StampaQuotidiana ,
Nelle
Stanze
del
Vaticano
esiste
,
come
tutti
sanno
,
un
affresco
di
Raffaello
che
si
intitola
La
Scuola
di
Atene
.
Sotto
le
volte
di
un
tempio
bramantesco
si
incontrano
gli
«
eroi
del
sapere
»
,
chi
sostando
contro
un
pilastro
,
chi
standosene
appartato
come
in
meditazione
,
chi
mostrando
al
compagno
una
figura
di
geometria
disegnata
su
una
lavagna
,
chi
,
come
Tolomeo
,
reggendo
fra
le
mani
la
sfera
terrestre
,
chi
avanzando
con
libri
e
con
rotoli
,
chi
,
come
Pitagora
,
scrivendo
le
sue
tavole
,
chi
,
seminudo
e
sdegnoso
-
Diogene
-
sdraiato
sui
gradini
.
Avanzano
dal
fondo
-
che
si
illumina
alle
loro
spalle
nei
chiarori
spioventi
dalle
cupole
-
Platone
e
Aristotele
,
il
primo
,
come
filosofo
della
speculazione
metafisica
,
reggendo
con
una
mano
il
libro
del
Timeo
,
e
con
l
'
altra
accennando
al
cielo
;
il
secondo
accennando
con
la
destra
alla
terra
,
aperta
all
'
Esperimento
e
alla
Fisica
.
Da
Socrate
a
Empedocle
,
da
Senofonte
ad
Eschine
,
da
Archimede
a
Zoroastro
-
e
,
per
dare
un
volto
a
Platone
,
Raffaello
pensò
a
Leonardo
-
tutti
gli
«
eroi
del
sapere
»
sono
qui
raccolti
,
avvolti
nelle
toghe
che
lasciano
ignude
le
braccia
,
e
monumentalmente
avanzano
o
si
consultano
,
con
una
maestà
di
gesto
che
corrisponde
alla
maestà
del
pensiero
.
Questa
era
la
visione
che
il
Cinquecento
poteva
suggerire
,
di
quella
che
si
potrebbe
chiamare
la
umana
parvenza
del
Genio
,
ad
un
genio
come
fu
Raffaello
;
e
,
nel
trascorrere
dei
secoli
,
l
'
uomo
non
ha
avuto
modo
di
superare
mai
i
canoni
poetici
di
questa
visione
che
,
fatta
pittura
,
reca
il
ricordo
esaltante
del
sapere
ellenico
nella
casa
stessa
della
Cristianità
,
facendo
delle
figure
degli
assorti
filosofi
e
dei
meditanti
matematici
,
avvolte
nei
loro
pensieri
come
nel
panneggio
dei
loro
manti
e
delle
loro
toghe
,
immagini
simili
a
quelle
che
la
pittura
e
la
scultura
dovevano
donare
agli
apostoli
,
agli
eremiti
e
ai
santi
nelle
cupole
delle
chiese
e
sui
colonnati
e
nelle
nicchie
dei
templi
.
Idea
di
Sapienza
e
idea
di
Santità
,
sia
che
sorgessero
dalle
lontananze
del
mondo
biblico
o
da
quelle
del
mondo
dell
'
Ellade
o
da
quelle
,
con
figure
sempre
più
vicine
ed
operanti
,
del
mondo
cristiano
,
si
compendiavano
,
nel
riflesso
dell
'
Umanesimo
,
in
questi
simboli
figurativi
alti
e
solenni
,
in
una
sinfonica
maestà
di
gesti
,
nell
'
aura
e
nel
soffio
misterioso
dei
luoghi
dove
la
vita
è
ormai
storia
.
Bernard
Shaw
disse
:
«
Otto
uomini
possono
essere
indicati
come
i
facitori
di
mondi
»
.
E
ne
indicò
i
nomi
:
Pitagora
,
Aristotele
,
Tolomeo
,
Copernico
,
Galileo
,
Keplero
,
Newton
ed
Einstein
.
Tre
di
queste
figure
sono
comprese
nel
«
compendio
»
e
nel
«
trionfo
»
dell
'
allegoria
raffaellesca
.
Il
mondo
ha
continuato
,
dopo
il
Cinquecento
,
il
suo
cammino
,
mentre
la
forma
pittorica
e
poetica
della
allegoria
non
ha
trovato
nuove
vie
al
proprio
solenne
cammino
.
I
Fasti
e
i
Trionfi
appartengono
ad
un
clima
di
venerazioni
e
di
entusiasmi
che
non
trova
più
né
rime
né
colori
adatti
.
Alla
«
emozione
»
che
ancora
operava
e
che
trova
la
sua
formula
conclusiva
nell
'
affresco
della
Scuola
di
Atene
,
è
andato
seguendo
lentamente
il
suggerimento
accademico
,
sino
all
'
algida
venustà
del
disegno
di
Ingres
per
il
suo
Trionfo
di
Omero
.
È
dunque
ben
difficile
per
noi
fare
,
degli
uomini
,
statue
,
e
,
del
loro
pensiero
e
del
loro
poetare
o
filosofico
speculare
e
matematico
calcolare
,
immagine
«
eroica
»
.
Tuniche
,
toghe
,
elamídi
sono
vestimenta
di
un
accademismo
fra
le
cui
immagini
non
riusciamo
più
ad
inserire
né
Goethe
né
Pasteur
,
né
Leopardi
né
Beethoven
.
Lo
stesso
concetto
di
luce
olimpica
-
quella
luce
che
indirettamente
scende
dalle
cupole
bramantesche
della
Scuola
di
Atene
,
o
che
,
attorno
alla
fonte
di
Ippocrene
,
nel
raffaellesco
Parnaso
,
illumina
le
figure
dei
grandi
eroi
della
Poesia
,
da
Omero
a
Virgilio
,
da
Saffo
a
Petrarca
,
da
Pindaro
a
Catullo
-
tramonta
o
impallidisce
con
i
secoli
che
portano
a
noi
.
Per
questo
le
figure
dei
nuovi
Eroi
,
ai
quali
talvolta
può
accadere
che
noi
stessi
si
sia
stati
vicini
,
non
però
avvolte
nel
manto
della
Storia
,
ma
segnate
dal
rigore
addirittura
minuzioso
del
Documento
e
della
Cronaca
,
ben
difficilmente
,
e
forse
solamente
per
un
esercizio
di
scolastico
accademismo
,
si
potrebbero
far
campeggiare
,
o
adunarle
,
fra
i
pilastri
e
le
navate
di
un
immaginario
luogo
di
incontri
come
,
disceso
da
Urbino
fra
le
vestigia
di
Roma
,
fra
i
suoi
archi
e
fra
le
sue
cupole
,
fra
i
suoi
Pantheon
e
i
suoi
Colossei
era
stato
possibile
a
Raffaello
per
le
grandi
«
fantasime
»
che
fanno
monumentale
corteggio
a
Platone
.
Dove
collocheremo
,
fra
Archimede
ed
Aristotele
,
fra
Socrate
e
Tolomeo
,
questo
Alberto
Einstein
,
traendolo
dalle
solitudini
del
suo
piccolo
studio
di
professore
in
una
Università
svizzera
,
o
dalla
piccola
casa
americana
di
una
città
che
ha
,
come
se
il
fato
l
'
avesse
scelto
,
íl
nome
dell
'
isola
di
Itaca
da
cui
salpò
Ulisse
,
il
solo
degli
eroi
omerici
che
per
primo
obbedisse
all
'
ansia
della
«
conoscenza
»
,
sino
a
sfidare
,
come
Dante
disse
,
il
«
folle
volo
»
oltre
ai
termini
segnati
dalle
Colonne
di
Ercole
?
Dove
collocheremmo
-
ci
chiediamo
mentre
la
sua
spoglia
è
ormai
immota
,
e
solo
,
invisibile
,
è
il
suo
spirito
nell
'
Inconoscibile
-
questo
Alberto
Einstein
,
con
la
lavagna
che
gli
fu
sempre
cara
come
al
tempo
del
suo
primo
insegnamento
,
con
i
suoi
quadernetti
di
appunti
,
con
le
paginette
delle
sue
vertiginose
equazioni
?
Tra
figure
che
l
'
ultimo
soffio
epico
della
pittura
coronava
di
misteriosa
maestà
,
della
più
alta
maestà
che
sta
sui
troni
del
Sapere
,
ecco
,
per
noi
,
immenso
e
persino
misterioso
eroe
del
nostro
Sapere
ma
anche
dolente
protagonista
di
una
nostra
amara
Storia
,
questo
timido
,
assorto
,
silenzioso
vecchio
studioso
,
che
,
a
distanza
di
secoli
,
aveva
continuato
la
lezione
di
Keplero
e
di
Newton
.
Il
Documento
ci
insegue
nella
sua
rievocazione
:
non
consente
se
non
con
difficoltà
di
astrarre
la
sua
immagine
nell
'
attimo
sublime
in
cui
giunge
alla
meta
la
sua
speculazione
.
Davanti
alla
nostra
ricerca
di
un
'
astrazione
platonica
egli
ci
appare
nella
sua
estrema
semplicità
di
vecchio
professore
dai
lunghi
capelli
bianchi
-
í
capelli
bianchi
degli
antichi
maghi
,
degli
astronomi
della
favola
-
che
trova
il
suo
solo
riposo
nella
musica
,
che
ama
suonare
il
violino
quando
si
adunano
i
suoi
discepoli
ad
onorarlo
,
e
che
,
quando
deve
viaggiare
,
si
presenta
con
il
suo
nero
vecchio
abito
quasi
ancora
da
antico
Doktor
germanico
,
sotto
al
quale
indossa
un
maglione
rammendato
,
con
una
borsa
nella
destra
,
per
i
suoi
scartafacci
,
e
,
nella
sinistra
,
retto
per
la
maniglietta
di
ottone
,
l
'
astuccio
del
vecchio
violino
.
Così
appariva
l
'
uomo
che
forse
,
ragazzo
tardivo
e
molte
volte
zimbello
dei
suoi
compagni
di
classe
,
si
era
trovato
probabilmente
a
nascere
là
dove
si
incontrano
Filosofia
,
Matematica
e
Poesia
,
e
dove
,
da
Tolomeo
a
Copernico
,
da
Keplero
a
Newton
,
e
finalmente
ad
Einstein
,
l
'
umanità
manda
,
a
distanza
di
secoli
,
piccoli
uomini
ad
affacciarsi
,
per
tutti
noi
,
agli
abissi
sui
quali
viaggia
la
Terra
,
ardono
i
Soli
,
cammina
la
Luce
,
muove
le
sue
forze
misteriose
il
Magnetismo
universale
,
e
tutto
modella
,
trasforma
,
distrugge
e
crea
quell
'
elemento
,
quella
quarta
dimensione
che
Einstein
indicò
essere
il
Tempo
.
La
storia
di
questo
genio
è
la
storia
di
un
antico
professore
che
,
giovane
,
dava
di
casa
in
casa
ripetizioni
private
ai
ragazzi
«
deboli
»
in
matematica
,
«
deboli
»
in
fisica
.
Additato
un
giorno
come
il
prototipo
perfetto
del
genio
germanico
,
doveva
vedere
più
tardi
bruciare
i
suoi
libri
nelle
piazze
tedesche
come
il
prototipo
della
cultura
ebraica
:
bruciato
nelle
sue
opere
,
egli
probabilmente
non
sarebbe
sfuggito
alla
morte
se
non
avesse
cercato
rifugio
in
America
.
La
sua
gloria
non
si
era
trasformata
in
ricchezza
;
le
sue
equazioni
che
avevano
lo
scatto
poetico
di
quelli
che
furono
chiamati
dagli
antichi
i
voli
pindarici
non
lo
avevano
portato
che
ad
un
premio
Nobel
e
ad
una
cattedra
universitaria
.
Uno
dei
libri
più
famosi
del
mondo
,
quello
sulla
teoria
della
relatività
,
fra
il
1923
e
il
1953
aveva
visto
vendere
in
America
esattamente
20.002
esemplari
,
e
gli
aveva
«
reso
»
come
diritti
d
'
autore
meno
di
240
dollari
all
'
anno
.
Ma
come
poteva
far
calcolo
sui
beni
terreni
della
ricchezza
quest
'
uomo
che
varcava
gli
abissi
sui
ponti
della
Filosofia
,
della
Matematica
,
della
Poesia
,
questo
mago
i
cui
calcoli
si
diceva
fossero
capiti
,
in
parte
,
da
dodici
soli
uomini
al
mondo
e
,
quasi
interamente
,
solamente
da
cinque
?
Keplero
,
per
quanto
fosse
stato
uno
dei
maggiori
matematici
del
suo
tempo
,
non
era
stato
in
grado
di
portare
le
prove
matematiche
delle
sue
intuizioni
sulla
teoria
della
gravitazione
.
Dovevano
passare
cento
anni
perché
Newton
riuscisse
in
ciò
che
era
stato
impossibile
a
Keplero
ma
per
poter
farlo
-
lo
ricordò
lo
stesso
Einstein
-
dovette
inventare
il
calcolo
infinitesimale
.
È
stato
detto
che
,
nella
vecchiaia
,
davanti
alla
necessità
di
dare
la
prova
matematica
dello
sviluppo
delle
sue
teorie
,
Einstein
si
trovava
nelle
condizioni
dell
'
artigiano
che
,
per
prima
cosa
,
per
fare
realtà
e
oggetto
di
ciò
che
il
suo
spirito
gli
suggerisce
,
deve
inventare
e
costruire
i
propri
nuovi
strumenti
di
lavoro
.
Così
,
si
disse
,
il
vecchio
Einstein
-
l
'
uomo
che
infilava
le
scarpe
senza
calze
,
e
che
,
interrogato
con
quali
armi
sarebbe
stata
combattuta
la
terza
guerra
mondiale
,
aveva
risposto
:
«
Non
lo
so
.
So
però
che
la
quarta
guerra
mondiale
sarà
combattuta
a
sassate
...
»
-
avrebbe
dovuto
modellare
ancora
lo
strumento
matematico
che
gli
mancava
.
Era
possibile
questo
,
ora
che
il
tempo
e
l
'
età
erano
alleati
contro
di
lui
?
La
matematica
,
si
disse
,
è
un
privilegio
della
giovinezza
:
dell
'
adolescenza
di
Pascal
,
dei
ventitré
anni
di
Newton
quando
formulò
il
suo
teorema
,
e
dei
ventisei
anni
che
lo
stesso
Einstein
toccava
appena
quando
,
piccolo
impiegato
nell
'
ufficio
svizzero
dei
Brevetti
,
pubblicò
i
quattro
fogli
di
calcoli
che
dovevano
rivoluzionare
negli
uomini
tutti
i
concetti
di
spazio
e
di
tempo
.
Probabilmente
,
come
taluni
della
sua
razza
,
a
suo
modo
anche
Einstein
fu
un
profeta
,
e
le
sue
teorie
,
al
pari
di
quelle
di
Keplero
e
di
Newton
che
lo
hanno
preceduto
nella
prodigiosa
esplorazione
del
mistero
del
creato
,
troveranno
la
loro
totale
conferma
nei
secoli
avvenire
.
Così
accade
,
del
resto
,
per
le
altre
esplorazioni
abissali
che
compiono
la
Filosofia
e
la
Poesia
;
così
attendono
i
millenni
e
li
superano
e
li
illuminano
Socrate
,
Platone
,
Omero
e
Dante
.
Profeta
e
poeta
,
l
'
uomo
che
a
sedici
anni
disse
:
«
Vorrei
imprigionare
un
raggio
di
luce
per
vedere
cosa
succede
...
»
.
Questo
pensiero
,
se
lo
confrontiamo
con
gli
annali
della
sua
biografia
,
dovette
averlo
,
giovinetto
,
a
Milano
,
fra
via
Santa
Radegonda
dove
il
padre
aveva
una
botteguccia
di
articoli
elettrici
,
e
via
Bigli
dove
abitava
.
E
,
che
il
pensiero
di
indagare
sul
mistero
della
luce
e
del
suo
«
cammino
»
abbia
avuto
la
sua
origine
in
una
giornata
italiana
e
lombarda
,
in
questa
città
dove
suo
padre
morì
e
fu
sepolto
,
ci
dà
,
nell
'
ora
in
cui
egli
entra
nella
grande
Ombra
che
forse
è
solamente
l
'
infinita
Luce
,
un
senso
di
riconoscenza
ai
fati
di
questa
nostra
terra
,
che
al
ragazzo
israelita
tedesco
parlò
in
una
giornata
di
sole
così
come
aveva
parlato
al
giovane
viaggiatore
Goethe
.
StampaQuotidiana ,
Da
un
parcheggio
affollato
esce
un
'
auto
.
Manovrate
per
prendere
posto
ma
qualcuno
vi
sfreccia
davanti
e
occupa
.
Obiettate
educatamente
ma
vi
sentite
rispondere
:
c
'
era
prima
lei
,
e
con
questo
?
O
fate
a
cazzotti
o
abbozzate
,
una
soluzione
civile
è
esclusa
.
È
una
metafora
della
politica
nazionale
.
Tutti
lo
vedono
,
lo
dicono
e
lo
scrivono
,
che
il
presidente
Scalfaro
tracima
dalle
sue
funzioni
costituzionali
e
governa
impropriamente
,
anticipando
un
regime
di
tipo
personale
.
E
con
questo
?
È
lui
il
primo
a
compiacersene
e
a
esibire
questo
comportamento
.
Recita
tutte
le
parti
meno
quella
di
un
capo
dello
Stato
che
delle
parti
dovrebbe
essere
al
di
sopra
.
E
con
questo
?
Non
sarà
Pannella
,
buffone
di
corte
,
a
impicciarlo
(
con
la
i
)
.
Tutti
lo
sanno
,
e
lui
per
primo
,
che
il
presidente
Dini
aveva
un
incarico
di
governo
limitato
a
quattro
punti
programmatici
scaduti
in
giugno
.
Tuttavia
non
se
n
'
è
andato
allora
e
non
se
ne
andrà
oggi
,
non
importa
con
chi
resta
,
né
per
cosa
né
per
quanto
,
50
per
cento
tecnico
e
50
per
cento
politico
,
coda
di
rospo
e
testa
di
principe
o
viceversa
.
È
uno
sberleffo
,
e
con
questo
?
Non
sarà
Bertinotti
,
con
venti
deputati
,
a
impedirlo
.
Silvio
Berlusconi
è
sotto
giudizio
,
andrà
presto
(
o
no
?
)
sotto
processo
,
era
detto
incompatibile
con
le
cariche
pubbliche
,
invece
esplora
a
cavallo
di
consorzi
bancari
le
sorti
della
politica
nazionale
,
con
investitura
e
ringraziamenti
del
Quirinale
.
E
con
questo
?
Non
sarà
Prodi
,
che
non
esplora
più
neppure
in
bicicletta
,
a
intralciarlo
.
Massimo
D
'
Alema
è
il
segretario
di
un
partito
della
sinistra
,
anche
questo
lo
sanno
tutti
,
sebbene
sia
difficile
crederci
.
Disse
una
volta
di
Silvio
Berlusconi
che
il
conflitto
di
interessi
lo
metteva
fuori
gioco
anche
se
fosse
stato
plebiscitato
dal
popolo
.
Oggi
contratta
con
lui
un
governo
speciale
e
una
revisione
costituzionale
privata
,
un
compromesso
storico
interpersonale
.
E
con
questo
?
È
come
cambiare
appartamento
.
Comunque
vadano
le
cose
,
cioè
malissimo
,
il
presidente
Scalfaro
può
contare
sulla
democristianità
diffusa
e
Berlusconi
,
D
'
Alema
e
Fini
sul
20
per
cento
circa
dell
'
elettorato
per
ciascuno
,
qualsiasi
cosa
facciano
.
Essi
sfrecciano
e
occupano
qualunque
posto
.
È
la
classe
dirigente
,
il
potere
.
In
definitiva
questo
paese
ha
avuto
per
un
quarto
di
secolo
un
regime
fascista
e
per
mezzo
secolo
un
regime
democristiano
,
anche
se
con
forti
minoranze
democratiche
.
I
sedimenti
del
secondo
prevalgono
tuttora
su
quelli
del
primo
,
ma
oggi
andiamo
verso
un
sistema
inedito
che
li
assomma
e
li
mischia
,
e
che
meriterebbe
di
essere
studiato
antropologicamente
.
Servirebbe
Gramsci
,
più
di
Marx
.
StampaQuotidiana ,
La
vittoria
di
Kennedy
significa
che
gli
Stati
Uniti
d
'
America
sono
ricchi
di
risorse
,
e
particolarmente
vicini
a
due
idee
-
forza
proprie
della
loro
tradizione
,
cioè
allo
spirito
di
eguaglianza
e
allo
spirito
di
frontiera
.
La
prima
risorsa
è
quella
di
una
«
autocritica
»
puntuale
e
costruttiva
che
ha
posto
francamente
in
risalto
i
limiti
,
le
occasioni
perdute
e
gli
errori
della
politica
Eisenhower
-
Nixon
.
Giornali
e
giornalisti
di
gran
nome
,
e
di
«
linea
»
moderata
,
non
hanno
esitato
ad
attaccare
a
fondo
posizioni
,
personalità
e
temi
che
sotto
altri
cieli
,
e
in
regimi
diversi
,
sono
normalmente
tabù
a
causa
della
onnipotente
censura
monopartitica
,
o
vengono
coperti
da
una
coltre
di
conformismo
e
di
luoghi
comuni
a
causa
di
una
malintesa
carità
di
patria
.
La
seconda
risorsa
è
costituita
dalla
sensibilità
dell
'
opinione
pubblica
che
ha
reagito
positivamente
a
quella
critica
illuminata
scegliendo
decisamente
e
serenamente
una
strada
nuova
,
cioè
la
strada
di
Kennedy
.
L
'
uguaglianza
è
sempre
stata
,
fin
dai
tempi
favolosi
delle
pagine
fondamentali
e
vive
di
Alexis
de
Tocqueville
,
l
'
elemento
caratteristico
della
società
americana
,
il
«
fatto
generatore
»
da
cui
discende
ogni
fatto
particolare
.
La
vittoria
del
cattolico
Kennedy
è
venuta
a
confermare
che
l
'
accesso
alla
suprema
magistratura
dello
Stato
è
effettivamente
assicurato
ad
ogni
cittadino
,
al
di
sopra
e
al
di
fuori
di
ogni
distinzione
di
religione
,
e
che
i
miserabili
pregiudizi
razzisti
e
«
antimediterranei
»
alla
maniera
del
Ku
Klux
Klan
e
del
«
profondo
sud
»
sono
deboli
,
sempre
più
deboli
.
Lo
spirito
della
frontiera
è
un
altro
elemento
fondamentale
,
vecchio
e
corroborante
della
vita
degli
Stati
Uniti
.
Si
arriva
normalmente
a
scrivere
,
alla
maniera
di
Frederick
Turner
,
che
la
storia
americana
non
è
che
la
storia
della
frontiera
;
e
questo
termine
assume
quindi
nella
vita
e
nella
lingua
americana
un
significato
diverso
da
quello
della
lingua
inglese
e
delle
altre
lingue
europee
.
Nel
nostro
«
vecchio
mondo
»
frontiera
significa
confine
,
linea
di
demarcazione
,
barriera
;
nella
storia
degli
Stati
Uniti
la
frontiera
è
la
posizione
,
mobile
e
avanzata
,
e
sempre
più
avanzata
,
dei
pionieri
in
mezzo
agli
spazi
del
Far
West
.
Non
è
una
linea
in
cui
fermarsi
;
ma
un
'
area
infinita
che
invita
ad
entrare
,
a
«
tentare
»
,
e
richiede
coraggio
,
spirito
pratico
,
iniziativa
,
lealtà
,
finendo
naturalmente
per
esaltare
i
valori
-
base
della
personalità
,
e
della
democrazia
.
Da
anni
e
anni
,
questo
spirito
di
frontiera
appariva
trascurato
,
o
sopito
,
nel
mondo
americano
,
troppo
spesso
pago
della
propria
abbondanza
,
e
chiuso
dentro
la
cerchia
di
vecchi
interessi
,
e
di
vecchi
gruppi
.
È
interessante
rilevare
che
il
primo
grido
d
'
allarme
,
il
primo
richiamo
al
vecchio
spirito
di
frontiera
è
stato
fatto
sette
anni
fa
da
Chester
Bowles
,
che
passa
per
numero
2
o
3
a
fianco
di
Kennedy
,
a
conclusione
del
libro
Ambassador
'
s
report
sulla
sua
lunga
ambasceria
in
India
:
«
Noi
americani
siamo
un
popolo
di
pionieri
,
tradizionalmente
guidato
da
princìpi
morali
,
e
sensibile
al
richiamo
della
frontiera
.
Una
nuova
frontiera
ci
aspetta
,
adesso
che
operiamo
a
contatto
con
popoli
di
ogni
sorta
per
risolvere
il
problema
dei
paesi
sottosviluppati
,
che
è
l
'
avventura
più
grande
del
secolo
.
Questa
è
la
missione
dell
'
America
e
spero
che
con
questa
prospettiva
ritroveremo
il
vecchio
spirito
di
frontiera
»
.
Parole
al
vento
.
Sono
passati
sette
anni
;
e
sul
piano
dei
paesi
sottosviluppati
,
e
nella
stessa
India
,
paese
-
chiave
dell
'
Asia
,
l
'
America
ha
fatto
molti
errori
,
e
ha
perduto
non
poche
posizioni
.
E
in
questo
clima
di
stanchezza
,
di
«
vecchio
»
,
e
di
«
prestigio
diminuito
»
che
si
è
fatto
avanti
con
relativa
facilità
il
giovane
Kennedy
;
e
la
sua
posizione
è
apparsa
subito
nuova
e
severa
.
«
Il
mondo
sta
cambiando
,
i
vecchi
sistemi
non
servono
più
,
un
terzo
del
mondo
è
scosso
dalla
miseria
.
Libera
più
energie
il
risveglio
di
queste
nuove
terre
che
la
stessa
fissione
dell
'
atomo
.
L
'
influenza
comunista
si
è
ancora
più
diffusa
nell
'
Asia
e
nel
Medio
Oriente
e
ora
è
giunta
a
150
chilometri
al
largo
della
Florida
»
.
Piaccia
o
non
piaccia
,
le
cose
stanno
proprio
a
questo
punto
.
L
'
importanza
,
e
il
merito
,
della
scelta
dell
'
elettorato
americano
sono
dati
proprio
dal
fatto
che
Kennedy
vede
le
cose
e
i
punti
deboli
come
sono
,
e
indica
al
suo
paese
una
strada
nuova
facendo
francamente
appello
al
vecchio
spirito
di
frontiera
pionieristico
e
profondamente
democratico
.
StampaQuotidiana ,
D
'
Alema
non
lo
sa
ma
qualcuno
dovrebbe
dirglielo
,
amichevolmente
.
Quando
appare
in
televisione
,
cioè
ogni
minuto
e
mezzo
,
fa
ormai
pensare
a
una
parodia
,
a
un
'
involontaria
presa
in
giro
di
sé
e
degli
altri
.
Somiglia
sempre
di
più
,
con
tutto
il
rispetto
,
a
Peppino
De
Filippo
.
Se
avessimo
ancora
qualche
speranza
che
una
coalizione
democratica
decorosa
e
una
sinistra
visibile
(
ultima
novità
)
possano
vincere
un
confronto
elettorale
con
la
destra
dilagante
,
D
'
Alema
riesce
a
togliercela
senza
rimedio
.
Occhetto
era
altrettanto
irritante
,
ma
meno
deprimente
.
Se
esistesse
,
la
dirigenza
del
Pds
dovrebbe
legare
l
'
attuale
segretario
,
sia
pure
con
quei
guinzagli
elastici
che
permettono
un
certo
raggio
d
'
azione
,
invece
di
delegargli
il
potere
di
intorbidare
ogni
cosa
.
Ma
per
esistere
,
una
dirigenza
non
dovrebbe
essere
fatta
a
immagine
e
somiglianza
del
principale
,
tanti
occhettini
e
d
'
alemini
a
seconda
delle
circostanze
.
Vien
quasi
da
dubitare
che
un
Pds
esista
,
se
non
come
area
elettorale
,
tant
'
è
remissivo
.
E
infatti
Veltroni
o
chi
per
lui
lo
scioglierebbero
volentieri
,
e
prima
o
poi
lo
faranno
.
Le
bolognine
si
tirano
l
'
un
l
'
altra
,
come
le
ciliege
,
e
non
finiscono
mai
.
Quando
si
parte
col
piede
sbagliato
si
ruzzola
fino
a
rompersi
l
'
osso
del
collo
,
per
legge
di
gravità
.
Un
anno
fa
c
'
era
ancora
qualche
possibilità
di
rivincita
o
rivalsa
sullo
sciagurato
voto
del
27
marzo
.
Berlusconi
era
caduto
malamente
,
la
destra
era
presa
in
contropiede
,
un
sussulto
democratico
era
pur
vagamente
nell
'
aria
.
Un
leader
politico
minimamente
dotato
e
coraggioso
,
una
sinistra
minimamente
convinta
,
avrebbero
colto
l
'
attimo
,
passato
il
Rubicone
(
che
poi
è
un
fiumiciattolo
)
,
allargato
il
varco
ed
espugnato
Saigon
.
Le
elezioni
in
quel
giugno
(
quello
passato
,
non
quello
venturo
)
,
sarebbero
state
una
vittoria
politica
,
anche
se
fossero
risultate
tecnicamente
neutre
.
Ma
scherziamo
?
La
volpe
di
Gallipoli
e
gli
addetti
all
'
ingegneria
e
idraulica
di
Montecitorio
sono
molto
più
astuti
di
così
.
Hanno
studiato
la
storia
al
liceo
e
hanno
deciso
di
temporeggiare
e
logorare
il
nemico
(
come
Fabio
Massimo
)
,
di
reclutare
in
ogni
dove
banchieri
e
giustizieri
simbolici
nonché
truppe
cammellate
padane
(
come
Scipione
l
'
Africano
)
e
di
giocare
a
sottomuro
con
le
figurine
della
Costituzione
nei
cortili
del
Quirinale
.
Col
risultato
che
,
dopo
un
anno
,
il
logoro
Berlusconi
risplende
come
un
lord
protettore
della
politica
nazionale
e
l
'
imberbe
Fini
come
punta
di
diamante
della
nuova
Repubblica
(
la
III
in
ordine
cronologico
e
gerarchico
,
la
I
essendo
per
lui
quella
di
Salò
)
.
Ora
lo
scaltro
D
'
Alema
,
dopo
questo
capolavoro
di
tattica
e
strategia
,
ci
rassicura
in
interviste
giornaliere
e
incredule
assemblee
che
non
farà
porcherie
ma
solo
democratiche
intese
e
governi
conseguenti
.
Ma
non
ci
aveva
scritto
poco
fa
che
questi
progetti
erano
nostre
invenzioni
calunniose
?
Sì
,
ma
è
appunto
con
questi
giochi
di
parole
che
si
vendono
i
tappeti
nei
suq
.
Le
farà
,
le
porcherie
,
ne
farà
di
crude
e
di
cotte
nel
lungo
brodo
da
caserma
della
crisi
governativa
e
del
semestre
europeo
.
Non
c
'
è
nessun
bisogno
di
aspettare
per
credere
,
le
ipotesi
di
crisi
bicefale
,
governi
a
mezzadria
,
maggioranze
cumulative
e
trasversali
,
commerci
costituzionali
e
legislativi
,
mascherate
presidenzialiste
,
sono
porcherie
già
consumate
per
il
solo
fatto
d
'
essere
formulate
.
Un
'
orgia
di
craxismo
ritardato
,
un
credito
dispensato
a
piene
mani
alle
culture
di
destra
di
ogni
specie
.
C
'
è
del
metodo
in
questa
follia
,
non
è
più
una
politica
ma
tutta
una
mentalità
.
Affrontare
le
elezioni
significa
ormai
,
per
il
leader
minimo
,
una
sconfitta
campale
.
Per
ritardarla
sarà
dunque
opportuno
mettere
a
repentaglio
tutto
,
anche
l
'
onore
come
si
diceva
una
volta
,
o
semplicemente
il
decoro
.
Non
quello
personale
,
che
è
affar
suo
e
di
ciascuno
,
ma
quello
della
sinistra
e
della
democrazia
,
e
questo
non
dovremmo
permetterlo
.
Purtroppo
,
accade
già
nella
realtà
di
ogni
giorno
,
non
c
'
è
di
nuovo
bisogno
di
aspettare
per
credere
:
se
sbattiamo
in
galera
gli
immigrati
clandestini
,
possiamo
anche
inserire
questo
sano
principio
nella
Costituzione
riformata
.
StampaQuotidiana ,
Se
capita
a
Milano
,
Alberto
Sordi
,
di
professione
comico
,
alloggia
con
il
segretario
in
un
Grand
Hôtel
del
centro
.
Esattamente
come
ventidue
anni
fa
quando
diceva
agli
amici
:
«
Scrivetemi
al
Continentale
»
.
Difatti
ci
stava
tutto
il
santo
giorno
,
con
addosso
un
fracchettino
,
attento
agli
ordini
dei
clienti
,
nella
sala
degli
ascensori
.
Il
pronipote
di
Antonio
Cecchi
,
esploratore
africano
,
impiegato
come
lift
.
Ma
fu
una
breve
esperienza
.
«
A
questo
ragazzo
gli
manca
la
coscienza
della
classe
alberghiera
»
diceva
il
capo
-
lift
.
«
Facevo
quel
lavoro
per
non
morire
di
fame
in
attesa
di
diventare
un
attore
»
spiega
Sordi
.
Si
deve
dire
che
c
'
è
riuscito
.
Ai
tempi
della
compagnia
Riccioli
-
Primavera
egli
era
un
fauno
debitamente
cornuto
e
semicoperto
da
una
pelle
di
daino
.
Immobile
su
un
piedestallo
fra
ninfe
danzanti
;
con
Oliver
Hardy
e
con
Mario
Pio
fu
una
voce
,
abbastanza
celebre
,
ma
solo
una
voce
;
nel
primo
dopoguerra
un
caratterista
di
quelli
che
oggi
ci
sono
e
domani
nessuno
se
li
ricorda
;
con
Za
Bum
un
presentatore
di
successo
ma
sempre
un
presentatore
.
Oggi
è
l
'
attore
di
cinema
più
popolare
e
perciò
il
più
richiesto
e
il
meglio
pagato
.
Come
a
dire
un
uomo
arrivato
.
In
una
stagione
ha
interpretato
nove
film
,
la
sua
media
annuale
non
scende
mai
sotto
i
cinque
.
«
Applico
la
teoria
dei
molti
»
dice
.
«
Fai
molti
film
,
così
impedisci
agli
altri
di
farne
.
»
I
:
attore
mi
ha
raggiunto
in
una
saletta
dell
'
Hôtel
(
Grand
,
si
capisce
)
in
cui
alloggia
e
risponde
alle
mie
domande
con
amichevole
cortesia
.
«
Mica
male
la
teoria
dei
molti
»
dico
io
.
«
Ma
senta
,
una
vena
di
crudeltà
è
indispensabile
al
suo
umorismo
?
»
«
Che
vuol
farci
»
risponde
.
«
Io
una
vecchietta
non
la
posso
accarezzare
.
Con
lo
strazio
nel
cuore
,
mi
creda
,
devo
strapparle
un
orecchio
.
Se
no
di
che
ride
la
gente
?
»
Alberto
Sordi
si
guarda
le
mani
,
compiaciuto
,
come
se
ci
avesse
versato
sopra
quel
suo
cinismo
professionale
all
'
acqua
di
rose
,
che
subito
svapora
.
Lui
sa
bene
che
l
'
orecchio
della
vecchietta
sarà
sempre
finto
:
e
dorme
sonni
tranquilli
,
non
ha
rimorsi
.
Si
gira
sul
sofà
,
rotea
i
suoi
occhi
tondi
.
«
Sa
che
diceva
Flaiano
l
'
altra
sera
?
Che
l
'
umorismo
è
finito
,
che
c
'
è
poco
da
ridere
ai
nostri
giorni
.
Ma
che
vuole
!
Che
resti
disoccupato
?
E
poi
,
mi
dica
lei
,
senza
umorismo
come
li
diffondiamo
i
messaggi
importanti
?
»
Placido
,
le
guance
tonde
,
i
capelli
morbidi
e
scuri
,
il
devoto
segretario
pronto
a
ogni
ordine
,
i
clienti
del
Grand
Hôtel
che
lo
osservano
e
sorridono
,
egli
non
sembra
eccessivamente
preoccupato
per
le
sorti
dell
'
umorismo
.
E
quando
parla
di
messaggi
importanti
fa
un
vocione
così
profondo
e
occhioni
così
allusivi
che
io
devo
sorridere
.
Lui
,
impudicamente
,
se
ne
compiace
.
Per
l
'
ennesima
volta
il
meccanismo
segreto
ha
funzionato
a
dovere
.
Una
inflessione
di
voce
,
un
gesto
,
un
'
espressione
degli
occhi
ed
io
,
che
in
questo
momento
sono
il
suo
pubblico
,
ho
reagito
come
dovevo
:
sorridendo
.
A
quarant
'
anni
Alberto
Sordi
sta
sulla
cresta
dell
'
onda
con
l
'
aria
di
chi
vuol
rimanerci
per
un
pezzo
e
con
bella
serenità
.
Egli
è
così
ricco
di
talento
che
può
dilapidarlo
in
molti
film
mediocri
.
Gliene
resta
sempre
abbastanza
per
essere
il
più
notevole
dei
nostri
attori
cinematografici
.
«
Stia
a
sentire
,
Sordi
,
se
ora
le
dico
che
lei
è
il
migliore
attore
italiano
come
si
comporta
?
Subisce
la
tentazione
della
falsa
modestia
o
ci
sta
?
»
«
Be
'
,
vorresti
che
fossi
proprio
io
a
obbiettare
?
Che
vuoi
che
faccia
?
Sorrido
,
scuoto
un
po
'
il
capo
,
ringrazio
e
dico
che
ci
sto
.
Del
resto
non
c
'
è
poi
quella
dovizia
di
buoni
attori
che
sembra
.
Anche
essere
il
primo
,
capisci
...
»
E
ci
fa
su
una
delle
sue
risate
ingenuo
-
sarcastiche
,
da
uomo
che
non
dimentica
la
gioia
di
ridere
anche
se
ride
di
se
stesso
.
Parliamo
dei
suoi
personaggi
.
Gli
chiedo
come
li
crei
.
Osservando
gli
altri
o
guardandosi
dentro
?
Bozzettismo
o
autobiografia
?
«
Ho
recitato
»
dice
lui
«
le
parti
del
ladro
,
del
magnaccia
,
del
magliaro
,
del
bulletto
e
roba
del
genere
.
Posso
dire
che
io
sono
quei
personaggi
?
Non
potrei
,
ora
che
tengo
una
buona
posizione
,
ma
mica
posso
rinnegarmi
.
Certo
c
'
è
una
parte
di
me
stesso
dentro
di
loro
.
Quanta
non
saprei
dirlo
,
è
una
cosa
difficile
.
»
La
nostra
sarà
una
conversazione
breve
:
il
segretario
sta
sfogliando
il
taccuino
degli
appuntamenti
,
un
commendatore
molto
importante
aspetta
l
'
attore
a
pranzo
.
E
chi
potrebbe
in
pochi
minuti
trovare
la
chiave
di
quel
misterioso
puzzle
che
è
la
creazione
di
un
personaggio
?
Tanti
pezzi
separati
,
di
origine
diversa
,
che
l
'
attore
riesce
a
mettere
insieme
quando
si
ode
il
ronzio
della
macchina
da
presa
.
Sordi
,
certamente
,
è
un
osservatore
acutissimo
del
ridicolo
altrui
.
È
poi
un
preparatore
esigente
del
suo
lavoro
visto
che
riscrive
o
arricchisce
quasi
tutte
le
scene
e
i
dialoghi
che
gli
preparano
.
«
Se
un
attore
drammatico
fa
cilecca
»
spiega
,
«
la
gente
lo
perdona
subito
,
dice
che
il
poverino
è
stato
sacrificato
in
una
parte
sbagliata
.
Ma
se
io
non
riesco
a
far
ridere
è
finita
,
mi
pigliano
a
pernacchi
»
.
E
insiste
a
raccontarmi
che
il
suo
è
un
«
umorismo
di
situazioni
»
che
fa
ridere
per
ciò
che
accade
più
che
per
ciò
che
si
dice
.
Sarà
,
ma
io
che
lo
osservo
sarei
tentato
di
pensare
che
il
suo
è
un
umorismo
prevalentemente
istintivo
,
una
qualità
infusa
in
ogni
parte
del
suo
ben
nutrito
corpo
.
Come
se
le
guance
,
gli
orecchi
,
le
mani
,
il
petto
e
persino
le
natiche
sapessero
reagire
umoristicamente
per
conto
loro
,
recitando
ciascuna
la
sua
parte
.
Sordi
,
è
naturale
,
preferisce
l
'
aspetto
ideologico
del
suo
umorismo
,
dice
e
ripete
che
non
si
fa
l
'
attore
comico
improvvisando
.
Ma
deve
pur
saperlo
che
al
solo
apparire
sullo
schermo
del
suo
faccione
infingardo
una
gaia
eccitazione
percorre
la
platea
:
e
se
non
c
'
è
subito
la
risata
c
'
è
sempre
l
'
aspettativa
di
una
risata
.
Non
esiste
spettatore
tanto
opaco
,
voglio
dire
,
che
non
reagisca
in
qualche
modo
alla
sua
presenza
.
Chi
possiede
questo
dono
comunicativo
può
anche
sprecarlo
se
non
lo
sorregge
con
una
intelligenza
duttile
e
una
preparazione
seria
.
Ma
non
è
il
caso
di
Alberto
Sordi
,
il
più
implacabile
custode
di
se
stesso
che
si
conosca
.
Tanto
da
perdere
ogni
gusto
dell
'
ironia
quando
parla
del
suo
successo
,
di
come
lo
volle
e
lo
ottenne
,
risultato
categoricamente
inevitabile
e
necessario
.
Ci
fu
un
tempo
,
da
ragazzo
,
che
passava
le
mattine
in
casa
esercitandosi
nella
danza
resa
famosa
da
Fred
Astaire
.
Si
affacciava
nella
stanza
sua
madre
e
diceva
con
una
voce
gentile
,
ma
un
po
'
ironica
:
«
Ma
Alberto
,
perché
pesti
tanto
con
i
piedi
,
che
cosa
è
questo
rumore
?
»
.
Serissimo
Alberto
rispondeva
:
«
Per
tua
regola
,
mamma
,
queste
sono
le
claquettes
»
.
Serio
,
come
allora
,
dice
a
me
che
lo
interrogo
sulla
sua
fortuna
:
«
Le
assicuro
che
non
è
stata
una
vincita
al
lotto
.
La
mia
fortuna
è
fondata
su
basi
vere
.
Prevista
,
ottenuta
,
durevole
»
.
Non
lo
contraddico
anche
se
ho
il
sospetto
che
un
pochino
esageri
.
Era
proprio
così
sicuro
di
sé
quella
notte
autunnale
del
'39
in
cui
si
ritrovò
piangente
in
un
camerino
del
teatro
Pace
di
Milano
?
Lui
e
il
suo
partner
Gaspare
Sponticchia
,
decrepito
danzatore
di
claquettes
.
Umiliati
più
che
dai
fischi
,
dal
cupo
silenzio
di
un
pubblico
che
pure
era
di
bocca
buona
.
Lo
era
quando
girava
per
Roma
come
agente
assicuratore
dell
'
Alleanza
,
a
percentuali
invisibili
e
senza
stipendio
fisso
?
Chi
ha
successo
,
è
noto
,
ama
proiettarlo
anche
nel
suo
passato
e
in
quella
che
fu
una
lotta
confusa
e
molto
spesso
casuale
riesce
a
vedere
disegni
fermi
e
precisi
.
Per
Alberto
Sordi
sono
ormai
lontani
i
tempi
di
Laura
Nucci
,
del
balletto
Lorys
,
della
pensione
milanese
a
Porta
Garibaldi
dove
una
padrona
ladra
pagava
il
suo
silenzio
con
magrissimi
pasti
.
Triste
acqua
passata
.
Adesso
Alberto
ha
la
casa
«
più
importante
di
Roma
»
,
sul
monte
Ora
,
di
fronte
alle
terme
di
Caracalla
.
Con
la
piscina
e
con
il
teatrino
.
Splendida
.
E
a
completare
il
trionfo
il
patriziato
romano
gli
è
largo
di
inviti
e
di
simpatia
.
«
Perché
frequenta
l
'
alta
società
?
Divertimento
,
curiosità
,
gusto
di
rivincita
?
»
«
Che
le
devo
dire
»
fa
lui
,
«
a
me
questa
gente
che
ha
un
bel
nome
e
una
bella
ricchezza
non
mi
dispiace
.
Chi
la
critica
in
genere
non
la
conosce
.
Ce
ne
sono
di
spiritosi
e
di
intelligenti
,
mi
creda
.
Forse
un
pochino
a
corto
di
fantasia
,
ma
a
questo
mondo
,
si
sa
,
tutto
non
si
può
avere
»
.
Mi
dà
un
colpetto
gentile
su
una
spalla
.
«
E
poi
»
dice
,
«
un
po
'
di
sangue
nobile
ce
l
'
abbiamo
tutti
,
non
è
vero
?
E
mica
ci
fa
schifo
se
ce
lo
riconoscono
.
Te
lo
immagini
un
impiegatuccio
o
un
operaio
a
cui
arriva
una
patente
di
nobiltà
che
esce
sul
balcone
strappandosi
i
capelli
e
gridando
:
mannaggia
mi
hanno
fatto
conte
,
li
possino
,
proprio
a
me
doveva
capitare
»
.
Si
agita
,
è
sul
punto
di
saltar
giù
dal
sofà
,
se
non
fossimo
nel
salone
di
un
Grand
Hôtel
tradurrebbe
subito
in
gesti
e
parole
l
'
intuizione
comica
che
gli
è
venuta
.
E
aggiungerebbe
altri
personaggi
,
altri
episodi
perché
il
suo
umorismo
è
una
reazione
a
catena
difficile
da
controllare
.
«
Dicono
che
qualche
volta
strafaccio
.
È
vero
,
me
ne
accorgo
anche
io
quando
vedo
il
film
.
Ma
ormai
il
film
è
una
cosa
che
non
mi
appartiene
più
,
devo
già
pensare
al
nuovo
che
sto
girando
.
»
Accenno
a
uno
dei
luoghi
comuni
delle
sue
biografie
:
l
'
avarizia
.
«
In
casa
mia
»
dice
,
«
ho
messo
delle
cose
stupende
,
preziosissime
.
Alle
mie
sorelle
e
a
chi
mi
sta
a
cuore
non
manca
nulla
.
Io
spendo
molto
,
ma
nel
modo
che
preferisco
.
Se
essere
avaro
significa
avere
un
certo
rispetto
del
denaro
e
un
'
idiosincrasia
per
le
spese
inutili
e
cretine
io
sono
un
avaro
.
La
verità
è
che
questa
storia
è
stata
messa
in
giro
da
certi
ambienti
che
conosco
bene
.
Non
gli
va
giù
che
io
eviti
via
Veneto
e
certa
gente
di
via
Veneto
.
Alla
malora
'
sti
,
come
li
chiamano
,
rivoltati
.
Li
possino
»
.
«
Se
un
attore
badasse
ai
propri
interessi
dovrebbe
andar
cauto
su
certi
temi
»
.
«
Sì
,
d
'
accordo
,
so
bene
che
sono
loro
,
gli
invertiti
,
che
comandano
nel
nostro
ambiente
.
Ma
io
dico
che
non
se
ne
può
più
.
E
glielo
dico
in
faccia
.
Se
gli
vado
con
le
mie
idee
bene
,
se
no
vadano
loro
a
quel
paese
»
.
«
Pensa
qualche
volta
alla
vecchiaia
?
Immagina
come
sarà
,
uomo
ed
attore
,
a
sessant
'
anni
?
»
Un
attimo
di
riflessione
,
poi
risponde
:
«
Io
evito
con
cura
le
persone
in
disfacimento
.
Ho
il
terrore
della
vecchiaia
che
corrompe
il
corpo
e
l
'
intelligenza
.
Mi
piacciono
le
persone
anziane
vivaci
e
benportanti
.
Spero
che
lo
sarò
.
Non
ho
timori
per
la
mia
professione
.
Non
sarò
io
a
perdere
il
passo
con
i
tempi
.
E
poi
mi
sono
conservato
bene
,
non
le
pare
?
A
quarant
'
anni
sono
ancora
signorino
.
La
mia
regola
è
:
vita
attiva
e
buon
umore
.
Ma
qui
a
Milano
come
si
fa
?
Mamma
mia
guarda
fuori
,
scuro
che
sembra
notte
,
quasi
quasi
me
ne
torno
in
camera
a
dormire
»
.
«
Molte
grazie
,
Sordi
»
.
«
Se
vuol
vedermi
al
lavoro
»
dice
lui
,
«
domattina
"
giro
"
in
uno
scalo
ferroviario
,
si
faccia
dire
dove
dal
mio
segretario
»
.
Lo
scalo
è
quello
di
San
Rocco
dove
c
'
è
una
stazione
per
le
locomotive
.
Ci
vado
,
l
'
indomani
.
Piove
nella
nebbia
,
l
'
edificio
è
di
un
giallo
sbiadito
,
fra
il
Cimitero
Monumentale
e
lo
scalo
Farini
.
Intorno
baracche
,
rotaie
,
orticelli
tisici
,
fango
,
operai
come
ombre
e
tutti
gli
altri
panni
sporchi
del
neorealismo
.
Speriamo
che
sia
almeno
un
film
morale
.
Il
titolo
è
Crimen
ma
ci
recita
Alberto
Sordi
,
quello
che
fa
ridere
.
Anche
lui
ha
i
suoi
messaggi
da
diffondere
.
Magari
più
insidiosi
e
corrosivi
di
tanti
altri
che
spaventano
la
censura
.
Comunque
il
censore
potrà
sempre
dire
:
«
Mica
faceva
sul
serio
.
Era
tutta
roba
da
ridere
»
.
StampaQuotidiana ,
È
ingiusto
non
ricordare
i
meriti
delle
persone
cadute
in
disgrazia
.
Anche
Cristoforo
Colombo
ebbe
le
sue
pene
,
ma
nessuno
dimenticò
la
sua
scoperta
.
Non
si
può
dire
lo
stesso
di
Bettino
Craxi
,
misconosciuto
inventore
del
presidenzialismo
come
rimedio
,
oggi
universalmente
auspicato
,
ai
nostri
mali
nazionali
.
Ricordo
un
suo
precoce
discorso
nel
parco
buoi
(
definizione
sua
)
di
Montecitorio
sulla
madre
di
tutte
le
riforme
,
cioè
l
'
elezione
diretta
di
un
capo
,
dello
Stato
o
dell
'
Esecutivo
fa
lo
stesso
:
non
è
matura
ma
,
aggiunse
solennemente
,
«
la
questione
è
posta
»
.
È
buffo
come
questa
idea
sia
diventata
senso
comune
e
che
se
ne
discuta
come
si
trattasse
di
una
tecnica
anziché
di
una
politica
,
senza
valutarne
la
genesi
,
ma
scimmiottando
altri
paesi
e
prescindendo
(
come
Totò
)
dalle
particolarità
nazionali
e
dalla
storia
recente
e
remota
di
questo
nostro
paese
.
Abbiamo
avuto
quasi
un
secolo
di
monarchia
e
fascismo
e
mezzo
secolo
di
democrazia
bloccata
a
regime
unico
e
quanto
mai
stabile
,
per
non
parlare
dei
poteri
forti
extraistituzionali
che
conosciamo
.
Non
direi
che
abbiamo
patito
l
'
anarchia
.
Che
cos
'
è
allora
questa
sete
di
presidenzialismi
,
ricerca
del
nuovo
o
struggente
nostalgia
?
Ma
lasciamo
la
storia
e
accontentiamoci
della
cronaca
.
Senza
potere
apparente
e
senza
investitura
diretta
,
il
nostro
Quirinale
repubblicano
ci
ha
fatto
volentieri
ascoltare
rumore
di
sciabole
(
Segni
-
De
Lorenzo
)
,
nitriti
di
cavalli
(
Gronchi
-
Tambroni
)
,
martellio
di
picconi
(
Cossiga
)
.
Eppure
erano
bravi
democratici
.
A
palazzo
Chigi
abbiamo
conquistato
il
record
mondiale
della
stabilità
con
Giulio
Andreotti
e
anche
con
Bettino
Craxi
.
Pensate
che
cosa
avrebbero
combinato
se
fossero
stati
loro
i
beneficiari
di
un
'
investitura
diretta
,
non
importa
in
quale
palazzo
,
inamovibili
per
volontà
popolare
.
Eppure
erano
(
sembravano
?
)
bravi
democratici
,
come
per
certo
saranno
(
sembreranno
?
)
i
loro
successori
.
Non
era
forse
Di
Pietro
un
magistrato
esemplare
,
prima
di
tracimare
?
Eleggetelo
pure
(
lui
o
chi
vi
pare
)
al
Quirinale
o
come
premier
,
senza
poteri
come
in
Austria
o
a
imitazione
dell
'
Eliseo
con
un
parlamento
maggioritario
.
Qui
nisciuno
è
austriaco
,
qui
chi
avrà
venticinque
milioni
di
voti
farà
un
'
amnistia
o
un
test
nucleare
come
gli
detterà
l
'
umore
.
Se
c
'
è
un
paese
che
avrebbe
bisogno
,
ai
suoi
vertici
,
di
più
lacci
e
lacciuoli
,
pesi
e
contrappesi
,
controlli
e
revoche
,
decentramento
e
partecipazione
,
elasticità
,
insomma
di
più
democrazia
e
meno
autocrazia
e
arbitrio
e
immunità
,
questo
paese
siamo
noi
.
Perciò
facciamo
il
contrario
.
I
saggi
che
scrissero
la
Costituzione
commisero
uno
strano
errore
,
stabilendo
una
procedura
e
una
maggioranza
speciale
per
le
revisioni
costituzionali
ma
non
per
le
leggi
elettorali
.
Così
quel
dannato
referendum
e
il
passaggio
al
sistema
maggioritario
(
già
De
Gasperi
ci
aveva
profeticamente
provato
quarant
'
anni
prima
)
hanno
agito
come
un
grimaldello
e
ora
lo
scasso
procede
al
plastico
.
A
che
servono
d
'
altronde
le
elezioni
senza
riforme
,
se
riconfermano
lo
stesso
disordine
e
nulla
cambia
?
Anche
questo
argomento
è
diventato
senso
comune
,
e
a
me
sembra
l
'
indice
più
eloquente
del
decadimento
della
politica
e
della
sua
riduzione
a
ragioneria
.
È
il
massimo
del
disarmo
,
della
sfiducia
,
come
dire
che
non
si
ha
nulla
da
dire
,
un
programma
da
proporre
,
una
verità
da
affermare
,
una
mobilitazione
da
promuovere
,
una
sfida
da
lanciare
,
una
speranza
da
alimentare
,
un
consenso
più
alto
da
meritare
.
StampaQuotidiana ,
Dopo
aver
colpito
Gerbi
e
Petit
Breton
,
la
mala
sorte
si
è
abbattuta
sopra
Pavesi
.
Un
forte
per
équipe
.
Non
c
'
è
che
la
terna
delle
Rudge
che
si
sia
fino
ad
oggi
salvata
,
avendo
annientato
Cuniolo
lo
scacco
della
prima
tappa
col
trionfo
della
seconda
.
Ma
il
povero
Pavesi
,
l
'
uomo
che
aveva
leoninamente
sostenuto
il
nome
italiano
,
e
portato
al
successo
,
in
uno
dei
più
splendidi
Giri
di
Francia
"
-
ma
il
Pavesi
modesto
,
forte
e
tenace
,
che
era
uno
dei
favoriti
della
grande
corsa
italiana
,
ha
dovuto
buttarsi
a
terra
,
vinto
dal
destino
che
,
in
questa
gagliarda
competizione
sembra
voler
fiaccare
tutti
i
migliori
.
Una
ferita
che
pareva
benissimo
chiusa
,
riapertasi
nello
sforzo
di
una
tappa
lunga
e
pesante
,
lo
ha
schiantato
di
colpo
.
E
il
più
forte
e
il
più
buono
degli
atleti
,
Giovanni
,
lo
ha
raccolto
così
sulla
strada
,
come
un
bambino
,
e
lo
ha
riportato
,
nella
sua
automobile
,
a
Bologna
,
a
piangervi
uno
spezzato
sogno
di
gloria
.
StampaQuotidiana ,
Gerusalemme
,
11
aprile
-
Mi
volto
,
e
vedo
Eichmann
nella
gabbia
di
vetro
:
il
suo
ingresso
nell
'
aula
è
stato
rapido
e
discreto
.
È
in
piedi
;
indossa
un
abito
grigio
ben
stirato
;
tiene
il
capo
un
po
'
inclinato
sulla
spalla
destra
come
un
istitutore
virtuoso
e
un
po
'
timido
.
«
Siete
voi
Adolf
Eichmann
?
»
chiede
il
presidente
della
Corte
.
«
Jawohl
»
(
Sissignore
)
,
risponde
lui
,
portando
di
scatto
le
mani
tese
sulla
cucitura
dei
pantaloni
.
Ma
poi
le
dita
hanno
un
tremito
,
si
agitano
,
si
chiudono
a
pugno
.
Il
gute
Kamerade
Adolf
Eichmann
deve
aver
visto
sopra
i
giudici
la
menorah
,
il
candelabro
a
sette
braccia
,
che
è
il
simbolo
di
Israele
.
Nella
sala
,
gli
occhi
di
cinquecento
giornalisti
sono
fissi
su
di
lui
;
intorno
al
palazzo
la
folla
preme
contro
le
transenne
,
e
fra
scalpitii
e
urli
i
poliziotti
a
cavallo
ne
reprimono
i
rapidi
tumulti
.
In
ogni
casa
di
Israele
le
radio
portano
le
voci
dell
'
aula
.
Il
medico
visita
l
'
ammalato
,
il
negoziante
serve
il
cliente
,
l
'
impiegato
sbriga
le
sue
pratiche
,
gli
scolari
stanno
sui
banchi
,
mentre
le
voci
che
giungono
dalla
Beit
Haam
,
l
'
edificio
del
tribunale
,
rievocano
la
tragedia
che
deturpa
come
una
cicatrice
il
volto
dell
'
umanità
.
Nelle
strade
,
nei
bar
le
voci
degli
altoparlanti
parlano
di
fatti
avvenuti
anni
fa
in
quel
continente
chiamato
Europa
,
che
per
molti
israeliani
significa
,
ormai
,
solo
il
cimitero
delle
loro
famiglie
.
Mentre
il
presidente
Landau
sbriga
i
preliminari
,
Eichmann
si
accomoda
su
una
sedia
e
rivolge
alla
sala
uno
sguardo
calmo
e
meditabondo
.
Noto
solo
ora
che
ha
una
cravatta
a
strisce
orizzontali
su
una
camicia
bianca
.
I
suoi
capelli
sono
radi
e
di
un
biondo
sbiadito
.
Spesso
si
morde
le
labbra
,
ma
a
volte
,
forse
per
una
curiosa
contrazione
nervosa
,
pare
che
sorrida
.
Due
poliziotti
,
seduti
alle
sue
spalle
,
non
lo
perdono
d
'
occhio
;
un
altro
poliziotto
spunta
dalla
scaletta
che
collega
la
gabbia
ai
locali
sotterranei
.
Vedo
Eichmann
chinarsi
sulle
carte
e
sfogliarle
,
ma
senza
leggerle
,
solo
per
darsi
un
contegno
.
Qualcuno
dirà
che
egli
non
ha
nulla
del
mostro
.
Si
è
dimenticato
troppo
presto
che
la
mostruosità
nazista
poteva
celarsi
-
anzi
di
regola
si
celava
-
dietro
una
presenza
dignitosa
e
professorale
.
Ora
comincia
la
lettura
dell
'
atto
di
accusa
.
Il
presidente
legge
i
quindici
capi
d
'
accusa
con
voce
bassa
e
nasale
per
quasi
un
'
ora
.
Eichmann
è
accusato
di
avere
provocato
fra
il
1939
e
il
1945
,
di
concerto
con
altri
,
la
morte
di
6
milioni
di
ebrei
,
nella
sua
qualità
di
responsabile
dell
'
attuazione
del
piano
nazista
per
lo
sterminio
fisico
degli
ebrei
,
noto
sotto
il
nome
di
«
soluzione
finale
del
problema
ebraico
»
.
Scendono
grevi
nell
'
aula
le
parole
che
parlano
di
torture
,
di
denti
d
'
oro
strappati
ai
morti
,
delle
camere
a
gas
.
È
l
'
inferno
tradotto
in
linguaggio
burocratico
,
suddiviso
ordinatamente
in
comma
,
paragrafi
,
motivazioni
,
postille
.
È
il
tentativo
di
ricondurre
una
strage
tanto
assurda
da
parere
impunibile
nelle
definizioni
di
una
giustizia
penale
capace
di
punire
.
L
'
accusa
contro
Eichmann
poteva
ridursi
a
queste
parole
:
egli
fu
il
tecnico
del
genocidio
.
Invece
si
è
voluto
distinguere
,
catalogare
,
mettere
nell
'
elenco
le
successive
stragi
,
ciascuna
con
il
nome
del
luogo
,
le
circostanze
,
il
numero
delle
vittime
,
la
loro
provenienza
,
il
sesso
.
E
porre
accanto
all
'
imputazione
preminente
della
strage
le
altre
imputazioni
,
apparentemente
secondarie
,
di
furto
,
coercizione
,
terrorismo
,
deportazione
,
persecuzione
,
associazione
a
delinquere
.
Non
per
semplice
gusto
pedantesco
,
non
per
il
piacere
di
prolungare
l
'
accusa
:
ma
con
il
preciso
intento
di
porre
il
nazismo
di
fronte
alle
sue
circostanziate
,
definite
responsabilità
penali
.
È
troppo
presto
per
dire
se
il
processo
riuscirà
nel
suo
intento
.
Ma
è
chiaro
sin
d
'
ora
il
suo
meditato
rifiuto
alle
astrazioni
pseudofilosofiche
e
pseudostoriche
,
la
sua
precisa
volontà
di
restare
entro
i
limiti
di
quella
giustizia
e
di
quella
morale
che
il
mondo
civile
ha
elaborato
nei
secoli
.
Non
a
caso
nell
'
atto
di
accusa
si
parla
raramente
di
ideologia
nazista
e
invece
si
ripete
la
frase
:
«
L
'
imputato
,
di
concerto
con
altre
persone
,
ha
commesso
...
»
,
che
sembra
tratta
da
un
qualsiasi
procedimento
giudiziario
.
Quasi
per
sottolineare
che
egli
non
è
il
rappresentante
di
un
'
ideologia
filosoficamente
discutibile
,
ma
solo
l
'
esponente
di
una
«
anonima
assassini
»
.
Durante
la
lettura
Eichmann
rimane
immobile
,
senza
volgere
uno
sguardo
alla
sede
e
al
pubblico
del
suo
processo
.
Certo
questa
giustizia
concede
pochissimo
agli
effetti
scenografici
.
La
sala
con
la
sua
gabbia
di
vetro
,
il
suo
palcoscenico
,
i
suoi
mobili
chiari
e
razionali
,
la
sua
spoglia
funzionalità
,
ha
l
'
aspetto
di
uno
studio
televisivo
.
Se
non
fossero
quei
soldati
armati
dentro
la
gabbia
,
Eichmann
potrebbe
sembrare
un
tecnico
del
suono
attento
alla
registrazione
.
Potrebbe
,
se
la
voce
bassa
e
nasale
del
magistrato
che
legge
i
capi
d
'
accusa
non
ricordasse
un
'
altra
immagine
:
un
Adolf
Eichmann
più
giovane
,
intento
,
nella
primavera
del
'44
,
ad
osservare
attraverso
una
feritoia
la
morte
di
centinaia
di
persone
chiuse
in
una
camera
a
gas
,
mentre
fuori
-
come
annotava
il
suo
collaboratore
Rudolf
Hoss
-
«
i
frutteti
di
Auschwitz
erano
in
fiore
»
.
Terminata
la
lettura
dell
'
atto
d
'
accusa
,
il
presidente
chiede
all
'
imputato
:
«
Avete
compreso
le
accuse
mossevi
?
»
.
Eichmann
assentisce
.
«
Sì
,
naturalmente
»
,
e
il
presidente
lo
invita
a
sedere
.
Ora
tocca
al
difensore
di
Eichmann
,
l
'
avvocato
tedesco
Robert
Servatius
.
«
Prima
che
Eichmann
sia
chiamato
a
rispondere
se
si
ritiene
colpevole
oppure
no
»
egli
dice
«
vorrei
fare
alcune
obiezioni
.
Esse
riguardano
la
serenità
e
la
competenza
di
questa
Corte
.
»
Servatius
si
interrompe
per
dar
tempo
ai
traduttori
di
ripetere
le
sue
parole
in
ebraico
,
seppure
tutti
i
giudici
capiscano
perfettamente
il
tedesco
.
Servatius
è
un
bell
'
uomo
,
con
i
capelli
d
'
argento
e
l
'
aspetto
florido
del
ricco
borghese
della
Renania
.
Quando
può
riprendere
il
discorso
,
egli
svolge
temi
previsti
;
questa
giustizia
non
può
essere
serena
.
Uno
dei
giudici
(
egli
allude
al
giudice
Halevy
)
ha
già
espresso
il
suo
giudizio
sfavorevole
sull
'
imputato
.
Inoltre
questo
giudice
ha
avuto
dei
parenti
uccisi
dai
nazisti
.
Tutti
i
giudici
,
del
resto
,
nella
loro
qualità
di
ebrei
sono
parte
in
causa
.
Inoltre
,
a
questo
processo
è
stata
data
una
pubblicità
mondiale
che
non
può
non
influenzare
il
giudizio
:
per
la
stampa
mondiale
la
condanna
dell
'
imputato
è
già
pronunciata
.
La
Corte
-
prosegue
Servatius
-
è
incompetente
a
giudicare
un
cittadino
straniero
come
Eichmann
:
solo
la
giustizia
dello
Stato
tedesco
,
erede
dello
Stato
al
cui
servizio
era
l
'
imputato
,
può
giudicarlo
.
È
poi
evidente
-
e
la
difesa
si
ripromette
di
darne
la
prova
-
che
l
'
imputato
è
stato
rapito
e
condotto
a
forza
in
Israele
.
La
lettera
in
cui
dice
di
essere
spontaneamente
venuto
a
questo
giudizio
gli
è
stata
estorta
,
e
anche
di
ciò
la
difesa
darà
la
prova
.
Servatius
conclude
le
sue
obiezioni
invitando
la
Corte
a
riconoscere
la
sua
incompetenza
e
ad
accettare
la
legittima
suspicione
che
infirmerebbe
il
suo
giudizio
.
Gli
risponde
con
tagliente
ironia
il
procuratore
generale
,
Hausner
:
se
la
difesa
dell
'
imputato
cerca
giudici
di
serenità
e
distacco
di
fronte
a
un
delitto
come
il
genocidio
,
è
da
temere
che
non
li
troverà
né
in
questo
né
in
un
altro
pianeta
.
Il
popolo
di
Israele
,
atrocemente
colpito
dai
delitti
nazisti
,
ha
pieno
diritto
di
giudicare
í
colpevoli
nazisti
.
La
dichiarazione
scritta
dell
'
imputato
fu
rilasciata
spontaneamente
.
Nulla
vieta
alla
giustizia
di
proseguire
il
suo
corso
.
Alle
13
l
'
udienza
viene
sospesa
per
proseguire
alle
16.30
.
L
'
udienza
pomeridiana
si
inizia
alle
17
.
Eichmann
,
attendendo
l
'
ingresso
della
Corte
,
ha
scritto
un
biglietto
che
ha
consegnato
al
suo
difensore
Servatius
.
Egli
appare
,
come
stamane
,
calmo
e
attento
.
Ogni
tanto
tira
fuori
da
una
tasca
interna
della
giacca
un
fazzoletto
bianco
,
si
asciuga
le
labbra
e
il
mento
,
e
poi
lo
ripiega
con
cura
.
Il
presidente
invita
il
procuratore
a
concludere
la
sua
risposta
alle
obiezioni
della
difesa
.
«
La
difesa
»
dice
il
procuratore
«
sostiene
che
questo
processo
ha
,
come
premessa
,
un
rapimento
,
cioè
un
atto
illegale
.
E
ne
deduce
che
anche
il
processo
è
illegale
.
Come
dimostra
un
'
ampia
casistica
,
questa
deduzione
è
già
stata
respinta
dalle
Corti
supreme
di
molte
nazioni
civili
.
Anche
ammessa
la
colpa
di
Israele
nel
rapimento
di
Eichmann
non
viene
meno
íl
diritto
di
Israele
,
una
volta
che
Eichmann
è
nel
suo
territorio
,
a
giudicarlo
.
Io
dico
che
è
del
tutto
irrilevante
stabilire
in
quali
circostanze
Eichmann
fu
condotto
in
Israele
.
L
'
unica
cosa
importante
per
Israele
è
di
giudicarlo
per
i
milioni
di
ebrei
che
ha
sterminato
nei
180
campi
di
concentramento
organizzati
dalla
Germania
nazista
.
Per
questa
Germania
egli
non
fu
,
come
sostiene
il
suo
avvocato
,
un
funzionario
di
second
'
ordine
.
In
questa
Germania
egli
ebbe
il
compito
,
come
dimostreremo
,
di
"
liquidare
"
gli
ebrei
ed
altri
popoli
"
inferiori
"
.
Quanto
alla
colpa
di
Israele
,
per
ciò
che
si
riferisce
al
rapimento
di
Eichmann
,
ricordo
a
questa
Corte
,
che
Israele
ha
già
risolto
la
questione
con
l
'
Argentina
mediante
trattative
diplomatiche
.
Un
documento
pubblicato
a
Gerusalemme
e
a
Buenos
Aires
,
da
entrambe
le
parti
,
afferma
che
il
"
caso
Eichmann
"
è
considerato
chiuso
.
L
'
udienza
è
rinviata
a
domattina
alle
9.»
StampaQuotidiana ,
Si
dice
che
non
bisogna
dipingere
il
diavolo
più
brutto
di
quello
che
è
.
Ma
con
la
triplice
intesa
Fini
-
Berlusconi
-
D
'
Alema
e
l
'
annesso
supergoverno
presidenzialista
non
si
corre
questo
rischio
.
È
così
brutto
che
anche
chi
vorrebbe
amarlo
chiude
gli
occhi
.
Se
per
parte
nostra
abbiamo
contribuito
a
diffondere
questo
senso
di
rigetto
possiamo
rallegrarcene
.
Se
ora
Letta
,
Tatarella
e
Mussi
entrassero
fisicamente
nel
governo
Maccanico
,
anche
i
bambini
si
accorgerebbero
del
punto
a
cui
siamo
arrivati
.
Perciò
non
accadrà
,
non
per
pudore
ma
per
cautela
.
Che
differenza
fa
?
Possiamo
aspettarci
in
futuro
anche
di
peggio
,
se
non
si
spezza
il
patto
scellerato
.
Questo
patto
d
'
acciaio
,
o
di
latta
che
sia
,
è
stato
stretto
dai
protagonisti
in
lunghi
conciliaboli
segreti
,
mentre
pubblicamente
ci
prendevano
in
giro
con
la
bozza
Fisichella
.
Una
condotta
così
disonesta
la
dice
lunga
sul
grado
di
intimità
raggiunto
dai
tre
e
dal
disdegno
in
cui
tengono
le
forme
democratiche
.
Se
c
'
è
nel
Pds
chi
si
sente
ferito
dal
nostro
furore
più
che
da
simili
comportamenti
,
mi
dispiace
per
lui
.
Con
i
quali
comportamenti
è
stato
impostato
un
golpe
originale
a
sei
mani
,
bianco
e
freddo
:
con
un
governo
politico
di
lunga
durata
(
nelle
intenzioni
)
,
una
maggioranza
politica
del
tutto
estranea
alla
volontà
degli
elettori
,
una
revisione
in
blocco
della
Costituzione
senza
mandato
popolare
.
Volete
di
più
?
Ora
è
certo
che
i
protagonisti
di
questa
avventura
faranno
pesare
i
rispettivi
retropensieri
,
che
dovranno
fare
i
conti
con
le
proprie
truppe
stordite
e
i
propri
alleati
vilipesi
,
che
metteranno
acqua
o
additivi
nel
loro
vino
.
Ma
la
bottiglia
è
sturata
e
il
brindisi
imbandito
(
se
non
gli
va
di
traverso
)
.
È
come
se
fosse
rinato
un
gigantesco
e
multiforme
Caf
,
nel
cui
seno
la
concorrenza
di
potere
prende
il
posto
di
ogni
idea
di
alternativa
o
perfino
di
alternanza
significativa
.
Il
messaggio
che
arriva
alla
grande
opinione
pubblica
è
di
una
semplicità
disarmante
.
È
che
la
democrazia
è
una
perdita
di
tempo
,
che
rappresentanza
e
partecipazione
sono
parole
vuote
,
che
il
potere
e
anzi
il
comando
dev
'
essere
concentrato
e
interamente
delegato
.
Ed
è
che
questa
concezione
del
potere
accomuna
oggi
,
salvo
sfumature
per
specialisti
,
la
quasi
totalità
delle
forze
politiche
,
già
pressoché
indistinguibili
sul
terreno
dei
programmi
.
È
un
mistero
,
per
me
,
come
mai
tanti
democratici
non
sappiano
immaginare
l
'
effetto
moltiplicatore
che
questo
messaggio
susciterà
in
un
paese
già
spostato
a
destra
come
il
nostro
,
dove
il
partito
di
Fini
non
è
lontano
dal
primato
.
E
come
possano
pensare
di
controllare
questo
effetto
e
di
avvantaggiarsene
più
e
meglio
di
Berlusconi
,
che
della
manipolazione
di
massa
è
l
'
inventore
e
il
beneficiario
naturale
.
Forse
il
mistero
si
spiega
con
la
mitridatizzazione
subita
da
tanta
parte
della
sinistra
ufficiale
,
cioè
con
la
credenza
che
assumendo
gradualmente
dosi
di
veleno
sempre
più
alte
si
diventa
immuni
e
si
sopravvive
anche
a
dosi
da
cavallo
.
Ovvero
con
la
sindrome
del
re
Mida
che
affligge
il
suo
gruppo
dirigente
,
ossia
con
la
pretesa
di
convertire
in
oro
tutto
ciò
che
si
tocca
,
sebbene
la
leggenda
insegni
che
così
si
muore
di
fame
e
sete
.
O
ancora
con
la
presunzione
e
la
vertigine
da
mosca
cocchiera
del
suo
leader
,
la
mosca
che
in
groppa
a
neri
stalloni
galoppanti
non
dubita
d
'
esser
lei
a
guidare
e
vincere
la
corsa
.
StampaQuotidiana ,
Il
Popolo
d
'
Italia
di
ieri
pubblicava
la
lettera
seguente
direttagli
dal
sen
.
Albertini
:
Signor
Direttore
,
il
Corriere
non
ha
,
sembra
,
reso
conto
dell
'
assemblea
del
Fascio
milanese
tenutasi
domenica
all
'
Eden
;
e
al
consigliere
comunale
fascista
che
,
denunziando
al
"
Fromboliere
"
del
Popolo
d
'
Italia
questo
fatto
,
ne
chiede
la
ragione
,
il
"
Fromboliere
"
la
deve
subito
questa
ragione
,
chiara
,
evidente
,
convincentissima
.
Cioè
il
Corriere
è
il
giornale
di
quel
senatore
Albertini
che
all
'
epoca
dell
'
occupazione
delle
fabbriche
saliva
le
scale
dell
'
on
.
Turati
per
spingere
i
socialisti
al
potere
.
Ergo
il
Corriere
non
può
fare
una
cronaca
obiettiva
.
Mi
permetta
d
'
intervenire
in
questa
discussione
tra
il
"
Fromboliere
"
ed
il
consigliere
comunale
per
"
fatto
personale
"
...
Il
"
Fromboliere
"
contesta
la
posizione
allora
assunta
dal
Corriere
e
di
cui
fa
fede
la
sua
raccolta
,
mettendo
il
mio
incontro
coll
'
on
.
Turati
in
relazione
con
un
articolo
"
d
'
ingrata
memoria
"
il
quale
suffragherebbe
l
'
interpretazione
,
diciamo
così
,
"
collaborazionista
"
di
quell
'
incontro
.
Ebbene
quell
'
articolo
fu
scritto
da
me
,
ed
io
-
guardi
un
po
'
il
diverso
punto
di
vista
-
penso
che
,
lungi
dall
'
essere
"
d
'
ingrata
memoria
,
"
costituisca
per
il
Corriere
e
per
me
un
titolo
d
'
onore
,
tanto
che
ne
ho
recentemente
ripubblicata
la
conclusione
.
Se
non
abuso
del
suo
spazio
,
vorrei
in
poche
parole
rammentarle
la
tesi
da
me
allora
svolta
.
Premesso
che
il
regime
nostro
stava
per
morire
perché
governava
non
la
classe
dirigente
responsabile
ma
il
partito
socialista
irresponsabile
,
e
che
il
governo
degli
irresponsabili
minacciava
di
farci
cadere
in
pieno
bolscevismo
,
invocavo
o
una
reazione
della
borghesia
o
il
passaggio
del
potere
agli
uomini
della
Confederazione
del
lavoro
.
"
O
siamo
capaci
-
scrivevo
-
di
tenere
il
potere
secondo
le
nostre
idee
,
secondo
le
nostre
convinzioni
,
o
vengano
avanti
gli
uomini
nuovi
ad
assumersi
la
responsabilità
di
governare
senza
ragguagliare
il
prezzo
del
pane
al
costo
,
senza
imporre
ai
pubblici
funzionari
la
più
elementare
disciplina
,
senza
tassare
il
vino
,
senza
mettere
un
freno
a
tanta
licenza
dilagante
in
tutte
le
classi
,
senza
combattere
il
veleno
che
si
insinua
in
ogni
vena
dell
'
organismo
nazionale
.
Fuori
voi
ad
operare
il
miracolo
di
spremere
danaro
dalla
ricchezza
nazionale
uccidendola
,
negando
il
valore
dei
più
forti
elementi
,
dei
più
efficaci
sostegni
della
civiltà
.
"
Come
si
può
gabellare
questo
pensiero
di
disperazione
,
suggerito
dalla
gravità
degli
eventi
,
come
un
'
intesa
spirituale
coll
'
azione
socialista
?
Certo
,
se
si
doveva
andare
avanti
così
era
da
preferire
che
l
'
on
.
Turati
,
l
'
on
.
D
'
Aragona
e
i
loro
amici
assumessero
la
responsabilità
del
potere
;
altrimenti
"
lo
sbocco
fatale
di
un
regime
che
non
funziona
più
,
che
si
corrompe
in
tutti
i
suoi
organi
,
che
si
sgretola
per
impotenza
"
sarebbe
stato
il
comunismo
.
Ma
sopra
ogni
altra
mi
sorrideva
la
speranza
di
una
profonda
reazione
della
borghesia
,
di
quella
reazione
che
fortunatamente
si
è
avverata
e
di
cui
l
'
on
.
Mussolini
è
stato
l
'
organizzatore
.
Se
oggi
di
quella
sana
reazione
non
approvo
tutti
gli
atteggiamenti
e
tutte
le
provvidenze
,
se
non
mi
rassegno
supinamente
,
incondizionatamente
ai
suoi
sviluppi
futuri
,
se
rimango
un
liberale
autentico
,
se
quindi
conservo
libertà
di
pensiero
o
rivendico
quella
di
parola
,
non
per
questo
merito
che
il
mio
pensiero
sia
denigrato
.
Merito
invece
di
esser
considerato
,
come
effettivamente
mi
considero
e
sono
,
uno
dei
più
efficaci
collaboratori
di
questo
Governo
,
almeno
se
per
collaborazione
s
'
intende
così
l
'
approvazione
sincera
come
il
concorso
diretto
a
evitare
che
si
commettano
errori
.
Ringrazio
dell
'
ospitalità
,
e
mi
rassegno
,
di
Lei
dev
.