StampaQuotidiana ,
Si
è
fermata
,
dunque
,
la
mano
del
grande
Maestro
.
Cerea
,
bianca
,
la
destra
si
è
incrociata
con
la
sinistra
sul
petto
,
nel
gesto
dell
'
ultima
pace
.
Il
grande
vecchio
è
immobile
,
al
centro
dell
'
immenso
segreto
dell
'
aldilà
.
Egli
non
può
più
dire
nulla
,
gli
uomini
non
conosceranno
più
le
vie
meravigliose
della
magica
memoria
,
i
battiti
infallibili
di
quel
cuore
carico
della
musica
di
tutti
i
tempi
.
Musica
eri
giovane
per
lui
,
e
lui
era
giovane
per
te
.
Quella
che
si
chiude
è
una
lunga
,
incantatrice
storia
d
'
amore
.
Amore
era
la
musica
di
Toscanini
.
Ancora
tempo
fa
,
dissero
,
egli
leggeva
Leopardi
e
qualcuno
pensava
di
donargli
,
dei
Canti
,
una
stampa
che
non
affaticasse
,
nella
notte
,
i
suoi
occhi
già
tanto
stanchi
.
Non
è
tutto
amore
Leopardi
,
pur
nella
sua
sconsolata
angoscia
?
Amore
il
sospiro
per
Silvia
,
amore
l
'
appello
alla
Luna
,
amore
il
pianto
per
la
melanconica
ginestra
,
amore
l
'
ascoltare
la
nota
del
passero
solitario
,
la
nota
che
scende
dal
silenzio
della
torre
antica
.
Amore
era
la
musica
di
Toscanini
nell
'
aurora
serena
e
nella
tempesta
notturna
,
nel
sospiro
e
nell
'
inno
,
nell
'
elegia
e
nel
peana
;
amore
nella
grazia
,
amore
nell
'
ira
,
nel
sangue
della
tragedia
,
nella
luce
argentea
della
favola
lunare
,
tra
le
rupi
e
le
fiamme
.
Egli
,
per
questo
amore
,
riportava
tutto
alla
legge
prima
:
quella
dell
'
amore
attorno
a
cui
tutto
il
mistero
del
creato
si
volge
,
«
sì
come
ruota
che
egualmente
è
mossa
»
.
Aveva
quattordici
anni
quando
morì
Wagner
,
trentadue
quando
chiuse
gli
occhi
Verdi
,
cinquantasette
quando
scomparve
Puccini
.
Da
tanti
anni
durava
dunque
la
sua
solitudine
e
,
in
questa
immensa
solitudine
,
conscio
di
stare
come
una
rupe
salda
in
mezzo
ad
un
mondo
in
naufragio
,
egli
non
viveva
che
per
far
rivivere
i
grandi
spiriti
.
Per
questo
,
forse
era
così
esigente
il
suo
spirito
mistico
di
musicista
,
per
questo
il
teatro
o
la
sala
dei
concerti
erano
la
sua
chiesa
,
per
questo
egli
esigeva
che
gli
ascoltatori
avessero
,
soprattutto
,
l
'
animo
dei
credenti
.
Questo
suo
intendere
l
'
esecuzione
musicale
come
un
fatto
mistico
non
era
un
atteggiamento
letterario
:
nasceva
probabilmente
dalla
coscienza
di
essere
l
'
interprete
di
una
superiore
misteriosa
volontà
:
di
quella
volontà
che
,
in
un
mondo
di
nebbie
,
di
incredulità
,
di
dubbi
e
di
lento
annichilimento
della
grande
civiltà
delle
anime
,
faceva
,
a
un
suo
cenno
,
risorgere
i
grandi
spiriti
che
avevano
amorosamente
o
tempestosamente
cantata
la
poesia
estrema
di
un
mondo
che
ormai
non
sapeva
più
rinnovare
i
valori
della
poesia
.
Il
destino
aveva
voluto
ch
'
egli
fosse
l
'
ultimo
nocchiero
di
quella
nave
che
aveva
percorso
tutti
gli
oceani
del
canto
:
ch
'
egli
fosse
l
'
ultimo
a
levare
le
sue
vele
e
a
drizzare
il
suo
timone
.
Interprete
di
un
mondo
immortale
i
cui
semidei
si
erano
spenti
senza
eredi
,
egli
,
di
quei
semidei
,
per
sorte
aveva
dovuto
essere
il
grande
evocatore
.
Tutti
morti
,
i
geni
,
alle
sue
spalle
.
Da
quanti
anni
,
da
quanti
decenni
si
poteva
pensare
che
Toscanini
si
guardasse
sconsolatamente
attorno
,
solo
vivente
,
in
attesa
di
uno
da
chiamare
fratello
?
Da
quanti
anni
viveva
solo
tra
prodigiosi
spettri
,
in
un
'
arte
che
non
riusciva
più
a
rinnovare
i
propri
miti
e
che
,
paurosamente
,
se
pur
viva
fra
i
suoi
Immortali
,
era
tutta
ormai
solamente
Passato
?
Di
qui
la
necessità
di
un
'
istintiva
convinzione
mistica
:
il
suo
rigore
quasi
di
sacerdote
davanti
alla
necessità
di
ricreare
ogni
volta
il
miracolo
non
di
una
esecuzione
,
ma
di
una
resurrezione
:
le
sue
ire
procellose
per
la
minima
cosa
che
gli
potesse
sembrare
errore
od
offesa
all
'
Idea
e
al
Tempio
:
il
suo
dubbio
costante
e
le
sue
affermazioni
,
ad
un
certo
momento
,
dogmatiche
;
la
sua
instancabile
attenzione
nel
migliorare
se
stesso
,
per
chiarire
sempre
meglio
a
se
stesso
il
mistero
musicale
;
il
suo
intendere
il
teatro
come
un
tempio
e
il
podio
come
il
gradino
dell
'
altare
.
Solamente
perché
gli
era
possibile
di
rinnovare
così
il
miracolo
della
resurrezione
dei
grandi
spiriti
,
egli
non
fu
vinto
mai
dall
'
angoscia
della
solitudine
in
un
mondo
nel
quale
,
ormai
,
sembrava
che
la
musica
sorgesse
solamente
dai
grandi
Sepolcri
.
Così
,
perché
per
la
magia
di
un
cenno
,
per
l
'
improvviso
battere
concorde
dei
cuori
,
per
l
'
improvviso
eguale
respiro
di
due
anime
,
i
grandi
spiriti
si
risvegliavano
in
lui
,
egli
,
con
tali
antichi
fratelli
accanto
,
da
Beethoven
a
Verdi
,
poté
non
sentirsi
solo
nel
mondo
che
si
svuotava
di
canti
,
e
poté
,
con
tali
fratelli
accanto
,
per
essi
vivere
così
a
lungo
.
Mancate
le
forze
per
ripetere
ogni
giorno
la
grande
evocazione
,
era
destino
ch
'
egli
non
potesse
più
vivere
.
Interprete
sommo
d
'
ogni
musica
,
la
forza
del
suo
genio
vivificatore
doveva
far
di
lui
,
nel
mondo
,
l
'
estremo
e
maggiore
rappresentante
del
genio
musicale
italiano
.
Egli
era
infatti
della
razza
dei
geni
italiani
,
nati
e
cresciuti
nella
semplicità
,
anche
se
sapientissimi
:
nati
in
obbedienza
ad
un
estro
,
ad
un
intuito
,
ad
un
istinto
poetico
.
Stendhal
si
sarebbe
incantato
per
lui
con
lo
stesso
felice
incantesimo
che
l
'
aveva
avvicinato
a
Rossini
.
Toscanini
era
fatto
per
riconoscere
sempre
la
via
più
breve
per
percorrere
qualunque
labirinto
.
Nato
in
un
paese
dove
gli
inverni
sono
nebbiosi
e
dove
erano
fiochi
,
al
tempo
della
sua
adolescenza
,
i
lumi
per
le
strade
,
all
'
ombra
dei
giganteschi
palazzi
incompiuti
di
Parma
,
e
sulle
rive
tenebrose
del
torrente
alla
cui
rapinosa
voce
invernale
fra
i
ciottoli
sotto
alla
Pilotta
dei
Farnese
sembra
aver
pensato
Verdi
per
il
quarto
atto
del
Rigoletto
,
Toscanini
era
abituato
a
non
sbagliare
mai
strada
anche
nel
fitto
delle
partiture
più
buie
.
Il
suo
genio
si
chiamava
chiarezza
:
entrava
nei
capolavori
non
di
fianco
,
ma
dall
'
alto
,
quando
,
come
vista
verticalmente
,
la
loro
topografia
gli
aveva
rivelato
i
segreti
del
buon
orientamento
.
Si
può
dire
che
,
allora
,
egli
calasse
,
piombasse
sul
capolavoro
con
l
'
infallibilità
di
un
falco
.
Di
tutti
i
popoli
del
mondo
,
l
'
italiano
è
quello
che
più
ha
amato
l
'
ordine
:
altrimenti
non
sarebbe
stato
un
popolo
di
grandi
architetti
,
e
i
suoi
poeti
non
avrebbero
creato
ed
amato
la
disciplina
musicale
del
sonetto
.
Intendere
l
'
ordine
segreto
,
le
segrete
misure
,
i
rapporti
di
temi
e
di
cadenze
di
una
musica
apparteneva
all
'
intuito
architettonico
e
musicale
degli
italiani
,
inventori
della
terzina
e
del
sonetto
,
dell
'
endecasillabo
e
dell
'
ottava
,
dell
'
arco
,
del
portico
,
del
chiostro
,
della
basilica
e
della
cupola
,
del
duetto
,
del
quartetto
,
del
«
concertato
»
,
della
polifonia
.
Si
trattava
,
per
Toscanini
,
prima
di
tutto
di
scoprire
e
di
ridisegnare
e
di
riplasmare
una
architettura
:
poi
,
di
farvi
vivere
dentro
uno
spirito
e
cantare
una
anima
.
Era
il
momento
in
cui
egli
soffiava
il
suo
stesso
spirito
sulla
bocca
del
colosso
.
Il
gigante
si
risvegliava
e
lui
gli
diceva
:
«
Cammina
e
canta
...
»
.
Così
,
in
mezzo
alle
partiture
più
rupestri
e
più
selvose
,
egli
andava
dritto
,
come
un
rabdomante
,
a
scoprire
l
'
essenziale
,
e
cioè
la
sorgente
del
canto
:
e
non
per
nulla
,
come
esecutore
di
musica
,
egli
veniva
dalla
grande
famiglia
degli
archi
,
antico
suonatore
di
violoncello
,
lo
strumento
che
di
tutti
ha
la
voce
più
umana
.
Da
quel
momento
egli
camminava
,
infallibile
,
in
cerca
dell
'
umanità
del
canto
;
il
poema
sinfonico
più
folto
doveva
aprire
il
suo
intrico
contrappuntistico
,
la
foresta
doveva
schiudersi
,
la
luce
trovare
la
sua
strada
,
il
cuore
la
sua
voce
.
«
Non
abbiate
paura
di
cantare
!
»
,
gridava
il
vegliardo
ai
violini
.
Il
canto
voleva
dire
chiarezza
sulla
ormai
ineluttabile
strada
della
poesia
.
Calato
sul
capolavoro
dall
'
alto
,
egli
,
ormai
,
non
doveva
assediarlo
e
penetrarlo
e
illuminarlo
dall
'
esterno
.
La
sua
creazione
cominciava
dall
'
interno
,
dal
nido
più
segreto
della
foresta
,
dalle
radici
vitali
,
dall
'
humus
della
sua
fecondità
.
Il
capolavoro
rigerminava
per
lui
:
e
sotto
al
suo
cenno
rinascevano
le
grandi
querce
,
risorgevano
le
cattedrali
,
salivano
al
cielo
le
cupole
delle
basiliche
.
Ogni
vastità
polifonica
,
ogni
ampiezza
di
affresco
sonoro
,
ogni
impeto
ed
ogni
squillo
erano
adesso
possibili
,
ed
ogni
murmure
e
ogni
tremore
stellare
di
note
.
I
Personaggi
,
Otello
e
Sigfrido
,
Wotan
e
Lucia
,
Figaro
e
Brunilde
,
Mimi
e
Parsifal
,
potevano
,
ora
,
avanzare
al
proscenio
.
Era
il
momento
in
cui
l
'
umanità
poteva
finalmente
entrare
,
ad
un
cenno
del
maestro
,
per
la
grande
porta
,
quella
per
la
quale
passa
la
sua
estrema
espressione
:
la
poesia
.
Grigio
e
molte
volte
disperato
è
stato
il
nostro
tempo
,
amare
le
nostre
vicende
,
infelice
per
tante
voci
la
generazione
di
noi
che
,
nella
sua
piena
maturità
,
lo
udimmo
appena
fanciulli
o
giovinetti
:
ma
anche
per
noi
delle
ultime
generazioni
una
luce
veniva
,
una
luce
è
venuta
da
quelle
mani
,
ora
ferme
e
incrociate
nell
'
atteggiamento
dell
'
ultima
pace
.
Il
nostro
cuore
è
stato
preso
fra
le
mani
di
questo
grande
vecchio
italiano
che
di
Verdi
poteva
essere
considerato
spiritualmente
,
il
figlio
.
Egli
veniva
dal
Grande
Tempo
:
era
nato
nella
Grande
Stagione
,
quando
non
si
pensava
ancora
che
per
il
canto
fosse
iniziato
il
mesto
Autunno
e
tutto
pareva
ancora
un
rigoglio
primaverile
di
spiriti
.
Egli
veniva
dalla
riva
delle
Grandi
Speranze
,
e
ci
ha
aiutato
a
credere
ancora
nella
Speranza
e
a
riconoscere
le
anime
che
indicano
l
'
immortalità
della
bellezza
e
della
poesia
.
Confortatore
,
illuminatore
,
sacerdote
musicale
di
quattro
generazioni
,
a
lui
,
nella
cui
musica
tante
volte
segretamente
anche
noi
ci
siamo
sentiti
purificati
come
,
in
una
confessione
,
va
il
pensiero
,
come
nella
invocazione
verdiana
.
Va
'
dunque
,
pensiero
degli
italiani
,
verso
il
caro
grande
vecchio
muto
e
solo
,
verso
quel
volto
chiuso
nell
'
ultima
maestà
,
immobile
al
centro
dell
'
immenso
segreto
dell
'
aldilà
.
StampaQuotidiana ,
22
agosto
.
Da
avant
'
ieri
si
sono
riaccesi
i
combattimenti
su
tutta
la
fronte
degli
eserciti
,
nel
teatro
occidentale
della
guerra
europea
.
Ma
non
il
solo
ricominciare
di
essi
fa
credere
che
la
grande
battaglia
sia
iniziata
.
Già
otto
o
dieci
giorni
or
sono
erano
avvenuti
altri
scontri
,
e
assai
sanguinosi
:
e
pure
si
era
capito
che
costituivano
soltanto
semplici
combattimenti
d
'
avanguardie
o
di
corpi
distaccati
.
Preannuncia
ora
la
lotta
suprema
il
ripetersi
,
con
forze
maggiori
,
delle
mosse
che
erano
già
state
tentate
dai
combattenti
quasi
negli
stessi
luoghi
con
gli
stessi
scopi
.
Si
capisce
che
,
soltanto
per
preparare
il
tentativo
supremo
,
si
ripete
oggi
quello
elle
ieri
si
era
provato
,
senza
preoccuparsi
di
cercare
il
nuovo
,
pur
di
ottenere
lo
scopo
.
Da
che
cosa
dipende
questa
mancanza
di
nuovi
brillanti
disegni
di
operazioni
?
Non
si
è
potuto
,
data
la
mole
degli
eserciti
,
cambiare
i
piani
?
Si
è
riconosciuto
che
meglio
vale
insistere
in
un
disegno
,
anche
se
in
parte
svelato
,
piuttosto
che
tentare
d
'
improvvisarne
altri
?
Forse
,
le
due
necessità
si
sono
imposte
insieme
ai
tedeschi
e
ai
francesi
.
La
battaglia
si
avvia
lentamente
;
assai
probabilmente
si
svolgerà
a
lungo
,
in
molte
lunghe
giornate
;
finirà
forse
pure
lentamente
,
per
esaurimento
.
Molti
saranno
i
rivolgimenti
e
le
mutazioni
per
cui
passerà
,
e
il
risultato
non
sarà
conosciuto
,
forse
,
che
qualche
giorno
dopo
che
le
armi
avranno
taciuto
.
Gli
episodii
,
e
,
più
ancora
,
il
risultato
,
faranno
dimenticare
i
segni
con
i
quali
essa
si
è
iniziala
.
Ma
,
per
poterci
rendere
conto
un
giorno
dei
suoi
effetti
,
è
necessario
fissare
bene
i
segni
stessi
ora
,
mentre
li
vediamo
nitidamente
,
non
turbati
dalla
fortuna
o
dagli
errori
degli
uomini
.
Quale
dei
due
avversari
si
presenta
oggi
alla
battaglia
in
condizioni
strategiche
,
cioè
di
concezione
,
migliori
?
Riassumiamo
la
situazione
.
Scendendo
da
nord
a
sud
,
i
due
eserciti
sono
così
dislocati
.
Nel
Belgio
,
i
tedeschi
hanno
raggiunto
la
linea
Dinant
-
Neufchâteau
:
più
a
nord
di
Dinant
la
loro
cavalleria
ha
spazzato
il
paese
ed
è
entrata
in
Bruxelles
:
più
a
sud
di
Neufchâteau
fronteggiano
i
francesi
.
Questo
significa
che
,
per
quanto
riguarda
gli
alleati
,
l
'
esercito
belga
,
battuto
o
no
,
è
stato
staccato
dal
franco
-
inglese
,
ed
è
in
ritirata
,
voluta
o
imposta
,
su
Anversa
;
che
le
piazze
forti
di
Liegi
,
Huy
e
Namur
,
senza
la
guarnigione
mobile
elle
forma
la
loro
forza
viva
,
sono
state
mascherate
da
poche
truppe
e
sorpassate
;
che
l
'
azione
dei
franco
-
inglesi
non
si
è
ancora
sviluppata
contro
gli
avversarli
.
La
destra
tedesca
avanza
contro
il
fianco
sinistro
francese
,
e
,
con
obiettivo
assai
più
lontano
,
contro
Parigi
.
Al
centro
,
nella
Lorena
,
i
tedeschi
sono
appoggiati
alle
fortezze
di
Metz
e
di
Strasburgo
,
ed
hanno
finora
quasi
dappertutto
respinto
i
francesi
,
infliggendo
loro
perdite
abbastanza
gravi
.
Ma
ieri
i
francesi
pare
siano
riusciti
a
sboccare
nella
regione
Delme
-
Morhange
-
Finstingen
,
sulla
linea
di
comunicazione
fra
Metz
e
Strasburgo
.
Poiché
la
regione
di
Morhange
,
non
più
larga
di
35
chilometri
,
è
boscosa
ed
acquitrinosa
,
e
quindi
di
assai
difficile
passaggio
,
il
vantaggio
francese
è
lieve
:
si
può
ritenere
che
qui
i
due
eserciti
si
bilancino
.
A
sud
,
i
tedeschi
,
cedendo
sotto
l
'
avanzata
francese
,
si
ritirano
dall
'
Alsazia
meridionale
verso
Strasburgo
.
L
'
esercito
repubblicano
ha
ottenuto
fino
ad
oggi
nell
'
antica
provincia
francese
i
maggiori
vantaggi
della
campagna
,
occupando
la
linea
Schirmeck
-
Gebweiler
-
Mulhouse
-
Dannemarie
e
i
passi
dei
Vosgi
.
Esso
è
laggiù
veramente
e
risolutamente
penetrato
in
territorio
nemico
.
Attorno
alle
truppe
francesi
e
tedesche
che
si
fronteggiano
quasi
immobili
nella
Lorena
,
le
due
lunghe
linee
combattenti
stanno
dunque
girando
come
attorno
ad
un
perno
;
la
linea
tedesca
,
avanzando
la
destra
e
ritirando
la
sinistra
,
la
franco
-
inglese
tenendo
indietro
la
sinistra
e
avanzando
la
destra
.
Il
movimento
è
simmetrico
:
nei
tedeschi
più
grandioso
,
nei
francesi
più
risoluto
.
L
'
offensiva
tedesca
offre
due
caratteri
principali
:
di
schierare
molle
forze
contro
la
parte
più
debole
della
linea
fortificata
della
frontiera
francese
,
e
di
aprire
a
queste
forze
la
via
più
diretta
su
Parigi
.
L
'
insistenza
dei
tedeschi
nel
tentare
il
passaggio
per
il
Belgio
è
comprensibile
.
Sboccando
di
qui
,
e
dal
Lussemburgo
,
si
evita
la
terribile
linea
fortificata
della
Alosa
,
fra
Toul
e
Verdun
.
Questa
linea
non
è
soltanto
poderosa
,
ma
sorge
quasi
alla
frontiera
:
trattiene
quindi
l
'
esercito
che
la
deve
assediare
lontano
dalla
terra
francese
.
La
linea
La
Fère
-
Laon
-
Reims
,
contro
cui
va
a
urtare
chi
proviene
dal
Belgio
,
non
solo
è
meno
forte
della
prima
,
ma
è
anche
assai
più
arretrala
.
L
'
esercito
tedesco
,
giunto
dinanzi
alle
tre
fortezze
,
ha
già
arrestato
la
vita
di
buona
parte
della
Francia
.
Ha
portalo
la
guerra
e
i
suoi
mali
nel
territorio
avversario
ed
ha
raggiunto
un
primo
scopo
,
perché
l
'
esercito
francese
non
può
rimanere
inerte
dinanzi
all
'
invasione
,
e
deve
spostarsi
per
ricacciare
l
'
invasore
.
Ora
spostarsi
indietro
e
a
settentrione
,
vuol
dire
per
i
francesi
abbandonare
la
frontiera
dell
'
est
,
la
meglio
fortificata
,
la
più
conosciuta
,
quella
in
cui
ogni
uomo
ha
il
suo
posto
di
combattimento
.
I1
vantaggio
strategico
che
i
tedeschi
otterrebbero
,
riuscendo
nella
loro
manovra
,
sarebbe
immenso
.
Né
meno
rilevante
è
il
secondo
vantaggio
,
dell
'
avvicinamento
all
'
altro
scopo
dell
'
offensiva
,
Parigi
.
L
'
obiettivo
di
un
esercito
è
,
in
una
guerra
,
l
'
esercito
avversario
:
via
uno
dei
mezzi
per
attirare
a
sé
questo
esercito
può
essere
la
minaccia
della
capitale
,
quando
la
capitale
,
se
non
è
tutta
la
nazione
,
è
gran
parte
di
essa
come
in
Francia
.
Sappiamo
bene
che
anche
giunto
alle
valli
dell
'
Oise
,
dell
'
Aisne
e
della
Marna
,
l
'
esercito
tedesco
incontrerà
una
fortissima
resistenza
.
Ma
la
strada
che
parte
dal
Belgio
è
più
breve
di
quella
che
parte
dalla
Lorena
per
arrivare
a
Parigi
:
e
in
una
guerra
in
cui
tutte
le
mosse
sono
,
o
dovrebbero
essere
,
misurate
secondo
il
tempo
disponibile
,
questo
vantaggio
è
decisivo
.
Quali
effetti
può
produrre
,
di
fronte
all
'
avanzata
tedesca
di
così
netti
caratteri
,
l
'
avanzata
francese
?
L
'
invasione
dell
'
Alsazia
è
,
certamente
,
un
grande
avvenimento
morale
,
e
serve
a
ravvivare
lo
spirito
delle
truppe
francesi
.
Ma
possedere
l
'
Alsazia
,
sotto
l
'
aspetto
militare
,
non
significa
che
possedere
un
corridoio
,
le
porte
del
quale
(
Hüningen
,
Lorrach
e
Neu
-
Breisach
ad
est
,
Strasburgo
a
nord
)
sono
in
mano
dei
tedeschi
.
Non
si
può
ammettere
una
franca
avanzata
francese
verso
est
,
perché
andrebbe
a
finire
contro
il
Baden
:
cioè
contro
un
paese
che
non
costituisce
nucleo
vitale
per
l
'
Impero
,
e
si
può
tranquillamente
lasciare
invadere
,
in
attesa
che
la
decisione
maturi
in
altri
luoghi
.
Per
avere
qualche
efficacia
,
l
'
avanzata
francese
,
dopo
la
corsa
fino
al
Reno
,
dovrebbe
mutare
rotta
verso
nord
,
per
prendere
di
fianco
o
di
rovescio
,
se
è
possibile
,
la
linea
tedesca
.
Ma
in
questo
caso
non
solo
la
linea
di
marcia
francese
diventerebbe
lunghissima
,
ma
cozzerebbe
contro
una
delle
fortezze
più
potenti
dell
'
Impero
,
Strasburgo
.
E
una
volta
arrestate
da
Strasburgo
,
le
truppe
dell
'
Alsazia
a
che
cosa
potrebbero
servire
?
Strasburgo
non
è
tale
ostacolo
che
si
possa
circondare
con
poche
forze
,
per
passar
oltre
:
ed
aumenta
la
sua
efficacia
con
quella
del
Reno
,
che
l
'
esercito
francese
dovrebbe
valicare
,
per
sentirsi
un
po
'
a
suo
agio
:
poiché
non
si
può
agevolmente
ammettere
che
cerchi
di
frammettersi
Tra
Metz
e
Strasburgo
,
senza
prima
averle
assediate
.
Ma
queste
operazioni
quanto
tempo
richiederebbero
per
l
'
esecuzione
?
L
'
offensiva
tedesca
offre
inoltre
minori
pericoli
della
francese
:
benché
ciò
,
a
prima
vista
,
non
paia
.
Si
può
infatti
con
molta
probabilità
ritenere
che
,
per
alcuni
giorni
,
l
'
esercito
tedesco
non
debba
avere
contro
di
sé
,
nell
'
avanzata
,
che
quello
franco
-
inglese
.
L
'
esercito
belga
costituisce
una
minaccia
ma
non
immediata
:
perché
la
sua
ritirata
su
Anversa
non
può
dipendere
che
da
una
riconosciuta
impotenza
a
resistere
o
da
una
sconfitta
.
Ma
se
l
'
esercito
tedesco
riesce
ad
avanzare
,
la
sua
unione
con
le
truppe
della
Lorena
gli
dà
tanta
saldezza
,
che
a
tenere
lontani
i
belgi
possono
bastare
forti
distaccamenti
di
copertura
.
Né
c
'
è
da
temere
,
per
ora
,
di
rinforzi
inglesi
ai
belgi
:
perché
gli
inglesi
,
che
potranno
in
avvenire
pesare
con
tanta
forza
sulle
sorti
della
guerra
,
hanno
già
inviato
per
il
momento
tutto
ciò
che
potevano
col
corpo
di
spedizione
che
è
a
contatto
con
i
francesi
.
La
minaccia
sul
fianco
tedesco
e
sulle
retrovie
esiste
quindi
:
ma
non
deve
essere
calcolata
più
di
quanto
valga
,
perché
,
per
essere
esercitata
,
richiede
che
l
'
esercito
belga
esca
dalle
linee
di
Anversa
:
e
non
è
detto
che
esso
possa
fare
subito
ciò
.
Fino
a
quando
rimarrà
ad
Anversa
i
tedeschi
potranno
sempre
rifornirsi
dal
sud
,
e
guardarsi
a
nord
.
Non
,
è
la
stessa
cosa
per
l
'
esercito
francese
dell
'
Alsazia
.
In
mano
ai
tedeschi
sono
tutti
i
ponti
del
Reno
,
da
Hüningen
a
Strasburgo
,
e
le
fortezze
renane
.
Ora
,
un
'
avanzata
francese
che
risalga
l
'
Alsazia
lascia
per
parecchie
decine
di
chilometri
il
fianco
destro
esposto
ad
un
attacco
proveniente
dal
Baden
e
scopre
la
depressione
di
Belfort
,
larga
circa
35
chilometri
.
Ma
il
Baden
è
paese
di
confine
,
dove
possono
annidarsi
truppe
non
soltanto
tedesche
ma
anche
austriache
,
senza
che
queste
ultime
,
si
può
dire
,
abbiano
fatto
un
passo
fuori
della
patria
,
poiché
il
Tirolo
è
a
ben
poca
distanza
dal
Baden
.
E
si
comprenderà
il
pericolo
di
riunire
e
fare
inoltrare
grandi
forze
in
un
paese
lontano
,
chiuso
,
seminato
di
ostacoli
,
per
sguarnire
luoghi
dove
le
truppe
possono
essere
invece
assai
più
fruttuosamente
impiegate
.
Il
concetto
,
che
guida
l
'
esercito
tedesco
ad
agire
,
è
di
maggiore
efficacia
e
promettitore
di
migliori
risultati
del
concetto
francese
.
Ma
questa
superiorità
potenziale
tedesca
si
muterà
in
superiorità
reale
di
azione
?
Assicurerà
,
cioè
,
la
vittoria
?
La
risposta
è
impossibile
.
Ed
è
impossibile
non
solo
perché
l
'
attuazione
di
un
disegno
di
guerra
può
portare
molte
sorprese
,
ma
perché
questo
tedesco
,
in
particolare
,
è
in
relazione
col
disegno
di
guerra
del
teatro
orientale
d
'
operazioni
.
I
tedeschi
avevano
destinato
un
certo
numero
di
giorni
a
schiacciare
la
Francia
:
dopo
i
quali
dovevano
rivolgersi
contro
la
Russia
,
che
intanto
avrebbe
potuto
divenire
preponderantemente
minacciosa
.
Noi
non
sappiamo
se
abbiano
o
no
perduto
,
finora
,
qualche
giorno
rispetto
a
quelli
calcolati
:
ci
pare
però
che
il
tempo
rimasto
per
battere
la
Francia
,
prima
che
la
Russia
possa
entrare
efficacemente
in
campo
,
sia
assai
breve
.
E
in
questo
tempo
la
Germania
,
nonostante
la
superiorità
strategica
iniziale
,
potrà
riuscire
a
schiacciare
la
rivale
?
L
'
Austria
tratterrà
la
Russia
per
un
tempo
sufficiente
alla
vittoria
dell
'
alleata
?
Questo
problema
generale
si
sovrappone
al
particolare
del
teatro
d
'
operazioni
franco
-
tedesco
,
e
può
far
mutare
le
attuali
buone
condizioni
strategiche
della
Germania
rispetto
alla
Francia
,
in
condizioni
pieno
buone
o
addirittura
cattive
.
Totò ( Vergani Orio , 1948 )
StampaQuotidiana ,
Ho
passato
una
serata
con
Totò
,
nel
camerino
di
Totò
,
fra
le
quinte
con
Totò
e
,
dopo
lo
spettacolo
,
a
pranzo
con
Totò
.
L
'
ho
lasciato
alle
quattro
del
mattino
davanti
alla
porta
del
suo
albergo
.
Quando
sono
andato
a
casa
e
mi
sono
spogliato
,
ho
pensato
che
in
quello
stesso
momento
anche
Totò
si
spogliava
,
rimboccava
il
lenzuolo
,
sistemava
il
cuscino
.
Da
questo
pensiero
sono
nate
,
prima
che
prendessi
sonno
,
alcune
considerazioni
che
adesso
metto
sulla
carta
,
in
ricordo
della
serata
passata
con
l
'
attore
comico
più
popolare
d
'
Italia
e
,
certamente
,
fra
i
più
singolari
del
mondo
.
L
'
attore
comico
,
quando
il
carattere
delle
sue
occasioni
lo
ha
portato
a
raggiungere
lo
stile
e
la
fissità
della
grande
maschera
,
non
si
appartiene
più
.
Il
pubblico
continua
a
modo
suo
a
svolgere
mentalmente
la
vita
del
personaggio
che
l
'
attore
gli
ha
portato
innanzi
.
Il
sipario
cala
sull
'
ultima
passerella
di
Totò
,
e
Totò
non
ritorna
padrone
di
se
stesso
.
La
nostra
immaginazione
lo
segue
,
come
seguirebbe
Charlie
Chaplin
o
il
grande
clown
,
e
lo
fa
vivere
in
modo
e
nelle
situazioni
che
,
con
il
normale
repertorio
di
quella
maschera
,
non
hanno
nessuna
apparente
attinenza
.
Quando
il
grande
attore
tragico
si
strucca
e
rientra
nella
penombra
della
sua
vita
privata
,
la
nostra
fantasia
non
lo
segue
.
Ruggero
Ruggeri
depone
i
fascini
di
Aligi
e
l
'
immagine
di
Aligi
resta
staccata
dalla
vita
del
suo
interprete
.
Io
non
ho
mai
pensato
,
dopo
una
recita
di
Ruggeri
o
dopo
una
recita
di
Lucien
Guitry
,
all
'
andare
a
letto
di
Ruggeri
o
di
Guitry
come
ad
un
pretesto
per
continuare
,
nella
fantasia
,
la
vita
del
personaggio
che
essi
avevano
creato
innanzi
al
pubblico
.
Gandusio
può
avermi
fatto
ridere
ma
non
mi
fa
ridere
la
possibilità
di
immaginarmi
Gandusio
in
trattoria
,
dopo
teatro
,
davanti
a
una
cotoletta
.
Dopo
un
film
di
Charlot
,
continuerò
a
vedere
Charlot
in
tram
,
a
cena
o
mentre
cerca
le
chiavi
di
casa
o
mentre
preme
il
bottone
dell
'
ascensore
.
Ha
creato
una
maschera
identica
alla
sua
figura
umana
ed
egli
,
in
quanto
maschera
,
non
è
più
padrone
di
se
stesso
.
Lo
stesso
mi
accade
se
penso
a
Totò
nella
sua
camera
d
'
albergo
,
dopo
che
ha
passato
quasi
otto
ore
davanti
a
me
scrittore
che
cerco
di
scoprire
i
lineamenti
del
suo
ritratto
segreto
.
Totò
non
è
più
padrone
di
nulla
,
nemmeno
di
andare
a
dormire
in
santa
pace
.
Se
i
suoi
milleduecento
spettatori
di
ogni
sera
pensano
,
dopo
teatro
,
a
lui
che
va
a
letto
,
tutti
milleduecento
si
mettono
a
ridere
.
Totò
dorme
?
La
gente
ride
.
Totò
si
rivolta
nel
letto
?
Totò
perde
una
coperta
?
Totò
cerca
le
pantofole
?
Totò
non
trova
il
bottone
del
campanello
?
L
'
immagine
di
Totò
non
appartiene
più
a
Totò
.
Come
il
protagonista
del
racconto
di
Chamisso
che
ha
perduto
la
sua
ombra
,
l
'
attore
comico
,
costruendo
di
se
stesso
,
per
mostruose
ispirazioni
,
una
maschera
,
ha
perduto
la
propria
immagine
,
l
'
ha
ceduta
a
qualcuno
che
se
ne
è
fatto
padrone
e
che
può
muoverla
a
suo
piacimento
,
tirannicamente
.
Totò
può
,
per
questo
,
guadagnare
quanto
vuole
:
sarà
sempre
povero
,
di
quella
strana
povertà
dell
'
uomo
che
non
appartiene
più
a
se
stesso
.
Credo
che
per
questo
,
per
una
sia
pure
imprecisa
coscienza
di
questo
,
Totò
,
appena
esce
dal
rettangolo
di
luce
della
ribalta
,
sia
l
'
uomo
più
serio
che
ho
avvicinato
:
il
meno
ciarliero
,
il
più
misurato
nella
parola
e
nel
gesto
.
Totò
,
fra
le
quinte
,
non
fa
ridere
nemmeno
un
momento
.
La
conversazione
con
lui
è
piuttosto
difficile
perché
,
in
genere
,
non
si
pensa
mai
troppo
al
carattere
degli
uomini
e
alla
loro
posizione
davanti
al
proprio
destino
.
Con
un
poco
più
di
preventiva
meditazione
sul
tema
«
Totò
fra
le
quinte
»
,
sarebbe
stato
facile
immaginare
che
,
appunto
,
per
la
violenza
estrema
dei
colori
della
maschera
Totò
,
tanto
più
tenui
dovevano
essere
i
colori
dell
'
uomo
Totò
.
Non
si
pensa
mai
abbastanza
alle
cose
:
i
nostri
diplomi
di
«
fine
psicologo
»
meriterebbero
spesso
di
esser
fatti
a
pezzi
.
Com
'
è
possibile
pensare
che
Totò
uomo
,
appena
tra
le
quinte
,
non
debba
istintivamente
reagire
al
Totò
maschera
?
Totò
non
ha
bisogno
di
continuare
il
suo
personaggio
,
quando
cala
il
sipario
.
Il
suo
personaggio
continua
a
vivere
nella
memoria
e
nella
fantasia
.
Egli
torna
immediatamente
Totò
uomo
.
A
differenza
anche
di
molti
che
non
sono
attori
e
che
,
per
essere
assunti
nell
'
arte
e
nella
storia
al
ruolo
di
personaggi
storici
,
continuano
in
ogni
ora
,
solo
che
li
si
guardi
,
solo
che
pensino
di
essere
osservati
,
a
sforzarsi
di
assomigliare
al
loro
personaggio
o
di
disegnare
un
contrario
di
se
stessi
,
mi
pare
che
Totò
non
si
curi
nemmeno
di
costruire
un
antiTotò
.
Egli
non
è
il
contrario
di
se
stesso
:
non
è
il
«
pagliaccio
che
pranza
dopo
aver
fatto
ridere
»
o
la
maschera
che
ammicca
per
far
intendere
che
,
sotto
il
cerone
del
trucco
,
c
'
è
l
'
uomo
.
È
una
creatura
molto
differente
che
sembra
non
abbia
,
di
Totò
,
mai
sentito
parlare
e
che
per
Totò
abbia
una
estrema
indifferenza
.
Il
Totò
della
scena
resta
placidamente
attaccato
a
un
gancio
dell
'
attaccapanni
.
Padrone
chiunque
di
immaginarlo
per
le
vie
del
mondo
con
il
suo
stretto
tubino
,
la
sua
lunga
mascella
,
il
suo
riso
sgangherato
,
il
suo
collo
da
disossato
ballerino
fantoccio
.
Nella
vita
,
Totò
è
quasi
impacciato
,
quando
sorprende
che
il
nostro
sguardo
insiste
a
cercare
nel
suo
viso
una
maschera
che
non
è
più
sua
e
che
ormai
appartiene
alla
favola
del
nostro
tempo
.
Il
camerino
di
Totò
è
,
come
il
teatro
,
sottoterra
,
e
vi
si
arriva
per
complicati
labirinti
.
Quando
si
è
là
dentro
,
il
palcoscenico
sembra
lontanissimo
.
Ho
pensato
spesso
,
mentre
parlavo
con
Totò
durante
i
momenti
in
cui
si
cambiava
tra
una
scena
e
l
'
altra
,
a
certe
mie
esperienze
di
sommergibilista
oceanico
.
Non
solo
l
'
aria
è
quella
,
stanca
e
viziata
,
del
piccolo
quadrato
di
un
sommergibile
alla
massima
immersione
:
ma
è
quello
,
in
un
certo
senso
,
anche
il
silenzio
.
Il
pubblico
bisogna
ricordarselo
,
come
ci
si
ricorda
,
a
cento
metri
sott
'
acqua
,
della
superficie
azzurra
e
ondosa
del
mare
.
Non
si
sente
la
sua
voce
.
Si
cerca
istintivamente
il
periscopio
.
Questo
accade
perché
qui
non
arriva
nulla
,
nemmeno
il
risucchio
della
grande
ondata
spettacolare
della
rivista
che
svolge
intanto
,
nel
golfo
di
luce
del
palcoscenico
,
le
sue
grandi
manovre
di
colori
,
di
luci
,
di
piume
,
di
danze
,
di
vive
morbide
statue
di
donne
.
La
rivista
non
arriva
al
camerino
di
Totò
che
come
l
'
eco
,
se
potesse
giungerci
,
di
un
pianeta
lontano
.
Lo
spettacolo
,
per
chi
se
ne
sta
seduto
nel
camerino
,
è
come
avvenisse
sulla
luna
.
Su
una
parete
è
attaccato
un
piccolo
altoparlante
.
Basta
toccare
un
bottone
e
l
'
altoparlante
si
mette
a
parlare
e
a
cantare
:
parole
e
suoni
un
po
'
confusi
,
quasi
da
segnalazioni
medianiche
.
Anche
nelle
navi
da
guerra
in
navigazione
e
in
battaglia
,
imperiosi
altoparlanti
ripetono
,
nei
vari
ponti
,
alle
macchine
,
alle
stive
,
ai
depositi
di
munizioni
e
alle
torri
dei
cannoni
le
voci
del
comando
,
i
rumori
della
battaglia
.
Totò
mentre
si
trucca
per
la
nuova
scena
,
segue
,
ogni
tanto
,
alla
voce
roca
e
lievemente
sinistra
,
fredda
e
incorporea
dell
'
altoparlante
,
la
manovra
e
la
battaglia
.
La
presenza
di
quelle
voci
è
come
la
presenza
del
destino
,
è
come
il
monito
al
personaggio
per
dirgli
:
«
Ricordati
che
sei
Totò
»
.
Nessuno
può
entrare
.
Il
retroscena
di
una
rivista
è
uno
dei
luoghi
più
segreti
del
mondo
.
Una
soubrettina
o
una
ballerinetta
possono
sfilare
sulla
passerella
con
venti
centimetri
quadrati
di
stagnola
per
tutto
vestito
,
sotto
la
luce
implacabile
dei
proiettori
,
ma
nell
'
ombra
delle
quinte
la
bellezza
e
la
nudità
sono
elementi
di
lavoro
,
accanto
ai
quali
non
ci
si
può
fermare
come
fa
il
nottambulo
che
passa
un
quarto
d
'
ora
a
guardare
gli
operai
che
riparano
le
rotaie
del
tram
.
Il
camerino
di
Totò
,
con
il
lungo
corridoio
buio
che
lo
precede
,
mi
fa
anche
per
questo
pensare
alle
navi
da
guerra
dove
non
ci
sono
donne
.
Una
serata
dietro
le
quinte
con
Totò
è
una
serata
fra
uomini
:
uno
dei
quali
si
spoglia
e
si
riveste
ogni
momento
davanti
alla
propria
immagine
riflessa
in
due
specchi
.
L
'
immagine
è
quieta
,
quasi
assorta
,
fondamentalmente
malinconica
,
al
limite
del
doloroso
.
Non
si
ride
,
non
v
'
è
motivo
od
occasione
di
ridere
.
Sembra
che
Totò
non
abbia
quasi
ricordi
o
che
non
voglia
averne
,
stanco
dell
'
infinita
proiezione
di
se
stesso
nella
lunga
prospettiva
del
tempo
,
dall
'
infanzia
ad
oggi
.
L
'
altoparlante
porta
musiche
più
o
meno
indiavolate
.
Totò
è
sfigurato
dal
trucco
,
si
incolla
sulla
fronte
un
ridicolo
parrucchino
,
indossa
una
goffa
camiciola
.
Parla
di
quand
'
era
bambino
a
Napoli
e
aveva
delle
crisi
mistiche
e
riempiva
la
casa
di
altarini
.
Poi
voleva
fare
l
'
ufficiale
di
marina
.
Solo
a
venti
anni
vide
,
per
la
prima
volta
,
un
attore
e
da
allora
scoprì
la
sua
vocazione
.
Se
,
in
strada
,
incontrava
quel
vecchio
attore
,
lo
seguiva
timido
e
lo
sopravanzava
varie
volte
per
guardarlo
in
faccia
.
Parla
della
commedia
dell
'
arte
e
di
Pulcinella
.
E
veramente
Totò
è
il
Pulcinella
moderno
,
senza
maschera
,
con
la
faccia
lavata
,
complicato
con
tutto
il
grottesco
e
forse
anche
con
tutte
le
malinconie
geometriche
del
nostro
tempo
.
Quando
l
'
altoparlante
lo
avverte
che
è
l
'
ora
di
salire
in
palcoscenico
,
nel
praticabile
che
,
visto
dalla
platea
,
rappresenta
un
interno
di
vagone
-
letto
,
interrompe
il
racconto
e
va
verso
il
suo
lavoro
per
il
corridoio
buio
,
verso
il
palcoscenico
buio
.
Adesso
dal
piano
del
palcoscenico
,
lo
vedo
in
luce
,
nella
scatola
del
vagone
-
letto
,
dalla
vita
in
su
,
come
da
una
ribalta
di
teatro
di
burattini
.
Dalla
parte
dove
sono
io
,
il
silenzio
è
alto
come
è
fitta
l
'
ombra
rotta
qua
e
là
dagli
spiragli
di
luce
dei
camerini
.
La
maschera
è
là
,
come
nei
tempi
antichi
,
come
alla
piccola
ribalta
delle
piazze
napoletane
,
inquadrata
nell
'
immaginario
finestrone
del
treno
.
Tira
invisibili
fili
e
un
'
invisibile
umanità
ride
,
di
là
dalla
ribalta
,
come
per
un
comando
sovrumano
,
in
una
misura
infallibile
.
Alla
comicità
di
Totò
si
possono
trovare
molte
origini
,
come
sempre
si
fa
quando
si
parla
di
un
attore
comico
o
,
meglio
,
del
creatore
di
una
maschera
,
sia
esso
Charlot
,
Max
Linder
,
Prince
,
Ridolini
,
Buster
Keaton
.
Pochi
argomenti
come
quello
del
creatore
di
maschere
moderne
per
il
teatro
,
per
il
cinema
o
per
il
circo
(
pensate
al
clown
Giacomino
,
amato
parimenti
da
Kuprin
,
da
Andreew
e
da
Gorkij
;
pensate
ai
Fratellini
e
a
Grock
)
si
sono
prestati
a
saggi
lunghi
e
seri
.
Petrolini
è
stato
commentato
filosoficamente
da
Bontempelli
.
Su
Charlot
esiste
una
biblioteca
e
sui
Fratellini
un
mezzo
scaffale
di
libri
.
Quella
di
Totò
è
all
'
inizio
una
comicità
da
invertebrato
;
la
sua
prima
immagine
è
un
metro
snodato
,
di
quelli
gialli
da
falegname
.
Partendo
da
qui
,
la
sua
comicità
,
ubbidiente
ad
una
macabra
geometria
,
si
è
sviluppata
e
complicata
anche
con
certi
ghigni
sinistri
che
sembrano
rubati
a
una
pittura
di
Ensor
o
a
certe
diaboliche
incisioni
di
Goya
.
Il
tubino
e
la
redingote
sono
quelli
di
Charlot
,
certe
intonazioni
sono
ancora
di
Ettore
Petrolini
,
il
naso
e
il
mento
sono
quelli
di
Pulcinella
.
Da
questo
incrocio
è
nato
Totò
.
Totò
il
buono
come
lo
ha
chiamato
Zavattini
:
un
po
'
uomo
,
un
po
'
angelo
,
un
po
'
marionetta
e
un
po
'
clown
,
come
del
resto
ai
suoi
tempi
è
stato
Charlie
Chaplin
.
Un
comico
che
fa
ridere
con
le
ossa
,
muovendo
gli
angoli
più
imprevisti
dello
scheletro
.
Si
muove
,
nei
momenti
di
parossismo
,
come
si
muovono
sulla
lavagna
i
quadrati
costruiti
sui
lati
del
triangolo
del
teorema
di
Pitagora
.
Data
la
sua
origine
napoletana
,
non
è
forse
ingiusto
ricordare
la
geometria
di
certi
gesti
dei
mimi
greci
,
tramandati
nella
pittura
dei
vasi
ellenici
.
A
questa
violentissima
capacità
di
pantomima
si
accompagna
,
per
contrasto
,
l
'
alta
mestizia
degli
occhi
più
disillusi
del
mondo
.
La
bocca
sorride
e
si
illude
,
bonaria
;
gli
occhi
non
credono
alla
favola
gaia
entro
la
quale
vivono
;
il
corpo
balla
e
si
scompone
come
nel
grottesco
di
una
danza
macabra
.
Un
personaggio
che
sarebbe
piaciuto
ai
Goncourt
,
per
il
suo
verismo
e
,
per
la
sua
fantasia
,
a
Théophile
Gautier
.
Nelle
cronache
del
teatro
francese
del
Secondo
Impero
,
c
'
è
la
storia
di
qualche
comico
spettrale
che
piacque
anche
a
Victor
Hugo
.
Non
è
,
del
resto
,
Zavattini
profeta
letterario
di
Totò
,
il
romantico
degli
angeli
e
dei
poveri
?
Anche
se
,
nella
prospettiva
teatrale
,
la
mimica
facciale
più
sottile
deve
diventare
smorfia
violenta
e
l
'
attore
deve
moltiplicare
le
dosi
della
virtù
comica
per
ottenere
«
l
'
onda
lunga
»
che
lo
metta
in
contatto
con
lo
spettatore
lontano
,
il
suo
migliore
segreto
Totò
lo
ha
nelle
sfumature
:
un
millimetrico
flettersi
delle
sopracciglia
,
un
velarsi
improvviso
dell
'
occhio
,
un
intimo
ammiccare
forse
furbesco
e
forse
di
mestizia
.
Alla
una
e
mezzo
di
notte
,
un
uomo
di
media
statura
esce
dal
teatro
.
Ha
in
testa
un
cappello
color
noisette
,
un
paltò
dello
stesso
colore
,
una
camicia
di
seta
con
le
due
punte
del
colletto
fermate
da
una
spilla
.
La
strada
è
quasi
deserta
.
Nessuno
si
ferma
e
nessuno
ci
guarda
.
«
Non
ho
avuto
»
,
dice
,
«
una
carriera
difficile
,
non
ho
vissuto
molto
,
non
ho
avuto
nemici
.
Ho
avuto
una
vita
come
tutti
gli
altri
.
Sono
come
tutti
gli
altri
.
»
In
trattoria
,
mangia
un
piatto
di
prosciutto
e
un
piatto
di
spaghetti
.
Il
fotografo
,
naturalmente
,
vuole
riprenderlo
con
la
forchetta
in
mano
.
Totò
non
è
padrone
,
l
'
ho
visto
,
della
sua
immagine
.
Quando
,
chiamandolo
per
nome
,
l
'
ho
salutato
sulla
porta
dell
'
albergo
,
l
'
autista
del
tassì
notturno
si
è
affacciato
al
suo
sportello
,
per
vederlo
.
Probabilmente
avrà
pensato
che
io
avessi
scherzato
.
StampaQuotidiana ,
27
agosto
.
L
'
azione
tedesca
nel
teatro
occidentale
delle
operazioni
ha
proceduto
,
finora
,
metodicamente
sicura
.
I
tedeschi
,
prendendo
nettamente
l
'
offensiva
,
si
sono
trascinati
dietro
gli
avversarii
,
che
hanno
opposto
una
resistenza
valorosa
,
ma
un
po
'
confusa
e
tumultuosa
.
Se
la
guerra
fosse
scoppiata
soltanto
fra
la
Germania
da
una
parte
e
la
Francia
e
l
'
Inghilterra
dall
'
altra
(
per
il
contributo
che
questa
nazione
ha
dato
fino
ad
oggi
)
,
la
condizione
dell
'
esercito
tedesco
sarebbe
oggi
buona
,
e
tale
da
far
prevedere
la
sua
vittoria
finale
.
Ma
i
tedeschi
debbono
non
solo
vincere
l
'
avversario
occidentale
,
ma
vincerlo
a
tempo
fisso
.
Se
non
riescono
a
sciogliere
questo
problema
,
tutti
gli
sforzi
compiuti
,
tutto
il
sangue
sparso
sono
inutili
.
L
'
assioma
di
Napoleone
che
«
nulla
è
fatto
in
guerra
finché
non
è
fatto
tutto
»
non
ha
mai
trovato
una
dimostrazione
così
lampante
come
in
questo
caso
.
I
tedeschi
debbono
avanzare
sempre
,
senza
indugi
:
poiché
oggi
,
al
ventiseiesimo
,
giorno
di
guerra
,
non
ostante
i
loro
buoni
successi
complessivi
,
sono
appena
giunti
alla
frontiera
francese
e
non
hanno
affatto
disorganizzato
l
'
esercito
nemico
.
E
dietro
la
Francia
ancor
valida
compaiono
già
a
giorno
fisso
gli
altri
due
nemici
,
l
'
Inghilterra
e
la
Russia
.
Perciò
i
tedeschi
debbono
oggi
essere
in
procinto
di
tentare
il
supremo
sforzo
per
sconfiggere
i
francesi
.
I
loro
comunicati
tacciono
;
ma
non
c
'
è
niente
in
guerra
di
più
spaventoso
del
silenzio
di
chi
opera
.
Meglio
mille
volle
vedere
chiaramente
il
pericolo
anche
gravissimo
,
che
essere
costretti
ad
immaginarlo
.
L
'
immaginazione
supera
sempre
per
ispaventi
la
realtà
.
La
necessità
spinge
i
tedeschi
a
combattere
.
E
,
benché
non
dicano
quello
che
stanno
facendo
da
tre
giorni
,
nonpossono
essere
occupati
se
non
nella
terribile
marcia
innanzi
,
che
deve
rovesciare
l
'
esercito
francese
e
portarli
a
Parigi
.
Non
possono
riposare
.
La
grande
battaglia
,
cominciata
domenica
e
proseguita
lunedì
e
parte
del
martedì
,
non
può
,
non
deve
essere
finita
.
Cesserà
soltanto
quando
i
francesi
saranno
battuti
interamente
,
quando
l
'
invasione
della
Francia
sarà
avvenuta
,
quando
un
risultato
veramente
grande
sarà
ottenuto
,
sia
pure
con
grandissimi
sacrifici
.
È
questione
per
loro
di
vita
o
di
morte
.
Perché
la
Russia
è
discesa
a
sua
volta
in
campo
.
In
uno
dei
nostri
primi
articoli
abbiamo
cercato
di
dimostrare
come
la
decisione
di
questa
guerra
non
sia
probabilmente
affidata
,
militarmente
,
né
alla
Francia
né
alla
Germania
,
ma
alla
Russia
e
all
'
Inghilterra
.
Abituati
da
quarant
'
anni
a
pensare
la
guerra
europea
come
soluzione
di
una
contesa
particolare
fra
la
Germania
e
la
Francia
per
la
rivendicazione
delle
vittorie
tedesche
del
'70
,
noi
siamo
venuti
a
poco
a
poco
convincendoci
che
sul
Reno
e
tra
Germania
e
Francia
si
sarebbe
data
la
grande
battaglia
decisiva
del
nuovo
destino
dei
popoli
europei
.
Ma
questo
non
è
.
La
guerra
occidentale
è
l
'
episodio
secondario
del
conflitto
europeo
.
Non
pare
che
la
Russia
possa
mettere
ancora
in
campo
tutto
l
'
esercito
.
Le
battaglie
avvenute
alla
frontiera
della
Prussia
orientale
,
benché
siano
durate
sei
giorni
,
sembrano
essere
state
gravi
scontri
fra
truppe
di
copertura
tedesche
e
qualche
corpo
d
'
esercito
russo
,
già
pronto
e
avviato
innanzi
per
attuare
un
compito
secondario
,
che
fra
breve
cercheremo
di
spiegare
.
Un
'
avanzata
dell
'
intero
esercito
non
avrebbe
potuto
sfuggire
agli
occhi
vigili
degli
avversarii
austro
-
tedeschi
,
per
quanto
fosse
stata
bene
nascosta
.
Pare
che
la
Russia
voglia
operare
contro
i
nemici
con
una
trentina
circa
di
corpi
d
'
esercito
,
cioè
con
più
di
1.200.000
uomini
:
e
ognuno
capisce
come
questa
enorme
folla
non
possa
muovere
senza
essere
almeno
avvistata
.
D
'
altra
parte
i
russi
stessi
annunziarono
di
aver
combattuto
quei
sei
giorni
contro
forze
tedesche
che
variavano
fra
70.000
e
100.000
uomini
:
tenuto
conto
delle
immancabili
esagerazioni
fatte
anche
in
buona
fede
,
quelle
forze
costituiscono
soltanto
due
corpi
di
esercito
:
forse
quelli
di
Königsberg
e
di
Allenstein
,
che
sono
i
più
vicini
alla
frontiera
.
Se
l
'
esercito
russo
nella
Prussia
orientale
fosse
stato
intero
,
avrebbe
sforzato
assai
più
presto
l
'
avversario
.
Insomma
,
i
russi
hanno
mosso
innanzi
con
piccola
parte
dell
'
esercito
:
ma
la
rimanente
non
ha
seguito
e
non
sarà
forse
pronta
che
fra
qualche
tempo
ancora
.
Conferma
il
nostro
pensiero
il
fatto
che
l
'
esercito
austriaco
,
a
quanto
pare
,
non
ha
ancora
risolutamente
mosso
contro
l
'
avversario
.
Ora
,
fino
a
quando
nel
teatro
orientale
delle
operazioni
non
vedremo
entrare
in
azione
gli
austriaci
,
si
potrà
dire
che
la
grande
partita
non
è
ancora
impegnata
.
La
ripartizione
dei
compiti
degli
alleati
nella
guerra
sembra
oramai
abbastanza
chiara
per
essere
accennata
senza
timore
di
dare
un
giudizio
avventato
:
i
tedeschi
,
con
pochi
rinforzi
austriaci
debbono
bastare
contro
i
francesi
;
gli
austriaci
con
rinforzi
tedeschi
debbono
fronteggiare
i
russi
.
Il
teatro
della
Serbia
è
affatto
secondario
.
Una
terza
importante
ragione
fa
supporre
che
l
'
invasione
della
Prussia
orientale
non
sia
lo
scopo
principale
dei
russi
.
Il
loro
esercito
cercherà
di
marciare
verso
ovest
più
rapidamente
che
gli
sarà
possibile
,
schivando
le
fortezze
nemiche
e
gli
ostacoli
naturali
,
guadagnando
in
territorio
proprio
quanto
più
terreno
potrà
della
strada
di
Berlino
,
e
tenendosi
col
grosso
delle
forze
in
una
posizione
centrale
rispetto
agli
eserciti
nemici
.
Soltanto
così
potrà
rimediare
in
parte
al
tempo
perduto
per
la
mobilitazione
ed
entrare
in
lotta
improvvisamente
e
con
tutta
l
'
efficacia
.
La
strada
tracciata
naturalmente
per
conseguire
questi
scopi
,
è
quella
della
Polonia
russa
che
,
come
abbiamo
detto
,
si
incunea
per
circa
300
chilometri
fra
la
Prussia
orientale
e
la
Galizia
,
ed
è
appoggiata
alle
grandi
fortezze
di
Brest
Litowsky
,
di
Ivangorod
,
di
Novo
Georgiewsk
e
di
Varsavia
.
Dalla
frontiera
occidentale
polacca
si
minacciano
direttamente
la
Posnania
e
Berlino
:
si
incontrano
,
nella
marcia
in
avanti
,
poche
fortezze
,
e
minori
ostacoli
naturali
che
a
settentrione
;
e
si
può
volgere
rapidamente
tanto
a
parare
attacchi
tedeschi
provenienti
da
nord
,
quanto
attacchi
austriaci
più
gravi
provenienti
dalla
Galizia
.
Per
compiere
sicuramente
questa
avanzata
principale
è
necessario
avere
il
fianco
destro
sicuro
.
Ecco
il
motivo
assai
probabile
dell
'
attuale
azione
russa
nella
Prussia
orientale
.
Numerose
forze
,
costituenti
forse
più
corpi
d
'
esercito
,
debbono
essere
state
inviate
contro
i
tedeschi
,
per
batterli
e
mascherare
le
fortezze
della
frontiera
settentrionale
.
Sono
le
forze
che
ora
hanno
invaso
il
tratto
più
orientale
della
Prussia
.
Coperto
da
questa
muraglia
l
'
esercito
russo
potrà
poi
,
a
tempo
opportuno
,
portare
una
vigorosa
minaccia
contro
il
cuore
della
Germania
.
Dunque
una
sola
parte
,
e
la
parte
minore
,
dell
'
esercito
russo
ha
battuto
i
tedeschi
alla
frontiera
orientale
.
Non
ci
sono
stati
,
in
fondo
,
fino
ad
oggi
,
tra
russi
e
tedeschi
che
combattimenti
di
truppe
di
copertura
,
come
quelli
che
per
tanti
giorni
sono
successi
nel
teatro
di
operazioni
franco
-
tedesco
.
Ci
vorranno
altri
giorni
e
forse
altre
settimane
perché
tutto
l
'
esercito
russo
mobilitato
si
muova
.
Eppure
,
già
così
come
è
l
'
avanzata
russa
e
la
presa
di
Insterburg
e
di
Soldau
sono
un
terribile
richiamo
per
i
tedeschi
.
Questo
richiamo
dice
che
il
tempo
che
la
Germania
si
è
prefisso
per
combattere
,
da
sola
,
la
Francia
sola
,
sta
per
finire
:
se
esso
è
stato
bene
impiegato
produrrà
i
suoi
frutti
:
se
no
,
il
danno
ultimo
sarà
tedesco
.
Anche
se
l
'
esercito
austriaco
entrerà
nella
lotta
per
parare
alla
minaccia
russa
,
le
cose
saranno
cambiate
da
oggi
in
poi
.
Gli
avversari
potranno
sperare
con
buon
fondamento
che
,
se
dove
lo
sforzo
massimo
tedesco
era
preparato
in
tutti
i
suoi
particolari
,
il
buon
successo
non
è
stato
interamente
e
rapidamente
raggiunto
,
a
maggior
ragione
non
sarà
raggiunto
dove
era
meno
preparato
.
Ma
,
e
questo
sarebbe
assai
peggio
,
gli
avvenimenti
che
si
sono
svolti
potranno
mutare
le
condizioni
d
'
animo
tedesche
.
I
tedeschi
non
possono
affidare
senza
preoccupazioni
la
difesa
della
patria
agli
alleati
austriaci
,
perché
si
trovano
in
condizioni
troppo
differenti
da
questi
.
Mentre
una
vittoria
sugli
austriaci
disperde
i
russi
in
Galizia
e
in
Ungheria
,
una
vittoria
sui
tedeschi
li
conduce
verso
Berlino
,
che
non
è
lontana
più
di
300
chilometri
dalla
frontiera
.
Tutti
gli
interessi
tedeschi
sono
rovinati
da
un
'
avanzata
russa
:
pochi
interessi
sono
subito
toccati
da
una
sconfitta
austriaca
.
Procedere
quindi
vittoriosamente
in
Francia
quando
la
frontiera
orientale
è
aperta
,
e
già
i
fuggiaschi
di
Insterburg
si
rifugiano
nella
capitale
tedesca
,
può
parere
assai
arrischiato
:
e
le
menti
possono
essere
intorpidite
o
confuse
dalla
visione
della
patria
invasa
.
Si
combatte
strenuamente
quando
si
sa
che
la
decisione
dipende
soltanto
da
noi
:
si
ha
meno
fiducia
quando
si
pensa
che
nonostante
tutti
gli
sforzi
,
per
colpa
o
per
debolezza
d
'
altri
,
su
altri
campi
le
nostre
fatiche
e
il
nostro
sangue
possono
essere
consumati
inutilmente
.
Le
condizioni
della
Germania
,
da
tre
giorni
,
si
son
fatte
gravi
.
Essa
non
ha
ottenuto
finora
che
buoni
successi
:
ma
nell
'
insieme
questi
non
hanno
prodotto
un
risultato
decisivo
.
L
'
azione
considerata
assolutamente
,
cioè
solo
nei
confronti
con
la
Francia
,
è
stata
ben
ideata
e
condotta
:
ma
ha
richiesto
,
forse
,
molti
giorni
più
dei
previsti
.
La
Francia
non
è
stata
ancora
invasa
,
l
'
esercito
francese
è
ancora
organizzato
.
Si
delinea
la
possibilità
,
per
quanto
vaga
,
che
la
guerra
sempre
vittoriosa
sul
Reno
e
nel
Belgio
debba
fiaccare
per
opera
di
un
nemico
lontano
,
che
non
ha
quasi
ancora
combattuto
,
e
non
ha
fatto
altro
che
scendere
in
campo
.
La
Germania
non
può
uscire
da
questa
situazione
che
con
un
terribile
colpo
di
collare
.
Forse
lo
ha
dato
,
forse
lo
sta
dando
.
Se
non
le
riesce
,
può
considerarsi
forse
perduta
.
StampaQuotidiana ,
Non
mi
sembra
che
il
ricordo
di
Trilussa
possa
dividersi
da
quello
della
sua
casa
romana
,
dove
mi
pare
ch
'
egli
abbia
abitato
sempre
.
La
casa
fu
costruita
,
molti
anni
fa
,
da
un
certo
Corrodi
,
che
la
destinò
tutta
a
studi
di
artisti
.
I
lavori
del
Lungotevere
,
che
erano
stati
tanto
a
cuore
di
Garibaldi
,
erano
finiti
da
poco
tempo
;
a
quel
tratto
del
Lungotevere
-
da
cui
già
si
scopriva
,
non
ancora
nascosto
dalle
nuove
costruzioni
del
quartiere
di
Prati
,
là
,
in
fondo
a
via
Cola
di
Rienzo
,
il
profilo
delle
mura
del
Vaticano
-
era
stato
dato
il
nome
antipapalino
di
Arnaldo
da
Brescia
e
,
come
un
monito
ai
pellegrini
che
si
fossero
accinti
a
varcare
il
nuovo
ponte
,
era
stata
collocata
fra
quattro
platani
la
statua
di
Ciceruacchio
,
raffigurato
dallo
Ximenes
nell
'
atto
con
cui
il
fiero
popolano
si
denuda
Il
petto
per
offrirlo
alle
scariche
del
plotone
di
esecuzione
.
Cola
di
Rienzo
,
Arnaldo
da
Brescia
,
Ciceruacchio
:
a
Roma
,
almeno
come
toponomastica
,
si
respirava
ancora
un
'
aria
molto
«
Venti
Settembre
»
.
Il
villino
del
Corrodi
era
,
ed
è
ancora
,
un
edificio
di
stile
architettonico
incerto
,
che
avrebbe
potuto
essere
ispirato
dalla
scuola
romana
fra
il
'70
e
il
'90
,
quella
del
Kock
o
dei
vecchi
Piacentini
e
Bazzani
:
un
edificio
,
in
ogni
modo
,
di
una
certa
dignità
,
e
non
destinato
certamente
ad
ospitare
dei
«
morti
de
farne
»
com
'
erano
,
in
quegli
anni
,
gli
ospiti
degli
studi
di
via
Margutta
.
Il
pianterreno
era
diviso
in
quattro
grandi
spazi
,
adatti
particolarmente
a
scultori
.
Altri
quattro
erano
al
secondo
piano
.
Non
so
con
precisione
in
quale
anno
Trilussa
,
in
cambio
di
un
mese
d
'
affitto
anticipato
-
il
pagamento
semestrale
era
,
a
quei
tempi
,
possibile
solo
nella
grassa
Milano
:
a
Roma
si
era
di
respiro
molto
più
corto
-
sia
entrato
in
possesso
delle
chiavi
di
uno
degli
otto
studi
Corrodi
.
Ma
certamente
fu
parecchi
anni
prima
della
guerra
di
Tripoli
.
Trilussa
era
giovane
,
scapolo
,
e
poeta
:
era
giusto
che
si
cercasse
quello
che
allora
si
chiamava
un
«
eremo
»
in
una
località
piuttosto
fuori
mano
.
Aveva
-
ne
ho
ritrovata
l
'
immagine
in
una
rivista
del
gennaio
del
1900
-
baffi
neri
e
folti
,
che
solo
più
tardi
moderò
secondo
la
moda
«
americana
»
:
baffi
fine
Ottocento
dei
quali
si
parla
tanto
nelle
novelle
di
Maupassant
,
che
davano
un
brivido
delizioso
quando
sfioravano
,
in
un
bacio
,
il
collo
di
una
bella
dama
.
La
statura
sua
era
altissima
:
i
giornali
del
primo
Novecento
,
quando
andava
in
giro
per
l
'
Italia
a
leggere
i
suoi
versi
,
parlavano
delle
sue
gambe
«
smisurate
»
.
Credo
che
più
che
le
muse
,
molte
belle
donne
abbiano
,
e
per
molti
anni
,
bussato
alla
porticina
del
suo
studio
:
e
questo
mi
spiega
perché
buona
parte
delle
sue
poesie
,
se
non
proprio
tutte
,
Trilussa
mi
ha
detto
di
averle
scritte
,
invece
che
in
casa
,
per
strada
,
durante
certe
passeggiate
.
E
questo
mi
spiega
perché
,
quando
i
capelli
di
Trilussa
cominciarono
a
diventare
grigi
,
egli
avesse
fatto
intagliare
,
nelle
imposte
delle
finestre
terrene
,
certi
spioncini
da
cui
poteva
,
avvicinandosi
in
pantofole
,
vedere
se
gli
conveniva
,
o
no
,
aprire
la
porta
.
Quando
gli
italiani
cominciano
a
sognare
l
'
unità
del
proprio
Paese
e
ad
agitarsi
per
essa
,
subito
nella
nostra
letteratura
,
da
una
parte
,
si
schierano
í
poeti
che
chiameremo
«
in
lingua
»
e
,
dall
'
altra
,
i
«
dialettali
»
.
Queste
sono
forse
le
contraddizioni
indicatrici
del
temperamento
italiano
.
Si
fa
deserta
,
nel
suo
parco
al
Gianicolo
,
l
'
accademia
arcadica
del
Bosco
Parrasio
tanto
cara
ai
prelati
di
Pio
IX
,
e
da
Trastevere
vengono
al
mondo
il
Belli
e
Pascarella
e
Trilussa
.
Un
poeta
della
Maremma
e
un
poeta
d
'
Abruzzo
cantano
la
gloria
della
Dea
Roma
:
i
romani
rispondono
con
i
sonetti
e
con
le
favole
di
Trilussa
,
nelle
quali
di
Roma
con
la
maiuscola
si
parla
poco
e
quasi
niente
,
e
,
invece
che
girare
per
i
Fori
e
per
la
Via
Sacra
,
si
va
per
vicoli
e
cortili
e
osterie
a
conoscere
,
da
vicino
,
il
popolino
.
Trilussa
aveva
tredici
anni
quando
il
nipote
del
poeta
e
Luigi
Morandi
,
fra
il
1886
e
il
1889
,
mandarono
fuori
i
sei
volumi
dei
sonetti
di
Gioachino
Belli
sino
allora
malamente
noti
o
addirittura
stampati
alla
macchia
.
Le
date
contano
anche
nella
vita
dei
poeti
,
soprattutto
quando
sono
ragazzi
come
lo
era
allora
Trilussa
.
Dell'82
sono
Er
morto
de
campagna
e
la
Serenata
di
Pascarella
,
dell'85
Villa
Glori
,
e
del
'93
La
scoperta
de
l
'
America
.
Sono
degli
stessi
anni
le
rime
migliori
di
Gigi
Zanazzo
che
fonda
il
Rugantino
per
accogliere
e
diffondere
le
creazioni
della
poesia
vernacola
romanesca
.
Trastevere
,
Piazza
Navona
,
la
festa
di
San
Giovanni
con
i
lampioncini
e
le
lumache
fritte
,
diventano
temi
di
poesia
in
quella
stagione
.
Se
si
guarda
al
di
là
delle
mura
di
Roma
,
troveremo
,
nello
stesso
periodo
,
i
primi
sonetti
di
Salvatore
di
Giacomo
,
Zi
'
munacella
e
'
O
funneco
verde
.
Per
un
ragazzo
che
si
senta
nato
per
parlare
in
dialetto
la
scelta
del
maestro
-
anche
se
non
si
voglia
risalire
al
Porta
che
forse
ha
insegnato
qualcosa
persino
al
Belli
-
è
piuttosto
difficile
.
Per
quanti
anni
Trilussa
dovrà
portar
il
dolce
ma
grave
peso
di
esser
chiamato
l
'
erede
di
Pascarella
,
benché
non
l
'
abbia
imitato
mai
?
Chi
ha
parlato
di
lui
,
in
occasione
della
sua
morte
,
ha
dimenticato
,
mi
sembra
,
di
notare
ciò
che
il
giornalismo
aveva
dato
,
forse
anche
usandole
violenza
,
alla
poesia
di
Trilussa
.
Dei
caratteri
«
giornalistici
»
dell
'
autore
delle
Favole
si
è
ricordato
,
con
molto
acume
,
anni
fa
Pietro
Pancrazi
.
Fu
il
giornalismo
,
l
'
obbligo
di
pubblicare
i
versi
,
prima
che
in
volume
,
in
giornali
e
in
settimanali
,
che
costrinse
Trilussa
a
rammentarsi
sempre
di
scrivere
per
un
pubblico
largo
,
che
voleva
cose
rapide
nella
stesura
,
precise
nel
bersaglio
,
immerse
tutte
nella
realtà
e
non
sospese
a
metà
strada
tra
la
descrizione
e
il
«
caso
personale
»
come
poté
permettersi
,
parlando
molti
anni
dopo
a
pochi
amici
,
il
milanese
Delio
Tessa
.
Per
prima
cosa
i
versi
di
Trilussa
dovevano
,
fra
il
1890
e
il
1900
,
piacere
al
suo
direttore
Luigi
Cesana
,
un
giornalista
che
aveva
fatto
la
fortuna
del
«
Messaggero
»
rivolgendosi
,
e
non
si
vergognava
di
dirlo
,
al
pubblico
delle
portinaie
per
salire
,
da
questo
,
a
quello
dei
piccoli
impiegati
a
lire
1100
annue
:
dovevano
piacere
ai
cronisti
di
via
del
Bufalo
,
che
anch
'
essi
fornicavano
,
come
Nino
Ilari
,
con
le
muse
vernacole
e
poetavano
di
bulli
e
di
minenti
:
dovevano
corrispondere
a
fatti
e
sentimenti
di
interesse
generale
,
evitare
,
con
un
dialetto
tutto
cose
e
senza
troppi
aggettivi
-
senza
aggettivi
ai
tempi
di
D
'
Annunzio
!
-
ogni
nebulosità
.
Dovevano
poter
essere
letti
sul
tranvai
a
cavalli
di
corso
Umberto
e
annunciati
dagli
strilloni
dei
giornali
all
'
angolo
di
via
delle
Convertite
.
Il
primo
che
doveva
ridere
delle
favole
di
Trilussa
,
o
approvarne
l
'
ironia
,
era
il
tipografo
che
ne
componeva
a
mano
il
quadretto
in
carattere
grassetto
.
Lo
scopino
che
lo
vedeva
rincasare
all
'
alba
doveva
dire
:
«
Trilussa
ha
ragione
»
e
i
vetturini
,
che
,
mentre
davano
la
biada
ai
cavalli
al
largo
del
Tritone
,
lo
vedevano
spuntare
di
lontano
con
le
sue
gambe
interminabili
,
dovevano
dire
:
«
Questo
è
il
nostro
poeta
...
»
.
Egli
doveva
«
farsi
intendere
al
volo
»
,
come
certi
comici
di
teatro
:
e
per
questo
era
giusto
che
Ojetti
,
romano
come
lui
,
-
Trilussa
era
di
Trastevere
e
Ojetti
del
Rione
Colonna
-
collocasse
certi
colori
del
suo
umorismo
,
nativamente
popolare
,
vicino
a
quelli
della
tavolozza
di
Petrolini
.
Per
molti
anni
Trilussa
era
andato
al
giornale
con
la
poesia
in
tasca
,
così
come
un
attore
,
alle
otto
,
entra
in
camerino
a
truccarsi
per
presentarsi
al
pubblico
.
Una
vita
appartata
,
un
poetare
sommesso
,
una
musa
ermetica
gli
erano
,
per
forza
di
cose
,
precluse
.
La
sua
poesia
nasceva
accanto
alla
linotype
,
mentre
quella
del
Belli
era
gelosamente
custodita
in
segretissimi
cassetti
.
Per
questo
,
dai
sonetti
giovanili
Trilussa
passò
alla
satira
delle
Favole
,
concise
,
immediate
,
sul
cui
foglio
il
redattore
-
capo
scriveva
a
matita
«
corpo
12»
e
,
mentre
le
passava
in
tipografia
,
sapeva
che
il
fattorino
se
le
sarebbe
lette
subito
in
corridoio
.
Pochi
scrittori
hanno
avuto
minori
amicizie
letterarie
di
Trilussa
.
A
Roma
vivevano
-
per
far
tre
nomi
di
valore
diametralmente
opposto
-
Pirandello
,
Grazia
Deledda
e
Zuccoli
.
Trilussa
quasi
non
li
conosceva
.
Perché
il
suo
mondo
,
estremamente
fatto
di
comunicativa
,
non
aveva
,
in
effetti
,
vasi
comunicanti
con
altri
mondi
letterari
.
Credo
che
egli
abbia
praticamente
ignorato
i
movimenti
letterari
di
«
Lacerba
»
,
della
«
Voce
»
,
della
«
Ronda
»
.
Credo
non
abbia
delirato
nemmeno
per
D
'
Annunzio
.
Nello
studio
Corrodi
,
i
libri
erano
pochi
:
e
molto
più
numerose
,
anche
se
ormai
polverose
,
erano
le
fotografie
delle
belle
donne
.
Trilussa
aveva
avuto
forse
,
ai
primi
anni
del
secolo
,
la
voglia
di
avere
anche
lui
un
po
'
di
Capponcina
:
ma
s
'
era
fermato
subito
:
il
suo
arredamento
assomigliava
più
a
quello
della
soffitta
madrilena
di
Ramon
Gomez
de
la
Serna
,
racimolato
dai
rigattieri
,
che
a
quello
del
Vittoriale
.
Il
sogno
più
ambizioso
di
Trilussa
era
stato
di
impiantare
nello
studio
un
teatro
di
burattini
.
Il
suo
salotto
intellettuale
era
al
tavolino
di
un
'
osteria
alla
Chiesa
Nuova
.
La
sua
franchezza
nell
'
accettare
il
suo
ruolo
poetico
,
anche
se
egli
doveva
sembrare
per
tanto
tempo
solamente
l
'
umorista
di
un
mondo
esclusivamente
piccolo
e
medio
-
borghese
,
è
stata
il
suo
merito
maggiore
:
quello
che
gli
ha
permesso
di
non
esulare
mai
dalla
sua
misura
e
di
non
sforzare
e
falsare
la
sua
voce
.
Egli
seppe
insomma
qual
era
non
solo
il
suo
mondo
ma
anche
la
esatta
tessitura
della
sua
voce
:
e
questa
voce
conservò
fresca
per
quasi
sessant
'
anni
.
StampaQuotidiana ,
24
agosto
L
'
esercito
tedesco
dopo
di
aver
tentato
,
di
primo
impeto
,
di
girare
l
'
esercito
e
le
fortificazioni
francesi
sboccando
dal
Belgio
,
visto
inutile
il
tentativo
,
si
è
raccolto
per
una
diecina
di
giorni
,
durante
i
quali
ha
presumibilmente
chiamato
in
linea
tutte
le
forze
.
Da
qualche
giorno
,
completamente
formato
,
ha
ripigliato
la
marcia
in
avanti
,
e
,
essendo
breve
la
distanza
che
lo
separava
dagli
avversari
,
ha
iniziato
una
grande
battaglia
.
Di
questa
battaglia
,
finora
,
abbiamo
veduto
tre
momenti
,
o
tre
azioni
principali
:
1
.
quella
dell
'
Alsazia
,
in
cui
la
sinistra
tedesca
si
è
ritirala
di
fronte
alla
destra
francese
,
quasi
invitandola
ad
avanzarsi
nell
'
antica
provincia
conquistata
;
2
.
quella
del
Belgio
,
in
cui
la
destra
tedesca
si
è
avanzata
,
e
tuttora
avanza
,
lentamente
ma
preponderantemente
,
schiacciando
ogni
resistenza
,
e
separando
i
belgi
dai
franco
-
inglesi
;
3
.
quella
della
Lorena
,
o
del
centro
,
di
cui
parliamo
ora
.
Queste
tre
azioni
ripetono
il
piano
netto
,
preciso
,
inflessibile
di
offensiva
tedesca
già
accennato
nei
primi
giorni
:
con
la
destra
innanzi
,
col
centro
fermo
,
con
la
sinistra
ritratta
;
la
linea
tedesca
sta
ribaltando
in
Francia
,
e
minaccia
con
una
delle
estremità
,
la
più
forte
,
Parigi
e
il
fianco
sinistro
avversario
,
mentre
la
ritirata
dell
'
estremità
più
debole
non
scopre
nessuna
linea
d
'
invasione
importante
.
Perché
l
'
avanzata
tedesca
possa
riuscire
è
necessario
che
il
centro
,
perno
del
movimento
,
sia
solido
,
cioè
resista
ad
ogni
attacco
francese
.
La
certezza
della
solidità
è
stata
data
dalla
vittoria
di
Lorena
.
Per
effetto
di
questa
,
la
destra
tedesca
,
parte
manovrante
dell
'
esercito
,
può
continuare
la
marcia
innanzi
,
senza
timori
di
essere
distaccata
dal
grosso
.
delle
truppe
.
Purché
sappia
guardarsi
sul
suo
lato
esterno
la
congiunzione
con
i
rimanenti
corpi
,
cioè
la
vita
,
le
è
guarentita
.
E
questo
è
l
'
effetto
primo
e
più
importante
della
vittoria
.
Il
secondo
è
questo
:
l
'
avanzata
francese
nell
'
Alsazia
può
essere
ritardata
,
o
anche
impedita
,
dal
fatto
che
il
fianco
sinistro
dei
francesi
,
dopo
la
vittoria
tedesca
,
resta
scoperto
ad
un
attacco
proveniente
dalla
Lorena
.
Diciamo
subito
che
,
a
nostro
parere
,
ciò
può
,
indirettamente
,
costituire
una
fortuna
per
i
francesi
,
perché
l
'
avanzata
nell
'
Alsazia
,
specialmente
se
prolungata
,
ci
è
sempre
parsa
poco
utile
e
molto
pericolosa
.
La
vittoria
tedesca
non
ha
potuto
avere
la
fase
ultima
,
il
lungo
inseguimento
,
perché
per
ora
il
centro
tedesco
ha
dovuto
resistere
,
non
marciare
innanzi
.
Bene
o
male
ideato
,
il
piano
di
battaglia
ha
assegnato
l
'
avanzata
alla
destra
.
Far
avanzare
subito
il
centro
,
avrebbe
quindi
significato
esporre
la
destra
a
rimanere
staccata
,
indietro
,
ed
in
balìa
a
truppe
francesi
che
,
portate
nello
sbocco
della
Chiers
,
la
rigettassero
verso
il
nord
.
La
condizione
della
destra
tedesca
è
già
abbastanza
difficile
per
causa
degli
attacchi
elle
può
subire
frontalmente
e
sul
fianco
destro
,
per
aggiungere
a
queste
debolezze
anche
quelle
di
un
fianco
sinistro
senza
nessun
punto
d
'
appoggio
.
La
vittoria
tedesca
della
Lorena
è
importante
come
segno
che
i
tedeschi
possono
attuare
,
a
tutt
'
oggi
,
la
manovra
di
avanzata
che
hanno
concepita
.
Il
centro
della
lunghissima
linea
di
battaglia
ha
adempito
la
sua
funzione
di
resistenza
.
Resta
da
vedere
se
i
calcoli
fatti
per
la
marcia
della
destra
sono
esatti
come
quelli
che
la
battaglia
di
Metz
ha
comprovati
.
StampaQuotidiana ,
Il
suo
viso
gentile
,
sereno
non
ha
nulla
delle
intense
«
maschere
»
di
taluni
attori
del
passato
come
Novelli
e
come
Gandusio
-
folte
sopracciglia
,
nasi
di
notevole
evidenza
,
guance
e
labbra
pronte
alla
smorfia
e
alla
grimace
-
e
può
sembrare
addirittura
quello
anonimo
di
un
giovane
bancario
o
del
vincitore
di
un
concorso
per
la
carriera
diplomatica
.
Per
accontentare
il
padre
che
lo
voleva
avvocato
,
è
anche
«
il
dott.
Valli
»
.
Non
deve
essere
stato
un
ragazzo
ribelle
.
Svolse
regolari
e
buoni
corsi
di
studio
.
Portava
a
casa
ottime
pagelle
che
il
padre
controfirmava
con
un
manifesto
segno
di
compiacenza
.
La
madre
amava
il
teatro
di
prosa
,
ma
non
avrebbe
mai
portato
il
figliolo
a
teatro
se
lo
spettacolo
non
era
approvato
dal
parroco
.
Fu
per
questo
che
lo
scolaretto
Valli
non
poté
ascoltare
Spettri
nella
interpretazione
di
Memo
Benassi
.
Il
parroco
non
credeva
il
dramma
di
Ibsen
adatto
ai
minorenni
.
Concesse
il
suo
permesso
,
all
'
indomani
,
per
Kean
.
Nella
memoria
teatrale
di
Valli
,
più
di
quel
Kean
,
è
rimasto
il
rito
familiare
dei
«
ciccioli
»
con
cui
veniva
festeggiata
Maria
Melato
,
amica
della
madre
,
ad
ogni
suo
ritorno
nella
natia
Reggio
Emilia
.
Un
lento
saporito
masticar
di
«
ciccioli
»
»
fa
da
sottofondo
alla
evocazione
delle
prime
suggestioni
sceniche
del
piccolo
Valli
.
La
sua
vocazione
teatrale
doveva
manifestarsi
assai
più
tardi
.
Fu
una
vocazione
à
rebours
,
per
dirla
con
il
titolo
di
un
famoso
romanzo
di
Huysmans
.
Fu
un
embrione
nell
'
infanzia
:
altre
vocazioni
la
nascosero
,
e
così
forse
,
nel
silenzio
,
la
protessero
,
lasciando
che
il
ragazzo
sviluppasse
in
altre
vie
le
sue
esperienze
.
Valli
frequentò
più
le
librerie
che
non
le
platee
teatrali
.
Più
che
romanzi
,
leggeva
libri
di
saggisti
e
di
memorialisti
,
prose
di
penne
attente
e
molto
vigilate
,
così
come
,
più
tardi
,
la
sua
arte
di
attore
doveva
essere
guidata
,
sui
binari
dell
'
istinto
,
con
tanta
attenzione
e
vigilanza
,
con
un
accorto
accostamento
dei
colori
comici
e
di
quelli
drammatici
.
Più
che
verso
i
fuochi
della
fantasia
,
in
letteratura
avrebbe
voluto
rivolgersi
all
'
acume
della
critica
e
dell
'
introspezione
.
Datano
negli
anni
attorno
al
'40
le
sue
prime
letture
di
Proust
;
Valli
è
rimasto
un
proustiano
fedelissimo
,
ha
sul
suo
autore
preferito
una
mezza
biblioteca
e
autografi
conservati
come
reliquie
.
Al
liceo
la
sua
precoce
tendenza
di
saggista
si
rivelò
in
certi
scritti
pubblicati
in
una
rivistina
studentesca
,
che
ebbe
un
bel
titolo
:
Temperamento
.
In
modo
del
tutto
inconsapevole
questa
rivistina
faceva
quella
che
ai
Guf
emiliani
sembrò
un
po
'
di
fronda
.
Valli
,
avviato
agli
studi
di
legge
,
pensava
che
i
suoi
essais
lo
avrebbero
portato
verso
il
giornalismo
,
verso
la
cronaca
di
«
colore
»
,
il
commento
di
costume
e
l
'
elzevirismo
.
Intanto
,
quasi
per
gioco
,
era
avvenuto
il
suo
primo
avvicinamento
al
Teatro
.
L
'
adolescente
stava
per
diventare
un
giovanotto
.
Gli
si
era
formata
una
gradevole
voce
da
tenore
.
Due
compositori
come
Ferrari
-
Trecate
e
Italo
Montemezzi
lo
avevano
ascoltato
:
il
primo
avrebbe
voluto
che
studiasse
canto
al
Conservatorio
di
Parma
.
Valli
era
concittadino
del
soprano
Celestina
Boninsegna
:
sembrava
che
Reggio
dovesse
avere
in
lui
un
altro
divo
del
bel
canto
.
Ma
la
voce
smarrì
presto
i
suoi
acuti
,
e
lo
studente
di
legge
dovette
rinunciare
ad
essere
un
giorno
Radames
o
Nemorino
.
Il
palcoscenico
del
teatro
lirico
perdette
un
tenore
;
ma
fin
dagli
anni
del
liceo
i
pubblici
affettuosi
e
confidenziali
di
Reggio
avevano
notato
,
tra
i
filodrammatici
di
un
piccolo
gruppo
studentesco
,
un
attorino
che
aveva
più
di
una
chiara
disposizione
.
L
'
occasione
si
era
presentata
per
la
prima
volta
con
una
recita
studentesca
della
Famiglia
dell
'
antiquario
di
Goldoni
.
Il
preside
del
liceo
,
molto
appassionato
di
teatro
,
aveva
fatto
le
cose
in
grande
;
aveva
noleggiato
a
Milano
scene
del
vecchio
Rovescalli
e
costumi
di
Caramba
.
Gli
studi
di
Valli
,
quell
'
anno
,
tentennavano
.
Se
passò
a
luglio
alla
maturità
classica
lo
dovette
,
sembra
,
al
vecchio
preside
,
che
,
nel
modo
con
cui
il
suo
studentello
recitava
,
aveva
intuito
una
già
ben
precisata
maturità
intellettuale
.
Cosa
lo
portava
al
teatro
?
Dal
punto
di
vista
tecnico
,
una
facoltà
istintiva
dell
'
osservazione
e
della
imitazione
,
che
ebbe
più
tardi
una
delle
sue
prove
più
singolari
quando
,
al
Piccolo
Teatro
di
Milano
,
Valli
recitò
L
'
imbecille
di
Pirandello
truccandosi
come
Carducci
ma
recitando
con
l
'
accento
e
con
i
gesti
di
Leo
Longanesi
.
Dal
punto
di
vista
intellettuale
,
lo
aiutò
il
suo
temperamento
di
giovane
critico
che
lo
portava
«
al
commento
di
un
testo
preesistente
»
.
La
sua
arte
doveva
diventare
così
quella
di
un
attore
che
,
prima
di
tutto
,
vuole
approfondire
un
testo
,
entrare
nel
personaggio
,
dare
ad
un
dialogo
un
sentimento
intellettualmente
calibrato
.
Non
si
tratta
della
freddezza
formulata
dal
«
paradosso
di
Diderot
»
,
ma
della
volontà
di
una
giusta
prospettiva
critica
:
non
abbandonarsi
al
personaggio
ma
vivere
meditatamente
con
lui
.
Valli
non
sarà
mai
un
«
mattatore
»
.
La
laurea
era
stata
presa
.
Erano
gli
anni
tragici
della
guerra
e
di
cento
esami
di
coscienza
in
sede
morale
e
politica
.
Il
ragazzo
credeva
alla
democrazia
come
ad
una
libera
apertura
della
intelligenza
.
Gli
anni
della
liberazione
lo
videro
con
in
mano
la
penna
del
giornalista
.
Dottore
in
legge
?
Sì
,
la
laurea
l
'
aveva
in
un
cassetto
.
Nascevano
uno
dopo
l
'
altro
i
nuovi
giornali
democratici
di
Reggio
:
Valli
era
socialista
,
ma
scriveva
soprattutto
di
letteratura
.
Passò
dalla
redazione
di
«
Reggio
Democratica
»
al
«
Progresso
d
'
Italia
»
,
per
approdare
finalmente
alla
«
poltrona
»
di
critico
teatrale
del
«
Lavoro
»
di
Reggio
.
Aveva
fatto
anche
del
«
colore
»
,
sedendo
al
tavolo
dei
cronisti
giudiziari
al
processo
della
saponificatrice
Cianciulli
.
È
probabile
che
i
cronisti
dei
grandi
giornali
,
che
stendevano
resoconti
di
intere
pagine
,
non
si
siano
quasi
accorti
di
avere
accanto
un
giovane
timido
giornalista
che
li
guardava
,
con
molto
rispetto
.
Sua
mamma
pensava
già
al
giorno
in
cui
lo
avrebbe
accompagnato
a
scegliere
una
stoffa
per
la
toga
di
avvocato
.
Lo
scatto
che
doveva
mutare
il
corso
del
suo
destino
fu
improvviso
:
difficilmente
immaginabile
in
un
giovanotto
tanto
«
compito
»
da
far
pensare
al
«
signore
di
buona
famiglia
»
del
disegnatore
umorista
Giuseppe
Novello
.
Fu
una
sera
,
mentre
il
giovanissimo
critico
ascoltava
una
recita
degli
attori
della
compagnia
del
Carrozzone
,
diretta
da
Fantasio
Piccoli
.
La
compagnia
viveva
in
una
dignitosissima
povertà
,
quasi
nella
miseria
.
Certe
volte
i
suoi
attori
dovevano
giustificare
,
attraverso
complicate
tesi
registiche
,
il
fatto
di
poter
indossare
solamente
costumi
di
carta
colorata
.
Valli
si
infiammò
per
il
fervore
di
quei
ragazzi
,
scelti
con
la
loro
fresca
passione
dai
baratri
della
guerra
.
Andò
in
palcoscenico
a
salutarli
.
Lo
accolsero
come
un
critico
;
ma
compresero
subito
che
il
giornalista
di
Reggio
Emilia
era
salito
lassù
per
diventare
attore
.
Rincasando
alle
due
di
notte
-
era
l
'
ultima
sera
di
recite
del
Carrozzone
-
Valli
entrò
in
camera
di
sua
madre
.
«
Ho
da
dirti
una
cosa
,
mamma
...
»
.
«
Cos
'
è
accaduto
?
»
.
«
Non
allarmarti
mamma
.
Dovresti
prepararmi
una
valigia
.,.»
.
«
Parti
per
il
giornale
?
»
.
«
No
,
mamma
...
Parto
domattina
per
fare
l
'attore...»
.
Quando
,
in
D
'
amore
si
muore
,
Valli
finge
di
parlare
al
telefono
con
la
madre
,
arrivata
a
Roma
per
salutare
il
figlio
«
cinematografaro
»
,
mi
pare
ch
'
egli
debba
pensar
di
parlare
veramente
con
sua
mamma
,
come
quando
la
signora
Valli
arrivava
sulle
tracce
del
figlio
partito
con
il
disperatissimo
,
scannatissimo
Carrozzone
.
Cosa
dissero
a
Reggio
?
La
considerarono
una
malattia
.
«
Vedrà
,
signora
Valli
...
Passerà
...
»
.
Valli
mi
sembra
,
fra
gli
attori
nostri
più
giovani
,
da
definirsi
come
«
l
'
attore
che
parla
»
.
Parla
-
egli
non
ha
potuto
sentirlo
-
come
parlava
Alberto
Giovannini
,
ai
tempi
della
«
compagnia
dei
giovani
»
guidata
da
Virgilio
Talli
.
Parla
con
una
acutezza
di
indagine
che
lo
fa
preciso
in
quella
sua
capacità
assai
rara
di
comporre
il
ritratto
di
un
personaggio
,
escludendo
ogni
sottolineatura
superflua
.
Fosse
uno
scrittore
,
si
direbbe
che
la
sua
prosa
è
senza
aggettivi
:
tutta
sostantivi
e
cose
,
senza
sbavature
di
effetti
frondosi
,
senza
soste
o
modulazioni
compiaciute
,
in
un
ritmo
che
dà
uno
smalto
alla
realtà
ma
che
non
si
fa
soffocare
dal
minuzioso
realismo
.
Una
ragazza
,
che
l
'
ha
visto
e
ascoltato
nella
parte
del
padre
di
Anna
Frank
,
gli
ha
scritto
:
«
Vorrei
,
signor
Valli
,
avere
un
papà
come
lei
»
.
StampaQuotidiana ,
26
agosto
.
Questa
battaglia
,
che
per
ora
chiameremo
del
Belgio
,
è
di
iniziativa
tedesca
.
Dal
principio
della
guerra
,
prima
qualche
corpo
d
'
esercito
,
poi
qualche
esercito
,
poi
parecchi
eserciti
,
approfittando
di
ogni
strada
,
hanno
avanzato
dal
Belgio
verso
la
Francia
.
Gli
eserciti
si
allargavano
in
ultimo
a
ventaglio
da
Longwy
,
dove
si
saldavano
per
Diedenhofen
e
Metz
con
l
'
esercito
della
Lorena
,
fino
a
nord
di
Bruxelles
.
Altre
truppe
leggere
giungevano
da
Bruxelles
al
mare
,
quasi
cercandone
i
porti
per
impedire
gli
sbarchi
inglesi
:
elegante
tentativo
di
risolvere
il
problema
senza
essere
padroni
del
mare
.
Nella
marcia
in
avanti
Liegi
e
Namur
cadevano
;
l
'
esercito
belga
era
costretto
a
ritirarsi
su
Anversa
;
sabato
scorso
i
tedeschi
incontravano
gli
alleati
franco
-
inglesi
.
In
quali
condizioni
?
Buone
per
i
tedeschi
.
L
'
esercito
belga
,
piuttosto
disorganizzalo
,
era
ad
Anversa
,
di
dove
pare
che
per
ora
non
possa
muovere
.
L
'
esercito
inglese
era
a
Mons
,
solo
,
all
'
estrema
sinistra
della
linea
alleata
.
L
'
esercito
francese
doveva
accamparsi
,
presso
a
poco
,
aggruppato
a
nord
di
Verdun
.
Nel
momento
del
pericolo
fu
diviso
in
tre
parti
,
e
avviato
,
una
,
dalla
Voevre
settentrionale
contro
le
truppe
tedesche
della
Semoy
;
la
seconda
,
dalla
regione
di
Sedan
contro
le
truppe
tedesche
tra
Lesse
e
Mosa
;
l
'
ultima
,
dalla
regione
di
Chimay
contro
le
truppe
tedesche
ad
ovest
della
Mosa
.
Contro
i
tedeschi
uniti
,
in
movimento
,
con
chiaro
intento
offensivo
,
furono
quindi
lanciati
,
in
varie
direzioni
,
con
lo
scopo
piuttosto
negativo
di
impedire
l
'
avanzata
,
tutti
gli
alleati
disponibili
alla
sinistra
franco
-
inglese
.
Ma
pare
sia
mancata
l
'
idea
unica
animatrice
.
Gli
stessi
rapporti
ufficiali
francesi
dicono
che
è
biasimevole
che
l
'
azione
non
si
sia
potuta
svolgere
nelle
condizioni
migliori
.
Così
,
sebbene
le
truppe
si
siano
battute
assai
valorosamente
,
i
corpi
d
'
esercito
francesi
,
a
quel
che
pare
.
Hanno
dovuto
tutti
ripiegare
:
e
pur
avendo
inflitto
gravi
perdite
al
nemico
,
non
hanno
potuto
chiudergli
l
'
entrata
sul
suolo
francese
.
Le
osservazioni
principali
che
possono
già
trarsi
dalla
battaglia
sono
le
seguenti
:
1
.
I
tedeschi
,
strategicamente
,
ottenuto
lo
scopo
.
Essi
sono
penetrati
fra
i
tre
alleati
,
li
hanno
in
parte
battuti
,
in
parte
separati
;
sicché
si
sono
trovati
,
nel
giorno
della
battaglia
campale
,
compatti
,
mentre
gli
avversarii
erano
divisi
.
Forse
i
vari
eserciti
non
sono
però
ancora
sufficientemente
forti
per
il
empito
che
debbono
svolgere
,
poiché
,
non
ostante
l
'
eccellente
impulso
,
non
sono
riusciti
del
tutto
a
schiacciare
il
nemico
;
anzi
,
benché
per
poco
,
sono
stati
da
esso
trattenuti
.
2
.
I
belgi
,
gli
inglesi
ed
i
francesi
non
hanno
potuto
,
dopo
venticinque
giorni
di
guerra
,
collegare
i
varii
comandi
in
un
comando
unico
,
e
coordinare
fra
loro
i
movimenti
.
Ognuno
ha
combattuto
valorosamente
,
ma
per
conto
proprio
:
i
belgi
prima
e
soli
;
gli
inglesi
sul
posto
dove
si
erano
portati
dopo
lo
sbarco
;
i
francesi
in
luoghi
impreveduti
,
imposti
dalla
necessità
del
momento
.
3
.
I
francesi
non
hanno
creduto
,
fino
a
pochissimi
giorni
fa
,
alla
gravità
della
minaccia
tedesca
nel
Belgio
.
Ci
siamo
domandati
,
altra
volta
,
se
l
'
immobilità
della
sinistra
francese
di
fronte
all
'
avanzata
della
destra
tedesca
non
celasse
un
disegno
recondito
,
in
relazione
con
l
'
azione
svolgentesi
nell
'
Alsazia
e
nella
Lorena
.
Pare
ora
di
no
.
Porse
i
francesi
,
abituati
da
tanti
anni
a
considerare
pericolosa
la
possibilità
di
un
'
avanzata
avversaria
direttamente
da
est
verso
ovest
attraverso
ai
passaggi
e
alle
dighe
difensive
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
,
non
hanno
saputo
adattarsi
subito
alla
concezione
tedesca
,
che
debbono
aver
creduto
una
finzione
.
Difficilmente
si
può
ritenere
che
l
'
azione
piuttosto
slegata
e
limitata
,
affidata
agli
eserciti
francesi
nei
giorni
di
sabato
e
domenica
,
sia
stata
frutto
di
uno
studio
lungo
e
ponderato
.
4
.
Il
valore
spiegato
dalle
truppe
alleate
nell
'
azione
tattica
ha
,
in
qualche
modo
,
diminuito
i
difetti
della
concezione
strategica
.
Chiudevamo
l
'
ultimo
breve
scritto
,
domandandoci
se
i
tedeschi
avevano
fatto
esatti
calcoli
per
l
'
avanzata
nel
Belgio
.
Possiamo
forse
già
rispondere
di
sì
.
Il
buon
successo
tedesco
è
,
fino
ad
oggi
,
indiscutibile
;
l
'
attuale
fermata
dopo
la
faticosa
battaglia
può
essere
semplicemente
la
fermata
dell
'
uomo
stanco
del
grave
sforzo
.
StampaQuotidiana ,
Quando
si
dice
che
il
mondo
contemporaneo
è
in
crisi
,
s
'
intende
,
giustamente
,
che
la
crisi
tocca
tutti
,
giovani
o
vecchi
,
nella
loro
condizione
di
uomini
,
non
in
quella
di
cittadini
,
registrati
a
un
'
anagrafe
.
Probabilmente
le
resistenze
psichiche
e
nervose
dell
'
uomo
d
'
oggi
sono
ancora
quelle
dell
'
uomo
di
ieri
e
non
hanno
potuto
adattarsi
alle
nuove
scoperte
della
scienza
,
alla
distruzione
delle
distanze
,
al
diverso
senso
del
tempo
e
ai
profondi
mutamenti
del
costume
.
Non
di
questa
crisi
voglio
parlare
(
quella
che
spiega
tanti
sovvertimenti
morali
,
sociali
e
familiari
)
perché
il
fenomeno
riguarda
meno
l
'
Italia
che
altri
paesi
.
Le
mie
osservazioni
saranno
limitate
soltanto
alla
situazione
della
presunta
«
intelligenza
»
italiana
nel
primo
e
nel
secondo
dopoguerra
di
cui
siamo
stati
vittime
e
attori
.
Il
fatto
che
più
tipicamente
caratterizzò
il
primo
dopoguerra
è
quel
«
viaggio
a
Roma
»
che
i
nostri
vecchi
ignoravano
e
che
dopo
il
'22
si
rese
periodicamente
indispensabile
a
chiunque
esercitasse
un
'
attività
economica
non
semplicemente
subalterna
o
artigiana
.
I
nuovi
Romei
,
se
erano
padri
,
si
recavano
a
Roma
non
già
per
ammirare
le
bellezze
dell
'
Urbe
o
per
umiliare
i
loro
omaggi
ai
piedi
del
Santo
Padre
,
ma
per
ungere
le
ruote
là
dove
fosse
necessario
farlo
ai
fini
dei
loro
affari
leciti
o
illeciti
(
ma
molto
spesso
lecitissimi
)
.
Accentratore
di
tutte
le
forme
della
vita
pubblica
ed
economica
,
il
fascismo
non
poteva
mancare
a
quelle
funzioni
dirigistiche
che
i
suddetti
ungimenti
erano
costretti
a
sollecitare
a
favore
dell
'
uno
piuttosto
che
dell
'
altro
.
I
figli
,
invece
,
andavano
a
Roma
anche
standosene
a
casa
:
ma
in
sostanza
attendevano
l
'
imbeccata
dall
'
alto
,
e
chiedevano
riconoscimenti
e
carriere
(
che
poi
ottennero
)
solo
per
il
fatto
che
obbedivano
a
una
parola
d
'
ordine
e
accettavano
di
non
dar
fastidi
.
Il
nuovo
dopoguerra
-
iniziatosi
nel
1945
-
non
sembra
,
per
qualche
aspetto
,
molto
diverso
dal
precedente
.
I
padri
vanno
a
Roma
come
prima
e
più
di
prima
,
e
la
periferia
,
anche
quella
elle
paga
le
tasse
per
tutti
,
ha
rinunziato
,
dopo
una
platonica
alzata
di
scudi
,
alla
velleità
di
farsi
sentire
;
ma
di
diverso
c
'
è
questo
,
che
i
figli
sono
delusi
e
amareggiati
di
esser
lasciati
soli
.
E
dal
punto
di
vista
materiale
non
hanno
tutti
i
torti
:
hanno
ereditato
una
situazione
difficile
.
Dalla
guerra
1914-18
uscimmo
vittoriosi
,
ma
con
l
'
animo
dei
vinti
,
senza
perciò
avere
neppure
i
vantaggi
psicologici
della
vittoria
.
11
caos
fu
apparentemente
evitato
perché
il
potere
passò
in
poche
mani
,
anzi
in
due
sole
,
il
Paese
s
'
indebitò
e
visse
di
rendita
consumando
le
sue
riserve
.
Rimandata
la
soluzione
di
tutti
i
problemi
di
fondo
era
naturale
che
í
nodi
venissero
al
pettine
dopo
la
sconfitta
;
la
quale
,
accompagnata
dall
'
inevitabile
svalutazione
della
lira
,
noi
produsse
nemmeno
quell
'
euforia
,
quel
vigore
di
ripresa
che
di
solito
è
uno
dei
vantaggi
dei
paesi
vinti
.
Alcune
note
tristi
sono
all
'
ordine
del
giorno
nella
nostra
stampa
periodica
:
decadenza
dell
'
istituto
familiare
,
rilassamento
dei
buoni
costumi
,
crisi
dei
giovani
,
sotto
-
impiego
o
disoccupazione
anche
nel
mondo
degli
intellettuali
.
È
improbabile
che
questi
siano
problemi
solamente
italiani
.
Ma
da
noi
si
avvertono
di
più
perché
l
'
Italia
non
ha
riserve
tali
da
permettersi
il
lusso
di
sprecare
il
superfluo
.
Il
fascismo
aveva
dispensato
i
giovani
dal
pensare
,
distribuendo
posti
e
prebende
a
coloro
che
mostravano
maggior
voglia
di
servire
o
maggiore
aggressività
biologica
.
Agli
esclusi
,
restava
la
soddisfazione
morale
di
essere
fuori
dal
gregge
,
di
essere
controcorrente
.
Se
per
alcuni
fascisti
in
buona
fede
il
fascismo
fu
una
sorta
di
religione
,
altrettanto
lo
fu
l
'
antifascismo
per
coloro
che
lo
professarono
con
vera
convinzione
.
Quale
fede
è
rimasta
ai
giovani
di
oggi
?
I
molti
che
hanno
aderito
al
comunismo
sono
passati
da
un
conformismo
a
un
altro
,
e
se
appartengono
alla
classe
degli
intellettuali
,
non
nascondono
la
loro
delusione
per
le
insolvenze
del
tic
nei
loro
riguardi
.
Il
partito
di
maggior
peso
,
la
Dc
,
non
è
tale
,
per
sua
natura
,
da
poter
accendere
l
'
entusiasmo
dei
giovani
:
manca
dell
'
alone
che
hanno
gli
altri
raggruppamenti
politici
ed
è
più
un
coacervo
di
interessi
creati
che
una
idea
-
forza
.
I
partiti
di
centro
,
poi
,
non
possono
soddisfare
che
piccole
clientele
e
sono
anch
'
essi
privi
di
ogni
attrazione
romantica
.
Non
si
esclude
che
il
cattolicismo
possa
rappresentare
una
fede
per
migliaia
di
giovani
,
ma
non
certo
una
fede
che
possa
dare
frutti
a
breve
scadenza
e
fornisca
mezzi
di
sussistenza
.
Il
cattolicismo
socialmente
attivo
è
travagliato
e
la
DC
ne
raccoglie
solo
un
'
aliquota
.
Non
c
'
è
da
noi
la
questione
dei
preti
operai
,
ma
non
mancano
i
segni
di
una
crescente
delusione
fra
i
giovani
che
credono
di
potersi
dire
cattolici
senza
essere
disposti
a
rinunziare
ai
loro
interessi
terreni
.
Anche
nel
campo
della
generale
Weltanschauung
filosofica
il
disorientamento
appare
completo
.
Dallo
storicismo
crociano
molti
sono
passati
al
materialismo
storico
e
poi
al
materialismo
dialettico
;
il
quale
,
però
,
è
incapace
di
provvedere
una
norma
di
giudizio
in
una
materia
,
l
'
Estetica
,
che
in
una
civiltà
visiva
e
spettacolare
come
la
nostra
,
ha
una
incalcolabile
importanza
.
Quali
sono
i
gusti
dei
giovani
d
'
oggi
?
Un
'
inchiesta
tipo
Gallup
,
se
fosse
seriamente
tentata
,
darebbe
risultati
sorprendenti
.
Il
primo
,
e
il
più
confortante
,
sarebbe
quello
di
appurare
l
'
esistenza
di
un
piccolo
nucleo
di
giovani
che
somigliano
in
tutto
e
per
tutto
ai
giovani
delle
vecchie
generazioni
,
che
lavorano
e
pensano
con
la
propria
testa
e
che
si
rifiutano
ad
ogni
sorta
di
«
intruppamento
»
.
E
a
questo
punto
si
potrebbe
essere
tentati
di
concludere
che
essi
solo
sono
i
veri
giovani
e
che
il
resto
va
abbandonato
al
suo
destino
.
Ma
sarebbe
una
conclusione
frettolosa
perché
una
cultura
ha
bisogno
di
comprimari
e
non
è
detto
che
talvolta
dalla
comparsa
non
possa
venir
fuori
un
personaggio
degno
di
figurare
tra
i
protagonisti
.
I
giovani
d
'
oggi
hanno
fretta
.
In
Italia
non
trovano
nulla
che
rassomigli
,
per
esempio
,
al
British
Council
,
la
garanzia
di
una
carriera
,
sia
pure
intellettuale
,
a
vasto
circolo
,
che
permetta
di
essere
,
contemporaneamente
,
«
dentro
e
fuori
dello
Stato
»
.
Chi
ha
un
papà
solvibile
,
chi
ha
fatto
studi
seri
,
chi
ha
una
vocazione
precisa
entra
in
una
professione
libera
;
chi
riesce
a
vincere
un
concorso
diventa
«
statale
»
per
poi
lamentarsene
tutta
la
vita
.
Ai
margini
,
una
pletora
di
inutili
laureati
accrescono
il
fenomeno
della
disoccupazione
intellettuale
.
Che
studi
hanno
fatto
questi
intellettuali
,
laureati
o
no
?
I
loro
padri
sapevano
almeno
,
più
o
meno
bene
,
il
francese
,
la
lingua
che
dall
'
illuminismo
in
poi
è
stata
il
latino
dei
moderni
.
I
figli
hanno
optato
per
l
'
inglese
,
che
non
s
'
impara
mai
e
che
non
ha
eguali
virtù
formative
.
Sanno
tutto
sulla
storia
del
jazz
,
forse
hanno
sentito
il
Wozzeck
ma
non
il
Trovatore
o
il
Don
Carlos
.
Pensano
che
la
letteratura
italiana
è
«
una
barba
»
.
Sono
grandi
frequentatori
di
cinema
e
lettori
di
giornali
a
rotocalco
.
Ogni
generazione
ha
i
suoi
falliti
ed
è
naturale
che
anche
la
nuova
ne
abbia
.
Ma
prescindendo
dalla
folla
dei
piccoli
arrivisti
,
ciò
che
impressiona
è
il
numero
degli
illusi
e
degli
scontenti
che
non
possiamo
dire
del
tutto
in
mala
fede
.
È
da
questa
parte
che
giungono
le
così
dette
istanze
del
«
realismo
»
che
dovrebbe
rinnovare
la
nostra
cultura
;
e
se
esse
ci
giungessero
solo
da
marxisti
di
professione
potremmo
trovarle
giustificabili
.
Si
ha
invece
l
'
impressione
ch
'
esse
giungano
soprattutto
da
parte
di
sprovveduti
di
ogni
cultura
.
Poiché
il
loro
processo
investe
soprattutto
il
campo
della
nostra
recente
letteratura
(
e
del
cinema
)
non
possiamo
negare
che
se
l
'
etichetta
del
realismo
conviene
a
film
senza
personaggi
,
a
film
volutamente
casuali
e
rapsodici
,
qui
il
realismo
italiano
(
che
sembra
già
a
corto
di
fiato
)
ha
ottenuto
qualche
risultato
.
E
se
realistica
tout
-
court
volete
chiamare
l
'
arte
narrativa
di
Pavese
vada
anche
per
il
realismo
pavesiano
.
Ma
in
sé
la
ricetta
del
neorealismo
è
povera
se
non
è
suffragata
da
un
nuovo
stile
e
da
una
nuova
apertura
d
'
anima
e
di
cultura
.
E
nemmeno
può
tornare
a
un
guazzabuglio
di
impressioni
cronistiche
in
pseudoversi
liberi
chi
voglia
disfarsi
dell
'
aborrito
ermetismo
,
un
indirizzo
che
almeno
in
qualche
caso
aveva
ritrovato
la
via
regia
della
nostra
poesia
,
e
che
in
ogni
modo
non
può
essere
superato
che
dall
'
interno
.
Che
i
giovani
intellettuali
si
sentano
disorientati
è
comprensibile
.
Se
la
euforia
della
liberazione
fosse
durata
a
lungo
e
se
fosse
sorto
qualche
giovane
capace
di
reggere
le
fila
di
un
gruppo
o
di
una
iniziativa
,
o
se
almeno
avessimo
avuto
qualche
nuovo
scrittore
capace
di
trascinarsi
dietro
un
buon
numero
di
satelliti
,
molti
giovani
si
sarebbero
ritrovati
da
sé
,
seguendo
tracce
altrui
.
Invece
gli
scrittori
che
contano
,
con
l
'
eccezione
di
Pavese
,
sono
ancora
quelli
di
ieri
,
che
ai
giovanissimi
d
'
oggi
sembrano
stranamente
sprovvisti
di
crisi
spirituali
,
compromessi
con
un
passato
di
cui
sono
invece
,
per
la
maggior
parte
,
irresponsabili
.
Peggiore
appare
la
situazione
nel
teatro
.
Dopo
il
trionfo
del
cinema
,
è
legge
che
ogni
spettacolo
sia
macchinoso
e
che
in
esso
conti
più
l
'
opera
della
regia
che
quella
dell
'
autore
.
E
infatti
la
regia
,
e
con
essa
quella
dell
'
inviato
speciale
di
tipo
registico
,
sembrano
essere
lesole
nuove
professioni
aperte
ai
giovani
che
hanno
fretta
.
Di
tipo
spettacolare
,
puramente
visivo
,
sembra
essere
la
pittura
non
realistica
e
neppur
figurativa
,
anzi
astratta
,
che
è
entrata
trionfalmente
anche
da
noi
.
Impressionismo
,
cubismo
e
altri
ismi
hanno
vinto
da
un
pezzo
la
loro
battaglia
con
l
'
aiuto
delle
arti
decorative
.
Ed
ora
tenteremo
di
tirare
le
somme
dai
nostri
sparsi
appunti
senza
indulgere
a
quei
toni
predicatori
che
molti
assumono
quando
le
«
generazioni
bruciate
»
si
presentano
alla
ribalta
della
società
.
Prima
di
tutto
bisogna
registrare
un
capovolgimento
se
non
di
valori
,
certo
di
giudizi
che
non
riguarda
solo
i
giovani
.
Immaginate
la
posizione
di
un
uomo
che
si
sia
affacciato
alla
vita
della
letteratura
e
dell
'
arte
appena
trenta
o
quaranta
anni
fa
.
I
Maestri
autorizzati
,
coloro
che
si
esprimevano
dalle
cattedre
,
erano
pronti
a
bollare
dell
'
accusa
di
«
decadentismo
»
qualsiasi
tentativo
di
rottura
e
di
rinnovamento
.
L
'
Italia
pareva
imprigionata
in
una
cultura
sua
,
difesa
da
compartimenti
stagni
;
se
qualcosa
veniva
immesso
dal
di
fuori
(
l
'
idealismo
tedesco
)
era
necessario
dimostrare
che
con
esso
l
'
Italia
tornava
alle
sue
vecchie
tradizioni
vichiane
.
E
in
arte
,
chissà
poi
perché
,
la
nostra
tradizione
era
indicata
come
anti
-
intellettuale
:
Ariosto
,
Verga
,
Di
Giacomo
erano
,
in
vario
modo
e
in
varia
misura
,
i
poeti
esemplari
.
La
Fantasia
creatrice
era
un
dominio
a
sé
,
anche
quando
scendeva
in
terra
col
Maupassant
e
col
Verga
.
Avvenute
le
prime
rotture
,
tornate
in
evidenza
le
ragioni
vitali
del
presunto
intellettualismo
,
i
custodi
della
(
recente
)
tradizione
furono
obbligati
a
laboriosi
processi
di
revisione
interna
.
Ma
più
contò
il
fatto
che
le
rotture
avvenissero
da
parte
di
scrittori
e
di
artisti
,
e
che
l
'
aria
della
nostra
letteratura
-
tra
il
1910
e
il
1940
-
tornasse
ad
essere
,
dopo
lunghissimi
anni
,
un
'
aria
europea
.
Oggi
questo
processo
sembra
da
noi
interrotto
e
coloro
che
vi
hanno
partecipato
sono
spesso
indicati
come
superstiti
esemplari
della
specie
dell
'
arcade
tradizionale
,
del
parruccone
.
Che
i
giovani
abbiano
fretta
nell
'
età
della
velocità
,
è
ben
comprensibile
.
Che
essi
non
si
meraviglino
di
vedere
a
loro
disposizione
un
incredibile
numero
di
giornali
e
riviste
,
con
l
'
aggiunta
della
radio
e
della
1v
,
e
una
vera
fungaia
di
premi
d
'
ogni
genere
,
di
cui
essi
prima
o
poi
dovranno
essere
i
beneficiari
,
è
pure
spiegabile
perché
chi
riceve
i
benefizi
è
indotto
a
sospettare
un
senso
di
colpa
in
chi
glieli
concede
.
Ma
ciò
che
ad
essi
si
deve
chiedere
è
di
comprendere
che
le
loro
difficoltà
non
sono
diverse
da
quelle
affrontate
dai
loro
zii
o
dai
loro
padri
.
Se
hanno
orrore
dei
partiti
che
oggi
sono
al
governo
,
concorrano
a
trasformarli
oppure
ne
fondino
di
nuovi
;
se
sono
uomini
d
'
azione
agiscano
nell
'
ordine
dei
quadri
e
delle
condizioni
esistenti
che
hanno
gran
bisogno
di
rinnovarsi
.
Se
sono
filosofi
,
creino
liberamente
le
loro
nuove
filosofie
;
ma
se
intendono
rinnovare
la
cultura
e
l
'
arte
attraverso
una
critica
puramente
negativa
,
la
via
che
seguono
è
sbagliata
.
Riconosciute
tutte
le
loro
ragioni
,
ciò
che
ad
essi
si
deve
chiedere
è
di
comprendere
prima
di
tutto
se
stessi
.
Appartenere
a
una
generazione
che
non
sa
più
credere
a
nulla
può
essere
un
titolo
d
'
orgoglio
a
chi
creda
all
'
ultima
nobiltà
,
all
'
oscura
esigenza
di
questo
vuoto
;
ma
non
dispensa
affatto
chi
voglia
trasformare
questo
vuoto
in
un
'
affermazione
paradossale
di
vita
,
dal
dovere
di
darsi
uno
stile
.
Se
molti
giovani
non
credono
né
in
Marx
né
nel
Dio
dei
cristiani
e
nemmeno
in
quello
della
democrazia
liberale
o
degli
Stati
Uniti
d
'
Europa
(
o
in
altre
ipotetiche
divinità
)
,
potrebbero
almeno
credere
nella
possibilità
di
esprimersi
in
forme
che
non
siano
di
contrabbando
.
Purtroppo
,
non
è
così
;
e
il
giorno
che
dalle
loro
file
uscirà
un
uomo
vero
,
un
vero
pensatore
,
un
vero
artista
,
i
suoi
giudici
più
severi
saranno
forse
i
suoi
frettolosi
coetanei
.
StampaQuotidiana ,
29
agosto
.
La
situazione
che
si
disegna
improvvisamente
,
secondo
gli
ultimi
telegrammi
ufficiali
e
dei
corrispondenti
,
nel
teatro
orientale
della
guerra
europea
è
talmente
grave
,
da
far
passare
in
seconda
linea
,
per
un
momento
,
l
'
avvicinarsi
della
soluzione
della
grande
battaglia
dal
Belgio
ai
Vosgi
.
Questa
battaglia
,
in
fatti
,
ha
certo
una
grande
importanza
per
gli
effetti
che
produrrà
direttamente
sull
'
esercito
tedesco
e
su
quello
franco
-
inglese
.
Ma
questi
effetti
dovranno
per
necessità
mutare
immediatamente
di
valore
,
appena
saranno
messi
in
relazione
con
quelli
degli
avvenimenti
austro
-
tedesco
-
russi
.
Ora
questi
avvenimenti
che
,
fino
ad
oggi
,
non
si
erano
disegnati
mai
nettamente
,
pigliano
ad
un
tratto
precisa
figura
.
Per
le
notizie
fornite
dagli
ultimi
comunicati
ufficiali
ed
ufficiosi
,
i
combattimenti
accaduti
nei
giorni
passati
qua
e
là
alla
frontiera
,
si
vengono
manifestando
come
segni
di
un
'
azione
unica
,
sviluppata
su
una
linea
(
interrotta
,
è
vero
)
di
circa
1.000
chilometri
,
e
compiuta
da
ogni
parte
da
più
di
un
milione
di
soldati
.
Si
animano
cossi
finalmente
i
due
eserciti
che
finora
eran
parsi
semplici
nomi
,
il
russo
e
l
'
austriaco
.
Possediamo
pochi
elementi
per
poter
dare
un
giudizio
sicuro
sulle
vicende
del
teatro
orientale
della
guerra
europea
.
Ma
anche
se
giungessimo
alla
verità
con
una
sola
conclusione
,
fra
tutte
quelle
che
trarremo
,
avremmo
ottenuto
un
buon
risultato
.
Poiché
gli
avvenimenti
orientali
costituiscono
,
per
forza
di
cose
,
la
pietra
di
paragone
per
la
valutazione
degli
avvenimenti
occidentali
.
Riassumiamo
la
situazione
.
Allo
scoppiare
della
guerra
,
la
Polonia
russa
viene
sgombrata
dai
soldati
russi
.
Questi
si
ritirano
nella
Russia
,
dietro
le
immense
paludi
del
Poliessie
,
e
lì
iniziano
la
mobilitazione
.
Attorno
alla
Polonia
rimangono
i
corpi
d
'
esercito
tedeschi
della
Germania
orientale
(
tre
o
quattro
o
cinque
)
e
i
corpi
d
'
esercito
austriaci
della
Galizia
e
dei
paesi
vicini
,
che
vengono
nei
primi
giorni
trasportati
in
Galizia
(
quattro
o
cinque
o
sei
)
.
Passano
dai
quindici
ai
diciotto
giorni
,
in
cui
non
si
sa
più
nulla
di
quanto
facciano
i
russi
:
si
dice
soltanto
che
continuino
alacremente
la
mobilitazione
.
Pare
che
i
corpi
d
'
esercito
tedeschi
non
aumentino
:
aumentano
invece
quelli
austriaci
.
In
quale
misura
?
Non
si
sa
ancora
,
neppure
oggi
.
Si
capisce
soltanto
che
la
maggior
parte
dell
'
esercito
austriaco
si
sta
raccogliendo
verso
est
,
perché
i
due
alleati
si
sono
diviso
il
lavoro
.
I
tedeschi
con
qualche
rinforzo
austriaco
stanno
contro
i
franco
-
inglesi
;
gli
austriaci
con
i
rinforzi
tedeschi
della
Prussia
orientale
stanno
contro
i
russi
.
La
prima
avanzata
avviene
da
parte
delle
truppe
austro
-
tedesche
,
ma
non
si
riesce
a
comprendere
bene
con
quale
disegno
di
operazioni
.
I
tedeschi
sconfinano
a
sud
e
ad
est
della
Prussia
orientale
,
gli
austriaci
a
nord
della
Galizia
.
Pare
sia
un
'
avanzata
di
piccole
avanguardie
,
a
poca
distanza
dal
confine
.
Almeno
,
questo
è
quanto
si
dice
ufficialmente
.
In
realtà
,
invece
,
a
poco
a
poco
(
da
parte
dei
tedeschi
o
degli
austriaci
?
)
viene
occupato
tutto
il
paese
ad
ovest
della
linea
Leczika
,
Lodz
,
Petrokof
,
Konskie
,
Radom
,
Opatow
:
cioè
circa
metà
del
territorio
che
sì
stende
dal
confine
russo
alla
Vistola
.
I
russi
non
si
preoccupano
di
ciò
.
Il
17
di
agosto
,
però
,
essi
muovono
al
primo
attacco
,
e
lo
rivolgono
a
nord
,
cioè
contro
i
tedeschi
della
Prussia
orientale
.
La
battaglia
che
ne
segue
,
detta
di
Gumbinnen
,
dura
cinque
giorni
,
ed
è
combattuta
fra
truppe
russe
di
forze
imprecisate
e
,
pare
,
due
corpi
d
'
esercito
tedeschi
,
quello
di
Königsberg
e
quello
di
Allenstein
:
finisce
con
l
'
occupazione
della
città
di
Insterburg
a
nord
,
e
coll
'
infiltramento
della
sinistra
russa
a
Soldau
e
Johannisburg
.
Il
che
significa
che
i
russi
hanno
soverchiato
i
tedeschi
alle
ali
,
e
li
ricacciano
verso
il
Baltico
.
Non
si
può
però
dubitare
che
l
'
azione
nella
Prussia
orientale
non
sia
secondaria
.
Nessun
obiettivo
importante
,
né
di
truppe
né
territoriale
,
si
presenta
da
quel
lato
ai
russi
:
evidentemente
l
'
attacco
russo
ha
per
iscopo
di
allargare
lo
spazio
per
il
grosso
del
proprio
esercito
,
di
impegnare
il
grosso
tedesco
,
di
attirare
l
'
attenzione
e
le
rimanenti
forze
tedesche
lontano
dalla
Polonia
e
dalla
strada
di
Berlino
.
Sembra
quindi
naturale
prevedere
che
l
'
esercito
russo
,
protetto
sulla
destra
dalle
truppe
vincitrici
a
Gumbinnen
,
voglia
prendere
la
via
della
Polonia
tra
Ivangorod
e
Varsavia
,
e
,
marciando
sempre
in
posizione
centrale
fra
i
due
eserciti
alleati
,
dirigersi
nettamente
sulla
capitale
germanica
per
colpire
nel
punto
vitale
la
nemica
più
temibile
.
Invece
niente
di
tutto
questo
pare
sia
avvenuto
.
Pare
che
gli
avvenimenti
rivelino
sotto
ben
altro
aspetto
il
disegno
di
guerra
russo
.
Dal
23
al
25
agosto
,
a
Krasnik
,
si
accende
una
viva
battaglia
fra
circa
quattro
corpi
d
'
esercito
russi
e
truppe
austriache
di
forza
imprecisata
:
in
questa
battaglia
i
russi
vengono
sconfitti
.
La
cosa
è
sintomatica
nel
senso
che
svela
una
riunione
di
forze
russe
abbastanza
rilevanti
anche
nel
sud
del
teatro
d
'
operazioni
,
contro
gli
austriaci
.
Ma
non
si
possono
trarre
dal
fatto
grandi
conclusioni
,
perché
tre
o
quattro
corpi
d
'
esercito
non
costituiscono
tale
forza
da
poter
far
supporre
intenzioni
di
vaste
operazioni
.
Ma
oggi
un
comunicato
russo
ufficiale
dice
che
,
nella
Prussia
orientale
,
i
tedeschi
si
ritirano
precipitosamente
su
Königsberg
e
su
Rastenburg
.
Fin
qui
,
niente
di
nuovo
.
Continua
l
'
avanzata
russa
,
elle
cerca
di
insinuarsi
per
Soldati
nella
linea
tedesca
,
e
dividerla
in
due
parli
.
Ma
in
Polonia
,
cioè
al
centro
del
teatro
d
'
operazioni
,
«
Lodz
,
Petrokof
,
Konskie
,
Radom
e
Opatow
sono
sempre
occupate
dal
nemico
,
giacché
per
il
momento
non
vi
è
nessuna
truppa
russa
che
marci
contro
di
esse
»
.
Ora
in
questa
notizia
ci
sono
due
cose
da
osservare
.
Prima
di
tutto
,
che
dell
'
occupazione
di
quelle
città
non
si
sapeva
nulla
.
In
secondo
luogo
,
che
nessuna
truppa
russa
marcia
contro
di
esse
.
Ma
non
sono
proprio
sulla
linea
più
diretta
dalla
Polonia
a
Berlino
?
Telegrammi
di
inviati
speciali
al
campo
austriaco
,
aggiungono
altre
notizie
del
tutto
impreviste
,
ed
egualmente
importanti
.
Da
due
giorni
,
cioè
dal
26
agosto
,
una
vastissima
battaglia
si
sta
combattendo
fra
austriaci
e
russi
,
su
una
fronte
di
circa
370
chilometri
,
da
Ruwa
-
Ruska
a
Zotkiew
a
Zloczow
a
Tarnopol
in
Galizia
.
La
battaglia
di
Krasnik
è
stata
,
pare
,
un
episodio
preliminare
di
questa
d
'
oggi
:
l
'
attacco
,
cioè
,
degli
austriaci
all
'
ala
destra
russa
staccata
e
sola
,
per
arrestarne
l
'
avanzata
,
e
per
intromettersi
fra
la
Vistola
e
l
'
esercito
russo
.
La
battaglia
attualmente
sarebbe
impegnata
tra
grandi
forze
:
da
parte
austriaca
sembra
stia
combattendo
la
grandissima
parte
dell
'
esercito
.
E
,
se
le
informazioni
dei
corrispondenti
sono
confermate
,
lo
sforzo
esercitato
dagli
austriaci
sull
'
ala
destra
russa
,
a
Ruwa
-
Ruska
,
pare
stia
producendo
buoni
risultati
,
e
quell
'
ala
cominci
a
ripiegare
.
Ora
qualche
conclusione
si
può
trarre
da
tutte
queste
notizie
.
La
mossa
russa
contro
la
Prussia
orientale
conserva
sempre
il
carattere
e
il
valore
di
mossa
impegnativa
.
Con
essa
i
russi
tengono
a
bada
le
forze
tedesche
,
e
proteggono
la
Polonia
e
le
truppe
che
in
essa
muovono
da
attacchi
provenienti
dal
nord
.
Quanti
corpi
d
'
esercito
sono
impiegati
a
questo
scopo
?
Chi
sa
?
Certo
,
più
di
quelli
avversari
.
La
mossa
russa
a
sud
,
direttamente
contro
l
'
esercito
austriaco
,
costituisce
un
«
fatto
nuovo
»
.
Dunque
,
una
gran
parte
dell
'
esercito
russo
,
invece
di
volgere
verso
l
'
obiettivo
territoriale
Berlino
,
è
andata
alla
ricerca
dell
'
obiettivo
principale
mobile
,
l
'
esercito
austriaco
.
Diciamo
che
è
andata
alla
ricerca
,
perché
la
battaglia
avviene
in
Galizia
,
cioè
in
territorio
austriaco
.
E
diciamo
una
gran
parte
dell
'
esercito
russo
,
perché
,
se
la
battaglia
è
impegnata
da
due
giorni
(
tre
con
oggi
)
e
non
accenna
menomamente
ad
una
decisione
;
se
ad
essa
prende
parte
tutto
l
esercito
austriaco
destinato
contro
i
russi
,
vuol
dire
che
deve
essere
combattuta
,
anche
da
parte
russa
,
da
forze
ingenti
.
Quante
?
Noi
sappiamo
che
l
'
esercito
austriaco
conta
sedici
corpi
d
'
armata
,
e
di
questi
alcuni
debbono
necessariamente
essere
sugli
altri
teatri
di
operazione
.
È
temerità
asserire
che
,
con
tutta
la
buona
volontà
,
gli
austriaci
non
possano
avere
in
Galizia
più
di
10
o
12
corpi
d
'
esercito
,
facendo
un
calcolo
larghissimo
?
Contro
questi
10
o
12
corpi
d
'
esercito
,
i
russi
avranno
almeno
ugual
numero
di
forze
:
assai
probabilmente
,
forze
maggiori
.
Il
lettore
non
prenda
le
pochissime
cifre
che
diamo
se
non
come
largamente
approssimative
.
Le
esponiamo
soltanto
per
giungere
a
questa
conclusione
:
che
la
Russia
fronteggia
i
tedeschi
a
nord
e
gli
austriaci
a
sud
,
dopo
averli
cercati
spontaneamente
:
e
,
ciò
non
ostante
,
non
può
aver
impiegato
finora
che
parte
del
suo
esercito
.
Dei
trenta
corpi
d
'
esercito
che
essa
può
mettere
in
campo
contro
gli
austro
-
tedeschi
non
può
finora
averne
impegnati
più
di
una
ventina
,
a
fare
conti
generosi
.
Questi
venti
corpi
sono
i
primi
completati
,
quelli
pronti
dopo
circa
trenta
giorni
di
mobilitazione
tra
occulta
e
palese
.
Ed
hanno
servito
a
fare
indietreggiare
i
due
eserciti
alleati
,
attaccandoli
separatamente
.
Fra
le
due
frazioni
russe
operanti
a
nord
e
a
sud
,
protette
dal
triangolo
fortificato
Brest
-
Litowsky
,
Ivangorod
Novo
Georgiewsk
,
rimane
così
un
largo
tratto
di
territorio
,
che
ora
è
sgombro
.
Di
fronte
a
questo
c
'
è
tutto
il
paese
a
ovest
della
linea
ricordata
,
che
da
Lodz
va
ad
Opatow
,
il
quale
è
ancora
in
mano
al
nemico
.
Come
si
può
spiegare
questo
spazio
vuoto
?
Non
costituisce
esso
una
debolezza
per
l
'
esercito
russo
?
Non
sono
troppo
lontane
le
due
frazioni
fra
loro
?
Alla
Russia
rimangono
ancora
almeno
dieci
corpi
d
'
esercito
,
con
i
quali
può
intervenire
nella
lotta
.
Potrebbero
essere
quelli
che
,
fra
qualche
giorno
o
qualche
settimana
fossero
in
grado
di
avanzare
per
la
via
della
Polonia
verso
Berlino
,
se
la
battaglia
della
Galizia
sarà
fortunata
;
o
di
.
andare
a
sostegno
delle
truppe
del
sud
,
se
queste
dovessero
ritirarsi
.
Per
ora
la
strada
dell
'
occidente
è
aperta
dalle
forze
che
si
sono
avute
per
prime
sotto
mano
.
La
Russia
ha
dovuto
far
la
sua
mobilitazione
in
due
tempi
:
le
truppe
pronte
nel
primo
tempo
sono
state
quelle
di
cui
abbiamo
visto
già
le
gesta
a
Gumbinnen
,
e
di
cui
aspettiamo
le
gesta
in
Galizia
.
Esse
hanno
spazzato
il
cammino
:
se
le
cose
andranno
bene
,
saranno
occupate
all
'
inseguimento
degli
avversari
.
Ma
dietro
loro
,
per
collegarle
,
per
appoggiarle
in
caso
di
bisogno
,
per
manovrare
direttamente
,
per
dare
insomma
un
colpo
di
mazza
sul
territorio
nemico
,
dopo
aver
dato
il
colpo
di
mazza
all
'
esercito
,
può
essere
che
vengano
impiegati
i
corpi
mobilitati
in
un
secondo
tempo
.
Ora
essi
si
stanno
forse
radunando
ancora
dietro
il
bastione
delle
fortezze
polacche
,
mentre
parte
della
Polonia
è
occupata
dal
nemico
:
scenderanno
in
campo
appena
potranno
,
e
intanto
i
russi
non
avranno
perduto
tempo
ad
aspettarli
.
Sia
o
non
sia
questo
il
disegno
di
guerra
russo
,
dai
comunicati
d
'
oggi
risultano
,
ad
ogni
modo
,
un
'
unità
e
una
grandiosità
di
concezione
e
di
indirizzo
,
che
prima
non
si
erano
bene
afferrate
.
Se
la
battaglia
in
Galizia
è
confermata
in
tutta
la
sua
vastità
,
non
la
cederà
certamente
per
gli
effetti
a
quella
del
Belgio
e
della
Lorena
.