StampaQuotidiana ,
Per
le
ragioni
già
da
noi
esposte
in
un
numero
precedente
la
Prussia
ormai
si
lava
le
mani
delle
quistioni
austro
-
italiche
circa
il
Tirolo
e
l
'
Istria
.
La
Francia
che
vuol
sempre
lasciare
un
po
'
di
carne
al
fuoco
per
avere
occasione
di
metterci
la
zampa
in
avvenire
;
la
Francia
che
in
questa
guerra
confidava
di
poter
fare
il
Deus
ex
machina
a
benefizio
della
Prussia
battuta
dall
'
Austria
,
e
per
ciò
costretta
a
cedere
,
in
premio
dell
'
aiuto
,
le
provincie
renane
;
la
Francia
a
cui
le
inaspettate
vittorie
anzi
vittorione
prussiane
han
troncate
quelle
speranze
,
è
ben
lieta
che
un
germe
di
guerre
future
resti
ancora
tra
l
'
Italia
e
l
'
Austria
in
ordine
a
Trento
e
all
'
Istria
,
perché
intanto
essa
ha
tempo
di
provvedere
in
fretta
e
in
furia
a
cambiare
il
suo
armamento
per
renderlo
almeno
uguale
a
quello
dei
prussiani
,
e
poi
grazie
ai
germi
di
guerra
tenuti
vivi
essa
pensa
accortamente
che
Deus
providebit
.
A
questo
modo
l
'
Italia
che
credeva
di
dare
le
sue
ultime
battaglie
in
questa
guerra
,
e
di
potere
in
seguito
attendere
seriamente
ai
fatti
suoi
,
dovrà
di
nuovo
continuare
a
stare
armata
perché
non
avrà
presi
all
'
Austria
che
i
forti
avanzati
e
le
avrà
lasciata
in
mano
la
vera
cittadella
da
cui
gli
Austriaci
son
soliti
irrompere
,
vale
a
dire
il
Tirolo
italiano
!
La
notizia
di
un
comando
affidato
in
questo
momento
al
D
'
Amico
,
partecipe
di
tutta
la
responsabilità
che
pesa
sul
Persano
,
ha
fatta
pessima
impressione
in
tutto
il
paese
.
Si
confida
che
il
governo
si
affretterà
di
smentirla
.
StampaQuotidiana ,
I
nostri
avversari
non
si
preoccupano
di
giudicare
l
'
atteggiamento
dei
socialisti
alla
stregua
dei
principi
e
dei
metodi
che
i
socialisti
hanno
sempre
professato
e
seguito
.
Far
ciò
vorrebbe
dire
giudicare
veramente
,
e
fare
cosa
concreta
.
Essi
non
tentano
neppure
questo
giudizio
,
ne
sono
incapaci
.
Dinanzi
a
degli
uomini
di
carattere
,
perdono
la
bussola
,
brancolano
nel
buio
,
si
disperano
in
tutti
i
vicoli
ciechi
del
pettegolezzo
,
della
maldicenza
,
della
diffamazione
.
Non
comprendono
un
contegno
rettilineo
,
rigidamente
coerente
.
Sono
ipnotizzati
dai
fatti
,
dall
'
attualità
.
Non
comprendono
l
'
uomo
di
carattere
,
che
i
fatti
pesa
e
giudica
non
tanto
in
sé
e
per
sé
quanto
con
la
concatenazione
che
hanno
col
passato
e
con
l
'
avvenire
.
Che
i
fatti
giudica
quindi
specialmente
per
i
loro
effetti
,
per
la
loro
eternità
.
Sono
dei
mistici
del
fatto
.
E
il
mistico
non
può
giudicare
,
può
solamente
benedire
o
odiare
.
Ma
è
questa
la
forza
dei
socialisti
italiani
.
Aver
conservato
un
carattere
.
Essere
riusciti
a
vincere
i
sentimentalismi
,
essere
riusciti
a
strozzare
i
palpiti
del
cuore
,
come
stimoli
all
'
azione
,
come
stimolo
alle
manifestazione
di
vita
collettiva
.
I
socialisti
italiani
hanno
realizzato
,
in
questo
periodo
della
storia
,
l
'
umanità
più
perfetta
per
i
fini
della
Storia
.
L
'
umanità
che
non
cade
nelle
facili
trappole
dell
'
illusione
.
L
'
umanità
che
ha
rinnegato
come
inutili
e
nocive
,
le
forme
inferiori
della
vita
spirituale
:
l
'
impulso
del
buon
cuore
e
del
sentimentalismo
.
Le
ha
rinnegate
coscientemente
.
Perché
ha
saputo
assimilare
gli
insegnamenti
dei
suoi
maestri
più
grandi
,
e
gli
insegnamenti
che
scaturivano
spontaneamente
dalla
realtà
borghese
morsa
dai
reagenti
della
critica
socialista
.
I
socialisti
italiani
sono
rimasti
incrollabili
entro
i
ranghi
determinati
dall
'
esigenza
delle
classi
sociali
.
Non
si
sono
turbati
,
come
collettività
,
per
gli
spettacoli
dolorosi
che
si
presentano
ai
loro
occhi
.
Non
sono
svenuti
,
come
collettività
,
quando
è
stato
loro
scagliato
fra
i
piedi
il
cadavere
ancora
palpitante
di
un
bambino
assassinato
.
La
commozione
che
ogni
singolo
ha
provato
,
la
stretta
al
cuore
,
le
simpatie
che
ogni
singolo
ha
potuto
provare
,
non
hanno
scalfito
la
granitica
compattezza
della
classe
.
Se
ogni
singolo
ha
un
cuore
,
la
classe
,
come
tale
,
non
ha
cuore
nel
senso
che
alla
parola
è
solito
dare
l
'
umanesimo
infrollito
.
La
classe
ha
una
volontà
,
la
classe
ha
un
carattere
.
Di
questa
volontà
,
di
questo
carattere
è
plasmata
tutta
la
sua
vita
,
senza
alcun
residuo
.
Come
classe
non
può
avere
solidarietà
che
di
classe
,
altra
forma
di
lotta
che
quella
di
classe
,
altra
nazione
che
la
classe
,
cioè
l
'
Internazionale
.
Il
suo
cuore
non
è
che
la
coscienza
del
suo
essere
classe
,
la
coscienza
dei
suoi
fini
,
la
coscienza
del
suo
avvenire
.
Dell
'
avvenire
che
è
solamente
suo
,
per
il
quale
non
domanda
solidarietà
e
collaborazione
a
nessuno
,
per
il
quale
non
vuole
che
palpiti
il
cuore
di
nessuno
,
ma
palpiti
solo
,
nella
sua
immensa
potenzialità
dinamica
e
creatrice
,
la
sua
volontà
tenace
,
implacabili
contro
tutto
e
tutti
che
a
lei
siano
estranei
.
I
nostri
avversari
non
comprendono
questo
.
In
Italia
non
si
conosce
il
carattere
.
Ed
è
questa
l
'
unica
cosa
in
cui
i
socialisti
possano
giovare
,
e
abbiano
giovato
all
'
italianità
.
Hanno
dato
all
'
Italia
ciò
che
finora
le
è
sempre
mancato
.
Un
esempio
vivo
e
drammaticamente
palpitante
di
carattere
adamantino
e
fieramente
superbo
di
se
stesso
.
StampaQuotidiana ,
Era
di
quasi
un
anno
o
forse
di
due
superiore
per
età
al
suo
futuro
marito
,
la
duchessina
Maria
di
Gallese
,
quando
conobbe
Gabriele
d
'
Annunzio
,
che
allora
,
in
fatto
di
titoli
araldici
,
aveva
solamente
quello
del
tutto
immaginario
di
Duca
Minimo
con
il
quale
firmava
le
note
di
cronaca
mondana
sulla
appena
nata
«
Tribuna
»
di
Roma
.
La
fama
aveva
già
accarezzato
la
fronte
,
ancora
aureolata
di
riccioli
biondi
,
dell
'
autore
delle
Novelle
della
Pescara
e
di
Primo
Vere
,
che
distribuiva
uno
per
uno
i
ricordi
dei
suoi
giovanili
amori
romani
,
in
parte
veri
e
in
parte
immaginari
,
nei
versi
morbidissimi
e
qua
e
là
lussuosamente
torbidi
di
Isaotta
Guttadauro
.
Gabriele
era
allora
,
soprattutto
,
poeta
d
'
amore
,
teso
a
spiare
le
veneri
agresti
d
'
Abruzzo
e
quelle
,
vestite
di
raso
e
velluto
,
delle
alcove
eleganti
di
Roma
.
Piccolo
di
statura
,
ma
bello
nel
volto
,
ornatissimo
nella
parola
,
e
indicato
già
,
nell
'
età
in
cui
gli
altri
giovani
si
affannano
sui
banchi
dell
'
università
,
come
il
poeta
destinato
a
raccogliere
lo
scettro
della
poesia
in
Italia
,
i
parenti
di
Maria
di
Gallese
furono
certamente
imprudenti
a
sceglierlo
per
dare
qualche
lezione
di
letteratura
italiana
alla
giovane
e
bellissima
duchessina
di
cui
si
voleva
completare
l
'
educazione
.
In
pochi
giorni
,
alternando
la
lettura
dei
classici
del
Trecento
e
del
Cinquecento
con
qualche
passeggiata
fra
le
antichità
di
Roma
,
o
alla
quercia
del
Tasso
o
alla
tomba
di
Cecilia
Metella
-
si
sa
che
le
«
passeggiate
»
sono
state
uno
dei
migliori
punti
di
partenza
per
la
poesia
di
D
'
Annunzio
-
i
due
si
trovarono
romanticissimamente
innamorati
.
Come
in
un
romanzo
,
la
giovane
patrizia
si
era
innamorata
di
un
giovane
,
ricco
solo
della
sua
poesia
e
di
qualche
piccolo
bene
familiare
a
Pescara
,
severamente
custodito
dal
padre
Don
Francesco
e
dalla
madre
Donna
Luisa
.
Quella
del
poeta
era
una
famiglia
borghese
,
di
piccoli
proprietari
terrieri
e
di
armatori
di
paranze
abruzzesi
.
La
madre
di
Maria
,
dopo
avere
sposato
un
duca
di
Gallese
che
non
le
aveva
dato
figli
,
si
era
unita
con
un
giovane
ufficiale
francese
,
venuto
a
Roma
con
gli
Zuavi
che
Napoleone
III
aveva
mandato
a
difendere
Pio
IX
:
l
'
ufficiale
si
chiamava
Hardouin
.
Lo
stesso
Pontefice
si
era
interessato
per
la
buona
riuscita
del
secondo
matrimonio
.
Maria
apparteneva
dunque
a
quella
che
si
chiamava
ancora
l
'
aristocrazia
nera
,
papalina
.
La
distanza
sociale
fra
i
due
innamorati
era
grande
.
Gabriele
,
futuro
sterminatore
di
cuori
femminili
,
la
superò
di
un
balzo
,
come
se
si
fosse
trattato
,
per
lui
volontario
di
un
anno
in
Cavalleria
,
di
superare
al
galoppo
una
staccionata
in
una
prateria
dell
'
Agro
romano
.
Disse
a
Maria
:
«
Fuggiamo
!
»
.
Maria
acconsentì
e
preparò
la
fuga
.
Allora
non
si
fuggiva
più
a
cavallo
,
né
si
poteva
ancora
fuggire
in
automobile
.
I
due
fidanzati
segreti
si
trovarono
in
un
treno
fumoso
,
alla
stazione
Termini
,
su
un
vagone
diretto
a
Firenze
.
Messa
facilmente
la
polizia
sulle
loro
tracce
,
furono
scovati
in
una
stanza
d
'
albergo
con
le
finestre
sull
'
Arno
.
I
Gallese
sembra
volessero
far
arrestare
il
rapitore
;
ma
si
lasciarono
indurre
a
consigli
più
miti
e
acconsentirono
che
la
fuga
,
anche
perché
Maria
era
ormai
maggiorenne
,
si
concludesse
con
un
matrimonio
.
Il
primo
figlio
si
chiamò
Mario
,
il
secondo
Veniero
,
il
terzo
e
ultimo
-
assomigliò
più
di
tutti
alla
madre
bellissima
,
ma
ebbe
dalla
sorte
un
dono
umano
che
era
stato
forse
'
negato
tanto
al
suo
grande
padre
poeta
quanto
a
sua
madre
,
quello
della
mitezza
mesta
e
melanconica
dell
'
animo
-
si
chiamò
Gabriellino
.
Maria
Hardouin
di
Gallese
,
principessa
di
Montenevoso
,
non
amava
riandare
al
suo
passato
,
al
suo
lontanissimo
passato
.
Parlando
di
suo
marito
non
diceva
«
mio
marito
»
,
ma
«
Gabriele
»
.
Lo
diceva
con
una
voce
apparentemente
indifferente
,
straordinariamente
fresca
per
la
sua
età
,
quasi
avesse
parlato
di
un
estraneo
.
Probabilmente
la
figura
del
marito
aveva
voluto
da
moltissimi
anni
cancellarla
dal
ricordo
:
collocando
al
suo
posto
l
'
immagine
di
un
amico
di
cui
aveva
conosciuto
,
certamente
come
nessun
'
altra
,
le
virtù
e
i
difetti
.
Gli
anni
dell
'
unione
giovanile
non
erano
stati
né
felici
né
facili
.
Maria
era
donna
tale
da
poter
amare
,
ma
non
certamente
da
lasciarsi
dominare
da
un
uomo
né
per
debolezza
,
né
per
vanità
,
né
per
tornaconto
.
Gabriele
non
aveva
né
la
forza
morale
né
la
fedele
schiettezza
amorosa
per
essere
totalmente
un
buon
marito
e
un
buon
padre
di
famiglia
:
assomigliava
troppo
ai
suoi
personaggi
per
poter
esserlo
.
Maria
di
Gallese
era
,
invece
,
il
contrario
dei
personaggi
dannunziani
:
il
suo
sangue
per
metà
francese
,
un
sano
sangue
provinciale
francese
,
la
faceva
fiera
,
sanamente
realista
,
contraria
alla
retorica
,
più
facile
,
anche
negli
ultimissimi
anni
,
all
'
ironia
che
alle
pose
di
donna
fatale
.
La
sua
eleganza
era
autentica
,
quanto
forse
era
di
dubbio
gusto
quella
di
Gabriele
:
anche
l
'
eleganza
del
suo
spirito
.
Capì
di
non
poter
sbarrare
il
passo
al
marito
,
che
correva
dietro
ad
ogni
tentazione
,
né
voleva
seguirlo
,
lei
donna
francesemente
«
pratica
»
,
nelle
sue
esperienze
economicamente
pericolose
di
un
po
'
smemorato
«
signore
delle
lettere
»
.
Gabriele
non
pensava
,
se
non
a
tratti
e
con
lunghe
amnesie
,
all
'
educazione
dei
figli
.
I
suoi
amori
extraconiugali
facevano
parte
delle
cronache
mondane
d
'
ogni
giorno
.
Gli
anni
che
la
coppia
di
così
differenti
caratteri
passò
nella
casa
al
numero
2
di
via
Gregoriana
-
in
un
appartamentino
al
quarto
piano
con
un
balcone
che
dominava
il
palazzotto
dello
Zuccari
dove
Gabriele
immaginava
vivesse
il
protagonista
del
Piacere
-
furono
tormentati
da
una
disillusione
di
cui
Maria
non
fece
forse
mai
colpa
diretta
al
poeta
quanto
a
se
stessa
,
per
essersi
lasciata
illudere
.
Il
distacco
avvenne
gradualmente
,
senza
esser
mai
totale
dal
punto
di
vista
dell
'
amicizia
,
che
sopravvisse
,
se
pur
di
lontano
,
se
pure
quasi
solamente
attraverso
alle
lettere
,
finché
il
poeta
,
vecchio
,
confermò
,
dopo
tante
esperienze
,
di
voler
avere
vicino
,
come
la
più
spiritualmente
rispettata
delle
compagne
,
la
donna
cui
,
in
lontanissimi
tempi
,
aveva
dato
l
'
amore
dei
venti
anni
.
Di
tutto
questo
Maria
d
'
Annunzio
parlava
poco
:
si
può
dire
,
anzi
,
che
non
parlasse
mai
.
Non
ignorava
certamente
che
la
sua
vita
non
lieta
di
moglie
del
poeta
era
notissima
.
Le
vicende
sentimentali
di
suo
marito
appartengono
alla
storia
letteraria
e
alla
storia
di
una
delle
più
singolari
esperienze
umane
.
Non
era
certamente
il
caso
di
conversare
con
lei
di
inganni
grandi
e
piccoli
per
cercare
di
indovinare
quali
potevano
essere
state
e
quali
potevano
essere
ancora
le
sue
reazioni
innanzi
a
certi
nomi
celeberrimi
che
,
se
non
nel
cuore
,
certo
nella
vita
di
Gabriele
avevano
pesato
molto
.
Spostando
la
propria
figura
dal
piedistallo
di
moglie
a
quello
di
amica
così
come
aveva
saputo
signorilmente
fare
da
moltissimi
anni
,
essa
poteva
vivere
indifferentemente
fra
le
immagini
,
molte
delle
quali
diventate
poesia
,
di
altre
donne
nelle
quali
,
forse
eternamente
innamorato
solo
di
se
stesso
,
Gabriele
,
come
Narciso
,
s
'
era
eternamente
specchiato
.
Per
questo
aveva
potuto
serenamente
incontrarsi
con
lui
,
quando
egli
l
'
aveva
chiamata
al
Vittoriale
,
e
considerarsi
,
in
una
villa
a
lei
destinata
nel
parco
,
la
sua
ospite
amica
che
tutto
sapeva
e
tutto
,
se
non
perdonato
,
aveva
compatito
.
La
sua
vita
,
dopo
il
distacco
dal
marito
,
era
stata
per
molto
tempo
difficile
.
A
Roma
aveva
vissuto
per
molti
anni
in
un
piccolo
appartamento
di
piazza
di
Spagna
,
mettendo
a
frutto
,
per
vivere
,
la
sua
perizia
nel
ritrovare
,
scegliere
e
ordinare
le
belle
cose
antiche
.
Non
aveva
,
Donna
Maria
,
come
del
resto
i
figli
,
certamente
gravato
sui
bilanci
spesso
disordinati
del
poeta
.
Solo
dopo
la
morte
di
lui
aveva
ricevuto
un
vitalizio
sui
suoi
diritti
d
'
autore
e
l
'
usufrutto
perenne
della
villa
Mirabella
entro
il
secondo
recinto
del
Vittoriale
.
Aveva
finito
per
lasciare
anche
la
sua
ultima
dimora
romana
,
una
pensione
in
una
traversa
di
via
Veneto
,
per
vivere
la
metà
dell
'
anno
a
Gardone
e
l
'
altra
metà
a
Parigi
,
dove
suo
figlio
Veniero
,
con
i
suoi
guadagni
di
ingegnere
in
America
,
le
aveva
comperato
e
donato
un
appartamentino
vicino
all
'
Etoile
.
Ad
onta
della
tardissima
età
viaggiava
da
sola
e
a
Parigi
viveva
sola
,
dopo
che
le
era
morta
,
sotto
ad
un
bombardamento
,
una
fedele
cameriera
.
Durante
la
occupazione
tedesca
non
aveva
voluto
restare
sul
lago
di
Garda
,
preferendo
,
a
ottant
'
anni
di
parecchio
passati
,
vivere
in
solitudine
nella
città
dei
suoi
avi
francesi
.
Al
suo
ritorno
aveva
saputo
che
la
sua
casa
di
Gardone
era
stata
abitata
da
una
tragica
creatura
:
da
Claretta
Petacci
,
che
di
lì
era
partita
per
andare
alla
morte
.
Aveva
detto
:
«
È
destino
che
io
,
senza
romanzo
,
viva
accanto
ai
romanzi
!
»
.
Era
stata
bellissima
,
come
testimoniava
,
alla
Mirabella
,
un
grande
ritratto
dipinto
da
La
Gandara
che
D
'
Annunzio
vi
aveva
fatto
collocare
come
per
dire
che
quella
casa
era
della
donna
che
non
aveva
mai
dimenticato
.
Aveva
sorriso
,
la
vegliarda
infaticabile
,
quando
le
era
stato
mostrato
un
volume
francese
intitolato
Paris
,
mon
coeur
nel
quale
quel
ritratto
era
riprodotto
per
far
conoscere
il
«
tipo
ormai
classico
della
donna
francese
,
dell
'
elegante
parigina
dei
tempi
di
Maurice
Donnay
e
di
Paul
Bourget
»
.
Pur
nella
tardissima
età
,
sottile
nella
figura
,
rapida
e
leggera
nel
passo
,
con
i
capelli
colorati
di
rosso
e
pettinati
come
quelli
delle
donne
di
Boldini
,
la
si
vedeva
andar
in
su
e
in
giù
,
a
piedi
,
per
i
sentieri
della
collina
del
Vittoriale
,
veramente
simile
,
nella
figura
,
a
quelle
ormai
tramontate
immagini
che
ispiravano
un
tempo
il
concetto
dell
'
alta
e
scintillante
aristocrazia
.
Attendeva
da
anni
serenamente
la
morte
,
ma
intanto
parlava
della
vita
come
di
un
bene
che
non
si
sarebbe
esaurito
mai
.
Fissava
convegni
e
viaggi
a
distanza
di
mesi
e
di
anni
,
e
intanto
,
fermandosi
in
un
certo
angolo
del
parco
,
pensava
anche
a
quella
che
poteva
essere
la
sua
ultima
dimora
.
Comprendeva
,
nella
sua
fierezza
di
gran
dama
,
di
non
poter
chiedere
d
'
essere
seppellita
vicino
al
marito
,
dopo
tanti
trascorsi
che
avevano
per
quarant
'
anni
annebbiata
la
loro
unione
.
Aveva
indicato
,
per
sé
,
un
angolo
del
parco
e
un
sarcofago
di
pietra
come
quelli
nei
quali
Gabriele
aveva
chiuso
le
spoglie
dei
suoi
legionari
:
ma
diceva
che
doveva
essere
ornato
,
a
mosaico
,
con
i
profili
di
due
pavoni
.
Amava
viaggiare
,
ma
ogni
volta
,
quando
partiva
per
Parigi
o
per
Charleville
,
la
patria
del
poeta
Rimbaud
,
dove
aveva
parenti
e
amici
fedeli
,
lasciava
ad
una
persona
fidata
,
confermando
così
il
suo
istinto
di
donna
ordinata
e
pratica
come
sono
quasi
sempre
le
francesi
,
una
busta
con
il
denaro
che
considerava
potesse
essere
all
'
improvviso
necessario
per
riportarla
,
morta
,
in
patria
.
La
sua
vitalità
era
sempre
stata
straordinaria
.
Aveva
una
attenzione
estrema
nel
non
rivelare
i
suoi
anni
.
Nel
1882
,
quando
conobbe
il
diciannovenne
D
'
Annunzio
,
sembra
che
la
duchessina
fosse
già
maggiorenne
.
Lo
era
già
,
in
ogni
modo
,
nel
1883
,
quando
si
sposò
.
Per
la
sua
età
,
dunque
,
bisognava
tirare
a
indovinare
,
facendo
oscillare
il
pendolo
fra
i
novantadue
delle
opinioni
ottimiste
e
i
novantacinque
dei
«
pessimisti
»
.
La
primavera
scorsa
,
ospitata
in
una
clinica
di
Riva
del
Garda
,
aveva
dichiarato
,
in
tono
di
celia
,
di
avere
sessantacinque
anni
:
e
nessuno
aveva
osato
contraddirla
perché
le
sue
risposte
potevano
essere
sferzanti
.
Sette
anni
or
sono
,
mi
aveva
tenuto
un
po
'
il
broncio
perché
,
scrivendo
dopo
la
morte
del
figlio
suo
Gabriellino
,
avevo
parlato
di
lei
come
di
una
«
vecchia
signora
»
.
Doveva
essere
già
allora
vicino
agli
ottantasette
anni
.
StampaQuotidiana ,
La
Nemesi
italiana
dovrebbe
esser
sazia
!
Cavour
,
La
Farina
,
D
'
Azeglio
,
Farini
,
quattro
vessilliferi
,
quattro
combattenti
,
quattro
trionfatori
della
libertà
nazionale
!
E
tutti
quattro
morti
!
E
tutti
quattro
erano
cuori
onesti
,
che
non
specularono
sulla
patria
,
ma
consumarono
per
essa
con
santa
abnegazione
la
vita
!
Cavour
ricco
di
censo
avito
consumò
notevole
porzione
del
suo
retaggio
a
gloria
della
Nazione
Ministro
del
piccolo
Piemonte
,
rappresentò
a
Parigi
splendidamente
le
parti
di
un
ministro
di
Re
d
'
Italia
.
La
Farina
morì
lasciando
quasi
nell
'
indigenza
la
propria
famiglia
.
D
'
Azeglio
conservando
alta
al
di
fuori
la
dignità
dell
'
antica
sua
posizione
,
lavorava
per
vivere
nel
suo
studio
d
'
artista
e
bisognoso
di
vendere
i
suoi
capi
d
'
arte
regalava
ai
Sovrani
!
Farini
schernito
per
un
motto
che
fu
il
vero
suo
dogma
rifiutò
dai
modenesi
splendide
ricompense
per
conservarsi
la
gloria
di
morir
povero
.
Italiani
!
versiamo
un
fiore
sulla
tomba
di
Carlo
Luigi
Farini
È
un
'
altra
piramide
,
è
un
altro
monumento
,
che
l
'
Italia
pianterà
nella
sua
moderna
via
Appia
.
Bisogna
che
sovra
colonne
eterne
imparino
i
popoli
che
verranno
,
che
se
l
'
Italia
ha
tra
i
vivi
degli
speculatori
delle
sue
glorie
e
dei
suoi
lutti
,
ell
'
ha
tra
i
suoi
morti
delle
glorie
pure
contro
cui
si
spunta
ogni
dardo
di
schifosa
ira
di
parte
.
Che
queste
quattro
tombe
possano
chiamar
l
'
Italia
,
per
gratitudine
almeno
,
a
non
disfar
l
'
opera
dei
quattro
architetti
che
vi
riposano
.
StampaQuotidiana ,
Un
anno
è
trascorso
,
dal
giorno
in
cui
il
popolo
russo
costringeva
lo
zar
Nicola
II
ad
abdicare
e
prendere
la
via
dell
'
esilio
.
La
commemorazione
dell
'
anniversario
è
poco
lieta
.
Dolore
,
rovina
,
apparenza
di
sfacelo
,
controffensiva
borghese
con
le
baionette
e
le
mitragliatrici
tedesche
.
E
'
finita
la
rivoluzione
russa
?
E
'
fallito
,
in
Russia
,
il
proletariato
,
nel
più
grande
dei
tentativi
di
riscossa
che
esso
abbia
mai
tentato
nella
storia
?
Le
apparenze
sono
sconfortanti
:
i
generali
tedeschi
sono
arrivati
ad
Odessa
:
i
giapponesi
si
dice
stiano
per
intervenire
;
50
milioni
di
cittadini
sono
stati
staccati
dalla
rivoluzione
,
e
con
essi
le
terre
più
fertili
,
gli
sbocchi
al
mare
,
le
strade
della
civiltà
e
della
vita
economica
.
La
rivoluzione
nata
dal
dolore
e
dalla
disperazione
,
continua
nel
dolore
e
nelle
sofferenze
,
stretta
in
un
anello
di
potenze
nemiche
,
immersa
in
un
mondo
economico
refrattario
alle
sue
idealità
,
ai
suoi
fini
.
Nel
marzo
del
1917
il
telegrafo
ci
annunziò
che
un
mondo
era
crollato
in
Russia
:
mondo
effimero
ormai
,
inanimata
parvenza
di
un
potere
che
era
sorto
,
si
era
rafforzato
,
si
era
trascinato
,
con
la
violenza
sanguinosa
,
con
la
compressione
degli
spiriti
,
con
la
tortura
delle
carni
dilaniate
.
Aveva
questo
potere
suscitato
una
grande
macchina
statale
.
170
milioni
di
creature
umane
erano
state
costrette
a
dimenticare
la
loro
umanità
,
la
loro
spiritualità
per
servire
.
A
che
?
All
'
idea
dell
'
Impero
russo
,
del
grande
Stato
russo
che
doveva
arrivare
ai
mari
caldi
e
aperti
per
assicurare
all
'
attività
economica
sbocchi
sicuri
da
ogni
taglia
di
concorrenti
,
da
ogni
sorpresa
di
guerra
.
L
'
Impero
russo
era
una
mostruosa
necessità
del
mondo
moderno
:
per
vivere
,
svilupparsi
,
per
assicurarsi
le
vie
dell
'
attività
,
dieci
razze
,
170
milioni
di
uomini
dovevano
sottostare
a
una
disciplina
statale
feroce
;
dovevano
rinunziare
all
'
umanità
ed
essere
puro
strumento
del
potere
.
Nel
marzo
1917
la
macchina
mostruosa
crolla
,
imputridita
,
disfatta
nella
sua
impotenza
congenita
.
Gli
uomini
si
drizzano
,
si
guardano
negli
occhi
.
Tutti
i
valori
umani
hanno
il
sopravvento
.
L
'
esteriorità
non
ha
più
valore
;
troppo
male
ha
fatto
,
troppi
dolori
ha
prodotto
,
troppo
sangue
ha
versato
.
Incomincia
la
storia
,
la
vera
storia
.
Ognuno
vuole
essere
padrone
del
proprio
destino
,
si
vuole
che
la
società
sia
plasmata
in
ubbidienza
allo
spirito
,
e
non
viceversa
.
L
'
organizzazione
della
convivenza
civile
deve
essere
espressione
di
umanità
,
deve
rispettare
tutte
le
autonomie
,
tutte
le
libertà
.
Incomincia
la
nuova
storia
della
società
umana
,
incominciano
le
esperienze
nuove
della
storia
dello
spirito
umano
.
Esse
vengono
a
coincidere
con
le
espressioni
che
l
'
ideale
socialista
aveva
dato
ai
bisogni
elementari
degli
uomini
.
I
socialisti
come
ceto
politico
salgono
al
potere
senza
troppi
sforzi
:
le
parole
della
loro
fede
coincidono
con
le
aspirazioni
confuse
e
vaghe
del
popolo
russo
.
Essi
devono
realizzare
l
'
organizzazione
nuova
,
devono
dettare
le
nuove
leggi
,
stabilire
i
nuovi
ordinamenti
.
Il
passato
continua
a
sussistere
;
viene
disgregato
.
Si
ha
la
parvenza
dello
sfacelo
,
del
disordine
,
della
confusione
.
Sembra
che
si
ritorni
alla
società
barbarica
,
cioè
alla
non
società
.
Il
passato
continua
a
sussistere
oltre
il
territorio
della
libertà
,
e
preme
e
vuole
prendere
una
rivincita
.
L
'
ordine
nuovo
tarda
a
realizzarsi
.
Tarda
?
O
uomini
scettici
e
perversi
,
non
tarda
,
no
perché
non
si
rifà
una
società
in
un
fiat
,
perché
il
male
del
passato
non
è
un
edifizio
di
cartapesta
cui
si
dà
fuoco
in
un
attimo
.
Doloroso
sforzo
è
la
vita
,
lotta
tenace
contro
le
abitudini
,
contro
l
'
animalità
e
l
'
istinto
grezzo
che
latra
continuamente
.
Non
si
crea
una
società
umana
in
sei
mesi
,
quando
tre
anni
di
guerra
hanno
esaurito
un
paese
,
l
'
hanno
privato
dei
mezzi
meccanici
per
la
vita
civile
.
Non
si
riorganizzano
milioni
e
milioni
di
uomini
in
libertà
,
così
,
semplicemente
,
quando
tutto
è
avverso
,
e
non
sussiste
che
lo
spirito
indomabile
.
La
storia
della
rivoluzione
russa
non
si
è
chiusa
e
non
si
chiuderà
con
l
'
anniversario
del
suo
iniziarsi
.
Come
un
canto
esiste
nella
fantasia
del
poeta
prima
che
sulla
carta
stampata
,
l
'
avvento
dell
'
organizzazione
sociale
esiste
nelle
coscienze
e
nelle
volontà
.
Sono
gli
uomini
cambiati
:
questo
importa
.
Si
vuole
l
'
esteriorità
,
la
carta
stampata
.
Si
stride
per
ogni
insuccesso
,
per
ogni
rovescio
apparente
.
Si
domanda
ai
russi
ciò
che
gli
storici
non
domandano
alle
rivoluzioni
passate
:
la
creazione
fulminea
di
un
ordine
nuovo
.
Si
suppongono
propositi
che
non
sono
mai
esistiti
,
speranze
che
non
sono
mai
state
sognate
.
E
questi
propositi
,
queste
speranze
sono
confrontate
con
la
realtà
attuale
per
concludere
al
fallimento
,
allo
sfacelo
.
Con
la
realtà
che
si
dice
sortita
da
un
anno
di
nuova
storia
,
ma
che
è
sortita
da
secoli
di
bestiale
soppressione
dell
'
uomo
dalla
storia
.
Si
domanda
l
'
impossibile
che
non
è
mai
stato
domandato
agli
uomini
del
passato
.
Quante
volte
la
Rivoluzione
francese
ha
visto
occupata
la
capitale
dai
nemici
?
E
l
'
occupazione
veniva
dopo
che
Napoleone
aveva
organizzato
autoritariamente
le
forze
rivoluzionarie
,
e
aveva
condotto
gli
eserciti
francesi
di
vittoria
in
vittoria
.
E
la
Francia
era
ben
piccola
cosa
in
confronto
della
Russia
sterminata
.
No
,
le
forze
meccaniche
non
prevalgono
mai
nella
storia
:
sono
gli
uomini
,
sono
le
coscienze
,
è
lo
spirito
che
plasma
l
'
esteriore
apparenza
,
e
finisce
sempre
col
trionfare
.
Un
anno
di
storia
si
è
chiuso
,
ma
la
storia
continua
.
StampaQuotidiana ,
La
pace
è
fatta
.
Sia
la
benvenuta
!
Ora
Dio
ci
salvi
da
una
nuova
guerra
,
perché
in
questa
predestinata
Italia
l
'
esercito
sarebbe
comandato
dagli
stessi
uomini
che
han
perduto
a
Custoza
malgrado
la
vittoria
dei
soldati
,
e
non
sempre
avremmo
a
salvarci
dalle
sconfitte
dei
nostri
generali
supremi
i
trionfi
dell
'
esercito
prussiano
!
Dio
ci
salvi
da
una
nuova
guerra
,
perché
i
pieni
poteri
cadrebbero
nelle
mani
di
quelli
stessi
che
nella
loro
avvedutezza
si
lasciarono
strappare
Palermo
da
poche
bande
di
malandrini
.
Dio
ci
salvi
da
una
nuova
guerra
,
perché
le
finanze
sarebbero
sgovernate
dagli
stessi
che
imposero
il
corso
forzato
dei
biglietti
dopo
averlo
stigmatizzato
pochi
giorni
prima
,
dagli
stessi
che
stabilirono
il
prestito
forzato
sulle
basi
eque
e
intelligenti
che
dànno
i
bellissimi
risultati
che
tutti
veggono
!
...
La
pace
è
fatta
.
Dio
voglia
che
non
sia
la
pace
malsana
.
Viva
la
pace
,
viva
la
Venezia
!
StampaQuotidiana ,
La
società
contemporanea
:
una
fiera
rumorosa
di
uomini
in
delirio
;
nel
centro
della
fiera
una
giostra
che
rotea
turbinosamente
,
fulmineamente
.
Ognuno
dei
presenti
vuol
saltare
in
groppa
a
un
lucente
e
ben
bardato
cavallino
,
a
una
sirena
dai
languidi
occhi
;
vuole
adagiarsi
nei
morbidi
cuscini
di
una
carrozzella
.
E
'
un
precipitarsi
disordinato
e
caotico
della
folla
in
tumulto
,
è
un
osceno
acrobatismo
di
arti
scimmieschi
.
Diecimila
cadono
riversi
,
dopo
essersi
fiaccate
le
membra
,
uno
per
diecimila
passa
,
si
aderge
su
questi
corpi
innumeri
,
spicca
il
salto
giusto
,
e
trasvola
nel
turbine
infernale
.
Tu
vuoi
partecipare
alla
gara
.
Hai
probabilità
,
anche
tu
,
di
fortuna
.
Arrivare
significa
diventar
ricco
,
essere
signore
della
vita
,
conquistare
la
propria
libertà
.
Ecco
:
la
libertà
.
Fermiamoci
.
La
ricchezza
non
è
un
fine
,
certamente
;
se
diventa
fine
si
chiama
avidità
(
avarizia
)
.
E
'
mezzo
per
un
fine
:
la
libertà
.
Un
soldo
che
possiedi
,
è
un
soldo
di
libertà
a
tua
disposizione
,
è
un
soldo
di
libera
scelta
.
La
proprietà
è
la
garanzia
che
questa
libertà
sarà
continua
.
La
proprietà
di
una
parte
di
ricchezza
(
strumento
di
lavoro
)
è
possibilità
di
ampliare
ancora
il
dominio
della
personale
libertà
.
Il
diritto
di
eredità
è
la
garanzia
che
la
tua
personale
libertà
sarà
anche
della
tua
prole
,
dei
tuoi
cari
.
Poiché
il
tuo
fine
non
è
un
circoscritto
fatto
materiale
,
poiché
tu
non
sei
un
avido
di
benessere
meccanico
,
ma
di
libertà
,
consegue
che
il
tuo
fine
non
è
individuale
:
è
un
'
immortalità
.
Senti
che
i
tuoi
figli
ti
continueranno
,
come
tu
continui
i
tuoi
padri
,
e
vuoi
garantita
la
libertà
del
tuo
spirito
immortale
.
Questa
immortalità
è
ammessa
dai
laici
,
dai
filosofi
:
essa
appunto
è
dai
filosofi
chiamata
Spirito
,
e
viene
fatta
coincidere
con
la
Storia
,
perché
tutto
umano
,
perché
non
ha
nulla
da
spartire
con
lo
spirito
(
anima
)
trascendente
,
ultraterreno
,
delle
religioni
.
E
'
pura
attività
:
tu
sei
attivo
,
lavori
,
partecipi
dell
'
immortalità
del
lavoro
,
ma
vuoi
vedere
esteriormente
questa
perennità
del
tuo
io
:
la
cerchi
nei
tuoi
discendenti
,
nelle
garanzie
di
libertà
che
loro
assicuri
.
Tutti
gli
uomini
hanno
questa
aspirazione
,
tutti
gli
uomini
vogliono
diventare
proprietari
di
libertà
,
di
libertà
garantita
,
di
libertà
trasmissibile
.
Se
essa
è
il
sommo
bene
,
è
naturale
si
cerchi
di
farne
partecipi
i
propri
cari
,
è
naturale
si
accetti
il
sacrifizio
per
creare
questa
libertà
,
anche
sicuri
di
non
goderla
se
stessi
,
solo
per
assicurarla
ai
propri
cari
.
La
preoccupazione
diventa
in
taluni
casi
così
pungente
da
spingere
al
delitto
,
alla
perversione
,
al
suicidio
.
Madri
si
prostituiscono
per
racimolare
un
peculio
di
libertà
ai
figli
;
padri
si
uccidono
con
l
'
apparenza
della
disgrazia
perché
i
figli
godano
subito
l
'
assicurazione
della
libertà
.
La
libertà
è
solo
un
privilegio
:
ecco
perché
si
manifestano
queste
perversioni
.
La
società
è
una
fiera
:
la
fortuna
è
una
giostra
.
La
maggioranza
deve
necessariamente
fallire
nella
gara
atroce
.
E
'
dunque
essa
non
-
spirito
,
non
partecipa
essa
della
immortalità
della
storia
?
Esiste
la
immortalità
senza
l
'
esteriore
continuità
?
Certo
no
.
Esistendo
,
trasforma
il
mondo
,
suscita
quindi
forme
esteriori
.
Ebbene
,
anche
tu
,
che
non
sei
ricco
,
che
non
sei
capitalista
,
che
non
garantisci
alla
tua
immortalità
nessuna
esteriore
continuazione
di
libertà
,
erediti
e
lasci
un
retaggio
.
Non
saresti
uomo
,
altrimenti
,
non
saresti
spirito
,
non
saresti
storia
.
Bisogna
che
di
questa
verità
tu
abbia
consapevolezza
,
che
questa
consapevolezza
tu
approfondisca
in
te
e
diffonda
negli
altri
.
Essa
è
la
tua
forza
,
è
la
chiave
del
tuo
destino
e
del
destino
dei
tuoi
cari
.
La
proprietà
è
il
rapporto
giuridico
esistente
tra
un
cittadino
e
un
bene
.
Essa
è
dunque
un
valore
sociale
,
puramente
contingente
;
è
garantita
da
tutti
,
che
la
garantiscono
solo
in
quanto
sperano
,
ognuno
singolarmente
,
giungere
a
goderla
.
I
pochi
sono
liberi
,
nel
possesso
dei
beni
,
e
trasmettono
questa
libertà
ad
altri
pochi
,
perché
i
molti
sperano
,
hanno
la
velleità
di
essere
liberi
,
non
ne
hanno
la
volontà
.
La
volontà
è
adeguazione
dei
mezzi
al
fine
,
quindi
è
specialmente
ricerca
di
mezzi
congrui
.
Il
privilegio
della
libertà
sussiste
perché
la
società
è
una
fiera
,
perché
è
un
disordine
perenne
.
La
speranza
che
tu
hai
di
saltare
immediatamente
in
groppa
a
un
cavallino
della
giostra
,
ti
fa
elemento
del
disordine
,
della
perenne
fiera
:
tu
sei
una
rotellina
della
macchina
infernale
che
fa
roteare
la
giostra
:
se
,
nella
gara
,
fallisci
,
tu
sei
causa
del
tuo
fallire
,
se
ti
fiacchi
le
ossa
,
tu
sei
un
suicida
.
Da
elemento
di
disordine
devi
diventare
elemento
d
'
ordine
.
All
'
essere
Immediatamente
(
vaga
speranza
,
probabilità
minima
)
,
devi
preferire
la
certezza
,
anche
se
non
immediata
,
la
certezza
per
i
tuoi
figli
.
Il
fine
rimane
immutato
,
i
mezzi
per
raggiungerlo
sono
i
soli
mezzi
congrui
a
tua
disposizione
:
l
'
associazione
,
l
'
organizzazione
.
Se
la
proprietà
è
solo
un
valore
sociale
,
il
solo
fatto
che
esiste
un
organismo
-
forza
proponentesi
di
renderla
bene
comune
,
garanzia
di
libertà
per
tutti
,
la
trasforma
,
la
rende
aleatoria
in
quanto
privilegio
,
cioè
la
diminuisce
ora
in
pro
della
collettività
,
ne
fa
compartecipe
già
ora
la
collettività
.
Questa
diminuzione
,
questa
compartecipazione
potenziale
è
una
eredità
che
tu
trasmetti
.
Certo
è
più
evidente
,
più
palpabile
l
'
eredità
dei
capitalisti
;
ma
se
rifletti
anche
la
tua
non
è
trascurabile
cosa
.
Anche
tu
hai
un
retaggio
:
i
tuoi
ascendenti
,
che
hanno
fatto
la
rivoluzione
contro
il
feudalismo
,
ti
hanno
lasciato
in
eredità
il
diritto
alla
vita
(
tu
non
puoi
essere
ucciso
arbitrariamente
:
ti
par
piccola
cosa
?
)
,
la
libertà
individuale
(
per
incarcerarti
devi
essere
giudicato
colpevole
d
'
un
crimine
)
,
il
diritto
di
muoverti
per
lavorare
in
una
terra
piuttosto
che
in
un
'
altra
,
a
tua
scelta
,
secondo
la
tua
utilità
.
Godi
una
eredità
più
recente
:
la
libertà
di
scioperare
,
la
libertà
di
associarti
con
altri
per
discutere
i
tuoi
interessi
immediati
e
per
proporti
,
in
comunione
con
altri
,
il
fine
maggiore
della
tua
vita
:
la
libertà
per
te
,
o
almeno
per
i
tuoi
discendenti
.
Ti
paiono
piccole
eredità
queste
?
Esse
hanno
notevolmente
diminuito
il
privilegio
dei
pochi
.
Perché
non
ti
proponi
di
ampliarle
e
diminuire
ancora
,
conseguentemente
,
il
privilegio
?
Queste
eredità
sono
il
frutto
del
lavoro
di
molti
,
non
del
solo
padre
tuo
,
del
solo
tuo
nonno
o
bisnonno
.
Sono
frutto
inconsapevole
,
perciò
piccolo
.
Diventa
tu
consapevole
,
diffondi
la
tua
consapevolezza
:
quale
eredità
superiore
a
quelle
del
passato
non
trasmetterai
tu
all
'
avvenire
?
Quale
più
concreta
sicurezza
di
libertà
per
i
tuoi
figli
,
per
l
'
immortalità
del
tuo
spirito
?
Invece
di
una
proprietà
individuale
,
preoccupati
di
lasciare
maggiore
possibilità
per
l
'
avvento
della
proprietà
collettiva
,
della
libertà
per
tutti
,
perché
tutti
uguali
dinanzi
al
lavoro
,
allo
strumento
di
lavoro
.
Questa
tua
eredità
ha
anch
'
essa
una
forma
esteriore
:
l
'
associazione
.
Quanto
più
forte
è
l
'
associazione
,
tanto
più
vicina
è
l
'
ora
di
riscuotere
allo
sportello
della
storia
.
Chi
riscuoterà
?
Tu
stesso
,
forse
,
per
la
tua
quota
.
Lavora
come
se
il
fine
fosse
immediato
,
ma
non
trascurare
perciò
di
suscitare
mezzi
più
potenti
,
nel
caso
non
fosse
immediato
:
sacrificati
,
perché
tu
pensi
ai
tuoi
figli
,
ai
tuoi
cari
.
Rafforza
le
associazioni
che
hanno
questo
fine
:
liberare
la
collettività
,
dando
a
lei
la
proprietà
della
ricchezza
.
L
'
associazione
economica
ti
garantisce
la
riscossione
quotidiana
dei
benefizi
che
frutta
l
'
eredità
lasciatati
dai
tuoi
padri
nullatenenti
:
rafforzala
con
la
tua
adesione
,
aumenterai
così
l
'
eredità
dei
tuoi
figli
.
L
'
associazione
politica
,
il
Partito
socialista
,
è
l
'
organo
di
educazione
,
di
elevazione
;
per
esso
tu
sentirai
la
collettività
,
ti
spoglierai
dei
tuoi
egoismi
personali
,
imparerai
a
lavorare
disinteressatamente
per
l
'
avvenire
che
è
di
tutti
,
quindi
anche
tuo
e
dei
tuoi
.
Per
esso
metterai
il
tuo
sacrifizio
e
il
tuo
lavoro
con
quello
degli
altri
,
moltiplicandone
il
valore
per
il
valore
del
comune
sacrifizio
.
L
'
associazione
di
cultura
ti
renderà
più
degno
del
tuo
compito
sociale
,
ti
educherà
a
pensar
bene
,
migliorerà
il
tuo
spirito
:
per
essa
parteciperai
al
patrimonio
di
pensiero
,
di
esperienze
spirituali
,
di
intelligenza
,
di
bellezza
del
passato
e
del
presente
.
Diffondi
questa
piccola
verità
:
nella
società
attuale
,
che
è
fiera
,
che
è
giostra
,
tutti
singolarmente
possono
diventar
ricchi
(
liberi
)
,
ma
,
necessariamente
,
solo
pochi
lo
diventano
;
la
ricerca
della
proprietà
,
dell
'
eredità
individuale
ha
uno
riuscito
per
diecimila
falliti
.
I
diecimila
non
falliranno
invece
nella
ricerca
dell
'
eredità
sociale
;
che
si
associno
,
che
da
elemento
di
disordine
diventino
elemento
d
'
ordine
,
e
avranno
avvicinato
di
diecimila
probabilità
il
raggiungimento
del
fine
stesso
.
Intanto
tu
fa
il
tuo
dovere
:
dà
la
tua
parte
di
attività
,
di
spiritualità
al
comune
patrimonio
sociale
attuale
.
lavora
perché
sia
trasmesso
,
migliorato
e
ampliato
,
ai
tuoi
discendenti
:
cura
la
tua
eredità
,
cura
l
'
eredità
che
sola
sei
certo
di
poter
lasciare
.
StampaQuotidiana ,
Ecco
,
davanti
a
me
,
un
viso
«
da
magistrato
»
,
quello
di
Peppino
De
Filippo
.
Trent
'
anni
fa
,
il
viso
di
un
giovanissimo
pretore
di
primissima
nomina
,
che
ha
vinto
pochi
giorni
prima
il
concorso
.
Poi
,
di
anno
in
anno
,
ha
fatto
carriera
:
dal
magistrato
di
Pretura
è
giunto
al
Tribunale
,
è
arrivato
alle
Assise
,
si
avvia
verso
la
Cassazione
:
lo
vedrò
con
la
toga
della
Corte
Costituzionale
:
sempre
magistrato
è
.
Il
viso
un
po
'
assorto
,
in
cui
appare
ogni
tanto
,
pungente
,
un
elemento
di
arguzia
:
un
viso
di
calma
dignità
e
un
poco
timido
:
ogni
tanto
,
nella
vita
,
la
sua
voce
è
insidiata
da
un
trepidare
che
può
sembrar
persino
un
impaccio
d
'
una
breve
parvenza
di
balbuzie
.
Un
magistrato
un
po
'
filosofo
,
che
ha
avuto
l
'
infanzia
non
sempre
comoda
di
tanti
napoletani
:
che
ha
avuto
compagni
di
scuola
molto
poveri
e
che
conosce
a
fondo
,
pietoso
,
le
miserie
dell
'
umanità
.
Dice
giustamente
Peppino
:
«
In
fondo
,
io
ripugno
dal
comico
di
mezza
misura
e
sono
tutto
fuorché
un
"
brillante
"
:
io
sto
tutto
nella
farsa
o
tutto
nella
tragedia
:
e
la
farsa
sta
gomito
a
gomito
con
la
tragedia
...
»
.
Ecco
un
giudizio
da
magistrato
che
non
riesce
a
dividere
gli
uomini
in
due
rigorose
categorie
,
angeli
e
demoni
:
pietoso
per
i
loro
peccati
,
sorridente
e
un
po
'
dubitoso
per
le
loro
virtù
.
Con
questo
spirito
,
il
«
magistrato
»
Peppino
ha
scritto
una
cinquantina
di
commedie
,
con
centinaia
di
personaggi
dell
'
umanità
grigia
,
«
buoni
»
intrisi
di
astuzia
,
sciocchi
con
lampi
di
genio
,
straccioni
con
una
speranza
di
eleganza
,
tristanzuoli
con
una
scintilla
d
'
oro
di
poesia
,
prepotenti
che
se
la
fanno
sotto
,
cornuti
illuminati
da
una
incancellabile
fede
nella
purità
:
una
giornata
di
pioggia
,
un
desiderio
di
sole
;
le
manette
pronte
,
ma
un
sogno
di
guanti
bianchi
.
Attore
dall
'
età
di
sei
anni
-
il
debutto
avvenne
con
la
particina
del
bambino
Peppiniello
in
Miseria
e
nobiltà
-
De
Filippo
potrebbe
raccontare
a
non
finire
storie
di
allegra
,
ma
non
sempre
allegra
,
povertà
.
Era
il
mondo
dei
poveri
guitti
girovaghi
-
aveva
lasciato
la
Compagnia
di
Vincenzo
Scarpetta
-
nelle
province
napoletane
.
Ogni
tanto
,
la
sorte
portava
ad
avventurarsi
fino
nell
'
Abruzzo
e
nelle
Marche
.
Peppino
faceva
un
po
'
di
tutto
:
prosa
,
varietà
,
macchiettista
in
miseri
teatrucoli
,
pianista
in
cinematografi
di
campagna
,
pittore
di
manifesti
-
la
sua
vera
passione
era
quella
della
pittura
-
trovarobe
,
corista
di
operette
.
Fu
in
quegli
anni
lontani
,
addirittura
amministratore
della
piccola
troupe
.
Erano
arrivati
nelle
Marche
a
piedi
,
risalendo
dalle
spiagge
abruzzesi
:
e
si
erano
addentrati
in
una
vallata
verso
Jesi
.
Lassù
,
erano
rimasti
incastrati
in
un
paesello
di
collina
.
Avevano
montato
il
loro
teatrino
ambulante
in
uno
sterrato
fuori
le
mura
:
era
nato
così
un
piccolo
teatro
con
«
comodo
di
fave
»
.
Il
fondale
dava
sulla
campagna
buia
:
in
quel
buio
,
gli
attori
avevano
scoperto
alcuni
campi
di
fave
.
Fra
un
atto
e
l
'
altro
,
scivolavano
giù
dal
rustico
palcoscenico
,
facevano
una
rapida
scorpacciata
di
fave
,
e
poi
,
rinfrancati
tornavano
alla
ribalta
a
recitare
.
Quando
si
trattò
di
ripartire
da
quel
paesello
,
Peppino
scese
verso
Ancona
,
per
trovare
un
teatrino
che
li
ospitasse
.
Era
lui
,
o
no
,
l
'
amministratore
?
Ed
ecco
nella
torrida
estate
,
Peppino
partire
a
piedi
,
accompagnato
dal
«
segretario
»
che
era
totalmente
calvo
.
Ma
perché
i
due
attori
avevano
sulle
guance
una
folta
barba
?
Nera
,
Peppino
,
e
bianca
,
fluente
il
«
segretario
»
,
con
un
paio
di
occhiali
neri
da
povero
cieco
.
Fu
Peppino
a
inventare
,
per
diminuire
la
fatica
della
marcia
,
il
sistema
che
oggi
si
chiama
dell
'
autostop
.
Erano
luoghi
quasi
deserti
.
Ogni
tanto
si
vedeva
arrivare
un
carretto
tirato
da
un
somaro
.
Il
«
segretario
»
si
sosteneva
al
braccio
di
Peppino
,
marciando
curvo
sotto
il
solleone
.
Quando
il
carretto
li
raggiungeva
,
Peppino
indicava
pietosamente
il
vegliardo
:
«
Ci
potreste
dare
un
passaggio
?
»
.
Il
contadino
si
impietosiva
e
li
accompagnava
sino
alla
prima
svolta
,
seduti
sulle
fascine
.
Un
altro
miglio
a
piedi
,
e
poi
spuntava
un
altro
carretto
.
Quando
Peppino
De
Filippo
non
reciterà
più
Le
metamorfosi
di
un
suonatore
ambulante
,
cercheremo
di
raccontare
ai
nostri
figli
e
ai
nostri
nipoti
la
scenetta
in
cui
,
affamatissimo
«
posteggiatore
»
,
cerca
di
vedere
chiaro
in
un
certo
imbroglio
per
il
quale
è
richiesta
la
sua
complicità
.
Il
suonatore
è
napoletano
e
,
come
tale
,
gesticola
vivacemente
:
le
sue
mani
sono
in
continuo
movimento
e
,
ogni
tanto
,
si
protendono
e
restano
sospese
a
mezz
'
aria
.
Gli
interlocutori
credono
che
egli
abbia
finito
di
parlare
,
che
l
'
affare
sia
concluso
e
che
sia
venuto
il
momento
di
salutarsi
:
afferrano
la
mano
del
suonatore
e
la
stringono
cordialmente
.
Il
discorso
,
invece
,
non
è
affatto
finito
.
Bisogna
liberare
quella
mano
e
riprendere
la
conversazione
interrotta
.
Gli
altri
sono
sempre
pronti
a
stringere
,
sul
più
bello
,
la
mano
dell
'
ambulante
che
non
può
frenare
la
sua
mimica
partenopea
e
che
,
se
non
muove
le
mani
,
non
può
parlare
.
La
graduazione
della
sorpresa
,
dell
'
impaccio
,
dell
'
inquietudine
,
che
prende
e
quasi
paralizza
l
'
eloquenza
del
suonatore
ambulante
,
crea
un
«
crescendo
comico
»
forse
ineguagliato
in
questi
ultimi
anni
:
certo
il
più
sottile
e
trascinante
.
Quando
cercheremo
di
riferire
questa
scenetta
ai
nostri
figli
e
ai
nostri
nipoti
stenteremo
a
farci
capire
,
come
non
capivamo
i
nostri
vecchi
quando
ci
parlavano
del
«
gioco
del
ferro
da
stiro
»
di
Eleonora
Duse
nella
Locandiera
o
della
«
scena
del
candeliere
»
di
Ermete
Novelli
nella
farsa
Felice
il
cerimonioso
.
Sono
scoperte
,
gioie
,
sorrisi
di
cui
gode
solamente
«
chi
vede
»
:
intraducibili
per
«
sentito
dire
»
.
Per
questo
,
il
teatro
è
forse
fatto
di
incantesimi
paragonabili
a
quelli
dell
'
amore
,
bellissimi
quando
viviamo
il
nostro
amore
,
mentre
,
se
ci
raccontano
quelli
degli
altri
,
ci
sono
assolutamente
indifferenti
.
StampaQuotidiana ,
Eccoci
al
giorno
solenne
.
Non
è
tempo
di
vane
frasi
.
Riporteremo
bensì
il
sunto
del
memorando
discorso
pronunciato
dal
Conte
di
Cavour
il
giorno
in
cui
la
Camera
votò
che
Roma
Capitale
acclamata
dall
'
opinione
nazionale
fosse
congiunta
all
'
Italia
.
«
Se
noi
,
diceva
in
sostanza
l
'
immortale
statista
,
non
potessimo
far
valere
il
potente
argomento
che
Roma
è
la
Capitale
necessaria
d
'
Italia
,
non
otterremmo
giammai
il
consenso
del
mondo
cattolico
e
della
Francia
da
cui
esso
è
rappresentato
a
Roma
.
«
Supponiamo
infatti
che
la
sede
del
pontefice
non
sia
a
Roma
,
ma
in
una
città
collocata
in
una
provincia
non
del
tutto
necessaria
all
'
Italia
,
p
.
e
.
in
Aquileia
.
Alle
nostre
domande
di
riavere
Aquileia
la
diplomazia
risponderebbe
che
,
non
essendoci
questa
strettamente
necessaria
,
non
franca
la
spesa
di
sconvolgere
l
'
ordinamento
materiale
del
cattolicismo
per
soddisfare
i
nostri
desideri
.
«
Importa
adunque
fondare
le
nostre
ragioni
sulla
considerazione
che
Roma
è
indispensabile
all
'
Italia
come
Capitale
.
«
Egli
è
evidente
che
quando
Roma
sarà
libera
la
quistione
del
trasferimento
sarà
oggetto
di
nuove
deliberazioni
.
Ma
portiamoci
al
giorno
in
cui
si
dovrà
discutere
tra
coloro
che
vogliono
andare
a
Roma
immediatamente
,
e
quelli
che
vogliono
differire
.
Ebbene
se
i
200
deputati
delle
provincie
meridionali
nel
venire
al
Parlamento
si
trovassero
di
passaggio
sur
una
piazza
di
Roma
e
una
forza
irresistibile
li
distogliesse
dal
proseguire
il
viaggio
?
...
»
.
Ai
deputati
delle
provincie
meridionali
la
risposta
a
questa
ipotesi
del
Conte
di
Cavour
!
A
noi
basta
aver
ricordato
in
questo
giorno
il
voto
solenne
che
proclamava
Roma
Capitale
necessaria
d
'
Italia
,
e
rammentate
le
ragioni
principali
di
quel
voto
nazionale
!
StampaQuotidiana ,
I
bilanci
rossi
della
Russia
soviettista
sono
passivi
,
crudelmente
passivi
.
Il
"
Momento
"
ne
piange
come
un
vitellino
,
il
"
Momento
"
ne
soffre
con
tutta
l
'
anima
sua
francescana
.
Pensate
,
pensate
:
13.700
persone
fucilate
al
primo
gennaio
1919
come
controrivoluzionarie
,
senza
contare
quelle
condannate
"
per
intuizione
"
;
pensate
,
pensate
,
lo
ha
dichiarato
lo
stesso
commissario
Lissoflski
.
E
diciassette
miliardi
di
deficit
,
pensate
,
pensate
,
piangete
,
piangete
,
o
cuoricini
di
burro
alberganti
nei
seni
di
zucchero
filato
delle
tenere
Perpetue
o
dei
sentimenti
curati
!
Vade
retro
,
o
comunismo
,
qua
l
'
aspersorio
contro
il
Soviet
;
crudeli
e
nefandissimi
mostri
apocalittici
,
giammai
fascinerete
le
tenerissime
Perpetue
,
giammai
udrete
Te
Deum
in
vostra
gloria
!
Quando
mai
apparve
sulla
incruenta
terra
una
macchina
di
strage
,
un
flagello
distruttore
di
vite
e
di
miliardi
,
così
orripilante
come
la
Rivoluzione
soviettista
?
Cos
'
è
stata
la
strage
degli
Albigesi
?
Un
gioco
da
giardino
d
'
infanzia
:
e
,
per
carità
,
non
pensate
mica
che
Innocenzo
papa
sia
stato
un
precursore
dell
'
"
intuizionismo
"
,
quando
predicava
di
uccidere
,
di
uccidere
,
poiché
tanto
il
Signor
Iddio
Misericordioso
avrebbe
,
egli
,
nel
suo
onnisapere
,
sceverato
la
bianca
agnella
dalla
pecora
tignosa
;
dimostrerete
di
essere
solo
un
volgare
anticlericale
,
senza
rudimento
alcuno
di
teologia
e
di
catechismo
.
Cos
'
è
stata
la
guerra
dei
contadini
in
Germania
?
Un
giocattolo
di
Norimberga
,
sebbene
si
affermi
abbia
distrutto
dodici
milioni
di
vite
umane
.
Cosa
sono
state
le
distruzioni
di
fiamminghi
,
di
Incas
,
e
di
marrani
commessi
dai
cattolicissimi
re
spagnoli
?
Servizi
alla
santa
religione
sono
stati
,
corvées
devotissime
di
vassalli
del
Signor
Nostro
Onnipotente
Gesù
Cristo
.
Cosa
sono
i
dieci
milioni
di
morti
e
dieci
milioni
di
invalidi
e
mutilati
,
eredità
della
guerra
che
Sua
Santità
Benedetto
ha
definito
"
inutile
strage
"
,
ma
che
il
"
Momento
"
crede
utilissima
,
poiché
Sua
Santità
è
Pontefice
della
Chiesa
Cattolica
,
mentre
il
"
Momento
"
è
solo
organo
del
Partito
popolare
italiano
?
Cosa
sono
i
venti
milioni
di
morti
per
grippe
o
febbre
spagnola
,
o
peste
polmonare
,
ossia
peste
di
guerra
,
determinata
e
propagata
e
coltivata
dalle
condizioni
create
e
lasciate
dalla
guerra
?
Cosa
sono
le
migliaia
e
migliaia
di
creature
umane
che
muoiono
quotidianamente
di
fame
,
di
scorbuto
,
di
assideramento
in
Romania
,
in
Boemia
,
in
Armenia
,
in
India
,
per
accennare
solo
a
paesi
amici
dell
'
Intesa
?
Cosa
sono
gli
ottanta
miliardi
di
deficit
del
bilancio
Italiano
,
i
centoventi
miliardi
del
bilancio
francese
,
i
duemila
miliardi
di
danni
determinati
dalla
guerra
?
Cosa
sono
stati
i
cinquecentomila
russi
sterminati
dal
governo
zarista
nella
repressione
dei
Soviet
del
1905
?
Cosa
farebbero
i
ventimilioni
di
russi
che
verrebbero
sterminati
se
trionfasse
la
controrivoluzione
dei
generali
Krasnof
,
Denikin
e
Kolciak
,
gli
amici
dell
'
Intesa
che
fanno
impiccare
ed
esporre
per
tre
giorni
un
operaio
su
dieci
dei
paesi
che
riescono
a
riconquistare
,
gli
amici
dell
'
Intesa
che
spediscono
a
Pietrogrado
vagoni
piombati
di
soldati
soviettisti
tagliati
a
pezzettini
?
Cosa
sono
,
cosa
sono
?
...
Bazzecole
,
piccolezze
,
azioni
magnanime
,
in
confronto
di
13.700
fucilati
e
17
miliardi
di
deficit
.
La
rivoluzione
sociale
è
il
flagello
,
è
il
mostro
apocalittico
.
Cos
'
è
,
cosa
vale
infatti
una
vita
proletaria
in
confronto
di
una
vita
borghese
?
Studiate
economia
,
che
diamine
;
un
borghese
vale
almeno
diecimila
proletari
;
i
13.700
fucilati
dai
Soviet
valgono
dunque
137
milioni
di
proletari
e
non
sono
137
milioni
di
proletari
che
il
capitalismo
internazionale
ha
svenato
per
i
suoi
affari
,
per
concimare
le
sue
messi
.
Piangete
,
piangete
,
dunque
,
tenerissime
Perpetue
e
sensibilissimi
curati
del
Piemonte
,
e
non
lasciatevi
fascinare
dal
comunismo
,
dal
Soviet
,
dalla
rivoluzione
sociale
.