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Profeta e poeta del cosmo ( Vergani Orio , 1955 )
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Nelle Stanze del Vaticano esiste , come tutti sanno , un affresco di Raffaello che si intitola La Scuola di Atene . Sotto le volte di un tempio bramantesco si incontrano gli « eroi del sapere » , chi sostando contro un pilastro , chi standosene appartato come in meditazione , chi mostrando al compagno una figura di geometria disegnata su una lavagna , chi , come Tolomeo , reggendo fra le mani la sfera terrestre , chi avanzando con libri e con rotoli , chi , come Pitagora , scrivendo le sue tavole , chi , seminudo e sdegnoso - Diogene - sdraiato sui gradini . Avanzano dal fondo - che si illumina alle loro spalle nei chiarori spioventi dalle cupole - Platone e Aristotele , il primo , come filosofo della speculazione metafisica , reggendo con una mano il libro del Timeo , e con l ' altra accennando al cielo ; il secondo accennando con la destra alla terra , aperta all ' Esperimento e alla Fisica . Da Socrate a Empedocle , da Senofonte ad Eschine , da Archimede a Zoroastro - e , per dare un volto a Platone , Raffaello pensò a Leonardo - tutti gli « eroi del sapere » sono qui raccolti , avvolti nelle toghe che lasciano ignude le braccia , e monumentalmente avanzano o si consultano , con una maestà di gesto che corrisponde alla maestà del pensiero . Questa era la visione che il Cinquecento poteva suggerire , di quella che si potrebbe chiamare la umana parvenza del Genio , ad un genio come fu Raffaello ; e , nel trascorrere dei secoli , l ' uomo non ha avuto modo di superare mai i canoni poetici di questa visione che , fatta pittura , reca il ricordo esaltante del sapere ellenico nella casa stessa della Cristianità , facendo delle figure degli assorti filosofi e dei meditanti matematici , avvolte nei loro pensieri come nel panneggio dei loro manti e delle loro toghe , immagini simili a quelle che la pittura e la scultura dovevano donare agli apostoli , agli eremiti e ai santi nelle cupole delle chiese e sui colonnati e nelle nicchie dei templi . Idea di Sapienza e idea di Santità , sia che sorgessero dalle lontananze del mondo biblico o da quelle del mondo dell ' Ellade o da quelle , con figure sempre più vicine ed operanti , del mondo cristiano , si compendiavano , nel riflesso dell ' Umanesimo , in questi simboli figurativi alti e solenni , in una sinfonica maestà di gesti , nell ' aura e nel soffio misterioso dei luoghi dove la vita è ormai storia . Bernard Shaw disse : « Otto uomini possono essere indicati come i facitori di mondi » . E ne indicò i nomi : Pitagora , Aristotele , Tolomeo , Copernico , Galileo , Keplero , Newton ed Einstein . Tre di queste figure sono comprese nel « compendio » e nel « trionfo » dell ' allegoria raffaellesca . Il mondo ha continuato , dopo il Cinquecento , il suo cammino , mentre la forma pittorica e poetica della allegoria non ha trovato nuove vie al proprio solenne cammino . I Fasti e i Trionfi appartengono ad un clima di venerazioni e di entusiasmi che non trova più né rime né colori adatti . Alla « emozione » che ancora operava e che trova la sua formula conclusiva nell ' affresco della Scuola di Atene , è andato seguendo lentamente il suggerimento accademico , sino all ' algida venustà del disegno di Ingres per il suo Trionfo di Omero . È dunque ben difficile per noi fare , degli uomini , statue , e , del loro pensiero e del loro poetare o filosofico speculare e matematico calcolare , immagine « eroica » . Tuniche , toghe , elamídi sono vestimenta di un accademismo fra le cui immagini non riusciamo più ad inserire né Goethe né Pasteur , né Leopardi né Beethoven . Lo stesso concetto di luce olimpica - quella luce che indirettamente scende dalle cupole bramantesche della Scuola di Atene , o che , attorno alla fonte di Ippocrene , nel raffaellesco Parnaso , illumina le figure dei grandi eroi della Poesia , da Omero a Virgilio , da Saffo a Petrarca , da Pindaro a Catullo - tramonta o impallidisce con i secoli che portano a noi . Per questo le figure dei nuovi Eroi , ai quali talvolta può accadere che noi stessi si sia stati vicini , non però avvolte nel manto della Storia , ma segnate dal rigore addirittura minuzioso del Documento e della Cronaca , ben difficilmente , e forse solamente per un esercizio di scolastico accademismo , si potrebbero far campeggiare , o adunarle , fra i pilastri e le navate di un immaginario luogo di incontri come , disceso da Urbino fra le vestigia di Roma , fra i suoi archi e fra le sue cupole , fra i suoi Pantheon e i suoi Colossei era stato possibile a Raffaello per le grandi « fantasime » che fanno monumentale corteggio a Platone . Dove collocheremo , fra Archimede ed Aristotele , fra Socrate e Tolomeo , questo Alberto Einstein , traendolo dalle solitudini del suo piccolo studio di professore in una Università svizzera , o dalla piccola casa americana di una città che ha , come se il fato l ' avesse scelto , íl nome dell ' isola di Itaca da cui salpò Ulisse , il solo degli eroi omerici che per primo obbedisse all ' ansia della « conoscenza » , sino a sfidare , come Dante disse , il « folle volo » oltre ai termini segnati dalle Colonne di Ercole ? Dove collocheremmo - ci chiediamo mentre la sua spoglia è ormai immota , e solo , invisibile , è il suo spirito nell ' Inconoscibile - questo Alberto Einstein , con la lavagna che gli fu sempre cara come al tempo del suo primo insegnamento , con i suoi quadernetti di appunti , con le paginette delle sue vertiginose equazioni ? Tra figure che l ' ultimo soffio epico della pittura coronava di misteriosa maestà , della più alta maestà che sta sui troni del Sapere , ecco , per noi , immenso e persino misterioso eroe del nostro Sapere ma anche dolente protagonista di una nostra amara Storia , questo timido , assorto , silenzioso vecchio studioso , che , a distanza di secoli , aveva continuato la lezione di Keplero e di Newton . Il Documento ci insegue nella sua rievocazione : non consente se non con difficoltà di astrarre la sua immagine nell ' attimo sublime in cui giunge alla meta la sua speculazione . Davanti alla nostra ricerca di un ' astrazione platonica egli ci appare nella sua estrema semplicità di vecchio professore dai lunghi capelli bianchi - í capelli bianchi degli antichi maghi , degli astronomi della favola - che trova il suo solo riposo nella musica , che ama suonare il violino quando si adunano i suoi discepoli ad onorarlo , e che , quando deve viaggiare , si presenta con il suo nero vecchio abito quasi ancora da antico Doktor germanico , sotto al quale indossa un maglione rammendato , con una borsa nella destra , per i suoi scartafacci , e , nella sinistra , retto per la maniglietta di ottone , l ' astuccio del vecchio violino . Così appariva l ' uomo che forse , ragazzo tardivo e molte volte zimbello dei suoi compagni di classe , si era trovato probabilmente a nascere là dove si incontrano Filosofia , Matematica e Poesia , e dove , da Tolomeo a Copernico , da Keplero a Newton , e finalmente ad Einstein , l ' umanità manda , a distanza di secoli , piccoli uomini ad affacciarsi , per tutti noi , agli abissi sui quali viaggia la Terra , ardono i Soli , cammina la Luce , muove le sue forze misteriose il Magnetismo universale , e tutto modella , trasforma , distrugge e crea quell ' elemento , quella quarta dimensione che Einstein indicò essere il Tempo . La storia di questo genio è la storia di un antico professore che , giovane , dava di casa in casa ripetizioni private ai ragazzi « deboli » in matematica , « deboli » in fisica . Additato un giorno come il prototipo perfetto del genio germanico , doveva vedere più tardi bruciare i suoi libri nelle piazze tedesche come il prototipo della cultura ebraica : bruciato nelle sue opere , egli probabilmente non sarebbe sfuggito alla morte se non avesse cercato rifugio in America . La sua gloria non si era trasformata in ricchezza ; le sue equazioni che avevano lo scatto poetico di quelli che furono chiamati dagli antichi i voli pindarici non lo avevano portato che ad un premio Nobel e ad una cattedra universitaria . Uno dei libri più famosi del mondo , quello sulla teoria della relatività , fra il 1923 e il 1953 aveva visto vendere in America esattamente 20.002 esemplari , e gli aveva « reso » come diritti d ' autore meno di 240 dollari all ' anno . Ma come poteva far calcolo sui beni terreni della ricchezza quest ' uomo che varcava gli abissi sui ponti della Filosofia , della Matematica , della Poesia , questo mago i cui calcoli si diceva fossero capiti , in parte , da dodici soli uomini al mondo e , quasi interamente , solamente da cinque ? Keplero , per quanto fosse stato uno dei maggiori matematici del suo tempo , non era stato in grado di portare le prove matematiche delle sue intuizioni sulla teoria della gravitazione . Dovevano passare cento anni perché Newton riuscisse in ciò che era stato impossibile a Keplero ma per poter farlo - lo ricordò lo stesso Einstein - dovette inventare il calcolo infinitesimale . È stato detto che , nella vecchiaia , davanti alla necessità di dare la prova matematica dello sviluppo delle sue teorie , Einstein si trovava nelle condizioni dell ' artigiano che , per prima cosa , per fare realtà e oggetto di ciò che il suo spirito gli suggerisce , deve inventare e costruire i propri nuovi strumenti di lavoro . Così , si disse , il vecchio Einstein - l ' uomo che infilava le scarpe senza calze , e che , interrogato con quali armi sarebbe stata combattuta la terza guerra mondiale , aveva risposto : « Non lo so . So però che la quarta guerra mondiale sarà combattuta a sassate ... » - avrebbe dovuto modellare ancora lo strumento matematico che gli mancava . Era possibile questo , ora che il tempo e l ' età erano alleati contro di lui ? La matematica , si disse , è un privilegio della giovinezza : dell ' adolescenza di Pascal , dei ventitré anni di Newton quando formulò il suo teorema , e dei ventisei anni che lo stesso Einstein toccava appena quando , piccolo impiegato nell ' ufficio svizzero dei Brevetti , pubblicò i quattro fogli di calcoli che dovevano rivoluzionare negli uomini tutti i concetti di spazio e di tempo . Probabilmente , come taluni della sua razza , a suo modo anche Einstein fu un profeta , e le sue teorie , al pari di quelle di Keplero e di Newton che lo hanno preceduto nella prodigiosa esplorazione del mistero del creato , troveranno la loro totale conferma nei secoli avvenire . Così accade , del resto , per le altre esplorazioni abissali che compiono la Filosofia e la Poesia ; così attendono i millenni e li superano e li illuminano Socrate , Platone , Omero e Dante . Profeta e poeta , l ' uomo che a sedici anni disse : « Vorrei imprigionare un raggio di luce per vedere cosa succede ... » . Questo pensiero , se lo confrontiamo con gli annali della sua biografia , dovette averlo , giovinetto , a Milano , fra via Santa Radegonda dove il padre aveva una botteguccia di articoli elettrici , e via Bigli dove abitava . E , che il pensiero di indagare sul mistero della luce e del suo « cammino » abbia avuto la sua origine in una giornata italiana e lombarda , in questa città dove suo padre morì e fu sepolto , ci dà , nell ' ora in cui egli entra nella grande Ombra che forse è solamente l ' infinita Luce , un senso di riconoscenza ai fati di questa nostra terra , che al ragazzo israelita tedesco parlò in una giornata di sole così come aveva parlato al giovane viaggiatore Goethe .
E con questo? ( Pintor Luigi , 1996 )
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Da un parcheggio affollato esce un ' auto . Manovrate per prendere posto ma qualcuno vi sfreccia davanti e occupa . Obiettate educatamente ma vi sentite rispondere : c ' era prima lei , e con questo ? O fate a cazzotti o abbozzate , una soluzione civile è esclusa . È una metafora della politica nazionale . Tutti lo vedono , lo dicono e lo scrivono , che il presidente Scalfaro tracima dalle sue funzioni costituzionali e governa impropriamente , anticipando un regime di tipo personale . E con questo ? È lui il primo a compiacersene e a esibire questo comportamento . Recita tutte le parti meno quella di un capo dello Stato che delle parti dovrebbe essere al di sopra . E con questo ? Non sarà Pannella , buffone di corte , a impicciarlo ( con la i ) . Tutti lo sanno , e lui per primo , che il presidente Dini aveva un incarico di governo limitato a quattro punti programmatici scaduti in giugno . Tuttavia non se n ' è andato allora e non se ne andrà oggi , non importa con chi resta , né per cosa né per quanto , 50 per cento tecnico e 50 per cento politico , coda di rospo e testa di principe o viceversa . È uno sberleffo , e con questo ? Non sarà Bertinotti , con venti deputati , a impedirlo . Silvio Berlusconi è sotto giudizio , andrà presto ( o no ? ) sotto processo , era detto incompatibile con le cariche pubbliche , invece esplora a cavallo di consorzi bancari le sorti della politica nazionale , con investitura e ringraziamenti del Quirinale . E con questo ? Non sarà Prodi , che non esplora più neppure in bicicletta , a intralciarlo . Massimo D ' Alema è il segretario di un partito della sinistra , anche questo lo sanno tutti , sebbene sia difficile crederci . Disse una volta di Silvio Berlusconi che il conflitto di interessi lo metteva fuori gioco anche se fosse stato plebiscitato dal popolo . Oggi contratta con lui un governo speciale e una revisione costituzionale privata , un compromesso storico interpersonale . E con questo ? È come cambiare appartamento . Comunque vadano le cose , cioè malissimo , il presidente Scalfaro può contare sulla democristianità diffusa e Berlusconi , D ' Alema e Fini sul 20 per cento circa dell ' elettorato per ciascuno , qualsiasi cosa facciano . Essi sfrecciano e occupano qualunque posto . È la classe dirigente , il potere . In definitiva questo paese ha avuto per un quarto di secolo un regime fascista e per mezzo secolo un regime democristiano , anche se con forti minoranze democratiche . I sedimenti del secondo prevalgono tuttora su quelli del primo , ma oggi andiamo verso un sistema inedito che li assomma e li mischia , e che meriterebbe di essere studiato antropologicamente . Servirebbe Gramsci , più di Marx .
L'America torna alla frontiera ( Pietra Italo , 1960 )
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La vittoria di Kennedy significa che gli Stati Uniti d ' America sono ricchi di risorse , e particolarmente vicini a due idee - forza proprie della loro tradizione , cioè allo spirito di eguaglianza e allo spirito di frontiera . La prima risorsa è quella di una « autocritica » puntuale e costruttiva che ha posto francamente in risalto i limiti , le occasioni perdute e gli errori della politica Eisenhower - Nixon . Giornali e giornalisti di gran nome , e di « linea » moderata , non hanno esitato ad attaccare a fondo posizioni , personalità e temi che sotto altri cieli , e in regimi diversi , sono normalmente tabù a causa della onnipotente censura monopartitica , o vengono coperti da una coltre di conformismo e di luoghi comuni a causa di una malintesa carità di patria . La seconda risorsa è costituita dalla sensibilità dell ' opinione pubblica che ha reagito positivamente a quella critica illuminata scegliendo decisamente e serenamente una strada nuova , cioè la strada di Kennedy . L ' uguaglianza è sempre stata , fin dai tempi favolosi delle pagine fondamentali e vive di Alexis de Tocqueville , l ' elemento caratteristico della società americana , il « fatto generatore » da cui discende ogni fatto particolare . La vittoria del cattolico Kennedy è venuta a confermare che l ' accesso alla suprema magistratura dello Stato è effettivamente assicurato ad ogni cittadino , al di sopra e al di fuori di ogni distinzione di religione , e che i miserabili pregiudizi razzisti e « antimediterranei » alla maniera del Ku Klux Klan e del « profondo sud » sono deboli , sempre più deboli . Lo spirito della frontiera è un altro elemento fondamentale , vecchio e corroborante della vita degli Stati Uniti . Si arriva normalmente a scrivere , alla maniera di Frederick Turner , che la storia americana non è che la storia della frontiera ; e questo termine assume quindi nella vita e nella lingua americana un significato diverso da quello della lingua inglese e delle altre lingue europee . Nel nostro « vecchio mondo » frontiera significa confine , linea di demarcazione , barriera ; nella storia degli Stati Uniti la frontiera è la posizione , mobile e avanzata , e sempre più avanzata , dei pionieri in mezzo agli spazi del Far West . Non è una linea in cui fermarsi ; ma un ' area infinita che invita ad entrare , a « tentare » , e richiede coraggio , spirito pratico , iniziativa , lealtà , finendo naturalmente per esaltare i valori - base della personalità , e della democrazia . Da anni e anni , questo spirito di frontiera appariva trascurato , o sopito , nel mondo americano , troppo spesso pago della propria abbondanza , e chiuso dentro la cerchia di vecchi interessi , e di vecchi gruppi . È interessante rilevare che il primo grido d ' allarme , il primo richiamo al vecchio spirito di frontiera è stato fatto sette anni fa da Chester Bowles , che passa per numero 2 o 3 a fianco di Kennedy , a conclusione del libro Ambassador ' s report sulla sua lunga ambasceria in India : « Noi americani siamo un popolo di pionieri , tradizionalmente guidato da princìpi morali , e sensibile al richiamo della frontiera . Una nuova frontiera ci aspetta , adesso che operiamo a contatto con popoli di ogni sorta per risolvere il problema dei paesi sottosviluppati , che è l ' avventura più grande del secolo . Questa è la missione dell ' America e spero che con questa prospettiva ritroveremo il vecchio spirito di frontiera » . Parole al vento . Sono passati sette anni ; e sul piano dei paesi sottosviluppati , e nella stessa India , paese - chiave dell ' Asia , l ' America ha fatto molti errori , e ha perduto non poche posizioni . E in questo clima di stanchezza , di « vecchio » , e di « prestigio diminuito » che si è fatto avanti con relativa facilità il giovane Kennedy ; e la sua posizione è apparsa subito nuova e severa . « Il mondo sta cambiando , i vecchi sistemi non servono più , un terzo del mondo è scosso dalla miseria . Libera più energie il risveglio di queste nuove terre che la stessa fissione dell ' atomo . L ' influenza comunista si è ancora più diffusa nell ' Asia e nel Medio Oriente e ora è giunta a 150 chilometri al largo della Florida » . Piaccia o non piaccia , le cose stanno proprio a questo punto . L ' importanza , e il merito , della scelta dell ' elettorato americano sono dati proprio dal fatto che Kennedy vede le cose e i punti deboli come sono , e indica al suo paese una strada nuova facendo francamente appello al vecchio spirito di frontiera pionieristico e profondamente democratico .
La volpe del Tavoliere* ( Pintor Luigi , 1996 )
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D ' Alema non lo sa ma qualcuno dovrebbe dirglielo , amichevolmente . Quando appare in televisione , cioè ogni minuto e mezzo , fa ormai pensare a una parodia , a un ' involontaria presa in giro di sé e degli altri . Somiglia sempre di più , con tutto il rispetto , a Peppino De Filippo . Se avessimo ancora qualche speranza che una coalizione democratica decorosa e una sinistra visibile ( ultima novità ) possano vincere un confronto elettorale con la destra dilagante , D ' Alema riesce a togliercela senza rimedio . Occhetto era altrettanto irritante , ma meno deprimente . Se esistesse , la dirigenza del Pds dovrebbe legare l ' attuale segretario , sia pure con quei guinzagli elastici che permettono un certo raggio d ' azione , invece di delegargli il potere di intorbidare ogni cosa . Ma per esistere , una dirigenza non dovrebbe essere fatta a immagine e somiglianza del principale , tanti occhettini e d ' alemini a seconda delle circostanze . Vien quasi da dubitare che un Pds esista , se non come area elettorale , tant ' è remissivo . E infatti Veltroni o chi per lui lo scioglierebbero volentieri , e prima o poi lo faranno . Le bolognine si tirano l ' un l ' altra , come le ciliege , e non finiscono mai . Quando si parte col piede sbagliato si ruzzola fino a rompersi l ' osso del collo , per legge di gravità . Un anno fa c ' era ancora qualche possibilità di rivincita o rivalsa sullo sciagurato voto del 27 marzo . Berlusconi era caduto malamente , la destra era presa in contropiede , un sussulto democratico era pur vagamente nell ' aria . Un leader politico minimamente dotato e coraggioso , una sinistra minimamente convinta , avrebbero colto l ' attimo , passato il Rubicone ( che poi è un fiumiciattolo ) , allargato il varco ed espugnato Saigon . Le elezioni in quel giugno ( quello passato , non quello venturo ) , sarebbero state una vittoria politica , anche se fossero risultate tecnicamente neutre . Ma scherziamo ? La volpe di Gallipoli e gli addetti all ' ingegneria e idraulica di Montecitorio sono molto più astuti di così . Hanno studiato la storia al liceo e hanno deciso di temporeggiare e logorare il nemico ( come Fabio Massimo ) , di reclutare in ogni dove banchieri e giustizieri simbolici nonché truppe cammellate padane ( come Scipione l ' Africano ) e di giocare a sottomuro con le figurine della Costituzione nei cortili del Quirinale . Col risultato che , dopo un anno , il logoro Berlusconi risplende come un lord protettore della politica nazionale e l ' imberbe Fini come punta di diamante della nuova Repubblica ( la III in ordine cronologico e gerarchico , la I essendo per lui quella di Salò ) . Ora lo scaltro D ' Alema , dopo questo capolavoro di tattica e strategia , ci rassicura in interviste giornaliere e incredule assemblee che non farà porcherie ma solo democratiche intese e governi conseguenti . Ma non ci aveva scritto poco fa che questi progetti erano nostre invenzioni calunniose ? Sì , ma è appunto con questi giochi di parole che si vendono i tappeti nei suq . Le farà , le porcherie , ne farà di crude e di cotte nel lungo brodo da caserma della crisi governativa e del semestre europeo . Non c ' è nessun bisogno di aspettare per credere , le ipotesi di crisi bicefale , governi a mezzadria , maggioranze cumulative e trasversali , commerci costituzionali e legislativi , mascherate presidenzialiste , sono porcherie già consumate per il solo fatto d ' essere formulate . Un ' orgia di craxismo ritardato , un credito dispensato a piene mani alle culture di destra di ogni specie . C ' è del metodo in questa follia , non è più una politica ma tutta una mentalità . Affrontare le elezioni significa ormai , per il leader minimo , una sconfitta campale . Per ritardarla sarà dunque opportuno mettere a repentaglio tutto , anche l ' onore come si diceva una volta , o semplicemente il decoro . Non quello personale , che è affar suo e di ciascuno , ma quello della sinistra e della democrazia , e questo non dovremmo permetterlo . Purtroppo , accade già nella realtà di ogni giorno , non c ' è di nuovo bisogno di aspettare per credere : se sbattiamo in galera gli immigrati clandestini , possiamo anche inserire questo sano principio nella Costituzione riformata .
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Se capita a Milano , Alberto Sordi , di professione comico , alloggia con il segretario in un Grand Hôtel del centro . Esattamente come ventidue anni fa quando diceva agli amici : « Scrivetemi al Continentale » . Difatti ci stava tutto il santo giorno , con addosso un fracchettino , attento agli ordini dei clienti , nella sala degli ascensori . Il pronipote di Antonio Cecchi , esploratore africano , impiegato come lift . Ma fu una breve esperienza . « A questo ragazzo gli manca la coscienza della classe alberghiera » diceva il capo - lift . « Facevo quel lavoro per non morire di fame in attesa di diventare un attore » spiega Sordi . Si deve dire che c ' è riuscito . Ai tempi della compagnia Riccioli - Primavera egli era un fauno debitamente cornuto e semicoperto da una pelle di daino . Immobile su un piedestallo fra ninfe danzanti ; con Oliver Hardy e con Mario Pio fu una voce , abbastanza celebre , ma solo una voce ; nel primo dopoguerra un caratterista di quelli che oggi ci sono e domani nessuno se li ricorda ; con Za Bum un presentatore di successo ma sempre un presentatore . Oggi è l ' attore di cinema più popolare e perciò il più richiesto e il meglio pagato . Come a dire un uomo arrivato . In una stagione ha interpretato nove film , la sua media annuale non scende mai sotto i cinque . « Applico la teoria dei molti » dice . « Fai molti film , così impedisci agli altri di farne . » I : attore mi ha raggiunto in una saletta dell ' Hôtel ( Grand , si capisce ) in cui alloggia e risponde alle mie domande con amichevole cortesia . « Mica male la teoria dei molti » dico io . « Ma senta , una vena di crudeltà è indispensabile al suo umorismo ? » « Che vuol farci » risponde . « Io una vecchietta non la posso accarezzare . Con lo strazio nel cuore , mi creda , devo strapparle un orecchio . Se no di che ride la gente ? » Alberto Sordi si guarda le mani , compiaciuto , come se ci avesse versato sopra quel suo cinismo professionale all ' acqua di rose , che subito svapora . Lui sa bene che l ' orecchio della vecchietta sarà sempre finto : e dorme sonni tranquilli , non ha rimorsi . Si gira sul sofà , rotea i suoi occhi tondi . « Sa che diceva Flaiano l ' altra sera ? Che l ' umorismo è finito , che c ' è poco da ridere ai nostri giorni . Ma che vuole ! Che resti disoccupato ? E poi , mi dica lei , senza umorismo come li diffondiamo i messaggi importanti ? » Placido , le guance tonde , i capelli morbidi e scuri , il devoto segretario pronto a ogni ordine , i clienti del Grand Hôtel che lo osservano e sorridono , egli non sembra eccessivamente preoccupato per le sorti dell ' umorismo . E quando parla di messaggi importanti fa un vocione così profondo e occhioni così allusivi che io devo sorridere . Lui , impudicamente , se ne compiace . Per l ' ennesima volta il meccanismo segreto ha funzionato a dovere . Una inflessione di voce , un gesto , un ' espressione degli occhi ed io , che in questo momento sono il suo pubblico , ho reagito come dovevo : sorridendo . A quarant ' anni Alberto Sordi sta sulla cresta dell ' onda con l ' aria di chi vuol rimanerci per un pezzo e con bella serenità . Egli è così ricco di talento che può dilapidarlo in molti film mediocri . Gliene resta sempre abbastanza per essere il più notevole dei nostri attori cinematografici . « Stia a sentire , Sordi , se ora le dico che lei è il migliore attore italiano come si comporta ? Subisce la tentazione della falsa modestia o ci sta ? » « Be ' , vorresti che fossi proprio io a obbiettare ? Che vuoi che faccia ? Sorrido , scuoto un po ' il capo , ringrazio e dico che ci sto . Del resto non c ' è poi quella dovizia di buoni attori che sembra . Anche essere il primo , capisci ... » E ci fa su una delle sue risate ingenuo - sarcastiche , da uomo che non dimentica la gioia di ridere anche se ride di se stesso . Parliamo dei suoi personaggi . Gli chiedo come li crei . Osservando gli altri o guardandosi dentro ? Bozzettismo o autobiografia ? « Ho recitato » dice lui « le parti del ladro , del magnaccia , del magliaro , del bulletto e roba del genere . Posso dire che io sono quei personaggi ? Non potrei , ora che tengo una buona posizione , ma mica posso rinnegarmi . Certo c ' è una parte di me stesso dentro di loro . Quanta non saprei dirlo , è una cosa difficile . » La nostra sarà una conversazione breve : il segretario sta sfogliando il taccuino degli appuntamenti , un commendatore molto importante aspetta l ' attore a pranzo . E chi potrebbe in pochi minuti trovare la chiave di quel misterioso puzzle che è la creazione di un personaggio ? Tanti pezzi separati , di origine diversa , che l ' attore riesce a mettere insieme quando si ode il ronzio della macchina da presa . Sordi , certamente , è un osservatore acutissimo del ridicolo altrui . È poi un preparatore esigente del suo lavoro visto che riscrive o arricchisce quasi tutte le scene e i dialoghi che gli preparano . « Se un attore drammatico fa cilecca » spiega , « la gente lo perdona subito , dice che il poverino è stato sacrificato in una parte sbagliata . Ma se io non riesco a far ridere è finita , mi pigliano a pernacchi » . E insiste a raccontarmi che il suo è un « umorismo di situazioni » che fa ridere per ciò che accade più che per ciò che si dice . Sarà , ma io che lo osservo sarei tentato di pensare che il suo è un umorismo prevalentemente istintivo , una qualità infusa in ogni parte del suo ben nutrito corpo . Come se le guance , gli orecchi , le mani , il petto e persino le natiche sapessero reagire umoristicamente per conto loro , recitando ciascuna la sua parte . Sordi , è naturale , preferisce l ' aspetto ideologico del suo umorismo , dice e ripete che non si fa l ' attore comico improvvisando . Ma deve pur saperlo che al solo apparire sullo schermo del suo faccione infingardo una gaia eccitazione percorre la platea : e se non c ' è subito la risata c ' è sempre l ' aspettativa di una risata . Non esiste spettatore tanto opaco , voglio dire , che non reagisca in qualche modo alla sua presenza . Chi possiede questo dono comunicativo può anche sprecarlo se non lo sorregge con una intelligenza duttile e una preparazione seria . Ma non è il caso di Alberto Sordi , il più implacabile custode di se stesso che si conosca . Tanto da perdere ogni gusto dell ' ironia quando parla del suo successo , di come lo volle e lo ottenne , risultato categoricamente inevitabile e necessario . Ci fu un tempo , da ragazzo , che passava le mattine in casa esercitandosi nella danza resa famosa da Fred Astaire . Si affacciava nella stanza sua madre e diceva con una voce gentile , ma un po ' ironica : « Ma Alberto , perché pesti tanto con i piedi , che cosa è questo rumore ? » . Serissimo Alberto rispondeva : « Per tua regola , mamma , queste sono le claquettes » . Serio , come allora , dice a me che lo interrogo sulla sua fortuna : « Le assicuro che non è stata una vincita al lotto . La mia fortuna è fondata su basi vere . Prevista , ottenuta , durevole » . Non lo contraddico anche se ho il sospetto che un pochino esageri . Era proprio così sicuro di sé quella notte autunnale del '39 in cui si ritrovò piangente in un camerino del teatro Pace di Milano ? Lui e il suo partner Gaspare Sponticchia , decrepito danzatore di claquettes . Umiliati più che dai fischi , dal cupo silenzio di un pubblico che pure era di bocca buona . Lo era quando girava per Roma come agente assicuratore dell ' Alleanza , a percentuali invisibili e senza stipendio fisso ? Chi ha successo , è noto , ama proiettarlo anche nel suo passato e in quella che fu una lotta confusa e molto spesso casuale riesce a vedere disegni fermi e precisi . Per Alberto Sordi sono ormai lontani i tempi di Laura Nucci , del balletto Lorys , della pensione milanese a Porta Garibaldi dove una padrona ladra pagava il suo silenzio con magrissimi pasti . Triste acqua passata . Adesso Alberto ha la casa « più importante di Roma » , sul monte Ora , di fronte alle terme di Caracalla . Con la piscina e con il teatrino . Splendida . E a completare il trionfo il patriziato romano gli è largo di inviti e di simpatia . « Perché frequenta l ' alta società ? Divertimento , curiosità , gusto di rivincita ? » « Che le devo dire » fa lui , « a me questa gente che ha un bel nome e una bella ricchezza non mi dispiace . Chi la critica in genere non la conosce . Ce ne sono di spiritosi e di intelligenti , mi creda . Forse un pochino a corto di fantasia , ma a questo mondo , si sa , tutto non si può avere » . Mi dà un colpetto gentile su una spalla . « E poi » dice , « un po ' di sangue nobile ce l ' abbiamo tutti , non è vero ? E mica ci fa schifo se ce lo riconoscono . Te lo immagini un impiegatuccio o un operaio a cui arriva una patente di nobiltà che esce sul balcone strappandosi i capelli e gridando : mannaggia mi hanno fatto conte , li possino , proprio a me doveva capitare » . Si agita , è sul punto di saltar giù dal sofà , se non fossimo nel salone di un Grand Hôtel tradurrebbe subito in gesti e parole l ' intuizione comica che gli è venuta . E aggiungerebbe altri personaggi , altri episodi perché il suo umorismo è una reazione a catena difficile da controllare . « Dicono che qualche volta strafaccio . È vero , me ne accorgo anche io quando vedo il film . Ma ormai il film è una cosa che non mi appartiene più , devo già pensare al nuovo che sto girando . » Accenno a uno dei luoghi comuni delle sue biografie : l ' avarizia . « In casa mia » dice , « ho messo delle cose stupende , preziosissime . Alle mie sorelle e a chi mi sta a cuore non manca nulla . Io spendo molto , ma nel modo che preferisco . Se essere avaro significa avere un certo rispetto del denaro e un ' idiosincrasia per le spese inutili e cretine io sono un avaro . La verità è che questa storia è stata messa in giro da certi ambienti che conosco bene . Non gli va giù che io eviti via Veneto e certa gente di via Veneto . Alla malora ' sti , come li chiamano , rivoltati . Li possino » . « Se un attore badasse ai propri interessi dovrebbe andar cauto su certi temi » . « Sì , d ' accordo , so bene che sono loro , gli invertiti , che comandano nel nostro ambiente . Ma io dico che non se ne può più . E glielo dico in faccia . Se gli vado con le mie idee bene , se no vadano loro a quel paese » . « Pensa qualche volta alla vecchiaia ? Immagina come sarà , uomo ed attore , a sessant ' anni ? » Un attimo di riflessione , poi risponde : « Io evito con cura le persone in disfacimento . Ho il terrore della vecchiaia che corrompe il corpo e l ' intelligenza . Mi piacciono le persone anziane vivaci e benportanti . Spero che lo sarò . Non ho timori per la mia professione . Non sarò io a perdere il passo con i tempi . E poi mi sono conservato bene , non le pare ? A quarant ' anni sono ancora signorino . La mia regola è : vita attiva e buon umore . Ma qui a Milano come si fa ? Mamma mia guarda fuori , scuro che sembra notte , quasi quasi me ne torno in camera a dormire » . « Molte grazie , Sordi » . « Se vuol vedermi al lavoro » dice lui , « domattina " giro " in uno scalo ferroviario , si faccia dire dove dal mio segretario » . Lo scalo è quello di San Rocco dove c ' è una stazione per le locomotive . Ci vado , l ' indomani . Piove nella nebbia , l ' edificio è di un giallo sbiadito , fra il Cimitero Monumentale e lo scalo Farini . Intorno baracche , rotaie , orticelli tisici , fango , operai come ombre e tutti gli altri panni sporchi del neorealismo . Speriamo che sia almeno un film morale . Il titolo è Crimen ma ci recita Alberto Sordi , quello che fa ridere . Anche lui ha i suoi messaggi da diffondere . Magari più insidiosi e corrosivi di tanti altri che spaventano la censura . Comunque il censore potrà sempre dire : « Mica faceva sul serio . Era tutta roba da ridere » .
La questione è posta ( Pintor Luigi , 1996 )
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È ingiusto non ricordare i meriti delle persone cadute in disgrazia . Anche Cristoforo Colombo ebbe le sue pene , ma nessuno dimenticò la sua scoperta . Non si può dire lo stesso di Bettino Craxi , misconosciuto inventore del presidenzialismo come rimedio , oggi universalmente auspicato , ai nostri mali nazionali . Ricordo un suo precoce discorso nel parco buoi ( definizione sua ) di Montecitorio sulla madre di tutte le riforme , cioè l ' elezione diretta di un capo , dello Stato o dell ' Esecutivo fa lo stesso : non è matura ma , aggiunse solennemente , « la questione è posta » . È buffo come questa idea sia diventata senso comune e che se ne discuta come si trattasse di una tecnica anziché di una politica , senza valutarne la genesi , ma scimmiottando altri paesi e prescindendo ( come Totò ) dalle particolarità nazionali e dalla storia recente e remota di questo nostro paese . Abbiamo avuto quasi un secolo di monarchia e fascismo e mezzo secolo di democrazia bloccata a regime unico e quanto mai stabile , per non parlare dei poteri forti extraistituzionali che conosciamo . Non direi che abbiamo patito l ' anarchia . Che cos ' è allora questa sete di presidenzialismi , ricerca del nuovo o struggente nostalgia ? Ma lasciamo la storia e accontentiamoci della cronaca . Senza potere apparente e senza investitura diretta , il nostro Quirinale repubblicano ci ha fatto volentieri ascoltare rumore di sciabole ( Segni - De Lorenzo ) , nitriti di cavalli ( Gronchi - Tambroni ) , martellio di picconi ( Cossiga ) . Eppure erano bravi democratici . A palazzo Chigi abbiamo conquistato il record mondiale della stabilità con Giulio Andreotti e anche con Bettino Craxi . Pensate che cosa avrebbero combinato se fossero stati loro i beneficiari di un ' investitura diretta , non importa in quale palazzo , inamovibili per volontà popolare . Eppure erano ( sembravano ? ) bravi democratici , come per certo saranno ( sembreranno ? ) i loro successori . Non era forse Di Pietro un magistrato esemplare , prima di tracimare ? Eleggetelo pure ( lui o chi vi pare ) al Quirinale o come premier , senza poteri come in Austria o a imitazione dell ' Eliseo con un parlamento maggioritario . Qui nisciuno è austriaco , qui chi avrà venticinque milioni di voti farà un ' amnistia o un test nucleare come gli detterà l ' umore . Se c ' è un paese che avrebbe bisogno , ai suoi vertici , di più lacci e lacciuoli , pesi e contrappesi , controlli e revoche , decentramento e partecipazione , elasticità , insomma di più democrazia e meno autocrazia e arbitrio e immunità , questo paese siamo noi . Perciò facciamo il contrario . I saggi che scrissero la Costituzione commisero uno strano errore , stabilendo una procedura e una maggioranza speciale per le revisioni costituzionali ma non per le leggi elettorali . Così quel dannato referendum e il passaggio al sistema maggioritario ( già De Gasperi ci aveva profeticamente provato quarant ' anni prima ) hanno agito come un grimaldello e ora lo scasso procede al plastico . A che servono d ' altronde le elezioni senza riforme , se riconfermano lo stesso disordine e nulla cambia ? Anche questo argomento è diventato senso comune , e a me sembra l ' indice più eloquente del decadimento della politica e della sua riduzione a ragioneria . È il massimo del disarmo , della sfiducia , come dire che non si ha nulla da dire , un programma da proporre , una verità da affermare , una mobilitazione da promuovere , una sfida da lanciare , una speranza da alimentare , un consenso più alto da meritare .
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Dopo aver colpito Gerbi e Petit Breton , la mala sorte si è abbattuta sopra Pavesi . Un forte per équipe . Non c ' è che la terna delle Rudge che si sia fino ad oggi salvata , avendo annientato Cuniolo lo scacco della prima tappa col trionfo della seconda . Ma il povero Pavesi , l ' uomo che aveva leoninamente sostenuto il nome italiano , e portato al successo , in uno dei più splendidi “ Giri di Francia " - ma il Pavesi modesto , forte e tenace , che era uno dei favoriti della grande corsa italiana , ha dovuto buttarsi a terra , vinto dal destino che , in questa gagliarda competizione sembra voler fiaccare tutti i migliori . Una ferita che pareva benissimo chiusa , riapertasi nello sforzo di una tappa lunga e pesante , lo ha schiantato di colpo . E il più forte e il più buono degli atleti , Giovanni , lo ha raccolto così sulla strada , come un bambino , e lo ha riportato , nella sua automobile , a Bologna , a piangervi uno spezzato sogno di gloria .
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Gerusalemme , 11 aprile - Mi volto , e vedo Eichmann nella gabbia di vetro : il suo ingresso nell ' aula è stato rapido e discreto . È in piedi ; indossa un abito grigio ben stirato ; tiene il capo un po ' inclinato sulla spalla destra come un istitutore virtuoso e un po ' timido . « Siete voi Adolf Eichmann ? » chiede il presidente della Corte . « Jawohl » ( Sissignore ) , risponde lui , portando di scatto le mani tese sulla cucitura dei pantaloni . Ma poi le dita hanno un tremito , si agitano , si chiudono a pugno . Il gute Kamerade Adolf Eichmann deve aver visto sopra i giudici la menorah , il candelabro a sette braccia , che è il simbolo di Israele . Nella sala , gli occhi di cinquecento giornalisti sono fissi su di lui ; intorno al palazzo la folla preme contro le transenne , e fra scalpitii e urli i poliziotti a cavallo ne reprimono i rapidi tumulti . In ogni casa di Israele le radio portano le voci dell ' aula . Il medico visita l ' ammalato , il negoziante serve il cliente , l ' impiegato sbriga le sue pratiche , gli scolari stanno sui banchi , mentre le voci che giungono dalla Beit Haam , l ' edificio del tribunale , rievocano la tragedia che deturpa come una cicatrice il volto dell ' umanità . Nelle strade , nei bar le voci degli altoparlanti parlano di fatti avvenuti anni fa in quel continente chiamato Europa , che per molti israeliani significa , ormai , solo il cimitero delle loro famiglie . Mentre il presidente Landau sbriga i preliminari , Eichmann si accomoda su una sedia e rivolge alla sala uno sguardo calmo e meditabondo . Noto solo ora che ha una cravatta a strisce orizzontali su una camicia bianca . I suoi capelli sono radi e di un biondo sbiadito . Spesso si morde le labbra , ma a volte , forse per una curiosa contrazione nervosa , pare che sorrida . Due poliziotti , seduti alle sue spalle , non lo perdono d ' occhio ; un altro poliziotto spunta dalla scaletta che collega la gabbia ai locali sotterranei . Vedo Eichmann chinarsi sulle carte e sfogliarle , ma senza leggerle , solo per darsi un contegno . Qualcuno dirà che egli non ha nulla del mostro . Si è dimenticato troppo presto che la mostruosità nazista poteva celarsi - anzi di regola si celava - dietro una presenza dignitosa e professorale . Ora comincia la lettura dell ' atto di accusa . Il presidente legge i quindici capi d ' accusa con voce bassa e nasale per quasi un ' ora . Eichmann è accusato di avere provocato fra il 1939 e il 1945 , di concerto con altri , la morte di 6 milioni di ebrei , nella sua qualità di responsabile dell ' attuazione del piano nazista per lo sterminio fisico degli ebrei , noto sotto il nome di « soluzione finale del problema ebraico » . Scendono grevi nell ' aula le parole che parlano di torture , di denti d ' oro strappati ai morti , delle camere a gas . È l ' inferno tradotto in linguaggio burocratico , suddiviso ordinatamente in comma , paragrafi , motivazioni , postille . È il tentativo di ricondurre una strage tanto assurda da parere impunibile nelle definizioni di una giustizia penale capace di punire . L ' accusa contro Eichmann poteva ridursi a queste parole : egli fu il tecnico del genocidio . Invece si è voluto distinguere , catalogare , mettere nell ' elenco le successive stragi , ciascuna con il nome del luogo , le circostanze , il numero delle vittime , la loro provenienza , il sesso . E porre accanto all ' imputazione preminente della strage le altre imputazioni , apparentemente secondarie , di furto , coercizione , terrorismo , deportazione , persecuzione , associazione a delinquere . Non per semplice gusto pedantesco , non per il piacere di prolungare l ' accusa : ma con il preciso intento di porre il nazismo di fronte alle sue circostanziate , definite responsabilità penali . È troppo presto per dire se il processo riuscirà nel suo intento . Ma è chiaro sin d ' ora il suo meditato rifiuto alle astrazioni pseudofilosofiche e pseudostoriche , la sua precisa volontà di restare entro i limiti di quella giustizia e di quella morale che il mondo civile ha elaborato nei secoli . Non a caso nell ' atto di accusa si parla raramente di ideologia nazista e invece si ripete la frase : « L ' imputato , di concerto con altre persone , ha commesso ... » , che sembra tratta da un qualsiasi procedimento giudiziario . Quasi per sottolineare che egli non è il rappresentante di un ' ideologia filosoficamente discutibile , ma solo l ' esponente di una « anonima assassini » . Durante la lettura Eichmann rimane immobile , senza volgere uno sguardo alla sede e al pubblico del suo processo . Certo questa giustizia concede pochissimo agli effetti scenografici . La sala con la sua gabbia di vetro , il suo palcoscenico , i suoi mobili chiari e razionali , la sua spoglia funzionalità , ha l ' aspetto di uno studio televisivo . Se non fossero quei soldati armati dentro la gabbia , Eichmann potrebbe sembrare un tecnico del suono attento alla registrazione . Potrebbe , se la voce bassa e nasale del magistrato che legge i capi d ' accusa non ricordasse un ' altra immagine : un Adolf Eichmann più giovane , intento , nella primavera del '44 , ad osservare attraverso una feritoia la morte di centinaia di persone chiuse in una camera a gas , mentre fuori - come annotava il suo collaboratore Rudolf Hoss - « i frutteti di Auschwitz erano in fiore » . Terminata la lettura dell ' atto d ' accusa , il presidente chiede all ' imputato : « Avete compreso le accuse mossevi ? » . Eichmann assentisce . « Sì , naturalmente » , e il presidente lo invita a sedere . Ora tocca al difensore di Eichmann , l ' avvocato tedesco Robert Servatius . « Prima che Eichmann sia chiamato a rispondere se si ritiene colpevole oppure no » egli dice « vorrei fare alcune obiezioni . Esse riguardano la serenità e la competenza di questa Corte . » Servatius si interrompe per dar tempo ai traduttori di ripetere le sue parole in ebraico , seppure tutti i giudici capiscano perfettamente il tedesco . Servatius è un bell ' uomo , con i capelli d ' argento e l ' aspetto florido del ricco borghese della Renania . Quando può riprendere il discorso , egli svolge temi previsti ; questa giustizia non può essere serena . Uno dei giudici ( egli allude al giudice Halevy ) ha già espresso il suo giudizio sfavorevole sull ' imputato . Inoltre questo giudice ha avuto dei parenti uccisi dai nazisti . Tutti i giudici , del resto , nella loro qualità di ebrei sono parte in causa . Inoltre , a questo processo è stata data una pubblicità mondiale che non può non influenzare il giudizio : per la stampa mondiale la condanna dell ' imputato è già pronunciata . La Corte - prosegue Servatius - è incompetente a giudicare un cittadino straniero come Eichmann : solo la giustizia dello Stato tedesco , erede dello Stato al cui servizio era l ' imputato , può giudicarlo . È poi evidente - e la difesa si ripromette di darne la prova - che l ' imputato è stato rapito e condotto a forza in Israele . La lettera in cui dice di essere spontaneamente venuto a questo giudizio gli è stata estorta , e anche di ciò la difesa darà la prova . Servatius conclude le sue obiezioni invitando la Corte a riconoscere la sua incompetenza e ad accettare la legittima suspicione che infirmerebbe il suo giudizio . Gli risponde con tagliente ironia il procuratore generale , Hausner : se la difesa dell ' imputato cerca giudici di serenità e distacco di fronte a un delitto come il genocidio , è da temere che non li troverà né in questo né in un altro pianeta . Il popolo di Israele , atrocemente colpito dai delitti nazisti , ha pieno diritto di giudicare í colpevoli nazisti . La dichiarazione scritta dell ' imputato fu rilasciata spontaneamente . Nulla vieta alla giustizia di proseguire il suo corso . Alle 13 l ' udienza viene sospesa per proseguire alle 16.30 . L ' udienza pomeridiana si inizia alle 17 . Eichmann , attendendo l ' ingresso della Corte , ha scritto un biglietto che ha consegnato al suo difensore Servatius . Egli appare , come stamane , calmo e attento . Ogni tanto tira fuori da una tasca interna della giacca un fazzoletto bianco , si asciuga le labbra e il mento , e poi lo ripiega con cura . Il presidente invita il procuratore a concludere la sua risposta alle obiezioni della difesa . « La difesa » dice il procuratore « sostiene che questo processo ha , come premessa , un rapimento , cioè un atto illegale . E ne deduce che anche il processo è illegale . Come dimostra un ' ampia casistica , questa deduzione è già stata respinta dalle Corti supreme di molte nazioni civili . Anche ammessa la colpa di Israele nel rapimento di Eichmann non viene meno íl diritto di Israele , una volta che Eichmann è nel suo territorio , a giudicarlo . Io dico che è del tutto irrilevante stabilire in quali circostanze Eichmann fu condotto in Israele . L ' unica cosa importante per Israele è di giudicarlo per i milioni di ebrei che ha sterminato nei 180 campi di concentramento organizzati dalla Germania nazista . Per questa Germania egli non fu , come sostiene il suo avvocato , un funzionario di second ' ordine . In questa Germania egli ebbe il compito , come dimostreremo , di " liquidare " gli ebrei ed altri popoli " inferiori " . Quanto alla colpa di Israele , per ciò che si riferisce al rapimento di Eichmann , ricordo a questa Corte , che Israele ha già risolto la questione con l ' Argentina mediante trattative diplomatiche . Un documento pubblicato a Gerusalemme e a Buenos Aires , da entrambe le parti , afferma che il " caso Eichmann " è considerato chiuso . L ' udienza è rinviata a domattina alle 9.»
Il messaggio ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Si dice che non bisogna dipingere il diavolo più brutto di quello che è . Ma con la triplice intesa Fini - Berlusconi - D ' Alema e l ' annesso supergoverno presidenzialista non si corre questo rischio . È così brutto che anche chi vorrebbe amarlo chiude gli occhi . Se per parte nostra abbiamo contribuito a diffondere questo senso di rigetto possiamo rallegrarcene . Se ora Letta , Tatarella e Mussi entrassero fisicamente nel governo Maccanico , anche i bambini si accorgerebbero del punto a cui siamo arrivati . Perciò non accadrà , non per pudore ma per cautela . Che differenza fa ? Possiamo aspettarci in futuro anche di peggio , se non si spezza il patto scellerato . Questo patto d ' acciaio , o di latta che sia , è stato stretto dai protagonisti in lunghi conciliaboli segreti , mentre pubblicamente ci prendevano in giro con la bozza Fisichella . Una condotta così disonesta la dice lunga sul grado di intimità raggiunto dai tre e dal disdegno in cui tengono le forme democratiche . Se c ' è nel Pds chi si sente ferito dal nostro furore più che da simili comportamenti , mi dispiace per lui . Con i quali comportamenti è stato impostato un golpe originale a sei mani , bianco e freddo : con un governo politico di lunga durata ( nelle intenzioni ) , una maggioranza politica del tutto estranea alla volontà degli elettori , una revisione in blocco della Costituzione senza mandato popolare . Volete di più ? Ora è certo che i protagonisti di questa avventura faranno pesare i rispettivi retropensieri , che dovranno fare i conti con le proprie truppe stordite e i propri alleati vilipesi , che metteranno acqua o additivi nel loro vino . Ma la bottiglia è sturata e il brindisi imbandito ( se non gli va di traverso ) . È come se fosse rinato un gigantesco e multiforme Caf , nel cui seno la concorrenza di potere prende il posto di ogni idea di alternativa o perfino di alternanza significativa . Il messaggio che arriva alla grande opinione pubblica è di una semplicità disarmante . È che la democrazia è una perdita di tempo , che rappresentanza e partecipazione sono parole vuote , che il potere e anzi il comando dev ' essere concentrato e interamente delegato . Ed è che questa concezione del potere accomuna oggi , salvo sfumature per specialisti , la quasi totalità delle forze politiche , già pressoché indistinguibili sul terreno dei programmi . È un mistero , per me , come mai tanti democratici non sappiano immaginare l ' effetto moltiplicatore che questo messaggio susciterà in un paese già spostato a destra come il nostro , dove il partito di Fini non è lontano dal primato . E come possano pensare di controllare questo effetto e di avvantaggiarsene più e meglio di Berlusconi , che della manipolazione di massa è l ' inventore e il beneficiario naturale . Forse il mistero si spiega con la mitridatizzazione subita da tanta parte della sinistra ufficiale , cioè con la credenza che assumendo gradualmente dosi di veleno sempre più alte si diventa immuni e si sopravvive anche a dosi da cavallo . Ovvero con la sindrome del re Mida che affligge il suo gruppo dirigente , ossia con la pretesa di convertire in oro tutto ciò che si tocca , sebbene la leggenda insegni che così si muore di fame e sete . O ancora con la presunzione e la vertigine da mosca cocchiera del suo leader , la mosca che in groppa a neri stalloni galoppanti non dubita d ' esser lei a guidare e vincere la corsa .
PER UNA VISITA A TURATI ( ALBERTINI LUIGI , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Il Popolo d ' Italia di ieri pubblicava la lettera seguente direttagli dal sen . Albertini : Signor Direttore , il Corriere non ha , sembra , reso conto dell ' assemblea del Fascio milanese tenutasi domenica all ' Eden ; e al consigliere comunale fascista che , denunziando al " Fromboliere " del Popolo d ' Italia questo fatto , ne chiede la ragione , il " Fromboliere " la deve subito questa ragione , chiara , evidente , convincentissima . Cioè il Corriere è il giornale di quel senatore Albertini che all ' epoca dell ' occupazione delle fabbriche saliva le scale dell ' on . Turati per spingere i socialisti al potere . Ergo il Corriere non può fare una cronaca obiettiva . Mi permetta d ' intervenire in questa discussione tra il " Fromboliere " ed il consigliere comunale per " fatto personale " ... Il " Fromboliere " contesta la posizione allora assunta dal Corriere e di cui fa fede la sua raccolta , mettendo il mio incontro coll ' on . Turati in relazione con un articolo " d ' ingrata memoria " il quale suffragherebbe l ' interpretazione , diciamo così , " collaborazionista " di quell ' incontro . Ebbene quell ' articolo fu scritto da me , ed io - guardi un po ' il diverso punto di vista - penso che , lungi dall ' essere " d ' ingrata memoria , " costituisca per il Corriere e per me un titolo d ' onore , tanto che ne ho recentemente ripubblicata la conclusione . Se non abuso del suo spazio , vorrei in poche parole rammentarle la tesi da me allora svolta . Premesso che il regime nostro stava per morire perché governava non la classe dirigente responsabile ma il partito socialista irresponsabile , e che il governo degli irresponsabili minacciava di farci cadere in pieno bolscevismo , invocavo o una reazione della borghesia o il passaggio del potere agli uomini della Confederazione del lavoro . " O siamo capaci - scrivevo - di tenere il potere secondo le nostre idee , secondo le nostre convinzioni , o vengano avanti gli uomini nuovi ad assumersi la responsabilità di governare senza ragguagliare il prezzo del pane al costo , senza imporre ai pubblici funzionari la più elementare disciplina , senza tassare il vino , senza mettere un freno a tanta licenza dilagante in tutte le classi , senza combattere il veleno che si insinua in ogni vena dell ' organismo nazionale . Fuori voi ad operare il miracolo di spremere danaro dalla ricchezza nazionale uccidendola , negando il valore dei più forti elementi , dei più efficaci sostegni della civiltà . " Come si può gabellare questo pensiero di disperazione , suggerito dalla gravità degli eventi , come un ' intesa spirituale coll ' azione socialista ? Certo , se si doveva andare avanti così era da preferire che l ' on . Turati , l ' on . D ' Aragona e i loro amici assumessero la responsabilità del potere ; altrimenti " lo sbocco fatale di un regime che non funziona più , che si corrompe in tutti i suoi organi , che si sgretola per impotenza " sarebbe stato il comunismo . Ma sopra ogni altra mi sorrideva la speranza di una profonda reazione della borghesia , di quella reazione che fortunatamente si è avverata e di cui l ' on . Mussolini è stato l ' organizzatore . Se oggi di quella sana reazione non approvo tutti gli atteggiamenti e tutte le provvidenze , se non mi rassegno supinamente , incondizionatamente ai suoi sviluppi futuri , se rimango un liberale autentico , se quindi conservo libertà di pensiero o rivendico quella di parola , non per questo merito che il mio pensiero sia denigrato . Merito invece di esser considerato , come effettivamente mi considero e sono , uno dei più efficaci collaboratori di questo Governo , almeno se per collaborazione s ' intende così l ' approvazione sincera come il concorso diretto a evitare che si commettano errori . Ringrazio dell ' ospitalità , e mi rassegno , di Lei dev .