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Roma , aprile - Il vento proviene da una enorme ruota a pale , i bagliori di fuoco sono di alcune torce alle spalle delle persone . La luce , si suppone che sarà fredda , drammatica . L ' obiettivo è stato schermato con un vetro scuro per l ' effetto notturno . I trucchi sono tutti lì , evidenti . Otello Sestili sa di essere un camionista : il suo nome è perfino scritto a penna su un foglietto appuntato al colletto della maglia con uno spillone di sicurezza . Quel giallo e azzurro che si intravedono tra gli ulivi , sono la gonna e la camicetta della moglie . Sestili la vede mentre porta a sgambettare la bambina . Settimio Di Porto conosce benissimo la sua identità ; è alto , massiccio , semplice e rude come la gente del popolo , senza complessi , senza momenti di cedimento . Commercia in ferramenta , il suo furgone è parcheggiato dieci metri più in là , sulla Tiburtina Valeria , dopo la curva del ventottesimo chilometro . Alcuni minuti fa , stava raccontando con spavaldo compiacimento che gli basta serrare le mascelle e fissare in faccia la moglie per farla scoppiare in lacrime . L ' atmosfera è quella un po ' goliardica , che si ritrova tra tutte le troupes cinematografiche . Allegria e serietà , scapigliatura e lavoro sodo . Quando il regista , lo scrittore Pier Paolo Pasolini dà i tradizionali ordini per girare la scena , « motore » , « azione » , qualche cosa di diverso succede . Il bravo Tonino Delli Colli , l ' operatore di Accattone , comincia a muovere la piccola Arriflex . Il silenzio si fa più impegnato . L ' attenzione di tutti è più avvertita del solito . Tocca girare al protagonista , « vai Enrique , vai » , ordina con calma Pasolini . Enrique Irazoqui è seduto su un tronco di ulivo . La faccia pallida , magra , avvolta in un grezzo mantello di lana marrone , il corpo fasciato da una semplice tunica avana . Legge le parole che deve pronunciare davanti alla macchina da presa su una lavagnetta sorretta dall ' aiuto regista . « Voi sentirete parlare di guerre e rumori di guerre ; badate di non turbarvi ; bisogna che questo avvenga ma non sarà la fine . Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno , e vi saranno pestilenze e carestie e terremoti in vari luoghi ; ma tutto questo non sarà che il principio dei dolori . » La drammatica predizione che Gerusalemme sarà distrutta : la fine del mondo . Le parole del Vangelo di san Matteo , che Pasolini sta traducendo in film . La lavorazione è cominciata da qualche giorno , senza il consueto can - can pubblicitario che accompagna il primo giro di manovella . Anzi , produttore e regista preferiscono portare avanti il loro lavoro in silenzio , con tutta tranquillità . Si tratta di un lavoro quanto mai impegnativo , difficile , inconsueto perché il film non sarà una riedizione della vita di Gesù Cristo , né un racconto interpolato delle vicende bibliche . Non c ' è soggetto , non c ' è sceneggiatura , non c ' è dialogo costruito a tavolino sia pure sulla falsariga dei Vangeli , ma la traduzione in immagini del testo genuino scritto da Matteo , il pubblicano di Cafarnao diventato apostolo . La strada più difficile , dunque , è stata scelta da Pasolini per questo film . Un ' idea che lascia perplessi , quella di trasportare sullo schermo il primo dei quattro Vangeli , soprattutto conoscendo la diffusa preferenza per argomenti commerciali di molti nostri cinematografari . Ma Pasolini non è di questo parere . « La storia di uno che nasce povero » dice , che ha una vita ricca e complessa come è raccontato nel Vangelo , e consegna agli uomini il messaggio del cristianesimo , « ha tanti elementi favolosi anche per il grosso pubblico . » Il progetto di realizzare il Vangelo secondo Matteo Pasolini l ' ha studiato e maturato per un paio d ' anni . Nell ' ottobre '62 si trovava ad Assisi . Era stato invitato dalla Pro Civitate Christiana ad un dibattito sul suo Accattone . Finito il convegno , lo scrittore - regista voleva tornarsene a casa , ma le strade erano ingorgate di traffico . Code di automobili lunghe chilometri e , per le vie di Assisi , migliaia di persone arrivate per la visita di Giovanni XXIII . Non c ' era altro da fare che aspettare che fosse partito il treno del Papa , prima di prendere la via del ritorno . « In camera mia , sul tavolo c ' era un Vangelo . L ' avevano messo lì per farlo leggere agli ospiti , e ci sono riusciti perché io lo presi e cominciai a sfogliarlo . » Un libro stimolante , dice Pasolini : leggeva e si convinceva che quel racconto era un ottimo soggetto cinematografico . Per un po ' , ha tenuto l ' idea per sé , poi una volta ne ha parlato ad Alfredo Bini , che era stato il produttore dei suoi film . « Eravamo in Africa , con Bini , per i sopralluoghi di Padre selvaggio , e Bini è stato subito entusiasta . » In questi due anni , Pasolini non ha scritto nessuna sceneggiatura , ma si è preoccupato di studiare , immaginare le scene , i movimenti della macchina da presa , il volto degli attori perché non ha aggiunto né tolto nulla al racconto di san Matteo , limitandosi a filtrarlo con la sua fantasia poetica . Ha discusso , però , a lungo l ' idea con gli amici della Pro Civitate Christiana che l ' hanno incoraggiato concedendogli fiducia e libertà . « Non ho nessuna intenzione di proporre interpretazioni teologiche . Sarà un Vangelo assolutamente canonico » dice . Con padre Favero particolarmente ha avuto lunghe discussioni , numerosi scambi di lettere per evitare qualsiasi imprecisione , anche di dettagli storici e di costume , nelle ambientazioni , nell ' impostazione delle scene , dei personaggi . Anche adesso che sta girando , le lettere tra lui e il religioso continuano . Un viaggio compiuto successivamente in Terra Santa con padre Andrea Carrano , « un veneto simpaticissimo » , ha convinto il regista che non era il caso di andare a girare nei luoghi originari . Il paesaggio descritto dai Vangeli non esiste più , perciò il film verrà girato in Italia . Le prime scene , che si svolgono sul monte degli ulivi e nell ' orto di Getsemani sono state girate in un uliveto ai piedi di Tivoli , su Monte Cavo il discorso della montagna . Altre scene in Calabria , a Crotone , Matera , tra Barletta e Taranto , dove la campagna del meridione è più somigliante alla Palestina . Tutti gli attori sono nuovi al cinematografo . La loro ricerca è stata particolarmente difficile perché Pasolini non voleva nessun viso che il pubblico potesse ricordare o identificare con altri personaggi . Irazoqui è entrato nel film casualmente . « In un primo tempo pensavo a qualche poeta , per il personaggio di Cristo . Ne avevo interpellati diversi , avevo anche fatto dei tentativi con alcuni scrittori , uno russo , uno americano , uno spagnolo . Alla fine mi ero quasi deciso per un attore tedesco che andava benissimo . » Enrique Irazoqui un giorno gli ha telefonato a casa . Voleva conoscerlo , aveva letto l ' unico suo libro tradotto in Spagna Ragazzi di vita e gli altri nell ' edizione originale . Voleva discutere con lui di problemi culturali . Appena lo vide , con quel viso che ricorda i Cristi dipinti dal Greco , Pasolini gli ha proposto di lavorare nel film . Per la ricerca degli altri personaggi , lo scrittore - regista è stato aiutato dalla scrittrice Elsa Morante . Un giovane nipote della scrittrice apparirà nel film come san Giovanni . Il critico musicale e fotografo Ferruccio Nuzzo è san Matteo , lo scrittore Enzo Siciliano , Alfonso Gatto , lo studente Giorgio Agamben sono altri Apostoli : è il gruppo intellettuale del cast , che passa le lunghe attese tra una scena e l ' altra leggendo libri sui vampiri e sullo zen . Con il camionista del portico d ' Ottavia e il commerciante in ferramenta , ci sono nelle vesti di Apostoli e discepoli , contadini e pastori calabresi e lucani , facce dure , rozze , quasi primitive come dovevano esserlo probabilmente i pescatori del mare di Galilea , gli artigiani e i contadini di Nazareth e della Palestina che per primi seguirono Gesù Cristo . « La difficoltà tremenda , da angoscia » dice Pasolini « è nel creare la figura del Cristo . » Una difficoltà che si avverte , concretamente , quando è il momento di girare , e sul set produce un ' atmosfera diversa da quella delle altre realizzazioni cinematografiche , sia pure impegnative : trasforma il vento della grande ruota a pale e le fiamme delle torce in segni premonitori dell ' apocalisse , muta il camionista nel traditore Giuda , il commerciante di ferramenta nell ' Apostolo Pietro , lo studente catalano di scienze economiche e commerciali nella figura di Cristo , prossimo ai suoi momenti più dolorosi .
Quale esercito? ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
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Le profonde riforme che si stanno introducendo nei regolamenti di disciplina delle forze armate sono un adempimento dell ' ultimo comma dell ' articolo 52 della Costituzione : « L ' ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica » : una delle tante disposizioni della nostra Carta generiche , e che avrebbe potuto essere interpretata anche nel senso che i soldati si eleggessero i loro superiori . Si può approvarle incondizionatamente , si possono fare riserve ; ma comunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che l ' esercito ( nell ' ampia accezione del termine ) muta , con uno di quei cambiamenti che trasformano un quid in un aliud , da quello che fu dalla formazione della Unità alla prima guerra mondiale almeno . Mutamento avvenuto per gradi , e che non poteva non seguire , per il profondo variare di tutta la vita associata , del modo di sentire generale . Già da vari anni l ' esercito non è più quello idealizzato da De Amicis , e neppure quello , che pur mostrava le sue lacune , dei romanzi militari oggi dimenticati dell ' inizio del secolo di Olivieri San Giacomo , né dei più recenti ricordi di ufficiali letterati , ancora di Edgardo Sogno , che si riporta al periodo fascista . La posizione dell ' ufficiale fino al 1915 , il tempo in cui era prescritta la dote della sposa per ottenere il regio assenso al matrimonio , in cui ogni ragazza della borghesia era orgogliosa di annunciare il suo fidanzamento con un ufficiale e le signore che tenevano un salotto o davano un ricevimento ritenevano questo mancante di un elemento essenziale se non ci fossero alcune divise militari , appare lontano come la Versailles di Luigi XIV . La giustissima soppressione dell ' attendente , l ' autorizzazione agli ufficiali di vestire in borghese , già di per sé avevano apportato mutamenti rilevanti al vecchio esercito , fondato sul profondo distacco tra ufficiali e sottufficiali , tra sottufficiali e soldati ( un tempo nelle città minori erano prescritti i caffè che gli uni e gli altri potessero frequentare senza mai confondersi ) . Ed ho sempre presente il ricordo che evocava un vecchio archivista di Ministero , già sottufficiale , delle ore di sosta trascorse in attesa di una coincidenza , quando andava in licenza con moglie e cinque figli , perché i sottufficiali potevano viaggiare solo con gli accelerati . Come dovunque , c ' erano negli ufficiali i buoni , i comprensivi , i paterni , ma abbondavano pure gl ' incuranti , i neghittosi , i nevrastenici , quelli che lasciavano libero sfogo a simpatie ed antipatie verso i sottoposti ; l ' attendente del colonnello era un ' autorità . I due requisiti più apprezzati erano il coraggio fisico , e l ' obbedienza incondizionata ; dal superiore occorreva tutto accettare : il soldato punito presentandosi dopo scontata la punizione si sentiva chiedere se era contento della punizione inflittagli , e se rispondeva di no , ritornava in prigione . Tutto questo appartiene ad un mondo che ci appare molto più remoto della civiltà contadina morta o morente che Revelli ha rievocato per il Cuneese : pur se fosse in sé buono qualcuno degli obblighi che la divisa imponeva : nei mezzi pubblici cedere il posto alle donne ed ai vecchi ; non assistere inerte ad una rapina ( i sequestri in strade frequentate non esistevano ancora ) , od alle percosse che un uomo imbestialito dava a bambini o ad una donna . Cosa sarà questo nuovo esercito ignoro , né so prevedere . Ma quell ' art. 52 della Costituzione , che mi è sempre stato ostico per essere il solo a parlare di sacro dovere della difesa della Patria ( degradando così tutti gli altri doveri verso la società in cui si vive ) , mi porta a chiedermi se non ci sarebbero ben più fondamentali riforme da apportare . Confidiamo tutti che non abbiano più ad esserci guerre , né vi vediamo l ' Italia coinvolta . Ma pare certo che sarebbero guerre condotte da tecnici , cui solo un piccolo esercito di mestiere potrebbe attendere ; e le guerriglie hanno sempre uno sfondo politico , sicché non si può contare su un esercito di leva composto di uomini con idee le più diverse . Se quell ' art. 52 della Costituzione stabilisse invece che ogni cittadino , uomo o donna , forte od esile , deve dare al consorzio civile un anno del suo tempo , quasi gratuitamente ( ossia col trattamento del soldato di leva oggi ) nelle mansioni cui può essere idoneo ? Ho molti dubbi sul sistema cinese di fare interrompere l ' Università per andare per qualche anno a coltivare la campagna e di fare ritornare per qualche mese al lavoro campestre alti funzionari ; ma di fronte a questo abbandono delle campagne che tanto grava sulla nostra economia , non posso non chiedermi se sarebbe davvero impossibile imporre a tutti i ragazzi italiani di fare per un anno quel che in altri Stati molti studenti fanno spontaneamente durante le vacanze , lavorare in un ' azienda agricola , in quei lavori che non richiedono esperienza ; se per tante ragazze non sarebbe benefica l ' esperienza di un anno passato come portantina in un ospedale , o assistente di bambini , od anche nei più umili lavori di lavanderia . Misura antiliberale ? Chiedere l ' adempimento di qualsiasi dovere sociale è un attentato alla libertà ? Ma nessuna società ha mai potuto vivere senza imporre doveri ai consociati . Se mai , nelle condizioni attuali dell ' Italia , mi turba il pensiero del quis custodiet custodes ? Siamo certi che la caporeparto cui è stata posta a disposizione la portantina di leva saprà costringerla a fare il suo dovere , che il capo dell ' azienda agraria non accetterà un compenso per lasciare il ragazzo assegnatogli tornare a casa o scorrazzare tutto il giorno in moto ? Dove non si riconoscono autorità , dove si ritiene che sia offendere la dignità umana costringere qualcuno a fare ciò che non gli piace , dove si ritengono inutili le sanzioni quali si siano , difficile pensare a vie di scampo . Ed allora resti l ' esercito di leva com ' è , con la nuova disciplina ; ma segua almeno quel che segue nelle Università : ove quella piccola minoranza che ha voglia di apprendere trova , sol che li cerchi , insegnanti che la seguono , la incoraggiano , che suggeriscono utili ricerche . Così nella caserma i coscritti trovino ufficiali e sottufficiali che non si preoccupino di « far sfilare in parata » , ma cerchino di allargare il loro orizzonte culturale , insegnare la non facile arte di ragionare e non enunciare assiomi , di rispettare l ' avversario ; che l ' esercito divenga scuola di educazione civile , di pacifica convivenza tra chi pur è su posizioni ideologiche antitetiche .
SOSTA IV ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
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LANCIANO E ALTRE COSE IMPORTANTISSIME . Lanciano , 23 maggio . Come ieri scrissi , due dei miei uomini , e precisamente gli svizzeri Heiman e Luisoni , hanno fatto un brutto salto in classifica . Da 860 e 90° in classifica essi sono passati rispettivamente al 750 e al 780 posto . Li ho redarguiti aspramente minacciando di espellerli dalla squadra dei « sempre in coda » . Essi , sensibilissimi al biasimo , si sono addirittura ritirati dalla corsa . Battista è raggiante . Altri due di meno . Stamane Guerra è andato all ' ospedale a farsi fare i raggi . La cosa ha sparso il panico nella città , ma verso le 11 è tornata la calma . Pare si tratti di reumatismi . Comunque , non è improbabile che sia apposta una lapide alla facciata del nosocomio per ricordare il passaggio della Locomotiva Umana . Gerbi , il Diavolo Rosso , è stato visto in giro alle sette del mattino . Non si sa ancora se si era alzato prestissimo o se arrivava in quel momento . La Locomotiva Umana , tanto per restare in carattere , è andata a mangiare al ristorante della Stazione . Del Canguro delle Puglie , nessuna notizia . Ma è probabile che abbia trascorso la notte nei paraggi della Posta centrale , per essere pronto se , caso mai , arrivi un vaglia da Brindisi . Fino a questo momento nessun vaglia è apparso all ' orizzonte . Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio e i suoi due amici , come soglion fare nei giorni di sosta . si sono resi irreperibili . IL DOLOROSO SEGRETO DI ALCUNI MEMBRI DELLA GIURIA . Fino dalla prima tappa del Giro d ' Italia , avevo osservato , fra i membri della Giuria , alcuni uomini tristi e pensierosi . Essi , durante i percorsi , seggono in disparte , nelle varie automobili , come oppressi da pensieri dolorosi , e tacciono , senza curarsi del chiasso che è intorno a loro . Né gli allegri motti dei compagni di viaggio , né il tempo primaverile , valgono a far apparire sui loro volti l ' ombra di un sorriso . Alle soste si appartano e l ' ala della malinconia sfiora le loro fronti pensose . Stamane , giorno di riposo , ho voluto approfondire la cosa . Ho chiamato Battista . Vai gli ho detto a raccontar loro delle storie da ridere e sappimi dire se , malgrado tutto , una segreta angoscia continua a dipingersi sui loro volti . Battista non è molto forte nelle storie da ridere essendo piuttosto incline al genere sentimentale ; ma per nessuna ragione al mondo oserebbe disubbidirmi . È partito con la consueta dignità . Dopo mezz ' ora era di ritorno . L ' espressione del suo volto non faceva presagire nulla di buono . Ebbene ? gli ho chiesto , ansioso . Ha aperto le braccia desolato . Nulla di fatto ? Tutto è stato vano . Fammi un dettagliato resoconto . VANI TENTATIVI DI BATTISTA . PER FARLI SORRIDERE . Il buon vecchio si è schiarita la voce . Sono stato da uno di loro ha cominciato a dire e , facendo dolce violenza alla di lui segreta ambascia , ho provato a raccontargli la storia di un tale che soffriva il mal di mare anche quando vedeva una marina dipinta . - Non è gran che , ho osservato . E l ' ascoltatore ? È rimasto serio . Gli ho accennato al caso di un vecchio che andava perdendo i peli del naso e se li metteva finti . Niente . Gli ho parlato di un gran medico che , invece di inventare un nuovo siero contro la polmonite , aveva inventato una nuova forma di polmonite ; d ' un tale che voleva liberarsi di tutto , semplificare la propria vita , e godeva quando gli cadevano i capelli , o i denti ; d ' un altro che faceva la cura per non diventare calvo , stropicciandosi vigorosamente la cute , col solo risultato di strapparsi grosse ciocche di capelli ; di un terzo che , per fare dispetto a un amico dentista , si fece togliere dieci denti dal concorrente di quello , senza averne bisogno . Bravo Battista . E lui ? - Non s ' è scosso dalla sua malinconia . Messo alle strette gli ho mostrato il nome di un albergo che si chiama « Pace e due leoni » . Non ha mosso muscolo . Ho cominciato a sospettare che gli fosse accaduta una disgrazia . Potrebbe anche essere ho osservato il proprietario del « Pace e due leoni » . Battista è proprio un uomo d ' oro . L ' ho supposto anch ' io ha proseguito e ho indagato . Ebbene ? Ho potuto cerziorarmi che non è il proprietario del « Pace e due leoni » . Se non ha riso , altra deve essere la causa . Ma quale , in nome del cielo ? È quello che non sono riuscito a capire . E sei stato dagli altri ? Sissignore . Ho visitato un altro di questi tristi seguaci del Giro . Anche egli era taciturno e serio , tanto da non muovere muscolo al racconto che gli ho fatto , con copia di particolari , di un tale che si uccise perché una sera dalla sua casa sentiva le detonazioni dei fuochi artificiali , ma , per quanto esplorasse l ' orizzonte , non riuscì a scoprire i fuochi stessi . Potrebbe essere rimasto serio ho osservato a causa del racconto , che non mi pare molto felice . Ma vai avanti . Battista , un po ' contrariato , prosegue : Un terzo triste seguace ha sospirato dolorosamente quando gli ho accennato al caso di un marito gelosissimo che uccise la moglie , avendola trovata a letto con una pulce . IL MISTERO È SVELATO . C ' era davvero da perdere la testa . Perché tanta malinconia ? Ma ecco che la luce ha cominciato a farsi strada nel mio intelletto . Ho ripensato a una volta che feci un giro turistico per la Sicilia , durante il quale giro ero triste e pensoso , al punto da restare impassibile quando un amico mi parlò di un terribile delinquente che si trasformava in molti personaggi contemporaneamente . Ho collegato il mio umore d ' allora con il contegno di questi seguaci del Giro e mi sono sovvenuto ( verbo usato in questo senso dal Tasso ; cfr . Leopardi : « Pensieri , eccetera » , 3 , I ) anche della malinconia che osservai ieri nel corrispondente del Paris Soir , che segue il giro in automobile . L ' incontrai nei pressi dell ' ufficio telefonico . Egli non mi parve felice . Aveva un elegante paio di pantaloni corti , calzettoni di lana , maglione e giacca con grosse tasche a toppa e bottoni da tutte le parti . Hai un bellissimo vestito , gli dissi . Sorrise amaramente , come se facesse uno sforzo per non contraddirmi . Sei felice ? chiesi . Assentì col capo , mentre un pallido sorriso gli sfiorava le labbra . Capii che mentiva . Per averne la riprova gli descrissi minutamente un ricevimento in cui tutti gli invitati aspettavano trepidi lo scoppio del tappo di una bottiglia di spumante , la quale , invece , si aprì in un imbarazzante silenzio . Purtroppo i miei sospetti il corrispondente del Paris Soir non scoppiò in un ' allegra risata : al pari ai quella bottiglia di spumante , sospirò . QUAND ' È CHE L ' ABITO SPORTIVO SI RENDE INDISPENSABILE . E così ho scoperto il segreto dei tristi seguaci : i disgraziati partecipano al Giro in pesanti abiti sportivi . Questa tenuta , composta di una giacca di stoffa alta un dito , di pantaloni corti fino al ginocchio e di grevi calzettoni di lana , è quanto di meno pratico sia dato immaginare per viaggi e occasioni sportive . L ' abito sportivo com ' è noto è indispensabile per i direttori di scena cinematografici . Tutte le volte che sono stato invitato a visitare un teatro di posa , ho , trovato i direttori di scena in pantaloni corti e calzettoni . Non ho ancora capito il nesso che lega la pellicola con quello che gli inglesi chiamano kniker - boker , ma evidentemente questo nesso esiste , visto che i direttori cinematografici non possono disciplinare le masse delle « stelle » altro che in abito sportivo . Ma quando si tratta di sport , questo abito è assolutamente da sconsigliare . I tristi seguaci in tenuta sportiva soffrono pene inenarrabili . Sudano sotto le grevi stoffe e i maglioni di lana ; i calzettoni tolgono loro la voglia di sorridere , i bottoni delle brache segano i loro polpacci . Imprigionati negli abiti sportivi sotto la sferza del sole , i disgraziati invidiano segretamente quelli che sono venuti in abito da passeggio e imparano a loro spese che l ' abito sportivo è adatto solo nelle grandi città e nei salotti mondani . UNA MIA PREOCCUPAZIONE . Verso sera , Battista , che continua a sognare una cenetta in riva al mare , ha lanciato timidamente l ' idea d ' una corsa fino a Ortona , che dista una ventina di chilometri da qui . Ma non c ' è tempo da perdere : la partenza di domani è stata anticipata di un ' ora . Il « via » sarà dato alle 4 e tre quarti . Quando ho saputo che si trattava delle quattro del mattino , e non del pomeriggio , sono andato a protestare . Ma ci volete morti ? ho detto alla Giuria . E la Giuria : Abbiamo anticipato per tema che , a causa del maltempo , le montagne siano impraticabili . Non voglio sindacare . Evidentemente la Giuria ha ragione . Forse il maltempo può rendere impraticabili le montagne soltanto verso una certa ora e , alle quattro del mattino , anche se diluvia , le montagne sono praticabili . Battista esulta per questi anticipi nelle partenze . Conoscendo da vecchia data le mie abitudini , spera che , al momento del « via » , io mi ritiri . Mi ritiri , si intende , in una camera fornita di un buon letto . Intanto , io sono preoccupato a causa di Occhiuzzi Delfo , il futuro asso del pedale da me scoperto nella tappa di ieri . Se quell ' asino non si decide a diventar celebre , sono rovinato , come scopritore di giovani promesse . Speriamo bene .
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Roma , 25 agosto - Un carro funebre , coperto di garofani rossi , ha portato oggi la salma di Palmiro Togliatti da piazza Venezia alla basilica di San Giovanni . Una folla composta ( trecentomila persone dicono í servizi d ' ordine , più o meno un milione dicono ufficiosamente i comunisti ) l ' ha accompagnata per le vie di Roma , o l ' ha attesa ai piedi del Campidoglio , lungo i Fori Imperiali per le strade dei grigi quartieri umbertini che conducono in Laterano . C ' era chi alzava il pugno chiuso , chi faceva il segno della croce , chi gridava « Viva Togliatti » . Non è stato soltanto un funerale : poco fa ha percorso la capitale un grande corteo popolare che portava sì alla sepoltura un leader famoso , ma che nello stesso tempo si trascinava dietro parecchi anni di storia italiana . Dalle cellule più remote della Calabria o dell ' Emilia i comunisti hanno tolto in questi giorni dalle pareti i ritratti del segretario generale del PCI : immagini ingiallite , spesso disegnate con ingenuità , che mostrano il viso di un capo idealizzato , e le hanno portate sin qui , con le bandiere rosse abbrunate . Così oggi , seguendo il corteo , s ' incontrava il Togliatti di venti anni fa , col volto ancora giovane del leader clandestino che sbarcò a Napoli per la liberazione , nel 1944 , dopo l ' esilio ; il Togliatti del '48 , gli anni caldi , quando Pallante gli scaricò la pistola addosso , e tutti in Italia temettero o aspettarono la rivoluzione ; il Togliatti dopo il XX congresso , quando s ' iniziò finalmente la critica allo stalinismo ; il Togliatti stanco del '64 , che nel luglio pronunciò a piazza San Giovanni un discorso sulla crisi di governo e chiese l ' ingresso dei comunisti nella maggioranza . Sono date che coinvolsero anche tutti noi , quali che fossero le nostre idee . Chi camminava oggi dietro il suo feretro non poteva non ricordare quei fatti : soprattutto davanti alla basilica di San Giovanni , quando la bara è stata posata , spoglia , su un catafalco , davanti alla stessa folla che egli arringò tante volte - negli ultimi quattordici anni - da quello stesso posto . Sono stati i membri della segreteria a posare sul carro funebre la bara , davanti alla sede centrale del PCI , in via delle Botteghe Oscure . Erano le 16 e , lungo tutto il percorso , migliaia di uomini e donne attendevano il passaggio della bara : erano arrivati nella notte , con pullman e treni speciali , e molti avevano trascorso la mattina mangiando panini o riposando sui prati , lungo i Fori Imperiali , all ' ombra delle basiliche . Dopo mezzogiorno , tutte le porte delle chiese che sarebbero state sfiorate dal corteo erano state chiuse . Molta gente osservava con curiosità i poliziotti in borghese ( più di duemila per il servizio d ' ordine ) che visitavano le fogne , salivano sui tetti , si appostavano con discrezione nei portoni . La punta del corteo si è mossa lentamente , con più di un chilometro di corone di fiori in testa : i gladioli del presidente del Consiglio Aldo Moro , í garofani rossi del comitato centrale del PCUS , le cento rose dello scultore Manzù , e millecinquecento corone portate da ragazzi in maniche di camicia col fazzoletto rosso al collo . Molti indossavano magliette scarlatte , le avevano comperate nei negozi in cui si « liquidano » vestiti estivi , e quindi avevano disegnato sul petto il timone di una nave , la scritta « Saint Tropez » , il coccodrillo di moda sulle spiagge . Le bandiere rosse erano trentamila , e parecchie centinaia di gonfaloni arrivati dai comuni amministrati dai comunisti . È trascorsa un ' ora prima che il feretro arrivasse al centro dei Fori Imperiali ; un ragazzo appeso a un albero è caduto a terra svenuto , un vecchio emiliano ha chiesto un po ' d ' acqua ma non ha fatto a tempo a portare il bicchiere alla bocca perché è crollato per un colpo di sole . Anche l ' onorevole Luciano Barca non ha retto alla fatica e al caldo e ha perso i sensi . A piedi dietro il feretro , c ' erano Nilde Jotti e la figlia adottiva Marisa , vestite di nero , col viso semicoperto da un velo . Le tenevano per braccio il professor Mario Spallone , medico di Togliatti , e la moglie . La segreteria del PCI seguiva al completo , a qualche metro di distanza : Giancarlo Pajetta stentava a camminare per via di un incidente capitatogli di recente in Bulgaria , e si appoggiava agli onorevoli Novella e Alicata . Con loro vi era Giuliano Gramsci , figlio del martire antifascista , arrivato poco prima dall ' Unione Sovietica : un volto ieratico . Dal finestrino di un ' automobile , che avanzava lenta dietro i dirigenti del PCI , una faccia che sbalordiva per la sua somiglianza col leader comunista : era il figlio Aldo , in un abito a doppio petto blu , e al suo fianco c ' era la madre , Rita Montagnana . Gli altri familiari di Togliatti - il fratello Eugenio e la sorella Maria Cristina - avevano percorso a piedi il primo tratto , poi anch ' essi erano saliti in macchina . Dopo avere salutato il feretro , la folla cercava di riconoscere gli uomini politici : e molti indicavano Luigi Longo ( « Ecco il nuovo capo » dicevano ) , Pietro Nenni , che con lo sguardo fisso davanti a sé , camminava alla testa delle delegazioni dei partiti ( più tardi , a piazza San Giovanni , si è allontanato prima della fine della cerimonia ) . Leonida Breznev , il « numero due » del Partito comunista sovietico , guidava invece i rappresentanti dei partiti comunisti stranieri , tutti vestiti di scuro , con cravatta color carbone . Breznev lo si distingueva facilmente per via del nastrino rosso dell ' ordine di Lenin all ' occhiello . Sui tetti , agli angoli delle strade erano state piazzate numerose macchine da presa ; anche un elicottero sorvolava a bassa quota il corteo , per permettere a un operatore di riprendere la folla nei particolari . E ad ogni macchina c ' era un regista noto : Zurlini , Maselli , De Santis , Lizzani e Petri . Essi monteranno al più presto un documentario , realizzato dal Partito comunista , sui funerali di Palmiro Togliatti . Tra gli intellettuali spesso sparsi tra i redattori dell ' « Unità » o di « Rinascita » , vi erano Carlo Bernari , Carlo Levi , Renato Guttuso , Luchino Visconti , il poeta spagnolo Rafael Alberti , Cesare Zavattiní , lo scultore Marino Mazzacurati . Erano le 18 e 10 quando il feretro è arrivato a piazza San Giovanni : sullo splendido sagrato della basilica attendevano almeno centomila uomini e donne . Nella ressa , Dolores Ibarruri , la « Pasionaria » , è stata inghiottita dalla folla ed è svenuta . Le hanno versato acqua sul viso , e quando si è ripresa ha chiesto scusa per la sua « imperdonabile debolezza » . Un altoparlante ha annunciato che la bara era stata posata sul catafalco , e la piazza si è fatta silenziosa .
Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
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Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
TAPPA VII ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
LO STRATAGEMMA DI BATTISTA CHE HA ACCESO LA BATTAGLIA Da Lanciano a Foggia , 24 maggio . ( In testa al diario di oggi che ho già compilato , secondo il solito , ora per ora desidero apporre una dichiarazione che vergo con mano tremante per l ' emozione : il primo della classifica generale non è più il tedesco Base , ma un italiano , lo Scarpone di Zogno ; e Battista , il fido Battista , l ' esemplare Battista , è il trionfatore del Giro , l ' artefice della riscossa italiana . Non avrei immaginato che il buon vecchio fosse capace di tanto . Egli stesso credo non l ' immaginava . Ora è di là , nella camera vicina alla mia , in questo albergo Cicolella , e lo sento che ha intonato un canto di gioia . E , adesso , eccovi il diario , dove le fasi della riscossa sono seguite minutamente . ) LA CANDELA - SVEGLIA . Ore 2 del mattino Mi alzo . Veramente dovevo alzarmi alle 4 , ma mi sono alzato due ore prima per un errore di Battista : il buon vecchio sa che io non sento la sveglia o , meglio , la sento , ma essa mi fa un curioso effetto : mi concilia il sonno . Perciò quell ' uomo dalle idee pronte ha fatto una invenzione molto pratica : la candela - sveglia . Si tratta di una candela che si consuma esattamente in tante ore , quante si desidera dormire . Una candela per otto ore è lunga ad esempio mezzo metro . Riducendola d ' un terzo si ha una candela per sei ore , per quattro si taglia la candela a metà , e via dicendo . La candela - sveglia viene appiccicata direttamente su un ' anca nuda del paziente . Quando la candela è consumata , il dormiente si sveglia di colpo . Pare che ieri sera Battista si sia sbagliato e mi abbia appiccicata una candela troppo corta . L ' ho rimproverato con dolcezza . Ore 3,30 Ho compiuto la mia minuziosa toletta di ciclista . Manca circa un ' ora alla partenza . Ore 4 Viene Battista a dirmi che la bicicletta è pronta . Poiché il tempo si è messo al freddo , il buon vecchio , sul costume di ciclista , ha indossato il cappotto . La paglietta di ieri l ' altro è sostituita da una corretta bombetta grigia . Ore 4,30 Ci avviamo al controllo di partenza . Lungo la strada mi accorgo che il mio domestico bisbiglia parole incomprensibili . Credo si tratti di preci mattutine , ma poi scopro che egli si sta esercitando a dire : Pe ' la coccia de Sante Donate allo scopo d ' avere il posto in testa a Castel di Sangro . Ore 5 Ci avviamo verso Foggia . Appare la Maiella , coperta di neve , rosea ai primi raggi del sole . Lanciano , addio . Ore 5,30 Incominciamo a salire e scendere per le montagne . La mia squadra adotta una tattica astutissima : lasciarsi precedere di molto da tutti gli altri ciclisti per poi , credo , raggiungerli di sorpresa . Ore 5,40 Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio mi si avvicina : Capitano . Dite , Leopardo . Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio mi comunica un doloroso incidente di cui rimase vittima ieri l ' altro . Egli arrivò tardi al traguardo di Lanciano , perché si sentiva molto in forza . A causa di questa gran forza , ruppe la bicicletta . NEL LIBRO DEL DESTINO . Ore 6 Torricella Peligna . Gran bella regione , l ' Abruzzo ! Boschi verdi , valli profonde , montagne coperte di neve , e , ogni tanto , paesini appollaiati come falchi sui cocuzzoli . Peccato che bisogna salirvi in bicicletta . Li scopro all ' aurora , rosei di sole , l ' uno dopo l ' altro . Li abitano pochi montanari , che vi dànno del tu , donne magre , col volto coperto da uno scialle nero , e molti ragazzini . Questi sono così abituati ai lupi che , come negli altri paesi giuocano ai soldati o a rimpiattino , qui giuocano al lupo . Uno fa il lupo e gli altri gli dànno la caccia . Nella piazzetta erbosa , si sente gridare : Gliù lupu , gliù lupu ! E tutti , di corsa , addosso al malcapitato che fa gliù lupu e che ha sempre la peggio . Ecco uno di questi paesi . È moribondo . Fu costruito , chi sa quanti secoli fa , una cara sopra l ' altra , in cima a un monte . A vederlo , sembra isolato dal resto del mondo . E deve esserlo , infatti , se i suoi stessi abitanti , a causa di quest ' isolamento , l ' abbandonano l ' uno dopo l ' altro e vanno ad abitare nelle case nuove , che si costruiscono giù vicino alla stazione . Fra un certo tempo resterà disabitato . Le sue vecchissime case , di tufo scuro , perfettamente conservate , resteranno deserte e silenziose e , a guardia di questa minuscola città sperduta fra i monti , si leverà il castellaccio medievale che le dà il nome . L ' orologio della piazzetta resterà fermo per sempre , segnando quella che fu l ' ultima ora di questo Castel di non so che , mentre per le strade , l ' una dopo l ' altra , cadranno con tonfo silenzioso le pietre delle case . Allora , nel paese che un tempo vide scendere , chiusi nelle armature ferree , i signorotti feudali , potranno venire a ruzzare , indisturbati , i lupi , nelle notti senza luna . BATTISTA PIGLIA DELLE SCORCIATOIE . Ore 6,5 Ammiratori appiedati spingono Battista . Ore 8 M ' ero appisolato sul volante . Mi si dice che abbiamo attraversato Casoli , Corpisanti , Lama dei Peligni , e Palena . Tanto meglio . Traversando questi paesi montani si sente un buon odore invernale di legna bruciata . Buse , detentore della maglia rosa , comincia a manifestare una vaga intenzione d ' intavolar trattative per essere assunto nella nostra squadra . Vedremo come si comporterà in seguito . Riccò , il Canguro delle Puglie , ha un ' andatura triste e affaticata . Ore 9 - Rivisondoli e Roccaraso . A un lato della strada si legge su un cartello : « Forza , Battista , non lasciar che l ' Italia sia sconfitta ! » . In verità , il cartello l ' ha fatto mettere Battista stesso da un emissario che ha spiccato ieri . Ma esso non manca di produrre ugualmente una forte reazione nel buon vecchio che decide di « scatenare la battaglia » . A questo scopo , si carica la bicicletta sulle spalle e piglia delle scorciatoie fra i monti . Ore 9,10 L ' andatura di Riccò è sempre più triste e stentata . Che il Canguro delle Puglie non ce la faccia più ? Pedala con le gambe tremolanti , emettendo fiochi lamenti . Ore 9,25 Castel di Sangro . Primo rifornimento e firma . Al controllo trovo posta per me . Una lettera della colonia brindisina di Torino mi reca cinquanta lire per Riccò . Chiamo : Canguro . Un sottile gemito : Presente , capitano . Riccò si avvicina pedalando a fatica . Par che le gambe gli si debbano fermare da un momento all ' altro . Il dorso penzola sul manubrio . Ci sono gli dico cinquanta lire per voi , dai brindisini di Torino . Cinquanta .... Lire : eccole . Oh , metamorfosi ! Riccò intasca i quattrini , si drizza sul dorso , stringe con energia il manubrio , gonfia i polpacci e parte ad andatura rapidissima . Ora è capace di arrivare primo al traguardo . Ringrazio i brindisini di Torino . Ma , con questi sistemi , finiranno per togliermi i miei uomini migliori . Ore 1l Bivio di Vinchiaturo . Contadini ci salutano al passaggio . Quanta gentilezza in questi uomini rozzi ! Ricordo un contadino che partì per l ' America , dove andava a visitare un figlio emigrato . Dopo quindici giorni di traversata , arriva , trova il figlio allo sbarco , e questi fa per abbracciarlo strettamente . Piano , dice il padre aspetta . E si fruga in petto , mormorando : T ' ho portato un uovo fresco . È della nostra chioccia , sai ! Che pensiero gentile ! esclama il figlio , preparandosi a sorbire l ' uovo . Ma a un tratto il vecchio lancia un grido acutissimo . Che avviene ? fa il giovinotto . Avviene balbetta il padre pallido come un cencio avviene che c ' è qualcuno qui dentro . Dài un ' occhiata tu , ché io non ho coraggio . Il figlio guarda e , in mezzo al via vai del porto di New York , nella foresta dei grattacieli , comincia a fare : Pìo .... pio .... pio .... C ' era un pollastrino giovane . FINALE GEORGICO . Ore 12 L ' espediente di Battista è pienamente riuscito . Attraverso scorciatoie , egli è apparso a distanza davanti al gruppo di testa . Gli assi si sono lanciati all ' inseguimento ed è scoppiata la battaglia . Perché lo Scarpone di Zogno , il Signore della Montagna e il Leone delle Fiandre correvano tanto ? chiarissimo : per raggiungere Battista . Il quale Battista sia detto a onor suo appena ottenuto l ' intento di aizzare i corridori , invece di profittare del vantaggio , si ritira , come Cincinnato , in un campicello , mentre lo Scarpone si avvia a cogliere la vittoria . Ore 13 Trovo Battista nel campicello a riposarsi , presso Crocella di Motta , confine fra il Sannio e le Puglie . Borbotta qualche cosa , come se recitasse una lezione . Che stai dicendo ? chiedo . Mi esercito nella frase : Si Pariggi tenesse lu mere , sarebbe na piccola Bere . ( Si tratta di un detto pugliese che tradotto suona così : Se Parigi avesse il mare , sarebbe una piccola Bari . ) Capisco a volo il piano del mio domestico . Battista , gli dico tu ancora cerchi di avere un posto di testa . Naturalmente , fa al traguardo di Foggia , fingendomi pugliese . Mi vien da ridere a vedere questo vecchio bianco per antico pelo così avido di trionfi effimeri . Battista , gli dico con bontà tu sei vecchio , ormai . Battista abbassa il capo canuto e un poco mi si stringe il cuore . Continuo : Lascia che i più giovani e i più forti di te colgano l ' alloro di cui son degni , e tu contentati di aver additato loro la via della vittoria . Battista è combattuto . Prendi esempio aggiungo dal buon Gerbi . Nessuno dirà niente , se marci in coda . Alla tua età hai bene il diritto di riposarti . Gli batto affettuosamente una mano sulla spalla e concludo : - Orsù , aspettiamo la nostra squadra . Una lacrima tremola sul ciglio di Battista e rotola rapida lungo uno dei suoi bianchi favoriti . Poi , il buon vecchio siede nel prato , vicino a me , e lentamente apre il sacchetto delle provvigioni . Intorno , fra le montagne , c ' è un grande silenzio , una gran pace . Cominciamo a mangiare piano piano . In lontananza si vedono ancora monti coperti di neve , che scintillano al sole . Battista si tira su il bavero : L ' ho proprio indovinata mormora a mettere il cappotto , oggi . Tira un vento freddo .
Corea: azzurri a casa! ( Brera Gianni , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Middlesbrough , 19 luglio - Giornata amara , giornata di vergogna . Una mesta broccaggine sembra essersi impadronita dei nostri giocatori . Undici ragazzi coreani sprovveduti di tecnica ma non certo di coraggio né di slancio hanno messo sotto , votandoli ad un ' ignobile fine , i nostri miliardari , esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici . Mi mancano parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all ' indegno spettacolo cui abbiamo assistito . Credo che abbiamo toccato il fondo e poiché quasi tutto è storto nel nostro calcio e nel nostro costume sportivo inerente il calcio , debbo , per consolarmi , pensare che questa ennesima figuraccia giovi a riportarci su piani meno scandalosi nei confronti del mondo intero . Lasciamo il campo di Middlesbrough fra risate giustamente beffarde e ingiuriose . Eravamo venuti strombazzando prezzi ed ingaggi favolosi , mezzi miliardi , milioni a centinaia per brocchetti vuoti come canne , paurosi e imbelli al punto da sdegnare chi appartiene al loro paese e da esilarare chiunque , conoscendoli famosi , li ha veduti goffi ed inutili . Francamente non avrei mai potuto prevedere questa débâcle . Considerando le due disastrose partite giocate con il Cile e la Russia osavo tuttavia sperare che una scuola ormai semisecolare potesse esprimere una prestazione almeno dignitosa , e neppure la spregiosa previsione che contro i più deboli si sarebbe maramaldeggiato ha avuto consistenza . In effetti í coreani , come tutti avranno visto , non sono tecnicamente tali da incantare , ma il loro brio , la loro determinazione hanno smontato via via le velleità degli azzurri sino ad annichilirle . Dei dieci che sono rimasti in campo dopo l ' infortunio a Bulgarelli non saprei francamente salvare se non i più modesti e perciò più generosi , i Janich , i Landini . Tutti gli altri sono stati incapaci di connettere e di costruire . Sprecate un paio di azioni all ' inizio , gli azzurri hanno perduto Bulgarelli e Fabbri ha richiamato in centrocampo Mazzola e Rivera tenendo di punta le ali . Per alcuni momenti del secondo tempo è sembrato che Rivera e Mazzola riuscissero effettivamente ad impostare e a entrare in azione . Si sono spenti troppo presto e hanno preso a sciupare , scadendo sui toni mosci delle giornate avverse . Barison non è mai stato in grado di liberarsi e nessuno ha saputo liberarlo a rete . Perani ha avuto spunti discreti all ' inizio ma ha anche sprecato due palle - gol piuttosto agevoli . Mazzola ha incominciato male da centravanti ed ha avuto buoni sprazzi da interno finché , inadeguato al ritmo del ruolo , si è spento fino a scadere a brocchetto sgradevole a vedersi anche sotto l ' aspetto morfologico . Si è capito , scadendo Rivera e Mazzola , che non si sarebbe più passati : galvanizzati dalla prospettiva della vittoria e dal vantaggio raggiunto sul finire del primo tempo , i coreani hanno preso ammoina con determinazione veramente ammirevole . Senza badare a finezze essi hanno sempre saputo sventare ogni insidia , sia che fosse condotta su lanci volanti , sia che fosse portata con azioni inevitabilmente confuse e irresolvibili . Una sola palla - gol hanno creato gli azzurri nel finale su cross di Perani e su quella palla - gol si sono trovati i due più imbeceriti della giornata , cioè i giganti Facchetti e Barison che si sono danneggiati a vicenda . Lo smarrimento di questi due colossi faceva strano contrasto con la miseria e la rassegnazione dei piccoletti che da fin troppo tempo abbiamo preso a chiamare abatini . Via via che il tempo passava un ' amarezza greve calava nel mio animo alla quale dovevo reagire con il sarcasmo e con la irriguardosa speranza che non uno , ma più di uno , avessero a segnare i coreani per rendere più schiacciante e altresì incredibile questa nostra ennesima sconfitta . L ' ennesima Waterloo del calcio italiano farà forse ( ma vale illudersi ? ) finire una situazione di fatto veramente insostenibile e insopportabile . Nulla è serio , nulla è fondato sulla realtà economica e sportiva nel nostro calcio . La selezione venga attuata da tecnici e non da ignoranti eternamente condannati all ' empirismo . Si avviino al calcio gli atleti e non le smunte signorinelle che abbiamo veduto miseramente pedalare e sentito fin troppo esaltare in questi anni di desolante penuria agonistica . Per favore , non si parli ora di moduli , di catenacci , di sciocchezze , per giustificare una magra che non trova spiegazioni se non in incongrui errori di fondo , le facilonerie , le leggerezze , gli sperperi indecorosi e colpevoli . Il nostro campionato ritorna , deplorevole moloch , a scontare la sua elefantiasi . La preparazione ha risentito del suo peso massacrante e dunque illogico . I non « atleti » che Fabbri ha portato con sé non hanno vigore né riserve psicofisiche . Le gradassate , anch ' esse fasulle , che abbiamo perpetrato ai danni di rappresentative rese docili dall ' ospitalità , si sono inevitabilmente scontate allorché l ' agonismo ha imposto sua legge . Si è già detto quasi tutto , ahimè , prima ancora che il tonfo avesse luogo . La squadra veduta a questi mondiali non ha mai avuto consistenza né tecnica né agonistica . Fino all ' ultimo abbiamo sperato in un ricupero . Non ha avuto e non poteva aver luogo . È bastata la Corea a dimensionare una spedizione sbagliata in partenza , e per giunta dilatata fino al ridicolo , accompagnata da speranze che , deluse , danno soltanto dispetto e malinconia . Ora ce ne torniamo umiliati fin quasi allo sgomento . I coreani vanno a Liverpool per giocare i quarti . Il topolino nascosto dietro alla gigantesca montagna di carta che è il nostro calcio ha dovuto lasciare il passo ai cavallucci mongoli da noi applauditi , alla fine , per dovere di lealtà sportiva , e con la morte nel cuore . Intorno a noi , risate , soltanto risate . Al diavolo , dico al diavolo , tutto ciò !
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .
SOSTA V ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
STO OSSERVANDO BUSE : I « MIEI » LO ASPETTANO . Foggia , 25 maggio . Battista ha avuto un ' avventura d ' amore all ' albergo Cicolella . Egli desidera che sia resa pubblica , per sfatare alcune leggende che circolano sul suo conto e dimostrare che non è , poi , quell ' uomo fuori combattimento che tutti credono . Lo contento volentieri , ma prima voglio sgomberare il terreno dagli argomenti più urgenti . Comincio col trasmettervi la classifica della mia squadra che ieri sera , a causa del ritardo di alcuni arrivi , non feci in tempo a telefonarvi . RINFORZI ALLA MIA SQUADRA . Eccola , come si presenta dopo la settima tappa : 1° Gerbi ( 810 nella classifica generale ) ; 2° Ranieri ( 30° ) ; 3° Riccò ( 790 ) ; 4°Reina ( 73° ) ; 5° Vincenzi ( 77° ) ; 6° Valente ( 76° ) ; 7° Perna ( 73° ) ; 8° Menegazzi ( 71° ) ; 9° Improta ( 68° ) ; 10° Godinat ( 62° ) ; 11° Rovida ( 60° ) ; 12° Liguori ( 53° ) ; 13° Battista ( fuori classe ) . Come si vede , ho fatto un buon acquisto : Menegazzi , che occupa uno dei posti lasciati vuoti dagli svizzeri ritiratisi . I miei tigrotti volevano acclamare membro d ' onore anche il francese Moincau e il toscano Meini , ma il vincitore della corsa Parigi - Tours e il veloce Meini , che ha al suo attivo parecchie importanti vittorie , non mi dànno molto affidamento per la mia squadra sebbene occupino due buonissimi posti nella classifica generale ( rispettivamente il 65° e il 57° ) . Il Diavolo Rosso , l ' Armadillo di Brindisi e il Canguro delle Puglie conservano i tre primi posti nella classifica . Perna continua a tenere il comando su Improta , il Leopardo di San Giovanni a Teduccio , e su Liguori , il Giaguaro di Barra ; meritata supremazia ove si consideri che il Puma di Cercola ha una buona voce di tenore . Tutti i miei uomini guadagnano ben tredici posti nella classifica generale . Singolare coincidenza : fra ieri e ieri l ' altro , ci sono stati tredici ritiri . Che il numero tredici porti fortuna alla mia squadra ? Vi darò , intanto , una interessante primizia : sto osservando Buse . Quel giovinotto non mi dispiace , come corridore , e lo vedrei volentieri nella mia squadra . Naturalmente , ancora non è maturo per essere assunto , ma si farà . L ' ho visto nella tappa di ieri , specie sulle salite , e so dirvi che è un elemento di prim ' ordine . Insomma la stoffa c ' è . Tutto sta che egli si distingua ancora un poco . I miei tigrotti lo aspettano a braccia aperte . LETTERE DI AMMIRATORI . La posta di stamane mi ha portato molte lettere di ammiratori della mia squadra . Il dott . Oronzo Giustizieri di Neviano ( Lecce ) , medico chirurgo a Nerola ( Provincia di Roma ) , mi invia , anche a nome dei suoi figli Carlo , Francesca e Clotilde , venti lire per Riccò e l ' augurio che altri corregionali si ricordino del valoroso campione , afflitto da una acuta crisi economica . Così , con le cinquanta della Colonia brindisina di Torino , saliamo a settanta lire . Che il Canguro delle Puglie sia destinato a perdere l ' accento sull ' « o » ? Una lettera da Torino , firmata « Alcuni ammiratori di Cuniolo » , mi parla di Gerbi e dell ' « amico suo e collega Cuniolo » ; e accenna nebulosamente a rivelazioni del Cuniolo stesso relative a certi mattoni che il Diavolo Rosso avrebbe un tempo attaccato al sellino della bicicletta per rendere più severi i suoi allenamenti . Gli ammiratori del Cuniolo sospettano che il Diavolo Rosso abbia dimenticato di togliere i mattoni , o che si riservi di toglierli all ' improvviso nelle prossime tappe per cogliere una sensazionale vittoria . Mi duole dire agli ammiratori di Cuniolo che Gerbi non ha nessun mattone dietro il sellino . Se qualche volta resta un poco indietro agli altri , non è perché non ce la faccia , ché , anzi , il fiero astigiano scusate : il Diavolo Rosso si sente ancora capace di lasciarsi tutti in coda . Ma il fatto è come mi ha dichiarato che egli di vittorie ne ha colte parecchie , nella lunga carriera , e ora desidera lasciar vincere i più giovani . Il pittore Onorato mi scrive che verrà appositamente per ritrarre le fattezze dei componenti la mia squadra e esporle in una interessante mostra di caricature di uomini illustri che ha inaugurato in questi giorni a Foggia . Veramente , le effigi dei nostri tigrotti sono state già immortalate sul Guerin Sportivo da « Carlin » che ha fatto bellissimi ritratti a tutti , compreso Battista . Ma ben venga anche Onorato . Per l ' occasione , il Leopardo di San Giovanni a Teduccio indosserà la sua elegante giacca in pelle di coccodrillo . Stamani ho sfogliato nervosamente i giornali . Nessuna notizia di Occhiuzzi Delfo . Forse avrei fatto meglio a non pronosticarlo come futuro campione . Staremo a vedere . E ora passiamo all ' avventura d ' amore di Battista . Sin dalle prime tappe del Giro , il simpatico vecchio aveva , dimostrato velleità che non avrei supposto in lui . Lungo il percorso non c ' era contadina dalla quale non si facesse rovesciare una brocca d ' acqua in testa , sorridendo amabilmente . All ' albergo di Vicenza chiamò la cameriera in camera con la scusa di farsi rovesciare sul capo una catinella di acqua . Infelice pretesto in quanto , dopo la doccia , i suoi propositi dongiovanneschi svanirono . A Udine percorse in largo e in lungo la città , senza trovare « il suo tipo » . A Ferrara si recò a mia insaputa al Luna Park nella speranza di avere un ' avventura nei vagoncini dell ' Otto Volante . A Rimini lo vidi steso sulla spiaggia con un costumino succinto che lo faceva tremare dal freddo , in attesa delle bagnanti . ( Le quali , non essendo stagione di bagni , non apparvero affatto . ) A Teramo cercò affannosamente , nella quarta pagina del giornale locale , uno di quegli avvisetti in cui è detto che « massaggiatrice recasi domicilio » , ma non lo trovò . A Lanciano tentò di spacciarsi per Binda avendo saputo che una dama velata cercava il Signore della Montagna , ma i bianchi favoriti lo tradirono . E , finalmente , ieri sera la fortuna lo assisté . Cenavamo insieme , nella sala da pranzo dell ' albergo Cicolella . Battista , al solito , aveva occupato un tavolinetto poco lungi dal mio e , solo solo , consumava una frittura di gamberelli , dei quali , tra parentesi , è ghiottissimo . A un certo punto , vagando con lo sguardo attraverso le tavole affollate di clienti , scorse una viaggiatrice che mangiava senza compagnia . Era una grassa signora dell ' apparente età di cinquant ' anni , dalle curve abbondanti e dall ' aspetto imponente . Proprio il tipo di Battista . Il mio fido domestico la fissò con occhi di cobra . La formosa viaggiatrice fu favorevolmente impressionata dalla distinta figura di lui e soprattutto dai suoi candidi e leggeri favoriti ; gli sorrise follemente . Battista sentì vampe di sangue salirgli al cervello e per qualche minuto provò una leggera vertigine . Attese che il salone si sfollasse . Anche io , a un certo punto , mi alzai . Non vai a dormire ? chiesi al mio domestico . - Mi trattengo ancora un poco , rispose . E aggiunse , con una faccia tosta meravigliosa : Non ho sonno . Io , invece , avevo un sonno terribile : eravamo in piedi dalle tre del mattino ! Augurai la buona notte al vecchio diabolico e mi ritirai in camera . CONSEGUENZE DEL FARE TROPPO A LUNGO L ' OCCHIOLINO . Ormai , nel salone , erano rimasti soltanto Battista , la grassa signora e un cameriere , che aspettava , per sparecchiare e andarsene a dormire . Ma Battista non si mosse . Continuava a fissare con occhi concupiscenti la dama , che , dal canto suo , continuava a sorridergli , con simulato pudore . Il mio domestico va un po ' coi vecchi sistemi : usa ancora « far l ' occhiolino » alle donne , invece di ricorrere ai sistemi più spicciativi in voga presso le giovani generazioni . Egli sostiene che nell ' occhiolino è la poesia dell ' avventura galante . Così , il vecchio satiro cominciò a fare l ' occhiolino alla signora . A intervalli regolari chiudeva e riapriva con intenzione l ' occhio destro . La dama aspettava che si decidesse a chiamarla alla sua tavola . Ma Battista vuole sempre essere ben esplicito . Acciocché ella capisse i suoi propositi , che i francesi non esiterebbero a chiamare coupables , prese a chiudere l ' occhio sempre più a lungo . Il cameriere in attesa s ' era addormentato in piedi presso la porta , come un cavallo . I lumi erano stati quasi tutti spenti . Silenzio e solitudine regnavano nella sala . A poco a poco , a poco a poco , a furia di chiudere l ' occhio destro , Battista sentì chiudersi anche il sinistro . Reclinò il capo sul petto e li tenne chiusi tutti e due . La dama si alzò e uscì , spoetizzata . Dopo poco nel salone si udiva un rumorino ritmico e roco , a intervalli regolari . Il vecchio satiro si era addormentato .
StampaQuotidiana ,
Nuova York , 18 aprile - La notte italiana del Madison resta nella memoria con tenebre e luci accecanti , con violenza e gloria . Notte generosa in cui tutti hanno bruciato ciò che avevano : bellezza atletica e volgarità , lacrime , urli , esaltazione , angosce , furori e quel nome scandito Nino Nino . Ha detto bene il « Daily News » : « È stato il più bel combattimento visto " in a long long time " » . Ora il problema è quello di ogni storico , raccontare il passato come se fosse un presente aperto e incerto . Proviamoci . Dunque , sono le ventidue di lunedì 17 aprile e sul ring del Madison sfilano le vecchie glorie , il Sugar Ray Robinson , magro , bello , amato da donne che hanno diamanti sulla pelle nera e abiti rosa e turchese , il Rocky Marciano , birraio ingrassato , e il Joe Louis , possente e melanconico . Il Madison è un ' arca pugilistica che naviga sul diluvio di Nuova York e dentro ci sono tutte le specie della nobile e decaduta arte , i giudici dal cranio lucido e dal naso schiacciato , che stanno in camicia bianca e farfalla blu , nella prima fila , i poliziotti mansueti , i secondi trasognati , i miliardari con i grandi sigari verdi , i radiocronisti con il cappelluccio a quadretti , i venditori di coca - cola con il prezzo scritto sul cappello di carta , i fotografi dai capelli rossi . Le sedie , i tavolini della stampa , i paletti del ring hanno il colore del vecchio Madison , quel marrone scurito dal sudicio e levigato dal tempo . La luce del ring illumina la sala fino alla balaustra della prima galleria , fino all ' orologio color avorio che segna il tempo dei rounds , più su c ' è la penombra densa di folla dove lampeggiano luci rosse e azzurre . Stasera il Madison è italiano o italo - americano . In platea è pieno di bandierine tricolori , la galleria si denuncia con il boato che accoglie Benvenuti , la sua vestaglia dorata , i capelli scomposti , il seguito trepido di allenatori e parenti . Mentre Nino sale sul ring , due pazzarielli corrono per le file di platea innalzando uno striscione che inneggia al nostro e siccome gran parte del pubblico si alza in piedi , il gran cerimoniere della serata che sta sul ring in abito da sera afferra il microfono e avverte « Ladies and Gentlemen , neh assettatevi guaglioni » . Il mio vicino è un giornalista negro , di mezza età , che porta alla mano sinistra una gran pietra viola . Mi guarda melanconico , io gli sorrido , abbiamo stabilito tacitamente un patto di neutralità . Ora osservo con calma la gente esagitata , attorno al ring , e la noto : c ' è una donna in abito verde dal viso lungo e inclinato , come le donne di Modigliani . Resterà tutta la sera così , fredda e lontana , nella tempesta . Griffith sale sul ring chiuso in un accappatoio bianco monacale , e sotto c ' è una tunica elegante su cui è scritto semplicemente Emile . Ora entrano in scena , a due passi da me , i suoi fratelli , grasso e ricciuto uno , magrissimo e spiritato l ' altro , con portavoce di cartone . Ma non chiamano Emile , chiamano Nino , Nino con voci concitate febbrili , e se Nino si volge miagolano , ridono miagolano , poi fanno gesti , abbaiano , lo maledicono , gli mostrano i denti . La gente e i poliziotti li lasciano fare , la loro faziosità è scoperta , persino commovente , quel fratello che saltella sul ring li ha tirati fuori dalla miseria . Per ora mamma Griffith si riserva , lei sta buona e seduta . Enorme , con un abito e un cappellino bianco e nero yé - yé , di quelli che si vendono al Village . Udito da pochi passi , il suono del gong è come quello di una nave in partenza , ma subito troncato , poi la goccia sonora della campana , i calzoncini rossi di Nino che danzano sul ring , Emile chiuso in guardia stretta , il mio cuore che parte nell ' emozione , ma non solo il mio , il match è subito stupendo , trascinante . Il primo pugno a segno è di Nino , un sinistro preciso , ma debole . Ma non è il pugno che conta , conta il modo con cui sta sul ring , sicuro , fra l ' imperio e la disinvoltura . E dà subito , nettissima , l ' impressione di essere degno del combattimento mondiale . Capace di resistere , magari di vincere , sciolto dalle sue ansie , liberato dai suoi timori , il pubblico italiano si sfoga nel grido ritmato di Nino , Nino che rimbomba nelle tenebre e sulle luci del Madison . Griffith , la pantera nera , chiude ancora più la guardia , ha occhi da animale inseguito e feroce . Ed ecco il suo fulmineo contrattacco , la scarica dei pugni , Nino che ne esce prima sbalordito , poi sorridente , ma con segni rossi sulle guance e sul fianco . E già parte con il sinistro , già spinge Emile alle corde . Una battaglia senza tregua , sarà così dal principio alla fine . « Nino bene » dice il giornalista negro , « ma un po ' lento con l 'uppercut.» « Emile mi sembra molto bravo » ricambio io . Mamma Griffith si è alzata , viene fino al ring , ma poi ci ripensa , torna al suo posto , non è ancora il momento , lascia gridare quegli stupidi cattivi italiani che vogliono togliere al suo Emile e a lei e ai fratelli questi anni buoni di abbondanza e di fama . Fra il secondo e il quarto round , si consuma il dramma pugilistico . La casualità di due colpi fortuiti , manda al tappeto prima Griffith poi Benvenuti . Per due volte il match è sull ' orlo di un epilogo ingiusto , per due volte questi atleti coraggiosi lo rifiutano . Non dico che l ' uppercut destro di Nino ad Emile e il diretto destro di Emile a Nino fossero colpi « trovati » per combinazione , ma erano certamente colpi aiutati da un imprevedibile casuale sbilanciamento dell ' avversario . Sarebbe stato triste che lo scontro terminasse così , credo proprio di poter dire che i due atleti non hanno permesso che finisse così . Eccoci al secondo round , dopo una rapida schermaglia Nino tira un uppercut poco convinto , mentre è già in movimento di disimpegno e trova il mento di Emile , sbilanciato a sinistra e un po ' all ' indietro . Emile non va giù di schianto , ma si siede , senza perdere mai la coscienza . È però stordito , sbalordito , con quella sua aria di cane bastonato ingiustamente . Lo contano , al tre è già in piedi , attende fino all ' otto e poi riprende il combattimento affidandosi al mestiere per sfuggire alla furia di Nino che lo tempesta alle corde . La risposta di Emile è al quarto round . Emile parte , come sa , in un attacco frontale , spinge Nino alle corde e lo colpisce con una serie lunga e martellante , cinque o sei pugni fulminei al corpo . Nino appare ben protetto dalla guardia , è già venuto fuori indenne da altre sfuriate così e improvvisamente , forse credendo che Emile si sia esaurito , apre la guardia , abbassa il viso e gli arriva al mento un ultimo diritto di Emile . È così sbilanciato che gira su se stesso e cade fra le due corde . Nello stordimento si appoggia male e scivola di nuovo sul ginocchio sinistro . Il nostro cuore scoppia , non è giusto che finisca così . Dai Nino , su Nino non deve finire così , non è giusto che finisca così . Ora Nino si volta , si alza e dalla maschera sofferente vien fuori , a poco a poco , quel sorriso sfottente che può renderlo antipatico quando l ' avversario è debole , quando fa il maramaldo davanti a un pubblico e a giudici di casa , ma che qui nella bolgia del Madison davanti al Griffith già pronto a colpirlo per il conto totale , è stupenda fierezza . « Courageous fighter » mormora un giornalista americano sin lì taciturno . Sì , combattente coraggioso e tenace e anche irridente nella sfortuna . Il giudice che lo conta è giunto a cinque e già Nino fa segno con una mano che è pronto a ricominciare . Non importa se la pantera infuriata lo trascinerà a colpi , a testate , a strattoni per tutto il ring , lui continuerà a sorridere a testa alta , anche se il sangue gli cola da una ferita al naso e spruzza sui calzoncini candidi di Emile e segna di macchie rosse la sua zazzera nera sempre protesa nel tentativo di graffiare come una dura spazzola il volto di Nino . Se Dio vuole , il gong , le lampadine rosse che si accendono sui paletti , i secondi che salgono sul ring come alla conquista di uno spalto con spugne , emostatici , acqua minerale , garze . Libero Golinelli , l ' allenatore , prende fra le mani il volto di Nino e lo guarda come se volesse ipnotizzarlo e gli parla fitto sottovoce , il gigantesco Amaduzzi , il procuratore , sta ritto in fronte a Griffith quasi volesse fare scudo a Nino , Aldo Spoldi tace preoccupato , lui ne ha già visti troppi di italiani finire così la loro avventura americana . Alle mie spalle sento la voce di Giuliana , la moglie di Nino che lo chiama . Lui si volta e sorride , sfottente e spavaldo , vada come vada , mi batto , sembra dire . Bravo Nino , uomo coraggioso . Attento come sono a Nino non mi sono accorto che mamma Griffith è entrata in scena , ma non importa , la guarderò bene nel riposo fra il quinto e il sesto round . Mamma Griffith deve avere un suo sicuro istinto pugilistico . Lei ha capito meglio di tutti i secondi e degli allenatori che questo è il momento decisivo della battaglia , che ora o mai più il suo Emile può vincere e conservare tutto ciò che Harlem le invidia . Emile è laggiù nel suo angolo , ansimante dopo il quinto round in cui ha gettato invano tutta la sua forza e la sua scienza , e la madre che è qui vicino a me , dal lato opposto del ring lo chiama . Non per nome ma con gemiti e guaiti e intanto fa dei gesti con le mani come lo invocasse a sé e porta le mani al suo gran petto come a dire , « bambino mio vieni dalla tua mamma , guarda la tua mamma che ti protegge , che è qui per aiutarti » . I due fratelli di Emile non si occupano più di Nino , forse sentono che le loro fatture non hanno avuto effetto ; forse intuiscono che l ' unica speranza è di raccomandare il fratello agli spiriti buoni delle Isole Vergini , quegli spiriti eterni che resistono ai missionari e alla civiltà dei bianchi e all ' America . « Emile , Emile » singhiozzano , « Emile » . Se lui alza gli occhi a guardarli , partono in una sarabanda di suoni , di fischi , di gesti rituali , di gemiti , di miagolii , come si fosse risvegliata tutta la foresta , come se tutte le creature della foresta soffrissero e implorassero la vittoria di Emile . « Nel sesto tempo » dirà Nino , « ho avuto la certezza di potere vincere » . Nel sesto tempo noi spettatori di parte abbiamo solo la certezza che Nino arriverà alla fine delle quindici riprese e la speranza di vederlo crescere . La prima a capire che Nino sta salendo è ancora mamma Griffith che sta in piedi anche durante il round , incurante degli urli degli spettatori a cui impedisce la vista e dei poliziotti che cercano di trascinarla via . Adesso deve gridare il nome di Emile e rigridarlo a voce bassa e dolente mentre con impeto e acutezza crescenti risuona lì accanto la voce fresca e gioiosa di Giuliana Benvenuti che incoraggia e grida « Forza Nino , Nino lascialo venire sotto , adesso , adesso , spazzalo via , è tuo Nino , è tuo » . No , non è ancora suo questo Griffith . Il pubblico italiano o italo - americano cede alla passione quando copre con i suoi « uuuuuh » di spregio e di minaccia i tentativi che Emile ripete per stringere le distanze e per evitare , con il corpo a corpo , il sinistro lungo di Nino che lo martella implacabile al viso , la gente italiana sbaglia a mormorare irridente se Emile viene evitato con grazia da Nino dopo una inutile sfuriata , la verità è che questo Griffith è un ottimo pugile , stilisticamente più completo di Benvenuti , capace di usare il diritto come il montante in modo più rapido , capace di colpire cinque o sei volte in una serie di colpi mentre Nino supera di rado l ' uno - due . Dove Nino gli è nettamente superiore è nella forza del pugno e , se è lecito dirlo , nella intelligenza strategica del combattimento , in quel suo senso degli eventi che , a un certo punto , lo rende sicuro di sé , padrone di sé . Nino non è quell ' intellettuale che hanno detto i cronisti sportivi di qui abituati a pugili stentatamente alfabeti , ma è un ragazzo intelligente che vede le occasioni e le coglie e le sfrutta . Per esempio con gli sguardi di sopportazione superiore che dedica ai giudici quando l ' avversario lo immobilizza o con i sorrisi che sottolineano i suoi periodi felici e fanno sembrare tollerabili quelli avversi . Il match corre sul filo della incertezza fino al decimo round , poi anche un profano come chi scrive capisce che il gioco è fatto . Si è stabilita come una regola matematica che risolve ogni scontro per due a uno in favore di Nino , il nostro colpisce secco quasi sempre con il diritto sinistro seguito dal montante destro , Emile raccogliendo le forze parte al contrattacco , tocca a sua volta Nino , ma deve desistere e una serie di pugni centrati lo riporta all ' inizio dell ' amaro e reiterato tema . La vittoria di Nino è di una fattura chiara onesta indiscutibile , va detto però senza alcuna intenzione di insinuare che negli ultimi rounds Emile cede a una rassegnazione strana , soprattutto per coloro che lo conoscono furibondo e implacabile nel finale dei match . Eccoci all ' ultimo round . Il viso di Nino è terso e disteso . Se la medicazione del naso tiene è perché Emile non riesce più a colpirlo . Dove sei mamma Griffith ? E voi fratelli Griffith ? Sono lì , seduti e fermi e desolati , guardano il loro Emile che retrocede , si difende da quel bianco cattivo venuto da un Paese chiamato Italia a portargli via , senza bisogno , l ' agiatezza e la gloria . La vittoria di Nino è un canto di battaglia che sale nella gola della folla e diventa inno trionfale nell ' attimo in cui il gong segna la fine . Il verdetto è chiaro , senza aspettare che i giudici lo pronuncino . Nino si volta esultante alla folla a braccia alzate , Emile il sovrano detronizzato compie spontaneamente il primo gesto di vassallaggio : corre ad abbracciarlo , lo riconosce campione dandogli con il guantone ancora lucido di sudore un colpo lieve sul capo . Non dimentichiamo la dignità e lo stile di questo negro nato nelle Isole Vergini , vissuto ad Harlem , molti dei nostri potrebbero imparare da lui come si perde . Ciò che avviene sul ring io non lo vedo . I fanatici venuti dall ' Italia con vessilli e striscioni sono partiti all ' attacco , hanno travolto giudici e poliziotti , si aggrappano alle corde , cadono giù , risalgono urlano frasi sconnesse ai giornalisti americani che li guardano sbalorditi , ce n ' è uno grasso e roseo che viene proprio davanti a noi a fare una sua scena da epilettico giuggiolone che un po ' trema e un po ' piange , un po ' strabuzza gli occhi , un po ' invoca Nino , il quale abilmente è scivolato via ed è già in salvo negli spogliatoi . Guardo con aria di scusa il mio vicino . È il giornalista negro di mezza età . « Davvero bravo Griffith » gli dico . « Sì » dice lui , con un lieve inchino , « ma il campione è Benvenuti . » Fuori piove a diluvio nella luce dei riflettori . Ray Sugar Robinson , bello e aitante , sorride ai fotografi fra donne splendide in abiti rosa , turchese , argento .