Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
Il processo ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Non riusciremo a processare con dignità , e a condannare con severità e clemenza , questo vecchio criminale nazista di nome Priebke ? Non pagheremo questo debito morale che abbiamo con i 335 italiani , ebrei e non ebrei , massacrati alle Ardeatine ? E che abbiamo , più in generale , con i caduti della Liberazione e con la storia di questo paese ? Così pare , se è vero che questo processo si svolge in un ' aula indecorosa anche per una pretura di paese , con un imputato non intenerito dall ' età , glaciale e altezzoso a cospetto dei familiari delle sue vittime , ospiti accalcati e ingombranti . Ma di che pasta sono , le istituzioni militari e giudiziarie di questo paese ? Se Priebke è un dignitoso soldato , accompagnatelo in un sopralluogo alle Ardeatine per vedere come saluta quelle tombe . Già il più famoso giornalista italiano , che ha fatto inconsapevolmente il suo dovere nella guerra chimica in Abissinia , ha scritto che Priebke è solo un nazista consapevole che ha doverosamente ubbidito agli ordini . E ieri un giornale milanese ha di nuovo indicato come colpevoli della strage i partigiani di via Rasella , con l ' accusa supplementare dell ' uccisione di un ragazzo . Perché lo chiamiamo revisionismo storico ? Chi pensa e scrive queste cose è in perfetta continuità col passato . Pensa e scrive che la guerra nazista e l ' occupazione tedesca a Roma , come in Europa , erano normali , che l ' anomalia stava in chi resisteva . Pensa e scrive che la criminalità ( achtung , banditen ) stava negli improvvisati attentati partigiani , la legalità nella rappresaglia dei buoni soldati del Reich . Personalmente sono convinto che la guerra , ogni guerra , è di per sé un crimine contro l ' umanità , o meglio un crimine dell ' umanità contro se stessa . Ma questo non mi fa dimenticare che c ' era un abisso fra l ' animo di chi combatteva quella guerra per la propria e altrui libertà e l ' animo di chi la combatteva per la supremazia e il dominio , tra quei giovani che andavano allo sbaraglio e le funeste divise del Reich . Il clima torbido che si vuoi creare attorno a un processo che dovrebbe essere semplice ed esemplare mi conferma purtroppo in un ' altra convinzione che ogni tanto incautamene esprimo , su quanto siano profonde e non recise nella storia italiana le radici del fascismo . Del fascismo in senso puro .
StampaQuotidiana ,
Spesso capita di parlar male degli attivisti indigeni , ma anche quelli d ' importazione non scherzano , specialmente i romani . Sarà forse complesso di colpa , voglia di smentire la nomea che li dice pelandroni , fatto sta che appena arrivano fra le nebbie si scatenano . Per esempio quelli del cinema : Giovanni , l ' aiuto - regista , lavora dodici , sedici ore al giorno , e la sera eccotelo per casa , con gli occhi rossi , il naso intasato dal raffreddore . « Sto male , sto male » , fa , ma comincia subito a proporre , e a proporsi altro lavoro . Un documentario su Milano , per esempio , perché Milano è stata la grande scoperta dei cinematografari , proprio non se l ' aspettavano , quest ' aria ( bah ! ) , questa luce , questa nebbia . Un documentario , dunque , sulla mia generazione , sulla tua generazione , sulla nostra generazione , le speranze , le illusioni e le delusioni : tu , Maria , Lizzani , Guttuso , basta che parliate , e io registro . Avete il registratore ? Prendilo , prendilo , questo benedetto registratore , e forza , sveglia , pelandroni , lui lavora dodici ore al giorno eppure eccolo , di sera , pronto a lavorare ancora . Negli attimi di pausa legge un giornale di dieci anni fa che ha scoperto in un cassetto , e dice che è interessante . Il giorno dopo invece arriva Marcello , uomo di teatro , e dice che bisogna fare un documentario in dieci , dodici puntate su Israele , dieci , dodici storie di ebrei , purché ci sia di mezzo l ' Italia , anche solo un passaggio . Oppure un film a episodi sul tipo dei Mostri . Ma sulle donne . Diciamo pure le mostre . Ma no , non va , le mostre è equivoco , fa pensare troppo alla pittura . Semmai le orche , neanche , la censura a Roma , almeno , lo proibirebbe . Le orchesse ? Sì , le orchesse andrebbe bene . Oppure un film compatto , la storia di un adulterio . Vediamo praticamente la scena . Tu rientri da una trasferta , apri la porta , c ' è tua moglie che t ' aspetta . Come state , cara ? Bene , risponde lei . Anzi no , dice subito : marito mio ti ho tradito . E tu come ti comporti ? Sette ipotesi italiane , oggi : la ammazzi , la butti fuori di casa , te ne vai tu , la prendi a botte , soffri ma resti , non te ne importa nulla , sei contento . Anzi , meglio , prendiamo un personaggio classico e riraccontiamolo in chiave moderna . Per esempio , Orlando , il furioso . Chi è oggi Orlando ? È il difensore delle verità costituite che parte lancia in resta contro gli infedeli , che sono tutti , dai comunisti ai liberi pensatori , agli adulteri . Senza macchia e senza paura . Poi un bel giorno s ' innamora d ' una dattilografa , certa Angelica , e perde il senno . Il suo amico dott. Astolfi si rivolge a uno psicanalista che abita all ' ultimo piano d ' un grattacielo , un ambiente irreale , lunare . E Angelica va a finire fra le braccia di una mezz ' ala di serie C , un ragazzetto biondo e un poco fesso di nome Medoro . Ti va ? Me lo scrivi tu il soggetto , due cartellini , che poi io parto e trovo subito il produttore . Ritelefona la mattina all ' alba : « Allora , quest ' Orlando , come andiamo con quest ' Orlando ? L ' hai scritto il soggetto ? » .
DISCREZIONE ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Il programma « costituzionale » del presidente Leone era facilmente prevedibile , si identificava con la natura stessa dell ' uomo . Nel messaggio di investitura rivolto ai due rami del Parlamento , è emersa con assoluta chiarezza la concezione del presidente della Repubblica , dei suoi poteri e dei suoi limiti , coincidente con un ' intera tradizione giuridica : l ' altissimo magistrato cui non spetta « formulare programmi o indicare soluzioni » , ma solo vigilare sull ' osservanza della Costituzione e garantirne i rigidi adempimenti . È la linea che si ricollega direttamente al primo capo provvisorio dello Stato , a Enrico De Nicola , verso il quale Leone conserva una devota e memore fedeltà : l ' unico presidente che sia stato non a caso da lui ricordato , nell ' intero testo dell ' allocuzione , insieme col suo diretto predecessore , Giuseppe Saragat . Leone esprime una società di « notabili » : fermissima nell ' ossequio ai valori della democrazia parlamentare , e del pluralismo democratico , ma altrettanto ferma nel rispetto della collocazione e dell ' autonomia individuale dell ' uomo politico . Egli non è figlio - rara avis - della partitocrazia , è uno dei rari democristiani che abbia sempre rifiutato la gara spietata delle correnti , che non si sia mai riconosciuto in questo o in quel gruppo di potere . Il suo cursus honorum è da solo rivelatore : professore universitario e avvocato , altrettanto autorevole nella cattedra che prestigioso nel foro , giunge alla politica senza mai rinunciare né alla cultura né all ' avvocatura , non accetta di identificarsi in nessun momento nel « professionismo politico » - quello che ha maggiormente contribuito ad abbassare il livello della nostra classe dirigente . Tali scaturigini ideali si ritrovano nel messaggio alla nazione : non retorico , talvolta perfino disadorno , ma frutto di una precisa visione giuridica , che non ammette confusioni di competenze fra governo e Parlamento , che richiama ogni organo dello Stato « alla sfera delle proprie attribuzioni » pur nel quadro della collaborazione organica . Il tutto : senza ottimismi e senza assurde indulgenze al clima di una società politica prefascista , che non esiste più . Non per nulla Leone ha fatto un riferimento esplicito alle « disfunzioni delle istituzioni » ; non per nulla ha insistito sul drammatico intreccio dei rapporti fra Stato e regioni ed ha calcato la mano sull ' « accentuarsi a volte nominalistico dei contrasti fra le forze politiche » , l ' esperienza di ogni giorno . E senza tuttavia assumere pose o atteggiamenti da « salvatore della patria » ! Lo stesso tocco di discrezione e di moderazione il neo - presidente ha osservato sul tema , delicatissimo , dei rapporti fra Chiesa e Stato . Il negoziatore paziente e instancabile del compromesso sul divorzio ha adombrato un indiretto « no » alla ripresa di qualsiasi guerra religiosa sul tema del referendum quando ha auspicato , con una lontana vibrazione degasperiana , la necessità « di mantenere un clima che renda impossibile ogni anacronistico steccato » . Che non faccia risorgere cioè gli steccati fra guelfismo e ghibellinismo , quegli steccati che l ' esperienza centrista era riuscita ad abbattere o almeno a limitare , pure in condizioni tanto più difficili delle attuali , con Papa Pacelli ... Ci sia consentita , in proposito , un ' osservazione marginale ma pure significativa . È dispiaciuto che un ' assemblea parlamentare , dai cui settori di centro si è levato un applauso al Papa per la generosa e indiscutibile opera della Santa Sede in favore della pace , non abbia abbozzato , da nessun settore dello schieramento politico , un solo segno di plauso all ' opera svolta dal presidente uscente della Repubblica in difesa della libertà : un ' opera svolta - come Leone ha ricordato nobilmente - con « senso religioso » della democrazia . La correttezza costituzionale non si identifica , e non si deve identificare , con un « rassegnato fatalismo » . È il pericolo dei presidenti tipo quarta Repubblica francese , dal quale Leone saprà sicuramente affrancarsi . E la prova è nel costante , insistito richiamo del nuovo capo dello Stato alla necessità di respingere , nella lotta sociale , il metodo della violenza e dell ' intolleranza , nell ' invocazione aperta e spiegata alla tutela della legalità repubblicana e democratica , tanto più sacra quanto più affonda le sue radici nella genesi stessa della Repubblica , attraverso la lotta per la libertà , attraverso l ' esperienza della Resistenza e della ricostruzione post - bellica , l ' una inseparabile dall ' altra . Leone ha giustamente insistito sulla necessità di una maggiore saldatura fra coscienza sociale e istituzioni : compito primario ed essenziale dei partiti politici , oltre che delle grandi organizzazioni del lavoro . Speriamo che le forze politiche italiane non dimentichino l ' esortazione che giunge dal Quirinale nelle prossime , difficili trattative che saranno volte alla ricostituzione dell ' intesa di centro - sinistra . Le dimissioni formali del governo Colombo sono state , e correttamente , ritirate ; il ministero in carica è stato invitato a continuare la sua opera , finché non giungerà un ' indicazione diversa dai partiti . Ma nessuno potrebbe illudersi . La situazione politica è in movimento . La tregua ottenuta non andrà oltre il 18 gennaio , data di riapertura del Parlamento . Già in quell ' occasione , si porrà la prima e fondamentale esigenza di chiarificazione avanzata dal partito repubblicano e ribadita ieri senza eufemismi nella relazione di La Malfa : nessuna conferma dell ' appoggio , anche solo esterno , del Pri alla coalizione se non saranno elaborate nuove piattaforme politiche e programmatiche corrispondenti alla condizione reale del paese sul piano economico , finanziario e sociale . Si aprirà un tiro alla fune : i socialisti che vorranno spingere più a sinistra , i socialdemocratici che vorranno accentuare la loro funzione riformista ma moderatrice . E i problemi , quelli veri , che torneranno tutti all ' interno della democrazia cristiana : più aperti , più laceranti che mai . La battaglia per il Quirinale non è riuscita ad assicurare nessuno degli « organigrammi » di potere che erano stati abbozzati da varie parti , per icavalli di razza e non solo per quelli : ha vinto un uomo al disopra delle parti , e ha vinto proprio per essere al disopra delle parti . La lotta , appena contenuta nei sedici giorni del round , rischierà di riesplodere : con una carica accentuata di rancori e di risentimenti . Una sola cosa è certa : tutta la buona volontà , e tutto il buon senso , del presidente Leone saranno messi alla prova .
MUORE DI SONNO PER SCACCIARE LA NOIA ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
A mezzogiorno di venerdì 17 , il campione non c ' è ; sta mangiando un boccone a casa sua , spiega il proprietario del bar - quasi famoso ormai - di via Fratti , dalle parti della stazione . I1 bancone , pochi tavoli , il calcio balilla , due stanzucce : ha un nome di donna , Rita , ma per il resto è identico ai centomila baretti di periferia dove vanno a prendere il caffè o il grappino operai e artigiani prima e dopo il lavoro . Naturalmente c ' è il juke - box , che da dieci minuti ripete la solita solfa . E ci sono quattro o cinque giovanotti coi cartelli che attaccano al muro e appiccicano ai vetri i manifesti pubblicitari di una marca di caffè , la stessa ripetuta sugli scatoloni di latta , enormi e vuoti , posati sul bancone . Nell ' altra stanza , seduti a tavolino , due signori bassotti , atticciati , il viso scuro , hanno tirato fuori una carta bollata da duecento lire e ci stanno scrivendo un atto di procura , che affida a uno di loro l ' esclusiva di tutta la pubblicità che possa nascere dall ' impresa : battere il record mondiale di resistenza volontaria al sonno , sinora detenuto dallo studente californiano sedicenne Tandy Gardner . Finalmente eccolo , il campione nostrano : porta una cuffia di maglia a strisce nere e azzurre , calata fin sotto le orecchie , che gli nasconde mezza faccia ; in più ha gli occhiali neri , una sciarpa colorata al collo e il bavero del cappotto rialzato . Insomma , gli si vede solo il naso , piuttosto sporgente , e la bocca , con due incisivi scheggiati che formano un buco triangolare . Porta la testa in su , buttata un po ' all ' indietro , come se fiutasse l ' aria , cammina aggobbito , una spalla più alta , a passi lunghi e dinoccolati , anzi disossati . Somiglia vagamente , da quel poco che si vede , ad Adriano Celentano , e quella camminata sembra la caricatura del modo di muoversi del famoso urlatore . I due al tavolo riescono a farlo sedere , e lui sta lì , gobbo , quella spalla più alta che ritmicamente sale ancora più su , come per una contrazione del torace , involontaria . Gli parlano , ma non sono certi neanche loro che li stia a sentire , perché all ' improvviso si alza , ricomincia a passeggiare avanti e indietro , e bisogna prenderlo per la manica , tirarlo di nuovo a sedere . Di là continuano a picchiare col martello sul muro , altri manifesti come quello lì sul muro , con la scatola e il barattolo , miscela speciale , o come l ' altro , col chicco di caffè in figura umana , una enorme testa bruna ovoidale che sotto ha le gambe . « Ecco » , gli dice uno . « Quando arriva la televisione , tu prendi la tazzina e dici : Mi tengo su con del caffè T . Anzi no , non dici l ' aggettivo caffè , perché quelli della televisione sulla pubblicità ci speculano , fanno i caroselli e non ti permettono di dire caffè . Dirai solo : Mi tengo su con del T . Hai capito ? » Per maggiore sicurezza , il signore bassotto tira fuori un pezzo di carta , con su scritte queste parole : Mi tengo su con del caffè T . Cancella la parola caffè e porge il foglietto al campione . « Ecco , ti lascio il testo perché tu possa studiarlo . Hai capito bene ? Mi tengo su con del T . , devi dire . Se poi quello della televisione ti chiede : Ma che cosa è questo T . ? , tu magari puoi aggiungere : Ma diamine , è un buon caffè . E tieni la tazzina in mano . Anzi , facciamo la prova » . È arrivato il proprietario del bar con una tazza grande da caffè , che ha la marca da una parte . Ricomincia la lezione : « Tu tieni sempre questa tazzina in mano . Così , con la mano destra , in questa posizione , in modo che la marca si veda bene . Non la lasciare mai , altrimenti te ne potresti dimenticare . Sei nel tuo diritto , capisci , questi del caffè fanno dei sacrifici , ti danno cinquantamila lire per queste poche parole e per mostrare la marca : Mi tengo su con del T . Non dire il sostantivo caffè , perché quelli della televisione , che speculano sulla pubblicità , te lo potrebbero impedire . Dunque , a te non le hanno ancora fatte , ma a quell ' americano , a quel Gardner , sì , le iniezioni di caffeina . Tu prendi il caffè , e basta . Proviamo , per l ' ennesima volta : la tazza in mano , non la lasciare mai , e ripeti con me le parole : Mi tengo su con del T . Anzi , prendi il testo e studialo » . Il campione prende il foglietto , se lo infila in tasca e s ' alza in piedi , accennando di sì , che ha capito , ma non dice una parola . Ricomincia a passeggiare , avanti e indietro , come un fantoccio di gomma , quella spalla più alta che gli sale ancora di più , ogni volta che tira il fiato , e i due bassotti lo stanno a guardare , poi lo riagguantano per la manica , lo fanno sedere , gli danno una penna per firmare quella carta bollata della procura . Gli guidano la mano perché trovi il rigo giusto . All ' amico che mi ha portato in macchina fino a Parma , chiedo se per caso non ha appetito , e lui mi risponde subito di sì : poi si potrebbe anche andarcene a vedere la mostra di Guttuso , aggiunge . Dopo pranzo il campione s ' è levato la cuffia e , davanti allo specchio , nel cerchio di amici che lo stanno a guardare , si pettina : ha i capelli di almeno quattro mesi , castani , una lieve peluria sotto il naso prominente , le guance quasi glabre , gli zigomi più gonfi di come l ' avevo visto nelle fotografie , gli occhi in fuori , un colorito tra la cera e la terra . Si chiama Giuliano Fantoni , diciannovenne , di professione imbianchino e verniciatore . Non dorme da centottantatré ore , e intende continuare per altre centocinque , fino a mezzanotte di martedì prossimo , per un totale di duecento e ottantotto ore . Per adesso il record è dello studente californiano , record mondiale di resistenza volontaria al sonno : duecentosessantaquattro ore . Il nostro campione è uscito dal bar e passeggia alla sua solita maniera sul marciapiede , fiutando l ' aria . Bisogna che stia così , in piedi o seduto ; se si stende , anche per terra , anche sui chiodi , dorme . Di notte va in un garage lì vicino , dove lo ospita il guardiano notturno , e dove vanno a fargli compagnia gli amici ; di giorno sta sempre qui , al bar Rita di via Fratti , e s ' allontana soltanto , e in compagnia , per i pasti . Prende più che altro latte , uova col limone , succhi di frutta , carne di cavallo cruda , tritata . A parte il caffè , assicurano che non piglia eccitanti , e anzi ha smesso di fumare . Ha già avuto due volte la crisi , che qui chiamano « balordon » : tremarella , sudore freddo , conati di vomito . E continua ad andare su e giù con quell ' andatura da orso . Apriamo un testo di medicina : Dopo circa 60-90 ore di veglia forzata ( da quattro a sei volte l ' arco normale di 16-17 ore ) l ' effetto più palese è un ' estrema stanchezza muscolare . Chi si sottoponga a un simile esperimento desidera soprattutto chiudere gli occhi e stendersi , ma proprio questa forzata attività muscolare gli permette di rimanere sveglio . Altri aspetti caratteristici della veglia forzata sono : irritabilità fino al limite dell ' iracondia anche in soggetti normalmente pacifici , e disorganizzazione mentale che si manifesta in varie forme - sogni a occhi aperti , allucinazioni , automatismo della condotta , temporanea pazzia . Ecco perché col cosiddetto metodo del « terzo grado » - continui interrogatori per molte ore senza concedere al soggetto la possibilità di dormire - si riesce a ottenere una confessione anche da un individuo innocente , il quale non desidera altro ormai che chiudere gli occhi , e non capisce nemmeno più la gravità della sua autoaccusa . Il cerchio degli amici sta a guardare il campione , e sono occhi protettivi , preoccupati , vigili . Evitano di rispondere alle domande , e fare domande a lui mi parrebbe un ' inutile crudeltà . Ma si riesce ugualmente a capire come sono andate le cose . Giuliano è un bravo ragazzo , un compagnone , uno dei tanti giovani che si sentono a loro agio soltanto fuori casa , fra gli amici , uno di quelli insomma che « tengono banco » . Una volta ballò il twist per due ore di seguito , poi scommise che non si sarebbe fatto più tagliare i capelli . A Capodanno era sempre fuori , da una festa all ' altra dal bar alla balera . « Son due giorni che non chiudo occhio » , disse una mattina . « Figurati » , gli rispose uno mostrandogli la fotografia di un giovanotto americano , biondo sorridente , occhialuto , l ' indice e il medio sollevati nel segno della vittoria . « Figurati . Quest ' americano non ha dormito per undici giorni di seguito » . « Con quella faccia ? Ma allora son capace anch ' io . Anzi , starò sveglio dodici giorni , così divento campione mondiale » . In provincia - o in periferia che è lo stesso - non di rado succedono queste sfide assurde : a chi mangia più tortellini ( fino a scoppiare ) , a chi scola una bottiglia di grappa in un sorso solo ( a rischio di restarci secco ) , a chi s ' ingozza più pastasciutta con le mani legate dietro la schiena . La sfida nasce nelle lunghe ore di noia al caffè , quando non si sa più che altro fare e che altro dire , perché ormai si è fatto e detto tutto quel che c ' era da dire e fare , e la fantasia non suggerisce altro , non suggerisce di meglio . Questo soltanto , mi pare : non c ' è smania di pubblicità , anche se la pubblicità , nella forma balorda che si è visto cominciando ( chi rifiuta il caffè non dice forse « grazie no , che poi non dormo » ? ) , cerca di impadronirsi del fenomeno e di adoperarlo . Mi tengo su col caffè T . Ma la televisione non è arrivata , non possiamo controllare se Giuliano si ricorda quelle parole , e sarà meglio andarsene . Dopo il freddo della strada , dentro la macchina viene la sonnolenza . Ecco il guaio dei servizi fuori Milano e col rientro in giornata : non ti puoi stendere un po ' dopo mangiato .
I ragazzi di Salò ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Mi domando come mai i ragazzi e le ragazze di Salò siano venuti in mente a Luciano Violante nell ' anno 1996 , nel giorno della sua elezione alla presidenza della Camera . Non trovo risposta . Non mi pare che ci sia un ' emergenza , che viviamo tempi di antifascismo attivo e persecutorio da scoraggiare . Oggi è riconosciuta a Priebke più dignità che alle sue vittime . E se qualcuno deve difendersi dall ' insulto di giornali e volantini , si tratta di qualche vecchio partigiano . Non direi neppure che i fascisti o postfascisti abbiano bisogno di risarcimenti supplementari . Sono non solo del tutto riabilitati e innocenti ma gratificati da un vasto consenso , e per poco non sono al governo dell ' Italia . Un clima persecutorio contro i vinti non c ' è mai stato neanche in passato . Ci fu un ' amnistia e nessuna epurazione né in basso né in alto . L ' unico processato e fucilato dopo la guerra fu mi pare Pietro Koch , giovane capo della banda omonima , un patriota che ho conosciuto . Fin dall ' inizio il Msi , erede della Rsi , fu legittimato come forza politica ausiliaria e utilizzato in alleanze elettorali e parlamentari . Parallelamente , la Resistenza nella sua componente comunista fu denigrata dai governi democristiani e dai corpi dello Stato con molto zelo , in coerenza con la guerra fredda . Più in generale , la storia è stata riscritta in questi anni non solo in Italia ma in Europa e le parti sono state ribaltate . Non parificate o conciliate , ma ribaltate . È senso comune che l ' olocausto sia un ' esagerazione e che la gioventù hitleriana , come i militi della Rsi , avesse alti ideali . Un caduto o un decorato della Resistenza sono invece controversi o retorici , garibaldini ritardati . Erano miei compagni di scuola , i ragazzi e le ragazze di Salò . Non erano misteriosi , erano figli del fascismo e hanno continuato a fare ciò che gli era stato insegnato . Oppure erano coscritti , dopo l'8 settembre non c ' erano le truppe americane ma le accoglienti divisioni tedesche . Di fronte al Senato ho rivisto per caso alzando gli occhi la lapide che ricorda Persichetti , un ragazzo di Porta S . Paolo . Questo sì che è un mistero , come gli sarà venuto in mente di andare a morire da solo contro un intero esercito ? Tutto per lui era perduto in quei giorni , come avrà fatto a ritrovare l ' identità ? Tra i miei compagni di scuola c ' era anche un certo Serra , che come gappista partecipò indirettamente a via Rasella , poi fu arrestato , poi si arruolò nell ' esercito volontario e fu ucciso da un obice sulla linea gotica . Era un vincitore nato , poco interessante . Non sentivo il bisogno , lo confesso , di una menzione speciale dei ragazzi e delle ragazze di Salò . Non sentivo il bisogno neppure di un ' ovazione fascista . Ma forse è questa l ' arte di governo . Forse serve a formare un fronte unico contro chi attenta al cuore dello Stato .
L'ARCHITETTA NEOLOGISTA ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
La forza di una lingua si misura anche dalla sua capacità di ammaliare le parole straniere : noi oggi diciamo ponce , Parigi , Londra , e un tempo Benvenuto Cellini diceva , beato lui , Fontana Beliò , e intendeva Fontainebleau . I giornalisti sportivi dicono stoppare e dribblare , e forse troveranno il modo di italianizzare anche il tackle . Gli italiani d ' America dicono carro per auto , giobba per lavoro , gelle per carcere , bisinesse per affare . Dicono , come tutti sanno , Broccolino . Non tutti invece hanno sentito una madre chiamare il figlio Vasintone , eppure succede : in Romagna e in Toscana , troviamo Vasintone , Vilsone e Bicchesio , cioè Washington , Wilson , Bixio . Gli arredatori dicono bovindo per indicare un tipo di finestra che aggetta rispetto al muro . Parola nuovissima e inusitata - non se ne aveva notizia prima del gennaio 1964 - è triggerare . La si legge nel manifesto invito per una mostra di Nanda Vigo . I1 contesto : « Ritengo quindi che dovendo tradurre esteticamente un codice di comando atto a triggerare un ' informazione con una scelta precisa , queste forme siano le più atte a concretizzarlo in armonia con il postulato cronotopico » . Il senso generale del discorso dev ' essere abbastanza complicato , ma non ci interessa in questa sede . Qui preme cogliere a frullo il neologismo , questa deverbazione da una parola straniera , e cioè trigger . Dice lo Webster : « Leva collegata a un ritegno , e che serve a liberarlo » . Nelle armi da fuoco , il trigger è la parte che , premuta dal dito , libera il percussore . E to trigger significherà far scattare il grilletto . Deverbale dall ' italiano era difficile , certo : « sgrillettare » suonerebbe male . Perciò ecco « triggerare » qualcuno dirà che sarebbe stato più giusto « trigherare » , ma sono pedanterie . Qualcun altro dirà che si poteva anche scegliere un « far scattare » , un « dar la via » , un « dar le mosse » , o ancora , restando nel gergo meccanico : « mollare » , « scatenare » , « sparare » . Chi avesse bisogno di altre notizie si rivolga a Nanda Vigo : nata a Milano , nel 1936 , laureata in architettura all ' Institute Polithecnique de Lausanne , ha lavorato in California , Jugoslavia e Milano , poi , dopo aver assimilato varie proposte stilistiche , nel 1961 iniziò la formulazione plastica che si caratterizza nei cronotopi esposti nel 1962 . Così almeno sta scritto sull ' invito .
Giubiliamo ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Sul primo governo di centro - sinistra della storia repubblicana , quello Moro - Nenni , sventolò la bandiera della nazionalizzazione dell ' energia elettrica , costosissima e infruttuosa . Sul nuovissimo governo di centro - sinistra dell ' Ulivo proponiamo che sventoli la bandiera di una nazionalizzazione inedita , gratuita e altamente produttiva , la nazionalizzazione del Giubileo . Un Giubileo non apostolico - romano ma apostolico - peninsulare , o semplicemente apostolico , senza con ciò far torto né al sindaco Rutelli né al nome di battesimo del presidente del Consiglio . Indirizziamo e incanaliamo equamente i 40 milioni di pellegrini , desiderosi di santificare il z000 , verso le molte città sante d ' Italia , ciascuna delle quali può vantare un insigne patrono e basiliche e romitaggi famosi . Grande giovamento ne trarrebbero : a ) la fede ; b ) le opere pubbliche , con o senza carabinieri ; c ) lo spirito ad un tempo nazionale e federale della penisola . Preghiera , devozione , penitenza , indulgenza , oboli , pervaderebbero ogni borgo dalle Alpi al mare , dal Nord - Est al profondo Sud , fino alla cattedrale di Noto che risorgerebbe ad opera dei giubilanti . Che la sede di Pietro e anche quella di Di Pietro siano in Roma non è un impedimento , anzi : il Pontefice ama seguire il gregge nelle migrazioni , l ' eccesso di romanità non giova all ' unità delle Chiese cristiane , e il ministro e i suoi carabinieri eserciterebbero a tutto campo la delega per le aree urbane di cui sono titolari . La malapianta della simonia e del mercimonio , che né la Riforma luterana né il Concilio di Trento , né i canoni 1441 , 1465 e 2371 del Codice di diritto canonico hanno mai del tutto estirpato , attecchirebbe meno facilmente se decentrata e sottratta al monopolio dei palazzinari e campioni olimpici metropolitani . Dilatando e nazionalizzando l ' evento , il rapporto virtuoso tra investimenti e rendimento verrebbe incrementato , i pellegrini e penitenti raddoppierebbero fino a Zoo milioni , si potrebbe cominciare subito e andare oltre il 2000 . Come ha detto autorevolmente il cardinale Ratzinger , non bisogna formalizzarsi sulla data . E neppure sui luoghi , dunque . In un Giubileo diluito , perpetuato , nazionalizzato e federalizzato , non solo S . Pietro ma anche S . Francesco d ' Assisi e S . Antonio da Padova e S . Gennaro ospiterebbero degnamente i fedeli . E molti sindaci e vescovi affiancherebbero volentieri il sovraffaticato Rutelli . E il presidente del Consiglio vedrebbe valorizzato il suo ruolo primario . E a Roma sarebbero ecologicamente risparmiate 40 milioni di pizze a taglio e lattine di birra giornaliere per credenti e miscredenti giapponesi . È vero , tutto oggi è privatizzato ad eccezione di gratta e vinci . Facciamo del Giubileo una più alta ed ecumenica eccezione . Se l ' on. Pannella fosse sopravvissuto alle elezioni , potrebbe indire un referendum .
FIRMA LE SUE STORIE CON UNA CROCE ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
I D ' Orlando , madre e figlio , abitano in una traversa di via Paolo Sarpi a Milano ; un quartiere popolare , di costruzioni vecchie , al massimo a tre piani , coi fondi tutti occupati da una fila continua di negozi e qualche bottega imprevista , come quella dove ancora fabbricano a mano ceri e candele di tutte le misure . Loro due stanno a un quarto piano di una casa non diversa dalle altre : nel cortile la fila di bidoni della spazzatura , la scala stretta ed erta , umida fino a sapere di muffa , le file degli usci che si aprono sul ballatoio , rimasto come ai tempi in cui l ' appartamento si riduceva a una stanza e i « servizi » erano in comune , giù in fondo . Sulla porta di casa , sotto il nome a caratteri rossi , stampati - di certo il ritaglio d ' un catalogo di mostra - c ' è un altro cartiglio , scritto a mano , che dice : « Gordon Vernon , B.A. Teacher of English » . Aprono e sono due stanzucce : un tramezzo nella prima isola il cucinino , col fornello a gas , l ' acquaio e un piccolo frigorifero , e basta appena a contenere un armadio e una rete di letto col materasso e la coperta alla militare . Nell ' altra , l ' unica vera camera , due brande : ci dormono appunto Pasquale D ' Orlando e l ' amico suo baccelliere che dà lezioni private d ' inglese , poi due tavoli , una scrivania accostata al muro , uno scaffaletto pei libri e in un angolo , ammucchiati , barattoli vuoti di colore e di tè . I telai delle finestre sono dipinti di rosso vivo . Pasquale è un ragazzo robusto e paffuto , che non dimostra i suoi ventisette anni . Come accade spesso nei napoletani - e contro un luogo comune che li vuole scuri , anzi bluastri - lui ha gli occhi chiari , le guance rosee , la barba scarsa . Più tardi entra un suo amico piccoletto , biondo , fine nei lineamenti , e lo scambio per il coinquilino inglese , mentre invece è napoletano anche lui . Ma finalmente eccola , la madre , Maria D ' Orlando : è molto piccola , tonda , con la faccia piena , i capelli grigi raccolti a ciuffo , un occhio velato e semichiuso . Sulla veste turchina porta uno zinale nero e tiene le gambe in certi calzerotti di lana grossa , grigi . Quando si accomoda a sedere il figlio deve metterle sotto i piedi un barattolo vuoto , altrimenti non arriva a toccare terra . Le domando per curiosità la sua statura , e lei va a prendere dentro l ' armadio , in una custodia di plastica insieme ad altri documenti , la carta d ' identità : Maria Zarrillo in D ' Orlando , vedova , nata a Torre del Greco nel 1897 , statura bassa . Infatti , così a occhio , non dovrebbe superare il metro e quaranta . Eppure quando sorride diventa bella , con quei bei denti sani e bianchi : fa accomodare anche me e Sergio Cossu , che è ritornato per fare altre fotografie , ma anche , mi pare , perché ormai si considera di casa e ci viene volentieri , ci offre un bicchierino stravecchio ( l ' etichetta dice ancora cognac ) , e ci dà il tempo di guardare intorno . Appesi al muro quadri , del figlio e suoi . Questi ultimi si riconoscono subito , per la violenza dei colori e il piglio deciso dei tratti : figure umane , fiori , un carretto , cavalli ; su tela , su compensato , su carta , e ciascuno ha in un angolo , a mo ' di firma , la croce . Infatti Maria D ' Angelo non ha mai imparato a scrivere , né sa leggere . Ha imparato invece a dipingere : basta una scorsa alle due grosse cartelle che il figlio sta voltando sul tavolo . f ) ai primi abbozzi con la penna a sfera , ai quadri appesi , ai fogli di queste ultime settimane c ' è un ' evoluzione evidente , pur restando identici i temi , insistiti tenacemente ; ancora figure umane , ancora cavalli , ancora carretti . E lei spiega : questi sono due bambini che portano i fiori alla mamma ; e anche la mamma sta mutandosi in pianta , le nascono dentro rami e foglie . Questo è un bambino travolto da un cavallo : ma il cavallo sta mettendo una coda di pavone , coloritissima . Questo è un uomo che spinge un carretto , ma le ruote son viste , per così dire , in sviluppo , sono due fondi accanto al rettangolo del carretto . In tutto Maria D ' Orlando ha da mostrare cinquecento opere . Ma come è stata , questa scoperta della pittura ? Lo spiega il figlio Pasquale , di professione pittore : volle fare lui una specie di esperimento , mettere in mano alla madre analfabeta quest ' altro modo di esprimersi , vedere il comportamento d ' una creatura « primitiva » , d ' una donna di sessantacinque anni , carica di esperienza , ma rimasta culturalmente bambina . Non le diede alcun consiglio , di nessun genere , anzi oggi è lei che - mi spiega Pasquale - dà al figlio avvertimenti su come scegliere e accostare i colori : i suoi sono squillanti , arditi , suggestivi , sottolineano i simboli già così chiari del disegno . Come mai , le chiedo , occhi così grandi e così rossi , in quella figura maschia , anzi virile , perché su questo punto il disegno non lascia davvero dubbio alcuno . Lei sorride , alza gli occhi per guardami in faccia ( col sommo della testa mi arriva di poco sopra il gomito ) e fa : « Eh , voi capite , non mi piace la cosa meschina , piccirella . L ' uomo è grande » . Per esempio Giovanni , il povero marito suo , morto nel quarantaquattro : lo chiamavano di soprannome Scialone , perché era un gigante , fortissimo , capace di spingere su un carretto dodici quintali di farina lungo una salita . Si spargeva la voce che Scialone spingeva dodici quintali , e la gente usciva dalle case per assistere allo spettacolo . E pensare che s ' era scelto per moglie una donna così piccola , e per giunta figlia della Madonna . Qualcuno la prese con sé , ma non ebbe mai una madre e un padre , neanche adottivi : anzi , a dieci anni già l ' avevano messa a guardare le bestie giù in una masseria dalle parti di Cassino . Lei non ci stava volentieri , così un bel giorno scappò : andò alla stazione , vestita come una « pacchianella » e lì trovò un soldatino che , saputa la storia , le mise in mano due lire , e le dette questo consiglio : salita in treno , al controllore doveva dire esattamente : tengo due lire e dieci anni , e sono figlia della Madonna . Se volete che scenda , io scendo . Ma chi poteva avere il cuore di buttar giù dal treno una figlia della Madonna ? Le diedero un lavoro migliore , e per tutta la vita Maria lavorò : il marito facchino lei col carretto delle erbe e delle verdure . Ebbe due figli , ma altri ne perse durante la gravidanza , perché le crescevano in grembo troppo grossi , e poi una volta ci fu lo spavento d ' un cavallo imbizzarrito , quello appunto che ritorna tanto spesso nella sua pittura . Morto Scialone nel '44 , con la guerra appena finita , furono anni di fame . Il figlio maggiore se ne andò in Francia , « passò le montagne » e anche lì trovò vita difficile , la polizia arrivò al punto di fargli mangiare il sapone , per tormento e dispetto contro questo « terrone » che osava venirsene a rubare il pane ai cittadini francesi , e lui , per farsi condurre finalmente dal console italiano , fece diciassette giorni di sciopero della fame . Al figlio più piccolo , Pasquale , questo , fece in modo di assicurare il pane mettendolo in una casa di rieducazione a Urbino , dove i metodi rieducativi erano quelli vecchi , botte sulle mani con una cinghia di cuoio bagnata . Eppure a Urbino lui fece i suoi primi studi d ' arte , pittura , ceramica , grafica , e quando fu in età da andare soldato , rinunciò all ' esonero che gli spettava e trovò il modo , dopo il CAR di Pesaro , di farsi mandare a Milano , perché Milano era - ed è - la capitale dell ' arte moderna in Italia . Aviatore , durante la libera uscita cominciò a frequentare i bar intorno a Brera , e lì conobbe i suoi amici di oggi , questi stessi che , come Grippa , Dova , Fontana , sono venuti a vedere i dipinti della madre Maria , e ne parlano con schietto entusiasmo , come d ' un bell ' esempio di pittura naïve . A Milano Pasquale volle restare anche dopo il congedo , tirando la cinghia ma senza mai rinunciare al suo sogno , d ' essere pittore e basta . Anzi , appena possibile chiamò con sé la madre , e adesso nelle due stanzucce al quarto piano di via Messina 6 sono in due ad adoperare il pennello , non sono rose neanche ora : l ' affitto è sulle ventimila lire al mese , come riscaldamento c ' è solo una stufetta di ghisa che mangia altre ventimila lire fra carbone e legna . Che proprio saltino i pasti non si può dire , ma capita che qualche sera lei sia costretta a « inventare » la cena ed è una brava cuoca . Quando cucina ha gli stessi gesti di quando dipinge , o forse è vero il contrario : foglio di carta sul tavolo , apre i barattoli dei colori con la stessa amorosa precisione con cui dosa il sale nella pentola , e traffica con il pennello come se rimestasse una minestra coi « pulpetielli » . I quadri li abbiamo visti , il brodo di polpi , ancora polpi per secondo piatto , conditi a olio e limone , li verremo ad assaggiare un ' altra volta , senza impegni di lavoro , da buoni amici di casa , Cossu ed io . Ma intanto facciamo queste altre fotografie , montiamole un po ' . Ecco bisognerà fissare alla porta , con qualche chiodino , i disegni già scelti , e poi mettere lei seduta su quello sfondo , magari mentre pela le patate , ché tanto le deve pelare per cuocerle a tocchettini nel brodo . Forse i disegni sono troppi , e lei interviene : « Sergio , state a sentire a mammà . Qui risulta troppa confusione , nevvero ? Levate , levate » . E si siede , con il barattolo vuoto a fare da poggiapiedi altrimenti non tocca terra . Prima del congedo vuole abbracciare tutti e tre , anche il figlio che pure rimane in casa . « Prima che il Signore mi chiama voglio lasciare un milione di lavoro » , gli dice . E siccome il figlio scatta su a rispondere che non sono i quattrini la cosa più importante , lei precisa : « Un milione di lavoro , un milione di quadri . Li lascio al figlio , ma la consolazione è mia : quando faccio un quadro sono consolata » .
Storie d'Italia ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Suggerisco al presidente Scalfaro , e anche al presidente Violante , una visita a Cefalonia , poco distante da Brindisi . Ci sono nell ' isoletta greca un modesto monumento e una lapide all ' interno di una cava ardeatina che ricordano i diecimila soldati , sottufficiali , ufficiali di ogni grado della divisione Acqui , per metà uccisi in combattimento e per metà fucilati dai tedeschi e sepolti in mucchio , nel settembre del 1943 . Era un pezzo dell ' esercito italiano , ragazzi di Calabria , Sardegna , Friuli e chissà dove , prima mandati allo sbaraglio da Mussolini e poi abbandonati a se stessi dal Re e dai capi militari , dopo l ' armistizio e la fuga a Brindisi . Ma sì , rimpatriamo le salme dei Savoia , trasferendole nel cimitero e nell ' ossario italiano di Cefalonia . Questo sì sarebbe un rito , per quanto macabro , di pacificazione e umiltà nazionale . E richiamiamo dall ' esilio i viventi di sangue reale , con fissa dimora a Brindisi : quella è la loro capitale elettiva , non Roma disertata e abbandonata nelle mani di Priebke e dei ragazzi di Salò . Sono passati cinquantatré anni , ma è come se queste cose fossero accadute ieri , per chi c ' era . Certo non si studiano e non si studieranno mai nelle nostre scuole pubbliche e private , neanche se ministro dell ' istruzione fosse Federico Engels , e i più giovani non ne sanno nulla . Ma è tristissimo che ne giunga per di più alle loro orecchie un ' eco distorta e bugiarda . Poco male , se Scalfaro e Violante parlassero a titolo personale , il male è che rivestono le loro parole di un ' autorità che in questa materia non gli compete affatto . In quei giorni non andò perduta genericamente l ' identità nazionale , come pensa il prof. Galli della Loggia , ma si celebrò specificamente il fallimento delle classi dirigenti di questo paese . Se qualcuno vuol celare o sminuire quel fallimento e ristabilire una continuità statale col passato monarco - fascista , stia attento : non colmerà un fossato incolmabile ma seminerà veleno negli animi . Ci possono essere eccezioni morali più profonde di quelle territoriali . È amaro sentirsi obbligati a prendere la penna per ripetere verità elementari . Almeno questo genere di testimonianze potrebbe esserci risparmiato .
StampaQuotidiana ,
In Italia , in Francia , in Svizzera , in Austria , in Inghilterra i cosiddetti « dischi volanti » appaiono , ormai , con una regolarità che gli osservatori definiscono sconcertante . Pochi giorni fa due ragazzi svizzeri raccontarono d ' aver colpito , a sassate , uno straordinario ordigno metallico disceso , senza dubbio , dal cielo perché la macchina , non appena bersagliata dai proiettili , riguadagnò le vie dell ' aria con un rapido balzo pressoché verticale . Le autorità elvetiche comunicarono , poi , che i due frombolieri non avevano letto mai racconti a « fumetti » , né assistito a film avventurosi e fantasiosi ; la loro « relazione » , quindi , poteva essere presa in qualche considerazione . Altri episodi del genere vengono riferiti dalla stampa ; ma assai più degni di fede appaiono gli avvistamenti in cielo . Circa l ' autenticità di una buona parte di queste osservazioni casuali non vi sarebbero dubbi . Molti riferiscono di aver « visto » per fantasia o suggestione . Spesso una comune apparizione meteorica viene scambiata per il balenante transito di una miracolosa aeronave . Alcune persone , però - non influenzabili , anzi scettiche proprio per motivi professionali - ebbero , in questi ultimi tempi , la ventura d ' osservare il « fenomeno » , di controllarne , con calma , le fasi , di trarne qualche deduzione interessante . Particolarmente degno di considerazione il parere dell ' ingegner Luigi Nardi , progettista d ' aeroplani da oltre vent ' anni , uomo abituato a guardar in aria e a non scambiar comete per aviogetti . È particolarmente curiosa , anche , la coincidenza delle osservazioni casuali fatte a Milano , dall ' aeroporto Forlanini , con quelle , altrettanto casuali , compiute da funzionari dell ' aeroporto di Ciampino , dagli scienziati di Monte Mario , dai tecnici della stazione radar di Pratica di Mare . 11 giorno 17 settembre , dunque , verso le 19.30 , l ' ingegner Luigi Nardi , suo fratello Elto , l ' ingegner Mori , il signor Maricotti ed io uscivamo dallo stabilimento aeronautico sito ai confini dell ' aeroporto Forlanini , a Linate . Ci attardammo nel piazzale dello stabilimento ammirando , nel cielo limpidissimo , i cortei trionfali delle stelle . Ad un tratto l ' ingegner Nardi esclamò : « Guardate lassù !...» e indicò verso est ad un ' altezza , sull ' orizzonte , di circa trenta gradi . Tutti noi - piuttosto sbalorditi - avvistammo immediatamente un « corpo luminoso » che , provenendo appunto da est , navigava a fortissima velocità puntando , idealmente , sul Forlanini . S ' avvicinò , infatti , all ' aeroporto sino a raggiungere un ' altezza , sull ' orizzonte , di circa 60 gradi . In un primo momento la forma dell ' oggetto volante parve sferica : poi , gradualmente ingrandendo ( durante la marcia d ' avvicinamento ) la forma mutò , delineandosi con sufficiente chiarezza . Un disco color rosso cupo , applicato , anteriormente , ad un corpo centrale pressoché conico e di color rosso blando ; all ' estremità del fuso un altro disco , di minori proporzioni , e di colore , anch ' esso , rosso cupo . Dopo un rapido volo , con direttrice uniforme e rettilinea , l ' oggetto modificò la rotta ; la manovra , improvvisa , ci impedì di stabilire se esso avesse fatto una strettissima « virata » o fosse ruotato , addirittura , sul suo asse verticale . Eseguita una traiettoria disordinata , a zig zag , l ' oggetto mosse verso nord - est , aumentando la velocità e assumendo nuovamente la primitiva forma sferica ; poi perdendo sensibilmente quota abbandonò la direttrice nord - est , scomparendo verso sud - est . L ' osservazione durò dalle 19.50 alle 20.10 circa . Quasi venti minuti . Nello stesso giorno , alle 19.28 , un « corpo luminoso » - descritto dagli osservatori in termini identici ai nostri - lasciò il cielo di Ciampino , dopo aver manovrato a lungo tra Ciampino e Pratica di Mare . Ora se il « corpo luminoso » - captato dall ' osservatorio di Monte Mario e a Linate - fosse lo stesso , potremmo stabilire la velocità minima del misterioso oggetto volante : avrebbe collegato Roma a Milano in 22 minuti alla velocità media di circa 1500 chilometri all ' ora . Tre giorni dopo l ' ingegner Nardi , alle ore 20 circa , assistette , per la seconda volta , e sempre a Linate , a nuove evoluzioni dell ' oggetto volante . E confermò le osservazioni precedenti . Il lettore , a questo punto , si chiederà : « Ma di che cosa si tratta ? D ' un " mezzo " marziano ? D ' una meteora ? D ' un missile ? » . Una risposta esauriente è impossibile . Non si tratta , però , di un corpo celeste . Un articolista volle collocare il fenomeno tra quelli provocati dagli sciami meteorici , ossia dai residui di comete disfatte , attratti dalla Terra e che si incendiano , per attrito , nell ' attimo in cui penetrano nell ' atmosfera . Una stella cadente , insomma . Ciò è da escludere , perché il « corpo luminoso » osservato volò con precisa direttrice orizzontale , diminuendo o aumentando la velocità e , infine , invertendo addirittura la rotta ! Le stelle cadenti sono bolidi che precipitano , disperdendosi e , talvolta , raggiungendo la superficie terrestre . Nessun astronomo ha mai assistito a « grandi manovre » aeree organizzate da comete o da stelle cadenti . Si tratta , allora , di una nuova , eccezionale , macchina aerea ? Molto probabilmente : ma un particolare stupisce i tecnici . Come mai , durante le evoluzioni , visibilissime , non venne mai percepito nessun rumore ? È noto che gli apparecchi con propulsione a reazione , anche se in quota elevata , fanno considerevole fracasso , e così dicasi dei grossi quadrimotori con motore a pistone . I casi sono due : o il « corpo luminoso » marcia sfruttando una nuova fonte d ' energia non ancora applicata dall ' aviazione moderna , o vola ad una quota talmente elevata che il rumore del suo o dei suoi motori diviene praticamente impercettibile . A questo punto , però , i tecnici si chiedono : quali proporzioni vanta questa nave aerea ? Se dovessimo considerare il « corpo luminoso » osservato a Linate ( e a Roma ) pari ad un « Constellation » ( il grande quadrimotore civile ) la sua quota non dovrebbe essere superiore ai 3000 , 3500 metri . Ma se il « corpo luminoso » si fosse trovato oltre i 12.000 metri , le sue dimensioni dovrebbero risultare eccezionali . In definitiva si tratterebbe di una macchina manovrata da pilota o radiocomandata ( l ' antenna di bordo è stata localizzata dalla stazione di Pratica di Mare ) dotata di grande velocità e di particolare autonomia , d ' una macchina , però , non apparentata con gli aeroplani ufficialmente conosciuti . E nessun elemento ci può illuminare circa la provenienza dello straordinario « corpo » volante : vogliamo dire che - se si escludono le teorie fantastiche care agli amici e ai nemici di Marte - non è possibile , per ora , stabilire la nazionalità di queste aeronavi misteriose .