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Prima della partita ( Pintor Luigi , 1996 )
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Auguro al governo dell ' Ulivo di vincere la partita Italia - Germania , intendo la partita di Manchester non quella di Maastricht . Non è che i nostri governanti scenderanno direttamente in campo , come contro i cantanti , ma è noto che tra politica e sport c ' è un nesso fortissimo ( come insegnano l ' Avvocato , il Cavaliere , il Ciclista e anche le Olimpiadi di Berlino del 1936 ) . Ha già fatto due o tre passi falsi , il governo dell ' Ulivo , che Dio perdoni Rosi Bindi ( la quale fortunatamente non gioca a pallone ) . E i siciliani gli hanno fatto sgarbo . Perciò ha bisogno di ritrovare la pubblica benevolenza e non c ' è nulla di meglio di una vittoria sportiva . Per una volta ( solo una , rassicuro Revelli ) farò il tifo per Ravanelli , nonostante il nome . Di solito me ne infischio , sono rimasto ai tempi nazional - popolari di Combi , Rosetta e Caligaris , in fatto di calcio sono xenofobo e con queste squadre cosmopolite non so mai in quale parte del campo giocano gli italiani . Eppoi non sopporto i loro svarioni , se penso che con la paga di uno solo « il manifesto » non avrebbe problemi . Ma tiferò per un ' altra ragione , che sono arretrato non solo nel calcio ma anche nella politica e ho una vecchia ruggine contro la grande Germania . Non so che farci , se sento parlare tedesco alle mie spalle ho un sobbalzo e adocchio il primo portone dove imbucarmi . Se scendessi in campo , sparerei cannonate immaginando che il portiere sia il nipote di Goering . Gli esperti mi ricordano che in una partita storica contro la Germania ( non parlo del 25 aprile a Genova ) il goal decisivo fu di Rivera , oggi diniano . Quando scrissi che non avrei votato Dini neanche sotto tortura avevo dimenticato questo particolare meritorio . Mi autocritico , esorto Sacchi a mettere direttamente l ' ex rospo saltatore a centrocampo : in fondo è un campionato europeo e un ministro degli Esteri farebbe la sua figura . Avevo un amico la cui massima aspirazione era fare la regina d ' Inghilterra . La mia sarebbe fare l ' Arrigo Sacchi . È un mestiere più divertente del mio , ne dipendono molte più cose compresi i destini nazionali almeno per due ore . Né potrei farlo peggio del mio , visto come va il giornale . Soprattutto , lui può decidere quel che vuole . Mi adopererei soprattutto a un fine : evitare gli sbalzi d ' umore che contraddistinguono i nostri giocatori e in genere il carattere degli italiani . Più professionalità e meno passionalità . Per favore , cerchiamo di non crollare al primo goal incassato . Vale anche per via Tomacelli . Auguriamoci piena vittoria . L ' Avvocato ha detto , dal ponte della sua barca da venti miliardi , che un governo di sinistra può fare « certe riforme » meglio di un governo di destra . Quali riforme ? Nautiche ? Calcistiche ? Pensionistico - salariali ? Auguriamoci piena sconfitta , in questo caso .
BUBE: «O I TAGLI O METÀ DELLA TORTA» ( Bianciardi Luciano , 1964 )
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Alla stazione , quando chiedo a un ferroviere se per favore sa dove abita ( anzi « dove sta di casa » ) Renato Ciandri , quello mi guarda strizzando un po ' gli occhi , come uno che non ha capito bene . « Ciani ? » chiede a sua volta . No , Ciandri , Renato Ciandri , quello del libro , quello del film , insomma della Ragazza di Bube . « Ah , ho capito . Dovrebbero essere tornati a casa di lei » . La prima a destra , poi a sinistra su per la salita , si scende , si trova una piazza , si va ancora avanti , tino alla seconda piazza , quella grande con l ' obelisco e proprio di faccia stanno loro due . Al primo piano , in cima a una rampa di scale breve e ripida , sull ' uscio ci sono i nomi , Giorni - Ciandri . Viene ad aprire lei in persona , è una bella donna , con la faccia matura , aperta , piena , sotto i capelli nerissimi che serbano una traccia di cotonatura : un viso toscano , non c ' è che dire , ospitale e insieme interrogativo e leggermente ironico . Le solite spiegazioni : vengo da Milano e ci lavoro , ma come lei sente non ci sono nato , sono di Grosseto . « Amico di Cassola , allora » interviene e avverto subito la leggera impennata della voce . A pranzo con me e con Claus Fischer , che se ne sta zitto e non osa tirar fuori la macchina dalla borsetta . « Lei mi capirà , siamo piuttosto guardati , di questi tempi . » E poi Renato , il marito , non ritorna a casa per il pranzo , rimane a Firenze perché riattacca alle due , là al centro - carni dove lavora da facchino . Smette alle cinque , e va subito dall ' avvocato tutte le sere . Ha lasciato detto così : se viene qualcuno per via del film , mandalo dritto dall ' avvocato , se invece è per altre ragioni là al centro - carni . Lasciano entrare , sicuro . « Posso offrire qualcosa ? » Dalla vetrina tira fuori una bottiglia d ' un liquorino dolce , che non avevo mai assaggiato , e ce lo offre ; poi dall ' altra stanza arrivano gli strilli di Moreno ( « cinque mesi e mezzo » , precisa ) e bisognerà che la scusiamo , ma i bimbi non possono aspettare , specialmente se si tratta di mangiare . No , il film non l ' ha visto , e neanche ci tiene . « Caso mai voleste fare una chiacchieratine , un po ' più lunga , venite domani con calma , che è domenica e c ' è anche mio marito » . Ci fa vedere la fotografia di Moreno , la camera coi mobili nuovi e la televisione ( « tutta col nostro lavoro » precisa ) e ci riaccompagna sul pianerottolo . Sono passati dieci minuti appena , e ora bisognerà , dopo aver mangiato al Girarrosto , ripigliare il treno di Firenze e poi un altro mezzo che ci porti in via Circondaria , dove si trova questo benedetto centro - carni , che sarebbe come a dire i macelli . Per un pelo non lo perdiamo : appena oltre il cancello eccolo lì che a passo svelto va verso la motocicletta . Me l ' ero immaginato , leggendo il libro e poi vedendo Chakiris nel film , proprio ieri sera , più piccolo , più basso . Sul metro e settantacinque , asciutto , dritto , porta un paio di calzoni di velluto a coste sopra quelli buoni , proprio per andare in motocicletta . La giacca è grigia , principe di Galles , mi pare che si dica , non porta la camicia né la cravatta , ha invece una maglietta di lana scura . E i baffi , naturalmente , neri come i capelli ; gli occhi sono fra il castano e il verde , in fossati , vivacissimi . Dovrebbe proprio andarsene , e invece rimane lì con le mani sul manubrio della moto , toccando a tratti con la scarpa il pedale dell ' avvio . « Ah , amico di Cassola ? » Certo , amico di Cassola , e anche di Silvano Ceccherini , che lui dovrebbe aver conosciuto in carcere a San Gimignano . Infatti , e mi ripete preciso preciso quel che a suo tempo mi aveva raccontato Ceccherini , dopo avere scritto La traduzione , gliela fece leggere e fu appunto lui che gli consigliò di mandarla a Cassola , il suo amico scrittore , perché si interessasse di farla avere a qualche editore di Milano . « Anzi , guardi , ho qui in tasca un ritaglio di giornale che racconta tutta la storia . » Lo tira fuori , ed è un mio vecchio articolo . Ora si può parlare meglio , lasciar perdere la moto , fare insieme due passi intorno all ' isolato , e Claus Fischer , silenzioso biondino di Dresda , finalmente tira fuori la macchina , ci precede di qualche metro e comincia a scattare . Ciandri non ci ha nulla da ridire , e così veniamo al dunque . La ragazza di Bube uscì mentre Renato Ciandri era ancora in carcere per il fatto di sangue di undici anni prima : il successo del libro , e l ' interessamento di Cassola gli giovarono certamente ad avere una quindicina di mesi di condono . « Gliene sono ancora grato » , fa lui fissandomi , « anche se subito dopo averlo letto dissi che non eravamo d ' accordo su come ci aveva trattati » . Specialmente Nada , la moglie : tutta inventata la storia di Stefano , il giovanotto serio e un po ' retorico che fa la corte a Mara mentre Bube è via ; tutto inventato l ' attacco del libro , con lei così ragazzina e un po ' civetta ; tutto inventato persino che lei non sa portare tacchi a spillo . D ' accordo , c ' è l ' invenzione letteraria , uno che scrive ha il diritto di pigliare certi fatti veri e di ricamarci sopra con la fantasia . Ma intanto quando lui uscì di carcere , tutti seppero che quella era la storia sua . « Guardi . Io non sono un beduino , una ragazza secondo me può avere un fidanzato prima di sposarsi con un altro uomo . Ma la storia di Stefano non è vera . Sì , lo so , daccapo , lo scrittore inventa , ma io non campo mica in mezzo ai letterati . Queste cose le capiscono i letterati , e le capisco anche io che un poco ho letto , in quegli undici anni . Ora molto meno , perché il lavoro è faticoso , e quando torno a casa , fra il bagno , la cena , un po ' di televisione , si fa presto ad addormentarsi . Cosa ho letto ! Mah , soprattutto romanzi sociali , Victor Hugo , Zola , Jack London , specialmente Il tallone di ferro , che è il più bel romanzo sociale . Anche Cronin , si capisce , E le stelle stanno a guardare , poi La cittadella , Il castello del cappellaio . Gli italiani ? Le dico la verità , gli italiani non mi sfagiolano mica tanto , sa » . Veramente quest ' uomo non è affatto come me l ' ero immaginato . Non è Bube , ecco : quel romanzo di Cronin , per esempio , potrebbe leggerlo più verosimilmente Stefano che Bube . E poi , man mano che il discorso s ' infittisce , ecco che gli scrittori italiani lui non li ignora affatto , parla di Pasolini , parla di Calvino , soprattutto parla di Cassola , e m ' accorgo che l ' ha letto tutto , e che lo giudica con affettuoso distacco , come se questa brutta storia delle carte bollate , del sequestro eccetera , non lo riguardasse nemmeno più . Si fece vivo , appena seppe che il film entrava in lavorazione : il libro è uscito , ha avuto il successo che ha avuto , contiene la loro storia e loro due non sono d ' accordo su come è raccontata . Pace . Acqua passata . Ma ora anche il film , no . Un libro lo leggono , quando va bene come è andato bene questo , centocinquanta , duecentomila persone . Ma se poi ne fanno anche un film , la storia la risanno tutti , anche chi non ha mai imparato a leggere , anche chi non sa , non vuole distinguere fra verità e invenzione , soprattutto quelli anzi , e parlano , parlano , parlano . Non che a Pontassieve qualcuno abbia osato dirgli qualcosa in faccia , no . Anzi , sono discreti e corretti , ma le chiacchiere si sentono a fiuto , che girano nell ' aria come mosconi . Così si fece vivo con la produzione , avvisandoli che non era d ' accordo , che si fermassero . E quelli risposero facendo i meravigliati : non capivano proprio il perché . Invece c ' era , il suo perché . « Quella è la storia mia , l ' hanno detto e ripetuto proprio loro , Cassola è un grande scrittore e un uomo onesto , ma è anche un ingenuo , quando dice di non capire . È una storia di vent ' anni fa , e venti anni fa il mondo , l ' Italia , era diversa . I fatti di allora , raccontati oggi , pigliano tutto un altro verso . Venti anni fa , per esempio , la rapina a mano armata non era un fatto grave come sarebbe oggi . Oggi , i giovani che a quei tempi non erano nati , o non potevano capire , se vedono raccontata la mia storia con la mentalità di oggi , travisano tutto , non possono convincersi che allora era differente . Io mi sono rifatta una vita , lavoro qui ai macelli , e quel che guadagno mi basta per campare , per mangiare , per le sigarette . E anzi ne fumo anche troppe . Perciò mi lascino in pace , la smettano con questa storia di Bube » . « Ehi , Bube » , lo chiama da dietro un suo compagno di lavoro , piccoletto , sorridente , che subito si aggrega , e volentieri sta in posa davanti all ' obbiettivo di Claus Fischer . Già che ci siamo , si va tutti a bere qualcosa lì all ' angolo , una botteguccia dove sono soliti ritrovarsi tutti i facchini dei macelli . Il piccoletto si chiama Guani , poi viene anche uno anziano che ha un nome illustre , Puccini , e cominciano a girare i mezzi litri . Ciandri e io seduti vicini , Fischer in piedi dietro il banco che spara come una mitragliatrice . E si riattacca a parlare di letteratura : una scena del Soldato , se è giusta l ' impostazione politica di Fausto e Anna , il personaggio di Guglielmo nel luglio del bosco , il dolore calato nel paesaggio , la scrittura così scorrevole dell ' Entrata in guerra . No , proprio non è come me l ' ero immaginato questo Ciandri Renato di Volterra , classe 1924 , detto Bube , che è poi il soprannome di famiglia , nonno , padre e lui , già alabastraio , poi partigiano Baffo ( questo il nome di battaglia , e non già Vendicatore ) . Me l ' ero immaginato parco di parole , rigido , semplice , elementare , e invece qua nessuno poi è semplice , neanche il Guani che scherza sempre ( anzi « fa il chiasso » ) e si scusa se qualche volta « nel discorrere si sbarroccia un po ' . Sa siamo gente alla buona , senza istruzione . lo ho fatto appena la quarta , e parlo come mi viene . Certe parole difficili come le scrivete voi , io non le capirei nemmeno » . E continua per un po ' a fare il chiasso , cioè a canzonarmi , con questa storia delle parole difficili . Altre parole difficili , e stridenti , mi sta dicendo Renato : sequestro , azione civile , azione penale , comparizione . Cioè tra qualche giorno si dovranno incontrare le due parti dinanzi al giudice . Ma loro cosa chiedono , cosa vogliono ? « Levare di mezzo il film sarebbe la cosa migliore . O almeno che si arrivasse ai tagli indispensabili : tutta la storia di Stefano , per esempio , via . Questione di soldi non s ' è mai fatta , non se n ' è mai parlato . Però se non ci fosse altra via d ' uscita , allora dividiamo la torta . Perché sulla nostra storia ci dovrebbero guadagnare solamente gli altri ? Meglio di tutto , eliminare il film ; sennò i tagli . AI peggio , dividiamo la torta , mi diano quel che ci vuole per cambiare posto e vita » . Lo dice senz ' ira , senza nemmeno emozione . Davanti al pretore fu proprio così , mi spiega distaccato , quasi assente . E volentieri cambia discorso , dice che il film non l ' ha visto , ottocento lire sono troppe , aspetta caso mai che venga a Pontassieve , dove cento bastano . Preferisce discorrere ancora di letteratura , fino al momento di andarsene , si è infilato il cappotto , col bavero su per il primo freddo del crepuscolo , dà un colpo di pedale , avvia , parte diritto e sicuro in mezzo al traffico di via Circondaria .
Palloni ( Pintor Luigi , 1996 )
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L ' Ulivo ha perso il campionato europeo , nonostante la generosa prestazione di Mussi , capogruppo del Pds , la presenza in tribuna di Gianni Agnelli , e l ' espulsione del povero Strunz . Non rientreremo di conseguenza nello Sme ? Non è detto , in fondo contro gli überalles abbiamo pur sempre pareggiato . Il nostro tifo è andato sprecato , o perché portiamo sfortuna o perché ha ragione Revelli : non è il caso di tifare . Nelle tribune non c ' erano bombe ma neanche grandi applausi . D ' altronde , contrariamente alle nostre sollecitazioni , non c ' era neanche Ravanelli . Si è scaldato in panchina fino allo stremo ma non è entrato in campo , è chiaro che Arrigo Sacchi non legge « il manifesto » . Meritavamo la vittoria , non immaginavo che i tedeschi fossero dei palleggiatori all ' indietro , niente a che vedere con i panzer di cinquant ' anni fa . Ma chi dice di meritare la vittoria senza ottenerla suscita scherno . Come se noi dicessimo che meritiamo centomila lettori , cosa peraltro verissima . « Una maledizione ci insegue » , ha detto a un certo punto il telecronista , che ama l ' iperbole ed è l ' unico che giochi con vera passione . Ma un rigore sprecato non è una maledizione , è una cosa da ritiro in convento . Può capitare , a me capita di scrivere pezzi come questo , ma perché un pianista che sbaglia una nota su tremila di uno studio di Chopin viene bocciato e un calciatore che sbaglia un tiro da undici metri non fa una piega ? Credevo di distrarmi , ma questo calcio postmoderno ha un ' impressionante somiglianza con la politica corrente . Noiosetto . Enfatico . Inconcludente . C ' è chi perde ma nessuno vince . A parte la testa di un certo Bobic , che spuntava dappertutto come Scalfaro e Di Pietro , e un paio di portieri che sanno dove va la palla , nell ' arena si somigliano tutti e sono tutti interscambiabili . Meno Ravanelli naturalmente , che si distingueva perché non c ' era . Grande agonismo , dice il telecronista dopo un minuto di gioco e otto calci al pallone . Anticipo netto , quasi potesse darsi un anticipo ritardato . Bell ' aggancio di palla , come se lo stop non si imparasse da piccoli nei ricreatori parrocchiali . Durissimo attacco di D ' Alema a Veltroni . Di Pietro minaccia le dimissioni . Scontro Ciampi - Bankitalia . Sarà la TV , che riduce tutto in Coca - Cola . Vorrei che gli esperti mi spiegassero una cosa . Perché mai , al trentesimo del secondo tempo , una squadra che sta per essere eliminata e non ha più nulla da perdere salvo l ' onore non si butta allo sbaraglio , compreso il portiere a centrocampo ? Non passerebbe alla storia un portiere che segna il goal della vittoria ? Dite quel che volete , io sono per la formazione uno due tre cinque . Combi , Rosetta , Caligaris , Piziolo avanti , Bertolini ecc. Chi ha ben detto che la miglior difesa è l ' attacco ? Enrico Toti ? Umberto Bossi ? Caro Valentino , io seguirei questa linea , nella nostra assemblea di sabato .
IL VILLAGGIO RESISTE AL CONDOMINIO DI MASSA ( Bianciardi Luciano , 1965 )
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Sant ' Anna di Rapallo - Anche qui i metodi didattici si sono ammodernati : bando alle aste , scrivono parole fin dal primo giorno , a Natale le sanno già quasi tutte , e dopo le feste abbandonano la matita per impugnare la penna vera , quella che s ' inzuppa nell ' inchiostro . Le prime volte sono macchie , sbaffi , pasticci , anzi « pacciughi » . Escono alle cinque del pomeriggio , i diciotto alunni della maestra Luisa Solari , prima B , sdoppiata perché gli iscritti , contro le previsioni , furono quasi quaranta , l ' inverno è mite , e prima di rincasare sostano lì fra il cancello e la strada che va alle case dell ' INA , a giocare . Fra questi diciotto alunni , e fra gli altri scolari della « Giovanni Pascoli » , sono relativamente pochi i liguri , i Canepa , gli Assereto , i Costa : Marcellino per esempio si chiama Jatosti , che è un cognome abruzzese , forse di lontana origine polacca . È nato a Milano e abita coi suoi ( padre toscano , madre romana ) al terzo piano del condominio lì di fronte . I suoi comprarono l ' appartamento anche perché videro la comodità della scuola così vicina . Le due bambine , gemelle , sono Cariddi , Michele è un Tricarico . Renato è un Bellonzi , di madre napoletana e di padre ferrarese , cameriere giù a Rapallo , e abitano a Savagna , in collina , quindicimila mensili una casetta e un ettaro di terra . A tempo perso allevano polli e conigli di razza speciale , dal pelo fulvo . Gaetano sta accanto alla chiesa di Sant ' Anna , che dà nome al paesino . Di cognome fa De Luca : padre siciliano , già sarto , poi operaio , adesso allevatore anche lui di polli e conigli . La madre invece lavora al golf . Al golf , appunto , perché ormai quasi tutti dicono così : abito al golf , devo andare al golf , la corriera per il golf , il golf di Rapallo , nove buche , cioè la metà di un campo regolamentare , ma sembra che già comprino altre terre , fino a Valle Christi per arrivare alle fatidiche diciotto . Il campo naturalmente è assai bello e tenuto a dovere , costa carissimo come tutti i golf d ' Italia , dove lo sport non è affatto popolare , la sede del circolo è signorilmente arredata , ma vista da fuori sembra un palazzo della GIL , e non a caso lo costruirono in epoca fascista . Un tempo , al posto dei green e del bunker c ' era « la fanga » , ricordano i più anziani , c ' erano « e pusse de Sant ' Anna » . Pozze formate a furia di scavare argilla da mattoni , e che il torrente ( si chiamerebbe Bogo ma i villeggianti e le carte topografiche dicono Boato , imprevedibile e violento con le sue piene puntualmente allagava , e da Rapallo venivano fin qui con lo zatterino a pescare . Sant ' Anna a quei tempi era un borgo di fornaciai e di ortolani . Oggi le fornaci non ci sono più e c ' è invece il golf . Secondo le agenzie immobiliari ( compravendita , affitti e permute ) questa è zona verde con vista golfi una precisazione che dà tono , certo , ma i prezzi sono i più bassi , sulle novantamila al metroquadro . Man mano che si procede verso il mare i prezzi salgono : zona tranquilla , zona semicentrale , a cinque minuti dalla passeggiata ( ma cinque minuti di che cosa ? Di marcia o di automobile ? ) , zona centrale , zona centralissima , vista mare . Chi vuol vedere il mare paga più di tutti , fino a duecentottanta al metroquadro . Ma la domanda ristagna e ci sono i primi cenni del ribasso ( sulle diecimila al metroquadro in meno , dal cinque al dieci per cento ) . A Sant ' Anna il mare non si vede , il centro dista due chilometri , siamo insomma all ' estrema periferia di Rapallo , ed ecco perché vendesi a prezzi vantaggiosissimi , anche con mutuo . È appunto la fila dei condomini che percorre tutta la vallata del Bogo , identici l ' uno all ' altro ; progettati dallo stesso architetto , calcolati dallo stesso ingegnere : una gabbia di cemento armato su cui poi si tendono i foratoni , per i solai e per i muri . Altezza gronda in 17,50 , secondo i limiti del regolamento edilizio , ma spesso sopra la gronda cresce l ' attico o il superattico , e così si arriva ai metri 20,50; e ci entrano , a settantacinque metroquadri per famiglia , fino a cinquanta inquilini , ciascuno col suo bravo nome e titolo a stampatello sulla targa dei campanelli : Anzaghi , Carugati , Viganò , Terzi , Colombo , Garbagnati , poi qualche Codognotto e qualche Canessa . È la proprietà privata di massa . Parecchie tapparelle restano sempre chiuse , gli inquilini compaiono al massimo il venerdì sera , fanno la gitarella a Portofino o a Montallegro , e poi dopo cena si trovano tutti quanti a parlare di nebbia e di quattrini ( che non ci sono più ) . Meno male che lo hanno fatto in tempo , quest ' investimento di setto - otto milioni : hanno un posticino per le vacanze , il gruzzoletto è al sicuro , e possono sempre dire « la nostra villa in Riviera » . Dopo tutto non sono neanche lontane le villette vere , le « unifamiliari » con giardino : basta salire un po ' più su e la zona comincia a valorizzarsi : ampio panorama , splendida veduta , vista golfo . Da vedere il golf a vedere il golfo la differenza è del doppio preciso . La più bella di tutte si chiama « Villa Mia » , e il proprietario è il signor Osvaldo Menga : ampio terreno a parco con alberi pregiati , vialetti ghiaiosi , lampioni , finti pozzi , passeggiata archeologica con Veneri monche e putti , la piscina di maiolica verde . Ora è deserta , ma d ' estate ci danno splendide feste con orchestrina e cantanti , gare di tiro alla pistola e rinfreschi assortiti . Per questa popolazione saltuaria e lombarda , due o tre anni or sono , hanno allestito , in quindici giorni , comprese le fondamenta , una chiesa prefabbricata , che prende nome dal Sacro Cuore . L ' armatura è di montanti in lamiera traforata , che s ' imbullonano come i pezzi del Meccano , con sopra un rivestimento di materiale precompresso . Un ' unica grande navata col tetto uso rimessa , accanto all ' altare c ' è l ' usciolino della sacrestia , che ha uno sportello scorrevole , a coprire la grata del confessionale . Ci dicono messa soltanto la domenica , in inverno e debbono accendere le stufe dal sabato sera , altrimenti i fedeli scesi per lo « weekend » in Riviera « barbellano » dal freddo . I santannesi stanziali - sia gli indigeni che gli immigrati con fissa dimora - vanno , se ci vanno , all ' altra chiesa , che è il centro del vecchio borgo . È un minuscolo ma non brutto esempio di barocco genovese , con la cupola a tegole di ardesia , e sta per compiere trecento anni precisi . I borghigiani ne parlano con un certo orgoglio . La sezione ( anzi la sessione ) del Partito comunista è poco più sotto , in una baracchetta di legno , quasi di fronte all ' osteria di Giovannino Raffo da Sestri Levante . Qui la sera vengono a giocare a carte , a bersi un bicchiere , e a discorrere in quel loro curioso dialetto che sembra portoghese , gli adulti di Sant ' Anna , quelli che all ' ingrosso , hanno già fatto il militare e possiedono il fucile da caccia . Ma la selvaggina deve essere scarsa . I giovani invece vanno al bar del Porri , dove il mese scorso si tenne un memorabile torneo di boccette , con medaglia d ' oro . Davano per favorito il giovane Arminetti , detto « Canna » perché è alto e sottile , e invece vinse un altro , e ora « Canna » continua a mugugnare e a dire « belan » , pur essendo nato a Mimose , in Calabria . Ormai Sant ' Anna è un cuneo di case , serrato fra due sensi unici , coi condomini da una parte e il verde del golf dall ' altra , il vertice al ponticello sulla confluenza dei due torrenti che formano , appunto , il Bogo . Due bar , tre o quattro botteghe di alimentari , il macellaio , il vinaio , qualche officina , un coiffeur pour dames , le rimesse delle carrozze . Un tempo i vetturini tenevano i cavalli ( due , sempre , il grande e il pony , che può anche essere un somarello sardegnolo ) giù al mare , vicino ai grandi alberghi , a disposizione dei turisti stranieri , ma poi è sembrato più decoroso spostarli quassù . E oltre tutto le carrozze sono ridotte a una decina , i vetturini hanno ormai l ' età della pensione : il più popolare , ma non il più vecchio , ha sessantun anni . Si chiama Luigi Tasso , detto « Fante » ( qui il soprannome sembra obbligatorio , lo mettono persino sugli avvisi mortuari ) e diversi anni or sono , girandosi proprio a Rapallo un film con Peppino De Filippo , lo scelsero per una particina . A Sant ' Anna se ne parla ancora . A Sant ' Anna dunque c ' è una inconsapevole , forse , volontà di restare villaggio : si trovano al caffè , provano a chiamar per nome ( in attesa che s ' inventi il soprannome ) anche il forestiero , hanno la scuola e la posta . Manca invece la farmacia , e manca l ' edicola dei giornali . Eppure qualcuno è ottimista . Da un mese al bar del Pozzi c ' è una clientela nuova : gli operai che sparano le mine e guidano le ruspe dalle parti di San Pietro . Sono i lavori per l ' autostrada nuova , da Genova a Sestri , che sveltirà il traffico sulla Riviera di Levante . In due ore dalle brume lombarde all ' eterno tepore di qui : l ' imbocco sarà proprio a Sant ' Anna , e già s ' immagina il « movimento » che ci sarà , fra un paio d ' anni . Gente che va , gente che viene . E speriamo che si fermi . I ragazzini della scuola « Giovanni Pascoli » la smetteranno di gingillarsi lì davanti , finita la lezione . Potranno finalmente dire che abitano al casello di Rapallo .
Brutti ricordi ( Pintor Luigi , 1996 )
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Persone amiche mi hanno rimproverato per le cose che ho scritto in occasione dell ' incontro di calcio tra Italia e Germania . Non ne hanno affatto apprezzato il tono scherzoso e si sono sentite offese da mie sgradevoli battute . Perciò mi scuso , con loro e con me stesso . È vero che non bisogna scherzare con le cose serie . Non si può indulgere alla xenofobia , ancorché sportiva , tirare in ballo a sproposito il nipote virtuale di Goering , confondere il nazismo con i tedeschi e il passato con il presente . Certo non intendevo nulla di simile , ma le intenzioni non contano se si prestano all ' equivoco . È una dissonanza che mi confonde e mi fa riflettere . Evidentemente ho dei brutti ricordi . Questo è legittimo , ma dovrei tenermeli per me e non farli affiorare impropriamente in un editoriale del « manifesto » . Se per caso c ' è stato un periodo della vita , mia o di altri , in cui una voce o un accento erano immediatamente associati alla sensazione di un pericolo mortale , è una faccenda lontanissima e privata . Forse anche una patologia . Le esperienze individuali non si possono trasmettere , appunto perché sono individuali , neppure scrivendo un libro . Ciò non ha la minima importanza . Ma temo che qualcosa di simile valga anche per le esperienze collettive , cioè per le vicende della storia , e questo è un discorso più grave . Quel che noi chiamiamo revisionismo storico è un ' operazione intenzionale e politicamente finalizzata , ma è certamente favorita da un oblio , da un appannamento della memoria e degli eventi , che è quasi una legge di natura : un fenomeno fatale come il trascorrere del tempo , a cui non c ' è rimedio . Due righe di agenzia bastano oggi per confermare che un supermercato sorgerà ad Auschwitz . Quest ' idea , che neanche al peggiore degli uomini sarebbe venuta in mente in altre stagioni , non suscita neppure il blando stupore di un anno fa . Ammesso che l ' orrore di quel campo sia mai esistito , non può più essere percepito intimamente , è inconoscibile ai posteri , è al massimo una fredda nozione e per il papa romano un impaccio . Non so che cosa spinga Igor Man a seguire sul suo giornale il processo Priebke sforzandosi disperatamente di raccontare , di evocare , la mostruosità universale delle logiche naziste . Non può riuscirci , come non ci riescono le parole dei vecchi testimoni . Non è più una grande tragedia , ma una mediocre controversia giudiziaria . Dimenticare , dopotutto , è più semplice e generoso che riesumare . La memoria si accompagna spesso al risentimento . È o può ben sembrare gretto ricordare come aguzzini i ragazzi di Salò , sebbene lo fossero . E sinceramente invidio Bassolino che mangerebbe un ' innocente pizza con i giovani Savoia , i quali ignorano con pari innocenza le colpe degli antenati . Certo l ' oblio e la banalizzazione comportano un rischio , accantonare le tragedie della storia rende più facile che si ripetano . Ogni tanto accade , infatti . Ma noi abbiamo la fortuna di vivere in un ' epoca pacificata e rassicurante , dove si sa che i fascismi sono improbabili e le guerre irrilevanti .
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Sanremo , 1° febbraio - La mondanità rivierasca , grassa e un po ' sfatta , luccicava nel salone delle feste del Casinò , mescolandosi agli impiegati delle case editrici musicali che , insieme alle loro famiglie , stavano per concludere le vacanze « straordinarie » di Sanremo . Anche l ' VIII Festival della Canzone si avviava alla conclusione . La sala biancheggiava modestamente di biancospini ; il maestro Mario Ruccione aveva iniziato un ' azione legale ( per venti milioni di danni ) contro gli organizzatori del festival : e forse un cantante nuovo - Johnny Dorelli - era sul punto di sostituirsi definitivamente a Teddy Reno nelle simpatie del pubblico . E una canzone piacevole , d ' un genere insolito per Sanremo , era entrata in finale : Nel blu , dipinto di blu di Domenico Modugno , veleggiava verso la vittoria . Prima che cominciasse lo spettacolo , Fulvia Colombo e Gianni Agus hanno spiegato brevemente il meccanismo del Festival : avrebbero votato 110 persone in sala e 90 persone , presso le redazioni dei giornali , scelte per sorteggio fra gli abbonati alla RAI - TV . Il clima del festival era tale che le informazioni fornite dalla bionda Fulvia in abito rosa sono state accolte con moderato scetticismo . Alla parola sorteggio , qualcuno ha reagito vivacemente : « Staremo a vedere » hanno detto i più obiettivi , « se vince Nel blu , dipinto di blu significa che non ci sono stati imbrogli ... » . « Vi illudete » dicevano altri , « la canzone di Modugno merita di vincere , ma se vince è perché è ben appoggiata . » Saliva intanto alla ribalta Tonina Torrielli , per cantare la prima canzone di programma : Mille volte di Fabor . Tonina aveva un abito turchese , un bouquet di biancospini appuntato con grazia sullo stomaco . Mentre Tonina canta nella tribuna giornalisti arriva una donna giovane , dai capelli rossi e l ' abito drammatico . È Marisa Del Frate , che stasera non canta perché la sua canzone non è entrata in finale . Qualcuno le domanda : « Perché vieni qui ? » . « Non lo sapete » hanno risposto , « Marisa ha scritto la sua vita a puntate ed è stata iscritta nell ' elenco speciale dei pubblicisti . » Dopo Tonina Torrielli è arrivato sul palcoscenico un giovane ventenne , che i più sbrigativi definivano « la rivelazione del festival » : Johnny Dorelli . « È molto bravo e canta civile » come ha detto ieri una sua giovanissima fan . Qualcuno dice che il suo stile riecheggia quello di Yves Montand , altri parlano di Frank Sinatra . Gli intenditori rimproverano a Johnny di agitarsi quando canta , come un tenore di cinquant ' anni fa . Ma ha una bella voce ed è stato accolto , stasera , da applausi a scena aperta , prima di cominciare a cantare . La prima canzone di Dorelli era Fantastica , un motivo gradevole , sviolinato tuttavia eccessivamente dall ' orchestra Angelini . È stata eseguita subito dopo Timida serenata . « Ecco una canzone pericolosa » ha osservato qualcuno , « gli editori sono ricchi . » Timida serenata è stata cantata da Aurelio Fierro e da Gloria Christian . L ' una e l ' altro avevano la febbre , ma Fierro non ha rinunciato a bamboleggiare . Qualcuno gli ha gridato : « Via la manina dalla bocca » . La stessa è stata poi cantata , spiritosamente , da Gino Latilla e da Carla Boni . Claudio Villa aveva puntato su La campana di Santa Lucia . « Canta a fumetti , Claudio » ha osservato qualcuno , « ma il suo mestiere lo sa » . Nilla Pizzi ha interpretato L ' edera dimostrando una certa classe . Le hanno chiesto un bis e qualcuno ha gridato : « Abbiamo perso a Belfast , ma abbiamo te » . Nilla si è inchinata , tenendo gli occhi bassi . Quando è ricomparso Dorelli per cantare Nel blu , dipinto di blu ha avuto di nuovo un lungo applauso a scena aperta . Johnny ha cantato ancora meglio di ieri sera . Alla fine la gente , in piedi , sventolava i fazzoletti : e non soltanto per vanità ( in sala c ' erano le telecamere ) . Poi tutti hanno incominciato a cantare in coro con Johnny : « Nel blu , degli occhi tuoi blu , felice di stare quaggiù » . Anche per Domenico Modugno , che sa cantare forse più abilmente di Johnny la sua canzone , si sono ripetuti gli applausi . Alla fine , mescolandosi fra il pubblico che commentava l ' esito delle votazioni , il maestro Ruccione dichiarava : « Ho presentato una regolare diffida contro l ' ATA , società organizzatrice del festival , chiedendo un indennizzo per danni di venti milioni . Ci serviranno per organizzare un festival indipendente degli autori , l ' anno venturo » .
Dove vai? ( Pintor Luigi , 1996 )
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Perché l ' on. D ' Alema maltratta volentieri l ' on. Prodi e il suo governo , fin dal dì natale ? L ' on. D ' Alema è considerato un uomo di sangue freddo che non cede al nervosismo e un tattico sopraffino che calcola ogni mossa . Perché dunque si agita e mostra verso l ' Ulivo più diffidenza che comprensione ? Prima risposta . L ' on. D ' Alema è convinto di essere il personaggio più potente d ' Italia , anche perché lo scrivono i giornali , e quindi mal sopporta che l ' on. Prodi e il suo governo considerino il Pds poco più che un portatore d ' acqua , così come considerano il Prc un donatore di sangue . E perciò alza la voce . Seconda risposta . L ' on. D ' Alema è convinto che il governo dell ' on. Prodi deluderà le attese popolari , com ' è probabile data la sua composizione ibrida , il suo modesto profilo programmatico , i paracarri europei e di mercato entro cui si muove , e come mostra in queste ore la collisione col sindacato . E perciò prende le distanze . Terza risposta . L ' on. D ' Alema teme di restare intrappolato nelle maglie del suo capolavoro elettorale . La volpe di Gallipoli è entrata vittoriosa nel pollaio , ma è circondata e stretta al centro da molti galli e fuori a destra ad aspettarla c ' è il fattore col fucile spianato . E perciò cerca un buco nella rete . Quarta risposta . L ' on. D ' Alema ha sempre considerato l ' Ulivo una cosa acrobatica e transitoria , buona per scalzare Berlusconi ma senza prospettiva , e ha già in tasca la soluzione . Che è quella di un sistema bipolare compiuto , presidenzialista con doppio turno , che elimini cespugli di destra e di sinistra , e di un partito socialdemotecnocratico che governi dopodomani in prima persona in alternanza con uno schieramento giscardiano . Queste quattro risposte si intrecciano benissimo tra loro , se poi ce n ' è anche una quinta non saprei . Il quadro che mi risulta non è felice , siamo lontanissimi dal clima più limpido che il successo del 21 aprile prometteva , e anche un mostro policefalo potrebbe resuscitare . L ' ipotesi tuttora più probabile è però che il governo dell ' Ulivo continui a vivacchiare per un tempo indefinito con clausole di salvaguardia di varia natura . La litigiosità e la mediocrità hanno fatto per molti anni la fortuna del sistema politico italiano , se non della società nel suo insieme . Può darsi che sia ancora così , tenuto conto che non viviamo , come sempre l ' on. D ' Alema ama ripetere , in tempi eroici e neppure tanto decorosi .
Il doppio commendatore ( Baldacci Gaetano , 1958 )
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Giovambattista Giuffrè , doppio commendatore come le « fettuccine al doppio burro » che nelle trattorie romane si servono appunto ai commendatori ( il Giuffrè è insignito sia dell ' Ordine della Repubblica che dell ' Ordine del Santo Sepolcro ) , costituisce uno degli enigmi più appassionanti del dopoguerra : lui , e tutti coloro che hanno giuocato al « presta e raddoppia » . Abbiamo veduto tanta gente arricchirsi improvvisandosi fabbricanti di macchine utensili , coi brevetti tedeschi caduti in pubblico dominio ed altri mezzi illeciti , ma l ' ex cassiere del Credito Romagnolo batte tutti per la perfezione del metodo escogitato . La cosa che più colpisce è il contrasto tra il fisico del Giuffrè , che è quello del bonaccione campagnolo , e l ' astuzia degna di un Luca Cortese . Costui ( pochi sanno chi fosse , anche dopo la pubblicazione del romanzo sulla sua vita scritto dal figlio : l ' attore Leonardo Cortese ) architettò nel primo decennio del secolo , se non ci inganniamo , qualcosa di simile : una « speculazione » ( diciamo così ) di tipo bancario illegale , destinata a fruttargli grossi guadagni . Ma il Cortese era una creatura dannunziana , teneva un party e regalava il portasigarette d ' oro o lo smeraldo ad ogni partecipante , amava follemente le donne e , come si cantava una volta , era dedito al « folle piacer ... » . Invece il Giuffrè viene definito « pio » , « benefico » , « anima generosa » . Gli attestati a favore della sua personalità morale non si contano . In uno si legge che « mille monumenti s ' innalzano in terra di Cesena al nome del Giuffrè : e sono i monasteri e i conventi , le chiese e gli asili , le case di azione cattolica e le sale di lettura , i teatri parrocchiali e i campi sportivi , le case degli operai e dei più umili lavoratori ... » . Si capisce come a questo punto si resti perplessi a definirlo : « maniaco della beneficenza » o « facchino della carità » ? L ' una cosa e l ' altra sono state dette di lui . Il badiale commendator Giuffrè ( veneto o siculo ? ) ha anche la fortuna di essere un portatore d ' affezione cardiopatica . Questo obbliga tutti ad un certo riguardo per risparmiargli emozioni che potrebbero riuscire fatali . E lui si rende ben conto del privilegio della malattia , al punto che ha sempre affettato un certo distacco dalle operazioni finanziarie e un vivo desiderio di ritirarsi presto dagli affari « per motivi di salute » . Il quadro è d ' una perfezione stupefacente ; il « tipo » di una validità secolare nella letteratura italiana . E tutti siamo qui esitanti a chiamare col suo vero nome il Giuffrè e il raggiro da lui immaginato . Raggiro ? Sentite qua : « Io non ho mai raccolto fondi , né ho mai incaricato alcuno a raccoglierli a mio nome ... Sono loro che me li portano ... » . Loro : chi ? Verrebbe voglia , per amore di paradosso , di prendere la difesa del commendator Giuffrè . Perché - qui sta il singolare di tutta la faccenda - finora non si è riusciti a capire dove sia la parte lesa . Giuffrè si arricchisce , compra la villa di Bartali , l ' automobile , dà modo al figliastro di sovvenzionare la squadra di pallacanestro e di mandarla ( in aereo ) in trasferta all ' estero ... I parroci possono costruire l ' asilo , la palestra , la sala cinematografica , restaurare la chiesa , aprire una nuova cappella ... I clienti ricevono l ' ingentissimo interesse ( dal 100 a130% ) sulle somme prestate , messe a frutto : e quale frutto ! E , se è vero che gli affari del doppio commendatore si estendevano anche in India e nel Giappone , c ' è caso che una mozione dei Paesi afroasiatici venga ad aggiungersi ai molti attestati a pro del « benefattore munifico e sapiente » . Noi stimiamo molto il ministro delle Finanze , onorevole Preti , e ammiriamo la sua coraggiosa fermezza : ma - ci consenta di chiederglielo - crede di poter fare , quale ministro delle Finanze , molto di più di ciò che ha già fatto contro il « moltiplicatore dei milioni » ? Egli ha il merito di aver spezzato la catena . Ora tocca al ministro degli Interni : e , da ieri sera , vi sono già i segni che non c ' è bisogno di sollecitare l ' intervento dell ' onorevole Tambroni . In fondo alla catena ci sono , infatti , le vittime del « presta e raddoppia » : coloro che ci rimetteranno le penne , che pagheranno per tutti . I truffati , in una parola . Non c ' è Giuffrè che tenga : questi miliardi , qualcuno ha da rimetterceli .
¡Viva San Isidro! ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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San Isidro Futból è un grazioso racconto messicano di Pino Cacucci edito dalla Granata Press . Sempre della Granata Press , ¡ Viva San Isidro ! è un volume di cento pagine a 25.000 lire , lustro e ricco , in cui l ' avvocato milanese Gian Marco Feletti , scrittore debuttante , spiega come nasca un film senza privarsi di nulla : istruzioni per l ' uso , premessa , considerazioni finali , disegni dello story - board , fotografie , citazioni di Truffaut , Godard , Hitchcock , Woody Allen , interviste e tutto quanto . ¡ Viva San Isidro ! è il film in questione , diretto dal debuttante Alessandro Cappelletti ( 39 anni , bolognese ) , interpretato anche da Diego Abatantuono nella parte d ' un prete somigliante al cangaçeiro Antonio das Mortes di Glauber Rocha , presentato e padrineggiato da Gabriele Salvatores : trae dal racconto di Cacucci la storia del paesetto messicano di San Isidro che non sonnecchia soltanto quando tifa per la sua squadra di futból , svegliato dall ' apparizione avventurosa d ' una partita di cocaina scambiata per fertilizzante , presto riaddormentato .
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Bergamo , 28 ottobre - « Sono quieto e tranquillo » aveva scritto alla nipote Enrica il cardinale Angelo Roncalli prima di entrare in Conclave . La gente di Sotto il Monte , questa lettera la conosceva a memoria e stasera la va recitando per le strade e le botteghe a voce alta , in dialetto . Sono poche righe di una calligrafia minuta e ordinata . La nipote prediletta del nuovo Pontefice le farà mettere in cornice perché ormai costituiscono un documento storico . Il comune di Sotto il Monte , dove il 25 novembre 1881 vide la luce Giovanni XXIII , conta appena novecento anime . È un grappolo di case rustiche , in prossimità del fiume Adda , ad una quindicina di chilometri da Bergamo . L ' abitazione della vecchia famiglia Roncalli si trova dalla parte della collina , in alto rispetto alla piazzetta del paese . La casa , in parte , è demolita . A Battista Agazzi , ottantenne , ex compagno di scuola del Pontefice Roncalli , sembra di ricordare che la stanza nella quale Marianna Mazzola diede alla luce il figlio primogenito sia quella ora adibita a deposito di attrezzi agricoli . La famiglia Roncalli era molto povera e le tracce di questa povertà sono ancora ben evidenti nelle abitazioni degli altri fratelli di Giovanni XXIII . A Sotto il Monte vivono tre fratelli di Papa Roncalli : Zaviero , di 75 anni , sposato senza figli ; Alfredo , di 69 anni , scapolo ; Giuseppe , di 84 anni , sposato con dieci figli . L ' anno scorso morì Giovanni , padre di otto figli molto attaccati all ' illustre zio . Fra il 1953 e il 1955 scomparvero anche tre sorelle . Dei diciotto nipoti di monsignor Roncalli , soltanto uno ha intrapreso la carriera ecclesiastica : si tratta di don Battista , curato di Fusignano , in provincia di Ravenna . La notizia della nomina di « don Angelo » a nuovo Pontefice è dilagata nella campagna bergamasca con la rapidità eccezionale delle grandi notizie . Le scene di esultanza sono state infinite . Al momento dell ' « Habemus Papam » , sia la frazione di Sotto il Monte sia la città di Bergamo erano davanti ai televisori . Traffico bloccato , lavoro interrotto . Appena è stato fatto il nome del cardinale Roncalli , tutte le campane delle chiese sono state sciolte . Si è visto , nei locali , per strada , gente abbracciarsi e saltare di gioia . Le finestre si sono imbandierate . In un caffè del centro di Bergamo , per l ' eccitazione gioiosa , è accaduto che siano stati fatti volare per aria sedie e vassoi . La confusione , insomma , è stata indescrivibile . Un moto spontaneo , incontenibile , di popolare esultanza si è propagato in città e in campagna . « Abbiamo il Papa buono ! » si è gridato a Sotto il Monte , mentre la popolazione si addensava nella vicinanza dell ' abitazione dei vecchi Roncalli , tutti contadini o piccoli proprietari terrieri . Papa Roncalli andò l ' ultima volta a Sotto il Monte il 27 agosto di quest ' anno . Arrivò con una macchina da Venezia , lo accompagnavano due suore bergamasche dell ' Ordine delle Poverelle . Le stesse suore lo hanno seguito a Roma quando è morto Pio XII . Al suo paese , il cardinale Roncalli s ' intrattenne appena due giorni , ospite della Villa Scotti . Di giorno lavorava al quinto volume di una sua opera intitolata : Gli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo nel Bergamasco ; verso il tramonto usciva a piedi e percorreva il paese fermandosi a conversare con i contadini . Mostrava di conoscere tutti e , incontrandoli , li chiamava per nome ... La gente si rivolgeva a lui chiamandolo semplicemente « don Angelo » , come quando era un semplice prete di campagna . Il 28 agosto , poche ore prima di ripartire per Venezia , il Patriarca venne avvertito della grave malattia che aveva colpito un povero contadino , padre di cinque bambini e comunista fervente . Interruppe i preparativi e , a piedi , volle andare a fargli visita . Trovò tutta la famiglia del contadino inginocchiata in cucina . L ' ammalato piangeva . Il cardinale si trattenne al suo capezzale quasi un ' ora , chiacchierando di politica , di lavoratori , di datori di lavoro , di progresso sociale : si mostrò molto comprensivo , aperto alle aspirazioni dei contadini e degli operai . Nella sperduta frazioncina di Sotto il Monte , questa sera , non si parla che del « Papa buono » , dei suoi umili genitori , della sua fanciullezza malinconica , dei suoi atti di bontà , della sua intelligenza , ed è significativo che se ne parli come di una figura avvolta già come da un alone di leggenda . In un ' osteria ho sentito un vecchio artigiano - sollecitato da un uditorio composto da povera gente dalle mani gonfie di calli - sillabare a fatica una cronaca lasciata da don Giovanni Birolini , che fu parroco di Sotto il Monte per trent ' anni . Dice questa cronaca , inserita tempo fa in un volumetto dedicato ai principali bergamaschi del principio di secolo : « Quando nacque don Angelo , i genitori , da buoni cristiani , provvidero subito al battesimo . Siccome il parroco don Francesco Rebuzzini era assente dalla parrocchia perché a Terno per la congrega , si dovette trasferire il battesimo a sera inoltrata , dopo l ' Ave Maria , quando tutto era in silenzio . Vento e pioggia tenevano rincasate le persone . Terminati gli studi elementari in Comune , ove si distingueva per assiduità e bontà , appena all ' età di 9 anni venne mandato presso un parente di Pontida e frequentò come alunno esterno il collegio di Celana ; poi si assoggettò a fare ogni giorno la strada a piedi da Celana a Sotto il Monte per circa 3 mesi . Ma il profitto in collegio non era molto . Essendo un giorno stato incaricato della consegna di una lettera al parroco di S . Gregorio , don Carlo Marinelli , il quale conosceva la famiglia Roncalli , nella quale lettera veniva avvisato detto Marinelli a dare un rimprovero al ragazzo Roncalli , questi non la consegnò . Fu poi tenuto a casa per esser mandato nel patrio seminario con grande sacrificio del padre e della madre che erano ricchi di bontà cristiana ma poverissimi finanziariamente . Per i suoi studi in seminario , come a Roma , fu aiutato finanziariamente da monsignor Moriani il quale pensò per i denari occorrenti » .