricordarsi
di
quello
che
inutilmente
è
stato
detto
e
scritto
e
ripetuto
tutte
le
volte
che
,
dopo
una
crisi
,
o
ad
una
riapertura
di
Camera
,
ci
sia
stata
la
solita
accademia
sulle
comunicazioni
del
governo
.
In
quelle
occasioni
,
da
tutte
le
parti
,
compresa
la
stampa
socialdemocratica
,
si
è
deplorato
le
chiacchiere
inutili
,
la
logorante
esposizione
di
tutto
lo
scibile
,
l
'
indisciplina
dei
gruppi
incapaci
di
designare
un
rappresentante
,
la
vanità
dei
singoli
,
preoccupati
di
collocare
il
proprio
discorso
,
e
via
di
seguito
.
E
la
deplorazione
è
stata
vana
,
sempre
vana
,
tanto
da
diventare
anche
essa
un
'
accademia
rituale
come
la
discussione
.
Noi
crediamo
invece
che
si
debba
finirla
con
l
'
una
e
con
l
'
altra
accademia
.
La
libertà
di
parola
non
c
'
entra
.
Poiché
in
un
Parlamento
bene
ordinato
il
diritto
di
parlare
trova
norme
e
limiti
spontanei
nella
disciplina
dei
gruppi
,
nella
sostanza
dei
discorsi
,
nella
condotta
degli
ascoltatori
.
In
Inghilterra
e
in
Francia
è
norma
quasi
costante
che
le
dichiarazioni
del
governo
abbiano
la
sanzione
del
voto
nella
giornata
stessa
in
cui
sono
state
pronunziate
.
Soltanto
in
Italia
un
voto
può
arrivare
dopo
una
settimana
.
Ci
pare
poi
che
questa
sia
una
buona
occasione
per
finirla
.
C
'
è
un
governo
che
si
costituisce
con
atti
,
che
si
è
già
affermato
con
atti
,
che
vuol
continuare
per
atti
.
Gli
atti
per
la
costituzione
del
governo
,
gli
atti
del
governo
,
sono
noti
,
definiti
.
La
Camera
quindi
può
,
deve
anzi
giudicarli
,
senza
prolisse
e
variopinte
interpretazioni
.
Le
comunicazioni
del
governo
saranno
appoggiate
a
questi
atti
e
non
saranno
il
solito
discorso
,
che
entra
in
gara
con
altri
discorsi
,
che
si
conclude
in
un
secondo
discorso
,
che
provochi
i
vani
discorsetti
delle
dichiarazioni
di
voto
.
Non
ci
deve
essere
posto
per
la
chiacchiera
,
soprattutto
per
la
chiacchiera
personale
dei
numerosi
deputati
,
i
quali
debbono
risolvere
pubblicamente
il
loro
caso
di
coscienza
,
per
passare
dal
culto
socialdemocratico
al
filofascismo
.
Questi
casi
di
coscienza
siano
risoluti
col
voto
,
e
basta
.
Tutto
il
resto
non
avrebbe
alcun
interesse
.
Potrebbe
anzi
fare
schifo
.
La
Camera
deve
,
se
ne
è
capace
,
dimostrare
alla
Nazione
di
assolvere
ancora
un
qualche
compito
.
Serio
,
positivo
,
quale
certamente
non
è
indicato
dal
numero
degli
oratori
,
chiamandoli
così
,
iscritti
per
la
discussione
sulle
comunicazioni
del
governo
.
La
Camera
deve
ricordarsi
di
avere
,
con
i
suoi
lunghi
periodi
di
vanità
parolaia
,
con
i
suoi
volgarissimi
e
abietti
litigi
,
con
la
sua
incontinenza
demagogica
nel
compromettere
la
solidità
del
bilancio
,
toccato
l
'
estremo
della
degenerazione
parlamentaristica
,
di
aver
essa
dato
al
Paese
il
tristo
spettacolo
di
un
istituto
in
paralisi
,
in
dissoluzione
.
La
Camera
ha
oggi
la
responsabilità
delle
sue
colpe
,
dei
suoi
errori
,
la
cui
diagnosi
è
stata
inutilmente
ripetuta
.
Spetta
oggi
alla
Camera
di
dimostrarsi
almeno
capace
di
contrizione
.
StampaQuotidiana ,
Nel
numero
di
ieri
ci
siamo
resi
interpreti
dei
sentimenti
dei
nostri
concittadini
.
La
quistione
di
Roma
,
santificata
da
nuovo
sangue
,
è
più
sacra
e
più
viva
che
mai
per
il
popolo
italiano
,
il
quale
non
si
sente
né
vinto
né
sconfortato
per
gli
intoppi
presenti
.
Garibaldi
vittorioso
a
Monterotondo
,
e
sopraffatto
dal
numero
a
Mentana
,
appare
più
sublime
che
mai
al
cuore
ed
alla
mente
d
'
Italia
,
che
in
lui
vede
il
propugnatore
dell
'
onore
nazionale
.
Ma
oggi
non
è
giorno
di
commenti
.
StampaQuotidiana ,
«
Noi
constatiamo
che
,
ogni
giorno
che
passa
,
le
esigenze
della
Nazione
appaiono
in
contrasto
sempre
più
chiaro
con
principii
e
con
metodi
che
il
massimalismo
dichiara
di
professare
»
.
Queste
sono
parole
del
manifesto
di
Turati
,
Treves
ed
altri
,
fra
i
quali
l
'
on
.
Buozzi
,
quello
stesso
che
dovrebbe
condurre
le
schiere
dei
metallurgici
.
Sono
parole
timide
e
tardive
,
imposte
dalla
evidenza
di
un
male
che
ha
già
fatto
tutto
il
suo
male
.
Sono
la
confessione
,
non
sappiamo
più
quanto
tempestiva
,
di
una
colpa
.
Quando
durante
la
guerra
,
crisi
per
eccellenza
della
Nazione
,
e
dopo
la
vittoria
,
suprema
e
massima
conquista
della
Nazione
,
noi
abbiamo
ostinatamente
denunziato
il
fine
antinazionale
del
socialismo
ufficiale
,
anche
i
firmatari
del
manifesto
ci
hanno
risposto
negando
,
deliberati
di
ignorare
la
Nazione
per
la
classe
.
Oggi
che
,
con
la
acquiescenza
prima
,
con
la
complicità
poi
durante
il
governo
di
Nitti
della
cosiddetta
classe
politica
dirigente
,
è
stato
distrutto
,
nella
diffamazione
dello
sforzo
bellico
,
nella
dilapidazione
del
patrimonio
morale
della
vittoria
,
il
beneficio
nazionale
e
però
anche
del
proletariato
,
il
benefizio
italiano
della
guerra
vinta
,
oggi
soltanto
,
quando
tutto
il
male
è
stato
fatto
e
si
impone
a
coloro
che
ne
sono
stati
anch
'
essi
autori
,
più
o
meno
inconsapevoli
,
si
osa
affermare
l
'
esistenza
di
una
Nazione
,
la
cui
vita
è
minacciata
dalla
propaganda
massimalista
.
Non
occorre
più
ricercare
prove
di
sotterranei
e
obliqui
rapporti
con
lo
straniero
,
bolscevico
e
non
bolscevico
;
non
occorre
sorprendere
i
colloqui
notturni
del
rappresentante
russo
Vodosonoff
con
l
'
on
.
Bucco
e
qualche
redattore
dell
'
Avanti
!
;
non
occorre
cercare
la
documentazione
di
sollecitazioni
,
diciamo
così
,
jugoslave
all
'
improvviso
sciopero
generale
della
Venezia
Giulia
.
Quando
si
deve
ammettere
che
l
'
azione
massimalista
è
in
contrasto
con
la
Nazione
,
dopo
un
mostruoso
esperimento
in
corpore
vili
oggi
ben
chiaro
per
tutti
,
la
coincidenza
dell
'
interesse
straniero
e
nemico
con
i
moti
operai
,
anche
esibiti
in
formule
economiche
,
è
inevitabile
.
È
nella
cosa
.
Ci
sia
una
Russia
bolscevica
,
costretta
dalla
disperazione
a
propagare
con
oro
il
suo
male
;
ci
sia
una
Jugoslavia
,
altrimenti
impotente
a
contrastarci
la
vittoria
,
interessata
ad
avere
una
Italia
paralizzata
a
prezzo
minore
di
un
qualsiasi
tentativo
bellico
;
ci
siano
una
Francia
,
un
'
Inghilterra
,
desiderose
di
eliminare
di
fatto
l
'
Italia
dal
rango
di
grande
potenza
,
sanguinosamente
conquistato
,
non
più
per
loro
sopraffazione
egemonica
,
ma
per
dissoluzione
interna
italiana
;
ci
siano
oppure
no
a
collaborare
queste
forze
,
avverse
o
addirittura
nemiche
,
questo
è
certo
:
che
il
massimalismo
nostrano
lavora
contro
la
Nazione
a
benefizio
dello
straniero
.
Anche
quando
finga
di
mantenersi
,
come
nella
lotta
dei
metallurgici
,
nei
termini
di
una
competizione
sociale
.
Poiché
,
ammesso
,
ciò
che
non
è
,
che
i
ripetuti
assalti
delle
categorie
organizzate
sieno
di
carattere
economico
,
è
inoppugnabile
che
,
dopo
la
conquista
degli
alti
salari
avvenuta
durante
la
guerra
stessa
,
l
'
Italia
doveva
saper
decidere
,
se
nella
formidabile
lotta
di
accaparramento
di
produzione
e
di
mercato
,
uscita
dalla
guerra
,
e
in
cui
si
gettavano
giganteschi
concorrenti
,
l
'
industria
italiana
,
cresciuta
nella
guerra
,
sarebbe
stata
sorretta
dalla
vittoria
o
umiliata
come
in
una
sconfitta
.
Ebbene
ciò
che
oggi
avviene
è
semplicemente
questo
:
che
la
sconfitta
,
respinta
al
nemico
vinto
in
campo
aperto
,
è
stata
trasferita
all
'
azione
interna
del
massimalismo
.
Questo
,
dopo
Vittorio
Veneto
,
ha
voluto
e
vuole
riportare
l
'
Italia
a
Caporetto
senza
il
Piave
.
Anche
se
si
tratti
di
una
Caporetto
economica
.
Poiché
basterà
aggiungere
alla
schiavitù
delle
materie
prime
,
a
quelle
del
tonnellaggio
e
del
cambio
,
anche
la
schiavitù
derivante
dall
'
inevitabile
crollo
della
produzione
stritolata
nei
puerili
e
criminali
esperimenti
di
gestione
collettiva
,
falliti
miseramente
anche
in
Russia
per
preparare
all
'
Italia
le
condizioni
di
una
servitù
politica
.
Ma
quando
si
consideri
che
il
movimento
economico
è
baldanzosamente
indicato
come
movimento
politico
,
di
deliberato
carattere
antinazionale
,
alimentato
soltanto
dalla
diffamazione
della
guerra
e
della
vittoria
,
quello
che
è
un
fatto
inevitabile
della
stessa
contesa
economica
nei
termini
che
assume
,
diventa
il
proposito
confessato
,
contro
cui
lo
stesso
manifesto
socialista
è
obbligato
di
porsi
.
Ebbene
questo
proposito
è
di
pochi
e
di
miserabili
.
Ma
ha
un
complice
:
il
governo
oggi
è
inferiore
a
quella
stessa
timida
e
tardiva
resipiscenza
tentata
dai
firmatari
del
manifesto
.
Il
suo
preteso
agnosticismo
nel
conflitto
economico
,
è
in
realtà
fumosa
cecità
politica
e
torbida
insensibilità
nazionale
.
Il
governo
ignora
di
dover
difendere
il
patrimonio
comune
,
il
patrimonio
nazionale
.
Di
doverlo
difendere
da
un
assalto
che
,
consapevolmente
o
non
,
serve
tutte
le
forze
antinazionali
e
soltanto
le
forze
antinazionali
.
Le
formule
,
da
esso
cercate
d
'
ora
in
ora
,
sono
miserabili
pretesti
.
La
sua
inazione
,
quando
basterebbe
una
modesta
azione
restauratrice
,
è
un
delitto
.
Esso
tradisce
,
poiché
quest
'
ora
che
noi
viviamo
non
è
di
rivoluzione
,
no
,
ma
di
disfatta
.
Di
disfatta
,
dopo
la
vittoria
sul
campo
!
StampaQuotidiana ,
Alcuni
giornali
d
'
altre
città
danno
come
prossima
la
partenza
di
Garibaldi
per
l
'
America
sopra
un
bastimento
noleggiato
in
Inghilterra
dai
due
figli
del
Generale
.
L
'
imbarco
avrebbe
luogo
d
'
accordo
col
governo
(
?
)
prima
della
convocazione
del
Parlamento
.
Questa
voce
era
corsa
anche
a
Torino
con
questa
variante
però
che
l
'
allontanamento
di
Garibaldi
sarebbe
voluto
dal
governo
italiano
sotto
pretesto
che
importa
anzitutto
alleviare
l
'
occupazione
francese
,
che
pertanto
Garibaldi
deve
eclissarsi
per
qualche
tempo
(
!
)
,
e
Roma
cessare
d
'
essere
l
'
argomento
di
eccitazione
.
In
premio
di
ciò
avremmo
tra
breve
la
soluzione
necessaria
della
quistione
romana
...
!
Polvere
agli
occhi
.
Quale
di
queste
due
versioni
sia
la
vera
lo
sapremo
tra
breve
,
perché
Garibaldi
,
sia
che
resti
in
Italia
,
come
speriamo
,
sia
che
chiegga
ospitalità
alla
libera
terra
d
'
America
,
farà
certamente
conoscere
i
suoi
intendimenti
.
Riserviamo
per
ciò
il
nostro
giudizio
sopra
cosa
di
tanta
gravità
,
e
ci
limiteremo
a
far
osservare
che
il
ministero
s
'
illude
stranamente
se
crede
che
Roma
nelle
mani
del
Papa
possa
mai
cessare
di
essere
in
Italia
argomento
di
eccitazione
!
Il
movimento
garibaldino
non
è
una
di
quelle
imprese
esclusivamente
militari
che
cessano
affatto
colla
sconfitta
d
'
uno
dei
due
eserciti
.
Espressione
d
'
un
bisogno
nazionale
e
umanitario
,
il
movimento
garibaldino
può
avere
una
sosta
apparente
,
ma
nel
fatto
continuerà
irresistibile
,
reso
più
forte
dall
'
apostolato
dei
reduci
,
più
sublime
dal
sangue
dei
martiri
,
e
non
cesserà
se
non
quando
quel
bisogno
sarà
soddisfatto
.
Coi
Bandiera
eran
pochi
individui
;
col
Pisacane
poche
decine
;
ma
dal
sangue
dei
Bandiera
e
dei
Pisacane
sorsero
i
mille
e
i
mille
:
il
sangue
di
Mentana
sarà
assai
più
fecondo
.
Finché
la
questione
di
Roma
non
abbia
ottenuto
uno
scioglimento
definitivo
,
non
v
'
è
distanza
che
valga
ad
eclissare
Garibaldi
,
il
generale
di
Roma
.
Se
fosse
effetto
di
violenza
,
l
'
allontanamento
del
Generale
sarebbe
un
nuovo
e
più
fiero
oltraggio
al
sentimento
nazionale
,
vale
a
dire
una
nuova
imprudenza
,
una
nuova
provocazione
.
StampaQuotidiana ,
La
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
merita
pieno
consenso
.
Essa
chiarisce
nettamente
come
dalla
vertenza
economica
tra
operai
e
industriali
metallurgici
si
sia
passati
per
sottomissione
operaia
alla
propaganda
massimalista
e
per
defezione
dello
Stato
nella
cosiddetta
neutralità
del
Governo
,
ad
un
tentativo
di
rivolta
sociale
e
politica
,
i
cui
risultati
già
innegabilmente
distruttivi
vanno
oltre
le
posizioni
singole
degli
industriali
e
toccano
il
patrimonio
della
Nazione
,
la
sua
possibilità
di
vita
e
di
sviluppo
nella
terribile
concorrenza
mondiale
.
Perché
possa
essere
ammessa
la
trattativa
economica
,
occorre
respingere
e
annullare
il
tentativo
di
rivolta
.
Non
di
rivoluzione
,
poiché
quando
le
rappresentanze
delle
organizzazioni
operaie
e
del
partito
socialista
dichiarano
che
la
presa
di
possesso
dei
mezzi
di
produzione
e
la
gestione
diretta
non
sono
,
come
dovrebbero
essere
,
un
fatto
di
coscienza
e
di
volontà
la
cui
deliberazione
non
dovrebbe
ammettere
revoche
,
ma
invece
un
mezzo
di
intimidazione
per
ottenere
un
aumento
di
salario
di
una
determinata
categoria
,
si
deve
confermare
quanto
ieri
abbiamo
detto
e
che
cioè
negli
avvenimenti
paralizzatori
della
vita
della
Nazione
,
cominciati
con
gli
scioperi
del
luglio
dell
'
anno
scorso
,
non
agisce
una
qualunque
forza
dinamica
costruttiva
,
ma
lo
spirito
dilapidatore
della
sconfitta
.
Persuasi
di
ciò
,
persuasi
che
per
la
salute
dello
stesso
proletariato
,
cui
la
cosiddetta
neutralità
governativa
ha
tolto
il
modo
di
poter
resistere
alle
impostazioni
della
minoranza
massimalista
riuscita
ad
usurpare
l
'
autorità
dello
Stato
,
persuasi
che
dopo
quattordici
mesi
di
continuo
scadimento
,
occorra
finalmente
fermarsi
ad
un
punto
chiaro
di
resistenza
,
riconosciamo
alla
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
un
preciso
valore
economico
,
sociale
,
nazionale
.
Un
valore
politico
di
decisione
utile
e
salutare
,
sulla
quale
provare
tutte
le
buone
forze
che
intendono
opporsi
ad
un
'
opera
di
dissolvimento
.
La
difesa
della
singola
industria
è
oggi
compresa
nella
difesa
di
un
ordinamento
economico
e
sociale
,
che
noi
crediamo
,
soprattutto
in
questo
momento
di
crisi
uscita
dalla
guerra
,
il
solo
capace
di
impedire
la
schiavitù
economica
e
quindi
politica
allo
straniero
tanto
più
potente
,
il
solo
capace
di
garantire
il
faticoso
acquisto
che
l
'
Italia
ha
compiuto
per
liberarsi
dalla
condizione
e
più
dallo
spirito
di
minorità
mondiale
.
Questo
valore
nazionale
dell
'
ordinamento
economico
e
sociale
,
da
noi
affermato
contro
tutte
le
miserabili
menzogne
e
calunnie
demagogiche
,
si
impone
oggi
nella
lotta
contro
il
comunismo
,
di
cui
economicamente
è
dimostrato
dallo
stesso
esperimento
russo
l
'
effetto
distruttivo
senza
nemmeno
il
benefizio
,
anzi
col
danno
della
classe
che
lo
compie
;
e
i
cui
equivalenti
politici
,
l
'
internazionalismo
e
l
'
antimilitarismo
,
sono
stati
così
in
contrasto
con
la
realtà
storica
da
obbligare
la
Russia
a
cercar
salute
soltanto
nella
negazione
risoluta
di
essi
:
nella
guerra
.
Ma
se
consentiamo
economicamente
,
socialmente
,
nazionalmente
e
anche
moralmente
,
per
uscire
con
un
atto
di
dignità
consapevole
da
questo
marasma
di
pusillanimità
,
con
la
deliberazione
della
Confederazione
delle
Industrie
,
non
possiamo
non
domandare
oggi
stesso
agli
industriali
che
si
uniscono
in
essa
,
che
per
l
'
efficacia
politica
di
questa
deliberazione
è
necessaria
una
resipiscenza
.
Essi
debbono
oggi
veder
chiaro
anche
nelle
loro
colpe
e
nelle
loro
responsabilità
,
che
sono
gravi
.
Essi
debbono
confessare
che
a
questa
coincidenza
della
loro
difesa
con
quella
dei
beni
materiali
e
morali
della
Nazione
non
sono
arrivati
con
una
coscienza
politica
nazionale
.
Non
pensiamo
,
questo
dicendo
,
alla
nostra
particolare
azione
che
tenacemente
abbiamo
proseguita
per
creare
una
coscienza
economica
nazionale
fuori
dei
luoghi
comuni
del
più
vuoto
riformismo
demagogico
,
e
che
è
stata
così
poco
intesa
dalla
classe
cosiddetta
dirigente
.
No
.
Andiamo
oltre
la
nostra
dottrina
e
la
nostra
posizione
e
constatiamo
che
quando
forze
costruttive
della
Nazione
,
le
quali
hanno
il
dovere
di
una
superiore
chiaroveggenza
,
hanno
consentito
e
collaborato
attivamente
e
passivamente
ad
una
politica
di
distruzione
della
vittoria
all
'
estero
e
all
'
interno
;
quando
una
classe
cosiddetta
dirigente
consente
che
si
aggiunga
al
disfattismo
della
guerra
il
disfattismo
della
vittoria
,
al
neutralismo
il
vilsonismo
;
quando
si
crede
estranea
alla
propria
attività
di
cittadino
,
dirigente
possenti
organizzazioni
,
la
custodia
e
la
difesa
degli
scopi
supremi
della
Nazione
,
quelli
della
sua
unità
territoriale
,
strategica
,
spirituale
minacciati
e
offesi
in
Adriatico
,
oltre
che
da
prepotenze
straniere
,
dalla
nostra
ignoranza
e
malvagità
;
quando
si
accetta
che
il
governo
ponga
,
con
l
'
amnistia
ai
disertori
e
cioè
al
reato
dei
reati
,
le
basi
della
dissoluzione
dello
Stato
e
della
defezione
governativa
innanzi
alla
singola
violenza
;
quando
a
governi
,
che
si
sottomettono
complici
agli
scioperanti
nei
pubblici
servizi
,
e
tutto
questo
compiono
,
si
da
la
propria
collaborazione
,
nella
illusione
che
tutto
ciò
possa
difendere
,
col
danno
della
Nazione
,
le
proprie
posizioni
economiche
;
quando
a
chi
ostinato
denunzia
i
pericoli
di
tanta
mostruosità
si
crea
l
'
isolamento
politico
e
morale
,
non
possiamo
non
domandare
che
il
valore
della
deliberazione
di
Milano
sia
anche
di
un
punto
fermo
ad
una
politica
che
ha
avuto
troppe
complicità
e
troppa
passività
negli
autori
di
quella
.
Se
questo
non
fosse
,
dovremmo
aspettare
la
restaurazione
della
Nazione
da
forze
oscure
e
non
ancora
ordinate
,
le
quali
certo
non
potrebbero
impedire
la
più
grave
crisi
che
oggi
minaccia
,
e
non
potrebbero
risolverla
in
fine
se
non
fuori
di
una
legge
e
a
prezzo
di
rovine
.
StampaQuotidiana ,
Sì
,
l
'
Italia
ha
diritto
di
piangere
.
Ella
ha
fatto
una
perdita
immensurabile
.
Sì
,
l
'
Italia
pianga
,
ma
pianga
col
cuore
e
tenga
saldo
il
cervello
.
Per
quanto
sia
giusto
,
per
quanto
debba
esser
grave
il
dolore
,
guai
se
sotto
al
peso
di
questo
l
'
Italia
s
'
accascia
.
Coraggio
.
L
'
Italia
conta
ancora
dei
nobili
figli
.
Per
Dio
,
l
'
Italia
avrà
ancora
degli
uomini
che
sappiano
porsi
a
livello
della
circostanza
.
Disotto
alle
grandi
sventure
germina
sempre
la
concordia
.
Abbiamo
quindi
diritto
a
sperare
che
tutte
le
forze
italiane
si
stringeranno
in
un
fascio
,
per
far
più
impeto
allo
scherno
della
fortuna
.
Noi
che
vediamo
passarci
muta
la
gente
dinanzi
,
noi
che
vedemmo
la
scorsa
notte
affollata
la
contrada
Cavour
di
una
popolazione
,
che
,
costernata
,
volea
avere
d
'
ora
in
ora
notizie
sulla
salute
del
grande
Cittadino
che
abbiamo
perduto
;
noi
che
vediamo
oggi
questa
popolazione
legittimamente
cupa
,
e
coll
'
espressione
solenne
del
suo
dolore
;
noi
che
vediamo
l
'
industria
,
il
commercio
,
la
città
tutta
chiusa
nella
sua
ambascia
,
possiamo
facilmente
argomentare
del
lutto
,
che
questa
triste
notizia
avrà
steso
sulle
povere
contrade
,
la
cui
vita
era
tutta
di
speranze
.
Coraggio
.
Pensiamo
che
l
'
opera
dell
'
Uomo
di
Stato
che
ci
fu
tolto
non
è
ancora
compiuta
.
Pensiamo
che
quanti
siamo
già
liberi
,
abbiamo
bisogno
di
calma
e
di
ordine
.
Pensiamo
che
c
'
è
Venezia
alla
quale
non
manca
già
la
calma
e
l
'
ordine
,
ma
la
vita
.
Per
Roma
la
è
una
questione
a
parte
,
e
già
risolta
in
principio
;
e
che
noi
,
come
l
'
abbiamo
già
annunciato
,
non
la
calcoliamo
la
questione
vitale
.
La
questione
di
vita
o
di
morte
è
Venezia
.
Noi
comprendiamo
la
immensità
del
dolore
che
piomberà
al
triste
annunzio
,
su
quella
già
desolata
contrada
.
Ebbene
;
che
al
dolore
della
perdita
non
si
aggiunga
la
notizia
di
una
ingiusta
sfiducia
.
Noi
non
andremo
a
cercare
nelle
memorie
antiche
il
coraggio
;
non
pescheremo
le
nostre
forze
nelle
tombe
dei
nostri
grandi
avi
;
lascieremo
ad
altri
la
pompa
delle
frasi
retoriche
;
sì
,
siamo
la
terra
dei
Vico
,
dei
Machiavelli
,
dei
Dante
,
dei
Ferruccio
,
dei
Michelangelo
,
e
di
quant
'
altri
giganti
piaccia
ad
altri
evocare
-
ma
oggi
queste
grandi
ombre
posson
poco
per
noi
lasciamole
dunque
al
loro
posto
,
e
,
senza
tante
vanterie
vaporose
e
sonore
,
diciamoci
prosaicamente
:
coraggio
;
Cavour
prima
di
morire
parlò
della
sua
Italia
.
E
di
che
altro
poteva
quel
grande
patriota
occuparsi
anche
morendo
?
...
Ebbene
!
gli
amici
che
raccolsero
il
suo
ultimo
sospiro
,
lo
sentirono
in
tutti
questi
giorni
parlare
parole
di
fiducia
pei
nostri
destini
.
Cavour
non
delirava
.
Egli
parlava
assennato
,
e
veggente
.
Chiese
egli
stesso
del
Padre
Giacomo
per
confidargli
che
la
sua
coscienza
era
sicura
.
E
compiute
in
ordine
tutte
le
cose
sue
,
tornò
a
parlare
cogli
uomini
politici
dell
'
Italia
.
E
ripetutamente
terminava
i
suoi
ragionamenti
con
queste
parole
Oh
,
ma
la
cosa
va
,
state
sicuri
che
ormai
la
cosa
va
.
Coraggio
,
dunque
,
attingiamo
da
queste
estreme
parole
la
fiducia
in
noi
stessi
pei
destini
della
patria
.
Certo
è
mancata
la
colonna
più
salda
,
una
colonna
di
porfido
;
ma
in
fine
se
ci
metteremo
tutti
sotto
,
l
'
edificio
non
crollerà
.
Su
dunque
quanti
siamo
onesti
(
e
di
fronte
alla
patria
spero
il
siam
tutti
)
,
facciamoci
uniti
stigmatizzando
senza
misericordia
chiunque
tentasse
turbare
la
calma
che
ci
abbisogna
.
Che
le
parole
del
Conte
Cavour
sieno
profetiche
per
l
'
Italia
.
Che
le
sorelle
gementi
ancora
in
catene
non
si
lascino
abbattere
dall
'
inattesa
sventura
.
Fu
una
perdita
grave
,
immensa
,
ma
la
storia
dei
nostri
giorni
ha
notati
nelle
sue
pagine
altri
figli
coraggiosi
,
e
intelligenze
illustri
.
Questi
figli
,
queste
intelligenze
sono
ancor
forze
vive
della
Nazione
.
Cavour
ha
detto
che
la
cosa
ormai
va
.
Ebbene
coraggio
,
viva
Dio
la
deve
andare
,
e
l
'
andrà
.
StampaQuotidiana ,
La
Camera
ha
votato
quasi
senza
discutere
i
pieni
poteri
al
governo
.
Dopo
il
voto
di
fiducia
al
ministero
,
che
tenne
a
presentarsi
alla
Camera
come
un
ministero
sorto
fuori
sopra
e
contro
ogni
designazione
parlamentare
,
la
sua
discussione
era
diventata
superflua
.
Del
resto
la
Camera
,
prima
di
accordare
al
governo
i
pieni
poteri
,
cioè
prima
di
sottoscrivere
l
'
atto
di
abdicazione
alle
sue
più
gelose
prerogative
,
si
era
autoesautorata
dimostrando
durante
tre
anni
di
non
saper
fare
alcun
uso
di
quelle
prerogative
e
rifiutandosi
costantemente
di
collaborare
con
qualsiasi
governo
per
il
bene
del
Paese
.
L
'
interesse
del
Paese
era
completamente
esulato
dall
'
aula
di
Montecitorio
e
ad
esso
era
stato
sostituito
l
'
interesse
,
anzi
gli
interessi
divergenti
dei
vari
partiti
e
delle
varie
fazioni
,
che
paralizzavano
ogni
azione
del
Parlamento
e
del
governo
.
Impotente
a
creare
e
a
muoversi
in
una
situazione
di
diritto
era
logico
e
necessario
che
la
Camera
dei
deputati
dovesse
accettare
una
situazione
di
forza
o
almeno
una
situazione
di
superiore
diritto
che
le
era
imposta
dalla
concorde
volontà
del
governo
e
del
Paese
.
La
Camera
,
che
non
aveva
osato
contrapporre
neppure
una
timida
protesta
alla
soluzione
extraparlamentare
della
crisi
,
non
poteva
più
rimettere
in
discussione
il
problema
del
governo
e
contrastare
al
governo
il
diritto
di
governare
nel
solo
modo
,
che
per
sua
colpa
era
ancora
possibile
,
soffermandosi
a
discettare
sulla
natura
e
sui
limiti
dei
pieni
poteri
.
Più
libero
e
meno
compromesso
dalla
sua
precedente
azione
era
invece
il
Senato
,
nel
quale
infatti
molti
oratori
hanno
fatto
largo
uso
del
loro
diritto
di
critica
.
Il
senatore
Albertini
soprattutto
si
è
fatto
portavoce
nel
Senato
di
quello
stato
d
'
animo
d
'
insoddisfazione
e
di
insofferenza
,
che
è
in
molti
,
per
l
'
urto
troppo
violento
che
tutto
un
sistema
d
'
idee
e
di
sentimenti
,
nel
quale
si
erano
placidamente
adattati
,
è
venuto
a
subire
con
l
'
avvento
del
Governo
Nazionale
.
Tale
stato
d
'
animo
,
che
nell
'
altro
ramo
del
Parlamento
non
avrebbe
potuto
manifestarsi
decorosamente
,
che
sotto
forma
di
una
fiera
protesta
,
assai
pericolosa
per
le
sue
conseguenze
,
poteva
invece
manifestarsi
nel
Senato
in
forma
di
blanda
ed
innocua
riserva
.
E
ciò
ha
fatto
con
molto
tatto
il
senatore
Albertini
,
il
quale
si
è
affrettato
a
dichiarare
che
le
sue
critiche
alle
origini
del
nuovo
governo
non
miravano
ad
uno
scopo
pratico
,
a
scuotere
cioè
la
fiducia
che
si
deve
avere
nel
nuovo
governo
per
l
'
opera
di
ricostruzione
necessaria
da
esso
iniziata
,
ma
soltanto
all
'
appagamento
di
un
obbligo
della
sua
coscienza
di
liberale
,
ferita
dal
modo
tenuto
dall
'
on
.
Mussolini
nel
dare
finalmente
un
governo
alla
Nazione
,
che
da
molti
anni
ne
era
priva
per
la
mala
volontà
del
Parlamento
.
Il
senatore
Albertini
in
sostanza
ha
detto
che
,
pure
approvando
il
fine
,
la
sua
coscienza
non
può
approvare
il
mezzo
adoperato
dall
'
on
.
Mussolini
.
Ora
in
questo
caso
di
coscienza
del
senatore
Albertini
sta
tutta
l
'
impotenza
del
patriottismo
liberale
.
Volere
un
governo
forte
e
volere
che
questo
governo
sia
l
'
espressione
del
Parlamento
,
quando
l
'
esperienza
ha
chiaramente
dimostrato
che
non
un
tale
governo
,
ma
un
governo
qualsiasi
il
Parlamento
è
incapace
di
dare
,
significa
volere
ci
si
passi
il
proverbio
volgare
la
botte
piena
e
la
moglie
ubbriaca
.
Sono
proprio
gli
scrupoli
del
senatore
Albertini
quelli
che
in
Italia
hanno
permesso
per
tanti
anni
alla
demagogia
di
sabotare
la
funzione
di
governo
.
È
un
pezzo
che
ci
sentiamo
ripetere
la
canzoncina
che
la
forma
parlamentare
è
quanto
di
meglio
sia
stato
trovato
a
presidio
della
volontà
e
della
libertà
dei
popoli
;
e
che
una
Camera
vale
sempre
più
di
un
'
anticamera
.
Ma
a
tutte
queste
belle
massime
il
popolo
italiano
contrappone
la
visione
della
realtà
del
suo
Parlamento
,
che
è
diventato
il
principale
e
forse
l
'
unico
ostacolo
alla
sua
salvezza
.
Padronissimo
il
senatore
Albertini
di
ritenere
che
vale
più
l
'
ossequio
alle
buone
norme
parlamentari
che
il
pareggio
del
bilancio
.
Ma
se
tutti
la
pensassero
come
lui
,
se
tutti
cioè
anteponessero
il
mezzo
al
fine
o
scambiassero
l
'
uno
con
l
'
altro
,
sarebbe
salvo
forse
il
Parlamento
,
ma
perirebbe
l
'
Italia
,
o
,
come
forse
è
più
verosimile
,
l
'
uno
precipiterebbe
con
l
'
altra
.
La
verità
è
che
le
istituzioni
non
sono
buone
o
cattive
in
se
stesse
,
ma
in
quanto
rispondono
ai
loro
fini
,
che
sono
quelli
di
assicurare
al
popolo
un
buon
governo
.
E
quanto
al
Parlamento
anche
noi
riteniamo
che
sia
uno
strumento
utile
nel
sistema
costituzionale
,
per
assicurare
una
migliore
forma
di
governo
,
ma
a
patti
che
esso
non
perda
la
coscienza
dei
propri
limiti
e
che
,
quando
la
perda
,
vi
sia
una
forza
che
ve
lo
riconduce
.
Ora
in
Italia
non
si
è
ancora
formata
una
coscienza
parlamentare
sanamente
nazionale
,
che
è
il
presupposto
istituzionale
della
sovranità
parlamentare
;
epperò
scosse
come
queste
ultime
o
come
quella
che
venne
dal
Re
in
persona
col
proclama
di
Moncalieri
,
sono
ancora
non
soltanto
possibili
,
ma
necessarie
e
utili
anche
costituzionalmente
.
La
stessa
costituzione
inglese
,
che
è
la
più
rigidamente
parlamentare
,
non
si
è
formata
in
un
solo
giorno
ed
ha
avuto
anche
le
sue
giornate
burrascose
,
prima
di
diventare
quel
meccanismo
giuridico
,
morale
e
psicologico
perfetto
che
è
oggi
.
Se
il
senatore
Albertini
avesse
considerato
quanto
è
avvenuto
come
un
momento
del
processo
di
formazione
della
nostra
costituzione
,
egli
avrebbe
sentito
sanguinare
meno
la
sua
coscienza
di
liberale
,
per
la
ferita
che
le
è
stata
inferta
dall
'
on
.
Mussolini
.
D
'
altra
parte
se
il
senatore
Albertini
ammette
la
bontà
del
fine
nella
soluzione
dell
'
on
.
Mussolini
,
e
riprova
soltanto
il
mezzo
,
egli
sarebbe
tenuto
a
dimostrare
in
modo
preciso
che
esistevano
altri
mezzi
per
raggiungere
lo
stesso
fine
.
Invece
il
senatore
Albertini
accenna
solo
fugacemente
alla
possibilità
di
arrivare
al
governo
fascista
,
o
appagandosi
in
un
primo
tempo
di
una
larga
partecipazione
fascista
ad
un
Ministero
di
transizione
,
per
poi
arrivare
al
predominio
dopo
le
elezioni
;
ovvero
di
rendere
inevitabile
un
governo
di
Mussolini
,
rifiutandosi
di
partecipare
ad
una
soluzione
Giolitti
,
Salandra
ed
Orlando
.
Ora
basta
accennare
a
queste
possibilità
di
soluzioni
puramente
parlamentari
per
capire
che
esse
non
avevano
alcuna
probabilità
di
successo
,
appunto
perché
parlamentari
.
Sul
terreno
parlamentare
infatti
l
'
elemento
popolare
e
l
'
elemento
socialista
avrebbero
conservata
intatta
la
loro
efficienza
e
avrebbero
mandato
a
monte
o
reso
precaria
qualsiasi
soluzione
fascista
.
D
'
altro
canto
non
si
trattava
affatto
di
risolvere
la
crisi
con
la
formazione
di
un
ministero
con
partecipazione
fascista
o
composto
di
soli
fascisti
,
ma
di
arrivare
alla
costituzione
di
un
governo
forte
:
di
un
governo
cioè
che
potesse
ottenere
dalla
Camera
i
pieni
poteri
e
farle
votare
la
riforma
elettorale
prima
di
scioglierla
.
Ora
sarebbe
stato
di
ciò
capace
un
ministero
,
sia
pure
presieduto
da
Mussolini
,
ma
sorto
per
trattative
parlamentari
e
per
via
di
esclusione
?
A
un
ministero
simile
,
se
avesse
voluto
mantenersi
nella
legalità
,
non
sarebbe
rimasta
altra
risorsa
,
fuorché
lo
scioglimento
della
Camera
,
prima
di
attuare
qualsiasi
riforma
elettorale
.
Diversamente
avrebbe
dovuto
ricorrere
a
mezzi
extralegali
e
violenti
.
Ora
è
infinitamente
vero
che
l
'
uso
della
forza
sia
venuto
direttamente
dalla
Nazione
che
non
dal
governo
.
Il
conflitto
fra
governo
e
Camera
è
assai
più
difficile
a
sanare
dato
che
non
convenga
,
per
difetto
del
sistema
elettorale
,
ricorrere
alle
elezioni
che
quello
fra
Camera
e
Paese
.
Tutto
considerato
,
i
mezzi
parlamentari
suggeriti
dal
senatore
Albertini
non
avrebbero
sortito
che
uno
dei
due
effetti
:
o
sciupare
per
sempre
il
fascismo
o
prorogare
,
rendendola
infinitamente
più
aspra
e
pericolosa
,
la
soluzione
violenta
.
La
verità
è
che
quando
il
fine
è
buono
e
il
mezzo
è
necessario
,
anche
il
mezzo
è
legittimo
.
StampaQuotidiana ,
Per
una
singolare
ironia
delle
cose
,
che
colorisce
con
un
tono
sinistramente
beffardo
la
realtà
economica
e
sociale
del
nostro
paese
,
l
'
Italia
si
trova
ancora
oggi
,
verso
la
fine
di
questo
gennaio
del
1921
,
mentre
la
fase
terminale
della
crisi
di
liquidazione
postbellica
batte
spaventosamente
alle
nostre
porte
,
alle
prese
col
fantasma
disgregatore
che
i
dissolvitori
delle
più
sane
energie
nazionali
hanno
animato
durante
le
recenti
convulsioni
sociali
del
paese
,
col
menzognero
ed
illusorio
proposito
di
tutelare
gli
interessi
delle
maestranze
operaie
,
col
solo
risultato
concreto
,
invece
,
di
fare
definitivamente
il
danno
totale
di
tutti
i
cittadini
,
borghesia
e
proletariato
insieme
compresi
.
Le
recentissime
vicende
dell
'
ottobre
e
del
novembre
sono
ancora
fresche
nella
memoria
di
tutti
,
per
indicare
i
gravissimi
danni
che
il
fantasma
dissolvitore
del
controllo
operaio
sulle
industrie
procura
,
con
il
fatto
del
suo
semplice
apparire
,
alla
vita
della
Nazione
.
Per
quanto
ristretta
nel
semplice
campo
della
metallurgia
e
della
meccanica
,
e
per
quanto
sviluppatasi
in
un
momento
in
cui
la
situazione
economica
mondiale
non
precipitava
ancora
verso
la
dégringolade
terminale
,
la
crisi
delineatasi
in
quei
due
mesi
,
susseguenti
al
decreto
con
cui
l
'
on
.
Giolitti
si
impegnò
a
presentare
alla
Camera
un
progetto
di
controllo
sulle
industrie
,
è
ancor
viva
nella
memoria
d
'
ognuno
.
Arresto
netto
di
ogni
produzione
;
indisciplina
nelle
fabbriche
;
sfiducia
degli
imprenditori
;
pronostici
estremamente
pessimisti
per
il
più
prossimo
avvenire
.
Il
più
semplice
accenno
vago
e
generico
quanto
mai
al
controllo
sulle
industrie
aveva
provocato
tutto
questo
.
E
se
la
situazione
migliorò
poi
un
poco
verso
la
fine
di
novembre
,
questo
fu
dovuto
all
'
universale
convincimento
che
di
fronte
agli
inconvenienti
ed
alle
ripercussioni
gravissime
della
crisi
appena
minacciata
del
controllo
operaio
,
frutto
di
una
ventata
di
follia
dissolvitrice
,
non
se
ne
dovesse
parlare
più
.
Il
disinteresse
con
cui
fu
accolto
il
fallimento
della
commissione
paritetica
,
sembrò
avvalorare
questa
generale
e
diffusa
convinzione
.
Per
iniziativa
invece
della
demagogia
di
governo
,
per
iniziativa
del
Presidente
del
Consiglio
e
del
Ministro
dell
'
Industria
,
la
vita
economica
italiana
viene
invece
improvvisamente
posta
allo
sbaraglio
,
e
sottoposta
alle
terribili
conseguenze
di
una
crisi
generale
di
sfiducia
mediante
la
presentazione
di
un
progetto
governativo
di
controllo
sindacale
,
col
quale
un
consesso
unilaterale
,
composto
di
soli
rappresentanti
delle
maestranze
,
avrebbe
il
diritto
di
controllo
su
ogni
ramo
d
'
industria
.
Non
si
tratta
di
consigli
nazionali
intendiamoci
bene
in
cui
industriali
ed
operai
siano
pariteticamente
rappresentati
.
Si
tratta
di
una
adesione
del
governo
alla
seconda
parte
del
progetto
socialista
,
che
dovrà
costituire
,
mediante
il
controllo
superiore
delle
sole
maestranze
su
ogni
ramo
d
'
industria
,
l
'
avviamento
alla
costituzione
di
un
ordinamento
industriale
socialcomunista
.
Si
tratta
di
un
progetto
che
,
appena
conosciuto
negli
ambienti
della
produzione
italiana
,
non
mancherà
di
diffondervi
il
più
vivo
panico
,
e
risuscitarvi
,
centuplicata
,
la
più
aperta
sfiducia
,
riaggravando
la
crisi
psicologica
,
arrestando
ogni
possibilità
di
superare
con
spirito
di
buona
volontà
,
di
fiduciosa
rassegnazione
,
i
giorni
bui
della
veniente
crisi
.
Perché
questo
è
,
appunto
,
l
'
aspetto
peculiare
della
situazione
creata
dalla
mossa
improvvisa
dell
'
on
.
Alessio
.
Avremo
campo
di
dimostrare
partitamente
le
enormità
del
progetto
ieri
presentato
:
da
quelle
che
riguardano
la
funzione
puramente
passiva
e
consultiva
,
senza
diritto
di
voto
,
che
i
due
rappresentanti
industriali
hanno
,
di
fronte
ai
nove
rappresentanti
del
personale
,
nelle
commissioni
di
controllo
,
alle
altre
che
creano
nella
fabbrica
due
nuovi
padroni
,
nelle
persone
dei
delegati
operai
delle
Commissioni
di
controllo
,
o
che
impongono
di
rivelare
elementi
estremamente
gelosi
della
vita
delle
aziende
,
quali
il
costo
e
i
metodi
della
produzione
.
Ma
oggi
,
prima
di
ogni
altro
,
s
'
impone
di
dire
chiaramente
al
Paese
che
,
comunque
costruito
e
architettato
dalla
fervida
fantasia
dei
riformatori
,
il
controllo
operaio
nelle
aziende
,
riducendo
al
minimo
l
'
autonomia
,
la
fiducia
in
se
stessi
,
la
prontezza
e
la
libertà
nel
provvedere
,
di
ogni
capo
di
azienda
industriale
,
costituisce
in
quest
'
ora
estremamente
grave
il
più
grave
colpo
portato
alla
malsicura
compagine
economica
del
paese
.
I
giornali
sono
zeppi
delle
notizie
sui
disastri
finanziari
,
sugli
arresti
di
lavoro
,
sulla
enorme
disoccupazione
,
sullo
svalutamento
degli
stocks
di
merci
,
che
preoccupano
oggi
gli
Stati
Uniti
e
l
'
Inghilterra
.
La
«
ondata
di
ribasso
»
,
ha
già
cominciato
a
provocarvi
le
sue
terrificanti
conseguenze
.
In
Italia
,
il
rincaro
dei
cambi
,
che
dopo
aver
fatto
tanto
male
fa
ora
un
pochino
di
bene
,
attenua
la
velocità
della
crisi
;
ma
questa
è
imminente
ed
inevitabile
,
ed
i
suoi
effetti
si
concretano
nei
fai
307
limenti
per
centinaia
di
milioni
,
già
avvenuti
e
pronosticati
sulle
principali
piazze
.
Fra
tre
o
quattro
mesi
la
crisi
si
sfrenerà
certo
implacabilmente
.
Orbene
,
è
in
questa
situazione
,
nella
quale
il
paese
ha
bisogno
di
salvaguardare
fino
al
millesimo
le
sue
possibilità
di
credito
,
che
proprio
il
Governo
del
Re
,
che
non
è
capace
di
imporre
la
parificazione
del
prezzo
del
pane
alle
condizioni
del
mercato
,
si
fa
promotore
di
una
legge
che
gettando
la
produzione
sulla
via
del
dissolvimento
bolscevico
annulla
totalmente
ogni
credito
che
il
lavoro
italiano
ha
nel
mondo
civile
.
È
di
ieri
la
notizia
che
gli
industriali
francesi
,
pur
così
ricchi
di
materie
prime
e
di
risorse
d
'
ogni
genere
,
hanno
rigettato
ogni
progetto
di
controllo
,
ritenendolo
esiziale
:
e
questo
,
con
l
'
adesione
del
governo
della
Repubblica
.
In
Italia
,
invece
,
proprio
da
parte
dei
pubblici
poteri
,
viene
contro
un
'
industria
che
priva
di
materie
prime
,
obbligata
a
pagare
a
prezzi
enormi
il
proprio
combustibile
,
isolata
dai
grandi
mercati
sta
oggi
,
di
fronte
alla
minaccia
della
crisi
mondiale
,
sull
'
orlo
del
fallimento
,
viene
oggi
,
diciamo
,
il
colpo
definitivamente
annientatore
:
quello
che
,
creando
per
ogni
ramo
d
'
industria
sotto
la
tutela
dello
Stato
un
consiglio
unilaterale
di
operai
,
autorizzato
a
dettar
legge
mediante
suoi
fiduciari
in
ogni
singola
impresa
,
toglie
ogni
libertà
agli
industriali
che
volessero
provvedere
con
alacrità
alla
attenuazione
della
prossima
crisi
,
e
toglie
ad
essi
rendendoli
mancipii
alle
loro
maestranze
ogni
volontà
ed
ogni
energia
morale
,
necessarie
a
guidarli
nella
necessaria
ricostruzione
.
Toglie
,
cioè
,
al
nostro
paese
,
l
'
unica
energia
che
poteva
non
farci
disperare
dell
'
avvenire
.
StampaQuotidiana ,
E
non
è
proprio
un
sogno
!
!
Abbiamo
assistito
ai
funerali
del
Conte
Camillo
Cavour
.
E
in
verità
,
quantunque
le
lagrime
che
ci
si
sgroppano
dal
cuore
attestino
questa
tremenda
realtà
,
non
sappiamo
ancora
persuaderci
che
lo
spettacolo
,
a
cui
abbiamo
assistito
,
non
sia
stato
che
una
tetra
fantasmagoria
.
Pur
troppo
,
era
il
Conte
di
Cavour
che
era
chiuso
là
in
quella
bara
,
ch
'
era
portato
via
su
quel
carro
parato
di
nero
.
Chi
sa
darci
ragione
di
questi
supremi
decreti
?
Una
vita
così
necessaria
e
preziosa
spenta
come
quella
di
un
altro
uomo
qualunque
!
!
Una
vita
che
fa
piangere
tutta
l
'
Italia
,
spenta
come
quella
di
tanti
inutili
che
brulicano
a
fastidio
della
patria
!
!
Solo
,
che
mentre
di
costoro
non
se
ne
darebbe
per
avvisato
nemmeno
il
loro
vicino
di
casa
,
per
quest
'
uomo
si
commuove
tutta
l
'
Europa
Civile
,
e
si
paralizza
nell
'
immenso
dolore
tutta
intera
una
Nazione
per
lui
solo
risorta
.
Povera
Italia
!
Egli
che
t
'
ha
presa
per
mano
,
che
ti
mostrò
a
chi
ti
sconfessava
,
che
gridò
incessantemente
a
tutti
e
dappertutto
,
perché
si
persuadessero
che
sei
viva
,
e
nobile
,
e
grande
,
e
che
non
meritavi
quindi
di
restartene
in
eterno
sepolta
;
Egli
che
ti
ha
portata
tant
'
alto
che
tutto
il
mondo
ora
ti
confessa
e
ti
onora
;
Egli
che
ti
ha
condotta
fino
alle
porte
del
Campidoglio
....
nel
mentre
stava
battendo
per
farti
entrare
,
è
morto
.
Ed
è
proprio
lui
quello
che
ieri
hai
veduto
portare
su
quel
carro
tirato
da
sei
bruni
cavalli
,
tutti
bardati
di
nero
!
E
quel
carro
era
preceduto
dalla
prode
nostra
armata
,
la
quale
portava
velate
a
bruno
quelle
bandiere
,
che
,
sovra
un
terreno
di
lunga
mano
da
lui
apparecchiato
,
s
'
eran
coperte
di
gloria
.
E
quella
nobile
armata
si
chiama
italiana
per
lui
!
!
!
Oh
aveva
ragione
d
'
essere
sì
mesta
!
Poi
veniva
tutta
intera
la
guardia
nazionale
,
palladio
delle
nostre
libertà
da
lui
così
onestamente
,
energicamente
difesa
;
e
non
vi
era
un
milite
che
avesse
potuto
snebbiar
la
sua
fronte
dalla
profonda
mestizia
che
siedeva
su
tutti
i
volti
.
E
la
salma
di
quest
'
Uomo
,
che
avea
coll
'
eloquenza
della
sua
parola
fatta
superba
la
Nazione
di
possederlo
,
passava
muta
in
mezzo
a
quei
senatori
e
deputati
,
che
furono
tante
volte
spettatori
estatici
dei
suoi
trionfi
,
che
subirono
tante
volte
il
fascino
della
sua
stragrande
potenza
.
Ed
ora
non
parla
più
.
Seguivano
la
guardia
nazionale
,
le
corporazioni
religiose
,
e
stavano
intorno
al
carro
i
ministri
e
presidenti
delle
due
Camere
,
coi
cavalieri
dell
'
Ordine
supremo
dell
'
Annunziata
.
Un
araldo
portava
sopra
un
cuscino
il
Collare
Supremo
del
defunto
.
Poi
venivano
i
cavalieri
dell
'
Ordine
,
gli
aiutanti
di
campo
del
Re
e
dei
Reali
Principi
,
i
Gran
Dignitari
dello
Stato
,
i
senatori
e
deputati
,
il
Consiglio
di
Stato
,
la
Corte
dei
Conti
,
la
Corte
d
'
Appello
,
il
Municipio
,
il
Corpo
Universitario
,
ed
i
Ministri
degli
Esteri
e
della
Marina
,
con
una
turba
infinita
di
altri
funzionari
.
Seguivano
quindi
la
Società
degli
Operai
di
Torino
,
in
corpo
con
bandiera
,
e
le
deputazioni
degli
Operai
tipografi
di
Milano
,
delle
Scuole
tecniche
con
bandiera
,
degli
Operai
di
Alessandria
,
di
Voghera
,
di
Caselle
,
di
Parma
,
le
Società
dei
Pristinai
di
Torino
,
dei
Cuochi
e
Camerieri
,
degli
Operai
delle
Strade
Ferrate
,
e
da
ultimo
l
'
Emigrazione
Veneta
e
Romana
,
ed
una
immensa
falange
di
volontari
garibaldini
,
tutti
colle
loro
bandiere
abbrunate
e
tutti
indistintamente
col
dolore
scolpito
sul
viso
.
Il
funebre
corteo
era
aperto
e
chiuso
da
un
picchetto
dei
Cavalleggeri
Ussari
di
Piacenza
e
percorse
l
'
itinerario
già
preventivamente
segnato
dagli
annunzi
ufficiali
.
Le
salve
dell
'
artiglieria
rompevano
a
larghi
intervalli
le
marce
funebri
delle
bande
dei
varii
Corpi
militari
,
e
lungo
tutto
lo
stradale
per
cui
passava
pendevano
dalle
finestre
le
brune
gramaglie
,
là
d
'
onde
ancor
ieri
l
'
altro
ondeggiavano
i
festoni
orifiamma
di
quella
prima
festa
,
che
solennizzava
la
Nazione
da
Cavour
unificata
.
E
compiuta
la
festa
,
il
Conte
Cavour
moriva
come
chi
avesse
tutto
compiuto
.
Il
tempo
,
durante
la
marcia
del
funebre
convoglio
,
pioveva
a
dirotto
.
Pure
la
popolazione
erasi
tutta
versata
sulle
vie
a
dar
l
'
estremo
saluto
a
Cavour
.
E
tutta
quella
gran
calca
di
gente
,
tutti
quei
grandi
dignitari
,
tutte
quelle
illustrazioni
della
Nazione
seguivano
il
feretro
come
se
a
tutti
nel
Conte
Cavour
fosse
mancato
il
padre
il
più
affettuoso
,
se
anche
taluni
si
fossero
talvolta
manifestati
suoi
avversari
.
Gli
è
che
proprio
sentivano
che
la
nostra
gran
madre
,
l
'
Italia
,
era
rimasta
vedova
.
Oh
abbiamo
un
bel
farci
violenza
per
consigliare
il
coraggio
,
abbiamo
un
bel
sentire
la
necessità
di
non
farci
più
piccoli
del
destino
,
abbiamo
un
bel
ripeterci
le
frasi
pompose
:
«
Gli
uomini
passano
,
le
nazioni
non
muoiono
»
,
ma
questa
intelligenza
europea
che
si
è
spenta
è
una
grande
,
è
un
'
immensa
,
è
una
irreparabile
sventura
.
E
quando
pensiamo
che
a
quest
'
Uomo
che
mette
a
lutto
colla
sua
morte
una
nazione
,
e
che
sgomenta
il
mondo
,
fecero
opposizione
certe
nullaggini
,
la
cui
morte
,
nonché
un
sospiro
,
non
darebbe
nemmanco
argomento
ad
un
Oh
!
E
che
si
pensavano
non
solo
discuterlo
,
ma
poterlo
surrogare
!
!
Oh
la
povera
gente
!
!
!
L
'
avete
veduta
questa
città
tetra
e
cupa
come
se
l
'
avessero
bombardata
?
Avete
veduto
tutte
quelle
liste
nere
che
sbarravano
tutti
i
negozii
con
scrittovi
sopra
:
Per
lutto
nazionale
!
Ditemi
quando
mai
un
sì
universale
dolore
ci
ha
tutti
così
investiti
?
Che
la
memoria
del
Conte
Cavour
ci
sia
sacra
,
o
Italiani
.
Che
nessuno
,
per
carità
,
turbi
con
insani
delirii
la
faticosa
soma
che
dovranno
adossarsi
gli
uomini
chiamati
a
succedergli
.
Noi
siam
pronti
di
gran
cuore
a
sorreggere
di
tutte
le
forze
nostre
in
questi
terribili
frangenti
gli
uomini
,
di
cui
la
voce
pubblica
comincia
a
pronunciare
il
nome
.
Non
iscoraggiamoli
in
quest
'
ora
di
solenne
sventura
,
con
ignobili
ed
inconsulte
parole
.
Pensiamo
che
la
Nazione
non
deve
già
tentare
alla
sventata
,
questa
o
quella
individualità
.
Ella
deve
affidarsi
ad
uomini
provati
,
ad
uomini
che
abbiano
fatto
qualche
cosa
per
lei
,
ad
uomini
che
,
alla
fermezza
dei
propositi
,
alla
grandezza
del
patriottismo
,
abbiano
mostrato
di
saper
congiungere
la
lealtà
,
l
'
onestà
,
la
dignità
del
carattere
.
Di
questi
uomini
la
Nazione
ne
ha
,
li
sperimentò
,
li
conosce
.
È
gravissimo
torto
il
tentare
di
sfiduciare
la
già
abbastanza
sconfortante
posizione
in
cui
versa
la
patria
.
Pensiamo
all
'
Italia
ed
al
Re
.
Ripariamo
presto
il
grande
vuoto
che
si
è
fatto
e
badiamo
a
non
aggiungere
,
alla
grande
sciagura
che
percosse
l
'
Italia
,
quella
più
funesta
ancora
di
indecorosi
garriti
.
E
la
tomba
di
Cavour
sia
il
tempio
della
nostra
concordia
.
StampaQuotidiana ,
La
salda
resistenza
dei
nostri
industriali
i
quali
,
pur
essendo
stati
lasciati
dal
Governo
perfettamente
soli
ed
indifesi
di
fronte
alle
gravi
violenze
massimaliste
,
hanno
sopportato
con
serena
fermezza
,
senza
farsene
minimamente
intimorire
,
i
danni
dell
'
ostruzionismo
sabotatore
prima
e
la
rovina
dell
'
invasione
delle
fabbriche
poi
,
ed
hanno
dato
in
questo
modo
un
alto
esempio
di
volontà
e
di
forza
a
tutta
la
classe
dirigente
italiana
pur
così
esitante
e
timida
dinanzi
alle
minaccie
rivoluzionarie
,
questa
salda
resistenza
degli
industriali
diciamo
comincia
a
dare
i
suoi
benefici
frutti
per
la
restaurazione
dell
'
ordine
nazionale
e
sociale
.
Anche
se
la
delusione
e
l
'
irritazione
per
la
inevitabile
sconfitta
dovessero
condurre
la
classe
operaia
ad
estendere
il
conflitto
con
un
inconsulto
e
disordinato
moto
,
con
una
isterica
convulsione
priva
di
obiettivi
concreti
,
un
risultato
preciso
è
stato
raggiunto
,
attraverso
le
resistenze
di
questi
giorni
:
la
persuasione
,
già
penetrata
nella
coscienza
delle
masse
e
degli
stessi
agitatori
,
della
insana
sterilità
della
tattica
massimalista
,
adottata
dai
metallurgici
in
questa
vertenza
.
Di
fronte
all
'
evidenza
della
realtà
,
le
fantastiche
illusioni
create
per
mesi
e
mesi
dalla
propaganda
comunista
,
esasperate
dal
tentativo
dei
cotonifici
Mazzonis
,
ed
alimentate
fra
le
masse
da
una
scambievole
esaltazione
,
sono
cadute
come
un
castello
di
carta
:
l
'
occupazione
delle
officine
,
che
era
parsa
ieri
lo
strumento
primo
della
vittoria
rivoluzionaria
,
si
è
rivelata
come
un
particolare
privo
di
efficacia
costruttiva
.
La
vittoria
borghese
,
appunto
,
sta
in
ciò
:
che
di
fronte
al
fatto
bruto
dell
'
occupazione
violenta
,
i
fattori
dell
'
intelligenza
,
della
capacità
professionale
,
degli
strumenti
delicatissimi
di
credito
e
di
organizzazione
creati
dalla
borghesia
in
un
secolo
e
mezzo
di
evoluzione
industriale
,
si
sono
affermati
in
tutta
la
loro
indispensabilità
.
I
massimalisti
affermano
che
«
i
tecnici
sabotano
la
produzione
»
,
perché
non
vogliono
sottomettere
le
loro
capacità
al
dominio
della
folla
innumere
e
briaca
.
Ma
in
realtà
,
gli
operai
hanno
dovuto
chinare
la
testa
dinnanzi
all
'
inevitabile
,
e
rinunziare
alla
conquista
di
fattori
essenziali
,
dei
soli
veramente
essenziali
,
e
pur
impalpabili
,
e
pur
irraggiungibili
se
non
con
un
paziente
e
tenace
lavoro
di
elevazione
morale
e
intellettuale
:
ché
il
sequestro
bruto
e
la
violenza
delinquente
contro
gli
ingegneri
,
contro
la
nuova
aristocrazia
che
conduce
il
Paese
nelle
moderne
battaglie
del
lavoro
,
non
riescono
certo
a
far
piegare
i
tecnici
fino
a
servire
padroni
cui
essi
si
sentono
superiori
.
L
'
articolo
dell
'
«
Avanti
!
»
è
un
indice
prezioso
di
questa
delusione
massimalista
,
di
questa
impotenza
degli
operai
,
che
dopo
aver
affermato
la
propria
maturità
alla
gestione
rivoluzionaria
,
ed
aver
atteso
l
occupazione
delle
fabbriche
come
l
'
occasione
definitiva
,
si
sentono
inerti
,
privi
come
sono
degli
instituti
economici
della
borghesia
e
,
confessando
che
le
fabbriche
in
loro
mano
sono
strumenti
inerti
ed
infruttiferi
,
pur
di
non
consegnarli
direttamente
agli
industriali
fanno
appello
attraverso
l
'
on
.
D
'
Aragona
,
alla
requisizione
:
alla
requisizione
dello
«
stato
borghese
»
!
E
per
quanto
non
possano
immediatamente
valutarsene
le
ripercussioni
,
questa
lezione
dell
'
esperienza
non
potrà
non
contribuire
a
ricondurre
nella
coscienza
universale
un
più
esatto
e
giusto
equilibrio
dei
valori
sociali
.
Insieme
a
questo
,
un
altro
frutto
della
odierna
resistenza
industriale
si
è
affermato
vantaggiosamente
.
Si
tratta
del
principio
affermato
nelle
trattative
di
Milano
dai
datori
di
lavoro
,
e
ormai
accettato
malgrado
le
incongruenze
e
le
assurdità
della
sua
proposta
dall
'
on
.
Labriola
per
il
Governo
e
dall
'
on
.
D
Aragona
,
per
la
Confederazione
del
Lavoro
.
Non
si
può
prevedere
se
l
'
odierna
fase
di
incertezza
condurrà
alla
ripresa
delle
trattative
o
alla
estensione
del
movimento
rivoluzionario
:
ma
è
certo
ormai
che
la
soluzione
dell
'
odierna
vertenza
,
e
di
quelle
che
sorgeranno
in
avvenire
durante
il
prossimo
difficile
e
grave
periodo
di
crisi
economica
,
dovrà
essere
ricercata
sulla
base
della
condizione
delle
industrie
,
della
loro
possibilità
o
meno
a
sostenere
nuovi
oneri
.
E
poiché
,
a
causa
di
questa
crisi
economica
,
in
avvenire
tali
condizioni
economiche
si
faranno
sempre
più
gravi
e
precarie
,
è
certo
che
l
'
affermazione
di
questo
principio
costituisce
una
notevole
conquista
degli
industriali
,
specialmente
se
lo
sviluppo
degli
instituti
giuridici
giungerà
fino
alla
creazione
di
organi
arbitrali
,
capaci
di
attutire
il
danno
nazionale
delle
grandi
vertenze
economiche
,
pari
a
quella
cui
assistiamo
tutti
con
il
cuore
gonfio
di
trepidazioni
per
le
sorti
avvenire
del
lavoro
e
della
produzione
italiana
.
Questi
sono
alcuni
punti
fermi
,
che
abbiamo
voluto
segnare
con
occhio
obbiettivo
e
sereno
.
Di
fronte
alla
lezione
dell
'
esperienza
,
vorranno
i
socialisti
e
gli
organizzatori
ostinarsi
in
una
sterile
negazione
rivoluzionaria
,
e
gettare
tutta
la
classe
operaia
in
una
lotta
immane
,
cui
manca
il
carattere
economico
ristretto
alla
vertenza
dei
metallurgici
,
e
di
cui
è
chiaro
il
significato
distruttore
e
sovversivo
.
Non
sappiamo
,
poiché
non
diamo
troppa
fede
alle
frasi
reboanti
degli
ordini
del
giorno
.
Ma
se
questo
avvenisse
,
abbiamo
motivo
di
credere
che
lo
Stato
,
rimasto
neutrale
per
uno
scrupolo
eccessivo
ed
errato
ma
comprensibile
,
nella
vertenza
economica
dei
metallurgici
,
ritroverebbe
intiere
davanti
al
pericolo
le
proprie
energie
di
difesa
.
E
,
attorno
allo
Stato
,
tutta
la
Nazione
sarebbe
concorde
nello
schiacciare
inesorabilmente
e
radicalmente
i
folli
provocatori
.