StampaQuotidiana ,
Aveva
cominciato
il
mestiere
da
poche
settimane
,
e
già
voleva
smettere
,
dopo
il
fattaccio
.
Eppure
non
fu
colpa
sua
,
il
cliente
che
gli
stava
sotto
il
rascio
s
'
era
messo
a
discutere
con
il
vicino
,
e
,
preso
dal
calore
del
discorso
,
a
un
tratto
voltò
la
faccia
bruscamente
,
lui
non
fu
pronto
a
staccare
il
ferro
,
e
la
guancia
cominciò
a
sanguinare
,
proprio
un
bel
sette
.
Santino
Trimarchi
non
se
l
'
è
ancora
scordato
.
Allora
aveva
diciassette
anni
:
perso
il
padre
in
guerra
,
non
c
'
erano
i
mezzi
,
dopo
i
tre
anni
delle
medie
,
per
continuare
gli
studi
,
e
così
accettò
un
posto
da
garzone
nella
barberia
del
suo
paesino
,
in
provincia
di
Messina
.
Il
padrone
e
il
cliente
stesso
lo
fecero
convinto
che
la
colpa
non
era
stata
sua
e
allora
rimase
.
Anzi
,
come
spesso
accade
ai
siciliani
giovani
e
poveri
,
decise
di
venirsene
al
Nord
,
e
più
a
Nord
di
così
,
in
Italia
,
non
poteva
andare
:
a
Bolzano
trovò
un
lavoro
in
un
reparto
militare
.
Esentato
dal
servizio
di
leva
perché
orfano
primogenito
,
la
sua
naja
fu
questa
:
rapare
le
reclute
,
sbarbare
soldati
e
sottufficiali
.
Di
questo
periodo
ha
un
bel
ricordo
,
specialmente
quando
il
reparto
andava
al
campo
estivo
,
per
esempio
sulla
Marmolada
.
Girando
per
i
paeselli
dell
'
Alto
Adige
,
a
volte
sforniti
di
«
salone
»
,
capitava
di
fare
qualche
barba
e
qualche
taglio
extra
:
gli
ufficiali
chiudevano
un
occhio
,
perché
a
rigore
sarebbe
stato
proibito
,
ma
Santino
si
era
guadagnata
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
.
Al
punto
che
ottenne
di
attrezzare
a
dovere
la
stanza
della
caserma
che
gli
serviva
da
bottega
.
Prima
c
'
erano
soltanto
uno
sgabello
e
una
mensola
,
ma
lui
ottenne
poltrona
,
specchio
e
scalda
-
acqua
,
insomma
poteva
fare
la
sua
figura
,
e
non
soltanto
sotto
la
naja
.
Portava
la
giacca
a
vento
dei
reparti
di
montagna
,
gli
avevano
trovato
un
par
di
calzoni
di
velluto
,
e
gli
scarponi
.
Vitto
e
alloggio
assicurati
,
soldi
forse
pochi
,
ma
un
ragazzo
sotto
i
vent
'
anni
cos
'
altro
può
pretendere
?
Poi
venne
a
Milano
,
e
da
allora
avrà
cambiato
due
,
tre
padroni
al
massimo
.
Adesso
lavora
in
un
negozio
d
'
un
quartiere
buono
in
zona
Magenta
,
poco
oltre
la
Fiera
,
verso
San
Siro
.
Ì
:
un
quartiere
alberato
e
alberoso
,
residenziale
,
con
molti
palazzi
nuovi
di
lusso
o
quasi
.
I
clienti
sono
persone
educate
e
distinte
,
qualcuno
addirittura
celebre
:
l
'
allenatore
dell
'
Inter
Herrera
,
che
abita
quasi
davanti
al
negozio
,
o
l
'
attore
Gino
Bramieri
,
che
sta
anche
lui
in
quella
casa
.
Ebbe
occasione
di
servire
,
una
volta
,
Mario
Sironi
,
il
pittore
.
Da
quelle
parti
c
'
è
anche
una
casa
di
dischi
,
e
ci
vanno
i
cantanti
a
incidere
,
così
può
accadere
che
in
negozio
capiti
Luciano
Virgili
,
o
Nicola
Arigliano
,
il
quale
visto
da
vicino
non
è
poi
così
brutto
come
vuole
la
leggenda
(
e
la
televisione
)
.
Sono
clienti
docili
,
non
fanno
mai
storie
,
accettano
dopo
il
taglio
sciampo
e
frizione
,
anzi
ormai
ci
sono
abituati
e
la
chiedono
da
sé
.
Con
Santino
lavora
un
altro
siciliano
,
Giovanni
Tomaselli
,
che
ormai
si
considera
milanese
,
tanto
più
che
tutti
lo
chiamano
,
alla
lombarda
,
Gianni
.
Il
sabato
e
la
domenica
viene
a
dare
una
mano
anche
il
signor
Peppino
,
un
barbiere
più
anziano
,
di
poca
salute
,
e
che
non
ce
la
fa
più
di
tanto
.
Il
padrone
invece
è
bergamasco
,
il
signor
Antonio
Clementi
,
e
ha
grande
stima
dei
suoi
lavoranti
.
No
non
è
detto
che
per
forza
debbano
essere
meridionali
i
lavoranti
in
gamba
,
ma
siccome
la
maggioranza
sono
loro
,
è
naturale
che
dalla
massa
emerga
prima
o
poi
il
buon
artigiano
,
e
persino
l
'
artista
.
Parlano
proprio
di
arte
alla
scuola
di
Foro
Buonaparte
,
anzi
all
'
Accademia
per
acconciature
maschili
,
che
Santino
ha
frequentato
con
profitto
,
e
continua
a
frequentare
insieme
a
Gianni
.
E
a
rigore
se
diciamo
«
barbiere
»
ormai
questa
è
un
'
inesattezza
,
perché
la
barba
è
l
'
ultima
cosa
che
si
fa
in
un
salone
.
I
rasoi
elettrici
ormai
permettono
a
tutti
di
radersi
con
poca
spesa
e
poca
perdita
di
tempo
,
anche
se
non
viene
fuori
una
guancia
liscia
come
col
rasoio
.
E
i
barbieri
dal
canto
loro
non
se
ne
lagnano
,
perché
una
barba
porta
via
almeno
un
quarto
d
'
ora
di
lavoro
e
le
duecentocinquanta
lire
della
tariffa
a
fatica
coprono
la
spesa
.
Meglio
dunque
specializzarsi
nel
taglio
,
a
fare
la
frizione
e
lo
sciampo
.
Perché
se
ne
son
fatti
di
progressi
in
quest
'
arte
(
diciamolo
pure
anche
noi
)
.
La
scuola
,
per
esempio
,
con
quattro
ore
settimanali
e
due
anni
di
corso
,
comincia
col
taglio
all
'
italiana
,
si
curano
soprattutto
le
basette
e
gli
sgarbi
(
cioè
lo
stacco
intorno
all
'
orecchio
fino
al
termine
della
sfumatura
)
.
Il
lavoro
è
di
forbici
e
pettine
.
Niente
macchinetta
:
la
macchinetta
è
un
'
invenzione
che
già
va
sparendo
,
almeno
nei
negozi
seri
,
al
massimo
serve
per
i
bambini
e
per
i
clienti
frettolosi
,
che
smaniano
sotto
la
mantiglia
(
a
Milano
non
si
dice
«
cappa
»
)
.
Poi
comincia
il
taglio
alla
francese
,
bombé
coi
capelli
tutti
pari
,
da
tre
a
cinquanta
centimetri
,
e
alla
fine
deve
risultare
una
testa
tonda
perfetta
.
In
questo
caso
interviene
anche
il
rasoio
:
è
il
cosiddetto
taglio
scolpito
.
Bisogna
infatti
sapere
che
le
forbici
troncano
il
capello
seccamente
,
come
le
cesoie
d
'
un
giardiniere
il
rametto
da
potare
,
mentre
il
rasoio
lo
sfila
,
funziona
insomma
come
il
temperino
quando
appunta
il
lapis
.
Così
la
punta
del
capello
viene
assottigliata
,
e
poi
con
il
phon
si
tratta
a
piacimento
,
e
viene
bene
,
anche
la
trasformazione
di
fantasia
.
A
questo
punto
entra
in
ballo
il
gusto
del
barbiere
,
e
sta
a
lui
decidere
se
fare
un
'
onda
sul
davanti
,
e
dare
una
bella
piega
a
tutta
la
capigliatura
.
Alla
gara
di
fine
corso
,
che
fu
un
mese
fa
,
Santino
perse
il
terzo
posto
in
classifica
,
per
un
punto
solo
,
proprio
perché
la
trasformazione
non
gli
venne
fatta
come
avrebbe
voluto
lui
.
Ma
anche
quarto
su
trenta
,
con
la
medaglia
di
bronzo
,
non
è
poco
,
e
Santino
tiene
appeso
il
diploma
incorniciato
a
una
parete
del
negozio
.
Gianni
,
del
primo
corso
fu
nono
,
e
per
il
signor
Antonio
è
stata
una
bella
soddisfazione
,
avere
tutti
e
due
i
lavoranti
piazzati
.
Certo
,
non
è
solo
soddisfazione
morale
:
il
lavorante
che
si
distingue
alla
scuola
merita
un
premio
.
Così
alle
quarantacinquemila
lire
mensili
che
spettano
per
contratto
,
il
signor
Antonio
aggiunge
una
regalia
;
poi
ci
sono
le
mance
,
che
ormai
qui
danno
a
tutti
,
e
fatte
le
somme
in
capo
al
mese
Santino
Trimarchi
porta
a
casa
le
sue
ottantacinque
-
novantamila
lire
.
Vive
in
pensione
,
e
gli
resta
di
che
vestirsi
e
svagarsi
.
Come
?
Santino
non
va
spesso
al
cinema
,
leggere
non
legge
,
anzi
dice
che
un
libro
aperto
gli
fa
venire
sonno
,
guarda
la
televisione
quando
fuori
piove
,
altrimenti
preferisce
andare
a
passeggio
,
e
la
domenica
non
perde
mai
la
partita
.
È
tifoso
dell
'
Inter
,
e
quando
capita
Helenio
Herrera
non
si
lascia
sfuggire
l
'
occasione
per
fargli
qualche
domanda
.
Con
tatto
però
.
La
fama
che
hanno
i
barbieri
,
di
chiacchierare
troppo
,
non
è
completamente
falsa
,
e
lui
,
Santino
,
ammette
d
'
essere
un
po
'
chiacchierone
.
Ma
è
convinto
che
bisogna
correggersi
,
capire
se
il
cliente
desidera
oppure
no
la
conversazione
,
e
in
caso
negativo
starsene
zitti
,
che
tutto
sommato
è
meglio
,
perché
si
ha
più
testa
al
lavoro
.
Se
è
faticoso
?
Certo
,
sono
dieci
ore
giornaliere
.
Non
si
lavora
di
continuo
,
d
'
accordo
,
ma
bisogna
stare
molto
in
piedi
:
un
lavorante
che
si
rispetti
non
dovrebbe
mai
accomodarsi
sulle
poltrone
riservate
ai
clienti
in
attesa
.
Al
massimo
può
andare
nel
retrobottega
,
a
fumare
una
sigaretta
,
ma
il
collega
deve
sempre
restare
in
negozio
.
Poi
c
'
è
la
tensione
nervosa
,
continua
,
se
uno
tiene
a
far
bene
il
suo
mestiere
.
Santino
appunto
ci
tiene
;
direi
che
questa
è
la
sua
unica
ambizione
.
Farsi
un
negozio
tutto
suo
,
no
.
Magari
si
trovano
ditte
che
ti
arredano
un
salotto
e
te
lo
fanno
pagare
con
comodo
,
ma
Santino
Trimarchi
non
se
la
sentirebbe
di
fare
debito
,
e
poi
dare
la
settimana
ai
lavoranti
,
e
pensare
ai
contributi
,
alle
tasse
,
a
tutto
da
solo
.
No
,
Santino
Trimarchi
è
un
barbiere
tranquillo
,
e
tranquillo
vuol
dormire
ogni
notte
.
StampaQuotidiana ,
Bologna
mi
ricorda
automaticamente
la
Bolognina
.
Lì
fu
stilato
l
'
atto
di
morte
del
Pci
,
fu
messo
all
'
asta
il
suo
patrimonio
,
fu
designata
come
erede
una
creatura
informe
e
senza
nome
.
È
strano
che
ci
siano
voluti
dieci
anni
per
registrare
,
tra
gli
effetti
di
questa
operazione
,
l
'
ingresso
dei
barbari
a
palazzo
D
'
Accursio
.
In
fin
dei
conti
non
è
che
un
dettaglio
.
Le
regioni
rosse
crollano
come
cattedrali
nel
deserto
,
residui
archeologici
in
una
penisola
che
dall
'
Alpi
al
mare
vede
ridotta
la
sinistra
ex
storica
al
suo
minimo
livello
.
Ho
già
detto
che
questa
sinistra
è
morta
e
sono
stato
sgridato
,
avrei
dovuto
dire
sta
morendo
.
Va
bene
,
sta
morendo
.
Non
credo
che
se
Veltroni
si
dimettesse
ci
sarebbe
una
resurrezione
e
una
campagna
di
rettifica
alla
cinese
guidata
da
Folena
,
ma
Veltroni
dovrebbe
farlo
lo
stesso
o
dovrebbe
essergli
imposto
.
Sarebbe
segno
,
per
lo
meno
,
che
l
'
organismo
non
ha
perso
tutte
le
difese
immunitarie
come
accade
in
certe
malattie
.
E
potrebbe
addurre
una
giustificazione
personale
inoppugnabile
:
non
posso
rigenerare
questo
partito
e
ritrovare
il
consenso
popolare
finché
c
'
è
questo
governo
guidato
dal
mio
amico
D
'
Alema
.
Quanto
all
'
amico
D
'
Alema
medesimo
,
se
le
elezioni
fossero
un
evento
militare
,
dovrebbe
finire
diritto
davanti
a
una
corte
marziale
.
Non
si
è
mai
visto
un
generale
che
alla
vigilia
della
battaglia
dice
ai
suoi
soldati
che
gli
toglierà
la
pensione
.
È
già
molto
se
i
soldati
della
vecchia
guardia
,
operai
e
popolani
,
si
sono
limitati
a
disertare
in
silenzio
senza
sparare
a
palle
di
fuoco
sul
quartier
generale
.
Quella
di
D
'
Alema
si
chiama
(
per
restare
nella
metafora
)
collusione
col
nemico
.
È
perfino
possibile
sospettare
che
il
dottor
Amato
abbia
tirato
fuori
il
suo
Dpef
e
menato
il
colpo
basso
antisindacale
con
intenzione
cronometrata
e
filo
diretto
con
Hammamet
.
E
quando
poi
D
'
Alema
incalza
in
televisione
e
definisce
«
di
sinistra
»
la
sua
intesa
cordiale
con
la
Confindustria
più
confindustriale
,
allora
si
capisce
che
i
figli
e
i
nipoti
dei
braccianti
padani
cambino
canale
con
qualche
disgusto
e
passino
al
mare
questa
e
ogni
altra
domenica
elettorale
.
Così
non
solo
la
sinistra
è
morta
o
va
morendo
,
se
preferite
,
ma
muore
anche
la
democrazia
partecipata
.
Vota
meno
della
metà
degli
elettori
(
come
in
America
,
dunque
è
un
progresso
!
)
Il
ballottaggio
in
fondo
è
un
finale
di
gara
,
che
in
genere
attira
di
più
il
pubblico
sportivo
,
e
invece
lo
stadio
si
è
ulteriormente
spopolato
:
vuol
dire
inequivocabilmente
che
la
partita
,
la
partita
della
politica
truccata
e
senz
'
anima
,
non
interessa
nessuno
.
Non
la
destra
,
che
sa
di
vincere
chiunque
vinca
.
Non
la
sinistra
,
perché
non
ha
più
una
squadra
sua
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
-
C
'
è
una
specie
di
parola
d
'
ordine
,
per
noi
altri
a
Mosca
,
in
questi
giorni
:
per
chi
vuole
evitare
la
fila
al
«
Gum
»
,
per
chi
addirittura
vuol
traversare
la
Piazza
Rossa
di
corsa
e
fuori
dalle
strisce
:
«
Italianski
futbalist
»
:
la
gente
ammicca
,
sorride
,
il
poliziotto
fa
un
cenno
bonario
,
che
passino
pure
,
questi
italiani
confusionari
,
con
in
testa
il
colbacco
e
la
balalaica
in
mano
,
i
soli
forse
,
a
Mosca
,
a
portare
questi
copricapo
e
a
maneggiare
questi
chitarroni
triangolari
.
Sentono
la
partita
:
ieri
,
in
visita
all
'
università
,
un
giovanottaccio
biondo
,
col
maglione
verde
,
facoltà
di
scienze
naturali
,
pronosticava
lo
zero
a
zero
,
e
coi
suoi
bravi
argomenti
:
non
gioca
Mazzola
,
diceva
,
e
così
nessuno
segna
.
In
albergo
,
c
'
è
un
cameriere
che
di
italiano
sa
una
parola
sola
,
«
tifoso
»
:
gliel
'
ha
insegnata
un
amico
russo
,
che
la
sentì
,
tempo
fa
,
da
un
suo
amico
italiano
.
Alla
vigilia
,
piccolo
convegno
internazionale
fino
a
mezzanotte
:
italiani
,
jugoslavi
,
pescatori
del
Ghana
in
viaggio
di
istruzione
verso
Odessa
,
e
Bessarione
,
cioè
Vissarion
,
armeno
nero
nero
e
coi
baffetti
.
Quando
il
discorso
cade
sulla
partita
,
scommettiamo
una
bottiglia
di
cognac
del
paese
suo
,
scuro
e
con
un
retrogusto
di
passito
,
carissimo
(
sei
rubli
,
che
al
cambio
ufficiale
fanno
quattromila
lire
e
rotti
)
.
Chi
perde
paga
,
se
si
pareggia
si
fa
alla
romana
.
Alla
partita
si
va
col
pullman
,
e
con
la
ragazza
Ludmilla
,
diligentissima
interprete
,
che
sa
tutto
di
tutto
,
calcio
escluso
;
lei
viene
per
insegnarci
il
«
posto
»
.
Sollecita
che
si
mangi
presto
,
per
essere
là
in
tempo
,
visto
che
ci
sarà
gran
traffico
,
e
folla
intorno
allo
«
stadion
»
.
Invece
è
pressappoco
la
confusione
di
un
,
diciamo
,
Milan
-
Catania
,
non
di
più
.
Gli
altoparlanti
ci
accolgono
con
le
note
di
Chitarra
romana
/
accompagnami
tu
che
dà
il
ritmo
ai
piedoni
del
centravanti
Sormani
.
Lo
stesso
altoparlante
dice
i
nomi
dei
giocatori
,
o
meglio
dice
il
nome
,
il
cognome
e
la
qualifica
:
interno
sinistro
,
Gianni
Rivera
.
Il
cielo
è
grigio
,
a
tratti
vien
giù
una
pioggerellina
d
'
ottobre
,
fredda
e
fina
fina
.
Ma
si
aprono
pochi
ombrelli
;
grigia
la
gente
,
con
qualche
pastellata
cilestrina
,
il
colore
prevalente
fra
gli
impermeabili
.
Dietro
ci
sono
russi
,
davanti
russi
,
accanto
appare
Bessarione
l
'
armeno
,
nero
nero
e
con
i
baffetti
,
ironico
appena
il
centravanti
ha
infilato
nel
sacco
il
primo
pallone
.
La
gente
grida
al
trionfo
,
come
è
giusto
,
ma
non
si
scalmana
troppo
.
Applaude
(
proprio
battendo
le
mani
,
come
a
teatro
)
e
ancor
di
più
fischia
.
Fischia
quando
Pascutti
stende
a
terra
con
un
pugno
il
suo
avversario
,
fischia
quando
Sormani
non
si
alza
e
si
fa
accompagnare
di
peso
fuori
dal
campo
,
fischia
quando
i
suoi
tirano
a
perder
tempo
,
dopo
la
seconda
rete
(
e
Bessarione
guarda
con
l
'
occhio
lustro
e
il
baffetto
ironico
,
pregustando
il
cognaccone
pagato
,
caro
carissimo
,
da
questi
italiani
fessi
,
con
il
colbacco
,
che
hanno
fatto
tremila
chilometri
per
vedere
come
si
fa
a
perdere
per
2-0
)
.
Fischiano
troppo
,
e
allora
è
giusto
che
qualcuno
li
redarguisca
:
l
'
altoparlante
riattacca
e
spiega
come
e
qualmente
questa
sia
la
tattica
di
gioco
preordinata
da
chi
di
dovere
,
appositamente
per
questo
incontro
.
Dunque
non
c
'
è
niente
da
fischiare
.
Macché
!
Al
segnale
della
fine
,
invece
di
esultare
e
abbracciarsi
per
avere
vinto
2-0
contro
la
squadra
,
dicono
,
più
forte
del
mondo
,
questi
moscoviti
fischiano
:
fischiano
l
'
arbitro
,
i
guardalinee
,
gli
undici
italiani
(
più
forti
)
,
gli
undici
sovietici
(
meno
forti
)
e
poi
restano
ad
applaudire
due
squadrette
di
ragazzi
che
sono
entrati
in
campo
dopo
l
'
incontro
maggiore
e
adesso
scarpinano
tutti
contenti
dietro
al
pallone
.
Ora
si
esce
,
e
l
'
altoparlante
ci
dà
il
saluto
intonando
Scapricciatiella
:
«
Come
te
l
'
aggio
a
di
'
ca
non
è
cosa
»
.
Italiano
mio
bello
,
stasera
paghi
da
bere
:
e
che
cosa
ti
credevi
?
Meglio
ritornare
in
albergo
con
la
diligente
Ludmilla
a
far
da
guida
.
È
la
prima
volta
che
vede
una
partita
di
calcio
,
e
giura
che
sarà
l
'
ultima
.
No
,
non
si
è
divertita
per
niente
,
lei
non
è
«
tifuosa
»
di
calcio
.
È
«
tifuosa
»
di
scacchi
.
StampaQuotidiana ,
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
così
si
intitolavano
in
tempi
remoti
le
assemblee
politiche
.
Oppure
un
libro
si
intitolava
così
:
Che
fare
?
Forse
conviene
,
tra
noi
,
essere
più
modesti
e
limitarsi
a
dire
:
che
facciamo
?
Muovendo
da
una
chiara
premessa
:
che
la
situazione
è
pessima
e
che
lo
stato
della
sinistra
italiana
(
largamente
intesa
)
lo
è
altrettanto
.
Su
questa
premessa
sarebbe
bene
concordare
,
che
siamo
cioè
a
un
'
ultima
spiaggia
:
non
è
una
esagerazione
pessimistica
ma
,
per
me
,
una
constatazione
.
La
sinistra
vive
un
declino
o
un
tracollo
che
i
risultati
elettorali
documentano
come
mai
prima
d
'
ora
.
Le
cause
di
questo
declino
sono
molte
e
profonde
(
antiche
e
recenti
,
oggettive
e
soggettive
,
nazionali
e
internazionali
)
e
sono
tanto
facili
da
elencare
quanto
difficili
da
analizzare
.
Non
ho
questa
presunzione
.
Questa
lettera
vuole
solo
dedurne
un
'
esigenza
pressante
e
adombrare
una
scelta
politica
e
perfino
organizzativa
.
E
a
questo
scopo
,
pur
essendo
rivolta
nel
suo
spirito
a
tutta
la
sinistra
largamente
intesa
,
è
indirizzata
specificamente
a
quelle
sue
parti
che
sentiamo
più
vicine
o
meno
lontane
,
più
radicali
o
meno
moderate
,
e
perciò
forse
più
disponibili
a
un
lavoro
comune
.
Parlo
di
Rifondazione
comunista
,
dei
Verdi
e
degli
ambientalisti
,
dei
comunisti
cossuttiani
,
della
sinistra
Ds
,
delle
avanguardie
sindacali
,
cioè
di
tutte
le
minoranze
politico
-
istituzionali
di
opposizione
o
governative
.
Dei
loro
gruppi
dirigenti
e
della
loro
base
sociale
,
organizzata
e
di
opinione
.
E
parlo
(
ma
questo
richiederebbe
un
discorso
a
parte
)
delle
minoranze
extraistituzionali
,
dei
centri
sociali
,
delle
varie
forme
di
autorganizzazione
che
impegnano
uomini
e
donne
in
conflitto
con
la
cultura
dominante
.
Di
quell
'
insieme
frastagliato
e
divaricato
che
un
tempo
definivamo
in
termini
generali
«
popolo
di
sinistra
»
.
È
un
'
elencazione
intenzionalmente
notarile
e
semplificata
,
poiché
bisogna
pur
partire
dalla
realtà
come
si
presenta
.
Così
come
burocratica
e
semplificata
(
o
forse
,
al
contrario
,
astratta
e
utopica
)
è
la
proposizione
che
vorrei
trarne
e
mettere
sul
piatto
:
la
necessità
di
una
convergenza
tra
queste
forze
,
la
individuazione
di
un
comun
denominatore
tra
di
esse
,
l
'
avvicinamento
reciproco
attraverso
una
Convenzione
o
una
consultazione
permanente
,
la
stipulazione
di
un
patto
.
I
contenuti
(
e
anche
le
forme
)
di
un
processo
di
questo
genere
tra
forze
naturalmente
gelose
della
propria
diversità
e
autonomia
non
si
improvvisano
,
ma
non
sono
introvabili
se
si
opera
una
selezione
,
se
ciascuno
rinuncia
a
secche
pregiudiziali
e
se
non
si
chiede
la
luna
.
Prioritaria
su
tutto
è
o
dovrebbe
essere
oggi
la
volontà
politica
,
e
quindi
un
segnale
e
un
comportamento
,
atti
e
decisioni
pubbliche
,
che
offrano
un
punto
di
riferimento
consistente
e
credibile
all
'
opinione
pubblica
,
alla
sinistra
diffusa
e
al
suo
elettorato
,
alle
sue
rivendicazioni
e
alle
sue
possibili
lotte
.
Qualcosa
che
faccia
sperare
in
un
mutamento
dei
rapporti
di
forza
e
ci
sottragga
al
senso
di
impotenza
che
oggi
avvertiamo
.
Non
c
'
è
molto
tempo
.
I
recenti
risultati
elettorali
europei
e
amministrativi
non
sono
un
incidente
di
percorso
ma
un
disastro
irrecuperabile
se
non
interviene
a
sinistra
un
fatto
nuovo
e
vistoso
che
agisca
come
un
moltiplicatore
di
energia
.
Tra
un
anno
le
elezioni
regionali
e
tra
due
o
forse
meno
le
elezioni
politiche
possono
segnare
la
nostra
dissolvenza
se
ciascuno
continuerà
a
cercare
la
propria
sopravvivenza
in
un
punto
di
più
in
percentuale
e
in
reciproca
concorrenza
.
Ovviamente
,
il
disastro
elettorale
non
è
che
l
'
effetto
di
una
sconfitta
giornaliera
e
prospettica
che
subiamo
da
tempo
nell
'
ordine
sociale
e
politico
senza
trovare
rimedio
.
Che
ciò
avvenga
in
presenza
di
un
governo
e
di
una
maggioranza
di
centro
-
sinistra
non
è
un
paradosso
.
Vuol
dire
che
questa
formazione
di
governo
e
questa
maggioranza
hanno
un
vizio
d
'
origine
e
un
tasso
di
inquinamento
che
le
rende
controproducenti
.
Non
sono
più
(
se
mai
lo
sono
state
)
uno
strumento
di
trasformazione
e
neppure
un
freno
alla
spontaneità
del
sistema
produttivo
e
culturale
dominante
,
ma
un
suo
servosterzo
e
una
fonte
di
smarrimento
delle
coscienze
e
di
mortificazione
degli
antagonismi
.
Il
governo
come
vetta
e
l
'
opposizione
come
ghetto
sono
una
moderna
mitologia
ch
'
era
del
tutto
estranea
alla
sinistra
(
quando
la
sinistra
era
espressione
del
movimento
operaio
e
dei
movimenti
popolari
)
ma
che
oggi
le
imprigiona
e
si
risolve
in
una
negazione
della
politica
,
della
democrazia
e
del
conflitto
.
Personalmente
credo
sia
questo
il
male
peggiore
di
cui
soffriamo
e
sono
convinto
che
la
convergenza
o
il
patto
che
auspichiamo
possa
concretarsi
solo
sul
terreno
dell
'
opposizione
.
Ma
si
può
anche
non
farne
una
condizione
preliminare
,
una
pregiudiziale
,
se
ciò
impedisse
in
partenza
il
dialogo
e
sbarrasse
la
strada
all
'
avvicinamento
e
al
messaggio
unitario
che
vorremmo
lanciare
.
A
questo
punto
la
responsabilità
maggiore
,
in
senso
positivo
,
credo
ricada
su
Rifondazione
comunista
e
sulla
sua
solitaria
opposizione
.
Pur
indebolito
,
questo
partito
è
la
formazione
di
minoranza
più
consistente
ed
è
,
per
la
sua
origine
,
in
radicale
contraddizione
con
la
deriva
moderata
.
Il
suo
nome
ambizioso
suggerisce
o
anzi
impone
una
dinamica
,
un
divenire
,
nessuna
rifondazione
potendosi
immaginare
affidata
a
un
solo
partito
grande
o
piccolo
che
sia
.
Bertinotti
solleva
a
volte
questo
problema
,
cercando
un
nuovo
linguaggio
o
immagine
e
una
via
di
fuga
da
ristrettezze
e
vincoli
settari
,
ma
poi
sembra
risucchiato
da
altre
logiche
.
E
temo
che
sbaglierebbe
se
cercasse
ora
un
nuovo
respiro
nei
confini
della
maggioranza
governativa
o
ai
suoi
margini
:
un
corto
respiro
,
quando
la
domanda
popolare
è
che
ciascuno
apra
le
proprie
e
le
altrui
finestre
.
Il
movimento
verde
e
ambientalista
può
ancora
tornare
ad
essere
,
in
forza
della
sua
tematica
originaria
,
qualcosa
di
molto
più
attuale
e
ricco
di
com
'
è
diventato
per
autoriduzione
,
assumendo
i
caratteri
di
un
partito
troppo
tradizionale
e
istituzionale
,
oppure
frazionandosi
in
esperienze
separate
.
Potrebbe
invece
ricominciare
a
vantare
una
primogenitura
in
rapporto
alla
questione
ecologica
che
ha
mille
implicazioni
,
e
farne
un
asse
di
una
sinistra
articolata
e
ringiovanita
.
A
che
servirebbe
(
ciò
vale
per
tutti
)
risalire
di
un
punto
entro
i
margini
di
una
maggioranza
impropria
?
Confesso
di
non
aver
capito
l
'
evoluzione
subita
nei
mesi
recenti
dal
partito
di
Cossutta
e
perciò
mi
è
più
difficile
sollecitare
anche
questo
partito
a
ritrovare
una
collocazione
e
uno
spirito
più
rispondenti
ai
propositi
iniziali
.
Finora
è
sembrato
(
ora
c
'
è
forse
una
correzione
)
che
la
priorità
per
i
comunisti
cossuttiani
fosse
la
concorrenza
e
la
rivalità
con
il
partito
di
provenienza
.
Non
so
da
che
cosa
dipenda
,
forse
dalla
maledizione
che
grava
sulle
minoranze
,
o
dalla
tradizione
organizzativa
autosufficiente
del
vecchio
Pci
,
o
dalla
formazione
personale
del
suo
leader
storico
.
Ma
anche
questa
compagine
non
può
non
avvertire
che
la
domanda
popolare
è
un
'
altra
e
che
una
risposta
debole
ed
elusiva
,
fatalmente
subordinata
alle
logiche
di
governo
,
non
trova
comprensione
né
consenso
.
Dalla
sinistra
Ds
,
che
ha
il
pericoloso
privilegio
di
operare
nel
campo
di
Agramante
,
si
vorrebbe
che
uscisse
allo
scoperto
senza
remore
e
scuotesse
il
corpo
e
l
'
anima
del
suo
partito
con
energia
proporzionata
ai
mali
che
lo
affliggono
e
all
'
emergenza
in
cui
è
piombato
.
Questi
amici
sono
comprensibilmente
impacciati
dai
vincoli
di
governo
e
dai
rugginosi
meccanismi
di
vita
interna
.
Ma
oggi
il
mediocre
leaderismo
che
ha
dominato
il
governo
e
il
partito
è
gravemente
ferito
,
se
non
del
tutto
squalificato
,
ed
è
più
facile
reagire
.
Non
solo
manifestando
dissenso
ma
ponendo
discriminanti
nette
e
invalicabili
.
Questa
lettera
che
ora
concludo
(
restando
nell
'
orizzonte
delle
minoranze
politico
-
istituzionali
)
è
dettata
da
una
certa
ansia
ma
anche
da
un
forte
convincimento
:
che
non
c
'
è
rapporto
,
non
c
'
è
proporzione
,
tra
il
declino
evidente
della
sinistra
italiana
e
i
nostri
comportamenti
.
E
che
mutare
questi
comportamenti
non
è
solo
una
necessità
e
una
convenienza
ma
un
dovere
politico
-
morale
.
Certo
non
è
dettata
da
petulanza
o
pretese
di
ingerenza
ma
,
se
così
ancora
si
può
dire
,
da
spirito
di
servizio
.
È
una
lettera
personale
ma
credo
che
questo
giornale
,
rispettando
l
'
autonomia
propria
e
altrui
,
sarebbe
lieto
di
partecipare
a
questa
nuova
convergenza
o
convenzione
tra
le
minoranze
più
radicali
o
meno
moderate
.
Questo
giornale
è
anche
un
gruppo
politico
,
un
'
area
della
politica
,
e
ha
una
influenza
qualitativa
che
noi
e
voi
non
valutiamo
abbastanza
.
Questa
sottovalutazione
è
un
altro
segno
di
subalternità
alle
mode
,
agli
altri
mezzi
di
comunicazione
che
ci
sono
spesso
ostili
,
all
'
esposizione
televisiva
come
surrogato
seducente
ma
illusorio
di
una
costruzione
politica
tenace
.
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
forse
non
ho
svolto
bene
il
tema
.
Forse
avrei
fatto
meglio
ad
adottare
il
linguaggio
dell
'
utopia
,
secondo
la
nostra
vocazione
.
Forse
avrei
dovuto
cominciare
(
o
finire
)
così
:
«
Guido
,
vorrei
che
tu
Lapo
ed
io
fossimo
presi
per
incantamento
...
»
Ma
c
'
è
un
Guido
,
c
'
è
un
Lapo
,
c
'
è
un
io
e
ancora
altri
?
Se
non
ci
sono
,
nessun
linguaggio
può
raggiungere
le
loro
orecchie
e
incantarli
.
StampaQuotidiana ,
Ecco
fatto
:
pigliano
uno
che
ha
passato
i
quarant
'
anni
senza
mai
passare
i
confini
del
suo
Paese
,
e
gli
propongono
di
andare
a
Mosca
.
In
treno
,
seconda
classe
,
cinque
giorni
di
viaggio
e
due
di
soggiorno
partita
compresa
,
con
una
comitiva
di
ragazzi
,
il
centro
giovanile
eccetera
.
E
quello
accetta
.
Subito
attaccano
la
solfa
gli
amici
premurosi
:
se
torni
vivo
,
torni
con
le
ossa
rotte
.
Si
sa
come
funzionano
queste
cose
«
giovanili
»
:
per
il
gruppo
italiano
non
c
'
è
mai
niente
di
prenotato
tanto
gli
italiani
hanno
fama
internazionale
di
gente
che
s
'
arrangia
.
Vedrai
.
Settantaquattromila
lire
la
quota
?
Ma
allora
è
chiaro
:
carro
bestiame
e
razioni
dell
'
Armata
rossa
,
in
prima
linea
,
bada
bene
,
e
cioè
un
chilo
di
pane
e
una
targa
di
lardo
.
Sì
,
sì
,
ci
campi
,
di
fame
non
muori
.
Senti
,
scherzi
a
parte
,
fai
una
bella
cosa
:
datti
malato
.
E
invece
proviamo
.
Almeno
fino
a
Venezia
,
dov
'
è
il
raduno
:
una
occhiata
e
siamo
sempre
in
tempo
a
riprendere
il
treno
per
Milano
,
in
serata
.
Alla
stazione
di
Santa
Lucia
già
si
vanno
radunando
,
hanno
la
faccia
e
la
tenuta
di
chi
va
a
Mosca
col
treno
,
ma
giovani
non
direi
che
siano
,
questa
la
novità
:
quasi
tutti
sopra
i
trenta
,
ce
ne
sono
un
paio
che
somigliano
a
mio
padre
,
e
poi
uno
col
bastone
,
e
un
altro
mutilato
,
senza
una
mano
.
Le
cuccette
per
Vienna
sono
ventidue
,
già
prenotate
,
ma
se
ci
va
quella
signora
grassa
,
padovana
,
con
la
barba
,
che
invoca
Mariavergine
e
Santantonio
,
allora
perbacco
ci
vado
anch
'
io
.
Facce
conosciute
non
ne
vedo
,
ma
questo
ragazzo
tarantino
che
mi
chiede
informazioni
mi
pare
il
tipo
di
terrone
giusto
,
e
poi
il
suo
amico
che
è
andato
a
prendere
i
passaporti
risulta
(
sta
scritto
alla
voce
«
professione
»
)
portiere
d
'
albergo
.
Visto
e
preso
:
noi
tre
staremo
insieme
,
e
intanto
offro
io
il
fiaschetto
di
vino
,
per
cenare
prima
che
il
treno
vada
.
Il
capo
della
comitiva
si
chiama
Senatori
,
è
un
bravissimo
fiorentino
,
un
po
'
bietolone
,
che
impartisce
avvertimenti
e
consigli
,
talvolta
un
po
'
ovvii
:
attenti
a
non
perdere
il
passaporto
perché
sarebbe
un
guaio
serio
.
Se
qualcuno
a
Vienna
vi
propone
di
cambiare
moneta
,
non
accettate
.
In
Ungheria
e
in
Russia
,
mai
far
salire
in
camera
amici
e
amiche
del
posto
:
è
vietato
,
anzi
,
«
un
si
pole
»
.
Paese
che
vai
,
legge
che
trovi
,
e
bisogna
rispettarla
.
Domattina
colazione
a
Vienna
,
poi
subito
in
treno
per
l
'
Ungheria
.
Buon
viaggio
e
cerchiamo
di
stare
tranquilli
,
perché
otto
giorni
insieme
sono
parecchi
.
Vabbene
,
stiamo
tranquilli
e
troviamo
posto
:
voi
due
tarantini
saltate
su
appena
il
treno
è
pronto
,
le
valigie
ve
le
passo
io
dal
finestrino
.
Dentro
c
'
è
un
moretto
di
Roma
,
e
una
signora
anziana
con
una
faccia
simpatica
e
la
treccia
folta
dei
capelli
biondi
.
Dice
subito
che
a
casa
lascia
tre
figliole
grandi
.
Quando
hanno
saputo
che
partiva
per
Mosca
sola
,
in
treno
hanno
detto
:
«
Vabbe
'
,
se
la
mamma
è
impazzita
,
bisogna
lasciarla
stare
»
.
Il
romanino
invece
fa
il
giornalista
sportivo
,
e
ha
le
tasche
piene
di
distintivi
della
Federcalcio
.
Dunque
siamo
cinque
,
e
ci
presentiamo
:
il
terrone
giusto
si
chiama
Minimo
,
il
giornalista
Ivano
,
la
signora
bionda
Lucia
,
il
portiere
d
'
albergo
(
gestore
,
precisa
lui
)
Riccio
.
Ci
diamo
ancora
del
lei
,
ma
dopo
Budapest
passeremo
al
tu
,
e
per
tutto
il
viaggio
saremo
il
gruppo
più
efficiente
della
comitiva
.
Temo
una
cosa
sola
:
che
gli
altri
si
addormentino
perché
non
riesco
a
dormire
seduto
,
e
allora
do
fondo
alla
riserva
di
storielle
,
barzellette
,
indovinelli
,
epigrammi
,
ma
a
un
certo
punto
Riccio
e
Mimmo
,
che
vengono
da
Taranto
e
hanno
già
sul
groppone
una
nottata
di
treno
,
cominciano
a
ciondolare
.
Attenti
ragazzi
che
tra
poco
siamo
al
confine
e
vi
svegliano
quelli
della
dogana
.
Infatti
eccoli
,
sono
due
austriaci
grossi
e
inteccheriti
,
due
tavoloni
.
Passe
bitte
.
E
timbrano
.
Ma
poi
,
dopo
l
'
una
,
il
sonno
prevale
,
e
lascio
che
Riccio
si
stenda
.
Per
fortuna
dal
corridoio
arrivano
voci
senesi
.
«
O
Mario
che
fa
?
»
«Piange.»
«
O
perché
?
»
«
Perché
ha
visto
un
binario
morto
.
»
Uno
dei
senesi
è
tabaccaio
,
piccoletto
,
già
un
po
'
grigio
,
diffidente
,
si
preoccupa
per
il
mangiare
.
«
Lei
che
mi
dice
?
»
Ma
non
aspetta
la
risposta
.
«
No
,
stia
a
sentire
,
perché
l
'
altro
giorno
mia
moglie
mi
manda
a
pigliare
una
balletta
di
zucchero
in
cantina
.
Sa
noialtri
abbiamo
tabaccheria
e
bar
,
e
lo
zucchero
serve
.
Prendo
la
balletta
,
sul
mezzo
quintale
,
e
alla
mia
età
,
sa
com
'
è
,
questi
sforzi
...
Ora
bisogna
che
col
mangiare
mi
tenga
regolato
,
ha
capito
?
»
Gli
dico
che
d
'
origine
sono
senese
anch
'
io
,
basta
sentire
il
cognome
.
«
Senti
!
»
fa
lui
,
e
comincia
a
raccontarmi
che
ha
comprato
un
quartierino
verso
Porta
Camollia
,
che
affaccia
sulla
campagna
,
una
bellezza
.
Ma
poi
I
'
Inam
ha
costruito
proprio
davanti
,
e
con
l
'
ala
dell
'
edificio
si
sono
appoggiati
al
muro
suo
.
«
Ora
stia
a
sentire
:
finestre
da
quella
parte
non
ce
ne
sono
,
ma
terrazzi
sì
,
ci
sono
tre
terrazzi
,
ci
sarebbero
tre
affacci
,
e
se
mi
murano
tre
affacci
lei
capisce
il
danno
.
O
stia
a
sentire
:
io
chiamo
subito
il
fotografo
,
non
si
sa
mai
,
e
il
giorno
dopo
i
muratori
si
fermano
.
Viene
al
caffè
il
direttore
e
dice
abbia
pazienza
,
siamo
andati
fuori
misura
.
La
pazienza
ce
l
'
ho
,
ma
i
tre
affacci
chi
me
li
paga
?
O
ce
li
pagate
,
o
smettete
di
murare
.
Così
è
un
anno
che
sono
fermi
,
ma
dice
l
'
avvocato
che
di
questo
passo
si
va
avanti
per
altri
dieci
anni
.
Lei
che
ne
dice
?
»
.
Non
ho
tempo
di
rispondere
,
perché
arriva
un
altro
senese
,
piccoletto
e
nervoso
,
elettricista
,
e
si
mette
a
parlare
del
Palio
.
«
Siamo
tutti
sciaborditi
,
glielo
dico
io
.
Matti
siamo
.
Quando
una
contrada
è
nonna
,
se
vuole
il
Palio
costa
dieci
milioni
almeno
.
È
permesso
tutto
,
nerbate
in
faccia
,
spintonare
,
comprare
i
fantini
»
.
L
'
anno
scorso
quello
della
Torre
restii
al
canapo
.
L
'
avevano
pagato
.
Finita
la
corsa
i
contradaioli
,
come
se
niente
fosse
,
calmi
e
tranquilli
,
lo
presero
in
mezzo
.
«
O
che
hai
fatto
,
Beppino
?
»
Senza
dar
niente
a
vedere
lo
riportarono
in
contrada
,
poi
lo
chiusero
nella
stalla
,
e
giù
botte
.
«
Picchiava
anche
il
prete
Bani
,
con
una
catena
da
biciclette
.
Se
non
veniva
la
polizia
a
levarglielo
di
mano
,
l
'
ammazzavano
.
Sciaborditi
.
Fra
Palio
e
Monte
.
Siena
resta
ferma
,
anzi
va
all
'
indietro
»
.
Comincia
a
far
giorno
,
per
fortuna
,
e
il
treno
corre
in
Austria
,
un
paesaggio
drammatico
di
rupi
e
abeti
,
con
le
case
dai
tetti
spioventi
.
Per
via
della
neve
,
naturalmente
.
A
ogni
stazione
sfila
gente
in
divisa
,
saranno
ferrovieri
,
doganieri
,
postini
,
soldati
,
chi
lo
sa
,
alti
e
grossi
,
duri
di
spalle
,
tavoloni
insomma
.
Man
mano
che
la
luce
cresce
,
anche
il
paesaggio
si
distende
e
s
'
indora
,
cominciano
i
vigneti
,
salgono
sul
treno
belle
ragazze
coi
libri
di
scuola
,
e
parlano
un
tedesco
dolce
.
E
via
via
i
«
giovani
»
si
svegliano
.
C
'
è
un
romano
di
Pietralata
,
piccolo
,
nero
,
un
po
'
storto
,
una
specie
di
bulletto
invecchiato
:
lavora
alla
centrale
del
latte
e
giura
che
i
topi
nelle
bottiglie
non
sempre
ce
li
mette
lui
.
«
Sì
so
crudi
nun
è
robba
nostra
.
Noi
ce
li
mettemo
cotti
,
li
sorci
»
.
La
signora
Lucia
s
'
è
svegliata
e
sta
benissimo
.
«
Lei
invece
ha
una
brutta
faccia
»
,
mi
dice
.
Anche
Riccio
,
anche
Mimmo
,
anche
Ivano
sono
desti
e
si
forma
la
fila
per
andare
alla
toilette
,
qualcuno
protesta
,
tutti
lavorano
di
gomiti
per
farsi
avanti
.
L
'
iniziativa
privata
domina
ancora
,
nella
vita
di
questo
gruppo
casuale
e
forzato
.
Ma
per
fortuna
il
cielo
è
splendido
,
l
'
aria
fresca
ma
dolce
,
Vienna
linda
e
chiara
:
c
'
è
tempo
per
una
passeggiata
,
noi
cinque
,
fino
all
'
Arsenale
,
traverso
un
bel
parco
,
e
con
sopra
il
portone
il
nome
di
Francesco
Giuseppe
.
Discorsi
prevedibili
:
ai
tempi
suoi
,
di
Cecco
Beppe
,
andavi
da
Venezia
a
Cracovia
senza
passaporto
,
era
già
il
MEC
,
l
'
amministrazione
funzionava
,
tutti
ballavano
il
valzer
,
e
non
c
'
era
bisogno
di
far
la
guerra
mondiale
per
disfare
l
'
impero
,
e
poi
faticare
tanto
per
rifare
l
'
Europa
unita
.
Sì
,
funzionava
come
funziona
il
ristoratore
,
i
tavolini
già
pronti
,
per
quattro
persone
:
ma
se
il
gruppo
è
di
cinque
,
perché
non
prendere
una
sedia
e
aggiungerla
alle
altre
?
Infatti
arriva
un
austriaco
,
senza
divisa
,
ma
tavolone
anche
lui
,
e
si
mette
a
brontolare
,
perché
la
marmellata
era
pari
,
per
quattro
,
e
invece
noi
abbiamo
scombinato
ogni
cosa
,
qui
cinque
e
là
tre
.
Come
si
rimedia
?
Rimedia
Riccio
portiere
(
anzi
gestore
)
di
alberghi
,
che
parla
benissimo
il
tedesco
.
Parla
il
tedesco
,
il
francese
,
l
'
inglese
,
lo
spagnolo
e
il
russo
,
spiega
.
Se
è
vero
,
penso
,
ho
avuto
giudizio
a
mettermi
-
anzi
a
metterlo
-
nel
gruppo
:
vedremo
.
Dalla
stazione
sud
ci
hanno
spostato
in
autobus
alla
est
,
e
di
lì
comincia
il
viaggio
verso
l
'
Ungheria
,
verso
il
sipario
di
ferro
che
incontreremo
in
un
posto
chiamato
Hegyeshalom
,
mai
sentito
prima
,
un
nome
assurdo
,
impossibile
,
come
queste
scritte
in
lingua
ungherese
,
pazzesche
.
Non
sembra
neanche
una
lingua
:
sembra
una
trascrizione
in
cifrato
,
ed
è
probabile
che
sia
vero
quanto
mi
dicevano
tempo
addietro
,
di
un
colloquio
fra
ungheresi
:
che
fanno
finta
di
capirsi
,
che
emettono
puri
suoni
,
semplici
fonemi
e
poi
se
ne
vanno
senza
essersi
intesi
.
Più
avanti
scopriremo
la
stazione
Utasellato
.
Ogni
tanto
compare
Senatori
,
il
capogruppo
fiorentino
,
a
darci
utili
avvertimenti
,
e
noi
scopriamo
un
nuovo
gioco
,
quello
di
fargli
il
verso
.
«
Fate
un
minuto
d
'
attenzione
.
Pòle
sembrare
una
sciocchezza
,
ma
guardate
che
appena
passato
il
confine
,
siete
subito
all
'
estero
.
È
un
'
altra
cosa
:
non
perdete
il
portafogli
,
perché
chi
lo
perde
poi
si
ritrova
senza
quattrini
,
e
sarebbe
un
guaio
serio
,
e
noi
,
non
si
pòle
assumere
la
responsabilità
dei
portafogli
persi
»
.
In
territorio
russo
,
spiega
,
viaggeremo
forse
su
vagoni
senza
scomparti
,
con
le
cuccette
ma
senza
scomparti
.
Insomma
una
specie
di
camerone
su
ruote
,
e
io
non
vedo
l
'
ora
di
esserci
,
di
verificare
come
funzionerà
questa
banda
di
ottantotto
italiani
che
bivaccano
,
russano
,
mangiano
tutti
insieme
,
in
pigiama
,
senza
pigiama
,
in
mutande
,
uomini
e
donne
.
Le
donne
non
sono
molte
ma
ci
sono
:
la
nostra
signora
Lucia
,
la
padovana
con
la
barba
(
Mariavergine
e
Santantonio
)
,
le
bolognesi
giovani
coi
calzoni
,
una
grassa
e
una
magra
,
le
mogli
dei
due
architetti
fiorentini
,
altre
tre
o
quattro
che
ancora
non
riesco
a
definire
.
I
senesi
hanno
smesso
di
parlare
del
Palio
e
del
Monte
,
ora
anzi
si
comincia
a
discorrere
di
Russia
.
Nessuno
è
venuto
per
la
partita
(
tanto
valeva
guardarla
alla
televisione
)
.
Hanno
profittato
della
combinazione
,
per
vedere
un
po
'
ciascuno
con
gli
occhi
suoi
,
senza
prevenzioni
,
obiettivamente
.
Nessuno
ha
pregiudizi
politici
.
Tutti
vanno
a
vedere
Mosca
così
,
come
andrebbero
a
vedere
Tokio
o
Caraci
,
una
qualunque
città
lontana
e
sconosciuta
.
Ne
dubito
.
Sincera
mi
pare
soltanto
la
signora
Lucia
.
Mi
fa
:
«
Quando
comandava
quell
'
altro
...
quello
che
c
'
era
prima
di
Krusciov
,
sa
?
Come
si
chiamava
?
Ah
sì
,
bravo
,
Stalin
»
.
La
campagna
non
muta
aspetto
,
le
case
sono
le
medesime
,
coi
tetti
spioventi
(
per
via
della
neve
)
,
il
treno
si
chiama
«
Wiener
Waltzer
»
,
il
valzer
viennese
,
unisce
le
due
capitali
del
vecchio
impero
,
su
un
fiume
chiamato
Donau
,
cioè
Danubio
.
Tutto
sembra
regolare
,
e
invece
siamo
a
Hegyeshalom
,
e
Cecco
Beppe
non
comanda
più
da
un
pezzo
.
Una
brusca
frenata
,
e
fra
la
gente
che
s
'
affaccia
ai
finestrini
per
vedere
il
sipario
di
ferro
,
all
'
improvviso
,
riconosco
una
faccia
,
un
ragazzo
del
paese
mio
.
Ragazzo
quando
Io
lasciai
,
perché
ora
è
un
uomo
.
Si
chiama
Marcello
.
StampaQuotidiana ,
Sono
assolutamente
persuaso
che
ci
troviamo
di
fronte
a
un
complotto
in
piena
regola
,
combinato
e
disposto
con
pazienza
e
sapienza
,
concepito
all
'
estero
come
si
addice
ad
ogni
complotto
,
ma
che
ha
la
sua
base
operativa
nel
caveau
di
un
'
istituzione
nazionale
insospettabile
come
il
ministero
del
Tesoro
e
il
suo
regista
nella
persona
sospettabile
dell
'
on.
Amato
,
assurto
in
questi
giorni
a
presidente
del
Consiglio
ombra
.
Non
vedo
altra
spiegazione
agli
eventi
che
incalzano
.
Così
come
la
dichiarazione
di
guerra
al
sistema
previdenziale
,
un
giorno
prima
delle
elezioni
,
ha
espugnato
Bologna
,
così
ora
il
presidente
ombra
,
in
partenza
per
le
vacanze
di
ferragosto
,
si
è
ripetuto
in
termini
ultimativi
:
o
le
mie
riforme
decisioniste
o
il
caos
,
o
così
o
pomì
,
e
chi
mi
attacca
è
uno
squadrista
.
Quando
anche
ufficialmente
ero
io
il
premier
nel
1992
-
ricorda
con
orgoglio
il
superministro
-
ho
dato
alle
pensioni
una
spallata
come
fa
oggi
Schröder
e
come
anche
D
'
Alema
vorrebbe
fare
.
Ma
gran
parte
della
sinistra
,
che
ancora
inquina
il
mio
governo
,
ci
ostacola
e
vuol
resistere
fino
al
2001
:
non
se
ne
parla
,
io
e
il
premier
reagiremo
come
un
sol
uomo
,
giacché
tali
siamo
.
Domanda
.
Che
cosa
nasconde
questa
irresistibile
ascesa
del
braccio
destro
di
Craxi
,
che
ora
non
si
accontenta
della
sua
alta
carica
ma
proclama
una
partnership
di
governo
e
invita
a
Canossa
la
«
cara
sinistra
»
?
La
previdenza
non
è
il
solo
problema
nazionale
né
il
più
importante
ma
è
un
simbolo
:
è
il
terreno
scelto
per
tagliare
la
poca
erba
che
rimane
sotto
i
piedi
della
«
cara
sinistra
»
.
Ed
è
precisamente
questa
la
missione
che
il
nuovo
premier
si
è
assegnato
per
saldare
un
vecchio
conto
.
Retroscena
.
Quando
Craxi
è
emigrato
,
l
'
on.
Amato
avrebbe
voluto
seguirlo
per
devozione
,
sebbene
incolpevole
di
reati
penali
.
Ma
in
un
colloquio
riservato
e
non
privo
di
pathos
i
due
hanno
preferito
stringere
un
patto
astuto
e
combattivo
degno
di
Ulisse
:
il
vecchio
resta
in
esilio
,
il
giovane
rientra
nel
gioco
,
si
introduce
nell
'
odiata
città
nemica
come
il
famoso
cavallo
di
legno
,
darà
fuoco
a
Troia
al
momento
opportuno
e
porterà
a
Hammamet
lo
scalpo
di
Priamo
.
Sorpresa
.
L
'
on.
Amato
non
ha
dovuto
faticare
,
ha
trovato
Troia
dispostissima
a
darsi
fuoco
con
le
sue
mani
e
Priamo
(
il
premier
dell
'
epoca
)
già
intento
per
conto
suo
a
spargere
benzina
.
I
mulini
del
diavolo
macinano
fino
.
StampaQuotidiana ,
Il
sipario
non
c
'
è
.
Hegyeshalom
,
col
suo
nome
assurdo
,
è
una
stazioncina
qualunque
,
di
diverso
ha
solo
la
stella
rossa
con
sopra
il
tricolore
,
eguale
al
nostro
ma
a
bande
orizzontali
.
Poi
dall
'
edificio
cominciano
a
uscire
quelli
in
divisa
:
blu
,
verdi
,
due
befane
gallonate
,
uno
in
kaki
con
gli
stivaletti
lustri
,
uno
col
mitra
,
un
altro
con
la
pistola
.
In
borghese
c
'
è
solo
un
giovanotto
biondo
,
lungo
e
tentennone
,
che
ha
una
gran
voglia
di
salire
sul
nostro
treno
,
ma
aspetta
chissà
cosa
.
Aspetta
appunto
che
vengano
a
guardare
i
passaporti
.
Sono
tre
,
il
più
alto
e
il
più
biondo
,
con
gli
stivali
più
belli
,
sarà
di
certo
un
ufficiale
,
e
infatti
guarda
lui
,
con
quegli
occhi
chiari
e
diacci
,
fotografia
e
poi
faccia
,
uno
per
uno
.
Se
ne
va
,
crediamo
che
sia
finita
,
e
invece
ecco
Senatori
,
il
capo
-
comitiva
,
che
ritira
i
passaporti
,
tutti
,
allega
un
elenco
e
li
consegna
a
chissà
chi
.
Eccoli
là
sotto
,
i
nostri
passaporti
,
nella
borsa
di
un
soldatino
che
fatica
a
camminare
,
allungando
il
passo
,
sulle
traverse
del
binario
.
All
'
improvviso
il
treno
riparte
.
I
passaporti
saranno
rimasti
alla
stazione
,
e
intanto
abbiamo
perso
un
'
ora
,
già
è
tardi
,
ma
di
mangiare
non
si
parla
nemmeno
.
Per
fortuna
compare
Matias
:
prima
la
voce
,
poi
lui
in
persona
.
È
piccolo
,
coi
denti
di
acciaio
,
un
grembiule
bianco
e
il
baschetto
nero
.
Bercia
in
tedesco
:
«
Italien
Geld
gut
»
.
Va
bene
,
accetta
anche
le
lire
,
ma
cosa
offre
?
Offre
sirup
,
vurtz
,
bonbon
,
cioè
panini
ripieni
,
gazzose
e
cioccolatini
.
«
Sirup
einhundert
»
urla
,
e
anche
il
panino
cento
lire
.
Il
pane
è
raffermo
,
il
salame
buono
,
la
gazzosa
ha
un
sapore
fra
il
limone
e
la
mela
.
Diamo
a
Matias
un
biglietto
da
mille
e
lui
,
desolato
:
«
Ah
,
nein
,
nicht
million
,
nicht
million
»
:
non
ha
da
fare
il
resto
ai
biglietti
da
un
milione
e
ci
vuole
un
bel
po
'
a
fargli
intendere
che
quelle
sono
mille
lire
,
e
che
bastano
appunto
a
pagare
,
esattamente
,
i
cinque
panini
e
i
cinque
siruppi
.
Volendo
,
poi
,
all
'
altro
vagone
cambiano
,
danno
i
fiorini
,
Forint
,
gut
als
Geld
.
E
Matias
ci
strizza
l
'
occhio
,
pensando
ai
fiorini
del
suo
paese
buoni
come
l
'
oro
.
Ora
il
treno
si
ferma
alla
stazione
di
Utasellato
,
stranissimo
nome
,
ma
poi
anche
la
terza
stazione
,
e
la
quarta
,
e
tutte
insomma
,
si
chiamano
Utasellato
:
segno
che
non
è
un
nome
,
ma
cos
'
altro
vorrà
dire
?
Forse
vietato
traversare
i
binari
,
chissà
.
E
ricompaiono
miracolosamente
i
passaporti
,
li
riconsegna
un
soldato
che
si
picca
di
chiamare
lui
i
nomi
,
sbagliandoli
,
e
ride
contento
di
sentirsi
correggere
.
Ne
azzecca
uno
solo
,
quello
di
Ivano
.
«
Russkii
?
»
,
gli
domanda
.
No
,
amico
,
Olas
,
siamo
tutti
Olas
,
noialtri
ottantotto
,
siamo
venuti
in
treno
dall
'
Olasozag
,
che
significa
l
'
Italia
.
Il
paesaggio
s
'
appiattisce
sempre
più
,
ma
le
case
restano
uguali
,
col
tetto
spiovente
,
per
via
della
neve
,
si
capisce
,
anche
qui
deve
nevicare
dieci
mesi
all
'
anno
.
Per
ora
invece
c
'
è
un
cielo
splendido
,
un
'
aria
fresca
e
mite
,
e
si
va
al
finestrino
a
vedere
i
branchi
delle
oche
,
e
poi
la
prima
ansa
verde
,
bellissima
,
del
Danubio
,
un
posto
straordinario
per
venirci
a
far
merenda
con
la
ragazza
.
E
finalmente
la
periferia
di
Budapest
,
coi
casamentoni
,
uno
spiazzo
pieno
di
automobili
nuove
,
e
campi
sportivi
,
di
tennis
,
di
pallavolo
,
ma
soprattutto
di
calcio
.
Ne
contiamo
cinque
,
dieci
,
venti
,
uno
accanto
all
'
altro
,
con
le
squadrette
di
ragazzi
che
palleggiano
,
tirano
in
porta
,
fanno
la
partita
.
«
Molto
positivo
,
un
fatto
molto
positivo
»
,
sento
dire
da
molti
,
quest
'
abbondanza
di
campi
di
calcio
.
Marcello
invece
non
è
d
'
accordo
,
dice
che
sarà
un
fatto
,
senz
'
altro
,
ma
positivo
bisogna
vedere
,
dipende
.
Sono
tutti
distaccati
e
obiettivi
.
«
Lei
faccia
il
confronto
con
le
installazioni
sportive
che
abbiamo
in
Italia
»
,
gli
risponde
lo
spoletino
coi
baffi
neri
:
e
la
discussione
si
spegne
lì
.
In
treno
c
'
è
anche
il
giovane
lungo
,
biondo
e
tentennone
che
avevo
visto
a
Hegyeshalom
:
si
chiama
Giorgio
,
balbetta
,
eppure
s
'
ostina
a
voler
parlare
italiano
perché
è
appunto
il
nostro
accompagnatore
ungherese
.
Alla
stazione
c
'
è
appena
il
tempo
di
caricare
le
valigie
,
leggere
da
qualche
parte
Utasellato
,
e
ricaricarci
sudi
un
autobus
diretto
all
'
albergo
.
«
Mangiare
»
,
fa
Giorgio
il
tentennone
,
«
cambiare
,
comperare
suveniri
,
poi
una
gira
nella
citta
»
.
Intanto
già
indica
qualcosa
strada
facendo
:
«
Monumento
di
ministro
di
ferro
»
.
Come
,
di
ferro
?
«
Pardon
,
ministro
di
ferrovie
Balasz
,
primo
costruttore
di
metropolitana
.
»
Dice
anche
la
data
,
la
sbaglia
,
si
corregge
,
ma
nessuno
gli
dà
retta
perché
siamo
al
Royal
,
l
'
albergo
,
categoria
«
luxus
»
.
Di
lusso
magari
non
è
,
ma
bello
e
comodo
certamente
:
quattro
per
camera
,
noi
abbiamo
perso
Riccio
e
così
la
signora
Lucia
s
'
arrangerà
a
dormire
con
tre
giovanotti
.
Le
sistemiamo
amorosamente
il
letto
nell
'
ingresso
,
poi
,
alle
cinque
suonate
,
si
va
a
cena
.
A
un
tavolo
c
'
è
Giorgio
il
tentennone
,
che
ogni
tanto
ci
sollecita
:
cambiare
,
comperare
suveniri
di
Ungaria
,
bambola
in
costumo
nazionalo
,
bouteille
di
apricot
-
brandy
,
dischi
di
musica
classica
ungaria
.
Non
si
cheta
un
momento
:
«
cambiare
,
comperare
suveniri
»
.
Da
questo
momento
Giorgio
l
'
ungherese
per
noi
è
il
signor
Suveniri
,
anche
se
lui
non
lo
sa
.
Ma
a
fare
la
gira
della
citta
con
il
pullmano
noi
non
ci
andiamo
:
le
cartoline
illustrate
si
comprano
anche
dal
tabaccaio
,
e
una
città
vista
dal
finestrino
vale
poco
più
d
'
una
sfilza
di
cartoline
.
Meglio
restarsene
a
passeggio
su
e
giù
per
il
grande
bulevardo
del
nostro
albergo
,
a
guardare
le
ragazze
carine
,
vestite
così
alla
meglio
,
ogni
tanto
una
coi
capelli
cotonati
;
vedere
i
prezzi
della
roba
in
vetrina
,
comprare
le
cartoline
,
la
bambola
in
costume
nazionale
,
le
sigarette
di
Ungaria
,
le
carte
da
gioco
che
hanno
per
semi
le
ghiande
,
le
bubbole
,
le
foglie
e
i
cuori
,
e
poi
la
bottiglia
di
grappa
d
'
albicocche
.
Sentire
la
signora
anziana
e
rimprosciuttita
che
fa
le
somme
a
voce
alta
,
in
ungherese
:
chi
capita
a
Budapest
non
perda
quest
'
esperienza
uditiva
unica
al
mondo
.
Poi
ritrovo
Riccio
e
andiamo
in
bettola
ad
assaggiare
la
grappa
di
albicocche
che
è
buonissima
,
servita
con
contorno
di
selz
da
una
camerierona
in
grembiule
nero
e
stivaletti
bianchi
,
privi
di
punta
e
di
tallone
,
come
se
avesse
le
caviglie
fasciate
.
Riccio
parla
tutte
le
lingue
,
ma
non
l
'
ungherese
,
la
cameriera
sa
l
'
ungherese
e
basta
,
ci
si
capisce
a
gesti
,
e
lei
accetta
per
mancia
tre
fiorini
,
un
penny
,
venti
lire
e
un
gettone
del
telefono
.
Così
ci
siamo
vuotati
le
tasche
d
'
ogni
valuta
intermedia
e
si
può
andare
a
letto
tranquilli
.
Crolliamo
subito
,
ma
la
mattina
alle
cinque
arriva
,
vestito
di
nero
,
il
presidente
della
Corte
di
Cassazione
:
«
La
vostra
domanda
di
grazia
è
stata
respinta
.
Sappiate
essere
forte
»
.
Invece
,
fuori
del
sogno
,
è
Mimmo
il
terrone
giusto
,
e
sta
dicendo
che
la
sveglia
era
alle
cinque
,
e
che
si
riparte
per
il
confine
.
Prima
però
Giorgio
Suveniri
ci
fa
consegnare
il
cestino
da
viaggio
:
una
pagnotta
,
identica
a
quella
avellinese
,
formaggini
,
caramelle
,
e
una
scatola
di
chissà
cosa
.
In
treno
uno
prova
ad
aprirla
,
l
'
assaggia
,
dice
che
è
un
pasticcio
di
carne
e
cipolla
,
e
la
butta
dal
finestrino
.
Invece
è
il
miglior
fegato
d
'
oca
che
abbia
mai
gustato
:
peccato
che
l
'
apriscatole
ci
sia
,
ma
non
la
forchetta
,
così
bisogna
arrangiarsi
con
le
dita
.
Il
vagone
ungherese
è
il
più
brutto
fra
quelli
visti
finora
,
senza
scomparti
,
coi
sedili
dritti
e
duri
,
e
una
toilette
che
è
proprio
un
cesso
.
Mescolati
a
noi
i
primi
soldati
sovietici
:
di
stanza
a
Budapest
,
se
ne
vanno
in
licenza
,
tutti
contenti
,
alcuni
si
portano
dietro
la
moglie
e
la
prole
.
C
'
è
un
poppante
meraviglioso
,
che
fa
un
rumore
incredibile
succhiando
il
biberon
.
C
'
è
una
bambina
sui
quattro
anni
che
sembra
una
pesca
,
una
mela
,
non
so
.
Ha
il
cappottino
rosso
,
i
capelli
di
spiga
,
papà
e
mamma
se
la
coccolano
,
la
lasciano
libera
di
fare
i
comodi
suoi
,
di
salire
sui
sedili
,
di
frignare
,
di
accettare
i
nostri
regalini
:
una
penna
a
sfera
,
un
pezzo
di
cioccolata
,
un
sacchetto
di
caramelle
,
un
portachiavi
.
Da
brava
,
come
si
dice
al
signore
?
Si
dice
«
pattiba
,
pattiba
,
pattiba
»
.
E
anche
il
soldato
giovane
che
mi
sta
seduto
accanto
accetta
un
pacchetto
di
Pali
Mall
,
e
mostra
la
carta
rossa
,
lustra
,
al
compagno
:
«
Amerikanska
»
,
fa
e
se
lo
ficca
in
tasca
:
piccolo
contributo
agli
scambi
commerciali
e
culturali
fra
le
due
superpotenze
con
la
mediazione
della
Repubblica
italiana
,
e
anche
dell
'
elvetica
,
perché
sono
di
contrabbando
.
Sono
vestiti
bene
:
i
calzoni
ficcati
negli
stivaletti
a
mezza
gamba
,
e
sopra
la
tunica
,
fermata
alla
vita
col
cinturone
,
pieno
di
patacche
smaltate
.
Riccio
sa
davvero
il
russo
e
cerca
di
farsi
spiegare
cosa
significano
quei
distintivi
,
ma
è
una
storia
piuttosto
complicata
.
A
un
tratto
compare
un
fiume
,
ed
è
il
padre
della
bambina
bella
che
ne
dice
il
nome
,
levandosi
in
piedi
con
un
grande
sorriso
:
Tisza
.
Di
certo
è
il
confine
,
perché
è
troppo
contento
il
soldatone
babbo
.
Infatti
di
lì
a
poco
si
scende
.
Siamo
in
un
posto
chiamato
Ciop
,
sono
le
tre
,
ma
gli
orologi
devono
fare
due
passi
avanti
,
intonarsi
col
meridiano
di
Mosca
:
insomma
sono
le
cinque
.
Da
non
so
dove
compare
una
giovinetta
che
cammina
pari
pari
,
ha
il
visto
tondo
e
roseo
,
gli
zigomi
alti
,
un
bel
vestitino
attillato
,
l
'
aria
di
chi
sta
sulle
sue
.
«
Prego
signori
,
venite
da
questa
parte
»
,
fa
,
come
se
lo
leggesse
sul
muro
.
«
Con
le
valigie
?
»
«
Sì
,
con
le
valigie
.
»
Cioè
andiamo
alla
dogana
.
Per
me
a
questo
punto
ci
sono
due
brutte
novità
.
Prima
la
signora
Lucia
,
che
mi
tira
in
disparte
e
mi
dice
a
bassa
voce
di
aver
sentito
Senatori
che
,
a
voce
anche
più
bassa
,
diceva
:
«
Ora
comincia
il
peggio
»
.
Sarà
senz
'
altro
il
camerone
a
ruote
,
ottantotto
italiani
che
bivaccano
tutti
insieme
,
allo
scoperto
,
in
pigiama
chi
ce
l
'
ha
(
e
io
non
cc
l
'
ho
)
.
Peggio
,
quando
la
giovinetta
spiega
che
bisogna
riempire
il
modulo
azzurro
con
la
dichiarazione
della
valuta
straniera
.
Apro
il
portafogli
,
conto
,
e
ci
trovo
cinquanta
dollari
in
meno
.
No
,
non
li
ho
persi
,
me
li
hanno
rubati
e
nel
tempo
che
ci
vuole
ad
aprire
la
valigia
per
l
'
ispezione
ho
già
ricostruito
tutto
;
so
chi
è
stato
.
L
'
uomo
della
dogana
fruga
un
po
'
qua
e
un
po
'
là
,
ritira
tutta
la
roba
stampata
,
ma
la
rende
quasi
subito
.
A
me
prende
un
dotto
studio
sulla
battaglia
di
Custoza
(
ci
sono
carte
topografiche
di
due
metri
per
due
)
e
l
'
agenda
rossa
dove
tutti
i
giorni
segno
qualche
fatterello
mio
.
Il
libro
me
lo
rende
subito
,
l
'
agenda
invece
ritarda
,
e
un
poco
questo
fatto
mi
secca
,
perché
sono
fatterelli
veramente
miei
,
e
se
c
'
è
uno
che
sa
l
'
italiano
,
là
dietro
,
mi
figuro
le
risate
che
si
farà
.
E
poi
i
cinquanta
dollari
partiti
:
forse
mi
sta
bene
,
tra
Venezia
e
Vienna
ho
chiacchierato
troppo
,
ho
fatto
vedere
quanti
erano
i
dollari
,
ho
esagerato
e
ora
mi
puniscono
così
.
Pazienza
:
non
si
può
dire
sempre
male
degli
italiani
,
e
poi
mettersi
a
piangere
quando
si
comportano
da
italiani
.
Anzi
,
meno
male
che
non
me
ne
hanno
presi
di
più
.
Riecco
l
'
agenda
coi
fatterelli
miei
,
e
andiamo
finalmente
sul
camerone
a
ruote
.
Il
peggio
comincia
ora
,
l
'
ha
detto
Senatori
,
no
?
Resto
sulla
banchina
con
le
valigie
di
tutti
,
Riccio
,
Mimmo
,
Ivano
saltano
a
bordo
,
prendono
i
posti
,
issano
i
bagagli
,
tutti
contenti
mi
fanno
cenno
di
salire
.
Alla
faccia
di
Senatori
:
no
,
non
è
un
camerone
.
È
una
casa
,
anzi
una
dimora
.
OFFESA ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
La
selvaggia
aggressione
«
teppistica
»
al
«
Corriere
della
Sera
»
rappresenta
un
nuovo
e
intollerabile
attacco
alla
libertà
di
stampa
,
la
suprema
fra
tutte
le
libertà
.
I
«
gruppuscoli
»
extraparlamentari
di
sinistra
hanno
attaccato
la
sede
del
giornale
nell
'
ora
del
più
intenso
lavoro
:
era
in
corso
un
'
assemblea
di
tutti
i
redattori
intesa
a
codificare
,
con
una
democratica
e
civilissima
discussione
,
le
conquiste
dell
'
intera
categoria
decisa
a
difendere
i
propri
diritti
contro
ogni
sopruso
e
a
stabilire
le
sue
funzioni
nell
'
interno
dell
'
azienda
,
nell
'
ambito
di
una
concezione
pluralista
e
occidentale
dei
diritti
-
doveri
della
stampa
.
La
deplorevole
assenza
,
o
l
'
incerto
impiego
,
delle
forze
dell
'
ordine
hanno
aggravato
la
situazione
.
La
difesa
del
vecchio
palazzo
,
in
cui
si
simboleggia
la
storia
di
tanta
parte
del
giornalismo
italiano
,
nelle
sue
glorie
e
anche
nelle
sue
umiliazioni
,
nelle
sue
grandezze
ed
anche
nelle
sue
sofferenze
,
è
stata
affidata
ai
giornalisti
,
ai
tipografi
,
agli
impiegati
.
È
un
altro
motivo
di
amarezza
e
di
malinconia
,
in
giorni
che
non
sono
certo
consolanti
per
l
'
avvenire
della
libertà
in
Italia
.
La
concomitanza
,
e
il
reciproco
aiuto
,
che
si
danno
gli
opposti
estremismi
,
la
cosiddetta
«
maggioranza
silenziosa
»
,
ormai
al
servizio
del
Msi
,
e
i
gruppetti
di
anarchici
e
maoisti
ed
estremisti
di
sinistra
,
dove
la
violenza
della
protesta
pseudopolitica
si
identifica
con
la
provocazione
pura
e
semplice
.
L
'
abbattimento
di
ogni
confine
,
l
'
annullamento
di
ogni
limite
:
perfino
gli
squadristi
ispirati
da
Farinacci
si
fermarono
nel
'25
di
fronte
alle
finestre
di
via
Solferino
.
Un
attacco
selvaggio
,
immotivato
,
insensato
con
l
'
uso
di
bombe
Molotov
e
di
candelotti
esplosivi
,
quasi
a
perfezionare
la
tecnica
,
meno
raffinata
e
più
artigianale
,
che
già
conoscemmo
nel
'68
con
le
prime
aggressioni
al
«
Corriere
»
contemporanee
al
sorgere
della
contestazione
.
Quando
si
attacca
un
giornale
,
il
«
Corriere
»
in
questa
inquieta
primavera
del
1972
non
meno
che
1'«Avanti!»
,
alla
vigilia
del
fascismo
,
cinquant
'
anni
or
soro
,
si
offende
la
libertà
nel
suo
nucleo
essenziale
,
nel
suo
valore
irrinunciabile
.
Si
punta
ad
intimidire
chi
esprime
il
proprio
pensiero
o
motiva
il
proprio
dissenso
,
a
piegare
l
'
avversario
con
la
violenza
fisica
,
a
seminare
il
panico
e
diffondere
l
'
insicurezza
nel
paese
intero
.
Ci
scriveva
giorni
fa
un
vecchio
democratico
e
antifascista
,
di
quelli
che
hanno
conosciuto
l
'
avvento
della
dittatura
mussoliniana
,
Pietro
Nenni
,
che
la
massima
difficoltà
oggi
,
quella
che
rende
così
terribile
e
incerto
il
compito
di
ognuno
di
noi
,
nelle
varie
responsabilità
civili
che
gli
sono
affidate
,
«
è
la
lotta
per
non
esasperare
i
rapporti
politici
e
sociali
»
.
«
Non
è
oggi
-
aggiungeva
il
vecchio
leader
socialista
-
la
qualità
più
pregiata
;
ma
è
comunque
un
segno
di
saggezza
.
»
Sembra
che
la
saggezza
si
stia
allontanando
da
noi
.
Esplosioni
di
furore
bestiale
,
come
l
'
attacco
alla
sede
del
«
Corriere
»
,
ripropongono
i
problemi
di
fondo
della
nostra
convivenza
civile
,
messi
a
durissima
prova
negli
ultimi
quattro
anni
.
Tutte
le
forze
democratiche
e
costituzionali
debbono
opporsiallo
scatenarsi
della
violenza
non
meno
che
al
dilagare
di
un
anarchismo
che
,
partendo
da
sinistra
,
aiuta
la
destra
estrema
.
E
il
governo
,
monocolore
o
no
,
deve
ricordarsi
di
esistere
.
StampaQuotidiana ,
Ogni
vagone
ha
otto
scompartimenti
,
con
quattro
cuccette
ciascuno
:
in
seconda
classe
,
la
nostra
,
sono
di
legno
,
incavate
a
culla
,
col
materassino
e
il
guanciale
di
piuma
,
più
tardi
viene
un
uomo
a
portare
due
lenzuola
,
la
federa
,
la
coperta
e
la
traversa
,
cioè
una
striscia
di
stoffa
che
si
mette
fra
materasso
e
lenzuolo
inferiore
.
Dovremo
stare
qua
sopra
ventisette
ore
;
perciò
organizziamoci
:
prendere
dalle
valigie
quello
che
serve
più
spesso
,
l
'
occorrente
per
il
bagno
,
un
libro
,
l
'
agenda
,
le
pantofole
,
mentre
le
scarpe
siano
riposte
,
e
le
valigie
ben
sistemate
perché
non
ingombrino
.
C
'
è
molto
spazio
,
sotto
le
cuccette
e
sopra
la
porta
.
Per
terra
tappeti
,
perciò
attenti
alla
cenere
,
ognuno
ha
il
suo
portacicche
e
l
'
adoperi
.
Le
sigarette
stiano
pure
sul
tavolino
,
chi
piglia
piglia
,
ma
il
mazzetto
dei
dollari
spostiamolo
nella
tasca
di
dietro
dei
calzoni
.
Questo
è
il
pacchetto
dei
medicinali
:
garza
,
cotone
idrofilo
,
emostatico
,
alcol
,
pomicetta
solforosa
per
calli
e
duroni
,
tappi
di
cera
auricolari
per
il
troppo
rumore
,
sia
del
treno
sia
di
chi
eventualmente
russa
,
confetti
lassativi
per
chi
non
va
,
pastiglie
per
la
tosse
e
per
il
mal
di
capo
,
cerotti
,
aspirine
e
piramidone
in
caso
di
raffreddore
.
C
'
è
la
luce
centrale
,
al
neon
,
quella
blu
per
la
notte
,
i
lumini
individuali
a
capo
del
letto
,
e
sul
tavolo
,
ampio
e
comodo
per
giocare
a
carte
o
per
scrivere
,
la
lampada
col
paralume
.
Quel
bottone
è
per
regolare
il
volume
della
radio
centralizzata
,
dietro
la
porta
un
grande
specchio
,
e
la
presa
per
la
corrente
,
qui
e
nel
corridoio
.
Andrà
bene
per
le
spine
dei
nostri
rasoi
elettrici
?
La
signora
padovana
ha
già
provato
,
Mariavergine
,
edice
che
vanno
bene
.
Ogni
vagone
ha
il
distributore
dell
'
acqua
fresca
,
col
suo
bicchiere
di
vetro
,
uno
solo
,
e
bisogna
adoperarlo
alla
russa
,
l
'
orlo
del
bicchiere
appoggiato
all
'
attaccatura
del
mento
,
e
le
labbra
peschino
direttamente
nel
liquido
.
La
prima
volta
ci
si
bagna
.
E
c
'
è
anche
il
samovar
acceso
in
continuazione
,
chi
vuole
tè
lo
può
chiedere
all
'
inserviente
,
sempre
.
Il
bagno
naturalmente
è
in
fondo
a
sinistra
e
sulla
porta
sta
scritto
,
in
cirillico
:
tualèt
:
più
chiaro
di
così
.
Sto
per
entrarci
,
ma
sta
per
entrarci
anche
un
soldatino
giovane
giovane
-
dimostra
sedici
anni
-
in
calzoni
e
canottiera
celeste
.
Vai
vai
,
soldatino
,
ma
quando
hai
finito
bussami
,
qui
,
vedi
,
al
sette
.
Capisce
a
volo
.
Il
guaio
semmai
è
il
lavandino
:
perché
venga
l
'
acqua
bisogna
premere
,
da
sotto
in
su
,
uno
zipolo
attaccato
alla
cannella
,
è
scomodo
e
ci
si
bagna
.
Rientro
ed
ecco
la
sorpresa
:
sul
cuscino
c
'
è
la
faccia
barbuta
,
onesta
e
democratica
,
del
generale
Grant
,
stampata
sul
diritto
della
banconota
da
cinquanta
dollari
,
con
allegato
un
biglietto
:
chi
,
dove
,
quando
.
Rispondo
subito
:
a
Budapest
,
tra
le
nove
e
le
dieci
di
ieri
sera
,
mentre
stavo
nel
bagno
.
Esecutore
materiale
,
Ivano
il
giornalista
.
Risposta
esatta
.
Brava
gente
,
però
,
gli
italiani
,
non
dovremmo
dirne
sempre
male
:
si
sta
bene
con
gli
italiani
,
sanno
reggere
gli
scherzi
.
E
allora
vuol
dire
che
la
bottiglia
di
grappa
d
'
albicocche
non
la
porto
a
Milano
,
no
,
e
se
qualcuno
trova
un
cavatappi
ce
la
scoliamo
noialtri
italiani
,
ci
pensa
Riccio
,
ha
già
visto
lo
spoletino
grosso
col
coltello
a
cento
usi
.
Però
vuole
in
compenso
la
sua
sorsata
,
e
neanche
il
soldatino
russo
dice
di
no
.
Comunque
ne
rimangono
tre
quarti
buoni
.
Tutti
e
quattro
in
cuccetta
,
cominciano
i
giri
,
da
sotto
vedi
comparire
un
braccio
armato
di
bottiglia
.
Primo
giro
alla
salute
dell
'
Italia
:
bevi
fratello
.
Secondo
giro
,
urrà
per
tutte
le
Russie
:
bevi
compagno
.
Il
terzo
giro
è
quello
della
buonanotte
.
Buonanotte
a
tutti
.
E
buonanotte
ai
suonatori
.
Anzi
,
ai
Senatori
.
«
Senatores
boni
viri
.
At
senatus
mala
bestia
.
»
Amen
.
Ci
destiamo
a
giorno
fatto
,
col
mal
di
capo
,
e
il
treno
corre
nella
pianura
più
piana
del
mondo
,
la
si
intravede
sterminata
dietro
i
filari
di
piante
che
,
a
mo
'
di
frangivento
,
fiancheggiano
i
binari
.
Ogni
tanto
un
agglomerato
di
casette
,
di
muro
o
di
legno
,
coi
tetti
normali
,
non
più
spioventi
come
nelle
terre
di
Cecco
Beppe
.
Eppure
nevica
anche
qui
,
no
?
I
colori
sono
miti
,
dolci
,
di
pastello
:
azzurro
il
cielo
,
la
campagna
svaria
dal
verdolino
all
'
oro
vecchio
alla
ruggine
,
senza
nulla
di
drammatico
.
Dove
hanno
arato
la
terra
è
nerastra
,
non
per
niente
questa
è
l
'
Ucraina
.
Ieri
sera
ci
hanno
tenuti
leggeri
,
col
mangiare
,
solo
un
piatto
di
gulasch
con
le
patate
,
ma
stamani
la
colazione
è
robusta
:
pane
bianco
,
pane
nero
,
burro
,
tè
,
salsicciotto
e
ancora
patate
.
Le
due
inservienti
sono
bionde
e
traccagnotte
,
con
il
grembiule
nero
e
la
crestina
bianca
messa
un
po
'
storta
come
se
non
ci
fossero
abituate
.
Hanno
le
mani
delle
contadine
,
e
sbattono
le
posate
sui
tavoli
con
fiera
decisione
.
Il
tè
è
gratis
,
chi
vuole
altri
beveraggi
se
li
paga
,
ma
con
che
cosa
?
Qui
sul
treno
non
si
trova
da
cambiare
.
Però
orientiamoci
.
Dunque
:
la
birra
si
chiama
pivo
,
il
vino
come
da
noi
,
ma
con
l
'
accento
sulla
o
,
il
tè
si
dice
ciai
,
la
vodka
naturalmente
è
parola
russa
,
mentre
la
voda
è
soltanto
acqua
.
Il
pane
hlieb
,
le
patate
cartofie
.
Se
dici
spassiba
rispondono
pagiosfie
,
o
roba
del
genere
.
Basterebbe
per
andare
in
capo
al
mondo
,
ma
intanto
,
dopo
colazione
,
facciamo
un
altro
riposino
.
E
dopo
pranzo
la
dormita
vera
e
propria
,
tutti
d
'
accordo
,
con
il
finestrino
chiuso
all
'
ultimo
momento
per
mandar
via
il
fumo
,
le
tende
abbassate
e
i
tappi
nelle
orecchie
.
Tutto
a
posto
:
Mimmo
ha
preso
il
lassativo
,
il
tabaccaio
senese
ha
detto
che
per
ora
sta
bene
e
speriamo
duri
,
con
cauto
ottimismo
.
Senatori
è
scomparso
.
Siamo
un
minuscolo
collettivo
che
funziona
perfettamente
.
Anzi
,
questo
treno
potrebbe
continuare
oltre
Mosca
,
imboccare
la
transiberiana
,
menarci
dritto
a
Vladivostok
,
una
settimana
intera
,
forse
dieci
giorni
di
tatum
tatum
tatum
tatum
sulle
rotaie
che
,
come
è
noto
,
hanno
uno
scartamento
superiore
al
nostro
,
su
questi
vagoni
ben
più
ammortizzati
e
comodi
dei
nostri
.
Sarebbe
un
viaggio
meraviglioso
:
la
gente
mangia
,
beve
e
dorme
,
non
ci
sono
preoccupazioni
per
l
'
indomani
,
tempo
per
guardare
il
panorama
(
unico
nostro
lavoro
)
ce
n
'
è
d
'
avanzo
,
le
sigarette
sono
di
tutti
,
i
medicinali
anche
,
nessuno
si
agita
invano
,
insomma
siamo
nel
paese
del
socialismo
e
lo
percorriamo
seguendo
la
via
italiana
.
Strada
facendo
chi
non
ha
moglie
potrebbe
anche
sposarsi
,
perché
il
capotreno
ha
l
'
autorità
di
congiungere
in
legittimo
nodo
,
tu
,
Mimmo
,
chi
prenderesti
?
La
bolognese
grassa
?
E
tu
?
La
ragazzina
sovietica
che
cammina
pari
pari
,
che
sta
sulle
sue
,
ma
forse
solo
perché
è
timida
?
Si
chiama
Natascia
.
O
invece
Svetlana
,
che
significa
Chiara
,
l
'
altra
accompagnatrice
che
è
comparsa
stamattina
e
sorride
tanto
bene
?
Bisogna
andare
a
trovare
la
signora
Lucia
,
che
alloggia
nell
'
altro
vagone
con
la
padovana
barbuta
,
un
'
altra
donna
e
il
veterinario
dal
pizzetto
grigio
.
È
tutta
contenta
perché
ha
saputo
da
Svetlana
-
Chiara
certe
cose
molto
,
molto
interessanti
.
Per
esempio
,
mi
dice
,
in
Russia
non
c
'
è
più
la
proprietà
privata
,
la
terra
non
è
di
un
padrone
ma
dello
Stato
,
che
la
dà
in
conduzione
alle
cooperative
dei
contadini
,
che
si
chiamano
(
ha
preso
appunti
)
,
si
chiamano
colcos
,
legge
.
Molto
interessante
.
Svetlana
ha
anche
distribuito
un
foglietto
dell
'
Inturist
,
dove
si
comunica
,
anzi
«
si
ha
l
'
onore
di
comunicare
»
agli
ospiti
stranieri
che
sul
territorio
sovietico
possono
fotografare
e
cinematografare
tutto
quello
che
vogliono
.
Con
queste
eccezioni
:
le
installazioni
militari
,
le
ferrovie
,
i
ponti
,
le
strade
e
le
opere
d
'
arte
.
Vale
a
dire
che
fotograferemo
gli
alberi
,
le
nuvole
e
le
cornacchie
.
E
invece
tutti
fotografano
,
in
bianco
e
nero
e
a
colori
,
tutto
quel
che
vogliono
,
saltano
fuori
macchine
a
decine
.
Ormai
il
turista
italiano
si
è
americanizzato
,
in
questo
:
anziché
guardare
le
cose
le
fotografa
,
poi
a
casa
sua
guarderà
le
fotografie
.
Alla
stazione
di
Kiev
,
Riccio
s
'
affaccia
alla
porta
del
vagone
in
pigiama
,
caccia
un
urlo
da
Tarzan
e
rimane
lì
a
dondolarsi
attaccato
alle
maniglie
.
Da
ogni
parte
accorrono
ferrovieri
,
poliziotti
,
colcosiani
e
ridono
,
con
grande
mostra
di
denti
d
'
acciaio
,
e
Ivano
li
riprende
con
la
macchina
cinematografica
.
Riprende
il
treno
fermo
,
noi
in
piedi
vicino
alla
scritta
cirillica
Ciop
-
Mosca
,
Riccio
che
continua
a
fare
Tarzan
sulla
porta
del
vagone
,
ancora
noi
in
gruppo
coi
colcosiani
che
ridono
,
i
cesti
delle
mele
e
delle
rape
,
la
ferrovia
con
la
bandierina
rossa
.
E
mentre
dura
questo
bailamme
italo
-
ucraino
all
'
improvviso
il
treno
se
ne
va
.
Pare
che
l
'
altoparlante
abbia
avvertito
gli
italiani
di
salire
in
vettura
,
ma
Riccio
era
troppo
occupato
a
far
ridere
i
colcosiani
e
non
ci
ha
tradotto
il
messaggio
.
Ed
ecco
che
a
fare
Tarzan
stavolta
siamo
una
ventina
,
aggrappolati
sul
predellino
,
mentre
il
treno
riprende
velocità
,
e
ci
sfila
dinanzi
la
fumigante
periferia
industriale
di
Kiev
,
e
poi
il
Dnieper
grandissimo
,
coi
barconi
,
i
vaporetti
e
le
barche
ferme
a
pescare
.
Nessuno
è
rimasto
a
terra
.
Il
soldatino
in
canottiera
celeste
si
chiama
Tolia
Ivanovic
,
cioè
,
Anatolio
Di
Giovanni
,
e
gli
scompartimenti
se
lo
contendono
,
lo
intontiscono
a
furia
di
sigarette
,
di
manate
sulle
spalle
,
di
meraviglie
occidentali
:
i
rasoi
a
pila
,
l
'
accendino
con
incorporato
l
'
orologio
(
e
funziona
!
)
,
le
forbicette
per
le
unghie
che
paiono
un
arnese
chirurgico
.
Mi
pare
intimorito
,
un
po
'
diffidente
:
la
ferma
in
Russia
è
di
tre
anni
,
dai
diciannove
ai
ventidue
,
lui
viene
naturalmente
da
Budapest
e
va
in
licenza
al
paese
suo
,
dietro
gli
Urali
.
Non
vuol
farsi
fotografare
.
Capisco
perché
solo
quando
all
'
improvviso
domanda
a
Riccio
se
lui
lavora
,
in
Italia
.
Anche
Mimmo
lavora
?
Anche
Ivano
?
Lavorate
tutti
,
insomma
?
Certo
,
soldatino
,
lavoriamo
tutti
,
da
noi
in
Italia
,
non
c
'
è
il
socialismo
,
ma
chi
non
lavora
non
mangia
,
se
è
nato
povero
.
E
quelli
nati
ricchi
non
sperare
di
trovarli
su
una
seconda
classe
Venezia
-
Mosca
,
settantaquattromila
lire
,
poco
più
di
cento
rubli
,
tutto
compreso
.
Gli
spieghiamo
anche
i
nostri
mestieri
:
impiegato
,
albergatore
,
giornalista
,
pisatel
(
sarei
io
)
.
E
se
siamo
tutti
lavoratori
-
finito
il
militare
lui
diventerà
ingegnere
elettrico
-
fotografiamoci
insieme
.
Più
vicini
,
altrimenti
non
ci
entrate
,
così
abbracciatevi
.
«
Mi
presti
il
berretto
?
»
chiede
Riccio
,
e
glielo
leva
,
per
metterselo
in
capo
.
La
tunica
non
me
la
presti
?
Sicuro
,
se
la
leva
,
ridendo
,
e
indossa
il
pigiama
a
righe
di
Riccio
.
I
calzoni
no
.
Coi
fanti
si
può
scherzare
,
ma
ci
sono
dei
limiti
:
dalla
cintola
in
su
.
Lo
ritroviamo
qualche
ora
più
tardi
nel
corridoio
,
dopo
la
cena
,
dopo
l
'
ultima
breve
siesta
,
dopo
rifatte
le
valigie
.
Allora
siamo
intesi
,
soldato
Anatolio
figlio
di
Giovanni
:
saluta
il
padre
tuo
Giovanni
e
tutta
la
famiglia
,
là
dietro
gli
Urali
.
Auguri
:
che
venga
presto
il
giorno
del
congedo
che
tu
diventi
un
bravo
ingegnere
elettrico
.
E
ricordati
sempre
che
in
tutto
il
mondo
la
gente
lavora
,
anche
in
Italia
.
Se
capiti
dalle
nostre
parti
,
vieni
a
trovarci
.
È
l
'
ora
degli
ultimi
dasvidanie
,
perché
quel
triangolo
di
luci
sospeso
nel
buio
è
il
fastigio
dell
'
università
.
Quasi
si
stenta
a
crederlo
,
eppure
siamo
arrivati
a
Mosca
.
StampaQuotidiana ,
La
lettera
agli
amici
(
«
il
manifesto
»
del
6
luglio
)
non
è
giunta
a
destinazione
.
Non
ho
tenuto
conto
che
la
posta
è
premoderna
e
non
funziona
.
Salvo
eccezioni
,
la
lettera
è
tornata
al
mittente
.
Non
è
grave
e
non
insisto
.
Era
un
'
iniziativa
e
una
proposta
limitata
,
una
sollecitazione
,
un
'
ipotesi
di
lavoro
dettata
da
un
bisogno
di
operatività
.
Che
facciamo
?
Una
domanda
spontanea
,
dopo
il
disastro
elettorale
che
ha
coinvolto
tutta
la
sinistra
,
nessuno
escluso
.
Quale
che
sia
la
risposta
,
mi
son
detto
,
non
può
essere
l
'
immobilità
.
Qualcuno
ha
osservato
che
ho
scelto
gli
interlocutori
sbagliati
.
Sigle
,
anziché
la
gente
in
carne
ed
ossa
che
ci
volta
le
spalle
.
Può
darsi
,
se
non
fosse
che
anche
dietro
le
sigle
ci
sono
persone
vive
e
che
è
difficile
prescindere
dalle
rappresentanze
in
una
democrazia
rappresentativa
,
ancorché
malata
.
Qualcun
altro
ha
giudicato
l
'
idea
di
un
avvicinamento
tra
le
minoranze
della
sinistra
come
un
'
astrazione
o
un
raduno
di
reduci
.
Può
darsi
anche
questo
,
ammetto
che
parteciperei
volentieri
a
un
incontro
di
riservisti
(
non
reduci
)
magari
a
Bologna
per
chiedere
a
noi
stessi
che
facciamo
mentre
la
casa
brucia
.
Il
punto
è
questo
,
che
io
vedo
lo
stato
della
sinistra
più
o
meno
come
il
Kosovo
.
Non
vedo
nei
risultati
elettorali
e
nell
'
aria
che
tira
soltanto
un
distacco
della
sinistra
dalla
sua
base
sociale
e
una
delusione
del
suo
popolo
.
Vedo
un
vero
fenomeno
di
rigetto
nei
confronti
della
prima
esperienza
di
governo
della
sinistra
,
considerata
un
inganno
ancor
più
che
un
fallimento
.
Il
governo
D
'
Alema
,
le
sue
politiche
e
il
suo
messaggio
,
hanno
avuto
un
effetto
demolitore
.
Alcuni
guasti
sono
irreparabili
perché
hanno
inciso
nelle
coscienze
.
La
guerra
,
anzi
il
suo
elogio
come
occasione
di
prestigio
internazionale
.
O
un
episodio
da
nulla
,
un
secolo
di
storia
operaia
(
il
centenario
Fiat
)
celebrato
come
una
sagra
di
famiglia
.
Il
prossimo
messaggio
è
già
partito
con
lo
stesso
spirito
contro
la
previdenza
come
simbolo
e
contro
il
sindacato
.
Se
D
'
Alema
governerà
altri
due
anni
non
possiamo
attenderci
resipiscenze
ma
altre
forzature
nella
stessa
direzione
,
alla
ricerca
di
nuovi
titoli
di
legittimità
e
di
consenso
nella
parte
abbiente
e
benpensante
del
paese
.
È
questa
l
'
Italia
che
D
'
Alema
vuole
rappresentare
.
Neppure
possiamo
attenderci
resipiscenze
dal
partito
di
ex
maggioranza
,
che
non
sarà
l
'
usciere
di
palazzo
Chigi
ma
non
si
sa
come
si
chiama
,
e
ancor
meno
dalla
compagine
governativa
.
Un
commentatore
di
destra
ha
scritto
di
non
capire
come
mai
le
donne
e
gli
uomini
della
sinistra
,
approdati
al
governo
da
un
'
altra
storia
,
non
abbiano
compiuto
un
solo
atto
autentico
e
innovativo
,
magari
simbolico
,
attinente
alla
sfera
di
valori
che
rappresentavano
fino
a
ieri
l
'
altro
.
Ma
non
è
strano
e
non
è
inefficienza
.
È
la
conseguenza
della
riduzione
della
politica
a
tecnica
,
di
una
concezione
dello
sviluppo
imperniata
sul
binomio
ricchezza
privata
-
degrado
pubblico
,
di
un
criterio
di
modernizzazione
deformato
.
Strano
,
semmai
,
è
che
non
abbiamo
la
percezione
del
deficit
di
sostanza
e
di
immagine
del
loro
operato
.
Brutto
è
lo
scenario
che
ci
mostrano
le
cronache
quotidiane
,
lo
scenario
che
ogni
governo
eredita
dal
precedente
senza
beneficio
di
inventario
,
lo
scenario
di
una
società
che
si
arricchisce
conservando
al
suo
interno
vere
e
proprie
sacche
di
inciviltà
.
Sale
operatorie
infette
negli
ospedali
metropolitani
,
morti
sul
lavoro
che
non
siedono
al
tavolo
della
concertazione
,
dispute
rituali
sugli
incendi
stagionali
,
frane
che
ci
coglieranno
impreparati
,
inquinamento
record
delle
città
incoraggiato
dalle
rottamazioni
,
un
sistema
fiscale
definito
autorevolmente
da
vent
'
anni
«
uno
schifo
»
ma
sempre
uguale
a
se
stesso
.
Miserie
che
dovrebbero
essere
affrontate
con
impeto
da
una
qualsiasi
sinistra
,
come
un
punto
d
'
onore
,
ma
sono
in
coda
all
'
agenda
politica
perché
risanamento
civile
e
qualità
della
vita
non
rientrano
nel
rapporto
deficit
-
Pil
.
Che
facciamo
?
Ci
inviamo
lettere
incrociate
ma
non
riusciamo
a
fare
di
più
,
a
offrire
un
riferimento
.
Ci
sono
momenti
o
fasi
in
cui
spetta
alle
minoranze
reagire
e
pesare
in
misura
superiore
alle
proprie
forze
.
Ma
se
avessimo
un
sistema
elettorale
tedesco
con
sbarramento
al
5
per
cento
,
nessuna
delle
formazioni
minori
della
sinistra
elencate
in
quella
lettera
supererebbe
la
soglia
.
È
bizzarro
che
sia
io
,
chissà
perché
,
a
rammaricarmi
di
questa
eventualità
più
degli
interessati
.
Salvo
Rifondazione
,
forse
,
che
mi
sembra
meno
insensibile
.
Mi
piacerebbe
se
questo
partito
,
che
ha
più
titoli
di
un
riservista
o
di
un
giornale
,
si
impegnasse
in
proprio
a
promuovere
un
rimescolio
delle
carte
.
Ma
è
una
pretesa
eccessiva
,
non
si
può
chiedere
a
un
singolo
partito
di
farsi
carico
di
un
simile
compito
,
di
favorire
un
accorpamento
delle
minoranze
disponibili
,
di
trasfigurarsi
in
una
federazione
delle
sinistre
sperdute
.
Bisognerebbe
restaurare
un
«
comune
sentire
»
(
rubo
questa
espressione
ad
Alessandro
Natta
,
nientemeno
)
.
È
un
'
espressione
vaga
,
quasi
tautologica
.
Un
comune
sentire
è
come
il
coraggio
manzoniano
e
se
non
c
'
è
non
si
può
invocarlo
.
Ma
è
una
molla
che
altre
volte
ha
funzionato
e
che
può
sempre
scattare
in
circostanze
impreviste
.
Telegramma
agli
amici
intimi
:
teniamoci
ben
caro
e
stretto
,
per
l
'
intanto
,
questo
giornale
che
c
'
è
.