StampaQuotidiana ,
«
Il
cuore
ha
ragioni
che
la
ragione
non
conosce
»
,
aveva
detto
Pascal
,
che
attribuiva
al
cuore
,
tra
gli
altri
compiti
,
quello
di
regolare
i
rapporti
degli
uomini
fra
loro
e
con
Dio
.
A
questo
muscolo
già
tanto
affaticato
dalle
sue
funzioni
fisiologiche
,
si
continua
a
far
ricorso
per
la
correzione
dei
mali
e
degli
errori
che
si
riscontrano
nella
vita
pubblica
e
privata
dell
'
uomo
,
come
a
un
giudice
supremo
della
verità
,
del
bene
e
della
giustizia
.
È
un
luogo
comune
che
non
basta
conoscere
il
modo
in
cui
il
lavoro
va
fatto
:
occorre
anche
«
prendersi
a
cuore
»
il
lavoro
,
per
farlo
bene
.
L
anche
un
luogo
comune
che
ogni
regola
,
legge
o
norma
deve
essere
rafforzata
o
integrata
dall
'
impulso
del
cuore
;
che
solo
il
cuore
può
correggere
l
'
egoismo
con
l
'
altruismo
,
la
grettezza
con
la
generosità
,
la
fredda
e
impersonale
giustizia
con
l
'
umana
comprensione
.
Gli
appelli
al
cuore
si
moltiplicano
in
tutti
i
campi
(
anche
nella
politica
)
in
cui
le
cose
non
vanno
come
dovrebbero
o
in
cui
la
condotta
dell
'
uomo
è
disordinata
,
meschina
o
incoerente
.
Sembra
che
,
lasciandosi
guidare
dal
cuore
,
l
'
uomo
possa
trovare
,
oltre
che
la
sua
felicità
,
anche
quella
dei
suoi
simili
e
in
generale
l
'
armonia
di
tutto
il
genere
umano
.
A
questo
sovraccarico
morale
del
cuore
hanno
contribuito
,
esplicitamente
o
implicitamente
,
dottrine
disparate
.
Rousseau
voleva
che
l
'
uomo
si
lasciasse
guidare
dalla
«
voce
interiore
del
cuore
»
in
tutte
le
sue
faccende
.
La
rivolta
romantica
dell
'
individuo
contro
la
società
e
le
sue
leggi
fu
condotta
nel
nome
del
cuore
;
Hegel
stesso
,
che
si
opponeva
a
questa
rivolta
,
vedeva
nel
cuore
ciò
che
rende
immediata
e
vivente
la
forza
della
ragione
.
Molte
filosofie
dell
'
'800
imponevano
alla
filosofia
il
compito
di
rispondere
ai
«
bisogni
del
cuore
»
oltre
che
alle
esigenze
della
ragione
.
Bergson
contrapponeva
alla
morale
dell
'
obbligazione
e
della
legge
,
propria
delle
società
chiuse
,
la
morale
dell
'
amore
o
dello
slancio
mistico
propria
delle
società
aperte
.
E
molti
positivisti
e
analisti
contemporanei
,
considerando
irriducibile
il
linguaggio
della
morale
a
quello
della
scienza
,
vedono
nella
morale
un
insieme
di
«
atteggiamenti
emotivi
»
cioè
di
desideri
o
di
tendenze
prive
di
giustificazione
razionale
,
il
cui
organo
specifico
è
ciò
che
tradizionalmente
si
chiama
«
cuore
»
.
In
generale
,
ogni
volta
che
della
ragione
si
fa
un
organo
a
sé
,
inserito
nella
struttura
dell
'
uomo
ma
indipendente
da
essa
,
si
tende
a
contrapporre
alla
ragione
un
altro
organo
destinato
a
correggere
l
'
astrattezza
,
l
'
impersonalità
,
la
«
freddezza
»
dei
procedimenti
razionali
o
a
rendere
immediati
e
vivi
questi
procedimenti
.
Ma
che
cosa
sia
il
cuore
,
è
domanda
che
difficilmente
trova
risposta
.
Certo
,
esso
si
identifica
solitamente
con
la
sfera
dei
sentimenti
o
delle
emozioni
;
ma
né
agli
elementi
di
questa
sfera
,
né
alla
sua
totalità
possono
essere
attribuite
le
funzioni
di
giudice
infallibile
che
si
ritengono
proprie
del
cuore
.
La
sfera
delle
emozioni
è
stata
estesamente
analizzata
sia
dalla
psicologia
sia
dalla
filosofia
.
Nessuno
,
oggi
,
ne
sottovaluta
l
'
importanza
.
Ma
le
emozioni
spirano
dove
vogliono
e
non
si
può
sempre
far
conto
sulla
loro
utilità
,
bontà
ed
efficacia
nel
dirigere
le
azioni
dell
'
uomo
.
Ci
sono
emozioni
buone
e
cattive
,
emozioni
che
stimolano
all
'
azione
e
altre
che
paralizzano
l
'
azione
stessa
.
Tra
le
emozioni
,
ci
sono
la
paura
,
l
'
odio
,
il
risentimento
,
l
'
angoscia
,
come
c
'
è
l
'
amore
e
lo
slancio
altruistico
.
Ma
anche
un
amore
cieco
e
indiscriminato
può
fare
più
male
che
bene
e
il
sentimento
più
nobile
può
capovolgersi
nel
suo
contrario
,
se
non
è
sorretto
da
una
disciplina
lungimirante
.
In
tutta
questa
schiera
variopinta
,
non
c
'
è
nulla
che
somigli
a
una
guida
infallibile
,
a
un
organo
naturale
capace
di
far
sentire
la
sua
voce
nell
'
interno
dell
'
uomo
e
di
esprimere
un
giudizio
sicuro
su
ciò
che
egli
deve
credere
e
fare
.
Sicché
,
per
quanto
la
sfera
del
cuore
sia
generalmente
identificata
con
quella
del
sentimento
,
la
più
elementare
analisi
di
quest
'
ultima
esclude
che
essa
possa
svolgere
da
sola
la
funzione
miracolosa
che
si
attende
dal
cuore
.
Dall
'
altro
lato
nessuno
ha
mai
conferito
al
cuore
il
carattere
o
la
dignità
di
una
facoltà
specifica
,
diversa
dal
sentimento
e
dalla
ragione
.
L
'
esistenza
di
facoltà
come
principi
sostanziali
diversi
e
autonomi
delle
attività
umane
,
è
stata
da
un
pezzo
revocata
in
dubbio
.
«
Ragione
»
,
«
sentimento
»
,
«
volontà
»
,
non
sono
facoltà
ma
schemi
classificatori
,
utili
per
raggruppare
le
attività
umane
in
base
a
certi
loro
caratteri
dominanti
.
Il
cuore
non
è
dunque
una
facoltà
;
che
cosa
è
allora
?
È
semplicemente
un
mito
del
senso
comune
e
della
filosofia
;
o
,
se
si
vuole
,
il
simbolo
idealizzato
di
certi
atteggiamenti
che
si
ritengono
utili
o
necessari
alla
vita
dell
'
uomo
o
,
comunque
,
si
vogliono
raccomandare
o
rafforzare
.
L
'
invito
a
sentire
la
voce
del
cuore
o
a
seguirne
le
ragioni
significa
in
realtà
l
'
invito
ad
assumere
atteggiamenti
determinati
,
da
cui
attendiamo
effetti
benefici
per
noi
stessi
e
per
gli
altri
.
«
Prendersi
a
cuore
il
proprio
lavoro
»
significa
interessarsi
ad
esso
,
non
lasciarsi
andare
alla
routine
,
eseguirlo
con
la
presenza
vigile
dell
'
attenzione
.
Essere
altruisti
,
generosi
o
comprensivi
significa
rinunziare
a
certi
vantaggi
minuti
o
a
breve
scadenza
,
ma
in
compenso
procurarsi
la
possibilità
di
vivere
in
pace
con
se
stessi
e
con
gli
altri
.
Sono
tutte
cose
indispensabili
;
ma
,
diciamolo
pure
,
il
cuore
non
c
'
entra
per
nulla
.
Ciò
che
dà
valore
a
un
atteggiamento
e
consente
di
giudicarlo
è
la
regola
a
cui
esso
obbedisce
.
L
'
attività
umana
,
in
qualsiasi
campo
si
svolga
,
è
guidata
da
regole
e
il
giudizio
che
si
dà
su
di
essa
,
quando
si
dice
che
è
buona
o
cattiva
,
utile
o
dannosa
,
ecc
.
,
suppone
sempre
la
validità
di
una
regola
.
Perfino
un
gusto
artistico
determinato
(
per
esempio
il
gusto
classico
o
quello
romantico
o
impressionistico
,
ecc
.
)
è
un
insieme
di
regole
che
guidano
l
'
attività
degli
artisti
e
il
giudizio
su
di
essa
.
Negli
ultimi
decenni
abbiamo
visto
formarsi
o
determinarsi
,
sotto
i
nostri
occhi
,
codici
di
regole
che
non
esistevano
in
passato
;
per
esempio
,
quelle
del
traffico
.
La
consuetudine
prima
,
la
sanzione
giuridica
dopo
,
intervengono
a
disciplinare
,
con
regole
,
qualsiasi
forma
di
attività
che
coinvolge
un
certo
numero
di
persone
e
queste
regole
diventano
tanto
più
importanti
quanto
più
vitale
è
l
'
interesse
che
quell
'
attività
ha
per
gli
uomini
in
generale
.
Poiché
gli
uomini
sono
sempre
vissuti
insieme
,
certe
regole
fondamentali
che
rendono
possibile
la
loro
convivenza
sono
state
accettate
e
seguite
da
tutti
i
gruppi
umani
e
costituiscono
il
codice
morale
fondamentale
,
quello
che
garantisce
la
sopravvivenza
di
ogni
raggruppamento
umano
.
Ma
queste
regole
assumono
forme
diverse
nei
diversi
gruppi
e
nelle
diverse
civiltà
.
Certo
,
se
tutti
gli
uomini
fossero
guidati
dal
«
cuore
»
,
quest
'
organo
(
come
il
corrispondente
organo
fisiologico
)
dovrebbe
funzionare
identicamente
in
tutti
gli
uomini
.
Ma
è
facile
constatare
che
non
è
così
.
Ancora
oggi
siamo
colpiti
(
e
scandalizzati
)
dall
'
assenza
in
certe
civiltà
,
che
tuttavia
non
possono
chiamarsi
«
primitive
»
,
di
atteggiamenti
che
siamo
portati
a
ritenere
propri
di
tutto
il
genere
umano
:
per
esempio
,
della
pietà
.
La
regola
di
partecipare
in
qualche
modo
alle
sofferenze
altrui
e
dell
'
obbligo
di
alleviarle
non
esiste
affatto
in
estese
porzioni
dell
'
umanità
vivente
.
Il
«
cuore
»
,
a
queste
porzioni
,
non
suggerisce
nulla
.
In
realtà
ciò
che
può
rafforzare
l
'
azione
di
certe
regole
e
il
rispetto
di
esse
da
parte
di
un
numero
crescente
di
persone
è
soltanto
la
convinzione
ragionevole
del
loro
effettivo
valore
,
della
loro
funzionalità
ai
fini
della
sopravvivenza
dei
singoli
e
delle
comunità
,
del
loro
sviluppo
e
del
loro
benessere
.
Non
è
possibile
,
in
un
'
epoca
di
critica
come
la
nostra
,
in
un
'
epoca
in
cui
anche
il
lavoro
più
semplice
tende
a
evolversi
in
un
'
attività
che
richiede
l
'
intelligente
vigilanza
dell
'
individuo
,
affidare
la
validità
delle
regole
morali
a
un
organo
supposto
,
misterioso
e
incomprensibile
.
La
vita
morale
del
genere
umano
offre
oggi
molti
e
gravi
problemi
;
ma
uno
dei
modi
di
eluderli
è
quello
di
lasciarli
affogare
nel
giulebbe
del
cuore
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Ventura
,
anch
'
io
mi
sono
sempre
chiesto
come
fanno
tanti
nostri
uomini
politici
ad
andare
a
messa
ogni
mattina
per
poi
passare
il
resto
della
giornata
a
imbrogliarsi
e
tradirsi
l
'
uno
con
l
'
altro
,
se
non
a
fare
di
peggio
.
Che
cosa
gli
diranno
,
a
Dio
,
quando
in
ginocchio
,
mani
giunte
e
testa
bassa
,
si
raccolgono
nel
colloquio
con
Lui
,
quale
dovrebb
'
essere
la
preghiera
?
Ma
non
mi
chieda
risposta
a
questi
interrogativi
perché
nemmeno
io
riesco
a
darmela
.
E
questo
è
proprio
uno
dei
tanti
motivi
che
mi
spingono
a
preferire
,
almeno
sul
piano
morale
,
i
laici
,
i
quali
non
sempre
-
e
non
tutti
-
sono
più
corretti
,
onesti
e
leali
dei
democristiani
,
ma
almeno
evitano
di
mescolare
nelle
loro
furfanterie
il
buon
Dio
.
E
'
ciò
che
Disraeli
diceva
di
Gladstone
:
«
Che
bari
al
giuoco
,
è
naturale
:
lo
faccio
anch
'
io
.
A
infastidirmi
è
la
sua
pretesa
che
sia
il
Signore
a
infilargli
la
carta
nel
polsino
»
.
Ecco
,
io
sono
della
stessa
opinione
,
e
mi
par
di
capire
che
lo
sia
anche
lei
.
Anche
ai
cattolici
osservanti
e
militanti
è
consentito
,
si
capisce
,
far
politica
.
Ma
,
per
amor
del
cielo
,
non
la
confondano
con
la
religione
invocando
«
i
valori
cristiani
»
mentre
si
mettono
l
'
un
l
'
altro
l
'
arsenico
nella
minestra
.
Questo
si
può
farlo
in
nome
di
Marx
,
e
magari
anche
di
Cavour
.
In
nome
di
Dio
,
dovrebb
'
essere
proibito
.
StampaQuotidiana ,
Palermo
,
2
maggio
,
notte
-
I
fatti
sono
noti
.
Hanno
sparato
da
trecento
metri
di
distanza
,
a
tiro
ficcante
,
dal
costone
di
Monte
Pizzuto
.
Raffiche
e
raffiche
,
per
dieci
minuti
spietati
,
sopra
una
folla
terrorizzata
divincolantesi
nella
polvere
sotto
il
sole
.
Tre
colonne
di
contadini
,
tre
migliaia
di
persone
in
tutto
,
erano
appena
scese
da
Piana
degli
Albanesi
,
da
San
Giuseppe
Jato
e
da
San
Cipirrello
,
raccolte
attorno
ad
un
rozzo
palco
sistemato
in
località
Rotella
del
Piano
.
Si
doveva
sentire
qualche
discorso
,
applaudire
qualcuno
e
poi
cantare
,
ballare
e
far
merenda
.
Una
festa
più
che
un
comizio
politico
.
Stabilito
a
fatica
il
silenzio
,
salì
sul
palco
il
calzolaio
Giacomo
Schiro
e
cominciò
a
parlare
:
«
Compagni
,
siamo
qui
riuniti
per
festeggiare
il
1°
Maggio
,
festa
del
lavoro
...
»
.
A
questo
punto
si
udirono
i
primi
spari
.
Da
molti
si
credette
ad
un
fuoco
di
festa
,
a
mortaretti
.
Seguì
un
momento
di
pausa
,
poi
il
fuoco
riprese
violento
.
Urlavano
i
feriti
;
la
folla
impazziva
,
si
precipitava
in
ogni
senso
,
ognuno
gettandosi
a
terra
a
cercare
riparo
tra
i
sassi
.
I
pochi
che
nel
tempestoso
frangente
conservarono
lo
spirito
nitido
videro
dal
colle
vicino
,
Monte
Cometa
,
uomini
ritti
in
piedi
e
intabarrati
,
seguire
immobili
la
scena
,
le
armi
al
piede
.
Sul
terreno
sette
cadaveri
e
una
trentina
di
feriti
.
Enorme
impressione
in
tutta
la
Sicilia
ha
provocato
l
'
eccidio
.
Si
tratta
di
un
fatto
mai
verificatosi
in
proporzioni
così
impressionanti
nel
territorio
dell
'
Isola
.
L
'
agguato
a
gente
inerme
esula
dal
costume
siciliano
,
ed
anche
la
pratica
del
banditismo
più
efferato
ha
conservato
,
di
norma
,
parvenze
di
azione
cavalleresca
.
La
polizia
intanto
ha
proceduto
a
operare
arresti
a
catena
a
San
Giuseppe
Jato
.
Gli
arrestati
-
settantaquattro
,
finora
-
sono
stati
tradotti
a
Palermo
.
La
Questura
,
in
collaborazione
con
il
comando
della
legione
territoriale
dei
carabinieri
,
procede
alle
indagini
.
I
feriti
ora
all
'
ospedale
della
Feliciuzza
non
risultano
in
gravi
condizioni
.
Tutti
accusano
ferite
ai
fianchi
,
alle
gambe
e
alle
spalle
.
In
gravissime
condizioni
è
invece
la
dodicenne
Provvidenza
Greco
,
colpita
alla
scapola
destra
da
una
pallottola
.
Le
Camere
del
Lavoro
di
tutte
le
città
siciliane
hanno
lanciato
un
manifesto
al
Paese
e
la
Confederterra
,
a
seguito
degli
incidenti
di
ieri
,
chiedeva
un
sussidio
di
cinque
milioni
per
le
famiglie
dei
caduti
,
un
sussidio
di
un
milione
per
i
feriti
,
il
risarcimento
per
gli
animali
uccisi
o
storpiati
,
un
provvedimento
immediato
riguardante
le
domande
presentate
per
la
concessione
delle
terre
incolte
alle
cooperative
di
tre
paesi
in
lutto
,
l
'
eliminazione
di
tutti
i
gabellotti
soprastanti
e
dei
campieri
nella
zona
e
un
'
accurata
inchiesta
a
loro
carico
,
l
'
immediato
arresto
di
tutti
i
mafiosi
pregiudicati
della
zona
,
l
'
immediata
sostituzione
dei
dirigenti
del
presidio
di
polizia
della
detta
zona
,
l
'
espulsione
dei
responsabili
del
servizio
d
'
ordine
durante
la
manifestazione
.
Stamane
gli
operai
dei
cantieri
navali
palermitani
si
sono
astenuti
dal
lavoro
in
segno
di
protesta
.
Oggi
,
intanto
,
a
Piana
degli
Albanesi
,
sulla
stessa
strada
dove
ieri
erano
convenuti
i
lavoratori
per
la
festa
del
1°
Maggio
,
il
pianto
di
tutte
le
donne
,
degli
uomini
e
dei
vecchi
ha
accompagnato
le
salme
degli
assassinati
.
Le
bare
,
attorniate
dalla
folla
,
procedevano
al
suono
delle
note
lente
e
monotone
della
marcia
funebre
,
seguivano
le
bandiere
abbrunate
dei
partiti
e
tutti
í
sacerdoti
del
paese
.
Hanno
seguito
i
funerali
il
prefetto
,
il
questore
,
i
rappresentanti
della
Federterra
e
della
Camera
del
Lavoro
.
A
Portella
,
sul
luogo
fatale
dell
'
agguato
,
hanno
parlato
il
prefetto
Vittorini
e
l
'
on.
Colajanni
seguiti
da
altri
oratori
.
Tutti
hanno
avuto
parole
roventi
per
la
strage
ed
hanno
auspicato
il
pronto
intervento
della
giustizia
.
A
Siracusa
,
non
appena
saputosi
della
strage
,
è
stato
dichiarato
lo
sciopero
generale
,
che
è
durato
per
tutta
la
giornata
.
Poco
dopo
le
10
una
colonna
di
dimostranti
attraversava
via
Roma
e
,
giunta
in
piazza
Archimede
,
invadeva
la
sede
del
blocco
liberalqualunquista
,
dove
s
'
impadroniva
delle
insegne
che
poi
bruciava
sulla
piazza
.
La
situazione
è
piuttosto
tesa
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Agosteo
,
dissenta
pure
dalla
mia
risposta
,
ma
mi
sembra
che
lei
dica
le
stesse
cose
che
io
ho
detto
a
Cristina
:
«
Va
'
a
votare
per
difendere
il
tuo
diritto
al
voto
»
.
E
quanto
,
del
resto
,
noi
stessi
facciamo
da
trent
'
anni
,
ma
non
facciamo
che
questo
,
e
non
mi
pare
che
i
giovani
abbiano
di
che
complimentarcene
.
Lei
dice
ch
'
essi
dovrebbero
esserci
grati
del
fatto
che
il
voto
glielo
abbiamo
dato
.
Be
'
,
che
glielo
abbiamo
dato
proprio
noi
,
è
storicamente
discutibile
.
Noi
(
non
lei
ed
io
,
si
capisce
,
che
a
quei
tempi
avevamo
il
gonnellino
,
e
forse
lei
nemmeno
quello
)
al
voto
rinunziammo
senza
proteste
nel
'22
,
e
a
restituircelo
ventitré
anni
dopo
furono
coloro
che
ci
batterono
in
guerra
.
Lo
accettammo
,
è
vero
,
con
entusiasmo
.
E
io
(
e
anche
lei
,
credo
)
non
saprei
vivere
senza
di
esso
.
Però
che
i
giovani
possano
dirsi
soddisfatti
del
modo
in
cui
lo
abbiamo
per
trent
'
anni
esercitato
,
solo
facendo
il
catenaccio
per
difendere
lo
zero
a
zero
come
le
cattive
squadre
di
calcio
,
non
mi
sembra
proprio
.
Anche
di
questo
né
lei
né
io
,
personalmente
presi
,
abbiamo
colpa
.
Ma
forse
io
,
per
il
mestiere
che
faccio
,
sono
meno
innocente
di
lei
,
e
mi
chiedo
se
ho
veramente
fatto
tutto
ciò
che
potevo
e
dovevo
.
Lo
faccio
ora
,
che
avrei
qualche
giustificazione
anagrafica
per
non
farlo
.
Lo
faccio
per
espiazione
.
Ma
l
'
espiazione
comporta
proprio
quell
'
umiltà
che
lei
mi
rimprovera
di
aver
usato
con
Cristina
.
Mi
pareva
che
le
fosse
dovuta
,
visto
ch
'
essa
aveva
rinunziato
a
rimproverarmi
ciò
che
io
stesso
mi
rimprovero
.
StampaQuotidiana ,
Episodi
recenti
e
situazioni
in
corso
nella
società
contemporanea
italiana
conferiscono
attualità
al
problema
dei
rapporti
tra
diritto
e
morale
.
Sembra
a
prima
vista
che
non
solo
nell
'
interpretazione
di
molte
norme
giuridiche
ma
nella
stessa
formulazione
delle
norme
,
nelle
proposte
di
modifiche
o
correzioni
dell
'
ordinamento
giuridico
vigente
,
la
questione
decisiva
sia
spesso
di
natura
morale
.
Il
diritto
,
ad
esempio
,
considera
come
reati
le
pubblicazioni
«
oscene
»
;
ma
che
cosa
si
deve
intendere
per
oscenità
?
Va
considerata
senz
'
altro
oscena
ogni
pubblicazione
che
comunque
discuta
problemi
sessuali
o
che
presenti
o
descriva
situazioni
,
esigenze
,
conflitti
che
si
riferiscono
alla
sfera
sessuale
?
Sembra
che
la
risposta
a
questa
domanda
non
possa
esser
data
se
non
da
quella
che
comunemente
si
chiama
«
coscienza
morale
»
.
La
legislazione
italiana
non
consente
al
cittadino
il
divorzio
,
mentre
altre
legislazioni
lo
ammettono
.
È
un
bene
o
un
male
che
sia
così
?
Anche
qui
la
questione
si
sposta
immediatamente
sul
piano
morale
:
se
il
divorzio
è
«
immorale
»
,
la
legislazione
farà
bene
(
sembra
)
a
non
concederne
la
possibilità
ai
cittadini
.
Altre
volte
il
rapporto
tra
diritto
e
morale
è
più
sottile
,
ma
egualmente
evidente
.
L
'
adulterio
è
certamente
«
immorale
»
,
ma
è
dubbio
se
possa
essere
considerato
un
«
reato
»
:
un
chiarimento
della
questione
può
ottenersi
soltanto
attraverso
una
delimitazione
rispettiva
delle
sfere
della
morale
e
del
diritto
.
In
tutti
questi
casi
,
come
in
altri
che
si
potrebbero
addurre
,
il
rapporto
tra
morale
e
diritto
sembra
un
dato
di
fatto
indiscutibile
:
il
passaggio
da
una
sfera
all
'
altra
è
suggerito
dalle
questioni
concrete
che
insorgono
in
una
delle
due
sfere
.
Ma
le
cose
si
complicano
quando
da
tali
questioni
si
passa
alla
teoria
generale
del
diritto
e
all
'
etica
.
A
questo
secondo
livello
si
può
incontrare
e
si
incontra
spesso
la
posizione
che
è
in
netto
contrasto
con
quella
che
sembra
suggerita
dai
casi
accennati
:
la
negazione
di
ogni
rapporto
tra
morale
e
diritto
.
L
'
ultimo
libro
di
Hans
Kelsen
,
La
dottrina
pura
del
diritto
(
1960
)
,
la
cui
recente
edizione
italiana
beneficia
dell
'
ottima
traduzione
di
M.G.
Losano
,
offre
il
vantaggio
di
presentare
questa
tesi
negativa
nel
suo
estremo
rigore
.
Diritto
e
morale
differiscono
,
secondo
Kelsen
,
nel
modo
in
cui
prescrivono
o
vietano
un
certo
comportamento
umano
.
Il
diritto
è
un
ordinamento
coercitivo
,
che
tende
a
determinare
un
certo
comportamento
umano
collegando
al
comportamento
opposto
un
atto
coercitivo
dell
'
organizzazione
sociale
;
la
morale
invece
è
un
ordinamento
privo
di
valore
coercitivo
,
le
cui
sanzioni
consistono
soltanto
nell
'
approvazione
o
nella
disapprovazione
dei
comportamenti
a
seconda
che
siano
conformi
o
contrari
alla
norma
.
Ma
il
diritto
,
secondo
Kelsen
,
non
si
fonda
in
alcun
modo
sulla
morale
.
Potrebbe
fondarsi
sulla
morale
soltanto
se
esistesse
una
morale
assoluta
,
un
sistema
unico
di
valori
,
che
permettesse
di
affermare
che
ciò
che
è
bene
è
sempre
bene
in
tutte
le
circostanze
e
ciò
che
è
male
è
sempre
male
.
Ma
questa
morale
assoluta
non
c
'
è
,
secondo
Kelsen
.
Non
esiste
una
esigenza
comune
a
tutti
i
sistemi
morali
.
L
'
ideale
della
pace
o
della
non
-
violenza
,
che
sembra
il
più
universale
,
è
stato
spesso
contraddetto
.
L
'
antico
Eraclito
affermava
che
la
guerra
è
la
legge
suprema
di
tutte
le
cose
e
il
liberalismo
moderno
ha
esaltato
la
competizione
,
la
concorrenza
,
il
conflitto
come
strumento
di
progresso
.
Perché
allora
un
ordinamento
giuridico
dovrebbe
essere
più
conforme
a
un
sistema
morale
anziché
a
un
altro
?
Coloro
che
giustificano
il
diritto
ricorrendo
alla
morale
,
vogliono
solo
mostrare
che
un
certo
sistema
di
diritto
positivo
è
l
'
unico
possibile
e
che
ogni
tentativo
di
mutarlo
è
illegittimo
.
Questa
presunta
legittimazione
del
diritto
positivo
può
essere
uno
strumento
politico
efficace
,
ma
non
ha
base
scientifica
.
«
La
scienza
del
diritto
»
dice
Kelsen
«
non
ha
il
compito
di
legittimare
il
diritto
né
di
giustificare
mediante
una
morale
assoluta
o
relativa
l
'
ordinamento
giuridico
ma
deve
solo
curare
la
conoscenza
e
la
.
descrizione
del
diritto
»
.
Senza
dubbio
,
queste
vedute
di
Kelsen
obbediscono
a
un
indirizzo
assai
diffuso
nel
mondo
della
cultura
moderna
,
indirizzo
che
tende
a
svincolare
le
discipline
scientifiche
da
ogni
impegno
politico
,
religioso
o
genericamente
ideologico
per
renderle
adatte
a
comprendere
tutti
i
molteplici
aspetti
della
realtà
cui
si
riferiscono
.
Una
teoria
del
diritto
,
ad
esempio
,
non
può
limitarsi
a
giustificare
un
determinato
ordinamento
giuridico
:
dev
'
essere
in
grado
di
comprendere
la
natura
e
il
funzionamento
di
qualsiasi
ordinamento
,
perciò
dev
'
essere
scevra
di
presupposti
ideologici
e
in
tal
senso
«
pura
»
,
cioè
neutrale
.
Non
si
può
dubitare
della
validità
di
una
tale
esigenza
cui
cercano
di
rispondere
del
loro
meglio
tutte
le
scienze
umane
,
dopo
che
essa
si
è
affermata
vittoriosamente
e
con
risultati
eccellenti
nelle
scienze
naturali
.
Tuttavia
si
può
dubitare
che
la
conoscenza
e
la
descrizione
del
diritto
non
includa
una
qualche
determinazione
del
modo
in
cui
un
complesso
di
norme
giuridiche
possa
essere
stabilito
,
conservato
,
difeso
,
corretto
e
interpretato
.
Le
norme
giuridiche
intervengono
,
direttamente
e
indirettamente
,
negli
Stati
moderni
,
a
disciplinare
le
più
diverse
attività
umane
:
il
lavoro
,
la
produzione
e
lo
scambio
dei
beni
,
l
'
istruzione
,
le
professioni
e
la
condotta
morale
.
Ciò
che
in
tutti
questi
campi
il
diritto
prescrive
non
è
scelto
a
caso
,
ma
sul
fondamento
delle
conoscenze
tecniche
di
cui
si
dispone
in
ciascuno
di
questi
campi
.
L
'
economia
,
l
'
ingegneria
,
la
medicina
come
la
morale
e
in
generale
l
'
intero
corpus
del
sapere
,
forniscono
il
contenuto
e
determinano
i
limiti
delle
scelte
del
legislatore
.
Indubbiamente
,
una
volta
effettuata
questa
scelta
,
la
norma
positiva
così
introdotta
diventa
valida
indipendentemente
dalle
esigenze
che
l
'
hanno
suggerita
,
in
virtù
del
suo
potere
coercitivo
.
E
in
questo
senso
la
forma
della
norma
giuridica
è
indipendente
dal
suo
contenuto
e
può
essere
considerata
a
parte
.
Ma
ciò
non
toglie
che
ogni
volta
che
una
norma
appaia
antiquata
rispetto
allo
sviluppo
delle
conoscenze
tecniche
o
inoperante
rispetto
ai
fini
che
si
propone
o
diretta
a
fini
che
non
possono
essere
realizzati
per
suo
mezzo
,
nasce
l
'
esigenza
oggettiva
della
sua
modifica
o
della
sua
abolizione
.
Perciò
il
compito
legislativo
non
è
mai
finito
né
concluso
;
e
a
questo
compito
,
che
è
fondamentale
degli
Stati
moderni
,
la
teoria
pura
del
diritto
di
Kelsen
non
dà
alcun
aiuto
.
Esiste
poi
un
limite
intrinseco
del
diritto
che
risulta
dalla
natura
coercitiva
del
diritto
stesso
.
Una
tecnica
che
agisce
mediante
sanzioni
di
natura
fisica
può
garantire
,
nella
maggior
parte
dei
casi
,
certi
comportamenti
ma
non
certi
altri
.
Può
garantire
l
'
assistenza
familiare
e
la
coabitazione
,
ma
non
l
'
affetto
e
l
'
unità
della
famiglia
.
Può
impedire
certe
espressioni
artistiche
,
letterarie
e
scientifiche
,
ma
non
può
far
sì
che
siano
feconde
e
riuscite
quelle
permesse
.
Può
produrre
il
conformismo
degli
atti
e
delle
parole
,
non
la
convinzione
ragionevole
.
Può
impedire
iniziative
e
scoperte
,
ma
non
può
produrne
.
Si
può
certo
escludere
che
una
qualsiasi
organizzazione
giuridica
sia
suscettibile
di
una
giustificazione
assoluta
di
natura
morale
o
di
altra
natura
.
Ma
ogni
complesso
particolare
di
norme
,
riferentesi
a
uno
specifico
oggetto
,
può
essere
tecnicamente
valutato
rispetto
all
'
efficacia
dei
mezzi
di
cui
si
avvale
per
raggiungere
i
suoi
fini
e
rispetto
alla
validità
di
questi
fini
.
Talvolta
questa
valutazione
è
assai
facile
,
come
ad
esempio
quando
si
tratti
di
norme
che
riguardino
l
'
edilizia
o
l
'
igiene
pubblica
,
perché
in
questi
campi
la
scienza
fornisce
criteri
poco
discutibili
,
ai
quali
la
legislazione
non
fa
che
adeguarsi
.
In
altri
casi
,
la
valutazione
è
più
difficile
,
come
quando
si
tratta
di
norme
che
concernono
il
comportamento
morale
.
Ma
in
ogni
caso
,
poiché
il
diritto
non
è
un
mondo
in
sé
concluso
,
senza
alcuna
relazione
con
il
resto
del
mondo
umano
ma
fa
parte
di
questo
,
la
sua
funzione
non
può
essere
che
strumentale
rispetto
alle
esigenze
,
ai
bisogni
e
agli
interessi
degli
uomini
.
E
si
può
subito
,
su
questa
base
,
stabilire
una
distinzione
fondamentale
.
Esistono
ordinamenti
giuridici
che
non
includono
,
tra
le
proprie
possibilità
,
quella
di
un
aggiornamento
o
di
una
correzione
delle
norme
che
li
costituiscono
;
e
ci
sono
invece
ordinamenti
che
la
includono
e
sono
organizzati
proprio
in
vista
di
essa
.
Soltanto
questa
seconda
specie
di
ordinamento
costituisce
quello
che
,
con
una
vecchia
espressione
,
si
chiama
«
Stato
di
diritto
»
:
come
solo
un
sistema
di
conoscenze
che
può
essere
continuamente
messo
a
prova
e
corretto
si
chiama
,
oggi
,
«
scienza
»
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Rossetti
,
tutte
le
sue
argomentazioni
sono
giuste
.
Di
sbagliato
c
'
è
,
mi
scusi
,
soltanto
il
tono
.
Perché
si
arrabbia
,
e
mi
esorta
ad
arrabbiarmi
?
Che
la
RaiTv
sia
un
organo
di
regime
,
equamente
lottizzato
fra
i
padroni
del
medesimo
,
ormai
lo
sanno
anche
i
sassi
.
E
perché
dovrebbe
invitare
a
dir
la
sua
un
giornale
come
il
nostro
che
dal
regime
è
fuori
,
e
anzi
in
posizione
di
irriducibile
antitesi
?
Io
,
personalmente
debbo
riconoscere
che
non
sono
stato
affatto
escluso
.
Mi
sono
autoescluso
rifiutando
l
'
invito
perché
dalle
cose
di
regime
preferisco
tenermi
lontano
.
Ma
ne
aspetto
sempre
il
peggio
.
E
infatti
non
mi
ha
sorpreso
nemmeno
il
fatto
che
perfino
la
rassegna
-
stampa
del
Gr2
-
quello
diretto
dal
mio
amico
Gustavo
Selva
-
di
martedì
mattina
,
che
ha
citato
i
commenti
di
tutti
i
quotidiani
dalle
Alpi
al
Lilibeo
,
ne
ha
dimenticato
uno
solo
:
quello
del
nostro
giornale
che
pure
è
stato
,
per
unanime
riconoscimento
,
quello
che
più
ha
inciso
,
prevedendoli
,
prevenendoli
e
auspicandoli
,
sui
risultati
:
merito
dei
nostri
lettori
,
intendiamoci
,
ma
un
pochino
anche
nostro
.
Proprio
per
questo
,
credo
,
ci
hanno
ignorato
.
E
stia
pur
tranquillo
che
continueranno
a
farlo
.
Per
il
semplice
motivo
che
i
padroni
vogliono
così
.
Come
hanno
detto
Longo
e
Pannella
,
entrambi
con
piena
ragione
.
E
d
'
altra
parte
,
se
si
comportasse
diversamente
,
che
regime
sarebbe
?
Si
metta
dunque
,
caro
Rossetti
,
l
'
anima
in
pace
,
come
ce
l
'
ho
io
che
,
avendo
sempre
accusato
la
radiotelevisione
di
essere
un
organo
di
regime
,
non
posso
poi
indignarmi
per
il
fatto
che
agisce
come
tale
.
Non
può
fare
altrimenti
.
Si
ricorda
i
rabbuffi
che
le
rivolse
Repubblica
-
altro
tipico
organo
di
regime
-
quando
Maurizio
Costanzo
m
'
invitò
a
«
Bontà
loro
»
?
Sembrava
che
la
mia
comparsa
avesse
disonorato
la
trasmissione
.
E
non
meglio
andò
a
Arrigo
Petacco
quando
m
'
intervistò
per
tre
minuti
su
un
mio
libro
di
storia
.
Pensi
che
scandalo
.
Ma
i
regimi
,
caro
Rossetti
,
son
fatti
così
.
A
prova
di
vergogna
.
StampaQuotidiana ,
Non
era
punto
da
mettere
in
dubbio
che
la
Camera
avrebbe
rifiutato
la
presa
in
considerazione
del
progetto
dell
'
on
.
Bresciamorra
per
una
indennità
ai
deputati
;
ma
è
soddisfacente
che
questo
voto
sia
stato
dato
poco
dopo
un
discorso
dell
'
on
.
Buoncompagni
che
è
fra
i
migliori
fra
quanti
mai
se
ne
odano
nella
nostra
Camera
.
Egli
ha
parlato
da
uomo
di
Stato
insigne
,
e
dopo
aver
ricordato
come
già
altre
volte
simile
proposta
era
stata
fatta
e
respinta
,
è
entrato
nelle
viscere
della
quistione
:
non
esser
vero
che
delle
indennità
si
avvantaggerebbero
gli
uomini
di
eletto
ingegno
,
piuttosto
i
mediocri
;
esser
indecoroso
che
la
Camera
in
tanta
angustia
dell
'
erario
,
pensasse
al
suo
particolare
interesse
;
e
da
ultimo
volersi
,
in
questa
bisogna
,
imitare
piuttosto
il
Parlamento
inglese
,
che
gli
altri
.
Per
la
coltura
morale
di
tutta
la
nazione
è
meglio
che
il
servire
il
paese
fosse
ufficio
gratuito
.
Anche
l
'
on
.
Presidente
del
Consiglio
parlò
egregiamente
.
Egli
vinse
addirittura
la
causa
,
quando
disse
che
sarebbe
stato
sconvenientissimo
che
la
prima
volta
che
si
modifica
lo
Statuto
,
ciò
fosse
per
un
vantaggio
proprio
e
diretto
dei
deputati
.
Non
c
'
è
dubbio
che
il
voto
della
Camera
sarà
accolto
con
favore
dappertutto
.
Sono
pochissimi
in
Italia
,
favorevoli
alla
retribuzione
dei
deputati
.
Il
genio
delle
nostre
popolazioni
non
si
presta
punto
a
questo
concetto
;
e
forse
perché
s
'
intende
che
,
se
i
deputati
fossero
retribuiti
,
bisognerebbe
fare
altrettanto
coi
senatori
,
eppoi
coi
consiglieri
comunali
e
coi
provinciali
,
e
in
somma
con
tutti
coloro
che
prestano
l
'
opera
loro
alla
cosa
pubblica
.
Adesso
,
e
dopo
il
voto
quasi
direi
solenne
della
Camera
,
la
quistione
è
risoluta
,
e
per
varii
anni
non
si
presenterà
più
alle
deliberazioni
dell
'
Assemblea
.
StampaQuotidiana ,
Ad
ogni
crimine
particolarmente
crudele
,
a
ogni
fenomeno
delittuoso
che
si
ripeta
con
insolita
frequenza
o
gravità
,
l
'
opinione
pubblica
di
tutto
il
mondo
reagisce
chiedendo
l
'
aggravamento
delle
pene
corrispondenti
.
Si
tratta
di
una
reazione
naturale
,
perché
la
società
e
i
singoli
individui
che
la
compongono
si
sentono
minacciati
da
quei
fenomeni
nella
loro
sicurezza
e
nella
base
stessa
della
loro
coesistenza
.
Ma
è
una
reazione
che
dà
per
scontato
che
basti
l
'
aggravamento
della
pena
per
impedire
il
ripetersi
o
l
'
aggravarsi
dei
crimini
;
ed
è
questa
una
credenza
tutt
'
altro
che
naturale
perché
si
fonda
su
una
determinata
teoria
filosofica
della
punizione
.
La
filosofia
morale
e
giuridica
ha
sempre
dibattuto
e
dibatte
oggi
con
maggiore
frequenza
e
vivacità
il
problema
del
fondamento
o
della
giustificazione
della
punizione
,
problema
che
,
nella
forma
più
generale
,
si
può
esprimere
dicendo
:
Su
che
cosa
si
fonda
il
diritto
di
punire
?
La
risposta
a
questo
problema
consiste
nello
specificare
il
fine
che
la
punizione
deve
raggiungere
.
E
questo
fine
può
essere
specificato
in
tre
modi
diversi
.
In
primo
luogo
,
si
può
ritenere
che
la
pena
ha
lo
scopo
di
restituire
l
'
integrità
dell
'
ordine
morale
offeso
o
violato
dal
crimine
,
di
ripristinare
nella
coscienza
del
reo
,
come
degli
altri
,
la
maestà
o
la
sacralità
della
legge
lesa
.
Nella
terminologia
contemporanea
,
questo
è
detto
il
concetto
remunerativo
della
pena
.
In
secondo
luogo
,
la
pena
può
avere
per
scopo
l
'
emendamento
o
la
salvezza
del
reo
,
cioè
la
sua
rieducazione
al
rispetto
della
legge
.
Questo
si
chiama
il
concetto
emendativo
o
curativo
della
pena
.
In
terzo
luogo
,
la
pena
può
avere
lo
scopo
di
difendere
la
società
,
sia
prevenendo
il
reato
con
il
timore
che
essa
ispira
,
sia
mettendo
il
reo
nell
'
impossibilità
di
nuocere
ulteriormente
.
Questo
si
chiama
il
concetto
utilitario
della
pena
perché
è
stato
per
la
prima
volta
introdotto
e
difeso
da
filosofi
utilitaristi
(
Beccaria
,
Bentham
)
.
Questi
tre
concetti
,
per
quanto
abbiano
basi
teoretiche
diverse
,
sono
spesso
utilizzati
in
modo
misto
o
confuso
,
sia
da
filosofi
o
giuristi
che
discutono
il
fondamento
della
pena
,
sia
dai
sistemi
penali
vigenti
che
spesso
si
ispirano
indiscriminatamente
a
più
d
'
uno
di
essi
.
Ma
le
discussioni
recenti
hanno
mostrato
che
essi
sono
tra
loro
incompatibili
e
che
conducono
a
conseguenze
diverse
soprattutto
nella
determinazione
della
misura
della
pena
.
La
teoria
remunerativa
della
punizione
deriva
dal
presupposto
che
esiste
nel
mondo
una
legge
universale
di
giustizia
la
quale
esige
che
chi
ha
inflitto
ad
altri
un
danno
qualsiasi
debba
subirlo
nella
stessa
misura
.
Kant
conduceva
sino
al
paradosso
questo
concetto
,
affermando
che
anche
quando
la
società
civile
si
dissolvesse
con
il
consenso
di
tutti
i
suoi
membri
,
dovrebbe
prima
giustiziare
l
'
ultimo
assassino
che
si
trovasse
in
prigione
.
t
chiaro
che
da
questo
punto
di
vista
la
somministrazione
della
pena
dovrebbe
rispondere
alla
regola
dell
'
occhio
per
occhio
,
dente
per
dente
ed
escluderebbe
ogni
possibilità
di
considerare
le
circostanze
che
possono
aggravare
o
attenuare
la
colpa
del
reo
.
La
misura
della
pena
sarebbe
stabilita
una
volta
per
tutte
e
non
sarebbe
suscettibile
di
essere
aumentata
o
diminuita
,
perché
sarebbe
determinata
unicamente
dall
'
entità
dell
'
offesa
...
Dall
'
altro
lato
,
la
concezione
terapeutica
della
punizione
,
che
ha
nobili
precedenti
perché
si
può
trovare
esposta
nel
Gorgia
di
Platone
,
sembra
negare
ogni
proporzione
oggettiva
tra
il
reato
e
la
pena
.
Se
la
pena
è
come
la
purga
,
che
deve
purificare
il
reo
dalle
scorie
del
male
,
essa
è
tanto
più
efficace
quanto
più
è
forte
,
indipendentemente
dalla
colpa
commessa
.
E
perché
non
infliggere
punizioni
a
tempo
indeterminato
cioè
sino
al
ravvedimento
del
reo
e
che
durino
(
per
una
colpa
qualsiasi
)
anche
tutta
la
vita
,
se
egli
non
si
ravvede
?
Il
concetto
curativo
della
pena
è
oggi
sostenuto
da
moralisti
,
psicanalisti
e
filantropi
che
vorrebbero
abolito
,
nei
confronti
del
reo
,
ogni
atteggiamento
di
condanna
o
di
indignazione
affinché
egli
sia
considerato
soltanto
come
un
malato
da
curare
.
E
a
un
malato
non
c
'
è
nulla
da
rimproverare
né
da
perdonare
come
non
c
'
è
nulla
da
rimproverare
o
perdonare
a
chi
agisce
sotto
l
'
azione
di
una
droga
o
dell
'
ipnosi
.
Dall
'
altro
lato
,
non
manca
chi
vede
in
questo
concetto
un
magnifico
pretesto
per
giustificare
l
'
azione
di
qualsiasi
governo
assolutista
del
tipo
di
quello
descritto
da
Orwell
nel
1984
.
Per
mandare
una
persona
a
«
curarsi
»
(
cioè
per
toglierla
dalla
circolazione
)
non
è
necessario
che
essa
si
dimostri
delinquente
o
malvagia
:
basta
che
sia
considerata
«
malata
»
cioè
che
non
si
adegui
alle
regole
imposte
dal
governo
.
In
ogni
caso
,
da
questo
punto
di
vista
,
non
soltanto
la
pena
non
può
essere
commisurata
all
'
offesa
,
ma
,
strettamente
parlando
,
non
esiste
neppure
una
«
pena
»
;
esiste
una
«
cura
»
che
,
nonostante
la
sua
apparenza
filantropica
,
può
prestarsi
a
tutti
gli
arbitri
.
A
queste
difficoltà
si
sottrae
il
terzo
concetto
della
pena
,
quello
che
la
considera
come
uno
strumento
di
difesa
della
società
civile
.
Cesare
Beccaria
esprimeva
con
una
formula
aurea
questo
concetto
quando
affermava
:
«
Le
pene
che
oltrepassano
la
necessità
di
conservare
il
deposito
della
salute
pubblica
sono
ingiuste
di
loro
natura
»
(
Dei
delitti
e
delle
pene
,
par
.
2
)
.
La
dannosità
che
un
'
azione
comporta
per
la
società
è
,
come
già
riconosceva
Hegel
,
la
sola
possibile
misura
per
l
'
entità
della
pena
.
Ma
Hegel
osservava
anche
(
e
giustamente
)
che
questa
misura
è
variabile
in
rapporto
alla
situazione
storica
della
società
stessa
.
La
gravità
della
pena
non
può
essere
stabilita
una
volta
per
tutte
,
in
rapporto
al
danno
o
all
'
offesa
cui
essa
corrisponde
,
né
può
essere
stabilita
in
rapporto
alla
«
malvagità
»
del
delinquente
o
,
se
si
preferisce
,
alla
«
malattia
»
di
cui
è
affetto
.
Le
circostanze
storiche
possono
rendere
opportuno
o
indispensabile
l
'
aggravamento
di
pena
per
reati
considerati
comunemente
«
minori
»
e
una
diminuzione
di
pena
per
reati
«
maggiori
»
.
«
Un
codice
penale
»
diceva
Hegel
«
appartiene
particolarmente
al
suo
tempo
e
alla
situazione
della
società
civile
nel
tempo
»
.
L
questo
indubbiamente
il
concetto
della
punizione
cui
implicitamente
si
fa
appello
quando
,
in
certe
circostanze
,
l
'
opinione
pubblica
o
i
politici
o
i
giuristi
e
gli
stessi
legislatori
chiedono
per
certi
reati
l
'
aggravamento
o
la
diminuzione
della
pena
.
Non
avrebbe
senso
infatti
una
modificazione
qualsiasi
della
pena
se
questa
dovesse
corrispondere
sempre
esattamente
al
danno
che
il
reo
ha
inflitto
ad
altri
:
d
'
altra
parte
,
non
avrebbe
senso
il
prolungamento
della
cura
dei
singoli
nel
caso
di
una
epidemia
o
l
'
abbreviazione
di
essa
nei
casi
isolati
.
L
'
atteggiamento
dell
'
opinione
pubblica
nei
confronti
dei
crimini
che
per
la
loro
gravità
o
per
la
loro
frequenza
la
colpiscono
in
modo
particolare
è
determinato
,
sia
pure
inconsciamente
,
dal
senso
della
pericolosità
che
un
crimine
assume
nelle
situazioni
che
si
ripetono
con
una
certa
frequenza
in
un
periodo
o
in
una
fase
della
società
civile
.
Certamente
questo
atteggiamento
,
forse
proprio
per
la
sua
motivazione
inconscia
,
è
più
emotivo
che
razionale
e
l
'
emozione
non
è
una
buona
guida
in
simili
faccende
.
Un
calcolo
,
per
quanto
possibile
esatto
,
degli
effetti
che
un
aumento
di
pena
può
avere
,
a
lunga
scadenza
,
sulla
frequenza
e
la
gravità
dei
crimini
,
è
indispensabile
e
questo
calcolo
può
essere
fondato
soltanto
su
dati
psicologici
e
sociologici
,
su
statistiche
e
su
previsioni
probabili
.
Ed
è
da
tener
presente
,
a
questo
proposito
,
un
'
avvertenza
di
Cesare
Beccaria
che
troppo
spesso
viene
ignorata
e
cioè
che
«
la
certezza
di
un
castigo
,
benché
moderato
,
farà
sempre
una
maggiore
impressione
che
non
il
timore
di
un
altro
più
terribile
,
unito
con
la
speranza
dell
'
impunità
»
.
Pene
terrificanti
,
ma
inapplicate
o
inapplicabili
,
non
hanno
alcun
effetto
deterrente
e
non
costituiscono
una
difesa
efficace
della
società
e
dei
suoi
membri
.
Pene
minime
,
ma
certe
e
adeguate
al
danno
che
un
reato
può
arrecare
alla
società
civile
in
una
certa
situazione
,
sono
le
più
efficaci
.
La
misura
,
dicevano
gli
antichi
saggi
,
è
l
'
ottima
fra
le
cose
;
ma
è
anche
la
più
difficile
.
E
nella
nostra
società
così
complessa
,
nella
quale
una
quantità
di
fattori
,
talora
imprevisti
,
entrano
continuamente
in
azione
,
la
misura
della
punizione
non
può
essere
fornita
da
concezioni
antiquate
,
da
vecchie
tavole
di
leggi
,
da
vaghe
aspirazioni
umanitarie
,
ma
solo
da
indagini
precise
,
illuminate
da
una
valida
teoria
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Turrini
,
io
conosco
poco
Jiri
Pelikan
.
Ebbe
con
noi
qualche
rapporto
,
poi
dileguò
forse
temendo
che
la
collaborazione
al
nostro
giornale
lo
qualificasse
come
«
reazionario
»
.
Conosco
però
la
sua
vicenda
di
socialista
cecoslovacco
prima
perseguitato
dai
nazisti
che
gli
uccisero
la
madre
,
eppoi
dalla
polizia
di
Husak
dopo
la
«
primavera
»
di
Praga
.
So
che
Pelikan
,
al
culmine
di
una
rapida
e
brillante
carriera
che
lo
aveva
portato
a
posti
di
primissimo
piano
(
direttore
generale
della
Tv
cecoslovacca
,
deputato
e
presidente
della
Commissione
affari
esteri
in
Parlamento
ecc
.
)
,
buttò
tutto
alle
ortiche
per
non
subire
il
sopruso
dei
carri
armati
sovietici
,
e
preferì
venirsene
esule
in
Italia
,
di
cui
ora
ha
preso
la
cittadinanza
.
Più
che
un
uomo
,
egli
è
dunque
un
simbolo
del
socialismo
democratico
e
libertario
.
Quindi
trovo
giusto
che
il
Psi
lo
abbia
assunto
come
tale
,
presentandolo
come
suo
candidato
alle
elezioni
europee
,
e
mi
auguro
che
gli
elettori
italiani
avallino
plebiscitariamente
questa
scelta
piena
di
significato
politico
.
L
'
affermazione
di
Pelikan
sarebbe
quella
di
tutta
la
dissidenza
dei
Paesi
dell
'
Est
,
con
la
quale
anche
i
non
socialisti
hanno
il
dovere
di
solidarizzare
.
Mi
permetta
però
di
ricordarle
che
in
Italia
vive
,
completamente
nell
'
ombra
e
mai
ricordato
da
nessun
partito
politico
,
anche
un
altro
cecoslovacco
di
rilievo
non
certo
inferiore
-
era
vice
-
ministro
,
mi
pare
,
della
stampa
e
propaganda
:
posto
di
delicatissima
importanza
,
in
quel
regime
-
a
quello
di
Pelikan
:
Vàclav
Pélisek
,
che
stenta
oscuramente
la
vita
come
impiegato
in
una
azienda
di
Verona
.
È
un
uomo
,
è
vero
,
che
non
ha
mai
fatto
nulla
per
attirare
l
'
attenzione
su
di
sé
.
Ma
non
è
una
buona
ragione
per
negargliela
:
anche
lui
incarna
la
dissidenza
,
e
anche
lui
l
'
ha
duramente
pagata
.
Questo
,
intendiamoci
,
non
lo
dico
in
contrapposizione
a
Pelikan
,
cui
spero
che
gli
elettori
italiani
diano
un
massiccio
segno
di
solidarietà
.
Lo
dico
per
uno
scrupolo
di
giustizia
verso
Pélisek
,
a
cui
mi
pare
che
non
sé
ne
renda
abbastanza
.
StampaQuotidiana ,
«
Inversione
di
tutti
i
valori
:
ecco
la
formula
per
il
supremo
riconoscimento
di
sé
»
,
diceva
Nietzsche
.
E
sembrerebbe
che
,
a
distanza
di
quasi
settant
'
anni
dalla
sua
morte
,
la
sua
formula
sia
fatta
propria
da
un
numero
crescente
di
persone
.
La
polemica
di
Nietzsche
era
diretta
contro
i
valori
tradizionali
del
disinteresse
,
dell
'
abnegazione
,
della
rinuncia
,
del
sacrificio
,
e
intendeva
difendere
i
valori
vitali
,
terrestri
,
corporei
che
esaltano
la
vita
e
,
nonostante
i
dolori
e
gli
orrori
di
essa
,
la
fanno
godere
nella
sua
disordinata
espansione
.
Questi
valori
vitali
sembrano
i
soli
veramente
presenti
e
agenti
nella
società
contemporanea
.
Nulla
c
'
è
di
più
estraneo
a
questa
società
di
tutte
le
innumerevoli
forme
dell
'
ascetismo
,
contro
le
quali
Nietzsche
scagliava
i
suoi
fulmini
.
La
corsa
al
benessere
,
la
ricerca
incessante
di
soddisfazioni
intense
e
immediate
,
l
'
insofferenza
verso
ogni
rinuncia
o
limitazione
,
il
disprezzo
o
l
'
oblio
della
disciplina
imposta
dalle
regole
tradizionali
(
a
meno
che
non
siano
appoggiate
dalla
forza
)
,
sono
i
tratti
macroscopici
della
vita
contemporanea
,
tratti
che
suscitano
l
'
indignazione
dei
moralisti
,
le
lamentele
obbligate
dei
benpensanti
.
e
l
'
annuncio
di
catastrofi
imminenti
dei
profeti
pessimisti
.
La
letteratura
e
l
'
arte
che
,
almeno
in
una
certa
misura
,
sono
lo
specchio
di
un
'
epoca
,
rappresentano
ingranditi
questi
tratti
e
consentono
di
abbracciarli
nel
loro
insieme
.
Il
romanzo
,
il
teatro
,
il
cinema
,
le
arti
figurative
,
i
fumetti
,
suscitano
interesse
e
hanno
successo
solo
nella
misura
in
cui
rappresentano
nella
forma
più
cruda
e
brutale
eventi
o
situazioni
negative
,
sconcertanti
o
anormali
.
Il
naufragio
dell
'
esistenza
umana
in
tutti
i
suoi
aspetti
,
il
sesso
nelle
sue
forme
aberranti
o
semplicemente
sfacciate
o
sordide
,
la
violenza
interessata
o
gratuita
,
la
volontà
di
dominio
e
l
'
abiezione
,
l
'
omicidio
,
il
suicidio
fisico
o
morale
o
,
nel
campo
figurativo
,
la
presentazione
di
oggetti
insignificanti
o
ripugnanti
,
costituiscono
i
terni
principali
delle
espressioni
artistiche
contemporanee
.
La
critica
stessa
si
adatta
ai
criteri
impliciti
in
questa
selezione
di
temi
.
La
«
favola
bella
»
,
il
«
lieto
fine
»
,
il
dramma
romantico
,
il
trionfo
della
giustizia
e
ingredienti
simili
sono
,
dalla
maggior
parte
dei
critici
,
considerati
clichés
convenzionali
che
tolgono
,
alle
opere
in
cui
ricorrono
,
interesse
e
valore
artistico
.
Dall
'
altro
lato
,
il
marchese
di
Sade
,
i
poeti
e
gli
scrittori
«
maledetti
»
cominciano
a
godere
di
una
popolarità
che
non
ebbero
ai
loro
tempi
e
ad
essere
considerati
i
capostipiti
di
una
svolta
decisiva
della
storia
letteraria
;
e
la
tendenza
iconoclastica
contro
figure
sinora
ritenute
venerande
si
accentua
negli
scrittori
di
tutti
i
campi
.
Perfino
l
'
uso
delle
droghe
è
talora
apertamente
difeso
ed
esaltato
come
uno
strumento
di
felicità
personale
o
per
vedere
il
mondo
in
una
luce
imprevista
o
addirittura
per
accedere
all
'
esperienza
mistica
del
soprannaturale
.
Solo
i
filosofi
sembrano
vivere
in
un
'
isola
separata
dal
resto
del
mondo
.
Tranne
qualche
eccezione
,
discettano
del
bene
e
del
male
come
se
tutti
sapessero
dove
stanno
.
Ma
è
proprio
questo
che
gli
uomini
oggi
non
sanno
o
si
rifiutano
di
sapere
.
t
proprio
questo
il
problema
per
ognuno
e
per
tutti
:
rendersi
conto
,
con
cognizione
di
causa
,
di
come
e
dove
dev
'
essere
diretta
la
vita
dell
'
uomo
.
La
radice
di
questa
incertezza
è
la
totale
sfiducia
nelle
garanzie
di
cui
i
valori
tradizionali
vantano
l
'
appoggio
.
Pochi
sono
oggi
coloro
che
credono
che
i
valori
trovino
il
loro
fondamento
nella
natura
stessa
delle
cose
o
del
mondo
,
o
nell
'
essenza
dell
'
uomo
o
in
qualche
realtà
trascendente
:
che
ci
credono
,
intendo
,
non
per
un
'
astratta
professione
di
fede
ma
in
modo
praticamente
operante
.
Si
sa
che
ci
sono
stati
e
ci
sono
sistemi
di
valori
diversi
,
culture
e
civiltà
eterogenee
,
modi
opposti
di
considerare
il
mondo
e
la
vita
.
Si
sa
che
i
valori
preferiti
da
una
stessa
società
possono
mutare
nel
tempo
e
mutano
,
anzi
,
molto
rapidamente
.
Non
si
ha
fiducia
che
l
'
interesse
singolo
coincida
sempre
e
necessariamente
con
l
'
interesse
collettivo
,
giacché
si
vede
o
si
avverte
che
talora
i
due
interessi
sono
in
conflitto
.
Non
si
è
certi
che
il
progresso
collettivo
del
genere
umano
verso
l
'
ordine
e
la
disciplina
dell
'
organizzazione
tecnologica
,
e
gli
stessi
vantaggi
che
ne
derivano
,
garantiscano
a
tutti
gli
individui
il
tipo
di
felicità
che
desiderano
.
Questa
somma
di
incertezze
non
è
una
novità
dei
nostri
tempi
perché
,
in
un
modo
o
nell
'
altro
,
ha
accompagnato
dovunque
il
cammino
del
genere
umano
.
La
tragedia
greca
,
per
citare
un
esempio
,
deve
il
suo
valore
umano
esemplare
proprio
all
'
aver
dibattuto
alcune
di
queste
incertezze
.
Ma
la
novità
consiste
nella
scala
in
cui
esse
sono
ora
avvertite
,
cioè
nell
'
estensione
in
cui
il
senso
del
dubbio
è
penetrato
negli
uomini
investendo
tutti
gli
aspetti
della
loro
vita
quotidiana
.
Ogni
civiltà
tende
a
esaltare
le
sue
conquiste
,
e
noi
,
uomini
dell
'
Occidente
,
siamo
particolarmente
orgogliosi
delle
nostre
.
Siamo
portati
a
dimenticare
che
la
nostra
civiltà
non
ha
avuto
soltanto
Socrate
e
Cristo
,
ma
anche
i
Torquemada
e
gli
Hitler
che
hanno
avuto
forse
,
nella
nostra
storia
,
una
parte
maggiore
.
Siamo
portati
a
scambiare
per
realtà
incrollabili
,
per
cose
scontate
e
radicate
nel
nostro
più
lontano
passato
,
ideali
nebulosi
e
norme
generiche
che
vengono
dimenticate
nella
pratica
della
vita
nove
volte
su
dieci
.
Accade
così
che
si
può
asservire
in
nome
della
libertà
,
fanatizzare
in
nome
della
fede
,
violentare
in
nome
dell
'
amore
.
Siamo
portati
a
credere
che
con
la
sola
forza
di
questi
ideali
si
possono
salvare
e
riscattare
tutti
gli
uomini
,
anche
quelli
che
non
vogliono
essere
salvati
;
mentre
il
valore
di
quegli
ideali
consiste
proprio
nel
mettere
in
guardia
contro
questa
credenza
.
La
libertà
,
la
fede
,
l
'
amore
,
come
gli
altri
capisaldi
della
nostra
scala
dei
valori
,
non
si
impongono
da
sé
e
non
possono
essere
imposti
:
perché
ciò
che
esigono
è
proprio
questo
:
ogni
essere
umano
deve
poterli
scegliere
per
se
stesso
.
L
'
immoralismo
contemporaneo
serve
in
primo
luogo
a
ricordarci
che
la
vita
non
è
quella
perfetta
adeguazione
della
realtà
all
'
ideale
,
che
i
coltivatori
degli
ideali
ci
hanno
voluto
far
credere
;
che
non
bisogna
illudersi
d
'
aver
già
realizzato
nei
nostri
modi
di
vivere
il
patrimonio
ideale
di
cui
disponiamo
;
e
che
occorre
in
primo
luogo
guardare
con
sincerità
spietata
al
modo
effettivo
in
cui
viviamo
,
alle
scelte
su
cui
si
regge
la
nostra
vita
,
per
renderci
conto
di
ciò
che
siamo
e
di
ciò
che
possiamo
diventare
.
Si
può
(
e
si
dovrebbe
in
ogni
caso
)
avvertire
un
senso
di
repulsione
o
di
rivolta
contro
le
realtà
che
le
cronache
della
vita
e
dell
'
arte
ci
presentano
con
cruda
evidenza
;
e
questo
è
già
un
effetto
benefico
di
quelle
cronache
.
Ma
occorre
trarre
da
esse
l
'
insegnamento
decisivo
:
quello
di
cercare
nuove
vie
per
la
libertà
dell
'
individuo
e
l
'
ordine
della
comunità
umana
.
Attraverso
i
disordini
,
gli
sbandamenti
,
le
proteste
,
lo
scetticismo
e
l
'
apatia
verso
cose
o
valori
ritenuti
essenziali
,
è
in
corso
un
grande
esperimento
per
la
ricerca
di
nuovi
modi
di
convivenza
,
di
nuove
regole
per
orientare
la
vita
degli
individui
.
Gli
uomini
oggi
non
sono
disposti
ad
accogliere
senza
beneficio
d
'
inventario
l
'
eredità
del
passato
o
il
messaggio
di
nuovi
profeti
.
Vogliono
trovare
da
sé
,
attraverso
errori
,
delusioni
e
sconfitte
,
la
via
buona
(
se
ce
n
'
è
una
)
da
imbroccare
.
Il
loro
atteggiamento
dominante
è
quello
proprio
degli
adolescenti
e
dei
giovani
ai
quali
poco
giovano
gli
insegnamenti
degli
adulti
,
finché
non
li
abbiano
essi
stessi
messi
a
prova
e
convalidati
con
la
loro
esperienza
vissuta
.
Nonostante
gli
enormi
e
rapidi
progressi
che
ha
fatto
in
certi
campi
,
l
'
umanità
vive
oggi
la
sua
fase
di
adolescenza
:
ma
di
un
'
adolescenza
non
remissiva
né
docile
,
ma
vigile
e
aggressiva
,
che
non
accetta
facilmente
lezioni
.
«
L
'
uomo
»
diceva
Montaigne
«
é
sempre
in
tirocinio
ed
in
prova
.
»
Ma
oggi
al
tirocinio
e
alla
prova
non
partecipano
più
solamente
le
élites
privilegiate
,
ma
strati
sempre
più
vasti
del
genere
umano
;
e
questo
costituisce
il
contrassegno
e
l
'
originalità
del
nostro
tempo
.
Certamente
il
rischio
è
grande
e
conquiste
decisive
,
valori
fondamentali
possono
andare
perduti
,
come
possono
essere
riscoperti
e
convalidati
.
Ma
non
si
può
evitare
il
rischio
disconoscendo
o
ignorando
semplicemente
la
situazione
che
lo
provoca
.
Non
si
diminuisce
il
rischio
insistendo
su
valori
collaterali
,
rifiutando
di
muoversi
e
di
cercare
,
appellandosi
alla
natura
o
all
'
autorità
o
ad
altre
garanzie
estrinseche
dei
valori
che
si
vogliono
difendere
.
Se
l
'
umanità
vuol
sopravvivere
,
non
può
dimenticare
il
rispetto
che
deve
a
se
stessa
e
a
ognuno
dei
suoi
membri
.
Questo
è
l
'
unico
punto
fermo
.
Ma
le
vie
o
i
modi
per
realizzare
questo
rispetto
nelle
forme
concrete
di
regole
e
di
atteggiamenti
che
reggano
di
giorno
in
giorno
e
di
ora
in
ora
la
vita
degli
uomini
possono
essere
diversi
.
Il
problema
consiste
nel
rendersi
conto
delle
alternative
che
quel
rispetto
consente
all
'
uomo
e
di
quelle
che
esclude
.
Consiste
nell
'
individuare
le
scelte
che
si
possono
ancora
e
sempre
ripetere
dopo
ogni
prova
e
che
siano
partecipabili
dalla
maggior
parte
degli
uomini
.
Scelte
siffatte
si
limitano
a
vicenda
e
possono
,
al
limite
,
circoscrivere
la
sfera
d
'
azione
dell
'
individuo
nei
confronti
di
quella
degli
altri
.
Ma
l
'
arte
delle
scelte
è
difficile
e
in
questo
campo
l
'
uomo
non
può
affidarle
a
una
macchina
calcolatrice
.
Solo
quest
'
arte
,
tuttavia
,
può
far
uscire
l
'
uomo
dall
'
adolescenza
e
avviarlo
alla
maturità
:
sempre
con
l
'
avvertenza
che
la
maturità
del
genere
umano
,
più
di
quella
dell
'
individuo
,
non
sarà
mai
una
conquista
definitiva
.