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Arturo Toscanini ( Vergani Orio , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Si è fermata , dunque , la mano del grande Maestro . Cerea , bianca , la destra si è incrociata con la sinistra sul petto , nel gesto dell ' ultima pace . Il grande vecchio è immobile , al centro dell ' immenso segreto dell ' aldilà . Egli non può più dire nulla , gli uomini non conosceranno più le vie meravigliose della magica memoria , i battiti infallibili di quel cuore carico della musica di tutti i tempi . Musica eri giovane per lui , e lui era giovane per te . Quella che si chiude è una lunga , incantatrice storia d ' amore . Amore era la musica di Toscanini . Ancora tempo fa , dissero , egli leggeva Leopardi e qualcuno pensava di donargli , dei Canti , una stampa che non affaticasse , nella notte , i suoi occhi già tanto stanchi . Non è tutto amore Leopardi , pur nella sua sconsolata angoscia ? Amore il sospiro per Silvia , amore l ' appello alla Luna , amore il pianto per la melanconica ginestra , amore l ' ascoltare la nota del passero solitario , la nota che scende dal silenzio della torre antica . Amore era la musica di Toscanini nell ' aurora serena e nella tempesta notturna , nel sospiro e nell ' inno , nell ' elegia e nel peana ; amore nella grazia , amore nell ' ira , nel sangue della tragedia , nella luce argentea della favola lunare , tra le rupi e le fiamme . Egli , per questo amore , riportava tutto alla legge prima : quella dell ' amore attorno a cui tutto il mistero del creato si volge , « sì come ruota che egualmente è mossa » . Aveva quattordici anni quando morì Wagner , trentadue quando chiuse gli occhi Verdi , cinquantasette quando scomparve Puccini . Da tanti anni durava dunque la sua solitudine e , in questa immensa solitudine , conscio di stare come una rupe salda in mezzo ad un mondo in naufragio , egli non viveva che per far rivivere i grandi spiriti . Per questo , forse era così esigente il suo spirito mistico di musicista , per questo il teatro o la sala dei concerti erano la sua chiesa , per questo egli esigeva che gli ascoltatori avessero , soprattutto , l ' animo dei credenti . Questo suo intendere l ' esecuzione musicale come un fatto mistico non era un atteggiamento letterario : nasceva probabilmente dalla coscienza di essere l ' interprete di una superiore misteriosa volontà : di quella volontà che , in un mondo di nebbie , di incredulità , di dubbi e di lento annichilimento della grande civiltà delle anime , faceva , a un suo cenno , risorgere i grandi spiriti che avevano amorosamente o tempestosamente cantata la poesia estrema di un mondo che ormai non sapeva più rinnovare i valori della poesia . Il destino aveva voluto ch ' egli fosse l ' ultimo nocchiero di quella nave che aveva percorso tutti gli oceani del canto : ch ' egli fosse l ' ultimo a levare le sue vele e a drizzare il suo timone . Interprete di un mondo immortale i cui semidei si erano spenti senza eredi , egli , di quei semidei , per sorte aveva dovuto essere il grande evocatore . Tutti morti , i geni , alle sue spalle . Da quanti anni , da quanti decenni si poteva pensare che Toscanini si guardasse sconsolatamente attorno , solo vivente , in attesa di uno da chiamare fratello ? Da quanti anni viveva solo tra prodigiosi spettri , in un ' arte che non riusciva più a rinnovare i propri miti e che , paurosamente , se pur viva fra i suoi Immortali , era tutta ormai solamente Passato ? Di qui la necessità di un ' istintiva convinzione mistica : il suo rigore quasi di sacerdote davanti alla necessità di ricreare ogni volta il miracolo non di una esecuzione , ma di una resurrezione : le sue ire procellose per la minima cosa che gli potesse sembrare errore od offesa all ' Idea e al Tempio : il suo dubbio costante e le sue affermazioni , ad un certo momento , dogmatiche ; la sua instancabile attenzione nel migliorare se stesso , per chiarire sempre meglio a se stesso il mistero musicale ; il suo intendere il teatro come un tempio e il podio come il gradino dell ' altare . Solamente perché gli era possibile di rinnovare così il miracolo della resurrezione dei grandi spiriti , egli non fu vinto mai dall ' angoscia della solitudine in un mondo nel quale , ormai , sembrava che la musica sorgesse solamente dai grandi Sepolcri . Così , perché per la magia di un cenno , per l ' improvviso battere concorde dei cuori , per l ' improvviso eguale respiro di due anime , i grandi spiriti si risvegliavano in lui , egli , con tali antichi fratelli accanto , da Beethoven a Verdi , poté non sentirsi solo nel mondo che si svuotava di canti , e poté , con tali fratelli accanto , per essi vivere così a lungo . Mancate le forze per ripetere ogni giorno la grande evocazione , era destino ch ' egli non potesse più vivere . Interprete sommo d ' ogni musica , la forza del suo genio vivificatore doveva far di lui , nel mondo , l ' estremo e maggiore rappresentante del genio musicale italiano . Egli era infatti della razza dei geni italiani , nati e cresciuti nella semplicità , anche se sapientissimi : nati in obbedienza ad un estro , ad un intuito , ad un istinto poetico . Stendhal si sarebbe incantato per lui con lo stesso felice incantesimo che l ' aveva avvicinato a Rossini . Toscanini era fatto per riconoscere sempre la via più breve per percorrere qualunque labirinto . Nato in un paese dove gli inverni sono nebbiosi e dove erano fiochi , al tempo della sua adolescenza , i lumi per le strade , all ' ombra dei giganteschi palazzi incompiuti di Parma , e sulle rive tenebrose del torrente alla cui rapinosa voce invernale fra i ciottoli sotto alla Pilotta dei Farnese sembra aver pensato Verdi per il quarto atto del Rigoletto , Toscanini era abituato a non sbagliare mai strada anche nel fitto delle partiture più buie . Il suo genio si chiamava chiarezza : entrava nei capolavori non di fianco , ma dall ' alto , quando , come vista verticalmente , la loro topografia gli aveva rivelato i segreti del buon orientamento . Si può dire che , allora , egli calasse , piombasse sul capolavoro con l ' infallibilità di un falco . Di tutti i popoli del mondo , l ' italiano è quello che più ha amato l ' ordine : altrimenti non sarebbe stato un popolo di grandi architetti , e i suoi poeti non avrebbero creato ed amato la disciplina musicale del sonetto . Intendere l ' ordine segreto , le segrete misure , i rapporti di temi e di cadenze di una musica apparteneva all ' intuito architettonico e musicale degli italiani , inventori della terzina e del sonetto , dell ' endecasillabo e dell ' ottava , dell ' arco , del portico , del chiostro , della basilica e della cupola , del duetto , del quartetto , del « concertato » , della polifonia . Si trattava , per Toscanini , prima di tutto di scoprire e di ridisegnare e di riplasmare una architettura : poi , di farvi vivere dentro uno spirito e cantare una anima . Era il momento in cui egli soffiava il suo stesso spirito sulla bocca del colosso . Il gigante si risvegliava e lui gli diceva : « Cammina e canta ... » . Così , in mezzo alle partiture più rupestri e più selvose , egli andava dritto , come un rabdomante , a scoprire l ' essenziale , e cioè la sorgente del canto : e non per nulla , come esecutore di musica , egli veniva dalla grande famiglia degli archi , antico suonatore di violoncello , lo strumento che di tutti ha la voce più umana . Da quel momento egli camminava , infallibile , in cerca dell ' umanità del canto ; il poema sinfonico più folto doveva aprire il suo intrico contrappuntistico , la foresta doveva schiudersi , la luce trovare la sua strada , il cuore la sua voce . « Non abbiate paura di cantare ! » , gridava il vegliardo ai violini . Il canto voleva dire chiarezza sulla ormai ineluttabile strada della poesia . Calato sul capolavoro dall ' alto , egli , ormai , non doveva assediarlo e penetrarlo e illuminarlo dall ' esterno . La sua creazione cominciava dall ' interno , dal nido più segreto della foresta , dalle radici vitali , dall ' humus della sua fecondità . Il capolavoro rigerminava per lui : e sotto al suo cenno rinascevano le grandi querce , risorgevano le cattedrali , salivano al cielo le cupole delle basiliche . Ogni vastità polifonica , ogni ampiezza di affresco sonoro , ogni impeto ed ogni squillo erano adesso possibili , ed ogni murmure e ogni tremore stellare di note . I Personaggi , Otello e Sigfrido , Wotan e Lucia , Figaro e Brunilde , Mimi e Parsifal , potevano , ora , avanzare al proscenio . Era il momento in cui l ' umanità poteva finalmente entrare , ad un cenno del maestro , per la grande porta , quella per la quale passa la sua estrema espressione : la poesia . Grigio e molte volte disperato è stato il nostro tempo , amare le nostre vicende , infelice per tante voci la generazione di noi che , nella sua piena maturità , lo udimmo appena fanciulli o giovinetti : ma anche per noi delle ultime generazioni una luce veniva , una luce è venuta da quelle mani , ora ferme e incrociate nell ' atteggiamento dell ' ultima pace . Il nostro cuore è stato preso fra le mani di questo grande vecchio italiano che di Verdi poteva essere considerato spiritualmente , il figlio . Egli veniva dal Grande Tempo : era nato nella Grande Stagione , quando non si pensava ancora che per il canto fosse iniziato il mesto Autunno e tutto pareva ancora un rigoglio primaverile di spiriti . Egli veniva dalla riva delle Grandi Speranze , e ci ha aiutato a credere ancora nella Speranza e a riconoscere le anime che indicano l ' immortalità della bellezza e della poesia . Confortatore , illuminatore , sacerdote musicale di quattro generazioni , a lui , nella cui musica tante volte segretamente anche noi ci siamo sentiti purificati come , in una confessione , va il pensiero , come nella invocazione verdiana . Va ' dunque , pensiero degli italiani , verso il caro grande vecchio muto e solo , verso quel volto chiuso nell ' ultima maestà , immobile al centro dell ' immenso segreto dell ' aldilà .
INIZIO DI BATTAGLIA ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
22 agosto . Da avant ' ieri si sono riaccesi i combattimenti su tutta la fronte degli eserciti , nel teatro occidentale della guerra europea . Ma non il solo ricominciare di essi fa credere che la grande battaglia sia iniziata . Già otto o dieci giorni or sono erano avvenuti altri scontri , e assai sanguinosi : e pure si era capito che costituivano soltanto semplici combattimenti d ' avanguardie o di corpi distaccati . Preannuncia ora la lotta suprema il ripetersi , con forze maggiori , delle mosse che erano già state tentate dai combattenti quasi negli stessi luoghi con gli stessi scopi . Si capisce che , soltanto per preparare il tentativo supremo , si ripete oggi quello elle ieri si era provato , senza preoccuparsi di cercare il nuovo , pur di ottenere lo scopo . Da che cosa dipende questa mancanza di nuovi brillanti disegni di operazioni ? Non si è potuto , data la mole degli eserciti , cambiare i piani ? Si è riconosciuto che meglio vale insistere in un disegno , anche se in parte svelato , piuttosto che tentare d ' improvvisarne altri ? Forse , le due necessità si sono imposte insieme ai tedeschi e ai francesi . La battaglia si avvia lentamente ; assai probabilmente si svolgerà a lungo , in molte lunghe giornate ; finirà forse pure lentamente , per esaurimento . Molti saranno i rivolgimenti e le mutazioni per cui passerà , e il risultato non sarà conosciuto , forse , che qualche giorno dopo che le armi avranno taciuto . Gli episodii , e , più ancora , il risultato , faranno dimenticare i segni con i quali essa si è iniziala . Ma , per poterci rendere conto un giorno dei suoi effetti , è necessario fissare bene i segni stessi ora , mentre li vediamo nitidamente , non turbati dalla fortuna o dagli errori degli uomini . Quale dei due avversari si presenta oggi alla battaglia in condizioni strategiche , cioè di concezione , migliori ? Riassumiamo la situazione . Scendendo da nord a sud , i due eserciti sono così dislocati . Nel Belgio , i tedeschi hanno raggiunto la linea Dinant - Neufchâteau : più a nord di Dinant la loro cavalleria ha spazzato il paese ed è entrata in Bruxelles : più a sud di Neufchâteau fronteggiano i francesi . Questo significa che , per quanto riguarda gli alleati , l ' esercito belga , battuto o no , è stato staccato dal franco - inglese , ed è in ritirata , voluta o imposta , su Anversa ; che le piazze forti di Liegi , Huy e Namur , senza la guarnigione mobile elle forma la loro forza viva , sono state mascherate da poche truppe e sorpassate ; che l ' azione dei franco - inglesi non si è ancora sviluppata contro gli avversarli . La destra tedesca avanza contro il fianco sinistro francese , e , con obiettivo assai più lontano , contro Parigi . Al centro , nella Lorena , i tedeschi sono appoggiati alle fortezze di Metz e di Strasburgo , ed hanno finora quasi dappertutto respinto i francesi , infliggendo loro perdite abbastanza gravi . Ma ieri i francesi pare siano riusciti a sboccare nella regione Delme - Morhange - Finstingen , sulla linea di comunicazione fra Metz e Strasburgo . Poiché la regione di Morhange , non più larga di 35 chilometri , è boscosa ed acquitrinosa , e quindi di assai difficile passaggio , il vantaggio francese è lieve : si può ritenere che qui i due eserciti si bilancino . A sud , i tedeschi , cedendo sotto l ' avanzata francese , si ritirano dall ' Alsazia meridionale verso Strasburgo . L ' esercito repubblicano ha ottenuto fino ad oggi nell ' antica provincia francese i maggiori vantaggi della campagna , occupando la linea Schirmeck - Gebweiler - Mulhouse - Dannemarie e i passi dei Vosgi . Esso è laggiù veramente e risolutamente penetrato in territorio nemico . Attorno alle truppe francesi e tedesche che si fronteggiano quasi immobili nella Lorena , le due lunghe linee combattenti stanno dunque girando come attorno ad un perno ; la linea tedesca , avanzando la destra e ritirando la sinistra , la franco - inglese tenendo indietro la sinistra e avanzando la destra . Il movimento è simmetrico : nei tedeschi più grandioso , nei francesi più risoluto . L ' offensiva tedesca offre due caratteri principali : di schierare molle forze contro la parte più debole della linea fortificata della frontiera francese , e di aprire a queste forze la via più diretta su Parigi . L ' insistenza dei tedeschi nel tentare il passaggio per il Belgio è comprensibile . Sboccando di qui , e dal Lussemburgo , si evita la terribile linea fortificata della Alosa , fra Toul e Verdun . Questa linea non è soltanto poderosa , ma sorge quasi alla frontiera : trattiene quindi l ' esercito che la deve assediare lontano dalla terra francese . La linea La Fère - Laon - Reims , contro cui va a urtare chi proviene dal Belgio , non solo è meno forte della prima , ma è anche assai più arretrala . L ' esercito tedesco , giunto dinanzi alle tre fortezze , ha già arrestato la vita di buona parte della Francia . Ha portalo la guerra e i suoi mali nel territorio avversario ed ha raggiunto un primo scopo , perché l ' esercito francese non può rimanere inerte dinanzi all ' invasione , e deve spostarsi per ricacciare l ' invasore . Ora spostarsi indietro e a settentrione , vuol dire per i francesi abbandonare la frontiera dell ' est , la meglio fortificata , la più conosciuta , quella in cui ogni uomo ha il suo posto di combattimento . I1 vantaggio strategico che i tedeschi otterrebbero , riuscendo nella loro manovra , sarebbe immenso . Né meno rilevante è il secondo vantaggio , dell ' avvicinamento all ' altro scopo dell ' offensiva , Parigi . L ' obiettivo di un esercito è , in una guerra , l ' esercito avversario : via uno dei mezzi per attirare a sé questo esercito può essere la minaccia della capitale , quando la capitale , se non è tutta la nazione , è gran parte di essa come in Francia . Sappiamo bene che anche giunto alle valli dell ' Oise , dell ' Aisne e della Marna , l ' esercito tedesco incontrerà una fortissima resistenza . Ma la strada che parte dal Belgio è più breve di quella che parte dalla Lorena per arrivare a Parigi : e in una guerra in cui tutte le mosse sono , o dovrebbero essere , misurate secondo il tempo disponibile , questo vantaggio è decisivo . Quali effetti può produrre , di fronte all ' avanzata tedesca di così netti caratteri , l ' avanzata francese ? L ' invasione dell ' Alsazia è , certamente , un grande avvenimento morale , e serve a ravvivare lo spirito delle truppe francesi . Ma possedere l ' Alsazia , sotto l ' aspetto militare , non significa che possedere un corridoio , le porte del quale ( Hüningen , Lorrach e Neu - Breisach ad est , Strasburgo a nord ) sono in mano dei tedeschi . Non si può ammettere una franca avanzata francese verso est , perché andrebbe a finire contro il Baden : cioè contro un paese che non costituisce nucleo vitale per l ' Impero , e si può tranquillamente lasciare invadere , in attesa che la decisione maturi in altri luoghi . Per avere qualche efficacia , l ' avanzata francese , dopo la corsa fino al Reno , dovrebbe mutare rotta verso nord , per prendere di fianco o di rovescio , se è possibile , la linea tedesca . Ma in questo caso non solo la linea di marcia francese diventerebbe lunghissima , ma cozzerebbe contro una delle fortezze più potenti dell ' Impero , Strasburgo . E una volta arrestate da Strasburgo , le truppe dell ' Alsazia a che cosa potrebbero servire ? Strasburgo non è tale ostacolo che si possa circondare con poche forze , per passar oltre : ed aumenta la sua efficacia con quella del Reno , che l ' esercito francese dovrebbe valicare , per sentirsi un po ' a suo agio : poiché non si può agevolmente ammettere che cerchi di frammettersi Tra Metz e Strasburgo , senza prima averle assediate . Ma queste operazioni quanto tempo richiederebbero per l ' esecuzione ? L ' offensiva tedesca offre inoltre minori pericoli della francese : benché ciò , a prima vista , non paia . Si può infatti con molta probabilità ritenere che , per alcuni giorni , l ' esercito tedesco non debba avere contro di sé , nell ' avanzata , che quello franco - inglese . L ' esercito belga costituisce una minaccia ma non immediata : perché la sua ritirata su Anversa non può dipendere che da una riconosciuta impotenza a resistere o da una sconfitta . Ma se l ' esercito tedesco riesce ad avanzare , la sua unione con le truppe della Lorena gli dà tanta saldezza , che a tenere lontani i belgi possono bastare forti distaccamenti di copertura . Né c ' è da temere , per ora , di rinforzi inglesi ai belgi : perché gli inglesi , che potranno in avvenire pesare con tanta forza sulle sorti della guerra , hanno già inviato per il momento tutto ciò che potevano col corpo di spedizione che è a contatto con i francesi . La minaccia sul fianco tedesco e sulle retrovie esiste quindi : ma non deve essere calcolata più di quanto valga , perché , per essere esercitata , richiede che l ' esercito belga esca dalle linee di Anversa : e non è detto che esso possa fare subito ciò . Fino a quando rimarrà ad Anversa i tedeschi potranno sempre rifornirsi dal sud , e guardarsi a nord . Non , è la stessa cosa per l ' esercito francese dell ' Alsazia . In mano ai tedeschi sono tutti i ponti del Reno , da Hüningen a Strasburgo , e le fortezze renane . Ora , un ' avanzata francese che risalga l ' Alsazia lascia per parecchie decine di chilometri il fianco destro esposto ad un attacco proveniente dal Baden e scopre la depressione di Belfort , larga circa 35 chilometri . Ma il Baden è paese di confine , dove possono annidarsi truppe non soltanto tedesche ma anche austriache , senza che queste ultime , si può dire , abbiano fatto un passo fuori della patria , poiché il Tirolo è a ben poca distanza dal Baden . E si comprenderà il pericolo di riunire e fare inoltrare grandi forze in un paese lontano , chiuso , seminato di ostacoli , per sguarnire luoghi dove le truppe possono essere invece assai più fruttuosamente impiegate . Il concetto , che guida l ' esercito tedesco ad agire , è di maggiore efficacia e promettitore di migliori risultati del concetto francese . Ma questa superiorità potenziale tedesca si muterà in superiorità reale di azione ? Assicurerà , cioè , la vittoria ? La risposta è impossibile . Ed è impossibile non solo perché l ' attuazione di un disegno di guerra può portare molte sorprese , ma perché questo tedesco , in particolare , è in relazione col disegno di guerra del teatro orientale d ' operazioni . I tedeschi avevano destinato un certo numero di giorni a schiacciare la Francia : dopo i quali dovevano rivolgersi contro la Russia , che intanto avrebbe potuto divenire preponderantemente minacciosa . Noi non sappiamo se abbiano o no perduto , finora , qualche giorno rispetto a quelli calcolati : ci pare però che il tempo rimasto per battere la Francia , prima che la Russia possa entrare efficacemente in campo , sia assai breve . E in questo tempo la Germania , nonostante la superiorità strategica iniziale , potrà riuscire a schiacciare la rivale ? L ' Austria tratterrà la Russia per un tempo sufficiente alla vittoria dell ' alleata ? Questo problema generale si sovrappone al particolare del teatro d ' operazioni franco - tedesco , e può far mutare le attuali buone condizioni strategiche della Germania rispetto alla Francia , in condizioni pieno buone o addirittura cattive .
Totò ( Vergani Orio , 1948 )
StampaQuotidiana ,
Ho passato una serata con Totò , nel camerino di Totò , fra le quinte con Totò e , dopo lo spettacolo , a pranzo con Totò . L ' ho lasciato alle quattro del mattino davanti alla porta del suo albergo . Quando sono andato a casa e mi sono spogliato , ho pensato che in quello stesso momento anche Totò si spogliava , rimboccava il lenzuolo , sistemava il cuscino . Da questo pensiero sono nate , prima che prendessi sonno , alcune considerazioni che adesso metto sulla carta , in ricordo della serata passata con l ' attore comico più popolare d ' Italia e , certamente , fra i più singolari del mondo . L ' attore comico , quando il carattere delle sue occasioni lo ha portato a raggiungere lo stile e la fissità della grande maschera , non si appartiene più . Il pubblico continua a modo suo a svolgere mentalmente la vita del personaggio che l ' attore gli ha portato innanzi . Il sipario cala sull ' ultima passerella di Totò , e Totò non ritorna padrone di se stesso . La nostra immaginazione lo segue , come seguirebbe Charlie Chaplin o il grande clown , e lo fa vivere in modo e nelle situazioni che , con il normale repertorio di quella maschera , non hanno nessuna apparente attinenza . Quando il grande attore tragico si strucca e rientra nella penombra della sua vita privata , la nostra fantasia non lo segue . Ruggero Ruggeri depone i fascini di Aligi e l ' immagine di Aligi resta staccata dalla vita del suo interprete . Io non ho mai pensato , dopo una recita di Ruggeri o dopo una recita di Lucien Guitry , all ' andare a letto di Ruggeri o di Guitry come ad un pretesto per continuare , nella fantasia , la vita del personaggio che essi avevano creato innanzi al pubblico . Gandusio può avermi fatto ridere ma non mi fa ridere la possibilità di immaginarmi Gandusio in trattoria , dopo teatro , davanti a una cotoletta . Dopo un film di Charlot , continuerò a vedere Charlot in tram , a cena o mentre cerca le chiavi di casa o mentre preme il bottone dell ' ascensore . Ha creato una maschera identica alla sua figura umana ed egli , in quanto maschera , non è più padrone di se stesso . Lo stesso mi accade se penso a Totò nella sua camera d ' albergo , dopo che ha passato quasi otto ore davanti a me scrittore che cerco di scoprire i lineamenti del suo ritratto segreto . Totò non è più padrone di nulla , nemmeno di andare a dormire in santa pace . Se i suoi milleduecento spettatori di ogni sera pensano , dopo teatro , a lui che va a letto , tutti milleduecento si mettono a ridere . Totò dorme ? La gente ride . Totò si rivolta nel letto ? Totò perde una coperta ? Totò cerca le pantofole ? Totò non trova il bottone del campanello ? L ' immagine di Totò non appartiene più a Totò . Come il protagonista del racconto di Chamisso che ha perduto la sua ombra , l ' attore comico , costruendo di se stesso , per mostruose ispirazioni , una maschera , ha perduto la propria immagine , l ' ha ceduta a qualcuno che se ne è fatto padrone e che può muoverla a suo piacimento , tirannicamente . Totò può , per questo , guadagnare quanto vuole : sarà sempre povero , di quella strana povertà dell ' uomo che non appartiene più a se stesso . Credo che per questo , per una sia pure imprecisa coscienza di questo , Totò , appena esce dal rettangolo di luce della ribalta , sia l ' uomo più serio che ho avvicinato : il meno ciarliero , il più misurato nella parola e nel gesto . Totò , fra le quinte , non fa ridere nemmeno un momento . La conversazione con lui è piuttosto difficile perché , in genere , non si pensa mai troppo al carattere degli uomini e alla loro posizione davanti al proprio destino . Con un poco più di preventiva meditazione sul tema « Totò fra le quinte » , sarebbe stato facile immaginare che , appunto , per la violenza estrema dei colori della maschera Totò , tanto più tenui dovevano essere i colori dell ' uomo Totò . Non si pensa mai abbastanza alle cose : i nostri diplomi di « fine psicologo » meriterebbero spesso di esser fatti a pezzi . Com ' è possibile pensare che Totò uomo , appena tra le quinte , non debba istintivamente reagire al Totò maschera ? Totò non ha bisogno di continuare il suo personaggio , quando cala il sipario . Il suo personaggio continua a vivere nella memoria e nella fantasia . Egli torna immediatamente Totò uomo . A differenza anche di molti che non sono attori e che , per essere assunti nell ' arte e nella storia al ruolo di personaggi storici , continuano in ogni ora , solo che li si guardi , solo che pensino di essere osservati , a sforzarsi di assomigliare al loro personaggio o di disegnare un contrario di se stessi , mi pare che Totò non si curi nemmeno di costruire un antiTotò . Egli non è il contrario di se stesso : non è il « pagliaccio che pranza dopo aver fatto ridere » o la maschera che ammicca per far intendere che , sotto il cerone del trucco , c ' è l ' uomo . È una creatura molto differente che sembra non abbia , di Totò , mai sentito parlare e che per Totò abbia una estrema indifferenza . Il Totò della scena resta placidamente attaccato a un gancio dell ' attaccapanni . Padrone chiunque di immaginarlo per le vie del mondo con il suo stretto tubino , la sua lunga mascella , il suo riso sgangherato , il suo collo da disossato ballerino fantoccio . Nella vita , Totò è quasi impacciato , quando sorprende che il nostro sguardo insiste a cercare nel suo viso una maschera che non è più sua e che ormai appartiene alla favola del nostro tempo . Il camerino di Totò è , come il teatro , sottoterra , e vi si arriva per complicati labirinti . Quando si è là dentro , il palcoscenico sembra lontanissimo . Ho pensato spesso , mentre parlavo con Totò durante i momenti in cui si cambiava tra una scena e l ' altra , a certe mie esperienze di sommergibilista oceanico . Non solo l ' aria è quella , stanca e viziata , del piccolo quadrato di un sommergibile alla massima immersione : ma è quello , in un certo senso , anche il silenzio . Il pubblico bisogna ricordarselo , come ci si ricorda , a cento metri sott ' acqua , della superficie azzurra e ondosa del mare . Non si sente la sua voce . Si cerca istintivamente il periscopio . Questo accade perché qui non arriva nulla , nemmeno il risucchio della grande ondata spettacolare della rivista che svolge intanto , nel golfo di luce del palcoscenico , le sue grandi manovre di colori , di luci , di piume , di danze , di vive morbide statue di donne . La rivista non arriva al camerino di Totò che come l ' eco , se potesse giungerci , di un pianeta lontano . Lo spettacolo , per chi se ne sta seduto nel camerino , è come avvenisse sulla luna . Su una parete è attaccato un piccolo altoparlante . Basta toccare un bottone e l ' altoparlante si mette a parlare e a cantare : parole e suoni un po ' confusi , quasi da segnalazioni medianiche . Anche nelle navi da guerra in navigazione e in battaglia , imperiosi altoparlanti ripetono , nei vari ponti , alle macchine , alle stive , ai depositi di munizioni e alle torri dei cannoni le voci del comando , i rumori della battaglia . Totò mentre si trucca per la nuova scena , segue , ogni tanto , alla voce roca e lievemente sinistra , fredda e incorporea dell ' altoparlante , la manovra e la battaglia . La presenza di quelle voci è come la presenza del destino , è come il monito al personaggio per dirgli : « Ricordati che sei Totò » . Nessuno può entrare . Il retroscena di una rivista è uno dei luoghi più segreti del mondo . Una soubrettina o una ballerinetta possono sfilare sulla passerella con venti centimetri quadrati di stagnola per tutto vestito , sotto la luce implacabile dei proiettori , ma nell ' ombra delle quinte la bellezza e la nudità sono elementi di lavoro , accanto ai quali non ci si può fermare come fa il nottambulo che passa un quarto d ' ora a guardare gli operai che riparano le rotaie del tram . Il camerino di Totò , con il lungo corridoio buio che lo precede , mi fa anche per questo pensare alle navi da guerra dove non ci sono donne . Una serata dietro le quinte con Totò è una serata fra uomini : uno dei quali si spoglia e si riveste ogni momento davanti alla propria immagine riflessa in due specchi . L ' immagine è quieta , quasi assorta , fondamentalmente malinconica , al limite del doloroso . Non si ride , non v ' è motivo od occasione di ridere . Sembra che Totò non abbia quasi ricordi o che non voglia averne , stanco dell ' infinita proiezione di se stesso nella lunga prospettiva del tempo , dall ' infanzia ad oggi . L ' altoparlante porta musiche più o meno indiavolate . Totò è sfigurato dal trucco , si incolla sulla fronte un ridicolo parrucchino , indossa una goffa camiciola . Parla di quand ' era bambino a Napoli e aveva delle crisi mistiche e riempiva la casa di altarini . Poi voleva fare l ' ufficiale di marina . Solo a venti anni vide , per la prima volta , un attore e da allora scoprì la sua vocazione . Se , in strada , incontrava quel vecchio attore , lo seguiva timido e lo sopravanzava varie volte per guardarlo in faccia . Parla della commedia dell ' arte e di Pulcinella . E veramente Totò è il Pulcinella moderno , senza maschera , con la faccia lavata , complicato con tutto il grottesco e forse anche con tutte le malinconie geometriche del nostro tempo . Quando l ' altoparlante lo avverte che è l ' ora di salire in palcoscenico , nel praticabile che , visto dalla platea , rappresenta un interno di vagone - letto , interrompe il racconto e va verso il suo lavoro per il corridoio buio , verso il palcoscenico buio . Adesso dal piano del palcoscenico , lo vedo in luce , nella scatola del vagone - letto , dalla vita in su , come da una ribalta di teatro di burattini . Dalla parte dove sono io , il silenzio è alto come è fitta l ' ombra rotta qua e là dagli spiragli di luce dei camerini . La maschera è là , come nei tempi antichi , come alla piccola ribalta delle piazze napoletane , inquadrata nell ' immaginario finestrone del treno . Tira invisibili fili e un ' invisibile umanità ride , di là dalla ribalta , come per un comando sovrumano , in una misura infallibile . Alla comicità di Totò si possono trovare molte origini , come sempre si fa quando si parla di un attore comico o , meglio , del creatore di una maschera , sia esso Charlot , Max Linder , Prince , Ridolini , Buster Keaton . Pochi argomenti come quello del creatore di maschere moderne per il teatro , per il cinema o per il circo ( pensate al clown Giacomino , amato parimenti da Kuprin , da Andreew e da Gorkij ; pensate ai Fratellini e a Grock ) si sono prestati a saggi lunghi e seri . Petrolini è stato commentato filosoficamente da Bontempelli . Su Charlot esiste una biblioteca e sui Fratellini un mezzo scaffale di libri . Quella di Totò è all ' inizio una comicità da invertebrato ; la sua prima immagine è un metro snodato , di quelli gialli da falegname . Partendo da qui , la sua comicità , ubbidiente ad una macabra geometria , si è sviluppata e complicata anche con certi ghigni sinistri che sembrano rubati a una pittura di Ensor o a certe diaboliche incisioni di Goya . Il tubino e la redingote sono quelli di Charlot , certe intonazioni sono ancora di Ettore Petrolini , il naso e il mento sono quelli di Pulcinella . Da questo incrocio è nato Totò . Totò il buono come lo ha chiamato Zavattini : un po ' uomo , un po ' angelo , un po ' marionetta e un po ' clown , come del resto ai suoi tempi è stato Charlie Chaplin . Un comico che fa ridere con le ossa , muovendo gli angoli più imprevisti dello scheletro . Si muove , nei momenti di parossismo , come si muovono sulla lavagna i quadrati costruiti sui lati del triangolo del teorema di Pitagora . Data la sua origine napoletana , non è forse ingiusto ricordare la geometria di certi gesti dei mimi greci , tramandati nella pittura dei vasi ellenici . A questa violentissima capacità di pantomima si accompagna , per contrasto , l ' alta mestizia degli occhi più disillusi del mondo . La bocca sorride e si illude , bonaria ; gli occhi non credono alla favola gaia entro la quale vivono ; il corpo balla e si scompone come nel grottesco di una danza macabra . Un personaggio che sarebbe piaciuto ai Goncourt , per il suo verismo e , per la sua fantasia , a Théophile Gautier . Nelle cronache del teatro francese del Secondo Impero , c ' è la storia di qualche comico spettrale che piacque anche a Victor Hugo . Non è , del resto , Zavattini profeta letterario di Totò , il romantico degli angeli e dei poveri ? Anche se , nella prospettiva teatrale , la mimica facciale più sottile deve diventare smorfia violenta e l ' attore deve moltiplicare le dosi della virtù comica per ottenere « l ' onda lunga » che lo metta in contatto con lo spettatore lontano , il suo migliore segreto Totò lo ha nelle sfumature : un millimetrico flettersi delle sopracciglia , un velarsi improvviso dell ' occhio , un intimo ammiccare forse furbesco e forse di mestizia . Alla una e mezzo di notte , un uomo di media statura esce dal teatro . Ha in testa un cappello color noisette , un paltò dello stesso colore , una camicia di seta con le due punte del colletto fermate da una spilla . La strada è quasi deserta . Nessuno si ferma e nessuno ci guarda . « Non ho avuto » , dice , « una carriera difficile , non ho vissuto molto , non ho avuto nemici . Ho avuto una vita come tutti gli altri . Sono come tutti gli altri . » In trattoria , mangia un piatto di prosciutto e un piatto di spaghetti . Il fotografo , naturalmente , vuole riprenderlo con la forchetta in mano . Totò non è padrone , l ' ho visto , della sua immagine . Quando , chiamandolo per nome , l ' ho salutato sulla porta dell ' albergo , l ' autista del tassì notturno si è affacciato al suo sportello , per vederlo . Probabilmente avrà pensato che io avessi scherzato .
LA NECESSITÀ PER LA GERMANIA ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
27 agosto . L ' azione tedesca nel teatro occidentale delle operazioni ha proceduto , finora , metodicamente sicura . I tedeschi , prendendo nettamente l ' offensiva , si sono trascinati dietro gli avversarii , che hanno opposto una resistenza valorosa , ma un po ' confusa e tumultuosa . Se la guerra fosse scoppiata soltanto fra la Germania da una parte e la Francia e l ' Inghilterra dall ' altra ( per il contributo che questa nazione ha dato fino ad oggi ) , la condizione dell ' esercito tedesco sarebbe oggi buona , e tale da far prevedere la sua vittoria finale . Ma i tedeschi debbono non solo vincere l ' avversario occidentale , ma vincerlo a tempo fisso . Se non riescono a sciogliere questo problema , tutti gli sforzi compiuti , tutto il sangue sparso sono inutili . L ' assioma di Napoleone che « nulla è fatto in guerra finché non è fatto tutto » non ha mai trovato una dimostrazione così lampante come in questo caso . I tedeschi debbono avanzare sempre , senza indugi : poiché oggi , al ventiseiesimo , giorno di guerra , non ostante i loro buoni successi complessivi , sono appena giunti alla frontiera francese e non hanno affatto disorganizzato l ' esercito nemico . E dietro la Francia ancor valida compaiono già a giorno fisso gli altri due nemici , l ' Inghilterra e la Russia . Perciò i tedeschi debbono oggi essere in procinto di tentare il supremo sforzo per sconfiggere i francesi . I loro comunicati tacciono ; ma non c ' è niente in guerra di più spaventoso del silenzio di chi opera . Meglio mille volle vedere chiaramente il pericolo anche gravissimo , che essere costretti ad immaginarlo . L ' immaginazione supera sempre per ispaventi la realtà . La necessità spinge i tedeschi a combattere . E , benché non dicano quello che stanno facendo da tre giorni , nonpossono essere occupati se non nella terribile marcia innanzi , che deve rovesciare l ' esercito francese e portarli a Parigi . Non possono riposare . La grande battaglia , cominciata domenica e proseguita lunedì e parte del martedì , non può , non deve essere finita . Cesserà soltanto quando i francesi saranno battuti interamente , quando l ' invasione della Francia sarà avvenuta , quando un risultato veramente grande sarà ottenuto , sia pure con grandissimi sacrifici . È questione per loro di vita o di morte . Perché la Russia è discesa a sua volta in campo . In uno dei nostri primi articoli abbiamo cercato di dimostrare come la decisione di questa guerra non sia probabilmente affidata , militarmente , né alla Francia né alla Germania , ma alla Russia e all ' Inghilterra . Abituati da quarant ' anni a pensare la guerra europea come soluzione di una contesa particolare fra la Germania e la Francia per la rivendicazione delle vittorie tedesche del '70 , noi siamo venuti a poco a poco convincendoci che sul Reno e tra Germania e Francia si sarebbe data la grande battaglia decisiva del nuovo destino dei popoli europei . Ma questo non è . La guerra occidentale è l ' episodio secondario del conflitto europeo . Non pare che la Russia possa mettere ancora in campo tutto l ' esercito . Le battaglie avvenute alla frontiera della Prussia orientale , benché siano durate sei giorni , sembrano essere state gravi scontri fra truppe di copertura tedesche e qualche corpo d ' esercito russo , già pronto e avviato innanzi per attuare un compito secondario , che fra breve cercheremo di spiegare . Un ' avanzata dell ' intero esercito non avrebbe potuto sfuggire agli occhi vigili degli avversarii austro - tedeschi , per quanto fosse stata bene nascosta . Pare che la Russia voglia operare contro i nemici con una trentina circa di corpi d ' esercito , cioè con più di 1.200.000 uomini : e ognuno capisce come questa enorme folla non possa muovere senza essere almeno avvistata . D ' altra parte i russi stessi annunziarono di aver combattuto quei sei giorni contro forze tedesche che variavano fra 70.000 e 100.000 uomini : tenuto conto delle immancabili esagerazioni fatte anche in buona fede , quelle forze costituiscono soltanto due corpi di esercito : forse quelli di Königsberg e di Allenstein , che sono i più vicini alla frontiera . Se l ' esercito russo nella Prussia orientale fosse stato intero , avrebbe sforzato assai più presto l ' avversario . Insomma , i russi hanno mosso innanzi con piccola parte dell ' esercito : ma la rimanente non ha seguito e non sarà forse pronta che fra qualche tempo ancora . Conferma il nostro pensiero il fatto che l ' esercito austriaco , a quanto pare , non ha ancora risolutamente mosso contro l ' avversario . Ora , fino a quando nel teatro orientale delle operazioni non vedremo entrare in azione gli austriaci , si potrà dire che la grande partita non è ancora impegnata . La ripartizione dei compiti degli alleati nella guerra sembra oramai abbastanza chiara per essere accennata senza timore di dare un giudizio avventato : i tedeschi , con pochi rinforzi austriaci debbono bastare contro i francesi ; gli austriaci con rinforzi tedeschi debbono fronteggiare i russi . Il teatro della Serbia è affatto secondario . Una terza importante ragione fa supporre che l ' invasione della Prussia orientale non sia lo scopo principale dei russi . Il loro esercito cercherà di marciare verso ovest più rapidamente che gli sarà possibile , schivando le fortezze nemiche e gli ostacoli naturali , guadagnando in territorio proprio quanto più terreno potrà della strada di Berlino , e tenendosi col grosso delle forze in una posizione centrale rispetto agli eserciti nemici . Soltanto così potrà rimediare in parte al tempo perduto per la mobilitazione ed entrare in lotta improvvisamente e con tutta l ' efficacia . La strada tracciata naturalmente per conseguire questi scopi , è quella della Polonia russa che , come abbiamo detto , si incunea per circa 300 chilometri fra la Prussia orientale e la Galizia , ed è appoggiata alle grandi fortezze di Brest Litowsky , di Ivangorod , di Novo Georgiewsk e di Varsavia . Dalla frontiera occidentale polacca si minacciano direttamente la Posnania e Berlino : si incontrano , nella marcia in avanti , poche fortezze , e minori ostacoli naturali che a settentrione ; e si può volgere rapidamente tanto a parare attacchi tedeschi provenienti da nord , quanto attacchi austriaci più gravi provenienti dalla Galizia . Per compiere sicuramente questa avanzata principale è necessario avere il fianco destro sicuro . Ecco il motivo assai probabile dell ' attuale azione russa nella Prussia orientale . Numerose forze , costituenti forse più corpi d ' esercito , debbono essere state inviate contro i tedeschi , per batterli e mascherare le fortezze della frontiera settentrionale . Sono le forze che ora hanno invaso il tratto più orientale della Prussia . Coperto da questa muraglia l ' esercito russo potrà poi , a tempo opportuno , portare una vigorosa minaccia contro il cuore della Germania . Dunque una sola parte , e la parte minore , dell ' esercito russo ha battuto i tedeschi alla frontiera orientale . Non ci sono stati , in fondo , fino ad oggi , tra russi e tedeschi che combattimenti di truppe di copertura , come quelli che per tanti giorni sono successi nel teatro di operazioni franco - tedesco . Ci vorranno altri giorni e forse altre settimane perché tutto l ' esercito russo mobilitato si muova . Eppure , già così come è l ' avanzata russa e la presa di Insterburg e di Soldau sono un terribile richiamo per i tedeschi . Questo richiamo dice che il tempo che la Germania si è prefisso per combattere , da sola , la Francia sola , sta per finire : se esso è stato bene impiegato produrrà i suoi frutti : se no , il danno ultimo sarà tedesco . Anche se l ' esercito austriaco entrerà nella lotta per parare alla minaccia russa , le cose saranno cambiate da oggi in poi . Gli avversari potranno sperare con buon fondamento che , se dove lo sforzo massimo tedesco era preparato in tutti i suoi particolari , il buon successo non è stato interamente e rapidamente raggiunto , a maggior ragione non sarà raggiunto dove era meno preparato . Ma , e questo sarebbe assai peggio , gli avvenimenti che si sono svolti potranno mutare le condizioni d ' animo tedesche . I tedeschi non possono affidare senza preoccupazioni la difesa della patria agli alleati austriaci , perché si trovano in condizioni troppo differenti da questi . Mentre una vittoria sugli austriaci disperde i russi in Galizia e in Ungheria , una vittoria sui tedeschi li conduce verso Berlino , che non è lontana più di 300 chilometri dalla frontiera . Tutti gli interessi tedeschi sono rovinati da un ' avanzata russa : pochi interessi sono subito toccati da una sconfitta austriaca . Procedere quindi vittoriosamente in Francia quando la frontiera orientale è aperta , e già i fuggiaschi di Insterburg si rifugiano nella capitale tedesca , può parere assai arrischiato : e le menti possono essere intorpidite o confuse dalla visione della patria invasa . Si combatte strenuamente quando si sa che la decisione dipende soltanto da noi : si ha meno fiducia quando si pensa che nonostante tutti gli sforzi , per colpa o per debolezza d ' altri , su altri campi le nostre fatiche e il nostro sangue possono essere consumati inutilmente . Le condizioni della Germania , da tre giorni , si son fatte gravi . Essa non ha ottenuto finora che buoni successi : ma nell ' insieme questi non hanno prodotto un risultato decisivo . L ' azione considerata assolutamente , cioè solo nei confronti con la Francia , è stata ben ideata e condotta : ma ha richiesto , forse , molti giorni più dei previsti . La Francia non è stata ancora invasa , l ' esercito francese è ancora organizzato . Si delinea la possibilità , per quanto vaga , che la guerra sempre vittoriosa sul Reno e nel Belgio debba fiaccare per opera di un nemico lontano , che non ha quasi ancora combattuto , e non ha fatto altro che scendere in campo . La Germania non può uscire da questa situazione che con un terribile colpo di collare . Forse lo ha dato , forse lo sta dando . Se non le riesce , può considerarsi forse perduta .
Trilussa ( Vergani Orio , 1950 )
StampaQuotidiana ,
Non mi sembra che il ricordo di Trilussa possa dividersi da quello della sua casa romana , dove mi pare ch ' egli abbia abitato sempre . La casa fu costruita , molti anni fa , da un certo Corrodi , che la destinò tutta a studi di artisti . I lavori del Lungotevere , che erano stati tanto a cuore di Garibaldi , erano finiti da poco tempo ; a quel tratto del Lungotevere - da cui già si scopriva , non ancora nascosto dalle nuove costruzioni del quartiere di Prati , là , in fondo a via Cola di Rienzo , il profilo delle mura del Vaticano - era stato dato il nome antipapalino di Arnaldo da Brescia e , come un monito ai pellegrini che si fossero accinti a varcare il nuovo ponte , era stata collocata fra quattro platani la statua di Ciceruacchio , raffigurato dallo Ximenes nell ' atto con cui il fiero popolano si denuda Il petto per offrirlo alle scariche del plotone di esecuzione . Cola di Rienzo , Arnaldo da Brescia , Ciceruacchio : a Roma , almeno come toponomastica , si respirava ancora un ' aria molto « Venti Settembre » . Il villino del Corrodi era , ed è ancora , un edificio di stile architettonico incerto , che avrebbe potuto essere ispirato dalla scuola romana fra il '70 e il '90 , quella del Kock o dei vecchi Piacentini e Bazzani : un edificio , in ogni modo , di una certa dignità , e non destinato certamente ad ospitare dei « morti de farne » com ' erano , in quegli anni , gli ospiti degli studi di via Margutta . Il pianterreno era diviso in quattro grandi spazi , adatti particolarmente a scultori . Altri quattro erano al secondo piano . Non so con precisione in quale anno Trilussa , in cambio di un mese d ' affitto anticipato - il pagamento semestrale era , a quei tempi , possibile solo nella grassa Milano : a Roma si era di respiro molto più corto - sia entrato in possesso delle chiavi di uno degli otto studi Corrodi . Ma certamente fu parecchi anni prima della guerra di Tripoli . Trilussa era giovane , scapolo , e poeta : era giusto che si cercasse quello che allora si chiamava un « eremo » in una località piuttosto fuori mano . Aveva - ne ho ritrovata l ' immagine in una rivista del gennaio del 1900 - baffi neri e folti , che solo più tardi moderò secondo la moda « americana » : baffi fine Ottocento dei quali si parla tanto nelle novelle di Maupassant , che davano un brivido delizioso quando sfioravano , in un bacio , il collo di una bella dama . La statura sua era altissima : i giornali del primo Novecento , quando andava in giro per l ' Italia a leggere i suoi versi , parlavano delle sue gambe « smisurate » . Credo che più che le muse , molte belle donne abbiano , e per molti anni , bussato alla porticina del suo studio : e questo mi spiega perché buona parte delle sue poesie , se non proprio tutte , Trilussa mi ha detto di averle scritte , invece che in casa , per strada , durante certe passeggiate . E questo mi spiega perché , quando i capelli di Trilussa cominciarono a diventare grigi , egli avesse fatto intagliare , nelle imposte delle finestre terrene , certi spioncini da cui poteva , avvicinandosi in pantofole , vedere se gli conveniva , o no , aprire la porta . Quando gli italiani cominciano a sognare l ' unità del proprio Paese e ad agitarsi per essa , subito nella nostra letteratura , da una parte , si schierano í poeti che chiameremo « in lingua » e , dall ' altra , i « dialettali » . Queste sono forse le contraddizioni indicatrici del temperamento italiano . Si fa deserta , nel suo parco al Gianicolo , l ' accademia arcadica del Bosco Parrasio tanto cara ai prelati di Pio IX , e da Trastevere vengono al mondo il Belli e Pascarella e Trilussa . Un poeta della Maremma e un poeta d ' Abruzzo cantano la gloria della Dea Roma : i romani rispondono con i sonetti e con le favole di Trilussa , nelle quali di Roma con la maiuscola si parla poco e quasi niente , e , invece che girare per i Fori e per la Via Sacra , si va per vicoli e cortili e osterie a conoscere , da vicino , il popolino . Trilussa aveva tredici anni quando il nipote del poeta e Luigi Morandi , fra il 1886 e il 1889 , mandarono fuori i sei volumi dei sonetti di Gioachino Belli sino allora malamente noti o addirittura stampati alla macchia . Le date contano anche nella vita dei poeti , soprattutto quando sono ragazzi come lo era allora Trilussa . Dell'82 sono Er morto de campagna e la Serenata di Pascarella , dell'85 Villa Glori , e del '93 La scoperta de l ' America . Sono degli stessi anni le rime migliori di Gigi Zanazzo che fonda il Rugantino per accogliere e diffondere le creazioni della poesia vernacola romanesca . Trastevere , Piazza Navona , la festa di San Giovanni con i lampioncini e le lumache fritte , diventano temi di poesia in quella stagione . Se si guarda al di là delle mura di Roma , troveremo , nello stesso periodo , i primi sonetti di Salvatore di Giacomo , Zi ' munacella e ' O funneco verde . Per un ragazzo che si senta nato per parlare in dialetto la scelta del maestro - anche se non si voglia risalire al Porta che forse ha insegnato qualcosa persino al Belli - è piuttosto difficile . Per quanti anni Trilussa dovrà portar il dolce ma grave peso di esser chiamato l ' erede di Pascarella , benché non l ' abbia imitato mai ? Chi ha parlato di lui , in occasione della sua morte , ha dimenticato , mi sembra , di notare ciò che il giornalismo aveva dato , forse anche usandole violenza , alla poesia di Trilussa . Dei caratteri « giornalistici » dell ' autore delle Favole si è ricordato , con molto acume , anni fa Pietro Pancrazi . Fu il giornalismo , l ' obbligo di pubblicare i versi , prima che in volume , in giornali e in settimanali , che costrinse Trilussa a rammentarsi sempre di scrivere per un pubblico largo , che voleva cose rapide nella stesura , precise nel bersaglio , immerse tutte nella realtà e non sospese a metà strada tra la descrizione e il « caso personale » come poté permettersi , parlando molti anni dopo a pochi amici , il milanese Delio Tessa . Per prima cosa i versi di Trilussa dovevano , fra il 1890 e il 1900 , piacere al suo direttore Luigi Cesana , un giornalista che aveva fatto la fortuna del « Messaggero » rivolgendosi , e non si vergognava di dirlo , al pubblico delle portinaie per salire , da questo , a quello dei piccoli impiegati a lire 1100 annue : dovevano piacere ai cronisti di via del Bufalo , che anch ' essi fornicavano , come Nino Ilari , con le muse vernacole e poetavano di bulli e di minenti : dovevano corrispondere a fatti e sentimenti di interesse generale , evitare , con un dialetto tutto cose e senza troppi aggettivi - senza aggettivi ai tempi di D ' Annunzio ! - ogni nebulosità . Dovevano poter essere letti sul tranvai a cavalli di corso Umberto e annunciati dagli strilloni dei giornali all ' angolo di via delle Convertite . Il primo che doveva ridere delle favole di Trilussa , o approvarne l ' ironia , era il tipografo che ne componeva a mano il quadretto in carattere grassetto . Lo scopino che lo vedeva rincasare all ' alba doveva dire : « Trilussa ha ragione » e i vetturini , che , mentre davano la biada ai cavalli al largo del Tritone , lo vedevano spuntare di lontano con le sue gambe interminabili , dovevano dire : « Questo è il nostro poeta ... » . Egli doveva « farsi intendere al volo » , come certi comici di teatro : e per questo era giusto che Ojetti , romano come lui , - Trilussa era di Trastevere e Ojetti del Rione Colonna - collocasse certi colori del suo umorismo , nativamente popolare , vicino a quelli della tavolozza di Petrolini . Per molti anni Trilussa era andato al giornale con la poesia in tasca , così come un attore , alle otto , entra in camerino a truccarsi per presentarsi al pubblico . Una vita appartata , un poetare sommesso , una musa ermetica gli erano , per forza di cose , precluse . La sua poesia nasceva accanto alla linotype , mentre quella del Belli era gelosamente custodita in segretissimi cassetti . Per questo , dai sonetti giovanili Trilussa passò alla satira delle Favole , concise , immediate , sul cui foglio il redattore - capo scriveva a matita « corpo 12» e , mentre le passava in tipografia , sapeva che il fattorino se le sarebbe lette subito in corridoio . Pochi scrittori hanno avuto minori amicizie letterarie di Trilussa . A Roma vivevano - per far tre nomi di valore diametralmente opposto - Pirandello , Grazia Deledda e Zuccoli . Trilussa quasi non li conosceva . Perché il suo mondo , estremamente fatto di comunicativa , non aveva , in effetti , vasi comunicanti con altri mondi letterari . Credo che egli abbia praticamente ignorato i movimenti letterari di « Lacerba » , della « Voce » , della « Ronda » . Credo non abbia delirato nemmeno per D ' Annunzio . Nello studio Corrodi , i libri erano pochi : e molto più numerose , anche se ormai polverose , erano le fotografie delle belle donne . Trilussa aveva avuto forse , ai primi anni del secolo , la voglia di avere anche lui un po ' di Capponcina : ma s ' era fermato subito : il suo arredamento assomigliava più a quello della soffitta madrilena di Ramon Gomez de la Serna , racimolato dai rigattieri , che a quello del Vittoriale . Il sogno più ambizioso di Trilussa era stato di impiantare nello studio un teatro di burattini . Il suo salotto intellettuale era al tavolino di un ' osteria alla Chiesa Nuova . La sua franchezza nell ' accettare il suo ruolo poetico , anche se egli doveva sembrare per tanto tempo solamente l ' umorista di un mondo esclusivamente piccolo e medio - borghese , è stata il suo merito maggiore : quello che gli ha permesso di non esulare mai dalla sua misura e di non sforzare e falsare la sua voce . Egli seppe insomma qual era non solo il suo mondo ma anche la esatta tessitura della sua voce : e questa voce conservò fresca per quasi sessant ' anni .
StampaQuotidiana ,
24 agosto L ' esercito tedesco dopo di aver tentato , di primo impeto , di girare l ' esercito e le fortificazioni francesi sboccando dal Belgio , visto inutile il tentativo , si è raccolto per una diecina di giorni , durante i quali ha presumibilmente chiamato in linea tutte le forze . Da qualche giorno , completamente formato , ha ripigliato la marcia in avanti , e , essendo breve la distanza che lo separava dagli avversari , ha iniziato una grande battaglia . Di questa battaglia , finora , abbiamo veduto tre momenti , o tre azioni principali : 1 . quella dell ' Alsazia , in cui la sinistra tedesca si è ritirala di fronte alla destra francese , quasi invitandola ad avanzarsi nell ' antica provincia conquistata ; 2 . quella del Belgio , in cui la destra tedesca si è avanzata , e tuttora avanza , lentamente ma preponderantemente , schiacciando ogni resistenza , e separando i belgi dai franco - inglesi ; 3 . quella della Lorena , o del centro , di cui parliamo ora . Queste tre azioni ripetono il piano netto , preciso , inflessibile di offensiva tedesca già accennato nei primi giorni : con la destra innanzi , col centro fermo , con la sinistra ritratta ; la linea tedesca sta ribaltando in Francia , e minaccia con una delle estremità , la più forte , Parigi e il fianco sinistro avversario , mentre la ritirata dell ' estremità più debole non scopre nessuna linea d ' invasione importante . Perché l ' avanzata tedesca possa riuscire è necessario che il centro , perno del movimento , sia solido , cioè resista ad ogni attacco francese . La certezza della solidità è stata data dalla vittoria di Lorena . Per effetto di questa , la destra tedesca , parte manovrante dell ' esercito , può continuare la marcia innanzi , senza timori di essere distaccata dal grosso . delle truppe . Purché sappia guardarsi sul suo lato esterno la congiunzione con i rimanenti corpi , cioè la vita , le è guarentita . E questo è l ' effetto primo e più importante della vittoria . Il secondo è questo : l ' avanzata francese nell ' Alsazia può essere ritardata , o anche impedita , dal fatto che il fianco sinistro dei francesi , dopo la vittoria tedesca , resta scoperto ad un attacco proveniente dalla Lorena . Diciamo subito che , a nostro parere , ciò può , indirettamente , costituire una fortuna per i francesi , perché l ' avanzata nell ' Alsazia , specialmente se prolungata , ci è sempre parsa poco utile e molto pericolosa . La vittoria tedesca non ha potuto avere la fase ultima , il lungo inseguimento , perché per ora il centro tedesco ha dovuto resistere , non marciare innanzi . Bene o male ideato , il piano di battaglia ha assegnato l ' avanzata alla destra . Far avanzare subito il centro , avrebbe quindi significato esporre la destra a rimanere staccata , indietro , ed in balìa a truppe francesi che , portate nello sbocco della Chiers , la rigettassero verso il nord . La condizione della destra tedesca è già abbastanza difficile per causa degli attacchi elle può subire frontalmente e sul fianco destro , per aggiungere a queste debolezze anche quelle di un fianco sinistro senza nessun punto d ' appoggio . La vittoria tedesca della Lorena è importante come segno che i tedeschi possono attuare , a tutt ' oggi , la manovra di avanzata che hanno concepita . Il centro della lunghissima linea di battaglia ha adempito la sua funzione di resistenza . Resta da vedere se i calcoli fatti per la marcia della destra sono esatti come quelli che la battaglia di Metz ha comprovati .
Romolo Valli ( Vergani Orio , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Il suo viso gentile , sereno non ha nulla delle intense « maschere » di taluni attori del passato come Novelli e come Gandusio - folte sopracciglia , nasi di notevole evidenza , guance e labbra pronte alla smorfia e alla grimace - e può sembrare addirittura quello anonimo di un giovane bancario o del vincitore di un concorso per la carriera diplomatica . Per accontentare il padre che lo voleva avvocato , è anche « il dott. Valli » . Non deve essere stato un ragazzo ribelle . Svolse regolari e buoni corsi di studio . Portava a casa ottime pagelle che il padre controfirmava con un manifesto segno di compiacenza . La madre amava il teatro di prosa , ma non avrebbe mai portato il figliolo a teatro se lo spettacolo non era approvato dal parroco . Fu per questo che lo scolaretto Valli non poté ascoltare Spettri nella interpretazione di Memo Benassi . Il parroco non credeva il dramma di Ibsen adatto ai minorenni . Concesse il suo permesso , all ' indomani , per Kean . Nella memoria teatrale di Valli , più di quel Kean , è rimasto il rito familiare dei « ciccioli » con cui veniva festeggiata Maria Melato , amica della madre , ad ogni suo ritorno nella natia Reggio Emilia . Un lento saporito masticar di « ciccioli » » fa da sottofondo alla evocazione delle prime suggestioni sceniche del piccolo Valli . La sua vocazione teatrale doveva manifestarsi assai più tardi . Fu una vocazione à rebours , per dirla con il titolo di un famoso romanzo di Huysmans . Fu un embrione nell ' infanzia : altre vocazioni la nascosero , e così forse , nel silenzio , la protessero , lasciando che il ragazzo sviluppasse in altre vie le sue esperienze . Valli frequentò più le librerie che non le platee teatrali . Più che romanzi , leggeva libri di saggisti e di memorialisti , prose di penne attente e molto vigilate , così come , più tardi , la sua arte di attore doveva essere guidata , sui binari dell ' istinto , con tanta attenzione e vigilanza , con un accorto accostamento dei colori comici e di quelli drammatici . Più che verso i fuochi della fantasia , in letteratura avrebbe voluto rivolgersi all ' acume della critica e dell ' introspezione . Datano negli anni attorno al '40 le sue prime letture di Proust ; Valli è rimasto un proustiano fedelissimo , ha sul suo autore preferito una mezza biblioteca e autografi conservati come reliquie . Al liceo la sua precoce tendenza di saggista si rivelò in certi scritti pubblicati in una rivistina studentesca , che ebbe un bel titolo : Temperamento . In modo del tutto inconsapevole questa rivistina faceva quella che ai Guf emiliani sembrò un po ' di fronda . Valli , avviato agli studi di legge , pensava che i suoi essais lo avrebbero portato verso il giornalismo , verso la cronaca di « colore » , il commento di costume e l ' elzevirismo . Intanto , quasi per gioco , era avvenuto il suo primo avvicinamento al Teatro . L ' adolescente stava per diventare un giovanotto . Gli si era formata una gradevole voce da tenore . Due compositori come Ferrari - Trecate e Italo Montemezzi lo avevano ascoltato : il primo avrebbe voluto che studiasse canto al Conservatorio di Parma . Valli era concittadino del soprano Celestina Boninsegna : sembrava che Reggio dovesse avere in lui un altro divo del bel canto . Ma la voce smarrì presto i suoi acuti , e lo studente di legge dovette rinunciare ad essere un giorno Radames o Nemorino . Il palcoscenico del teatro lirico perdette un tenore ; ma fin dagli anni del liceo i pubblici affettuosi e confidenziali di Reggio avevano notato , tra i filodrammatici di un piccolo gruppo studentesco , un attorino che aveva più di una chiara disposizione . L ' occasione si era presentata per la prima volta con una recita studentesca della Famiglia dell ' antiquario di Goldoni . Il preside del liceo , molto appassionato di teatro , aveva fatto le cose in grande ; aveva noleggiato a Milano scene del vecchio Rovescalli e costumi di Caramba . Gli studi di Valli , quell ' anno , tentennavano . Se passò a luglio alla maturità classica lo dovette , sembra , al vecchio preside , che , nel modo con cui il suo studentello recitava , aveva intuito una già ben precisata maturità intellettuale . Cosa lo portava al teatro ? Dal punto di vista tecnico , una facoltà istintiva dell ' osservazione e della imitazione , che ebbe più tardi una delle sue prove più singolari quando , al Piccolo Teatro di Milano , Valli recitò L ' imbecille di Pirandello truccandosi come Carducci ma recitando con l ' accento e con i gesti di Leo Longanesi . Dal punto di vista intellettuale , lo aiutò il suo temperamento di giovane critico che lo portava « al commento di un testo preesistente » . La sua arte doveva diventare così quella di un attore che , prima di tutto , vuole approfondire un testo , entrare nel personaggio , dare ad un dialogo un sentimento intellettualmente calibrato . Non si tratta della freddezza formulata dal « paradosso di Diderot » , ma della volontà di una giusta prospettiva critica : non abbandonarsi al personaggio ma vivere meditatamente con lui . Valli non sarà mai un « mattatore » . La laurea era stata presa . Erano gli anni tragici della guerra e di cento esami di coscienza in sede morale e politica . Il ragazzo credeva alla democrazia come ad una libera apertura della intelligenza . Gli anni della liberazione lo videro con in mano la penna del giornalista . Dottore in legge ? Sì , la laurea l ' aveva in un cassetto . Nascevano uno dopo l ' altro i nuovi giornali democratici di Reggio : Valli era socialista , ma scriveva soprattutto di letteratura . Passò dalla redazione di « Reggio Democratica » al « Progresso d ' Italia » , per approdare finalmente alla « poltrona » di critico teatrale del « Lavoro » di Reggio . Aveva fatto anche del « colore » , sedendo al tavolo dei cronisti giudiziari al processo della saponificatrice Cianciulli . È probabile che i cronisti dei grandi giornali , che stendevano resoconti di intere pagine , non si siano quasi accorti di avere accanto un giovane timido giornalista che li guardava , con molto rispetto . Sua mamma pensava già al giorno in cui lo avrebbe accompagnato a scegliere una stoffa per la toga di avvocato . Lo scatto che doveva mutare il corso del suo destino fu improvviso : difficilmente immaginabile in un giovanotto tanto « compito » da far pensare al « signore di buona famiglia » del disegnatore umorista Giuseppe Novello . Fu una sera , mentre il giovanissimo critico ascoltava una recita degli attori della compagnia del Carrozzone , diretta da Fantasio Piccoli . La compagnia viveva in una dignitosissima povertà , quasi nella miseria . Certe volte i suoi attori dovevano giustificare , attraverso complicate tesi registiche , il fatto di poter indossare solamente costumi di carta colorata . Valli si infiammò per il fervore di quei ragazzi , scelti con la loro fresca passione dai baratri della guerra . Andò in palcoscenico a salutarli . Lo accolsero come un critico ; ma compresero subito che il giornalista di Reggio Emilia era salito lassù per diventare attore . Rincasando alle due di notte - era l ' ultima sera di recite del Carrozzone - Valli entrò in camera di sua madre . « Ho da dirti una cosa , mamma ... » . « Cos ' è accaduto ? » . « Non allarmarti mamma . Dovresti prepararmi una valigia .,.» . « Parti per il giornale ? » . « No , mamma ... Parto domattina per fare l 'attore...» . Quando , in D ' amore si muore , Valli finge di parlare al telefono con la madre , arrivata a Roma per salutare il figlio « cinematografaro » , mi pare ch ' egli debba pensar di parlare veramente con sua mamma , come quando la signora Valli arrivava sulle tracce del figlio partito con il disperatissimo , scannatissimo Carrozzone . Cosa dissero a Reggio ? La considerarono una malattia . « Vedrà , signora Valli ... Passerà ... » . Valli mi sembra , fra gli attori nostri più giovani , da definirsi come « l ' attore che parla » . Parla - egli non ha potuto sentirlo - come parlava Alberto Giovannini , ai tempi della « compagnia dei giovani » guidata da Virgilio Talli . Parla con una acutezza di indagine che lo fa preciso in quella sua capacità assai rara di comporre il ritratto di un personaggio , escludendo ogni sottolineatura superflua . Fosse uno scrittore , si direbbe che la sua prosa è senza aggettivi : tutta sostantivi e cose , senza sbavature di effetti frondosi , senza soste o modulazioni compiaciute , in un ritmo che dà uno smalto alla realtà ma che non si fa soffocare dal minuzioso realismo . Una ragazza , che l ' ha visto e ascoltato nella parte del padre di Anna Frank , gli ha scritto : « Vorrei , signor Valli , avere un papà come lei » .
BATTAGLIA DEL BELGIO ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
26 agosto . Questa battaglia , che per ora chiameremo del Belgio , è di iniziativa tedesca . Dal principio della guerra , prima qualche corpo d ' esercito , poi qualche esercito , poi parecchi eserciti , approfittando di ogni strada , hanno avanzato dal Belgio verso la Francia . Gli eserciti si allargavano in ultimo a ventaglio da Longwy , dove si saldavano per Diedenhofen e Metz con l ' esercito della Lorena , fino a nord di Bruxelles . Altre truppe leggere giungevano da Bruxelles al mare , quasi cercandone i porti per impedire gli sbarchi inglesi : elegante tentativo di risolvere il problema senza essere padroni del mare . Nella marcia in avanti Liegi e Namur cadevano ; l ' esercito belga era costretto a ritirarsi su Anversa ; sabato scorso i tedeschi incontravano gli alleati franco - inglesi . In quali condizioni ? Buone per i tedeschi . L ' esercito belga , piuttosto disorganizzalo , era ad Anversa , di dove pare che per ora non possa muovere . L ' esercito inglese era a Mons , solo , all ' estrema sinistra della linea alleata . L ' esercito francese doveva accamparsi , presso a poco , aggruppato a nord di Verdun . Nel momento del pericolo fu diviso in tre parti , e avviato , una , dalla Voevre settentrionale contro le truppe tedesche della Semoy ; la seconda , dalla regione di Sedan contro le truppe tedesche tra Lesse e Mosa ; l ' ultima , dalla regione di Chimay contro le truppe tedesche ad ovest della Mosa . Contro i tedeschi uniti , in movimento , con chiaro intento offensivo , furono quindi lanciati , in varie direzioni , con lo scopo piuttosto negativo di impedire l ' avanzata , tutti gli alleati disponibili alla sinistra franco - inglese . Ma pare sia mancata l ' idea unica animatrice . Gli stessi rapporti ufficiali francesi dicono che è biasimevole che l ' azione non si sia potuta svolgere nelle condizioni migliori . Così , sebbene le truppe si siano battute assai valorosamente , i corpi d ' esercito francesi , a quel che pare . Hanno dovuto tutti ripiegare : e pur avendo inflitto gravi perdite al nemico , non hanno potuto chiudergli l ' entrata sul suolo francese . Le osservazioni principali che possono già trarsi dalla battaglia sono le seguenti : 1 . I tedeschi , strategicamente , ottenuto lo scopo . Essi sono penetrati fra i tre alleati , li hanno in parte battuti , in parte separati ; sicché si sono trovati , nel giorno della battaglia campale , compatti , mentre gli avversarii erano divisi . Forse i vari eserciti non sono però ancora sufficientemente forti per il empito che debbono svolgere , poiché , non ostante l ' eccellente impulso , non sono riusciti del tutto a schiacciare il nemico ; anzi , benché per poco , sono stati da esso trattenuti . 2 . I belgi , gli inglesi ed i francesi non hanno potuto , dopo venticinque giorni di guerra , collegare i varii comandi in un comando unico , e coordinare fra loro i movimenti . Ognuno ha combattuto valorosamente , ma per conto proprio : i belgi prima e soli ; gli inglesi sul posto dove si erano portati dopo lo sbarco ; i francesi in luoghi impreveduti , imposti dalla necessità del momento . 3 . I francesi non hanno creduto , fino a pochissimi giorni fa , alla gravità della minaccia tedesca nel Belgio . Ci siamo domandati , altra volta , se l ' immobilità della sinistra francese di fronte all ' avanzata della destra tedesca non celasse un disegno recondito , in relazione con l ' azione svolgentesi nell ' Alsazia e nella Lorena . Pare ora di no . Porse i francesi , abituati da tanti anni a considerare pericolosa la possibilità di un ' avanzata avversaria direttamente da est verso ovest attraverso ai passaggi e alle dighe difensive Verdun - Toul - Épinal - Belfort , non hanno saputo adattarsi subito alla concezione tedesca , che debbono aver creduto una finzione . Difficilmente si può ritenere che l ' azione piuttosto slegata e limitata , affidata agli eserciti francesi nei giorni di sabato e domenica , sia stata frutto di uno studio lungo e ponderato . 4 . Il valore spiegato dalle truppe alleate nell ' azione tattica ha , in qualche modo , diminuito i difetti della concezione strategica . Chiudevamo l ' ultimo breve scritto , domandandoci se i tedeschi avevano fatto esatti calcoli per l ' avanzata nel Belgio . Possiamo forse già rispondere di sì . Il buon successo tedesco è , fino ad oggi , indiscutibile ; l ' attuale fermata dopo la faticosa battaglia può essere semplicemente la fermata dell ' uomo stanco del grave sforzo .
Né in Dio né in Marx ( Montale Eugenio , 1956 )
StampaQuotidiana ,
Quando si dice che il mondo contemporaneo è in crisi , s ' intende , giustamente , che la crisi tocca tutti , giovani o vecchi , nella loro condizione di uomini , non in quella di cittadini , registrati a un ' anagrafe . Probabilmente le resistenze psichiche e nervose dell ' uomo d ' oggi sono ancora quelle dell ' uomo di ieri e non hanno potuto adattarsi alle nuove scoperte della scienza , alla distruzione delle distanze , al diverso senso del tempo e ai profondi mutamenti del costume . Non di questa crisi voglio parlare ( quella che spiega tanti sovvertimenti morali , sociali e familiari ) perché il fenomeno riguarda meno l ' Italia che altri paesi . Le mie osservazioni saranno limitate soltanto alla situazione della presunta « intelligenza » italiana nel primo e nel secondo dopoguerra di cui siamo stati vittime e attori . Il fatto che più tipicamente caratterizzò il primo dopoguerra è quel « viaggio a Roma » che i nostri vecchi ignoravano e che dopo il '22 si rese periodicamente indispensabile a chiunque esercitasse un ' attività economica non semplicemente subalterna o artigiana . I nuovi Romei , se erano padri , si recavano a Roma non già per ammirare le bellezze dell ' Urbe o per umiliare i loro omaggi ai piedi del Santo Padre , ma per ungere le ruote là dove fosse necessario farlo ai fini dei loro affari leciti o illeciti ( ma molto spesso lecitissimi ) . Accentratore di tutte le forme della vita pubblica ed economica , il fascismo non poteva mancare a quelle funzioni dirigistiche che i suddetti ungimenti erano costretti a sollecitare a favore dell ' uno piuttosto che dell ' altro . I figli , invece , andavano a Roma anche standosene a casa : ma in sostanza attendevano l ' imbeccata dall ' alto , e chiedevano riconoscimenti e carriere ( che poi ottennero ) solo per il fatto che obbedivano a una parola d ' ordine e accettavano di non dar fastidi . Il nuovo dopoguerra - iniziatosi nel 1945 - non sembra , per qualche aspetto , molto diverso dal precedente . I padri vanno a Roma come prima e più di prima , e la periferia , anche quella elle paga le tasse per tutti , ha rinunziato , dopo una platonica alzata di scudi , alla velleità di farsi sentire ; ma di diverso c ' è questo , che i figli sono delusi e amareggiati di esser lasciati soli . E dal punto di vista materiale non hanno tutti i torti : hanno ereditato una situazione difficile . Dalla guerra 1914-18 uscimmo vittoriosi , ma con l ' animo dei vinti , senza perciò avere neppure i vantaggi psicologici della vittoria . 11 caos fu apparentemente evitato perché il potere passò in poche mani , anzi in due sole , il Paese s ' indebitò e visse di rendita consumando le sue riserve . Rimandata la soluzione di tutti i problemi di fondo era naturale che í nodi venissero al pettine dopo la sconfitta ; la quale , accompagnata dall ' inevitabile svalutazione della lira , noi produsse nemmeno quell ' euforia , quel vigore di ripresa che di solito è uno dei vantaggi dei paesi vinti . Alcune note tristi sono all ' ordine del giorno nella nostra stampa periodica : decadenza dell ' istituto familiare , rilassamento dei buoni costumi , crisi dei giovani , sotto - impiego o disoccupazione anche nel mondo degli intellettuali . È improbabile che questi siano problemi solamente italiani . Ma da noi si avvertono di più perché l ' Italia non ha riserve tali da permettersi il lusso di sprecare il superfluo . Il fascismo aveva dispensato i giovani dal pensare , distribuendo posti e prebende a coloro che mostravano maggior voglia di servire o maggiore aggressività biologica . Agli esclusi , restava la soddisfazione morale di essere fuori dal gregge , di essere controcorrente . Se per alcuni fascisti in buona fede il fascismo fu una sorta di religione , altrettanto lo fu l ' antifascismo per coloro che lo professarono con vera convinzione . Quale fede è rimasta ai giovani di oggi ? I molti che hanno aderito al comunismo sono passati da un conformismo a un altro , e se appartengono alla classe degli intellettuali , non nascondono la loro delusione per le insolvenze del tic nei loro riguardi . Il partito di maggior peso , la Dc , non è tale , per sua natura , da poter accendere l ' entusiasmo dei giovani : manca dell ' alone che hanno gli altri raggruppamenti politici ed è più un coacervo di interessi creati che una idea - forza . I partiti di centro , poi , non possono soddisfare che piccole clientele e sono anch ' essi privi di ogni attrazione romantica . Non si esclude che il cattolicismo possa rappresentare una fede per migliaia di giovani , ma non certo una fede che possa dare frutti a breve scadenza e fornisca mezzi di sussistenza . Il cattolicismo socialmente attivo è travagliato e la DC ne raccoglie solo un ' aliquota . Non c ' è da noi la questione dei preti operai , ma non mancano i segni di una crescente delusione fra i giovani che credono di potersi dire cattolici senza essere disposti a rinunziare ai loro interessi terreni . Anche nel campo della generale Weltanschauung filosofica il disorientamento appare completo . Dallo storicismo crociano molti sono passati al materialismo storico e poi al materialismo dialettico ; il quale , però , è incapace di provvedere una norma di giudizio in una materia , l ' Estetica , che in una civiltà visiva e spettacolare come la nostra , ha una incalcolabile importanza . Quali sono i gusti dei giovani d ' oggi ? Un ' inchiesta tipo Gallup , se fosse seriamente tentata , darebbe risultati sorprendenti . Il primo , e il più confortante , sarebbe quello di appurare l ' esistenza di un piccolo nucleo di giovani che somigliano in tutto e per tutto ai giovani delle vecchie generazioni , che lavorano e pensano con la propria testa e che si rifiutano ad ogni sorta di « intruppamento » . E a questo punto si potrebbe essere tentati di concludere che essi solo sono i veri giovani e che il resto va abbandonato al suo destino . Ma sarebbe una conclusione frettolosa perché una cultura ha bisogno di comprimari e non è detto che talvolta dalla comparsa non possa venir fuori un personaggio degno di figurare tra i protagonisti . I giovani d ' oggi hanno fretta . In Italia non trovano nulla che rassomigli , per esempio , al British Council , la garanzia di una carriera , sia pure intellettuale , a vasto circolo , che permetta di essere , contemporaneamente , « dentro e fuori dello Stato » . Chi ha un papà solvibile , chi ha fatto studi seri , chi ha una vocazione precisa entra in una professione libera ; chi riesce a vincere un concorso diventa « statale » per poi lamentarsene tutta la vita . Ai margini , una pletora di inutili laureati accrescono il fenomeno della disoccupazione intellettuale . Che studi hanno fatto questi intellettuali , laureati o no ? I loro padri sapevano almeno , più o meno bene , il francese , la lingua che dall ' illuminismo in poi è stata il latino dei moderni . I figli hanno optato per l ' inglese , che non s ' impara mai e che non ha eguali virtù formative . Sanno tutto sulla storia del jazz , forse hanno sentito il Wozzeck ma non il Trovatore o il Don Carlos . Pensano che la letteratura italiana è « una barba » . Sono grandi frequentatori di cinema e lettori di giornali a rotocalco . Ogni generazione ha i suoi falliti ed è naturale che anche la nuova ne abbia . Ma prescindendo dalla folla dei piccoli arrivisti , ciò che impressiona è il numero degli illusi e degli scontenti che non possiamo dire del tutto in mala fede . È da questa parte che giungono le così dette istanze del « realismo » che dovrebbe rinnovare la nostra cultura ; e se esse ci giungessero solo da marxisti di professione potremmo trovarle giustificabili . Si ha invece l ' impressione ch ' esse giungano soprattutto da parte di sprovveduti di ogni cultura . Poiché il loro processo investe soprattutto il campo della nostra recente letteratura ( e del cinema ) non possiamo negare che se l ' etichetta del realismo conviene a film senza personaggi , a film volutamente casuali e rapsodici , qui il realismo italiano ( che sembra già a corto di fiato ) ha ottenuto qualche risultato . E se realistica tout - court volete chiamare l ' arte narrativa di Pavese vada anche per il realismo pavesiano . Ma in sé la ricetta del neorealismo è povera se non è suffragata da un nuovo stile e da una nuova apertura d ' anima e di cultura . E nemmeno può tornare a un guazzabuglio di impressioni cronistiche in pseudoversi liberi chi voglia disfarsi dell ' aborrito ermetismo , un indirizzo che almeno in qualche caso aveva ritrovato la via regia della nostra poesia , e che in ogni modo non può essere superato che dall ' interno . Che i giovani intellettuali si sentano disorientati è comprensibile . Se la euforia della liberazione fosse durata a lungo e se fosse sorto qualche giovane capace di reggere le fila di un gruppo o di una iniziativa , o se almeno avessimo avuto qualche nuovo scrittore capace di trascinarsi dietro un buon numero di satelliti , molti giovani si sarebbero ritrovati da sé , seguendo tracce altrui . Invece gli scrittori che contano , con l ' eccezione di Pavese , sono ancora quelli di ieri , che ai giovanissimi d ' oggi sembrano stranamente sprovvisti di crisi spirituali , compromessi con un passato di cui sono invece , per la maggior parte , irresponsabili . Peggiore appare la situazione nel teatro . Dopo il trionfo del cinema , è legge che ogni spettacolo sia macchinoso e che in esso conti più l ' opera della regia che quella dell ' autore . E infatti la regia , e con essa quella dell ' inviato speciale di tipo registico , sembrano essere lesole nuove professioni aperte ai giovani che hanno fretta . Di tipo spettacolare , puramente visivo , sembra essere la pittura non realistica e neppur figurativa , anzi astratta , che è entrata trionfalmente anche da noi . Impressionismo , cubismo e altri ismi hanno vinto da un pezzo la loro battaglia con l ' aiuto delle arti decorative . Ed ora tenteremo di tirare le somme dai nostri sparsi appunti senza indulgere a quei toni predicatori che molti assumono quando le « generazioni bruciate » si presentano alla ribalta della società . Prima di tutto bisogna registrare un capovolgimento se non di valori , certo di giudizi che non riguarda solo i giovani . Immaginate la posizione di un uomo che si sia affacciato alla vita della letteratura e dell ' arte appena trenta o quaranta anni fa . I Maestri autorizzati , coloro che si esprimevano dalle cattedre , erano pronti a bollare dell ' accusa di « decadentismo » qualsiasi tentativo di rottura e di rinnovamento . L ' Italia pareva imprigionata in una cultura sua , difesa da compartimenti stagni ; se qualcosa veniva immesso dal di fuori ( l ' idealismo tedesco ) era necessario dimostrare che con esso l ' Italia tornava alle sue vecchie tradizioni vichiane . E in arte , chissà poi perché , la nostra tradizione era indicata come anti - intellettuale : Ariosto , Verga , Di Giacomo erano , in vario modo e in varia misura , i poeti esemplari . La Fantasia creatrice era un dominio a sé , anche quando scendeva in terra col Maupassant e col Verga . Avvenute le prime rotture , tornate in evidenza le ragioni vitali del presunto intellettualismo , i custodi della ( recente ) tradizione furono obbligati a laboriosi processi di revisione interna . Ma più contò il fatto che le rotture avvenissero da parte di scrittori e di artisti , e che l ' aria della nostra letteratura - tra il 1910 e il 1940 - tornasse ad essere , dopo lunghissimi anni , un ' aria europea . Oggi questo processo sembra da noi interrotto e coloro che vi hanno partecipato sono spesso indicati come superstiti esemplari della specie dell ' arcade tradizionale , del parruccone . Che i giovani abbiano fretta nell ' età della velocità , è ben comprensibile . Che essi non si meraviglino di vedere a loro disposizione un incredibile numero di giornali e riviste , con l ' aggiunta della radio e della 1v , e una vera fungaia di premi d ' ogni genere , di cui essi prima o poi dovranno essere i beneficiari , è pure spiegabile perché chi riceve i benefizi è indotto a sospettare un senso di colpa in chi glieli concede . Ma ciò che ad essi si deve chiedere è di comprendere che le loro difficoltà non sono diverse da quelle affrontate dai loro zii o dai loro padri . Se hanno orrore dei partiti che oggi sono al governo , concorrano a trasformarli oppure ne fondino di nuovi ; se sono uomini d ' azione agiscano nell ' ordine dei quadri e delle condizioni esistenti che hanno gran bisogno di rinnovarsi . Se sono filosofi , creino liberamente le loro nuove filosofie ; ma se intendono rinnovare la cultura e l ' arte attraverso una critica puramente negativa , la via che seguono è sbagliata . Riconosciute tutte le loro ragioni , ciò che ad essi si deve chiedere è di comprendere prima di tutto se stessi . Appartenere a una generazione che non sa più credere a nulla può essere un titolo d ' orgoglio a chi creda all ' ultima nobiltà , all ' oscura esigenza di questo vuoto ; ma non dispensa affatto chi voglia trasformare questo vuoto in un ' affermazione paradossale di vita , dal dovere di darsi uno stile . Se molti giovani non credono né in Marx né nel Dio dei cristiani e nemmeno in quello della democrazia liberale o degli Stati Uniti d ' Europa ( o in altre ipotetiche divinità ) , potrebbero almeno credere nella possibilità di esprimersi in forme che non siano di contrabbando . Purtroppo , non è così ; e il giorno che dalle loro file uscirà un uomo vero , un vero pensatore , un vero artista , i suoi giudici più severi saranno forse i suoi frettolosi coetanei .
StampaQuotidiana ,
29 agosto . La situazione che si disegna improvvisamente , secondo gli ultimi telegrammi ufficiali e dei corrispondenti , nel teatro orientale della guerra europea è talmente grave , da far passare in seconda linea , per un momento , l ' avvicinarsi della soluzione della grande battaglia dal Belgio ai Vosgi . Questa battaglia , in fatti , ha certo una grande importanza per gli effetti che produrrà direttamente sull ' esercito tedesco e su quello franco - inglese . Ma questi effetti dovranno per necessità mutare immediatamente di valore , appena saranno messi in relazione con quelli degli avvenimenti austro - tedesco - russi . Ora questi avvenimenti che , fino ad oggi , non si erano disegnati mai nettamente , pigliano ad un tratto precisa figura . Per le notizie fornite dagli ultimi comunicati ufficiali ed ufficiosi , i combattimenti accaduti nei giorni passati qua e là alla frontiera , si vengono manifestando come segni di un ' azione unica , sviluppata su una linea ( interrotta , è vero ) di circa 1.000 chilometri , e compiuta da ogni parte da più di un milione di soldati . Si animano cossi finalmente i due eserciti che finora eran parsi semplici nomi , il russo e l ' austriaco . Possediamo pochi elementi per poter dare un giudizio sicuro sulle vicende del teatro orientale della guerra europea . Ma anche se giungessimo alla verità con una sola conclusione , fra tutte quelle che trarremo , avremmo ottenuto un buon risultato . Poiché gli avvenimenti orientali costituiscono , per forza di cose , la pietra di paragone per la valutazione degli avvenimenti occidentali . Riassumiamo la situazione . Allo scoppiare della guerra , la Polonia russa viene sgombrata dai soldati russi . Questi si ritirano nella Russia , dietro le immense paludi del Poliessie , e lì iniziano la mobilitazione . Attorno alla Polonia rimangono i corpi d ' esercito tedeschi della Germania orientale ( tre o quattro o cinque ) e i corpi d ' esercito austriaci della Galizia e dei paesi vicini , che vengono nei primi giorni trasportati in Galizia ( quattro o cinque o sei ) . Passano dai quindici ai diciotto giorni , in cui non si sa più nulla di quanto facciano i russi : si dice soltanto che continuino alacremente la mobilitazione . Pare che i corpi d ' esercito tedeschi non aumentino : aumentano invece quelli austriaci . In quale misura ? Non si sa ancora , neppure oggi . Si capisce soltanto che la maggior parte dell ' esercito austriaco si sta raccogliendo verso est , perché i due alleati si sono diviso il lavoro . I tedeschi con qualche rinforzo austriaco stanno contro i franco - inglesi ; gli austriaci con i rinforzi tedeschi della Prussia orientale stanno contro i russi . La prima avanzata avviene da parte delle truppe austro - tedesche , ma non si riesce a comprendere bene con quale disegno di operazioni . I tedeschi sconfinano a sud e ad est della Prussia orientale , gli austriaci a nord della Galizia . Pare sia un ' avanzata di piccole avanguardie , a poca distanza dal confine . Almeno , questo è quanto si dice ufficialmente . In realtà , invece , a poco a poco ( da parte dei tedeschi o degli austriaci ? ) viene occupato tutto il paese ad ovest della linea Leczika , Lodz , Petrokof , Konskie , Radom , Opatow : cioè circa metà del territorio che sì stende dal confine russo alla Vistola . I russi non si preoccupano di ciò . Il 17 di agosto , però , essi muovono al primo attacco , e lo rivolgono a nord , cioè contro i tedeschi della Prussia orientale . La battaglia che ne segue , detta di Gumbinnen , dura cinque giorni , ed è combattuta fra truppe russe di forze imprecisate e , pare , due corpi d ' esercito tedeschi , quello di Königsberg e quello di Allenstein : finisce con l ' occupazione della città di Insterburg a nord , e coll ' infiltramento della sinistra russa a Soldau e Johannisburg . Il che significa che i russi hanno soverchiato i tedeschi alle ali , e li ricacciano verso il Baltico . Non si può però dubitare che l ' azione nella Prussia orientale non sia secondaria . Nessun obiettivo importante , né di truppe né territoriale , si presenta da quel lato ai russi : evidentemente l ' attacco russo ha per iscopo di allargare lo spazio per il grosso del proprio esercito , di impegnare il grosso tedesco , di attirare l ' attenzione e le rimanenti forze tedesche lontano dalla Polonia e dalla strada di Berlino . Sembra quindi naturale prevedere che l ' esercito russo , protetto sulla destra dalle truppe vincitrici a Gumbinnen , voglia prendere la via della Polonia tra Ivangorod e Varsavia , e , marciando sempre in posizione centrale fra i due eserciti alleati , dirigersi nettamente sulla capitale germanica per colpire nel punto vitale la nemica più temibile . Invece niente di tutto questo pare sia avvenuto . Pare che gli avvenimenti rivelino sotto ben altro aspetto il disegno di guerra russo . Dal 23 al 25 agosto , a Krasnik , si accende una viva battaglia fra circa quattro corpi d ' esercito russi e truppe austriache di forza imprecisata : in questa battaglia i russi vengono sconfitti . La cosa è sintomatica nel senso che svela una riunione di forze russe abbastanza rilevanti anche nel sud del teatro d ' operazioni , contro gli austriaci . Ma non si possono trarre dal fatto grandi conclusioni , perché tre o quattro corpi d ' esercito non costituiscono tale forza da poter far supporre intenzioni di vaste operazioni . Ma oggi un comunicato russo ufficiale dice che , nella Prussia orientale , i tedeschi si ritirano precipitosamente su Königsberg e su Rastenburg . Fin qui , niente di nuovo . Continua l ' avanzata russa , elle cerca di insinuarsi per Soldati nella linea tedesca , e dividerla in due parli . Ma in Polonia , cioè al centro del teatro d ' operazioni , « Lodz , Petrokof , Konskie , Radom e Opatow sono sempre occupate dal nemico , giacché per il momento non vi è nessuna truppa russa che marci contro di esse » . Ora in questa notizia ci sono due cose da osservare . Prima di tutto , che dell ' occupazione di quelle città non si sapeva nulla . In secondo luogo , che nessuna truppa russa marcia contro di esse . Ma non sono proprio sulla linea più diretta dalla Polonia a Berlino ? Telegrammi di inviati speciali al campo austriaco , aggiungono altre notizie del tutto impreviste , ed egualmente importanti . Da due giorni , cioè dal 26 agosto , una vastissima battaglia si sta combattendo fra austriaci e russi , su una fronte di circa 370 chilometri , da Ruwa - Ruska a Zotkiew a Zloczow a Tarnopol in Galizia . La battaglia di Krasnik è stata , pare , un episodio preliminare di questa d ' oggi : l ' attacco , cioè , degli austriaci all ' ala destra russa staccata e sola , per arrestarne l ' avanzata , e per intromettersi fra la Vistola e l ' esercito russo . La battaglia attualmente sarebbe impegnata tra grandi forze : da parte austriaca sembra stia combattendo la grandissima parte dell ' esercito . E , se le informazioni dei corrispondenti sono confermate , lo sforzo esercitato dagli austriaci sull ' ala destra russa , a Ruwa - Ruska , pare stia producendo buoni risultati , e quell ' ala cominci a ripiegare . Ora qualche conclusione si può trarre da tutte queste notizie . La mossa russa contro la Prussia orientale conserva sempre il carattere e il valore di mossa impegnativa . Con essa i russi tengono a bada le forze tedesche , e proteggono la Polonia e le truppe che in essa muovono da attacchi provenienti dal nord . Quanti corpi d ' esercito sono impiegati a questo scopo ? Chi sa ? Certo , più di quelli avversari . La mossa russa a sud , direttamente contro l ' esercito austriaco , costituisce un « fatto nuovo » . Dunque , una gran parte dell ' esercito russo , invece di volgere verso l ' obiettivo territoriale Berlino , è andata alla ricerca dell ' obiettivo principale mobile , l ' esercito austriaco . Diciamo che è andata alla ricerca , perché la battaglia avviene in Galizia , cioè in territorio austriaco . E diciamo una gran parte dell ' esercito russo , perché , se la battaglia è impegnata da due giorni ( tre con oggi ) e non accenna menomamente ad una decisione ; se ad essa prende parte tutto l ’ esercito austriaco destinato contro i russi , vuol dire che deve essere combattuta , anche da parte russa , da forze ingenti . Quante ? Noi sappiamo che l ' esercito austriaco conta sedici corpi d ' armata , e di questi alcuni debbono necessariamente essere sugli altri teatri di operazione . È temerità asserire che , con tutta la buona volontà , gli austriaci non possano avere in Galizia più di 10 o 12 corpi d ' esercito , facendo un calcolo larghissimo ? Contro questi 10 o 12 corpi d ' esercito , i russi avranno almeno ugual numero di forze : assai probabilmente , forze maggiori . Il lettore non prenda le pochissime cifre che diamo se non come largamente approssimative . Le esponiamo soltanto per giungere a questa conclusione : che la Russia fronteggia i tedeschi a nord e gli austriaci a sud , dopo averli cercati spontaneamente : e , ciò non ostante , non può aver impiegato finora che parte del suo esercito . Dei trenta corpi d ' esercito che essa può mettere in campo contro gli austro - tedeschi non può finora averne impegnati più di una ventina , a fare conti generosi . Questi venti corpi sono i primi completati , quelli pronti dopo circa trenta giorni di mobilitazione tra occulta e palese . Ed hanno servito a fare indietreggiare i due eserciti alleati , attaccandoli separatamente . Fra le due frazioni russe operanti a nord e a sud , protette dal triangolo fortificato Brest - Litowsky , Ivangorod Novo Georgiewsk , rimane così un largo tratto di territorio , che ora è sgombro . Di fronte a questo c ' è tutto il paese a ovest della linea ricordata , che da Lodz va ad Opatow , il quale è ancora in mano al nemico . Come si può spiegare questo spazio vuoto ? Non costituisce esso una debolezza per l ' esercito russo ? Non sono troppo lontane le due frazioni fra loro ? Alla Russia rimangono ancora almeno dieci corpi d ' esercito , con i quali può intervenire nella lotta . Potrebbero essere quelli che , fra qualche giorno o qualche settimana fossero in grado di avanzare per la via della Polonia verso Berlino , se la battaglia della Galizia sarà fortunata ; o di . andare a sostegno delle truppe del sud , se queste dovessero ritirarsi . Per ora la strada dell ' occidente è aperta dalle forze che si sono avute per prime sotto mano . La Russia ha dovuto far la sua mobilitazione in due tempi : le truppe pronte nel primo tempo sono state quelle di cui abbiamo visto già le gesta a Gumbinnen , e di cui aspettiamo le gesta in Galizia . Esse hanno spazzato il cammino : se le cose andranno bene , saranno occupate all ' inseguimento degli avversari . Ma dietro loro , per collegarle , per appoggiarle in caso di bisogno , per manovrare direttamente , per dare insomma un colpo di mazza sul territorio nemico , dopo aver dato il colpo di mazza all ' esercito , può essere che vengano impiegati i corpi mobilitati in un secondo tempo . Ora essi si stanno forse radunando ancora dietro il bastione delle fortezze polacche , mentre parte della Polonia è occupata dal nemico : scenderanno in campo appena potranno , e intanto i russi non avranno perduto tempo ad aspettarli . Sia o non sia questo il disegno di guerra russo , dai comunicati d ' oggi risultano , ad ogni modo , un ' unità e una grandiosità di concezione e di indirizzo , che prima non si erano bene afferrate . Se la battaglia in Galizia è confermata in tutta la sua vastità , non la cederà certamente per gli effetti a quella del Belgio e della Lorena .