StampaQuotidiana ,
Mentre
cresce
di
giorno
in
giorno
la
polemica
contro
gli
effetti
nefasti
della
comunicazione
di
massa
resa
possibile
dalla
nuova
civiltà
industriale
e
dalle
sue
scoperte
(
i
famosi
mass
media
di
cui
si
cibano
voluttuosamente
psicologi
,
sociologi
,
politecnici
,
psicotecnici
,
funzionari
dell
'
UNESCO
e
altrettali
mostri
)
una
voce
più
temperata
vorrebbe
ammonirci
che
«
l
'
industria
e
il
macchinismo
possono
,
sì
,
danneggiare
lo
spirito
,
ma
ciò
dipende
soltanto
dal
loro
cattivo
uso
»
.
Contro
questa
tesi
ha
scritto
un
libro
intero
un
giovane
scrittore
di
saggi
morali
,
Elémire
Zolla
(
Eclissi
dell
'
intellettuale
,
Bompiani
)
che
è
quanto
di
meglio
,
su
questo
argomento
,
si
sia
avuto
finora
in
Italia
.
I
suoi
argomenti
sono
molti
,
occupano
duecentocinquanta
pagine
e
sono
sostenuti
da
una
solida
e
rara
erudizione
.
Non
gli
faremo
il
torto
di
riassumerli
in
poche
righe
e
ci
proveremo
invece
a
seguirlo
in
qualche
breve
suggerimento
.
Come
è
possibile
sostenere
che
la
massificazione
dell
'
individuo
,
il
bourrage
dei
cervelli
,
l
'
appiattimento
del
singolo
nella
massicciata
del
collettivo
siano
effetti
del
cattivo
uso
di
macchine
e
invenzioni
meccaniche
quando
«
l
'
assetto
meccanico
del
reale
»
,
già
denunziato
da
Goethe
,
era
già
presente
nell
'
enciclopedismo
e
nella
successiva
rivoluzione
industriale
e
manifatturiera
?
E
,
saltando
a
piè
pari
l
'
imponente
denunzia
di
scrittori
e
artisti
che
dura
almeno
da
un
secolo
e
mezzo
e
di
cui
Zolla
ci
dà
una
impressionante
documentazione
,
quale
potrà
essere
«
il
buon
uso
»
dei
mass
Inedia
in
un
futuro
formicaio
umano
eventualmente
scampato
dalla
guerra
atomica
?
Quale
buon
uso
potrà
farsi
dei
viaggi
,
dello
sport
,
del
cinema
,
della
radio
,
della
televisione
,
dei
giornali
a
rotocalco
o
a
fumetto
quando
dovranno
essere
pianificati
e
imposti
in
modo
coattivo
i
loisirs
a
miliardi
di
uomini
ormai
liberati
dai
lavori
più
gravosi
?
Come
potrà
avvenire
che
lo
spirito
di
«
massificazione
»
rivolga
contro
se
stesso
gli
strumenti
che
ha
inventato
?
Le
ipotesi
ottimistiche
muovono
dalla
supposizione
che
l
'
uomo
resti
estraneo
alla
macchina
,
non
ne
sia
modificato
e
sia
anzi
in
grado
di
volgerla
a
migliori
fini
;
mentre
l
'
osservazione
dimostra
che
l
'
uomo
-
massa
desidera
,
vuole
,
crea
il
proprio
destino
e
che
,
a
questo
effetto
,
si
procura
gli
strumenti
necessari
.
Le
comunicazioni
di
massa
sono
il
fondamento
della
nuova
industria
culturale
,
fatalmente
portata
ad
allargarsi
su
un
piano
sempre
più
basso
,
raggiunto
il
quale
sarà
sempre
possibile
sperare
in
nuove
bassure
,
realizzando
l
'
ipotesi
di
un
futuro
uomo
stereofonico
,
incapace
di
una
visione
analitica
del
reale
,
refrattario
ad
ogni
possibilità
di
sintesi
e
di
sintassi
.
Pochi
scrittori
hanno
descritto
in
forma
di
parabola
l
'
avvento
dell
'
uomo
-
massa
,
come
Franz
Kafka
nei
suoi
primi
racconti
:
«
Qualcosa
dev
'
essere
stato
trascurato
nella
difesa
della
nostra
patria
...
Con
i
barbari
non
si
può
parlare
,
non
conoscono
la
nostra
lingua
e
non
ne
hanno
una
loro
...
il
nostro
modo
di
vivere
e
le
nostre
abitudini
sono
loro
tanto
incomprensibili
quanto
indifferenti
.
Non
si
può
dire
che
adoperino
la
violenza
,
ma
di
fronte
alle
loro
usurpazioni
ci
si
trae
in
disparte
e
si
abbandona
ogni
cosa
...
Tutto
poggia
su
un
equivoco
e
grazie
ad
esso
andiamo
in
rovina
»
.
E
altrove
:
«
Odradek
,
nome
d
'
etimo
sfuggente
,
che
indica
un
congegno
mobile
.
Forse
Odradek
ebbe
in
passato
uno
scopo
?
No
:
Il
tutto
è
senza
senso
ma
nella
sua
natura
compiuto
.
Odradek
si
può
anche
interpellare
,
gli
si
può
domandare
"
come
ti
chiami
?
"
ed
egli
,
o
esso
,
risponderà
"
Odradek
"
.
Può
esso
morire
?
Ma
tutto
ciò
che
muore
ha
avuto
dapprima
una
sorta
di
scopo
,
una
specie
di
attività
,
e
questo
l
'
ha
consumato
;
ciò
non
vale
per
Odradek
...
Non
danneggia
nessuno
,
ma
l
'
idea
che
mi
debba
sopravvivere
mi
è
quasi
dolorosa
»
.
Anni
fa
ci
accadde
di
analizzare
su
queste
colonne
una
poesia
di
Costantino
Kavafis
,
nella
quale
un
popolo
di
antica
civiltà
,
ormai
decaduto
e
disfatto
,
esprimeva
la
sua
delusione
per
il
mancato
arrivo
dei
barbari
.
«
E
ora
che
faremo
senza
i
barbari
?
Era
una
soluzione
,
dopo
tutto
.
»
E
questa
è
la
soluzione
che
tutti
stiamo
adottando
:
dell
'
Odradek
ch
'
è
in
noi
«
non
si
può
dire
che
usi
la
violenza
»
:
e
se
è
vero
che
ancora
«
ci
riesce
dolorosa
l
'
idea
che
debba
sopravviverci
»
,
i
nostri
figli
non
proveranno
più
alcun
dolore
:
la
loro
identificazione
col
«
mobile
congegno
»
sarà
perfetta
.
Sì
,
«
qualcosa
dev
'
essere
stato
trascurato
nella
difesa
della
nostra
patria
»
,
cioè
nella
difesa
della
persona
umana
.
Se
così
non
fosse
,
non
vedremmo
stadi
straripanti
di
folle
imbestiate
,
quando
si
sa
che
l
'
industria
sportiva
ha
tolto
ogni
significato
ai
riti
dell
'
homo
ludens
;
non
vedremmo
milioni
di
persone
pietrificarsi
dinanzi
a
schermi
di
vetro
sui
quali
appaiono
gli
inameni
giullari
,
i
tetri
fantasmi
che
un
'
industria
specializzata
,
vendendoci
a
caro
prezzo
il
«
modo
di
passare
il
tempo
»
,
sa
suscitare
a
getto
continuo
.
Uccidere
il
tempo
non
dovette
essere
un
problema
per
le
vecchie
generazioni
:
oggi
è
ossessione
di
tutti
.
Ammazza
il
tempo
chi
non
può
fare
a
meno
del
cinema
(
e
chi
si
sente
colpevole
si
sceglie
un
compagno
,
un
«
complice
»
,
per
suddividere
la
sua
responsabilità
)
;
lo
ammazza
in
mille
modi
chi
,
avendo
terrore
di
sé
,
non
arretra
di
fronte
ad
alcuna
sciocchezza
pur
di
«
fare
come
gli
altri
»
.
Gli
esempi
che
abbiamo
scelto
sono
volgarissimi
:
il
libro
da
cui
prendiamo
le
mosse
ne
offre
ben
altri
e
più
persuasivi
nei
capitoli
dedicati
all
'
erotica
di
massa
,
alla
decadenza
della
persuasione
,
alle
regressioni
magiche
e
alle
regressioni
nella
droga
.
Col
soccorso
di
Freud
e
di
Adorno
,
con
una
conoscenza
sicura
di
tutto
quanto
si
è
scritto
intorno
alla
psicologia
dell
'
uomo
-
massa
e
con
frequenti
immersioni
nelle
moderne
interpretazioni
del
mito
l
'
autore
di
questi
saggi
ha
modo
di
svolgere
nel
modo
più
brillante
la
sua
requisitoria
.
Egli
,
personalmente
,
non
ha
soluzioni
da
proporre
,
non
vuole
distruggere
la
macchina
,
non
sogna
un
ritorno
all
'
antico
:
è
,
se
ho
ben
compreso
,
uno
stoico
che
onora
la
ragione
umana
oche
sente
la
dignità
della
vita
come
un
supremo
bene
.
È
un
uomo
che
non
si
mette
«
al
di
sopra
della
mischia
»
,
ma
che
vuol
restare
ad
occhi
aperti
.
E
finché
esisteranno
uomini
così
fatti
la
partita
non
sarà
del
tutto
perduta
.
Quale
può
essere
il
posto
dell
'
intellettuale
nella
società
moderna
?
Se
con
l
'
appellativo
di
intellettuale
si
intende
,
come
intendeva
Gramsci
,
chiunque
detenga
una
tecnica
,
è
chiaro
che
l
'
intellettuale
di
domani
non
sarà
che
una
ruota
dell
'
ingranaggio
di
Odradek
.
Spogliatelo
di
ciò
che
Gramsci
chiamava
il
suo
«
spirito
di
corpo
»
e
inevitabilmente
l
'
intellettuale
diventerà
uno
strumento
in
mano
di
chi
detenga
il
potere
.
In
un
mondo
in
cui
l
'
imitazione
del
divino
è
diventata
imitatio
instrumentorum
e
in
cui
possono
nascere
espressioni
come
human
engineering
(
l
'
ingegneria
umana
)
la
sorte
dell
'
intellettuale
sembra
segnata
.
Se
invece
definiremo
come
intellettuale
«
chiunque
abbia
una
educazione
che
gli
consenta
di
esprimere
la
sua
personalità
entro
il
suo
particolare
lavoro
»
,
è
evidente
che
simili
intellettuali
sono
destinati
a
essere
respinti
sempre
più
al
margine
della
vita
sociale
.
Non
c
'
è
bisogno
di
intellettuali
nel
mondo
del
marketing
e
delle
human
relations
;
non
c
'
è
bisogno
di
educazione
quando
persino
l
'
istruzione
religiosa
si
industrializza
;
è
assurdo
discutere
sulla
decadenza
del
latino
quando
sarebbe
opportuno
abolire
anche
l
'
italiano
in
sé
,
«
assai
bene
sostituibile
con
il
particolare
italiano
richiesto
dalla
qualifica
lavorativa
:
il
gergo
tecnico
,
la
tecnica
pubblicitaria
»
,
il
dialetto
:
il
che
sta
già
facendo
egregiamente
la
radio
.
E
più
che
dubbia
appare
fin
d
'
oggi
la
possibilità
di
indipendenza
degli
scrittori
,
tenuti
a
rispondere
a
precise
esigenze
di
mercato
(
o
di
anti
-
mercato
nel
caso
dello
scrittore
che
si
crede
libero
)
.
E
infine
-
ultima
osservazione
-
chi
potrà
distinguere
l
'
intellettuale
vero
dal
falso
quando
dilaga
il
fenomeno
che
fu
già
definito
come
anticonformismo
di
massa
?
Che
l
'
arte
e
la
letteratura
d
'
avanguardia
formino
oggi
un
'
industria
sempre
meglio
organizzata
non
ha
più
bisogno
di
dimostrazioni
;
d
'
altra
parte
,
come
certi
partiti
politici
ne
finanziano
altri
,
avversi
,
per
non
essere
«
scoperti
a
destra
»
o
«
a
sinistra
»
,
così
l
'
industria
culturale
dovrà
mantenere
in
piedi
,
oltreché
l
'
avanguardia
,
anche
la
retroguardia
.
E
da
un
lato
o
dall
'
altro
chi
fa
professione
di
artista
o
di
scrittore
non
potrà
sfuggire
dal
vedersi
considerato
come
un
fornitore
di
merce
.
Difficile
trarre
conclusioni
;
molto
più
facile
avanzare
obiezioni
,
tutte
prevedibili
.
Si
può
sostenere
che
l
'
uomo
sia
meccanico
per
intrinseca
natura
,
e
che
l
'
uomo
libero
sia
una
chimera
di
attardati
romantici
ed
anarchici
;
ma
se
questo
fosse
vero
sarebbe
pur
sempre
titolo
di
dignità
non
arrendersi
al
vero
.
Inoltre
occorrerebbe
dimostrare
,
per
fare
un
esempio
solo
,
che
il
mondo
dei
tranquillanti
e
della
droga
(
i
primi
per
gli
spettatori
,
l
'
altra
per
l
'
eroe
sportivo
o
pubblicitario
)
segue
le
vie
della
ragione
.
Senza
dubbio
,
nei
tempi
in
cui
la
macchina
non
esisteva
o
esisteva
in
forma
rudimentale
,
non
erano
assenti
dal
mondo
la
cupidigia
,
l
'
iniquità
,
la
ferocia
.
Ed
anche
per
questo
noi
non
sapremmo
rimpiangere
il
passato
.
Oggi
,
seguendo
la
legge
del
livellamento
dei
liquidi
nei
vasi
comunicanti
,
Odradek
ha
redistribuito
il
male
:
lo
ha
diffuso
in
giusta
dose
dovunque
:
lo
ha
reso
invisibile
,
impercettibile
.
Giustamente
all
'
uomo
-
massa
corrisponde
il
male
di
massa
,
al
quale
nessuno
di
noi
sfugge
.
Resterebbe
la
tentazione
di
rifugiarsi
nel
culto
dell
'
ideale
,
di
rinnegare
,
in
un
modo
o
nell
'
altro
,
la
nostra
esistenza
terrena
;
ed
è
forse
la
peggiore
delle
insidie
.
Vivere
il
proprio
tempo
restando
sull
'
allarme
è
tutto
quello
che
può
fare
oggi
chi
si
fregi
e
insieme
si
vergogni
-
com
'
è
giusto
-
della
screditata
e
controversa
qualifica
di
intellettuale
.
Altre
soluzioni
a
breve
scadenza
non
sapremmo
immaginarne
.
Ed
a
scadenza
lontana
,
lontanissima
,
molte
altre
ipotesi
sui
mezzi
adatti
a
distruggere
o
ad
addomesticare
Odradek
o
a
giungere
a
una
completa
identificazione
con
lui
,
possono
farsi
.
Ma
qui
si
entrerebbe
nella
fantascienza
,
cioè
nella
scienza
ridotta
a
merce
,
e
preferiamo
arrestarci
.
Non
merita
di
servire
da
trampolino
a
simili
stravaganze
il
libro
serio
,
onesto
e
umano
che
ci
ha
suggerito
queste
riflessioni
.
StampaQuotidiana ,
E
il
demoniaco
cominciava
a
invadere
tutto
,
fino
alle
lettere
e
pitture
più
alte
e
tragiche
,
dalla
Spagna
alla
Siberia
,
da
Parigi
a
Pietroburgo
:
perché
non
entra
,
da
Porta
Tosa
,
da
Porta
Ticinese
,
per
i
Navigli
e
le
cloache
,
o
giù
per
i
camini
,
in
Milano
?
A
Milano
,
il
più
grande
scrittore
italiano
del
secolo
esclude
il
demoniaco
dal
suo
unico
romanzo
come
dagli
altri
suoi
scritti
,
dalla
sua
teologia
morale
,
dalle
sue
lettere
,
da
ogni
espressione
del
suo
pensiero
.
Neppure
Stendhal
l
'
aveva
messo
nelle
sue
storie
;
ma
Stendhal
non
era
scrittore
religioso
e
teologico
,
e
neppure
un
allucinato
romantico
;
Manzoni
è
scrittore
religioso
integrale
.
E
'
scrittore
cristianissimo
,
e
ancora
al
suo
tempo
Satana
era
l
'
avversario
di
Dio
nella
vita
interiore
del
credente
,
viveva
nelle
crepe
metafisiche
e
nelle
notti
dei
santi
;
l
'
Anticristo
era
nel
timori
e
nelle
attese
del
residuo
messianismo
cattolico
:
il
papa
poteva
permettersi
di
nominarlo
.
In
un
altro
scrittore
cristiano
integrale
,
Dostoevskij
,
l
'
intero
problema
morale
è
gettato
nel
crogiuolo
del
demoniaco
e
studiato
,
messo
in
luce
mentre
il
regno
anticristico
schiuma
,
preme
,
vicino
.
Manzoni
è
muto
.
In
Manzoni
molte
cose
sono
taciute
,
non
per
questo
annullate
.
Avendo
con
lui
una
certa
pratica
quotidiana
,
potrei
tentare
uno
scandaglio
.
Manzoni
fu
un
uomo
assediato
da
innumerevoli
terrori
,
non
tutti
spiegabili
con
la
sua
eredità
nervosa
.
Uno
dei
più
sottili
tra
i
suoi
terrori
era
quello
di
non
riuscire
a
dire
,
sempre
,
la
verità
tutta
intera
,
di
non
servirla
abbastanza
...
La
verità
morale
gli
appariva
sotto
tanti
aspetti
e
così
complicata
da
rendergli
ogni
cosa
in
cui
dovesse
impegnarsi
per
lei
un
combattimento
estenuante
.
Si
può
leggere
il
romanzo
anche
come
un
combattimento
per
la
verità
,
condotto
con
uno
scrupolo
smisurato
.
E
poiché
tutta
la
verità
per
lui
si
accordava
perfettamente
con
l
'
insegnamento
della
Chiesa
,
temeva
continuamente
che
un
punto
gliene
sfuggisse
,
lasciandolo
scoperto
,
come
per
castigo
,
sospeso
nel
vuoto
,
senza
più
il
braccio
soccorritore
della
religione
,
sentita
inconsciamente
più
implacabile
che
pietosa
.
Non
poteva
vivere
senza
quel
riparo
.
C
'
è
una
forte
agonia
cerebrale
,
dietro
le
palpebre
socchiuse
della
sua
anima
pensosa
:
una
natura
predestinata
alla
lotta
con
l
'
angelo
di
Dio
,
nella
forma
di
una
correzione
spietata
,
dolorosa
,
perfino
raffinatamente
maniacale
,
del
proprio
pensiero
e
di
ogni
dottrina
che
contrastasse
con
la
regola
celeste
che
si
era
imposta
.
Per
Manzoni
,
quel
che
non
è
morale
è
irrazionale
.
Anche
in
un
'
ombra
leggera
,
poteva
già
condannare
il
crimine
d
'
irrazionalità
.
Tutto
l
'
immaginario
manzoniano
,
che
culmina
e
si
esaurisce
nel
romanzo
,
non
solo
si
dispone
dentro
un
ordine
morale
:
è
questo
stesso
ordine
,
figlio
e
frutto
del
suo
tormento
nervoso
,
etico
e
spirituale
.
Tutte
le
sue
creature
ricevono
umanità
dal
loro
essere
animali
morali
in
movimento
,
frammenti
di
morale
in
cerca
di
verità
unificatrice
,
promessi
sposi
morali
che
anelano
al
matrimonio
,
ad
un
ricongiungimento
sistematico
,
per
mezzo
di
prove
dolorose
che
cancellino
da
loro
le
tracce
del
peccato
d
'
origine
.
E
'
un
miracolo
che
Manzoni
abbia
saputo
farne
,
tra
molti
rischi
di
cadute
nell
'
edificante
ad
ogni
costo
,
realtà
umane
in
un
respiro
di
poesia
pura
.
Chiusa
l
'
epoca
del
romanzo
,
ripiglia
la
sua
eterna
ricerca
morale
senza
più
metafore
,
ma
con
uno
stile
combattente
che
non
vacillerà
che
al
cecidere
manus
dei
suoi
ultimi
giorni
di
vigilia
sabbatica
.
Se
il
demoniaco
è
assente
da
questo
romanzo
del
tormento
e
dell
'
Iniziazione
morale
,
devo
pensare
lo
fosse
interamente
dall
'
orizzonte
manzoniano
?
Mi
provo
a
definire
il
demoniaco
senza
disturbare
angeli
sprofondati
né
il
princeps
tenebrarum
,
lasciandoli
però
agitarsi
al
di
là
del
velo
concettuale
,
come
enti
irreali
misteriosamente
possibili
.
Demoniaco
è
il
male
che
,
nell
'
esperienza
umana
,
produce
pena
e
disfacimento
morale
e
mentale
:
la
sua
dipendenza
(
o
non
può
avere
questo
nome
)
da
un
principio
assoluto
,
pone
il
problema
della
prova
da
parie
di
Dio
che
si
fa
lui
stesso
l
'
Avversario
e
il
persecutore
occulto
,
o
del
dualismo
metafisico
(
se
esista
un
principio
tenebroso
contrario
al
Bene
)
.
Demoniaco
è
il
Caos
primordiale
(
prima
e
dopo
tutti
i
Big
Bangs
)
riflesso
nel
microcosmo
umano
,
che
ne
è
dal
giorno
di
assunzione
nella
coscienza
(
la
vera
uscita
dalla
preistoria
!
)
come
lacerato
e
minutamente
stigmatizzato
;
e
irrompe
violentemente
e
capillarmente
nella
pazzia
,
nel
crimine
,
nella
storia
,
nelle
costrizioni
mentali
(
i
mind
'
s
manacles
di
Blake
)
,
nella
morte
dell
'
anima
,
nell
'
incubo
,
nelle
passioni
,
ed
è
un
fuoco
inestinguibile
.
Ora
,
dai
suoi
effetti
sovranamente
calmanti
,
e
dal
suo
segreto
procedere
rituale
,
si
può
definire
lo
stile
manzoniano
come
altissimamente
ed
eminentemente
esorcistico
.
Né
stola
,
né
aspersioni
,
né
formule
...
Esorcistico
,
alla
lettera
:
per
cacciare
via
,
per
scongiurare
...
E
oltre
questo
:
esorcistico
per
Intima
volontà
demiurgica
,
uno
stile
che
si
elabora
per
mettere
ordine
,
nel
caos
morale
individuale
e
nella
storta
,
vissuta
come
specchio
del
caos
morale
,
regno
del
fuoco
maledetto
.
Un
partigiano
innocente
del
demoniaco
-
i
grandi
romantici
lo
sono
tutti
-
come
Victor
Hugo
,
sguazza
felice
nel
caos
della
storia
,
gli
scopre
addirittura
un
proprio
ordine
(
demoniaco
)
perfetto
,
che
si
configura
in
un
ideale
progresso
,
e
arriva
a
produrre
visioni
compiaciute
ed
entusiasmanti
,
molto
più
piacevoli
delle
manzoniane
:
la
Rivoluzione
,
Waterloo
,
la
Parigi
di
Luigi
XI
e
di
Luigi
Filippo
;
Manzoni
applica
alla
storia
la
museruola
inflessibile
del
suo
stile
esorcistico
,
obbliga
il
grande
serpente
a
sputare
il
suo
tossico
nel
recipiente
,
mette
in
guardia
il
lettore
(
il
novizio
,
l
'
iniziando
)
dalle
tentazioni
e
dalle
metamorfosi
del
mostro
.
Qualunque
cosa
dica
,
in
qualunque
opera
In
versi
o
in
prosa
,
Manzoni
pronuncia
un
preciso
scongiuro
contro
le
potenze
invisibili
del
caos
,
di
cui
ha
una
profonda
,
eterna
,
non
domata
paura
.
Ha
i
suoi
grandi
momenti
di
prova
:
la
guerra
dei
Trentanni
,
nello
scorcio
satirico
del
romanzo
,
sottoposta
al
trattamento
magnetico
manzoniano
,
è
una
gorgona
di
demenza
placata
,
messa
sotto
chiave
;
e
cosi
la
presa
della
Bastiglia
,
nel
saggio
senile
sulla
Rivoluzione
.
Quanto
al
demoni
presenti
nelle
storie
delle
unzioni
,
sappiamo
da
che
parte
si
trovino
.
Più
sottilmente
,
si
misuri
l
'
abissalità
benefica
dello
stile
manzoniano
-
tanta
da
stare
alla
pari
con
gli
abissi
di
male
che
fronteggia
-
sia
nelle
magnifiche
confutazioni
della
morale
fondata
sull
'
utilità
,
che
nel
giudizio
di
Robespierre
,
nel
dialogo
dell
'
Invenzione
.
Non
piglia
mai
le
vie
facili
:
per
Manzoni
,
Robespierre
non
è
per
niente
un
mostro
,
ma
un
mistero
.
Ed
ecco
definito
,
con
inuguagliabile
portata
di
stile
,
un
uomo
che
ebbe
certamente
una
parte
di
demoniaco
e
ne
introdusse
nella
storia
:
«
Ma
un
'
astrazione
filosofica
,
una
speculazione
metafisica
,
che
dominava
i
pensieri
e
le
deliberazioni
di
quell
'
infelice
,
spiega
,
se
non
m
'
inganno
,
il
mistero
,
e
concilia
le
contraddizioni
.
Aveva
imparato
da
Giangiacomo
Rousseau
...
»
.
Così
,
eccoci
,
quasi
dostoevschianamente
,
nel
demoniaco
dell
'
ideologia
,
il
rinnegamento
del
peccato
originale
imparato
da
Rousseau
fatto
causa
della
perversione
mentale
e
politica
di
Robespierre
.
Sappiamo
bene
che
Sade
,
Necaev
,
Lenin
,
Hitler
sono
tutti
figli
di
un
'
astrazione
filosofica
.
Furet
,
senza
di
cut
è
impossibile
decifrare
a
fondo
il
fenomeno
rivoluzionarlo
francese
,
perfeziona
Manzoni
:
«
Robespierre
è
un
profeta
...
nessun
contemporaneo
ha
interiorizzato
come
lui
il
codice
ideologico
della
rivoluzione
»
.
Ma
per
Manzoni
il
demoniaco
(
non
nominato
)
di
Robespierre
,
e
di
tutta
la
filosofia
dei
lumi
,
è
nell
'
ignoranza
del
peccato
originale
,
in
un
errore
metafisico
.
La
folla
,
manzonianamente
,
è
sempre
demoniaca
:
la
esorcizza
energicamente
con
lo
stile
.
L
'
amore
...
Se
non
lo
lava
in
chiesa
,
dove
deve
«
venir
comandato
e
chiamarsi
santo
»
,
resta
per
lui
essenzialmente
demoniaco
.
Non
basta
procreare
,
riprodurre
uomo
anzi
non
è
un
gran
bene
...
Manzoni
accolse
Malthus
,
quasi
unico
tra
i
cattolici
,
con
estremo
favore
.
Ma
anche
l
'
Ordine
civile
(
l
'
autorità
,
lo
Stato
,
i
magistrati
)
è
Caos
.
Anche
l
'
amore
represso
(
Gertrude
)
è
Caos
.
L
'
unico
personaggio
in
cui
il
demoniaco
è
scritto
in
faccia
in
cubitali
è
il
miserabile
padre
di
Gertrude
,
un
distruttore
di
germogli
d
'
amore
e
causa
sinistra
del
futuro
comportamento
succubamente
demoniaco
della
figlia
monacata
per
forza
.
La
peste
,
invece
,
non
è
demoniaca
.
La
peste
,
sebbene
rompa
tutto
l
'
ordine
morale
-
razionale
e
spalanchi
le
porte
della
città
al
Caos
,
è
demiurgica
e
rimedio
del
male
:
il
suo
trionfo
introduce
addirittura
la
giustizia
provvidenziale
tra
le
leggi
umane
sconvolte
.
Manzoni
la
adopera
come
estremo
e
infallibile
ricorso
esorcistico
:
i
monatti
,
la
folla
che
lincia
untori
sono
demoni
scatenati
,
ma
l
'
eccesso
del
male
fa
sovrabbondare
paolinamente
la
grazia
,
e
porta
al
culmine
la
perfezione
dello
stile
manzoniano
scongiuratore
e
riparatore
.
Il
gallo
del
lazzaretto
canta
:
i
demoni
-
tutti
,
meno
la
vigliaccheria
tenace
di
don
Abbondio
-
spariscono
.
La
giustizia
redentrice
si
manifesta
simbolicamente
nella
pioggia
diluviale
,
che
si
annuncia
al
lazzaretto
,
tra
la
polvere
e
i
lamenti
,
come
una
figura
di
salvezza
,
e
finalmente
investe
e
inzuppa
nella
sua
corsa
solitaria
fuori
Milano
il
promesso
sposo
,
significandogli
che
la
prova
è
superata
.
Il
resto
,
non
è
più
che
il
graduale
e
ordinato
spegnersi
di
una
musica
.
Non
si
legge
Manzoni
per
divertirsi
,
ma
per
bisogno
di
guarire
.
Dopo
ogni
rilettura
,
si
resta
imbevuti
di
calma
,
come
liberati
da
una
crisi
isterica
,
da
un
'
idea
ossessiva
,
da
un
possesso
diabolico
.
«
Una
mano
ferma
-
dice
di
lui
Eugenio
D
'
Ors
in
Nuevo
glosario
-
che
di
tra
le
ombre
si
tende
verso
di
noi
,
e
a
cui
possiamo
aggrappare
la
nostra
,
nel
momento
in
cui
stavamo
per
scivolare
,
forse
a
perderci
irremissibilmente
»
.
Certo
,
Dostoevskij
è
infinitamente
più
attuale
;
perché
è
un
profeta
russo
,
mentre
Manzoni
è
un
poeta
italiano
,
che
vide
bene
la
storia
come
Caos
,
senza
però
vedere
un
futuro
in
cui
il
mondo
umano
,
in
preda
al
demoniaco
,
sarebbe
diventato
,
progressivamente
,
come
una
macchina
inerte
:
«...in
qualche
secolo
si
può
a
tal
punto
mortificare
il
mondo
che
dalla
disperazione
comincerà
effettivamente
a
desiderare
di
esser
morto
»
(
Taccuini
del
Demoni
)
.
Qualcosa
d
'
insoluto
è
nella
sorte
del
castello
dell
'
Innominato
,
quando
da
nido
insanguinato
del
delitto
si
trasforma
,
in
asilo
sicuro
di
afflitti
,
vigilando
dall
'
alto
(
senza
neppure
sparare
un
'
archibugiata
:
gli
basta
essere
entrato
nell
'
ordine
morale
-
razionale
)
contro
il
disordine
cieco
della
guerra
,
che
si
sfoga
e
passa
nella
pianura
.
La
conversione
del
famoso
brigante
può
avere
spiegazioni
psicologiche
,
ma
quella
del
castellaccio
e
di
tutta
la
sua
valle
ha
ancor
più
del
miracolo
,
del
teatro
e
della
fiaba
:
perché
non
è
un
'
anima
d
'
uomo
,
è
un
simbolo
pietrificato
del
disordine
e
del
male
.
Un
'
insegna
,
un
'
espressione
visibile
del
mondo
infero
,
può
così
facilmente
farsi
l
'
insegna
del
Bene
sulla
stessa
altura
,
la
Malanotte
cambiarsi
nell
'
osteria
della
Buonanotte
,
i
cattivi
agire
da
guardiani
e
da
infermieri
conservando
le
stesse
facce
?
La
grazia
della
palingenesi
morale
si
estende
anche
all
'
inanimato
,
al
sicari
,
ai
pugnali
?
I
dubbi
di
don
Abbondio
,
quando
va
al
castello
,
testimoniano
di
una
interessante
esitazione
di
Manzoni
stesso
:
è
davvero
possibile
che
lassù
tutto
sia
ormai
eliso
e
salvezza
?
Se
adesso
lì
spuntasse
una
amanita
falloide
,
sarebbe
commestibile
?
Il
Male
,
se
veramente
esiste
come
tale
,
può
cambiare
natura
?
Dietro
al
povero
curato
,
pauroso
cronico
,
il
grande
indagatore
interroga
l
'
universo
morale
,
il
più
difficile
del
mondi
,
perplesso
.
StampaQuotidiana ,
La
scissione
del
Partito
socialista
italiano
non
è
che
un
caso
particolare
di
un
fatto
generale
,
che
(
per
non
andare
troppo
lontano
,
un
altro
caso
particolare
si
può
osservare
nella
scissione
dei
cattolici
in
modernisti
ed
in
integralisti
)
mena
a
questa
conseguenza
:
che
,
in
tutti
i
partiti
,
forti
e
vivaci
,
si
costituiscono
due
classi
di
gruppi
:
una
che
inclina
alla
transigenza
,
l
'
altra
all
'
intransigenza
.
Ciò
dipende
dall
'
indole
delle
società
umane
,
in
cui
condizione
di
un
abile
operare
è
la
transigenza
,
di
un
forte
operare
l
'
intransigenza
;
e
quando
manchi
questo
o
quell
'
operare
,
non
solo
viene
meno
la
speranza
di
un
prospero
successo
,
ma
appaiono
invece
i
sintomi
della
decadenza
che
condurrà
all
'
annientamento
del
partito
.
La
viva
fede
degli
intransigenti
si
manifesta
coll
'
espressione
di
una
meta
ideale
,
che
sta
tanto
più
fuori
della
realtà
quanto
più
è
viva
la
fede
,
e
che
può
giungere
agli
estremi
limiti
dell
'
assurdo
,
se
la
fede
è
vivissima
.
Non
c
'
è
dunque
da
ricavare
nulla
dalla
considerazione
intrinseca
di
questi
fini
,
circa
al
valore
sociale
della
setta
che
li
manifesta
:
essi
indicano
solo
una
direzione
;
ed
anche
in
ciò
occorre
essere
guardinghi
nel
valutarli
,
poiché
la
viva
fede
può
rimanere
e
la
direzione
mutare
.
I
primi
cristiani
erano
pacifisti
,
ed
ebbero
per
successori
uomini
di
non
meno
viva
fede
ma
bellicosi
.
Ora
una
analoga
trasformazione
si
è
compiuta
sotto
i
nostri
occhi
,
in
Germania
,
in
Francia
,
ed
anche
un
poco
in
Italia
.
In
questi
paesi
,
pure
tacendo
di
casi
estremi
come
quello
dello
Hervé
,
abbiamo
veduto
molti
pacifisti
diventare
bellicosi
,
e
non
pochi
socialisti
assecondare
volonterosi
le
guerre
della
«
borghesia
»
.
Se
l
'
Italia
avrà
guerra
,
vedremo
probabilmente
da
noi
trasformazioni
simili
a
quelle
già
osservate
in
Germania
ed
in
Francia
.
Il
fine
ideale
del
nazionalismo
si
sovrapporrà
ad
altri
fini
ideali
,
e
su
di
essi
prevarrà
per
un
tempo
più
o
meno
lungo
.
In
altro
campo
che
in
quello
del
senso
intrinseco
dei
fini
ideali
vuolsi
cercare
principalmente
il
valore
sociale
di
coloro
che
a
questi
fini
tendono
;
e
cioè
dobbiamo
porre
mente
all
'
intensità
delle
fedi
che
per
tal
modo
si
manifestano
.
Le
vive
fedi
che
mirano
a
fini
ideali
sono
quasi
le
sole
forze
che
possano
validamente
opporsi
al
dominio
degli
interessi
materiali
ed
immediati
,
e
che
possano
far
prevalere
la
prosperità
della
patria
sopra
il
tornaconto
individuale
.
Potrebbe
darsi
che
,
se
l
'
Italia
avesse
guerra
,
coloro
che
ora
hanno
per
fine
ideale
la
neutralità
assoluta
,
fossero
di
maggiore
aiuto
per
difendere
la
patria
,
dei
presenti
cacciatori
di
sussidi
alle
cooperative
di
operai
.
Non
si
deve
dimenticare
che
una
società
in
cui
ci
sono
vari
fini
ideali
,
si
muove
secondo
la
risultante
di
tali
forze
e
non
già
pel
verso
preciso
di
una
di
esse
;
ed
è
questo
un
altro
motivo
per
astenersi
dal
considerarne
intrinsecamente
una
,
escludendo
le
altre
.
L
'
arte
di
governo
sta
nel
sapere
adoperare
le
vive
fedi
e
gli
interessi
,
cioè
,
in
poche
parole
,
le
varie
forze
che
operano
nella
società
.
Già
gli
avvenimenti
sinora
seguiti
concedono
di
asserire
che
errore
principale
dei
governanti
tedeschi
fu
lo
avere
troppo
largamente
partecipato
ai
sentimenti
pangermanisti
,
invece
di
badare
solo
ad
adoperare
la
potentissima
forza
che
per
tal
modo
si
manifestava
.
Perciò
,
accecati
dall
'
orgoglio
e
dimenticando
gli
insegnamenti
del
Bismarck
,
furono
tratti
a
trascurare
interamente
la
preparazione
diplomatica
della
guerra
.
In
un
altro
verso
,
si
ha
l
'
errore
del
Governo
italiano
,
nella
guerra
libica
,
che
fu
condotta
badando
solo
agli
interessi
,
e
che
perciò
indebolì
più
che
fortificare
l
'
Italia
.
Al
principio
di
essa
,
grande
era
l
'
entusiasmo
in
paese
,
e
se
si
fosse
alimentata
tale
fiamma
,
avrebbe
potuto
divampare
in
un
incendio
che
avrebbe
portato
in
alto
i
cuori
di
tutto
il
paese
,
preparandolo
all
'
opera
ben
altrimenti
pericolosa
ed
ardua
che
ora
ha
da
compiere
.
Invece
,
collo
studiarsi
di
far
apparire
la
guerra
libica
come
un
'
operazione
facilissima
e
tale
da
non
poter
ledere
alcun
interesse
,
si
è
fatto
quanto
era
possibile
per
spegnere
la
fiamma
dell
'
entusiasmo
,
per
distogliere
il
paese
dalla
considerazione
di
fini
ideali
,
che
solo
pochi
nazionalisti
procurarono
di
mantenere
,
e
a
ricacciarlo
più
che
mai
nella
cura
esclusiva
di
interessi
materiali
,
immediati
,
individuali
.
Ed
ora
potrebbe
ripetersi
un
errore
analogo
,
ma
che
sarebbe
di
ben
maggior
danno
,
se
nascesse
e
si
fortificasse
in
paese
la
persuasione
che
si
potranno
conseguire
grandi
vantaggi
con
pochi
o
punti
sacrifizi
,
badando
agli
interessi
materiali
immediati
più
che
ai
fini
ideali
.
La
storia
smentisce
assolutamente
una
tale
presunzione
,
ed
i
popoli
che
da
essa
si
lasciano
adescare
s
'
avviano
non
alla
prosperità
ed
alla
gloria
,
ma
alla
rovina
ed
all
'
avvilimento
.
StampaQuotidiana ,
Quanti
sono
gli
scrittori
che
riescono
a
vivere
col
frutto
della
loro
arte
,
senza
dover
ricorrere
a
un
altro
mestiere
?
Apparentemente
sono
molti
nelle
così
dette
Repubbliche
popolari
;
ma
pochi
,
pochissimi
negli
Stati
dove
vige
una
relativa
libertà
di
pensiero
e
di
opinione
.
In
questi
ultimi
Paesi
un
numero
imprecisato
di
uomini
di
lettere
riesce
a
sbarcare
il
lunario
,
talora
assai
brillantemente
,
con
lavori
che
si
fanno
con
carta
penna
e
calamaio
e
con
l
'
impiego
della
macchina
da
scrivere
:
e
saranno
collaborazioni
a
giornali
,
sceneggiature
di
film
,
riduzioni
di
romanzi
altrui
a
commedie
o
a
pellicole
,
oppure
opere
di
varia
divulgazione
;
ma
resta
da
dimostrare
che
questi
uomini
vivano
del
frutto
della
loro
arte
(
ammesso
che
ne
abbiano
davvero
una
)
.
La
verità
è
che
anch
'
essi
,
in
quanto
poeti
,
hanno
un
secondo
mestiere
:
quello
dell
'
uomo
di
penna
.
Scrittori
notissimi
,
magari
insigniti
del
premio
Nobel
,
vivono
della
loro
penna
,
non
della
loro
arte
.
Le
eccezioni
non
mancano
,
ma
sono
rare
,
e
anche
queste
sono
illusorie
.
Quando
vediamo
negli
scaffali
le
«
opere
complete
»
di
un
autore
famoso
,
noi
distinguiamo
a
colpo
d
'
occhio
le
poche
che
appartengono
alla
sua
arte
dalle
molte
che
sono
di
pertinenza
del
suo
secondo
mestiere
:
quello
del
produttore
di
parole
stampate
.
Ciò
vale
per
l
'
emisfero
occidentale
.
Altrove
,
si
direbbe
che
le
cose
mutino
.
La
Russia
conta
certamente
alcune
migliaia
di
autori
che
ricevono
dallo
Stato
un
regolare
stipendio
,
in
cambio
del
quale
sono
richiesti
di
fornire
opere
di
creazione
e
non
già
manipolazioni
di
prodotti
pseudo
-
letterari
.
Tuttavia
,
non
occorre
essere
molto
informati
di
quanto
avviene
nell
'
Unione
Sovietica
per
comprendere
che
non
può
esistere
uno
Stato
che
dia
qualcosa
in
cambio
di
nulla
.
Testimonianze
non
sospette
,
anzi
ineccepibili
,
ci
dicono
che
nei
Paesi
totalitari
,
lo
scrittore
che
manifesti
opinioni
o
sentimenti
non
conformi
alle
istruzioni
impartite
dall
'
alto
viene
accusato
(
ed
è
il
meno
che
possa
accadergli
)
di
«
sputare
nel
piatto
in
cui
mangia
»
;
il
che
,
disgraziatamente
,
è
verissimo
.
Un
fanatico
potrebbe
obiettare
che
le
opinioni
personali
non
sono
punto
necessarie
all
'
artista
e
che
la
libertà
non
contrasta
con
un
'
autorità
«
liberamente
»
accettata
.
Ma
chi
accetta
liberamente
una
libertà
condizionata
da
uno
stipendio
?
Un
'
occhiata
alla
storia
letteraria
ci
dice
che
la
Russia
ebbe
una
grande
letteratura
rivoluzionaria
solo
nel
tempo
in
cui
gli
scrittori
non
riscuotevano
salari
statali
.
Dopo
è
stato
quasi
il
deserto
.
Le
osservazioni
che
abbiamo
fatte
,
non
certo
peregrine
,
mostrano
chiaramente
come
sia
quasi
impossibile
,
in
tutto
il
mondo
,
a
uno
scrittore
di
vivere
dell
'
arte
sua
.
Lo
scrittore
che
vende
1c
sue
parole
può
occasionalmente
darci
alcune
pagine
di
autentico
valore
poetico
e
magari
qualche
opera
duratura
,
ma
non
vivrà
che
del
prodotto
delle
sue
opere
deteriori
.
A
tutti
,
a
quasi
tutti
gli
scrittori
,
s
'
impone
il
secondo
mestiere
,
e
non
è
detto
che
i
mestieri
apparentemente
intellettuali
(
insegnamento
,
giornalismo
,
cinema
,
ecc
.
)
siano
i
più
conciliabili
con
quelle
vacanze
dello
spirito
che
sono
il
vero
terreno
da
cui
sorge
l
'
arte
.
Un
Foscolo
o
un
Leopardi
che
passino
dieci
ore
al
giorno
sforbiciando
comunicati
di
agenzie
giornalistiche
sono
inimmaginabili
;
mentre
è
stato
possibile
a
impiegati
di
banca
di
scrivere
Giovannin
Bongee
o
The
Waste
Land
.
D
'
altra
parte
,
è
facile
l
'
obiezione
,
non
sarebbe
mai
sorta
la
Commedia
umana
se
Balzac
avesse
trascorso
la
sua
breve
vita
negli
uffici
di
una
Cassa
di
Risparmio
;
non
avremmo
avuto
Guerra
e
pace
e
la
Recherche
se
Tolstoi
e
Proust
non
fossero
stati
dotati
di
un
considerevole
«
censo
»
.
E
in
questo
caso
noi
scopriamo
quale
può
essere
il
secondo
mestiere
più
favorevole
alle
lettere
;
quello
del
rentier
.
Oltre
questo
,
esistono
i
mestieri
veri
e
propri
,
tra
i
quali
è
largamente
compreso
quello
del
produttore
di
libri
.
Ma
bisogna
anche
riconoscere
la
strana
situazione
in
cui
viene
a
trovarsi
l
'
autore
di
libri
invenduti
e
perciò
poco
o
punto
redditizi
.
Centinaia
,
forse
migliaia
di
pittori
e
scultori
di
dubbio
valore
vivono
vendendo
le
loro
opere
e
fra
i
loro
clienti
,
direttamente
o
indirettamente
,
non
manca
quasi
mai
lo
Stato
.
Larghe
sovvenzioni
statali
rendono
possibile
la
difficile
vita
della
musica
,
del
teatro
e
del
cinema
.
Una
chiusura
degli
sportelli
,
una
«
serrata
»
da
parte
di
pittori
o
di
cineasti
o
di
teatranti
getterebbe
il
mondo
intero
nella
costernazione
.
Ma
fate
che
gli
scrittori
incrocino
le
braccia
e
stringano
la
cintola
,
e
vedrete
che
nessuno
si
accorgerà
della
loro
protesta
.
I
giornali
continueranno
a
uscire
,
e
tutti
saranno
convinti
che
qualche
capolavoro
inedito
prima
o
poi
-
meglio
se
dopo
la
morte
dell
'
autore
-
finirà
per
essere
scoperto
nel
fondo
di
qualche
cassetto
.
In
definitiva
,
la
vecchia
opinione
che
la
letteratura
vada
scoraggiata
persiste
tenacemente
alla
radice
della
nostra
formazione
classica
.
Lascio
al
lettore
decidere
se
questo
è
un
alibi
che
permette
al
mondo
borghese
di
affamare
i
poeti
senza
provarne
rimorso
;
o
se
sia
anche
un
indiretto
omaggio
alla
rarità
e
imprevedibilità
della
poesia
.
Praticato
su
vasta
scala
-
come
oggi
avviene
-
il
mestiere
di
scrittore
ha
una
tradizione
piuttosto
recente
,
da
porsi
in
relazione
con
lo
sviluppo
del
giornalismo
e
dell
'
attività
editoriale
.
Se
non
vogliamo
partire
addirittura
dal
primo
Settecento
,
Edgar
Poe
è
già
il
tipo
del
moderno
pubblicista
che
vive
di
collaborazioni
pagate
:
e
male
gliene
incolse
;
ma
in
epoca
più
recente
,
il
Melville
non
fu
che
un
modesto
impiegato
.
Né
ci
rifaremo
più
addietro
per
ricordare
le
professioni
,
e
le
disavventure
economiche
,
di
un
genio
quale
il
Cervantes
.
Nei
tempi
eroici
della
poesia
i
poeti
furono
diplomatici
,
ciambellani
,
ecclesiastici
,
guerrieri
,
mercanti
,
figli
di
papà
e
occasionalmente
anche
ladri
e
assassini
,
ma
non
vissero
mai
dei
«
diritti
d
'
autore
»
.
Non
mancavano
,
s
'
intende
,
i
poeti
cesarei
,
i
librettisti
o
gli
agiografi
di
Corte
,
ma
si
tratta
di
casi
isolati
,
ed
anche
oggi
esistono
commediografi
(
per
lo
più
mediocri
)
che
vivono
dei
loro
prodotti
.
Non
occorre
ripetere
che
si
tratta
per
lo
più
di
«
prodotti
»
,
non
di
opere
d
'
arte
.
D
'
altronde
,
il
teatro
è
un
mondo
che
sta
a
sé
.
In
ogni
tempo
si
ebbero
uomini
di
teatro
che
furono
insieme
autori
attori
e
impresari
,
e
che
quindi
esercitarono
contemporaneamente
professioni
diverse
;
ma
nemmeno
questo
caso
può
invalidare
il
vecchio
assioma
che
i
carmi
non
danno
pane
.
11
problema
di
far
sì
che
i
poeti
possano
mettere
la
pentola
al
fuoco
senza
perdere
gli
anni
migliori
in
un
altro
mestiere
si
presenta
dunque
,
oggi
,
più
che
mai
insolubile
.
Ma
è
probabile
che
sia
,
come
tutti
i
problemi
insolubili
,
una
questione
mal
posta
.
Dire
che
uno
Stato
rispettabile
dovrebbe
distribuire
impieghi
puramente
simbolici
,
sinecure
o
altro
ai
suoi
più
promettenti
scrittori
,
oppure
garantire
con
leggi
e
decreti
,
o
magari
mauri
militari
,
la
vendita
dei
loro
scritti
,
è
dar
prova
di
irrimediabile
ingenuità
.
Forse
una
società
ideale
potrebbe
aiutare
i
suoi
poeti
,
i
suoi
scrittori
in
modo
del
tutto
segreto
e
indiretto
,
senza
offenderne
la
dignità
e
l
'
indipendenza
;
ma
le
antiche
società
feudali
erano
molto
più
adatte
a
raggiungere
questo
scopo
.
La
nuova
civiltà
industriale
,
fondata
sul
denaro
e
sul
successo
,
non
offre
alcuna
garanzia
a
tale
riguardo
.
In
una
civiltà
come
la
nostra
solo
un
'
arte
d
'
uso
,
una
Gebrauchskunst
,
può
trasformarsi
in
denaro
spicciolo
.
Un
quadro
fatto
distribuendo
quattro
buchi
su
una
tela
,
una
musica
ottenuta
filtrando
o
dosando
pochi
ruggiti
elettronici
può
essere
un
oggetto
che
si
vende
a
privati
consumatori
e
magari
allo
Stato
,
attraverso
sussidi
a
mostre
,
festival
ecc.
Molto
più
difficile
,
e
infinitamente
meno
raccomandabile
,
è
che
Io
Stato
organizzi
e
«
pianifichi
»
elargizioni
di
quattrini
ai
suoi
poeti
,
sottraendoli
all
'
onta
del
secondo
mestiere
.
Chi
sceglierebbe
questi
poeti
?
Quale
-
da
noi
inesistente
-
Accademia
?
E
con
quali
garanzie
di
serietà
?
E
chi
potrebbe
impedire
il
moltiplicarsi
dei
sedicenti
poeti
aspiranti
a
prebende
e
sovvenzioni
?
Purtroppo
la
poesia
(
intesa
nella
più
lata
accezione
)
è
oggi
l
'
arte
più
indifesa
;
per
diverse
e
forse
opposte
ragioni
,
tanto
le
società
totalitarie
quanto
quelle
che
s
'
illudono
di
essere
libere
non
possono
far
nulla
per
favorirne
o
proteggerne
la
nascita
.
Si
direbbe
,
anzi
,
che
siano
fatte
apposta
per
creare
condizioni
ostili
al
suo
sviluppo
.
Ma
sarebbe
un
errore
credere
che
simili
premesse
rendano
meno
onorevole
la
vita
,
e
la
vocazione
stessa
,
dei
poeti
.
Probabilmente
,
la
costituzionale
inettitudine
della
poesia
a
fruttar
quattrini
ai
poeti
significa
ch
'
essa
ha
una
sua
particolare
dignità
alla
quale
le
altre
arti
non
sempre
possono
aspirare
.
Trenta
giovani
pittori
italiani
sono
stati
presentati
insieme
,
tempo
addietro
,
da
un
illustre
critico
sotto
il
titolo
:
Trenta
maestri
di
domani
senza
che
quasi
nessuno
gridasse
allo
scandalo
.
Ma
se
i
trenta
fossero
stati
poeti
anziché
pittori
,
né
il
presentatore
né
i
poeti
stessi
si
sarebbero
salvati
dal
ridicolo
.
Ciò
significa
che
la
poesia
non
è
ancora
discesa
,
nell
'
opinione
pubblica
,
al
grado
di
merce
;
e
che
il
titolo
,
in
verità
assai
scaduto
,
di
maestro
non
può
essere
tollerato
da
uno
scrittore
che
si
rispetti
.
Se
a
tale
grado
di
dignità
si
può
giungere
solo
praticando
un
secondo
mestiere
,
ebbene
,
ben
vengano
i
secondi
e
terzi
mestieri
.
Tutti
i
danni
che
ad
essi
si
ascrivono
sono
largamente
compensati
dal
fatto
che
per
mezzo
loro
l
'
arte
della
parola
non
si
è
ancora
posta
al
livello
delle
così
dette
«
belle
arti
»
,
certo
più
redditizie
,
ma
a
costo
di
quali
equivoci
!
.
StampaQuotidiana ,
Più
che
mai
il
potere
delle
parole
.
Sono
loro
a
fare
la
storia
.
Ma
"
fare
la
storia
"
anche
questo
non
è
che
una
parola
;
se
poi
si
stampa
"
Storia
"
con
la
maiuscola
non
afferriamo
più
niente
,
ma
qualcuno
rischia
di
essere
afferrato
.
Il
linguaggio
non
ha
fatto
vacanza
,
il
25
aprile
1994
:
presidiava
le
piazze
,
era
il
superprefetto
di
Milano
,
ha
fatto
il
cuoco
e
l
'
albergatore
,
l
'
infermiere
,
il
regista
;
ha
avuto
una
delle
sue
grandi
giornate
.
Sfogliando
i
giornali
che
hanno
coperto
brillantemente
l
'
evento
,
è
una
fantasmagoria
di
apparizioni
linguistiche
rivelatrici
a
venirti
incontro
.
Un
bel
fiocco
blu
è
"
fascismo
telecratico
"
,
i
cui
genitori
sono
indubbiamente
"
telecrazia
"
e
"
telefascismo
"
,
Non
importa
sapere
che
cosa
e
se
qualcosa
gli
corrisponda
:
la
parola
"
è
la
cosa
"
.
Da
uno
che
grida
"
aspettatemi
,
berlusconi
"
è
messo
in
movimento
"
berluscone
"
come
ingiuria
affettuosa
(
a
seconda
del
tono
e
del
destinatario
)
.
Usi
possibili
:
"
Piantala
,
berluscone
!
,
"
Siete
una
banda
di
berlusconi
!
"
,
"
Ha
una
moglie
un
po
'
berluscona
"
.
Buon
viaggio
.
Incantevoli
i
"
collages
"
surrealisti
operati
dal
caso
:
il
gonfalone
dell
'
ANPI
sventolato
accanto
a
"
Lesbiche
contro
"
,
gli
albanesi
nostalgici
di
Hoxha
venuti
a
salvare
dal
fascismo
la
sventurata
Italia
,
la
cassetta
da
elemosine
"
Per
sostenere
il
programma
agroalimentare
del
governo
cubano
"
che
prende
i
mille
e
i
diecimila
dei
"
Cabarettisti
Combattenti
"
,
un
'
insegna
che
da
sola
fa
grido
.
Ma
contro
che
cosa
saranno
le
lesbiche
contro
?
In
occasione
della
ricorrenza
sono
"
contro
ogni
fascismo
"
.
Dunque
ci
sarà
,
da
qualche
parte
,
oltre
al
fascismo
telecratico
,
un
fascismo
antilesbico
,
col
quale
bisognerà
pur
fare
i
conti
,
se
non
vogliamo
essere
berlusconizzati
.
Sarebbe
ancora
poco
.
Il
rischio
maggiore
è
la
"
berlusclonazione
"
,
da
cui
possono
uscire
solo
dei
reggimenti
di
SS
"
berlusclonati
"
,
contro
i
quali
la
vigilanza
cabarettista
e
lesbista
dovrà
essere
tre
volte
cubana
.
Da
concorso
il
cartello
"
Fini
il
fascista
travestito
da
Mulino
Bianco
"
ma
il
premio
va
assegnato
a
"
Berlusconi
sei
la
nostra
America
,
noi
saremo
il
tuo
Vietnam
"
,
rivelatore
anche
di
un
'
adeguata
conoscenza
della
storia
contemporanea
.
Ne
può
nascere
perfino
una
tombola
casalinga
,
guerresca
,
con
giocatori
Berlusconi
-
America
e
giocatori
Vietnam
.
(
Però
,
se
vincesse
l
'
America
?
Bisognerà
truccare
il
gioco
)
.
Ispirato
da
recenti
immagini
pie
telecratiche
un
"
Ci
piace
di
più
Mussolini
a
testa
in
giù
"
,
interessante
perchè
prodotto
non
da
memoria
storica
ma
dall
'
informazione
che
rifà
attuale
tutto
quello
che
vuole
.
Il
capro
espiatorio
sul
luogo
è
stato
,
a
Milano
,
il
malavventurato
Umberto
Bossi
,
caricato
di
tutto
quel
che
la
folla
sente
come
proprio
peccato
:
venduto
,
buffone
,
traditore
,
fascista
,
infiltrato
,
piduista
,
razzista
.
In
segno
di
solidarietà
,
col
mondo
che
nuore
di
fame
,
gli
hanno
tirato
pagnotte
...
Straordinarie
le
panoramiche
di
ombrelli
aperti
.
A
Milano
c
'
era
stata
una
celebre
"
giornata
degli
ombrelli
"
,
quando
la
folla
gioiosamente
democratica
trafisse
con
le
punte
degli
ombrelli
il
povero
ministro
napoleonico
Prina
,
ma
a
Bossi
è
andata
bene
,
niente
crocefissione
artigianale
,
soltanto
parole
parole
parole
....
.
Era
linguaggio
contro
linguaggio
,
essendo
Bossi
un
fortissimi
megafono
di
parole
,
di
quelle
che
hanno
travolto
le
palafitte
del
vecchio
potere
a
tre
corna
-
ma
linguaggio
sempre
,
nel
suo
violento
usurpare
tutto
.
Ancora
qualche
filosofico
cartello
:
"
Resistenza
umana
antispot
"
,
"
Appena
decidi
di
resistere
hai
cominciato
a
vincere
"
,
"
Se
Mussolini
è
il
più
grande
io
sono
un
muflone
"
.
L
'
Oscar
degli
Oscar
però
a
"
Dio
sia
davvero
antifascista
"
.
Qui
cala
la
notte
della
mente
di
Bertinotti
,
rifondatore
anche
in
fatto
di
teologia
:
"
La
religione
civile
dell
'
Italia
dev
'
essere
l
'
antifascismo
"
.
Oh
Lucrezio
,
Lucrezio
mio
:
"
Tantum
religio
potuit
suadere
malorum
!
"
C
'
è
in
po
'
di
tutto
nel
Nuovo
Catechismo
,
ma
sicuramente
manca
l
'
antifascismo
.
Mettiamocelo
,
per
la
maggior
gloria
di
Dio
.
(
Un
libro
di
Mario
Appelius
era
dedicato
alla
memoria
di
"
Nicola
Bonservizi
,
martire
della
"
religione
"
fascista
"
)
.
Tira
aria
di
Millennio
e
non
c
'
è
da
scherzare
.
A
forme
di
religiosa
demenza
collettiva
,
è
forse
là
che
la
gente
vuole
arrivare
.
Ma
è
una
vecchia
verità
che
atràs
la
cruz
està
el
diablo
.
Com
'
è
anomalo
e
curioso
il
fenomeno
Berlusconi
,
ieri
telecrate
oggi
incaricato
di
formare
governi
,
altrettanto
lo
è
l
'
antiberlusconismo
,
entrato
nel
linguaggio
(
anche
fuori
d
'
Italia
)
fin
dal
primo
accenno
del
Cavaliere
a
"
scendere
in
campo
"
e
penetrato
già
profondamente
in
pezzi
di
labirinto
dell
'
anima
collettiva
.
Restiamo
nella
pura
allucinazione
linguistica
:
ecco
già
apparsi
i
graffitti
in
cui
Berlusconi
è
definito
"
boia
"
.
Questo
,
ragionevolmente
,
dovrebbe
avere
per
premessa
degli
atti
da
carnefice
,
un
passato
di
delitti
quale
talvolta
hanno
i
vecchi
,
stanchi
lupi
della
politica
:
ma
se
il
Boia
conta
pochi
mesi
di
vita
,
soltanto
un
astrologo
senza
macchia
può
predire
,
pur
sempre
con
rischio
di
errore
,
che
lo
diventerà
.
Circa
l
'
antiveggenza
di
massa
,
e
l
'
interpretazione
di
segni
e
comete
da
parte
di
piazze
gremite
,
non
ne
è
documentata
alcuna
relazione
con
la
luce
.
Tuttavia
la
parola
,
megera
terribile
,
crea
il
"
boia
"
Berlusconi
per
semplice
associazione
,
in
una
cadenza
ripetitiva
di
tamburi
che
si
perde
,
dopo
nulla
aver
significato
,
nel
nulla
.
Sia
benedetto
il
buon
senso
,
sia
lodata
e
meditata
l
'
esatta
diagnosi
di
Emma
Bonino
,
che
ha
riscontrato
negli
italiani
una
"
introversione
"
,
che
gli
impedisce
di
staccarsi
una
buona
volta
da
quel
passato
,
che
gli
fa
vedere
immobilmente
"
sub
specie
"
di
fascismo
e
antifascismo
qualsiasi
cosa
.
Così
non
gli
resta
,
lo
sguardo
invertito
e
concentrato
su
una
danza
di
spettri
fatti
continuamente
ballare
da
vacue
ma
arroventate
parole
,
neppure
una
briciola
di
attenzione
per
la
straziante
sterminio
di
un
popolo
OGGI
stuprato
,
deportato
,
bombardato
,
fatto
a
pezzi
a
trecento
chilometri
dalla
frontiera
di
Muggia
.
Al
fascismo
la
crema
dei
pensieri
!
Ai
disperati
dei
Balcani
le
maglie
,
le
camicie
,
i
calzini
che
non
servono
più
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
molta
gente
che
,
ad
un
tempo
,
lamenta
il
caro
vivere
ed
approva
i
provvedimenti
che
lo
producono
.
Un
'
esperienza
secolare
ha
dimostrato
che
le
restrizioni
al
commercio
nazionale
ed
internazionale
,
i
vincoli
dell
'
industria
,
gli
ostacoli
posti
al
libero
muoversi
dei
capitali
recano
scarsità
di
produzione
e
disagio
economico
,
manifestato
dal
caro
vivere
,
come
il
termometro
palesa
l
'
alzarsi
della
temperatura
.
Quindi
chi
vuole
le
prime
cose
deve
anche
volerne
la
conseguenza
;
e
chi
questa
non
vuole
non
deve
neppure
volere
le
prime
.
E
altresì
evidente
che
,
se
si
lavora
meno
e
si
consuma
di
più
,
ne
segue
uno
squilibrio
che
reca
ancora
disagio
economico
.
Chi
,
da
una
parte
,
approva
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
,
i
continui
scioperi
,
divenuti
oramai
uno
svago
,
il
lavoro
svogliato
,
l
'
ozio
crescente
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
i
salari
accresciuti
,
che
concedono
maggior
consumo
,
almeno
sinché
non
siano
compensati
dall
'
aumento
dei
prezzi
,
i
sussidi
di
disoccupazione
,
che
spessissimo
sono
sussidi
dati
a
chi
non
vuole
lavorare
se
non
ad
alto
prezzo
e
come
a
lui
pare
e
piace
,
i
premi
di
ogni
genere
assegnati
a
certe
classi
di
cittadini
,
ed
altre
simili
cose
che
operano
nel
senso
di
accrescere
il
consumo
,
vuole
propriamente
che
ad
una
deficiente
produzione
corrisponda
un
sovrabbondante
consumo
,
e
poiché
ciò
non
è
assolutamente
possibile
appare
un
contrasto
di
cui
è
indice
e
misura
l
'
alzarsi
dei
prezzi
.
I
governi
,
per
fare
le
spese
di
tutti
quei
provvedimenti
,
ricorrono
all
'
aumento
delle
imposte
,
agli
imprestiti
,
alla
emissioni
di
cartamoneta
;
e
per
tal
modo
,
mentre
da
un
lato
stimolano
i
consumi
,
dall
'
altra
deprimono
la
produzione
,
distogliendo
da
essa
,
in
parte
almeno
,
i
capitali
che
vi
si
sarebbero
volti
.
Approvare
tutto
ciò
e
deplorare
il
caro
vivere
che
ne
è
la
conseguenza
,
mostrarsi
favorevoli
al
falcidiare
dei
capitali
che
opera
il
governo
,
e
predicare
che
devesi
accrescere
la
produzione
,
ricorda
lo
scherzo
di
quel
dabbenuomo
il
quale
esponeva
come
suo
programma
politico
:
«
Chiedere
più
all
'
imposta
,
meno
al
contribuente
»
.
I
nodi
principiano
a
venire
al
pettine
.
Si
ode
il
grido
d
'
allarme
:
manca
il
carbone
!
E
di
che
vi
meravigliate
?
Se
i
minatori
lavorano
meno
tempo
e
meno
intensamente
,
da
dove
volete
che
venga
il
carbone
?
Deve
forse
venir
fuori
dalla
miniera
,
come
se
fosse
un
animale
,
colle
proprie
zampe
?
Ma
si
«
potrebbe
»
accrescere
la
produzione
,
col
miglior
uso
delle
macchine
,
col
dare
le
miniere
allo
Stato
,
che
già
avendo
procacciato
l
'
abbondanza
di
ogni
ben
di
Dio
,
procurerà
certo
anche
quella
del
carbone
.
E
sia
pure
,
su
ciò
qui
non
vogliamo
contendere
.
Aspetta
cavallo
che
l
'
erba
cresce
.
Ragioniamo
di
ciò
che
è
,
non
di
ciò
che
potrebbe
essere
.
Un
poco
dappertutto
si
citano
fatti
che
dimostrano
la
riduzione
della
produzione
.
La
soppressione
del
lavoro
a
cottimo
ha
avuto
effetti
deprimenti
.
A
Kiel
,
un
operaio
,
lavorando
a
cottimo
,
faceva
100
fori
in
un
giorno
,
lavorando
a
giornata
,
solo
39
.
A
Eidelstedt
,
gli
operai
producevano
,
a
cottimo
,
950
Kg
.
di
filo
di
ferro
in
ore
9,30
,
e
ne
producono
solo
600
Kg
.
in
8
ore
,
lavorando
a
giornata
.
Non
importa
loro
più
nulla
di
perdere
il
posto
,
perché
hanno
i
sussidi
di
disoccupazione
,
mercé
i
quali
possono
godersela
,
senza
lavorare
.
In
Francia
,
il
governo
costringe
la
Germania
a
mandare
operai
per
rimettere
in
assetto
le
regioni
che
furono
invase
;
in
quel
paese
ed
in
altri
gli
agricoltori
e
gli
industriali
si
lamentano
che
manca
la
mano
d
'
opera
,
dunque
parrebbe
che
sovrabbondi
il
lavoro
;
ma
i
governi
di
quei
paesi
spendono
grandi
somme
per
sussidi
di
disoccupazione
,
dunque
parrebbe
che
invece
sono
gli
operai
che
sovrabbondano
.
La
contraddizione
sparisce
quando
si
consideri
che
non
è
lavoro
ma
ozio
che
vogliono
i
sussidiati
,
oppure
che
se
accetterebbero
lavoro
sarebbe
ad
un
prezzo
che
non
si
può
pagare
.
Per
dimostrare
che
l
'
aumento
della
spesa
di
mano
d
'
opera
poco
opera
sull
'
aumento
del
prezzo
del
prodotto
,
si
citano
statistiche
,
dalle
quali
,
ad
esempio
,
si
ricava
che
nel
costo
del
prodotto
c
'
è
il
16
per
cento
di
costo
di
mano
d
'
opera
e
il
56
per
cento
di
costo
di
materie
prime
,
e
se
ne
deduce
che
,
anche
raddoppiando
i
salari
,
il
prezzo
del
prodotto
dovrebbe
crescere
solo
del
16
per
cento
,
e
se
cresce
di
più
,
é
colpa
degli
«
ingordi
speculatori
»
,
con
quel
che
segue
.
Bravi
!
E
le
materie
prime
,
e
il
carbone
per
fare
andare
le
macchine
,
l
'
olio
per
ungerle
,
gli
strofinacci
,
ecc
.
,
tutto
é
caduto
dalla
luna
,
proprio
dove
se
ne
ha
bisogno
?
Non
occorre
mano
d
'
opera
per
produrre
tutto
ciò
né
per
trasportarlo
?
E
i
salari
degli
impiegati
,
che
pure
debbono
mangiare
,
vestirsi
,
alloggiarsi
,
le
spese
generali
,
ecc
.
,
non
crescono
in
relazione
col
crescere
dei
salari
?
L
'
enorme
aumento
del
costo
della
mano
d
'
opera
dei
muratori
e
per
i
materiali
che
adoperano
ha
fatto
tanto
rincarare
le
case
che
oramai
poche
se
ne
edificano
;
mancano
dunque
gli
alloggi
e
finirebbe
col
mancare
il
lavoro
ai
muratori
ed
ai
produttori
di
materiali
da
costruzione
,
i
quali
perciò
dovrebbero
adattarsi
a
lavorare
più
,
meglio
ed
a
minor
prezzo
.
Ma
interviene
il
governo
,
e
dà
sussidi
per
la
costruzione
di
case
,
quindi
favorisce
l
'
ascesa
dei
salari
e
dell
'
ozio
di
coloro
che
le
edificano
,
e
toglie
ogni
remora
che
avrebbe
potuto
ricondurli
a
più
miti
consigli
.
Dicesi
che
l
'
intervento
del
governo
mira
a
procurare
alloggio
a
chi
ne
manca
,
no
,
mira
a
procurare
alti
salari
ed
ozio
a
coloro
che
edificano
le
case
.
Mira
anche
a
favorire
indirettamente
l
'
emigrazione
dalle
campagne
nelle
città
,
togliendo
l
'
ostacolo
del
caro
prezzo
dell
'
alloggio
.
Non
dico
che
tutto
ciò
sia
biasimevole
,
potrebbe
anzi
essere
lodevole
;
narro
,
non
giudico
,
e
mi
limito
qui
ad
esporre
alcune
contraddizioni
.
Volete
produrre
molte
derrate
alimentari
e
distogliete
la
gente
dalle
campagne
,
ove
solo
si
possono
avere
;
volete
bere
molto
vino
e
togliete
i
lavoratori
alle
viti
,
volete
accrescere
la
produzione
industriale
e
sperperate
i
capitali
che
ad
essa
occorrono
.
Tutto
non
si
può
avere
.
Tra
due
partiti
che
si
escludono
vicendevolmente
,
pigliate
quello
che
vi
piace
,
e
lasciate
stare
l
'
altro
.
Come
dice
un
proverbio
toscano
,
non
si
può
avere
la
botte
piena
e
la
moglie
ubriaca
.
Per
ridurre
le
ore
di
lavoro
e
crescere
i
salari
parrebbe
che
giovasse
scegliere
il
momento
in
cui
la
produzione
cresce
ed
abbonda
,
invece
si
é
scelto
proprio
il
momento
in
cui
scema
ed
é
deficiente
.
È
dunque
evidente
che
sono
intervenute
altre
forze
,
che
non
sono
quelle
economiche
,
e
che
la
contraddizione
é
sociale
più
che
economica
.
Tali
contraddizioni
hanno
origine
dal
fatto
che
le
circostanze
spingono
,
a
volere
sciogliere
problemi
insolubili
;
ed
é
appunto
ciò
che
fa
molto
grave
e
pericolosa
la
crisi
la
quale
,
in
ogni
modo
,
doveva
seguire
dopo
la
guerra
.
StampaQuotidiana ,
Molti
anni
fa
,
a
Firenze
,
quando
il
caffè
delle
Giubbe
Rosse
era
ancora
luogo
di
riunione
di
artisti
veri
o
presunti
,
mi
accadeva
di
incontrarvi
spesso
Mario
Castelnuovo
Tedesco
,
il
musicista
al
quale
è
stato
assegnato
giorni
fa
,
qui
a
Milano
,
un
grande
premio
per
un
'
opera
lirica
tratta
dal
Mercante
di
Venezia
di
Shakespeare
.
Castelnuovo
portava
con
sé
fasci
di
musiche
antiche
e
moderne
,
voluminosi
«
spartiti
»
,
e
li
leggeva
come
si
legge
un
romanzo
o
una
rivista
,
assistito
da
una
facoltà
di
audizione
interna
che
per
me
aveva
del
miracoloso
.
La
sua
lettura
non
era
,
beninteso
,
un
fatto
puramente
oculare
,
volta
soltanto
a
studiare
gli
ingranaggi
,
la
meccanica
dei
«
pezzi
»
;
era
una
lettura
che
riusciva
a
materializzare
,
sia
pure
con
un
suono
interiore
,
i
colori
e
i
timbri
degli
impasti
orchestrali
.
Era
dunque
un
'
esecuzione
assoluta
,
se
qualcosa
di
assoluto
può
darsi
nella
trasmissione
e
comunicazione
di
un
'
opera
d
'
arte
.
Ed
era
,
comunque
,
un
'
approssimazione
in
nulla
diversa
dalla
lettura
di
un
libro
di
poesia
:
con
un
limite
ch
'
è
dato
dalla
sensibilità
del
lettore
-
ascoltatore
.
Purtroppo
,
essendo
molto
rari
i
lettori
di
musica
provveduti
di
un
simile
dono
,
le
opere
musicali
vivono
nel
tempo
solo
attraverso
la
loro
fisica
estrinsecazione
,
che
richiede
edifizi
ad
hoc
,
sale
da
concerto
,
cantanti
,
strumentisti
,
ed
oggi
anche
registi
,
scenografi
e
teatranti
d
'
ogni
genere
.
Quella
che
si
sarebbe
detta
,
in
certo
senso
,
la
più
immateriale
delle
arti
(
la
musica
,
antica
come
il
canto
degli
uccelli
)
è
diventata
la
più
ingombrante
,
la
più
materiale
di
tutte
le
espressioni
artistiche
.
Pensate
alla
triste
sorte
del
Grande
Musicista
.
Ha
scritto
,
due
secoli
or
sono
,
oltre
a
molte
composizioni
di
musica
da
concerto
,
quaranta
,
cinquanta
melodrammi
dei
quali
si
conosce
solo
il
titolo
.
Le
partiture
sono
andate
perdute
;
forse
non
esistettero
mai
e
quelle
opere
furono
un
coacervo
di
parti
,
di
«
pezzi
»
,
messi
insieme
di
volta
in
volta
.
In
ogni
modo
,
due
o
tre
di
quei
drammi
-
forse
i
peggiori
dell
'
autore
-
si
conservano
in
qualche
archivio
.
Dopo
un
paio
di
secoli
si
decide
di
rappresentarne
uno
.
L
'
impresa
si
rivela
difficile
:
gli
strumenti
di
oggi
non
sono
quelli
di
ieri
,
le
voci
degli
evirati
non
esistono
più
,
bisogna
rifare
di
sana
pianta
lo
strumentale
,
completare
accompagnamenti
che
non
sono
scritti
o
lo
sono
in
modo
approssimativo
.
Inoltre
,
l
'
opera
si
rivela
noiosa
al
gusto
d
'
oggi
;
occorrerà
tagliare
,
sopprimere
qualche
parte
,
eventualmente
sostituire
qualche
brano
o
aria
con
altro
dello
stesso
autore
.
Infine
,
col
conforto
di
ogni
genere
di
accorgimenti
spettacolari
,
l
'
opera
viene
varata
.
Il
pubblico
che
vi
accorre
è
un
pubblico
di
!
lite
;
ha
pagato
caro
il
biglietto
e
va
ad
assistere
a
un
fatto
mondano
.
Tolte
rare
eccezioni
,
il
suo
interesse
per
quella
musica
è
nullo
.
Dopo
tre
o
quattro
sere
l
'
opera
-
giudicata
concordemente
una
«
barba
»
-
viene
tolta
dal
cartellone
.
Non
se
ne
riparla
più
;
forse
eccezionalmente
,
sarà
ripresa
cinquant
'
anni
dopo
,
con
ulteriori
manipolazioni
e
contaminazioni
.
Il
gusto
è
mutato
e
si
rendono
necessarie
nuove
salse
,
nuovi
sapori
.
Il
Grande
Musicista
,
dopo
essersi
riaffacciato
per
un
attimo
alla
vita
,
torna
al
suo
luogo
naturale
.
Il
suo
nome
figura
nei
dizionari
biografici
,
nelle
enciclopedie
,
nei
trattati
.
È
il
nome
di
un
«
classico
»
.
Ma
la
gente
ha
ben
altro
da
fare
che
di
occuparsi
dei
classici
.
La
musicologia
e
la
critica
d
'
arte
sono
più
recenti
della
storia
e
della
critica
della
poesia
,
ma
stanno
recuperando
il
tempo
perduto
.
Da
vari
anni
le
musiche
sono
registrate
,
incise
;
e
dei
quadri
si
fanno
riproduzioni
a
colori
che
quasi
si
scambiano
con
gli
originali
.
Se
un
nuovo
diluvio
non
sommergerà
il
mondo
intero
è
lecito
pensare
che
molte
opere
d
'
arte
del
nostro
tempo
sopravvivranno
.
Anch
'
esse
,
peni
,
dovranno
essere
lette
e
interpretate
;
ed
è
verosimile
che
i
quadri
dipinti
con
la
scopa
e
le
musiche
pulviscolari
che
oggi
deliziano
intere
popolazioni
civili
riescano
fra
qualche
secolo
totalmente
incomprensibili
.
Forse
non
è
nemmeno
il
caso
di
parlare
di
incomprensione
,
perché
l
'
arte
nuova
sempre
meno
fa
appello
alla
ragione
;
ma
il
fatto
è
che
quando
i
ritrovati
della
nuova
arte
saranno
diventati
motivi
di
decorazione
(
per
esempio
,
musiche
di
scena
,
fregi
e
disegni
per
stoffe
o
ceramiche
)
,
sarà
estremamente
problematico
distinguere
tra
opera
d
'
arte
e
oggetto
d
'
uso
.
Anzi
,
si
può
dire
che
mai
conce
oggi
l
'
arte
è
stata
una
fuga
dal
tempo
,
una
corsa
verso
l
'
anonimato
:
tant
'
è
vero
che
l
'
arte
preistorica
riesce
più
accessibile
agli
indotti
che
l
'
arte
strettamente
localizzata
in
un
tempo
e
in
una
civiltà
ben
conosciuti
.
Non
credo
al
fatto
che
noi
riusciremo
a
«
comprendere
»
i
fantocci
e
i
feticci
che
André
Malraux
va
proponendo
alla
nostra
ammirazione
.
È
quasi
certo
che
in
opere
simili
prese
forma
un
sacrale
sentimento
della
vita
onninamente
lontano
dal
nostro
.
Un
sentimento
s
'
intende
,
che
conteneva
anche
una
ragione
,
sebbene
ne
fosse
indistinto
,
e
un
pensiero
che
oggi
ci
sfugge
.
Opere
così
fatte
sono
ormai
per
noi
soltanto
motivi
plastici
,
destinati
poi
a
ricorrere
nelle
arti
moderne
per
opera
di
artefici
desiderosi
,
razionalmente
,
di
imbarbarirsi
.
Tuttavia
noi
,
pur
ammirando
l
'
arte
preistorica
,
l
'
accogliamo
a
grandi
bracciate
,
prendendo
d
'
infilata
secoli
e
secoli
,
del
tutto
incapaci
di
dare
di
ogni
singola
opera
un
giudizio
individuante
.
Si
tratta
,
si
dirà
,
di
preistoria
.
Eppure
l
'
interesse
che
destano
i
millenni
più
bui
non
avrebbe
senso
se
non
corrispondesse
a
un
profondo
bisogno
dei
nostri
giorni
.
E
a
ben
guardare
può
dirsi
che
l
'
oscuro
proposito
delle
nuove
arti
sia
proprio
di
accelerare
l
'
avvento
di
un
tempo
nel
quale
anche
l
'
evo
moderno
,
per
non
dire
dell
'
antico
,
diventi
preistoria
.
Se
consideriamo
che
il
mondo
produttore
d
'
arte
è
,
da
circa
un
secolo
almeno
,
quadruplicato
per
l
'
apporto
di
continenti
prima
sconosciuti
,
e
che
tale
espansione
è
lungi
dall
'
esser
finita
,
in
relazione
al
graduale
decrescere
dell
'
analfabetismo
e
alla
diffusione
di
un
concetto
che
riduce
l
'
arte
allo
stile
,
in
una
totale
indifferenza
ai
così
detti
contenuti
,
non
dovrebbe
essere
troppo
lontana
l
'
era
in
cui
i
secoli
delle
«
magnifiche
sorti
»
saranno
considerati
a
volo
d
'
uccello
,
come
una
riserva
di
«
pezzi
»
artistici
aventi
un
carattere
del
tutto
impersonale
.
Qualora
l
'
avvenire
ci
riserbi
un
universale
Welfare
State
non
solo
economico
ma
anche
culturale
,
una
vita
intensamente
meccanicizzata
e
standardizzata
,
un
vasto
calderone
nel
quale
tutte
le
culture
si
fondano
smarrendo
i
loro
caratteri
originali
,
l
'
arte
non
potrà
che
mantenere
e
accentuare
i
caratteri
che
già
distinguono
le
più
avanzate
manifestazioni
del
nostro
tempo
.
Sarà
un
'
arte
in
larga
misura
sensoriale
,
acustica
,
visiva
,
destinata
al
divertimento
e
non
alla
contemplazione
;
un
'
arte
conformistica
che
potrà
avere
il
suo
pubblico
in
quelli
stessi
che
ne
saranno
gli
autori
:
gli
artisti
,
l
'
immensa
legione
degli
artisti
.
La
poesia
,
per
il
momento
,
non
è
giunta
a
questo
punto
:
molti
poeti
si
ricordano
che
nella
poesia
interessa
sommamente
la
situazione
spirituale
che
l
'
ha
espressa
.
E
la
letteratura
,
in
senso
lato
,
darà
ancora
libri
che
saranno
giudicati
importanti
al
di
là
del
loro
valore
artistico
.
Ma
fuori
di
questo
campo
tutto
sembra
tendere
all
'
eccitazione
e
allo
spettacolo
.
D
'
altronde
,
anche
la
parola
sta
diventando
un
ingrediente
che
ha
bisogno
d
'
altri
sussidi
.
Cerchereste
invano
il
nome
e
la
voce
dell
'
autore
in
uno
di
quei
lavori
teatrali
che
vengono
rappresentati
sulle
scene
italiane
e
straniere
.
Poco
importa
che
si
tratti
di
Shakespeare
o
di
Arthur
Miller
o
di
uno
zibaldone
tratto
da
un
famoso
romanzo
:
il
vero
autore
è
l
'
équipe
che
ha
montato
la
macchina
teatrale
dopo
aver
provveduto
a
purgare
l
'
opera
di
quei
superstiti
accenti
di
poesia
che
per
avventura
possano
trovarvisi
.
E
non
diverso
è
lo
stato
della
musica
e
della
pittura
.
In
una
pittura
intesa
soprattutto
come
un
fatto
oculare
(
anche
se
in
origine
l
'
astrattismo
poté
essere
altra
cosa
)
un
bambino
può
superare
un
adulto
;
e
darà
il
meglio
della
musica
elettronica
colui
che
non
abbia
mai
acquistato
regolari
nozioni
musicali
.
L
'
uomo
d
'
oggi
guarda
,
ma
non
contempla
,
vede
,
ma
non
pensa
.
Rifuggendo
dal
tempo
,
che
è
fatto
di
pensiero
,
non
può
sentire
che
il
proprio
tempo
,
il
presente
;
e
anche
di
questo
suo
tempo
non
può
sentire
che
come
ridicole
e
anacronistiche
le
espressioni
del
sentimento
individuale
.
La
nostra
ipotesi
può
sembrare
catastrofica
oppure
ottimistica
,
perché
suppone
che
una
civiltà
universale
(
sia
pure
spiritualmente
a
basso
livello
)
possa
essere
raggiunta
dall
'
umanità
:
una
civiltà
senza
servi
e
padroni
,
forse
senza
frontiere
,
e
in
ogni
modo
liberata
da
quei
flagelli
che
l
'
uomo
ha
scoperto
per
distruggere
su
vasta
scala
i
suoi
simili
.
Può
darsi
,
invece
,
che
nulla
di
simile
accada
e
che
dopo
una
imprevedibile
svolta
(
che
nessuno
di
noi
si
augura
di
vedere
)
vada
perduto
persino
il
ricordo
della
nostra
civiltà
meccanica
.
Possiamo
però
consolarci
pensando
che
anche
in
questo
caso
il
nostro
tempo
lascerà
ai
suoi
superstiti
eredi
un
buon
numero
di
totem
,
fantocci
e
feticci
che
ne
documenteranno
l
'
esistenza
e
saranno
studiati
e
intesi
,
e
fraintesi
,
con
molto
interesse
.
UTOPIE ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
L
'
instabilità
economica
sociale
e
politica
opera
fortemente
per
accrescere
i
guai
della
vita
presente
,
ed
in
parte
,
sia
pure
non
grande
,
ha
origine
da
quell
'
ordinamento
che
,
sotto
il
nome
di
Società
delle
Nazioni
,
vuolsi
imporre
al
mondo
come
recante
un
migliore
assetto
degli
Stati
,
e
che
invece
è
solo
una
forma
dell
'
imperialismo
di
certi
Stati
vincitori
.
Dell
'
indole
intrinseca
della
Società
delle
Nazioni
qui
non
vo
dire
di
proposito
,
e
mi
limito
ad
alcune
osservazioni
per
mostrare
come
poco
alla
volta
vanno
svelandosi
le
utopie
che
in
essa
si
appiattano
,
e
di
cui
ha
dovizia
al
pari
dei
molti
disegni
che
l
'
hanno
preceduta
,
col
lodevole
scopo
di
procacciare
alle
Nazioni
pace
se
non
perpetua
,
duratura
.
Già
molto
si
scrisse
di
una
delle
vane
speranze
suscitate
dal
nuovo
disegno
,
cioè
di
quella
che
,
mercé
il
supposto
principio
di
nazionalità
,
a
cui
il
Wilson
infondeva
rinnovata
gioventù
si
aveva
di
porre
termine
a
parte
almeno
dei
gravissimi
conflitti
internazionali
.
Sino
dal
suo
apparire
ne
fu
prevista
la
fallacia
,
confermata
poi
,
ogni
giorno
,
dai
fatti
.
Esso
,
lungi
dall
'
appianare
i
passati
conflitti
,
ne
fa
sorgere
di
nuovi
;
ed
è
appunto
per
ciò
che
il
partito
detto
repubblicano
negli
Stati
Uniti
,
respinge
la
Società
delle
Nazioni
,
secondo
la
formula
wilsoniana
,
non
volendo
impacciarsi
in
quel
semenzaio
di
litigi
.
In
Italia
,
la
quistione
di
Fiume
trascende
interamente
dalle
ideologie
wilsoniane
,
che
meglio
non
valgono
per
l
'
Irlanda
,
l
'
Egitto
,
la
Turchia
,
la
Russia
,
né
,
per
dir
breve
,
pel
rimanente
del
globo
.
René
Johannet
,
in
un
volume
denso
di
fatti
e
di
idee
,
ha
fatto
vedere
che
quel
bel
principio
di
nazionalità
somiglia
ad
una
bolla
di
sapone
,
e
finisce
la
sua
prefazione
dicendo
essere
prossimo
il
tempo
in
cui
esso
avrà
un
posto
d
'
onore
nel
museo
delle
ideologie
smesse
.
Egli
ben
s
'
appone
circa
al
merito
intrinseco
,
ma
erra
forse
circa
il
tempo
che
ancora
avrà
credito
il
principio
.
Tali
ideologie
hanno
vita
lunga
,
e
quando
si
credono
spente
,
tosto
risuscitano
sotto
altre
vesti
.
Così
ora
,
nella
domanda
fatta
dagli
alleati
alla
Olanda
,
per
la
estradizione
del
Kaiser
,
abbiamo
visto
redivivo
l
«
universale
consenso
»
che
in
realtà
è
molto
parziale
considerato
come
fonte
di
indirizzo
che
si
sovrappone
ai
diritti
positivi
e
li
signoreggia
;
tantoché
«
i
difensori
del
diritto
e
della
giustizia
»
buttano
via
i
primi
,
e
si
danno
sol
cura
del
secondo
...
sinché
a
loro
torna
comodo
.
La
Svizzera
esita
a
far
parte
della
Società
delle
Nazioni
,
temendo
che
sia
insidiata
la
sua
neutralità
.
È
vero
che
questa
rimane
malsicura
in
ogni
modo
,
e
il
prof
.
André
Mercier
la
dice
un
mito
.
Le
considerazioni
che
egli
svolge
in
proposito
sono
importanti
e
vanno
molto
al
di
là
del
caso
particolare
e
fugace
da
cui
hanno
origine
.
Egli
principia
ricordando
i
fatti
storici
,
i
quali
mostrano
che
la
neutralità
della
Svizzera
non
l
'
ha
salvata
da
parecchie
invasioni
.
È
questo
un
capitolo
particolare
del
quesito
generale
,
il
quale
investiga
l
'
effetto
reale
dei
trattati
,
spesso
diverso
,
talvolta
diversissimo
dal
contenuto
formale
.
La
conclusione
sperimentale
è
che
i
trattati
non
sono
né
interamente
efficaci
né
interamente
inefficaci
;
valgono
sino
ma
non
oltre
un
certo
punto
.
Seguita
il
nostro
autore
mostrando
che
il
nome
di
«
neutralità
»
corrisponde
ad
un
concetto
non
rigoroso
né
ben
determinato
.
Egli
ha
interamente
ragione
.
Anche
questo
è
un
capitolo
particolare
di
un
quesito
generale
.
Tutti
i
termini
dei
generi
di
quello
di
«
neutralità
»
patiscono
difetto
di
precisione
e
di
rigore
.
Di
ciò
lungamente
scrissi
nella
Sociologia
e
la
conclusione
è
che
non
possono
fare
parte
di
un
ragionamento
rigorosamente
sperimentale
.
Non
mi
fermo
sulla
parte
pratica
dello
studio
del
prof
.
Mercier
,
perché
trascende
dall
'
argomento
generale
che
qui
espongo
.
Su
tale
argomento
ancora
ho
da
ricordare
un
autore
.
Yves
Guyot
,
valoroso
capo
del
partito
della
libertà
economica
in
Europa
,
e
degno
successore
del
Cobden
,
ha
scritto
una
trilogia
,
che
principia
con
un
volume
sulle
cause
e
sulle
conseguenze
della
guerra
,
e
seguita
poi
due
volumi
dell
'
opera
selle
guarentigie
della
pace
;
nel
primo
dei
quali
si
raccolgono
,
mirabilmente
compendiati
,
gli
ammaestramenti
del
passato
,
nel
secondo
si
passa
all
'
esame
critico
,
e
si
conclude
mostrando
quanto
poco
di
reale
sia
contenuto
nella
Società
delle
Nazioni
,
in
cui
l
'
autore
vede
«
la
risurrezione
di
un
vecchio
mito
»
.
La
paragona
alla
Santa
Alleanza
,
e
scrive
:
«
Ho
studiato
in
modo
oggettivo
i
risultamenti
negativi
ottenuti
dalla
Santa
Alleanza
e
dal
trattato
che
la
confermò
.
Vi
è
ora
,
tra
gli
Alleati
,
coerenza
maggiore
di
quella
che
c
'
era
tra
l
'
imperatore
di
Russia
,
il
re
di
Prussia
,
l
'
imperatore
d
'
Austria
,
i
ministri
d
'
Inghilterra
e
il
re
Luigi
XVIII
»
?
La
risposta
è
negativa
suffragata
da
infiniti
fatti
,
ed
appare
evidente
la
vanità
della
Società
delle
Nazioni
,
per
recare
pace
al
mondo
.
Nel
volume
sulle
cause
e
le
conseguenze
della
guerra
l
'
autore
,
nel
luglio
1915
,
scriveva
:
«
I
tedeschi
paiono
proporsi
di
eccitare
e
di
meritare
un
odio
profondo
.
Tale
odio
è
un
fattore
di
guerra
che
è
utile
mentre
questa
dura
;
poiché
reca
la
necessità
di
una
vittoria
decisiva
,
senza
la
quale
la
pace
potrebbe
essere
solo
provvisoria
e
fallace
.
Ma
né
gli
individui
né
i
popoli
vivono
di
odio
;
esso
non
è
un
genere
alimentare
:
colui
che
lo
pasce
ne
è
divorato
»
.
Ciò
è
ora
più
che
mai
vero
e
non
è
certo
coi
sentimenti
di
odio
,
od
altri
di
tal
fatta
che
si
potranno
sciogliere
i
gravi
problemi
economici
e
sociali
che
premono
sul
mondo
.
Non
è
col
gridare
morte
a
questi
o
a
quelli
che
si
farà
crescere
la
produzione
;
e
non
è
neppure
coi
predicozzi
morali
che
si
farà
scemare
il
consumo
;
questi
possono
forse
avere
effetto
su
pochi
imbecilli
borghesi
,
non
mai
sul
grandissimo
numero
di
individui
i
quali
costituiscono
il
rimanente
della
popolazione
,
né
specialmente
su
coloro
che
sanno
conquistare
e
godersi
la
roba
degli
imbelli
.
Il
sapere
quale
somma
si
ha
«
diritto
»
di
togliere
al
vinto
nemico
preme
assai
meno
che
il
conoscere
quale
somma
esso
«
potrà
»
pagare
.
Lo
avere
confuse
queste
due
cose
non
è
estraneo
alle
prodigalità
degli
Stati
vincitori
ed
al
conseguente
loro
dissesto
finanziario
.
Se
poi
dalle
contese
internazionali
passiamo
alle
civili
,
ripeteremo
che
il
sapere
quale
somma
la
plutocrazia
-
demagogica
ha
il
«
diritto
»
di
estorcere
ai
risparmiatori
,
preme
assai
meno
che
il
conoscere
quale
somma
«
può
»
ad
essi
togliere
senza
ferire
o
rovinare
la
produzione
.
Il
padrone
della
gallina
dalle
uova
d
'
oro
aveva
certo
il
«
diritto
»
di
ucciderla
,
ma
ha
operato
pel
proprio
vantaggio
così
facendo
?
Può
darsi
benissimo
che
la
viltà
borghese
non
assegni
verun
limite
alle
richieste
di
certi
salariati
e
dei
pescicani
loro
capi
,
ma
non
c
'
è
alcun
altro
limite
imposto
dalle
stesse
condizioni
della
produzione
?
Ogni
diminuzione
delle
ore
di
lavoro
,
ogni
aumento
di
salario
conseguiti
oggi
sono
solo
scala
a
nuove
richieste
domani
.
Ci
sono
ora
minatori
che
vogliono
giornate
di
sei
ore
con
,
naturalmente
,
un
aumento
di
paga
.
Si
può
seguitare
indefinitamente
a
percorrere
tale
via
?
Si
può
giungere
,
per
esempio
,
ad
un
'
ora
di
lavoro
con
mille
lire
(
oro
)
di
paga
giornaliera
?
Evidentemente
no
.
Dunque
vi
è
un
certo
limite
oltre
al
quale
non
conviene
andare
,
e
non
si
può
trascurare
tale
considerazione
.
Pare
a
molti
che
si
può
trovare
una
ricetta
esclusivamente
economica
e
finanziaria
per
risanare
i
guai
economici
e
finanziari
,
ma
è
vana
speranza
.
Questi
guai
dipendono
in
gran
parte
dall
'
ordinamento
sociale
e
politico
,
e
non
si
possono
studiare
indipendentemente
dal
caso
.
«
Fatevi
buona
politica
e
vi
farò
buone
finanze
»
,
diceva
un
ministro
;
e
tale
sentenza
è
vera
in
ogni
paese
e
in
ogni
tempo
.
StampaQuotidiana ,
Quanto
più
la
guerra
procede
,
tanto
più
cresce
l
'
importanza
della
campagna
a
favore
dell
'
economia
iniziata
dai
più
autorevoli
giornali
inglesi
,
fatta
propria
dal
governo
di
quel
paese
,
ed
a
cui
anche
in
Italia
si
rivolge
oggi
il
consenso
crescente
dell
'
opinione
pubblica
.
Dall
'
osservanza
della
più
rigida
economia
ha
finora
tratto
gran
giovamento
sovratutto
la
Germania
,
la
quale
deve
ad
essa
se
ha
sentito
scarsamente
gli
effetti
del
blocco
alimentare
ordinato
ai
suoi
danni
dall
'
Inghilterra
;
il
pane
kappa
,
il
razionamento
della
popolazione
,
la
campagna
per
utilizzare
i
rifiuti
della
cucina
e
della
casa
recarono
notevole
vantaggio
alla
resistenza
economica
tedesca
contro
gli
alleati
.
E
poiché
le
risorse
economiche
non
sono
inesauribili
in
nessun
paese
,
neppure
in
Inghilterra
,
è
naturale
che
anche
lì
si
sia
ripetuto
il
grido
:
fate
economia
!
Dal
successo
di
questa
campagna
dipende
,
più
che
non
si
creda
,
la
capacità
di
resistenza
bellica
delle
nazioni
alleate
.
Se
l
'
Inghilterra
deve
mantenersi
in
grado
di
aiutare
finanziariamente
i
suoi
alleati
,
uopo
è
che
essa
riduca
al
minimo
i
suoi
acquisti
all
'
estero
a
scopo
di
consumo
ed
il
consumo
medesimo
delle
cose
prodotte
all
'
interno
;
così
da
diminuire
il
formidabile
e
crescente
sbilancio
commerciale
,
e
da
frenare
l
'
ascesa
del
cambio
,
che
anche
là
comincia
a
farsi
sentire
.
Da
un
calcolo
istituito
dal
signor
Hobson
nell
'
ultimo
numero
dell
'
«
Economic
Journal
»
risulta
che
nei
primi
nove
mesi
di
guerra
l
'
Inghilterra
dovette
vendere
circa
125
milioni
di
lire
sterline
(
3
miliardi
e
350
milioni
di
lire
nostre
)
di
titoli
stranieri
da
essa
posseduti
per
provvedere
allo
sbilancio
economico
causato
dalla
guerra
.
Se
non
si
pone
riparo
con
l
'
economia
agli
eccessivi
dispendi
,
arriverà
il
giorno
in
cui
le
vendite
dovranno
essere
aumentate
molto
al
di
là
di
questa
cifra
ed
il
mercato
nordamericano
sarà
incapace
di
assorbire
le
enormi
partite
di
titoli
venduti
.
Di
qui
il
fervore
con
cui
uomini
di
governo
,
giornalisti
,
propagandisti
vanno
inculcando
agli
inglesi
la
necessità
di
porre
un
freno
alle
loro
abitudini
spenderecce
.
È
un
appello
,
il
quale
deve
,
anche
fra
noi
,
essere
rivolto
a
tutte
le
classi
sociali
.
Alle
classi
alte
,
ricche
ed
agiate
in
primo
luogo
.
Non
si
lascino
esse
trarre
in
inganno
dal
pregiudizio
comunemente
diffuso
che
sia
loro
dovere
di
spendere
molto
per
dare
lavoro
alle
masse
operaie
.
Questo
dello
«
spendere
per
dare
lavoro
»
è
un
pregiudizio
erroneo
sempre
,
e
massimamente
in
tempo
di
guerra
.
Gli
economisti
non
affermano
che
gli
uomini
siano
meritevoli
di
lode
solo
quando
risparmiamo
e
siano
biasimevoli
sempre
quando
spendono
il
loro
reddito
.
Ognuno
impiega
i
propri
redditi
nel
modo
che
ritiene
più
opportuno
;
e
dal
punto
di
vista
economico
è
fuor
di
luogo
affermare
che
l
'
atto
del
risparmiare
sia
più
virtuoso
dell
'
atto
del
consumare
.
Per
raggiungere
il
fine
di
un
progresso
economico
generale
,
di
un
miglioramento
costante
nella
produzione
della
ricchezza
e
nel
tenor
di
vita
degli
uomini
,
è
necessario
che
sia
serbato
un
certo
equilibrio
fra
il
consumo
ed
il
risparmio
;
fa
d
'
uopo
che
,
per
risparmiare
denaro
,
non
si
riducano
gli
uomini
alla
macilenza
fisica
ed
alla
sordidezza
intellettuale
e
morale
;
e
d
'
altro
canto
non
si
consumi
tutto
il
reddito
in
godimenti
presenti
,
occorrendo
provvedere
all
'
avvenire
.
Queste
sono
verità
ovvie
;
ma
non
è
inutile
insistere
sul
punto
che
il
ricco
,
il
quale
spende
tutto
il
suo
reddito
e
forse
parte
del
suo
patrimonio
,
non
acquista
perciò
alcuna
maggiore
benemerenza
,
verso
i
poveri
,
di
colui
che
risparmia
.
Apparentemente
il
ricco
spendaccione
sembra
meritevole
di
maggiore
lode
dell
'
avaro
parsimonioso
;
ed
invero
egli
è
lodato
da
servitori
,
camerieri
,
cocchieri
,
negozianti
,
parassiti
,
come
colui
che
sa
spendere
i
propri
denari
a
beneficio
altrui
.
Costoro
guardano
con
disprezzo
al
ricco
avaro
che
tesaurizza
e
pone
in
serbo
i
suoi
denari
,
rifiutando
di
farne
partecipe
altrui
.
In
realtà
,
tutti
sanno
che
questa
è
solo
l
'
apparenza
delle
cose
.
Nel
mondo
moderno
,
in
cui
nessuno
tesaurizza
in
realtà
chi
usa
ancora
riporre
sottoterra
i
denari
messi
in
serbo
?
ma
tutti
risparmiano
,
risparmiare
vuoi
dire
portare
i
propri
denari
alla
banca
o
cassa
di
risparmio
o
comprare
titoli
o
fare
mutui
altrui
o
comprare
terre
o
case
.
E
poiché
banche
e
casse
di
risparmio
non
tengono
inutilizzati
i
depositi
,
ma
li
dànno
a
mutuo
ad
industriali
,
commercianti
,
comuni
bisognosi
di
compiere
opere
pubbliche
ecc
.
ecc
.
;
risparmiare
vuol
dire
fare
«
domanda
di
lavoro
»
altrettanto
e
forse
più
di
quanto
non
accada
consumando
.
Le
l000
lire
consumate
impiegano
gli
operai
che
tessono
panni
o
macinano
il
grano
:
ma
,
senza
le
l000
lire
risparmiate
,
industriali
tessitori
e
mugnai
non
avrebbero
potuto
fare
le
provviste
di
lana
o
di
frumento
,
o
comprare
le
macchine
senza
di
cui
il
lavoro
sarebbe
stato
impossibile
.
La
quale
verità
acquista
maggior
forza
in
tempo
di
guerra
.
Supponiamo
vi
sia
taluno
in
dubbio
se
gli
convenga
acquistare
un
'
automobile
ovvero
mettere
in
serbo
i
denari
per
la
sottoscrizione
di
cartelle
del
futuro
prestito
nazionale
.
Quali
sono
le
conseguenze
delle
due
diverse
maniere
di
agire
?
Dannose
alla
generalità
nel
primo
caso
,
utili
nel
secondo
.
Se
egli
acquista
l
'
automobile
,
avrà
la
scelta
fra
una
marca
nazionale
od
una
marca
estera
.
È
quasi
certo
che
egli
non
potrà
comperare
un
'
automobile
nazionale
,
tutta
la
produzione
interna
essendo
accaparrata
per
le
necessità
militari
.
Quando
vi
riescisse
,
sarebbe
a
danno
del
paese
;
il
quale
ha
interesse
che
tutti
gli
operai
ed
i
capitali
dell
'
industria
automobilistica
siano
impiegati
a
crescere
la
resistenza
contro
il
nemico
.
Egli
,
aumentando
la
domanda
di
maestranze
e
di
materiali
così
necessari
,
ne
aumenterebbe
il
prezzo
e
crescerebbe
quindi
il
costo
della
guerra
per
lo
stato
.
Né
meno
dannoso
all
'
interesse
nazionale
sarebbe
l
'
acquisto
dell
'
automobile
all
'
estero
.
Egli
dovrebbe
pagare
all
'
estero
10
o
20.000
lire
e
crescerebbe
d
'
altrettanto
il
debito
commerciale
dell
'
Italia
verso
l
'
estero
.
Colla
sua
azione
egli
:
1
)
impedirebbe
all
'
Italia
di
acquistare
frumento
o
munizioni
da
guerra
per
altrettante
somme
;
ovvero
2
)
provocando
una
nuova
domanda
di
divisa
estera
,
farebbe
crescere
l
'
aggio
dell
'
oro
sulla
cartamoneta
e
contribuirebbe
al
crescere
del
prezzo
dei
cereali
,
delle
carni
,
delle
lane
,
delle
munizioni
e
di
tutte
le
cose
le
quali
noi
dobbiamo
comperare
all
'
estero
.
L
'
azione
di
chi
compra
un
'
automobile
all
'
estero
,
come
di
chi
acquista
gemme
,
brillanti
,
pizzi
,
vestiti
,
stoffe
di
lusso
,
libri
,
di
cui
la
lettura
è
prorogabile
,
deve
dunque
essere
reputata
nociva
alla
patria
.
Osservazioni
simili
si
possono
fare
per
i
nuovi
impianti
industriali
,
edilizi
,
per
i
lavori
pubblici
prorogabili
e
non
ancora
iniziati
.
Crescono
,
per
queste
richieste
facilmente
prorogabili
,
i
prezzi
del
legname
,
del
ferro
,
del
cemento
e
di
molti
altri
materiali
,
di
cui
il
governo
ha
gran
bisogno
per
le
sue
occorrenze
militari
;
si
distolgono
gli
operai
dall
'
accorrere
a
quelle
fabbricazioni
di
panni
,
di
materiali
bellici
ed
a
quelle
colture
dei
campi
che
sono
necessarie
ed
urgenti
nel
momento
attuale
.
Colui
,
il
quale
rinuncia
all
'
acquisto
dell
'
automobile
od
a
qualunque
altra
spesa
,
anche
di
cibo
o
di
vestito
,
prorogabile
od
evitabile
,
compie
invece
opera
utile
al
paese
.
Il
suo
risparmio
,
consegnato
allo
stato
in
cambio
di
cartelle
del
prestito
nazionale
,
è
dallo
stato
impiegato
forse
ugualmente
nell
'
acquisto
di
automobili
o
nel
riattamento
di
strade
,
nell
'
ampliamento
di
stazioni
ferroviarie
o
nella
costruzione
di
ponti
o
di
tronchi
di
ferrovie
e
quindi
è
rivolto
a
richiesta
di
lavoro
nella
stessa
misura
che
s
'
egli
consumasse
quella
somma
.
Ma
le
automobili
,
le
stazioni
,
le
opere
pubbliche
compiute
o
comprate
dal
governo
servono
al
fine
pubblico
della
difesa
nazionale
e
non
al
fine
privato
di
un
godimento
personale
,
che
nel
momento
presente
è
dissolvitore
.
Né
è
minore
il
dovere
di
fare
economia
per
le
classi
più
numerose
.
Purtroppo
,
la
utilizzazione
delle
varie
sostanze
alimentari
è
imperfettissima
nelle
masse
operaie
.
Nelle
campagne
si
utilizzano
discretamente
i
rifiuti
con
l
'
allevamento
di
porci
,
di
conigli
,
di
volatili
da
cortile
;
ma
nelle
città
si
comincia
appena
adesso
a
comprendere
quali
vantaggi
si
potrebbero
ricavare
dall
'
allevamento
,
anche
in
piccole
proporzioni
,
di
conigli
per
la
produzione
della
carne
e
delle
pelli
.
Molta
strada
potrebbe
farsi
nelle
città
altresì
con
la
utilizzazione
orticola
di
tutti
gli
spazi
vacanti
,
delle
aree
fabbricabili
,
che
ora
non
dànno
alcun
frutto
a
nessuno
.
Del
pari
la
diffusione
di
opportune
regole
di
cucina
gioverebbe
ad
insegnare
alle
madri
di
famiglia
operaie
la
possibilità
di
trarre
partito
da
molte
sostanze
alimentari
ora
malamente
cucinate
e
di
utilizzare
gran
parte
di
quelli
che
sono
considerati
rifiuti
.
Si
pensi
che
ogni
chilogrammo
di
farina
o
di
carne
consumato
in
meno
o
meglio
utilizzato
è
un
minor
debito
del
paese
,
è
un
prolungamento
della
nostra
capacità
di
resistenza
militare
!
Anche
nelle
file
dell
'
esercito
combattente
la
campagna
per
l
'
economia
potrebbe
essere
feconda
di
utili
risultati
.
Da
lettere
ricevute
ho
ricavato
l
'
impressione
che
la
razione
di
pane
e
di
carne
assegnata
ai
soldati
nella
zona
di
guerra
sia
in
molti
casi
individuali
esuberante
.
Da
un
punto
di
vista
generale
è
bene
far
così
:
ma
ad
evitare
sprechi
costosi
,
sarebbe
saggio
consiglio
promuovere
tra
i
soldati
l
'
economia
,
incoraggiando
con
opportuni
riacquisti
l
'
utilizzazione
delle
razioni
rimaste
da
consumare
.
Il
ritorno
della
pace
sarà
accompagnato
da
uno
stato
di
prosperità
economica
solo
se
durante
la
guerra
si
sarà
diffusa
ed
accentuata
l
'
abitudine
della
economia
e
del
risparmio
.
Ho
già
altra
volta
notato
come
,
in
tutti
i
paesi
belligeranti
,
la
guerra
abbia
dato
luogo
a
fenomeni
di
apparente
prosperità
economica
,
dai
quali
importa
non
lasciarsi
suggestionare
.
Una
parte
invero
del
capitale
già
risparmiato
viene
ora
mutuata
allo
stato
,
il
quale
la
spende
di
giorno
in
giorno
per
la
condotta
della
guerra
e
la
converte
così
in
reddito
dei
suoi
ufficiali
,
dei
suoi
soldati
,
dei
suoi
fornitori
,
dei
suoi
creditori
.
Ciò
che
era
capitale
si
trasforma
in
reddito
;
e
cresce
così
la
quantità
delle
cose
che
gli
uomini
ritengono
di
potere
spendere
.
Guai
a
ritenere
che
sul
serio
i
redditi
sieno
aumentati
permanentemente
e
sia
aumentata
la
spesa
che
gli
uomini
possono
fare
senza
pregiudizio
del
loro
patrimonio
!
Finita
la
guerra
e
finite
le
spese
straordinarie
dello
stato
,
i
redditi
torneranno
ad
essere
quelli
di
prima
.
Anzi
saranno
minori
,
perché
fu
consumata
una
parte
del
capitale
che
era
stato
precedentemente
risparmiato
e
questa
parte
non
può
più
essere
impiegata
alla
produzione
di
nuove
ricchezze
.
Fa
d
'
uopo
perciò
,
se
non
si
vuole
che
il
benessere
generale
scemi
al
ritorno
della
pace
,
che
durante
la
guerra
si
cerchi
di
fare
la
maggiore
economia
possibile
,
in
guisa
da
ricostituire
i
risparmi
distrutti
per
la
condotta
della
guerra
.
Supponiamo
che
la
guerra
costi
all
'
Italia
6
miliardi
di
lire
.
Una
parte
di
questi
6
miliardi
sarà
coperta
con
i
redditi
dell
'
anno
,
i
quali
,
invece
di
alimentare
operai
,
contadini
,
redditieri
,
alimenteranno
soldati
,
ufficiali
,
lavoratori
nelle
fabbriche
di
munizioni
.
Una
parte
sarà
prelevata
però
sul
capitale
già
esistente
;
ed
è
questa
parte
che
occorre
ricostituire
con
nuovo
risparmio
,
affinché
alla
fine
della
guerra
le
banche
e
le
casse
di
risparmio
non
si
trovino
nella
impossibilità
di
soddisfare
le
richieste
degli
industriali
,
commercianti
,
agricoltori
bisognosi
di
capitale
circolante
.
Per
fortuna
,
il
rialzo
nel
saggio
dell
'
interesse
,
cagionato
dalle
fortissime
richieste
di
somme
a
mutuo
da
parte
degli
stati
belligeranti
,
incoraggia
a
risparmiare
di
più
.
Non
forse
tutti
i
risparmiatori
,
ma
certamente
parecchi
di
essi
sono
maggiormente
spinti
a
risparmiare
quando
sperano
di
ottenere
un
interesse
del
5%
,
piuttostoché
solo
del
3,50%
.
È
questa
una
delle
principali
ragioni
per
cui
i
mali
cagionati
dalle
guerre
del
passato
si
sono
curati
più
rapidamente
di
quanto
non
prevedessero
i
pessimisti
.
Nel
mondo
economico
molte
malattie
provocano
il
proprio
rimedio
.
Grazie
al
rialzo
del
saggio
dell
'
interesse
,
il
risparmio
,
invece
di
limitarsi
ad
un
miliardo
all
'
anno
,
cresce
ad
uno
e
mezzo
e
forse
due
;
sicché
in
breve
volgere
di
anni
le
ferite
della
guerra
sono
rimarginate
.
Gli
uomini
si
sono
stretti
un
po
'
la
cintola
,
hanno
cambiato
meno
frequentemente
vestiti
e
calzari
,
si
sono
divertiti
di
meno
ed
hanno
risparmiato
di
più
.
Il
ritorno
ad
abitudini
più
frugali
di
vita
non
deve
però
essere
considerato
soltanto
una
«
dolorosa
»
necessità
.
Sotto
molti
rispetti
esso
è
un
beneficio
economico
e
morale
.
Importa
persuaderci
che
,
risparmiando
,
noi
non
compiamo
solo
un
atto
necessario
ed
economicamente
vantaggioso
.
Così
operando
,
noi
adempiamo
ad
un
dovere
verso
la
patria
e
contribuiamo
al
perfezionamento
morale
delle
future
generazioni
.
StampaQuotidiana ,
Il
cosiddetto
divorzio
fra
l
'
arte
odierna
e
il
pubblico
non
è
un
fatto
di
questi
giorni
.
Anche
cinquanta
,
anche
cento
anni
fa
-
e
si
potrebbe
risalire
ben
più
addietro
-
esisteva
un
'
arte
per
pochi
,
un
'
arte
per
iniziati
.
Leopardi
e
Baudelaire
non
ebbero
in
vita
entusiastici
consensi
e
Manet
dovette
schiaffeggiare
un
suo
denigratore
per
trasformarlo
in
un
suo
devoto
famulo
e
mecenate
.
Tuttavia
,
nel
secolo
scorso
,
il
pubblico
degli
iniziati
era
ancora
un
pubblico
,
non
una
pattuglia
di
artisti
falliti
.
Coloro
che
,
alla
fine
dell
'
Ottocento
,
si
accostavano
al
Parsifal
e
alla
Tetralogia
,
erudendosi
su
ponderose
«
guide
tematiche
»
e
seguendo
col
dito
i
temi
conduttori
,
erano
avvocati
,
medici
,
commercianti
,
non
sempre
musicisti
o
poeti
mancati
.
Oggi
le
cose
non
vanno
più
così
.
Solo
l
'
uomo
del
mestiere
(
fallito
o
no
)
,
solo
«
l
'
addetto
ai
lavori
»
può
sperare
di
trarre
non
dico
ricreazione
,
ma
minor
spavento
da
certe
forme
d
'
arte
che
rifiutano
categoricamente
di
incarnarsi
in
modo
troppo
visibile
e
sensibile
.
Andate
ad
ascoltare
l
'
Ode
a
Napoleone
di
Arnold
Schönberg
:
un
uomo
recita
versi
di
Byron
(
brutti
)
a
voce
stentorea
.
Il
suo
grido
riesce
e
non
riesce
a
sormontare
un
mare
di
borborigmi
e
di
dissonanze
che
non
ingenerano
sorpresa
bensì
noia
,
perché
l
'
orecchio
è
pronto
ad
assuefarsi
ai
nuovi
timbri
,
alle
nuove
stonature
.
Il
pezzo
dura
a
lungo
,
non
vive
durante
l
'
esecuzione
né
può
sperare
di
vivere
dopo
,
perché
non
incide
in
nulla
che
sia
veramente
vivo
in
noi
.
Se
l
'
esempio
non
basta
,
provatevi
a
leggere
una
poesia
«
ininterrotta
»
di
Eluard
o
,
peggio
,
di
un
suo
seguace
:
vi
troverete
pagine
composte
di
filze
di
aggettivi
(
centinaia
di
aggettivi
)
senz
'
alcuno
sostantivo
:
vi
troverete
liriche
in
cui
ogni
verso
cammina
per
conto
suo
,
ha
un
senso
in
sé
,
ma
non
lega
con
gli
altri
.
La
sintassi
non
c
'
è
o
è
respinta
su
un
piano
non
pure
extra
-
logico
,
ma
anche
extra
-
intuitivo
.
È
sostenuta
,
tutt
'
al
più
,
da
una
meccanica
associazione
di
idee
.
Chi
legge
deve
fabbricarsi
la
poesia
per
conto
proprio
;
l
'
autore
non
ha
scelto
per
lui
,
non
ha
voluto
qualcosa
per
lui
,
si
è
limitato
a
fornirgli
una
possibilità
di
poesia
.
È
molto
,
ma
è
troppo
poco
per
durare
dopo
la
lettura
.
Un
'
arte
che
distrugge
la
forma
pretendendo
di
affinarla
si
preclude
la
sua
seconda
e
maggiore
vita
:
quella
della
memoria
e
della
circolazione
spicciola
.
E
cercherò
di
spiegare
qual
è
questa
seconda
vita
dell
'
arte
,
per
non
essere
frainteso
.
È
vero
:
l
'
opera
d
'
arte
non
creata
,
il
libro
non
scritto
,
il
capolavoro
che
poteva
nascere
e
non
nacque
sono
mere
astrazioni
e
illusioni
.
Un
frammento
di
musica
o
di
poesia
,
una
pagina
,
un
quadro
cominciano
a
vivere
nell
'
atto
della
loro
creazione
ma
compiono
la
loro
esistenza
quando
vengono
ricevuti
,
intesi
o
fraintesi
da
qualcuno
:
dal
pubblico
.
Compiono
la
loro
vita
quando
circolano
,
e
non
importa
se
la
circolazione
sia
vasta
o
ristretta
;
a
rigore
,
il
pubblico
può
essere
formato
da
una
sola
persona
,
purché
questa
persona
non
sia
l
'
autore
stesso
.
Tutti
d
'
accordo
su
questo
punto
,
non
bisogna
però
cader
nell
'
errore
di
credere
che
l
'
appercezione
,
o
consumazione
,
di
un
particolare
momento
o
frammento
espressivo
debba
essere
necessariamente
quasi
sincrona
al
suo
presentarsi
a
noi
con
un
immediato
rapporto
di
causa
a
effetto
.
Se
così
fosse
la
musica
sarebbe
goduta
soltanto
al
momento
dell
'
esecuzione
,
la
poesia
e
la
pittura
soltanto
nel
momento
in
cui
l
'
occhio
si
posa
sul
foglio
stampato
o
sulla
tela
dipinta
.
Finita
la
causa
,
finito
il
narcotico
,
tutto
cesserebbe
;
si
charta
cadit
dovrà
svanire
nel
nulla
ogni
bagliore
di
musica
o
di
commozione
poetica
.
Io
non
dico
che
tale
sia
,
consapevolmente
,
l
'
abbaglio
estetico
di
molti
artisti
moderni
:
ma
rilevo
che
,
conscia
o
no
,
una
grossolana
materializzazione
del
fatto
artistico
è
alla
radice
di
molte
esperienze
d
'
oggi
.
Per
essa
viene
del
tutto
misconosciuta
quella
che
è
la
seconda
vita
dell
'
arte
,
il
suo
oscuro
pellegrinaggio
attraverso
la
coscienza
e
la
memoria
degli
uomini
,
il
suo
totale
riflusso
alla
vita
donde
l
'
arte
stessa
ha
tratto
il
suo
primo
alimento
.
Sono
pienamente
convinto
che
un
arabesco
musicale
che
non
è
un
motivo
,
non
è
un
'
«
idea
»
perché
l
'
orecchio
non
l
'
avverte
come
tale
,
un
tenia
che
non
è
un
tema
perché
non
sarà
mai
riconoscibile
,
un
verso
o
una
serie
di
versi
,
una
situazione
o
una
figura
di
romanzo
che
non
potranno
tornare
mai
a
noi
,
magari
alterati
e
contaminati
,
non
appartengono
veramente
al
mondo
della
forma
,
al
mondo
dell
'
arte
espressa
.
È
questo
secondo
momento
,
di
consumazione
minuta
e
magari
di
fraintendimento
,
quello
che
in
arte
m
'
interessa
di
più
.
Paradossalmente
si
potrebbe
dire
che
musica
pittura
e
poesia
nascono
alla
comprensione
quando
vengono
presentate
,
ma
non
vivono
veramente
se
non
hanno
il
potere
di
continuare
ad
agire
con
le
loro
forze
al
di
là
di
tale
momento
,
sciogliendosi
,
rispecchiandosi
in
quella
particolare
situazione
di
vita
che
le
ha
rese
possibili
.
Godere
un
'
opera
d
'
arte
o
un
suo
momento
è
insomma
un
ritrovarla
fuori
sede
;
solo
in
quell
'
istante
il
circolo
della
comprensione
è
perfetto
e
l
'
arte
si
salda
con
la
vita
come
tutti
i
romantici
hanno
sognato
.
Io
non
posso
vedere
un
codazzo
d
'
indifferenti
a
un
funerale
né
posso
sentir
soffiare
la
bora
senza
ricordarmi
dello
Zeno
di
Italo
Svevo
;
non
posso
guardare
alcune
merveilleuses
d
'
oggi
senza
pensare
a
Modigliani
e
a
Matisse
;
non
posso
contemplare
certi
figli
di
portinaia
o
di
mendicante
senza
che
mi
torni
dinanzi
il
bambino
ebreo
di
Medardo
Rosso
;
non
posso
pensare
a
qualche
strano
animale
-
zebra
o
zebù
-
senza
che
si
apra
in
me
lo
Zoo
di
Paul
Klee
;
non
posso
incontrare
chi
so
io
-
Clizia
o
Angela
oppure
...
omissis
omissis
-
senza
rivedere
arcani
volti
di
Piero
e
del
Mantegna
e
senza
che
un
verso
manzoniano
(
«
era
folgore
l
'
aspetto
»
)
mi
avvampi
la
memoria
;
e
neppure
posso
-
se
scendo
di
qualche
gradino
-
individuare
alcuni
episodi
dell
'
eterna
lotta
fra
il
diavolo
e
l
'
acqua
santa
senza
sentirmi
in
cuore
(
con
la
voce
di
Rosina
Storchio
)
l
'
avvolgente
,
felino
miagolio
dell
'
aria
di
San
Sulpizio
.
Fin
qui
ho
dato
esempi
chiari
ma
forse
troppo
ovvi
di
ciò
che
io
intendo
per
circolazione
di
un
momento
espressivo
o
di
un
'
intera
figura
d
'
artista
,
riassunta
in
suo
atteggiamento
;
ma
non
occorre
pensare
a
nomi
grossi
per
spiegare
l
'
intensità
del
fenomeno
.
Non
c
'
è
frase
musicale
o
poetica
,
figura
dipinta
o
raccontata
che
non
abbiano
fatto
presa
,
che
non
abbiano
inciso
su
una
vita
,
modificato
un
destino
,
alleviato
o
aggravato
un
dolore
.
Infiniti
amori
sono
sorti
fra
le
spire
di
un
motivuccio
volgare
,
infinite
tragedie
si
sono
suggellate
con
le
battute
di
una
canzonetta
,
di
uno
spiritual
negro
o
con
un
verso
di
cui
nessun
altro
(
forse
nemmeno
l
'
autore
)
si
ricordava
più
.
Si
badi
;
io
non
dico
che
l
'
arte
e
particolarmente
la
musica
e
la
poesia
debbano
essere
facilmente
mnemoniche
,
ricordabili
.
È
un
'
opinione
che
,
in
fatto
di
poesia
,
ho
visto
attribuire
,
in
una
intervista
,
all
'
onorevole
Palmiro
Togliatti
,
e
quando
l
'
ho
letta
mi
sono
rallegrato
di
non
figurare
tra
gli
zelatori
di
quell
'
esteta
(
e
di
quell
'
uomo
)
.
Se
essa
fosse
giusta
,
il
Chiabrera
batterebbe
il
Petrarca
.
Metastasio
rivenderebbe
Shakespeare
e
le
poesie
di
Alice
nel
paese
delle
meraviglie
metterebbero
nel
sacco
tutte
le
odi
di
John
Keats
.
Ma
dico
che
ha
adempiuto
il
suo
fine
e
ha
raggiunto
la
Forma
qualsiasi
espressione
che
abbia
avuto
,
presso
qualcuno
,
un
effetto
taumaturgico
,
liberatore
:
un
effetto
di
liberazione
e
di
comprensione
del
mondo
.
Ripeto
che
tali
effetti
si
raggiungono
a
distanza
e
soo
imprevedibili
.
Talora
un
grande
artista
,
come
Proust
ossessionato
dalla
«
petite
phrase
»
di
Vinteuil
(
Franck
o
Gabriel
Fauré
?
)
,
può
costruire
tutto
un
mondo
su
una
reminiscenza
,
può
organizzarla
,
riportarla
a
un
suo
modo
particolare
di
vivere
;
ma
non
è
necessario
'
giungere
a
tanto
perché
l
'
arte
s
'
intruda
in
noi
e
continui
nel
nostro
petto
un
'
esistenza
assurda
e
incalcolabile
.
E
non
direi
nemmeno
che
la
seconda
vita
dell
'
arte
sia
in
relazione
a
un
'
obiettiva
vitalità
e
importanza
dell
'
arte
stessa
.
Si
può
affrontare
la
morte
per
una
nobilissima
causa
fischiettando
«
Funiculì
funiculà
»
:
si
può
ricordare
un
verso
di
Catullo
entrando
in
un
'
austera
cattedrale
;
si
può
seguire
un
profano
desiderio
anche
associandolo
a
un
'
aria
di
Haendel
piena
d
'
unzione
religiosa
;
si
può
essere
fulminati
da
una
cariatide
dell
'
Erettèion
facendo
coda
allo
sportello
delle
tasse
;
ci
si
può
ricordare
un
verso
del
Poliziano
persino
in
giorni
di
follie
e
di
carneficina
.
Tutto
è
malcerto
,
nulla
è
necessario
nel
mondo
delle
rifrazioni
artistiche
;
l
'
unica
necessità
è
che
tale
rifrazione
prima
o
poi
sia
resa
possibile
.
Gli
artisti
moderni
(
non
parlo
di
tutti
)
che
per
naturale
impotenza
o
per
il
terrore
di
entrare
in
strade
già
battute
o
per
un
malinteso
rispetto
all
'
ineffabilità
della
vita
si
rifiutano
di
darle
una
forma
;
coloro
che
respingono
deliberatamente
ogni
piacevolezza
dal
suono
,
ogni
figuratività
dalla
pittura
,
ogni
progressione
sintattica
dall
'
arte
della
parola
,
si
condannano
semplicemente
a
questo
:
a
non
circolare
,
a
non
esistere
per
nessuno
.
Venuta
meno
la
possibilità
delle
grandi
comunioni
fra
pubblico
e
artisti
,
essi
respingono
anche
quell
'
ultima
ipotesi
di
socialità
che
ha
sempre
un
'
arte
nata
dalla
vita
:
di
tornare
alla
vita
,
di
servire
all
'
uomo
,
di
contare
qualcosa
per
l
'
uomo
.
Lavorano
come
i
castori
,
traforando
il
visibile
e
l
'
invisibile
,
spinti
da
un
impulso
automatico
o
da
un
'
oscura
urgenza
di
sfogo
o
dal
bisogno
di
costruirsi
un
riparo
buio
,
sempre
più
buio
,
sempre
più
nascosto
.
Ma
non
si
salveranno
mai
se
non
avranno
il
coraggio
di
tornare
alla
luce
e
di
fissare
in
volto
gli
altri
uomini
;
non
si
salveranno
se
,
usciti
dalla
strada
e
non
dai
musei
,
non
avranno
il
coraggio
di
dir
parole
che
possano
tornare
nella
strada
.