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ITALIA E GERMANIA ( - , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Alfine , dopo duecento cinquanta giorni dalla nostra dichiarazione di guerra all ' Austria , l ' organo magno della borghesia italiana ha rotto il silenzio per tanto tempo conservato sulle relazioni fra Italia e Germania . Per otto lunghi mesi il Popolo d ' Italia si era trovato quasi solo a rimuover le stagnanti e oscure acque italo - tedesche , a illustrare il pericolo germanico , a chiedere apertamente , senza infingimenti , quello che era una necessità e un dovere per l ' Italia : la dichiarazione di guerra all ' impero del kaiser . Quasi sempre ci eravamo trovati di contro l ' ostilità della censura che mozzava notizie e argomentazioni . Ma la storia cammina , e nessun censore fino ad oggi è riuscito a trattenerla . Il destino ha un suo fatale andare . Ciò che è necessario e indeprecabile , al fine si impone . I mestatori , le fazioni , gli uomini di Stato , possono talvolta rallentare una corrente ; ma se essa è fatale , cioè se è determinata da grandi ragioni storiche , la corrente a un certo punto rompe gli ostacoli , travolge gli uomini e avanza . Quando il Popolo d ' Italia , che ha agitato coraggiosamente la nuova bandiera di fede e di lotta , incitava perché si dichiarasse guerra alla Germania , i timorati si scandalizzavano , il ministero stringeva i freni , e gli ossequienti censori imbiancavano le nostre colonne . Ma la storia cammina , anche non ostante i timori di Salandra , le intemperanze della censura e i silenzi di certi giornali . L ' equivoca situazione italo - tedesca ha generato un grave disagio in Italia e nel campo degli Alleati . Ormai anche i timorati e i prudenti rompono il silenzio . Tutti avvertono l ' equivoco . Il disagio morale va divenendo intollerabile . Ed ecco che anche il grave Corriere della Sera rompe la consegna , e constata che « dopo l ' inizio delle ostilità è accaduto qualche cosa che avrebbe potuto far apparire al Governo legittimo ed opportuno raccogliere la disfida che la Germania ci lanciava » . Il Corriere della Sera ha intitolato il suo articolo : « Alle radici del disagio » . Ma a queste radici ha solo accennato . Non le ha messe al sole ; non ha avuto il coraggio di svellerle . Eppure avrebbe dovuto farlo , poiché ammetteva che un disagio esiste . La situazione fra Italia e Germania è strana e oscura . Non chiari sono anche i rapporti fra noi e gli Alleati . Abbiamo firmato il patto di Londra . Ma ciò non ha troncato il nodo gordiano . In vero , ci siamo impegnati a non far pace separata con la Germania , cioè con una Potenza con cui ... non siamo in guerra ! Ecco il primo grande equivoco , di natura diplomatica . La guerra ufficialmente non è stata ancor dichiarata fra Italia e Germania . Viceversa effettivamente esiste , poiché l ' Impero tedesco dà all ' Austria oro , armi , munizioni , ufficiali , soldati . E l ' Illustrazione italiana , alcuni mesi fa , riproduceva la fotografia di un gruppo di autentici soldati tedeschi fatti prigionieri dai nostri nel Trentino . La pubblicazione del documento , corredata da una chiara ed esplicita indicazione , fu permessa dalla censura . Un giornale giolittiano di Torino , non certo sospettabile di odio alla Germania , dopo il siluramento dell ' Ancona pubblicava una nota secondo cui il Consiglio dei ministri italiano era venuto in possesso di prove testimonianti che il sommergibile siluratore non era austriaco . Il che voleva significare che era tedesco . Uno stato di guerra , adunque , esiste . Ma non si è avuta una dichiarazione ufficiale . Ed ecco il secondo grande equivoco , di natura militare . In definitiva esiste questo stato di fatto : la Germania opera ai fini della nostra sconfitta ; invece il Governo di Roma non osa rispondere , evita ogni mossa là dove può ritenere di trovarsi a fronte i tedeschi , cerca di tener celati tutti gli atti di ostilità che la Germania compie in nostro danno , e non reprime interamente come dovrebbe e potrebbe il contrabbando e lo spionaggio in favore della Germania . Gli eccessi della censura potranno in parte celare la verità agli italiani . Ma agli Alleati non di certo . Gli Alleati sanno , vedono e riflettono . Ed ecco la vera ragione di certe diffidenze . Perché Salandra non ha osato ? Forse per evitare una grande azione della Germania contro di noi ? Ma chi , in buona fede può crederlo ? Se la Germania avesse potuto agire contro di noi , lo avrebbe fatto molto volentieri , senza attendere la dichiarazione di guerra di Salandra . Riportiamo il parere di uno scrittore politico imparziale , amico del Presidente del Consiglio : « Data la linea generale del programma della Germania nel grande conflitto europeo , chi può sperare che la sua condotta verso l ' una o l ' altra potenza , e tanto meno verso l ' Italia , sia ispirata o possa essere ispirata da idee di generosità o da sentimenti di simpatia ? Se la Germania non attacca l ' Italia non è perché essa voglia riservarsi una porta per l ' avvenire , ma perché forse , in questo momento , crede più opportuno sfondare altre porte , o non crede di avere forze sufficienti per sfondare , insieme , anche questa delle Alpi . Ma state pur sicuri che se e quando stimerà opportuno e sarà in forze , non i vostri begli occhi , o germanofili di vecchia e nuova rocca , e non il ricordo dei vostri amori e delle vostre lotte in suo onore , frenerà la tedesca rabbia dal desiderio di venire a devastare le belle rive . Quando suonerà l ' ora di tentare il colpo contro l ' Italia , il tentativo sarà fatto . Figgetevi bene in mente questo . « Dunque , bisogna non addormentarsi nella stupidità della illusione sulla longanimità o la sentimentalità dei tedeschi per noi , o sull ' interesse dei tedeschi d ' averci amici , se non nel presente , nell ' avvenire » . Così scriveva Rastignac , pensatore non sospetto . Ciò valga anche per sfatare la idiota leggenda di una pretesa volontà tedesca di rappacificarsi con l ' Italia sotto gli auspici di ... Giovanni Giolitti . Fra Italia e Germania si è scavato un abisso che nessuno più colmerà , a meno che la prima non rinunzi al suo avvenire e alle sue aspirazioni nazionali . La Germania mira a Trieste e al Mediterraneo . La Germania ha bisogno , per sorreggersi , di un ' Austria forte , padrona dell ' Adriatico e dei Balcani . Tedeschi e italiani dunque , tendono a fini antitetici . Il trionfo degli uni richiede , come condizione necessaria , la sconfitta degli altri . E allora , qual ' è l ' intima ragione della politica di Salandra ? Noi riteniamo che , egli non osi gettar l ' ultima alea e varcare il Rubicone per semplici ragioni parlamentari . Egli teme la Camera . Ma col posporre gli interessi d ' Italia alla piccola politica di un Parlamento cui il popolo tolse ogni autorità nel maggio 1915 , l ' on . Salandra manca ai suoi doveri verso la nazione . La guerra è giunta a un punto tale che per chiudersi con una vittoria nostra è necessaria la più intima unione fra gli Alleati . Gli scacchi del 1915 si sono verificati per la mancanza di unione fra le Potenze dell ' Intesa . Per la vittoria occorre che questa unione si effettui . Occorre che si agisca con unità di intenti . E se per vincere fosse necessario che truppe anglo - francesi operassero in Italia , o che truppe italiane operassero nel Belgio o in Francia o altrove , ciò deve potersi verificare . La dichiarazione di guerra alla Germania è pertanto una premessa imprescindibile . Salandra osi . Irriterà i giolittiani , ma servirà l ' Italia . E poi , i giolittiani non gli concederanno mai pace , anche se l ' equivoco italo - tedesco perdura . Otto mesi di guerra dovrebbero aver insegnato almeno questo . Non abbiamo volutamente fatto cenno delle alte ragioni di civiltà che impongono anche a noi italiani la guerra contro la Germania . Ciò per dimostrare ai machiavellici che la dichiarazione di guerra ai tedeschi è imposta anche da considerazioni realistiche .
SANDRINO MARIOLINO E QUEL NEGHER ( Bianciardi Luciano , 1963 )
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Tanto per cominciare , stamani dal terrazzo si vedeva il Monte Rosa , illuminato a gloria da un impensabile sole novembrino . E poi Inter - Bologna è sempre stata una bella partita : due anni or sono finì sei a quattro , e fu roba da infarto , velocissima , manovrata , pulita . E comunque l ' Inter bisogna vederla sempre : non a caso è già entrata nella storia della poesia contemporanea , insieme alle sole Juve e Triestina ; ha un pubblico fra i più passionali , un po ' simile negli umori ai contradaioli senesi . Insomma , si va . Lo stadio è lustro , riverniciato : danno fastidio le due pubblicità di lancette che chiudono le porte , e quella specie di teepee da pellerossa che al centro parla di « fibra viva » . Cos ' altro non va ? Ecco , ci vorrebbe il cartellone luminoso , per le formazioni delle squadre , tanto più che gli altoparlanti gracchiano , e si capisce poco . Ci vorrebbe anche l ' orologio grande , che segni lo scorrere dei minuti , altrimenti trovi sempre un tifoso che ti domanda di continuo quanto manca . In ogni modo sono entrati : dalla parte nostra c ' è Facchetti , quello dal compasso lungo , e siccome contrasta Perani , che è un ' aletta bassa , speriamo che non faccia come a Mosca . Invece se la cava bene , e il pubblico l ' applaude . Applaude Ricami , incoraggia Mazzola ( lo chiamano « Sandrino » e se sbaglia danno la colpa al rigore che sbagliò domenica scorsa a Roma , e che lo avrebbe demoralizzato ) ; applaude soprattutto Corso , cioè Mariolino , che fa sempre bene , non ne sbaglia una . Quando poi Bulgarelli resta a terra , e i suoi compagni lanciati verso il go1 non buttano fuori la palla , e ci pensa invece lui , allora gli applausi diventano uragano . Bravo , corretto e sportivo : tenace nel gioco , specialmente con Bulgarelli che è il suo più naturale avversario , ma sportivo . Con Jair usano due misure . Se dribbla due avversari è « il negretto » , ma se poi insiste e dribbla anche se medesimo , allora diventa « quel negher lì » . Intervallo : rimettono a posto le lamette e la tenda indiana , ricominciano a vendere boccette di cognac e di amaro ( per la verità dicono di « amarildo » ) entrano in campo certi municipali in divisa e coi rastrelli rattoppano il terreno , da chissà dove compare il Rollamatic , vestito da boscaiolo canadese , va a sedersi sulla panchina di Fulvio Bernardini , e mette ordine nei suoi appunti . Poi sparisce , chissà dove , e sulla panchina c ' è di nuovo l ' allenatore , tranquillo , sorridente , con gli occhiali , come un vero dottore . E pensare che ai suoi tempi era il miglior centrocampista d ' Europa : da quanto era bravo , lo escludevano dalla Nazionale . Gli altri , dicevano , non sarebbero stati in grado di capire le finezze del suo gioco . Ed era vero . Ora il compasso lungo s ' è spostato dall ' altra parte , l ' ombra degli spalti erti ha invaso quasi tutto il campo , il gioco continua velocissimo e a uno a uno si sfiatano tutti , per primo Haller , il biondo tavolone duro come il sasso . La gente si sgola , ma si capisce di già che finisce zero a zero . Hanno accesi i transistors , e gli onnivori del gioco del calcio guardano la partita e ne ascoltano intanto altre sei . Quando il discorso cade sulla nostra , vien fatto di controllare se il cronista dice giusto o se invece tira a indovinare . Dice giusto . Quando l ' arbitro dà il segno della fine , fischiano , ma hanno torto , perché gol non ce ne sono stati è vero , ma la partita vale quella di due anni or sono : veloce , manovrata e pulita . Tutti fanno calca alle sbarre , c ' è un po ' di pigia pigia , ma fra poco siamo liberi : lo stadio si vuota . A guardarlo da lontano , con tutta la gente che scende per la rampa elicoidale , sembra un enorme bullone che tenti di avvitarsi al cielo .
Cinema ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Siccome l ' evidenza non è evidente , allora conviene affiancare a una spiegazione razionale di questa guerra una interpretazione fantastica . Una spiegazione che balza agli occhi - gli americani vogliono dominare il mondo - è troppo semplice per essere convincente . Eppoi una quantità di gente pensa che essere dominati dagli americani non è poi tanto male . Una spiegazione un po ' più dettagliata - gli americani vogliono colonizzare i Balcani , stringere d ' assedio la Russia , ammonire la Cina , subordinare a sé l ' Occidente europeo , fare delle regioni del mondo altrettanti protettorati - è troppo geopolitica e complicata perché possa essere compresa dall ' opinione media . Presuppone che ciascuno abbia a casa un mappamondo , conosca la storia del secolo , e afferri che il mondo non è quella palla che gira annunciando i telegiornali . Una spiegazione che ripeta che questa guerra , come ogni guerra , apporta più sofferenze di quelle che dice di voler alleviare appare sentimentale e imbelle , e priva gli intellettuali , i filosofi , gli storici , gli osservatori , gli strateghi del piacere che provano a sottilizzare e speculare . Sebbene abbiano letto tanti libri e sappiano che tutte le guerre sono state condotte in nome della civiltà - che la nazione americana è impiantata sull ' annientamento degli aborigeni , come la ricchezza europea è figlia della evangelizzazione spagnola degli indios - è come se non avessero la licenza elementare . Meglio ripiegare su una ( o due ) interpretazioni fantastiche . La prima è cinematografica . L ' America di una volta , quella della statua della libertà e delle nuove frontiere , ha inventato il cinema : la nuova leggenda del secolo . E con esso si identifica , confondendolo con la realtà o ancor più sovrapponendolo alla realtà . Perciò uno studente americano pensa che il Kosovo sia una riserva indiana , il generale Clark applica al pianeta gli insegnamenti ricevuti a West Point , Bill Clinton sogna la sua faccia da pesce scolpita sulla montagna dove Cary Grant salvava non ricordo quale attrice . Perciò gli elicotteri apache si chiamano così e sono neri nella realtà come nei film , non viceversa . La seconda spiegazione è neurologica e rinvia al morbo di Alzheimer , quello che fa perdere ogni memoria e ogni conoscenza . Non una schizofrenia ( la guerra umanitaria , io porto morte e devastazione per combattere morte e devastazione , sdoppiandomi ) ma l ' approdo a un ' altra dimensione . Un morbo di Alzheimer collettivo , un ' alienazione di massa , il principio di realtà trasfigurato e trasferito in una sfera misteriosa . È una spiegazione che può valere , nel nostro piccolo , anche per Massimo D ' Alema . Quando ci fa sapere che ha cenato con ? ernomyrdin con lasagne al cioccolato , che a tarda notte telefonerà a Clinton perché parlarsi fa sempre bene , e che la sua signora guadagna troppo poco ai Beni culturali , non sono capace di dare un ' interpretazione politicamente corretta .
LA FOLLIA LOMBARDA DI WALTER CHIARI ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
L ' estate scorsa al mare conobbi Walter Chiari . Gli parlavo e lui accennava di sì con la testa , la stessa faccia di quando sulla scena fa il ciclista tonto : credevo che mi canzonasse . Poi a cena la ragazza che l ' accompagnava rovesciò una bottiglia di vino , e la più parte mi finì sulla camicia : si tolse subito il maglione blu e me lo infilò addosso , quasi di forza . In due giorni gli vidi fare tutto : teneva banco sul peschereccio in gita verso il largo , ballava il « tamouret » inventandoselo , carezzava i bambini , quasi fosse un taumaturgo , a richiesta delle madri , rimase fino alle tre di notte a discutere di politica con Giorgio Ghezzi , romagnolo , di poche e chiarissime idee , mentre lui , Walter , di idee ne ha fin troppe e confuse . Ma soprattutto parlava della sua adolescenza milanese , là fuori porta Magenta , fra piazza Piemonte e via Domenichino , allievo assai scadente eppure prediletto di pugili , « spicciolisti » , pescatori di frodo . A nessuno confessava che suo padre era brigadiere scacciato con ignominia . La figura del padre , poi , gli diventava leggendaria : come quando inseguì un ladro a bordo d ' un tram , perché non aveva né l ' auto né i soldi per pagarsi il tassì . Dubitavo che ci fosse un po ' di mitologia e invece l ' altra sera , quando ha tenuto la « prolusione » ( proprio così diceva l ' invito ) alla prima de La rimpatriala , nella figura di Cesarino c ' erano tante cose che appartengono a Walter : l ' altruismo , il candore quasi musulmano del bigamo , il filo rosso di pazzia lombarda che traspare sempre nei suoi discorsi , la voglia scatenata di regalare sempre qualcosa , una risata , un maglione , un ' avventura . E , finita la proiezione , a tavola non sai più se accanto ti siede Cesarino oppure Walter : abbraccia i camerieri , si preoccupa se qualcuno è rimasto in piedi , cuoce sul fornelletto a spirito un pezzo di carne , lo condisce con misteriose salse inventate dal signor Pino , e poi m ' imbocca , come se fossi un suo fratello maggiore che si trascura per disattenzione . E ancora il padre : « La miseria diventa nobiltà , capisci ? Gli avevo comprato un buco di casa in Riviera , con pochi metri di terra , e lui ci faceva nascere tutto . Col gelo , la notte metteva una coperta sopra le piantine . Perché , vedi , per chi è padrone di un bosco un albero è un albero , ma per chi ha solo l ' orto una pianta diventa come un figliolo , bisogna farlo venire su a tutti i costi , anche perché poi lo mandi al lavoro e ti porta a casa la paga » . Chiama al tavolo i suoi amici di allora , posteggiatori , ex pugili , maschere di cinema , « spicciolisti » forse , e alle quattro del mattino sono ancora lì per strada a ridere , a rincorrersi , a scambiarsi pacche sulla schiena , senza badare alle signore in pelliccia che vorrebbero andare a nanna . La vera « rimpatriata » eccola qua , in una nobile stradetta di Milano che fra qualche mese sparirà . E al momento del congedo non sai se dirgli Walter oppure Cesarino .
W.J. Clinton ( Pintor Luigi , 1999 )
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Ma chi è , come individuo o personaggio , William Jefferson Clinton , detto Bill ? Non bisogna mai giudicare le persone in quanto tali , la politica e il giudizio politico hanno un ' altra dimensione . Tuttavia il ruolo della personalità nella storia è stato oggetto di importanti studi e ha sempre intrigato il marxismo , e il problema del « culto della personalità » è stato per anni una chiave di interpretazione dello stalinismo e del maoismo . È strano che nel caso del presidente degli Stati Uniti , che gode istituzionalmente di un grandissimo potere personale , questo aspetto non sia minimamente preso in considerazione da nessun pensatore occidentale e da nessun suddito dell ' impero . Di William Jefferson Clinton , detto Bill , quel che vagamente si sa è che ha un ' origine sessantottina , giovanilmente trasgressiva che poi si perde nel nulla , o meglio finisce senza residui nell ' establishment e nelle stanze del potere com ' è accaduto a molti di quella generazione ( l ' esempio più penoso sono i Verdi tedeschi ) . Si sa , per il resto , che ha un aspetto comune e che gioca a golf . E che , impulsivamente , è un donnaiolo a cui piacciono le dattilografe . Adesso svela un lato sconosciuto di sé , che non combina col suo aspetto e il suo passato . Non ama dialogare con nessuno , conduce in prima persona una guerra per lo meno discutibile , ha rimesso in circolazione il « niet » che era una prerogativa sovietica , tira diritto senza alcuna flessibilità . È secondo , in questo , solo al cugino Blair . Reagisce alla liberazione di quei tre soldatini americani con un fastidio e una freddezza che sconcerta la sua opinione pubblica , considera un insulto una lettera del presidente iugoslavo senza averla letta , non ha un accento di spontaneità per le vittime civili dei suoi bombardamenti . Non vuoi cadere in trappola , come un orso infuriato , e a una mossa di scacchi risponde con una zampata ( come osserva Primakov ) . Ma non è questione di scacchi . Forse William Jefferson Clinton si comporta così perché si sente già in trappola , come una mosca in una tela di ragno o un subacqueo in una rete metallica , che più si agitano e più si impigliano . Si è tagliato ogni via di ritirata , ha bisogno non solo di vincere ma di stravincere , stravincere la guerra e arrivare a una pax romana . È un moscone molto forte , è un Bond con armi affilate capaci di tagliare qualsiasi rete , e ci proverà fino in fondo . Non è questione di scacchi e neppure di psicoanalisi , le ambizioni geopolitiche di W . J . Clinton sono militarmente e politicamente logiche ed evidenti . Eppure , sperando di non essere frainteso né volgare , a me sembra a questo punto di vedere un nesso tra la pulsione bellica del presidente americano e le sue recenti disavventure erotiche . Quest ' uomo è stato mortificato nella sua virilità , oltreché nella sua immagine , mortificato nelle istituzioni del suo paese e nell ' opinione pubblica . Mortificato anche nel suo status sociale da una dattilografa molestata o molestante . Dev ' essere colmo di rancore , bisognoso di un restauro completo della sua figura , e la guerra può essergli apparsa come l ' unica terapia . Le guerre sono sommamente maschili . E anche il priapismo , da cui W.J. Clinton è probabilmente affetto , può trovare nella guerra un suo transfert ed essere della guerra una recondita e inconscia concausa . Fossi D ' Alema correrei ai ripari e consiglierei al presidente americano ( oltreché le lasagne al cacao ) di leggere Machiavelli , o almeno di prendere a modello la boxe di Sugar Robinson ( campione dei medi 1958-60 ) invece che quella di Carnera o Stallone . Chi colpisce alla cieca e rotea la clava finisce facilmente col darsela in testa .
DEMOCRAZIA ( NENNI PIETRO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Le discussioni sulle cause del malore che ognuno avverte nel paese hanno condotto ad una conclusione naturale : l ' Italia ha acquistato ormai nel duro travaglio della lotta , tale un grado di maturità politica che legittimamente chiede a gran voce un po ' più di democrazia . Per quarant ' anni da noi la politica estera , per disposizione statutaria e più ancora per triste consuetudine , era stata monopolio della Corona e di una piccola minoranza parlamentare . Nel Parlamento pochissimi uomini erano in grado di discuterne con competenza : nel paese borghesia e proletariato erano concordi nel non annettervi alcuna importanza . Qualche volta e più specialmente dopo il Congresso di Berlino , o dopo la conferenza di Algeciras o dopo l ' annessione austriaca della Bosnia - Erzegovina , sembrò che si incominciasse a comprendere quale enorme importanza abbiano rispetto alle direttive politiche interne le direttive internazionali , ma ben presto i litigi del corridoio verde , le questioni economico - sociali ripresero il sopravvento e di politica estera non se ne parlò più . Quali vantaggi derivassero da questa incompetenza della nazione a discutere ed a capire i nostri rapporti colle altre nazioni vedemmo il giorno in cui , scoppiata improvvisamente la guerra europea , ci trovammo faccia faccia con una situazione internazionale quant ' altre mai tragica . Superfluo dire che chi aveva più potentemente contribuito a distogliere l ' attenzione del Parlamento , della stampa e del paese , da quanto avveniva alla Consulta , era stato il Governo il quale si manteneva ligio all ' indemocratica consuetudine del silenzio . Così gli italiani non seppero mai , neppure approssimativamente e non sanno neppur oggi di qual natura fossero i nostri rapporti d ' alleanza colla Germania e coll ' Austria , e furono possibili le più colossali bestialità da parte di ministri e di diplomatici senza che la loro opera potesse essere a tempo giudicata e senza che si potesse riparare ai loro errori . Era sperabile però che la tragica lezione di cose alla quale l ' Europa assiste avrebbe indotti i governanti ad avere una maggiore fiducia nella Nazione dal momento che questa ormai se ne mostrava degna . Pare che l ' on . Salandra questa fiducia non l ' abbia . Egli visitando le principali città italiane ha avuto modo di veder quanto nel campo della preparazione civile è stato fatto , e se dobbiamo credere alle sue dichiarazioni , ne è stato più che soddisfatto , ammirato . Alla fronte poi e per le osservazioni fatte personalmente e per le relazioni dei Comandi , egli sa come i soldati sopportino con ammirevole fermezza i disagi , i rischi , le fatiche , che la guerra reca inevitabilmente con sé . Di più egli ha , quanto nessun ' altro , modo di constatare , come nella sua generalità la popolazione del regno sopporta senza lamento i lutti e le privazioni . Che può chiedere di più ad una Nazione che come la nostra per la prima volta affronta una grande guerra ? E riconoscendo questa maturità del nostro popolo , perché continua a trattarlo come il maestro tratta gli scolaretti ? Noi non chiediamo al governo rivelazioni di documenti e di piani segreti , non chiediamo nulla che possa nuocerci diplomaticamente o militarmente . Chiediamo solo che sulle principali questioni il Governo dica una parola che valga ad orizzontare la Nazione . E se è dimostrato , per esempio , come dicevo in un recente articolo , che la mancata dichiarazione di guerra alla Germania è causa di sospetto all ' estero , di turbamento all ' interno il Governo parli con le necessarie cautele , parli , per troncare alle origini le cause del malore di cui altri si serve a scopi disonesti e antinazionali . E così dicasi dei nostri rapporti colla Francia , l ' Inghilterra e la Russia , della nostra posizione in Albania , della mancata spedizione a Salonicco . Insomma noi chiediamo un po ' più di democrazia , un po ' più di fiducia del Governo nella Nazione , una più realistica visione dei bisogni e degl ' interessi nazionali . Niuno mette in dubbio la bontà dell ' uso inaugurato dal Governo di mandare qualcuno dei suoi membri più autorevoli nelle città per incitare gli italiani al compimento dei loro doveri , ma niuno porrà in dubbio che è troppo poco udire dai nostri ministri retoriche esaltazioni della guerra , del valore dei nostri soldati , della saldezza delle nostre finanze . Ottime cose queste , ma che non bastano . Ora se se ne eccettuano lo storico discorso del Presidente del Consiglio in Campidoglio e quelli dell ' on . Barzilai a Napoli e ad Ancona , si vedrà che nulla hanno detto al paese coi loro discorsi gli on . Orlando , Martini e Daneo che pure hanno parlato in momenti delicatissimi , nulla nei suoi molti discorsi ha detto l ' on . Salandra . E ciò è male , molto male . Come è male che l ' on . Salandra non si decida ad abbandonare il ritornello dei meriti del grande partito liberale monarchico per il quale fin da ora egli vuole accaparrare la gloria della preparazione della guerra . Santo dio , la storia è d ' ieri e nessuno l ' ha ancora dimenticata ! E la storia d ' ieri ci dice che l ' on . Giolitti e gli altri liberali monarchici avevano lasciato esercito e finanze in tali tristi frangenti che ci vollero poi dieci mesi di tenaci sforzi per mettere l ' Italia in condizione di fare la guerra . E dice ancora la storia d ' ieri che coloro che davanti all ' Italia in guerra non disarmarono sono precisamente molti , moltissimi liberali monarchici , quei medesimi che prima del maggio sostituirono il Governo nelle trattative cogli ambasciatori esteri , dando luogo a quegli « obliqui contatti collo straniero » che altra volta il Presidente del Consiglio denunciò . Così pure dice la storia che coloro che primi si piegarono alla più ferrea disciplina nazionale , furono proprio quei sovversivi e quei democratici che più ostinatamente avevano combattuto Salandra e le istituzioni , quei sovversivi che avevano ancora i polsi doloranti per le manette ( oh indimenticabile Filippo Corridoni ! ) e che dimenticando ogni rancore corsero pieni di entusiasmo nell ' esercito nonostante che fosse loro noto che dopo il divieto governativo alla costituzione di un corpo di volontari , vestire la divisa del soldato non voleva solamente dire combattere contro gli stranieri , ma essere ogni ora , ogni momento in lotta con quanti per basso istinto egoistico erano contro la guerra . Ma questa è piccola cosa ... Non la gloria ma la lotta noi cercavamo e premio bastante a ripagarci d ' ogni dolore e d ' ogni amarezza è per noi l ' intimo convincimento d ' aver compiuto e di compiere tutto il nostro dovere . Incensi quindi , se vuole , l ' on . Salandra , il partito liberale , purché imprima una più profonda orma democratica alla sua opera di Governo . Gli interventisti lo difesero dagli assalti delle bande giolittiane e lo sosterranno contro quei qualsiasi avversari il cui ritorno al potere significhi un passo indietro . Non chiedono perciò premi , né riconoscimenti ufficiali . Chiedono opere italiane . Orbene per il sangue fin qui versato , per i sacrifici fatti , per quelli che attende ancora la Nazione , si proponga il Governo di rimediare alle proprie lacune , abbia più fiducia nel paese , faccia una politica nazionale e non parlamentare , non lasci le più importanti questioni internazionali avvolte nel buio , disprezzi i nemici d ' ieri che non hanno disarmato e non disarmeranno e si ritempri colle sane energie del Popolo .
FRITTATA ALLA ROVESCIA ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Per mangiare bene , dicono , bisogna andare dove vanno i camionisti . Può darsi , ma è difficile . Più facile mettersi alle calcagna dei librai , che sono i più formidabili banchettatori di Milano , e non perdono un ' occasione . Una strenna - per esempio il libro contenuto nella bottiglia , che tratta scientificamente la questione dei cocktails - basta e avanza per mettere su una cena sontuosa : spuma di gamberetti , brodino di coda di manzo , anatra all ' arancio ; al momento del gelato portano un mulino a vento di marzapane , che muove le pale ma non viene mangiato . Nel gruppo dei librai , solitamente massicci di corporatura , Oriana Fallaci sembra anche più piccolina , ma li tiene a bada benissimo , con la loquela : « Antipatici » , gli dice . E domani saranno di nuovo a cena , per decidere se assegnare il loro premio annuale a Oreste Del Buono , scrittore non facile e mangiatore quasi inesistente . Da un po ' di tempo in qua non si cena più a casa : si va con la Jole , poi con Ugo Tognazzi , poi coi reduci del Curtatone e Montanara . Ma la cena più bella fu martedì alla Bovisa , in casa di Jenkiro , cioè nello stanzone attiguo all ' altro stanzone che gli serve da studio . Servono l ' aperitivo e alla spicciolata arrivano gli altri ospiti : il Duardin Franceschini , con la moglie che si crede grassa , poi un bel ragazzetto col capoccione biondo che a domanda risponde : « Giuliottavo Crippa , anni otto e mezzo . Il mio papà ha preso sei fagiani , Hisachika invece due soltanto . Lo sai che ci hanno regalato un cane da mezzo milione ? » . Hisachika ( di cognome Takahashi ) è un giovanissimo pittore giapponese che lavora da alcuni anni nello studio di Roberto Crippa , invitato anche lui . Entra senza nemmeno il bastone , zoppica un poco ma sta benissimo : mi spiega che quando l ' apparecchio gli precipitò a foglia morta , ebbe trecento fratture alle ossa delle gambe . Una mamma didascalica interroga il suo bambino : « Questi signori , vedi , sono giapponesi . Guardali bene e dimmi che cos ' hanno di diverso da noi ? » . Il piccolo ci pensa un po ' , e conclude : « Sorridono sempre » . Sorridono anche mentre si mangia il sukivaki ; al centro del tavolo c ' è un fornelletto a spirito , e sopra una pignatta di ferro . Con le bacchette ci mettono dentro grasso , pezzi di carne , e man mano cavolfiore , spinaci , carote , porri . Danno un uovo a testa , crudo : bisogna romperlo e sbatterlo nella ciotolina . Poi si pesca nel calderone sempre acceso , si passa il boccone nell ' uovo sbattuto , si condisce con salsa di soia e si mangia . Nell ' altra ciotolina c ' è brodo con bambù : chi vuole può prendere del pesce secco , duro come il legno , che va grattugiato e mischiato al riso . Tutti armeggiano con le bacchette d ' osso , il più bravo è Roberto Crippa , mentre Hisachika ha impugnato la forchetta , e viene accusato di deviazionismo e di occidentalismo decadente . Poi , ecco la definizione , che mi pare calzante , di questo sukivaki : è una frittata di carne e verdura fatta alla rovescia .
Il primo amore ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Tu vuoi far l ' americano era un modo elementare di sintetizzare il fenomeno storico più rilevante ( accanto alla rivoluzione russa ) di questo secolo . Il sogno americano , il mito del progresso senza frontiere , l ' identificazione dell ' America con l ' apice della civiltà . La leggenda è nata con i primi emigranti , suppongo , alla ricerca dell ' Eldorado . Si è materializzata nei grattacieli , simbolo di assalto al sole e ai grandi spazi . E diventata sinonimo di produttività , di conquista , di ottimismo della volontà che supera ogni ostacolo di libertà individuale . Era la giovinezza del mondo , come il comunismo voleva essere l ' infanzia e la maturità dell ' uomo nuovo . Quella leggenda non è stata mai intaccata , né dalla crisi del 1929 , né dallo schiavismo e dal genocidio delle origini , né dal culto della violenza e della Colt come complemento della personalità , né dal trattamento coloniale riservato al subcontinente latino , né dalla perversa mistura degli spiriti animali del capitalismo con una malintesa etica protestante . Ha invece continuato a volare alta non solo con le ali del dollaro ma su quelle dell ' immaginario collettivo , dell ' invenzione filmica ( così potente da trasformare un genocidio in un ' epopea ) , di nuove tecniche applicate perfino alla letteratura ( la grande scoperta di Vittorini e Pavese ) , fino alle lamette da barba e alle jeep , ai pantaloni di tela e agli hamburger . Non so se oggi questa leggenda dell ' America faro di civiltà stia tramontando , come molti pensano analizzando la complessità del mondo contemporaneo e la confusione che regna sotto il cielo e anche in cielo . Non so , quel continente conserva pur sempre il fascino del primo amore e anche se oggi ha il volto ittico di Clinton e quello casalingo della signora Albright , i suoi ammiratori continuano a vederlo radioso com ' era una volta . Questo va appunto rimproverato ai suoi cantori e corifei , agli osservatori , commentatori , politici , intellettuali e strateghi di complemento che al capitalismo americano e alle sue politiche perdonano tutto . Se non fossero falsi amici e cattivi cortigiani , dovrebbero dare al sovrano buoni consigli invece di lusingarlo , compiacerlo e applaudirlo anche quando si mostra nudo in pubblico . Si può anche continuare a discutere , pirandellianamente , se questa guerra che l ' America guida sia umanitaria , anzi altruista , ispirata a nobili fini e condotta con nobili mezzi . Non voglio ripetere ora cose già dette . Voglio solo dire che , comunque questa guerra finisca , dopo di essa la Casa Bianca apparirà ingrigita agli occhi dei quattro quinti del mondo e la statua della libertà apparirà vecchia di secoli . L ' antica immagine è immiserita , sotto il profilo dell ' intelligenza politica e perfino dell ' onore militare . Nessun bollettino di guerra ci ha informato se cinquanta giorni di missili e grappoli di bombe hanno colpito un solo soldato serbo , ma sappiamo di ospedali , mercati , scuole e ambasciate . Non è uno sterminio per quantità ma lo è per concezione e qualità . È una guerra terroristica , questa è la definizione più appropriata , che non uccide anche donne , vecchi e bambini , ma soltanto loro . E su questo fa leva per vincere . È una macchia indelebile , anche se usaste il miglior prodotto made in Usa o la varechina delle nonne . Ma perché avete tolto ai giovani del mondo l ' ultimo mito ? Molti , anche a sinistra , volevano far l ' americano : non poteva questa America lanciare un messaggio di vera grandezza al terzo millennio ? I suoi falsi amici , cantori e cortigiani , che pure hanno letto Gramsci , non hanno insegnato alla dirigenza americana la differenza che passa tra il comando e l ' egemonia . La stessa che passa , per restare nella leggenda , tra Caligola e Cesare Augusto .
ANCORA I PARTITI E LE IDEE DI IERI? ( VAIANA ALFONSO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
La guerra , è un fatto , ha distrutto le idee di ieri ed ha creato l ' idea di domani . Con le idee sono morti i partiti di ieri , che come tutte le cose che muoiono non ritorneranno più . A distruggere tutto quel patrimonio ideale che il vecchio mondo si teneva come l ' avaro il suo oro sono bastati quattro colpi di cannone . Tutta una serie di teorie non avrebbe fatto meglio di quei quattro colpi . La guerra ci ha dato la migliore dimostrazione , senza nessuno sforzo di calcolo , del principio enunciato da Euclide : la linea retta è la più breve tra due punti dati . Tra la ideologia del mondo che è stato travolto e quella del mondo che risorge poteva passare una lunga strada piena di tutte le tortuosità del sofisma , di tutte le aberrazioni della dialettica : la guerra ha unito i due punti col solo tracciato parabolare che segna il proiettile del cannone , ed in un attimo ha fatto giustizia di tutto ciò che era destinato ad essere distrutto , demolito , sorpassato . La guerra ha distrutto istantaneamente e questa guerra durerà anche dopo la pace . La guerra distrugge , ma anche la creazione è guerra . Su tutto ciò che è stato travolto con impeto , con furore , bisognerà pur edificare l ' edificio delle cose nuove . A furore che schianta sarà contrapposto uguale furore nell ' edificare . Ma se la guerra , quella che si combatterà dopo la pace , avrà , come deve avere , un corso incalzante , turbinoso , elettrico , spasmodico , eroico , identico a quello di oggi , è necessario che gli uomini vi siano preparati con anima nuova , fresca , forte perché alacri siano nell ' opera che si invia in tanto sangue ed in tanti eroismi . Questa guerra non determinerà il fine ultimo dei popoli . Se così fosse incomincerebbe la decadenza delle cose e degli uomini . Ma Giosafath è lontana . Dopo questa guerra i popoli si accorgeranno , di aver fatto ciò che in gergo militare si dice « prendere una posizione » . Sarà una posizione buona , null ' altro ; una posizione dalla quale si dominerà la strada che rimane a percorrere . Mi domando : Quando questa vecchia Europa tradita , dissanguata dovrà ricostruire tutto ciò che la guerra ha inesorabilmente e irreparabilmente distrutto sarà vivo il nome dei partiti di ieri ? Abbiamo detto che il turbine materializzato con tutti gli elementi di ferocia riposta nel « bruto potere ascoso che governa le cose » , che ha squassato , lacerato , straziato anime e carni , con un retaggio di odii superiore a quello di cui può essere capace cuore umano , ha travolto nel suo gorgo rovinoso tutte le ideologie che avevano rincoglionito la vecchia Europa decadente . Nessuna dimostrazione più facile . Gli scongiuri pontificali non hanno potuto scongiurare che cattolici marciassero contro cattolici . I fedeli devoti del « vecchio iddio » han visto il loro idolo dichiararsi neutrale nell ' aspra e sanguinosa contesa umana . Nelle coscienze credenti che ragionano si è fatto il deserto . Anche gli scongiuri dei marxisti se son serviti a neutralizzare uomini , non hanno potuto certamente neutralizzare gli eventi che si sono svolti inesorabilmente , ferocemente . La fatalità ha potuto operare in modo da darci , più di quanto poteva essere dato , la convinzione che non è possibile elevare l ' edificio di una sana e compiuta ricostruzione sociale sulla sola base di aspirazioni economiche . Alle braccia proletarie tese al di qua ed al di là delle frontiere sono state mozzate le mani dalla guerra , ed i monconi che sporgono come da una trincea che si arrende non potranno ghermire il pane che ... « ci han rubato quei signori » . Il sole dell ' avvenire s ' è ingiallito come il più superbo astro del cielo agli occhi del malarico . La guerra è passata oltre lo sciovinismo di tutti i popoli e l ' ha calpestato . « Ogni qual volta un popolo rinnega il fine comune , o svia dal bene di tutti esclusivamente al proprio il frutto dei progressi compiuti , la nazione retrocede » . ( Mazzini ) . Se l ' imperialismo di Roma poté librarsi in groppa alle aquile delle sue legioni con voli ampi là dove la civiltà non era ancora aspirazione , tutte le aquile oggi si sarebbero spennacchiate in voli più modesti . Oggi esistono le nazioni e le nazioni non possono perire . Non della civiltà di un popolo abbisogna il mondo ma della somma delle civiltà di tutti i popoli . Non del prodotto ideale di una razza , ma del prodotto di tutte le razze . Non della civiltà latina o slava o germanica soltanto , ma della civiltà latina , slava e germanica abbisogna la vecchia Europa . Ai tedeschi sarà spezzato l ' elmo non la testa . Le nazioni sono condannate dalla storia a vivere come i dannati nell ' inferno . Né il diavolo né dio può cancellare le stimmate che caratterizzano un popolo da un altro . Se Cristo avesse condannato gli ebrei a disperdere i caratteri della loro razza nel vasto mondo così come si disperde una boccetta di colore nelle acque del mare , gli ebrei avrebbero un argomento nuovo per dimostrare la mancanza della seconda natura dell ' uomo nazzareno . Logicamente , naturalmente sono stati travolti nel gorgo quegli organismi politici e sociali che vivevano della speculazione minuta di un mondo che periva per una fatalità storica contro la quale nulla valse : né arti , né armi , né il desiderio di pace delle masse ottuse od illuse che se qualche volta servì a tenere lontana la crisi non poté infine evitarne il fato . Ancora : Il vecchio mondo , che la « idea » della guerra ha sorpassato , è stato condannato senza diritto di appello . Il concetto cristianizzato dello « amore del prossimo » naufragò in un mare di sangue cristiano . La « débacle » marxista fu operata dagli interpreti più legittimi e più forti del marxismo . Lo spirito nazionalista si volatilizzò per opera del popolo più profondamente nazionalista . Chi crederà più all ' efficacia di ciò che era posto sugli altari dei popoli proni , quando tutto il formulario etico , essenza dell ' idolo , non ebbe alcuna influenza positiva sulle sorti dell ' umanità , quando al momento giusto tutto ciò che era formula non poté tramutarsi in forza attiva ed operante dell ' anima ? Marx , il vecchio iddio , Chovin sono già passati al museo , come pezzi archeologici allato alle lance di silice scheggiata dell ' età paleolitica . Uomini vecchi , cose vecchie . I tempi li hanno sorpassati . Se la storia si occuperà di loro non sarà per passare il piumino sulle loro effigi polverose e rimetterli a nuovo , ma per additarli come documenti di un ' epoca che fu . Oggi si distrugge ma domani sarà necessario edificare . Chi saranno gli artieri della nuova « città del sole » che correranno al lavoro alacre di domani ? Bisogna ricordare che è necessario creare un mondo non un partito . Non partiti sono necessari domani , ma forze , collettive , intelligenti , dinamiche . Forze che siano originate dal fatto e che sappiano creare i fatti : « Il fatto è l ' idea e l ' idea sta nel fatto » . Un partito che traccia la strada a priori , se i fatti mutano e se come tutti gli astrologhi sbaglia nelle sue previsioni , pone l ' uomo nel dilemma di dover percorrere una strada falsa , il che è assurdo , o di disilludersi , il che è doloroso . Ma gli uomini di domani non devono aver tempo di disilludersi , di dolersi : troppa letizia di vita e di lavoro aliterà sul terreno rasato dal cannone . Un partito domani non potrà rappresentare che un vincolo alla coscienza , al pensiero , che con intenso lavoro deve incanalare nel loro letto gli avvenimenti che incalzano come le acque di un fiume che straripa . Agli artieri di domani sarà necessario dimenticare la forca che strangola la parola nella gola e colla parola l ' espressione del pensiero . Ma ogni partito ha una forca : i suoi dogmi . Ma ogni partito ha i suoi carnefici : i suoi preti . Niente partiti domani , domani sarà necessaria « una comunione più e più vasta , più e più intensa di ogni vita con tutte le altre vite » . L ' attività delle forze sociali domani risplenderanno come la fiamma della fiaccola : perché possa originarsi in tutta la sua bellezza lucifera e fumida è necessario che la fiaccola risulti non di forze omogenee ma diverse . Ed è vero , come è vero ciò che Mario Adobati faceva osservare in un suo recente articolo ( e ce lo avevano detto prima tutti gli interventisti rivoluzionari ) che esiste un dualismo nella compagine borghese , che esiste cioè una borghesia intelligente , operosa , fattiva , che sa combattere ed ha ancora un destino segnato nella storia ed una borghesia conservatrice ed inetta perché tale , la lotta domani sarà impegnata con quella borghesia che è la più forte e che sopravviverà alla seconda . Ma lotta non vi sarà subito domani dopo la pace . La borghesia prima di ricordarsi di essere ancora e veramente « classe dominante » dovrà dimenticare le ore passate nella stessa trincea con l ' elemento proletario , dovrà dimenticare le vigilie operose , ansiose , di queste ore di difesa , trascorse in piena comunanza d ' intenti , di sacrifici , di sangue , di lavoro . Soprattutto dovrà creare il nuovo terreno per la lotta di domani . Anche la borghesia ha compreso , non può non averlo compreso , tutto l ' assurdo di un ' Europa permanentemente in stato di guerra . Questa borghesia irredentista che si batte per l ' unificazione delle Nazioni non riconosce forse implicitamente uno dei diritti più sacrosanti dei popoli : quello di nazionalità , diritto fondamentale per il quale è possibile evoluzione di popoli ? Ma chi non vede nella solenne affermazione di questo principio tutto un nuovo campo d ' azione di lotta per domani , che non è né potrà svolgersi nell ' angusto campo delle vecchie patrie , ma in un campo più vasto che ne oltrepassa le frontiere e le comprende tutte ? « Per quanto si voglia impedirlo noi corriamo ad una crisi europea simile a quella del '48 . Sventurata la Spagna ( lettera di Mazzini a Ferdinando Garrido scrittore e patriotta spagnolo ) e sventurati noi se le severe lezioni che allora e negli anni seguenti abbiamo ricevute non ci hanno insegnato a riunire le nostre forze per la prossima lotta . Riunitevi dunque o credenti nella libertà e nella associazione contro i nemici di queste due grandi idee e son certo che conquisterete il vostro posto tra gli stati liberi ed associati d ' Europa » . Ecco l ' obbiettivo che appena oggi la compagine europea si prospetta ed i mezzi atti a raggiungerlo . Dopo che avremo dato ( l ' Intesa esiste per questo ) la patria agli italiani , ai polacchi , ai belgi , ai francesi , ai popoli balcanici , bisognerà dare la patria agli europei . Come tutte le grandi evoluzioni , come tutte le grandi rivoluzioni hanno fuso nel periodo preparatorio e culminante i temperamenti sociali e politici più antitetici per raggiungere il fine più prossimo così la grande evoluzione o rivoluzione europea sarà il risultato dell ' operosità di forze e temperamenti sociali e politici non omogenei . Bisognerà creare un mondo non un partito . Uomini e cose sono necessarii che per tendenze verso lo scopo sappiano mutarsi , evolversi , assimilarsi ai tempi , dominare gli eventi , mimetizzarsi alle circostanze , disfarsi di ciò che è ingombrante , staccarsi da ciò che è nocivo , in una parola sappiano rinnovarsi e creare ciò che è nuovo senza attardarsi su ciò che è vecchio . Tutto quello che era di ieri oggi è già più che vecchio . Così domani . Creare è necessario , soprattutto , creare . Cosa volete creare in seno ad un partito i cui dogmi vi inchiodano , vi incollano , come passeri nel vischio ; in un partito che vi impone la vergine per il vostro coito spirituale , che vi educa alla rinuncia di ciò che non è nel formulario del suo corano , che vi immobilizza , vi atrofizza gli organi più delicati della vostra spiritualità , fino al punto di rendervi opaca la retina degli occhi davanti allo spettacolo della guerra terribile che incendia mezzo mondo , come avviene nella socialisteria ufficiale nostrana ? Non partiti ma associazioni « in cui si svolgano intese , fasci , unioni » . Provvisorie ? Durature ? Secondo i casi . Mai eterne per preconcetta idea . Chi crede all ' indissolubilità dei vincoli ? Alleanze buone finché siano utilizzabili per lo scopo ... E per quando cessano il loro servizio utile c ' è il museo , o la pattumiera per le meno pulite . È necessario « una comunanza più e più vasta , più e più intensa di ogni vita di altre vite » . È vecchia l ' idea , la enunciò colui che fu invocato dal re ( telegramma di Quarto ) mentre si compiva il fato della Nazione ( forse perché si compisse santamente ed il popolo per mezzo di Mazzini comprendesse meglio di quanto possa farlo un re , la necessità e la santità del sacrificio che si imponeva ) ne parlò chi non è soltanto la parte più buona dell ' anima di ciò che è passato , ma il vagito di ciò che nasce . L ' Europa tende ad unificarsi . I terribili commovimenti di popoli ai quali assistiamo e dei quali siamo tragici protagonisti , sono come quei commovimenti rovinosi di un terreno geologicamente giovane che tende a raggiungere la sua stabilità definitiva . Tutto ciò lo sente chiunque fatta eccezione di chi non vuole sentire e di chi non ha organi per sentire . Alcuni lo sentono perché vedono tutto l ' assurdo di sciupare e sfruttare in odii le migliori energie della vecchia Europa . Gli altri , quelli che vedono più in là , per le ragioni della difesa nostra del domani . Verrà il giorno in cui l ' Europa sentirà picchiare alle sue porte delle masse gialle le quali ci chiederanno quel genere di ospitalità che i mori ci estorsero per 800 anni . Quali forze si potranno opporre ad esse se non quelle di una Europa unita e forte perché unita ? Per questo pensiamo che il passato deve morire , e con esso tutte le cianfrusaglie ideologiche di ieri , nate e prosperate sotto l ' egida delle monarchie , perché più lontano fosse tenuto l ' obbiettivo più prossimo al quale deve tendere l ' Europa , se vuoi vivere , più divise le forze concorrenti a questo scopo . Questo rinnovamento di vita non è stato possibile con le vecchie idee . La guerra le ha per questo annegate nel sangue . Oggi noi sentiamo più diminuito il peso della zavorra che ci ingombrava lo spirito . Alleggeriti correremo meglio verso la meta , correremo soprattutto in linea retta che è la più breve sempre . Non è forse questo il più grande ammaestramento che ci han dato i primi colpi di cannone che smantellarono Liegi ?
StampaQuotidiana ,
Fino a domenica scorsa di questo benedetto film non ne sapevo più d ' un lettore qualunque . E neanche me ne davo pensiero : dopo tutto il cinema è mestier loro , e anzi , meno l ' autore del libro ci mette le mani e meglio è . Poi , invece , sono arrivati in massa da Roma , ed eccoli lì : prima della guerra il produttore recitava parti di bello cattivo , me lo ricordo vestito di nero , aitante . La spada in pugno , attentava alla virtù della primadonna e uccideva l ' amico del protagonista , ma poi gli toccava sempre una brutta fine . Nino Crisman oggi è un bel signore alto , grigio , cordiale , paziente . Alto , ma bruno , nasuto e occhialuto , Carlo Lizzani lo vidi morire vestito da prete nel Sole sorge ancora : adesso scopro che siamo coetanei , che abbiamo pressappoco gli stessi amici , che eravamo sotto le armi lo stesso anno , ma lui granatiere , insieme a Gassman e a Squarzina . Amidei e Vincenzoni , finalmente , mi danno da leggere la sceneggiatura , ed è per me una bella sorpresa constatare il rispetto che hanno avuto per il mio libro . Giuro che non speravo tanto . Mi incuriosiva sapere come avevano battezzato il protagonista , che nel romanzo non ha none . Ebbene , si chiama Luciano . Ancora : certi brani che non sono racconto , ma oratoria , predica , ero convintissimo che dovessero di necessità cadere , e invece no , restano quasi tutti : l ' interprete li dirà , pari pari , guardando in macchina , come rivolto al pubblico . Ci fa vedere con che faccia , e mi si conferma il dubbio che m ' assomigli quest ' altro coetaneo , Ugo Tognazzi . La prima idea del film , l ' ebbe lui , e gliene sono grato , perché ha insistito , fino a trovare il produttore che ci voleva . Le differenze rispetto al libro : nel finale , Luciano , perfettamente integrato , ritorna con la moglie . La sua provincia non è la Maremma , ma l ' Emilia vicina al Po . È giusto , Tognazzi con l ' accento toscano farebbe subito pensare a Bartali . Discutiamo tutti e sei certe situazioni , certe difficoltà di realizzazione , e comincio a capire che il cinema è un ' altra cosa , un mestiere diverso dal mio , e tutto sommato più difficile , ma intanto è arrivato Sergio Cossu per le fotografie : siccome con noi c ' è , silenziosissima , Anna - quella vera - lui la scambia per quella finta , per l ' attrice protagonista , e la prega di posare . Grazie anche a lui .