StampaQuotidiana ,
Perché
la
letteratura
modernissima
-
e
non
solo
la
nostra
-
è
tanto
ricca
di
romanzi
noiosi
,
di
libri
in
cui
«
non
accade
nulla
»
,
di
personaggi
che
non
hanno
volto
né
stato
civile
e
si
muovono
in
ambienti
che
sono
scenografie
di
cartone
e
non
cornici
naturali
e
sociali
riflettenti
un
mondo
e
una
cultura
?
Alla
domanda
fu
risposto
che
oggi
manca
la
fiducia
nel
«
genere
»
del
romanzo
o
almeno
in
quelli
che
sono
i
suoi
vecchi
schemi
,
e
che
si
tenta
senza
successo
di
rinnovarli
.
Di
qui
il
peso
d
'
infinite
esperienze
di
laboratorio
che
dovrebbero
restare
private
ma
non
rimangono
tali
,
raro
essendo
il
caso
di
chi
abbia
condotto
a
termine
un
'
opera
di
una
certa
lena
e
rinunci
a
darla
alle
stampe
.
Entrata
in
crisi
la
vecchia
idea
del
romanzo
,
che
ha
prodotto
opere
non
superabili
,
è
naturale
che
si
ripercuota
il
disagio
su
tutte
le
esperienze
che
tendano
a
un
'
altra
idea
del
romanzo
stesso
,
senza
raggiungere
lo
scopo
.
E
del
resto
,
si
afferma
,
qual
genere
letterario
non
è
in
crisi
?
Solo
una
recentissima
forma
d
'
arte
,
il
cinematografo
(
se
proprio
d
'
arte
si
tratta
)
,
s
'
era
salvato
fino
a
pochi
anni
fa
dal
contro
-
influsso
della
critica
da
esso
stesso
prodotta
.
Avevamo
visto
coi
nostri
occhi
il
caso
,
meraviglioso
in
tempi
di
avanzata
civiltà
artistica
,
di
un
'
arte
nuova
che
sorge
e
che
può
perciò
precedere
la
propria
estetica
.
Naturalmente
questa
verginità
è
durata
poco
:
si
compiono
oggi
in
pochi
anni
processi
che
in
altri
tempi
avrebbero
impegnato
molte
generazioni
.
E
ormai
anche
il
cinematografo
tenta
il
nuovo
ricorrendo
ai
generi
vecchi
,
e
cerca
di
appoggiarsi
sempre
più
alle
altre
arti
.
Genere
vecchio
,
il
romanzo
tende
al
nuovo
con
un
sistema
opposto
e
si
volge
al
cinematografo
nella
speranza
di
potersi
rifare
la
faccia
.
Avviene
pertanto
anche
nel
romanzo
quello
che
noi
avvertiamo
nel
cinema
e
che
anche
nel
cinema
è
già
indizio
di
avanzata
maturità
:
la
ricerca
di
puri
valori
di
ritmo
,
di
pure
sequenze
di
immagini
visive
,
in
spregio
all
'
approfondimento
poetico
dei
fatti
rappresentati
.
E
si
perde
così
la
vivente
naturalezza
delle
vecchie
narrazioni
care
ai
nostri
avi
.
Oggi
leggendo
i
libri
di
A
.
o
di
Z
.
non
conosciamo
già
dei
personaggi
intuiti
direttamente
dalla
fantasia
:
incontriamo
,
nell
'
ipotesi
migliore
,
delle
metafore
musicali
,
dei
personaggi
-
pretesto
che
servono
ad
A
.
o
a
Z
.
per
introdurci
in
una
Weltanschauung
che
fa
della
persona
umana
una
mera
illusione
soggettiva
,
un
cattivo
sogno
.
Muore
il
romanzo
tradizionale
perché
sparisce
nei
nuovi
autori
persino
il
desiderio
dei
suoi
risultati
.
Ho
avanzato
fin
qui
una
possibile
difesa
del
nuovo
«
mondo
della
noia
»
.
Si
potrebbe
insinuare
che
scrivono
romanzi
noiosi
coloro
che
si
son
creduti
romanzieri
senza
esserlo
;
coloro
per
i
quali
l
'
indeterminato
,
il
tedio
,
lo
spleen
sarebbe
il
punto
d
'
oro
dell
'
arte
di
un
Proust
,
di
un
Joyce
,
di
una
Woolf
;
coloro
che
non
hanno
compreso
come
il
tediavi
vitae
di
questi
romanzieri
è
la
contropartita
di
un
'
arte
che
ha
ben
altro
peso
e
ben
altre
ragioni
,
e
che
comunque
anche
in
essi
non
è
da
confondersi
la
fatica
con
l
'
ispirazione
.
E
poi
siamo
schietti
:
si
può
ben
credere
,
come
io
credo
,
che
le
vie
dell
'
arte
e
quelle
della
storia
non
sono
le
stesse
e
che
sovente
i
fatti
che
più
ci
hanno
appassionato
entrano
nella
poesia
per
la
porta
di
servizio
o
per
la
finestra
,
anziché
dal
portone
principale
;
ma
chi
potrà
mai
giustificare
,
di
fronte
alla
tragica
imponenza
dei
problemi
che
ci
toccano
oggi
in
quanto
uomini
,
chi
domani
potrà
comprendere
libri
in
cui
la
vita
appare
solo
come
un
riflesso
di
specchi
,
e
lo
scopo
dell
'
arte
,
che
è
in
accezione
superiore
il
divertimento
,
il
trasporto
,
non
appare
neppure
sospettato
?
Non
ci
si
parli
di
«
racconto
puro
»
,
non
si
disturbi
il
nome
di
Kafka
,
realista
a
modo
suo
come
pochi
altri
e
tutto
impregnato
dei
succhi
di
quel
grande
centro
di
innesti
culturali
che
.
fu
la
Praga
dei
suoi
tempi
.
E
non
si
facciano
neppure
per
scherzo
i
nomi
di
Cecov
,
della
Mansfield
e
del
migliore
Hemingway
:
autori
di
motivi
poetici
che
arricchiscono
il
senso
della
nostra
civiltà
e
in
definitiva
del
nostro
mondo
storico
.
Quanto
al
romanzo
ottocentesco
,
si
può
ben
dire
che
la
sua
grandezza
fu
tutta
in
funzione
della
sua
fondamentale
impurità
;
né
in
quel
secolo
il
realismo
,
da
quello
sanguigno
e
retorico
dello
Zola
a
quello
musicale
e
filtratissimo
di
Turgheniev
,
è
stato
mai
un
ostacolo
a
narratori
di
genio
.
Gli
scrittori
d
'
oggi
non
credono
più
(
ed
è
peccato
)
che
si
possa
cominciare
un
racconto
con
la
formula
consacrata
:
«
Il
12
luglio
19
...
una
vettura
a
cavalli
che
...
»
;
non
ammettono
più
che
si
possano
descrivere
personaggi
come
gente
di
conoscenza
,
Pensano
che
delle
figure
umane
importino
solo
i
tics
e
i
pruriti
,
sono
persuasi
che
non
interessa
l
'
azione
ma
i
bassifondi
dell
'
azione
,
non
l
'
ambiente
ma
i
riflessi
dell
'
ambiente
(
spesso
di
maniera
)
in
una
fantasia
(
spesso
negata
al
senso
dell
'
osservazione
)
.
Tutto
ciò
può
chiamarsi
lirismo
?
Sarebbe
facile
essere
poeti
,
in
questo
caso
.
Ma
si
dimentica
che
l
'
arte
destinata
a
restare
ha
l
'
aspetto
di
una
verità
di
natura
,
non
di
una
scoperta
sperimentale
escogitata
a
freddo
.
V
'
è
,
del
resto
,
una
riprova
,
un
modo
infallibile
di
risolvere
la
questione
:
quello
di
ricorrere
alla
propria
esperienza
diretta
.
Si
presentano
nella
vita
di
chi
ha
vissuto
abbastanza
a
lungo
situazioni
gravi
,
casi
veramente
«
di
emergenza
»
,
nei
quali
tutto
sembra
rovinare
e
la
vita
pare
legata
a
un
filo
molto
sottile
.
È
facile
immaginare
quanti
di
noi
hanno
conosciuto
ore
simili
negli
ultimi
anni
,
quanti
di
noi
hanno
attraversato
giorni
e
mesi
durante
i
quali
,
non
reggendo
a
letture
più
gravi
,
si
sono
rivolti
ai
libri
di
uno
scaffale
per
cercare
in
un
libro
un
lume
o
un
aiuto
o
anche
una
semplice
distrazione
non
indegna
o
vana
.
Ebbene
,
solo
i
libri
che
nei
tempi
più
duri
resistono
e
assistono
come
compagni
fedeli
,
solo
questi
sono
i
libri
d
'
arte
narrativa
che
superano
davvero
le
contingenze
dell
'
estetica
e
il
vaniloquio
delle
tendenze
.
State
certi
,
amici
che
come
me
siete
scampati
dal
diluvio
,
se
l
'
ora
del
pianto
e
dello
stridor
di
denti
dovesse
tornare
per
noi
,
la
vostra
mano
non
si
alzerà
per
tirar
giù
dal
loro
scomparto
i
libri
di
A
.
o
di
Z
.
e
neppure
la
storia
di
Mistress
Dalloway
,
né
tanto
meno
l
'
ultimo
dramma
esistenzialista
che
vi
ha
mandato
il
vostro
libraio
;
ma
prenderà
,
come
ho
fatto
io
per
qualche
mese
,
Dimitri
Rùdin
e
Dominique
,
Alberi
Savarus
e
Lokis
;
e
sceglierà
senza
esitare
la
vita
,
perché
per
l
'
uomo
posto
di
fronte
al
nulla
o
all
'
eterno
non
esiste
,
non
è
pensabile
che
una
sola
possibilità
,
tangibile
,
evidente
,
infinitamente
cara
quanto
più
è
prossima
a
sfuggire
:
la
vita
di
quaggiù
,
la
vita
stessa
che
abbiamo
visto
,
conosciuto
e
toccato
con
le
mani
fin
dai
primi
anni
dell
'
infanzia
.
StampaQuotidiana ,
1
settembre
.
Uno
dei
tratti
caratteristici
della
guerra
franco
-
tedesca
è
la
mancanza
di
avvenimenti
che
costituiscano
,
per
così
dire
,
punti
di
riferimento
.
Non
vi
sono
state
,
o
almeno
non
sappiamo
che
vi
siano
state
,
grandi
battaglie
,
finite
con
una
netta
decisione
,
le
quali
abbiano
segnato
i
varii
periodi
dell
'
azione
complessiva
.
Dal
primo
scontro
di
pattuglie
alla
frontiera
,
all
'
inizio
delle
ostilità
,
si
può
dire
che
la
lotta
sia
continuata
,
con
maggiore
o
con
minore
intensità
,
piuttosto
a
nord
che
a
sud
o
viceversa
,
ma
senza
interruzione
.
Si
è
resa
così
assai
difficile
l
'
osservazione
dell
'
andamento
della
guerra
;
poiché
l
'
azione
,
procedendo
per
lenti
gradi
,
riusciva
difficilmente
percepibile
.
Sembrava
che
tutti
i
giorni
si
assomigliassero
,
e
questo
invece
non
era
:
e
,
per
passaggi
quasi
inavvertiti
,
la
situazione
,
dopo
qualche
tempo
,
diventava
del
tutto
diversa
dalla
precedente
.
Ma
ormai
la
marcia
della
destra
tedesca
ha
portato
le
avanguardie
imperiali
a
Compiègne
,
a
circa
60
chilometri
da
Parigi
:
e
la
minaccia
esercitata
sulla
capitale
francese
è
un
richiamo
troppo
energico
perché
la
nostra
attenzione
possa
essere
ancora
stornata
da
altri
fatti
.
Si
è
formata
nel
teatro
occidentale
delle
operazioni
una
situazione
nuova
ed
importante
,
che
merita
un
accurato
esame
.
I
tedeschi
hanno
,
fino
a
qualche
giorno
fa
,
svolto
il
piano
di
operazione
che
consiste
nel
tener
fermo
saldamente
col
centro
e
con
la
sinistra
(
sud
)
,
per
esercitare
tutto
lo
sforzo
in
avanti
con
la
destra
(
nord
)
.
Questo
piano
ha
prodotto
buoni
,
;
risultati
,
perché
la
destra
tedesca
,
dopo
aver
vinto
la
resistenza
del
Belgio
,
ha
invaso
la
Francia
,
ed
oggi
si
trova
,
come
abbiamo
detto
,
con
le
avanguardie
a
Compiègne
.
Ma
se
la
destra
si
è
così
inoltrata
verso
ovest
,
altri
corpi
,
costituenti
pure
l
'
esercito
invasore
del
Belgio
e
del
Lussemburgo
,
a
quanto
pare
non
hanno
progredito
altrettanto
.
L
'
ultimo
comunicato
ufficiale
(
francese
)
ci
dice
che
nella
regione
compresa
fra
Launois
,
Signy
e
Novion
Porcien
,
ad
ovest
di
Sedan
,
le
truppe
tedesche
incontrano
forti
resistenze
nelle
francesi
loro
contrapposte
.
Né
si
sa
che
cosa
facciano
e
a
che
punto
siano
gli
eserciti
che
scendevano
da
Stenay
e
da
Longwy
:
a
meno
che
non
concorrano
a
combattere
contro
i
francesi
di
Launois
.
Che
cosa
si
deve
pensare
dell
'
avanzata
così
risoluta
della
estrema
destra
tedesca
?
(
Non
comprendiamo
in
questa
,
si
capisce
bene
,
i
distaccamenti
di
copertura
,
che
debbono
essere
stati
sicuramente
lasciati
contro
i
belgi
e
gli
inglesi
)
.
Non
è
essa
alquanto
pericolosa
?
Incanalarsi
nella
valle
dell
'
Oise
quando
sul
fianco
sinistro
,
se
pur
cadrà
presto
La
Fère
,
rimarranno
le
fortezze
di
Laon
e
di
Reims
,
con
le
truppe
mobili
ad
esse
appoggiate
,
non
è
imprudente
?
E
che
effetto
potrà
avere
(
se
si
toglie
l
'
effetto
morale
,
da
tenersi
in
grandissimo
conto
,
è
vero
)
giungere
al
campo
trincerato
di
Parigi
senza
le
forze
unite
?
La
destra
tedesca
,
insomma
,
non
avanza
un
po
'
troppo
?
Sì
,
o
almeno
pare
:
e
pare
che
essa
dovrebbe
ormai
alquanto
arrestarsi
per
attendere
che
il
resto
dell
'
esercito
tedesco
,
quello
sboccato
da
Mézières
,
Sedan
,
Stenay
e
Longwy
,
fosse
più
innanzi
,
pronto
a
contenere
le
forze
francesi
che
eventualmente
provenissero
da
Verdun
,
da
Reims
e
da
Laon
.
Ma
alcune
considerazioni
possono
alquanto
modificare
questo
giudizio
.
Potrebbe
darsi
che
i
tedeschi
fossero
già
di
fronte
a
queste
ultime
città
,
e
che
le
truppe
francesi
,
le
quali
ieri
si
battevano
nella
regione
compresa
fra
Launois
,
Signy
,
Novion
fossero
truppe
tagliate
fuori
dal
grosso
,
che
si
difendessero
fino
all
'
ultimo
.
Potrebbe
darsi
,
cosa
assai
più
importante
,
che
l
'
esercito
francese
fosse
molto
scosso
e
tale
da
non
costituire
più
una
minaccia
senza
riparo
,
anche
se
il
movimento
tedesco
fosse
alquanto
ardito
.
Potrebbe
darsi
infine
un
terzo
caso
che
mutando
quasi
completamente
i
valori
dei
varii
settori
dell
'
immenso
campo
di
battaglia
,
diminuisse
per
i
tedeschi
il
pericolo
di
avanzare
così
rapidamente
nel
settentrione
della
Francia
.
Di
questo
terzo
caso
vogliamo
oggi
più
particolarmente
parlare
.
Dai
primi
giorni
della
guerra
molti
si
sono
domandati
come
fosse
possibile
che
i
francesi
non
si
avvedessero
della
mossa
tedesca
del
nord
e
non
contrapponessero
alle
truppe
,
che
andavano
a
mano
a
mano
ingrossando
nel
Belgio
e
nel
Lussemburgo
,
forze
uguali
.
Altri
hanno
giudicata
più
pericolosa
che
utile
l
'
offensiva
francese
in
Alsazia
,
e
non
sono
riusciti
a
comprendere
bene
il
motivo
di
essa
.
Altri
infine
nell
'
ondeggiare
dell
'
azione
francese
hanno
creduto
di
ravvisare
la
mancanza
di
un
preciso
disegno
di
guerra
,
e
di
ciò
hanno
provato
meraviglia
.
La
relativa
debolezza
in
cui
i
francesi
hanno
lasciato
la
parte
settentrionale
della
loro
fronte
,
la
pertinacia
con
la
quale
,
invece
,
hanno
combattuto
e
combattono
in
Lorena
,
la
prima
e
la
seconda
avanzata
in
Alsazia
,
possono
forse
essere
ora
spiegate
.
Ma
per
ciò
fare
bisogna
scomporre
l
'
azione
francese
in
due
fasi
.
Nella
prima
è
sembrato
che
essi
abbiano
voluto
attuare
questo
concetto
:
conquistare
l
'
Alsazia
,
per
giungere
rapidamente
all
'
altezza
di
Strasburgo
,
ed
essere
sicuri
sulla
destra
;
poi
,
aiutati
da
questa
mossa
,
puntare
fortemente
fra
Metz
e
Strasburgo
,
per
dirigersi
verso
il
Meno
.
Disturbati
nell
'
esecuzione
dalla
resistenza
diretta
tedesca
e
dall
'
ingigantire
della
minaccia
del
Belgio
,
i
francesi
titubarono
però
nell
'
applicazione
del
piano
,
e
dall
'
offensiva
passarono
ad
una
slegata
e
debole
difensiva
,
svolta
con
truppe
trasportate
in
fretta
a
nord
.
Qui
seguirono
infatti
parecchie
giornate
di
battaglia
,
sfortunate
per
loro
.
La
loro
azione
parve
dipendere
da
questi
due
elementi
,
che
fanno
parte
della
costituzione
normale
della
Francia
:
Parigi
importantissima
capitale
del
paese
,
e
l
'
esercito
saldo
e
forte
.
Ma
riuscita
inutile
la
parata
all
'
avanzata
tedesca
a
nord
,
mutate
le
condizioni
del
paese
e
dell
'
esercito
,
si
direbbe
che
i
francesi
,
in
questi
ultimi
giorni
,
siano
tornati
al
concetto
antico
:
e
,
difendendosi
appena
a
settentrione
,
tentino
ancora
la
fortuna
in
Lorena
,
per
rompere
il
centro
nemico
.
In
Lorena
.
,
infatti
,
«
l
'
avanzata
delle
forze
francesi
si
è
accentuata
»
e
pare
che
là
«
sia
stata
occupata
la
linea
di
montagna
,
mentre
l
'
ala
destra
francese
avanza
»
(
comunicato
ufficiale
francese
)
.
La
minaccia
che
i
francesi
porterebbero
sulle
retrovie
tedesche
sarebbe
molto
seria
,
ora
che
gran
parte
dell
'
esercito
tedesco
è
inoltrato
in
Francia
e
si
assottiglia
a
mano
a
mano
che
procede
,
se
avesse
per
sé
alcuni
elementi
,
elle
non
ha
.
Prima
di
tutto
,
essa
avrebbe
dovuto
essere
compiuta
come
mossa
aggressiva
,
e
non
controffensiva
,
perché
soltanto
nel
primo
caso
avrebbe
portato
innanzi
truppe
di
animo
saldo
,
ed
avrebbe
agito
contro
un
nemico
impreparato
.
In
secondo
luogo
,
avrebbe
dovuto
manifestarsi
quando
tutta
la
linea
francese
non
subiva
ancora
la
pressione
della
tedesca
:
adesso
,
anche
se
le
truppe
del
centro
in
Lorena
riuscissero
ad
avanzare
vittoriosamente
ad
oriente
,
procederebbero
sole
e
indifese
sui
fianchi
,
perché
le
ali
sono
premute
dall
'
avversaario
.
In
terzo
luogo
un
'
avanzata
fra
due
campi
trincerati
come
Metz
e
Strasburgo
è
assai
imprudente
,
se
almeno
non
si
investono
con
distaccamenti
molto
forti
:
e
allora
si
indebolisce
sempre
più
il
nucleo
che
attualmente
potrebbe
marciare
contro
la
Germania
.
Ma
l
'
insistenza
dell
'
offensiva
francese
nella
Lorena
può
essere
indizio
di
un
probabile
nuovo
indirizzo
di
guerra
:
e
allora
diventa
importantissima
.
È
bene
ricordare
che
i
francesi
hanno
qualche
volta
dichiarato
che
sono
disposti
ad
abbandonare
Parigi
;
ed
è
bene
ricordare
che
il
centro
difensivo
della
Francia
non
è
la
capitale
,
ma
prima
il
Morvan
,
poi
la
Loira
ed
il
paese
ad
ovest
del
fiume
.
Parigi
non
è
che
il
centro
morale
,
più
pericoloso
quasi
che
utile
perché
troppo
importante
e
nello
stesso
tempo
troppo
esposto
alle
offese
:
e
perciò
da
lasciare
a
sé
stesso
in
caso
di
bisogno
estremo
.
Premesso
ciò
,
ed
ammesso
che
la
base
delle
operazioni
diventi
la
Francia
centrale
.
tutta
la
condotta
della
guerra
cambia
.
Una
offensiva
delle
truppe
della
Lorena
e
dell
'
Alsazia
procede
nella
giusta
direzione
,
andando
da
ovest
ad
est
,
e
non
è
affatto
esiziale
,
in
caso
disgraziato
,
perché
viene
respinta
sulla
sua
base
naturale
.
Se
il
ridotto
delle
truppe
combattenti
è
il
centro
della
Francia
;
se
si
rinuncia
a
difendere
ad
ogni
costo
e
prima
di
tutto
Parigi
;
se
si
sostiene
insomma
che
nell
'
esercito
,
e
non
in
un
obiettivo
territoriale
,
sta
la
salute
della
nazione
,
la
minaccia
delle
truppe
tedesche
marcianti
per
la
Somme
,
per
l
'
Oise
e
per
l
'
Aisne
diventa
minore
.
I
francesi
avrebbero
fatto
così
dinanzi
ai
tedeschi
quel
mutamento
di
pezzi
che
si
fa
nel
giuoco
degli
scacchi
,
quando
il
re
è
minacciato
troppo
fortemente
;
ed
avrebbero
sostituito
a
Parigi
la
restante
Francia
,
come
si
sostituisce
la
torre
al
re
.
Con
questo
nuovo
indirizzo
,
elle
favorirebbe
specialmente
la
difensiva
,
si
spiegherebbe
l
'
inazione
degli
inglesi
e
dei
belgi
.
Quanto
stanno
facendo
da
qualche
giorno
i
tedeschi
,
costituendo
una
importante
variante
del
primo
piano
d
'
operazioni
,
sembra
confermare
il
nostro
pensiero
sulle
operazioni
francesi
.
Si
direbbe
che
i
tedeschi
da
parte
loro
abbiano
risposto
al
cambiamento
francese
,
con
l
'
attacco
portato
risolutamente
da
qualche
giorno
contro
il
Sundgau
e
Belfort
.
È
ancora
troppo
presto
per
dire
che
esso
miri
a
penetrare
rapidamente
proprio
nel
Morvan
,
per
prevenire
e
fiaccare
ogni
resistenza
francese
.
Ma
se
anche
questo
non
è
precisamente
,
o
almeno
non
è
l
'
obiettivo
d
'
oggi
,
l
'
avanzata
tedesca
per
la
depressione
di
Belfort
lenta
indiscutibilmente
di
girare
la
difesa
francese
da
sud
,
perché
questa
difesa
si
è
fatta
importuna
.
I
tedeschi
si
debbono
essere
accorti
che
è
relativamente
diminuita
la
importanza
del
settore
settentrionale
delle
operazioni
,
ed
è
aumentata
quella
del
settore
meridionale
.
E
siccome
hanno
necessità
di
vincere
presto
,
cercano
di
introdursi
nel
cuore
della
Francia
,
per
obbligare
sicuramente
i
francesi
della
Lorena
a
retrocedere
.
I
francesi
possono
rimanere
di
fronte
alla
Lorena
e
magari
avanzare
,
se
sono
minacciati
soltanto
a
nord
:
non
possono
più
starvi
se
il
cerchio
si
chiude
anche
a
sud
.
La
marcia
,
annunziata
dai
comunicati
francesi
,
di
nuove
forze
repubblicane
verso
l
'
Alsazia
,
sarebbe
allora
conseguenza
della
mossa
tedesca
:
perché
,
senza
la
linea
dei
Vosgi
d
'
Alsazia
l
'
esercito
centrale
francese
non
può
sostenersi
di
fronte
a
Metz
e
a
Strasburgo
.
L
'
avanzata
tedesca
nel
Belgio
,
non
potuta
o
non
voluta
fermare
dai
francesi
,
può
quindi
aver
prodotto
un
mutamento
di
valori
in
tutti
gli
elementi
mobili
e
territoriali
della
guerra
franco
-
tedesca
.
Se
Parigi
non
deve
essere
difesa
ad
ogni
costo
si
può
capire
la
scarsa
azione
delle
truppe
nelle
valli
della
Somme
,
dell
'
Oise
,
dell
'
Aisne
.
Subentrato
come
ridotto
della
Francia
il
Morvan
e
il
paese
limitrofo
,
si
comprendono
invece
la
pertinacia
delle
operazioni
francesi
in
Lorena
e
la
nuova
azione
tedesca
in
Alsazia
.
I
francesi
,
dovendo
guadagnar
tempo
,
hanno
spostato
il
centro
della
resistenza
e
le
truppe
verso
sudovest
;
i
tedeschi
,
dovendo
impedire
ciò
,
pur
avanzando
a
settentrione
,
vengono
adesso
a
battere
alla
porta
dell
'
Alsazia
per
ferire
nel
nuovo
punto
vitale
l
'
avversario
.
StampaQuotidiana ,
Eccomi
giunto
a
casa
.
Fuori
fa
freddo
ma
qui
la
stufa
tira
a
meraviglia
e
la
vecchia
poltrona
e
le
pantofole
felpate
«
fonczionano
»
,
come
diceva
Pound
dei
suoi
più
astrusi
Cantos
.
Potrei
cominciare
subito
a
scrivere
la
prima
di
quelle
Lettres
à
l
'
Amazone
che
Clizia
dice
di
attendersi
da
me
.
Proprio
per
questo
,
stasera
,
ho
disseminato
gli
amici
per
la
strada
.
Li
ho
lasciati
ai
fatti
loro
.
Affronteranno
altre
ore
di
pioggia
vento
e
pillacchere
per
divertirsi
.
Non
so
se
vivevo
così
ai
miei
bei
tempi
.
Non
me
ne
ricordo
ma
ne
dubito
.
Dubito
assai
che
i
veri
gaudenti
siano
coloro
che
si
divertono
«
pazzamente
,
disperatamente
»
,
secondo
il
modello
del
poeta
palazzeschiano
.
Sono
esseri
spinti
alla
vita
intensa
da
una
accettazione
troppo
miope
,
troppo
immediata
della
nostra
vicenda
quotidiana
.
Non
si
meravigliano
di
nulla
,
e
siccome
la
meraviglia
è
il
fine
di
tutti
gli
uomini
,
poeti
o
no
,
sono
indotti
a
cercare
chissà
dove
il
brivido
,
il
thrill
.
Gente
che
si
chiede
sempre
come
impiegare
il
tempo
,
gente
eternamente
in
lotta
con
la
noia
.
Dolore
autentico
,
nel
senso
antico
,
e
non
il
moderno
spleen
dev
'
essere
la
loro
noia
;
incapacità
di
sopportarsi
,
non
perché
si
trovino
di
fronte
a
un
loro
odioso
altea
.
ego
,
ma
perché
posti
in
faccia
al
nulla
assoluto
.
Se
io
sono
fabbricato
diversamente
dovrei
dunque
ritenermi
portatore
o
meglio
depositario
(
non
è
merito
mio
)
di
una
interessante
«
personalità
»
.
Lo
scrivo
tra
virgolette
:
è
meno
impegnativo
,
è
qualcosa
che
tu
hai
studiato
a
scuola
,
Clizia
,
e
che
da
noi
si
trascura
.
Ciò
non
vuoi
dire
,
d
'
altronde
,
che
quando
sono
lasciato
solo
con
me
stesso
io
non
abbia
forti
tentazioni
da
cui
difendermi
.
Non
è
così
?
Sono
mesi
che
dico
:
debbo
lavorare
,
stasera
,
c
mi
trascino
a
casa
con
la
fretta
di
chi
è
atteso
da
urgenti
affari
.
Ma
poi
mi
affondo
qui
,
faccio
scorrere
l
'
ago
della
radio
in
sue
in
giù
e
non
vado
oltre
la
solita
sorpresa
di
sentirmi
vivo
,
Diogene
in
una
bottetermoforo
,
vicino
a
una
piccola
scatola
luminosa
e
parlante
,
io
in
questa
città
e
non
in
un
'
altra
,
io
e
non
un
altro
...
chissà
perché
.
Eppure
non
sono
solo
,
ho
a
portata
di
mano
gli
amici
che
posso
scegliermi
da
me
,
non
quelli
che
vorrebbe
impormi
la
mia
esistenza
spicciola
,
fenomenica
.
Ho
nello
scaffale
i
classici
,
gli
amici
che
non
tradiscono
,
se
muovo
un
dito
sul
quadrante
posso
far
spicciare
vicino
a
me
le
sorgenti
della
musica
e
dell
'
eloquenza
.
Non
sono
un
Diogene
,
sono
un
pitagorico
autentico
,
un
uomo
che
parla
con
le
Sfere
...
Già
,
è
facile
a
dirsi
.
Ma
appartiene
alle
sfere
superne
anche
l
'
annunciatrice
di
radio
-
Andorra
,
la
silfide
che
mi
trasporta
sulle
vertiginose
montagne
russe
(
altro
che
Pirenei
!
)
del
suo
volubile
,
melodioso
scilinguagnolo
di
usignolo
moderno
?
«
Thou
wert
not
made
for
death
,
immortal
bird
!
»
E
perché
no
!
Ogni
epoca
incarna
a
modo
suo
il
proprio
ideale
di
puro
suono
,
di
assoluta
,
oggettiva
felicità
vocale
.
E
ogni
tempo
ha
la
sua
musica
,
basta
saperla
riconoscere
.
Non
sempre
la
si
trova
dove
si
vorrebbe
.
Poco
fa
ho
spostato
l
'
ago
verso
le
spiagge
di
Peter
Grimes
,
la
fortunata
novità
inglese
,
e
il
primo
guaio
era
che
si
capivano
troppo
le
parole
.
Non
dico
che
fossero
brutte
parole
ma
il
fatto
è
che
la
voce
umana
sembra
uno
strumento
musicale
insuperabile
solo
nel
caso
che
le
parole
restino
un
mero
fantasma
sonoro
.
Chi
ha
inventato
la
bubbola
del
«
recitar
cantando
»
?
Meravigliose
di
suono
devono
essere
anche
certe
sillabe
di
Maddalena
,
nel
Rigoletto
,
per
chi
non
sappia
decifrare
una
mostruosità
come
«
Ah
ah
,
rido
ben
di
cuore
/
ché
tai
baje
costan
poco
...
»
.
Non
dico
che
i
musicisti
dovrebbero
servirsi
solo
di
una
lingua
morta
,
come
il
latino
,
o
di
parole
in
libertà
.
È
opportuno
che
un
creatore
creda
in
ciò
che
scrive
e
si
valga
di
vocaboli
che
legano
insieme
c
che
danno
un
senso
.
Suonano
le
dieci
e
fuori
il
vento
soffia
impetuoso
.
È
un
po
'
ridicola
l
'
attrazione
di
quest
'
ago
anche
su
chi
ha
sottomano
le
più
squisite
novità
letterarie
:
Il
bel
Paese
dello
Stoppani
con
la
retta
accentazione
toscana
,
a
cura
di
Policarpo
Petrocchi
da
Cireglio
;
La
capanna
dello
zio
Tom
che
non
rileggo
da
allora
o
gli
irresistibili
Chouans
di
Balzac
,
mia
imperdonabile
lacuna
.
Ma
anche
i
libri
sono
come
gli
amici
:
si
vorrebbero
soprattutto
quelli
che
non
si
hanno
a
disposizione
.
Dov
'
è
il
Libro
di
Enoch
?
Dove
sono
le
memorie
di
Burton
e
di
Grant
che
prestai
trent
'
anni
fa
a
un
oculista
genovese
?
È
un
errore
tener
con
sé
molti
volumi
.
Nelle
case
della
città
futura
non
ci
sarà
spazio
per
scaffali
ma
ognuno
potrà
ricevere
per
posta
pneumatica
a
domicilio
,
come
il
petit
bleu
del
processo
Dreyfus
,
il
libro
che
gli
occorre
in
quel
momento
.
A
dire
il
vero
,
se
debbo
credere
alle
previsioni
del
signor
Ellery
Reeves
,
autore
di
una
Anatomia
della
pace
,
una
città
futura
non
esisterà
neppure
,
a
meno
che
gli
uomini
di
buona
volontà
sparsi
per
il
mondo
non
riescano
a
riunire
i
loro
sforzi
,
e
da
ultimo
le
loro
Nazioni
,
in
una
grande
supernazione
di
uomini
liberi
:
liberi
non
solo
dal
bisogno
,
ma
anche
dalle
follie
di
chi
vorrebbe
asservirli
per
liberarli
dal
bisogno
o
di
chi
cerca
di
impedire
con
lo
sterminio
questa
coatta
«
liberazione
»
.
Due
anni
fa
l
'
asticciola
della
radio
divideva
in
due
parti
la
Penisola
,
anzi
tutto
il
mondo
civile
:
da
una
la
verità
,
dall
'
altra
l
'
errore
(
reversibili
,
purtroppo
,
ma
non
per
i
galantuomini
)
.
Oggi
diversi
accenti
e
orribili
favelle
prorompono
da
ogni
luogo
e
l
'
immagine
della
città
futura
non
si
presenta
lieta
.
Te
ne
parlerò
nella
mia
prossima
lettera
,
Clizia
,
domani
stesso
.
Buona
notte
.
StampaQuotidiana ,
La
metafora
del
«
palazzo
»
usata
sempre
più
frequentemente
nel
linguaggio
politico
corrente
,
per
indicare
,
con
intenzione
non
benevola
,
coloro
che
ci
governano
,
richiama
,
per
contrapposizione
,
l
'
analoga
metafora
della
«
piazza
»
,
di
cui
ci
si
serve
,
con
intenzione
parimenti
non
benevola
,
per
indicare
la
moltitudine
di
coloro
che
stanno
fuori
(
in
basso
)
e
non
hanno
altro
potere
che
quello
di
protestare
o
di
applaudire
:
«
analoga
»
,
perché
connota
un
insieme
di
persone
mediante
il
luogo
in
cui
si
trovano
,
come
«
casa
»
per
famiglia
,
«
caserma
»
per
truppa
,
«
castello
»
per
signore
,
«
reggia
»
per
monarca
,
e
,
passando
dal
nome
astratto
al
nome
proprio
,
«
Farnesina
»
per
corpo
diplomatico
italiano
.
A
commento
della
manifestazione
romana
del
marzo
scorso
,
promossa
da
un
sindacato
contro
una
minacciata
riduzione
della
scala
mobile
,
il
«
Corriere
della
Sera
»
intitolò
un
suo
articolo
Il
Parlamento
e
la
«
piazza
»
.
Recentemente
sulla
«
Stampa
»
il
titolo
annunciava
Studenti
in
«
piazza
»
e
nel
sottotitolo
si
leggeva
:
Palazzo
Chigi
risponde
in
tono
pacato
.
Ancor
più
recentemente
«
La
Repubblica
»
ha
dato
l
'
annuncio
che
Carniti
sarebbe
diventato
presidente
della
Rai
in
questo
modo
:
Entra
nel
Palazzo
un
uomo
di
«
piazza
»
.
Per
quanto
la
reiterazione
della
contrapposizione
sia
di
questi
ultimi
anni
(
e
chi
sa
quanti
altri
esempi
se
ne
potrebbero
dare
)
,
dovuta
a
una
celebre
invettiva
di
Pasolini
,
l
'
antitesi
«
palazzo
-
piazza
»
è
antica
e
appartiene
al
linguaggio
politico
tradizionale
.
In
un
articolo
del
primo
fascicolo
della
bella
rivista
dell
'
Istituto
italiano
di
cultura
a
Parigi
,
uscita
in
questi
giorni
col
titolo
«50
,
rue
de
Varenne
»
,
tutto
dedicato
al
tema
della
«
piazza
»
(
anche
se
prevalentemente
dal
punto
di
vista
architettonico
e
quindi
non
nel
suo
significato
metaforico
)
,
mi
cade
sottocchio
un
brano
di
uno
dei
Ricordi
di
Guicciardini
,
in
cui
si
legge
:
«
...
e
spesso
tra
il
palazzo
e
la
piazza
è
una
nebbia
sì
folta
o
un
muro
sì
grosso
che
...
tanto
sa
el
popolo
di
quello
che
fa
chi
governa
o
della
ragione
perché
lo
fa
,
quanto
delle
cose
che
si
fanno
in
India
»
.
Se
una
ricerca
su
questa
contrapposizione
,
soprattutto
sull
'
uso
di
«
piazza
»
nel
suo
significato
politico
,
non
fosse
ancora
stata
fatta
(
ma
non
si
sa
mai
)
,
varrebbe
la
pena
che
un
giovane
volenteroso
vi
si
accingesse
.
Intanto
non
mi
sembra
inopportuna
qualche
osservazione
generale
.
«
Piazza
»
è
uno
di
quei
tanti
termini
che
,
nati
nel
linguaggio
comune
,
diventati
sempre
più
popolari
attraverso
il
linguaggio
dei
giornali
,
possono
offrire
un
interessante
e
nuovo
campo
d
'
indagine
anche
allo
studioso
.
Nelle
espressioni
più
correnti
,
«
manifestazione
o
dimostrazione
di
piazza
»
,
«
scendere
o
andare
in
piazza
»
,
«
fare
appello
alla
piazza
»
,
o
addirittura
proverbiali
,
come
«
pane
in
piazza
e
giustizia
in
palazzo
»
,
la
parola
sta
a
indicare
una
moltitudine
di
persone
che
si
riuniscono
spontaneamente
e
volontariamente
,
o
vengono
convocate
da
chi
ha
voce
per
farsi
ubbidire
,
allo
scopo
di
manifestare
,
secondo
un
diverso
grado
d
'
intensità
,
uno
stato
d
'
animo
,
un
'
opinione
,
una
volontà
politica
,
che
possono
essere
tanto
di
protesta
,
come
avviene
di
solito
nei
regimi
democratici
,
in
cui
uno
dei
diritti
costituzionalmente
garantiti
è
il
diritto
di
riunione
in
pubblico
e
di
libera
manifestazione
del
proprio
pensiero
anche
attraverso
il
mezzo
della
riunione
pacifica
,
quanto
di
consenso
,
com
'
è
avvenuto
nel
nostro
paese
con
le
famose
«
adunate
»
fasciste
di
piazza
Venezia
,
dove
la
moltitudine
vi
confluiva
,
in
parte
di
propria
volontà
,
in
parte
perché
inquadrata
nelle
organizzazioni
di
massa
del
regime
.
Le
due
maggiori
caratteristiche
che
servono
a
definire
la
«
piazza
»
come
fenomeno
politico
sono
,
da
un
lato
,
la
partecipazione
(
o
la
mobilitazione
secondo
i
casi
)
di
un
numero
molto
alto
di
persone
,
e
,
dall
'
altro
,
il
luogo
aperto
della
riunione
.
Sulla
base
di
questi
due
elementi
la
«
piazza
»
si
distingue
da
altre
sedi
di
riunione
a
scopo
di
protesta
o
di
discussione
politica
,
più
ristrette
e
meno
aperte
,
come
il
salotto
o
il
caffè
,
l
'
uno
privato
,
l
'
altro
semipubblico
,
di
cui
soltanto
si
può
disporre
là
dove
le
libertà
civili
non
sono
riconosciute
.
A
differenza
dei
luoghi
dove
si
possono
riunire
soltanto
poche
persone
e
al
chiuso
,
la
«
piazza
»
non
è
sede
di
discussione
,
dove
si
vada
per
dibattere
un
problema
e
decidere
di
conseguenza
.
Coloro
che
vi
confluiscono
lo
fanno
perché
hanno
uno
scopo
comune
,
in
qualche
modo
già
prestabilito
.
Ascoltano
gli
oratori
di
parte
se
si
tratta
di
una
protesta
,
di
una
petizione
,
di
una
rivendicazione
nei
riguardi
dei
signori
del
palazzo
;
oppure
pendono
dalle
labbra
del
grande
demagogo
,
che
fissa
le
mete
,
dà
ordini
,
indica
il
nemico
da
abbattere
negli
avversari
del
governo
,
e
acclamano
.
A
differenza
dell
'
agorà
classica
,
la
«
piazza
»
tanto
nei
regimi
autocratici
,
quanto
nei
regimi
di
democrazia
indiretta
o
rappresentativa
,
non
è
neppure
un
luogo
dove
si
prendano
decisioni
:
le
decisioni
che
contano
o
sono
già
prese
dagli
stessi
partecipanti
(
si
manifesta
perché
si
vuole
un
certo
provvedimento
o
si
contesta
un
provvedimento
già
preso
)
,
oppure
dallo
stesso
dittatore
(
e
la
folla
parla
per
monosillabi
:
«
Sì
»
,
«
No
»
,
«
A
noi
!
»
)
.
In
un
regime
di
democrazia
rappresentativa
,
che
è
quello
che
c
'
interessa
,
la
«
piazza
»
è
la
più
visibile
conseguenza
del
diritto
di
riunione
illimitato
rispetto
al
numero
delle
persone
che
possono
esercitarlo
insieme
e
contemporaneamente
.
Prima
dell
'
avvento
dei
regimi
democratici
la
facoltà
concessa
ai
cittadini
di
riunirsi
per
presentare
petizioni
era
riservata
a
gruppi
di
pochi
,
non
più
di
una
decina
.
Altrimenti
la
riunione
è
illecita
,
ed
è
vietata
come
«
assembramento
»
,
o
peggio
come
«
tumulto
»
,
nei
casi
estremi
come
«
sedizione
»
.
Non
c
'
è
più
esatta
descrizione
di
come
un
accorrere
di
gente
per
protesta
si
trasformi
in
tumulto
che
quella
offertaci
da
Manzoni
nel
capitolo
XII
dei
Promessi
sposi
in
cui
si
comincia
a
parlare
di
«
piazze
»
e
strade
che
«
brulicavano
di
uomini
,
trasportati
da
una
rabbia
comune
,
predominati
da
un
pensiero
comune
,
conoscenti
o
estranei
,
senza
essersi
dati
l
'
intesa
,
quasi
senza
avvedersene
,
come
gocciole
sparse
sullo
stesso
pendio
»
e
si
finisce
con
quel
«
trambusto
»
che
«
andava
sempre
crescendo
»
,
perché
«
tutti
coloro
che
gli
pizzicavan
le
mani
di
far
qualche
bell
'
impresa
,
correvan
là
,
dove
gli
amici
erano
i
più
forti
,
e
l
'
impunità
sicura
»
.
«
Palazzo
»
e
«
piazza
»
sono
due
espressioni
polemiche
per
designare
,
rispettivamente
,
i
governanti
e
i
governati
,
soprattutto
il
loro
rapporto
d
'
incomprensione
reciproca
,
di
estraneità
,
di
rivalità
,
ancora
oggi
,
come
nel
brano
sopracitato
di
Guicciardini
.
E
si
richiamano
a
vicenda
,
negativamente
:
vista
dal
palazzo
la
piazza
è
il
luogo
della
libertà
licenziosa
;
visto
dalla
piazza
il
palazzo
è
il
luogo
dell
'
arbitrio
del
potere
.
Se
cade
l
'
uno
è
destinato
a
cadere
anche
l
'
altro
.
StampaQuotidiana ,
9
settembre
.
Il
2
di
questo
settembre
,
essendo
giunto
l
'
esercito
tedesco
in
vicinanza
di
Parigi
,
dopo
aver
battuto
e
ricacciato
a
sud
i
corpi
d
'
esercito
francesi
inviati
a
soccorso
,
il
Governo
della
Repubblica
decideva
di
trasferirsi
a
Bordeaux
:
e
quasi
per
togliere
ogni
troppo
grande
importanza
alla
capitale
,
la
seconda
linea
fortificata
dell
'
assetto
difensivo
francese
,
La
Fère
,
Laon
,
Reims
,
veniva
ceduta
senza
combattimento
all
'
invasore
.
Con
questo
si
dichiarava
che
Parigi
,
campo
trincerato
,
non
era
più
il
fulcro
delle
operazioni
di
tutto
l
'
esercito
francese
.
Di
fronte
a
questo
cambiamento
dei
valori
della
resistenza
avversaria
,
l
'
esercito
tedesco
,
che
aveva
proceduto
rapidamente
da
est
ad
ovest
,
pareva
arrestarsi
nella
sua
marcia
.
Dei
cinque
eserciti
formanti
la
grande
ala
operante
,
i
due
esterni
,
quello
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
facevano
fronte
a
Parigi
,
lanciando
qualche
tentacolo
verso
occidente
:
gli
altri
,
quelli
di
von
Hausen
,
del
principe
del
Württemberg
e
del
Principe
ereditario
di
Germania
,
si
rivolgevano
a
sud
,
raccogliendosi
.
Ma
l
'
esercito
francese
prendeva
invece
l
'
iniziativa
delle
operazioni
.
Si
annunziava
prima
la
raccolta
di
molte
truppe
intorno
a
Parigi
;
poi
il
rinforzo
di
queste
truppe
con
elementi
estranei
,
non
ben
precisati
;
poi
l
'
attacco
contro
gli
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
.
Poiché
la
linea
di
difesa
dell
'
est
,
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
,
era
tenuta
ancora
dai
francesi
;
e
la
muraglia
del
sud
,
Langres
-
Digione
-
Besanzone
,
era
intatta
;
e
Parigi
veniva
fortemente
presidiata
da
nuove
truppe
combattenti
,
si
delineava
,
in
cospetto
dell
'
improvvisa
inazione
tedesca
,
un
disegno
di
operazioni
francese
.
L
'
esercito
tedesco
,
logorato
prima
da
un
nemico
che
si
era
strenuamente
difeso
,
veniva
a
poco
a
poco
attirato
in
una
via
senza
uscita
,
segnata
tutta
intorno
dalle
fortezze
;
e
l
'
esercito
attivo
francese
lo
coglieva
là
dentro
,
mentre
,
dubbioso
,
non
sapeva
più
quale
attacco
parare
prima
.
Ad
accrescere
il
pericolo
tedesco
si
annunziava
anche
lo
sbarco
di
due
corpi
d
'
esercito
russi
sulle
coste
della
Manica
o
del
mare
del
Nord
:
cioè
a
tergo
dei
tedeschi
.
Le
cose
si
erano
dunque
mutate
tanto
in
bene
per
i
francesi
e
tanto
in
male
per
i
tedeschi
?
E
questi
erano
addirittura
stati
costretti
,
come
la
stampa
francese
andava
e
va
dicendo
,
ad
arrestarsi
,
perché
ad
un
tratto
erano
mancati
loro
lo
scopo
e
le
forze
?
Esaminiamo
pacatamente
la
situazione
per
dedurre
quali
sono
i
nuovi
vantaggi
o
i
nuovi
pericoli
che
essa
presenta
ai
due
avversari
,
e
per
vedere
se
non
è
invece
un
nuovo
problema
che
la
situazione
stessa
ha
fatto
scaturire
,
il
quale
impone
per
un
momento
l
'
arresto
dei
tedeschi
e
permette
la
manifestazione
dell
'
offesa
francese
.
La
sosta
degli
eserciti
germanici
penetrati
in
Francia
è
perfettamente
logica
,
né
dimostra
nessun
dubbio
o
nessun
pentimento
.
A
mutate
situazioni
debbono
corrispondere
diverse
decisioni
:
e
,
con
la
mole
degli
eserciti
attuali
,
queste
decisioni
non
possono
essere
prese
e
fatte
eseguire
in
ventiquattro
ore
.
Se
prima
i
varii
eserciti
marciavano
direttamente
su
Parigi
,
facevano
ciò
perché
Parigi
era
la
capitale
della
Francia
e
perché
con
la
marcia
attiravano
a
sé
l
'
esercito
francese
che
battevano
.
Qualunque
cosa
si
voglia
dire
adesso
,
i
risultati
di
quel
disegno
sono
indiscutibili
:
non
solo
la
Francia
è
stata
invasa
e
le
linee
di
fortificazione
girate
;
ma
gli
inglesi
e
i
francesi
,
inviati
a
contrastare
l
'
avanzata
,
sono
stati
a
mano
a
mano
sconfitti
e
,
per
un
certo
tempo
,
disorganizzati
.
Buona
decisione
francese
,
di
fronte
ai
vantaggi
ottenuti
nel
settentrione
della
Francia
.
dai
tedeschi
,
fu
quella
di
portare
,
diciamo
così
,
il
centro
di
gravità
della
lotta
verso
sud
.
Poiché
era
impossibile
,
per
il
momento
,
arrestare
in
qualche
modo
l
'
invasione
,
era
utile
fare
il
vuoto
intorno
ad
essa
:
così
questa
avrebbe
avuto
subito
la
sensazione
di
non
procedere
più
verso
lo
scopo
principale
ed
avrebbe
risentito
lo
stupore
e
il
disagio
conseguenti
.
Parigi
non
era
più
la
capitale
;
La
Fère
,
Laon
,
Reims
non
importavano
affatto
per
la
difesa
francese
;
l
'
esercito
abbandonava
senza
lottare
quelle
lince
che
prima
aveva
dichiarato
di
voler
difendere
fermamente
;
contro
chi
dunque
movevano
i
tedeschi
?
I
tedeschi
avevano
mosso
contro
la
capitale
e
contro
l
'
esercito
avversario
.
Scomparsa
quella
,
dedotto
che
l
'
esercito
,
per
qualche
tempo
,
non
sarebbe
corso
più
a
battersi
ad
ogni
costo
per
soccorrerla
,
non
giudicarono
di
dover
insistere
nello
scopo
e
,
quindi
,
nella
direzione
di
prima
.
Non
si
capisce
molto
la
meraviglia
dei
francesi
nel
constatare
che
l
'
avversario
non
mirava
immediatamente
all
'
investimento
di
Parigi
.
Non
l
'
investimento
,
ma
l
'
attacco
di
parte
del
campo
trincerato
di
Parigi
è
,
possibile
,
e
può
darsi
che
venga
anche
fatto
in
seguito
.
Trascurando
l
intera
cinta
di
forti
per
attaccare
più
direttamente
uno
o
qualcuno
dei
settori
,
si
può
ottenere
con
l
'
artiglieria
pesante
tedesca
,
e
specialmente
con
i
mortai
da
120
,
un
buon
risultato
su
un
largo
tratto
,
che
obblighi
quell
'
esercito
che
è
nel
campo
trincerato
ad
accettare
battaglia
.
Ma
perché
doveva
oramai
tutto
l
'
esercito
attardarsi
a
Parigi
?
Per
perdere
tempo
contro
un
obiettivo
che
non
aveva
più
tutta
l
'
antica
importanza
?
Non
si
può
negare
che
,
fino
ad
oggi
,
il
Comando
tedesco
non
abbia
sempre
dimostrato
di
sapere
comprendere
quale
era
lo
scopo
vero
delle
operazioni
.
Bisogna
quindi
ammettere
,
fino
a
prova
contraria
,
che
la
sosta
dei
giorni
scorsi
dipenda
dalla
ben
netta
volontà
di
non
lasciarsi
fuorviare
da
brillanti
scopi
secondari
,
per
rimettersi
invece
alla
ricerca
della
nuova
mèta
e
della
nuova
maniera
di
raggiungerla
.
La
nuova
mèta
era
oramai
,
abbiamo
detto
,
l
'
esercito
francese
:
il
modo
di
raggiungerla
veniva
determinato
da
due
nuovi
fattori
.
Il
primo
di
questi
era
la
minaccia
che
si
andava
formando
sul
fianco
destro
tedesco
,
la
quale
imponeva
di
operare
rapidamente
contro
l
'
esercito
francese
.
Non
è
possibile
credere
che
il
Comando
tedesco
abbia
ignorato
completamente
l
'
ingrandirsi
del
pericolo
,
prodotto
da
truppe
raccoglientisi
ad
ovest
e
a
nord
della
sua
fronte
di
battaglia
.
Non
parliamo
dello
sbarco
di
forze
russe
,
che
non
costituirebbero
ancora
un
serio
pericolo
per
i
tedeschi
.
Non
si
tratterebbe
,
fino
ad
oggi
,
che
di
piccoli
corpi
;
e
lo
sbarco
non
può
provare
altro
che
l
'
Inghilterra
,
padrona
dei
mari
,
può
trasportare
truppe
,
munizioni
,
vettovaglie
come
dove
e
quando
vuole
,
in
modo
da
spostare
continuamente
i
centri
d
'
equilibrio
di
questa
guerra
.
Da
parte
sua
,
la
Russia
,
immenso
serbatoio
di
uomini
,
può
a
sua
volta
fornire
sempre
il
materiale
vivo
occorrente
.
Queste
due
grandi
Potenze
,
come
già
molte
volte
abbiamo
ripetuto
,
sono
le
arbitre
dello
svolgimento
di
questa
inumane
lotta
e
riserbano
a
tutti
(
forse
anche
reciprocamente
a
sé
stesse
)
molte
sorprese
.
Ma
tutto
ciò
già
sapevamo
;
e
,
al
punto
in
cui
sono
le
cose
,
è
ancora
verità
teorica
che
,
per
la
poca
partecipazione
presa
alla
lotta
dall
'
Inghilterra
e
dalla
Russia
,
non
ha
potuto
essere
in
nessun
snodo
attuata
praticamente
.
Ma
,
non
tenendo
conto
del
lontano
intervento
russo
,
l
'
esplorazione
aerea
,
la
cavalleria
e
le
avanguardie
di
fanteria
debbono
avere
informato
il
Comando
tedesco
di
un
mutamento
avvenuto
,
nei
primi
giorni
del
settembre
(
1
,
2
,
forse
3
settembre
)
,
nella
dislocazione
e
nella
forza
delle
truppe
alleate
,
raggruppate
a
nord
e
intorno
a
Parigi
.
Quelle
notizie
,
che
a
noi
sono
pervenute
con
qualche
giorno
di
ritardo
,
dell
'
esercito
del
generale
Pau
,
che
da
Belfort
era
stato
trasportato
prima
tra
Rouen
e
la
capitale
,
e
poi
nel
campo
trincerato
di
Parigi
,
dove
si
era
saldato
con
le
truppe
inglesi
,
devono
essere
state
conosciute
assai
prima
,
già
verso
il
3
del
mese
,
al
campo
tedesco
.
Ora
,
le
truppe
di
Parigi
evidentemente
non
potevano
essere
il
nucleo
principale
dell
'
esercito
francese
.
Non
era
possibile
supporre
che
tutta
la
cortina
difensiva
,
tutto
il
paese
compreso
tra
le
grandi
fortezze
,
fosse
stato
abbandonato
o
lasciato
con
scarso
presidio
.
Un
disegno
di
operazioni
francese
,
basato
sull
'
ipotesi
di
attirare
verso
sud
l
'
esercito
tedesco
,
per
schiacciarlo
quando
avesse
accettato
l
'
invito
,
poteva
essere
soltanto
ammesso
,
quando
tutte
le
truppe
francesi
,
fra
cui
l
'
avversario
si
andava
a
cacciare
,
avessero
resistito
all
'
urto
.
Se
un
lato
dell
'
imbuto
cedeva
il
disegno
falliva
.
Ma
,
come
erano
dislocate
,
quelle
truppe
costituivano
ugualmente
una
seria
minaccia
per
i
tedeschi
;
e
questi
dovevano
agire
prima
che
essa
diventasse
irrimediabile
.
Nel
riaccingersi
all
'
inseguimento
dell
'
esercito
principale
francese
,
un
problema
si
imponeva
però
subito
ai
tedeschi
,
costituendo
il
secondo
fattore
determinante
del
modo
di
condurre
l
'
offensiva
.
Col
volgere
a
sud
,
i
tedeschi
venivano
a
cambiare
di
fronte
.
Prima
procedevano
da
est
ad
ovest
:
e
le
truppe
combattenti
mascheravano
e
difendevano
le
retrovie
.
Ora
scendevano
da
nord
a
sud
,
e
il
paese
da
cui
traevano
la
vita
rimaneva
tutto
spostato
all
'
infuori
,
ad
oriente
.
Non
solo
:
ma
a
partire
da
un
certo
momento
(
dal
momento
in
cui
le
truppe
oltrepassavano
Verdun
)
fra
l
'
esercito
tedesco
e
la
madre
patria
si
veniva
a
porre
come
un
largo
coltello
tagliente
,
o
,
meglio
,
come
una
robusta
immobile
muraglia
,
la
cortina
difensiva
Verdun
,
Toul
,
Épinal
,
Belfort
.
Ora
,
se
le
truppe
di
Parigi
prendevano
di
fianco
i
tedeschi
,
se
questi
erano
attaccati
a
tergo
da
eventuali
sbarchi
,
e
.
sopra
tutto
,
se
la
diga
Verdun
,
Toul
,
Épinal
,
Belfort
resisteva
,
quale
via
di
scampo
sarebbe
rimasta
agli
invasori
,
in
caso
di
sfortuna
?
Questo
era
il
problema
che
si
presentava
ai
tedeschi
,
questo
era
il
nocciolo
della
questione
:
prima
di
attaccare
risolutamente
l
'
esercito
francese
,
bisognava
assicurarsi
della
cortina
difensiva
dell
'
est
,
perché
questa
non
impedisse
le
comunicazioni
dirette
con
la
Germania
da
ovest
ad
est
,
ora
che
diventavano
assai
più
difficili
quelle
per
il
nord
.
Ecco
,
a
parer
nostro
,
il
motivo
delle
ultime
operazioni
tedesche
.
Dei
cinque
eserciti
che
hanno
già
in
Francia
,
i
due
estremi
,
quelli
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
hanno
fatto
fronte
a
Parigi
e
trattengono
l
'
avversario
.
Ma
questa
azione
è
,
secondo
noi
,
secondaria
.
Non
esiste
la
grande
battaglia
di
Parigi
,
né
sulle
rive
del
grande
e
piccolo
Morin
si
sta
oggi
ricercando
,
da
parte
dei
tedeschi
,
la
soluzione
rapida
della
lotta
.
La
lotta
è
sostenuta
dagli
eserciti
di
von
Hausen
,
del
principe
del
Württemberg
e
specialmente
del
principe
ereditario
di
Germania
.
Essa
si
abbatte
con
violenza
contro
la
fortezza
di
Verdun
,
che
forma
lo
spigolo
,
il
taglio
del
cuneo
,
costituito
dall
'
esercito
francese
mobile
facente
parte
a
nord
con
la
diga
difensiva
:
e
vuole
romperlo
,
per
sgretolare
tutta
la
difesa
di
Francia
,
per
aver
modo
d
'
introdursi
per
la
breccia
nel
cuore
del
paese
.
È
necessario
per
l
'
esercito
tedesco
che
la
cortina
dell
'
est
cada
o
,
almeno
,
che
siano
battuti
gli
eserciti
elle
stanno
fra
essa
.
E
mentre
i
tre
eserciti
sono
ancora
all
'
altezza
di
Verdun
,
le
truppe
tedesche
del
principe
di
Baviera
e
di
von
Heeringen
,
in
Lorena
ed
in
Alsazia
,
tengono
impegnato
l
'
avversario
.
Ma
quando
gli
eserciti
del
nord
avranno
sufficientemente
avanzato
verso
mezzogiorno
,
in
modo
da
far
sentire
la
propria
azione
sul
rovescio
delle
truppe
francesi
che
ora
.
combattono
volte
ad
oriente
,
assai
probabilmente
gli
eserciti
del
principe
di
Baviera
e
di
von
Heeringen
si
porteranno
risolutamente
innanzi
,
per
schiacciare
tra
due
pressioni
l
'
avversario
.
La
presenza
di
Guglielmo
a
Metz
può
volere
appunto
significare
il
trasferimento
dello
sforzo
supremo
tedesco
dai
campi
dell
'
Isola
di
Francia
a
quelli
della
Lorena
.
Non
vogliamo
insistere
nelle
supposizioni
e
nelle
ipotesi
,
quasi
sempre
fallaci
:
ma
,
con
molta
probabilità
,
la
prossima
battaglia
della
Lorena
,
o
se
non
succederà
propriamente
in
questa
regione
,
quella
di
Verdun
,
sarà
la
decisiva
della
campagna
.
I
francesi
si
sono
resi
conto
di
ciò
che
vuol
dire
per
i
tedeschi
impadronirsi
della
cortina
difensiva
dell
est
?
Al
punto
in
cui
sono
le
cose
,
la
domanda
non
può
avere
ancora
,
non
diremo
sicura
risposta
,
ma
nemmeno
approssimativa
.
L
'
attacco
risoluto
portato
sul
fianco
destro
dei
tedeschi
indurrebbe
,
veramente
,
a
credere
che
i
francesi
nutrano
fiducia
nella
resistenza
della
cortina
stessa
:
altrimenti
non
si
saprebbe
spiegare
la
loro
mossa
,
che
spinge
gli
avversari
contro
la
cortina
,
con
pericolo
di
farla
sfondare
.
Ma
nulla
sappiamo
di
sicuro
sul
modo
con
cui
la
diga
dell
'
est
sia
stata
occupata
,
e
quali
eserciti
manovrino
fra
essa
:
sicché
accenniamo
soltanto
alla
questione
e
concludiamo
.
L
'
esercito
tedesco
,
per
riuscire
nell
'
offensiva
,
ha
bisogno
di
avere
il
fianco
sinistro
in
comunicazione
con
la
Germania
:
altrimenti
non
può
operare
liberamente
,
e
le
sue
condizioni
sono
pericolose
.
Tutti
i
suoi
sforzi
attuali
sono
diretti
,
a
parer
nostro
,
a
preparare
l
'
apertura
di
queste
comunicazioni
.
Se
ha
calcolato
bene
la
sua
forza
d
'
offesa
e
questa
è
superiore
alla
forza
di
resistenza
della
muraglia
francese
,
la
condizione
sua
è
buona
,
perché
giungerà
a
trovarsi
a
contatto
con
l
'
avversario
,
dopo
averlo
spostato
dalla
linea
delle
fortezze
oramai
inutili
,
pur
conservandosi
libero
in
lutti
i
suoi
movimenti
.
Se
la
forza
di
resistenza
opposta
dalla
muraglia
francese
è
maggiore
dell
'
energia
tedesca
,
l
'
esercito
tedesco
si
trova
in
cattive
condizioni
:
poiché
non
può
avanzare
ad
occidente
,
e
allontanarsi
sempre
più
dalla
Germania
.
Sulla
linea
di
ritirata
non
sta
più
la
patria
nella
quale
,
in
caso
di
sfortuna
,
possa
rifugiarsi
.
StampaQuotidiana ,
Nel
corso
della
mia
vita
-
non
lunghissima
ma
neppur
troppo
breve
-
ho
fatto
in
tempo
ad
assistere
a
tre
fatti
socialmente
importanti
:
la
decadenza
della
«
villeggiatura
»
,
un
significativo
calo
nel
consumo
del
vino
e
nello
smercio
di
quel
prodotto
letterario
che
nei
tempi
moderni
s
'
è
chiamato
romanzo
.
(
Dico
nei
tempi
moderni
:
Le
roman
de
la
rose
non
è
,
in
questo
senso
,
un
romanzo
.
)
Non
si
tratterà
di
eclissi
totale
,
perché
l
'
uomo
di
domani
dovrà
pur
bere
,
dovrà
salvarsi
per
qualche
giorno
dalle
torride
calure
estive
e
avrà
la
curiosità
,
di
tanto
in
tanto
,
di
leggere
qualche
libro
;
ma
insomma
,
il
grosso
fiasco
«
a
consumo
»
che
ancora
dieci
anni
fa
si
faceva
portare
a
tavola
Pietro
Pancrazi
anche
se
pranzava
da
solo
-
e
come
lui
tutti
i
gentiluomini
suoi
pari
-
,
le
lunghe
residenze
in
villa
(
tre
mesi
e
per
i
proprietari
terrieri
anche
cinque
,
da
maggio
a
novembre
)
e
le
attente
degustazioni
del
vien
de
paraître
giallo
o
bianco
(
Plon
Nourrit
o
Charpentier
-
Fasquelle
-
Treves
o
Baldini
e
Castoldi
-
Bourget
,
Fogazzaro
,
Kipling
eccetera
)
sono
fenomeni
ormai
impensabili
.
Le
statistiche
parlano
chiaro
:
si
beve
sempre
meno
vino
,
non
solo
in
Italia
,
ma
anche
in
Francia
e
in
Spagna
.
In
Italia
un
buon
terzo
di
fiaschetti
e
delle
bottiglie
dell
'
anno
scorso
sono
ancora
da
smaltire
e
già
si
annunzia
la
prossima
vendemmia
.
I
librai
vendono
ancora
qualche
libro
ma
da
anni
i
romanzi
sono
in
coda
,
battuti
persino
dai
libri
di
versi
,
dalla
già
invendibile
«
poesia
»
.
E
quanto
alle
ville
e
al
villeggiare
,
basta
muoversi
in
un
mese
che
non
sia
questo
di
agosto
per
vedere
che
le
ville
restano
chiuse
,
fatta
eccezione
per
i
grandi
centri
estivi
mondani
(
come
Cortina
o
il
Forte
dei
Marmi
)
e
per
le
fattorie
padronali
che
danno
da
vivere
(
per
ora
)
ai
proprietari
-
residenti
.
La
gente
non
villeggia
più
:
in
Inghilterra
chi
aveva
case
di
campagna
,
castelli
,
ville
e
villoni
li
ha
ceduti
allo
Stato
per
non
pagarne
le
tasse
;
ma
ormai
anche
là
lo
Stato
non
sa
più
che
farsene
.
Non
esistono
abbastanza
mutilati
orfani
e
pensionati
per
occuparle
a
spese
della
collettività
.
Da
noi
chi
è
riuscito
a
vendere
o
ad
affittare
la
propria
villa
limita
le
sue
ferie
a
una
quindicina
di
giorni
trascorsi
in
una
stazione
estiva
di
gran
nome
,
dove
spesso
deve
accontentarsi
di
dormire
su
un
materasso
calcato
in
una
vasca
da
bagno
o
negli
inabitabili
recessi
di
qualche
sedicente
dépendance
.
Non
villeggiano
,
uomini
e
donne
:
ballonzolano
qua
e
là
su
strepitose
motociclette
tascabili
,
dormono
e
mangiano
alla
peggio
,
agitano
bastoni
da
golf
o
racchette
o
mazzi
di
carte
,
mugolano
disperatamente
motivi
come
«
Oi
mama
,
oi
mama
/
me
gusta
un
bel
muchacho
»
,
ballano
raspe
o
sambe
e
bevono
un
po
'
di
tutto
,
fuorché
vino
.
Uomini
e
donne
villeggiano
in
piccole
città
scomode
e
rumorose
e
,
se
leggono
,
leggono
giornali
a
fumetto
,
libri
di
divulgazione
scientifica
o
quasi
,
libri
di
storia
romanzata
e
persino
libri
di
versi
;
non
però
romanzi
.
Perché
?
C
'
è
una
interdipendenza
fra
queste
sparizioni
e
fra
quelle
che
potrebbero
probabilmente
aggiungersi
alla
lista
delle
prime
tre
?
Scartiamo
il
fattore
economico
che
salta
subito
agli
occhi
ma
è
piuttosto
effetto
che
causa
,
e
cerchiamo
oltre
.
Una
relazione
,
una
causa
comune
,
la
si
vede
chiaramente
e
consiste
nell
'
acceleramento
del
ritmo
della
vita
collettiva
.
Il
fiasco
in
tavola
,
i
lunghi
soggiorni
in
campagna
,
le
letture
lunghe
e
serie
,
sostenute
da
un
'
opinione
diffusa
e
duratura
,
incoraggiate
e
formate
dalla
critica
(
altra
attività
che
sparisce
)
son
fenomeni
che
appartennero
a
un
'
età
più
lenta
della
nostra
.
Quand
'
ero
ragazzo
io
,
villeggiare
voleva
dire
un
viaggio
di
sci
o
sette
ore
,
in
diligenza
o
in
treno
omnibus
,
per
coprire
una
distanza
di
pochi
chilometri
;
voleva
dire
la
casa
paterna
,
l
'
orto
,
il
giardino
,
l
'
acqua
del
pozzo
,
l
'
amicizia
coi
figli
del
contadino
o
del
manente
,
la
pesca
,
le
notti
di
battuggia
o
di
pesca
alla
lampara
,
l
'
attesa
della
caccia
,
la
pulitura
dei
fucili
,
la
scelta
delle
borre
,
dei
pallini
e
delle
polveri
,
l
'
orlatura
delle
cartucce
,
il
risveglio
col
batticuore
all
'
alba
del
giorno
dell
'
«
apertura
»
,
mentre
i
primi
spari
echeggiavano
fra
gli
uliveti
.
Si
villeggiava
in
riviera
o
sull
'
Appennino
,
in
casa
propria
o
quasi
propria
,
per
mesi
e
mesi
.
Non
solo
i
bambini
,
ma
anche
i
grandi
facevano
lunghi
turni
di
villeggiatura
.
Nella
mia
città
gli
uffici
,
gli
scrigni
,
chiudevano
alle
cinque
del
pomeriggio
,
le
ore
scorrevano
lente
,
pochi
si
occupavano
di
politica
,
i
rumori
erano
ridotti
al
minimo
:
la
trombetta
di
un
venditore
di
gelati
bastava
da
sola
a
riempire
tutto
un
sestiere
.
Non
esistevano
le
bibite
eccitanti
,
i
cocktails
.
All
'
alba
del
secolo
i
pochi
che
incominciarono
a
bere
1'«americano»
(
deprecati
viveurs
in
bombetta
e
stiffelius
)
erano
additati
al
disprezzo
generale
.
Certo
,
esisteva
la
maga
verde
,
l
'
assenzio
;
esistevano
gli
esseri
fatali
che
partivano
per
Saint
-
Moritz
o
per
Ostenda
o
per
il
Karersee
;
ma
si
trattava
,
per
lo
più
,
di
personaggi
di
Luciano
Zuccoli
o
della
Serao
del
periodo
mistico
-
mondano
.
Quando
quella
vita
in
tono
minore
andò
in
frantumi
sparirono
i
fiaschi
dalle
tavole
,
si
fecero
rari
i
vini
non
industrializzati
,
bevibili
,
e
si
dissolsero
anche
i
generi
letterari
.
Primo
fra
tutti
il
romanzo
.
Il
romanzo
volle
essere
(
e
doveva
)
specchio
della
vita
,
volle
aggiornarsi
.
Perdette
il
canovaccio
,
i
personaggi
,
i
caratteri
,
la
psicologia
;
si
ridusse
a
illuminazione
,
a
rapsodia
,
a
suite
;
ma
strada
facendo
gli
avvenne
anche
di
perdere
i
suoi
lettori
:
quelli
grossi
,
per
i
quali
era
troppo
sottile
,
e
quelli
sottili
,
per
i
quali
era
troppo
grosso
.
Di
fronte
a
certi
libri
d
'
oggi
l
'
obiezione
:
bello
,
ma
a
chi
si
rivolge
?
resta
fondamentale
,
insuperabile
.
Un
libro
,
e
un
romanzo
poi
!
,
non
può
esser
letto
solo
da
chi
l
'
ha
scritto
.
S
'
intende
che
la
rarefazione
di
certi
fenomeni
non
fa
che
renderne
più
preziosa
e
più
utile
la
sopravvivenza
.
Mentre
scrivo
esiste
certo
qualcuno
che
sta
rileggendosi
per
la
decima
volta
la
Chartreuse
de
Parme
e
ne
annaffia
le
pagine
migliori
con
una
bottiglia
di
Vieux
Pommard
.
Neppure
in
avvenire
mancheranno
gli
happy
few
che
sapranno
godersi
i
riposi
in
villa
e
le
attente
libazioni
dei
rari
vini
non
adulterati
.
Quanto
ai
lettori
di
oggi
,
essi
sembrano
dividere
le
loro
preferenze
fra
i
libri
utilitari
e
quelli
che
possono
considerarsi
come
opere
di
fondo
,
di
interesse
duraturo
.
Libri
che
si
possano
anche
rileggere
,
centellinare
:
e
fra
questi
si
affacciano
persino
i
libri
di
poesia
...
Un
romanzo
che
non
sia
legato
al
senso
del
tempo
,
che
si
scopra
tutto
in
una
volta
che
sia
soltanto
urlo
interiezione
e
lampo
nel
buio
è
già
un
libro
che
difficilmente
si
rileggerà
.
Di
fronte
a
opere
simili
il
pubblico
preferisce
acquistare
un
«
tutto
Proust
»
,
magari
a
scopo
di
regalo
nuziale
.
L
'
età
che
ha
assistito
alla
più
violenta
levata
di
scudi
contro
il
tempo
che
la
storia
ricordi
,
l
'
età
nostra
,
l
'
età
del
cubismo
e
del
surrealismo
,
mostra
una
segreta
predilezione
per
le
opere
in
cui
il
tempo
,
il
senso
psicologico
che
ci
unisce
al
passato
sono
ancora
avvertibili
.
Speriamo
che
l
'
avvenire
confermi
questa
preferenza
.
Rotte
le
barriere
fra
l
'
arte
e
la
vita
,
violentemente
liricizzato
ogni
atto
dell
'
esistenza
quotidiana
,
l
'
arte
non
potrà
che
sparire
o
rifarsi
daccapo
a
un
senso
più
lento
,
più
statico
delle
cose
.
Se
ciò
non
avvenisse
,
se
il
tempo
tradizionalmente
sentito
sparisse
dalla
vita
e
tutti
vivessero
soltanto
nell
'
istante
(
il
che
è
perfettamente
immaginabile
)
,
l
'
uomo
dell
'
avvenire
dovrà
nascere
fornito
di
un
cervello
e
di
un
sistema
nervoso
del
tutto
diversi
da
quelli
di
cui
disponiamo
noi
,
esseri
ancora
tradizionali
,
copernicani
,
classici
.
Perché
la
tragedia
dei
nostri
giorni
è
tutta
qui
:
che
noi
reagiamo
a
fenomeni
nuovi
con
istrumenti
vecchi
,
abbiamo
scoperto
armi
,
oggetti
e
pensieri
dei
quali
non
conosciamo
né
il
perché
né
la
portata
.
Vediamo
morire
molte
cose
,
nascerne
molte
altre
,
ma
ci
sfugge
il
senso
,
la
direzione
del
mutamento
.
Per
dirne
una
sola
:
se
si
potesse
guarire
gli
uomini
,
tutti
gli
uomini
,
dai
loro
complessi
,
avrebbe
ancora
una
ragione
di
esistere
l
'
arte
(
l
'
arte
com
'
è
concepita
oggi
?
)
.
«
Torniamo
all
'
antico
»
dice
l
'
uomo
classico
sturando
una
bottiglia
di
Malvasia
e
allungandosi
ai
piedi
di
una
vecchia
quercia
.
Ma
i
suoi
figli
-
ed
egli
stesso
segretamente
-
sanno
troppo
bene
che
,
purtroppo
,
questo
non
è
più
possibile
.
Addio
,
vecchio
mondo
,
abbiamo
sbagliato
la
data
della
nostra
nascita
!
StampaQuotidiana ,
L
'
anno
finisce
nel
nostro
paese
sotto
il
segno
della
violenza
più
abietta
.
Mi
vado
sempre
più
convincendo
che
la
violenza
terroristica
,
specie
quella
rivolta
non
contro
il
personaggio
rappresentativo
di
un
potere
che
si
vuole
abbattere
,
ma
quella
che
si
scatena
contro
una
folla
ignara
,
scelta
a
caso
,
con
assoluta
indifferenza
,
sia
violenza
fine
a
se
stessa
.
La
violenza
per
la
violenza
.
O
per
lo
meno
l
'
enorme
sproporzione
tra
il
mezzo
e
il
fine
è
tale
che
nessuna
persona
ragionevole
riesce
a
far
valere
rispetto
a
tale
atto
la
massima
machiavellica
del
fine
che
giustifica
i
mezzi
.
Questa
massima
fondamentale
dell
'
etica
politica
,
e
non
solamente
dell
'
etica
politica
ma
di
ogni
etica
che
giudica
l
'
azione
,
qualsiasi
azione
,
non
in
base
a
principi
universali
ma
in
base
ai
risultati
,
richiede
per
essere
accettata
tre
condizioni
.
Primo
:
non
qualsiasi
fine
giustifica
qualsiasi
mezzo
.
Il
fine
che
giustifica
il
mezzo
deve
a
sua
volta
essere
giustificato
.
In
altre
parole
,
deve
essere
un
fine
buono
.
Ma
in
base
a
quale
criterio
si
distinguono
i
fini
buoni
dai
fini
cattivi
?
E
chi
giudica
quali
sono
i
fini
buoni
e
i
fini
cattivi
?
La
massima
machiavellica
lascia
questo
problema
completamente
aperto
.
L
'
etica
dei
risultati
rinvia
all
'
etica
dei
principi
in
un
circolo
senza
fine
.
Secondo
:
il
fine
deve
essere
non
solo
in
qualche
modo
giustificabile
ma
anche
con
una
certa
probabilità
raggiungibile
.
Nel
dramma
di
Camus
,
I
giusti
,
uno
dei
protagonisti
,
il
rivoluzionario
,
proclama
:
«
Noi
uccidiamo
per
costruire
un
mondo
ove
più
nessuno
ucciderà
»
,
applicando
la
massima
secondo
cui
il
fine
giustifica
i
mezzi
,
e
annunciando
un
fine
che
non
può
non
essere
universalmente
riconosciuto
come
moralmente
nobile
.
Ma
la
sua
compagna
lo
interrompe
:
«
E
se
così
non
fosse
?
»
Quante
volte
nella
storia
è
stata
compiuta
un
'
azione
moralmente
riprovevole
con
intenzione
di
perseguire
uno
scopo
nobile
,
ma
poi
,
«
non
è
stato
così
»
?
Terzo
:
pure
ammesso
che
il
fine
sia
nobile
,
il
che
vuol
dire
giustificabile
con
argomenti
di
carattere
etico
,
e
raggiungibile
con
una
certa
probabilità
,
il
che
vuol
dire
non
arbitrario
,
non
velleitario
,
non
ingenuamente
utopistico
,
i
mezzi
impiegati
debbono
essere
tali
da
far
presumere
in
base
al
senso
comune
che
siano
adeguati
al
fine
,
e
se
vengono
giudicati
in
base
allo
stesso
senso
comune
immorali
,
siano
anche
i
soli
mezzi
capaci
di
ottenere
quello
scopo
e
pertanto
siano
non
solo
opportuni
ma
anche
rigorosamente
necessari
.
In
un
atto
terroristico
come
quello
compiuto
la
sera
di
domenica
23
dicembre
,
non
si
ritrova
nessuna
di
queste
tre
condizioni
.
Anzitutto
qual
è
il
fine
?
Impossibile
il
giudizio
sulla
bontà
o
non
bontà
del
fine
,
se
non
si
sa
esattamente
quale
sia
il
fine
dichiarato
o
presunto
.
Generalmente
nell
'
atto
di
terrorismo
puro
il
fine
non
è
dichiarato
:
a
differenza
del
terrorista
che
colpisce
un
bersaglio
preciso
,
il
terrorista
il
cui
obiettivo
è
unicamente
quello
di
seminar
panico
in
una
folla
inerme
,
può
rivendicare
il
gesto
ma
non
ne
rivela
mai
lo
scopo
.
Per
dare
un
'
apparenza
di
giustificazione
razionale
a
questa
forma
di
terrorismo
si
è
creduto
,
dalla
strage
di
piazza
Fontana
in
poi
,
che
un
fine
più
o
meno
preciso
ma
reale
esistesse
(
e
in
questo
senso
si
può
parlare
di
fine
presunto
)
e
consistesse
nella
creazione
di
uno
stato
di
cose
cui
è
stato
dato
un
nome
:
destabilizzazione
.
Ma
che
significa
«
destabilizzare
»
?
Si
tratta
di
una
delle
tante
parole
del
linguaggio
politico
che
,
essendo
abitualmente
usate
nella
conversazione
quotidiana
,
si
finisce
di
convincersi
abbiano
un
significato
preciso
,
mentre
non
appena
si
tenta
di
definirle
ci
si
accorge
che
sono
mobili
,
fluide
,
inafferrabili
.
Proviamo
a
intendere
per
«
destabilizzare
»
il
provocare
,
in
una
compagine
sociale
,
uno
stato
di
confusione
tale
da
rendere
praticamente
impossibile
il
normale
funzionamento
di
un
sistema
politico
qualunque
esso
sia
(
non
è
detto
che
solo
i
regimi
democratici
possano
essere
oggetto
di
un
'
azione
destabilizzante
)
.
Ma
questo
fine
è
raggiungibile
?
Che
una
strage
anche
grandissima
,
in
un
solo
punto
del
territorio
nazionale
,
specie
quando
si
tratti
di
un
territorio
vasto
come
quello
italiano
,
possa
avere
conseguenze
tali
da
creare
le
condizioni
per
un
rivolgimento
capace
di
mutare
radicalmente
lo
stato
di
cose
vigente
,
è
poco
credibile
.
Del
resto
le
stragi
sinora
compiute
non
hanno
avuto
altro
esito
che
quello
di
seminare
panico
,
sollevare
indignazione
,
provocare
lutti
le
cui
conseguenze
private
sono
infinitamente
superiori
a
quelle
pubbliche
e
politiche
.
Il
corso
degli
eventi
sarebbe
stato
diverso
nel
nostro
paese
se
le
stragi
non
fossero
avvenute
?
Avremmo
avuto
governi
più
stabili
,
politici
meno
discussi
,
maggiore
o
minore
inflazione
,
maggiore
o
minore
disoccupazione
?
Non
dovrebbe
essere
allora
altrettanto
destabilizzante
un
terremoto
?
In
un
naufragio
non
muoiono
altrettante
vittime
innocenti
?
Ma
se
il
raggiungimento
del
fine
,
anche
di
quello
presunto
,
è
poco
probabile
,
non
si
dovrà
dedurre
che
i
mezzi
(
mi
riferisco
alla
terza
condizione
)
sono
di
per
sé
palesemente
inadeguati
?
Le
interpretazioni
possibili
di
una
simile
azione
sono
due
:
o
l
'
attore
è
irrazionale
oppure
il
mezzo
si
è
convertito
nel
fine
,
non
ha
un
fine
perché
è
esso
stesso
il
fine
.
Riguardo
all
'
azione
del
terrorismo
puro
,
io
propendo
per
questa
seconda
interpretazione
.
L
'
unico
fine
della
strage
è
la
strage
.
So
benissimo
di
correre
sul
filo
del
paradosso
.
Ma
cerco
di
far
capire
e
di
capire
io
stesso
che
vi
sono
azioni
umane
di
fronte
alle
quali
si
può
parlare
di
malvagità
assoluta
.
Se
è
vero
,
come
io
credo
sia
vero
,
che
la
moralità
assoluta
consista
nel
fare
il
bene
con
nessun
altro
scopo
che
quello
di
fare
il
bene
,
disinteressatamente
,
la
immoralità
assoluta
dovrà
consistere
nel
compiere
un
'
azione
malvagia
con
nessun
altro
scopo
che
quello
di
fare
il
male
.
Il
terrorista
che
fa
esplodere
la
bomba
in
un
treno
è
perfettamente
consapevole
del
fatto
che
le
vittime
designate
sono
innocenti
.
Non
sono
neppure
suoi
nemici
.
Non
sono
neppure
capri
espiatori
di
un
rito
propiziatorio
compiuto
per
placare
un
dio
irato
.
Sono
cose
vili
,
oggetti
di
nessun
conto
(
e
per
questo
l
'
uno
vale
l
'
altro
)
,
la
cui
distruzione
egli
affida
al
caso
per
mostrare
la
sua
cieca
volontà
di
potenza
,
la
sua
radicale
indifferenza
ad
ogni
fine
che
la
trascenda
.
StampaQuotidiana ,
13
settembre
.
Un
comunicato
ufficiale
francese
delle
ore
23
ciel
giorno
11
informa
che
la
situazione
dei
belligeranti
si
può
riassumere
così
:
«
La
sinistra
francese
,
continuando
a
spingere
innanzi
a
sé
la
destra
tedesca
,
l
'
ha
obbligata
a
proseguire
la
ritirata
a
nord
della
Marna
,
nella
direzione
di
Soissons
e
di
Compiègne
.
Al
centro
,
i
tedeschi
hanno
ceduto
nel
tratto
fra
Sézanne
e
Révigny
;
ma
nelle
Argonne
non
hanno
indietreggiato
.
All
'
ala
destra
francese
,
nella
Lorena
e
nei
Vosgi
,
non
è
avvenuto
nulla
di
nuovo
»
.
Vale
a
dire
,
secondo
le
notizie
francesi
,
che
,
tutto
restando
immutato
sul
resto
della
fronte
,
l
'
esercito
repubblicano
con
l
'
alleato
inglese
ha
ottenuto
un
buon
successo
specialmente
a
sinistra
sul
punto
e
con
le
forze
con
cui
ha
eseguito
la
manovra
contro
l
'
avversario
.
Di
fronte
a
questo
risultato
,
che
riassume
una
strenua
lotta
di
cinque
giorni
(
dal
6
all'11
)
il
grande
stato
maggiore
tedesco
comunica
soltanto
che
«
l
'
esercito
del
principe
imperiale
tedesco
si
è
impadronito
il
l0
corrente
di
una
posizione
fortificata
francese
a
sud
-
est
di
Verdun
;
e
parte
dell
'
esercito
attacca
i
forti
situati
a
sud
di
Verdun
,
che
sono
da
ieri
(
9
settembre
)
bombardati
dall
'
artiglieria
pesante
»
.
Altre
informazioni
,
non
ufficiali
però
,
accennano
ad
una
attiva
ripresa
della
lotta
in
Alsazia
.
I
due
comunicati
ufficiali
sembrano
avere
un
'
importanza
così
enormemente
diversa
da
non
potere
essere
nemmeno
paragonati
:
e
a
confronto
di
quello
francese
,
il
comunicato
tedesco
ha
l
'
aria
di
una
notizia
di
consolazione
.
E
,
forse
,
per
il
momento
l
'
importanza
è
veramente
diversa
.
Ma
la
notizia
tedesca
ha
un
suo
valore
,
che
,
se
non
adesso
,
potrebbe
diventare
fra
breve
grande
;
e
noi
ci
proponiamo
qui
di
richiamare
l
attenzione
su
questo
valore
.
Così
il
lettore
,
che
per
la
larghezza
di
notizie
del
comunicato
francese
,
ha
già
una
giusta
ed
ampia
idea
del
buon
successo
dell
'
esercito
franco
-
inglese
,
non
sarà
tratto
a
dedurne
conclusioni
,
che
potranno
anche
avverarsi
,
ma
ora
sono
del
tutto
premature
.
Il
buon
successo
francese
sulla
destra
tedesca
formata
dagli
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
è
la
punizione
si
un
errore
tedesco
.
Data
la
forza
dei
combattenti
e
l
'
estensione
di
terreno
da
essi
occupata
,
la
punizione
è
stata
inflitta
dopo
un
accanito
combattimento
,
durato
,
come
abbiamo
detto
,
cinque
giorni
:
ma
è
venuta
inesorabilmente
.
A
parte
le
condizioni
fisiche
e
morali
dell
'
esercito
tedesco
,
che
pure
riconosciamo
debbano
avere
avuto
grande
peso
nell
'
azione
generale
,
questo
il
6
settembre
,
cioè
quando
fu
attaccato
risolutamente
dall
'
avversario
,
si
trovava
difettosamente
dislocato
.
Il
difetto
derivava
dal
fatto
che
fino
al
3
di
settembre
esso
aveva
marciato
su
Parigi
con
la
destra
innanzi
,
nel
seguente
modo
:
von
Kluck
,
von
Bülow
,
von
Hausen
,
principe
del
Württemberg
,
principe
ereditario
di
Germania
.
L
'
esercito
del
von
Kluck
era
quindi
il
più
vicino
a
Parigi
,
e
quello
del
principe
ereditario
di
Germania
il
più
lontano
.
Tale
formazione
di
marcia
era
opportuna
per
parare
agli
eventuali
attacchi
che
provenissero
da
sud
;
ed
era
stata
imposta
dalla
diversa
resistenza
che
,
in
diversi
luoghi
,
i
francesi
avevano
fatto
all
'
avanzata
.
Ma
,
cambiata
la
fronte
col
mutamento
di
direzione
verso
sud
per
ricercare
l
'
esercito
francese
,
i
tedeschi
,
che
non
potevano
certamente
ignorare
come
il
pericolo
della
loro
avanzata
fosse
costituito
dalla
resistenza
che
avrebbero
potuto
trovare
sulla
loro
sinistra
(
cortina
Verdun
-
Toul
ed
esercito
ad
essa
appoggiato
)
,
non
avrebbero
dovuto
far
continuare
risolutamente
la
marcia
verso
sud
agli
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
.
Questi
,
giungendo
nella
regione
a
nord
di
Provins
mentre
quello
del
principe
ereditario
era
ancora
attorno
a
Verdun
,
venivano
a
indebolire
tutta
la
linea
tedesca
.
Essi
infatti
erano
sopravanzati
giù
,
prima
di
combattere
,
verso
nord
,
cioè
sulle
retrovie
,
da
quelle
forze
che
i
francesi
potevano
avere
radunate
nel
campo
trincerato
di
Parigi
o
più
a
settentrione
:
e
lasciavano
scoperto
il
resto
dell
'
esercito
,
che
avrebbero
dovute
in
qualche
modo
difendere
,
poiché
si
trovavano
più
a
sud
di
esso
.
Ora
si
potrebbe
comprendere
elle
l
'
intero
esercito
tedesco
,
dovendo
avanzare
verso
mezzogiorno
,
avesse
dislocata
l
'
ala
destra
di
fronte
a
Parigi
,
se
però
l
'
avesse
tenuta
a
nord
della
Marna
,
in
maniera
da
non
essere
aggirata
che
da
larghi
movimenti
avversari
,
i
quali
obbligassero
questi
a
rimontare
,
per
esempio
,
l
'
Oise
e
facessero
perder
loro
tempo
e
uomini
.
Posta
fuori
della
rimanente
linea
tedesca
,
quell
'
ala
,
relativamente
sicura
,
poteva
allora
abbattersi
sulle
truppe
che
da
Parigi
avessero
tentato
di
attaccare
il
terzo
esercito
di
von
Hausen
,
muovendo
direttamente
da
ovest
verso
est
.
Ma
facendola
scendere
così
avanti
a
sud
si
esponeva
ad
essere
presa
d
'
infilata
e
di
rovescio
:
e
questo
è
quanto
per
poco
non
accadde
.
Il
comunicato
francese
,
con
cavalleresca
cortesia
,
dice
che
l
'
esercito
del
generale
von
Kluck
con
una
serie
di
movimenti
abili
e
rapidi
pervenne
a
sfuggire
alla
stretta
da
cui
era
minacciato
,
e
si
gettò
con
la
maggior
parte
dello
forze
contro
la
sinistra
francese
,
che
operava
il
movimento
aggirante
al
nord
della
Marna
e
ad
ovest
dell
'
Ourcq
.
Ma
basta
appunto
questa
constatazione
per
dimostrare
che
von
Kluck
subiva
,
così
facendo
,
l
'
azione
francese
,
e
non
imponeva
affatto
la
propria
:
e
il
risultato
dei
suoi
sforzi
provvidi
e
fortunati
era
,
non
di
infliggere
un
danno
al
nemico
,
ma
di
fuggire
nel
miglior
modo
possibile
il
danno
che
stava
egli
per
subire
,
gravissimo
.
Indubbiamente
,
quindi
,
i
francesi
avevano
conseguito
sulla
loro
sinistra
un
buon
successo
,
che
bisogna
apprezzare
.
Noi
ne
teniamo
calcolo
,
pur
facendo
notare
che
dei
sette
eserciti
tedeschi
due
soli
erano
quelli
che
avevano
dovuto
così
decisamente
indietreggiare
:
e
che
quindi
ne
rimanevano
altri
cinque
di
cui
bisogna
esaminare
le
condizioni
.
I
buoni
successi
elle
i
francesi
hanno
riportato
sui
tedeschi
nel
tratto
fra
Sézanne
e
Révignnv
,
benché
enunciati
più
modestamente
della
vittoria
della
sinistra
,
sono
,
a
parer
nostro
,
per
l
'
andamento
generale
della
battaglia
,
di
importanza
assai
maggiore
.
In
ogni
esercito
operante
la
parte
più
delicata
è
il
centro
,
quando
intorno
ad
esso
girano
le
altre
truppe
:
ed
è
tanto
più
delicata
,
quanto
più
le
ali
sono
fortemente
impegnate
col
nemico
.
Se
il
centro
tedesco
è
nettamente
respinto
dal
centro
francese
,
mentre
la
destra
è
premuta
dall
'
esercito
franco
-
inglese
e
la
sinistra
è
trattenuta
dalle
diga
difensiva
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
,
si
spezza
il
punto
di
congiunzione
delle
forze
tedesche
,
e
le
due
ali
cadono
poiché
non
sono
più
sostenute
da
un
corpo
vivo
.
Una
puntata
francese
data
in
questo
modo
da
sud
a
nord
,
cioè
da
Vitrv
-
le
-
François
verso
Verdun
taglierebbe
completamente
fuori
dal
grosso
i
due
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
e
renderebbe
loro
quasi
impossibile
la
ritirata
.
Ora
,
se
la
ritirata
della
destra
tedesca
può
anche
essere
considerata
come
una
manovra
che
riavvicini
la
destra
al
centro
,
da
cui
era
troppo
distante
,
la
ritirata
del
centro
deve
essere
giudicata
una
necessità
.
Non
si
può
ammettere
che
sia
manovra
quell
'
operazione
che
presuppone
la
rinuncia
a
qualunque
azione
tedesca
verso
il
mezzogiorno
della
Francia
e
verso
l
'
esercito
francese
,
lasciando
scoperta
la
truppa
tedesca
che
deve
operare
su
Verdun
.
Ecco
in
conseguenza
delinearsi
in
tutto
il
suo
valore
la
notizia
del
comunicato
tedesco
,
annunziante
«
la
presa
della
posizione
fortificata
nemica
a
sud
-
est
di
Verdun
,
e
l
'
attacco
dei
forti
a
sud
con
le
artiglierie
pesanti
»
.
Significa
essa
che
gli
eserciti
tedeschi
,
che
non
sono
stati
respinti
,
si
affannano
a
sgretolare
lo
spigolo
di
quella
muraglia
,
che
deve
cedere
ai
loro
sforzi
se
vogliono
avanzare
o
soltanto
rimanere
in
Francia
.
Bisogna
rammentare
che
l
'
esercito
tedesco
è
penetrato
in
Francia
per
il
Belgio
perché
,
dovendo
agire
rapidamente
,
ha
voluto
evitare
l
attacco
di
fronte
dell
'
assetto
difensivo
francese
.
Ha
giudicato
,
così
operando
,
che
gli
ostacoli
e
le
minacce
che
avrebbero
potuto
essere
create
dal
Belgio
nemico
e
dalla
esposizione
del
fianco
destro
e
delle
retrovie
agli
attacchi
avversari
,
sarebbero
state
minori
degli
ostacoli
e
delle
minacce
che
avrebbero
opposte
le
fortezze
francesi
.
Non
c
'
è
chi
non
veda
quanto
valore
il
Comando
tedesco
attribuisse
dunque
a
queste
,
all
'
inizio
della
campagna
.
Ora
è
certo
che
l
'
avanzata
per
il
nord
,
così
come
è
stata
eseguita
,
ha
raggiunto
sotto
questo
aspetto
lo
scopo
.
Ha
,
per
il
momento
,
fallito
l
'
obiettivo
Parigi
,
perché
Parigi
non
è
più
la
capitale
della
Francia
che
attira
a
sé
le
forze
armate
;
non
ha
,
conseguentemente
,
sorpreso
queste
forze
,
perché
esse
hanno
lasciato
a
sé
la
grande
città
,
e
si
sono
presentate
a
combattere
dove
hanno
voluto
:
ma
le
ha
però
attaccate
di
fronte
,
non
protette
direttamente
dalle
fortezze
.
L
'
esercito
tedesco
è
giunto
dinanzi
all
'
avversario
in
buone
condizioni
?
Vi
è
giunto
stremato
di
uomini
e
di
munizioni
?
Ha
la
forza
di
approfittare
del
buon
successo
conseguito
o
,
dopo
avere
manovrato
strategicamente
bene
,
si
trova
sul
campo
tattico
in
peggiori
condizioni
del
nemico
?
Questo
è
quanto
ora
non
si
può
dire
in
nessun
modo
,
perché
mancano
gli
elementi
per
rispondere
.
Risponderà
fra
breve
,
come
abbiamo
accennato
,
il
centro
tedesco
,
resistendo
o
no
all
'
impeto
francese
.
Ma
il
comunicato
ufficiale
conferma
le
deduzioni
seguenti
.
C
'
è
voluto
un
certo
tempo
per
far
giungere
sino
a
Verdun
le
artiglierie
pesanti
:
ma
sono
giunte
,
e
già
qualche
forte
è
caduto
.
Inoltre
,
parte
dell
'
esercito
ha
già
sopravanzato
la
fortezza
,
poiché
sta
attaccando
i
forti
che
sono
a
sud
di
essa
.
Se
un
buon
successo
si
delinea
qui
per
i
tedeschi
,
un
'
avanzata
risoluta
sulla
sinistra
della
Mosa
e
verso
Bar
-
le
-
Duc
non
darà
almeno
risultati
uguali
a
quelli
conseguiti
dalla
sinistra
.
francese
?
L
'
esercito
tedesco
,
sicuro
delle
comunicazioni
con
la
madre
patria
ad
est
,
potrebbe
sfondare
il
centro
dell
'
esercito
francese
,
e
respingere
verso
nord
la
parte
di
esso
elle
ora
combatte
vittoriosamente
,
specialmente
se
questa
si
farà
attirare
nell
'
inseguimento
degli
eserciti
tedeschi
di
destra
.
Anche
l
'
accenno
a
questa
probabilità
può
parere
prematuro
,
e
possiamo
essere
d
'
accordo
in
ciò
:
ma
le
battaglie
d
'
oggi
non
sono
a
breve
scadenza
.
Per
giorni
e
giorni
non
bisogna
mai
perder
cui
vista
il
piccolo
punto
di
partenza
,
che
poi
produce
effetti
tanto
grandi
.
Un
buon
successo
dei
francesi
in
campo
aperto
,
vasto
e
clamoroso
;
un
buon
successo
dei
tedeschi
nel
campo
ossidionale
,
meno
vistoso
e
più
ristretto
:
un
risultato
che
si
delinea
nettamente
favorevole
ai
francesi
al
centro
della
battaglia
:
ecco
il
bilancio
che
si
può
trarre
dalla
prima
fase
della
grande
lotta
.
I
francesi
hanno
già
mostrato
chiaramente
il
loro
giuoco
,
ed
hanno
vinto
la
loro
posta
:
i
tedeschi
hanno
lasciato
intravvedere
il
loro
,
ma
senza
ottenerne
effetti
chiari
.
Li
potranno
avere
?
Il
6
luglio
del
1809
,
sui
campi
di
battaglia
di
Wagram
,
Napoleone
vedeva
dalla
mattina
la
sinistra
ed
il
centro
del
proprio
esercito
cedere
alla
pressione
dell
'
esercito
avversario
dell
'
arciduca
Carlo
(
allora
le
ore
equivalevano
ai
giorni
dell
'
attuale
campagna
)
.
Poi
le
cose
,
nelle
linee
dell
'
Imperatore
,
si
erano
alquanto
rimesse
:
ma
la
battaglia
era
ancora
incerta
.
Dinanzi
ai
generali
,
che
gli
chiedevano
ordini
,
Napoleone
taceva
;
ma
continuava
a
fissare
una
torre
quadrata
,
che
sorgeva
sulle
alture
di
Neusiedel
,
a
destra
,
lontano
dal
posto
in
cui
era
.
A
un
certo
momento
vide
un
fumo
alzarsi
presso
la
torre
:
era
il
segno
che
il
generale
Davout
,
col
suo
corpo
d
'
esercito
composto
delle
immortali
divisioni
Friant
,
Gudin
e
Morand
e
di
tredici
reggimenti
di
cavalleria
,
aveva
raggiunto
l
'
obiettivo
che
l
'
Imperatore
gli
aveva
assegnato
.
La
battaglia
è
vinta
»
disse
l
'
Imperatore
.
Tutta
Wagram
aveva
consistito
per
lui
,
da
un
certo
momento
,
nel
raggiungimento
di
quelle
alture
.
I
tedeschi
hanno
fatto
probabilmente
consistere
tutta
la
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
nella
presa
della
linea
delle
fortezze
francesi
,
e
verso
quelle
hanno
guardato
fino
ad
ora
.
Ma
per
raggiungere
il
loro
risultato
sarebbe
stato
bene
che
la
destra
non
avesse
ceduto
:
ed
è
assolutamente
necessario
che
il
centro
resista
.
Se
questo
non
resiste
,
ripetiamo
,
ai
tedeschi
non
resta
che
la
ritirata
verso
il
nord
,
per
non
essere
schiacciati
di
fronte
,
di
fianco
e
sulle
retrovie
.
StampaQuotidiana ,
L
'
impresa
militare
americana
contro
la
Libia
,
presentata
e
giustificata
come
una
risposta
legittima
a
un
atto
di
terrorismo
,
solleva
ancora
una
volta
l
'
eterno
problema
del
rapporto
fra
la
morale
comune
o
il
diritto
,
suo
fratello
minore
,
e
la
violenza
.
Eterno
,
perché
non
mai
risolto
e
probabilmente
insolubile
,
se
è
vero
,
e
io
credo
sia
vero
,
quel
che
diceva
Machiavelli
:
gli
uomini
«
hanno
ed
ebbero
sempre
le
stesse
passioni
»
,
ed
è
quindi
naturale
che
ne
derivino
gli
stessi
effetti
.
La
morale
comune
e
il
diritto
,
suo
fratello
minore
,
condannano
in
linea
di
principio
la
violenza
e
ammettono
che
l
'
unica
violenza
legittima
sia
quella
che
risponde
alla
violenza
dell
'
altro
,
almeno
in
date
circostanze
,
quando
non
è
possibile
diversa
risposta
.
Detto
altrimenti
,
la
violenza
di
un
soggetto
,
individuo
o
gruppo
che
sia
,
in
linea
di
principio
illecita
,
diventa
lecita
quando
in
una
data
situazione
rappresenta
il
solo
rimedio
possibile
alla
violenza
dell
'
altro
.
Illecita
è
la
violenza
dell
'
aggressore
,
o
originaria
,
lecita
la
violenza
di
chi
si
difende
,
o
derivata
.
Ma
in
un
sistema
in
cui
non
esiste
un
giudice
imparziale
al
di
sopra
delle
parti
,
o
se
esiste
non
è
tenuto
in
alcun
conto
,
come
accade
nel
sistema
dei
rapporti
internazionali
,
chi
decide
quale
sia
la
violenza
originaria
e
quale
quella
derivata
?
A
questa
domanda
non
è
difficile
dare
una
risposta
sulla
base
della
lezione
dei
fatti
:
la
violenza
originaria
è
sempre
,
per
ognuno
dei
due
contendenti
,
quella
dell
'
altro
.
Anche
nel
caso
che
l
'
aggressione
sia
venuta
palesemente
da
una
delle
parti
:
basta
considerare
l
'
aggressione
come
una
reazione
preventiva
a
una
violenza
minacciata
.
Gli
americani
bombardano
Tripoli
per
ritorsione
contro
la
bomba
di
Berlino
attribuita
a
Gheddafi
come
mandante
.
In
tal
modo
la
loro
violenza
viene
giustificata
come
derivata
.
Ma
il
terrorista
non
si
trova
affatto
in
imbarazzo
a
replicare
(
ed
è
infatti
un
suo
argomento
abituale
)
che
il
terrorismo
è
l
'
unico
atto
di
guerra
consentito
ai
piccoli
contro
i
grandi
ed
è
quindi
l
'
unica
reazione
possibile
,
ancorché
spietata
(
ma
se
non
fosse
spietata
non
sarebbe
una
risposta
efficace
)
,
alla
prepotenza
di
chi
esercita
ingiustamente
(
almeno
a
suo
giudizio
)
un
enorme
potere
.
Dunque
anche
la
sua
violenza
non
è
,
dal
suo
punto
di
vista
,
originaria
.
Provate
a
cercare
la
violenza
originaria
,
la
violenza
che
in
quanto
originaria
sia
da
considerarsi
sicuramente
illecita
.
Non
la
troverete
.
E
non
la
trovate
,
non
già
perché
non
ci
possa
essere
,
ma
perché
nessuno
dei
due
contendenti
ammetterà
mai
che
originaria
sia
la
propria
,
derivata
l
'
altrui
.
E
un
giudice
esterno
,
e
presumibilmente
imparziale
,
nel
sistema
internazionale
non
esiste
.
Esiste
la
pubblica
opinione
ma
,
come
tutti
possono
constatare
leggendo
i
giornali
in
questi
giorni
,
è
divisa
.
Ed
è
divisa
anche
perché
non
è
in
grado
di
conoscere
esattamente
le
cose
,
come
potrebbe
conoscerle
un
giudice
dopo
aver
esaminato
tutti
i
pro
e
tutti
i
contro
,
e
dopo
aver
avuto
accesso
a
tutte
le
prove
addotte
da
una
parte
e
dall
'
altra
.
Pur
non
dubitando
della
correttezza
del
governo
americano
,
sta
di
fatto
che
,
nel
nostro
caso
,
le
prove
vengono
da
una
sola
delle
parti
in
causa
.
Quel
che
è
peggio
,
siccome
ogni
atto
violento
per
giustificarsi
deve
rinviare
a
un
atto
violento
precedente
,
lo
stato
di
violenza
una
volta
cominciato
(
anche
se
non
si
sa
quando
e
per
colpa
di
chi
sia
davvero
cominciato
)
è
destinato
a
continuare
.
E
nel
continuare
,
la
violenza
cresce
di
intensità
e
di
estensione
.
Avviene
quel
fenomeno
che
si
chiama
«
spirale
»
della
violenza
.
Avviene
per
una
ragione
molto
semplice
:
come
si
legge
in
un
altro
grande
scrittore
politico
del
passato
,
è
naturale
che
chi
è
giudice
nella
propria
causa
sia
indotto
o
dall
'
«
indole
cattiva
»
o
dalle
«
passioni
»
o
dallo
«
spirito
di
vendetta
»
ad
andare
troppo
oltre
nella
reazione
e
a
commettere
a
sua
volta
,
anche
nel
caso
che
la
sua
risposta
sia
legittima
,
un
'
ingiustizia
.
Se
la
reazione
contenuta
nei
limiti
dell
'
entità
dell
'
offesa
è
una
violenza
derivata
,
per
quella
parte
in
cui
eccede
questi
limiti
diventa
originaria
.
In
quanto
originaria
,
può
provocare
una
ritorsione
che
diventa
a
sua
volta
derivata
e
quindi
legittima
.
Anche
il
diritto
penale
interno
stabilisce
che
nella
legittima
difesa
la
reazione
deve
essere
proporzionata
all
'
offesa
.
Ma
nei
rapporti
fra
due
nemici
che
non
riconoscono
al
di
sopra
di
loro
un
potere
comune
,
chi
decide
se
questa
proporzione
vi
sia
stata
?
Siccome
ancora
una
volta
ognuno
dei
due
contendenti
darà
probabilmente
un
giudizio
opposto
,
considerando
proporzionata
la
propria
difesa
,
sproporzionata
quella
dell
'
altro
,
sorgeranno
di
nuovo
ottime
ragioni
da
parte
di
entrambi
per
aggiungere
nuovi
anelli
alla
catena
.
Generalmente
questa
catena
termina
in
un
solo
modo
:
con
la
sconfitta
definitiva
di
una
delle
parti
.
Con
la
vittoria
del
più
forte
.
Poiché
non
si
è
potuto
fare
in
modo
che
quel
che
è
giusto
sia
forte
,
diceva
Pascal
,
si
è
fatto
in
modo
che
quel
che
è
forte
sia
giusto
.
Credo
che
non
sarà
diversa
la
conclusione
dell
'
attuale
conflitto
.
Le
azioni
politiche
si
giudicano
dai
risultati
.
La
legge
morale
non
c
'
entra
.
Il
giudizio
sulle
azioni
politiche
non
le
appartiene
.
Reagan
lo
ha
detto
più
volte
:
il
suo
scopo
è
quello
di
reprimere
e
sopprimere
,
alla
lunga
,
il
terrorismo
medio
-
orientale
.
Rispetto
a
questo
unico
metro
di
giudizio
della
sua
azione
,
è
troppo
presto
per
emettere
un
verdetto
.
Se
vi
sarà
una
recrudescenza
del
terrorismo
,
si
dirà
che
ha
avuto
torto
.
Se
si
attenuerà
o
cesserà
del
tutto
,
si
dirà
che
ha
avuto
ragione
.
Indipendentemente
dal
fatto
che
la
reazione
sia
stata
proporzionata
all
'
offesa
,
ossia
da
ogni
considerazione
di
principio
.
Il
fine
giustifica
i
mezzi
.
Ancora
Machiavelli
:
faccia
un
principe
in
modo
di
vincere
e
i
mezzi
«
saranno
sempre
giudicati
onorevoli
e
da
ciascuno
lodati
»
.
StampaQuotidiana ,
14
settembre
.
La
ritirata
dei
due
eserciti
di
von
Kluck
e
di
von
Bülow
,
che
avrebbe
potuto
anche
attribuirsi
a
manovra
per
restringere
e
consolidare
la
linea
tedesca
,
si
propaga
a
tutto
l
'
esercito
tedesco
;
e
non
soltanto
a
quello
che
combatte
tra
Parigi
e
Verdun
,
ma
a
quello
che
sta
in
Lorena
,
dove
la
regione
di
Nancy
viene
sgombrata
e
Lunéville
è
rioccupata
dai
francesi
,
e
a
quello
del
Belgio
,
dove
sono
abbandonate
le
provincie
di
Anversa
,
del
Limburgo
e
della
Fiandra
orientale
.
L
'
impulso
che
spingeva
innanzi
,
in
tutti
i
sensi
,
a
nord
ad
ovest
a
sud
,
l
'
esercito
tedesco
è
arrestato
:
e
al
movimento
di
vittoriosa
espansione
pare
succedere
quel
momento
di
dubbio
,
che
spesso
è
prodromo
di
un
ripiegamento
totale
.
Non
crediamo
che
,
a
tutt
'
oggi
,
le
condizioni
tedesche
siano
disperate
.
Dubitiamo
che
la
ritirala
sia
definitiva
e
si
protragga
addirittura
ai
campi
trincerati
del
Reno
,
se
nuove
vittorie
francesi
non
avvengono
.
Può
darsi
anche
che
un
buon
successo
intorno
a
Verdun
rialzi
le
sorti
tedesche
,
benché
esso
,
forse
,
non
possa
più
compensare
gli
scacchi
provati
.
Per
riuscire
di
vero
aiuto
,
la
presa
di
Verdun
e
l
'
abbattimento
della
cortina
difensiva
francese
avrebbero
dovuto
accadere
mentre
l
'
esercito
combatteva
i
francesi
sulla
linea
Parigi
-
Verdun
.
Non
possiamo
,
ci
pare
,
credere
più
che
la
ritirata
delle
truppe
tedesche
risponda
ad
un
disegno
prestabilito
.
Come
potrebbe
ritirarsi
pensatamente
il
centro
,
se
nel
movimento
lascia
scoperto
tutto
l
'
apparecchio
fatto
per
l
'
attacco
di
Verdun
?
Le
preziose
artiglierie
pesanti
,
così
lente
a
muovere
,
avrebbero
già
dovuto
deliberatamente
essere
avviate
al
nord
,
per
non
correre
il
rischio
di
cadere
in
mano
ai
francesi
;
e
non
si
sciupano
per
una
finzione
di
guerra
tanto
lavoro
e
tanta
fatica
.
La
ritirata
tedesca
è
,
almeno
per
tre
eserciti
,
un
fatto
compiuto
:
e
se
anche
sarà
arrestata
più
o
meno
prossimamente
,
sarà
sempre
stata
il
segno
di
una
debolezza
che
è
esistita
nell
'
esercito
tedesco
.
Questa
debolezza
si
è
manifestata
improvvisamente
.
Nessuno
l
'
aveva
ancora
indicata
,
perché
i
sintomi
esteriori
non
la
facevano
sospettare
.
Se
qualche
dubbio
era
nato
,
era
stato
subito
soffocato
dall
'
andamento
vigoroso
delle
operazioni
tedesche
.
La
debolezza
attuale
dei
tedeschi
dipende
probabilmente
dalla
loro
deficienza
numerica
di
fronte
agli
avversari
.
I
tedeschi
,
dopo
avere
combattuto
come
se
avessero
riserve
inesauribili
d
'
uomini
da
sostituire
a
quelli
perduti
,
debbono
aver
riconosciuto
che
quelle
riserve
sono
esaurite
.
Il
sangue
che
alimentava
il
corpo
è
venuto
a
mancare
.
E
allora
il
fattore
numero
ha
preso
il
sopravvento
sugli
altri
,
che
finora
erano
stati
i
soli
considerati
,
ed
ha
imposto
il
proprio
sigillo
allo
svolgimento
della
guerra
.
Sì
,
altri
fattori
hanno
concorso
nella
determinazione
della
ritirata
tedesca
.
L
'
errore
tattico
di
cui
abbiamo
parlalo
,
di
prestare
,
per
avidità
di
avanzare
rapidamente
,
il
fianco
ed
il
rovescio
delle
truppe
dell
'
ala
destra
,
alle
truppe
francesi
del
campo
trincerato
di
Parigi
,
è
stato
uno
di
essi
.
La
stanchezza
degli
eserciti
,
combattenti
ininterrottamente
da
quaranta
giorni
,
e
marcianti
senza
pietà
dalla
mobilitazione
(
molti
di
essi
hanno
percorso
,
nel
loro
ampio
giro
,
dai
350
ai
400
chilometri
)
,
è
stato
un
altro
.
La
traversata
della
Champagne
,
forse
troppo
dura
per
il
terreno
nudo
e
polveroso
o
acquitrinoso
e
selvoso
,
e
troppo
allettante
per
i
prodotti
,
può
essere
stato
un
terzo
.
La
difficoltà
di
far
pervenire
munizioni
e
vettovaglie
alle
truppe
combattenti
,
così
distanti
dalla
madre
patria
(
pare
che
parecchi
corpi
tedeschi
abbiano
mancato
,
a
un
certo
momento
della
battaglia
,
di
cartucce
)
,
è
stato
certamente
un
quarto
.
Le
quattro
ferrovie
per
le
quali
i
tedeschi
hanno
potuto
rifornirsi
passando
pel
Belgio
portavano
certo
tutto
il
bisognevole
fino
alle
tappe
di
testa
;
ma
da
questi
,
luoghi
di
concentrazione
chi
lo
trasportava
alle
truppe
,
se
uomini
,
carreggi
e
quadrupedi
erano
disfatti
?
Sopra
tutto
,
la
tattica
,
che
il
tempo
ed
i
risultati
hanno
rivelato
opportuna
,
del
Comando
francese
,
ha
costituito
un
ultimo
e
più
importante
elemento
per
arrestare
l
'
avanzata
tedesca
.
Ma
la
causa
principale
dell
'
arresto
e
della
ritirata
è
,
a
nostro
parere
,
la
deficienza
di
forze
che
,
da
qualche
giorno
e
improvvisamente
,
si
deve
essere
manifestata
nell
'
esercito
tedesco
.
Tutti
gli
altri
inconvenienti
si
potevano
riparare
:
questo
no
.
Se
non
ci
fosse
questa
ragione
contro
cui
nessun
'
altra
vale
,
i
tedeschi
avrebbero
potuto
regolare
diversamente
i
loro
movimenti
di
ritirata
.
Si
sarebbe
capito
l
arretramento
della
destra
e
,
alla
peggio
,
anche
quello
del
centro
combattente
fra
Parigi
e
Verdun
:
la
necessità
comandava
.
Non
si
capisce
il
richiamo
delle
forze
del
Belgio
verso
l
'
esercito
principale
,
come
non
si
.
capisce
l
'
indietreggiamento
in
Lorena
,
dove
nulla
,
almeno
da
quanto
si
conosce
per
le
notizie
ufficiali
,
sembrava
imporre
questa
ritirata
.
Si
potrà
dire
che
non
è
possibile
elle
questa
deficienza
di
forze
si
sia
manifestata
ad
un
tratto
,
senza
nessun
preavviso
.
Certo
;
e
il
Comando
tedesco
da
qualche
tempo
(
vedremo
da
quanto
)
deve
averla
prevista
:
ma
questo
,
appunto
,
spiegherebbe
molti
fatti
d
'
iniziativa
tedesca
successi
negli
ultimi
giorni
,
e
specialmente
la
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
.
Ci
si
può
chiedere
intatti
come
è
possibile
che
l
'
esercito
tedesco
si
sia
messo
nell
'
imbuto
francese
,
quando
non
aveva
la
forza
di
schiacciare
la
resistenza
avversaria
.
E
la
risposta
può
essere
semplice
:
prima
di
retrocedere
per
necessità
di
cose
,
prima
di
perdere
volontariamente
il
frutto
di
tante
fatiche
e
di
tanto
sangue
,
i
tedeschi
possono
aver
voluto
tentare
la
sorte
(
con
le
debite
precauzioni
)
,
sperando
nell
'
aiuto
della
fortuna
.
La
deficienza
delle
forze
,
all
'
inizio
della
guerra
,
non
esisteva
per
la
Germania
.
Allo
scoppiare
delle
ostilità
la
Germania
,
avendo
ripartito
i
còmpiti
della
guerra
delle
nazioni
fra
sé
e
l
'
alleata
Austria
,
credeva
di
poter
attendere
con
fiducia
l
'
avvenire
e
di
potere
esercitare
qualunque
sforzo
,
anche
costosissimo
per
perdite
di
uomini
,
pur
di
raggiungere
immediatamente
lo
scopo
.
Essa
sarebbe
rimasta
nel
teatro
d
'
operazioni
occidentale
,
contro
la
Francia
e
il
Belgio
,
e
sia
pure
,
contro
l
'
Inghilterra
:
poiché
che
cosa
avrebbe
potuto
mai
portare
,
nei
primi
tempi
della
lotta
,
questa
Potenza
marittima
?
L
'
Austria
sarebbe
scesa
nel
teatro
orientale
:
l
'
Austria
,
origine
prima
del
conflitto
immane
,
preparata
da
molti
anni
,
alacre
,
aggressiva
,
gridante
da
tanto
tempo
,
per
bocca
del
suo
esercito
,
che
per
essa
la
guerra
era
questione
di
vita
o
di
morte
.
Di
fronte
le
stava
la
Russia
lenta
,
mastodontica
,
minacciosa
da
molto
tempo
a
parole
,
ma
remissiva
a
fatti
,
ferita
(
o
pareva
)
ancora
profondamente
dalla
disastrosa
guerra
del
Giappone
.
Non
poteva
esserci
dubbio
alcuno
sull
'
esito
immediato
della
lotta
.
E
ottenuta
la
vittoria
si
sarebbe
potuto
parlare
di
pace
:
la
celerità
avrebbe
compensato
ogni
altra
inferiorità
.
Con
questa
ripartizione
e
con
questa
convinzione
,
la
Germania
entrava
nella
guerra
regalmente
.
I
suoi
figli
,
per
vero
dire
,
corrispondevano
con
slancio
meraviglioso
alla
chiamata
della
madre
:
e
il
vedere
affluire
tanta
gente
robusta
,
salda
,
quadrata
aveva
ribadito
la
fede
nella
forza
senza
fine
tedesca
.
Contro
truppe
avversarie
meno
numerose
,
in
formazioni
rade
,
la
Germania
,
pur
di
passare
innanzi
velocemente
,
metteva
avanti
compatti
i
suoi
eserciti
:
e
passava
.
Ma
la
superiorità
numerica
fu
rotta
il
giorno
in
cui
l
'
esercito
austriaco
fu
battuto
dall
'
esercito
russo
.
Con
la
sconfitta
dell
'
esercito
della
Galizia
,
la
Germania
dovette
a
un
tratto
riconoscere
che
l
'
Austria
era
un
debole
aiuto
per
la
grande
lotta
:
e
chi
doveva
sostenerla
in
tutti
e
due
i
teatri
era
essa
,
soltanto
essa
.
L
'
Austria
non
era
posta
certamente
fuori
causa
:
l
'
affermazione
non
sarebbe
né
giusta
né
vera
:
ma
molti
indizii
dimostravano
che
la
sconfitta
austriaca
sul
campo
di
battaglia
,
che
poteva
pur
essere
riparata
,
era
facilmente
esposta
a
inasprirsi
con
difficoltà
d
'
indole
politica
.
La
bella
vittoria
dei
generale
tedesco
von
Hindenburg
sui
russi
nella
regione
dei
laghi
Masuriani
non
poteva
in
nessun
modo
compensare
il
disastro
galiziano
.
La
capitale
della
Germania
,
posta
ad
oriente
del
grande
paese
,
e
ascoltante
l
'
eco
troppo
vicina
delle
vittorie
russe
,
costituiva
un
peso
terribile
per
l
'
esercito
operante
.
La
Germania
era
costretta
quindi
a
far
fronte
nei
due
teatri
d
'
operazione
,
impiegando
in
ognuno
numerosissime
forze
.
E
lo
sdoppiamento
di
esse
la
gettava
rispetto
agli
avversari
in
uno
stato
di
povertà
d
'
uomini
,
che
non
aveva
previsto
così
prossimo
.
La
guerra
franco
-
tedesca
del
1870
fu
vinta
dai
tedeschi
per
parecchie
ragioni
:
ma
una
delle
principali
fu
certamente
la
loro
superiorità
numerica
.
All
'
aprirsi
della
campagna
,
si
trovarono
di
contro
poco
più
di
300.000
francesi
contro
500.000
tedeschi
.
A
Weissemburg
la
proporzione
fu
di
5
tedeschi
contro
1
francese
:
a
Wörth
e
a
Spicheren
di
3
contro
1
.
Quando
,
il
16
agosto
,
gli
avversarii
combatterono
a
forze
uguali
,
bivaccarono
tutti
e
due
nelle
posizioni
che
avevano
occupate
durante
la
giornata
.
All
'
inizio
di
questa
guerra
le
cose
,
considerate
soltanto
rispetto
alla
Francia
e
alla
Germania
,
si
ripresentavano
come
nel
1870
.
Le
nascite
maschili
,
in
Francia
,
erano
nella
proporzione
di
1
a
3
con
quelle
della
Germania
:
il
che
faceva
sì
che
per
mantenere
gli
effettivi
di
pace
dei
suoi
20
corpi
d
'
esercito
,
di
fronte
ai
25
tedeschi
,
la
Francia
dovesse
spingere
il
rendimento
della
leva
a
cifre
impossibili
.
Su
100
giovani
che
si
sottoponevano
alla
visita
ne
dichiarava
abili
75
!
La
Germania
.
avendo
circa
1.000.000
di
nascite
maschili
all
'
anno
,
di
cui
il
75
per
cento
circa
raggiungeva
il
20°
anno
di
età
,
poteva
fare
la
scelta
del
50
per
cento
del
totale
.
Aveva
quindi
700.000
soggetti
alla
leva
,
e
350.000
abili
,
mentre
la
sua
avversaria
,
con
la
percentuale
del
75
,
a
stento
arrivava
ai
200.000
uomini
.
Ma
molti
di
questi
soldati
francesi
,
per
confessione
degli
stessi
generali
,
erano
«
roba
da
lazzaretto
»
.
Ne
derivava
quindi
una
reale
e
grande
sproporzione
numerica
a
favore
della
Germania
,
che
permetteva
a
questa
di
portare
in
poco
tempo
sul
teatro
della
guerra
,
comprese
le
riserve
,
circa
3.500.000
uomini
,
di
fronte
ai
2.000.000
e
poco
più
della
Francia
.
Ma
di
quei
3.500.000
tedeschi
pronti
per
la
guerra
,
dai
cinque
ai
sei
corpi
d
'
esercito
dovettero
fin
dal
principio
essere
lasciati
contro
i
russi
.
E
di
mano
in
mano
che
la
guerra
progredì
,
di
fianco
ai
francesi
vennero
a
mettersi
i
belgi
,
che
possono
essere
calcolati
dai
150.000
ai
170.000
uomini
;
gli
inglesi
,
di
cui
si
può
supporre
siano
sbarcati
in
Francia
circa
100.000
uomini
;
alcune
truppe
coloniali
,
di
forza
imprecisata
;
e
finalmente
i
russi
che
,
se
sono
esatte
le
notizie
date
in
questi
giorni
,
sarebbero
giunti
a
Dunkerque
o
ad
Anversa
in
numero
presso
a
poco
di
100.000
:
essi
,
probabilmente
,
accompagnerebbero
ora
i
belgi
nella
marcia
in
avanti
,
che
pare
ripresa
sul
fianco
destro
tedesco
.
Queste
truppe
si
raggruppavano
a
poco
a
poco
intorno
all
'
esercito
francese
che
,
per
il
modo
di
guerreggiare
adottato
,
non
si
esponeva
,
come
abbiamo
detto
,
a
grandi
perdite
.
Di
fronte
a
questo
lento
ma
sicuro
accrescere
delle
forze
nemiche
,
i
tedeschi
avevano
il
logorio
continuo
della
guerra
che
dovevano
condurre
energicamente
e
rapidamente
:
e
,
ad
un
certo
momento
,
per
dare
il
tracollo
all
'
opera
,
la
necessità
di
provvedere
al
teatro
d
'
operazioni
orientale
.
Quanta
truppa
fu
mandata
là
?
Questo
non
sappiamo
ancora
con
sicurezza
,
poiché
si
sono
sentite
ripetere
molte
cifre
,
e
diverse
una
dall
'
altra
:
la
voce
più
diffusa
parla
di
cinque
a
sei
corpi
d
'
esercito
.
Sarà
vero
o
no
?
Ma
qualunque
sia
stata
precisamente
la
forza
staccata
dall
'
esercito
combattente
in
Francia
,
l
'
invio
deve
però
essere
avvenuto
,
e
in
quantità
rilevante
:
e
diciamo
le
ragioni
che
ci
fanno
credere
ciò
.
Prima
di
tutto
,
però
,
dobbiamo
anche
dire
,
che
se
l
'
invio
è
avvenuto
,
come
noi
crediamo
,
esso
fu
un
grave
errore
tedesco
.
Per
quanto
la
minaccia
alla
frontiera
orientale
fosse
grave
e
per
quanto
potesse
sembrare
imminente
,
i
tedeschi
non
dovevano
distogliere
forze
dal
teatro
di
guerra
occidentale
.
Così
facendo
diventavano
deboli
in
tutti
e
due
:
e
meglio
valeva
vincere
decisamente
in
uno
,
che
essere
costretti
a
cedere
,
sia
pure
in
un
giorno
lontano
,
lentamente
ma
inesorabilmente
dappertutto
.
La
divisione
delle
forze
è
l
'
ultimo
espediente
a
cui
deve
ricorrere
un
comandante
di
esercito
,
perché
non
conduce
a
nulla
.
Dopo
il
patto
conchiuso
fra
le
tre
Potenze
alleate
,
i
tedeschi
dovevano
sapere
che
la
guerra
non
poteva
finire
se
non
con
la
disfatta
completa
di
una
delle
parti
belligeranti
;
e
quindi
dovevano
continuare
a
fare
lo
sforzo
dove
prima
avevano
cominciato
,
e
dove
avevano
ottenuto
buoni
risultati
,
trascurando
per
il
momento
ogni
altro
nemico
.
Questo
criterio
non
fu
seguito
:
e
la
prova
sta
,
per
noi
,
nello
svolgimento
della
battaglia
fra
Parigi
e
Verdun
.
Essa
,
per
confessione
dei
due
combattenti
,
doveva
essere
,
se
non
decisiva
,
di
importanza
grandissima
:
da
parte
francese
l
'
ordine
del
giorno
del
generale
Joffre
proclamava
questa
convinzione
;
da
parte
tedesca
gli
ordini
rinvenuti
nella
casa
abbandonata
dal
Comando
dell
'
VIII
corpo
la
confermavano
.
Si
sarebbe
dunque
attesa
l
'
entrata
in
azione
di
tutte
le
truppe
tedesche
combattenti
in
Francia
;
~
!
e
più
di
tutte
,
di
quelle
della
Lorena
.
Se
il
disegno
di
operazioni
tedesco
,
in
questa
ultima
battaglia
,
,
aveva
probabilità
di
riuscita
,
questa
dipendeva
dalla
energica
azione
che
i
tedeschi
avrebbero
dovuto
esercitare
alla
loro
sinistra
,
contro
la
cortina
difensiva
Verdun
-
Toul
-
Épinal
-
Belfort
:
abbiamo
già
sostenuto
ciò
a
sazietà
.
Ma
per
farla
cadere
,
e
battere
le
truppe
ad
essa
appoggiate
,
era
necessario
che
,
mentre
gli
eserciti
tedeschi
,
i
quali
erano
riusciti
a
girarla
,
si
rivolgevano
a
sud
e
la
prendevano
di
rovescio
,
i
due
eserciti
del
principe
di
Baviera
e
di
von
Heeringen
dalla
Lorena
procedessero
energicamente
verso
ovest
,
per
attaccarla
di
fronte
.
Questi
eserciti
avevano
dimostrato
,
più
di
venti
giorni
fa
,
di
essere
assai
saldi
e
ben
costituiti
,
respingendo
nella
battaglia
della
Lorena
i
francesi
che
avevano
tentato
di
rompere
il
centro
tedesco
,
per
staccare
l
'
ala
invadente
del
Belgio
.
Perché
dunque
adesso
non
hanno
contribuito
all
'
azione
generale
?
Non
hanno
nemmeno
la
scusa
di
lunghe
e
faticose
marce
sopportate
,
poiché
essi
,
almeno
rispetto
a
quelli
del
nord
,
sono
stati
assai
risparmiati
.
E
allora
,
quale
spiegazione
dare
della
loro
inazione
,
se
non
quella
che
siano
stati
impoveriti
,
da
qualche
tempo
,
per
rinforzare
i
tedeschi
operanti
nella
Prussia
orientale
o
gli
austriaci
in
Galizia
?
Se
così
non
fosse
,
se
le
forze
tedesche
della
Lorena
fossero
ancora
intatte
,
il
Comando
supremo
avrebbe
commesso
,
a
parer
nostro
,
un
gravissimo
errore
non
facendole
contribuire
alla
grande
battaglia
.
,
Ma
no
:
la
Germania
,
oggi
,
ha
forse
misuralo
con
tutta
giustezza
la
situazione
:
oggi
per
la
prima
volta
,
da
quando
gli
avvenimenti
si
sono
cominciati
a
svolgere
.
Non
ha
ancora
avuto
una
seria
sconfitta
:
ma
un
avvertimento
che
l
'
ha
messa
in
guardia
contro
sé
stessa
.
Oggi
vede
nettamente
,
fuor
d
'
ogni
febbre
di
vittoria
,
quali
sono
le
sue
forze
e
quali
sono
quelle
degli
avversari
:
e
capisce
che
deve
risparmiare
le
sue
.
Si
accorge
,
forse
,
che
tante
cose
aveva
pensate
,
e
tante
ne
aveva
prevedute
;
ma
non
aveva
pensato
né
preveduto
una
così
rapida
mancanza
di
uomini
.
Il
numero
,
il
numero
bruto
e
greve
,
la
mole
pesante
,
si
è
imposto
anche
a
lei
,
che
,
per
le
disposizioni
prese
,
credeva
di
averlo
asservito
interamente
ai
suoi
calcoli
.
Quello
che
la
Germania
non
ha
raggiunto
finora
,
difficilmente
raggiungerà
in
avvenire
,
poiché
la
grande
Potenza
era
specialmente
preparata
per
vincere
la
prima
posta
.
Tutti
i
giorni
che
passano
apportano
gente
agli
alleati
,
e
ne
tolgono
a
lei
.
Non
dubitiamo
che
i
tedeschi
,
che
ella
ora
chiamerà
con
la
gran
voce
,
non
di
chi
sente
il
pericolo
immediato
,
ma
di
chi
avvista
prudentemente
l
'
avvenire
,
non
le
rispondano
ancora
,
non
le
rispondano
sempre
,
e
riforniscano
i
suoi
eserciti
come
i
torrenti
riforniscono
un
grande
fiume
,
dopo
le
magre
dell
'
inverno
.
Ma
dopo
questa
nuova
infusione
di
uomini
,
che
cosa
avverrà
?
La
Germania
sola
contro
tutti
:
è
troppo
per
una
nazione
,
per
quanto
sia
grandissima
.