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QUARANTADUE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Quarantadue sono gli iscritti a parlare sulle comunicazioni del Governo ; e , a quanto si assicura , sono già in aumento . Saliranno a cinquanta e a più di cinquanta e cioè all ' ottavo dei presenti che si calcola saranno quattrocento . Questa proporzione è assurda e ridicola . È una vecchia tradizione abitudinaria , che bisogna abbandonare . È intollerabile . Sono pregati quanti , custodi degl ' immortali principii , credessero di riconoscere nelle nostre parole un proposito di violare una delle tante libertà , la libertà di parola , di ricordarsi di quello che inutilmente è stato detto e scritto e ripetuto tutte le volte che , dopo una crisi , o ad una riapertura di Camera , ci sia stata la solita accademia sulle comunicazioni del governo . In quelle occasioni , da tutte le parti , compresa la stampa socialdemocratica , si è deplorato le chiacchiere inutili , la logorante esposizione di tutto lo scibile , l ' indisciplina dei gruppi incapaci di designare un rappresentante , la vanità dei singoli , preoccupati di collocare il proprio discorso , e via di seguito . E la deplorazione è stata vana , sempre vana , tanto da diventare anche essa un ' accademia rituale come la discussione . Noi crediamo invece che si debba finirla con l ' una e con l ' altra accademia . La libertà di parola non c ' entra . Poiché in un Parlamento bene ordinato il diritto di parlare trova norme e limiti spontanei nella disciplina dei gruppi , nella sostanza dei discorsi , nella condotta degli ascoltatori . In Inghilterra e in Francia è norma quasi costante che le dichiarazioni del governo abbiano la sanzione del voto nella giornata stessa in cui sono state pronunziate . Soltanto in Italia un voto può arrivare dopo una settimana . Ci pare poi che questa sia una buona occasione per finirla . C ' è un governo che si costituisce con atti , che si è già affermato con atti , che vuol continuare per atti . Gli atti per la costituzione del governo , gli atti del governo , sono noti , definiti . La Camera quindi può , deve anzi giudicarli , senza prolisse e variopinte interpretazioni . Le comunicazioni del governo saranno appoggiate a questi atti e non saranno il solito discorso , che entra in gara con altri discorsi , che si conclude in un secondo discorso , che provochi i vani discorsetti delle dichiarazioni di voto . Non ci deve essere posto per la chiacchiera , soprattutto per la chiacchiera personale dei numerosi deputati , i quali debbono risolvere pubblicamente il loro caso di coscienza , per passare dal culto socialdemocratico al filofascismo . Questi casi di coscienza siano risoluti col voto , e basta . Tutto il resto non avrebbe alcun interesse . Potrebbe anzi fare schifo . La Camera deve , se ne è capace , dimostrare alla Nazione di assolvere ancora un qualche compito . Serio , positivo , quale certamente non è indicato dal numero degli oratori , chiamandoli così , iscritti per la discussione sulle comunicazioni del governo . La Camera deve ricordarsi di avere , con i suoi lunghi periodi di vanità parolaia , con i suoi volgarissimi e abietti litigi , con la sua incontinenza demagogica nel compromettere la solidità del bilancio , toccato l ' estremo della degenerazione parlamentaristica , di aver essa dato al Paese il tristo spettacolo di un istituto in paralisi , in dissoluzione . La Camera ha oggi la responsabilità delle sue colpe , dei suoi errori , la cui diagnosi è stata inutilmente ripetuta . Spetta oggi alla Camera di dimostrarsi almeno capace di contrizione .
TORINO, 7 NOVEMBRE ( - , 1867 )
StampaQuotidiana ,
Nel numero di ieri ci siamo resi interpreti dei sentimenti dei nostri concittadini . La quistione di Roma , santificata da nuovo sangue , è più sacra e più viva che mai per il popolo italiano , il quale non si sente né vinto né sconfortato per gli intoppi presenti . Garibaldi vittorioso a Monterotondo , e sopraffatto dal numero a Mentana , appare più sublime che mai al cuore ed alla mente d ' Italia , che in lui vede il propugnatore dell ' onore nazionale . Ma oggi non è giorno di commenti .
CONTRO LA NAZIONE ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
« Noi constatiamo che , ogni giorno che passa , le esigenze della Nazione appaiono in contrasto sempre più chiaro con principii e con metodi che il massimalismo dichiara di professare » . Queste sono parole del manifesto di Turati , Treves ed altri , fra i quali l ' on . Buozzi , quello stesso che dovrebbe condurre le schiere dei metallurgici . Sono parole timide e tardive , imposte dalla evidenza di un male che ha già fatto tutto il suo male . Sono la confessione , non sappiamo più quanto tempestiva , di una colpa . Quando durante la guerra , crisi per eccellenza della Nazione , e dopo la vittoria , suprema e massima conquista della Nazione , noi abbiamo ostinatamente denunziato il fine antinazionale del socialismo ufficiale , anche i firmatari del manifesto ci hanno risposto negando , deliberati di ignorare la Nazione per la classe . Oggi che , con la acquiescenza prima , con la complicità poi durante il governo di Nitti della cosiddetta classe politica dirigente , è stato distrutto , nella diffamazione dello sforzo bellico , nella dilapidazione del patrimonio morale della vittoria , il beneficio nazionale e però anche del proletariato , il benefizio italiano della guerra vinta , oggi soltanto , quando tutto il male è stato fatto e si impone a coloro che ne sono stati anch ' essi autori , più o meno inconsapevoli , si osa affermare l ' esistenza di una Nazione , la cui vita è minacciata dalla propaganda massimalista . Non occorre più ricercare prove di sotterranei e obliqui rapporti con lo straniero , bolscevico e non bolscevico ; non occorre sorprendere i colloqui notturni del rappresentante russo Vodosonoff con l ' on . Bucco e qualche redattore dell ' Avanti ! ; non occorre cercare la documentazione di sollecitazioni , diciamo così , jugoslave all ' improvviso sciopero generale della Venezia Giulia . Quando si deve ammettere che l ' azione massimalista è in contrasto con la Nazione , dopo un mostruoso esperimento in corpore vili oggi ben chiaro per tutti , la coincidenza dell ' interesse straniero e nemico con i moti operai , anche esibiti in formule economiche , è inevitabile . È nella cosa . Ci sia una Russia bolscevica , costretta dalla disperazione a propagare con oro il suo male ; ci sia una Jugoslavia , altrimenti impotente a contrastarci la vittoria , interessata ad avere una Italia paralizzata a prezzo minore di un qualsiasi tentativo bellico ; ci siano una Francia , un ' Inghilterra , desiderose di eliminare di fatto l ' Italia dal rango di grande potenza , sanguinosamente conquistato , non più per loro sopraffazione egemonica , ma per dissoluzione interna italiana ; ci siano oppure no a collaborare queste forze , avverse o addirittura nemiche , questo è certo : che il massimalismo nostrano lavora contro la Nazione a benefizio dello straniero . Anche quando finga di mantenersi , come nella lotta dei metallurgici , nei termini di una competizione sociale . Poiché , ammesso , ciò che non è , che i ripetuti assalti delle categorie organizzate sieno di carattere economico , è inoppugnabile che , dopo la conquista degli alti salari avvenuta durante la guerra stessa , l ' Italia doveva saper decidere , se nella formidabile lotta di accaparramento di produzione e di mercato , uscita dalla guerra , e in cui si gettavano giganteschi concorrenti , l ' industria italiana , cresciuta nella guerra , sarebbe stata sorretta dalla vittoria o umiliata come in una sconfitta . Ebbene ciò che oggi avviene è semplicemente questo : che la sconfitta , respinta al nemico vinto in campo aperto , è stata trasferita all ' azione interna del massimalismo . Questo , dopo Vittorio Veneto , ha voluto e vuole riportare l ' Italia a Caporetto senza il Piave . Anche se si tratti di una Caporetto economica . Poiché basterà aggiungere alla schiavitù delle materie prime , a quelle del tonnellaggio e del cambio , anche la schiavitù derivante dall ' inevitabile crollo della produzione stritolata nei puerili e criminali esperimenti di gestione collettiva , falliti miseramente anche in Russia per preparare all ' Italia le condizioni di una servitù politica . Ma quando si consideri che il movimento economico è baldanzosamente indicato come movimento politico , di deliberato carattere antinazionale , alimentato soltanto dalla diffamazione della guerra e della vittoria , quello che è un fatto inevitabile della stessa contesa economica nei termini che assume , diventa il proposito confessato , contro cui lo stesso manifesto socialista è obbligato di porsi . Ebbene questo proposito è di pochi e di miserabili . Ma ha un complice : il governo oggi è inferiore a quella stessa timida e tardiva resipiscenza tentata dai firmatari del manifesto . Il suo preteso agnosticismo nel conflitto economico , è in realtà fumosa cecità politica e torbida insensibilità nazionale . Il governo ignora di dover difendere il patrimonio comune , il patrimonio nazionale . Di doverlo difendere da un assalto che , consapevolmente o non , serve tutte le forze antinazionali e soltanto le forze antinazionali . Le formule , da esso cercate d ' ora in ora , sono miserabili pretesti . La sua inazione , quando basterebbe una modesta azione restauratrice , è un delitto . Esso tradisce , poiché quest ' ora che noi viviamo non è di rivoluzione , no , ma di disfatta . Di disfatta , dopo la vittoria sul campo !
TORINO, 14 NOVEMBRE ( - , 1867 )
StampaQuotidiana ,
Alcuni giornali d ' altre città danno come prossima la partenza di Garibaldi per l ' America sopra un bastimento noleggiato in Inghilterra dai due figli del Generale . L ' imbarco avrebbe luogo d ' accordo col governo ( ? ) prima della convocazione del Parlamento . Questa voce era corsa anche a Torino con questa variante però che l ' allontanamento di Garibaldi sarebbe voluto dal governo italiano sotto pretesto che importa anzitutto alleviare l ' occupazione francese , che pertanto Garibaldi deve eclissarsi per qualche tempo ( ! ) , e Roma cessare d ' essere l ' argomento di eccitazione . In premio di ciò avremmo tra breve la soluzione necessaria della quistione romana ... ! Polvere agli occhi . Quale di queste due versioni sia la vera lo sapremo tra breve , perché Garibaldi , sia che resti in Italia , come speriamo , sia che chiegga ospitalità alla libera terra d ' America , farà certamente conoscere i suoi intendimenti . Riserviamo per ciò il nostro giudizio sopra cosa di tanta gravità , e ci limiteremo a far osservare che il ministero s ' illude stranamente se crede che Roma nelle mani del Papa possa mai cessare di essere in Italia argomento di eccitazione ! Il movimento garibaldino non è una di quelle imprese esclusivamente militari che cessano affatto colla sconfitta d ' uno dei due eserciti . Espressione d ' un bisogno nazionale e umanitario , il movimento garibaldino può avere una sosta apparente , ma nel fatto continuerà irresistibile , reso più forte dall ' apostolato dei reduci , più sublime dal sangue dei martiri , e non cesserà se non quando quel bisogno sarà soddisfatto . Coi Bandiera eran pochi individui ; col Pisacane poche decine ; ma dal sangue dei Bandiera e dei Pisacane sorsero i mille e i mille : il sangue di Mentana sarà assai più fecondo . Finché la questione di Roma non abbia ottenuto uno scioglimento definitivo , non v ' è distanza che valga ad eclissare Garibaldi , il generale di Roma . Se fosse effetto di violenza , l ' allontanamento del Generale sarebbe un nuovo e più fiero oltraggio al sentimento nazionale , vale a dire una nuova imprudenza , una nuova provocazione .
PUNTO FERMO ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
La deliberazione della Confederazione delle Industrie merita pieno consenso . Essa chiarisce nettamente come dalla vertenza economica tra operai e industriali metallurgici si sia passati per sottomissione operaia alla propaganda massimalista e per defezione dello Stato nella cosiddetta neutralità del Governo , ad un tentativo di rivolta sociale e politica , i cui risultati già innegabilmente distruttivi vanno oltre le posizioni singole degli industriali e toccano il patrimonio della Nazione , la sua possibilità di vita e di sviluppo nella terribile concorrenza mondiale . Perché possa essere ammessa la trattativa economica , occorre respingere e annullare il tentativo di rivolta . Non di rivoluzione , poiché quando le rappresentanze delle organizzazioni operaie e del partito socialista dichiarano che la presa di possesso dei mezzi di produzione e la gestione diretta non sono , come dovrebbero essere , un fatto di coscienza e di volontà la cui deliberazione non dovrebbe ammettere revoche , ma invece un mezzo di intimidazione per ottenere un aumento di salario di una determinata categoria , si deve confermare quanto ieri abbiamo detto e che cioè negli avvenimenti paralizzatori della vita della Nazione , cominciati con gli scioperi del luglio dell ' anno scorso , non agisce una qualunque forza dinamica costruttiva , ma lo spirito dilapidatore della sconfitta . Persuasi di ciò , persuasi che per la salute dello stesso proletariato , cui la cosiddetta neutralità governativa ha tolto il modo di poter resistere alle impostazioni della minoranza massimalista riuscita ad usurpare l ' autorità dello Stato , persuasi che dopo quattordici mesi di continuo scadimento , occorra finalmente fermarsi ad un punto chiaro di resistenza , riconosciamo alla deliberazione della Confederazione delle Industrie un preciso valore economico , sociale , nazionale . Un valore politico di decisione utile e salutare , sulla quale provare tutte le buone forze che intendono opporsi ad un ' opera di dissolvimento . La difesa della singola industria è oggi compresa nella difesa di un ordinamento economico e sociale , che noi crediamo , soprattutto in questo momento di crisi uscita dalla guerra , il solo capace di impedire la schiavitù economica e quindi politica allo straniero tanto più potente , il solo capace di garantire il faticoso acquisto che l ' Italia ha compiuto per liberarsi dalla condizione e più dallo spirito di minorità mondiale . Questo valore nazionale dell ' ordinamento economico e sociale , da noi affermato contro tutte le miserabili menzogne e calunnie demagogiche , si impone oggi nella lotta contro il comunismo , di cui economicamente è dimostrato dallo stesso esperimento russo l ' effetto distruttivo senza nemmeno il benefizio , anzi col danno della classe che lo compie ; e i cui equivalenti politici , l ' internazionalismo e l ' antimilitarismo , sono stati così in contrasto con la realtà storica da obbligare la Russia a cercar salute soltanto nella negazione risoluta di essi : nella guerra . Ma se consentiamo economicamente , socialmente , nazionalmente e anche moralmente , per uscire con un atto di dignità consapevole da questo marasma di pusillanimità , con la deliberazione della Confederazione delle Industrie , non possiamo non domandare oggi stesso agli industriali che si uniscono in essa , che per l ' efficacia politica di questa deliberazione è necessaria una resipiscenza . Essi debbono oggi veder chiaro anche nelle loro colpe e nelle loro responsabilità , che sono gravi . Essi debbono confessare che a questa coincidenza della loro difesa con quella dei beni materiali e morali della Nazione non sono arrivati con una coscienza politica nazionale . Non pensiamo , questo dicendo , alla nostra particolare azione che tenacemente abbiamo proseguita per creare una coscienza economica nazionale fuori dei luoghi comuni del più vuoto riformismo demagogico , e che è stata così poco intesa dalla classe cosiddetta dirigente . No . Andiamo oltre la nostra dottrina e la nostra posizione e constatiamo che quando forze costruttive della Nazione , le quali hanno il dovere di una superiore chiaroveggenza , hanno consentito e collaborato attivamente e passivamente ad una politica di distruzione della vittoria all ' estero e all ' interno ; quando una classe cosiddetta dirigente consente che si aggiunga al disfattismo della guerra il disfattismo della vittoria , al neutralismo il vilsonismo ; quando si crede estranea alla propria attività di cittadino , dirigente possenti organizzazioni , la custodia e la difesa degli scopi supremi della Nazione , quelli della sua unità territoriale , strategica , spirituale minacciati e offesi in Adriatico , oltre che da prepotenze straniere , dalla nostra ignoranza e malvagità ; quando si accetta che il governo ponga , con l ' amnistia ai disertori e cioè al reato dei reati , le basi della dissoluzione dello Stato e della defezione governativa innanzi alla singola violenza ; quando a governi , che si sottomettono complici agli scioperanti nei pubblici servizi , e tutto questo compiono , si da la propria collaborazione , nella illusione che tutto ciò possa difendere , col danno della Nazione , le proprie posizioni economiche ; quando a chi ostinato denunzia i pericoli di tanta mostruosità si crea l ' isolamento politico e morale , non possiamo non domandare che il valore della deliberazione di Milano sia anche di un punto fermo ad una politica che ha avuto troppe complicità e troppa passività negli autori di quella . Se questo non fosse , dovremmo aspettare la restaurazione della Nazione da forze oscure e non ancora ordinate , le quali certo non potrebbero impedire la più grave crisi che oggi minaccia , e non potrebbero risolverla in fine se non fuori di una legge e a prezzo di rovine .
StampaQuotidiana ,
Sì , l ' Italia ha diritto di piangere . Ella ha fatto una perdita immensurabile . Sì , l ' Italia pianga , ma pianga col cuore e tenga saldo il cervello . Per quanto sia giusto , per quanto debba esser grave il dolore , guai se sotto al peso di questo l ' Italia s ' accascia . Coraggio . L ' Italia conta ancora dei nobili figli . Per Dio , l ' Italia avrà ancora degli uomini che sappiano porsi a livello della circostanza . Disotto alle grandi sventure germina sempre la concordia . Abbiamo quindi diritto a sperare che tutte le forze italiane si stringeranno in un fascio , per far più impeto allo scherno della fortuna . Noi che vediamo passarci muta la gente dinanzi , noi che vedemmo la scorsa notte affollata la contrada Cavour di una popolazione , che , costernata , volea avere d ' ora in ora notizie sulla salute del grande Cittadino che abbiamo perduto ; noi che vediamo oggi questa popolazione legittimamente cupa , e coll ' espressione solenne del suo dolore ; noi che vediamo l ' industria , il commercio , la città tutta chiusa nella sua ambascia , possiamo facilmente argomentare del lutto , che questa triste notizia avrà steso sulle povere contrade , la cui vita era tutta di speranze . Coraggio . Pensiamo che l ' opera dell ' Uomo di Stato che ci fu tolto non è ancora compiuta . Pensiamo che quanti siamo già liberi , abbiamo bisogno di calma e di ordine . Pensiamo che c ' è Venezia alla quale non manca già la calma e l ' ordine , ma la vita . Per Roma la è una questione a parte , e già risolta in principio ; e che noi , come l ' abbiamo già annunciato , non la calcoliamo la questione vitale . La questione di vita o di morte è Venezia . Noi comprendiamo la immensità del dolore che piomberà al triste annunzio , su quella già desolata contrada . Ebbene ; che al dolore della perdita non si aggiunga la notizia di una ingiusta sfiducia . Noi non andremo a cercare nelle memorie antiche il coraggio ; non pescheremo le nostre forze nelle tombe dei nostri grandi avi ; lascieremo ad altri la pompa delle frasi retoriche ; sì , siamo la terra dei Vico , dei Machiavelli , dei Dante , dei Ferruccio , dei Michelangelo , e di quant ' altri giganti piaccia ad altri evocare - ma oggi queste grandi ombre posson poco per noi lasciamole dunque al loro posto , e , senza tante vanterie vaporose e sonore , diciamoci prosaicamente : coraggio ; Cavour prima di morire parlò della sua Italia . E di che altro poteva quel grande patriota occuparsi anche morendo ? ... Ebbene ! gli amici che raccolsero il suo ultimo sospiro , lo sentirono in tutti questi giorni parlare parole di fiducia pei nostri destini . Cavour non delirava . Egli parlava assennato , e veggente . Chiese egli stesso del Padre Giacomo per confidargli che la sua coscienza era sicura . E compiute in ordine tutte le cose sue , tornò a parlare cogli uomini politici dell ' Italia . E ripetutamente terminava i suoi ragionamenti con queste parole Oh , ma la cosa va , state sicuri che ormai la cosa va . Coraggio , dunque , attingiamo da queste estreme parole la fiducia in noi stessi pei destini della patria . Certo è mancata la colonna più salda , una colonna di porfido ; ma in fine se ci metteremo tutti sotto , l ' edificio non crollerà . Su dunque quanti siamo onesti ( e di fronte alla patria spero il siam tutti ) , facciamoci uniti stigmatizzando senza misericordia chiunque tentasse turbare la calma che ci abbisogna . Che le parole del Conte Cavour sieno profetiche per l ' Italia . Che le sorelle gementi ancora in catene non si lascino abbattere dall ' inattesa sventura . Fu una perdita grave , immensa , ma la storia dei nostri giorni ha notati nelle sue pagine altri figli coraggiosi , e intelligenze illustri . Questi figli , queste intelligenze sono ancor forze vive della Nazione . Cavour ha detto che la cosa ormai va . Ebbene coraggio , viva Dio la deve andare , e l ' andrà .
GLI SCRUPOLI DEL SENATORE ALBERTINI ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1922 )
StampaQuotidiana ,
La Camera ha votato quasi senza discutere i pieni poteri al governo . Dopo il voto di fiducia al ministero , che tenne a presentarsi alla Camera come un ministero sorto fuori sopra e contro ogni designazione parlamentare , la sua discussione era diventata superflua . Del resto la Camera , prima di accordare al governo i pieni poteri , cioè prima di sottoscrivere l ' atto di abdicazione alle sue più gelose prerogative , si era autoesautorata dimostrando durante tre anni di non saper fare alcun uso di quelle prerogative e rifiutandosi costantemente di collaborare con qualsiasi governo per il bene del Paese . L ' interesse del Paese era completamente esulato dall ' aula di Montecitorio e ad esso era stato sostituito l ' interesse , anzi gli interessi divergenti dei vari partiti e delle varie fazioni , che paralizzavano ogni azione del Parlamento e del governo . Impotente a creare e a muoversi in una situazione di diritto era logico e necessario che la Camera dei deputati dovesse accettare una situazione di forza o almeno una situazione di superiore diritto che le era imposta dalla concorde volontà del governo e del Paese . La Camera , che non aveva osato contrapporre neppure una timida protesta alla soluzione extraparlamentare della crisi , non poteva più rimettere in discussione il problema del governo e contrastare al governo il diritto di governare nel solo modo , che per sua colpa era ancora possibile , soffermandosi a discettare sulla natura e sui limiti dei pieni poteri . Più libero e meno compromesso dalla sua precedente azione era invece il Senato , nel quale infatti molti oratori hanno fatto largo uso del loro diritto di critica . Il senatore Albertini soprattutto si è fatto portavoce nel Senato di quello stato d ' animo d ' insoddisfazione e di insofferenza , che è in molti , per l ' urto troppo violento che tutto un sistema d ' idee e di sentimenti , nel quale si erano placidamente adattati , è venuto a subire con l ' avvento del Governo Nazionale . Tale stato d ' animo , che nell ' altro ramo del Parlamento non avrebbe potuto manifestarsi decorosamente , che sotto forma di una fiera protesta , assai pericolosa per le sue conseguenze , poteva invece manifestarsi nel Senato in forma di blanda ed innocua riserva . E ciò ha fatto con molto tatto il senatore Albertini , il quale si è affrettato a dichiarare che le sue critiche alle origini del nuovo governo non miravano ad uno scopo pratico , a scuotere cioè la fiducia che si deve avere nel nuovo governo per l ' opera di ricostruzione necessaria da esso iniziata , ma soltanto all ' appagamento di un obbligo della sua coscienza di liberale , ferita dal modo tenuto dall ' on . Mussolini nel dare finalmente un governo alla Nazione , che da molti anni ne era priva per la mala volontà del Parlamento . Il senatore Albertini in sostanza ha detto che , pure approvando il fine , la sua coscienza non può approvare il mezzo adoperato dall ' on . Mussolini . Ora in questo caso di coscienza del senatore Albertini sta tutta l ' impotenza del patriottismo liberale . Volere un governo forte e volere che questo governo sia l ' espressione del Parlamento , quando l ' esperienza ha chiaramente dimostrato che non un tale governo , ma un governo qualsiasi il Parlamento è incapace di dare , significa volere ci si passi il proverbio volgare la botte piena e la moglie ubbriaca . Sono proprio gli scrupoli del senatore Albertini quelli che in Italia hanno permesso per tanti anni alla demagogia di sabotare la funzione di governo . È un pezzo che ci sentiamo ripetere la canzoncina che la forma parlamentare è quanto di meglio sia stato trovato a presidio della volontà e della libertà dei popoli ; e che una Camera vale sempre più di un ' anticamera . Ma a tutte queste belle massime il popolo italiano contrappone la visione della realtà del suo Parlamento , che è diventato il principale e forse l ' unico ostacolo alla sua salvezza . Padronissimo il senatore Albertini di ritenere che vale più l ' ossequio alle buone norme parlamentari che il pareggio del bilancio . Ma se tutti la pensassero come lui , se tutti cioè anteponessero il mezzo al fine o scambiassero l ' uno con l ' altro , sarebbe salvo forse il Parlamento , ma perirebbe l ' Italia , o , come forse è più verosimile , l ' uno precipiterebbe con l ' altra . La verità è che le istituzioni non sono buone o cattive in se stesse , ma in quanto rispondono ai loro fini , che sono quelli di assicurare al popolo un buon governo . E quanto al Parlamento anche noi riteniamo che sia uno strumento utile nel sistema costituzionale , per assicurare una migliore forma di governo , ma a patti che esso non perda la coscienza dei propri limiti e che , quando la perda , vi sia una forza che ve lo riconduce . Ora in Italia non si è ancora formata una coscienza parlamentare sanamente nazionale , che è il presupposto istituzionale della sovranità parlamentare ; epperò scosse come queste ultime o come quella che venne dal Re in persona col proclama di Moncalieri , sono ancora non soltanto possibili , ma necessarie e utili anche costituzionalmente . La stessa costituzione inglese , che è la più rigidamente parlamentare , non si è formata in un solo giorno ed ha avuto anche le sue giornate burrascose , prima di diventare quel meccanismo giuridico , morale e psicologico perfetto che è oggi . Se il senatore Albertini avesse considerato quanto è avvenuto come un momento del processo di formazione della nostra costituzione , egli avrebbe sentito sanguinare meno la sua coscienza di liberale , per la ferita che le è stata inferta dall ' on . Mussolini . D ' altra parte se il senatore Albertini ammette la bontà del fine nella soluzione dell ' on . Mussolini , e riprova soltanto il mezzo , egli sarebbe tenuto a dimostrare in modo preciso che esistevano altri mezzi per raggiungere lo stesso fine . Invece il senatore Albertini accenna solo fugacemente alla possibilità di arrivare al governo fascista , o appagandosi in un primo tempo di una larga partecipazione fascista ad un Ministero di transizione , per poi arrivare al predominio dopo le elezioni ; ovvero di rendere inevitabile un governo di Mussolini , rifiutandosi di partecipare ad una soluzione Giolitti , Salandra ed Orlando . Ora basta accennare a queste possibilità di soluzioni puramente parlamentari per capire che esse non avevano alcuna probabilità di successo , appunto perché parlamentari . Sul terreno parlamentare infatti l ' elemento popolare e l ' elemento socialista avrebbero conservata intatta la loro efficienza e avrebbero mandato a monte o reso precaria qualsiasi soluzione fascista . D ' altro canto non si trattava affatto di risolvere la crisi con la formazione di un ministero con partecipazione fascista o composto di soli fascisti , ma di arrivare alla costituzione di un governo forte : di un governo cioè che potesse ottenere dalla Camera i pieni poteri e farle votare la riforma elettorale prima di scioglierla . Ora sarebbe stato di ciò capace un ministero , sia pure presieduto da Mussolini , ma sorto per trattative parlamentari e per via di esclusione ? A un ministero simile , se avesse voluto mantenersi nella legalità , non sarebbe rimasta altra risorsa , fuorché lo scioglimento della Camera , prima di attuare qualsiasi riforma elettorale . Diversamente avrebbe dovuto ricorrere a mezzi extralegali e violenti . Ora è infinitamente vero che l ' uso della forza sia venuto direttamente dalla Nazione che non dal governo . Il conflitto fra governo e Camera è assai più difficile a sanare dato che non convenga , per difetto del sistema elettorale , ricorrere alle elezioni che quello fra Camera e Paese . Tutto considerato , i mezzi parlamentari suggeriti dal senatore Albertini non avrebbero sortito che uno dei due effetti : o sciupare per sempre il fascismo o prorogare , rendendola infinitamente più aspra e pericolosa , la soluzione violenta . La verità è che quando il fine è buono e il mezzo è necessario , anche il mezzo è legittimo .
UN CRIMINE ( MINUNNI ITALO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Per una singolare ironia delle cose , che colorisce con un tono sinistramente beffardo la realtà economica e sociale del nostro paese , l ' Italia si trova ancora oggi , verso la fine di questo gennaio del 1921 , mentre la fase terminale della crisi di liquidazione postbellica batte spaventosamente alle nostre porte , alle prese col fantasma disgregatore che i dissolvitori delle più sane energie nazionali hanno animato durante le recenti convulsioni sociali del paese , col menzognero ed illusorio proposito di tutelare gli interessi delle maestranze operaie , col solo risultato concreto , invece , di fare definitivamente il danno totale di tutti i cittadini , borghesia e proletariato insieme compresi . Le recentissime vicende dell ' ottobre e del novembre sono ancora fresche nella memoria di tutti , per indicare i gravissimi danni che il fantasma dissolvitore del controllo operaio sulle industrie procura , con il fatto del suo semplice apparire , alla vita della Nazione . Per quanto ristretta nel semplice campo della metallurgia e della meccanica , e per quanto sviluppatasi in un momento in cui la situazione economica mondiale non precipitava ancora verso la dégringolade terminale , la crisi delineatasi in quei due mesi , susseguenti al decreto con cui l ' on . Giolitti si impegnò a presentare alla Camera un progetto di controllo sulle industrie , è ancor viva nella memoria d ' ognuno . Arresto netto di ogni produzione ; indisciplina nelle fabbriche ; sfiducia degli imprenditori ; pronostici estremamente pessimisti per il più prossimo avvenire . Il più semplice accenno vago e generico quanto mai al controllo sulle industrie aveva provocato tutto questo . E se la situazione migliorò poi un poco verso la fine di novembre , questo fu dovuto all ' universale convincimento che di fronte agli inconvenienti ed alle ripercussioni gravissime della crisi appena minacciata del controllo operaio , frutto di una ventata di follia dissolvitrice , non se ne dovesse parlare più . Il disinteresse con cui fu accolto il fallimento della commissione paritetica , sembrò avvalorare questa generale e diffusa convinzione . Per iniziativa invece della demagogia di governo , per iniziativa del Presidente del Consiglio e del Ministro dell ' Industria , la vita economica italiana viene invece improvvisamente posta allo sbaraglio , e sottoposta alle terribili conseguenze di una crisi generale di sfiducia mediante la presentazione di un progetto governativo di controllo sindacale , col quale un consesso unilaterale , composto di soli rappresentanti delle maestranze , avrebbe il diritto di controllo su ogni ramo d ' industria . Non si tratta di consigli nazionali intendiamoci bene in cui industriali ed operai siano pariteticamente rappresentati . Si tratta di una adesione del governo alla seconda parte del progetto socialista , che dovrà costituire , mediante il controllo superiore delle sole maestranze su ogni ramo d ' industria , l ' avviamento alla costituzione di un ordinamento industriale socialcomunista . Si tratta di un progetto che , appena conosciuto negli ambienti della produzione italiana , non mancherà di diffondervi il più vivo panico , e risuscitarvi , centuplicata , la più aperta sfiducia , riaggravando la crisi psicologica , arrestando ogni possibilità di superare con spirito di buona volontà , di fiduciosa rassegnazione , i giorni bui della veniente crisi . Perché questo è , appunto , l ' aspetto peculiare della situazione creata dalla mossa improvvisa dell ' on . Alessio . Avremo campo di dimostrare partitamente le enormità del progetto ieri presentato : da quelle che riguardano la funzione puramente passiva e consultiva , senza diritto di voto , che i due rappresentanti industriali hanno , di fronte ai nove rappresentanti del personale , nelle commissioni di controllo , alle altre che creano nella fabbrica due nuovi padroni , nelle persone dei delegati operai delle Commissioni di controllo , o che impongono di rivelare elementi estremamente gelosi della vita delle aziende , quali il costo e i metodi della produzione . Ma oggi , prima di ogni altro , s ' impone di dire chiaramente al Paese che , comunque costruito e architettato dalla fervida fantasia dei riformatori , il controllo operaio nelle aziende , riducendo al minimo l ' autonomia , la fiducia in se stessi , la prontezza e la libertà nel provvedere , di ogni capo di azienda industriale , costituisce in quest ' ora estremamente grave il più grave colpo portato alla malsicura compagine economica del paese . I giornali sono zeppi delle notizie sui disastri finanziari , sugli arresti di lavoro , sulla enorme disoccupazione , sullo svalutamento degli stocks di merci , che preoccupano oggi gli Stati Uniti e l ' Inghilterra . La « ondata di ribasso » , ha già cominciato a provocarvi le sue terrificanti conseguenze . In Italia , il rincaro dei cambi , che dopo aver fatto tanto male fa ora un pochino di bene , attenua la velocità della crisi ; ma questa è imminente ed inevitabile , ed i suoi effetti si concretano nei fai 307 limenti per centinaia di milioni , già avvenuti e pronosticati sulle principali piazze . Fra tre o quattro mesi la crisi si sfrenerà certo implacabilmente . Orbene , è in questa situazione , nella quale il paese ha bisogno di salvaguardare fino al millesimo le sue possibilità di credito , che proprio il Governo del Re , che non è capace di imporre la parificazione del prezzo del pane alle condizioni del mercato , si fa promotore di una legge che gettando la produzione sulla via del dissolvimento bolscevico annulla totalmente ogni credito che il lavoro italiano ha nel mondo civile . È di ieri la notizia che gli industriali francesi , pur così ricchi di materie prime e di risorse d ' ogni genere , hanno rigettato ogni progetto di controllo , ritenendolo esiziale : e questo , con l ' adesione del governo della Repubblica . In Italia , invece , proprio da parte dei pubblici poteri , viene contro un ' industria che priva di materie prime , obbligata a pagare a prezzi enormi il proprio combustibile , isolata dai grandi mercati sta oggi , di fronte alla minaccia della crisi mondiale , sull ' orlo del fallimento , viene oggi , diciamo , il colpo definitivamente annientatore : quello che , creando per ogni ramo d ' industria sotto la tutela dello Stato un consiglio unilaterale di operai , autorizzato a dettar legge mediante suoi fiduciari in ogni singola impresa , toglie ogni libertà agli industriali che volessero provvedere con alacrità alla attenuazione della prossima crisi , e toglie ad essi rendendoli mancipii alle loro maestranze ogni volontà ed ogni energia morale , necessarie a guidarli nella necessaria ricostruzione . Toglie , cioè , al nostro paese , l ' unica energia che poteva non farci disperare dell ' avvenire .
StampaQuotidiana ,
E non è proprio un sogno ! ! Abbiamo assistito ai funerali del Conte Camillo Cavour . E in verità , quantunque le lagrime che ci si sgroppano dal cuore attestino questa tremenda realtà , non sappiamo ancora persuaderci che lo spettacolo , a cui abbiamo assistito , non sia stato che una tetra fantasmagoria . Pur troppo , era il Conte di Cavour che era chiuso là in quella bara , ch ' era portato via su quel carro parato di nero . Chi sa darci ragione di questi supremi decreti ? Una vita così necessaria e preziosa spenta come quella di un altro uomo qualunque ! ! Una vita che fa piangere tutta l ' Italia , spenta come quella di tanti inutili che brulicano a fastidio della patria ! ! Solo , che mentre di costoro non se ne darebbe per avvisato nemmeno il loro vicino di casa , per quest ' uomo si commuove tutta l ' Europa Civile , e si paralizza nell ' immenso dolore tutta intera una Nazione per lui solo risorta . Povera Italia ! Egli che t ' ha presa per mano , che ti mostrò a chi ti sconfessava , che gridò incessantemente a tutti e dappertutto , perché si persuadessero che sei viva , e nobile , e grande , e che non meritavi quindi di restartene in eterno sepolta ; Egli che ti ha portata tant ' alto che tutto il mondo ora ti confessa e ti onora ; Egli che ti ha condotta fino alle porte del Campidoglio .... nel mentre stava battendo per farti entrare , è morto . Ed è proprio lui quello che ieri hai veduto portare su quel carro tirato da sei bruni cavalli , tutti bardati di nero ! E quel carro era preceduto dalla prode nostra armata , la quale portava velate a bruno quelle bandiere , che , sovra un terreno di lunga mano da lui apparecchiato , s ' eran coperte di gloria . E quella nobile armata si chiama italiana per lui ! ! ! Oh aveva ragione d ' essere sì mesta ! Poi veniva tutta intera la guardia nazionale , palladio delle nostre libertà da lui così onestamente , energicamente difesa ; e non vi era un milite che avesse potuto snebbiar la sua fronte dalla profonda mestizia che siedeva su tutti i volti . E la salma di quest ' Uomo , che avea coll ' eloquenza della sua parola fatta superba la Nazione di possederlo , passava muta in mezzo a quei senatori e deputati , che furono tante volte spettatori estatici dei suoi trionfi , che subirono tante volte il fascino della sua stragrande potenza . Ed ora non parla più . Seguivano la guardia nazionale , le corporazioni religiose , e stavano intorno al carro i ministri e presidenti delle due Camere , coi cavalieri dell ' Ordine supremo dell ' Annunziata . Un araldo portava sopra un cuscino il Collare Supremo del defunto . Poi venivano i cavalieri dell ' Ordine , gli aiutanti di campo del Re e dei Reali Principi , i Gran Dignitari dello Stato , i senatori e deputati , il Consiglio di Stato , la Corte dei Conti , la Corte d ' Appello , il Municipio , il Corpo Universitario , ed i Ministri degli Esteri e della Marina , con una turba infinita di altri funzionari . Seguivano quindi la Società degli Operai di Torino , in corpo con bandiera , e le deputazioni degli Operai tipografi di Milano , delle Scuole tecniche con bandiera , degli Operai di Alessandria , di Voghera , di Caselle , di Parma , le Società dei Pristinai di Torino , dei Cuochi e Camerieri , degli Operai delle Strade Ferrate , e da ultimo l ' Emigrazione Veneta e Romana , ed una immensa falange di volontari garibaldini , tutti colle loro bandiere abbrunate e tutti indistintamente col dolore scolpito sul viso . Il funebre corteo era aperto e chiuso da un picchetto dei Cavalleggeri Ussari di Piacenza e percorse l ' itinerario già preventivamente segnato dagli annunzi ufficiali . Le salve dell ' artiglieria rompevano a larghi intervalli le marce funebri delle bande dei varii Corpi militari , e lungo tutto lo stradale per cui passava pendevano dalle finestre le brune gramaglie , là d ' onde ancor ieri l ' altro ondeggiavano i festoni orifiamma di quella prima festa , che solennizzava la Nazione da Cavour unificata . E compiuta la festa , il Conte Cavour moriva come chi avesse tutto compiuto . Il tempo , durante la marcia del funebre convoglio , pioveva a dirotto . Pure la popolazione erasi tutta versata sulle vie a dar l ' estremo saluto a Cavour . E tutta quella gran calca di gente , tutti quei grandi dignitari , tutte quelle illustrazioni della Nazione seguivano il feretro come se a tutti nel Conte Cavour fosse mancato il padre il più affettuoso , se anche taluni si fossero talvolta manifestati suoi avversari . Gli è che proprio sentivano che la nostra gran madre , l ' Italia , era rimasta vedova . Oh abbiamo un bel farci violenza per consigliare il coraggio , abbiamo un bel sentire la necessità di non farci più piccoli del destino , abbiamo un bel ripeterci le frasi pompose : « Gli uomini passano , le nazioni non muoiono » , ma questa intelligenza europea che si è spenta è una grande , è un ' immensa , è una irreparabile sventura . E quando pensiamo che a quest ' Uomo che mette a lutto colla sua morte una nazione , e che sgomenta il mondo , fecero opposizione certe nullaggini , la cui morte , nonché un sospiro , non darebbe nemmanco argomento ad un Oh ! E che si pensavano non solo discuterlo , ma poterlo surrogare ! ! Oh la povera gente ! ! ! L ' avete veduta questa città tetra e cupa come se l ' avessero bombardata ? Avete veduto tutte quelle liste nere che sbarravano tutti i negozii con scrittovi sopra : Per lutto nazionale ! Ditemi quando mai un sì universale dolore ci ha tutti così investiti ? Che la memoria del Conte Cavour ci sia sacra , o Italiani . Che nessuno , per carità , turbi con insani delirii la faticosa soma che dovranno adossarsi gli uomini chiamati a succedergli . Noi siam pronti di gran cuore a sorreggere di tutte le forze nostre in questi terribili frangenti gli uomini , di cui la voce pubblica comincia a pronunciare il nome . Non iscoraggiamoli in quest ' ora di solenne sventura , con ignobili ed inconsulte parole . Pensiamo che la Nazione non deve già tentare alla sventata , questa o quella individualità . Ella deve affidarsi ad uomini provati , ad uomini che abbiano fatto qualche cosa per lei , ad uomini che , alla fermezza dei propositi , alla grandezza del patriottismo , abbiano mostrato di saper congiungere la lealtà , l ' onestà , la dignità del carattere . Di questi uomini la Nazione ne ha , li sperimentò , li conosce . È gravissimo torto il tentare di sfiduciare la già abbastanza sconfortante posizione in cui versa la patria . Pensiamo all ' Italia ed al Re . Ripariamo presto il grande vuoto che si è fatto e badiamo a non aggiungere , alla grande sciagura che percosse l ' Italia , quella più funesta ancora di indecorosi garriti . E la tomba di Cavour sia il tempio della nostra concordia .
PUNTI FERMI ( MINUNNI ITALO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
La salda resistenza dei nostri industriali i quali , pur essendo stati lasciati dal Governo perfettamente soli ed indifesi di fronte alle gravi violenze massimaliste , hanno sopportato con serena fermezza , senza farsene minimamente intimorire , i danni dell ' ostruzionismo sabotatore prima e la rovina dell ' invasione delle fabbriche poi , ed hanno dato in questo modo un alto esempio di volontà e di forza a tutta la classe dirigente italiana pur così esitante e timida dinanzi alle minaccie rivoluzionarie , questa salda resistenza degli industriali diciamo comincia a dare i suoi benefici frutti per la restaurazione dell ' ordine nazionale e sociale . Anche se la delusione e l ' irritazione per la inevitabile sconfitta dovessero condurre la classe operaia ad estendere il conflitto con un inconsulto e disordinato moto , con una isterica convulsione priva di obiettivi concreti , un risultato preciso è stato raggiunto , attraverso le resistenze di questi giorni : la persuasione , già penetrata nella coscienza delle masse e degli stessi agitatori , della insana sterilità della tattica massimalista , adottata dai metallurgici in questa vertenza . Di fronte all ' evidenza della realtà , le fantastiche illusioni create per mesi e mesi dalla propaganda comunista , esasperate dal tentativo dei cotonifici Mazzonis , ed alimentate fra le masse da una scambievole esaltazione , sono cadute come un castello di carta : l ' occupazione delle officine , che era parsa ieri lo strumento primo della vittoria rivoluzionaria , si è rivelata come un particolare privo di efficacia costruttiva . La vittoria borghese , appunto , sta in ciò : che di fronte al fatto bruto dell ' occupazione violenta , i fattori dell ' intelligenza , della capacità professionale , degli strumenti delicatissimi di credito e di organizzazione creati dalla borghesia in un secolo e mezzo di evoluzione industriale , si sono affermati in tutta la loro indispensabilità . I massimalisti affermano che « i tecnici sabotano la produzione » , perché non vogliono sottomettere le loro capacità al dominio della folla innumere e briaca . Ma in realtà , gli operai hanno dovuto chinare la testa dinnanzi all ' inevitabile , e rinunziare alla conquista di fattori essenziali , dei soli veramente essenziali , e pur impalpabili , e pur irraggiungibili se non con un paziente e tenace lavoro di elevazione morale e intellettuale : ché il sequestro bruto e la violenza delinquente contro gli ingegneri , contro la nuova aristocrazia che conduce il Paese nelle moderne battaglie del lavoro , non riescono certo a far piegare i tecnici fino a servire padroni cui essi si sentono superiori . L ' articolo dell ' « Avanti ! » è un indice prezioso di questa delusione massimalista , di questa impotenza degli operai , che dopo aver affermato la propria maturità alla gestione rivoluzionaria , ed aver atteso l ’ occupazione delle fabbriche come l ' occasione definitiva , si sentono inerti , privi come sono degli instituti economici della borghesia e , confessando che le fabbriche in loro mano sono strumenti inerti ed infruttiferi , pur di non consegnarli direttamente agli industriali fanno appello attraverso l ' on . D ' Aragona , alla requisizione : alla requisizione dello « stato borghese » ! E per quanto non possano immediatamente valutarsene le ripercussioni , questa lezione dell ' esperienza non potrà non contribuire a ricondurre nella coscienza universale un più esatto e giusto equilibrio dei valori sociali . Insieme a questo , un altro frutto della odierna resistenza industriale si è affermato vantaggiosamente . Si tratta del principio affermato nelle trattative di Milano dai datori di lavoro , e ormai accettato malgrado le incongruenze e le assurdità della sua proposta dall ' on . Labriola per il Governo e dall ' on . D ’ Aragona , per la Confederazione del Lavoro . Non si può prevedere se l ' odierna fase di incertezza condurrà alla ripresa delle trattative o alla estensione del movimento rivoluzionario : ma è certo ormai che la soluzione dell ' odierna vertenza , e di quelle che sorgeranno in avvenire durante il prossimo difficile e grave periodo di crisi economica , dovrà essere ricercata sulla base della condizione delle industrie , della loro possibilità o meno a sostenere nuovi oneri . E poiché , a causa di questa crisi economica , in avvenire tali condizioni economiche si faranno sempre più gravi e precarie , è certo che l ' affermazione di questo principio costituisce una notevole conquista degli industriali , specialmente se lo sviluppo degli instituti giuridici giungerà fino alla creazione di organi arbitrali , capaci di attutire il danno nazionale delle grandi vertenze economiche , pari a quella cui assistiamo tutti con il cuore gonfio di trepidazioni per le sorti avvenire del lavoro e della produzione italiana . Questi sono alcuni punti fermi , che abbiamo voluto segnare con occhio obbiettivo e sereno . Di fronte alla lezione dell ' esperienza , vorranno i socialisti e gli organizzatori ostinarsi in una sterile negazione rivoluzionaria , e gettare tutta la classe operaia in una lotta immane , cui manca il carattere economico ristretto alla vertenza dei metallurgici , e di cui è chiaro il significato distruttore e sovversivo . Non sappiamo , poiché non diamo troppa fede alle frasi reboanti degli ordini del giorno . Ma se questo avvenisse , abbiamo motivo di credere che lo Stato , rimasto neutrale per uno scrupolo eccessivo ed errato ma comprensibile , nella vertenza economica dei metallurgici , ritroverebbe intiere davanti al pericolo le proprie energie di difesa . E , attorno allo Stato , tutta la Nazione sarebbe concorde nello schiacciare inesorabilmente e radicalmente i folli provocatori .