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IL NECROFORO PAZZO ( - , 1924 )
StampaQuotidiana ,
L ' Avanti ! si è assunto ancora una volta il volontario ufficio di necroforo del Fascismo e di Mussolini , dimenticando che effettivamente questa parte non gli è riescita bene se non nei riguardi del partito socialista . Il giornale avversario chiede la testa di Mussolini , vuole lo scioglimento della Camera , della Milizia , del Partito e chi più ne ha più ne metta . La nostra risposta è stata ed è molto semplice . Muovetevi , signori socialisti ! Se pretendete tante cose , abbiate almeno il coraggio di agire , di fare qualche cosa perché il vostro nobile programma sia coronato dal successo . Parlate con l ' accento dei capitani che hanno alle spalle agguerrite schiere , ma alla fine non fate che abbaiare come i cani delle chiare notti lunari . In verità non v ' è nulla di più stupido delle minacce e delle ingiunzioni non sorrette da argomenti di qualche efficacia . La noia dell ' attesa vana diventa insopportabile . La verità è che Mussolini incute una salutare soggezione a questo branco di scimmie urlatrici . L ' Avanti ! , nel 1919 , in un bel mattino post - elettorale , scoprì che nelle acque calme e sudice del Naviglio galleggiava un cadavere : era quello di Benito Mussolini . La trovata esilarò talmente i socialisti che fu organizzato anche un funerale sotto le finestre dell ' allora Direttore del Popolo d ' Italia . Ahimè , Lazzaro risuscitò e menò certi colpi al partito dell ' Avanti ! da ridurlo informe fantoccio . L ' Avanti ! vuole ancora fare il necroforo e lo sa per esperienza recente che è una vera pazzia . Che proprio a noi spetti l ' ingrato ufficio di dare consigli agli avversari ?
StampaQuotidiana ,
La « gran giornata » del professor Lando Degoli ( e un po ' di tutti i telespettatori del concorso di quiz Lascia o raddoppia , giunto in vista del traguardo già considerevole dei 2 milioni e 560 mila lire ) si è conclusa con una sconfitta e con un ' umanissima amarezza : una domanda piuttosto insidiosa sull ' opera di Verdi è stata fatale al candidato che finora aveva dimostrato la maggiore disinvoltura e preparazione . Resta al professor Degoli , battuto alla penultima tappa ( per usare un termine sportivo ) , il premio di consolazione d ' una vettura utilitaria e , forse ancora più importante , il calore di simpatia che l ' ha accompagnato in queste comparse davanti alle « camere » ; non fosse altro , egli ha dimostrato di ubbidire al fair play accettando di « raddoppiare » contro la fortuna e di saper controllare con molto garbo l ' inevitabile delusione . Se si può parlare di sconfitta , è stata una sconfitta con l ' onore delle armi . Del resto quella di ieri si è rivelata una serata infausta per molti dei concorrenti di Lascia o raddoppia : su sei presentatisi a Mike Bongiorno , quattro sono stati eliminati : una percentuale che può cominciare a sgomentare . Il signor Distasi , di Venezia , ad esempio , che aveva offerto di dividere l ' eventuale vincita con un ' opera di beneficenza , è caduto proprio sull ' ultima domanda , quella delle 320mila lire , sbagliando il risultato d ' un incontro di calcio . Più fortunato o meglio provveduto , un commerciante torinese , il signor Prezioso , ha infilato le prime otto risposte con una verve eccezionale . Egli è stato poi anche il primo concorrente a mettere in gioco domande nuove : non più cinema , lirica , jazz o calcio , ma storia patria : su Ramorino , su Garibaldi , su Agenore Milano , su Pio IX il signor Prezioso non ha avuto un attimo d ' esitazione , qualificandosi per il prossimo turno . A questo punto , una volta per tutte , converrà ancora sottolineare quali calibratissimi attori si sono rivelati in genere i concorrenti di Lascia o raddoppia : buona parte del gusto per il telespettatore , che assiste alla trasmissione dalla sua poltrona casalinga , nasce proprio dall ' inventiva naturale di quelle che vorremmo proprio chiamare le loro « interpretazioni » . Questi professori , questi commercianti , questi studenti potremmo , con un poco di buona volontà , classificarli secondo i classici ruoli teatrali , non fosse per la carica prepotente di imprevisto , di spontaneo che resta al fondo delle loro apparizioni . Ha cominciato il professor Degoli , ha continuato il signor Teschi ed ora abbiamo visto il signor Prezioso , virtuoso di storia risorgimentale . Rappresentando , per così dire , i loro sentimenti veri e piuttosto imbrogliati fra l ' ansia e la speranza , essi hanno , se vogliamo , capovolto il paradosso di Diderot sull ' attore che deve lavorare d ' étude de réflection . È probabile che nel consenso del pubblico ci fosse anche il divertimento per tale amabile sorpresa . Durante la settimana l ' atmosfera intorno a Lascia o raddoppia era andata facendosi sempre più calda : ed era diventato un po ' il fatto di tutti predire se questo o quel candidato avrebbe raddoppiato o si sarebbe ritirato dal gioco . Neppure lo sciopero del personale addetto alla Televisione ha ostacolato la gara : la trasmissione è stata anticipata di due ore , per non deludere l ' attesa dei telespettatori e soprattutto , crediamo , per non mettere a troppo dura prova il sistema nervoso dei concorrenti maggiori . Così dopo i primi due candidati al premio di 320 mila lire , di cui abbiamo già parlato , sono ricomparsi sul palcoscenico , per la domanda da 640 mila lire ( la domanda « della cabina di vetro » ) il giornalaio di Modena Franco Gibellini , esperto di calcio , e il maestro di Cremona Ugo Teschi , « patito » del cinema . Battuta d ' arresto , però , per il signor Gibellini che , davanti alla domanda : « In che anno , in quale partita e con quale risultato la nazionale italiana adottò la prima volta il sistema ? » , nella sua gabbia di vetro si turba , esita e poi risponde erroneamente . ( La risposta esatta era : Germania - Italia 5-2 a Berlino , 1939 . ) Eliminato , gli resterà sempre la consolazione delle prime 40 mila lire . Via libera invece per il signor Teschi , che non lascia addirittura tempo a Mike Bongiorno di formulare la domanda e dice subito il nome del regista ( Von Sternberg ) e il titolo ( Le notti di Chicago ) del film che poco prima della morte Ridolini interpretò , sostenendovi eccezionalmente un ruolo drammatico . L ' « esame » , per così dire , del signor Teschi ha una piccola coda : egli offre a Bongiorno una rarità da cineteca , un fotogramma del film di Dreyer La passione di Giovanna d ' Arco e racconta , con gran disinvoltura , come alcuni suoi colleghi insegnanti , per indurlo a raddoppiare , gli abbiano offerto , in caso di insuccesso , di rifondergli la differenza . Il maestro di Cremona se ne va fra gli applausi : ha ormai conquistato 640 mila lire ed è in gioco per il premio di 1 milione e 280 mila lire , fra due settimane . L ' impiegato milanese Gino Tomaselli , appassionato di jazz , che gli succede per tentare il premio di 1 milione e 280 mila lire , è la terza vittima della serata . Richiesto di dire il titolo di una famosa composizione sui quartieri di Londra ( il titolo era London Suite ) risponde subito franco e secco : « Rinuncio » ; ad ogni modo , appena uscito dalla cabina di vetro , prende possesso del suo premio di consolazione , un ' auto utilitaria . Ed eccoci infine al clou della trasmissione : il professor Lando Degoli di Carpi , matematico e appassionato d ' opera lirica : se imbroccherà la risposta , vincerà 2 milioni e 560 mila lire . « Mi ritiro » dice il professor Degoli alla richiesta se voglia giocare ancora ; poi , sul chiaro mormorio di delusione che sale dalla platea , aggiunge maliziosamente : « Mi ritiro nella cabina , per rispondere alla domanda . » « Nelle sue partiture Verdi usò mai il controfagotto ? e in quale opera ? » chiede Mike Bongiorno . Entro la garitta il professor Degoli suda di pena , poi dice piano : « Non lo so » . Bongiorno l ' incoraggia mentre l ' orologio scandisce i secondi : « Il Falstaff » azzarda il professore . Ma la risposta esatta è invece : Don Carlos . Per la verità questa domanda , strettamente tecnica , è parsa esorbitare , a giudizio di molti musicisti , dalla conoscenza che si può ragionevolmente pretendere da un « amatore » , sia pure ben preparato . Il primo piano del volto del professor Degoli , all ' uscita dalla cabina , è davvero patetico : sui suoi tratti la delusione lotta con il self control e alla fine è sconfitta : Degoli riesce perfino a sorridere . L ' applauso del pubblico è stato dunque un riconoscimento meritato di questo garbo e di questa eleganza in un momento piuttosto amaro .
Piccole donne ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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L ' unica sorpresa è che Gabriel Byrne , interprete del professor Friedrich Baer innamorato di Jo March , nonostante sia tedesco parli nel doppiaggio italiano con un accento francese caricaturale identico a quello di Peter Sellers - Ispettore Clouseau in La pantera rosa . L ' unica curiosità è : valeva la pena che fosse per la prima volta una donna femminista , la regista australiana Gillian Armstrong , a dirigere l ' ennesima versione cinetelevisiva del classico romanzo educativo per ragazzine scritto da Louisa May Alcott nel 1868 , se doveva farne poi la solita cosa , non migliore né diversa da tante altre ? L ' unico dilemma è : se non per amore del libro e nel suo ricordo o per motivi meno sentimentali , come sarà che questo film banale e inerte è candidato a tre Oscar ? Nella famiglia tutta femminile , ricalcata su quella della scrittrice , stavolta Susan Sarandon è la mamma delle quattro ragazze March . Winona Ryder è Jo , la sorella più moderna e simpatica , appassionata , ribelle , intelligente , inquieta , con ambizioni appagate di scrittrice ; Trini Alvarado è Meg , la sorella maggiore più saggia , equilibrata e quieta , anche la più noiosa ; Claire Danes è Beth fragile , spesso debole e stanca , pianista e sereno « angelo della casa » pateticamente destinata a morte precoce ; Kirsten Dunst ( la piccola succhiasangue bionda di Intervista col vampiro ) e Samantha Mathis , bambina e ragazza , sono Amy , la più bella e amante del divertimento , capricciosa elegante e artista , seducente . Il padre è lontano , in guerra : e quando torna è quasi un fantasma , come se in casa non ci fosse . La vita della piccola famiglia di donne , dei loro vicini , innamorati e amici , è segnata dagli eventi prevedibili negli inverni freddissimi e nelle dorate stagioni di Concord , Massachusetts : i giochi in comune e i cori , felicità , tristezze e amori , lacrime e sorrisi , gesti generosi , incidenti sul ghiaccio da cui si esce vivi per miracolo , amori delusi , insegnamenti materni , primi balli e primi dolori , malattie e ferite , Natali ed estati , chi muore , chi si sposa , chi parte e chi torna , chi fa bambini e chi pubblica romanzi . Naturalmente , a oltre un secolo dalla pubblicazione del libro , Piccole donne conserva una parte di quel fascino che resiste da molte generazioni . Non è questione delle tirate di Jo che difende il diritto delle donne al voto e che vorrebbe essere un uomo , « andare in guerra , sfidare l ' ingiustizia » , né del lamento del suo amico Teddy Laurie contro le limitazioni del ruolo maschile che lo obbligano a lavorare in ufficio anziché dedicarsi alla musica . La storia rimane entusiasmante perché Piccole donne è uno dei pochi romanzi ottocenteschi edificanti , scritti a fini d ' ammaestramento morale , che agli adolescenti non predichi l ' obbedienza ma l ' indipendenza , non il timore ma il coraggio , non la prudenza ma la generosità , non la remissività ma lo spirito di iniziativa ; perché offre un insieme di personalità differenti e contrastanti , svariati modelli possibili , molte occasioni di predilezione o identificazione ; perché racconta una repubblica domestica di donne priva dell ' autorità e dei condizionamenti coniugal - paterni ; perché le cinque energiche donne ( sei con la vecchia domestica , sette con la bisbetica zia ricca ) non sono mai annoiate né lagnose , si dimostrano attive , ardite , altruiste , speranzose , capaci d ' affrontare la vita con forza e allegria . È un peccato che il film risulti così opaco , scipito : perché farlo ? S ' erano già realizzati film o telefilm dal romanzo nel 1917 , nel 1919 , nel 1933 , nel 1949 , nel 1955 , nel 1978 . Sarà anche vero che ogni generazione ha diritto al suo Piccole donne : questa generazione poteva avere più fortuna .
StampaQuotidiana ,
Le manifestazioni all ' estero contro il Fascismo e il Governo fascista cominciano a passare il segno . Potevamo comprendere gli ordini del giorno di condoglianza dei partiti socialisti , le deplorazioni dei giornali , ma oggi appare chiaro che si vuole umiliare l ' Italia . Che cosa è tutta questa emozione per un delitto atroce ma anche molto volgare ? Chi osa dunque parlare agli italiani di moralità politica , di libertà ecc . ? Sono precisamente quegli stranieri che in casa loro e nelle terre a loro soggette hanno dato spettacolo frequentissimo al mondo di abbominevoli delitti politici , di soffocazione violenta delle libertà , di oppressione sanguinaria della volontà popolare ! Sono quei popoli che possiedono organi di polizia ciecamente servili alla più vera e feroce delle reazioni : quella plutocratica . Gli italiani non sono dei minorenni ; non hanno bisogno dei consigli di nessuno . Lo si sappia oltr ' alpe e oltre mare . Se si dovesse continuare nella ignobile campagna contro l ' attuale Governo , le ripercussioni nella politica europea non potrebbero tardare a manifestarsi perché una grande Nazione non può acconciarsi a un millesimo di decadimento della sua dignità . Il delitto , la crisi politica , ecc . sono cose che riguardano gli italiani ; è affare di politica interna , anzi , soltanto di polizia . Gli stranieri vedano dunque di non creare nel mondo imbarazzi e risentimenti più di quel che non ve ne siano già .
StampaQuotidiana ,
Credo che siamo parecchi ( e da qualche tempo siamo anche aumentati ) a dichiarare rifacendo Eckermann che « l ' Ingegnere Carlo Emilio Gadda è tra i nostri Autori quello cui si è sempre rivolto lo sguardo come a una stella polare : i suoi detti sono in perfetta armonia col nostro modo di pensare , e ci scoprono continuamente sempre più alti punti di vista . Perciò ci si studia di penetrare sempre di più nella struttura della sua arte , e il nostro intimo amore e l ' ammirazione per l ' Ingegnere hanno in sé qualche cosa di passionale ... » . Nulla risulta però difficile come tributare un giusto omaggio al suo riserbo e alla sua ritrosia , evitando che qualche connotato di natura pittoresca inquini il rigore della testimonianza . Proprio perché è quasi impossibile restituire l ' affascinante mélange di contraddizioni che è la figura stessa dell ' Ingegnere , un Pietro Micca in abito di Quintino Sella , l ' orgogliosa modestia e l ' ironia dolorosa e la verecondia esplosiva di questo grande scrittore rivoluzionario travestito da professionista borghese conservatore in costante reverenza davanti alle Istituzioni ( dal Castello Sforzesco alla Stazione Nord , dalle Società Anonime alle Banche all ' idioma italo - fiorentino ) nell ' atto stesso in cui mobilita per dilapidarle strepitose risorse etiche e stilistiche , di psicologia e di humour . Traboccano le tentazioni ... Un saggista di scuola francese incline a trattare della letteratura « come di qualcos ' altro » ( vita , sogno , tauromachia ) e dello scrittore « in quanto qualche cosa » ( magari « traître » , o «coupable»...) potrebbe lasciarsi sedurre dall ' ipotesi di un Trattato sull ' Ingegnere « in quanto reduce » : le fissazioni traumatiche sulle sofferenze della guerra e del dopoguerra ; il sentimento di provvisorietà che affligge il ritorno a una vita civile sentita come precaria , estranea , instabile ; i bauli non disfatti ; il rovello per gli anni smarriti in una giovinezza murata e irrecuperabile ... Qualche amico , invece , di fronte all ' originalità quasi raccapricciante delle sue osservazioni , dell ' arrivare comunque alla verità sulle cose , impressionante da parte di qualcuno che vive così palesemente fuori delle cose , è stato afferrato da un dubbio : è vero ? non è vero ? o è possibile che appena voltato l ' angolo , appena al sicuro in casa , l ' Ingegnere nella sua « logicità » sapiente e folle si tolga la maschera con cui si mostra a noi - e che mai toglierà in nostra presenza - e rida divertito delle nostre sciocchezze ? Sarebbe però un torto cedere a una tentazione da Eckermann contemporaneo e descriverlo nell ' atto di emettere giudizi a sorpresa in una serie di quadretti tipo « l ' Ingegnere al ristorante » , « d ' Ingegnere e D ' Annunzio » , « l ' Ingegnere e il twist » , « d ' Ingegnere nella tomba etrusca » . D ' altra parte irripetibilità e pudore cospirano a rendere difficilmente descrivibile l ' esperienza della presenza eccitante e consolatrice dell ' intelletto . Perciò mi è parso più riguardoso interrogarlo con la sua approvazione su un argomento fondamentale : la sua formazione , l ' « iter » spirituale attraverso cui si è venuta componendo una personalità culturale e umana per cui Contini ha parlato di « eminente dignità riflessiva » . « I successivi miei choc di carattere riguardanti la tematica conoscitiva sono stati saltuari e sporadici , non per mia malavoglia o poltroneria , ma perché sono stato boicottato negli anni giovanili » dice l ' Ingegnere ; e accusa il tempo , la stanchezza , la « estrema povertà » : e , prima ancora i genitori che hanno « sabotato » la sua vocazione letteraria , l ' ingegneria « non alta , ma faticosa » ; e la mancanza di libri e di esperienze di viaggio ; la scarsa esperienza della vita , « l ' esperienza non sempre lieta che avevo fatto degli esseri umani » . « Mi sono mancate allora , come a un prigioniero , eccitazioni , fermenti , suggerimenti intellettuali , eccitazioni alla ricerca ... » E negli anni successivi l ' estrema fatica : « costretto agli studi d ' ingegneria , a Milano , non mi hanno lasciato tempo e molte volte neppure la voglia , le possibilità fisiche di ricerche " curiose " » . « Ulteriori gravi traumi sono stati quelli derivanti dalle guerre che la mia generazione ha attraversato : alla prima delle quali ho partecipato con una " passione " positiva , mentre ho subìto come " civile " la seconda con una orrenda e lunga sofferenza , anche fisica . » Formazione perciò lacunosa , « a macchie , a chiazze » . Negli anni dell ' adolescenza sono prevalsi interessi letterari , prevalentemente italiani e latini , con qualche puntata su autori greci ( Omero ) . Poi Dante , Ariosto . « Negli anni ulteriori dopo il liceo ci sono stati momenti di cultura , ricerca , e di " eccitazione " derivanti da indirizzi logico - matematici della eccitazione stessa ( Einstein , la teoria della relatività , più tardi la teoria dei " quanti " , De Broglie ).» « Dopo i contatti letterari di Firenze , tutto il grosso repertorio di idee che si può brevemente designare col nome - se non di psicopatologia - di psicanalisi . » Negli anni Trenta l ' Ingegnere si interessa soprattutto di fenomeni « proibitissimi dal fascismo ... venuti dal di fuori ... " esterofilo " : parola cara al duce , carica di condanna ... » . Studia per esempio ( « per quanto senza possibilità di approfondire ... costretto dal lavoro ... » ) la matematica di Einstein , appunto , e la psicanalisi : « Quando molti ritenevano l ' idea volgare che Freud fosse un pervertito ... e neanche a parlare di Breuer , Charcot ... » . Rivolge cioè la sua attenzione ad alcune fondamentali discipline scientifiche moderne ignorate o trascurate dalla maggior parte dei letterati dell ' epoca , e praticamente mai integrate sul serio alla nostra cultura : ecco un ' altra ragione seria dell ' importanza dell ' Ingegnere per noi . « Avevo già frequentato a Milano come socio di una biblioteca molto bene - e milanesemente - organizzata ( il Circolo Filologico ) i precursori : appunto Charcot , Breuer ... molti altri ... e anche gli psicologi positivisti ; ricordo L ' intelligenza nel regno animale di Tito Vignoli , psicologo lombardo . Si tenga presente che l ' impegno degli studi d ' ingegneria comportava otto ore di attività giornaliera , compreso il disegno ; e a certe esercitazioni , per esempio di mineralogia , occorreva presentarsi alle sette della mattina . Questi milanesi col loro " lavurà " mi hanno dato una bella mazzata sulla testa ... E Roma ? Ne sono amareggiato , stanco ; se potessi me ne andrei subito ; se avessi forza , denaro ... Ah , il romanesimo ... A proposito di psicanalisi devo dire che mi sono avvicinato ad essa negli anni fiorentini dal '26 al '40 quando l ' insieme delle dottrine e delle ricerche di questa grande componente della cultura moderna era visto popolarmente come operazione diabolica e quasi infame , per la crassa opaca ignoranza di molti grossi tromboni della moraloneria e della cultura ufficiale dell 'epoca.» Ma perché è andato a Firenze ? « Manzonianamente ... e anche un po ' come un inglese ( senza quattrini ) del '700 ... Per imparare la lingua e frequentare le biblioteche fiorentine ( e pensare che poi non ne ho avuto quasi mai il tempo ! ) . Il Vieusseux e la Marucelliana hanno sostituito nel mio positivismo illuministico la vecchia organizzatissima biblioteca milanese » . Trovo straordinario andare a Firenze per sciacquar panni lombardi in Arno , e come risultato distruggere il fiorentino con l ' esplosiva operazione linguistica del Pasticciaccio ; ma l ' Ingegnere sorride , non vuol dir niente . Alla psicanalisi mi sono avvicinato e ne ho largamente attinto idee e moventi conoscitivi con una intenzione e in una consapevolezza nettamente scientifico - positivistica , cioè per estrarre da precise conoscenze dottrinali e sperimentali un soprappiù moderno della vecchia etica , della vecchia psicologia , e della cultura che potremmo chiamare parruccona e polverosa di certo tardo illuminismo lombardo . Col comprendere la fenomenologia dell ' inconscio mi è sembrato di fare un passo avanti nella mia struttura di apprenti sorcier . E devo dire che ho incontrato negli studi di filosofia fatti presso l ' Università di Milano ( nel '25 , nel '28 , nel '30 , allora si chiamava ancora Accademia scientifica e letteraria , però conferiva lauree regolari ) un docente di psicologia , Casimiro Doniselli , che mi ha condotto alla possibilità di pensare a una specie di traduzione in termini psicologici di molte posizioni di filosofia teoretica : alcune posizioni teoretiche kantiane potrebbero essere oggi registrate in chiave psicologica , per esempio . » E fra le esercitazioni fatte in questo periodo l ' Ingegnere ne ricorda soprattutto una sull ' apparecchio dell ' udito , in cui la coclea ( che ha la forma della spirale di Cartesio ) funziona come estrattore di logaritmi delle scale sonore . Molto hanno impressionato la mia giovane e ancora inesperta ricerca formativa quei necessariamente limitati avvicinamenti , o approssimazioni , ai maestri della filosofia moderna ... Ho letto Spinoza , Leibniz , Kant ... La lettura dei Nuovi saggi di Leibniz ( tradotti da Cecchi ) e della Teodicea stessa , si può dire che siano stati nettamente formativi per il mio sviluppo e i miei interessi logico - teoretici posteriori ... Ancora oggi sento di dover molto a Leibniz e di riviverne oscuramente i suggerimenti e i pensieri nella ormai declinante vita intellettuale , avviata alla chiusura ... A questo proposito sarebbe mio estremo desiderio di poter lasciare almeno una affrettata e sintetica " operetta " di esegesi da un lato e di " apology " ( nel senso di " giustificazione " ) dei miei momenti di pensiero e degli inevitabili errori ( od eccessi ) a cui la mia affaticata ricerca è andata incontro , come ogni ricerca ... per successivi " tâtonnements " , come ognuno di noi ... forse anche la natura stessa ... si avvicina alle sue " idee " per " tâtonnements " ... e incontrando la dolorosa esperienza di inevitabili "impasses"...» Ma la sezione forse più larga della sua libreria è affollata di volumi di storia . « L ' interesse per gli studi storici può dirsi innato in me ; o se no , ha ricevuto eccitazioni che chiamerò ginnasiali con grande amore e rispetto per gli studi ginnasiali che ho potuto seguire ( Cesare , Tacito , non molto Erodoto ) , i minori latini , più tardi Svetonio ... e perché ho avuto da taluni di questi storici latini ( Tacito , Svetonio ) e dai poeti ... la sensazione che ci sia stato un grande momento della conoscenza umana in cui la storiografia non è stata una menzogna ... senza compromessi , né reticenze ... La stessa sensazione mi è stata data più tardi dagli storici francesi e inglesi ... da Macaulay a Strachey , come specimen ... Lavisse , Michelet , Lefebvre , Bainville ... e da memorialisti altrettanto validi annotatori della realtà e della verità ... Saint - Simon , Retz ... da epistolari , lettere ... mi hanno condotto a interessarmi ai fatti della grande storia francese ... » E il Rinascimento ? « Sì , ho avuto interessi culturali e letterari e di giudizio storiografico ... per gli storici letterati ... la potenza d ' espressione , il senso della verità ... Guicciardini , Machiavelli , Jacopo Nardi ... Però non credo a un Rinascimento politico ... non credo che possa aver dato all ' Italia quello che il valore delle armi e della nobiltà francese ha dato alla Francia ... sempre in esercizio nell ' incontrare la morte ... magari in duello , quando non v ' erano guerre ... Il mio giudizio necessariamente generico per la storia dei Comuni e delle Signorie non ha insomma un carattere idolatra né per gli uni né per le altre , pure ammettendo il carattere di indipendenza eroica del Comune borghese e tessile rispetto all ' ancoraggio dell ' idea imperiale » . E la filologia ? Qui l ' Ingegnere raccomanda di tenere un tono modesto e serio per riguardo agli studiosi specializzati . « ... Uno dei momenti tormentosi della mia modesta e frantumata carriera di scrittore ... Contini per il caso mio molto giustamente parla di " letteratura perduta " , rifacendosi a Proust ... e di un sentimento di frustrazione che starebbe e sta di fatto alla base del mio lavoro e del giudizio che faccio di me stesso ... un fine non raggiunto ... » Ma perché ? Ma come ? L ' Ingegnere scuote la testa , parla di brogliaccio , di macchie d ' inchiostro , di minute confuse e indecifrabili , tossisce , batte le mani sulla tavola , mormora « avevo in mente un programma ... e invece ... solo un avvicinamento a quello che speravo ... tarda riparazione ... citazioni imprecise ... mancato adempimento del compito ... È la questione dell ' espressione ... come un bambino che si preoccupa esclusivamente di far bene il suo compito , mi sono sempre preoccupato di raggiungere non tanto l ' optimum formale " routinier " ( i plurali giusti , le camicie scritte con la "i"...) quanto l ' optimum espressivo ... È chiaro questo , no ? ... È stata infatti usata per me talora come tono d ' accusa o rimprovero la qualifica di espressionista ... Ma io credo che il dovere di un optimum espressionistico incomba a ogni artigiano se non a ogni artista ... al pittore , al sarto , al compositore , e in primis allo scrittore , che maneggia uno strumento assai difficile a possedere e ad usare e cioè l ' idioma ... Ma io ho sentito che in ogni idioma ... lingua o dialetto ... la lingua , che ha dietro di sé una cultura , una scuola , una formazione , un ' accademia , una provenienza da altra lingua madre ... e il dialetto talora con egual provenienza da una lingua madre , come il latino per il dialetto lombardo ... ciò che interessa è la potenza , la tensione espressiva , il voltaggio espressivo ... e indipendentemente dal perbenismo accademizzante a cui si possa essere più o meno vicini ... Non importa se si è prossimi al Rigutini , importa la potenza espressiva ! Quel che accade al dialetto lombardo o alla parlata napoletana rispetto al latino ... e " facite ' a faccia feroce " " è " latino ... da cui entrambi derivano la loro tematica ... gli etimi ... accade anche ad alcune lingue neolatine , le più vive e stupende , il francese e lo spagnolo ... lasciamo il provenzale , che m ' interessa meno ... anche se , vero , per alcuni argomenti , certi discorsi , è ovvio che solo una lingua colta ( il francese , lo spagnolo ) potrà essere usata , anziché un dialetto ... I Nuovi saggi di Leibniz non possono essere scritti in dialetto ... Colloco il dialetto a una stessa possibilità espressiva ... o voltaggio , o altezza ... della lingua , limitatamente agli argomenti di sua pertinenza : il linguaggio di Ruzante o Goldoni non potrebbe essere adatto per un ' opera filosofica ... E mi permetta di chiudere con una piccola chicca ... per usare il suo elegante e italianissimo termine : per dire " vino " , i successivi etimi sono stati nell ' ordine " oinos " , " vinum " , " vino " , " vin " ( milanese ) , " vi " ( bresciano ) ... mentre si dice in bergamasco semplicemente " i " , spaventosa erosione della matrice " vinum " , operata dall ' abominevole dialetto bergamasco , secondo i tromboni moraloni accademici della moralità linguistica ... Senonché nella gloriosa e stupenda lingua del grande La Fontaine e anche di quel Saint - Simon che come dice Sainte - Beuve " écrit à la diable pour l ' éternité " , per dire " agosto " attraverso le successive erosioni di " augustus mensis " si passa da " aoust " a " août " ; e finalmente alla fonazione " u " che come erosione fonetica equivale alla " i " dell ' " abominevole " bergamasco ... » .
Giovanna d'Arco ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Interpretazione memorabile : a ventotto anni Sandrine Bonnaire ha affrontato il personaggio ( recitato in passato al cinema da Geraldine Farrar , Renée Falconetti , Simone Genevois , Angela Salloker , Ingrid Bergman , Jean Seberg , Hedy Lamarr , Florence Carrez ) con vera grandezza semplice , con ammirevole capacità d ' esprimere pudicamente ma eloquentemente il mistero religioso e la possessione fideista , con una naturalezza fisica perfetta . L ' impresa era complessa . Tra le eroine storiche , la mistica guerriera , mito del nazionalismo francese discusso , glorioso e usato , per la sensibilità contemporanea risulta quasi incomprensibile : santa ma portatrice di morte , armata della spada e della croce , credente nel Re come in Dio , ragazza e condottiera , Giovanna d ' Arco ha in sé tutte le contraddizioni della Chiesa cattolica e delle epoche di marasma etico - politico favorevoli all ' epifania di figure miracolistiche venute dal nulla . Il bellissimo film di Rivette non tenta alcuna interpretazione psicologica . Guarda Giovanna agire , la descrive trasparente e strana , senza pia compunzione né arroganza adolescente ma con l ' ostinato rifiuto d ' ogni ragionevolezza dei grandi idealisti , pronti a morire per l ' idea a cui conservano fede e fedeltà , destinati a venir sconfitti dal cinismo pragmatico altrui e dal proprio stesso assolutismo . E la vicenda di Giovanna viene vista , con aspra analisi politica , simile a quella di tanti eroi guerrieri : esaltati dal potere al momento della lotta armata , esautorati al subentrare del tempo delle trattative e dei compromessi politici , ripudiati come memoria ingombrante di conflitti ormai spenti . Guidata dal talento del regista e dalla propria bravura , Sandrine Bonnaire recita una Giovanna D ' Arco ruvida come la ragazza di campagna che era , prepotente come un bambino , presuntuosa e fragile come capita alla sua età ( diciassette anni , diciannove quando morì sul rogo ) . La prima volta che una freccia la ferisce piange e si spaventa ; le invocazioni che rivolge ai suoi santi ( Caterina , Margherita , Michele Arcangelo protettore dei combattenti ) hanno i toni d ' una esigente urgenza puerile ; la costrizione a smettere la divisa di guerriera e a vestire abiti femminili la mortifica come una ferita all ' orgoglio militare o una perdita d ' identità . Alla fine , incatenata al rogo , rivestita del saio candido , incappellata d ' un beffardo elmo di cartone bianco con le parole « apostata , eretica » , quando il fumo del legno ardente le arriva alla gola Giovanna D ' Arco fa la cosa più ovvia : tossisce . Quando le fiamme arrivano a bruciarle le carni fa la cosa più alta : un fortissimo grido : « Gesù ! » Ma gli spettatori italiani sono sempre sfortunati . Il kolossal d ' autore di Rivette , scandito in due parti ( « Le battaglie » , « Le prigioni » ) , lungo oltre cinque ore e mezza , da noi è stato diviso in due film usciti ( quando sono usciti ) a distanza di mesi , è stato tagliato col permesso del regista di un ' ora e venti ( quasi l ' equivalente di un film ) . È lo stesso sistema adottato per Smoking / No smoking di Alain Resnais , negativo oltre che anticulturale : altera il ritmo e lo stile , impoverisce o smentisce la vicenda . Meglio così che nulla ? Forse : però non è una bella alternativa .
StampaQuotidiana ,
Il Corriere della Sera commentando i discorsi del Duce che pure gettava parecchi ponti ai patrioti e agli uomini di buona volontà dell ' altra sponda , afferma che " l ' obbiettivo dell ' opposizione è veramente il regime " . Lo sapevamo ma la conferma non guasta . Il Fascismo risponde ancora una volta che non intende neppure discutere l ' eventualità di un abbandono del potere . L ' opposizione ha un compito di controllo da svolgere e lo svolga senza ingiuriare e senza oltraggiare . Potrà solo così essere ascoltata . Se pone pregiudiziali di regime il Fascismo pone ben chiaro oltre che una questione di diritto una ragione di forza . Pretendere che un movimento di vasto respiro spirituale e di grande capacità politica come il Fascismo si fermi per polemizzare con l ' organo della mediocrità nazionale quale è il Corriere della Sera o con le altre opposizioni , sulla legittimità del potere conquistato per consenso di popolo e per la carenza dello Stato liberale , è da stolti . Il Fascismo è conscio della sua missione di ringagliardimento della coscienza nazionale e di assestamento spirituale degli italiani i quali hanno il diritto di avere una Patria forte che assicuri alle popolazioni ognor crescenti , benessere e sicurezza nel territorio , oltre i mari e oltre i monti . Il regime fascista non sarà sostituito che da un altro regime che ne continui la evoluzione . Ma si tratta di cicli storici e non di Ministeri .
Un piemontese di campagna ( Arpino Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Rileggo Fenoglio . La figura del piemontese di campagna è antica , e assai diversa da quella del piemontese di città , più sfumata e rapida nel mettersi al passo del mondo . Testardaggine e diffidenza , orgoglio e pudicizia , senso del limite e segreta ambizione formano , nel piemontese di campagna , un nocciolo di resistenza al destino , alla delusione dei fatti quotidiani , resistenza che non gli viene meno neppure negli istanti più duri . Il piemontese di campagna è capace di dannarsi l ' anima in lotta perpetua con una vigna arida ; e con uno schioppo in mano può mettersi freddamente a sparare contro un carro armato tedesco : non importa la palese inferiorità , la vigna che ti imbroglia o il carro armato che neppure si accorge dei tuoi pallini da lepre . Vuoi dire che ti butterai nel pozzo , a dispetto delle viti e degli eredi , o sbatterai la testa contro le lamiere del Tigre . È destino , però , non « darla mai vinta » a niente e a nessuno , costi quel che costi fino alla fine . E così era Beppe Fenoglio , seppure naturalmente velato da una raffinata esperienza di cultura . Composto di questa materia , non poteva non vivere duramente , e duramente morire , subendo e tacendo , in immensa solitudine , e tuttavia con l ' altissima convinzione di colui che sa come , coltivando il suo pezzo di terra e coltivandolo bene , senza riposo , finisce per avvantaggiare tutti gli altri , prima ancora che se stesso . A un certo punto , il traduttore elegantissimo di Coleridge , il lettore di Lawrence e Stevenson , l ' uomo moderno che sa vedere con distacco di penna un acre spiraglio di vita contadina o di guerra , tornava vittima di un mondo feroce - qual è quello contadino , ma anche borghese , del più chiuso Piemonte - e lo subiva in silenzio , come a negare qualsiasi altra possibilità di vivere e agire , al di fuori di quei territori ed usanze . E in questo modo dava terreno non casuale alle storie da fabbricare , dalla Malora allo splendido Giorno di fuoco , nutrendole di un furore narrativo e stilistico che sublimava , finalmente , i residui velenosi dell ' esistenza e in astratto intaccavano come perfezionatissimi proietti , la cupola crudele tesa a chiudere la vita - delle Langhe , di ieri e di oggi , del mondo dei rapporti familiari intrigati dalla presenza costante del denaro , dell ' invidia , del dispetto , dell ' aridità di cuore - impedendole di liberarsi secondo intelligenza e bontà . Imminenti edizioni e riedizioni dei suoi racconti , già conosciuti o appena usciti dal cassetto , faranno conoscere a un più largo pubblico uno scrittore che nel suo microcosmo lavorò più a fondo dello stesso Pavese , perché non deviato da alcuna mitologia ma perdutamente teso a raggiungere un risultato realistico , pulito , a costo di profondere ogni riserva intellettuale e di cuore . Non gli ho mai detto una cosa simile , lui vivo . Non me lo consentivano i nostri scarsi rapporti , la nostra scorbutica amicizia piemontese , la rara corrispondenza . E ancora adesso mi pento di non aver tentato , una volta per tutte , di sfondare il suo orgoglioso riserbo , o almeno , consciamente , di non aver gettato olio sul fuoco della sua estrema consapevolezza . In segreto , ne avrebbe avuta una qualche consolazione , al di là di tante amarezze e di irrimediabili solitudini e pietosi infingimenti . Ci resta questo : trenta o quaranta pagine di Fenoglio , qualunque cosa succeda , sono già stampate in quell ' ideale antologia delle lettere italiane di questo secolo che , per fortuna , deve ancora veder nascere i suoi curatori . Da quelle pagine viene fuori non solo un ritratto magistrale del mondo accoltellato della Langa , ma in filigrana appare il narratore stesso , quel « piemontese di campagna » tanto più trepido quanto più sa di affondare , con occhio asciutto , nel dolore proprio e altrui .
LA MANICA PIÙ STRETTA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
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Il voto dei Comuni ha superato tutte le previsioni . Centododici suffragi di maggioranza , in favore dell ' ingresso di Londra nel Mec , rappresentano il miglior premio alla tenacia di Heath e dei conservatori nel propugnare la causa dell ' integrazione continentale contro tutte le difficoltà e contro tutte le resistenze che a un certo momento avevano autorizzato pessimismo e sfiducia , al di qua e al di là della Manica . Nessun ultimatum è servito , nessuna intimidazione è riuscita allo scopo . L ' ala dissidente ed europeista del partito laborista , l ' ala che non aveva voluto condividere il clamoroso voltafaccia di Wilson e smentire le tradizionali professioni di fede del partito , si è sottratta al giogo della « frusta » parlamentare , non ha obbedito alla disciplina di gruppo , si è associata al « sì » dei conservatori per l ' Europa unita , suggellato dal risultato a sorpresa della votazione ai Lords e ai Comuni - l ' apertura di una nuova grande pagina nella storia inglese ed europea . Heath aveva giocato grosso . Concedendo la libertà di voto al suo gruppo parlamentare , che alberga una corrente tenacemente ed irriducibilmente antieuropeista in omaggio alle pregiudiziali imperiali di un mondo scomparso , aveva praticamente liquidato in partenza il già esiguo e fragile margine di maggioranza su cui si regge il suo governo tanto contrastato . Senonché i rischi in campo conservatore erano largamente bilanciati dai vantaggi sul fronte avversario . Le diserzioni conservatrici , ridottesi poi di numero e di significato , sarebbero state compensate dalle adesioni dei laboristi eterodossi , il gruppo di Roy Jenkins . Non solo : ma di fronte ad un ' opinione pubblica perplessa e turbata , qual è nella grande maggioranza l ' opinione inglese sul tema dell ' Europa ( basti leggere le lettere del pubblico al « Times » ) , il governo conservatore aveva dissipato l ' impressione di una qualunque ghigliottina , di una qualunque forzatura procedurale o regolamentare . L ' ingresso dell ' Inghilterra nel Mec , dopo tanti anni di contraddittori « zig zag » , dopo tutti i ritardi imposti dall ' altera e orgogliosa volontà del generale De Gaulle , dopo le incomprensioni e le esitazioni degli stessi governi succedutisi alla guida dell ' Inghilterra post - churchilliana , era un avvenimento troppo decisivo , troppo - diciamolo pure con un termine abbondantemente logorato - « storico » perché la volontà del Parlamento , massima fonte di sovranità e di legittimità della Gran Bretagna , non dovesse esprimersi in tutta la sua libertà , senza condizionamenti o impacci di alcun genere . È l ' obiettivo raggiunto dal governo Heath col voto di questa notte : un voto che conforta la fatica di tutti gli europeisti , in un ' ora grigia e malinconica per l ' Europa , oggetto di una storia che troppo spesso la trascende . Il positivo epilogo di questo 28 ottobre era stato preceduto da un dibattito ampio e completo , il più lungo nella storia parlamentare di questo dopoguerra britannico : vi si erano riflesse tutte le posizioni dell ' arco politico inglese , le adesioni entusiaste e incondizionate , i « sì » perplessi e svogliati , le considerazioni di opportunità contingente , le preoccupazioni dei settori economici inevitabilmente danneggiati dall ' integrazione continentale , le opposizioni furibonde e irriducibili legate all ' estrema destra - ultimo residuo dell ' isolazionismo imperiale - e ad una larga parte della sinistra anche non estrema - specchio dei privilegi corporativi di una classe operaia sempre poco sensibile alle voci del continente . Sullo sfondo , il dramma del partito laborista : il grande e decisivo contrasto fra la concezione « politica » del Labour - Party e quella sindacale . La prima disposta a tollerare la « disobbedienza » dell ' alaJenkins , solo con formali e nominali sanzioni ; la seconda decisa a battersi con tutte le armi della rappresaglia e della ritorsione - fino alla minaccia della non - rielezione nei collegi di periferia - per i parlamentari laboristi sottrattisi alla disciplina di partito e salvatori , con l ' idea d ' Europa , dello stesso governo Heath . Wilson nella posizione di un « mediatore » non più autorevole come una volta , in quella che è stata chiamata la linea dell ' acrobata : fermo nel « no » all ' Europa , alle condizioni ottenute da Heath , ma deciso ad evitare la totale prevalenza dell ' ala sindacale , la stessa che poi sarebbe destinata a liquidarne per sempre la contrastata e non più indiscussa leadership . Voti plebiscitari contro l ' Europa unita , sia del congresso dei sindacati sia , e sia pure in misura minore , del congresso del partito : voti che avrebbero schiacciato - ma l ' Inghilterra non è l ' Inghilterra per niente - qualunque Parlamento del continente , dove la macchina partitocratica avrebbe dissolto ogni obiezione di coscienza e sommerso ogni fedeltà o coerenza ideologiche . Nel complesso , un grande giorno per l ' Europa , una speranza riaccesa soprattutto per le giovani generazioni . Non il traguardo , ancora . Wilson , tollerante davanti all ' opposizione parlamentare , sarà durissimo nella lotta contro le procedure di applicazione dei trattati di Roma , tallonerà Heath passo per passo , coglierà qualunque occasione per abbattere il non solido governo conservatore e riproporre al suo partito la scelta anti o non - europea , magari ab imis . Necessità , per tutti i partners continentali , di tener conto della particolarissima situazione inglese , di evitare ogni mossa sbagliata che possa riaccendere le resistenze o inasprire le intransigenze tutt ' altro che domate ( la maggioranza del paese è ancora contro l ' Europa , nonostante i miglioramenti registrati dalle ultime indagini demoscopiche ) . È quindi richiamo a tutti i soci del Mercato comune ad una linea di severità e di responsabilità , soprattutto economica . L ' Inghilterra è il paese che ha insegnato al continente la via dell ' austerity . Ci sarà qualcuno capace di richiamarsi a quel modello di fronte alle suggestioni « peroniste » che continuano a fermentare in Italia ? È proprio il caso di augurarsi anche per noi una « Manica più stretta » .
RICONOSCIMENTO ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Una rivista tedesca che si occupa di problemi militari , la Deutsche Wehr , ha pubblicato recentemente un articolo molto dettagliato sulla attuale situazione militare dell ' Italia . In questo articolo viene prospettato tutto quanto la Rivoluzione Fascista ha fatto per portare le armi italiane a un alto grado di efficienza . L ' articolo non si occupa della marina militare che è stata tutta rinnovata in questi dodici anni ; né dell ' aviazione che è stata creata dal nulla . L ' autore si occupa soltanto delle forze terrestri , delle forze para - militari e di tutto quanto concerne la preparazione della Nazione per la guerra . La conclusione alla quale giunge è : che l ' esercito non può non essere fascista , dal momento che il Regime è fascista e tutto il popolo è fascista . Solo a tale condizione , dice l ' autore tedesco , l ' esercito può dare il massimo rendimento possibile . Riscontriamo queste parole : « Con la sua chiara e savia politica ed educazione militare vediamo intanto come l ' Italia faccia un altro poderoso passo innanzi nel campo militare . Nella Penisola appenninica sorge un popolo in armi come il mondo mai prima ha veduto » . Questo riconoscimento germanico è significativo . Per ritrovare il popolo italiano in armi , come oggi , bisogna tornare all ' Impero Romano . Il potenziamento militare dell ' Italia è opera esclusiva del Fascismo . È bene che lo ricordino tutti ! .