StampaQuotidiana ,
Auguro
al
governo
dell
'
Ulivo
di
vincere
la
partita
Italia
-
Germania
,
intendo
la
partita
di
Manchester
non
quella
di
Maastricht
.
Non
è
che
i
nostri
governanti
scenderanno
direttamente
in
campo
,
come
contro
i
cantanti
,
ma
è
noto
che
tra
politica
e
sport
c
'
è
un
nesso
fortissimo
(
come
insegnano
l
'
Avvocato
,
il
Cavaliere
,
il
Ciclista
e
anche
le
Olimpiadi
di
Berlino
del
1936
)
.
Ha
già
fatto
due
o
tre
passi
falsi
,
il
governo
dell
'
Ulivo
,
che
Dio
perdoni
Rosi
Bindi
(
la
quale
fortunatamente
non
gioca
a
pallone
)
.
E
i
siciliani
gli
hanno
fatto
sgarbo
.
Perciò
ha
bisogno
di
ritrovare
la
pubblica
benevolenza
e
non
c
'
è
nulla
di
meglio
di
una
vittoria
sportiva
.
Per
una
volta
(
solo
una
,
rassicuro
Revelli
)
farò
il
tifo
per
Ravanelli
,
nonostante
il
nome
.
Di
solito
me
ne
infischio
,
sono
rimasto
ai
tempi
nazional
-
popolari
di
Combi
,
Rosetta
e
Caligaris
,
in
fatto
di
calcio
sono
xenofobo
e
con
queste
squadre
cosmopolite
non
so
mai
in
quale
parte
del
campo
giocano
gli
italiani
.
Eppoi
non
sopporto
i
loro
svarioni
,
se
penso
che
con
la
paga
di
uno
solo
«
il
manifesto
»
non
avrebbe
problemi
.
Ma
tiferò
per
un
'
altra
ragione
,
che
sono
arretrato
non
solo
nel
calcio
ma
anche
nella
politica
e
ho
una
vecchia
ruggine
contro
la
grande
Germania
.
Non
so
che
farci
,
se
sento
parlare
tedesco
alle
mie
spalle
ho
un
sobbalzo
e
adocchio
il
primo
portone
dove
imbucarmi
.
Se
scendessi
in
campo
,
sparerei
cannonate
immaginando
che
il
portiere
sia
il
nipote
di
Goering
.
Gli
esperti
mi
ricordano
che
in
una
partita
storica
contro
la
Germania
(
non
parlo
del
25
aprile
a
Genova
)
il
goal
decisivo
fu
di
Rivera
,
oggi
diniano
.
Quando
scrissi
che
non
avrei
votato
Dini
neanche
sotto
tortura
avevo
dimenticato
questo
particolare
meritorio
.
Mi
autocritico
,
esorto
Sacchi
a
mettere
direttamente
l
'
ex
rospo
saltatore
a
centrocampo
:
in
fondo
è
un
campionato
europeo
e
un
ministro
degli
Esteri
farebbe
la
sua
figura
.
Avevo
un
amico
la
cui
massima
aspirazione
era
fare
la
regina
d
'
Inghilterra
.
La
mia
sarebbe
fare
l
'
Arrigo
Sacchi
.
È
un
mestiere
più
divertente
del
mio
,
ne
dipendono
molte
più
cose
compresi
i
destini
nazionali
almeno
per
due
ore
.
Né
potrei
farlo
peggio
del
mio
,
visto
come
va
il
giornale
.
Soprattutto
,
lui
può
decidere
quel
che
vuole
.
Mi
adopererei
soprattutto
a
un
fine
:
evitare
gli
sbalzi
d
'
umore
che
contraddistinguono
i
nostri
giocatori
e
in
genere
il
carattere
degli
italiani
.
Più
professionalità
e
meno
passionalità
.
Per
favore
,
cerchiamo
di
non
crollare
al
primo
goal
incassato
.
Vale
anche
per
via
Tomacelli
.
Auguriamoci
piena
vittoria
.
L
'
Avvocato
ha
detto
,
dal
ponte
della
sua
barca
da
venti
miliardi
,
che
un
governo
di
sinistra
può
fare
«
certe
riforme
»
meglio
di
un
governo
di
destra
.
Quali
riforme
?
Nautiche
?
Calcistiche
?
Pensionistico
-
salariali
?
Auguriamoci
piena
sconfitta
,
in
questo
caso
.
StampaQuotidiana ,
Alla
stazione
,
quando
chiedo
a
un
ferroviere
se
per
favore
sa
dove
abita
(
anzi
«
dove
sta
di
casa
»
)
Renato
Ciandri
,
quello
mi
guarda
strizzando
un
po
'
gli
occhi
,
come
uno
che
non
ha
capito
bene
.
«
Ciani
?
»
chiede
a
sua
volta
.
No
,
Ciandri
,
Renato
Ciandri
,
quello
del
libro
,
quello
del
film
,
insomma
della
Ragazza
di
Bube
.
«
Ah
,
ho
capito
.
Dovrebbero
essere
tornati
a
casa
di
lei
»
.
La
prima
a
destra
,
poi
a
sinistra
su
per
la
salita
,
si
scende
,
si
trova
una
piazza
,
si
va
ancora
avanti
,
tino
alla
seconda
piazza
,
quella
grande
con
l
'
obelisco
e
proprio
di
faccia
stanno
loro
due
.
Al
primo
piano
,
in
cima
a
una
rampa
di
scale
breve
e
ripida
,
sull
'
uscio
ci
sono
i
nomi
,
Giorni
-
Ciandri
.
Viene
ad
aprire
lei
in
persona
,
è
una
bella
donna
,
con
la
faccia
matura
,
aperta
,
piena
,
sotto
i
capelli
nerissimi
che
serbano
una
traccia
di
cotonatura
:
un
viso
toscano
,
non
c
'
è
che
dire
,
ospitale
e
insieme
interrogativo
e
leggermente
ironico
.
Le
solite
spiegazioni
:
vengo
da
Milano
e
ci
lavoro
,
ma
come
lei
sente
non
ci
sono
nato
,
sono
di
Grosseto
.
«
Amico
di
Cassola
,
allora
»
interviene
e
avverto
subito
la
leggera
impennata
della
voce
.
A
pranzo
con
me
e
con
Claus
Fischer
,
che
se
ne
sta
zitto
e
non
osa
tirar
fuori
la
macchina
dalla
borsetta
.
«
Lei
mi
capirà
,
siamo
piuttosto
guardati
,
di
questi
tempi
.
»
E
poi
Renato
,
il
marito
,
non
ritorna
a
casa
per
il
pranzo
,
rimane
a
Firenze
perché
riattacca
alle
due
,
là
al
centro
-
carni
dove
lavora
da
facchino
.
Smette
alle
cinque
,
e
va
subito
dall
'
avvocato
tutte
le
sere
.
Ha
lasciato
detto
così
:
se
viene
qualcuno
per
via
del
film
,
mandalo
dritto
dall
'
avvocato
,
se
invece
è
per
altre
ragioni
là
al
centro
-
carni
.
Lasciano
entrare
,
sicuro
.
«
Posso
offrire
qualcosa
?
»
Dalla
vetrina
tira
fuori
una
bottiglia
d
'
un
liquorino
dolce
,
che
non
avevo
mai
assaggiato
,
e
ce
lo
offre
;
poi
dall
'
altra
stanza
arrivano
gli
strilli
di
Moreno
(
«
cinque
mesi
e
mezzo
»
,
precisa
)
e
bisognerà
che
la
scusiamo
,
ma
i
bimbi
non
possono
aspettare
,
specialmente
se
si
tratta
di
mangiare
.
No
,
il
film
non
l
'
ha
visto
,
e
neanche
ci
tiene
.
«
Caso
mai
voleste
fare
una
chiacchieratine
,
un
po
'
più
lunga
,
venite
domani
con
calma
,
che
è
domenica
e
c
'
è
anche
mio
marito
»
.
Ci
fa
vedere
la
fotografia
di
Moreno
,
la
camera
coi
mobili
nuovi
e
la
televisione
(
«
tutta
col
nostro
lavoro
»
precisa
)
e
ci
riaccompagna
sul
pianerottolo
.
Sono
passati
dieci
minuti
appena
,
e
ora
bisognerà
,
dopo
aver
mangiato
al
Girarrosto
,
ripigliare
il
treno
di
Firenze
e
poi
un
altro
mezzo
che
ci
porti
in
via
Circondaria
,
dove
si
trova
questo
benedetto
centro
-
carni
,
che
sarebbe
come
a
dire
i
macelli
.
Per
un
pelo
non
lo
perdiamo
:
appena
oltre
il
cancello
eccolo
lì
che
a
passo
svelto
va
verso
la
motocicletta
.
Me
l
'
ero
immaginato
,
leggendo
il
libro
e
poi
vedendo
Chakiris
nel
film
,
proprio
ieri
sera
,
più
piccolo
,
più
basso
.
Sul
metro
e
settantacinque
,
asciutto
,
dritto
,
porta
un
paio
di
calzoni
di
velluto
a
coste
sopra
quelli
buoni
,
proprio
per
andare
in
motocicletta
.
La
giacca
è
grigia
,
principe
di
Galles
,
mi
pare
che
si
dica
,
non
porta
la
camicia
né
la
cravatta
,
ha
invece
una
maglietta
di
lana
scura
.
E
i
baffi
,
naturalmente
,
neri
come
i
capelli
;
gli
occhi
sono
fra
il
castano
e
il
verde
,
in
fossati
,
vivacissimi
.
Dovrebbe
proprio
andarsene
,
e
invece
rimane
lì
con
le
mani
sul
manubrio
della
moto
,
toccando
a
tratti
con
la
scarpa
il
pedale
dell
'
avvio
.
«
Ah
,
amico
di
Cassola
?
»
Certo
,
amico
di
Cassola
,
e
anche
di
Silvano
Ceccherini
,
che
lui
dovrebbe
aver
conosciuto
in
carcere
a
San
Gimignano
.
Infatti
,
e
mi
ripete
preciso
preciso
quel
che
a
suo
tempo
mi
aveva
raccontato
Ceccherini
,
dopo
avere
scritto
La
traduzione
,
gliela
fece
leggere
e
fu
appunto
lui
che
gli
consigliò
di
mandarla
a
Cassola
,
il
suo
amico
scrittore
,
perché
si
interessasse
di
farla
avere
a
qualche
editore
di
Milano
.
«
Anzi
,
guardi
,
ho
qui
in
tasca
un
ritaglio
di
giornale
che
racconta
tutta
la
storia
.
»
Lo
tira
fuori
,
ed
è
un
mio
vecchio
articolo
.
Ora
si
può
parlare
meglio
,
lasciar
perdere
la
moto
,
fare
insieme
due
passi
intorno
all
'
isolato
,
e
Claus
Fischer
,
silenzioso
biondino
di
Dresda
,
finalmente
tira
fuori
la
macchina
,
ci
precede
di
qualche
metro
e
comincia
a
scattare
.
Ciandri
non
ci
ha
nulla
da
ridire
,
e
così
veniamo
al
dunque
.
La
ragazza
di
Bube
uscì
mentre
Renato
Ciandri
era
ancora
in
carcere
per
il
fatto
di
sangue
di
undici
anni
prima
:
il
successo
del
libro
,
e
l
'
interessamento
di
Cassola
gli
giovarono
certamente
ad
avere
una
quindicina
di
mesi
di
condono
.
«
Gliene
sono
ancora
grato
»
,
fa
lui
fissandomi
,
«
anche
se
subito
dopo
averlo
letto
dissi
che
non
eravamo
d
'
accordo
su
come
ci
aveva
trattati
»
.
Specialmente
Nada
,
la
moglie
:
tutta
inventata
la
storia
di
Stefano
,
il
giovanotto
serio
e
un
po
'
retorico
che
fa
la
corte
a
Mara
mentre
Bube
è
via
;
tutto
inventato
l
'
attacco
del
libro
,
con
lei
così
ragazzina
e
un
po
'
civetta
;
tutto
inventato
persino
che
lei
non
sa
portare
tacchi
a
spillo
.
D
'
accordo
,
c
'
è
l
'
invenzione
letteraria
,
uno
che
scrive
ha
il
diritto
di
pigliare
certi
fatti
veri
e
di
ricamarci
sopra
con
la
fantasia
.
Ma
intanto
quando
lui
uscì
di
carcere
,
tutti
seppero
che
quella
era
la
storia
sua
.
«
Guardi
.
Io
non
sono
un
beduino
,
una
ragazza
secondo
me
può
avere
un
fidanzato
prima
di
sposarsi
con
un
altro
uomo
.
Ma
la
storia
di
Stefano
non
è
vera
.
Sì
,
lo
so
,
daccapo
,
lo
scrittore
inventa
,
ma
io
non
campo
mica
in
mezzo
ai
letterati
.
Queste
cose
le
capiscono
i
letterati
,
e
le
capisco
anche
io
che
un
poco
ho
letto
,
in
quegli
undici
anni
.
Ora
molto
meno
,
perché
il
lavoro
è
faticoso
,
e
quando
torno
a
casa
,
fra
il
bagno
,
la
cena
,
un
po
'
di
televisione
,
si
fa
presto
ad
addormentarsi
.
Cosa
ho
letto
!
Mah
,
soprattutto
romanzi
sociali
,
Victor
Hugo
,
Zola
,
Jack
London
,
specialmente
Il
tallone
di
ferro
,
che
è
il
più
bel
romanzo
sociale
.
Anche
Cronin
,
si
capisce
,
E
le
stelle
stanno
a
guardare
,
poi
La
cittadella
,
Il
castello
del
cappellaio
.
Gli
italiani
?
Le
dico
la
verità
,
gli
italiani
non
mi
sfagiolano
mica
tanto
,
sa
»
.
Veramente
quest
'
uomo
non
è
affatto
come
me
l
'
ero
immaginato
.
Non
è
Bube
,
ecco
:
quel
romanzo
di
Cronin
,
per
esempio
,
potrebbe
leggerlo
più
verosimilmente
Stefano
che
Bube
.
E
poi
,
man
mano
che
il
discorso
s
'
infittisce
,
ecco
che
gli
scrittori
italiani
lui
non
li
ignora
affatto
,
parla
di
Pasolini
,
parla
di
Calvino
,
soprattutto
parla
di
Cassola
,
e
m
'
accorgo
che
l
'
ha
letto
tutto
,
e
che
lo
giudica
con
affettuoso
distacco
,
come
se
questa
brutta
storia
delle
carte
bollate
,
del
sequestro
eccetera
,
non
lo
riguardasse
nemmeno
più
.
Si
fece
vivo
,
appena
seppe
che
il
film
entrava
in
lavorazione
:
il
libro
è
uscito
,
ha
avuto
il
successo
che
ha
avuto
,
contiene
la
loro
storia
e
loro
due
non
sono
d
'
accordo
su
come
è
raccontata
.
Pace
.
Acqua
passata
.
Ma
ora
anche
il
film
,
no
.
Un
libro
lo
leggono
,
quando
va
bene
come
è
andato
bene
questo
,
centocinquanta
,
duecentomila
persone
.
Ma
se
poi
ne
fanno
anche
un
film
,
la
storia
la
risanno
tutti
,
anche
chi
non
ha
mai
imparato
a
leggere
,
anche
chi
non
sa
,
non
vuole
distinguere
fra
verità
e
invenzione
,
soprattutto
quelli
anzi
,
e
parlano
,
parlano
,
parlano
.
Non
che
a
Pontassieve
qualcuno
abbia
osato
dirgli
qualcosa
in
faccia
,
no
.
Anzi
,
sono
discreti
e
corretti
,
ma
le
chiacchiere
si
sentono
a
fiuto
,
che
girano
nell
'
aria
come
mosconi
.
Così
si
fece
vivo
con
la
produzione
,
avvisandoli
che
non
era
d
'
accordo
,
che
si
fermassero
.
E
quelli
risposero
facendo
i
meravigliati
:
non
capivano
proprio
il
perché
.
Invece
c
'
era
,
il
suo
perché
.
«
Quella
è
la
storia
mia
,
l
'
hanno
detto
e
ripetuto
proprio
loro
,
Cassola
è
un
grande
scrittore
e
un
uomo
onesto
,
ma
è
anche
un
ingenuo
,
quando
dice
di
non
capire
.
È
una
storia
di
vent
'
anni
fa
,
e
venti
anni
fa
il
mondo
,
l
'
Italia
,
era
diversa
.
I
fatti
di
allora
,
raccontati
oggi
,
pigliano
tutto
un
altro
verso
.
Venti
anni
fa
,
per
esempio
,
la
rapina
a
mano
armata
non
era
un
fatto
grave
come
sarebbe
oggi
.
Oggi
,
i
giovani
che
a
quei
tempi
non
erano
nati
,
o
non
potevano
capire
,
se
vedono
raccontata
la
mia
storia
con
la
mentalità
di
oggi
,
travisano
tutto
,
non
possono
convincersi
che
allora
era
differente
.
Io
mi
sono
rifatta
una
vita
,
lavoro
qui
ai
macelli
,
e
quel
che
guadagno
mi
basta
per
campare
,
per
mangiare
,
per
le
sigarette
.
E
anzi
ne
fumo
anche
troppe
.
Perciò
mi
lascino
in
pace
,
la
smettano
con
questa
storia
di
Bube
»
.
«
Ehi
,
Bube
»
,
lo
chiama
da
dietro
un
suo
compagno
di
lavoro
,
piccoletto
,
sorridente
,
che
subito
si
aggrega
,
e
volentieri
sta
in
posa
davanti
all
'
obbiettivo
di
Claus
Fischer
.
Già
che
ci
siamo
,
si
va
tutti
a
bere
qualcosa
lì
all
'
angolo
,
una
botteguccia
dove
sono
soliti
ritrovarsi
tutti
i
facchini
dei
macelli
.
Il
piccoletto
si
chiama
Guani
,
poi
viene
anche
uno
anziano
che
ha
un
nome
illustre
,
Puccini
,
e
cominciano
a
girare
i
mezzi
litri
.
Ciandri
e
io
seduti
vicini
,
Fischer
in
piedi
dietro
il
banco
che
spara
come
una
mitragliatrice
.
E
si
riattacca
a
parlare
di
letteratura
:
una
scena
del
Soldato
,
se
è
giusta
l
'
impostazione
politica
di
Fausto
e
Anna
,
il
personaggio
di
Guglielmo
nel
luglio
del
bosco
,
il
dolore
calato
nel
paesaggio
,
la
scrittura
così
scorrevole
dell
'
Entrata
in
guerra
.
No
,
proprio
non
è
come
me
l
'
ero
immaginato
questo
Ciandri
Renato
di
Volterra
,
classe
1924
,
detto
Bube
,
che
è
poi
il
soprannome
di
famiglia
,
nonno
,
padre
e
lui
,
già
alabastraio
,
poi
partigiano
Baffo
(
questo
il
nome
di
battaglia
,
e
non
già
Vendicatore
)
.
Me
l
'
ero
immaginato
parco
di
parole
,
rigido
,
semplice
,
elementare
,
e
invece
qua
nessuno
poi
è
semplice
,
neanche
il
Guani
che
scherza
sempre
(
anzi
«
fa
il
chiasso
»
)
e
si
scusa
se
qualche
volta
«
nel
discorrere
si
sbarroccia
un
po
'
.
Sa
siamo
gente
alla
buona
,
senza
istruzione
.
lo
ho
fatto
appena
la
quarta
,
e
parlo
come
mi
viene
.
Certe
parole
difficili
come
le
scrivete
voi
,
io
non
le
capirei
nemmeno
»
.
E
continua
per
un
po
'
a
fare
il
chiasso
,
cioè
a
canzonarmi
,
con
questa
storia
delle
parole
difficili
.
Altre
parole
difficili
,
e
stridenti
,
mi
sta
dicendo
Renato
:
sequestro
,
azione
civile
,
azione
penale
,
comparizione
.
Cioè
tra
qualche
giorno
si
dovranno
incontrare
le
due
parti
dinanzi
al
giudice
.
Ma
loro
cosa
chiedono
,
cosa
vogliono
?
«
Levare
di
mezzo
il
film
sarebbe
la
cosa
migliore
.
O
almeno
che
si
arrivasse
ai
tagli
indispensabili
:
tutta
la
storia
di
Stefano
,
per
esempio
,
via
.
Questione
di
soldi
non
s
'
è
mai
fatta
,
non
se
n
'
è
mai
parlato
.
Però
se
non
ci
fosse
altra
via
d
'
uscita
,
allora
dividiamo
la
torta
.
Perché
sulla
nostra
storia
ci
dovrebbero
guadagnare
solamente
gli
altri
?
Meglio
di
tutto
,
eliminare
il
film
;
sennò
i
tagli
.
AI
peggio
,
dividiamo
la
torta
,
mi
diano
quel
che
ci
vuole
per
cambiare
posto
e
vita
»
.
Lo
dice
senz
'
ira
,
senza
nemmeno
emozione
.
Davanti
al
pretore
fu
proprio
così
,
mi
spiega
distaccato
,
quasi
assente
.
E
volentieri
cambia
discorso
,
dice
che
il
film
non
l
'
ha
visto
,
ottocento
lire
sono
troppe
,
aspetta
caso
mai
che
venga
a
Pontassieve
,
dove
cento
bastano
.
Preferisce
discorrere
ancora
di
letteratura
,
fino
al
momento
di
andarsene
,
si
è
infilato
il
cappotto
,
col
bavero
su
per
il
primo
freddo
del
crepuscolo
,
dà
un
colpo
di
pedale
,
avvia
,
parte
diritto
e
sicuro
in
mezzo
al
traffico
di
via
Circondaria
.
StampaQuotidiana ,
L
'
Ulivo
ha
perso
il
campionato
europeo
,
nonostante
la
generosa
prestazione
di
Mussi
,
capogruppo
del
Pds
,
la
presenza
in
tribuna
di
Gianni
Agnelli
,
e
l
'
espulsione
del
povero
Strunz
.
Non
rientreremo
di
conseguenza
nello
Sme
?
Non
è
detto
,
in
fondo
contro
gli
überalles
abbiamo
pur
sempre
pareggiato
.
Il
nostro
tifo
è
andato
sprecato
,
o
perché
portiamo
sfortuna
o
perché
ha
ragione
Revelli
:
non
è
il
caso
di
tifare
.
Nelle
tribune
non
c
'
erano
bombe
ma
neanche
grandi
applausi
.
D
'
altronde
,
contrariamente
alle
nostre
sollecitazioni
,
non
c
'
era
neanche
Ravanelli
.
Si
è
scaldato
in
panchina
fino
allo
stremo
ma
non
è
entrato
in
campo
,
è
chiaro
che
Arrigo
Sacchi
non
legge
«
il
manifesto
»
.
Meritavamo
la
vittoria
,
non
immaginavo
che
i
tedeschi
fossero
dei
palleggiatori
all
'
indietro
,
niente
a
che
vedere
con
i
panzer
di
cinquant
'
anni
fa
.
Ma
chi
dice
di
meritare
la
vittoria
senza
ottenerla
suscita
scherno
.
Come
se
noi
dicessimo
che
meritiamo
centomila
lettori
,
cosa
peraltro
verissima
.
«
Una
maledizione
ci
insegue
»
,
ha
detto
a
un
certo
punto
il
telecronista
,
che
ama
l
'
iperbole
ed
è
l
'
unico
che
giochi
con
vera
passione
.
Ma
un
rigore
sprecato
non
è
una
maledizione
,
è
una
cosa
da
ritiro
in
convento
.
Può
capitare
,
a
me
capita
di
scrivere
pezzi
come
questo
,
ma
perché
un
pianista
che
sbaglia
una
nota
su
tremila
di
uno
studio
di
Chopin
viene
bocciato
e
un
calciatore
che
sbaglia
un
tiro
da
undici
metri
non
fa
una
piega
?
Credevo
di
distrarmi
,
ma
questo
calcio
postmoderno
ha
un
'
impressionante
somiglianza
con
la
politica
corrente
.
Noiosetto
.
Enfatico
.
Inconcludente
.
C
'
è
chi
perde
ma
nessuno
vince
.
A
parte
la
testa
di
un
certo
Bobic
,
che
spuntava
dappertutto
come
Scalfaro
e
Di
Pietro
,
e
un
paio
di
portieri
che
sanno
dove
va
la
palla
,
nell
'
arena
si
somigliano
tutti
e
sono
tutti
interscambiabili
.
Meno
Ravanelli
naturalmente
,
che
si
distingueva
perché
non
c
'
era
.
Grande
agonismo
,
dice
il
telecronista
dopo
un
minuto
di
gioco
e
otto
calci
al
pallone
.
Anticipo
netto
,
quasi
potesse
darsi
un
anticipo
ritardato
.
Bell
'
aggancio
di
palla
,
come
se
lo
stop
non
si
imparasse
da
piccoli
nei
ricreatori
parrocchiali
.
Durissimo
attacco
di
D
'
Alema
a
Veltroni
.
Di
Pietro
minaccia
le
dimissioni
.
Scontro
Ciampi
-
Bankitalia
.
Sarà
la
TV
,
che
riduce
tutto
in
Coca
-
Cola
.
Vorrei
che
gli
esperti
mi
spiegassero
una
cosa
.
Perché
mai
,
al
trentesimo
del
secondo
tempo
,
una
squadra
che
sta
per
essere
eliminata
e
non
ha
più
nulla
da
perdere
salvo
l
'
onore
non
si
butta
allo
sbaraglio
,
compreso
il
portiere
a
centrocampo
?
Non
passerebbe
alla
storia
un
portiere
che
segna
il
goal
della
vittoria
?
Dite
quel
che
volete
,
io
sono
per
la
formazione
uno
due
tre
cinque
.
Combi
,
Rosetta
,
Caligaris
,
Piziolo
avanti
,
Bertolini
ecc.
Chi
ha
ben
detto
che
la
miglior
difesa
è
l
'
attacco
?
Enrico
Toti
?
Umberto
Bossi
?
Caro
Valentino
,
io
seguirei
questa
linea
,
nella
nostra
assemblea
di
sabato
.
StampaQuotidiana ,
Sant
'
Anna
di
Rapallo
-
Anche
qui
i
metodi
didattici
si
sono
ammodernati
:
bando
alle
aste
,
scrivono
parole
fin
dal
primo
giorno
,
a
Natale
le
sanno
già
quasi
tutte
,
e
dopo
le
feste
abbandonano
la
matita
per
impugnare
la
penna
vera
,
quella
che
s
'
inzuppa
nell
'
inchiostro
.
Le
prime
volte
sono
macchie
,
sbaffi
,
pasticci
,
anzi
«
pacciughi
»
.
Escono
alle
cinque
del
pomeriggio
,
i
diciotto
alunni
della
maestra
Luisa
Solari
,
prima
B
,
sdoppiata
perché
gli
iscritti
,
contro
le
previsioni
,
furono
quasi
quaranta
,
l
'
inverno
è
mite
,
e
prima
di
rincasare
sostano
lì
fra
il
cancello
e
la
strada
che
va
alle
case
dell
'
INA
,
a
giocare
.
Fra
questi
diciotto
alunni
,
e
fra
gli
altri
scolari
della
«
Giovanni
Pascoli
»
,
sono
relativamente
pochi
i
liguri
,
i
Canepa
,
gli
Assereto
,
i
Costa
:
Marcellino
per
esempio
si
chiama
Jatosti
,
che
è
un
cognome
abruzzese
,
forse
di
lontana
origine
polacca
.
È
nato
a
Milano
e
abita
coi
suoi
(
padre
toscano
,
madre
romana
)
al
terzo
piano
del
condominio
lì
di
fronte
.
I
suoi
comprarono
l
'
appartamento
anche
perché
videro
la
comodità
della
scuola
così
vicina
.
Le
due
bambine
,
gemelle
,
sono
Cariddi
,
Michele
è
un
Tricarico
.
Renato
è
un
Bellonzi
,
di
madre
napoletana
e
di
padre
ferrarese
,
cameriere
giù
a
Rapallo
,
e
abitano
a
Savagna
,
in
collina
,
quindicimila
mensili
una
casetta
e
un
ettaro
di
terra
.
A
tempo
perso
allevano
polli
e
conigli
di
razza
speciale
,
dal
pelo
fulvo
.
Gaetano
sta
accanto
alla
chiesa
di
Sant
'
Anna
,
che
dà
nome
al
paesino
.
Di
cognome
fa
De
Luca
:
padre
siciliano
,
già
sarto
,
poi
operaio
,
adesso
allevatore
anche
lui
di
polli
e
conigli
.
La
madre
invece
lavora
al
golf
.
Al
golf
,
appunto
,
perché
ormai
quasi
tutti
dicono
così
:
abito
al
golf
,
devo
andare
al
golf
,
la
corriera
per
il
golf
,
il
golf
di
Rapallo
,
nove
buche
,
cioè
la
metà
di
un
campo
regolamentare
,
ma
sembra
che
già
comprino
altre
terre
,
fino
a
Valle
Christi
per
arrivare
alle
fatidiche
diciotto
.
Il
campo
naturalmente
è
assai
bello
e
tenuto
a
dovere
,
costa
carissimo
come
tutti
i
golf
d
'
Italia
,
dove
lo
sport
non
è
affatto
popolare
,
la
sede
del
circolo
è
signorilmente
arredata
,
ma
vista
da
fuori
sembra
un
palazzo
della
GIL
,
e
non
a
caso
lo
costruirono
in
epoca
fascista
.
Un
tempo
,
al
posto
dei
green
e
del
bunker
c
'
era
«
la
fanga
»
,
ricordano
i
più
anziani
,
c
'
erano
«
e
pusse
de
Sant
'
Anna
»
.
Pozze
formate
a
furia
di
scavare
argilla
da
mattoni
,
e
che
il
torrente
(
si
chiamerebbe
Bogo
ma
i
villeggianti
e
le
carte
topografiche
dicono
Boato
,
imprevedibile
e
violento
con
le
sue
piene
puntualmente
allagava
,
e
da
Rapallo
venivano
fin
qui
con
lo
zatterino
a
pescare
.
Sant
'
Anna
a
quei
tempi
era
un
borgo
di
fornaciai
e
di
ortolani
.
Oggi
le
fornaci
non
ci
sono
più
e
c
'
è
invece
il
golf
.
Secondo
le
agenzie
immobiliari
(
compravendita
,
affitti
e
permute
)
questa
è
zona
verde
con
vista
golfi
una
precisazione
che
dà
tono
,
certo
,
ma
i
prezzi
sono
i
più
bassi
,
sulle
novantamila
al
metroquadro
.
Man
mano
che
si
procede
verso
il
mare
i
prezzi
salgono
:
zona
tranquilla
,
zona
semicentrale
,
a
cinque
minuti
dalla
passeggiata
(
ma
cinque
minuti
di
che
cosa
?
Di
marcia
o
di
automobile
?
)
,
zona
centrale
,
zona
centralissima
,
vista
mare
.
Chi
vuol
vedere
il
mare
paga
più
di
tutti
,
fino
a
duecentottanta
al
metroquadro
.
Ma
la
domanda
ristagna
e
ci
sono
i
primi
cenni
del
ribasso
(
sulle
diecimila
al
metroquadro
in
meno
,
dal
cinque
al
dieci
per
cento
)
.
A
Sant
'
Anna
il
mare
non
si
vede
,
il
centro
dista
due
chilometri
,
siamo
insomma
all
'
estrema
periferia
di
Rapallo
,
ed
ecco
perché
vendesi
a
prezzi
vantaggiosissimi
,
anche
con
mutuo
.
È
appunto
la
fila
dei
condomini
che
percorre
tutta
la
vallata
del
Bogo
,
identici
l
'
uno
all
'
altro
;
progettati
dallo
stesso
architetto
,
calcolati
dallo
stesso
ingegnere
:
una
gabbia
di
cemento
armato
su
cui
poi
si
tendono
i
foratoni
,
per
i
solai
e
per
i
muri
.
Altezza
gronda
in
17,50
,
secondo
i
limiti
del
regolamento
edilizio
,
ma
spesso
sopra
la
gronda
cresce
l
'
attico
o
il
superattico
,
e
così
si
arriva
ai
metri
20,50;
e
ci
entrano
,
a
settantacinque
metroquadri
per
famiglia
,
fino
a
cinquanta
inquilini
,
ciascuno
col
suo
bravo
nome
e
titolo
a
stampatello
sulla
targa
dei
campanelli
:
Anzaghi
,
Carugati
,
Viganò
,
Terzi
,
Colombo
,
Garbagnati
,
poi
qualche
Codognotto
e
qualche
Canessa
.
È
la
proprietà
privata
di
massa
.
Parecchie
tapparelle
restano
sempre
chiuse
,
gli
inquilini
compaiono
al
massimo
il
venerdì
sera
,
fanno
la
gitarella
a
Portofino
o
a
Montallegro
,
e
poi
dopo
cena
si
trovano
tutti
quanti
a
parlare
di
nebbia
e
di
quattrini
(
che
non
ci
sono
più
)
.
Meno
male
che
lo
hanno
fatto
in
tempo
,
quest
'
investimento
di
setto
-
otto
milioni
:
hanno
un
posticino
per
le
vacanze
,
il
gruzzoletto
è
al
sicuro
,
e
possono
sempre
dire
«
la
nostra
villa
in
Riviera
»
.
Dopo
tutto
non
sono
neanche
lontane
le
villette
vere
,
le
«
unifamiliari
»
con
giardino
:
basta
salire
un
po
'
più
su
e
la
zona
comincia
a
valorizzarsi
:
ampio
panorama
,
splendida
veduta
,
vista
golfo
.
Da
vedere
il
golf
a
vedere
il
golfo
la
differenza
è
del
doppio
preciso
.
La
più
bella
di
tutte
si
chiama
«
Villa
Mia
»
,
e
il
proprietario
è
il
signor
Osvaldo
Menga
:
ampio
terreno
a
parco
con
alberi
pregiati
,
vialetti
ghiaiosi
,
lampioni
,
finti
pozzi
,
passeggiata
archeologica
con
Veneri
monche
e
putti
,
la
piscina
di
maiolica
verde
.
Ora
è
deserta
,
ma
d
'
estate
ci
danno
splendide
feste
con
orchestrina
e
cantanti
,
gare
di
tiro
alla
pistola
e
rinfreschi
assortiti
.
Per
questa
popolazione
saltuaria
e
lombarda
,
due
o
tre
anni
or
sono
,
hanno
allestito
,
in
quindici
giorni
,
comprese
le
fondamenta
,
una
chiesa
prefabbricata
,
che
prende
nome
dal
Sacro
Cuore
.
L
'
armatura
è
di
montanti
in
lamiera
traforata
,
che
s
'
imbullonano
come
i
pezzi
del
Meccano
,
con
sopra
un
rivestimento
di
materiale
precompresso
.
Un
'
unica
grande
navata
col
tetto
uso
rimessa
,
accanto
all
'
altare
c
'
è
l
'
usciolino
della
sacrestia
,
che
ha
uno
sportello
scorrevole
,
a
coprire
la
grata
del
confessionale
.
Ci
dicono
messa
soltanto
la
domenica
,
in
inverno
e
debbono
accendere
le
stufe
dal
sabato
sera
,
altrimenti
i
fedeli
scesi
per
lo
«
weekend
»
in
Riviera
«
barbellano
»
dal
freddo
.
I
santannesi
stanziali
-
sia
gli
indigeni
che
gli
immigrati
con
fissa
dimora
-
vanno
,
se
ci
vanno
,
all
'
altra
chiesa
,
che
è
il
centro
del
vecchio
borgo
.
È
un
minuscolo
ma
non
brutto
esempio
di
barocco
genovese
,
con
la
cupola
a
tegole
di
ardesia
,
e
sta
per
compiere
trecento
anni
precisi
.
I
borghigiani
ne
parlano
con
un
certo
orgoglio
.
La
sezione
(
anzi
la
sessione
)
del
Partito
comunista
è
poco
più
sotto
,
in
una
baracchetta
di
legno
,
quasi
di
fronte
all
'
osteria
di
Giovannino
Raffo
da
Sestri
Levante
.
Qui
la
sera
vengono
a
giocare
a
carte
,
a
bersi
un
bicchiere
,
e
a
discorrere
in
quel
loro
curioso
dialetto
che
sembra
portoghese
,
gli
adulti
di
Sant
'
Anna
,
quelli
che
all
'
ingrosso
,
hanno
già
fatto
il
militare
e
possiedono
il
fucile
da
caccia
.
Ma
la
selvaggina
deve
essere
scarsa
.
I
giovani
invece
vanno
al
bar
del
Porri
,
dove
il
mese
scorso
si
tenne
un
memorabile
torneo
di
boccette
,
con
medaglia
d
'
oro
.
Davano
per
favorito
il
giovane
Arminetti
,
detto
«
Canna
»
perché
è
alto
e
sottile
,
e
invece
vinse
un
altro
,
e
ora
«
Canna
»
continua
a
mugugnare
e
a
dire
«
belan
»
,
pur
essendo
nato
a
Mimose
,
in
Calabria
.
Ormai
Sant
'
Anna
è
un
cuneo
di
case
,
serrato
fra
due
sensi
unici
,
coi
condomini
da
una
parte
e
il
verde
del
golf
dall
'
altra
,
il
vertice
al
ponticello
sulla
confluenza
dei
due
torrenti
che
formano
,
appunto
,
il
Bogo
.
Due
bar
,
tre
o
quattro
botteghe
di
alimentari
,
il
macellaio
,
il
vinaio
,
qualche
officina
,
un
coiffeur
pour
dames
,
le
rimesse
delle
carrozze
.
Un
tempo
i
vetturini
tenevano
i
cavalli
(
due
,
sempre
,
il
grande
e
il
pony
,
che
può
anche
essere
un
somarello
sardegnolo
)
giù
al
mare
,
vicino
ai
grandi
alberghi
,
a
disposizione
dei
turisti
stranieri
,
ma
poi
è
sembrato
più
decoroso
spostarli
quassù
.
E
oltre
tutto
le
carrozze
sono
ridotte
a
una
decina
,
i
vetturini
hanno
ormai
l
'
età
della
pensione
:
il
più
popolare
,
ma
non
il
più
vecchio
,
ha
sessantun
anni
.
Si
chiama
Luigi
Tasso
,
detto
«
Fante
»
(
qui
il
soprannome
sembra
obbligatorio
,
lo
mettono
persino
sugli
avvisi
mortuari
)
e
diversi
anni
or
sono
,
girandosi
proprio
a
Rapallo
un
film
con
Peppino
De
Filippo
,
lo
scelsero
per
una
particina
.
A
Sant
'
Anna
se
ne
parla
ancora
.
A
Sant
'
Anna
dunque
c
'
è
una
inconsapevole
,
forse
,
volontà
di
restare
villaggio
:
si
trovano
al
caffè
,
provano
a
chiamar
per
nome
(
in
attesa
che
s
'
inventi
il
soprannome
)
anche
il
forestiero
,
hanno
la
scuola
e
la
posta
.
Manca
invece
la
farmacia
,
e
manca
l
'
edicola
dei
giornali
.
Eppure
qualcuno
è
ottimista
.
Da
un
mese
al
bar
del
Pozzi
c
'
è
una
clientela
nuova
:
gli
operai
che
sparano
le
mine
e
guidano
le
ruspe
dalle
parti
di
San
Pietro
.
Sono
i
lavori
per
l
'
autostrada
nuova
,
da
Genova
a
Sestri
,
che
sveltirà
il
traffico
sulla
Riviera
di
Levante
.
In
due
ore
dalle
brume
lombarde
all
'
eterno
tepore
di
qui
:
l
'
imbocco
sarà
proprio
a
Sant
'
Anna
,
e
già
s
'
immagina
il
«
movimento
»
che
ci
sarà
,
fra
un
paio
d
'
anni
.
Gente
che
va
,
gente
che
viene
.
E
speriamo
che
si
fermi
.
I
ragazzini
della
scuola
«
Giovanni
Pascoli
»
la
smetteranno
di
gingillarsi
lì
davanti
,
finita
la
lezione
.
Potranno
finalmente
dire
che
abitano
al
casello
di
Rapallo
.
StampaQuotidiana ,
Persone
amiche
mi
hanno
rimproverato
per
le
cose
che
ho
scritto
in
occasione
dell
'
incontro
di
calcio
tra
Italia
e
Germania
.
Non
ne
hanno
affatto
apprezzato
il
tono
scherzoso
e
si
sono
sentite
offese
da
mie
sgradevoli
battute
.
Perciò
mi
scuso
,
con
loro
e
con
me
stesso
.
È
vero
che
non
bisogna
scherzare
con
le
cose
serie
.
Non
si
può
indulgere
alla
xenofobia
,
ancorché
sportiva
,
tirare
in
ballo
a
sproposito
il
nipote
virtuale
di
Goering
,
confondere
il
nazismo
con
i
tedeschi
e
il
passato
con
il
presente
.
Certo
non
intendevo
nulla
di
simile
,
ma
le
intenzioni
non
contano
se
si
prestano
all
'
equivoco
.
È
una
dissonanza
che
mi
confonde
e
mi
fa
riflettere
.
Evidentemente
ho
dei
brutti
ricordi
.
Questo
è
legittimo
,
ma
dovrei
tenermeli
per
me
e
non
farli
affiorare
impropriamente
in
un
editoriale
del
«
manifesto
»
.
Se
per
caso
c
'
è
stato
un
periodo
della
vita
,
mia
o
di
altri
,
in
cui
una
voce
o
un
accento
erano
immediatamente
associati
alla
sensazione
di
un
pericolo
mortale
,
è
una
faccenda
lontanissima
e
privata
.
Forse
anche
una
patologia
.
Le
esperienze
individuali
non
si
possono
trasmettere
,
appunto
perché
sono
individuali
,
neppure
scrivendo
un
libro
.
Ciò
non
ha
la
minima
importanza
.
Ma
temo
che
qualcosa
di
simile
valga
anche
per
le
esperienze
collettive
,
cioè
per
le
vicende
della
storia
,
e
questo
è
un
discorso
più
grave
.
Quel
che
noi
chiamiamo
revisionismo
storico
è
un
'
operazione
intenzionale
e
politicamente
finalizzata
,
ma
è
certamente
favorita
da
un
oblio
,
da
un
appannamento
della
memoria
e
degli
eventi
,
che
è
quasi
una
legge
di
natura
:
un
fenomeno
fatale
come
il
trascorrere
del
tempo
,
a
cui
non
c
'
è
rimedio
.
Due
righe
di
agenzia
bastano
oggi
per
confermare
che
un
supermercato
sorgerà
ad
Auschwitz
.
Quest
'
idea
,
che
neanche
al
peggiore
degli
uomini
sarebbe
venuta
in
mente
in
altre
stagioni
,
non
suscita
neppure
il
blando
stupore
di
un
anno
fa
.
Ammesso
che
l
'
orrore
di
quel
campo
sia
mai
esistito
,
non
può
più
essere
percepito
intimamente
,
è
inconoscibile
ai
posteri
,
è
al
massimo
una
fredda
nozione
e
per
il
papa
romano
un
impaccio
.
Non
so
che
cosa
spinga
Igor
Man
a
seguire
sul
suo
giornale
il
processo
Priebke
sforzandosi
disperatamente
di
raccontare
,
di
evocare
,
la
mostruosità
universale
delle
logiche
naziste
.
Non
può
riuscirci
,
come
non
ci
riescono
le
parole
dei
vecchi
testimoni
.
Non
è
più
una
grande
tragedia
,
ma
una
mediocre
controversia
giudiziaria
.
Dimenticare
,
dopotutto
,
è
più
semplice
e
generoso
che
riesumare
.
La
memoria
si
accompagna
spesso
al
risentimento
.
È
o
può
ben
sembrare
gretto
ricordare
come
aguzzini
i
ragazzi
di
Salò
,
sebbene
lo
fossero
.
E
sinceramente
invidio
Bassolino
che
mangerebbe
un
'
innocente
pizza
con
i
giovani
Savoia
,
i
quali
ignorano
con
pari
innocenza
le
colpe
degli
antenati
.
Certo
l
'
oblio
e
la
banalizzazione
comportano
un
rischio
,
accantonare
le
tragedie
della
storia
rende
più
facile
che
si
ripetano
.
Ogni
tanto
accade
,
infatti
.
Ma
noi
abbiamo
la
fortuna
di
vivere
in
un
'
epoca
pacificata
e
rassicurante
,
dove
si
sa
che
i
fascismi
sono
improbabili
e
le
guerre
irrilevanti
.
StampaQuotidiana ,
Sanremo
,
1°
febbraio
-
La
mondanità
rivierasca
,
grassa
e
un
po
'
sfatta
,
luccicava
nel
salone
delle
feste
del
Casinò
,
mescolandosi
agli
impiegati
delle
case
editrici
musicali
che
,
insieme
alle
loro
famiglie
,
stavano
per
concludere
le
vacanze
«
straordinarie
»
di
Sanremo
.
Anche
l
'
VIII
Festival
della
Canzone
si
avviava
alla
conclusione
.
La
sala
biancheggiava
modestamente
di
biancospini
;
il
maestro
Mario
Ruccione
aveva
iniziato
un
'
azione
legale
(
per
venti
milioni
di
danni
)
contro
gli
organizzatori
del
festival
:
e
forse
un
cantante
nuovo
-
Johnny
Dorelli
-
era
sul
punto
di
sostituirsi
definitivamente
a
Teddy
Reno
nelle
simpatie
del
pubblico
.
E
una
canzone
piacevole
,
d
'
un
genere
insolito
per
Sanremo
,
era
entrata
in
finale
:
Nel
blu
,
dipinto
di
blu
di
Domenico
Modugno
,
veleggiava
verso
la
vittoria
.
Prima
che
cominciasse
lo
spettacolo
,
Fulvia
Colombo
e
Gianni
Agus
hanno
spiegato
brevemente
il
meccanismo
del
Festival
:
avrebbero
votato
110
persone
in
sala
e
90
persone
,
presso
le
redazioni
dei
giornali
,
scelte
per
sorteggio
fra
gli
abbonati
alla
RAI
-
TV
.
Il
clima
del
festival
era
tale
che
le
informazioni
fornite
dalla
bionda
Fulvia
in
abito
rosa
sono
state
accolte
con
moderato
scetticismo
.
Alla
parola
sorteggio
,
qualcuno
ha
reagito
vivacemente
:
«
Staremo
a
vedere
»
hanno
detto
i
più
obiettivi
,
«
se
vince
Nel
blu
,
dipinto
di
blu
significa
che
non
ci
sono
stati
imbrogli
...
»
.
«
Vi
illudete
»
dicevano
altri
,
«
la
canzone
di
Modugno
merita
di
vincere
,
ma
se
vince
è
perché
è
ben
appoggiata
.
»
Saliva
intanto
alla
ribalta
Tonina
Torrielli
,
per
cantare
la
prima
canzone
di
programma
:
Mille
volte
di
Fabor
.
Tonina
aveva
un
abito
turchese
,
un
bouquet
di
biancospini
appuntato
con
grazia
sullo
stomaco
.
Mentre
Tonina
canta
nella
tribuna
giornalisti
arriva
una
donna
giovane
,
dai
capelli
rossi
e
l
'
abito
drammatico
.
È
Marisa
Del
Frate
,
che
stasera
non
canta
perché
la
sua
canzone
non
è
entrata
in
finale
.
Qualcuno
le
domanda
:
«
Perché
vieni
qui
?
»
.
«
Non
lo
sapete
»
hanno
risposto
,
«
Marisa
ha
scritto
la
sua
vita
a
puntate
ed
è
stata
iscritta
nell
'
elenco
speciale
dei
pubblicisti
.
»
Dopo
Tonina
Torrielli
è
arrivato
sul
palcoscenico
un
giovane
ventenne
,
che
i
più
sbrigativi
definivano
«
la
rivelazione
del
festival
»
:
Johnny
Dorelli
.
«
È
molto
bravo
e
canta
civile
»
come
ha
detto
ieri
una
sua
giovanissima
fan
.
Qualcuno
dice
che
il
suo
stile
riecheggia
quello
di
Yves
Montand
,
altri
parlano
di
Frank
Sinatra
.
Gli
intenditori
rimproverano
a
Johnny
di
agitarsi
quando
canta
,
come
un
tenore
di
cinquant
'
anni
fa
.
Ma
ha
una
bella
voce
ed
è
stato
accolto
,
stasera
,
da
applausi
a
scena
aperta
,
prima
di
cominciare
a
cantare
.
La
prima
canzone
di
Dorelli
era
Fantastica
,
un
motivo
gradevole
,
sviolinato
tuttavia
eccessivamente
dall
'
orchestra
Angelini
.
È
stata
eseguita
subito
dopo
Timida
serenata
.
«
Ecco
una
canzone
pericolosa
»
ha
osservato
qualcuno
,
«
gli
editori
sono
ricchi
.
»
Timida
serenata
è
stata
cantata
da
Aurelio
Fierro
e
da
Gloria
Christian
.
L
'
una
e
l
'
altro
avevano
la
febbre
,
ma
Fierro
non
ha
rinunciato
a
bamboleggiare
.
Qualcuno
gli
ha
gridato
:
«
Via
la
manina
dalla
bocca
»
.
La
stessa
è
stata
poi
cantata
,
spiritosamente
,
da
Gino
Latilla
e
da
Carla
Boni
.
Claudio
Villa
aveva
puntato
su
La
campana
di
Santa
Lucia
.
«
Canta
a
fumetti
,
Claudio
»
ha
osservato
qualcuno
,
«
ma
il
suo
mestiere
lo
sa
»
.
Nilla
Pizzi
ha
interpretato
L
'
edera
dimostrando
una
certa
classe
.
Le
hanno
chiesto
un
bis
e
qualcuno
ha
gridato
:
«
Abbiamo
perso
a
Belfast
,
ma
abbiamo
te
»
.
Nilla
si
è
inchinata
,
tenendo
gli
occhi
bassi
.
Quando
è
ricomparso
Dorelli
per
cantare
Nel
blu
,
dipinto
di
blu
ha
avuto
di
nuovo
un
lungo
applauso
a
scena
aperta
.
Johnny
ha
cantato
ancora
meglio
di
ieri
sera
.
Alla
fine
la
gente
,
in
piedi
,
sventolava
i
fazzoletti
:
e
non
soltanto
per
vanità
(
in
sala
c
'
erano
le
telecamere
)
.
Poi
tutti
hanno
incominciato
a
cantare
in
coro
con
Johnny
:
«
Nel
blu
,
degli
occhi
tuoi
blu
,
felice
di
stare
quaggiù
»
.
Anche
per
Domenico
Modugno
,
che
sa
cantare
forse
più
abilmente
di
Johnny
la
sua
canzone
,
si
sono
ripetuti
gli
applausi
.
Alla
fine
,
mescolandosi
fra
il
pubblico
che
commentava
l
'
esito
delle
votazioni
,
il
maestro
Ruccione
dichiarava
:
«
Ho
presentato
una
regolare
diffida
contro
l
'
ATA
,
società
organizzatrice
del
festival
,
chiedendo
un
indennizzo
per
danni
di
venti
milioni
.
Ci
serviranno
per
organizzare
un
festival
indipendente
degli
autori
,
l
'
anno
venturo
»
.
StampaQuotidiana ,
Perché
l
'
on.
D
'
Alema
maltratta
volentieri
l
'
on.
Prodi
e
il
suo
governo
,
fin
dal
dì
natale
?
L
'
on.
D
'
Alema
è
considerato
un
uomo
di
sangue
freddo
che
non
cede
al
nervosismo
e
un
tattico
sopraffino
che
calcola
ogni
mossa
.
Perché
dunque
si
agita
e
mostra
verso
l
'
Ulivo
più
diffidenza
che
comprensione
?
Prima
risposta
.
L
'
on.
D
'
Alema
è
convinto
di
essere
il
personaggio
più
potente
d
'
Italia
,
anche
perché
lo
scrivono
i
giornali
,
e
quindi
mal
sopporta
che
l
'
on.
Prodi
e
il
suo
governo
considerino
il
Pds
poco
più
che
un
portatore
d
'
acqua
,
così
come
considerano
il
Prc
un
donatore
di
sangue
.
E
perciò
alza
la
voce
.
Seconda
risposta
.
L
'
on.
D
'
Alema
è
convinto
che
il
governo
dell
'
on.
Prodi
deluderà
le
attese
popolari
,
com
'
è
probabile
data
la
sua
composizione
ibrida
,
il
suo
modesto
profilo
programmatico
,
i
paracarri
europei
e
di
mercato
entro
cui
si
muove
,
e
come
mostra
in
queste
ore
la
collisione
col
sindacato
.
E
perciò
prende
le
distanze
.
Terza
risposta
.
L
'
on.
D
'
Alema
teme
di
restare
intrappolato
nelle
maglie
del
suo
capolavoro
elettorale
.
La
volpe
di
Gallipoli
è
entrata
vittoriosa
nel
pollaio
,
ma
è
circondata
e
stretta
al
centro
da
molti
galli
e
fuori
a
destra
ad
aspettarla
c
'
è
il
fattore
col
fucile
spianato
.
E
perciò
cerca
un
buco
nella
rete
.
Quarta
risposta
.
L
'
on.
D
'
Alema
ha
sempre
considerato
l
'
Ulivo
una
cosa
acrobatica
e
transitoria
,
buona
per
scalzare
Berlusconi
ma
senza
prospettiva
,
e
ha
già
in
tasca
la
soluzione
.
Che
è
quella
di
un
sistema
bipolare
compiuto
,
presidenzialista
con
doppio
turno
,
che
elimini
cespugli
di
destra
e
di
sinistra
,
e
di
un
partito
socialdemotecnocratico
che
governi
dopodomani
in
prima
persona
in
alternanza
con
uno
schieramento
giscardiano
.
Queste
quattro
risposte
si
intrecciano
benissimo
tra
loro
,
se
poi
ce
n
'
è
anche
una
quinta
non
saprei
.
Il
quadro
che
mi
risulta
non
è
felice
,
siamo
lontanissimi
dal
clima
più
limpido
che
il
successo
del
21
aprile
prometteva
,
e
anche
un
mostro
policefalo
potrebbe
resuscitare
.
L
'
ipotesi
tuttora
più
probabile
è
però
che
il
governo
dell
'
Ulivo
continui
a
vivacchiare
per
un
tempo
indefinito
con
clausole
di
salvaguardia
di
varia
natura
.
La
litigiosità
e
la
mediocrità
hanno
fatto
per
molti
anni
la
fortuna
del
sistema
politico
italiano
,
se
non
della
società
nel
suo
insieme
.
Può
darsi
che
sia
ancora
così
,
tenuto
conto
che
non
viviamo
,
come
sempre
l
'
on.
D
'
Alema
ama
ripetere
,
in
tempi
eroici
e
neppure
tanto
decorosi
.
StampaQuotidiana ,
Giovambattista
Giuffrè
,
doppio
commendatore
come
le
«
fettuccine
al
doppio
burro
»
che
nelle
trattorie
romane
si
servono
appunto
ai
commendatori
(
il
Giuffrè
è
insignito
sia
dell
'
Ordine
della
Repubblica
che
dell
'
Ordine
del
Santo
Sepolcro
)
,
costituisce
uno
degli
enigmi
più
appassionanti
del
dopoguerra
:
lui
,
e
tutti
coloro
che
hanno
giuocato
al
«
presta
e
raddoppia
»
.
Abbiamo
veduto
tanta
gente
arricchirsi
improvvisandosi
fabbricanti
di
macchine
utensili
,
coi
brevetti
tedeschi
caduti
in
pubblico
dominio
ed
altri
mezzi
illeciti
,
ma
l
'
ex
cassiere
del
Credito
Romagnolo
batte
tutti
per
la
perfezione
del
metodo
escogitato
.
La
cosa
che
più
colpisce
è
il
contrasto
tra
il
fisico
del
Giuffrè
,
che
è
quello
del
bonaccione
campagnolo
,
e
l
'
astuzia
degna
di
un
Luca
Cortese
.
Costui
(
pochi
sanno
chi
fosse
,
anche
dopo
la
pubblicazione
del
romanzo
sulla
sua
vita
scritto
dal
figlio
:
l
'
attore
Leonardo
Cortese
)
architettò
nel
primo
decennio
del
secolo
,
se
non
ci
inganniamo
,
qualcosa
di
simile
:
una
«
speculazione
»
(
diciamo
così
)
di
tipo
bancario
illegale
,
destinata
a
fruttargli
grossi
guadagni
.
Ma
il
Cortese
era
una
creatura
dannunziana
,
teneva
un
party
e
regalava
il
portasigarette
d
'
oro
o
lo
smeraldo
ad
ogni
partecipante
,
amava
follemente
le
donne
e
,
come
si
cantava
una
volta
,
era
dedito
al
«
folle
piacer
...
»
.
Invece
il
Giuffrè
viene
definito
«
pio
»
,
«
benefico
»
,
«
anima
generosa
»
.
Gli
attestati
a
favore
della
sua
personalità
morale
non
si
contano
.
In
uno
si
legge
che
«
mille
monumenti
s
'
innalzano
in
terra
di
Cesena
al
nome
del
Giuffrè
:
e
sono
i
monasteri
e
i
conventi
,
le
chiese
e
gli
asili
,
le
case
di
azione
cattolica
e
le
sale
di
lettura
,
i
teatri
parrocchiali
e
i
campi
sportivi
,
le
case
degli
operai
e
dei
più
umili
lavoratori
...
»
.
Si
capisce
come
a
questo
punto
si
resti
perplessi
a
definirlo
:
«
maniaco
della
beneficenza
»
o
«
facchino
della
carità
»
?
L
'
una
cosa
e
l
'
altra
sono
state
dette
di
lui
.
Il
badiale
commendator
Giuffrè
(
veneto
o
siculo
?
)
ha
anche
la
fortuna
di
essere
un
portatore
d
'
affezione
cardiopatica
.
Questo
obbliga
tutti
ad
un
certo
riguardo
per
risparmiargli
emozioni
che
potrebbero
riuscire
fatali
.
E
lui
si
rende
ben
conto
del
privilegio
della
malattia
,
al
punto
che
ha
sempre
affettato
un
certo
distacco
dalle
operazioni
finanziarie
e
un
vivo
desiderio
di
ritirarsi
presto
dagli
affari
«
per
motivi
di
salute
»
.
Il
quadro
è
d
'
una
perfezione
stupefacente
;
il
«
tipo
»
di
una
validità
secolare
nella
letteratura
italiana
.
E
tutti
siamo
qui
esitanti
a
chiamare
col
suo
vero
nome
il
Giuffrè
e
il
raggiro
da
lui
immaginato
.
Raggiro
?
Sentite
qua
:
«
Io
non
ho
mai
raccolto
fondi
,
né
ho
mai
incaricato
alcuno
a
raccoglierli
a
mio
nome
...
Sono
loro
che
me
li
portano
...
»
.
Loro
:
chi
?
Verrebbe
voglia
,
per
amore
di
paradosso
,
di
prendere
la
difesa
del
commendator
Giuffrè
.
Perché
-
qui
sta
il
singolare
di
tutta
la
faccenda
-
finora
non
si
è
riusciti
a
capire
dove
sia
la
parte
lesa
.
Giuffrè
si
arricchisce
,
compra
la
villa
di
Bartali
,
l
'
automobile
,
dà
modo
al
figliastro
di
sovvenzionare
la
squadra
di
pallacanestro
e
di
mandarla
(
in
aereo
)
in
trasferta
all
'
estero
...
I
parroci
possono
costruire
l
'
asilo
,
la
palestra
,
la
sala
cinematografica
,
restaurare
la
chiesa
,
aprire
una
nuova
cappella
...
I
clienti
ricevono
l
'
ingentissimo
interesse
(
dal
100
a130%
)
sulle
somme
prestate
,
messe
a
frutto
:
e
quale
frutto
!
E
,
se
è
vero
che
gli
affari
del
doppio
commendatore
si
estendevano
anche
in
India
e
nel
Giappone
,
c
'
è
caso
che
una
mozione
dei
Paesi
afroasiatici
venga
ad
aggiungersi
ai
molti
attestati
a
pro
del
«
benefattore
munifico
e
sapiente
»
.
Noi
stimiamo
molto
il
ministro
delle
Finanze
,
onorevole
Preti
,
e
ammiriamo
la
sua
coraggiosa
fermezza
:
ma
-
ci
consenta
di
chiederglielo
-
crede
di
poter
fare
,
quale
ministro
delle
Finanze
,
molto
di
più
di
ciò
che
ha
già
fatto
contro
il
«
moltiplicatore
dei
milioni
»
?
Egli
ha
il
merito
di
aver
spezzato
la
catena
.
Ora
tocca
al
ministro
degli
Interni
:
e
,
da
ieri
sera
,
vi
sono
già
i
segni
che
non
c
'
è
bisogno
di
sollecitare
l
'
intervento
dell
'
onorevole
Tambroni
.
In
fondo
alla
catena
ci
sono
,
infatti
,
le
vittime
del
«
presta
e
raddoppia
»
:
coloro
che
ci
rimetteranno
le
penne
,
che
pagheranno
per
tutti
.
I
truffati
,
in
una
parola
.
Non
c
'
è
Giuffrè
che
tenga
:
questi
miliardi
,
qualcuno
ha
da
rimetterceli
.
StampaQuotidiana ,
San
Isidro
Futból
è
un
grazioso
racconto
messicano
di
Pino
Cacucci
edito
dalla
Granata
Press
.
Sempre
della
Granata
Press
,
¡
Viva
San
Isidro
!
è
un
volume
di
cento
pagine
a
25.000
lire
,
lustro
e
ricco
,
in
cui
l
'
avvocato
milanese
Gian
Marco
Feletti
,
scrittore
debuttante
,
spiega
come
nasca
un
film
senza
privarsi
di
nulla
:
istruzioni
per
l
'
uso
,
premessa
,
considerazioni
finali
,
disegni
dello
story
-
board
,
fotografie
,
citazioni
di
Truffaut
,
Godard
,
Hitchcock
,
Woody
Allen
,
interviste
e
tutto
quanto
.
¡
Viva
San
Isidro
!
è
il
film
in
questione
,
diretto
dal
debuttante
Alessandro
Cappelletti
(
39
anni
,
bolognese
)
,
interpretato
anche
da
Diego
Abatantuono
nella
parte
d
'
un
prete
somigliante
al
cangaçeiro
Antonio
das
Mortes
di
Glauber
Rocha
,
presentato
e
padrineggiato
da
Gabriele
Salvatores
:
trae
dal
racconto
di
Cacucci
la
storia
del
paesetto
messicano
di
San
Isidro
che
non
sonnecchia
soltanto
quando
tifa
per
la
sua
squadra
di
futból
,
svegliato
dall
'
apparizione
avventurosa
d
'
una
partita
di
cocaina
scambiata
per
fertilizzante
,
presto
riaddormentato
.
StampaQuotidiana ,
Bergamo
,
28
ottobre
-
«
Sono
quieto
e
tranquillo
»
aveva
scritto
alla
nipote
Enrica
il
cardinale
Angelo
Roncalli
prima
di
entrare
in
Conclave
.
La
gente
di
Sotto
il
Monte
,
questa
lettera
la
conosceva
a
memoria
e
stasera
la
va
recitando
per
le
strade
e
le
botteghe
a
voce
alta
,
in
dialetto
.
Sono
poche
righe
di
una
calligrafia
minuta
e
ordinata
.
La
nipote
prediletta
del
nuovo
Pontefice
le
farà
mettere
in
cornice
perché
ormai
costituiscono
un
documento
storico
.
Il
comune
di
Sotto
il
Monte
,
dove
il
25
novembre
1881
vide
la
luce
Giovanni
XXIII
,
conta
appena
novecento
anime
.
È
un
grappolo
di
case
rustiche
,
in
prossimità
del
fiume
Adda
,
ad
una
quindicina
di
chilometri
da
Bergamo
.
L
'
abitazione
della
vecchia
famiglia
Roncalli
si
trova
dalla
parte
della
collina
,
in
alto
rispetto
alla
piazzetta
del
paese
.
La
casa
,
in
parte
,
è
demolita
.
A
Battista
Agazzi
,
ottantenne
,
ex
compagno
di
scuola
del
Pontefice
Roncalli
,
sembra
di
ricordare
che
la
stanza
nella
quale
Marianna
Mazzola
diede
alla
luce
il
figlio
primogenito
sia
quella
ora
adibita
a
deposito
di
attrezzi
agricoli
.
La
famiglia
Roncalli
era
molto
povera
e
le
tracce
di
questa
povertà
sono
ancora
ben
evidenti
nelle
abitazioni
degli
altri
fratelli
di
Giovanni
XXIII
.
A
Sotto
il
Monte
vivono
tre
fratelli
di
Papa
Roncalli
:
Zaviero
,
di
75
anni
,
sposato
senza
figli
;
Alfredo
,
di
69
anni
,
scapolo
;
Giuseppe
,
di
84
anni
,
sposato
con
dieci
figli
.
L
'
anno
scorso
morì
Giovanni
,
padre
di
otto
figli
molto
attaccati
all
'
illustre
zio
.
Fra
il
1953
e
il
1955
scomparvero
anche
tre
sorelle
.
Dei
diciotto
nipoti
di
monsignor
Roncalli
,
soltanto
uno
ha
intrapreso
la
carriera
ecclesiastica
:
si
tratta
di
don
Battista
,
curato
di
Fusignano
,
in
provincia
di
Ravenna
.
La
notizia
della
nomina
di
«
don
Angelo
»
a
nuovo
Pontefice
è
dilagata
nella
campagna
bergamasca
con
la
rapidità
eccezionale
delle
grandi
notizie
.
Le
scene
di
esultanza
sono
state
infinite
.
Al
momento
dell
'
«
Habemus
Papam
»
,
sia
la
frazione
di
Sotto
il
Monte
sia
la
città
di
Bergamo
erano
davanti
ai
televisori
.
Traffico
bloccato
,
lavoro
interrotto
.
Appena
è
stato
fatto
il
nome
del
cardinale
Roncalli
,
tutte
le
campane
delle
chiese
sono
state
sciolte
.
Si
è
visto
,
nei
locali
,
per
strada
,
gente
abbracciarsi
e
saltare
di
gioia
.
Le
finestre
si
sono
imbandierate
.
In
un
caffè
del
centro
di
Bergamo
,
per
l
'
eccitazione
gioiosa
,
è
accaduto
che
siano
stati
fatti
volare
per
aria
sedie
e
vassoi
.
La
confusione
,
insomma
,
è
stata
indescrivibile
.
Un
moto
spontaneo
,
incontenibile
,
di
popolare
esultanza
si
è
propagato
in
città
e
in
campagna
.
«
Abbiamo
il
Papa
buono
!
»
si
è
gridato
a
Sotto
il
Monte
,
mentre
la
popolazione
si
addensava
nella
vicinanza
dell
'
abitazione
dei
vecchi
Roncalli
,
tutti
contadini
o
piccoli
proprietari
terrieri
.
Papa
Roncalli
andò
l
'
ultima
volta
a
Sotto
il
Monte
il
27
agosto
di
quest
'
anno
.
Arrivò
con
una
macchina
da
Venezia
,
lo
accompagnavano
due
suore
bergamasche
dell
'
Ordine
delle
Poverelle
.
Le
stesse
suore
lo
hanno
seguito
a
Roma
quando
è
morto
Pio
XII
.
Al
suo
paese
,
il
cardinale
Roncalli
s
'
intrattenne
appena
due
giorni
,
ospite
della
Villa
Scotti
.
Di
giorno
lavorava
al
quinto
volume
di
una
sua
opera
intitolata
:
Gli
atti
della
visita
pastorale
di
san
Carlo
Borromeo
nel
Bergamasco
;
verso
il
tramonto
usciva
a
piedi
e
percorreva
il
paese
fermandosi
a
conversare
con
i
contadini
.
Mostrava
di
conoscere
tutti
e
,
incontrandoli
,
li
chiamava
per
nome
...
La
gente
si
rivolgeva
a
lui
chiamandolo
semplicemente
«
don
Angelo
»
,
come
quando
era
un
semplice
prete
di
campagna
.
Il
28
agosto
,
poche
ore
prima
di
ripartire
per
Venezia
,
il
Patriarca
venne
avvertito
della
grave
malattia
che
aveva
colpito
un
povero
contadino
,
padre
di
cinque
bambini
e
comunista
fervente
.
Interruppe
i
preparativi
e
,
a
piedi
,
volle
andare
a
fargli
visita
.
Trovò
tutta
la
famiglia
del
contadino
inginocchiata
in
cucina
.
L
'
ammalato
piangeva
.
Il
cardinale
si
trattenne
al
suo
capezzale
quasi
un
'
ora
,
chiacchierando
di
politica
,
di
lavoratori
,
di
datori
di
lavoro
,
di
progresso
sociale
:
si
mostrò
molto
comprensivo
,
aperto
alle
aspirazioni
dei
contadini
e
degli
operai
.
Nella
sperduta
frazioncina
di
Sotto
il
Monte
,
questa
sera
,
non
si
parla
che
del
«
Papa
buono
»
,
dei
suoi
umili
genitori
,
della
sua
fanciullezza
malinconica
,
dei
suoi
atti
di
bontà
,
della
sua
intelligenza
,
ed
è
significativo
che
se
ne
parli
come
di
una
figura
avvolta
già
come
da
un
alone
di
leggenda
.
In
un
'
osteria
ho
sentito
un
vecchio
artigiano
-
sollecitato
da
un
uditorio
composto
da
povera
gente
dalle
mani
gonfie
di
calli
-
sillabare
a
fatica
una
cronaca
lasciata
da
don
Giovanni
Birolini
,
che
fu
parroco
di
Sotto
il
Monte
per
trent
'
anni
.
Dice
questa
cronaca
,
inserita
tempo
fa
in
un
volumetto
dedicato
ai
principali
bergamaschi
del
principio
di
secolo
:
«
Quando
nacque
don
Angelo
,
i
genitori
,
da
buoni
cristiani
,
provvidero
subito
al
battesimo
.
Siccome
il
parroco
don
Francesco
Rebuzzini
era
assente
dalla
parrocchia
perché
a
Terno
per
la
congrega
,
si
dovette
trasferire
il
battesimo
a
sera
inoltrata
,
dopo
l
'
Ave
Maria
,
quando
tutto
era
in
silenzio
.
Vento
e
pioggia
tenevano
rincasate
le
persone
.
Terminati
gli
studi
elementari
in
Comune
,
ove
si
distingueva
per
assiduità
e
bontà
,
appena
all
'
età
di
9
anni
venne
mandato
presso
un
parente
di
Pontida
e
frequentò
come
alunno
esterno
il
collegio
di
Celana
;
poi
si
assoggettò
a
fare
ogni
giorno
la
strada
a
piedi
da
Celana
a
Sotto
il
Monte
per
circa
3
mesi
.
Ma
il
profitto
in
collegio
non
era
molto
.
Essendo
un
giorno
stato
incaricato
della
consegna
di
una
lettera
al
parroco
di
S
.
Gregorio
,
don
Carlo
Marinelli
,
il
quale
conosceva
la
famiglia
Roncalli
,
nella
quale
lettera
veniva
avvisato
detto
Marinelli
a
dare
un
rimprovero
al
ragazzo
Roncalli
,
questi
non
la
consegnò
.
Fu
poi
tenuto
a
casa
per
esser
mandato
nel
patrio
seminario
con
grande
sacrificio
del
padre
e
della
madre
che
erano
ricchi
di
bontà
cristiana
ma
poverissimi
finanziariamente
.
Per
i
suoi
studi
in
seminario
,
come
a
Roma
,
fu
aiutato
finanziariamente
da
monsignor
Moriani
il
quale
pensò
per
i
denari
occorrenti
»
.