StampaQuotidiana ,
Non
riusciremo
a
processare
con
dignità
,
e
a
condannare
con
severità
e
clemenza
,
questo
vecchio
criminale
nazista
di
nome
Priebke
?
Non
pagheremo
questo
debito
morale
che
abbiamo
con
i
335
italiani
,
ebrei
e
non
ebrei
,
massacrati
alle
Ardeatine
?
E
che
abbiamo
,
più
in
generale
,
con
i
caduti
della
Liberazione
e
con
la
storia
di
questo
paese
?
Così
pare
,
se
è
vero
che
questo
processo
si
svolge
in
un
'
aula
indecorosa
anche
per
una
pretura
di
paese
,
con
un
imputato
non
intenerito
dall
'
età
,
glaciale
e
altezzoso
a
cospetto
dei
familiari
delle
sue
vittime
,
ospiti
accalcati
e
ingombranti
.
Ma
di
che
pasta
sono
,
le
istituzioni
militari
e
giudiziarie
di
questo
paese
?
Se
Priebke
è
un
dignitoso
soldato
,
accompagnatelo
in
un
sopralluogo
alle
Ardeatine
per
vedere
come
saluta
quelle
tombe
.
Già
il
più
famoso
giornalista
italiano
,
che
ha
fatto
inconsapevolmente
il
suo
dovere
nella
guerra
chimica
in
Abissinia
,
ha
scritto
che
Priebke
è
solo
un
nazista
consapevole
che
ha
doverosamente
ubbidito
agli
ordini
.
E
ieri
un
giornale
milanese
ha
di
nuovo
indicato
come
colpevoli
della
strage
i
partigiani
di
via
Rasella
,
con
l
'
accusa
supplementare
dell
'
uccisione
di
un
ragazzo
.
Perché
lo
chiamiamo
revisionismo
storico
?
Chi
pensa
e
scrive
queste
cose
è
in
perfetta
continuità
col
passato
.
Pensa
e
scrive
che
la
guerra
nazista
e
l
'
occupazione
tedesca
a
Roma
,
come
in
Europa
,
erano
normali
,
che
l
'
anomalia
stava
in
chi
resisteva
.
Pensa
e
scrive
che
la
criminalità
(
achtung
,
banditen
)
stava
negli
improvvisati
attentati
partigiani
,
la
legalità
nella
rappresaglia
dei
buoni
soldati
del
Reich
.
Personalmente
sono
convinto
che
la
guerra
,
ogni
guerra
,
è
di
per
sé
un
crimine
contro
l
'
umanità
,
o
meglio
un
crimine
dell
'
umanità
contro
se
stessa
.
Ma
questo
non
mi
fa
dimenticare
che
c
'
era
un
abisso
fra
l
'
animo
di
chi
combatteva
quella
guerra
per
la
propria
e
altrui
libertà
e
l
'
animo
di
chi
la
combatteva
per
la
supremazia
e
il
dominio
,
tra
quei
giovani
che
andavano
allo
sbaraglio
e
le
funeste
divise
del
Reich
.
Il
clima
torbido
che
si
vuoi
creare
attorno
a
un
processo
che
dovrebbe
essere
semplice
ed
esemplare
mi
conferma
purtroppo
in
un
'
altra
convinzione
che
ogni
tanto
incautamene
esprimo
,
su
quanto
siano
profonde
e
non
recise
nella
storia
italiana
le
radici
del
fascismo
.
Del
fascismo
in
senso
puro
.
StampaQuotidiana ,
Spesso
capita
di
parlar
male
degli
attivisti
indigeni
,
ma
anche
quelli
d
'
importazione
non
scherzano
,
specialmente
i
romani
.
Sarà
forse
complesso
di
colpa
,
voglia
di
smentire
la
nomea
che
li
dice
pelandroni
,
fatto
sta
che
appena
arrivano
fra
le
nebbie
si
scatenano
.
Per
esempio
quelli
del
cinema
:
Giovanni
,
l
'
aiuto
-
regista
,
lavora
dodici
,
sedici
ore
al
giorno
,
e
la
sera
eccotelo
per
casa
,
con
gli
occhi
rossi
,
il
naso
intasato
dal
raffreddore
.
«
Sto
male
,
sto
male
»
,
fa
,
ma
comincia
subito
a
proporre
,
e
a
proporsi
altro
lavoro
.
Un
documentario
su
Milano
,
per
esempio
,
perché
Milano
è
stata
la
grande
scoperta
dei
cinematografari
,
proprio
non
se
l
'
aspettavano
,
quest
'
aria
(
bah
!
)
,
questa
luce
,
questa
nebbia
.
Un
documentario
,
dunque
,
sulla
mia
generazione
,
sulla
tua
generazione
,
sulla
nostra
generazione
,
le
speranze
,
le
illusioni
e
le
delusioni
:
tu
,
Maria
,
Lizzani
,
Guttuso
,
basta
che
parliate
,
e
io
registro
.
Avete
il
registratore
?
Prendilo
,
prendilo
,
questo
benedetto
registratore
,
e
forza
,
sveglia
,
pelandroni
,
lui
lavora
dodici
ore
al
giorno
eppure
eccolo
,
di
sera
,
pronto
a
lavorare
ancora
.
Negli
attimi
di
pausa
legge
un
giornale
di
dieci
anni
fa
che
ha
scoperto
in
un
cassetto
,
e
dice
che
è
interessante
.
Il
giorno
dopo
invece
arriva
Marcello
,
uomo
di
teatro
,
e
dice
che
bisogna
fare
un
documentario
in
dieci
,
dodici
puntate
su
Israele
,
dieci
,
dodici
storie
di
ebrei
,
purché
ci
sia
di
mezzo
l
'
Italia
,
anche
solo
un
passaggio
.
Oppure
un
film
a
episodi
sul
tipo
dei
Mostri
.
Ma
sulle
donne
.
Diciamo
pure
le
mostre
.
Ma
no
,
non
va
,
le
mostre
è
equivoco
,
fa
pensare
troppo
alla
pittura
.
Semmai
le
orche
,
neanche
,
la
censura
a
Roma
,
almeno
,
lo
proibirebbe
.
Le
orchesse
?
Sì
,
le
orchesse
andrebbe
bene
.
Oppure
un
film
compatto
,
la
storia
di
un
adulterio
.
Vediamo
praticamente
la
scena
.
Tu
rientri
da
una
trasferta
,
apri
la
porta
,
c
'
è
tua
moglie
che
t
'
aspetta
.
Come
state
,
cara
?
Bene
,
risponde
lei
.
Anzi
no
,
dice
subito
:
marito
mio
ti
ho
tradito
.
E
tu
come
ti
comporti
?
Sette
ipotesi
italiane
,
oggi
:
la
ammazzi
,
la
butti
fuori
di
casa
,
te
ne
vai
tu
,
la
prendi
a
botte
,
soffri
ma
resti
,
non
te
ne
importa
nulla
,
sei
contento
.
Anzi
,
meglio
,
prendiamo
un
personaggio
classico
e
riraccontiamolo
in
chiave
moderna
.
Per
esempio
,
Orlando
,
il
furioso
.
Chi
è
oggi
Orlando
?
È
il
difensore
delle
verità
costituite
che
parte
lancia
in
resta
contro
gli
infedeli
,
che
sono
tutti
,
dai
comunisti
ai
liberi
pensatori
,
agli
adulteri
.
Senza
macchia
e
senza
paura
.
Poi
un
bel
giorno
s
'
innamora
d
'
una
dattilografa
,
certa
Angelica
,
e
perde
il
senno
.
Il
suo
amico
dott.
Astolfi
si
rivolge
a
uno
psicanalista
che
abita
all
'
ultimo
piano
d
'
un
grattacielo
,
un
ambiente
irreale
,
lunare
.
E
Angelica
va
a
finire
fra
le
braccia
di
una
mezz
'
ala
di
serie
C
,
un
ragazzetto
biondo
e
un
poco
fesso
di
nome
Medoro
.
Ti
va
?
Me
lo
scrivi
tu
il
soggetto
,
due
cartellini
,
che
poi
io
parto
e
trovo
subito
il
produttore
.
Ritelefona
la
mattina
all
'
alba
:
«
Allora
,
quest
'
Orlando
,
come
andiamo
con
quest
'
Orlando
?
L
'
hai
scritto
il
soggetto
?
»
.
StampaQuotidiana ,
Il
programma
«
costituzionale
»
del
presidente
Leone
era
facilmente
prevedibile
,
si
identificava
con
la
natura
stessa
dell
'
uomo
.
Nel
messaggio
di
investitura
rivolto
ai
due
rami
del
Parlamento
,
è
emersa
con
assoluta
chiarezza
la
concezione
del
presidente
della
Repubblica
,
dei
suoi
poteri
e
dei
suoi
limiti
,
coincidente
con
un
'
intera
tradizione
giuridica
:
l
'
altissimo
magistrato
cui
non
spetta
«
formulare
programmi
o
indicare
soluzioni
»
,
ma
solo
vigilare
sull
'
osservanza
della
Costituzione
e
garantirne
i
rigidi
adempimenti
.
È
la
linea
che
si
ricollega
direttamente
al
primo
capo
provvisorio
dello
Stato
,
a
Enrico
De
Nicola
,
verso
il
quale
Leone
conserva
una
devota
e
memore
fedeltà
:
l
'
unico
presidente
che
sia
stato
non
a
caso
da
lui
ricordato
,
nell
'
intero
testo
dell
'
allocuzione
,
insieme
col
suo
diretto
predecessore
,
Giuseppe
Saragat
.
Leone
esprime
una
società
di
«
notabili
»
:
fermissima
nell
'
ossequio
ai
valori
della
democrazia
parlamentare
,
e
del
pluralismo
democratico
,
ma
altrettanto
ferma
nel
rispetto
della
collocazione
e
dell
'
autonomia
individuale
dell
'
uomo
politico
.
Egli
non
è
figlio
-
rara
avis
-
della
partitocrazia
,
è
uno
dei
rari
democristiani
che
abbia
sempre
rifiutato
la
gara
spietata
delle
correnti
,
che
non
si
sia
mai
riconosciuto
in
questo
o
in
quel
gruppo
di
potere
.
Il
suo
cursus
honorum
è
da
solo
rivelatore
:
professore
universitario
e
avvocato
,
altrettanto
autorevole
nella
cattedra
che
prestigioso
nel
foro
,
giunge
alla
politica
senza
mai
rinunciare
né
alla
cultura
né
all
'
avvocatura
,
non
accetta
di
identificarsi
in
nessun
momento
nel
«
professionismo
politico
»
-
quello
che
ha
maggiormente
contribuito
ad
abbassare
il
livello
della
nostra
classe
dirigente
.
Tali
scaturigini
ideali
si
ritrovano
nel
messaggio
alla
nazione
:
non
retorico
,
talvolta
perfino
disadorno
,
ma
frutto
di
una
precisa
visione
giuridica
,
che
non
ammette
confusioni
di
competenze
fra
governo
e
Parlamento
,
che
richiama
ogni
organo
dello
Stato
«
alla
sfera
delle
proprie
attribuzioni
»
pur
nel
quadro
della
collaborazione
organica
.
Il
tutto
:
senza
ottimismi
e
senza
assurde
indulgenze
al
clima
di
una
società
politica
prefascista
,
che
non
esiste
più
.
Non
per
nulla
Leone
ha
fatto
un
riferimento
esplicito
alle
«
disfunzioni
delle
istituzioni
»
;
non
per
nulla
ha
insistito
sul
drammatico
intreccio
dei
rapporti
fra
Stato
e
regioni
ed
ha
calcato
la
mano
sull
'
«
accentuarsi
a
volte
nominalistico
dei
contrasti
fra
le
forze
politiche
»
,
l
'
esperienza
di
ogni
giorno
.
E
senza
tuttavia
assumere
pose
o
atteggiamenti
da
«
salvatore
della
patria
»
!
Lo
stesso
tocco
di
discrezione
e
di
moderazione
il
neo
-
presidente
ha
osservato
sul
tema
,
delicatissimo
,
dei
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
.
Il
negoziatore
paziente
e
instancabile
del
compromesso
sul
divorzio
ha
adombrato
un
indiretto
«
no
»
alla
ripresa
di
qualsiasi
guerra
religiosa
sul
tema
del
referendum
quando
ha
auspicato
,
con
una
lontana
vibrazione
degasperiana
,
la
necessità
«
di
mantenere
un
clima
che
renda
impossibile
ogni
anacronistico
steccato
»
.
Che
non
faccia
risorgere
cioè
gli
steccati
fra
guelfismo
e
ghibellinismo
,
quegli
steccati
che
l
'
esperienza
centrista
era
riuscita
ad
abbattere
o
almeno
a
limitare
,
pure
in
condizioni
tanto
più
difficili
delle
attuali
,
con
Papa
Pacelli
...
Ci
sia
consentita
,
in
proposito
,
un
'
osservazione
marginale
ma
pure
significativa
.
È
dispiaciuto
che
un
'
assemblea
parlamentare
,
dai
cui
settori
di
centro
si
è
levato
un
applauso
al
Papa
per
la
generosa
e
indiscutibile
opera
della
Santa
Sede
in
favore
della
pace
,
non
abbia
abbozzato
,
da
nessun
settore
dello
schieramento
politico
,
un
solo
segno
di
plauso
all
'
opera
svolta
dal
presidente
uscente
della
Repubblica
in
difesa
della
libertà
:
un
'
opera
svolta
-
come
Leone
ha
ricordato
nobilmente
-
con
«
senso
religioso
»
della
democrazia
.
La
correttezza
costituzionale
non
si
identifica
,
e
non
si
deve
identificare
,
con
un
«
rassegnato
fatalismo
»
.
È
il
pericolo
dei
presidenti
tipo
quarta
Repubblica
francese
,
dal
quale
Leone
saprà
sicuramente
affrancarsi
.
E
la
prova
è
nel
costante
,
insistito
richiamo
del
nuovo
capo
dello
Stato
alla
necessità
di
respingere
,
nella
lotta
sociale
,
il
metodo
della
violenza
e
dell
'
intolleranza
,
nell
'
invocazione
aperta
e
spiegata
alla
tutela
della
legalità
repubblicana
e
democratica
,
tanto
più
sacra
quanto
più
affonda
le
sue
radici
nella
genesi
stessa
della
Repubblica
,
attraverso
la
lotta
per
la
libertà
,
attraverso
l
'
esperienza
della
Resistenza
e
della
ricostruzione
post
-
bellica
,
l
'
una
inseparabile
dall
'
altra
.
Leone
ha
giustamente
insistito
sulla
necessità
di
una
maggiore
saldatura
fra
coscienza
sociale
e
istituzioni
:
compito
primario
ed
essenziale
dei
partiti
politici
,
oltre
che
delle
grandi
organizzazioni
del
lavoro
.
Speriamo
che
le
forze
politiche
italiane
non
dimentichino
l
'
esortazione
che
giunge
dal
Quirinale
nelle
prossime
,
difficili
trattative
che
saranno
volte
alla
ricostituzione
dell
'
intesa
di
centro
-
sinistra
.
Le
dimissioni
formali
del
governo
Colombo
sono
state
,
e
correttamente
,
ritirate
;
il
ministero
in
carica
è
stato
invitato
a
continuare
la
sua
opera
,
finché
non
giungerà
un
'
indicazione
diversa
dai
partiti
.
Ma
nessuno
potrebbe
illudersi
.
La
situazione
politica
è
in
movimento
.
La
tregua
ottenuta
non
andrà
oltre
il
18
gennaio
,
data
di
riapertura
del
Parlamento
.
Già
in
quell
'
occasione
,
si
porrà
la
prima
e
fondamentale
esigenza
di
chiarificazione
avanzata
dal
partito
repubblicano
e
ribadita
ieri
senza
eufemismi
nella
relazione
di
La
Malfa
:
nessuna
conferma
dell
'
appoggio
,
anche
solo
esterno
,
del
Pri
alla
coalizione
se
non
saranno
elaborate
nuove
piattaforme
politiche
e
programmatiche
corrispondenti
alla
condizione
reale
del
paese
sul
piano
economico
,
finanziario
e
sociale
.
Si
aprirà
un
tiro
alla
fune
:
i
socialisti
che
vorranno
spingere
più
a
sinistra
,
i
socialdemocratici
che
vorranno
accentuare
la
loro
funzione
riformista
ma
moderatrice
.
E
i
problemi
,
quelli
veri
,
che
torneranno
tutti
all
'
interno
della
democrazia
cristiana
:
più
aperti
,
più
laceranti
che
mai
.
La
battaglia
per
il
Quirinale
non
è
riuscita
ad
assicurare
nessuno
degli
«
organigrammi
»
di
potere
che
erano
stati
abbozzati
da
varie
parti
,
per
icavalli
di
razza
e
non
solo
per
quelli
:
ha
vinto
un
uomo
al
disopra
delle
parti
,
e
ha
vinto
proprio
per
essere
al
disopra
delle
parti
.
La
lotta
,
appena
contenuta
nei
sedici
giorni
del
round
,
rischierà
di
riesplodere
:
con
una
carica
accentuata
di
rancori
e
di
risentimenti
.
Una
sola
cosa
è
certa
:
tutta
la
buona
volontà
,
e
tutto
il
buon
senso
,
del
presidente
Leone
saranno
messi
alla
prova
.
StampaQuotidiana ,
A
mezzogiorno
di
venerdì
17
,
il
campione
non
c
'
è
;
sta
mangiando
un
boccone
a
casa
sua
,
spiega
il
proprietario
del
bar
-
quasi
famoso
ormai
-
di
via
Fratti
,
dalle
parti
della
stazione
.
I1
bancone
,
pochi
tavoli
,
il
calcio
balilla
,
due
stanzucce
:
ha
un
nome
di
donna
,
Rita
,
ma
per
il
resto
è
identico
ai
centomila
baretti
di
periferia
dove
vanno
a
prendere
il
caffè
o
il
grappino
operai
e
artigiani
prima
e
dopo
il
lavoro
.
Naturalmente
c
'
è
il
juke
-
box
,
che
da
dieci
minuti
ripete
la
solita
solfa
.
E
ci
sono
quattro
o
cinque
giovanotti
coi
cartelli
che
attaccano
al
muro
e
appiccicano
ai
vetri
i
manifesti
pubblicitari
di
una
marca
di
caffè
,
la
stessa
ripetuta
sugli
scatoloni
di
latta
,
enormi
e
vuoti
,
posati
sul
bancone
.
Nell
'
altra
stanza
,
seduti
a
tavolino
,
due
signori
bassotti
,
atticciati
,
il
viso
scuro
,
hanno
tirato
fuori
una
carta
bollata
da
duecento
lire
e
ci
stanno
scrivendo
un
atto
di
procura
,
che
affida
a
uno
di
loro
l
'
esclusiva
di
tutta
la
pubblicità
che
possa
nascere
dall
'
impresa
:
battere
il
record
mondiale
di
resistenza
volontaria
al
sonno
,
sinora
detenuto
dallo
studente
californiano
sedicenne
Tandy
Gardner
.
Finalmente
eccolo
,
il
campione
nostrano
:
porta
una
cuffia
di
maglia
a
strisce
nere
e
azzurre
,
calata
fin
sotto
le
orecchie
,
che
gli
nasconde
mezza
faccia
;
in
più
ha
gli
occhiali
neri
,
una
sciarpa
colorata
al
collo
e
il
bavero
del
cappotto
rialzato
.
Insomma
,
gli
si
vede
solo
il
naso
,
piuttosto
sporgente
,
e
la
bocca
,
con
due
incisivi
scheggiati
che
formano
un
buco
triangolare
.
Porta
la
testa
in
su
,
buttata
un
po
'
all
'
indietro
,
come
se
fiutasse
l
'
aria
,
cammina
aggobbito
,
una
spalla
più
alta
,
a
passi
lunghi
e
dinoccolati
,
anzi
disossati
.
Somiglia
vagamente
,
da
quel
poco
che
si
vede
,
ad
Adriano
Celentano
,
e
quella
camminata
sembra
la
caricatura
del
modo
di
muoversi
del
famoso
urlatore
.
I
due
al
tavolo
riescono
a
farlo
sedere
,
e
lui
sta
lì
,
gobbo
,
quella
spalla
più
alta
che
ritmicamente
sale
ancora
più
su
,
come
per
una
contrazione
del
torace
,
involontaria
.
Gli
parlano
,
ma
non
sono
certi
neanche
loro
che
li
stia
a
sentire
,
perché
all
'
improvviso
si
alza
,
ricomincia
a
passeggiare
avanti
e
indietro
,
e
bisogna
prenderlo
per
la
manica
,
tirarlo
di
nuovo
a
sedere
.
Di
là
continuano
a
picchiare
col
martello
sul
muro
,
altri
manifesti
come
quello
lì
sul
muro
,
con
la
scatola
e
il
barattolo
,
miscela
speciale
,
o
come
l
'
altro
,
col
chicco
di
caffè
in
figura
umana
,
una
enorme
testa
bruna
ovoidale
che
sotto
ha
le
gambe
.
«
Ecco
»
,
gli
dice
uno
.
«
Quando
arriva
la
televisione
,
tu
prendi
la
tazzina
e
dici
:
Mi
tengo
su
con
del
caffè
T
.
Anzi
no
,
non
dici
l
'
aggettivo
caffè
,
perché
quelli
della
televisione
sulla
pubblicità
ci
speculano
,
fanno
i
caroselli
e
non
ti
permettono
di
dire
caffè
.
Dirai
solo
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Hai
capito
?
»
Per
maggiore
sicurezza
,
il
signore
bassotto
tira
fuori
un
pezzo
di
carta
,
con
su
scritte
queste
parole
:
Mi
tengo
su
con
del
caffè
T
.
Cancella
la
parola
caffè
e
porge
il
foglietto
al
campione
.
«
Ecco
,
ti
lascio
il
testo
perché
tu
possa
studiarlo
.
Hai
capito
bene
?
Mi
tengo
su
con
del
T
.
,
devi
dire
.
Se
poi
quello
della
televisione
ti
chiede
:
Ma
che
cosa
è
questo
T
.
?
,
tu
magari
puoi
aggiungere
:
Ma
diamine
,
è
un
buon
caffè
.
E
tieni
la
tazzina
in
mano
.
Anzi
,
facciamo
la
prova
»
.
È
arrivato
il
proprietario
del
bar
con
una
tazza
grande
da
caffè
,
che
ha
la
marca
da
una
parte
.
Ricomincia
la
lezione
:
«
Tu
tieni
sempre
questa
tazzina
in
mano
.
Così
,
con
la
mano
destra
,
in
questa
posizione
,
in
modo
che
la
marca
si
veda
bene
.
Non
la
lasciare
mai
,
altrimenti
te
ne
potresti
dimenticare
.
Sei
nel
tuo
diritto
,
capisci
,
questi
del
caffè
fanno
dei
sacrifici
,
ti
danno
cinquantamila
lire
per
queste
poche
parole
e
per
mostrare
la
marca
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Non
dire
il
sostantivo
caffè
,
perché
quelli
della
televisione
,
che
speculano
sulla
pubblicità
,
te
lo
potrebbero
impedire
.
Dunque
,
a
te
non
le
hanno
ancora
fatte
,
ma
a
quell
'
americano
,
a
quel
Gardner
,
sì
,
le
iniezioni
di
caffeina
.
Tu
prendi
il
caffè
,
e
basta
.
Proviamo
,
per
l
'
ennesima
volta
:
la
tazza
in
mano
,
non
la
lasciare
mai
,
e
ripeti
con
me
le
parole
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Anzi
,
prendi
il
testo
e
studialo
»
.
Il
campione
prende
il
foglietto
,
se
lo
infila
in
tasca
e
s
'
alza
in
piedi
,
accennando
di
sì
,
che
ha
capito
,
ma
non
dice
una
parola
.
Ricomincia
a
passeggiare
,
avanti
e
indietro
,
come
un
fantoccio
di
gomma
,
quella
spalla
più
alta
che
gli
sale
ancora
di
più
,
ogni
volta
che
tira
il
fiato
,
e
i
due
bassotti
lo
stanno
a
guardare
,
poi
lo
riagguantano
per
la
manica
,
lo
fanno
sedere
,
gli
danno
una
penna
per
firmare
quella
carta
bollata
della
procura
.
Gli
guidano
la
mano
perché
trovi
il
rigo
giusto
.
All
'
amico
che
mi
ha
portato
in
macchina
fino
a
Parma
,
chiedo
se
per
caso
non
ha
appetito
,
e
lui
mi
risponde
subito
di
sì
:
poi
si
potrebbe
anche
andarcene
a
vedere
la
mostra
di
Guttuso
,
aggiunge
.
Dopo
pranzo
il
campione
s
'
è
levato
la
cuffia
e
,
davanti
allo
specchio
,
nel
cerchio
di
amici
che
lo
stanno
a
guardare
,
si
pettina
:
ha
i
capelli
di
almeno
quattro
mesi
,
castani
,
una
lieve
peluria
sotto
il
naso
prominente
,
le
guance
quasi
glabre
,
gli
zigomi
più
gonfi
di
come
l
'
avevo
visto
nelle
fotografie
,
gli
occhi
in
fuori
,
un
colorito
tra
la
cera
e
la
terra
.
Si
chiama
Giuliano
Fantoni
,
diciannovenne
,
di
professione
imbianchino
e
verniciatore
.
Non
dorme
da
centottantatré
ore
,
e
intende
continuare
per
altre
centocinque
,
fino
a
mezzanotte
di
martedì
prossimo
,
per
un
totale
di
duecento
e
ottantotto
ore
.
Per
adesso
il
record
è
dello
studente
californiano
,
record
mondiale
di
resistenza
volontaria
al
sonno
:
duecentosessantaquattro
ore
.
Il
nostro
campione
è
uscito
dal
bar
e
passeggia
alla
sua
solita
maniera
sul
marciapiede
,
fiutando
l
'
aria
.
Bisogna
che
stia
così
,
in
piedi
o
seduto
;
se
si
stende
,
anche
per
terra
,
anche
sui
chiodi
,
dorme
.
Di
notte
va
in
un
garage
lì
vicino
,
dove
lo
ospita
il
guardiano
notturno
,
e
dove
vanno
a
fargli
compagnia
gli
amici
;
di
giorno
sta
sempre
qui
,
al
bar
Rita
di
via
Fratti
,
e
s
'
allontana
soltanto
,
e
in
compagnia
,
per
i
pasti
.
Prende
più
che
altro
latte
,
uova
col
limone
,
succhi
di
frutta
,
carne
di
cavallo
cruda
,
tritata
.
A
parte
il
caffè
,
assicurano
che
non
piglia
eccitanti
,
e
anzi
ha
smesso
di
fumare
.
Ha
già
avuto
due
volte
la
crisi
,
che
qui
chiamano
«
balordon
»
:
tremarella
,
sudore
freddo
,
conati
di
vomito
.
E
continua
ad
andare
su
e
giù
con
quell
'
andatura
da
orso
.
Apriamo
un
testo
di
medicina
:
Dopo
circa
60-90
ore
di
veglia
forzata
(
da
quattro
a
sei
volte
l
'
arco
normale
di
16-17
ore
)
l
'
effetto
più
palese
è
un
'
estrema
stanchezza
muscolare
.
Chi
si
sottoponga
a
un
simile
esperimento
desidera
soprattutto
chiudere
gli
occhi
e
stendersi
,
ma
proprio
questa
forzata
attività
muscolare
gli
permette
di
rimanere
sveglio
.
Altri
aspetti
caratteristici
della
veglia
forzata
sono
:
irritabilità
fino
al
limite
dell
'
iracondia
anche
in
soggetti
normalmente
pacifici
,
e
disorganizzazione
mentale
che
si
manifesta
in
varie
forme
-
sogni
a
occhi
aperti
,
allucinazioni
,
automatismo
della
condotta
,
temporanea
pazzia
.
Ecco
perché
col
cosiddetto
metodo
del
«
terzo
grado
»
-
continui
interrogatori
per
molte
ore
senza
concedere
al
soggetto
la
possibilità
di
dormire
-
si
riesce
a
ottenere
una
confessione
anche
da
un
individuo
innocente
,
il
quale
non
desidera
altro
ormai
che
chiudere
gli
occhi
,
e
non
capisce
nemmeno
più
la
gravità
della
sua
autoaccusa
.
Il
cerchio
degli
amici
sta
a
guardare
il
campione
,
e
sono
occhi
protettivi
,
preoccupati
,
vigili
.
Evitano
di
rispondere
alle
domande
,
e
fare
domande
a
lui
mi
parrebbe
un
'
inutile
crudeltà
.
Ma
si
riesce
ugualmente
a
capire
come
sono
andate
le
cose
.
Giuliano
è
un
bravo
ragazzo
,
un
compagnone
,
uno
dei
tanti
giovani
che
si
sentono
a
loro
agio
soltanto
fuori
casa
,
fra
gli
amici
,
uno
di
quelli
insomma
che
«
tengono
banco
»
.
Una
volta
ballò
il
twist
per
due
ore
di
seguito
,
poi
scommise
che
non
si
sarebbe
fatto
più
tagliare
i
capelli
.
A
Capodanno
era
sempre
fuori
,
da
una
festa
all
'
altra
dal
bar
alla
balera
.
«
Son
due
giorni
che
non
chiudo
occhio
»
,
disse
una
mattina
.
«
Figurati
»
,
gli
rispose
uno
mostrandogli
la
fotografia
di
un
giovanotto
americano
,
biondo
sorridente
,
occhialuto
,
l
'
indice
e
il
medio
sollevati
nel
segno
della
vittoria
.
«
Figurati
.
Quest
'
americano
non
ha
dormito
per
undici
giorni
di
seguito
»
.
«
Con
quella
faccia
?
Ma
allora
son
capace
anch
'
io
.
Anzi
,
starò
sveglio
dodici
giorni
,
così
divento
campione
mondiale
»
.
In
provincia
-
o
in
periferia
che
è
lo
stesso
-
non
di
rado
succedono
queste
sfide
assurde
:
a
chi
mangia
più
tortellini
(
fino
a
scoppiare
)
,
a
chi
scola
una
bottiglia
di
grappa
in
un
sorso
solo
(
a
rischio
di
restarci
secco
)
,
a
chi
s
'
ingozza
più
pastasciutta
con
le
mani
legate
dietro
la
schiena
.
La
sfida
nasce
nelle
lunghe
ore
di
noia
al
caffè
,
quando
non
si
sa
più
che
altro
fare
e
che
altro
dire
,
perché
ormai
si
è
fatto
e
detto
tutto
quel
che
c
'
era
da
dire
e
fare
,
e
la
fantasia
non
suggerisce
altro
,
non
suggerisce
di
meglio
.
Questo
soltanto
,
mi
pare
:
non
c
'
è
smania
di
pubblicità
,
anche
se
la
pubblicità
,
nella
forma
balorda
che
si
è
visto
cominciando
(
chi
rifiuta
il
caffè
non
dice
forse
«
grazie
no
,
che
poi
non
dormo
»
?
)
,
cerca
di
impadronirsi
del
fenomeno
e
di
adoperarlo
.
Mi
tengo
su
col
caffè
T
.
Ma
la
televisione
non
è
arrivata
,
non
possiamo
controllare
se
Giuliano
si
ricorda
quelle
parole
,
e
sarà
meglio
andarsene
.
Dopo
il
freddo
della
strada
,
dentro
la
macchina
viene
la
sonnolenza
.
Ecco
il
guaio
dei
servizi
fuori
Milano
e
col
rientro
in
giornata
:
non
ti
puoi
stendere
un
po
'
dopo
mangiato
.
StampaQuotidiana ,
Mi
domando
come
mai
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
siano
venuti
in
mente
a
Luciano
Violante
nell
'
anno
1996
,
nel
giorno
della
sua
elezione
alla
presidenza
della
Camera
.
Non
trovo
risposta
.
Non
mi
pare
che
ci
sia
un
'
emergenza
,
che
viviamo
tempi
di
antifascismo
attivo
e
persecutorio
da
scoraggiare
.
Oggi
è
riconosciuta
a
Priebke
più
dignità
che
alle
sue
vittime
.
E
se
qualcuno
deve
difendersi
dall
'
insulto
di
giornali
e
volantini
,
si
tratta
di
qualche
vecchio
partigiano
.
Non
direi
neppure
che
i
fascisti
o
postfascisti
abbiano
bisogno
di
risarcimenti
supplementari
.
Sono
non
solo
del
tutto
riabilitati
e
innocenti
ma
gratificati
da
un
vasto
consenso
,
e
per
poco
non
sono
al
governo
dell
'
Italia
.
Un
clima
persecutorio
contro
i
vinti
non
c
'
è
mai
stato
neanche
in
passato
.
Ci
fu
un
'
amnistia
e
nessuna
epurazione
né
in
basso
né
in
alto
.
L
'
unico
processato
e
fucilato
dopo
la
guerra
fu
mi
pare
Pietro
Koch
,
giovane
capo
della
banda
omonima
,
un
patriota
che
ho
conosciuto
.
Fin
dall
'
inizio
il
Msi
,
erede
della
Rsi
,
fu
legittimato
come
forza
politica
ausiliaria
e
utilizzato
in
alleanze
elettorali
e
parlamentari
.
Parallelamente
,
la
Resistenza
nella
sua
componente
comunista
fu
denigrata
dai
governi
democristiani
e
dai
corpi
dello
Stato
con
molto
zelo
,
in
coerenza
con
la
guerra
fredda
.
Più
in
generale
,
la
storia
è
stata
riscritta
in
questi
anni
non
solo
in
Italia
ma
in
Europa
e
le
parti
sono
state
ribaltate
.
Non
parificate
o
conciliate
,
ma
ribaltate
.
È
senso
comune
che
l
'
olocausto
sia
un
'
esagerazione
e
che
la
gioventù
hitleriana
,
come
i
militi
della
Rsi
,
avesse
alti
ideali
.
Un
caduto
o
un
decorato
della
Resistenza
sono
invece
controversi
o
retorici
,
garibaldini
ritardati
.
Erano
miei
compagni
di
scuola
,
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
.
Non
erano
misteriosi
,
erano
figli
del
fascismo
e
hanno
continuato
a
fare
ciò
che
gli
era
stato
insegnato
.
Oppure
erano
coscritti
,
dopo
l'8
settembre
non
c
'
erano
le
truppe
americane
ma
le
accoglienti
divisioni
tedesche
.
Di
fronte
al
Senato
ho
rivisto
per
caso
alzando
gli
occhi
la
lapide
che
ricorda
Persichetti
,
un
ragazzo
di
Porta
S
.
Paolo
.
Questo
sì
che
è
un
mistero
,
come
gli
sarà
venuto
in
mente
di
andare
a
morire
da
solo
contro
un
intero
esercito
?
Tutto
per
lui
era
perduto
in
quei
giorni
,
come
avrà
fatto
a
ritrovare
l
'
identità
?
Tra
i
miei
compagni
di
scuola
c
'
era
anche
un
certo
Serra
,
che
come
gappista
partecipò
indirettamente
a
via
Rasella
,
poi
fu
arrestato
,
poi
si
arruolò
nell
'
esercito
volontario
e
fu
ucciso
da
un
obice
sulla
linea
gotica
.
Era
un
vincitore
nato
,
poco
interessante
.
Non
sentivo
il
bisogno
,
lo
confesso
,
di
una
menzione
speciale
dei
ragazzi
e
delle
ragazze
di
Salò
.
Non
sentivo
il
bisogno
neppure
di
un
'
ovazione
fascista
.
Ma
forse
è
questa
l
'
arte
di
governo
.
Forse
serve
a
formare
un
fronte
unico
contro
chi
attenta
al
cuore
dello
Stato
.
StampaQuotidiana ,
La
forza
di
una
lingua
si
misura
anche
dalla
sua
capacità
di
ammaliare
le
parole
straniere
:
noi
oggi
diciamo
ponce
,
Parigi
,
Londra
,
e
un
tempo
Benvenuto
Cellini
diceva
,
beato
lui
,
Fontana
Beliò
,
e
intendeva
Fontainebleau
.
I
giornalisti
sportivi
dicono
stoppare
e
dribblare
,
e
forse
troveranno
il
modo
di
italianizzare
anche
il
tackle
.
Gli
italiani
d
'
America
dicono
carro
per
auto
,
giobba
per
lavoro
,
gelle
per
carcere
,
bisinesse
per
affare
.
Dicono
,
come
tutti
sanno
,
Broccolino
.
Non
tutti
invece
hanno
sentito
una
madre
chiamare
il
figlio
Vasintone
,
eppure
succede
:
in
Romagna
e
in
Toscana
,
troviamo
Vasintone
,
Vilsone
e
Bicchesio
,
cioè
Washington
,
Wilson
,
Bixio
.
Gli
arredatori
dicono
bovindo
per
indicare
un
tipo
di
finestra
che
aggetta
rispetto
al
muro
.
Parola
nuovissima
e
inusitata
-
non
se
ne
aveva
notizia
prima
del
gennaio
1964
-
è
triggerare
.
La
si
legge
nel
manifesto
invito
per
una
mostra
di
Nanda
Vigo
.
I1
contesto
:
«
Ritengo
quindi
che
dovendo
tradurre
esteticamente
un
codice
di
comando
atto
a
triggerare
un
'
informazione
con
una
scelta
precisa
,
queste
forme
siano
le
più
atte
a
concretizzarlo
in
armonia
con
il
postulato
cronotopico
»
.
Il
senso
generale
del
discorso
dev
'
essere
abbastanza
complicato
,
ma
non
ci
interessa
in
questa
sede
.
Qui
preme
cogliere
a
frullo
il
neologismo
,
questa
deverbazione
da
una
parola
straniera
,
e
cioè
trigger
.
Dice
lo
Webster
:
«
Leva
collegata
a
un
ritegno
,
e
che
serve
a
liberarlo
»
.
Nelle
armi
da
fuoco
,
il
trigger
è
la
parte
che
,
premuta
dal
dito
,
libera
il
percussore
.
E
to
trigger
significherà
far
scattare
il
grilletto
.
Deverbale
dall
'
italiano
era
difficile
,
certo
:
«
sgrillettare
»
suonerebbe
male
.
Perciò
ecco
«
triggerare
»
qualcuno
dirà
che
sarebbe
stato
più
giusto
«
trigherare
»
,
ma
sono
pedanterie
.
Qualcun
altro
dirà
che
si
poteva
anche
scegliere
un
«
far
scattare
»
,
un
«
dar
la
via
»
,
un
«
dar
le
mosse
»
,
o
ancora
,
restando
nel
gergo
meccanico
:
«
mollare
»
,
«
scatenare
»
,
«
sparare
»
.
Chi
avesse
bisogno
di
altre
notizie
si
rivolga
a
Nanda
Vigo
:
nata
a
Milano
,
nel
1936
,
laureata
in
architettura
all
'
Institute
Polithecnique
de
Lausanne
,
ha
lavorato
in
California
,
Jugoslavia
e
Milano
,
poi
,
dopo
aver
assimilato
varie
proposte
stilistiche
,
nel
1961
iniziò
la
formulazione
plastica
che
si
caratterizza
nei
cronotopi
esposti
nel
1962
.
Così
almeno
sta
scritto
sull
'
invito
.
StampaQuotidiana ,
Sul
primo
governo
di
centro
-
sinistra
della
storia
repubblicana
,
quello
Moro
-
Nenni
,
sventolò
la
bandiera
della
nazionalizzazione
dell
'
energia
elettrica
,
costosissima
e
infruttuosa
.
Sul
nuovissimo
governo
di
centro
-
sinistra
dell
'
Ulivo
proponiamo
che
sventoli
la
bandiera
di
una
nazionalizzazione
inedita
,
gratuita
e
altamente
produttiva
,
la
nazionalizzazione
del
Giubileo
.
Un
Giubileo
non
apostolico
-
romano
ma
apostolico
-
peninsulare
,
o
semplicemente
apostolico
,
senza
con
ciò
far
torto
né
al
sindaco
Rutelli
né
al
nome
di
battesimo
del
presidente
del
Consiglio
.
Indirizziamo
e
incanaliamo
equamente
i
40
milioni
di
pellegrini
,
desiderosi
di
santificare
il
z000
,
verso
le
molte
città
sante
d
'
Italia
,
ciascuna
delle
quali
può
vantare
un
insigne
patrono
e
basiliche
e
romitaggi
famosi
.
Grande
giovamento
ne
trarrebbero
:
a
)
la
fede
;
b
)
le
opere
pubbliche
,
con
o
senza
carabinieri
;
c
)
lo
spirito
ad
un
tempo
nazionale
e
federale
della
penisola
.
Preghiera
,
devozione
,
penitenza
,
indulgenza
,
oboli
,
pervaderebbero
ogni
borgo
dalle
Alpi
al
mare
,
dal
Nord
-
Est
al
profondo
Sud
,
fino
alla
cattedrale
di
Noto
che
risorgerebbe
ad
opera
dei
giubilanti
.
Che
la
sede
di
Pietro
e
anche
quella
di
Di
Pietro
siano
in
Roma
non
è
un
impedimento
,
anzi
:
il
Pontefice
ama
seguire
il
gregge
nelle
migrazioni
,
l
'
eccesso
di
romanità
non
giova
all
'
unità
delle
Chiese
cristiane
,
e
il
ministro
e
i
suoi
carabinieri
eserciterebbero
a
tutto
campo
la
delega
per
le
aree
urbane
di
cui
sono
titolari
.
La
malapianta
della
simonia
e
del
mercimonio
,
che
né
la
Riforma
luterana
né
il
Concilio
di
Trento
,
né
i
canoni
1441
,
1465
e
2371
del
Codice
di
diritto
canonico
hanno
mai
del
tutto
estirpato
,
attecchirebbe
meno
facilmente
se
decentrata
e
sottratta
al
monopolio
dei
palazzinari
e
campioni
olimpici
metropolitani
.
Dilatando
e
nazionalizzando
l
'
evento
,
il
rapporto
virtuoso
tra
investimenti
e
rendimento
verrebbe
incrementato
,
i
pellegrini
e
penitenti
raddoppierebbero
fino
a
Zoo
milioni
,
si
potrebbe
cominciare
subito
e
andare
oltre
il
2000
.
Come
ha
detto
autorevolmente
il
cardinale
Ratzinger
,
non
bisogna
formalizzarsi
sulla
data
.
E
neppure
sui
luoghi
,
dunque
.
In
un
Giubileo
diluito
,
perpetuato
,
nazionalizzato
e
federalizzato
,
non
solo
S
.
Pietro
ma
anche
S
.
Francesco
d
'
Assisi
e
S
.
Antonio
da
Padova
e
S
.
Gennaro
ospiterebbero
degnamente
i
fedeli
.
E
molti
sindaci
e
vescovi
affiancherebbero
volentieri
il
sovraffaticato
Rutelli
.
E
il
presidente
del
Consiglio
vedrebbe
valorizzato
il
suo
ruolo
primario
.
E
a
Roma
sarebbero
ecologicamente
risparmiate
40
milioni
di
pizze
a
taglio
e
lattine
di
birra
giornaliere
per
credenti
e
miscredenti
giapponesi
.
È
vero
,
tutto
oggi
è
privatizzato
ad
eccezione
di
gratta
e
vinci
.
Facciamo
del
Giubileo
una
più
alta
ed
ecumenica
eccezione
.
Se
l
'
on.
Pannella
fosse
sopravvissuto
alle
elezioni
,
potrebbe
indire
un
referendum
.
StampaQuotidiana ,
I
D
'
Orlando
,
madre
e
figlio
,
abitano
in
una
traversa
di
via
Paolo
Sarpi
a
Milano
;
un
quartiere
popolare
,
di
costruzioni
vecchie
,
al
massimo
a
tre
piani
,
coi
fondi
tutti
occupati
da
una
fila
continua
di
negozi
e
qualche
bottega
imprevista
,
come
quella
dove
ancora
fabbricano
a
mano
ceri
e
candele
di
tutte
le
misure
.
Loro
due
stanno
a
un
quarto
piano
di
una
casa
non
diversa
dalle
altre
:
nel
cortile
la
fila
di
bidoni
della
spazzatura
,
la
scala
stretta
ed
erta
,
umida
fino
a
sapere
di
muffa
,
le
file
degli
usci
che
si
aprono
sul
ballatoio
,
rimasto
come
ai
tempi
in
cui
l
'
appartamento
si
riduceva
a
una
stanza
e
i
«
servizi
»
erano
in
comune
,
giù
in
fondo
.
Sulla
porta
di
casa
,
sotto
il
nome
a
caratteri
rossi
,
stampati
-
di
certo
il
ritaglio
d
'
un
catalogo
di
mostra
-
c
'
è
un
altro
cartiglio
,
scritto
a
mano
,
che
dice
:
«
Gordon
Vernon
,
B.A.
Teacher
of
English
»
.
Aprono
e
sono
due
stanzucce
:
un
tramezzo
nella
prima
isola
il
cucinino
,
col
fornello
a
gas
,
l
'
acquaio
e
un
piccolo
frigorifero
,
e
basta
appena
a
contenere
un
armadio
e
una
rete
di
letto
col
materasso
e
la
coperta
alla
militare
.
Nell
'
altra
,
l
'
unica
vera
camera
,
due
brande
:
ci
dormono
appunto
Pasquale
D
'
Orlando
e
l
'
amico
suo
baccelliere
che
dà
lezioni
private
d
'
inglese
,
poi
due
tavoli
,
una
scrivania
accostata
al
muro
,
uno
scaffaletto
pei
libri
e
in
un
angolo
,
ammucchiati
,
barattoli
vuoti
di
colore
e
di
tè
.
I
telai
delle
finestre
sono
dipinti
di
rosso
vivo
.
Pasquale
è
un
ragazzo
robusto
e
paffuto
,
che
non
dimostra
i
suoi
ventisette
anni
.
Come
accade
spesso
nei
napoletani
-
e
contro
un
luogo
comune
che
li
vuole
scuri
,
anzi
bluastri
-
lui
ha
gli
occhi
chiari
,
le
guance
rosee
,
la
barba
scarsa
.
Più
tardi
entra
un
suo
amico
piccoletto
,
biondo
,
fine
nei
lineamenti
,
e
lo
scambio
per
il
coinquilino
inglese
,
mentre
invece
è
napoletano
anche
lui
.
Ma
finalmente
eccola
,
la
madre
,
Maria
D
'
Orlando
:
è
molto
piccola
,
tonda
,
con
la
faccia
piena
,
i
capelli
grigi
raccolti
a
ciuffo
,
un
occhio
velato
e
semichiuso
.
Sulla
veste
turchina
porta
uno
zinale
nero
e
tiene
le
gambe
in
certi
calzerotti
di
lana
grossa
,
grigi
.
Quando
si
accomoda
a
sedere
il
figlio
deve
metterle
sotto
i
piedi
un
barattolo
vuoto
,
altrimenti
non
arriva
a
toccare
terra
.
Le
domando
per
curiosità
la
sua
statura
,
e
lei
va
a
prendere
dentro
l
'
armadio
,
in
una
custodia
di
plastica
insieme
ad
altri
documenti
,
la
carta
d
'
identità
:
Maria
Zarrillo
in
D
'
Orlando
,
vedova
,
nata
a
Torre
del
Greco
nel
1897
,
statura
bassa
.
Infatti
,
così
a
occhio
,
non
dovrebbe
superare
il
metro
e
quaranta
.
Eppure
quando
sorride
diventa
bella
,
con
quei
bei
denti
sani
e
bianchi
:
fa
accomodare
anche
me
e
Sergio
Cossu
,
che
è
ritornato
per
fare
altre
fotografie
,
ma
anche
,
mi
pare
,
perché
ormai
si
considera
di
casa
e
ci
viene
volentieri
,
ci
offre
un
bicchierino
stravecchio
(
l
'
etichetta
dice
ancora
cognac
)
,
e
ci
dà
il
tempo
di
guardare
intorno
.
Appesi
al
muro
quadri
,
del
figlio
e
suoi
.
Questi
ultimi
si
riconoscono
subito
,
per
la
violenza
dei
colori
e
il
piglio
deciso
dei
tratti
:
figure
umane
,
fiori
,
un
carretto
,
cavalli
;
su
tela
,
su
compensato
,
su
carta
,
e
ciascuno
ha
in
un
angolo
,
a
mo
'
di
firma
,
la
croce
.
Infatti
Maria
D
'
Angelo
non
ha
mai
imparato
a
scrivere
,
né
sa
leggere
.
Ha
imparato
invece
a
dipingere
:
basta
una
scorsa
alle
due
grosse
cartelle
che
il
figlio
sta
voltando
sul
tavolo
.
f
)
ai
primi
abbozzi
con
la
penna
a
sfera
,
ai
quadri
appesi
,
ai
fogli
di
queste
ultime
settimane
c
'
è
un
'
evoluzione
evidente
,
pur
restando
identici
i
temi
,
insistiti
tenacemente
;
ancora
figure
umane
,
ancora
cavalli
,
ancora
carretti
.
E
lei
spiega
:
questi
sono
due
bambini
che
portano
i
fiori
alla
mamma
;
e
anche
la
mamma
sta
mutandosi
in
pianta
,
le
nascono
dentro
rami
e
foglie
.
Questo
è
un
bambino
travolto
da
un
cavallo
:
ma
il
cavallo
sta
mettendo
una
coda
di
pavone
,
coloritissima
.
Questo
è
un
uomo
che
spinge
un
carretto
,
ma
le
ruote
son
viste
,
per
così
dire
,
in
sviluppo
,
sono
due
fondi
accanto
al
rettangolo
del
carretto
.
In
tutto
Maria
D
'
Orlando
ha
da
mostrare
cinquecento
opere
.
Ma
come
è
stata
,
questa
scoperta
della
pittura
?
Lo
spiega
il
figlio
Pasquale
,
di
professione
pittore
:
volle
fare
lui
una
specie
di
esperimento
,
mettere
in
mano
alla
madre
analfabeta
quest
'
altro
modo
di
esprimersi
,
vedere
il
comportamento
d
'
una
creatura
«
primitiva
»
,
d
'
una
donna
di
sessantacinque
anni
,
carica
di
esperienza
,
ma
rimasta
culturalmente
bambina
.
Non
le
diede
alcun
consiglio
,
di
nessun
genere
,
anzi
oggi
è
lei
che
-
mi
spiega
Pasquale
-
dà
al
figlio
avvertimenti
su
come
scegliere
e
accostare
i
colori
:
i
suoi
sono
squillanti
,
arditi
,
suggestivi
,
sottolineano
i
simboli
già
così
chiari
del
disegno
.
Come
mai
,
le
chiedo
,
occhi
così
grandi
e
così
rossi
,
in
quella
figura
maschia
,
anzi
virile
,
perché
su
questo
punto
il
disegno
non
lascia
davvero
dubbio
alcuno
.
Lei
sorride
,
alza
gli
occhi
per
guardami
in
faccia
(
col
sommo
della
testa
mi
arriva
di
poco
sopra
il
gomito
)
e
fa
:
«
Eh
,
voi
capite
,
non
mi
piace
la
cosa
meschina
,
piccirella
.
L
'
uomo
è
grande
»
.
Per
esempio
Giovanni
,
il
povero
marito
suo
,
morto
nel
quarantaquattro
:
lo
chiamavano
di
soprannome
Scialone
,
perché
era
un
gigante
,
fortissimo
,
capace
di
spingere
su
un
carretto
dodici
quintali
di
farina
lungo
una
salita
.
Si
spargeva
la
voce
che
Scialone
spingeva
dodici
quintali
,
e
la
gente
usciva
dalle
case
per
assistere
allo
spettacolo
.
E
pensare
che
s
'
era
scelto
per
moglie
una
donna
così
piccola
,
e
per
giunta
figlia
della
Madonna
.
Qualcuno
la
prese
con
sé
,
ma
non
ebbe
mai
una
madre
e
un
padre
,
neanche
adottivi
:
anzi
,
a
dieci
anni
già
l
'
avevano
messa
a
guardare
le
bestie
giù
in
una
masseria
dalle
parti
di
Cassino
.
Lei
non
ci
stava
volentieri
,
così
un
bel
giorno
scappò
:
andò
alla
stazione
,
vestita
come
una
«
pacchianella
»
e
lì
trovò
un
soldatino
che
,
saputa
la
storia
,
le
mise
in
mano
due
lire
,
e
le
dette
questo
consiglio
:
salita
in
treno
,
al
controllore
doveva
dire
esattamente
:
tengo
due
lire
e
dieci
anni
,
e
sono
figlia
della
Madonna
.
Se
volete
che
scenda
,
io
scendo
.
Ma
chi
poteva
avere
il
cuore
di
buttar
giù
dal
treno
una
figlia
della
Madonna
?
Le
diedero
un
lavoro
migliore
,
e
per
tutta
la
vita
Maria
lavorò
:
il
marito
facchino
lei
col
carretto
delle
erbe
e
delle
verdure
.
Ebbe
due
figli
,
ma
altri
ne
perse
durante
la
gravidanza
,
perché
le
crescevano
in
grembo
troppo
grossi
,
e
poi
una
volta
ci
fu
lo
spavento
d
'
un
cavallo
imbizzarrito
,
quello
appunto
che
ritorna
tanto
spesso
nella
sua
pittura
.
Morto
Scialone
nel
'44
,
con
la
guerra
appena
finita
,
furono
anni
di
fame
.
Il
figlio
maggiore
se
ne
andò
in
Francia
,
«
passò
le
montagne
»
e
anche
lì
trovò
vita
difficile
,
la
polizia
arrivò
al
punto
di
fargli
mangiare
il
sapone
,
per
tormento
e
dispetto
contro
questo
«
terrone
»
che
osava
venirsene
a
rubare
il
pane
ai
cittadini
francesi
,
e
lui
,
per
farsi
condurre
finalmente
dal
console
italiano
,
fece
diciassette
giorni
di
sciopero
della
fame
.
Al
figlio
più
piccolo
,
Pasquale
,
questo
,
fece
in
modo
di
assicurare
il
pane
mettendolo
in
una
casa
di
rieducazione
a
Urbino
,
dove
i
metodi
rieducativi
erano
quelli
vecchi
,
botte
sulle
mani
con
una
cinghia
di
cuoio
bagnata
.
Eppure
a
Urbino
lui
fece
i
suoi
primi
studi
d
'
arte
,
pittura
,
ceramica
,
grafica
,
e
quando
fu
in
età
da
andare
soldato
,
rinunciò
all
'
esonero
che
gli
spettava
e
trovò
il
modo
,
dopo
il
CAR
di
Pesaro
,
di
farsi
mandare
a
Milano
,
perché
Milano
era
-
ed
è
-
la
capitale
dell
'
arte
moderna
in
Italia
.
Aviatore
,
durante
la
libera
uscita
cominciò
a
frequentare
i
bar
intorno
a
Brera
,
e
lì
conobbe
i
suoi
amici
di
oggi
,
questi
stessi
che
,
come
Grippa
,
Dova
,
Fontana
,
sono
venuti
a
vedere
i
dipinti
della
madre
Maria
,
e
ne
parlano
con
schietto
entusiasmo
,
come
d
'
un
bell
'
esempio
di
pittura
naïve
.
A
Milano
Pasquale
volle
restare
anche
dopo
il
congedo
,
tirando
la
cinghia
ma
senza
mai
rinunciare
al
suo
sogno
,
d
'
essere
pittore
e
basta
.
Anzi
,
appena
possibile
chiamò
con
sé
la
madre
,
e
adesso
nelle
due
stanzucce
al
quarto
piano
di
via
Messina
6
sono
in
due
ad
adoperare
il
pennello
,
non
sono
rose
neanche
ora
:
l
'
affitto
è
sulle
ventimila
lire
al
mese
,
come
riscaldamento
c
'
è
solo
una
stufetta
di
ghisa
che
mangia
altre
ventimila
lire
fra
carbone
e
legna
.
Che
proprio
saltino
i
pasti
non
si
può
dire
,
ma
capita
che
qualche
sera
lei
sia
costretta
a
«
inventare
»
la
cena
ed
è
una
brava
cuoca
.
Quando
cucina
ha
gli
stessi
gesti
di
quando
dipinge
,
o
forse
è
vero
il
contrario
:
foglio
di
carta
sul
tavolo
,
apre
i
barattoli
dei
colori
con
la
stessa
amorosa
precisione
con
cui
dosa
il
sale
nella
pentola
,
e
traffica
con
il
pennello
come
se
rimestasse
una
minestra
coi
«
pulpetielli
»
.
I
quadri
li
abbiamo
visti
,
il
brodo
di
polpi
,
ancora
polpi
per
secondo
piatto
,
conditi
a
olio
e
limone
,
li
verremo
ad
assaggiare
un
'
altra
volta
,
senza
impegni
di
lavoro
,
da
buoni
amici
di
casa
,
Cossu
ed
io
.
Ma
intanto
facciamo
queste
altre
fotografie
,
montiamole
un
po
'
.
Ecco
bisognerà
fissare
alla
porta
,
con
qualche
chiodino
,
i
disegni
già
scelti
,
e
poi
mettere
lei
seduta
su
quello
sfondo
,
magari
mentre
pela
le
patate
,
ché
tanto
le
deve
pelare
per
cuocerle
a
tocchettini
nel
brodo
.
Forse
i
disegni
sono
troppi
,
e
lei
interviene
:
«
Sergio
,
state
a
sentire
a
mammà
.
Qui
risulta
troppa
confusione
,
nevvero
?
Levate
,
levate
»
.
E
si
siede
,
con
il
barattolo
vuoto
a
fare
da
poggiapiedi
altrimenti
non
tocca
terra
.
Prima
del
congedo
vuole
abbracciare
tutti
e
tre
,
anche
il
figlio
che
pure
rimane
in
casa
.
«
Prima
che
il
Signore
mi
chiama
voglio
lasciare
un
milione
di
lavoro
»
,
gli
dice
.
E
siccome
il
figlio
scatta
su
a
rispondere
che
non
sono
i
quattrini
la
cosa
più
importante
,
lei
precisa
:
«
Un
milione
di
lavoro
,
un
milione
di
quadri
.
Li
lascio
al
figlio
,
ma
la
consolazione
è
mia
:
quando
faccio
un
quadro
sono
consolata
»
.
StampaQuotidiana ,
Suggerisco
al
presidente
Scalfaro
,
e
anche
al
presidente
Violante
,
una
visita
a
Cefalonia
,
poco
distante
da
Brindisi
.
Ci
sono
nell
'
isoletta
greca
un
modesto
monumento
e
una
lapide
all
'
interno
di
una
cava
ardeatina
che
ricordano
i
diecimila
soldati
,
sottufficiali
,
ufficiali
di
ogni
grado
della
divisione
Acqui
,
per
metà
uccisi
in
combattimento
e
per
metà
fucilati
dai
tedeschi
e
sepolti
in
mucchio
,
nel
settembre
del
1943
.
Era
un
pezzo
dell
'
esercito
italiano
,
ragazzi
di
Calabria
,
Sardegna
,
Friuli
e
chissà
dove
,
prima
mandati
allo
sbaraglio
da
Mussolini
e
poi
abbandonati
a
se
stessi
dal
Re
e
dai
capi
militari
,
dopo
l
'
armistizio
e
la
fuga
a
Brindisi
.
Ma
sì
,
rimpatriamo
le
salme
dei
Savoia
,
trasferendole
nel
cimitero
e
nell
'
ossario
italiano
di
Cefalonia
.
Questo
sì
sarebbe
un
rito
,
per
quanto
macabro
,
di
pacificazione
e
umiltà
nazionale
.
E
richiamiamo
dall
'
esilio
i
viventi
di
sangue
reale
,
con
fissa
dimora
a
Brindisi
:
quella
è
la
loro
capitale
elettiva
,
non
Roma
disertata
e
abbandonata
nelle
mani
di
Priebke
e
dei
ragazzi
di
Salò
.
Sono
passati
cinquantatré
anni
,
ma
è
come
se
queste
cose
fossero
accadute
ieri
,
per
chi
c
'
era
.
Certo
non
si
studiano
e
non
si
studieranno
mai
nelle
nostre
scuole
pubbliche
e
private
,
neanche
se
ministro
dell
'
istruzione
fosse
Federico
Engels
,
e
i
più
giovani
non
ne
sanno
nulla
.
Ma
è
tristissimo
che
ne
giunga
per
di
più
alle
loro
orecchie
un
'
eco
distorta
e
bugiarda
.
Poco
male
,
se
Scalfaro
e
Violante
parlassero
a
titolo
personale
,
il
male
è
che
rivestono
le
loro
parole
di
un
'
autorità
che
in
questa
materia
non
gli
compete
affatto
.
In
quei
giorni
non
andò
perduta
genericamente
l
'
identità
nazionale
,
come
pensa
il
prof.
Galli
della
Loggia
,
ma
si
celebrò
specificamente
il
fallimento
delle
classi
dirigenti
di
questo
paese
.
Se
qualcuno
vuol
celare
o
sminuire
quel
fallimento
e
ristabilire
una
continuità
statale
col
passato
monarco
-
fascista
,
stia
attento
:
non
colmerà
un
fossato
incolmabile
ma
seminerà
veleno
negli
animi
.
Ci
possono
essere
eccezioni
morali
più
profonde
di
quelle
territoriali
.
È
amaro
sentirsi
obbligati
a
prendere
la
penna
per
ripetere
verità
elementari
.
Almeno
questo
genere
di
testimonianze
potrebbe
esserci
risparmiato
.
StampaQuotidiana ,
In
Italia
,
in
Francia
,
in
Svizzera
,
in
Austria
,
in
Inghilterra
i
cosiddetti
«
dischi
volanti
»
appaiono
,
ormai
,
con
una
regolarità
che
gli
osservatori
definiscono
sconcertante
.
Pochi
giorni
fa
due
ragazzi
svizzeri
raccontarono
d
'
aver
colpito
,
a
sassate
,
uno
straordinario
ordigno
metallico
disceso
,
senza
dubbio
,
dal
cielo
perché
la
macchina
,
non
appena
bersagliata
dai
proiettili
,
riguadagnò
le
vie
dell
'
aria
con
un
rapido
balzo
pressoché
verticale
.
Le
autorità
elvetiche
comunicarono
,
poi
,
che
i
due
frombolieri
non
avevano
letto
mai
racconti
a
«
fumetti
»
,
né
assistito
a
film
avventurosi
e
fantasiosi
;
la
loro
«
relazione
»
,
quindi
,
poteva
essere
presa
in
qualche
considerazione
.
Altri
episodi
del
genere
vengono
riferiti
dalla
stampa
;
ma
assai
più
degni
di
fede
appaiono
gli
avvistamenti
in
cielo
.
Circa
l
'
autenticità
di
una
buona
parte
di
queste
osservazioni
casuali
non
vi
sarebbero
dubbi
.
Molti
riferiscono
di
aver
«
visto
»
per
fantasia
o
suggestione
.
Spesso
una
comune
apparizione
meteorica
viene
scambiata
per
il
balenante
transito
di
una
miracolosa
aeronave
.
Alcune
persone
,
però
-
non
influenzabili
,
anzi
scettiche
proprio
per
motivi
professionali
-
ebbero
,
in
questi
ultimi
tempi
,
la
ventura
d
'
osservare
il
«
fenomeno
»
,
di
controllarne
,
con
calma
,
le
fasi
,
di
trarne
qualche
deduzione
interessante
.
Particolarmente
degno
di
considerazione
il
parere
dell
'
ingegner
Luigi
Nardi
,
progettista
d
'
aeroplani
da
oltre
vent
'
anni
,
uomo
abituato
a
guardar
in
aria
e
a
non
scambiar
comete
per
aviogetti
.
È
particolarmente
curiosa
,
anche
,
la
coincidenza
delle
osservazioni
casuali
fatte
a
Milano
,
dall
'
aeroporto
Forlanini
,
con
quelle
,
altrettanto
casuali
,
compiute
da
funzionari
dell
'
aeroporto
di
Ciampino
,
dagli
scienziati
di
Monte
Mario
,
dai
tecnici
della
stazione
radar
di
Pratica
di
Mare
.
11
giorno
17
settembre
,
dunque
,
verso
le
19.30
,
l
'
ingegner
Luigi
Nardi
,
suo
fratello
Elto
,
l
'
ingegner
Mori
,
il
signor
Maricotti
ed
io
uscivamo
dallo
stabilimento
aeronautico
sito
ai
confini
dell
'
aeroporto
Forlanini
,
a
Linate
.
Ci
attardammo
nel
piazzale
dello
stabilimento
ammirando
,
nel
cielo
limpidissimo
,
i
cortei
trionfali
delle
stelle
.
Ad
un
tratto
l
'
ingegner
Nardi
esclamò
:
«
Guardate
lassù
!...»
e
indicò
verso
est
ad
un
'
altezza
,
sull
'
orizzonte
,
di
circa
trenta
gradi
.
Tutti
noi
-
piuttosto
sbalorditi
-
avvistammo
immediatamente
un
«
corpo
luminoso
»
che
,
provenendo
appunto
da
est
,
navigava
a
fortissima
velocità
puntando
,
idealmente
,
sul
Forlanini
.
S
'
avvicinò
,
infatti
,
all
'
aeroporto
sino
a
raggiungere
un
'
altezza
,
sull
'
orizzonte
,
di
circa
60
gradi
.
In
un
primo
momento
la
forma
dell
'
oggetto
volante
parve
sferica
:
poi
,
gradualmente
ingrandendo
(
durante
la
marcia
d
'
avvicinamento
)
la
forma
mutò
,
delineandosi
con
sufficiente
chiarezza
.
Un
disco
color
rosso
cupo
,
applicato
,
anteriormente
,
ad
un
corpo
centrale
pressoché
conico
e
di
color
rosso
blando
;
all
'
estremità
del
fuso
un
altro
disco
,
di
minori
proporzioni
,
e
di
colore
,
anch
'
esso
,
rosso
cupo
.
Dopo
un
rapido
volo
,
con
direttrice
uniforme
e
rettilinea
,
l
'
oggetto
modificò
la
rotta
;
la
manovra
,
improvvisa
,
ci
impedì
di
stabilire
se
esso
avesse
fatto
una
strettissima
«
virata
»
o
fosse
ruotato
,
addirittura
,
sul
suo
asse
verticale
.
Eseguita
una
traiettoria
disordinata
,
a
zig
zag
,
l
'
oggetto
mosse
verso
nord
-
est
,
aumentando
la
velocità
e
assumendo
nuovamente
la
primitiva
forma
sferica
;
poi
perdendo
sensibilmente
quota
abbandonò
la
direttrice
nord
-
est
,
scomparendo
verso
sud
-
est
.
L
'
osservazione
durò
dalle
19.50
alle
20.10
circa
.
Quasi
venti
minuti
.
Nello
stesso
giorno
,
alle
19.28
,
un
«
corpo
luminoso
»
-
descritto
dagli
osservatori
in
termini
identici
ai
nostri
-
lasciò
il
cielo
di
Ciampino
,
dopo
aver
manovrato
a
lungo
tra
Ciampino
e
Pratica
di
Mare
.
Ora
se
il
«
corpo
luminoso
»
-
captato
dall
'
osservatorio
di
Monte
Mario
e
a
Linate
-
fosse
lo
stesso
,
potremmo
stabilire
la
velocità
minima
del
misterioso
oggetto
volante
:
avrebbe
collegato
Roma
a
Milano
in
22
minuti
alla
velocità
media
di
circa
1500
chilometri
all
'
ora
.
Tre
giorni
dopo
l
'
ingegner
Nardi
,
alle
ore
20
circa
,
assistette
,
per
la
seconda
volta
,
e
sempre
a
Linate
,
a
nuove
evoluzioni
dell
'
oggetto
volante
.
E
confermò
le
osservazioni
precedenti
.
Il
lettore
,
a
questo
punto
,
si
chiederà
:
«
Ma
di
che
cosa
si
tratta
?
D
'
un
"
mezzo
"
marziano
?
D
'
una
meteora
?
D
'
un
missile
?
»
.
Una
risposta
esauriente
è
impossibile
.
Non
si
tratta
,
però
,
di
un
corpo
celeste
.
Un
articolista
volle
collocare
il
fenomeno
tra
quelli
provocati
dagli
sciami
meteorici
,
ossia
dai
residui
di
comete
disfatte
,
attratti
dalla
Terra
e
che
si
incendiano
,
per
attrito
,
nell
'
attimo
in
cui
penetrano
nell
'
atmosfera
.
Una
stella
cadente
,
insomma
.
Ciò
è
da
escludere
,
perché
il
«
corpo
luminoso
»
osservato
volò
con
precisa
direttrice
orizzontale
,
diminuendo
o
aumentando
la
velocità
e
,
infine
,
invertendo
addirittura
la
rotta
!
Le
stelle
cadenti
sono
bolidi
che
precipitano
,
disperdendosi
e
,
talvolta
,
raggiungendo
la
superficie
terrestre
.
Nessun
astronomo
ha
mai
assistito
a
«
grandi
manovre
»
aeree
organizzate
da
comete
o
da
stelle
cadenti
.
Si
tratta
,
allora
,
di
una
nuova
,
eccezionale
,
macchina
aerea
?
Molto
probabilmente
:
ma
un
particolare
stupisce
i
tecnici
.
Come
mai
,
durante
le
evoluzioni
,
visibilissime
,
non
venne
mai
percepito
nessun
rumore
?
È
noto
che
gli
apparecchi
con
propulsione
a
reazione
,
anche
se
in
quota
elevata
,
fanno
considerevole
fracasso
,
e
così
dicasi
dei
grossi
quadrimotori
con
motore
a
pistone
.
I
casi
sono
due
:
o
il
«
corpo
luminoso
»
marcia
sfruttando
una
nuova
fonte
d
'
energia
non
ancora
applicata
dall
'
aviazione
moderna
,
o
vola
ad
una
quota
talmente
elevata
che
il
rumore
del
suo
o
dei
suoi
motori
diviene
praticamente
impercettibile
.
A
questo
punto
,
però
,
i
tecnici
si
chiedono
:
quali
proporzioni
vanta
questa
nave
aerea
?
Se
dovessimo
considerare
il
«
corpo
luminoso
»
osservato
a
Linate
(
e
a
Roma
)
pari
ad
un
«
Constellation
»
(
il
grande
quadrimotore
civile
)
la
sua
quota
non
dovrebbe
essere
superiore
ai
3000
,
3500
metri
.
Ma
se
il
«
corpo
luminoso
»
si
fosse
trovato
oltre
i
12.000
metri
,
le
sue
dimensioni
dovrebbero
risultare
eccezionali
.
In
definitiva
si
tratterebbe
di
una
macchina
manovrata
da
pilota
o
radiocomandata
(
l
'
antenna
di
bordo
è
stata
localizzata
dalla
stazione
di
Pratica
di
Mare
)
dotata
di
grande
velocità
e
di
particolare
autonomia
,
d
'
una
macchina
,
però
,
non
apparentata
con
gli
aeroplani
ufficialmente
conosciuti
.
E
nessun
elemento
ci
può
illuminare
circa
la
provenienza
dello
straordinario
«
corpo
»
volante
:
vogliamo
dire
che
-
se
si
escludono
le
teorie
fantastiche
care
agli
amici
e
ai
nemici
di
Marte
-
non
è
possibile
,
per
ora
,
stabilire
la
nazionalità
di
queste
aeronavi
misteriose
.