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Il mondo della noia ( Montale Eugenio , 1946 )
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Perché la letteratura modernissima - e non solo la nostra - è tanto ricca di romanzi noiosi , di libri in cui « non accade nulla » , di personaggi che non hanno volto né stato civile e si muovono in ambienti che sono scenografie di cartone e non cornici naturali e sociali riflettenti un mondo e una cultura ? Alla domanda fu risposto che oggi manca la fiducia nel « genere » del romanzo o almeno in quelli che sono i suoi vecchi schemi , e che si tenta senza successo di rinnovarli . Di qui il peso d ' infinite esperienze di laboratorio che dovrebbero restare private ma non rimangono tali , raro essendo il caso di chi abbia condotto a termine un ' opera di una certa lena e rinunci a darla alle stampe . Entrata in crisi la vecchia idea del romanzo , che ha prodotto opere non superabili , è naturale che si ripercuota il disagio su tutte le esperienze che tendano a un ' altra idea del romanzo stesso , senza raggiungere lo scopo . E del resto , si afferma , qual genere letterario non è in crisi ? Solo una recentissima forma d ' arte , il cinematografo ( se proprio d ' arte si tratta ) , s ' era salvato fino a pochi anni fa dal contro - influsso della critica da esso stesso prodotta . Avevamo visto coi nostri occhi il caso , meraviglioso in tempi di avanzata civiltà artistica , di un ' arte nuova che sorge e che può perciò precedere la propria estetica . Naturalmente questa verginità è durata poco : si compiono oggi in pochi anni processi che in altri tempi avrebbero impegnato molte generazioni . E ormai anche il cinematografo tenta il nuovo ricorrendo ai generi vecchi , e cerca di appoggiarsi sempre più alle altre arti . Genere vecchio , il romanzo tende al nuovo con un sistema opposto e si volge al cinematografo nella speranza di potersi rifare la faccia . Avviene pertanto anche nel romanzo quello che noi avvertiamo nel cinema e che anche nel cinema è già indizio di avanzata maturità : la ricerca di puri valori di ritmo , di pure sequenze di immagini visive , in spregio all ' approfondimento poetico dei fatti rappresentati . E si perde così la vivente naturalezza delle vecchie narrazioni care ai nostri avi . Oggi leggendo i libri di A . o di Z . non conosciamo già dei personaggi intuiti direttamente dalla fantasia : incontriamo , nell ' ipotesi migliore , delle metafore musicali , dei personaggi - pretesto che servono ad A . o a Z . per introdurci in una Weltanschauung che fa della persona umana una mera illusione soggettiva , un cattivo sogno . Muore il romanzo tradizionale perché sparisce nei nuovi autori persino il desiderio dei suoi risultati . Ho avanzato fin qui una possibile difesa del nuovo « mondo della noia » . Si potrebbe insinuare che scrivono romanzi noiosi coloro che si son creduti romanzieri senza esserlo ; coloro per i quali l ' indeterminato , il tedio , lo spleen sarebbe il punto d ' oro dell ' arte di un Proust , di un Joyce , di una Woolf ; coloro che non hanno compreso come il tediavi vitae di questi romanzieri è la contropartita di un ' arte che ha ben altro peso e ben altre ragioni , e che comunque anche in essi non è da confondersi la fatica con l ' ispirazione . E poi siamo schietti : si può ben credere , come io credo , che le vie dell ' arte e quelle della storia non sono le stesse e che sovente i fatti che più ci hanno appassionato entrano nella poesia per la porta di servizio o per la finestra , anziché dal portone principale ; ma chi potrà mai giustificare , di fronte alla tragica imponenza dei problemi che ci toccano oggi in quanto uomini , chi domani potrà comprendere libri in cui la vita appare solo come un riflesso di specchi , e lo scopo dell ' arte , che è in accezione superiore il divertimento , il trasporto , non appare neppure sospettato ? Non ci si parli di « racconto puro » , non si disturbi il nome di Kafka , realista a modo suo come pochi altri e tutto impregnato dei succhi di quel grande centro di innesti culturali che . fu la Praga dei suoi tempi . E non si facciano neppure per scherzo i nomi di Cecov , della Mansfield e del migliore Hemingway : autori di motivi poetici che arricchiscono il senso della nostra civiltà e in definitiva del nostro mondo storico . Quanto al romanzo ottocentesco , si può ben dire che la sua grandezza fu tutta in funzione della sua fondamentale impurità ; né in quel secolo il realismo , da quello sanguigno e retorico dello Zola a quello musicale e filtratissimo di Turgheniev , è stato mai un ostacolo a narratori di genio . Gli scrittori d ' oggi non credono più ( ed è peccato ) che si possa cominciare un racconto con la formula consacrata : « Il 12 luglio 19 ... una vettura a cavalli che ... » ; non ammettono più che si possano descrivere personaggi come gente di conoscenza , Pensano che delle figure umane importino solo i tics e i pruriti , sono persuasi che non interessa l ' azione ma i bassifondi dell ' azione , non l ' ambiente ma i riflessi dell ' ambiente ( spesso di maniera ) in una fantasia ( spesso negata al senso dell ' osservazione ) . Tutto ciò può chiamarsi lirismo ? Sarebbe facile essere poeti , in questo caso . Ma si dimentica che l ' arte destinata a restare ha l ' aspetto di una verità di natura , non di una scoperta sperimentale escogitata a freddo . V ' è , del resto , una riprova , un modo infallibile di risolvere la questione : quello di ricorrere alla propria esperienza diretta . Si presentano nella vita di chi ha vissuto abbastanza a lungo situazioni gravi , casi veramente « di emergenza » , nei quali tutto sembra rovinare e la vita pare legata a un filo molto sottile . È facile immaginare quanti di noi hanno conosciuto ore simili negli ultimi anni , quanti di noi hanno attraversato giorni e mesi durante i quali , non reggendo a letture più gravi , si sono rivolti ai libri di uno scaffale per cercare in un libro un lume o un aiuto o anche una semplice distrazione non indegna o vana . Ebbene , solo i libri che nei tempi più duri resistono e assistono come compagni fedeli , solo questi sono i libri d ' arte narrativa che superano davvero le contingenze dell ' estetica e il vaniloquio delle tendenze . State certi , amici che come me siete scampati dal diluvio , se l ' ora del pianto e dello stridor di denti dovesse tornare per noi , la vostra mano non si alzerà per tirar giù dal loro scomparto i libri di A . o di Z . e neppure la storia di Mistress Dalloway , né tanto meno l ' ultimo dramma esistenzialista che vi ha mandato il vostro libraio ; ma prenderà , come ho fatto io per qualche mese , Dimitri Rùdin e Dominique , Alberi Savarus e Lokis ; e sceglierà senza esitare la vita , perché per l ' uomo posto di fronte al nulla o all ' eterno non esiste , non è pensabile che una sola possibilità , tangibile , evidente , infinitamente cara quanto più è prossima a sfuggire : la vita di quaggiù , la vita stessa che abbiamo visto , conosciuto e toccato con le mani fin dai primi anni dell ' infanzia .
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1 settembre . Uno dei tratti caratteristici della guerra franco - tedesca è la mancanza di avvenimenti che costituiscano , per così dire , punti di riferimento . Non vi sono state , o almeno non sappiamo che vi siano state , grandi battaglie , finite con una netta decisione , le quali abbiano segnato i varii periodi dell ' azione complessiva . Dal primo scontro di pattuglie alla frontiera , all ' inizio delle ostilità , si può dire che la lotta sia continuata , con maggiore o con minore intensità , piuttosto a nord che a sud o viceversa , ma senza interruzione . Si è resa così assai difficile l ' osservazione dell ' andamento della guerra ; poiché l ' azione , procedendo per lenti gradi , riusciva difficilmente percepibile . Sembrava che tutti i giorni si assomigliassero , e questo invece non era : e , per passaggi quasi inavvertiti , la situazione , dopo qualche tempo , diventava del tutto diversa dalla precedente . Ma ormai la marcia della destra tedesca ha portato le avanguardie imperiali a Compiègne , a circa 60 chilometri da Parigi : e la minaccia esercitata sulla capitale francese è un richiamo troppo energico perché la nostra attenzione possa essere ancora stornata da altri fatti . Si è formata nel teatro occidentale delle operazioni una situazione nuova ed importante , che merita un accurato esame . I tedeschi hanno , fino a qualche giorno fa , svolto il piano di operazione che consiste nel tener fermo saldamente col centro e con la sinistra ( sud ) , per esercitare tutto lo sforzo in avanti con la destra ( nord ) . Questo piano ha prodotto buoni , ; risultati , perché la destra tedesca , dopo aver vinto la resistenza del Belgio , ha invaso la Francia , ed oggi si trova , come abbiamo detto , con le avanguardie a Compiègne . Ma se la destra si è così inoltrata verso ovest , altri corpi , costituenti pure l ' esercito invasore del Belgio e del Lussemburgo , a quanto pare non hanno progredito altrettanto . L ' ultimo comunicato ufficiale ( francese ) ci dice che nella regione compresa fra Launois , Signy e Novion Porcien , ad ovest di Sedan , le truppe tedesche incontrano forti resistenze nelle francesi loro contrapposte . Né si sa che cosa facciano e a che punto siano gli eserciti che scendevano da Stenay e da Longwy : a meno che non concorrano a combattere contro i francesi di Launois . Che cosa si deve pensare dell ' avanzata così risoluta della estrema destra tedesca ? ( Non comprendiamo in questa , si capisce bene , i distaccamenti di copertura , che debbono essere stati sicuramente lasciati contro i belgi e gli inglesi ) . Non è essa alquanto pericolosa ? Incanalarsi nella valle dell ' Oise quando sul fianco sinistro , se pur cadrà presto La Fère , rimarranno le fortezze di Laon e di Reims , con le truppe mobili ad esse appoggiate , non è imprudente ? E che effetto potrà avere ( se si toglie l ' effetto morale , da tenersi in grandissimo conto , è vero ) giungere al campo trincerato di Parigi senza le forze unite ? La destra tedesca , insomma , non avanza un po ' troppo ? Sì , o almeno pare : e pare che essa dovrebbe ormai alquanto arrestarsi per attendere che il resto dell ' esercito tedesco , quello sboccato da Mézières , Sedan , Stenay e Longwy , fosse più innanzi , pronto a contenere le forze francesi che eventualmente provenissero da Verdun , da Reims e da Laon . Ma alcune considerazioni possono alquanto modificare questo giudizio . Potrebbe darsi che i tedeschi fossero già di fronte a queste ultime città , e che le truppe francesi , le quali ieri si battevano nella regione compresa fra Launois , Signy , Novion fossero truppe tagliate fuori dal grosso , che si difendessero fino all ' ultimo . Potrebbe darsi , cosa assai più importante , che l ' esercito francese fosse molto scosso e tale da non costituire più una minaccia senza riparo , anche se il movimento tedesco fosse alquanto ardito . Potrebbe darsi infine un terzo caso che mutando quasi completamente i valori dei varii settori dell ' immenso campo di battaglia , diminuisse per i tedeschi il pericolo di avanzare così rapidamente nel settentrione della Francia . Di questo terzo caso vogliamo oggi più particolarmente parlare . Dai primi giorni della guerra molti si sono domandati come fosse possibile che i francesi non si avvedessero della mossa tedesca del nord e non contrapponessero alle truppe , che andavano a mano a mano ingrossando nel Belgio e nel Lussemburgo , forze uguali . Altri hanno giudicata più pericolosa che utile l ' offensiva francese in Alsazia , e non sono riusciti a comprendere bene il motivo di essa . Altri infine nell ' ondeggiare dell ' azione francese hanno creduto di ravvisare la mancanza di un preciso disegno di guerra , e di ciò hanno provato meraviglia . La relativa debolezza in cui i francesi hanno lasciato la parte settentrionale della loro fronte , la pertinacia con la quale , invece , hanno combattuto e combattono in Lorena , la prima e la seconda avanzata in Alsazia , possono forse essere ora spiegate . Ma per ciò fare bisogna scomporre l ' azione francese in due fasi . Nella prima è sembrato che essi abbiano voluto attuare questo concetto : conquistare l ' Alsazia , per giungere rapidamente all ' altezza di Strasburgo , ed essere sicuri sulla destra ; poi , aiutati da questa mossa , puntare fortemente fra Metz e Strasburgo , per dirigersi verso il Meno . Disturbati nell ' esecuzione dalla resistenza diretta tedesca e dall ' ingigantire della minaccia del Belgio , i francesi titubarono però nell ' applicazione del piano , e dall ' offensiva passarono ad una slegata e debole difensiva , svolta con truppe trasportate in fretta a nord . Qui seguirono infatti parecchie giornate di battaglia , sfortunate per loro . La loro azione parve dipendere da questi due elementi , che fanno parte della costituzione normale della Francia : Parigi importantissima capitale del paese , e l ' esercito saldo e forte . Ma riuscita inutile la parata all ' avanzata tedesca a nord , mutate le condizioni del paese e dell ' esercito , si direbbe che i francesi , in questi ultimi giorni , siano tornati al concetto antico : e , difendendosi appena a settentrione , tentino ancora la fortuna in Lorena , per rompere il centro nemico . In Lorena . , infatti , « l ' avanzata delle forze francesi si è accentuata » e pare che là « sia stata occupata la linea di montagna , mentre l ' ala destra francese avanza » ( comunicato ufficiale francese ) . La minaccia che i francesi porterebbero sulle retrovie tedesche sarebbe molto seria , ora che gran parte dell ' esercito tedesco è inoltrato in Francia e si assottiglia a mano a mano che procede , se avesse per sé alcuni elementi , elle non ha . Prima di tutto , essa avrebbe dovuto essere compiuta come mossa aggressiva , e non controffensiva , perché soltanto nel primo caso avrebbe portato innanzi truppe di animo saldo , ed avrebbe agito contro un nemico impreparato . In secondo luogo , avrebbe dovuto manifestarsi quando tutta la linea francese non subiva ancora la pressione della tedesca : adesso , anche se le truppe del centro in Lorena riuscissero ad avanzare vittoriosamente ad oriente , procederebbero sole e indifese sui fianchi , perché le ali sono premute dall ' avversaario . In terzo luogo un ' avanzata fra due campi trincerati come Metz e Strasburgo è assai imprudente , se almeno non si investono con distaccamenti molto forti : e allora si indebolisce sempre più il nucleo che attualmente potrebbe marciare contro la Germania . Ma l ' insistenza dell ' offensiva francese nella Lorena può essere indizio di un probabile nuovo indirizzo di guerra : e allora diventa importantissima . È bene ricordare che i francesi hanno qualche volta dichiarato che sono disposti ad abbandonare Parigi ; ed è bene ricordare che il centro difensivo della Francia non è la capitale , ma prima il Morvan , poi la Loira ed il paese ad ovest del fiume . Parigi non è che il centro morale , più pericoloso quasi che utile perché troppo importante e nello stesso tempo troppo esposto alle offese : e perciò da lasciare a sé stesso in caso di bisogno estremo . Premesso ciò , ed ammesso che la base delle operazioni diventi la Francia centrale . tutta la condotta della guerra cambia . Una offensiva delle truppe della Lorena e dell ' Alsazia procede nella giusta direzione , andando da ovest ad est , e non è affatto esiziale , in caso disgraziato , perché viene respinta sulla sua base naturale . Se il ridotto delle truppe combattenti è il centro della Francia ; se si rinuncia a difendere ad ogni costo e prima di tutto Parigi ; se si sostiene insomma che nell ' esercito , e non in un obiettivo territoriale , sta la salute della nazione , la minaccia delle truppe tedesche marcianti per la Somme , per l ' Oise e per l ' Aisne diventa minore . I francesi avrebbero fatto così dinanzi ai tedeschi quel mutamento di pezzi che si fa nel giuoco degli scacchi , quando il re è minacciato troppo fortemente ; ed avrebbero sostituito a Parigi la restante Francia , come si sostituisce la torre al re . Con questo nuovo indirizzo , elle favorirebbe specialmente la difensiva , si spiegherebbe l ' inazione degli inglesi e dei belgi . Quanto stanno facendo da qualche giorno i tedeschi , costituendo una importante variante del primo piano d ' operazioni , sembra confermare il nostro pensiero sulle operazioni francesi . Si direbbe che i tedeschi da parte loro abbiano risposto al cambiamento francese , con l ' attacco portato risolutamente da qualche giorno contro il Sundgau e Belfort . È ancora troppo presto per dire che esso miri a penetrare rapidamente proprio nel Morvan , per prevenire e fiaccare ogni resistenza francese . Ma se anche questo non è precisamente , o almeno non è l ' obiettivo d ' oggi , l ' avanzata tedesca per la depressione di Belfort lenta indiscutibilmente di girare la difesa francese da sud , perché questa difesa si è fatta importuna . I tedeschi si debbono essere accorti che è relativamente diminuita la importanza del settore settentrionale delle operazioni , ed è aumentata quella del settore meridionale . E siccome hanno necessità di vincere presto , cercano di introdursi nel cuore della Francia , per obbligare sicuramente i francesi della Lorena a retrocedere . I francesi possono rimanere di fronte alla Lorena e magari avanzare , se sono minacciati soltanto a nord : non possono più starvi se il cerchio si chiude anche a sud . La marcia , annunziata dai comunicati francesi , di nuove forze repubblicane verso l ' Alsazia , sarebbe allora conseguenza della mossa tedesca : perché , senza la linea dei Vosgi d ' Alsazia l ' esercito centrale francese non può sostenersi di fronte a Metz e a Strasburgo . L ' avanzata tedesca nel Belgio , non potuta o non voluta fermare dai francesi , può quindi aver prodotto un mutamento di valori in tutti gli elementi mobili e territoriali della guerra franco - tedesca . Se Parigi non deve essere difesa ad ogni costo si può capire la scarsa azione delle truppe nelle valli della Somme , dell ' Oise , dell ' Aisne . Subentrato come ridotto della Francia il Morvan e il paese limitrofo , si comprendono invece la pertinacia delle operazioni francesi in Lorena e la nuova azione tedesca in Alsazia . I francesi , dovendo guadagnar tempo , hanno spostato il centro della resistenza e le truppe verso sudovest ; i tedeschi , dovendo impedire ciò , pur avanzando a settentrione , vengono adesso a battere alla porta dell ' Alsazia per ferire nel nuovo punto vitale l ' avversario .
Solitudine ( Montale Eugenio , 1946 )
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Eccomi giunto a casa . Fuori fa freddo ma qui la stufa tira a meraviglia e la vecchia poltrona e le pantofole felpate « fonczionano » , come diceva Pound dei suoi più astrusi Cantos . Potrei cominciare subito a scrivere la prima di quelle Lettres à l ' Amazone che Clizia dice di attendersi da me . Proprio per questo , stasera , ho disseminato gli amici per la strada . Li ho lasciati ai fatti loro . Affronteranno altre ore di pioggia vento e pillacchere per divertirsi . Non so se vivevo così ai miei bei tempi . Non me ne ricordo ma ne dubito . Dubito assai che i veri gaudenti siano coloro che si divertono « pazzamente , disperatamente » , secondo il modello del poeta palazzeschiano . Sono esseri spinti alla vita intensa da una accettazione troppo miope , troppo immediata della nostra vicenda quotidiana . Non si meravigliano di nulla , e siccome la meraviglia è il fine di tutti gli uomini , poeti o no , sono indotti a cercare chissà dove il brivido , il thrill . Gente che si chiede sempre come impiegare il tempo , gente eternamente in lotta con la noia . Dolore autentico , nel senso antico , e non il moderno spleen dev ' essere la loro noia ; incapacità di sopportarsi , non perché si trovino di fronte a un loro odioso altea . ego , ma perché posti in faccia al nulla assoluto . Se io sono fabbricato diversamente dovrei dunque ritenermi portatore o meglio depositario ( non è merito mio ) di una interessante « personalità » . Lo scrivo tra virgolette : è meno impegnativo , è qualcosa che tu hai studiato a scuola , Clizia , e che da noi si trascura . Ciò non vuoi dire , d ' altronde , che quando sono lasciato solo con me stesso io non abbia forti tentazioni da cui difendermi . Non è così ? Sono mesi che dico : debbo lavorare , stasera , c mi trascino a casa con la fretta di chi è atteso da urgenti affari . Ma poi mi affondo qui , faccio scorrere l ' ago della radio in sue in giù e non vado oltre la solita sorpresa di sentirmi vivo , Diogene in una bottetermoforo , vicino a una piccola scatola luminosa e parlante , io in questa città e non in un ' altra , io e non un altro ... chissà perché . Eppure non sono solo , ho a portata di mano gli amici che posso scegliermi da me , non quelli che vorrebbe impormi la mia esistenza spicciola , fenomenica . Ho nello scaffale i classici , gli amici che non tradiscono , se muovo un dito sul quadrante posso far spicciare vicino a me le sorgenti della musica e dell ' eloquenza . Non sono un Diogene , sono un pitagorico autentico , un uomo che parla con le Sfere ... Già , è facile a dirsi . Ma appartiene alle sfere superne anche l ' annunciatrice di radio - Andorra , la silfide che mi trasporta sulle vertiginose montagne russe ( altro che Pirenei ! ) del suo volubile , melodioso scilinguagnolo di usignolo moderno ? « Thou wert not made for death , immortal bird ! » E perché no ! Ogni epoca incarna a modo suo il proprio ideale di puro suono , di assoluta , oggettiva felicità vocale . E ogni tempo ha la sua musica , basta saperla riconoscere . Non sempre la si trova dove si vorrebbe . Poco fa ho spostato l ' ago verso le spiagge di Peter Grimes , la fortunata novità inglese , e il primo guaio era che si capivano troppo le parole . Non dico che fossero brutte parole ma il fatto è che la voce umana sembra uno strumento musicale insuperabile solo nel caso che le parole restino un mero fantasma sonoro . Chi ha inventato la bubbola del « recitar cantando » ? Meravigliose di suono devono essere anche certe sillabe di Maddalena , nel Rigoletto , per chi non sappia decifrare una mostruosità come « Ah ah , rido ben di cuore / ché tai baje costan poco ... » . Non dico che i musicisti dovrebbero servirsi solo di una lingua morta , come il latino , o di parole in libertà . È opportuno che un creatore creda in ciò che scrive e si valga di vocaboli che legano insieme c che danno un senso . Suonano le dieci e fuori il vento soffia impetuoso . È un po ' ridicola l ' attrazione di quest ' ago anche su chi ha sottomano le più squisite novità letterarie : Il bel Paese dello Stoppani con la retta accentazione toscana , a cura di Policarpo Petrocchi da Cireglio ; La capanna dello zio Tom che non rileggo da allora o gli irresistibili Chouans di Balzac , mia imperdonabile lacuna . Ma anche i libri sono come gli amici : si vorrebbero soprattutto quelli che non si hanno a disposizione . Dov ' è il Libro di Enoch ? Dove sono le memorie di Burton e di Grant che prestai trent ' anni fa a un oculista genovese ? È un errore tener con sé molti volumi . Nelle case della città futura non ci sarà spazio per scaffali ma ognuno potrà ricevere per posta pneumatica a domicilio , come il petit bleu del processo Dreyfus , il libro che gli occorre in quel momento . A dire il vero , se debbo credere alle previsioni del signor Ellery Reeves , autore di una Anatomia della pace , una città futura non esisterà neppure , a meno che gli uomini di buona volontà sparsi per il mondo non riescano a riunire i loro sforzi , e da ultimo le loro Nazioni , in una grande supernazione di uomini liberi : liberi non solo dal bisogno , ma anche dalle follie di chi vorrebbe asservirli per liberarli dal bisogno o di chi cerca di impedire con lo sterminio questa coatta « liberazione » . Due anni fa l ' asticciola della radio divideva in due parti la Penisola , anzi tutto il mondo civile : da una la verità , dall ' altra l ' errore ( reversibili , purtroppo , ma non per i galantuomini ) . Oggi diversi accenti e orribili favelle prorompono da ogni luogo e l ' immagine della città futura non si presenta lieta . Te ne parlerò nella mia prossima lettera , Clizia , domani stesso . Buona notte .
Il Palazzo e la Piazza ( Bobbio Norberto , 1986 )
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La metafora del « palazzo » usata sempre più frequentemente nel linguaggio politico corrente , per indicare , con intenzione non benevola , coloro che ci governano , richiama , per contrapposizione , l ' analoga metafora della « piazza » , di cui ci si serve , con intenzione parimenti non benevola , per indicare la moltitudine di coloro che stanno fuori ( in basso ) e non hanno altro potere che quello di protestare o di applaudire : « analoga » , perché connota un insieme di persone mediante il luogo in cui si trovano , come « casa » per famiglia , « caserma » per truppa , « castello » per signore , « reggia » per monarca , e , passando dal nome astratto al nome proprio , « Farnesina » per corpo diplomatico italiano . A commento della manifestazione romana del marzo scorso , promossa da un sindacato contro una minacciata riduzione della scala mobile , il « Corriere della Sera » intitolò un suo articolo Il Parlamento e la « piazza » . Recentemente sulla « Stampa » il titolo annunciava Studenti in « piazza » e nel sottotitolo si leggeva : Palazzo Chigi risponde in tono pacato . Ancor più recentemente « La Repubblica » ha dato l ' annuncio che Carniti sarebbe diventato presidente della Rai in questo modo : Entra nel Palazzo un uomo di « piazza » . Per quanto la reiterazione della contrapposizione sia di questi ultimi anni ( e chi sa quanti altri esempi se ne potrebbero dare ) , dovuta a una celebre invettiva di Pasolini , l ' antitesi « palazzo - piazza » è antica e appartiene al linguaggio politico tradizionale . In un articolo del primo fascicolo della bella rivista dell ' Istituto italiano di cultura a Parigi , uscita in questi giorni col titolo «50 , rue de Varenne » , tutto dedicato al tema della « piazza » ( anche se prevalentemente dal punto di vista architettonico e quindi non nel suo significato metaforico ) , mi cade sottocchio un brano di uno dei Ricordi di Guicciardini , in cui si legge : « ... e spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sì folta o un muro sì grosso che ... tanto sa el popolo di quello che fa chi governa o della ragione perché lo fa , quanto delle cose che si fanno in India » . Se una ricerca su questa contrapposizione , soprattutto sull ' uso di « piazza » nel suo significato politico , non fosse ancora stata fatta ( ma non si sa mai ) , varrebbe la pena che un giovane volenteroso vi si accingesse . Intanto non mi sembra inopportuna qualche osservazione generale . « Piazza » è uno di quei tanti termini che , nati nel linguaggio comune , diventati sempre più popolari attraverso il linguaggio dei giornali , possono offrire un interessante e nuovo campo d ' indagine anche allo studioso . Nelle espressioni più correnti , « manifestazione o dimostrazione di piazza » , « scendere o andare in piazza » , « fare appello alla piazza » , o addirittura proverbiali , come « pane in piazza e giustizia in palazzo » , la parola sta a indicare una moltitudine di persone che si riuniscono spontaneamente e volontariamente , o vengono convocate da chi ha voce per farsi ubbidire , allo scopo di manifestare , secondo un diverso grado d ' intensità , uno stato d ' animo , un ' opinione , una volontà politica , che possono essere tanto di protesta , come avviene di solito nei regimi democratici , in cui uno dei diritti costituzionalmente garantiti è il diritto di riunione in pubblico e di libera manifestazione del proprio pensiero anche attraverso il mezzo della riunione pacifica , quanto di consenso , com ' è avvenuto nel nostro paese con le famose « adunate » fasciste di piazza Venezia , dove la moltitudine vi confluiva , in parte di propria volontà , in parte perché inquadrata nelle organizzazioni di massa del regime . Le due maggiori caratteristiche che servono a definire la « piazza » come fenomeno politico sono , da un lato , la partecipazione ( o la mobilitazione secondo i casi ) di un numero molto alto di persone , e , dall ' altro , il luogo aperto della riunione . Sulla base di questi due elementi la « piazza » si distingue da altre sedi di riunione a scopo di protesta o di discussione politica , più ristrette e meno aperte , come il salotto o il caffè , l ' uno privato , l ' altro semipubblico , di cui soltanto si può disporre là dove le libertà civili non sono riconosciute . A differenza dei luoghi dove si possono riunire soltanto poche persone e al chiuso , la « piazza » non è sede di discussione , dove si vada per dibattere un problema e decidere di conseguenza . Coloro che vi confluiscono lo fanno perché hanno uno scopo comune , in qualche modo già prestabilito . Ascoltano gli oratori di parte se si tratta di una protesta , di una petizione , di una rivendicazione nei riguardi dei signori del palazzo ; oppure pendono dalle labbra del grande demagogo , che fissa le mete , dà ordini , indica il nemico da abbattere negli avversari del governo , e acclamano . A differenza dell ' agorà classica , la « piazza » tanto nei regimi autocratici , quanto nei regimi di democrazia indiretta o rappresentativa , non è neppure un luogo dove si prendano decisioni : le decisioni che contano o sono già prese dagli stessi partecipanti ( si manifesta perché si vuole un certo provvedimento o si contesta un provvedimento già preso ) , oppure dallo stesso dittatore ( e la folla parla per monosillabi : « Sì » , « No » , « A noi ! » ) . In un regime di democrazia rappresentativa , che è quello che c ' interessa , la « piazza » è la più visibile conseguenza del diritto di riunione illimitato rispetto al numero delle persone che possono esercitarlo insieme e contemporaneamente . Prima dell ' avvento dei regimi democratici la facoltà concessa ai cittadini di riunirsi per presentare petizioni era riservata a gruppi di pochi , non più di una decina . Altrimenti la riunione è illecita , ed è vietata come « assembramento » , o peggio come « tumulto » , nei casi estremi come « sedizione » . Non c ' è più esatta descrizione di come un accorrere di gente per protesta si trasformi in tumulto che quella offertaci da Manzoni nel capitolo XII dei Promessi sposi in cui si comincia a parlare di « piazze » e strade che « brulicavano di uomini , trasportati da una rabbia comune , predominati da un pensiero comune , conoscenti o estranei , senza essersi dati l ' intesa , quasi senza avvedersene , come gocciole sparse sullo stesso pendio » e si finisce con quel « trambusto » che « andava sempre crescendo » , perché « tutti coloro che gli pizzicavan le mani di far qualche bell ' impresa , correvan là , dove gli amici erano i più forti , e l ' impunità sicura » . « Palazzo » e « piazza » sono due espressioni polemiche per designare , rispettivamente , i governanti e i governati , soprattutto il loro rapporto d ' incomprensione reciproca , di estraneità , di rivalità , ancora oggi , come nel brano sopracitato di Guicciardini . E si richiamano a vicenda , negativamente : vista dal palazzo la piazza è il luogo della libertà licenziosa ; visto dalla piazza il palazzo è il luogo dell ' arbitrio del potere . Se cade l ' uno è destinato a cadere anche l ' altro .
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9 settembre . Il 2 di questo settembre , essendo giunto l ' esercito tedesco in vicinanza di Parigi , dopo aver battuto e ricacciato a sud i corpi d ' esercito francesi inviati a soccorso , il Governo della Repubblica decideva di trasferirsi a Bordeaux : e quasi per togliere ogni troppo grande importanza alla capitale , la seconda linea fortificata dell ' assetto difensivo francese , La Fère , Laon , Reims , veniva ceduta senza combattimento all ' invasore . Con questo si dichiarava che Parigi , campo trincerato , non era più il fulcro delle operazioni di tutto l ' esercito francese . Di fronte a questo cambiamento dei valori della resistenza avversaria , l ' esercito tedesco , che aveva proceduto rapidamente da est ad ovest , pareva arrestarsi nella sua marcia . Dei cinque eserciti formanti la grande ala operante , i due esterni , quello di von Kluck e di von Bülow , facevano fronte a Parigi , lanciando qualche tentacolo verso occidente : gli altri , quelli di von Hausen , del principe del Württemberg e del Principe ereditario di Germania , si rivolgevano a sud , raccogliendosi . Ma l ' esercito francese prendeva invece l ' iniziativa delle operazioni . Si annunziava prima la raccolta di molte truppe intorno a Parigi ; poi il rinforzo di queste truppe con elementi estranei , non ben precisati ; poi l ' attacco contro gli eserciti di von Kluck e di von Bülow . Poiché la linea di difesa dell ' est , Verdun - Toul - Épinal - Belfort , era tenuta ancora dai francesi ; e la muraglia del sud , Langres - Digione - Besanzone , era intatta ; e Parigi veniva fortemente presidiata da nuove truppe combattenti , si delineava , in cospetto dell ' improvvisa inazione tedesca , un disegno di operazioni francese . L ' esercito tedesco , logorato prima da un nemico che si era strenuamente difeso , veniva a poco a poco attirato in una via senza uscita , segnata tutta intorno dalle fortezze ; e l ' esercito attivo francese lo coglieva là dentro , mentre , dubbioso , non sapeva più quale attacco parare prima . Ad accrescere il pericolo tedesco si annunziava anche lo sbarco di due corpi d ' esercito russi sulle coste della Manica o del mare del Nord : cioè a tergo dei tedeschi . Le cose si erano dunque mutate tanto in bene per i francesi e tanto in male per i tedeschi ? E questi erano addirittura stati costretti , come la stampa francese andava e va dicendo , ad arrestarsi , perché ad un tratto erano mancati loro lo scopo e le forze ? Esaminiamo pacatamente la situazione per dedurre quali sono i nuovi vantaggi o i nuovi pericoli che essa presenta ai due avversari , e per vedere se non è invece un nuovo problema che la situazione stessa ha fatto scaturire , il quale impone per un momento l ' arresto dei tedeschi e permette la manifestazione dell ' offesa francese . La sosta degli eserciti germanici penetrati in Francia è perfettamente logica , né dimostra nessun dubbio o nessun pentimento . A mutate situazioni debbono corrispondere diverse decisioni : e , con la mole degli eserciti attuali , queste decisioni non possono essere prese e fatte eseguire in ventiquattro ore . Se prima i varii eserciti marciavano direttamente su Parigi , facevano ciò perché Parigi era la capitale della Francia e perché con la marcia attiravano a sé l ' esercito francese che battevano . Qualunque cosa si voglia dire adesso , i risultati di quel disegno sono indiscutibili : non solo la Francia è stata invasa e le linee di fortificazione girate ; ma gli inglesi e i francesi , inviati a contrastare l ' avanzata , sono stati a mano a mano sconfitti e , per un certo tempo , disorganizzati . Buona decisione francese , di fronte ai vantaggi ottenuti nel settentrione della Francia . dai tedeschi , fu quella di portare , diciamo così , il centro di gravità della lotta verso sud . Poiché era impossibile , per il momento , arrestare in qualche modo l ' invasione , era utile fare il vuoto intorno ad essa : così questa avrebbe avuto subito la sensazione di non procedere più verso lo scopo principale ed avrebbe risentito lo stupore e il disagio conseguenti . Parigi non era più la capitale ; La Fère , Laon , Reims non importavano affatto per la difesa francese ; l ' esercito abbandonava senza lottare quelle lince che prima aveva dichiarato di voler difendere fermamente ; contro chi dunque movevano i tedeschi ? I tedeschi avevano mosso contro la capitale e contro l ' esercito avversario . Scomparsa quella , dedotto che l ' esercito , per qualche tempo , non sarebbe corso più a battersi ad ogni costo per soccorrerla , non giudicarono di dover insistere nello scopo e , quindi , nella direzione di prima . Non si capisce molto la meraviglia dei francesi nel constatare che l ' avversario non mirava immediatamente all ' investimento di Parigi . Non l ' investimento , ma l ' attacco di parte del campo trincerato di Parigi è , possibile , e può darsi che venga anche fatto in seguito . Trascurando l ’ intera cinta di forti per attaccare più direttamente uno o qualcuno dei settori , si può ottenere con l ' artiglieria pesante tedesca , e specialmente con i mortai da 120 , un buon risultato su un largo tratto , che obblighi quell ' esercito che è nel campo trincerato ad accettare battaglia . Ma perché doveva oramai tutto l ' esercito attardarsi a Parigi ? Per perdere tempo contro un obiettivo che non aveva più tutta l ' antica importanza ? Non si può negare che , fino ad oggi , il Comando tedesco non abbia sempre dimostrato di sapere comprendere quale era lo scopo vero delle operazioni . Bisogna quindi ammettere , fino a prova contraria , che la sosta dei giorni scorsi dipenda dalla ben netta volontà di non lasciarsi fuorviare da brillanti scopi secondari , per rimettersi invece alla ricerca della nuova mèta e della nuova maniera di raggiungerla . La nuova mèta era oramai , abbiamo detto , l ' esercito francese : il modo di raggiungerla veniva determinato da due nuovi fattori . Il primo di questi era la minaccia che si andava formando sul fianco destro tedesco , la quale imponeva di operare rapidamente contro l ' esercito francese . Non è possibile credere che il Comando tedesco abbia ignorato completamente l ' ingrandirsi del pericolo , prodotto da truppe raccoglientisi ad ovest e a nord della sua fronte di battaglia . Non parliamo dello sbarco di forze russe , che non costituirebbero ancora un serio pericolo per i tedeschi . Non si tratterebbe , fino ad oggi , che di piccoli corpi ; e lo sbarco non può provare altro che l ' Inghilterra , padrona dei mari , può trasportare truppe , munizioni , vettovaglie come dove e quando vuole , in modo da spostare continuamente i centri d ' equilibrio di questa guerra . Da parte sua , la Russia , immenso serbatoio di uomini , può a sua volta fornire sempre il materiale vivo occorrente . Queste due grandi Potenze , come già molte volte abbiamo ripetuto , sono le arbitre dello svolgimento di questa inumane lotta e riserbano a tutti ( forse anche reciprocamente a sé stesse ) molte sorprese . Ma tutto ciò già sapevamo ; e , al punto in cui sono le cose , è ancora verità teorica che , per la poca partecipazione presa alla lotta dall ' Inghilterra e dalla Russia , non ha potuto essere in nessun snodo attuata praticamente . Ma , non tenendo conto del lontano intervento russo , l ' esplorazione aerea , la cavalleria e le avanguardie di fanteria debbono avere informato il Comando tedesco di un mutamento avvenuto , nei primi giorni del settembre ( 1 , 2 , forse 3 settembre ) , nella dislocazione e nella forza delle truppe alleate , raggruppate a nord e intorno a Parigi . Quelle notizie , che a noi sono pervenute con qualche giorno di ritardo , dell ' esercito del generale Pau , che da Belfort era stato trasportato prima tra Rouen e la capitale , e poi nel campo trincerato di Parigi , dove si era saldato con le truppe inglesi , devono essere state conosciute assai prima , già verso il 3 del mese , al campo tedesco . Ora , le truppe di Parigi evidentemente non potevano essere il nucleo principale dell ' esercito francese . Non era possibile supporre che tutta la cortina difensiva , tutto il paese compreso tra le grandi fortezze , fosse stato abbandonato o lasciato con scarso presidio . Un disegno di operazioni francese , basato sull ' ipotesi di attirare verso sud l ' esercito tedesco , per schiacciarlo quando avesse accettato l ' invito , poteva essere soltanto ammesso , quando tutte le truppe francesi , fra cui l ' avversario si andava a cacciare , avessero resistito all ' urto . Se un lato dell ' imbuto cedeva il disegno falliva . Ma , come erano dislocate , quelle truppe costituivano ugualmente una seria minaccia per i tedeschi ; e questi dovevano agire prima che essa diventasse irrimediabile . Nel riaccingersi all ' inseguimento dell ' esercito principale francese , un problema si imponeva però subito ai tedeschi , costituendo il secondo fattore determinante del modo di condurre l ' offensiva . Col volgere a sud , i tedeschi venivano a cambiare di fronte . Prima procedevano da est ad ovest : e le truppe combattenti mascheravano e difendevano le retrovie . Ora scendevano da nord a sud , e il paese da cui traevano la vita rimaneva tutto spostato all ' infuori , ad oriente . Non solo : ma a partire da un certo momento ( dal momento in cui le truppe oltrepassavano Verdun ) fra l ' esercito tedesco e la madre patria si veniva a porre come un largo coltello tagliente , o , meglio , come una robusta immobile muraglia , la cortina difensiva Verdun , Toul , Épinal , Belfort . Ora , se le truppe di Parigi prendevano di fianco i tedeschi , se questi erano attaccati a tergo da eventuali sbarchi , e . sopra tutto , se la diga Verdun , Toul , Épinal , Belfort resisteva , quale via di scampo sarebbe rimasta agli invasori , in caso di sfortuna ? Questo era il problema che si presentava ai tedeschi , questo era il nocciolo della questione : prima di attaccare risolutamente l ' esercito francese , bisognava assicurarsi della cortina difensiva dell ' est , perché questa non impedisse le comunicazioni dirette con la Germania da ovest ad est , ora che diventavano assai più difficili quelle per il nord . Ecco , a parer nostro , il motivo delle ultime operazioni tedesche . Dei cinque eserciti che hanno già in Francia , i due estremi , quelli di von Kluck e di von Bülow , hanno fatto fronte a Parigi e trattengono l ' avversario . Ma questa azione è , secondo noi , secondaria . Non esiste la grande battaglia di Parigi , né sulle rive del grande e piccolo Morin si sta oggi ricercando , da parte dei tedeschi , la soluzione rapida della lotta . La lotta è sostenuta dagli eserciti di von Hausen , del principe del Württemberg e specialmente del principe ereditario di Germania . Essa si abbatte con violenza contro la fortezza di Verdun , che forma lo spigolo , il taglio del cuneo , costituito dall ' esercito francese mobile facente parte a nord con la diga difensiva : e vuole romperlo , per sgretolare tutta la difesa di Francia , per aver modo d ' introdursi per la breccia nel cuore del paese . È necessario per l ' esercito tedesco che la cortina dell ' est cada o , almeno , che siano battuti gli eserciti elle stanno fra essa . E mentre i tre eserciti sono ancora all ' altezza di Verdun , le truppe tedesche del principe di Baviera e di von Heeringen , in Lorena ed in Alsazia , tengono impegnato l ' avversario . Ma quando gli eserciti del nord avranno sufficientemente avanzato verso mezzogiorno , in modo da far sentire la propria azione sul rovescio delle truppe francesi che ora . combattono volte ad oriente , assai probabilmente gli eserciti del principe di Baviera e di von Heeringen si porteranno risolutamente innanzi , per schiacciare tra due pressioni l ' avversario . La presenza di Guglielmo a Metz può volere appunto significare il trasferimento dello sforzo supremo tedesco dai campi dell ' Isola di Francia a quelli della Lorena . Non vogliamo insistere nelle supposizioni e nelle ipotesi , quasi sempre fallaci : ma , con molta probabilità , la prossima battaglia della Lorena , o se non succederà propriamente in questa regione , quella di Verdun , sarà la decisiva della campagna . I francesi si sono resi conto di ciò che vuol dire per i tedeschi impadronirsi della cortina difensiva dell ’ est ? Al punto in cui sono le cose , la domanda non può avere ancora , non diremo sicura risposta , ma nemmeno approssimativa . L ' attacco risoluto portato sul fianco destro dei tedeschi indurrebbe , veramente , a credere che i francesi nutrano fiducia nella resistenza della cortina stessa : altrimenti non si saprebbe spiegare la loro mossa , che spinge gli avversari contro la cortina , con pericolo di farla sfondare . Ma nulla sappiamo di sicuro sul modo con cui la diga dell ' est sia stata occupata , e quali eserciti manovrino fra essa : sicché accenniamo soltanto alla questione e concludiamo . L ' esercito tedesco , per riuscire nell ' offensiva , ha bisogno di avere il fianco sinistro in comunicazione con la Germania : altrimenti non può operare liberamente , e le sue condizioni sono pericolose . Tutti i suoi sforzi attuali sono diretti , a parer nostro , a preparare l ' apertura di queste comunicazioni . Se ha calcolato bene la sua forza d ' offesa e questa è superiore alla forza di resistenza della muraglia francese , la condizione sua è buona , perché giungerà a trovarsi a contatto con l ' avversario , dopo averlo spostato dalla linea delle fortezze oramai inutili , pur conservandosi libero in lutti i suoi movimenti . Se la forza di resistenza opposta dalla muraglia francese è maggiore dell ' energia tedesca , l ' esercito tedesco si trova in cattive condizioni : poiché non può avanzare ad occidente , e allontanarsi sempre più dalla Germania . Sulla linea di ritirata non sta più la patria nella quale , in caso di sfortuna , possa rifugiarsi .
Mutazioni ( Montale Eugenio , 1949 )
StampaQuotidiana ,
Nel corso della mia vita - non lunghissima ma neppur troppo breve - ho fatto in tempo ad assistere a tre fatti socialmente importanti : la decadenza della « villeggiatura » , un significativo calo nel consumo del vino e nello smercio di quel prodotto letterario che nei tempi moderni s ' è chiamato romanzo . ( Dico nei tempi moderni : Le roman de la rose non è , in questo senso , un romanzo . ) Non si tratterà di eclissi totale , perché l ' uomo di domani dovrà pur bere , dovrà salvarsi per qualche giorno dalle torride calure estive e avrà la curiosità , di tanto in tanto , di leggere qualche libro ; ma insomma , il grosso fiasco « a consumo » che ancora dieci anni fa si faceva portare a tavola Pietro Pancrazi anche se pranzava da solo - e come lui tutti i gentiluomini suoi pari - , le lunghe residenze in villa ( tre mesi e per i proprietari terrieri anche cinque , da maggio a novembre ) e le attente degustazioni del vien de paraître giallo o bianco ( Plon Nourrit o Charpentier - Fasquelle - Treves o Baldini e Castoldi - Bourget , Fogazzaro , Kipling eccetera ) sono fenomeni ormai impensabili . Le statistiche parlano chiaro : si beve sempre meno vino , non solo in Italia , ma anche in Francia e in Spagna . In Italia un buon terzo di fiaschetti e delle bottiglie dell ' anno scorso sono ancora da smaltire e già si annunzia la prossima vendemmia . I librai vendono ancora qualche libro ma da anni i romanzi sono in coda , battuti persino dai libri di versi , dalla già invendibile « poesia » . E quanto alle ville e al villeggiare , basta muoversi in un mese che non sia questo di agosto per vedere che le ville restano chiuse , fatta eccezione per i grandi centri estivi mondani ( come Cortina o il Forte dei Marmi ) e per le fattorie padronali che danno da vivere ( per ora ) ai proprietari - residenti . La gente non villeggia più : in Inghilterra chi aveva case di campagna , castelli , ville e villoni li ha ceduti allo Stato per non pagarne le tasse ; ma ormai anche là lo Stato non sa più che farsene . Non esistono abbastanza mutilati orfani e pensionati per occuparle a spese della collettività . Da noi chi è riuscito a vendere o ad affittare la propria villa limita le sue ferie a una quindicina di giorni trascorsi in una stazione estiva di gran nome , dove spesso deve accontentarsi di dormire su un materasso calcato in una vasca da bagno o negli inabitabili recessi di qualche sedicente dépendance . Non villeggiano , uomini e donne : ballonzolano qua e là su strepitose motociclette tascabili , dormono e mangiano alla peggio , agitano bastoni da golf o racchette o mazzi di carte , mugolano disperatamente motivi come « Oi mama , oi mama / me gusta un bel muchacho » , ballano raspe o sambe e bevono un po ' di tutto , fuorché vino . Uomini e donne villeggiano in piccole città scomode e rumorose e , se leggono , leggono giornali a fumetto , libri di divulgazione scientifica o quasi , libri di storia romanzata e persino libri di versi ; non però romanzi . Perché ? C ' è una interdipendenza fra queste sparizioni e fra quelle che potrebbero probabilmente aggiungersi alla lista delle prime tre ? Scartiamo il fattore economico che salta subito agli occhi ma è piuttosto effetto che causa , e cerchiamo oltre . Una relazione , una causa comune , la si vede chiaramente e consiste nell ' acceleramento del ritmo della vita collettiva . Il fiasco in tavola , i lunghi soggiorni in campagna , le letture lunghe e serie , sostenute da un ' opinione diffusa e duratura , incoraggiate e formate dalla critica ( altra attività che sparisce ) son fenomeni che appartennero a un ' età più lenta della nostra . Quand ' ero ragazzo io , villeggiare voleva dire un viaggio di sci o sette ore , in diligenza o in treno omnibus , per coprire una distanza di pochi chilometri ; voleva dire la casa paterna , l ' orto , il giardino , l ' acqua del pozzo , l ' amicizia coi figli del contadino o del manente , la pesca , le notti di battuggia o di pesca alla lampara , l ' attesa della caccia , la pulitura dei fucili , la scelta delle borre , dei pallini e delle polveri , l ' orlatura delle cartucce , il risveglio col batticuore all ' alba del giorno dell ' « apertura » , mentre i primi spari echeggiavano fra gli uliveti . Si villeggiava in riviera o sull ' Appennino , in casa propria o quasi propria , per mesi e mesi . Non solo i bambini , ma anche i grandi facevano lunghi turni di villeggiatura . Nella mia città gli uffici , gli scrigni , chiudevano alle cinque del pomeriggio , le ore scorrevano lente , pochi si occupavano di politica , i rumori erano ridotti al minimo : la trombetta di un venditore di gelati bastava da sola a riempire tutto un sestiere . Non esistevano le bibite eccitanti , i cocktails . All ' alba del secolo i pochi che incominciarono a bere 1'«americano» ( deprecati viveurs in bombetta e stiffelius ) erano additati al disprezzo generale . Certo , esisteva la maga verde , l ' assenzio ; esistevano gli esseri fatali che partivano per Saint - Moritz o per Ostenda o per il Karersee ; ma si trattava , per lo più , di personaggi di Luciano Zuccoli o della Serao del periodo mistico - mondano . Quando quella vita in tono minore andò in frantumi sparirono i fiaschi dalle tavole , si fecero rari i vini non industrializzati , bevibili , e si dissolsero anche i generi letterari . Primo fra tutti il romanzo . Il romanzo volle essere ( e doveva ) specchio della vita , volle aggiornarsi . Perdette il canovaccio , i personaggi , i caratteri , la psicologia ; si ridusse a illuminazione , a rapsodia , a suite ; ma strada facendo gli avvenne anche di perdere i suoi lettori : quelli grossi , per i quali era troppo sottile , e quelli sottili , per i quali era troppo grosso . Di fronte a certi libri d ' oggi l ' obiezione : bello , ma a chi si rivolge ? resta fondamentale , insuperabile . Un libro , e un romanzo poi ! , non può esser letto solo da chi l ' ha scritto . S ' intende che la rarefazione di certi fenomeni non fa che renderne più preziosa e più utile la sopravvivenza . Mentre scrivo esiste certo qualcuno che sta rileggendosi per la decima volta la Chartreuse de Parme e ne annaffia le pagine migliori con una bottiglia di Vieux Pommard . Neppure in avvenire mancheranno gli happy few che sapranno godersi i riposi in villa e le attente libazioni dei rari vini non adulterati . Quanto ai lettori di oggi , essi sembrano dividere le loro preferenze fra i libri utilitari e quelli che possono considerarsi come opere di fondo , di interesse duraturo . Libri che si possano anche rileggere , centellinare : e fra questi si affacciano persino i libri di poesia ... Un romanzo che non sia legato al senso del tempo , che si scopra tutto in una volta che sia soltanto urlo interiezione e lampo nel buio è già un libro che difficilmente si rileggerà . Di fronte a opere simili il pubblico preferisce acquistare un « tutto Proust » , magari a scopo di regalo nuziale . L ' età che ha assistito alla più violenta levata di scudi contro il tempo che la storia ricordi , l ' età nostra , l ' età del cubismo e del surrealismo , mostra una segreta predilezione per le opere in cui il tempo , il senso psicologico che ci unisce al passato sono ancora avvertibili . Speriamo che l ' avvenire confermi questa preferenza . Rotte le barriere fra l ' arte e la vita , violentemente liricizzato ogni atto dell ' esistenza quotidiana , l ' arte non potrà che sparire o rifarsi daccapo a un senso più lento , più statico delle cose . Se ciò non avvenisse , se il tempo tradizionalmente sentito sparisse dalla vita e tutti vivessero soltanto nell ' istante ( il che è perfettamente immaginabile ) , l ' uomo dell ' avvenire dovrà nascere fornito di un cervello e di un sistema nervoso del tutto diversi da quelli di cui disponiamo noi , esseri ancora tradizionali , copernicani , classici . Perché la tragedia dei nostri giorni è tutta qui : che noi reagiamo a fenomeni nuovi con istrumenti vecchi , abbiamo scoperto armi , oggetti e pensieri dei quali non conosciamo né il perché né la portata . Vediamo morire molte cose , nascerne molte altre , ma ci sfugge il senso , la direzione del mutamento . Per dirne una sola : se si potesse guarire gli uomini , tutti gli uomini , dai loro complessi , avrebbe ancora una ragione di esistere l ' arte ( l ' arte com ' è concepita oggi ? ) . « Torniamo all ' antico » dice l ' uomo classico sturando una bottiglia di Malvasia e allungandosi ai piedi di una vecchia quercia . Ma i suoi figli - ed egli stesso segretamente - sanno troppo bene che , purtroppo , questo non è più possibile . Addio , vecchio mondo , abbiamo sbagliato la data della nostra nascita !
La violenza oscura ( Bobbio Norberto , 1984 )
StampaQuotidiana ,
L ' anno finisce nel nostro paese sotto il segno della violenza più abietta . Mi vado sempre più convincendo che la violenza terroristica , specie quella rivolta non contro il personaggio rappresentativo di un potere che si vuole abbattere , ma quella che si scatena contro una folla ignara , scelta a caso , con assoluta indifferenza , sia violenza fine a se stessa . La violenza per la violenza . O per lo meno l ' enorme sproporzione tra il mezzo e il fine è tale che nessuna persona ragionevole riesce a far valere rispetto a tale atto la massima machiavellica del fine che giustifica i mezzi . Questa massima fondamentale dell ' etica politica , e non solamente dell ' etica politica ma di ogni etica che giudica l ' azione , qualsiasi azione , non in base a principi universali ma in base ai risultati , richiede per essere accettata tre condizioni . Primo : non qualsiasi fine giustifica qualsiasi mezzo . Il fine che giustifica il mezzo deve a sua volta essere giustificato . In altre parole , deve essere un fine buono . Ma in base a quale criterio si distinguono i fini buoni dai fini cattivi ? E chi giudica quali sono i fini buoni e i fini cattivi ? La massima machiavellica lascia questo problema completamente aperto . L ' etica dei risultati rinvia all ' etica dei principi in un circolo senza fine . Secondo : il fine deve essere non solo in qualche modo giustificabile ma anche con una certa probabilità raggiungibile . Nel dramma di Camus , I giusti , uno dei protagonisti , il rivoluzionario , proclama : « Noi uccidiamo per costruire un mondo ove più nessuno ucciderà » , applicando la massima secondo cui il fine giustifica i mezzi , e annunciando un fine che non può non essere universalmente riconosciuto come moralmente nobile . Ma la sua compagna lo interrompe : « E se così non fosse ? » Quante volte nella storia è stata compiuta un ' azione moralmente riprovevole con intenzione di perseguire uno scopo nobile , ma poi , « non è stato così » ? Terzo : pure ammesso che il fine sia nobile , il che vuol dire giustificabile con argomenti di carattere etico , e raggiungibile con una certa probabilità , il che vuol dire non arbitrario , non velleitario , non ingenuamente utopistico , i mezzi impiegati debbono essere tali da far presumere in base al senso comune che siano adeguati al fine , e se vengono giudicati in base allo stesso senso comune immorali , siano anche i soli mezzi capaci di ottenere quello scopo e pertanto siano non solo opportuni ma anche rigorosamente necessari . In un atto terroristico come quello compiuto la sera di domenica 23 dicembre , non si ritrova nessuna di queste tre condizioni . Anzitutto qual è il fine ? Impossibile il giudizio sulla bontà o non bontà del fine , se non si sa esattamente quale sia il fine dichiarato o presunto . Generalmente nell ' atto di terrorismo puro il fine non è dichiarato : a differenza del terrorista che colpisce un bersaglio preciso , il terrorista il cui obiettivo è unicamente quello di seminar panico in una folla inerme , può rivendicare il gesto ma non ne rivela mai lo scopo . Per dare un ' apparenza di giustificazione razionale a questa forma di terrorismo si è creduto , dalla strage di piazza Fontana in poi , che un fine più o meno preciso ma reale esistesse ( e in questo senso si può parlare di fine presunto ) e consistesse nella creazione di uno stato di cose cui è stato dato un nome : destabilizzazione . Ma che significa « destabilizzare » ? Si tratta di una delle tante parole del linguaggio politico che , essendo abitualmente usate nella conversazione quotidiana , si finisce di convincersi abbiano un significato preciso , mentre non appena si tenta di definirle ci si accorge che sono mobili , fluide , inafferrabili . Proviamo a intendere per « destabilizzare » il provocare , in una compagine sociale , uno stato di confusione tale da rendere praticamente impossibile il normale funzionamento di un sistema politico qualunque esso sia ( non è detto che solo i regimi democratici possano essere oggetto di un ' azione destabilizzante ) . Ma questo fine è raggiungibile ? Che una strage anche grandissima , in un solo punto del territorio nazionale , specie quando si tratti di un territorio vasto come quello italiano , possa avere conseguenze tali da creare le condizioni per un rivolgimento capace di mutare radicalmente lo stato di cose vigente , è poco credibile . Del resto le stragi sinora compiute non hanno avuto altro esito che quello di seminare panico , sollevare indignazione , provocare lutti le cui conseguenze private sono infinitamente superiori a quelle pubbliche e politiche . Il corso degli eventi sarebbe stato diverso nel nostro paese se le stragi non fossero avvenute ? Avremmo avuto governi più stabili , politici meno discussi , maggiore o minore inflazione , maggiore o minore disoccupazione ? Non dovrebbe essere allora altrettanto destabilizzante un terremoto ? In un naufragio non muoiono altrettante vittime innocenti ? Ma se il raggiungimento del fine , anche di quello presunto , è poco probabile , non si dovrà dedurre che i mezzi ( mi riferisco alla terza condizione ) sono di per sé palesemente inadeguati ? Le interpretazioni possibili di una simile azione sono due : o l ' attore è irrazionale oppure il mezzo si è convertito nel fine , non ha un fine perché è esso stesso il fine . Riguardo all ' azione del terrorismo puro , io propendo per questa seconda interpretazione . L ' unico fine della strage è la strage . So benissimo di correre sul filo del paradosso . Ma cerco di far capire e di capire io stesso che vi sono azioni umane di fronte alle quali si può parlare di malvagità assoluta . Se è vero , come io credo sia vero , che la moralità assoluta consista nel fare il bene con nessun altro scopo che quello di fare il bene , disinteressatamente , la immoralità assoluta dovrà consistere nel compiere un ' azione malvagia con nessun altro scopo che quello di fare il male . Il terrorista che fa esplodere la bomba in un treno è perfettamente consapevole del fatto che le vittime designate sono innocenti . Non sono neppure suoi nemici . Non sono neppure capri espiatori di un rito propiziatorio compiuto per placare un dio irato . Sono cose vili , oggetti di nessun conto ( e per questo l ' uno vale l ' altro ) , la cui distruzione egli affida al caso per mostrare la sua cieca volontà di potenza , la sua radicale indifferenza ad ogni fine che la trascenda .
LA BATTAGLIA DELLA MARNA ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
13 settembre . Un comunicato ufficiale francese delle ore 23 ciel giorno 11 informa che la situazione dei belligeranti si può riassumere così : « La sinistra francese , continuando a spingere innanzi a sé la destra tedesca , l ' ha obbligata a proseguire la ritirata a nord della Marna , nella direzione di Soissons e di Compiègne . Al centro , i tedeschi hanno ceduto nel tratto fra Sézanne e Révigny ; ma nelle Argonne non hanno indietreggiato . All ' ala destra francese , nella Lorena e nei Vosgi , non è avvenuto nulla di nuovo » . Vale a dire , secondo le notizie francesi , che , tutto restando immutato sul resto della fronte , l ' esercito repubblicano con l ' alleato inglese ha ottenuto un buon successo specialmente a sinistra sul punto e con le forze con cui ha eseguito la manovra contro l ' avversario . Di fronte a questo risultato , che riassume una strenua lotta di cinque giorni ( dal 6 all'11 ) il grande stato maggiore tedesco comunica soltanto che « l ' esercito del principe imperiale tedesco si è impadronito il l0 corrente di una posizione fortificata francese a sud - est di Verdun ; e parte dell ' esercito attacca i forti situati a sud di Verdun , che sono da ieri ( 9 settembre ) bombardati dall ' artiglieria pesante » . Altre informazioni , non ufficiali però , accennano ad una attiva ripresa della lotta in Alsazia . I due comunicati ufficiali sembrano avere un ' importanza così enormemente diversa da non potere essere nemmeno paragonati : e a confronto di quello francese , il comunicato tedesco ha l ' aria di una notizia di consolazione . E , forse , per il momento l ' importanza è veramente diversa . Ma la notizia tedesca ha un suo valore , che , se non adesso , potrebbe diventare fra breve grande ; e noi ci proponiamo qui di richiamare l ’ attenzione su questo valore . Così il lettore , che per la larghezza di notizie del comunicato francese , ha già una giusta ed ampia idea del buon successo dell ' esercito franco - inglese , non sarà tratto a dedurne conclusioni , che potranno anche avverarsi , ma ora sono del tutto premature . Il buon successo francese sulla destra tedesca formata dagli eserciti di von Kluck e di von Bülow , è la punizione si un errore tedesco . Data la forza dei combattenti e l ' estensione di terreno da essi occupata , la punizione è stata inflitta dopo un accanito combattimento , durato , come abbiamo detto , cinque giorni : ma è venuta inesorabilmente . A parte le condizioni fisiche e morali dell ' esercito tedesco , che pure riconosciamo debbano avere avuto grande peso nell ' azione generale , questo il 6 settembre , cioè quando fu attaccato risolutamente dall ' avversario , si trovava difettosamente dislocato . Il difetto derivava dal fatto che fino al 3 di settembre esso aveva marciato su Parigi con la destra innanzi , nel seguente modo : von Kluck , von Bülow , von Hausen , principe del Württemberg , principe ereditario di Germania . L ' esercito del von Kluck era quindi il più vicino a Parigi , e quello del principe ereditario di Germania il più lontano . Tale formazione di marcia era opportuna per parare agli eventuali attacchi che provenissero da sud ; ed era stata imposta dalla diversa resistenza che , in diversi luoghi , i francesi avevano fatto all ' avanzata . Ma , cambiata la fronte col mutamento di direzione verso sud per ricercare l ' esercito francese , i tedeschi , che non potevano certamente ignorare come il pericolo della loro avanzata fosse costituito dalla resistenza che avrebbero potuto trovare sulla loro sinistra ( cortina Verdun - Toul ed esercito ad essa appoggiato ) , non avrebbero dovuto far continuare risolutamente la marcia verso sud agli eserciti di von Kluck e di von Bülow . Questi , giungendo nella regione a nord di Provins mentre quello del principe ereditario era ancora attorno a Verdun , venivano a indebolire tutta la linea tedesca . Essi infatti erano sopravanzati giù , prima di combattere , verso nord , cioè sulle retrovie , da quelle forze che i francesi potevano avere radunate nel campo trincerato di Parigi o più a settentrione : e lasciavano scoperto il resto dell ' esercito , che avrebbero dovute in qualche modo difendere , poiché si trovavano più a sud di esso . Ora si potrebbe comprendere elle l ' intero esercito tedesco , dovendo avanzare verso mezzogiorno , avesse dislocata l ' ala destra di fronte a Parigi , se però l ' avesse tenuta a nord della Marna , in maniera da non essere aggirata che da larghi movimenti avversari , i quali obbligassero questi a rimontare , per esempio , l ' Oise e facessero perder loro tempo e uomini . Posta fuori della rimanente linea tedesca , quell ' ala , relativamente sicura , poteva allora abbattersi sulle truppe che da Parigi avessero tentato di attaccare il terzo esercito di von Hausen , muovendo direttamente da ovest verso est . Ma facendola scendere così avanti a sud si esponeva ad essere presa d ' infilata e di rovescio : e questo è quanto per poco non accadde . Il comunicato francese , con cavalleresca cortesia , dice che l ' esercito del generale von Kluck con una serie di movimenti abili e rapidi pervenne a sfuggire alla stretta da cui era minacciato , e si gettò con la maggior parte dello forze contro la sinistra francese , che operava il movimento aggirante al nord della Marna e ad ovest dell ' Ourcq . Ma basta appunto questa constatazione per dimostrare che von Kluck subiva , così facendo , l ' azione francese , e non imponeva affatto la propria : e il risultato dei suoi sforzi provvidi e fortunati era , non di infliggere un danno al nemico , ma di fuggire nel miglior modo possibile il danno che stava egli per subire , gravissimo . Indubbiamente , quindi , i francesi avevano conseguito sulla loro sinistra un buon successo , che bisogna apprezzare . Noi ne teniamo calcolo , pur facendo notare che dei sette eserciti tedeschi due soli erano quelli che avevano dovuto così decisamente indietreggiare : e che quindi ne rimanevano altri cinque di cui bisogna esaminare le condizioni . I buoni successi elle i francesi hanno riportato sui tedeschi nel tratto fra Sézanne e Révignnv , benché enunciati più modestamente della vittoria della sinistra , sono , a parer nostro , per l ' andamento generale della battaglia , di importanza assai maggiore . In ogni esercito operante la parte più delicata è il centro , quando intorno ad esso girano le altre truppe : ed è tanto più delicata , quanto più le ali sono fortemente impegnate col nemico . Se il centro tedesco è nettamente respinto dal centro francese , mentre la destra è premuta dall ' esercito franco - inglese e la sinistra è trattenuta dalle diga difensiva Verdun - Toul - Épinal - Belfort , si spezza il punto di congiunzione delle forze tedesche , e le due ali cadono poiché non sono più sostenute da un corpo vivo . Una puntata francese data in questo modo da sud a nord , cioè da Vitrv - le - François verso Verdun taglierebbe completamente fuori dal grosso i due eserciti di von Kluck e di von Bülow , e renderebbe loro quasi impossibile la ritirata . Ora , se la ritirata della destra tedesca può anche essere considerata come una manovra che riavvicini la destra al centro , da cui era troppo distante , la ritirata del centro deve essere giudicata una necessità . Non si può ammettere che sia manovra quell ' operazione che presuppone la rinuncia a qualunque azione tedesca verso il mezzogiorno della Francia e verso l ' esercito francese , lasciando scoperta la truppa tedesca che deve operare su Verdun . Ecco in conseguenza delinearsi in tutto il suo valore la notizia del comunicato tedesco , annunziante « la presa della posizione fortificata nemica a sud - est di Verdun , e l ' attacco dei forti a sud con le artiglierie pesanti » . Significa essa che gli eserciti tedeschi , che non sono stati respinti , si affannano a sgretolare lo spigolo di quella muraglia , che deve cedere ai loro sforzi se vogliono avanzare o soltanto rimanere in Francia . Bisogna rammentare che l ' esercito tedesco è penetrato in Francia per il Belgio perché , dovendo agire rapidamente , ha voluto evitare l ’ attacco di fronte dell ' assetto difensivo francese . Ha giudicato , così operando , che gli ostacoli e le minacce che avrebbero potuto essere create dal Belgio nemico e dalla esposizione del fianco destro e delle retrovie agli attacchi avversari , sarebbero state minori degli ostacoli e delle minacce che avrebbero opposte le fortezze francesi . Non c ' è chi non veda quanto valore il Comando tedesco attribuisse dunque a queste , all ' inizio della campagna . Ora è certo che l ' avanzata per il nord , così come è stata eseguita , ha raggiunto sotto questo aspetto lo scopo . Ha , per il momento , fallito l ' obiettivo Parigi , perché Parigi non è più la capitale della Francia che attira a sé le forze armate ; non ha , conseguentemente , sorpreso queste forze , perché esse hanno lasciato a sé la grande città , e si sono presentate a combattere dove hanno voluto : ma le ha però attaccate di fronte , non protette direttamente dalle fortezze . L ' esercito tedesco è giunto dinanzi all ' avversario in buone condizioni ? Vi è giunto stremato di uomini e di munizioni ? Ha la forza di approfittare del buon successo conseguito o , dopo avere manovrato strategicamente bene , si trova sul campo tattico in peggiori condizioni del nemico ? Questo è quanto ora non si può dire in nessun modo , perché mancano gli elementi per rispondere . Risponderà fra breve , come abbiamo accennato , il centro tedesco , resistendo o no all ' impeto francese . Ma il comunicato ufficiale conferma le deduzioni seguenti . C ' è voluto un certo tempo per far giungere sino a Verdun le artiglierie pesanti : ma sono giunte , e già qualche forte è caduto . Inoltre , parte dell ' esercito ha già sopravanzato la fortezza , poiché sta attaccando i forti che sono a sud di essa . Se un buon successo si delinea qui per i tedeschi , un ' avanzata risoluta sulla sinistra della Mosa e verso Bar - le - Duc non darà almeno risultati uguali a quelli conseguiti dalla sinistra . francese ? L ' esercito tedesco , sicuro delle comunicazioni con la madre patria ad est , potrebbe sfondare il centro dell ' esercito francese , e respingere verso nord la parte di esso elle ora combatte vittoriosamente , specialmente se questa si farà attirare nell ' inseguimento degli eserciti tedeschi di destra . Anche l ' accenno a questa probabilità può parere prematuro , e possiamo essere d ' accordo in ciò : ma le battaglie d ' oggi non sono a breve scadenza . Per giorni e giorni non bisogna mai perder cui vista il piccolo punto di partenza , che poi produce effetti tanto grandi . Un buon successo dei francesi in campo aperto , vasto e clamoroso ; un buon successo dei tedeschi nel campo ossidionale , meno vistoso e più ristretto : un risultato che si delinea nettamente favorevole ai francesi al centro della battaglia : ecco il bilancio che si può trarre dalla prima fase della grande lotta . I francesi hanno già mostrato chiaramente il loro giuoco , ed hanno vinto la loro posta : i tedeschi hanno lasciato intravvedere il loro , ma senza ottenerne effetti chiari . Li potranno avere ? Il 6 luglio del 1809 , sui campi di battaglia di Wagram , Napoleone vedeva dalla mattina la sinistra ed il centro del proprio esercito cedere alla pressione dell ' esercito avversario dell ' arciduca Carlo ( allora le ore equivalevano ai giorni dell ' attuale campagna ) . Poi le cose , nelle linee dell ' Imperatore , si erano alquanto rimesse : ma la battaglia era ancora incerta . Dinanzi ai generali , che gli chiedevano ordini , Napoleone taceva ; ma continuava a fissare una torre quadrata , che sorgeva sulle alture di Neusiedel , a destra , lontano dal posto in cui era . A un certo momento vide un fumo alzarsi presso la torre : era il segno che il generale Davout , col suo corpo d ' esercito composto delle immortali divisioni Friant , Gudin e Morand e di tredici reggimenti di cavalleria , aveva raggiunto l ' obiettivo che l ' Imperatore gli aveva assegnato . La battaglia è vinta » disse l ' Imperatore . Tutta Wagram aveva consistito per lui , da un certo momento , nel raggiungimento di quelle alture . I tedeschi hanno fatto probabilmente consistere tutta la battaglia fra Parigi e Verdun nella presa della linea delle fortezze francesi , e verso quelle hanno guardato fino ad ora . Ma per raggiungere il loro risultato sarebbe stato bene che la destra non avesse ceduto : ed è assolutamente necessario che il centro resista . Se questo non resiste , ripetiamo , ai tedeschi non resta che la ritirata verso il nord , per non essere schiacciati di fronte , di fianco e sulle retrovie .
La catena dei violenti ( Bobbio Norberto , 1986 )
StampaQuotidiana ,
L ' impresa militare americana contro la Libia , presentata e giustificata come una risposta legittima a un atto di terrorismo , solleva ancora una volta l ' eterno problema del rapporto fra la morale comune o il diritto , suo fratello minore , e la violenza . Eterno , perché non mai risolto e probabilmente insolubile , se è vero , e io credo sia vero , quel che diceva Machiavelli : gli uomini « hanno ed ebbero sempre le stesse passioni » , ed è quindi naturale che ne derivino gli stessi effetti . La morale comune e il diritto , suo fratello minore , condannano in linea di principio la violenza e ammettono che l ' unica violenza legittima sia quella che risponde alla violenza dell ' altro , almeno in date circostanze , quando non è possibile diversa risposta . Detto altrimenti , la violenza di un soggetto , individuo o gruppo che sia , in linea di principio illecita , diventa lecita quando in una data situazione rappresenta il solo rimedio possibile alla violenza dell ' altro . Illecita è la violenza dell ' aggressore , o originaria , lecita la violenza di chi si difende , o derivata . Ma in un sistema in cui non esiste un giudice imparziale al di sopra delle parti , o se esiste non è tenuto in alcun conto , come accade nel sistema dei rapporti internazionali , chi decide quale sia la violenza originaria e quale quella derivata ? A questa domanda non è difficile dare una risposta sulla base della lezione dei fatti : la violenza originaria è sempre , per ognuno dei due contendenti , quella dell ' altro . Anche nel caso che l ' aggressione sia venuta palesemente da una delle parti : basta considerare l ' aggressione come una reazione preventiva a una violenza minacciata . Gli americani bombardano Tripoli per ritorsione contro la bomba di Berlino attribuita a Gheddafi come mandante . In tal modo la loro violenza viene giustificata come derivata . Ma il terrorista non si trova affatto in imbarazzo a replicare ( ed è infatti un suo argomento abituale ) che il terrorismo è l ' unico atto di guerra consentito ai piccoli contro i grandi ed è quindi l ' unica reazione possibile , ancorché spietata ( ma se non fosse spietata non sarebbe una risposta efficace ) , alla prepotenza di chi esercita ingiustamente ( almeno a suo giudizio ) un enorme potere . Dunque anche la sua violenza non è , dal suo punto di vista , originaria . Provate a cercare la violenza originaria , la violenza che in quanto originaria sia da considerarsi sicuramente illecita . Non la troverete . E non la trovate , non già perché non ci possa essere , ma perché nessuno dei due contendenti ammetterà mai che originaria sia la propria , derivata l ' altrui . E un giudice esterno , e presumibilmente imparziale , nel sistema internazionale non esiste . Esiste la pubblica opinione ma , come tutti possono constatare leggendo i giornali in questi giorni , è divisa . Ed è divisa anche perché non è in grado di conoscere esattamente le cose , come potrebbe conoscerle un giudice dopo aver esaminato tutti i pro e tutti i contro , e dopo aver avuto accesso a tutte le prove addotte da una parte e dall ' altra . Pur non dubitando della correttezza del governo americano , sta di fatto che , nel nostro caso , le prove vengono da una sola delle parti in causa . Quel che è peggio , siccome ogni atto violento per giustificarsi deve rinviare a un atto violento precedente , lo stato di violenza una volta cominciato ( anche se non si sa quando e per colpa di chi sia davvero cominciato ) è destinato a continuare . E nel continuare , la violenza cresce di intensità e di estensione . Avviene quel fenomeno che si chiama « spirale » della violenza . Avviene per una ragione molto semplice : come si legge in un altro grande scrittore politico del passato , è naturale che chi è giudice nella propria causa sia indotto o dall ' « indole cattiva » o dalle « passioni » o dallo « spirito di vendetta » ad andare troppo oltre nella reazione e a commettere a sua volta , anche nel caso che la sua risposta sia legittima , un ' ingiustizia . Se la reazione contenuta nei limiti dell ' entità dell ' offesa è una violenza derivata , per quella parte in cui eccede questi limiti diventa originaria . In quanto originaria , può provocare una ritorsione che diventa a sua volta derivata e quindi legittima . Anche il diritto penale interno stabilisce che nella legittima difesa la reazione deve essere proporzionata all ' offesa . Ma nei rapporti fra due nemici che non riconoscono al di sopra di loro un potere comune , chi decide se questa proporzione vi sia stata ? Siccome ancora una volta ognuno dei due contendenti darà probabilmente un giudizio opposto , considerando proporzionata la propria difesa , sproporzionata quella dell ' altro , sorgeranno di nuovo ottime ragioni da parte di entrambi per aggiungere nuovi anelli alla catena . Generalmente questa catena termina in un solo modo : con la sconfitta definitiva di una delle parti . Con la vittoria del più forte . Poiché non si è potuto fare in modo che quel che è giusto sia forte , diceva Pascal , si è fatto in modo che quel che è forte sia giusto . Credo che non sarà diversa la conclusione dell ' attuale conflitto . Le azioni politiche si giudicano dai risultati . La legge morale non c ' entra . Il giudizio sulle azioni politiche non le appartiene . Reagan lo ha detto più volte : il suo scopo è quello di reprimere e sopprimere , alla lunga , il terrorismo medio - orientale . Rispetto a questo unico metro di giudizio della sua azione , è troppo presto per emettere un verdetto . Se vi sarà una recrudescenza del terrorismo , si dirà che ha avuto torto . Se si attenuerà o cesserà del tutto , si dirà che ha avuto ragione . Indipendentemente dal fatto che la reazione sia stata proporzionata all ' offesa , ossia da ogni considerazione di principio . Il fine giustifica i mezzi . Ancora Machiavelli : faccia un principe in modo di vincere e i mezzi « saranno sempre giudicati onorevoli e da ciascuno lodati » .
IL NUMERO ( GATTI ANGELO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
14 settembre . La ritirata dei due eserciti di von Kluck e di von Bülow , che avrebbe potuto anche attribuirsi a manovra per restringere e consolidare la linea tedesca , si propaga a tutto l ' esercito tedesco ; e non soltanto a quello che combatte tra Parigi e Verdun , ma a quello che sta in Lorena , dove la regione di Nancy viene sgombrata e Lunéville è rioccupata dai francesi , e a quello del Belgio , dove sono abbandonate le provincie di Anversa , del Limburgo e della Fiandra orientale . L ' impulso che spingeva innanzi , in tutti i sensi , a nord ad ovest a sud , l ' esercito tedesco è arrestato : e al movimento di vittoriosa espansione pare succedere quel momento di dubbio , che spesso è prodromo di un ripiegamento totale . Non crediamo che , a tutt ' oggi , le condizioni tedesche siano disperate . Dubitiamo che la ritirala sia definitiva e si protragga addirittura ai campi trincerati del Reno , se nuove vittorie francesi non avvengono . Può darsi anche che un buon successo intorno a Verdun rialzi le sorti tedesche , benché esso , forse , non possa più compensare gli scacchi provati . Per riuscire di vero aiuto , la presa di Verdun e l ' abbattimento della cortina difensiva francese avrebbero dovuto accadere mentre l ' esercito combatteva i francesi sulla linea Parigi - Verdun . Non possiamo , ci pare , credere più che la ritirata delle truppe tedesche risponda ad un disegno prestabilito . Come potrebbe ritirarsi pensatamente il centro , se nel movimento lascia scoperto tutto l ' apparecchio fatto per l ' attacco di Verdun ? Le preziose artiglierie pesanti , così lente a muovere , avrebbero già dovuto deliberatamente essere avviate al nord , per non correre il rischio di cadere in mano ai francesi ; e non si sciupano per una finzione di guerra tanto lavoro e tanta fatica . La ritirata tedesca è , almeno per tre eserciti , un fatto compiuto : e se anche sarà arrestata più o meno prossimamente , sarà sempre stata il segno di una debolezza che è esistita nell ' esercito tedesco . Questa debolezza si è manifestata improvvisamente . Nessuno l ' aveva ancora indicata , perché i sintomi esteriori non la facevano sospettare . Se qualche dubbio era nato , era stato subito soffocato dall ' andamento vigoroso delle operazioni tedesche . La debolezza attuale dei tedeschi dipende probabilmente dalla loro deficienza numerica di fronte agli avversari . I tedeschi , dopo avere combattuto come se avessero riserve inesauribili d ' uomini da sostituire a quelli perduti , debbono aver riconosciuto che quelle riserve sono esaurite . Il sangue che alimentava il corpo è venuto a mancare . E allora il fattore numero ha preso il sopravvento sugli altri , che finora erano stati i soli considerati , ed ha imposto il proprio sigillo allo svolgimento della guerra . Sì , altri fattori hanno concorso nella determinazione della ritirata tedesca . L ' errore tattico di cui abbiamo parlalo , di prestare , per avidità di avanzare rapidamente , il fianco ed il rovescio delle truppe dell ' ala destra , alle truppe francesi del campo trincerato di Parigi , è stato uno di essi . La stanchezza degli eserciti , combattenti ininterrottamente da quaranta giorni , e marcianti senza pietà dalla mobilitazione ( molti di essi hanno percorso , nel loro ampio giro , dai 350 ai 400 chilometri ) , è stato un altro . La traversata della Champagne , forse troppo dura per il terreno nudo e polveroso o acquitrinoso e selvoso , e troppo allettante per i prodotti , può essere stato un terzo . La difficoltà di far pervenire munizioni e vettovaglie alle truppe combattenti , così distanti dalla madre patria ( pare che parecchi corpi tedeschi abbiano mancato , a un certo momento della battaglia , di cartucce ) , è stato certamente un quarto . Le quattro ferrovie per le quali i tedeschi hanno potuto rifornirsi passando pel Belgio portavano certo tutto il bisognevole fino alle tappe di testa ; ma da questi , luoghi di concentrazione chi lo trasportava alle truppe , se uomini , carreggi e quadrupedi erano disfatti ? Sopra tutto , la tattica , che il tempo ed i risultati hanno rivelato opportuna , del Comando francese , ha costituito un ultimo e più importante elemento per arrestare l ' avanzata tedesca . Ma la causa principale dell ' arresto e della ritirata è , a nostro parere , la deficienza di forze che , da qualche giorno e improvvisamente , si deve essere manifestata nell ' esercito tedesco . Tutti gli altri inconvenienti si potevano riparare : questo no . Se non ci fosse questa ragione contro cui nessun ' altra vale , i tedeschi avrebbero potuto regolare diversamente i loro movimenti di ritirata . Si sarebbe capito l ’ arretramento della destra e , alla peggio , anche quello del centro combattente fra Parigi e Verdun : la necessità comandava . Non si capisce il richiamo delle forze del Belgio verso l ' esercito principale , come non si . capisce l ' indietreggiamento in Lorena , dove nulla , almeno da quanto si conosce per le notizie ufficiali , sembrava imporre questa ritirata . Si potrà dire che non è possibile elle questa deficienza di forze si sia manifestata ad un tratto , senza nessun preavviso . Certo ; e il Comando tedesco da qualche tempo ( vedremo da quanto ) deve averla prevista : ma questo , appunto , spiegherebbe molti fatti d ' iniziativa tedesca successi negli ultimi giorni , e specialmente la battaglia fra Parigi e Verdun . Ci si può chiedere intatti come è possibile che l ' esercito tedesco si sia messo nell ' imbuto francese , quando non aveva la forza di schiacciare la resistenza avversaria . E la risposta può essere semplice : prima di retrocedere per necessità di cose , prima di perdere volontariamente il frutto di tante fatiche e di tanto sangue , i tedeschi possono aver voluto tentare la sorte ( con le debite precauzioni ) , sperando nell ' aiuto della fortuna . La deficienza delle forze , all ' inizio della guerra , non esisteva per la Germania . Allo scoppiare delle ostilità la Germania , avendo ripartito i còmpiti della guerra delle nazioni fra sé e l ' alleata Austria , credeva di poter attendere con fiducia l ' avvenire e di potere esercitare qualunque sforzo , anche costosissimo per perdite di uomini , pur di raggiungere immediatamente lo scopo . Essa sarebbe rimasta nel teatro d ' operazioni occidentale , contro la Francia e il Belgio , e sia pure , contro l ' Inghilterra : poiché che cosa avrebbe potuto mai portare , nei primi tempi della lotta , questa Potenza marittima ? L ' Austria sarebbe scesa nel teatro orientale : l ' Austria , origine prima del conflitto immane , preparata da molti anni , alacre , aggressiva , gridante da tanto tempo , per bocca del suo esercito , che per essa la guerra era questione di vita o di morte . Di fronte le stava la Russia lenta , mastodontica , minacciosa da molto tempo a parole , ma remissiva a fatti , ferita ( o pareva ) ancora profondamente dalla disastrosa guerra del Giappone . Non poteva esserci dubbio alcuno sull ' esito immediato della lotta . E ottenuta la vittoria si sarebbe potuto parlare di pace : la celerità avrebbe compensato ogni altra inferiorità . Con questa ripartizione e con questa convinzione , la Germania entrava nella guerra regalmente . I suoi figli , per vero dire , corrispondevano con slancio meraviglioso alla chiamata della madre : e il vedere affluire tanta gente robusta , salda , quadrata aveva ribadito la fede nella forza senza fine tedesca . Contro truppe avversarie meno numerose , in formazioni rade , la Germania , pur di passare innanzi velocemente , metteva avanti compatti i suoi eserciti : e passava . Ma la superiorità numerica fu rotta il giorno in cui l ' esercito austriaco fu battuto dall ' esercito russo . Con la sconfitta dell ' esercito della Galizia , la Germania dovette a un tratto riconoscere che l ' Austria era un debole aiuto per la grande lotta : e chi doveva sostenerla in tutti e due i teatri era essa , soltanto essa . L ' Austria non era posta certamente fuori causa : l ' affermazione non sarebbe né giusta né vera : ma molti indizii dimostravano che la sconfitta austriaca sul campo di battaglia , che poteva pur essere riparata , era facilmente esposta a inasprirsi con difficoltà d ' indole politica . La bella vittoria dei generale tedesco von Hindenburg sui russi nella regione dei laghi Masuriani non poteva in nessun modo compensare il disastro galiziano . La capitale della Germania , posta ad oriente del grande paese , e ascoltante l ' eco troppo vicina delle vittorie russe , costituiva un peso terribile per l ' esercito operante . La Germania era costretta quindi a far fronte nei due teatri d ' operazione , impiegando in ognuno numerosissime forze . E lo sdoppiamento di esse la gettava rispetto agli avversari in uno stato di povertà d ' uomini , che non aveva previsto così prossimo . La guerra franco - tedesca del 1870 fu vinta dai tedeschi per parecchie ragioni : ma una delle principali fu certamente la loro superiorità numerica . All ' aprirsi della campagna , si trovarono di contro poco più di 300.000 francesi contro 500.000 tedeschi . A Weissemburg la proporzione fu di 5 tedeschi contro 1 francese : a Wörth e a Spicheren di 3 contro 1 . Quando , il 16 agosto , gli avversarii combatterono a forze uguali , bivaccarono tutti e due nelle posizioni che avevano occupate durante la giornata . All ' inizio di questa guerra le cose , considerate soltanto rispetto alla Francia e alla Germania , si ripresentavano come nel 1870 . Le nascite maschili , in Francia , erano nella proporzione di 1 a 3 con quelle della Germania : il che faceva sì che per mantenere gli effettivi di pace dei suoi 20 corpi d ' esercito , di fronte ai 25 tedeschi , la Francia dovesse spingere il rendimento della leva a cifre impossibili . Su 100 giovani che si sottoponevano alla visita ne dichiarava abili 75 ! La Germania . avendo circa 1.000.000 di nascite maschili all ' anno , di cui il 75 per cento circa raggiungeva il 20° anno di età , poteva fare la scelta del 50 per cento del totale . Aveva quindi 700.000 soggetti alla leva , e 350.000 abili , mentre la sua avversaria , con la percentuale del 75 , a stento arrivava ai 200.000 uomini . Ma molti di questi soldati francesi , per confessione degli stessi generali , erano « roba da lazzaretto » . Ne derivava quindi una reale e grande sproporzione numerica a favore della Germania , che permetteva a questa di portare in poco tempo sul teatro della guerra , comprese le riserve , circa 3.500.000 uomini , di fronte ai 2.000.000 e poco più della Francia . Ma di quei 3.500.000 tedeschi pronti per la guerra , dai cinque ai sei corpi d ' esercito dovettero fin dal principio essere lasciati contro i russi . E di mano in mano che la guerra progredì , di fianco ai francesi vennero a mettersi i belgi , che possono essere calcolati dai 150.000 ai 170.000 uomini ; gli inglesi , di cui si può supporre siano sbarcati in Francia circa 100.000 uomini ; alcune truppe coloniali , di forza imprecisata ; e finalmente i russi che , se sono esatte le notizie date in questi giorni , sarebbero giunti a Dunkerque o ad Anversa in numero presso a poco di 100.000 : essi , probabilmente , accompagnerebbero ora i belgi nella marcia in avanti , che pare ripresa sul fianco destro tedesco . Queste truppe si raggruppavano a poco a poco intorno all ' esercito francese che , per il modo di guerreggiare adottato , non si esponeva , come abbiamo detto , a grandi perdite . Di fronte a questo lento ma sicuro accrescere delle forze nemiche , i tedeschi avevano il logorio continuo della guerra che dovevano condurre energicamente e rapidamente : e , ad un certo momento , per dare il tracollo all ' opera , la necessità di provvedere al teatro d ' operazioni orientale . Quanta truppa fu mandata là ? Questo non sappiamo ancora con sicurezza , poiché si sono sentite ripetere molte cifre , e diverse una dall ' altra : la voce più diffusa parla di cinque a sei corpi d ' esercito . Sarà vero o no ? Ma qualunque sia stata precisamente la forza staccata dall ' esercito combattente in Francia , l ' invio deve però essere avvenuto , e in quantità rilevante : e diciamo le ragioni che ci fanno credere ciò . Prima di tutto , però , dobbiamo anche dire , che se l ' invio è avvenuto , come noi crediamo , esso fu un grave errore tedesco . Per quanto la minaccia alla frontiera orientale fosse grave e per quanto potesse sembrare imminente , i tedeschi non dovevano distogliere forze dal teatro di guerra occidentale . Così facendo diventavano deboli in tutti e due : e meglio valeva vincere decisamente in uno , che essere costretti a cedere , sia pure in un giorno lontano , lentamente ma inesorabilmente dappertutto . La divisione delle forze è l ' ultimo espediente a cui deve ricorrere un comandante di esercito , perché non conduce a nulla . Dopo il patto conchiuso fra le tre Potenze alleate , i tedeschi dovevano sapere che la guerra non poteva finire se non con la disfatta completa di una delle parti belligeranti ; e quindi dovevano continuare a fare lo sforzo dove prima avevano cominciato , e dove avevano ottenuto buoni risultati , trascurando per il momento ogni altro nemico . Questo criterio non fu seguito : e la prova sta , per noi , nello svolgimento della battaglia fra Parigi e Verdun . Essa , per confessione dei due combattenti , doveva essere , se non decisiva , di importanza grandissima : da parte francese l ' ordine del giorno del generale Joffre proclamava questa convinzione ; da parte tedesca gli ordini rinvenuti nella casa abbandonata dal Comando dell ' VIII corpo la confermavano . Si sarebbe dunque attesa l ' entrata in azione di tutte le truppe tedesche combattenti in Francia ; ~ ! e più di tutte , di quelle della Lorena . Se il disegno di operazioni tedesco , in questa ultima battaglia , , aveva probabilità di riuscita , questa dipendeva dalla energica azione che i tedeschi avrebbero dovuto esercitare alla loro sinistra , contro la cortina difensiva Verdun - Toul - Épinal - Belfort : abbiamo già sostenuto ciò a sazietà . Ma per farla cadere , e battere le truppe ad essa appoggiate , era necessario che , mentre gli eserciti tedeschi , i quali erano riusciti a girarla , si rivolgevano a sud e la prendevano di rovescio , i due eserciti del principe di Baviera e di von Heeringen dalla Lorena procedessero energicamente verso ovest , per attaccarla di fronte . Questi eserciti avevano dimostrato , più di venti giorni fa , di essere assai saldi e ben costituiti , respingendo nella battaglia della Lorena i francesi che avevano tentato di rompere il centro tedesco , per staccare l ' ala invadente del Belgio . Perché dunque adesso non hanno contribuito all ' azione generale ? Non hanno nemmeno la scusa di lunghe e faticose marce sopportate , poiché essi , almeno rispetto a quelli del nord , sono stati assai risparmiati . E allora , quale spiegazione dare della loro inazione , se non quella che siano stati impoveriti , da qualche tempo , per rinforzare i tedeschi operanti nella Prussia orientale o gli austriaci in Galizia ? Se così non fosse , se le forze tedesche della Lorena fossero ancora intatte , il Comando supremo avrebbe commesso , a parer nostro , un gravissimo errore non facendole contribuire alla grande battaglia . , Ma no : la Germania , oggi , ha forse misuralo con tutta giustezza la situazione : oggi per la prima volta , da quando gli avvenimenti si sono cominciati a svolgere . Non ha ancora avuto una seria sconfitta : ma un avvertimento che l ' ha messa in guardia contro sé stessa . Oggi vede nettamente , fuor d ' ogni febbre di vittoria , quali sono le sue forze e quali sono quelle degli avversari : e capisce che deve risparmiare le sue . Si accorge , forse , che tante cose aveva pensate , e tante ne aveva prevedute ; ma non aveva pensato né preveduto una così rapida mancanza di uomini . Il numero , il numero bruto e greve , la mole pesante , si è imposto anche a lei , che , per le disposizioni prese , credeva di averlo asservito interamente ai suoi calcoli . Quello che la Germania non ha raggiunto finora , difficilmente raggiungerà in avvenire , poiché la grande Potenza era specialmente preparata per vincere la prima posta . Tutti i giorni che passano apportano gente agli alleati , e ne tolgono a lei . Non dubitiamo che i tedeschi , che ella ora chiamerà con la gran voce , non di chi sente il pericolo immediato , ma di chi avvista prudentemente l ' avvenire , non le rispondano ancora , non le rispondano sempre , e riforniscano i suoi eserciti come i torrenti riforniscono un grande fiume , dopo le magre dell ' inverno . Ma dopo questa nuova infusione di uomini , che cosa avverrà ? La Germania sola contro tutti : è troppo per una nazione , per quanto sia grandissima .