StampaQuotidiana ,
Mentre
a
Roma
si
tratta
,
a
Bologna
,
cioè
nella
culla
del
fascismo
e
dove
il
fascismo
conserva
ancora
intatto
lo
spirito
delle
sue
origini
,
si
rivendica
il
carattere
di
pura
ed
energica
resistenza
nazionale
del
movimento
fascista
e
si
proclama
l
'
assoluta
impossibilità
per
il
fascismo
,
in
quanto
forza
spontaneamente
e
direttamente
espressa
dalle
viscere
della
società
italiana
per
supplire
alla
negligenza
dello
Stato
,
a
salvaguardia
dei
suoi
caratteri
nazionali
,
di
venire
a
diretto
contatto
con
le
forze
antinazionali
e
di
collaborare
,
sia
pure
accidentalmente
con
esse
,
ad
un
'
opera
di
apparente
pacificazione
.
A
nessuno
può
sfuggire
l
'
importanza
di
una
tale
declinatoria
delle
cosidette
trattative
di
pace
,
fatta
non
soltanto
dall
'
organizzazione
fascista
più
autentica
e
combattiva
,
ma
fatta
anche
in
nome
dei
principii
più
essenziali
del
fascismo
e
di
un
interesse
altissimo
,
che
non
solo
trascende
la
latta
delle
fazioni
,
ma
respinge
energicamente
per
proprio
conto
il
carattere
fazioso
che
si
vorrebbe
attribuire
all
'
azione
fascista
.
È
in
sostanza
una
pregiudiziale
assai
grave
,
che
le
organizzazioni
emiliane
-
romagnole
riunite
a
congresso
muovono
ai
tentativi
di
pacificazione
.
Questi
tentativi
esse
dicono
muovono
dal
presupposto
che
la
lotta
cruenta
che
ora
si
combatte
è
opera
di
due
fazioni
egualmente
dannose
all
'
interesse
nazionale
,
perché
entrambe
le
fazioni
si
sono
poste
volontariamente
fuori
della
legge
e
in
egual
modo
disconoscono
l
'
autorità
dello
Stato
.
Ora
il
fascismo
non
può
in
alcun
modo
rinunziare
a
ciò
che
costituisce
la
sua
stessa
ragion
d
'
essere
e
che
apparve
nitidamente
a
tutti
al
momento
della
sua
origine
:
e
cioè
che
il
fascismo
non
è
un
fenomeno
classista
,
che
spieghi
un
'
azione
di
ostilità
offensiva
contro
altre
espressioni
di
interessi
classisti
,
nei
quali
si
scompone
l
'
unità
dello
spirito
nazionale
,
ma
è
l
'
espressione
integrale
di
questo
,
in
quanto
assume
una
funzione
di
resistenza
alle
sopraffazioni
delle
forze
centrifughe
,
che
vorrebbero
dilaniarlo
e
dissolverlo
;
che
il
fascismo
,
insomma
,
non
è
una
fazione
in
contrasto
con
altre
fazioni
dentro
lo
Stato
e
al
disopra
dello
Stato
,
ma
un
fattore
di
conservazione
nazionale
,
che
si
sprigiona
direttamente
dalle
intime
latebre
della
società
nazionale
,
quando
la
funzione
protettiva
dello
Stato
le
è
venuta
meno
.
Esso
quindi
non
può
ritrarsi
dalla
sua
posizione
di
battaglia
,
finché
lo
Stato
non
venga
a
rilevarlo
:
è
l
'
esercito
irregolare
,
che
ha
occupato
alcune
posizioni
e
le
difende
strenuamente
dai
contrattacchi
nemici
,
finché
non
intervenga
l
'
esercito
regolare
a
disimpegnarlo
e
a
prendere
il
suo
posto
.
Trattare
col
nemico
,
prima
che
questo
momento
sia
giunto
,
sarebbe
un
tradimento
.
Accedere
alle
trattative
significa
porsi
volontariamente
sullo
stesso
piano
dei
socialisti
,
cioè
ammettere
di
essere
una
fazione
fra
le
altre
e
disconoscere
,
come
le
altre
,
l
'
autorità
dello
Stato
,
che
è
in
se
stessa
e
dovrà
alla
fine
,
contro
tutte
le
paure
e
le
esitazioni
dei
governanti
,
essere
riconosciuta
da
tutti
sovrana
.
Le
trattative
rappresentano
quindi
una
insidia
:
il
loro
vero
scopo
non
sarebbe
quello
di
raggiungere
sinceramente
la
pacificazione
,
quanto
quello
di
compromettere
il
fascismo
e
fargli
perdere
la
coscienza
del
suo
vero
compito
politico
insieme
con
la
coscienza
della
sua
superiorità
morale
.
Ora
a
meno
che
non
si
possa
dimostrare
che
,
contro
la
stringente
efficacia
di
queste
eccezioni
pregiudiziali
,
sussiste
la
necessità
di
più
impellenti
ragioni
di
opportunità
politica
,
sì
da
poter
loro
contrapporre
efficacemente
un
cave
a
consequentiariis
,
dobbiamo
convenire
che
gli
argomenti
addotti
dal
Congresso
emiliano
-
romagnolo
non
potranno
non
produrre
una
forte
impressione
ed
esercitare
una
notevole
influenza
sulle
trattative
in
corso
.
StampaQuotidiana ,
Su
un
fondo
rosso
tempestato
di
grosse
stelle
,
un
manifesto
porta
a
grandi
maiuscole
il
nome
di
Harry
Belafonte
.
Nelle
vetrine
della
galleria
da
cui
si
accede
al
milanese
Teatro
Nuovo
,
le
custodie
di
cartoncino
dei
dischi
microsolco
ripetono
il
suo
nome
.
Ed
ecco
in
altri
manifesti
il
suo
viso
,
il
suo
viso
di
bel
giovanotto
dalla
bocca
ridente
e
dagli
occhi
lievemente
tristi
,
segnati
da
un
enigmatico
lampo
di
intesa
.
Al
proscenio
si
presenta
molto
confidenzialmente
in
maniche
di
camicia
:
prima
parte
del
concerto
,
camicia
cilestrina
di
un
tono
che
varia
d
'
intensità
sotto
ai
riflessi
delle
«
gelatine
»
di
riflettori
e
bilance
;
seconda
parte
,
una
camicia
color
rosso
geranio
;
terza
parte
,
una
camicia
bianca
fittamente
rigata
.
Attorno
alla
vita
una
cintura
di
pelle
nera
con
un
fregio
d
'
argento
di
cui
gli
spettatori
miopi
non
possono
dire
il
disegno
.
Teatro
esauritissimo
.
Ecco
l
'
uomo
che
a
quanto
si
dice
guadagna
ventidue
milioni
la
settimana
cantando
e
soprattutto
vendendo
a
centinaia
di
migliaia
di
copie
ogni
edizione
dei
suoi
dischi
e
toccando
talvolta
il
record
del
milione
di
copie
.
Ecco
il
re
del
Calypso
,
nome
omerico
leggermente
magico
,
emigrato
laggiù
fra
le
isole
e
sulle
coste
d
'
oltreoceano
,
addirittura
-
se
si
volesse
credere
agli
studi
classici
-
dall
'
Odissea
e
dalla
leggenda
di
Ulisse
e
della
ninfa
Calypso
,
che
incantò
d
'
amore
il
grande
naufrago
per
sette
anni
e
non
lo
lasciò
partire
finché
non
lo
ordinò
Zeus
.
Ecco
l
'
uomo
di
trent
'
anni
che
si
è
scoperto
cantante
quasi
per
caso
dopo
avere
tentato
in
un
primo
tempo
di
affermarsi
come
attore
all
'
Arnerican
Negro
Theater
.
Ecco
un
uomo
tipico
della
«
leggenda
americana
»
,
venuto
su
dal
nulla
,
dopo
aver
lavorato
-
quando
sul
suo
destino
musicale
c
'
era
pochissimo
da
contare
-
in
una
industria
di
abbigliamento
e
dopo
aver
gestito
un
piccolo
ristorante
nel
Greenwich
Village
.
Venire
su
dal
nulla
sottintende
una
vita
di
fatiche
,
mestieri
umili
,
l
'
amarezza
del
ragazzo
«
colorato
»
che
incontra
sempre
motivo
di
melanconia
nei
rapporti
razziali
di
quella
che
pure
è
la
sua
terra
natale
.
Eccolo
davanti
a
noi
,
celebre
e
acclamatissimo
.
Le
fortune
sono
cominciate
nel
1950
:
il
ragazzo
,
che
cantava
in
coro
con
gli
avventori
della
trattoria
al
Greenwich
Village
,
batte
pochi
anni
dopo
tutti
i
primati
di
incassi
della
musica
leggera
.
Adesso
è
qui
,
per
la
prima
volta
approdato
in
Europa
,
al
centro
del
palcoscenico
sgombro
,
contro
un
fondale
che
muta
tono
sotto
ai
diffusori
di
luci
colorate
.
Gli
sta
davanti
il
microfono
che
gli
stampa
sulla
camicia
un
'
ombra
come
l
'
emblema
araldico
del
suo
destino
.
Attore
,
cantante
,
narratore
sui
toni
di
elegia
,
di
melanconia
,
di
ironia
fanciullesca
,
di
patetico
pianto
e
di
accorato
lamento
sull
'
onda
di
note
,
di
motivi
che
direttamente
arrivano
dall
'
accorato
,
trasognato
folclore
delle
genti
di
colore
,
Belafonte
dà
il
senso
che
la
musica
gli
si
sia
tutta
affinata
nel
cuore
e
nei
nervi
:
una
straordinaria
spontaneità
che
farebbe
pensare
ad
una
sorta
di
poetica
improvvisazione
,
ad
una
specie
di
istintiva
confessione
fatta
a
se
stesso
quasi
in
segreto
.
StampaQuotidiana ,
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Memento
del
tuo
ieri
,
ancora
avvolto
di
tenebre
e
di
gramaglie
.
Dove
più
splendida
è
la
natura
,
dove
più
imponente
all
'
uomo
rivelasi
la
grandezza
di
Dio
,
nell
'
incantevole
azzurro
di
un
mare
raccolto
in
una
conca
di
fiori
,
dove
mugghiano
e
gittan
fiamme
i
vulcani
,
ivi
che
più
grande
parea
dovess
'
essere
la
felicità
di
un
popolo
privilegiato
,
era
invece
più
vasta
la
tenebra
,
più
terribile
il
lutto
,
più
disperata
la
condizione
di
quei
tuoi
figli
.
Memento
,
Italia
,
che
questa
sventura
durò
per
secoli
su
quella
terra
di
paradiso
,
e
che
solo
da
ieri
ritornata
al
sorriso
di
Dio
,
alla
luce
della
libertà
,
potrebbe
,
se
non
hai
senno
,
ritornare
nella
tenebra
e
nel
lutto
.
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Dove
l
'
ingegno
svegliato
,
e
la
fortezza
degli
animi
,
ha
fatto
più
ubertosa
e
più
colta
la
contrada
,
cui
ingemmano
le
fiorenti
colline
e
le
ridenti
vallate
della
Brianza
,
ivi
per
secoli
pesò
il
dominio
della
razza
straniera
,
e
fino
a
ieri
i
patiboli
erano
lo
stemma
dell
'
ultimo
impero
.
Memento
,
Italia
,
quante
lagrime
e
quanto
sangue
t
'
ha
costata
la
redenzione
di
quella
contrada
,
e
quanti
secoli
di
nuova
servitù
le
ripeserebbero
addosso
,
se
colle
tue
nuove
divisioni
apristi
le
porte
al
ridominio
del
vinto
di
ieri
.
Nelle
contrade
più
vicine
al
sito
,
d
'
onde
chi
usurpa
il
nome
di
Vicario
del
Dio
di
carità
e
d
'
amore
,
avrebbe
dovuto
effondere
uno
spirito
di
carità
e
d
'
amore
,
ivi
fu
più
lungo
e
più
atroce
e
più
spietato
il
martirio
delle
tue
genti
.
La
luce
della
libertà
inondò
tutta
quella
sacra
terra
che
conserva
il
nome
d
'
Emilia
,
e
dove
l
'
immoralità
era
legge
di
governo
,
che
si
insegnava
fra
un
versetto
e
l
'
altro
della
dottrina
cristiana
,
ora
la
virtù
delle
oneste
coscienze
è
diventata
il
dogma
dei
tuoi
figli
redenti
.
Memento
,
Italia
,
che
fu
lungo
,
infinito
,
il
regno
dell
'
ignoranza
in
quelle
afflitte
contrade
.
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Memento
,
Italia
,
che
quella
terra
gentile
dove
le
Arti
hanno
piantato
il
loro
tempio
immortale
,
d
'
onde
Dante
,
Sole
dell
'
intelletto
,
illuminò
l
'
Universo
,
va
ora
a
diventare
il
tuo
nido
.
Falla
forte
come
la
tua
rude
culla
dell
'
Alpi
,
e
infondi
in
quelle
miti
contrade
dei
fiori
,
in
quei
templi
delle
arti
,
una
vena
dell
'
ira
di
Dante
,
uno
spiro
dell
'
anima
di
Buonarroti
,
un
lampo
di
sdegno
del
forte
figlio
di
Gavinara
.
Memento
,
Italia
,
che
in
quella
contrada
ove
tutto
è
tradizione
eloquente
di
glorie
patrie
levan
dritte
al
cielo
le
loro
merlature
le
torri
memori
delle
fraterne
discordie
dell
'
evo
medio
Memento
che
quelle
discordie
perpetuarono
le
tue
sventure
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Qui
dove
è
meno
fantastico
il
cielo
,
dove
meno
azzurri
e
meno
caldi
i
tramonti
,
dove
agli
incandescenti
vulcani
s
'
alzan
contro
le
cresce
algenti
delle
naturali
nostre
bastite
,
è
un
popolo
calmo
e
forte
,
che
messo
a
guardia
dell
'
Alpi
,
ha
difeso
sempre
con
onore
il
suo
suolo
,
e
stette
così
fermo
alle
minaccie
e
ai
perigli
,
che
meritò
l
'
onore
di
slanciarsi
a
romper
le
catene
degli
altri
.
Perch
'
ei
fu
forte
,
perch
'
ei
fu
sobrio
,
perch
'
ei
volle
di
qua
dove
iniziò
l
'
impresa
,
compirla
,
alcuni
tuoi
figli
gli
furono
ingratamente
addosso
.
Memento
,
Italia
,
che
questa
eredità
di
Caino
fu
la
più
atroce
sventura
,
che
pesò
sui
figli
tuoi
e
che
converse
l
'
antica
loro
potenza
nella
servitù
dei
secoli
.
Grida
,
o
Italia
,
colla
tua
voce
di
madre
autorevole
,
che
cessi
una
volta
la
ingiuria
,
se
vogliono
che
l
'
abbracciamento
si
compia
sincero
,
e
che
la
reazione
dell
'
offeso
non
perpetui
la
divisione
,
che
ci
riconduca
tutti
in
catene
.
Là
dove
l
'
onda
bacia
i
marmorei
palagi
della
Grande
Mendica
,
che
fu
per
14
secoli
strapotente
,
e
reina
,
ora
per
queste
discordie
ricalò
la
disperazione
ed
il
lutto
.
Là
dove
un
giorno
si
trionfava
del
mondo
,
ora
s
'
è
schiavi
d
'
un
Prete
.
Memento
,
Italia
,
che
quelle
tue
figlie
imprecano
a
te
per
le
discordie
dei
tuoi
figli
.
Parla
colla
tua
voce
di
madre
,
e
imponi
la
concordia
e
le
armi
,
con
cui
sole
si
può
rompere
la
servitù
.
Memento
,
Italia
,
dei
tanti
morti
,
che
solo
nei
tre
lustri
dell
'
ultimo
tuo
sforzo
,
ti
ha
costati
per
liberarti
in
parte
.
Memento
,
dei
molti
che
ti
costerà
la
liberazione
delle
ultime
tue
sorelle
Imponi
,
Italia
,
la
concordia
e
l
'
armi
Imponi
la
fede
in
questa
sacra
bandiera
,
sul
cui
campo
v
'
è
una
croce
non
deturpata
dagli
spergiuri
,
di
cui
il
Prete
di
Roma
ha
coverto
quella
di
Cristo
.
Memento
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
StampaQuotidiana ,
Il
cosidetto
trattato
di
pace
siamo
dolenti
e
soddisfatti
nel
medesimo
tempo
di
applicare
questo
termine
di
politica
internazionale
ad
un
fatto
di
politica
interna
fra
fascisti
e
socialisti
è
un
fatto
compiuto
.
I
negoziatori
sotto
l
'
esperta
e
sapiente
guida
del
Presidente
della
Camera
hanno
dovuto
superare
non
poche
difficoltà
per
concluderlo
,
difficoltà
dipendenti
non
tanto
dal
contenuto
del
modus
vivendi
concreto
che
si
cercava
di
stabilire
,
quanto
dalla
posizione
di
disagio
morale
e
politico
,
in
cui
ciascuna
delle
parti
veniva
a
trovarsi
per
il
fatto
di
essersi
messa
a
contatto
dell
'
altra
,
sopra
uno
stesso
piano
morale
e
politico
.
Specialmente
nell
'
implicito
riconoscimento
della
qualità
di
belligerante
della
parte
fascista
,
presupponeva
in
questa
parte
un
tale
spirito
di
sacrificio
e
di
rinunzia
alla
superiore
posizione
di
fattore
politico
operante
non
in
senso
partigiano
ma
nazionale
,
che
non
tutti
erano
disposti
a
sopportare
e
che
le
organizzazioni
emiliane
-
romagnole
esplicitamente
respingevano
.
Ma
queste
pregiudiziali
di
amor
proprio
politico
,
furono
superate
dalle
più
evidenti
necessità
d
'
ordine
generale
,
che
prevalsero
nella
valutazione
dei
capi
fascisti
;
e
noi
,
che
pure
abbiamo
dato
perché
il
problema
fosse
integrato
in
tutti
i
suoi
elementi
il
massimo
rilievo
a
quelle
pregiudiziali
di
carattere
morale
,
non
possiamo
non
compiacercene
.
Così
pure
non
abbiamo
alcuna
difficoltà
di
dare
atto
all
'
on
.
Mussolini
che
il
movimento
fascista
sia
stato
da
lui
fondato
il
22
marzo
1919
e
non
abbia
avuto
la
sua
culla
a
Bologna
dopo
quella
data
come
noi
avevamo
scritto
sebbene
fosse
evidente
che
noi
con
quella
espressione
non
abbiamo
inteso
alludere
all
'
atto
di
nascita
in
senso
cronologico
del
fascismo
,
ma
all
'
origine
della
sua
forza
politica
,
la
quale
senza
dubbio
meglio
si
sviluppò
e
si
affermò
in
quelle
regioni
dove
l
'
opera
di
spossessamento
dello
Stato
da
parte
del
socialismo
era
stata
compiuta
quasi
totalmente
.
Oggi
che
il
trattato
di
pace
è
stato
firmato
dobbiamo
porne
in
rilievo
gli
aspetti
buoni
e
valorizzarne
la
portata
nazionale
,
la
quale
pure
esiste
,
e
potrà
essere
tanto
più
efficiente
,
quanto
più
diventerà
chiara
nella
coscienza
pubblica
e
soprattutto
in
quella
parte
di
essa
,
che
avendo
una
più
squisita
sensibilità
patriottica
,
è
maggiormente
portata
ad
assumere
un
atteggiamento
di
risoluta
intransigenza
.
Questo
non
sminuisce
affatto
il
valore
delle
riserve
che
abbiamo
già
fatte
:
fuori
di
queste
,
il
valore
politico
del
trattato
consiste
,
secondo
noi
,
in
due
punti
essenziali
,
che
del
resto
sono
stati
assai
bene
illustrati
dall
'
on
.
Mussolini
nella
sua
recente
intervista
.
Innanzi
tutto
sta
il
fatto
che
il
trattato
separa
nettamente
l
'
azione
dei
socialisti
da
quella
dei
comunisti
.
Tale
separazione
già
esisteva
all
'
interno
,
ora
essa
comincia
ad
apparire
e
ad
operare
anche
verso
l
'
esterno
.
Con
ciò
non
si
vuol
intendere
che
lo
spirito
del
socialismo
si
sia
essenzialmente
modificato
;
sarebbe
una
illusione
il
credere
che
il
partito
socialista
da
antinazionale
sia
diventato
nazionale
,
per
il
semplice
fatto
del
Trattato
.
Ma
soltanto
che
l
'
atteggiamento
antinazionale
dei
socialisti
tende
a
differenziarsi
da
quello
dei
comunisti
:
il
che
però
potrà
avere
il
risultato
pratico
di
rendere
meno
difficile
il
compito
di
repressione
dello
Stato
quando
una
volontà
dello
Stato
sia
per
sorgere
contro
le
violenze
comuniste
.
La
solidarietà
antinazionale
dei
socialisti
coi
comunisti
malgrado
tutte
le
riserve
dell
'
on
.
Modigliani
in
nome
dell
'
internazionalismo
non
può
non
ricevere
un
forte
colpo
dal
Trattato
,
che
esclude
i
comunisti
.
Rimane
sempre
un
lato
oscuro
:
ed
è
nelle
conseguenze
che
tra
i
socialisti
,
che
i
comunisti
accusano
di
«
conversione
alla
vigliaccheria
»
,
potrebbero
avere
un
eventuale
inasprimento
di
lotta
tra
fascisti
e
comunisti
o
un
'
azione
decisamente
repressiva
dello
Stato
.
Il
secondo
punto
degno
di
rilievo
,
dal
punto
di
vista
nazionale
,
è
che
il
trattato
attesta
la
volontà
di
por
termine
alla
funzione
contingente
e
diciamo
pure
rivoluzionaria
del
fascismo
e
di
iniziare
lo
svolgimento
di
un
'
attività
politica
più
normale
e
nazionale
in
senso
positivo
.
Intendiamoci
,
non
già
che
il
trattato
segni
concretamente
il
passaggio
dall
'
azione
diretta
all
'
azione
politica
e
rigidamente
legalitaria
del
fascismo
.
Questo
non
si
ottiene
per
via
di
decreti
,
ma
per
via
di
evoluzione
storica
,
la
quale
non
può
essere
affrettata
che
entro
limiti
assai
modesti
.
Tuttavia
l
'
affermare
pubblicamente
che
questa
volontà
esiste
e
il
consacrarla
in
un
documento
solenne
è
già
un
contribuire
efficacemente
a
che
essa
si
realizzi
.
Il
trattato
,
insomma
,
esprime
non
soltanto
la
speranza
,
ma
il
proposito
che
il
fascismo
da
fattore
contingente
,
che
ha
compiuto
mirabilmente
la
sua
funzione
in
un
momento
eccezionale
della
vita
del
paese
,
diventi
un
fattore
politico
normale
,
un
elemento
di
propulsione
di
politica
nazionale
in
una
vita
politica
ricostituita
.
Ora
il
nazionalismo
,
che
ha
validamente
sostenuto
il
fascismo
nel
periodo
più
turbolento
della
sua
vita
,
che
gli
è
stato
accanto
anche
in
momenti
più
difficili
della
sua
attività
anche
quando
tutti
coloro
che
lo
avevano
esaltato
cominciavano
a
disertare
la
causa
;
il
nazionalismo
,
che
pure
attraverso
gli
atteggiamenti
estremisti
ed
eccessivi
che
il
fascismo
era
stato
costretto
assumere
,
aveva
saputo
distinguere
quanto
di
serio
e
di
solido
politicamente
vi
era
nella
sostanza
di
questo
improvvisato
movimento
;
non
può
non
affrettare
coi
suoi
voti
la
trasformazione
di
esso
in
un
fattore
permanente
della
politica
normale
del
nostro
Paese
.
Fuori
degli
atteggiamenti
esteriori
diversi
,
che
le
contingenze
eccezionali
possono
aver
consigliato
all
'
uno
e
all
'
altro
di
assumere
,
il
fondamento
dei
due
movimenti
politici
non
potrà
non
risultare
in
luce
più
viva
,
quando
la
normalità
della
vita
politica
italiana
sarà
pienamente
ristabilita
.
StampaQuotidiana ,
Tarquinia
,
quando
vi
nacque
il
primo
maggio
del
1887
Vincenzo
Cardarelli
,
si
chiamava
ancora
come
ai
tempi
dello
Stato
di
Santa
Romana
Chiesa
,
con
il
bonario
nome
agricolo
di
Corneto
perché
nei
suoi
poggi
solitari
cresceva
spontaneamente
l
'
arbusto
del
corniolo
che
copre
tutto
l
'
alto
Lazio
con
quella
vegetazione
cui
si
dà
il
nome
di
«
macchia
»
,
propizia
un
tempo
ai
briganti
che
sulle
strade
dirette
verso
Roma
aspettavano
di
far
pagare
duri
pedaggi
alle
diligenze
.
Cardarelli
nacque
da
madre
marchigiana
e
da
padre
«
etrusco
»
,
come
egli
amò
sempre
dire
.
Il
cognome
di
famiglia
era
Caldarelli
,
il
bambino
fu
battezzato
con
un
nome
assai
diffuso
in
tutta
quella
che
adesso
è
la
provincia
di
Viterbo
:
Nazareno
.
Nella
adolescenza
vissuta
a
Roma
,
quel
Caldarelli
,
adattandosi
alla
pronuncia
romana
che
trasforma
coltello
in
cortello
e
caldo
in
cardo
,
diventò
Cardarelli
.
In
quanto
a
Nazareno
,
nome
non
molto
adatto
per
un
giovane
letterato
che
vantava
idee
vagamente
sovversive
,
fu
cambiato
con
quello
di
Vincenzo
,
che
era
il
secondo
di
battesimo
.
La
famiglia
di
Cardarelli
conduceva
al
paese
una
vita
umile
.
Se
non
sbagliammo
su
quanto
lasciava
intendere
,
ma
senza
troppe
precisazioni
,
il
poeta
dei
Prologhi
quando
,
ragazzi
,
lo
conoscemmo
a
Roma
,
il
padre
aveva
cercato
inutilmente
di
assicurarsi
una
vita
pacifica
conducendo
un
'
osteria
nei
pressi
della
stazione
di
Corneto
.
Anche
Cardarelli
era
dunque
figlio
di
un
oste
,
come
lo
era
stato
a
Siena
,
Federigo
Tozzi
.
Nel
ricordo
,
o
,
per
meglio
dire
,
nel
mondo
di
favola
epica
che
Cardarelli
costruì
sulle
memorie
del
paese
della
sua
infanzia
,
il
posto
della
madre
è
minore
di
quello
del
padre
.
Tra
l
'
ascendenza
marchigiana
e
quella
etrusca
,
Cardarelli
scelse
e
sostenne
sempre
la
seconda
.
Egli
era
infatti
sceso
a
Roma
con
tutti
i
complessi
di
inferiorità
del
ragazzo
di
provincia
e
addirittura
di
campagna
,
senza
titoli
di
studio
e
con
le
tasche
imbottite
solamente
di
volumetti
della
Universale
Sonzogno
.
Dichiarandosi
etrusco
,
egli
iniziava
quella
che
gli
sembrava
dovesse
essere
la
sua
lunga
e
ininterrotta
polemica
fra
due
civiltà
.
Arrivò
a
Roma
nei
primi
anni
del
Novecento
,
in
una
città
ancora
intellettualmente
infatuata
di
D
'
Annunzio
e
del
tutto
assomigliante
a
quella
descritta
nei
capitoli
del
Piacere
.
Campava
di
piccoli
impieghi
:
fu
,
tra
l
'
altro
,
segretario
di
una
cooperativa
socialista
di
scalpellini
,
di
quei
«
selciaioli
»
che
lastricavano
Roma
con
blocchetti
quadrati
di
granito
.
La
povertà
e
una
naturale
tendenza
al
disdegno
,
tipica
quasi
sempre
dei
timidi
,
lo
tenevano
lontano
dal
pur
ristretto
mondo
intellettuale
romano
dei
Diego
Angeli
,
dei
Domenico
Gnoli
,
dei
Fausto
Salvatori
e
da
quello
dialettale
e
ironico
di
Trilussa
.
Entrato
come
cronista
all
'
«
Avanti
!
»
di
Leonida
Bissolati
,
cominciò
a
pubblicare
qualche
breve
prosa
firmata
con
lo
pseudonimo
dannunzianeggiante
di
Simonetto
.
Diventò
,
come
giornalista
,
frequentatore
della
terza
saletta
di
Aragno
:
ma
forse
più
che
altro
perché
i
suoi
guadagni
,
molto
aleatori
e
sottili
,
non
gli
permettevano
spesso
di
nutrirsi
altro
che
di
caffellatte
.
Oltretutto
,
Aragno
era
l
'
evasione
dal
chiuso
delle
piccole
camere
in
qualche
modesta
pensione
di
famiglia
dove
era
obbligato
a
vivere
,
spesso
con
un
tavolino
traballante
come
tutta
scrivania
.
Sui
tavolini
di
marmo
del
caffè
,
nei
pomeriggi
solitari
,
quando
i
giornalisti
si
trasferivano
nella
tribuna
stampa
di
Montecitorio
o
nella
sala
al
pianoterra
del
palazzo
delle
Poste
a
San
Silvestro
dove
avevano
i
loro
uffici
di
corrispondenza
,
Cardarelli
scriveva
le
sue
prime
prose
e
lungamente
le
correggeva
e
le
limava
,
sino
a
impararle
addirittura
a
memoria
.
Aragno
fu
per
molti
anni
la
sua
«
casa
»
,
il
luogo
delle
sue
«
declamazioni
»
e
delle
sue
indispettite
rampogne
.
Da
Aragno
conobbe
il
giovanissimo
pittore
Amerigo
Bartoli
,
che
gli
fu
amico
fedelissimo
per
tutta
la
vita
,
e
che
a
lui
e
agli
amici
letterati
del
tempo
della
«
Ronda
»
doveva
dedicare
il
quadro
degli
Amici
al
caffè
.
Vi
appariva
abitualmente
alle
due
del
pomeriggio
perché
si
alzava
molto
tardi
per
evitare
la
spesa
di
una
colazione
regolare
,
e
si
tratteneva
quasi
l
'
intera
giornata
,
spesso
ne
era
l
'
ultimo
cliente
nottambulo
.
I
camerieri
,
cominciando
dal
vecchio
Forina
che
sembra
avesse
fatto
,
in
gioventù
,
qualche
piccolo
prestito
a
D
'
Annunzio
e
dall
'
eternamente
biondo
Leonetti
che
teneva
chilometrici
conti
di
tazze
di
caffè
pagate
con
lunghi
ritardi
,
avevano
per
lui
,
per
quanto
ancora
ignoto
,
un
singolare
affettuoso
rispetto
.
Era
,
fisicamente
,
uno
di
quegli
uomini
che
le
donne
definiscono
«
interessanti
»
.
Pallido
,
quasi
esangue
in
volto
,
assomigliava
vagamente
a
Ruggero
Ruggeri
.
Vestito
poveramente
ma
,
con
un
aggettivo
che
gli
piacque
,
sempre
in
modo
«
decente
»
anche
se
il
suo
guardaroba
fu
spesso
composto
solamente
di
abiti
smessi
dai
suoi
amici
,
nascondeva
con
un
fiero
pudore
una
sua
menomazione
fisica
:
aveva
un
braccio
rinsecchito
e
quasi
paralizzato
da
un
attacco
di
poliomielite
che
da
fanciullo
l
'
aveva
portato
vicino
alla
morte
.
Questo
problema
fisico
aveva
forse
influito
su
certe
asprezze
del
suo
carattere
e
acuito
in
lui
un
senso
di
difesa
che
poteva
essere
affidato
solamente
alla
parola
,
e
alla
polemica
talvolta
bruciante
.
Parlava
con
una
bella
voce
lievemente
velata
,
talvolta
come
trasognato
,
talvolta
irridente
e
tagliente
:
per
l
'
eleganza
della
parola
e
per
la
lucidità
della
sua
polemica
,
lo
chiamavano
scherzosamente
«
l
'
incantatore
di
serpenti
»
.
I
suoi
primi
amici
letterari
-
al
tempo
della
giovinezza
dei
poco
più
che
ventenni
Antonio
Baldini
e
Umberto
Fracchia
e
degli
incontri
con
Emilio
Cecchi
e
con
Armando
Spadini
-
furono
conquistati
,
forse
più
che
dai
suoi
rarissimi
scritti
,
dal
misterioso
incantesimo
della
sua
parola
.
È
probabile
-
nella
sua
camera
ammobiliata
aveva
ben
pochi
libri
,
gettati
alla
rinfusa
in
un
cassetto
del
comò
con
la
sua
scarsa
biancheria
-
che
la
sua
cultura
di
autodidatta
fosse
racchiusa
nella
lettura
di
poche
opere
,
che
lo
fecero
vivere
nel
clima
di
Nietzsche
e
soprattutto
in
quello
di
Leopardi
:
quando
fondò
«
La
Ronda
»
,
lo
indicò
come
il
maggiore
fra
quelli
che
la
rivista
,
indicando
i
maestri
dell
'
alto
stile
italiano
,
chiamava
i
«
convitati
di
pietra
»
.
Cultura
non
molto
diffusa
,
in
una
intelligenza
però
assai
profonda
.
Gran
parte
di
lui
si
esauriva
nei
suoi
colloqui
con
gli
amici
,
e
soprattutto
in
quella
specie
di
lungo
monologo
che
fu
la
sua
vita
.
Le
sue
prime
prose
-
le
pagine
liriche
che
intitolò
poi
I
Prologhi
-
apparvero
poco
prima
della
Grande
Guerra
nella
rivista
«
Lirica
»
,
in
cui
debuttarono
con
lui
giovani
scrittori
come
Antonio
Baldíni
,
Fracchia
,
Rosso
di
San
Secondo
.
La
rivista
doveva
durare
pochi
numeri
:
il
conflitto
portò
alla
sua
sospensione
.
Cardarelli
rimase
quasi
del
tutto
solo
a
Roma
,
nel
caffè
Aragno
reso
deserto
dalla
mobilitazione
.
Il
dannunzianesimo
letterario
decadeva
nell
'
interesse
dei
giovani
,
il
Futurismo
non
aveva
avuto
una
particolare
risonanza
romana
.
Cardarelli
era
rimasto
appartato
nei
confronti
dei
movimenti
di
«
Lacerba
»
e
della
«
Voce
»
.
Scrittore
lentissimo
,
componeva
le
poesie
che
più
tardi
sarebbero
state
riunite
in
sottili
volumi
e
finalmente
raccolte
tutte
da
Mondadori
.
La
salute
sempre
malferma
,
qualche
vicissitudine
d
'
amore
-
nel
piccolo
mondo
delle
Lettere
certe
sue
giovanili
passioni
rimasero
,
per
così
dire
,
storiche
-
l
'
inquietudine
di
uno
spirito
inappagabile
lo
portarono
a
viaggiare
verso
climi
più
propizi
di
quello
degli
inverni
romani
,
a
Venezia
e
in
Riviera
.
Tentò
anche
un
soggiorno
milanese
:
ma
la
nostalgia
di
A
ragno
gli
fece
ben
presto
riprendere
il
treno
.
Egli
era
,
in
verità
,
assai
simile
all
'
enfant
malade
apparentemente
cinico
e
crudele
,
sostanzialmente
melanconico
,
caro
a
certi
romanzieri
crepuscolari
francesi
.
L
'
uomo
era
affascinante
;
per
lui
il
mecenatismo
nasceva
spontaneo
anche
e
soprattutto
da
parte
di
gente
non
ricca
.
Cardarelli
ebbe
sempre
amici
segretamente
pronti
,
e
affettuosi
,
anche
se
il
suo
carattere
era
assai
difficile
.
Appartenendo
alla
razza
dei
déracinés
o
dei
poètes
maudits
,
si
comprendeva
che
la
sua
apparente
infingardaggine
derivava
da
latenti
stati
di
depressioni
melanconiche
.
Le
donne
che
lo
amarono
lo
considerarono
appartenente
alla
razza
degli
«
angeli
caduti
»
,
lievemente
demoniaci
.
Diventava
vanitoso
come
un
fanciullo
,
quando
una
famosa
diva
del
«
muto
»
lo
mandava
a
prendere
con
una
carrozza
padronale
a
due
cavalli
per
conversare
con
lui
di
letteratura
nelle
poltrone
di
un
albergo
romano
a
via
Veneto
.
Poi
capitava
di
vederlo
silenzioso
e
assorto
quando
,
al
crepuscolo
o
alla
notte
,
percorreva
il
lungotevere
per
soffermarsi
a
tentar
di
declamare
a
qualche
venere
vagante
il
Canto
del
pastore
di
Leopardi
,
con
una
aspirazione
tolstoiana
di
redenzione
attraverso
alla
poesia
.
Per
qualche
tempo
,
fu
critico
drammatico
del
«
Tempo
»
,
chiamato
da
Giovanni
Papini
che
al
giornale
di
Filippo
Naldi
aveva
voluto
Bruno
Barilli
e
Ardengo
Soffici
.
La
rapida
scrittura
notturna
,
mentre
la
tipografia
attendeva
impaziente
le
cartelle
,
gli
riusciva
penosa
:
presto
interruppe
quel
lavoro
,
dopo
aver
però
scritto
alcuni
saggi
assai
acuti
su
Shakespeare
,
Ibsen
,
Shaw
e
sul
primo
Pirandello
.
La
fine
della
guerra
gli
restituì
i
suoi
amici
.
Il
conte
Aurelio
Saffi
,
nipote
del
«
quadrumviro
»
della
repubblica
romana
,
si
fece
finanziatore
di
una
rivista
che
si
intitolò
«
La
Ronda
»
.
La
rivista
aveva
un
ufficio
vicino
all
'
Altare
della
Patria
:
Cardarelli
ebbe
finalmente
una
poltrona
,
una
scrivania
,
uno
stipendio
.
Da
Bologna
arrivava
Riccardo
Bacchelli
,
da
Verona
Lorenzo
Montano
:
Baldini
giungeva
in
tram
da
via
dei
Serpenti
,
Emilio
Cecchi
da
corso
Italia
,
Bruno
Barilli
dal
parco
di
Villa
Strolfen
,
Armando
Spadini
dalla
villetta
sul
colle
dei
Parioli
ancora
non
conquistato
dal
pubblico
dei
«
quartieri
alti
»
.
«
La
Ronda
»
ebbe
un
'
importanza
formativa
per
le
generazioni
che
seguivano
quella
«
vociana
»
;
Bacchellí
scriveva
le
tragedie
di
Spartaco
e
di
Amleto
o
saggi
di
politica
liberale
.
Barilli
vi
pubblicava
le
sue
prose
barocche
che
dovevano
influire
persino
sulla
pittura
di
Scipione
.
Comparvero
sulla
«
Ronda
»
i
primi
scritti
di
Savinio
.
Cardarelli
vi
esercitava
la
sua
predicazione
leopardiana
e
,
cercando
di
frenare
i
suoi
umori
polemici
verso
gli
amici
,
visse
comunque
la
sua
stagione
letterariamente
più
intensa
.
I
giovani
lo
guardavano
come
un
caposcuola
.
Fu
il
tempo
più
felice
della
sua
non
felice
esistenza
.
Il
giovane
Malaparte
sospirava
per
sedere
al
suo
tavolo
.
Il
ragazzo
Longanesi
lo
ascoltava
in
silenzio
.
Cardarelli
diventava
persino
gioviale
:
con
gli
amici
,
si
concedeva
qualche
cenetta
nelle
osterie
fuori
porta
e
davanti
ad
un
piatto
di
fave
e
pecorino
parlava
dei
pastori
del
suo
paese
.
Sono
di
quel
tempo
le
sue
prose
più
belle
,
quelle
che
probabilmente
meglio
affideranno
il
suo
nome
alla
storia
letteraria
del
Novecento
:
contenute
in
un
primo
tempo
in
un
piccolo
quaderno
della
Terza
pagina
con
il
titolo
di
Terra
genitrice
e
riprese
poi
quasi
integralmente
in
un
volume
edito
dal
giovane
Leo
Longanesi
con
il
nuovo
titolo
de
Il
sole
a
picco
;
prose
dedicate
alle
memorie
,
quasi
favolose
,
del
paese
della
sua
infanzia
,
evocazioni
di
quelle
terre
dove
aveva
sostato
qualche
anno
prima
,
ignoto
viaggiatore
,
lo
scrittore
inglese
D.H.
Lawrence
.
Cardarelli
aveva
trentasette
anni
:
con
quel
volumetto
longanesiano
ebbe
l
'
affettuoso
alloro
del
premio
Bagutta
di
cui
Cardarelli
attese
nervosamente
il
piccolo
vaglia
a
Roma
.
A
Milano
le
edizioni
di
Bottega
di
Poesia
stamparono
i
suoi
«
Canti
»
,
uno
dei
quali
cominciava
:
«
Domani
ho
quarant
'anni...»
.
«
La
Ronda
»
morì
presto
.
Cardarelli
fece
un
breve
viaggio
in
Russia
e
tentò
di
nuovo
il
giornalismo
che
tanto
lo
affaticava
.
Era
evidente
che
a
soli
quarant
'
anni
le
scarse
forze
della
sua
gioventù
andavano
già
spegnendosi
.
Preso
nel
cerchio
di
una
inquietudine
amara
,
la
sola
forza
che
gli
restava
era
quella
della
sua
malinconica
eloquenza
,
delle
sue
ire
improvvise
.
Più
che
scrivere
pagine
nuove
,
andava
ripubblicando
quelle
vecchie
,
che
pur
non
erano
molte
.
Andava
stentatamente
d
'
accordo
con
i
vecchi
amici
,
nessuno
dei
quali
però
lo
abbandonò
.
Segretamente
aveva
paura
della
povertà
,
ora
che
una
precoce
vecchiaia
andava
avvicinandosi
.
Aspettò
la
nomina
ad
Accademico
d
'
Italia
,
e
non
l
'
ebbe
.
Viveva
in
un
«
letto
di
famiglia
»
in
casa
di
un
cameriere
di
Aragno
.
La
vita
gli
si
mostrò
sempre
più
squallida
.
La
guerra
del
'40
aprì
nel
suo
cuore
di
malato
alti
sgomenti
.
Roma
stessa
non
assomigliava
più
a
quella
della
sua
giovinezza
.
Ogni
tanto
i
compaesani
lo
volevano
con
loro
a
Tarquinia
per
celebrare
in
lui
quello
che
ormai
era
considerato
l
'
ultimo
poeta
della
Etruria
.
Sotto
ad
una
apparente
albagia
,
ammalato
,
incapace
ormai
d
'
ogni
lavoro
,
il
dopoguerra
lo
vide
trasferito
in
una
pensione
di
via
Veneto
,
per
cercare
un
po
'
di
sole
sul
marciapiede
di
destra
che
sembra
la
«
Riviera
di
Roma
»
.
Per
qualche
tempo
,
riuscì
ad
attraversare
la
strada
per
raggiungere
i
banchi
della
Libreria
Rossetti
dove
aveva
gli
ultimi
contatti
con
la
letteratura
vecchia
e
giovane
.
Riceveva
un
piccolo
stipendio
per
dare
il
suo
nome
di
direttore
alla
«
Fiera
letteraria
»
.
Da
Milano
gli
erano
arrivati
aiuti
affettuosi
.
Non
ancora
del
tutto
vecchio
,
Cardarelli
viveva
nel
timore
della
povertà
assoluta
se
la
vecchiaia
si
fosse
prolungata
e
se
la
memoria
della
sua
breve
stagione
di
poesia
si
fosse
spenta
.
Accettava
umilmente
anche
doni
segreti
di
vestiario
,
di
biancheria
,
di
maglie
,
di
scialli
.
La
sua
malattia
,
che
lo
portava
lentamente
all
'
immobilità
,
gli
gelava
le
vene
.
In
piena
estate
,
con
tre
cappotti
addosso
,
durante
lo
scirocco
romano
,
Cardarelli
aveva
freddo
come
in
Siberia
.
Quando
,
in
un
torrido
settembre
partenopeo
,
ricevette
,
assieme
a
Dino
Buzzati
,
il
Premio
Napoli
,
volle
in
albergo
una
stufa
elettrica
e
dormì
senza
levarsi
da
dosso
i
pastrani
per
non
morire
,
diceva
,
assiderato
.
Due
amici
lo
portarono
in
braccio
su
per
le
scale
e
attraverso
i
saloni
del
Palazzo
Reale
per
la
consegna
del
Premio
.
La
voce
gli
si
era
fatta
fioca
ma
aveva
ancora
qualche
soffocato
accento
di
disagio
e
di
polemica
se
non
addirittura
d
'
ira
caparbia
.
A
sentire
che
non
poteva
più
reggersi
in
piedi
,
gli
occhi
alteri
si
riempivano
di
malfrenate
lagrime
.
Bisogna
dire
che
la
morte
ha
avuto
alla
fine
pietà
di
lui
,
per
lasciare
a
noi
che
lo
ascoltammo
,
che
lo
leggemmo
,
che
lo
amammo
,
il
puro
acquetato
e
limpido
ricordo
della
sua
anima
di
poeta
,
lampeggiante
nel
mesto
profilo
di
un
'
esistenza
amara
e
melanconica
come
di
chi
avesse
troppo
a
lungo
respirato
l
'
aura
mortale
delle
tombe
trimillenarie
delle
genti
etrusche
.
StampaQuotidiana ,
Fra
le
moltissime
lettere
di
adesione
che
riceviamo
,
scegliamo
alla
rinfusa
le
più
brevi
,
che
basteranno
a
dimostrare
come
ogni
classe
della
società
prenderebbe
parte
alla
sottoscrizione
.
Torino
,
15
febbraio
1866
.
«
Caro
dottor
Bottero
,
Non
saprei
lodare
abbastanza
la
magnifica
proposta
contenuta
nel
num
.
45
del
pregiato
giornale
da
lei
diretto
,
riguardo
ad
un
Consorzio
Nazionale
,
per
pagare
i
debiti
dello
Stato
;
e
secondo
me
sarebbe
il
vero
mezzo
per
affrancare
la
patria
,
onde
poter
essere
alleati
con
tutti
,
ma
servi
di
nessuno
,
e
in
appoggio
di
questo
mi
fo
un
dovere
di
offrire
L
.
720
pagabili
in
12
rate
mensili
di
L
.
60
sulla
pensione
che
percepisco
dallo
Stato
per
le
ferite
riportate
nelle
campagne
di
guerra
combattute
per
la
libertà
d
'
Italia
.
Spero
che
l
'
onore
nazionale
,
l
'
amore
della
patria
,
ed
il
desiderio
della
libertà
sarà
stimolo
agli
italiani
a
concorrervi
.
La
saluto
,
ecc
.
Maggiore
CHIESA
LIBERIO
»
.
«
Signor
Direttore
,
Aderendo
alla
proposta
fatta
dalla
Gazzetta
del
Popolo
di
formare
un
Consorzio
per
il
pagamento
dei
debiti
nazionali
,
mi
dichiaro
pronto
a
contribuire
con
sei
mesi
di
stipendio
del
mio
grado
di
maggiore
di
fanteria
.
GIO
.
FILIPPO
GHIRELLI
»
.
«
Egregio
signor
Direttore
,
Servo
il
paese
dal
48;
da
circa
sei
anni
ho
raggiunto
il
modesto
stipendio
di
L
.
1600;
non
posseggo
altra
risorsa
e
mi
sommetto
volentieri
alla
sottrazione
di
cento
lire
,
per
contribuire
al
pagamento
dei
debiti
della
Nazione
.
Un
ex
-
sotto
-
commissario
del
genio
militare
ora
aiut
.
contabile
di
2.a
classe
»
.
«
Onorevole
signor
Bottero
,
Oggi
ho
letto
nel
vostro
giornale
l
'
articolo
sull
'
Asta
Pubblica
,
ove
avete
esternato
un
'
idea
che
da
qualche
tempo
mi
rumina
pel
capo
,
senza
però
avere
il
coraggio
di
esternarla
.
Per
l
'
esecuzione
di
questa
mia
si
terrebbe
una
via
differente
alla
vostra
,
ma
ci
raggiungeremmo
sempre
nello
scopo
principale
,
cioè
quello
di
pagare
i
debiti
dello
Stato
.
La
vostra
è
un
'
idea
grande
e
generosa
sotto
ogni
rapporto
,
ma
la
temo
irrealizzabile
;
a
vece
se
voi
al
bello
,
al
grande
,
al
generoso
v
'
unite
anche
un
poco
d
'
utile
,
più
facile
cosa
sarà
venirne
a
capo
,
perché
ben
sapete
che
bisogna
prendere
gli
uomini
come
sono
,
e
non
come
dovrebbero
essere
.
Voi
proponete
di
fare
una
sottoscrizione
a
quote
regalate
,
e
per
conseguenza
perdute
;
a
vece
io
proporrei
di
fare
una
sottoscrizione
per
comperare
i
debiti
della
Nazione
,
onde
toglierla
dal
palese
monopolio
degli
esteri
finanziari
,
e
da
quello
politico
di
certe
potenze
!
!
Secondo
il
mio
sistema
il
sottoscrittore
non
perderebbe
il
capitale
,
ed
in
pari
tempo
ne
ricaverebbe
ancora
un
interesse
annuo
da
convenirsi
,
ma
però
non
maggiore
del
5
per
cento
.
Quando
l
'
Italia
non
avrà
più
debiti
che
verso
i
propri
figli
,
e
che
gli
amministratori
saranno
responsabili
del
loro
operato
,
allora
potremo
occuparci
di
fare
assennati
passi
nella
politica
,
ma
fino
a
tanto
che
non
faremo
bene
gli
affari
nostri
in
linea
di
finanze
,
faremo
sempre
e
poi
sempre
cattiva
politica
.
Riducendo
la
questione
a
minimi
termini
,
bisogna
che
i
figli
si
rendano
possessori
dei
debiti
fatti
dal
padre
Governo
per
non
causare
una
vergognosa
morte
alla
cara
loro
comune
madre
Italia
.
Chi
vi
scrive
è
un
figlio
del
popolo
,
non
ricco
di
fortuna
,
ma
bensì
d
'
affetto
per
la
cara
madre
,
e
promette
di
concorrere
per
lire
Io
mila
all
'
effettuazione
del
presente
progetto
.
Ricevete
,
ecc
.
Torino
,
il
14
febbraio
1866
.
G
.
BONELLI
»
.
«
Signor
Direttore
,
Torino
,
15
febbraio
1866
(
sera
)
.
Quanto
sia
nobile
,
generosa
e
filantropica
la
proposta
relativa
al
debito
nazionale
lo
diranno
la
nazione
ed
i
posteri
.
A
me
,
militare
di
bassa
forza
,
basti
l
'
applaudirla
e
lo
associarmivi
,
dichiarandomi
sin
d
'
ora
pronto
a
sborsare
oltre
alla
quota
che
mi
verrà
assegnata
,
un
soprappiù
di
L
.
20
.
Animo
!
Volere
è
potere
.
Vogliamo
,
perdio
!
L
'
Italia
mostri
anche
in
questa
circostanza
che
non
è
la
terra
dei
morti
né
una
espressione
geografica
,
e
che
ben
s
'
ingannarono
que
'
due
oltramontani
che
l
'
accusarono
per
tale
.
Passo
a
riverirla
,
ecc
.
«
S
I.O
P
.
nei
Carabinieri
Reali
,
Legione
allievi
,
3.0
squadrone
,
nativo
della
provincia
di
Como
»
.
Torino
,
15
febbraio
1866
.
«
Signor
Direttore
,
«
Facendo
plauso
alla
municipalistica
proposta
di
pagare
il
debito
nazionale
fatta
dalla
benemerita
Gazzetta
del
Popolo
a
condizione
che
tutti
,
secondo
le
proprie
forze
,
vi
concorrano
,
mi
sottoscrivo
per
un
quarto
di
più
della
quota
che
sarà
per
toccarmi
.
SAVOJARDO
B
.
F
.
,
tipografo
dei
teatri
»
.
«
Signor
Direttore
,
Un
Consorzio
Nazionale
!
Oh
santissimo
concetto
!
Unica
,
efficacissima
àncora
di
salvamento
in
questi
duri
momenti
,
in
cui
l
'
Italia
veramente
indietreggia
all
'
abisso
!
Non
mi
perderò
,
signor
direttore
,
in
espansioni
cui
vorrebbe
trascinarmi
il
mio
cuore
commosso
innanzi
a
questa
grande
idea
;
all
'
espansione
darò
sfogo
quando
l
'
idea
avrà
preso
un
corpo
ed
un
'
anima
!
Ma
ora
i
nostri
mali
sono
abbastanza
e
anche
troppo
additati
.
Crediamo
noi
di
commuovere
con
ciò
i
nostri
nemici
?
O
speriamo
che
venga
alcuno
a
trarci
d
'
impaccio
?
È
tempo
di
adoperarci
e
adoperarci
efficacemente
per
guarire
questi
mali
.
E
lo
possiamo
se
lo
vogliamo
.
La
concordia
degli
animi
e
l
'
unione
dei
sacrifizi
possono
operare
miracoli
.
L
'
idea
santissima
di
un
Consorzio
Nazionale
è
forse
un
'
utopia
?
Essa
è
più
positiva
che
il
calcolo
di
coloro
che
vogliono
condurci
a
rovina
!
Perché
dunque
non
la
manderemo
ad
effetto
?
La
Società
di
Gianduja
,
invitata
,
se
occorre
,
si
riunisca
di
nuovo
per
farsi
nucleo
di
un
Consorzio
Nazionale
,
il
quale
sotto
la
protezione
del
nostro
bravo
Vittorio
si
costituisca
allo
scopo
di
salvare
l
'
Italia
pagandone
i
debiti
.
A
Gianduja
l
'
onore
dell
'
iniziativa
e
la
benedizione
delle
presenti
e
future
generazioni
d
'
Italia
;
all
'
Italia
gloria
e
risorgimento
!
Bravo
,
signor
direttore
!
Promuova
l
'
attuazione
della
sua
idea
.
Oh
se
potessimo
spingere
l
'
effettuazione
fino
a
renderla
sinonima
di
emancipazione
!
...
Ma
sarà
anche
questo
un
falso
lume
in
tanta
oscurità
?
Accolga
,
ecc
.
Alessandria
,
14
febbraio
1866
.
L
.
VEGLIO
,
maestro
elementare
»
.
«
Signor
Direttore
,
La
parte
più
cospicua
di
mia
sostanza
consiste
in
5
mila
lire
di
rendita
in
fondi
pubblici
italiani
.
Se
volessi
realizzarli
non
ne
ritirerei
che
il
61
e
centesimi
,
mentre
li
ho
comprati
all'80
.
M
'
associo
di
gran
cuore
per
lire
dieci
mila
alla
proposta
di
un
Consorzio
Nazionale
per
pagare
i
debiti
dello
Stato
;
e
a
ciò
mi
muove
non
solo
spirito
di
patriottismo
,
ma
anche
un
legittimo
interesse
,
poiché
nel
caso
che
la
sottoscrizione
riesca
,
il
rialzo
de
'
fondi
pubblici
mi
compenserà
ad
usura
.
Ci
pensino
anche
i
proprietari
che
ora
lamentano
che
la
troppa
quantità
di
carta
allontani
i
capitali
dalle
terre
e
dalle
case
.
Il
vostro
P
.
G
.
»
Riceviamo
una
lettera
di
adesione
alla
proposta
del
Consorzio
Nazionale
,
con
entro
un
biglietto
di
banca
.
Siccome
noi
né
possiamo
né
dobbiamo
ricevere
i
denari
d
'
una
sottoscrizione
di
tal
natura
,
così
avvertiamo
il
gentile
e
generoso
che
si
firma
Un
operaio
che
ha
lavoro
che
:
quel
biglietto
resta
a
sua
disposizione
,
e
sarà
restituito
dietro
le
volute
indicazioni
.
Da
PALLANZA
il
signor
Gio
.
Piceni
ci
scrive
associandosi
alla
proposta
del
Consorzio
Nazionale
offrendo
di
versare
fin
d
'
ora
lire
duemila
,
e
riservandosi
di
aumentare
la
cifra
a
seconda
delle
sue
forze
.
Egli
ci
suggerisce
inoltre
alcune
idee
che
verranno
esaminate
in
seguito
.
Per
ora
importa
che
venga
accettata
l
'
idea
fondamentale
.
La
mancanza
di
spazio
ci
costringe
a
rimandare
a
domani
il
seguito
di
queste
pubblicazioni
.
Ci
è
grato
però
di
dire
fin
d
'
ora
che
già
si
annunziano
adesioni
anche
di
MUNICIPI
.
StampaQuotidiana ,
Il
trattato
della
pacificazione
che
doveva
mettere
d
'
accordo
il
fascismo
e
il
socialismo
,
non
solo
non
ha
raggiunto
questo
risultato
,
ma
minaccia
di
raggiungerne
un
altro
affatto
diverso
ed
opposto
:
quello
di
dividere
il
fascismo
.
In
verità
i
fascisti
non
sono
divisi
da
un
diverso
proposito
di
eseguire
o
non
eseguire
il
trattato
,
giacché
il
trattato
,
in
quanto
i
fascisti
anche
in
passato
non
furono
mai
gli
iniziatori
ed
i
provocatori
della
violenza
,
ma
contennero
la
loro
azione
soltanto
sul
terreno
della
offensiva
e
della
necessaria
controffensiva
,
era
stato
da
essi
osservato
anche
prima
che
fosse
stipulato
ed
ha
continuato
ad
esserlo
dopo
.
L
'
opinione
fascista
è
invece
divisa
da
un
'
opposta
valutazione
della
convenienza
politica
del
trattato
medesimo
.
Noi
non
intendiamo
entrare
nel
merito
del
presente
dissidio
e
tanto
meno
erigerci
a
giudici
fra
le
due
tendenze
:
dei
concordatori
e
degli
anticoncordatori
.
Riconosciamo
che
vi
sono
ragioni
per
sostenere
tanto
l
'
uno
che
l
'
altro
punto
di
vista
,
ma
riconosciamo
altresì
che
la
necessità
di
mantenere
integra
l
'
unità
del
movimento
fascista
supera
di
gran
lunga
i
singoli
motivi
di
divisione
.
Durante
le
trattative
,
noi
abbiamo
fatto
presente
,
con
scrupolosa
esattezza
tutte
le
ragioni
che
,
a
nostro
avviso
,
stavano
contro
il
fatto
stesso
della
stipulazione
del
trattato
,
indipendentemente
dal
suo
eventuale
contenuto
.
Ragioni
che
potevano
riassumersi
in
queste
tre
fondamentali
eccezioni
di
carattere
pregiudiziale
:
implicito
disconoscimento
del
dovere
elementare
,
da
parte
dello
Stato
,
di
non
abbandonare
all
'
iniziativa
e
all
'
azione
dei
singoli
partiti
o
fazioni
,
il
compito
di
tutelare
l
'
ordine
pubblico
,
che
deve
invece
restare
di
esclusiva
competenza
dello
Stato
sovrano
;
implicito
riconoscimento
del
monopolio
della
rappresentanza
degli
interessi
sindacali
e
dell
'
organizzazione
della
classe
lavoratrice
da
parte
dei
socialisti
;
implicita
alterazione
del
carattere
puramente
nazionale
,
non
fazioso
e
antisovversivo
,
del
fascismo
.
Con
l
'
accordo
diretto
,
fuori
dello
Stato
,
infatti
,
il
fascismo
non
solo
disconosceva
quello
che
aveva
sempre
affermato
,
che
cioè
lo
Stato
aveva
il
preciso
dovere
di
reprimere
prontamente
ed
energicamente
ogni
tentativo
diretto
a
sovvertire
ed
a
turbare
l
'
ordine
nazionale
,
ma
veniva
a
porsi
sullo
stesso
terreno
dei
socialisti
,
cioè
di
una
fazione
che
pretende
di
agire
fuori
dello
Stato
e
fuori
dell
'
ordine
nazionale
,
ed
inoltre
riconosceva
questi
ultimi
come
i
legittimi
e
naturali
rappresentanti
degli
interessi
delle
classi
lavoratrici
,
avulsi
da
quelli
della
Nazione
.
Ma
di
fronte
a
questi
motivi
d
'
ordine
ideale
,
a
trattato
firmato
,
abbiamo
tenuto
a
mettere
in
rilievo
i
vantaggi
d
'
ordine
pratico
,
che
il
trattato
stesso
avrebbe
potuto
apportare
,
e
cioè
:
primo
,
la
chiara
dimostrazione
del
vivo
desiderio
della
parte
fascista
di
raggiungere
la
pace
civile
,
anche
a
costo
del
sacrificio
dei
proprii
interessi
di
partito
;
secondo
,
la
facilitazione
del
compito
del
Governo
d
'
intervenire
finalmente
a
rintuzzare
la
tracotanza
degli
elementi
antinazionali
.
Senonché
oggi
noi
crediamo
che
l
'
opportunità
di
una
tale
polemica
sia
stata
superata
dai
fatti
.
Essa
oggi
non
avrebbe
tanto
lo
scopo
di
chiarire
l
'
atteggiamento
da
assumere
di
fronte
agli
avversari
,
quanto
quello
di
rincrudire
i
motivi
di
divisione
e
di
dissidio
nel
campo
fascista
.
A
che
pro
infatti
,
discutere
se
il
trattato
sia
stato
un
accorgimento
o
un
errore
,
un
bene
o
un
male
,
quando
il
trattato
di
fatto
più
non
esiste
?
Per
quanto
discusso
e
bistrattato
nel
campo
fascista
,
il
trattato
era
stato
sostanzialmente
osservato
dai
fascisti
;
era
stato
osservato
,
anche
se
non
da
tutti
riconosciuto
,
perché
,
per
osservarlo
,
i
fascisti
non
avevano
che
da
continuare
nella
attitudine
che
avevano
ancora
prima
osservata
.
Dalla
parte
socialista
invece
il
trattato
non
solo
fu
materialmente
violato
,
ma
fu
anche
formalmente
denunciato
.
Mentre
i
fascisti
facevano
parole
,
i
socialisti
facevano
fatti
.
Mentre
gli
uni
imprecavano
al
trattato
,
gli
altri
lo
infrangevano
e
lo
proclamavano
irrito
e
nullo
.
Se
così
stanno
le
cose
,
la
condotta
dei
fascisti
ci
sembra
chiara
e
semplice
:
innanzi
tutto
por
termine
alla
polemica
sulla
convenienza
del
trattato
:
polemica
inattuale
e
inopportuna
,
che
non
ha
più
lo
scopo
di
evitare
il
fatto
puramente
formale
della
stipulazione
del
trattato
,
oramai
irrevocabile
,
e
non
può
avere
neppure
lo
scopo
di
sottrarli
all
'
esecuzione
di
obblighi
onerosi
e
senza
corrispettivi
,
dal
momento
che
essi
sono
stati
liberati
da
ogni
obbligo
dalla
inadempienza
e
dalla
formale
denuncia
dell
'
altra
parte
contraente
;
ma
che
viceversa
può
avere
il
risultato
funesto
di
approfondire
una
divisione
che
deve
essere
a
tutti
i
costi
evitata
.
In
secondo
luogo
dare
atto
ai
socialisti
della
loro
condotta
contraria
al
trattato
e
prendere
atto
dell
'
avvenuta
denuncia
e
reclamare
energicamente
dallo
Stato
,
che
ciò
che
non
si
è
potuto
ottenere
per
via
d
'
accordi
,
si
ottenga
,
più
onestamente
e
più
legittimamente
,
per
opera
del
suo
doveroso
intervento
.
Così
le
cose
,
dopo
un
esperimento
che
nella
sua
artificiosa
costruzione
ha
avuto
pure
il
merito
di
dimostrare
la
buona
volontà
della
parte
nazionale
,
saranno
rimesse
sul
loro
naturale
terreno
:
il
terreno
dell
'
ordine
giuridico
e
politico
normale
,
nel
quale
l
'
autorità
dello
Stato
deve
imperare
sovrana
e
colpire
tutti
i
tentativi
diretti
a
sovvertire
gli
ordinamenti
costituzionali
,
a
violare
la
libertà
di
lavoro
,
a
distruggere
le
istituzioni
nazionali
.
Anziché
perseverare
in
una
lotta
intestina
,
che
non
giova
alla
loro
vigorosa
azione
contro
i
nemici
interni
della
Patria
,
i
fascisti
devono
ancora
una
volta
mettere
in
mora
il
Governo
perché
compia
intero
il
suo
dovere
contro
costoro
,
se
non
vuole
che
la
violenza
fascista
si
sostituisca
al
suo
legittimo
potere
coercitivo
,
nell
'
interesse
della
Nazione
.
StampaQuotidiana ,
Carnera
debutta
a
Milano
nelle
giostre
ammaestrate
della
lotta
libera
,
del
catch
.
Mi
dicono
che
abbia
nuovamente
fortuna
.
L
'
ho
conosciuto
molti
anni
fa
,
a
Barcellona
,
ed
è
probabile
,
è
anzi
sicuro
,
che
egli
non
si
ricordi
affatto
di
me
.
Eppure
,
appunto
perché
egli
mi
fece
tornare
fanciullo
,
fui
il
suo
profeta
.
Attorno
a
lui
i
grandi
saggi
,
i
grandi
sapienti
della
scienza
sportiva
segretamente
sghignazzavano
.
Essi
lo
avevano
già
visto
a
Milano
,
in
una
esibizione
di
pugilato
al
Palazzo
dello
Sport
,
lo
avevano
inquadrato
dal
basso
in
alto
,
arcuando
scetticamente
un
sopracciglio
,
lo
avevano
scientificamente
«
soppesato
»
.
Avevano
guardato
le
vene
varicose
delle
sue
gambe
affaticate
per
sostenere
quella
sua
mole
torreggiante
:
avevano
detto
che
il
suo
pugno
era
lento
come
un
«
merci
»
;
gli
negavano
ogni
intelligenza
e
ogni
spirito
combattivo
.
Davanti
alle
loro
definizioni
-
«
colosso
dai
piedi
d
'
argilla
»
,
o
,
più
popolarescamente
,
«
sacco
di
patate
»
-
io
tremavo
,
prendendo
il
treno
che
,
sul
finire
del
novembre
1930
,
mi
portava
in
Spagna
per
assistere
al
suo
incontro
con
Paolino
Uzcudum
.
Avevo
visto
al
lavoro
,
quattro
o
cinque
anni
prima
,
il
«
toro
di
Bilbao
»
.
Contro
l
'
ex
spaccalegna
che
aveva
il
torace
ampio
,
quadrato
,
solido
come
una
cassaforte
cosa
avrebbe
fatto
quel
marmittone
di
gigantesco
emigrato
friulano
?
Primo
Camera
,
da
ragazzino
,
aveva
frequentato
le
scuole
dei
mosaicisti
di
Sequals
,
dove
l
'
arte
delle
«
tessere
»
è
tramandata
,
dicono
,
sin
dai
tempi
di
Aquileia
.
Mosaicista
contro
Spaccalegna
.
Chi
avrebbe
vinto
?
Segretamente
puntai
sul
Mosaicista
.
Emilio
Colombo
,
mattatore
bonariamente
roboante
del
giornalismo
sportivo
,
lo
indovinò
:
e
mi
guardava
con
sorridente
,
amichevole
pietà
.
Condannato
io
pure
alla
vecchia
legge
che
impone
al
cronista
sportivo
il
pronostico
,
dopo
aver
visto
Carnera
,
dopo
aver
parlato
con
Carnera
,
scrissi
:
«
Il
Mosaicista
batterà
il
Legnaiolo
»
.
A
Carnera
chiesi
:
«
Come
va
?
»
.
Mi
rispose
:
«Così...»
.
Eravamo
nella
stanza
di
un
albergo
sulle
Ramblas
di
Barcellona
.
Camera
era
disteso
sul
letto
e
un
cinese
lo
massaggiava
.
Seduto
vicino
al
letto
stava
il
suo
manager
,
il
giornalista
che
lo
aveva
scoperto
due
o
tre
anni
prima
in
un
baraccone
di
lottatori
da
fiera
.
Il
giornalista
era
un
ometto
piccolo
che
pesava
cinquantacinque
chili
contro
í
centoventi
del
suo
pupillo
,
e
che
aveva
un
accenno
di
baffi
alla
Menjou
.
Vigilava
sul
massaggio
e
vigilava
,
mi
sembrò
,
anche
sulle
risposte
del
gigante
,
che
,
prima
di
parlare
,
lo
guardava
intimidito
come
fa
un
grande
cane
con
il
suo
piccolo
padrone
.
Sull
'
attaccapanni
era
appesa
la
giacca
di
Carnera
:
vasta
come
un
paltò
.
Di
sotto
il
letto
,
spuntavano
le
famosissime
scarpe
del
gigante
,
che
per
qualche
tempo
furono
celebri
come
le
scarpe
di
Charlot
.
I
vetri
erano
socchiusi
:
l
'
estate
torrida
.
Il
nudo
colosso
era
depilato
scrupolosamente
:
la
mano
untuosa
del
cinese
correva
sul
torace
,
sul
ventre
,
sulle
cosce
,
sulle
reni
.
La
stanza
era
piccola
:
sembrava
che
i
piedi
del
gigante
la
occupassero
tutta
.
Sapevo
la
sua
storia
ed
era
inutile
me
la
facessi
ripetere
.
Al
paese
,
un
pane
scarsissimo
,
come
in
tante
case
delle
Prealpi
friulane
.
A
dodici
anni
,
un
biglietto
di
terza
classe
,
l
'
indirizzo
di
un
cugino
in
un
villaggio
delle
Lande
francesi
.
Il
colossale
ragazzo
friulano
aveva
ripercorso
la
strada
che
vent
'
anni
prima
era
stata
familiare
a
Gabriele
D
'
Annunzio
quando
cantava
press
'
a
poco
così
:
«
Ascolto
il
grido
della
procellaria
/
nel
vento
della
Landa
solitaria
...
»
.
Ma
il
grido
delle
procellarie
non
interessava
il
ragazzo
:
egli
non
udiva
altro
che
il
grido
,
molto
più
insistente
,
dell
'
appetito
.
Mosaicista
,
legnaiolo
,
manovale
,
muratore
:
nessun
mestiere
gli
dava
abbastanza
da
sfamarsi
.
Alla
meglio
,
masticò
qualche
lenta
parola
di
francese
,
con
una
voce
cupa
e
gutturale
.
Aveva
ossa
colossali
da
uomo
delle
caverne
:
ma
rivestite
di
poca
carne
.
Il
padrone
di
un
baraccone
disse
.
«
A
forza
di
zappa
,
lo
farò
ingrassare
e
ne
farò
un
numero
che
sbalordirà
tutti
i
villaggi
delle
Lande
e
della
Guascogna
»
.
Così
,
fiutando
come
un
cane
randagio
un
calderone
di
minestra
,
il
ragazzo
,
vagabondo
da
un
cantiere
all
'
altro
,
trova
la
sua
strada
che
lo
porta
alle
tende
delle
baracche
e
dei
circhi
.
Alla
sera
,
nelle
luci
dell
'
acetilene
,
sta
in
fila
con
gli
altri
lottatori
sulla
pedana
della
baracca
.
soia
a
stando
di
due
palmi
tutti
i
compagni
.
In
pochi
mesi
tocca
i
centotrenta
chili
e
supera
di
parecchio
i
due
metri
di
statura
.
Un
futuro
corazziere
?
No
.
Non
potrebbe
farlo
perché
ha
i
piedi
appiattiti
dal
peso
che
su
essi
sovrasta
.
A
vedere
quei
torace
,
là
,
sul
letto
d
'
albergo
di
Barcellona
,
non
si
poteva
far
a
meno
di
dire
:
«
Questo
è
certamente
l
'
uomo
più
forte
del
mondo
»
.
Il
Padreterno
s
'
era
tolto
il
capriccio
di
fare
venire
al
mondo
una
statua
.
Dalla
cintola
in
su
,
Carnera
era
un
capolavoro
della
creazione
.
Quel
«
sacco
di
patate
»
era
degno
di
Fidia
,
di
Giove
,
dei
Ciclopi
.
Si
deve
a
quel
torace
se
il
mondo
ha
avuto
il
«
romanzo
Carnera
»
,
la
sua
strana
storia
di
Tarzan
tante
volte
gabbato
dai
piccoli
uomini
furbi
,
colossale
e
-
dicevano
i
saggi
-
incapace
di
cattiveria
,
ibrido
di
semidio
e
di
disgraziato
,
imbarcato
sull
'
altalena
della
vita
che
,
una
volta
,
lo
portava
verso
la
ricchezza
e
,
un
'
altra
volta
,
giù
nella
miseria
,
costretto
sempre
a
risalire
faticosamente
.
Vinse
a
Barcellona
.
Rivinse
Per
lui
,
si
mosse
anche
Mussolini
.
L
'
Italia
ebbe
in
questo
emigrante
friulano
dalla
voce
gutturale
e
dal
mento
«
senza
grinta
»
,
senza
volontà
in
un
tempo
di
«
mascelle
volitive
»
il
suo
unico
campione
del
mondo
.
Poi
,
il
ko
,
í
lestofanti
che
lo
abbandonano
dopo
aver
fatto
volatilizzare
i
suoi
guadagni
,
persino
un
periodo
di
immobilità
per
una
paralisi
,
e
il
lento
,
affranto
risollevarsi
e
di
nuovo
la
povertà
del
vagabondo
che
vende
per
le
strade
,
davanti
a
un
tavolino
pieghevole
,
bustine
di
lamette
da
barba
.
Adesso
,
con
il
catch
ammaestrato
,
pare
abbia
fatto
nuovamente
fortuna
.
StampaQuotidiana ,
La
Gazzetta
Ufficiale
dopo
aver
dato
il
dispaccio
del
passaggio
del
Mincio
così
si
esprime
:
«
Pubblicando
il
precedente
dispaccio
sulle
notizie
della
guerra
,
prendiamo
l
'
occasione
per
esortare
il
pubblico
a
non
accogliere
le
varie
voci
che
per
leggerezza
o
per
fini
malvagi
si
vogliono
mettere
in
giro
in
simili
casi
.
«
Il
governo
,
per
corrispondere
alla
giusta
ansietà
del
paese
,
ha
disposto
che
le
notizie
pervenute
dal
campo
siano
immediatamente
distribuite
a
tutti
i
giornali
senza
distinzione
,
e
comunicate
per
telegrafo
alle
autorità
politiche
delle
provincie
,
perché
esse
le
rendano
alla
loro
volta
di
pubblica
ragione
.
«
Queste
comunicazioni
,
le
sole
che
siano
e
si
abbiano
da
ritenere
come
ufficiali
,
saranno
autenticate
dalla
firma
del
ministro
o
del
segretario
generale
dell
'
interno
.
«
Non
si
può
d
'
altra
parte
presumere
che
si
abbiano
da
dare
notizie
ogni
giorno
.
Si
comprende
facilmente
che
la
più
ovvia
prudenza
vieta
di
parlare
dei
movimenti
e
delle
operazioni
militari
prima
che
i
movimenti
e
le
operazioni
siano
compiuti
,
e
che
i
Corpi
di
marcia
non
fanno
sapere
il
loro
indirizzo
,
il
quale
,
anche
sapendosi
,
dovrebbe
in
ogni
modo
esser
taciuto
»
.
Noi
vogliamo
sperare
che
i
riguardi
che
si
avranno
per
la
stampa
a
Firenze
saranno
usati
anche
altrove
,
poiché
in
questi
momenti
di
febbrile
ansietà
preme
a
tutti
ugualmente
d
'
avere
notizie
sollecite
ed
esatte
,
e
tutti
vi
hanno
uguale
diritto
.
Molti
dispacci
arriveranno
a
notte
inoltrata
.
E
perché
non
dovranno
essere
comunicati
immediatamente
ai
giornali
?
Non
dee
forse
il
governo
,
egli
pel
primo
,
avere
al
cuore
di
non
lasciare
il
pubblico
nell
'
incertezza
,
poiché
solo
l
'
incertezza
degli
animi
può
talvolta
far
parer
vera
per
qualche
ora
una
falsa
notizia
inventata
da
qualche
nemico
?
Oltre
a
ciò
che
vale
aver
votate
disposizioni
per
impedire
i
falsi
allarmi
e
ragguagli
sui
movimenti
dell
'
esercito
,
se
poi
si
lascia
che
il
pubblico
sia
ingannato
con
trappolerie
,
come
ben
dice
La
Provincia
?
Certe
mistificazioni
e
particolarmente
in
momenti
sì
gravi
si
debbono
impedire
ad
ogni
modo
.
Ma
che
diremo
della
redazione
dei
dispacci
?
Il
telegramma
da
Firenze
di
ieri
mattina
fu
universalmente
deplorato
.
Esso
non
ha
senso
comune
,
ed
è
spiaciuto
appunto
perché
inintelligibile
.
Che
una
guerra
coll
'
Austria
fosse
cosa
seria
sapevasi
già
prima
e
si
è
detto
su
tutti
i
toni
.
L
'
Italia
s
'
è
dunque
preparata
a
tutto
,
e
saprà
far
fronte
a
tutto
.
Essa
non
ha
mestieri
di
telegrammi
amfibologici
;
di
telegrammi
in
contradizione
tra
di
loro
come
accadeva
tra
il
dispaccio
fiorentino
e
quello
più
soddisfacente
della
prefettura
di
Brescia
!
StampaQuotidiana ,
Gli
uomini
che
dirigono
il
movimento
fascista
hanno
reso
stamane
un
grande
servizio
alla
Nazione
.
Sta
di
fatto
che
oggi
il
tema
del
trattato
di
pace
,
stipulato
fra
il
gruppo
parlamentare
fascista
per
conto
anche
di
tutte
le
più
attive
forze
nazionali
e
il
gruppo
parlamentare
socialista
anch
'
esso
rappresentante
indiretto
di
una
vasta
massa
,
in
cui
confluivano
le
correnti
sovversive
del
Paese
non
costituisce
più
un
motivo
di
dibattiti
veramente
importanti
,
e
non
può
costituire
un
degno
motivo
di
scissioni
o
di
divergenze
veramente
giustificate
.
Suscettibile
come
sono
,
in
fondo
,
tutte
le
cose
umane
di
critiche
e
di
osservazioni
fondate
,
al
momento
in
cui
esso
fu
stipulato
,
è
entrato
ormai
nella
vita
stessa
della
Nazione
e
appartiene
al
passato
:
al
passato
da
cui
è
sorta
l
'
odierna
situazione
politica
,
profondamente
differente
e
certo
assai
migliore
di
quella
che
preoccupava
le
coscienze
all
'
indomani
delle
elezioni
generali
.
Per
questa
ragione
,
è
perfettamente
onesto
e
giusto
e
non
è
per
nulla
,
come
qualche
avversario
in
malafede
sussurra
,
ipocrita
reticenza
il
fatto
che
oggi
su
questo
passato
non
si
discuta
più
,
e
si
evitino
dissensi
e
recriminazioni
inutili
,
sterili
,
dannose
.
Ed
è
altrettanto
onesto
e
giusto
che
nell
'
odierno
congresso
fascista
le
principali
discussioni
vengano
impostate
sulle
direttive
dell
'
azione
avvenire
,
che
sulle
sorti
del
movimento
avranno
una
così
grande
influenza
,
invece
che
sulle
vicende
passate
.
Ma
è
altresì
vero
che
questo
superamento
delle
più
sterili
divergenze
,
compiuto
per
affrontare
in
pieno
la
realtà
della
situazione
odierna
,
dimostra
una
vera
superiorità
spirituale
del
movimento
fascista
su
gli
altri
partiti
,
le
cui
discussioni
difficilmente
escono
dal
chiuso
dei
più
gretti
personalismi
e
delle
più
vane
recriminazioni
.
Questa
superiorità
spirituale
,
certamente
provocata
dalla
coscienza
di
consapevolmente
servire
un
altissimo
interesse
,
quale
è
quello
della
Patria
,
siamo
certi
si
manterrà
nelle
discussioni
imminenti
,
in
cui
le
direttive
del
fascismo
saranno
determinate
.
La
funzione
politica
del
fascismo
,
che
primo
è
riuscito
ad
inquadrare
le
grandi
masse
in
un
'
azione
politica
schiettamente
nazionale
,
è
di
enorme
importanza
,
e
di
un
valore
assolutamente
decisivo
per
l
'
avvenire
del
Paese
.
Per
questo
,
oggi
tutte
le
coscienze
puramente
italiane
seguono
con
cuore
trepidante
le
sorti
dell
'
adunata
fascista
e
le
modalità
attraverso
le
quali
il
nuovo
partito
,
l
'
immancabile
caposaldo
di
tutte
le
concentrazioni
di
forze
essenzialmente
nazionali
,
vi
si
definisce
e
vi
si
concreta
.
Noi
esprimiamo
l
'
augurio
,
col
più
fervido
cuore
,
che
il
Partito
Nazionale
Fascista
,
attraverso
il
quale
le
masse
dei
combattenti
vittoriosi
,
e
dei
più
attivi
lavoratori
,
potranno
inquadrarsi
sotto
la
bandiera
della
Patria
,
ed
accanto
al
quale
il
movimento
nazionalista
,
con
le
sue
caratteristiche
dottrinali
e
intellettuali
di
lucida
e
chiaroveggente
minoranza
,
può
intensamente
agire
,
sorga
dalle
odierne
discussioni
romane
quanto
mai
forte
,
compatto
,
sostanzialmente
fuso
su
alcune
chiarissime
direttive
essenziali
,
che
ne
faciliteranno
l
'
opera
utile
e
necessaria
.
La
crisi
politica
italiana
,
che
dura
dal
giorno
in
cui
tacque
e
si
spense
l
'
attività
di
una
Destra
nazionale
,
si
potrà
così
avviare
verso
il
suo
componimento
:
verso
un
più
stabile
equilibrio
dei
partiti
,
che
assicuri
alla
Nazione
la
continuità
dell
'
opera
necessaria
a
raggiungere
i
fini
essenziali
di
sviluppo
e
di
espansione
.
Su
questa
linea
,
è
stato
mosso
oggi
,
nel
mausoleo
di
Augusto
,
un
passo
di
cospicua
importanza
.
L
'
attiva
e
consapevole
coscienza
nazionale
che
anima
i
duci
del
fascismo
farà
sì
che
altri
se
ne
compiranno
in
questi
giorni
,
affinché
il
nuovo
Partito
divenga
veramente
uno
dei
capisaldi
essenziali
della
ricostruzione
nazionale
.