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Divertenti , questi comunisti russi , i quali si servono delle note diplomatiche per fare la polemica contro la società capitalistica . Non hanno ancora finito di mistificare l ' Europa con la leggenda del blocco , il quale sarebbe la causa della miseria e delle sofferenze del popolo russo , che già ripetono il volgare sofisma di Carlo Marx per dimostrare che il loro è il solo governo democratico , pacifista , sincero ed umanitario . A sentire essi ed i loro ripetitori italiani , l ' Europa si troverebbe divisa economicamente in due campi : rigurgitante l ' occidente di prodotti industriali , che non sa come collocare , mentre le popolazioni operaie languono per mancanza di pane e di alimenti ; pane ed alimenti i quali abbondano invece nella Russia , assetata di tessuti , di macchine , di locomotive . In mezzo , ad impedire lo scambio vicendevole , il blocco anglo - francese , il quale costringe i russi a mancar di vestiti e gli occidentali a pagare il pane caro agli alleati d ' America . Sarebbe certamente utile , a dimostrare la fatuità di questa leggenda , che il blocco fosse abolito , senza compensi e senza condizioni . Salvo una : che gli scambi fra Russia sovietista e l ' Europa occidentale dovessero farsi sulla base di merce contro merce , grano contro macchine , canape contro tessuti , petrolio contro locomotive . L ' ultima mistificazione che si apparecchia dai comunisti russi contro le nazioni produttrici di cose veramente utili è quella di offrirci in cambio i resti di quelle riserve di oro e di platino che i comunisti hanno ereditato dal regime czarista . Dopo aver distrutta la vecchia organizzazione dei trasporti , del commercio e dell ' industria , i comunisti vogliono riattrezzarsi a buon mercato dandoci qualche miliardo di rubli d ' oro e qualche quintale di platino . Se i governi d ' Europa hanno ancora una certa consapevolezza delle conseguenze dannose che in un paese produce l ' abbondanza della moneta , essi debbono imitare , sebbene in ritardo , il saggio bando che la Svezia inflisse all ' oro durante la guerra . Che la circolazione aumenti per la soverchia emissione di cartamoneta , come nei paesi belligeranti o per l ' improvviso afflusso di oro , come nei paesi neutrali , Stati uniti , Olanda , Scandinavia , gli effetti sono gli stessi : aumento dei prezzi , malcontento delle masse , convulsioni rivoluzionarie . Forse i comunisti russi non hanno riflettuto al carattere diabolico dei loro piani di scambio di oro contro merci ; ma è certo che l ' Europa occidentale non ha nessun interesse a scambiare le sue buone merci contro una massa inutile di oro , la quale , dannosa per se stessa , parrebbe inoltre giustificare l ' ulteriore danno di nuove emissioni cartacee , in apparenza garantite da una maggiore riserva metallica . Se i russi vogliono i tessuti , le macchine , le locomotive , i medicinali , il sapone dell ' occidente , li abbiano pure , senza difficoltà e senza restrizioni . Ma li paghino in buone merci , in grano , in petrolio , in nafta , in canapa , di cui essi affermano di avere tanta abbondanza ; non mai in strumenti di nuovi rialzi di prezzi e di malcontento delle masse . Vedremo che cosa e quanto essi sapranno darci per fare i loro acquisti . Speriamo che ci diano qualche cosa di più delle famigerate 4000 tonnellate di grano , non si sa con quanta fatica messe insieme nei magazzini di Odessa e delle provincie vicine e neppure bastevoli per coprire il fabbisogno per l ' Italia di 12 ore di importazione di frumento dall ' estero ! La esperienza dei fatti ci dirà se il blocco dell ' intesa o la incapacità propria a produrre sia la causa della carestia e della miseria in cui si dibatte il popolo russo rovinato dalla oligarchia che si è impadronita del potere sotto la bandiera del comunismo . I commissari di Mosca si offendono a sentirsi accusare di oligarchia . Le loro note diplomatiche ritorcono l ' accusa contro l ' intesa e specialmente contro l ' Inghilterra . Oligarchia noi , che siamo tutti uguali , noi che , se patiamo la fame , la patiamo tutti insieme , d ' accordo e felici nella nostra povertà , condizione necessaria alla creazione di una società più alta e più santa nell ' avvenire ! No . Oligarchici sono i governi dell ' occidente , dove , secondo Cicerin , 1.250.000 persone si spartiscono 585 milioni di lire - sterline di reddito all ' anno ( alla pari dei cambi 11.700 lire italiane a testa in media ) , altre 3.750.000 se ne spartiscono 245 milioni ( 1630 lire a testa ) e infine i restanti 30 milioni di poveri hanno solo un reddito di 880 milioni di lire - sterline ( 750 lire italiane a testa all ' anno in media ) . Non è un ' ingiustizia che mentre ogni membro di famiglia ricca ha a sua disposizione 11.700 lire , i componenti il medio ceto abbiano solo 1630 lire e quelli delle famiglie povere appena 750 lire ? Non è più bello lo spettacolo di una società dove , mettendo tutte le ricchezze ed i redditi in monte , ogni uomo riceve la sua giusta quota parte di 1 miliardo e 710 milioni di lire - sterline di reddito annuo totale divisi per 135 milioni di persone ossia il quoziente medio di lire italiane 1220 all ' anno di reddito ? Alla giustizia della divisione del reddito in parti uguali non credono ora nemmeno più i comunisti russi . Ben lungi dall ' ostinarsi a volere assegnare a tutti gli uomini l ' identico salario a reddito medio lire 1220 invece dei tre diversi quozienti da essi rimproverati all ' Inghilterra in lire 11700 , lire 1630 e 750 rispettivamente per le tre classi dei ricchi , mediocri e poveri essi hanno cominciato ad assegnare razioni diverse di cibo e di altre cose necessarie ai lavoratori manovali , a quelli intellettuali ed ai borghesi ( e che altro sono le razioni diverse fuorché espressioni gregge , in natura , di cifre diverse di reddito ? ) ; e quindi , sorpassato il periodo transitorio di sterminio della borghesia per mezzo della fame , hanno adottato il metodo permanente dei salari a trattamenti diversi per i tecnici o dirigenti e per i semplici lavoratori normali . Che cosa sono le promesse senza fine e gli inviti pressanti e le offerte di salari vistosi ai tecnici superstiti della Russia ed a quelli europei di buona bocca se non il riconoscimento lampante che a merito diverso , a qualità diverse debbono corrispondere compensi e salari differenti ? Le critiche rivolte alla sperequazione fra i redditi inglesi di 11.700 , 1630 e 750 lire suonano falso in bocca di gente che ha riconosciuto la giustizia e la necessità di differenze ben più profonde nelle rimunerazioni dei collaboratori della produzione . Ma rispondono i comunisti nelle loro note diplomatiche di propaganda noi paghiamo i salari alti a chi dirige , al tecnico esperto , non al capitalista ozioso che sfrutta il lavoro altrui . Anche ciò non è vero . Che cosa sono le concessioni di boschi , di miniere , di ferrovie che essi sono disposti a fare , sia pure sotto il manto di sorveglianze governative , ai capitali europei ed americani , se non il riconoscimento che non bastano i lavoratori ed i tecnici a produrre , ma occorre anche il capitale ; e che il capitale non si ottiene senza un risparmio precedente e il risparmio non si fa o almeno non si fa nella quantità voluta , senza la promessa di un interesse ? Un interesse , i bolscevichi sono disposti a pagarlo al capitale che li aiuti a salvarli dalle distrette presenti . Imitatori dei vecchi canonisti medievali , i quali volevano salvare insieme il precetto di Cristo : mutuum date nihil inde sperantes e la necessità di consentire l ' interesse , se si voleva far venir fuori il capitale , i bolscevichi , sofisti abilissimi , inventeranno qualche nuovo nome da dare all ' interesse . Ma si può star sicuri che , nome a parte , accetteranno ed hanno anzi già accettato il fatto indeprecabile e benefico . Chi invero si lamenta e si scandalizza nel vedere che vi sono tre classi sociali le quali hanno , a detta di Cicerin e compagni , rispettivamente 11700 , 1630 e 750 lire italiane di reddito a testa all ' anno fa all ' incirca lo stesso ragionamento di colui il quale stupisce nel vedere che una lettera paga ugualmente 25 centesimi ad essere spedita da Milano a Monza come da Milano a Girgenti . Pochi chilometri in un caso e 1600 nell ' altro ! Dove è la giustizia comparativa ? Quando verso il 1830 in Inghilterra fu sostituito il diritto fisso di lo centesimi agli svariatissimi prezzi di trasporto delle lettere a seconda della distanza , vi furono molti che gridarono all ' ingiustizia . Fu risposto trionfalmente che , a voler far pagare tariffe diverse , si perdeva tanto tempo per controllare e pesare ogni singola lettera e misurare le distanze , che lo speditore da Milano a Monza avrebbe bensì ora la soddisfazione di veder pagare 5 lire al compaesano speditore della lettera a Girgenti , ma a costo di pagar lui stesso 50 centesimi e di sapere che la lettera sarebbe ricevuta a destinazione con tre o quattro giorni di ritardo . Così è : il buon mercato dei 25 centesimi si ottiene solo a prezzo dell ' apparente ingiustizia di pagare tutti la medesima somma . Parimenti , chi ha un reddito solo di 750 lire all ' anno può impazientirsi nel vedere i redditi altrui più alti di 1630 ed 11700 lire . Ma la sua è una impazienza infondata . Se questa sperequazione non esistesse , il suo reddito non sarebbe di 750 lire . No . Questo è un semplice risultato aritmetico di una divisione , in cui si suppone il fattore dividendo immutato . Nella realtà , se si facesse la divisione in parti uguali , il dividendo non rimarrebbe immutato . Se ne sono accorti i comunisti russi quando hanno veduto che la produzione andava a rotta di collo se non si provvedeva a dare stipendi e poteri adeguati ai tecnici ed ai dirigenti . Se si tolgono le remunerazioni maggiori ai più abili e ai più volonterosi , il quoziente comune non sarebbe , non che di 1220 lire , neppure l ' altro di 750 lire . Probabilmente si ridurrebbe alla metà , al terzo , al quarto . La scelta non è fra l ' avere 750 ovvero 1220 lire ; ma tra il riconoscere la necessità e la giustizia delle cifre differenti di 11700 , 1630 e 750 lire ovvero l ' adattarsi alle 300 od alle 200 lire e forse meno per tutti . Ciò non solo rispetto ai salari differenti per diversi lavori , ma ai compensi per il capitale . Le 11 700 lire di reddito individuale di cui , secondo Cicerin , la classe ricca gode in Inghilterra , si hanno e durano solo finché ed a condizione che la medesima classe ricca non consumi e non goda le sue 11700 lire , ma ne dedichi una parte ed una parte notevole al risparmio . Questo è il segreto della prosperità inaudita a cui l ' economia mondiale era giunta prima della guerra : l ' esistenza di una classe , la cui forza e la cui potenza era condizionata assolutamente al servigio che essa rendeva alla società intiera col rinunciare al godimento di una parte dei propri redditi . Cicerin nel suo grottesco linguaggio di rimasticatore del famigerato primo capitolo del Capitale di Carlo Marx descrive la società occidentale composta di moltitudini lavoranti a beneficio di una oligarchia di capitalisti . È necessario dire che tutto ciò è un frusto sofisma ; che il capitale non vive affatto a spese d ' altri ; che è altrettanto legittima la remunerazione data al risparmio come quella data al lavoro ; che il voler negare il 4 od il 5% od altro saggio corrente al capitale equivale a negare l ' attuale compenso al lavoro ; che il voler togliere le 11700 lire di reddito al ricco , significa ridurre la porzione del povero da 750 a 300 o 200 lire . Come è accaduto in Russia e come accadrà sempre ineluttabilmente , ovunque si voglia ripetere il medesimo esperimento . Il vero pericolo non è nella differenza dei redditi e nel compenso al capitale ; è nella differenza che in talune società si incontra tra pochi esorbitatamente ricchi e moltitudini di poveri privi di ogni fortuna . Questa era in parte la situazione socialmente pericolosa della Russia , dove mancava una diffusa classe media e dove ad una classe latifondista ed industriale strapotente si contrapponeva un contadiname collettivista ignorante ed un proletariato cittadino facile alle esaltazioni . Se la crisi sociale cominciata nel 1917 in Russia rimedierà a questa situazione instabile , creando una nazione di piccoli proprietari a decine di milioni , di ex bolscevichi divenuti borghesi e di tecnici trasformati in industriali intraprendenti , ossia se essa creerà una società simile a quella occidentale , essa finirà per essere socialmente benefica . In occidente , in Germania , in Italia , in Francia ed in Inghilterra non abbiamo bisogno di passare attraverso a questa crisi . La trasformazione sociale è già avvenuta . I poveri sono meno poveri che in Russia ; i ricchi sono meno isolati e meno emergenti ed in mezzo esiste un vastissimo e profondo strato medio , di cui in Russia non si aveva alcuna traccia . In occidente occorre e basta che la evoluzione economica naturale ed una saggia legislazione continuino a smussare gli angoli , a temperare le punte estreme e ad accentuare il carattere di democrazia varia , progressiva , intraprendente per capitali nuovi e produttiva per lavoro esperto che innanzi alla guerra essa stava assumendo in maniera ognora più accentuata .
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Venezia , 10 aprile - Nella grandiosa sala superiore della Scuola Grande di San Rocco ieri sera si è inaugurato il XXIV Festival musicale veneziano , quest ' anno diretto da Mario Labroca . La tradizione di cominciare con uno spettacolo teatrale è stata parzialmente rispettata , perché di teatro si può appena parlare per le due opere prescelte : Il diluvio di Noè di Britten è una sacra rappresentazione nuova per l ' Italia , mentre La via della Croce , « novità assoluta » di Ghedini su testi di Nicola Lisi , si può definire naturalmente come un « mistero » . Il diluvio di Noè è il rifacimento di una di quelle rappresentazioni bibliche del Chester Miracle che nel Cinquecento inglese venivano portate in giro da un assai primitivo carro di Tespi . Le esigenze sceniche erano minime . Britten ha scritto la sua opera per personaggi adulti e bambini e per un ' orchestra in cui accanto a professionisti figurano dilettanti che suonano violini , strumenti a percussione , campanelli a mano e trombe . In questi spettacoli medioevali il pubblico ( o meglio le congregazioni ) prendeva parte all ' azione e si univa al coro intonando il canto . Nulla di simile , naturalmente , ieri sera . Il coro era quello della Fenice istruito da Sante Zanon , e dello stesso teatro era l ' orchestra diretta da Ettore Gracis . Il testo è tradotto in italiano da Piero Nardi e l ' adattamento ritmico è opera del Nardi e di Raffaele Cumar . E già che ci siamo aggiungiamo i nomi del regista ( Giulio Pacuvio ) e dello scenografo ( Gianrico Becher ) . Il breve , intenso spettacolo , di un primitivismo anche musicalmente assai prezioso ci fa assistere alla costruzione dell ' arca di Noè dopo l ' annuncio divino , al diluvio , all ' imbarco di Noè e di sua moglie ( questa assai riluttante ) , nonché di Seni , Cam e Iafet e delle loro rispettive consorti . Non è dimenticata neppure una larga rappresentanza delle varie specie zoologiche , l ' arcobaleno , il volo della colomba che annuncia la fine del diluvio tornando all ' arca col ramoscello d ' olivo ; e ha grande rilievo la voce di Dio , affidata alla tonante recitazione di Annibale Ninchi . La musica di Britten , tempestosa nella descrizione del diluvio , onomatopeica quando riproduce le voci degli animali , talvolta umoristica nelle scene di carattere , è in complesso degna dell ' autore del Giro di vite , bilanciata com ' è tra il sacro e il profano . E il lavoro , assai poco adatto al salone che lo ospitava , è stato assai applaudito anche per merito degli interpreti : il basso Clabassi , il tenore Andreolli , e le signore Garazioti , Benetti , Eggenberger , Fornaro , Marangoni , Zuliani . Il secondo spettacolo ( se tale può chiamarsi La via della Croce ) è formato da testi di Nicola Lisi sul mistero della Passione affidati a molte voci recitanti . A sfondo sonoro di queste voci Giorgio Federico Ghedini ha posto canti gregoriani rituali della Settimana Santa per coro , inquadrando il tutto con musiche originali sue per archi e coro di donne . Anche qui il complesso d ' archi era diretto da Gracis e la minima regia necessaria era affidata a Giovanni Poli . Hanno contribuito ai cori La Fenice e i monaci benedettini di San Giorgio Maggiore . Malgrado l ' inevitabile monotonia della parte recitata , la musica del Ghedini è sembrata di elevata ispirazione , tale da concludere in un ' atmosfera di solenne religiosità e con pieno successo una serata inaugurale forse voluta tale per fare da contrappeso al nuovo lavoro scenico Intolleranza 1960 di Luigi Nono , che si rappresenterà giovedì prossimo e che sembra ispirato a un aperto laicismo « progressista » . Il festival si annuncia assai interessante , durerà sino alla fine del mese . Vi prenderanno parte l ' orchestra sinfonica della 1360 , l ' orchestra da camera di Cracovia ( mai apparsa al festival veneziano ) , l ' orchestra milanese della Radiotelevisione italiana , il gruppo Melos di Londra . Un concerto - profilo sarà dedicato a Hindemith , una intera serata ricorderà Respighi nel venticinquesimo anniversario della morte . Inoltre , da domani a tutto il giorno 13 , si svolgerà nel salone dell ' ala neoclassica dell ' isola di San Giorgio il Congresso internazionale di musica sperimentale . Ascolteremo molte musiche non tutte ultramoderne e saranno relatori Piene Schaeffer , Roman Vlad e Luigi Rognoni . Danno il loro contributo ben nove Studi di fonologia . Ma l ' apporto della Fondazione Cini a questo festival non si ferma qui . Sarà una sorpresa per tutti il concerto di musiche polifoniche di Ioseffo Zarlini ( 1517-1590 ) eseguite dal Monteverdi Chor di Amburgo . È un prezioso dono che solo la Fondazione Cini poteva darci .
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In Europa , oh yes , ma biascicando e bofonchiando . Non è una mortadella , quell ' ultimo premier che sabato sera si è affacciato a reti unificate per celebrare l ' euro . L ' osso c ' è . Ci voleva poco a capirlo . Conosce i suoi dossier . Sa navigare . Una fortuna sfacciata ( e forse meritata ) lo ha sempre assistito . È il re del think - positive , del vi - faccio - vedere - io , ma anche della modestia affettata , delle braghe ciclistiche fascianti su coscione potenti , della sana e pingue cultura bolognese . È fondamentalmente onesto , sebbene abbia agito talvolta , come tutti , da vero furbacchione . Ma di che carne sia fatto è ancora un mistero . Nel bofonchio solenne di Romano Prodi , così diverso dalla perfetta e ostica dizione di Craxi , dalla pigolante e corriva loquela andreottiana , dal cortese timbro tenorile della voce di Berlusconi , dalle taglienti e ambiziose perfidie di D ' Alema , si riflette al millimetro la nuova Italia . Solida , ma senza ambizione . Serena , ma grigia . Ben pasciuta , e probabilmente equilibrata , ma non ricca . Amministrata , ma non governata . Civile e matura , ma non generosa . Perché Prodi dà a vedere , per come parla , per come guarda , per come si propone alla telecamera , per la scelta dei tempi e dei ritmi , che l ' Ulivo è disposto a sudarsi la partita del potere , che il governo dei capoclasse non cederà facilmente il passo a nessuno , nemmeno a quel minaccioso Franti che si chiama D ' Alema , ma non manterrà più di quel che ha promesso : la riduzione della politica a sano condominio , il taedium rei publicae elevato a sistema , la continuità e la durata come metro esclusivo del successo . Quando lo si ascolta biascicare da professore - curato la sua filosofia di vita , quando evoca i « sorci verdi » e celebra cesarianamente i trionfi in Campidoglio , quando agita divertito e un po ' goffo il suo testone pieno di buone cose , informazioni , un testone documentato e bonario ; oppure quando s ' impenna , scalcia cattivo , disprezza l ' avversario , mette da parte la merenda e preferisce lasciarla andare a male che condividerla con i suoi compagni : è allora che Prodi rivela la poca anima , il poco spirito e la molta buona e grassa materia di cui è fatto il governo di centrosinistra , titolare di una curatela degli interessi degli italiani più che guida del paese . Era destino che finisse così , provvisoriamente . In fondo gli inglesi in questi anni hanno formalizzato la più straordinaria rivoluzione del secolo , quella liberale . I tedeschi hanno cambiato la geografia europea e tutti i termini del nostro futuro , con la riunificazione . I francesi hanno giocato con il socialisme aux couleurs de la France e celebrato il bicentenario . Gli spagnoli hanno fondato una democrazia . E noi ? Noi abbiamo approfittato , come sempre , degli eventi ; ci siamo issati come un nano pieno di debiti sulle spalle del gigante Europa , e saremo tra coloro che raccoglieranno alla fine i frutti migliori . Ma con molta modestia e con una classe dirigente che assomiglia a un consiglio d ' istituto , con tutto il rispetto per il signor preside e per la sua arte di comunicare borbottando .
L'IPOCRISIA DELLA LOGICA INTERNAZIONALE ( PANUNZIO SERGIO , 1915 )
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È principio di diritto razionale che chi rompe la pace perde la pace . La società internazionale si regge sulla osservanza reciproca dei trattati e delle norme e consuetudini degli Stati : donde uno stato di equilibrio instabile e delicatissimo di rapporti . Data la solidarietà e l ' interessenza dei rapporti economici e culturali nella società moderna , tutte le nazioni sono legate l ' una a l ' altra . La rottura dell ' equilibrio cagionata dall ' urto violento di una nazione si ripercuote in tutte le altre . Di maniera che se è vero che chi rompe la pace perde la pace , non è meno vero , nel campo internazionale , che tutte le nazioni che subiscono i contraccolpi diretti o indiretti dello stato di guerra perdono la pace . La pace esiste fino al momento in cui tutti gli stati la vogliono e la conservano . Cessata per uno , cessa per tutti gli altri . Anche lo « stato di neutralità » è una conseguenza dello stato di guerra , e partecipa della natura dello stato di guerra . Non per niente tutti sostengono a proposito della neutralità italiana che essa vuole essere e dev ' essere armata e guardinga . Questa in breve la concezione e la fisionomia dell ' ordine giuridico internazionale . E quando dico ordine giuridico voglio dire ordine statico ed estrinseco di rapporti di pura meccanica coesistenza . Domando : l ' internazionale socialistica obbediva , obbedisce al principio della meccanica coesistenza o del puro ordine giuridico e statico dei rapporti fra proletariato e proletariato ? O , invece , se è , o se era , una internazionale socialistica , obbedisce , e obbediva , al principio della interna coesione e coestensione morale di tutti i proletariati del mondo , a un principio insomma non di ordine statico e meccanico , ma dinamico e spirituale ? Nella prima ipotesi , è logico il rinchiudersi di ogni proletariato nel suo sacro egoismo meccanico nazionale . Il legame internazionale tra operai francesi , italiani , tedeschi , inglesi , russi , vige fin quando dura lo stato di equilibrio . Rotto l ' equilibrio , ogni proletariato rientra in se stesso e si rinserra nei propri confini . Non è chi non vede che in questo modo il proletariato scimmiotta la politica e la diplomazia degli stati , politica gelata senza sangue e senza cuore , ma tutto calcolo gelido di interessi e di rapporti da comporre superata la crisi in un nuovo equilibrio statico . Ma questa è statica e meccanica di rapporti , non dinamica etica e pedagogica . Si presenta il problema : il socialismo è etica o meccanica , riposo o movimento e attesa accettazione del fatto compiuto o rivolta ? Non si dura nessuna fatica , non c ' è nessun merito , se i proletariati di tutti i paesi vanno di accordo quando gli stati (borghesi...) rispettivi vanno d ' accordo . L ' amicizia internazionale dei proletariati è un riverbero dell ' equilibrio internazionale degli stati , è un rimbalzo , una conseguenza , un imprestito . Cessato l ' accordo degli Stati . non vigendo nessun principio etico , veramente internazionale , è logica la bancarotta dell ' internazionalismo operaio . Dunque voi socialisti internazionalisti e neutralisti seguite le leggi della diplomazia e dei calcoli diplomatici ? Ma proprio quando l ' internazionale è infranta e oltraggiata dagli stati , dovete lavorare per ricomporla dinamicamente . E lavorare significa , in questo caso , non tenervi ad uno stato di inerzia dentro i propri egoistici confini , ma se si è veramente ed eticamente internazionalisti , dare qualche cosa di se stessi per aiutare gli operai delle altre nazioni . E l ' internazionalismo dei veri e non dei falsi e sedicenti socialisti è , o era , etico e non economico e diplomatico . Grazie tanto ! voi andavate di accordo prima della guerra con gli operai francesi , inglesi , tedeschi ... Ma era facile allora l ' accordo ; e , in fondo , non davate niente del vostro , oppure non davate in perdita . Ma è venuto il momento vero del volersi e del farsi bene internazionalmente con le prove del fuoco e del sangue , e voi vi siete internazionalmente squagliati e vi siete internazionalmente chiusi in voi stessi , pacificamente neutralisteggiando . Ossia : avete detto : il Partito socialista d ' Italia deve ricomporre il Bureau Internationale trasportandolo da Bruxelles a Roma ( ? ) con la presenza del dott . Sudekum , reinstaurando quel famoso sinedrio di imbecillità e cretinismo internazionale che oggi fa ridere ... soltanto . Siete o no diplomatici ? Poi dite che no ... A questo si riduce il vostro internazionalismo . Se professaste l ' altro , se foste convinti che vero internazionalista è colui che non se ne sta a casa sua a guardare la roba sua ma colui che vede gli altri e ama gli altri più o almeno come se stesso , fareste qualche cosa per risollevare l ' internazionale dando la mano socialisticamente a operai francesi , belgi , ecc . , ecc . Lo so , la guerra ha rovinato tutto , ma appunto perciò , appunto per la guerra dovreste lavorare internazionalmente . Se no , come dicevo , la vostra internazionale di ieri era non altro che un riflesso della falsa ed esterna meccanica internazionale degli Stati borghesi . Non si sfugge . Perché proclamate l ' inerzia e la neutralità ? Perché ? Voi rispondete : C ' è la guerra , e non vogliamo partecipare alla guerra esaltandoci e contaminandoci . La morale degli impotenti . Vero ? La guerra c ' è . E se c ' è per uno , c ' è per tutti . E egoista e malvagio colui che la vuole fare ricadere sugli altri per la salvezza ipernazionale della propria pelle . Se era vero e sentito il vostro amore internazionale verso gli operai degli altri paesi , questo era il momento di osservarlo con le opere . L ' accordo non costa caro in tempi di pace , in condizioni di equilibrio statico ed economico , non costa molto , e quindi ha vero valore , in tempi di guerra , di crisi e di dinamismo storico e morale . Uscite alla luce , e aiutate gli operai degli altri paesi se dell ' internazionalismo operaio oltre al nome conservate ancora lo spirito . Se rimanete ancora nella inerzia oltre a conservare la vostra adesione al sistema egoistico e meccanico della diplomazia borghese , voi affermate che è l ' essenziale un ' altra cosa ; questa : Non vogliamo prendere le armi , non perché contrari alla guerra , ma perché non possiamo andare contro i tedeschi . Insomma voi volete l ' internazionalismo o per tutti o per nessuno . Risposta : il vostro è un atteggiamento farisaico , assurdo in teoria , perché inconcludente , in pratica , perché impotente . Sciogliete la reticenza . Dite : i tedeschi , gli operai compresi , hanno rotto la pace e la devono pagare , e la lezione la devono avere anche i pretesi compagni tedeschi di ieri che facevano i padri , i pedagoghi e i caporioni dell ' internazionalismo , e che oggi meritano di essere pigliati a calci o a fucilate , che è meglio . Parlate chiaro . Dite : a chi spetta la responsabilità della guerra ? Ricordate l ' atteggiamento dei socialisti al Parlamento tedesco ! E se non parlate chiaro , per amor di dio , non parlate in nome dell ' internazionale contro la guerra , ma in nome del vostro perfetto addomesticamento , diplomatico ; e apriti cielo , in nome di von Bülow e del barone Macchio .
FRONDA ... ( MUSSOLINI BENITO , 1915 )
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I dirigenti del Partito socialista , che hanno ancora una qualsiasi capacità di raziocinio , cominciano a sentire il peso e più che il peso , la vergogna di una formula assurda e anti - proletaria come è oggi la formula della neutralità assoluta . Si notano qua e là i primi tentativi di ribellione . Vecchi compagni si dimettono dal Partito , o sono , più speditamente , cacciati . Nei fogli settimanali squillano le prime voci dei dissidenti . La riunione tenutasi l ' altra sera a Milano , è un tentativo d ' opposizione alla corrente torbida del neutralismo socialista , non più inspirata da motivi ideali , ma da bassi tornaconti mercantili o da preoccupazioni elettoralistiche . Non erano molti i socialisti riunitisi l ' altra sera in via Circo , ma erano i « notabili » del Partito ; se difettava la quantità c ' era , in compenso , la qualità . C ' erano i deputati , moltissimi consiglieri comunali , gli assessori quasi al completo , coll ' adesione del sindaco ; c ' era insomma la minoranza pensante . Le maggioranze non possono pensare . Esse sono il numero , la quantità , e perciò l ' inerzia : sono il materiale greggio col quale si « fa » e si è fatta , in ogni tempo , la storia ; esse non sono mai o quasi mai tormentate dal dubbio , assillate dallo spasimo angoscioso , ma salutare della ricerca ; le mille trepidazioni dello spirito eternamente mobile , irrequieto , indagatore , sono ignote alle maggioranze che hanno orizzonti mentali circoscritti . La minoranza pensante del socialismo italiano non può appagarsi del grido di « abbasso la guerra » . Questo grido non risolve i formidabili problemi che la guerra ha posto sul tappeto . Uomini che hanno sempre seguito nella loro attività politica direttive realistiche e potrei dire pragmatistiche ; uomini che hanno irriso in ogni tempo le formule , schernito i dogmi , avute in sommo dispregio le fedi cristallizzate che ipotecano col presente l ' avvenire ; con questa , le generazioni che saranno ; uomini di tal fatta non potevano rimanere a lungo e in silenzio nella « frateria » salmodiante l ' abbasso o un evviva . Cominciano a parlare . Ma sono in ritardo . E , quel ch ' è peggio , non « osano » di giungere in fondo . Sentono di essere su di un pericolosissimo piano inclinato e si fermano o tentano fermarsi e non s ' accorgono che una posizione intermedia « statica » è la più malagevole a mantenersi e a difendere : sono vittime dunque del « feticcio » unitario ? Quel Turati che in altri tempi si fece promotore di scissioni socialiste per una questioncella nemmeno paragonabile da lontano al problema odierno dalla cui soluzione dipendono non solo i destini d ' Italia , ma i destini del mondo , oggi in nome dell ' unità , accetta la compagnia degli herveisti più sordidi e ripugnanti , salvo ad elevare qualche protesta nelle piccole riunioni di Partito . C ' è più differenza oggi fra herveisti , neutralisti relativi e interventisti , di quanta non ne passasse nel 1913 fra intransigenti e riformisti . Si tratta di dissensi che investono fondamentalmente la dottrina del socialismo , le basi del Partito : il fatto di accettare o no la difesa nazionale , trae seco una catena di conseguenze che spostano tutto l ' asse ideologico del Partito : da una parte si va alla concezione aberrante del tolstoianesimo , dall ' altra si va all ' Armée nouvelle del Jaurès , alla magnifica sintesi della Patria realtà insopprimibile d ' oggi coll ' Internazionale , realtà ineluttabile di domani . Un abisso separa le due concezioni . Ma i dirigenti del Partito non « osano » di guardare dentro a quell ' abisso e di gettarsi da l ' una parte o dall ' altra : vi sono in gioco troppe posizioni politiche ed economiche acquisite , consolidate ; troppi collegi , troppi municipi , troppe cooperative . Tutto ciò è il cemento che tiene unite le tendenze non divergenti , ma assolutamente antitetiche che dividono oggi il Partito socialista . L ' unità nasconde la più pericolosa delle scissioni ; pericolosa perché ipocrita , in quanto l ' unità è il frutto di una reciproca mortificazione e mistificazione dei cervelli e dei cuori . Ma poi , questi signori sono in ritardo . Prima , assai prima dovevano parlare . Prima , o almeno due mesi fa , quando fu montato il « diversivo » mussoliniano , bisognava proclamare in faccia a tutti i Lazzari dell ' universo che « il principio di nazionalità non può essere rinnegato » , che « il trionfo del principio di nazionalità può coincidere con quello della libertà e segnare una tappa verso l ' internazionalismo » ; allora aveva un senso e poteva frenare la corsa pazza dell ' herveismo ; oggi il Partito si trova sul piano inclinato e dovrà andare sino in fondo con tutta l ' esibizione della sua miseria . Io ho l ' impressione che i neutralisti relativi di via Circo abbiano voluto più che altro salvarsi la coscienza ; non avere dei rimorsi ; anticipare una debita scissione di responsabilità , onde poter dire domani , qualora il movimento dei gruppi catechizzati e abbrutiti da tanta propaganda , sboccasse nella rivolta sterile o nel disastro nazionale : noi eravamo dei neutralisti relativi ... Non c ' entriamo ! E sarà il grottesco che si unirà al tragico ... Delle due l ' una : o questa propaganda contro « ogni » guerra è seria e non una semplice commedia e allora essa non può avere che un obiettivo pratico : impedire ad ogni costo la guerra , qualunque guerra . Magari con uno sciopero generale . O questa propaganda non ha obiettivi pratici , ma è una pura blaterazione o ruminazione comiziale e in questo caso i suoi risultati non sono meno perniciosi , in quanto crea e mantiene uno « stato d ' animo negativo » fra quelle masse che domani dovrebbero colle baionette salvare quel principio di nazionalità che i neutralisti « relativi » alla Turati non vogliono rinnegare . Ancora . Se il principio di nazionalità non « deve » essere rinnegato , se è opera socialista « non » opporsi « a che l ' Italia possa ottenere migliori condizioni di vita e di sviluppo » , sarà opera tanto più socialista agitarsi perché siano garantite all ' Italia migliori condizioni di vita e di sviluppo . La « non » opposizione , cioè l ' inazione , è socialista ? Ma allora l ' azione lo è di più . Lo è sempre di più . Si comprenderebbe la « non opposizione » quando ci fosse in Italia una borghesia all ' altezza della sua missione storica che è il conseguimento dell ' unità nazionale ; ma tale borghesia manca ; la causa della neutralità , insieme cogli herveisti del socialismo , trova i suoi campioni validissimi nei ceti mercantili e professionistici della borghesia . Si comprenderebbe la « non opposizione » , o amico Marangoni , quando si trattasse « soltanto » del nostro problema nazionale , ma v ' è un ' altra posta , nel giuoco , ed è la posta suprema : si tratta della libertà o della schiavitù d ' Europa ; bisogna scegliere fra il berretto frigio o l ' elmo a chiodo ; fra il consolidarsi degli istituti feudali e monarchici col trionfo degli imperi centrali ed il frantumarsi insieme con quelli di tutte o molte catene . Forse non saremmo « interventisti » se si trattasse soltanto di « ottenere migliori condizioni di vita e di sviluppo per l ' Italia » , ma insieme con ciò , v ' è il più , il meglio : tutto il resto : il reale e l ' ideale : la nazione e il socialismo . Non opporsi , che cosa significa , in fondo ? Collaborazione passiva . Accettazione . Non può ridursi a questo il compito del socialismo nell ' ora più calamitosa della storia . Negli altri paesi in Francia , in Germania , nel Belgio , in Inghilterra i socialisti hanno preso le loro tremende responsabilità , come protagonisti e non già come semplici « comparse » passive del dramma .
«Intolleranza 1960» di Nono ( Montale Eugenio , 1961 )
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Venezia , 14 aprile - La novità attesa con febbrile impazienza dagli ammiratori di Luigi Nono è apparsa stasera , alla Fenice , sotto la direzione di Bruno Maderna e col concorso dell ' orchestra della BBC . Il titolo è Intolleranza 1960 , autore del libretto lo slavista Angelo Maria Ripellino . Il testo originale del librettista ha subito una drastica potatura : da trentanove a nove pagine , accettando la definizione non di dramma , ma di « idea » , e il tutto si presenta come un ' azione scenica che molto richiede al gioco delle luci , alla lanterna magica e a effetti elettronici . Registrata in precedenza a Milano , perché ineseguibile direttamente , era la parte corale , diffusa poi da altoparlanti disposti in ogni parte della sala : il che dovrebbe produrre effetti spaziali , ma porta con sé anche fastidiosi strascichi di echi e rende problematica la sincronia del nastro con l ' orchestra . L ' impressione generale dello spettacolo è subito quella di una laboriosa macchina visivo - uditiva , dalla quale è quasi inevitabile che lo spettatore - auditore si ritragga con una certa diffidenza . Viene in mente la frase di Tolstoj : « Andreev vuole farci paura , ma noi non abbiamo paura » . Luigi Nono , invece , ci fa paura , ma non solo per il triste destino del suo personaggio : l ' Emigrante ; ci fa paura per il suo progressivo aderire a quell ' avanguardia industrializzata alla quale egli sacrifica il suo forte talento di musicista . Sacrificio , è inutile dirlo , compiuto in buona fede e con le più nobili intenzioni . Ma vediamo come si svolge lo spettacolo , perché non di altro si tratta . Sul palcoscenico è posto un corridoio di cavalli di frisia , verticale alla buca del suggeritore : sulle assi dei cavalletti si adagia una piattaforma che può avanzare e indietreggiare ; e su questa piattaforma si muovono , ma non sempre , i personaggi . Può accadere che l ' Emigrante protagonista sia sospeso su un ' altalena alta sulla piattaforma . Intorno , al disopra e ai lati di questa costruzione si alzano e si abbassano schermi mobili in forma di palloni o di triangoli o di strisce o di irregolari parallelepipedi ; e su tali lacerti di schermo la lanterna magica proietta senza risparmio immagini visive di Emilio Vedova e , talvolta , sullo schermo centrale , l ' intera opera sua , con innegabili effetti di suggestione ; e , anzi , per essere giusti , con uno straordinario effetto nella scena finale dell ' alluvione . Che cosa accade all ' Emigrante ? Lo sappiamo leggendo ciò che sopravvive del libretto , perché le sue parole e le parole di tutti , compreso il coro ed escluso qualche accento del basso Italo Tajo , restano incomprensibili . L ' Emigrante è dapprima minatore . Impreca al suo triste destino , respinge le proteste d ' amore di una sua donna e si mette in viaggio per tornare in patria . Nelle scene successive , egli si trova ad assistere a un comizio antinazista , viene arrestato , torturato e portato in un campo di concentramento dal quale riesce a fuggire . Il primo quadro finisce con un duetto tra il fuggiasco e un non meglio identificato « ribelle » . Nel secondo quadro , l ' Emigrante si aggira tra proiezioni , voci , mimi « simboleggianti le assurdità della vita contemporanea » . La scena culmina in una grande esplosione : la bomba di Hiroshima , commentata dal canto di una donna , la « compagna » dell ' Emigrante , che inneggia alla vita e all ' amore e alla fraternità , beni perduti dall ' uomo imbestiato . Ma la pronuncia della compagna , che dovrebbe farci sentire un canto di allegri rigogoli ( la signora Katherine Gayer , condannata a proibitivi intervalli ) ci lascia all ' oscuro di tutto . Seguono episodi di violenza , immagini di fanatismo razziale , contro cui l ' Emigrante e la compagna si scagliano . Infine , i due viaggiatori giungono a un gran fiume in piena , l ' inondazione dominando tutto e tutti , mentre la voce di uno speaker dice : « Il Governo ha provveduto , la colpa è del metano » . Si abbassa una saracinesca , sulla quale sono proiettate parole di Brecht : « Voi che siete immersi dai gorghi dove fummo travolti , pensate anche ai tempi bui da cui siete scampati . Andammo noi , più spesso cambiando paese che scarpe , attraverso guerre di classe , disperati , quando solo l ' ingiustizia c ' era . Voi , quando sarà venuta l ' ora che all ' uomo un aiuto sia l ' uomo , pensate a noi con indulgenza » . A dare un senso musicale al mutilato canovaccio ha provveduto Nono con una agghiacciante dovizia di mezzi timbrici , talvolta accresciuti dal concorso dell ' elettrofonia . E qui , in fatto di ricerche acustiche , egli raggiunge risultati impressionanti . Razionalmente condotto , seriale anche nelle strutture , l ' ordigno non risparmia nulla per riempire le nostre orecchie di una cosmico - politico - esistenziale desolazione . Ma l ' orecchio si abitua presto : apprezza al giusto la parte corale in cui le dissonanze si fondono in un blocco unico , ma poco dopo , quando entrano in scena personaggi che dovrebbero esprimere sentimenti umani , l ' orecchio è già « mitridatizzato » , l ' orrore fa posto alla curiosità e la curiosità è sostituita dal senso di assistere a una pura esercitazione accademica , rispettabile senza dubbio , destinata certamente ad avere libero corso in teatri stranieri di eccezione , ma pur sempre gravata dall ' equivoco di sollecitare l ' emozione poetica con la sola esasperazione del fatto tecnico inteso come produttore di stimoli fisici . È come se un poeta volesse integrare la lettura di un suo desolato testo infliggendoci alle membra un buon numero di nerbate : l ' effetto sarebbe certo , ma a quale spesa ! Con tutto questo , non neghiamo all ' azione scenica di Nono i suoi quarti di nobiltà , ma restiamo convinti che il suo innegabile talento meriti di approfondirsi e svolgersi senza l ' incubo del « sempre più difficile » : la peggiore di tutte le « alienazioni » , la sola che i « progressisti » professionisti si guardano bene dal deprecare . Esecuzione approssimativa della stupenda orchestra della BBC sotto la direzione di Bruno Maderna , il solo , secondo l ' autore , che possa dirigere la difficilissima opera . Regia espressionistica di Václav Svoboda , Coro polifonico di Milano diretto da Giulio Bertola , nastri elettronici dell ' Istituto milanese di fonologia , costumi e scene di Emilio Vedova . Cantanti , oltre ai già citati , Petre Munteanu , Heinz Rehfuss e Carla Henius , tutti condannati all ' impossibile . Un insieme che , dopo altre quaranta prove , potrebbe rendere di più . L ' esito è stato burrascoso , come poteva prevedersi , dato l ' argomento dell ' opera e le provocazioni della musica . I due atti sono arrivati in porto a stento , tra fischi , vociferazioni , alterchi e pioggia di manifestini fascisti dalle gallerie . Alla fine i superstiti spettatori hanno organizzato un polemico trionfo ai vari autori e responsabili dell ' immaturo spettacolo . Non è stata , purtroppo , la battaglia di Hernani . È stata una serata incivile che ha lasciato tutti a bocca amara .
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Qual è la vera strategia dietro il riccometro ? Per capirla , vediamo prima il dilemma che il governo è costretto a risolvere . Come rendere sostenibile la spesa crescente dello stato sociale non potendo più aumentare le tasse e dovendo contemporaneamente ridurre deficit e debito pubblico nonché generare più crescita ? Ridurre la spesa sarebbe la soluzione più ovvia . Ma questo governo non può farlo perché vincolato da interessi protezionistici che caratterizzano la maggioranza parlamentare che lo sostiene . Per esempio , la riforma del sistema pensionistico è stata limitata a un risparmio di circa 4 mila miliardi , utile per la cassa immediata , ma irrilevante per la sostenibilità futura dei conti . La riforma dell ' amministrazione pubblica , elaborata da Bassanini , sposta la spesa , ma non introduce alcun risparmio . I ferrovieri , come sancito l ' altro giorno dalla maggioranza , sono illicenziabili . In sintesi , il governo : a ) non può tagliare sostanzialmente i costi del sistema pubblico ; b ) non può alzare ulteriormente le tasse ; c ) ma allo stesso tempo deve stimolare almeno un po ' la crescita economica per fare pil ; d ) nonché ridurre il ricorso al deficit spending annuale entro il limite del 3% del pil stesso e dimezzare il debito entro un decennio ( come promesso formalmente da Ciampi qualche giorno fa ) . Così messo è un problema affascinante in confronto al quale il dilemma della quadratura del cerchio con soli compasso e righello è robetta . Non c ' è soluzione possibile senza modificare qualcuno dei parametri di vincolo appena detti . Infatti il governo ha finora cercato di rendere risolvibile l ' equazione irrisolvibile attraverso politiche anomale che permettessero di non dover rispettare con precisione questi requisiti . 1 ) Impossibilitato a tagliare , il governo ha congelato la parte crescente della spesa pubblica . Ma ha solo spostato in avanti una massa finanziaria passiva , non risolta . 2 ) Il ricorso a una maggiore tassazione indiretta non è stato altro che un modo di aumentare il volume fiscale senza darlo a vedere . Ma l ' impatto inflazionistico oggettivo restringe moltissimo l ' applicazione di questa opzione . 3 ) Non potendo ridurre le tasse e le rigidità del mercato del lavoro - tipici strumenti di stimolazione della crescita - il governo ha inventato le rottamazioni , cioè defiscalizzazioni limitate settore per settore , uno alla volta , ciascuna capace di pompare a breve uno 0,5-0,7 per cento di pil ( senza l ' aiuto alle automobili il pil italiano del 1997 sarebbe stato sotto l'1% ) . Ma questa misura succedanea è di respiro corto , tra l ' altro controproducente per i settori interessati nel medio periodo , e non sostituisce la vera crescita . 4 ) Solo un mese fa il governo ha dovuto , per pressione europea , elaborare un piano dettagliato di riduzione del debito . Appunto , in precedenza aveva cercato di risolvere questo vincolo semplicemente ignorandolo . Ciò serve a dimostrare che , finora , il governo non ha dato prova di grande genialità risolutoria limitandosi a furberie di contingenza . Ma adesso che queste sono impedite dalla realtà interna e dai vincoli esterni , il governo è chiamato a esibire vera genialità , quasi magica vista la natura dei vincoli . Ma si orienta verso una wizardry bianca o nera ? La sanità la pagheranno anche gli esclusi Ed ecco il riccometro . In apparenza serve principalmente a far pagare , senza aumentarle , le tasse a più gente che le svicola e , grazie a questo , reperire quei 20 mila - 30 mila miliardi annui che mancano per una soluzione almeno parziale dell ' equazione . Ma non è tanto questo il suo vero scopo , pur essendo una delle finalità della misura . Lo è , invece , il costringere una buona parte degli utenti dei servizi statali a non ricorrervi . Per esempio , una persona dichiarata ricca ( 50 milioni di risparmi ) dovrà pagarsi le spese mediche , ma anche - qui il punto - continuare a pagare la quota fiscale per la sanità ( proprio per questo nascosta in una nuova forma di tassazione omnibus ) . Cosa significa ? Nuova tassa che non è tassa . Ed è il cuore della nuova strategia : ridurre lo stato sociale non in termini di apparato e tasse , ma di utenti che ne usano i servizi gratuitamente . Gli esclusi pagheranno sia il servizio che la tassa . È un modo indiretto per incrementare il gettito e , quindi , la sostenibilità del sistema pubblico senza aumentare formalmente la fiscalità . È utile ripetere che il riccometro serve più a questa strategia che a non quella , peraltro perseguita con poco premiata ostinazione , di far pagare di più le tasse già esistenti attraverso un raffinamento dei controlli . Ed è ovvio . La seconda sarà comunque aleatoria , la prima , invece , può essere realmente strutturale . Sulla carta , l ' equazione irrisolvibile pare risolta . La vera fonte che ispira il riccometro è la strategia più generale di riformare lo stato sociale non riducendo il primo termine , ma il secondo . Per riuscirci è necessario definire " ricca " una classe media che in realtà non lo è . Il riccometro è lo strumento selettivo che la costringerà a pagare doppio . Basta rendere molto bassa la soglia di definizione della ricchezza - tipo , appunto , 50 milioni di risparmi - e verrà fuori , con un colpo di bacchetta magica , che i poveri sono in realtà ricchi e , quindi , esclusi dalla gratuità dei servizi o quasi . Ammetto la genialità riformatrice dei maghi del welfare , ma ricordo loro che è magia nera , anzi rossa . Agendo da stregoni ( wizards ) lo stanno trasformando in wizfare . Spero , poi , non sia irrispettoso evocare sul forbito Foglio la mia triestinità e le derive semantiche del suo dialetto : xe solo un wiz .
I DOCUMENTI DELL'ABBIEZIONE NEUTRALISTA ( MUSSOLINI BENITO , 1915 )
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Il socialismo italiano annega in un mare di fango . Io guardo a questo naufragio coll ' animo costernato , ma senza rimorsi . In questi ultimi tempi , ho fatto qualche cosa per salvare il Partito Socialista , o ritardare il processo di disgregazione che lo insidiava e lo trae oggi nella tomba dell ' infamia . La lotta contro i riformisti prima , contro i massoni poi , la predicazione della « giornata storica » e del « bagno di sangue » che avrebbe io lo credevo purificato il socialismo italiano da molte se non da tutte delle sue tare , sono gli episodi consegnati alla cronaca , di questa mia biennale , disperata battaglia . Sforzo vano . Tentativo fallito . Fatica sprecata . Il male come avviene nei cancrenosi o nei cronici si rinnovava continuamente all ' interno ed oggi i germi patogeni hanno in loro balia questo corpo senza anima e lo divorano . Come in una tragica improvvisa illuminazione al magnesio , la guerra getta al primo piano la vera essenza del Partito , lo mostra quale esso è nella sua composizione materiale , nella sua configurazione e deformazione morale : tutto ciò che ieri fu nascosto e ignorato oggi automaticamente si scopre : bisogna denunciarlo al gran pubblico per quanto ingrato e penoso sia l ' adempimento di tale dovere . Vi sono delle piaghe « morali » che destano maggiore ripugnanza all ' occhio e al tatto delle piaghe fisiche degli incurabili . Ma il clinico fa forza a se stesso , né gli trema il polso quando affonda il coltello nella carne infetta : così io vinco dopo qualche riluttanza lo schifo ed esibisco da questa grande tribuna al pubblico proletario d ' Italia e d ' Europa , l ' ultimo in ordine di tempo documento dell ' abbiezione del socialismo italiano . A voi soltanto , o Amilcare Cipriani , io chiedo scusa per l ' amaritudine lacerante che la lettura di queste righe susciterà nell ' animo vostro ... Quando fu conosciuta in Italia la gesta dei garibaldini nelle Argonne , quando si seppe che alcune decine di giovani avevano fatto volontario olocausto della loro vita alla causa della Francia e più ancora della libertà e della giustizia assassinate dal teutono barbarico , unanime fu l ' ammirazione , ardente il rimpianto . L ' Avanti ! stesso , organo centrale del Partito , spremeva , o meglio , incaricava il signor Francesco Ciccotti uomo dubbio ed equivoco ed anguillesco e sconcertante e molle e friabile e mucillaginoso di spremere alcune lagrimucce sulle fosse ancora aperte dei caduti a Belle Etoile . Lacrime di coccodrillo ! Ma nelle masse socialiste non si è pianto . Il cuore piange , il ventre no : digerisce . E il socialismo italiano è un ventre . E il ventre ha una sua logica primitiva , primordiale , che io dimostrerò fra poco , semplicemente perfetta . Il ventre non ha trepidazioni , angoscie , speranze , sogni : ha dei « bisogni » , soddisfatti i quali egli è pago . Né chiede di più . Udite il ventre . Si è tenuta il primo gennaio una riunione socialista anti - guerresca a Cagli , grosso paese dell ' Urbinate , nelle Marche , nella nobile regione che un giorno conobbe e praticò la virtù del sacrificio per un ideale . Oratori il prof . Montevecchi e certo Barbaresi ; entrambi , si capisce , debitamente inscritti e tesserati del Partito . Aderiva anche il dottor Gasperini di Urbino con una « nobilissima » lettera . L ' oratore Montevecchi parla e dal resoconto che trovo sul Progresso , settimanale dei socialisti di Pesaro , stralcio questo brano : « Dopo aver in una felicissima rievocazione ricordato lo strazio delle madri che si vedono strappare dalle braccia i figli educati con tanta e così assidua cura d ' amore , volle sfatare la leggenda degli eroismi e degli eroi e disse che i volontari non lanciati ad uccidere dalla coazione di una legge disumana ma dalla propria libera volontà non sono che criminali » . Al Montevecchi , seguì il compagno Arduini , il quale deve essere un competente in materia patologica . Egli disse : « Fece poi propria , e propria della sezione socialista , la frase del Montevecchi riguardante i volontari e con ferrea argomentazione dimostrò che se essi non si vogliono chiamare criminali sono pur sempre dei soggetti patologici affetti da sadismo . Chiuse il discorso durato per oltre un ' ora fra le generali acclamazioni , riaffermando il diritto del proletariato di negare ogni concorso sia di sangue , sia di finanza alla guerra borghese » . Voi , a questo punto , pensate che la redazione del giornale abbia fatto almeno qualche riserva a proposito delle affermazioni degli oratori di Cagli . Illusi ! La redazione del Progresso è semplicemente giubilante e annota : « I compagni di Cagli hanno dato una splendida dimostrazione della loro forza , del loro carattere , hanno sentito profondamente l ' avversione alla guerra ed ai fautori ( avversione che freme in tutte le case dell ' operaio sfruttato e straziato nei suoi più intimi affetti ) insaccando pienamente i nuovi traditori del proletariato , i novelli puntelli della monarchia , in berretto frigio . « Ai socialisti di Cagli , a Cagli proletaria tutta la nostra ammirazione . Avanti ! » . On . Turati , io credo , io spero che voi sentirete salirvi in faccia le vampe scarlatte della vergogna . Questo è socialismo ? Questo è « il » socialismo italiano ? Il « vostro » socialismo ? Avete , voi , ancora qualche cosa di comune con costoro , voi , on . Turati ? Sì , qualche cosa : le premesse . Dalle quali si giunge con un semplice esercizio di logica perfetta , alle conseguenze degli oratori di Cagli , conseguenze accettate dalla gran massa proletaria , educata , o non piuttosto abbrutita alla scuola del socialismo . È per questo che io le rilevo . Logica perfetta ! Matematica ! Se la guerra , in sé e per sé , è un male , un abbominio , una perversione , una rovina ; se ogni guerra , se tutte le guerre in qualsiasi condizione di tempo o di eventi , per qualunque causa , per qualsiasi obiettivo sono condannabili ed esecrabili ; se bisogna opporsi a qualunque guerra senza troppo sottilizzare sull ' offesa o la difesa , è chiaro , è logico , è consequenziale che i fautori della guerra o i partecipanti alla medesima non sfuggano alla condanna ed alla esecrazione . Quando si grida : abbasso la guerra è sottinteso infatti : abbasso coloro che fanno la guerra . Nella logica perfetta sino all ' infamia ! del perfetto socialista neutrale possono beneficiare delle attenuanti coloro che sono « costretti » dalla forza esteriore dello Stato a combattere e , per converso , cadranno le « aggravanti » su coloro che si battono di lor spontanea volontà ; che uccidono o si fanno uccidere senza esservi forzati . La logica « perfetta » del perfetto neutralista li definisce perciò « criminali » o , per una concessione in subordine , dei degenerati , affetti da sadismo o da qualche altra morbosità anti - socievole e anti - umana . Criminali , dunque , o sadisti ! A tanto , non giunsero mai i preti di Roma . Anzi , qualcuno di loro , fu « volontario » ; uno di loro salvò dalle catene austriache Garibaldi . Nelle cronache della setta vaticana , i volontari furono dei « banditi » , degli « avventurieri » , degli illusi o romantici : non mai dei criminali . A ciò doveva arrivare il socialismo teutonizzato della terza Italia . Povero Pisacane che recasti a Sapri , coi tuoi trecento , la guerra e l ' insurrezione e cadesti ucciso dai « neutralisti » d ' allora che volevano per ignoranza come quelli d ' oggi , per malvagità il mantenimento dello statu - quo , povero Pisacane tu non eri che un « soggetto » da manicomio criminale . E tu , o Garibaldi ! eri e sei per i socialisti di questa lurida Italia neutrale un « sadico » perverso che s ' inebriava alla vista del sangue , tu che conoscevi e praticavi tutte le umiltà della vita , tu che avevi il cuore vasto come il mare , tu che balzavi di rupe in rupe nel cuor della notte a rintracciare l ' agnello smarrito . E voi , e voi tutti che dal '21 al '70 cospiraste e combatteste volontari nelle strade , volontari sui campi di battaglia , volontari nella vita , volontari nella morte : voi siete dei delinquenti o dei degenerati per i socialisti modernissimi che hanno sfruttato e sfruttano il vostro sangue , per parlare o scrivere la loro sozza bestemmia . E anche voi , o Amilcare Cipriani , siete pregato di scegliere : o criminale o sadista . Voi siete ancor vivo e potete scegliere ... Oh il neutrale socialismo italiano : esso ha una parola per ogni circostanza . Se non correte sui campi di battaglia , vi si butta in faccia « l ' armiamoci e partite ! » e se andate a combattere diventate dei « criminali » . Eppure , il socialismo italiano non è sempre stato così . Prima di arrivare a questo crepuscolo inglorioso , ebbe la sua primavera di idealismi e di entusiasmi . Nomi e ricordi della mia giovinezza lontana mi tumultuano nel cervello . Nomi degli eroi della nazionalità Armena , Albanese , Candiotta , Boera , Cubana ... La guerra greco - turca del 1897 vide l ' ultima legione di socialisti « volontari » , pardon , di « criminali » ... Poi il « ventre » tiranneggiò il Partito e lo ha ucciso . Sì , ucciso ! Poiché un Partito che non sente più palpiti di solidarietà umana , un Partito che si chiude in se stesso e respinge ogni appello dei popoli vinti e straziati dall ' invasore ed è sordo ad ogni grido di pietà , è un Partito morto e più che morto , putrefatto . Fra poco , echeggierà il grido : si salvi chi può ... No . No . No . O socialisti superstiti , ancor degni del nome ! La civitas solis la divina ed umana « città del sole » vaticinata da Tommaso Campanella non si costruisce col fango . Uomini l ' abiteranno e non bestie . Pietre ci vorranno dunque : pietre dure e polite , lavorate coi muscoli e più ancora colle anime : cementate col sangue ...
Paul Hindemith ( Montale Eugenio , 1961 )
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Venezia , 15 aprile - Un intero concerto di musiche per flauto rischia di annoiare mortalmente quando l ' esecutore non abbia la bravura di Severino Gazzelloni che si è presentato nel pomeriggio di ieri nelle sale Apollinee della Fenice con un nutrito programma . In breve egli ci ha dato un saggio dell ' evoluzione tecnica che ha subìto il suo strumento a partire dall ' Après - midi d ' un faune di Debussy . Abbiamo così ascoltato difficilissime musiche moderne e di estrema avanguardia . Di André Jolivet Cinque Incantesimi per flauto solo accompagnati da esoteriche didascalie ; del tedesco - americano Stefan Wolpe una Sonata per flauto e pianoforte ali ordinaria amministrazione seriale ; di Edgar Varèse Density 21 , 5 , un difficile brano che risale al '36 e che impone portentose acrobazie allo strumentista ; di Olivier Messiaen un massiccio Merlo nero per flauto e pianoforte , virtuosistico all ' eccesso e alquanto opprimente ; di Debussy l ' ormai classica Syrinx per flauto solo , un piccolo capolavoro ; di Franco Evangelisti alcune Proporzioni per flauto solo , di una soporifera aridità . Completavano il programma una Sonatine per flauto solo ali Pierre Boulez , seconda versione scritta per il Gazzelloni di un ' opera che fu composta nel '36 e che si può ascoltare disponendo di molta pazienza ; e un recente lavoro di Mario Peragallo , Vibrazioni per tre flauti , pianoforte e tiptofono : uno strumento che è una specie di carillon di percussioni d ' ogni tipo a intonazione indeterminata . Completano l ' insieme l ' ottavino , il flauto e un diapason a tasto . Nulla di eccezionale , ma un successo di stima . Il pubblico ha applaudito con entusiasmo il fenomenale Gazzelloni e il valente pianista Frederik Rzewski . Nel concerto serale , che si è tenuto nella Scuola Grande di San Rocco , Paul Hindemith , dirigendo l ' Orchestra della Fenice , ci ha fatto conoscere la sua Pittsburgh Symphony , da lui scritta per festeggiare il bicentenario di quella città . È un lavoro di ampie proporzioni , ma di troppo evidente carattere occasionale . Altre musiche da lui dirette : La grande fuga in si bemolle opera 133 per orchestra d ' archi di Beethoven ; le Variazioni di Blacher su un tema di Paganini ( opera 26 ) per orchestra ; la Sinfonia opera 21 di Webern per orchestra da camera che il programma annuncia come la bibbia dell ' ermetismo musicale e che per la sua brevità si ascolta ancora con piacere . Vivissimo il successo , scarso l ' interesse .
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Di quali armi ha bisogno l ' Europa ? È poco chiaro . Lo è di più il problema corrente dei produttori europei di armamenti . I bilanci della difesa nazionali si stanno restringendo sotto la pressione di altre priorità dopo la fine di quella legata alla minaccia sovietica . Quindi , se si resta ancorati all ' idea che ogni nazione debba avere un proprio sistema industriale militare completo , di grande scala ed indipendente , non ci sono risorse a sufficienza per tenerlo in vita . Ma le nazioni europee sono restie a mollare questa idea nonostante l ' evidenza che le costringe a farlo . L ' industria militare è una parte integrante del modello di difesa nazionale . Rifornirsi di armi dall ' estero , o condividerle troppo con gli alleati , significa dover rinunciare all ' autonomia politica sia per la propria sicurezza che per le proiezioni di potenza ed il supporto militare agli interessi commerciali nazionali . Infatti gli europei hanno trovato un compromesso tra esigenze di autonomia nazionale e quelle di integrazione formando dei consorzi per lo sviluppo di specifici sistemi d ' arma ( Per esempio L ' Eurofighter , la fregata Horizon , ecc . ) . La forma consortile assegna alle industrie di una nazione una quota di lavori proporzionale alla quota di mezzi che ciascuna forza armata di quella nazione prenota e paga . E tale modello permette di integrare le risorse sul piano della domanda evitando che si facciano tanti nuovi modelli di aerei o navi , o altro , quante sono le nazioni . E ciò assicura ad ogni industria nazionale una quota di mercato più ampia di quella del mercato interno . Tuttavia questo modello non basta più . È vero che salva le industrie nazionali . Ma è anche vero , proprio per questo , che le mantiene troppo piccole per diventare competitive sul piano dell ' avanzamento tecnologico e commerciale . E la questione è scoppiata nel confronto con gli americani . Il loro modello di industria della difesa è stato riorganizzato favorendo la fusione delle aziende piccole in modo tale da trasformarle in nuovi giganti capaci di prestazioni avanzate grazie alla maggior scala . Se gli europei vogliono competere con gli americani in questa materia non possono far altro che lo stesso : meno produttori , ma più grandi , sul lato dell ' offerta industriale . E ciò permette di integrare le risorse finanziarie sul lato della domanda , concentrandole invece che disperderle in tanti rivoli e ridondanze nazionali . A Londra , lunedì 6 Luglio , è stato firmato un accordo tra i governi di Francia , Germania , Italia , Regno Unito , Spagna e Svezia ( che insieme formano circa il 90% del mercato della difesa dell ' Unione ) per portare il sistema europeo verso questa direzione . Sarà una transizione piena di problemi . La volontà politica emersa a Londra pare spingere il sistema industriale europeo della difesa a consolidarsi attraverso fusioni e superare l ' approccio per consorzi di industrie nazionali . Ma chi sarà acquisito e chi acquisirà ? Una nazione perderà la capacità di costruire carrri armati nel proprio territorio perché potranno restare solo uno o due aziende del settore . E così per gli altri . E i militari che resteranno nazionali accetteranno di condividere le specifiche dei progetti integrati ? Inoltre i sistemi industriali militari nazionali sono strutturalmente diversi . Per esempio , quello inglese si basa sulla Borsa e sulla concorrenza . Quello francese è totalmente dirigistico . Non sarà facile integrarli . Comunque l ' accordo di Londra indica che c ' è una volontà politica di dar vita in un qualche modo ad un sistema di difesa europeo basato su un ' industria degli armamenti altrettanto europea . Ed in qualche modo verrà fatta , pur passo dopo passo , ognuno difficile e sudato . Ma questa volontà politica di europeizzazione del settore si è formata sulla base di un emergenza di sopravvivenza a livello di industrie degli armamenti , non di un piano che definisca quali armamenti servano per il futuro , cioé per quale politica di sicurezza europea e verso il mondo . Per esempio , contro chi facciamo l ' Eurofighter ? È nato come caccia europeo ( per altro ottimo sia come piattaforma che come elettronica ) contro i sovietici , ma questi non ci sono più . La risposta tipica è che lo facciamo per tenere in vita l ' industria aeronautica europea affinché non venga cannibalizzata da quella americana . E per svolgere meglio questa missione sarebbe il caso che il consorzio Airbus diventasse un ' azienda unica , capace di fare anche aerei militari , da contrapporre alla Boeing in modo più solido . E quindi vien fuori che lo scopo principale dell ' europeizzazione dell ' industria della difesa ( e di quella civile che è coinvolta ) è quello di fare concorrenza agli Stati Uniti . Non c ' è ancora un ' Europa politica che definisca una politica comune di sicurezza e difesa , cioè manca la testa . Ma c ' è un corpo industriale che deve essere comunque salvato . Gli si metta quindi una eurocorazza protettiva e poi si vedrà quale testa spunterà . Non voglio criticare questo approccio . Ha motivi pratici e , soprattutto , è innegabile l ' aggressività americana . Ma mi chiedo se ciò porterà a del buono . Non credo . Gli americani non possono da soli reggere la sicurezza del pianeta . Inoltre di fronte ai paesi emergenti , quali Cina , India ed altri in arrivo , saranno necessari sistemi d ' arma che siano più avanzati di decenni tecnologia per mantenere la superiorità . E per svilupparli bisogna mettere insieme le risorse americane e quelle europee perché le prime e le seconde , se divise , non basteranno . Per questo vedrei meglio un ' integrazione tra l ' industria americana e quella europea che non la formazione di due blocchi contrapposti in concorrenza , e conflitto politico , tra loro . Ormai il confronto militare potenziale è tra Occidente e Asia e il primo non può restare diviso da fratture fondamentali quali quella militare se vuole vincerlo . Ma pochi sentono al momento questo problema . Prevale un altro . Gli americani riescono a vendere gli F-16 ad un prezzo scontatissimo , 9 milioni di dollari l ' uno , a turchi , olandesi e ad altri paesi . Riusciranno gli europei a vendere l ' Eurofighter ad un prezzo competitivo ?