StampaQuotidiana ,
Divertenti
,
questi
comunisti
russi
,
i
quali
si
servono
delle
note
diplomatiche
per
fare
la
polemica
contro
la
società
capitalistica
.
Non
hanno
ancora
finito
di
mistificare
l
'
Europa
con
la
leggenda
del
blocco
,
il
quale
sarebbe
la
causa
della
miseria
e
delle
sofferenze
del
popolo
russo
,
che
già
ripetono
il
volgare
sofisma
di
Carlo
Marx
per
dimostrare
che
il
loro
è
il
solo
governo
democratico
,
pacifista
,
sincero
ed
umanitario
.
A
sentire
essi
ed
i
loro
ripetitori
italiani
,
l
'
Europa
si
troverebbe
divisa
economicamente
in
due
campi
:
rigurgitante
l
'
occidente
di
prodotti
industriali
,
che
non
sa
come
collocare
,
mentre
le
popolazioni
operaie
languono
per
mancanza
di
pane
e
di
alimenti
;
pane
ed
alimenti
i
quali
abbondano
invece
nella
Russia
,
assetata
di
tessuti
,
di
macchine
,
di
locomotive
.
In
mezzo
,
ad
impedire
lo
scambio
vicendevole
,
il
blocco
anglo
-
francese
,
il
quale
costringe
i
russi
a
mancar
di
vestiti
e
gli
occidentali
a
pagare
il
pane
caro
agli
alleati
d
'
America
.
Sarebbe
certamente
utile
,
a
dimostrare
la
fatuità
di
questa
leggenda
,
che
il
blocco
fosse
abolito
,
senza
compensi
e
senza
condizioni
.
Salvo
una
:
che
gli
scambi
fra
Russia
sovietista
e
l
'
Europa
occidentale
dovessero
farsi
sulla
base
di
merce
contro
merce
,
grano
contro
macchine
,
canape
contro
tessuti
,
petrolio
contro
locomotive
.
L
'
ultima
mistificazione
che
si
apparecchia
dai
comunisti
russi
contro
le
nazioni
produttrici
di
cose
veramente
utili
è
quella
di
offrirci
in
cambio
i
resti
di
quelle
riserve
di
oro
e
di
platino
che
i
comunisti
hanno
ereditato
dal
regime
czarista
.
Dopo
aver
distrutta
la
vecchia
organizzazione
dei
trasporti
,
del
commercio
e
dell
'
industria
,
i
comunisti
vogliono
riattrezzarsi
a
buon
mercato
dandoci
qualche
miliardo
di
rubli
d
'
oro
e
qualche
quintale
di
platino
.
Se
i
governi
d
'
Europa
hanno
ancora
una
certa
consapevolezza
delle
conseguenze
dannose
che
in
un
paese
produce
l
'
abbondanza
della
moneta
,
essi
debbono
imitare
,
sebbene
in
ritardo
,
il
saggio
bando
che
la
Svezia
inflisse
all
'
oro
durante
la
guerra
.
Che
la
circolazione
aumenti
per
la
soverchia
emissione
di
cartamoneta
,
come
nei
paesi
belligeranti
o
per
l
'
improvviso
afflusso
di
oro
,
come
nei
paesi
neutrali
,
Stati
uniti
,
Olanda
,
Scandinavia
,
gli
effetti
sono
gli
stessi
:
aumento
dei
prezzi
,
malcontento
delle
masse
,
convulsioni
rivoluzionarie
.
Forse
i
comunisti
russi
non
hanno
riflettuto
al
carattere
diabolico
dei
loro
piani
di
scambio
di
oro
contro
merci
;
ma
è
certo
che
l
'
Europa
occidentale
non
ha
nessun
interesse
a
scambiare
le
sue
buone
merci
contro
una
massa
inutile
di
oro
,
la
quale
,
dannosa
per
se
stessa
,
parrebbe
inoltre
giustificare
l
'
ulteriore
danno
di
nuove
emissioni
cartacee
,
in
apparenza
garantite
da
una
maggiore
riserva
metallica
.
Se
i
russi
vogliono
i
tessuti
,
le
macchine
,
le
locomotive
,
i
medicinali
,
il
sapone
dell
'
occidente
,
li
abbiano
pure
,
senza
difficoltà
e
senza
restrizioni
.
Ma
li
paghino
in
buone
merci
,
in
grano
,
in
petrolio
,
in
nafta
,
in
canapa
,
di
cui
essi
affermano
di
avere
tanta
abbondanza
;
non
mai
in
strumenti
di
nuovi
rialzi
di
prezzi
e
di
malcontento
delle
masse
.
Vedremo
che
cosa
e
quanto
essi
sapranno
darci
per
fare
i
loro
acquisti
.
Speriamo
che
ci
diano
qualche
cosa
di
più
delle
famigerate
4000
tonnellate
di
grano
,
non
si
sa
con
quanta
fatica
messe
insieme
nei
magazzini
di
Odessa
e
delle
provincie
vicine
e
neppure
bastevoli
per
coprire
il
fabbisogno
per
l
'
Italia
di
12
ore
di
importazione
di
frumento
dall
'
estero
!
La
esperienza
dei
fatti
ci
dirà
se
il
blocco
dell
'
intesa
o
la
incapacità
propria
a
produrre
sia
la
causa
della
carestia
e
della
miseria
in
cui
si
dibatte
il
popolo
russo
rovinato
dalla
oligarchia
che
si
è
impadronita
del
potere
sotto
la
bandiera
del
comunismo
.
I
commissari
di
Mosca
si
offendono
a
sentirsi
accusare
di
oligarchia
.
Le
loro
note
diplomatiche
ritorcono
l
'
accusa
contro
l
'
intesa
e
specialmente
contro
l
'
Inghilterra
.
Oligarchia
noi
,
che
siamo
tutti
uguali
,
noi
che
,
se
patiamo
la
fame
,
la
patiamo
tutti
insieme
,
d
'
accordo
e
felici
nella
nostra
povertà
,
condizione
necessaria
alla
creazione
di
una
società
più
alta
e
più
santa
nell
'
avvenire
!
No
.
Oligarchici
sono
i
governi
dell
'
occidente
,
dove
,
secondo
Cicerin
,
1.250.000
persone
si
spartiscono
585
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
all
'
anno
(
alla
pari
dei
cambi
11.700
lire
italiane
a
testa
in
media
)
,
altre
3.750.000
se
ne
spartiscono
245
milioni
(
1630
lire
a
testa
)
e
infine
i
restanti
30
milioni
di
poveri
hanno
solo
un
reddito
di
880
milioni
di
lire
-
sterline
(
750
lire
italiane
a
testa
all
'
anno
in
media
)
.
Non
è
un
'
ingiustizia
che
mentre
ogni
membro
di
famiglia
ricca
ha
a
sua
disposizione
11.700
lire
,
i
componenti
il
medio
ceto
abbiano
solo
1630
lire
e
quelli
delle
famiglie
povere
appena
750
lire
?
Non
è
più
bello
lo
spettacolo
di
una
società
dove
,
mettendo
tutte
le
ricchezze
ed
i
redditi
in
monte
,
ogni
uomo
riceve
la
sua
giusta
quota
parte
di
1
miliardo
e
710
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
annuo
totale
divisi
per
135
milioni
di
persone
ossia
il
quoziente
medio
di
lire
italiane
1220
all
'
anno
di
reddito
?
Alla
giustizia
della
divisione
del
reddito
in
parti
uguali
non
credono
ora
nemmeno
più
i
comunisti
russi
.
Ben
lungi
dall
'
ostinarsi
a
volere
assegnare
a
tutti
gli
uomini
l
'
identico
salario
a
reddito
medio
lire
1220
invece
dei
tre
diversi
quozienti
da
essi
rimproverati
all
'
Inghilterra
in
lire
11700
,
lire
1630
e
750
rispettivamente
per
le
tre
classi
dei
ricchi
,
mediocri
e
poveri
essi
hanno
cominciato
ad
assegnare
razioni
diverse
di
cibo
e
di
altre
cose
necessarie
ai
lavoratori
manovali
,
a
quelli
intellettuali
ed
ai
borghesi
(
e
che
altro
sono
le
razioni
diverse
fuorché
espressioni
gregge
,
in
natura
,
di
cifre
diverse
di
reddito
?
)
;
e
quindi
,
sorpassato
il
periodo
transitorio
di
sterminio
della
borghesia
per
mezzo
della
fame
,
hanno
adottato
il
metodo
permanente
dei
salari
a
trattamenti
diversi
per
i
tecnici
o
dirigenti
e
per
i
semplici
lavoratori
normali
.
Che
cosa
sono
le
promesse
senza
fine
e
gli
inviti
pressanti
e
le
offerte
di
salari
vistosi
ai
tecnici
superstiti
della
Russia
ed
a
quelli
europei
di
buona
bocca
se
non
il
riconoscimento
lampante
che
a
merito
diverso
,
a
qualità
diverse
debbono
corrispondere
compensi
e
salari
differenti
?
Le
critiche
rivolte
alla
sperequazione
fra
i
redditi
inglesi
di
11.700
,
1630
e
750
lire
suonano
falso
in
bocca
di
gente
che
ha
riconosciuto
la
giustizia
e
la
necessità
di
differenze
ben
più
profonde
nelle
rimunerazioni
dei
collaboratori
della
produzione
.
Ma
rispondono
i
comunisti
nelle
loro
note
diplomatiche
di
propaganda
noi
paghiamo
i
salari
alti
a
chi
dirige
,
al
tecnico
esperto
,
non
al
capitalista
ozioso
che
sfrutta
il
lavoro
altrui
.
Anche
ciò
non
è
vero
.
Che
cosa
sono
le
concessioni
di
boschi
,
di
miniere
,
di
ferrovie
che
essi
sono
disposti
a
fare
,
sia
pure
sotto
il
manto
di
sorveglianze
governative
,
ai
capitali
europei
ed
americani
,
se
non
il
riconoscimento
che
non
bastano
i
lavoratori
ed
i
tecnici
a
produrre
,
ma
occorre
anche
il
capitale
;
e
che
il
capitale
non
si
ottiene
senza
un
risparmio
precedente
e
il
risparmio
non
si
fa
o
almeno
non
si
fa
nella
quantità
voluta
,
senza
la
promessa
di
un
interesse
?
Un
interesse
,
i
bolscevichi
sono
disposti
a
pagarlo
al
capitale
che
li
aiuti
a
salvarli
dalle
distrette
presenti
.
Imitatori
dei
vecchi
canonisti
medievali
,
i
quali
volevano
salvare
insieme
il
precetto
di
Cristo
:
mutuum
date
nihil
inde
sperantes
e
la
necessità
di
consentire
l
'
interesse
,
se
si
voleva
far
venir
fuori
il
capitale
,
i
bolscevichi
,
sofisti
abilissimi
,
inventeranno
qualche
nuovo
nome
da
dare
all
'
interesse
.
Ma
si
può
star
sicuri
che
,
nome
a
parte
,
accetteranno
ed
hanno
anzi
già
accettato
il
fatto
indeprecabile
e
benefico
.
Chi
invero
si
lamenta
e
si
scandalizza
nel
vedere
che
vi
sono
tre
classi
sociali
le
quali
hanno
,
a
detta
di
Cicerin
e
compagni
,
rispettivamente
11700
,
1630
e
750
lire
italiane
di
reddito
a
testa
all
'
anno
fa
all
'
incirca
lo
stesso
ragionamento
di
colui
il
quale
stupisce
nel
vedere
che
una
lettera
paga
ugualmente
25
centesimi
ad
essere
spedita
da
Milano
a
Monza
come
da
Milano
a
Girgenti
.
Pochi
chilometri
in
un
caso
e
1600
nell
'
altro
!
Dove
è
la
giustizia
comparativa
?
Quando
verso
il
1830
in
Inghilterra
fu
sostituito
il
diritto
fisso
di
lo
centesimi
agli
svariatissimi
prezzi
di
trasporto
delle
lettere
a
seconda
della
distanza
,
vi
furono
molti
che
gridarono
all
'
ingiustizia
.
Fu
risposto
trionfalmente
che
,
a
voler
far
pagare
tariffe
diverse
,
si
perdeva
tanto
tempo
per
controllare
e
pesare
ogni
singola
lettera
e
misurare
le
distanze
,
che
lo
speditore
da
Milano
a
Monza
avrebbe
bensì
ora
la
soddisfazione
di
veder
pagare
5
lire
al
compaesano
speditore
della
lettera
a
Girgenti
,
ma
a
costo
di
pagar
lui
stesso
50
centesimi
e
di
sapere
che
la
lettera
sarebbe
ricevuta
a
destinazione
con
tre
o
quattro
giorni
di
ritardo
.
Così
è
:
il
buon
mercato
dei
25
centesimi
si
ottiene
solo
a
prezzo
dell
'
apparente
ingiustizia
di
pagare
tutti
la
medesima
somma
.
Parimenti
,
chi
ha
un
reddito
solo
di
750
lire
all
'
anno
può
impazientirsi
nel
vedere
i
redditi
altrui
più
alti
di
1630
ed
11700
lire
.
Ma
la
sua
è
una
impazienza
infondata
.
Se
questa
sperequazione
non
esistesse
,
il
suo
reddito
non
sarebbe
di
750
lire
.
No
.
Questo
è
un
semplice
risultato
aritmetico
di
una
divisione
,
in
cui
si
suppone
il
fattore
dividendo
immutato
.
Nella
realtà
,
se
si
facesse
la
divisione
in
parti
uguali
,
il
dividendo
non
rimarrebbe
immutato
.
Se
ne
sono
accorti
i
comunisti
russi
quando
hanno
veduto
che
la
produzione
andava
a
rotta
di
collo
se
non
si
provvedeva
a
dare
stipendi
e
poteri
adeguati
ai
tecnici
ed
ai
dirigenti
.
Se
si
tolgono
le
remunerazioni
maggiori
ai
più
abili
e
ai
più
volonterosi
,
il
quoziente
comune
non
sarebbe
,
non
che
di
1220
lire
,
neppure
l
'
altro
di
750
lire
.
Probabilmente
si
ridurrebbe
alla
metà
,
al
terzo
,
al
quarto
.
La
scelta
non
è
fra
l
'
avere
750
ovvero
1220
lire
;
ma
tra
il
riconoscere
la
necessità
e
la
giustizia
delle
cifre
differenti
di
11700
,
1630
e
750
lire
ovvero
l
'
adattarsi
alle
300
od
alle
200
lire
e
forse
meno
per
tutti
.
Ciò
non
solo
rispetto
ai
salari
differenti
per
diversi
lavori
,
ma
ai
compensi
per
il
capitale
.
Le
11
700
lire
di
reddito
individuale
di
cui
,
secondo
Cicerin
,
la
classe
ricca
gode
in
Inghilterra
,
si
hanno
e
durano
solo
finché
ed
a
condizione
che
la
medesima
classe
ricca
non
consumi
e
non
goda
le
sue
11700
lire
,
ma
ne
dedichi
una
parte
ed
una
parte
notevole
al
risparmio
.
Questo
è
il
segreto
della
prosperità
inaudita
a
cui
l
'
economia
mondiale
era
giunta
prima
della
guerra
:
l
'
esistenza
di
una
classe
,
la
cui
forza
e
la
cui
potenza
era
condizionata
assolutamente
al
servigio
che
essa
rendeva
alla
società
intiera
col
rinunciare
al
godimento
di
una
parte
dei
propri
redditi
.
Cicerin
nel
suo
grottesco
linguaggio
di
rimasticatore
del
famigerato
primo
capitolo
del
Capitale
di
Carlo
Marx
descrive
la
società
occidentale
composta
di
moltitudini
lavoranti
a
beneficio
di
una
oligarchia
di
capitalisti
.
È
necessario
dire
che
tutto
ciò
è
un
frusto
sofisma
;
che
il
capitale
non
vive
affatto
a
spese
d
'
altri
;
che
è
altrettanto
legittima
la
remunerazione
data
al
risparmio
come
quella
data
al
lavoro
;
che
il
voler
negare
il
4
od
il
5%
od
altro
saggio
corrente
al
capitale
equivale
a
negare
l
'
attuale
compenso
al
lavoro
;
che
il
voler
togliere
le
11700
lire
di
reddito
al
ricco
,
significa
ridurre
la
porzione
del
povero
da
750
a
300
o
200
lire
.
Come
è
accaduto
in
Russia
e
come
accadrà
sempre
ineluttabilmente
,
ovunque
si
voglia
ripetere
il
medesimo
esperimento
.
Il
vero
pericolo
non
è
nella
differenza
dei
redditi
e
nel
compenso
al
capitale
;
è
nella
differenza
che
in
talune
società
si
incontra
tra
pochi
esorbitatamente
ricchi
e
moltitudini
di
poveri
privi
di
ogni
fortuna
.
Questa
era
in
parte
la
situazione
socialmente
pericolosa
della
Russia
,
dove
mancava
una
diffusa
classe
media
e
dove
ad
una
classe
latifondista
ed
industriale
strapotente
si
contrapponeva
un
contadiname
collettivista
ignorante
ed
un
proletariato
cittadino
facile
alle
esaltazioni
.
Se
la
crisi
sociale
cominciata
nel
1917
in
Russia
rimedierà
a
questa
situazione
instabile
,
creando
una
nazione
di
piccoli
proprietari
a
decine
di
milioni
,
di
ex
bolscevichi
divenuti
borghesi
e
di
tecnici
trasformati
in
industriali
intraprendenti
,
ossia
se
essa
creerà
una
società
simile
a
quella
occidentale
,
essa
finirà
per
essere
socialmente
benefica
.
In
occidente
,
in
Germania
,
in
Italia
,
in
Francia
ed
in
Inghilterra
non
abbiamo
bisogno
di
passare
attraverso
a
questa
crisi
.
La
trasformazione
sociale
è
già
avvenuta
.
I
poveri
sono
meno
poveri
che
in
Russia
;
i
ricchi
sono
meno
isolati
e
meno
emergenti
ed
in
mezzo
esiste
un
vastissimo
e
profondo
strato
medio
,
di
cui
in
Russia
non
si
aveva
alcuna
traccia
.
In
occidente
occorre
e
basta
che
la
evoluzione
economica
naturale
ed
una
saggia
legislazione
continuino
a
smussare
gli
angoli
,
a
temperare
le
punte
estreme
e
ad
accentuare
il
carattere
di
democrazia
varia
,
progressiva
,
intraprendente
per
capitali
nuovi
e
produttiva
per
lavoro
esperto
che
innanzi
alla
guerra
essa
stava
assumendo
in
maniera
ognora
più
accentuata
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
10
aprile
-
Nella
grandiosa
sala
superiore
della
Scuola
Grande
di
San
Rocco
ieri
sera
si
è
inaugurato
il
XXIV
Festival
musicale
veneziano
,
quest
'
anno
diretto
da
Mario
Labroca
.
La
tradizione
di
cominciare
con
uno
spettacolo
teatrale
è
stata
parzialmente
rispettata
,
perché
di
teatro
si
può
appena
parlare
per
le
due
opere
prescelte
:
Il
diluvio
di
Noè
di
Britten
è
una
sacra
rappresentazione
nuova
per
l
'
Italia
,
mentre
La
via
della
Croce
,
«
novità
assoluta
»
di
Ghedini
su
testi
di
Nicola
Lisi
,
si
può
definire
naturalmente
come
un
«
mistero
»
.
Il
diluvio
di
Noè
è
il
rifacimento
di
una
di
quelle
rappresentazioni
bibliche
del
Chester
Miracle
che
nel
Cinquecento
inglese
venivano
portate
in
giro
da
un
assai
primitivo
carro
di
Tespi
.
Le
esigenze
sceniche
erano
minime
.
Britten
ha
scritto
la
sua
opera
per
personaggi
adulti
e
bambini
e
per
un
'
orchestra
in
cui
accanto
a
professionisti
figurano
dilettanti
che
suonano
violini
,
strumenti
a
percussione
,
campanelli
a
mano
e
trombe
.
In
questi
spettacoli
medioevali
il
pubblico
(
o
meglio
le
congregazioni
)
prendeva
parte
all
'
azione
e
si
univa
al
coro
intonando
il
canto
.
Nulla
di
simile
,
naturalmente
,
ieri
sera
.
Il
coro
era
quello
della
Fenice
istruito
da
Sante
Zanon
,
e
dello
stesso
teatro
era
l
'
orchestra
diretta
da
Ettore
Gracis
.
Il
testo
è
tradotto
in
italiano
da
Piero
Nardi
e
l
'
adattamento
ritmico
è
opera
del
Nardi
e
di
Raffaele
Cumar
.
E
già
che
ci
siamo
aggiungiamo
i
nomi
del
regista
(
Giulio
Pacuvio
)
e
dello
scenografo
(
Gianrico
Becher
)
.
Il
breve
,
intenso
spettacolo
,
di
un
primitivismo
anche
musicalmente
assai
prezioso
ci
fa
assistere
alla
costruzione
dell
'
arca
di
Noè
dopo
l
'
annuncio
divino
,
al
diluvio
,
all
'
imbarco
di
Noè
e
di
sua
moglie
(
questa
assai
riluttante
)
,
nonché
di
Seni
,
Cam
e
Iafet
e
delle
loro
rispettive
consorti
.
Non
è
dimenticata
neppure
una
larga
rappresentanza
delle
varie
specie
zoologiche
,
l
'
arcobaleno
,
il
volo
della
colomba
che
annuncia
la
fine
del
diluvio
tornando
all
'
arca
col
ramoscello
d
'
olivo
;
e
ha
grande
rilievo
la
voce
di
Dio
,
affidata
alla
tonante
recitazione
di
Annibale
Ninchi
.
La
musica
di
Britten
,
tempestosa
nella
descrizione
del
diluvio
,
onomatopeica
quando
riproduce
le
voci
degli
animali
,
talvolta
umoristica
nelle
scene
di
carattere
,
è
in
complesso
degna
dell
'
autore
del
Giro
di
vite
,
bilanciata
com
'
è
tra
il
sacro
e
il
profano
.
E
il
lavoro
,
assai
poco
adatto
al
salone
che
lo
ospitava
,
è
stato
assai
applaudito
anche
per
merito
degli
interpreti
:
il
basso
Clabassi
,
il
tenore
Andreolli
,
e
le
signore
Garazioti
,
Benetti
,
Eggenberger
,
Fornaro
,
Marangoni
,
Zuliani
.
Il
secondo
spettacolo
(
se
tale
può
chiamarsi
La
via
della
Croce
)
è
formato
da
testi
di
Nicola
Lisi
sul
mistero
della
Passione
affidati
a
molte
voci
recitanti
.
A
sfondo
sonoro
di
queste
voci
Giorgio
Federico
Ghedini
ha
posto
canti
gregoriani
rituali
della
Settimana
Santa
per
coro
,
inquadrando
il
tutto
con
musiche
originali
sue
per
archi
e
coro
di
donne
.
Anche
qui
il
complesso
d
'
archi
era
diretto
da
Gracis
e
la
minima
regia
necessaria
era
affidata
a
Giovanni
Poli
.
Hanno
contribuito
ai
cori
La
Fenice
e
i
monaci
benedettini
di
San
Giorgio
Maggiore
.
Malgrado
l
'
inevitabile
monotonia
della
parte
recitata
,
la
musica
del
Ghedini
è
sembrata
di
elevata
ispirazione
,
tale
da
concludere
in
un
'
atmosfera
di
solenne
religiosità
e
con
pieno
successo
una
serata
inaugurale
forse
voluta
tale
per
fare
da
contrappeso
al
nuovo
lavoro
scenico
Intolleranza
1960
di
Luigi
Nono
,
che
si
rappresenterà
giovedì
prossimo
e
che
sembra
ispirato
a
un
aperto
laicismo
«
progressista
»
.
Il
festival
si
annuncia
assai
interessante
,
durerà
sino
alla
fine
del
mese
.
Vi
prenderanno
parte
l
'
orchestra
sinfonica
della
1360
,
l
'
orchestra
da
camera
di
Cracovia
(
mai
apparsa
al
festival
veneziano
)
,
l
'
orchestra
milanese
della
Radiotelevisione
italiana
,
il
gruppo
Melos
di
Londra
.
Un
concerto
-
profilo
sarà
dedicato
a
Hindemith
,
una
intera
serata
ricorderà
Respighi
nel
venticinquesimo
anniversario
della
morte
.
Inoltre
,
da
domani
a
tutto
il
giorno
13
,
si
svolgerà
nel
salone
dell
'
ala
neoclassica
dell
'
isola
di
San
Giorgio
il
Congresso
internazionale
di
musica
sperimentale
.
Ascolteremo
molte
musiche
non
tutte
ultramoderne
e
saranno
relatori
Piene
Schaeffer
,
Roman
Vlad
e
Luigi
Rognoni
.
Danno
il
loro
contributo
ben
nove
Studi
di
fonologia
.
Ma
l
'
apporto
della
Fondazione
Cini
a
questo
festival
non
si
ferma
qui
.
Sarà
una
sorpresa
per
tutti
il
concerto
di
musiche
polifoniche
di
Ioseffo
Zarlini
(
1517-1590
)
eseguite
dal
Monteverdi
Chor
di
Amburgo
.
È
un
prezioso
dono
che
solo
la
Fondazione
Cini
poteva
darci
.
StampaQuotidiana ,
In
Europa
,
oh
yes
,
ma
biascicando
e
bofonchiando
.
Non
è
una
mortadella
,
quell
'
ultimo
premier
che
sabato
sera
si
è
affacciato
a
reti
unificate
per
celebrare
l
'
euro
.
L
'
osso
c
'
è
.
Ci
voleva
poco
a
capirlo
.
Conosce
i
suoi
dossier
.
Sa
navigare
.
Una
fortuna
sfacciata
(
e
forse
meritata
)
lo
ha
sempre
assistito
.
È
il
re
del
think
-
positive
,
del
vi
-
faccio
-
vedere
-
io
,
ma
anche
della
modestia
affettata
,
delle
braghe
ciclistiche
fascianti
su
coscione
potenti
,
della
sana
e
pingue
cultura
bolognese
.
È
fondamentalmente
onesto
,
sebbene
abbia
agito
talvolta
,
come
tutti
,
da
vero
furbacchione
.
Ma
di
che
carne
sia
fatto
è
ancora
un
mistero
.
Nel
bofonchio
solenne
di
Romano
Prodi
,
così
diverso
dalla
perfetta
e
ostica
dizione
di
Craxi
,
dalla
pigolante
e
corriva
loquela
andreottiana
,
dal
cortese
timbro
tenorile
della
voce
di
Berlusconi
,
dalle
taglienti
e
ambiziose
perfidie
di
D
'
Alema
,
si
riflette
al
millimetro
la
nuova
Italia
.
Solida
,
ma
senza
ambizione
.
Serena
,
ma
grigia
.
Ben
pasciuta
,
e
probabilmente
equilibrata
,
ma
non
ricca
.
Amministrata
,
ma
non
governata
.
Civile
e
matura
,
ma
non
generosa
.
Perché
Prodi
dà
a
vedere
,
per
come
parla
,
per
come
guarda
,
per
come
si
propone
alla
telecamera
,
per
la
scelta
dei
tempi
e
dei
ritmi
,
che
l
'
Ulivo
è
disposto
a
sudarsi
la
partita
del
potere
,
che
il
governo
dei
capoclasse
non
cederà
facilmente
il
passo
a
nessuno
,
nemmeno
a
quel
minaccioso
Franti
che
si
chiama
D
'
Alema
,
ma
non
manterrà
più
di
quel
che
ha
promesso
:
la
riduzione
della
politica
a
sano
condominio
,
il
taedium
rei
publicae
elevato
a
sistema
,
la
continuità
e
la
durata
come
metro
esclusivo
del
successo
.
Quando
lo
si
ascolta
biascicare
da
professore
-
curato
la
sua
filosofia
di
vita
,
quando
evoca
i
«
sorci
verdi
»
e
celebra
cesarianamente
i
trionfi
in
Campidoglio
,
quando
agita
divertito
e
un
po
'
goffo
il
suo
testone
pieno
di
buone
cose
,
informazioni
,
un
testone
documentato
e
bonario
;
oppure
quando
s
'
impenna
,
scalcia
cattivo
,
disprezza
l
'
avversario
,
mette
da
parte
la
merenda
e
preferisce
lasciarla
andare
a
male
che
condividerla
con
i
suoi
compagni
:
è
allora
che
Prodi
rivela
la
poca
anima
,
il
poco
spirito
e
la
molta
buona
e
grassa
materia
di
cui
è
fatto
il
governo
di
centrosinistra
,
titolare
di
una
curatela
degli
interessi
degli
italiani
più
che
guida
del
paese
.
Era
destino
che
finisse
così
,
provvisoriamente
.
In
fondo
gli
inglesi
in
questi
anni
hanno
formalizzato
la
più
straordinaria
rivoluzione
del
secolo
,
quella
liberale
.
I
tedeschi
hanno
cambiato
la
geografia
europea
e
tutti
i
termini
del
nostro
futuro
,
con
la
riunificazione
.
I
francesi
hanno
giocato
con
il
socialisme
aux
couleurs
de
la
France
e
celebrato
il
bicentenario
.
Gli
spagnoli
hanno
fondato
una
democrazia
.
E
noi
?
Noi
abbiamo
approfittato
,
come
sempre
,
degli
eventi
;
ci
siamo
issati
come
un
nano
pieno
di
debiti
sulle
spalle
del
gigante
Europa
,
e
saremo
tra
coloro
che
raccoglieranno
alla
fine
i
frutti
migliori
.
Ma
con
molta
modestia
e
con
una
classe
dirigente
che
assomiglia
a
un
consiglio
d
'
istituto
,
con
tutto
il
rispetto
per
il
signor
preside
e
per
la
sua
arte
di
comunicare
borbottando
.
StampaQuotidiana ,
È
principio
di
diritto
razionale
che
chi
rompe
la
pace
perde
la
pace
.
La
società
internazionale
si
regge
sulla
osservanza
reciproca
dei
trattati
e
delle
norme
e
consuetudini
degli
Stati
:
donde
uno
stato
di
equilibrio
instabile
e
delicatissimo
di
rapporti
.
Data
la
solidarietà
e
l
'
interessenza
dei
rapporti
economici
e
culturali
nella
società
moderna
,
tutte
le
nazioni
sono
legate
l
'
una
a
l
'
altra
.
La
rottura
dell
'
equilibrio
cagionata
dall
'
urto
violento
di
una
nazione
si
ripercuote
in
tutte
le
altre
.
Di
maniera
che
se
è
vero
che
chi
rompe
la
pace
perde
la
pace
,
non
è
meno
vero
,
nel
campo
internazionale
,
che
tutte
le
nazioni
che
subiscono
i
contraccolpi
diretti
o
indiretti
dello
stato
di
guerra
perdono
la
pace
.
La
pace
esiste
fino
al
momento
in
cui
tutti
gli
stati
la
vogliono
e
la
conservano
.
Cessata
per
uno
,
cessa
per
tutti
gli
altri
.
Anche
lo
«
stato
di
neutralità
»
è
una
conseguenza
dello
stato
di
guerra
,
e
partecipa
della
natura
dello
stato
di
guerra
.
Non
per
niente
tutti
sostengono
a
proposito
della
neutralità
italiana
che
essa
vuole
essere
e
dev
'
essere
armata
e
guardinga
.
Questa
in
breve
la
concezione
e
la
fisionomia
dell
'
ordine
giuridico
internazionale
.
E
quando
dico
ordine
giuridico
voglio
dire
ordine
statico
ed
estrinseco
di
rapporti
di
pura
meccanica
coesistenza
.
Domando
:
l
'
internazionale
socialistica
obbediva
,
obbedisce
al
principio
della
meccanica
coesistenza
o
del
puro
ordine
giuridico
e
statico
dei
rapporti
fra
proletariato
e
proletariato
?
O
,
invece
,
se
è
,
o
se
era
,
una
internazionale
socialistica
,
obbedisce
,
e
obbediva
,
al
principio
della
interna
coesione
e
coestensione
morale
di
tutti
i
proletariati
del
mondo
,
a
un
principio
insomma
non
di
ordine
statico
e
meccanico
,
ma
dinamico
e
spirituale
?
Nella
prima
ipotesi
,
è
logico
il
rinchiudersi
di
ogni
proletariato
nel
suo
sacro
egoismo
meccanico
nazionale
.
Il
legame
internazionale
tra
operai
francesi
,
italiani
,
tedeschi
,
inglesi
,
russi
,
vige
fin
quando
dura
lo
stato
di
equilibrio
.
Rotto
l
'
equilibrio
,
ogni
proletariato
rientra
in
se
stesso
e
si
rinserra
nei
propri
confini
.
Non
è
chi
non
vede
che
in
questo
modo
il
proletariato
scimmiotta
la
politica
e
la
diplomazia
degli
stati
,
politica
gelata
senza
sangue
e
senza
cuore
,
ma
tutto
calcolo
gelido
di
interessi
e
di
rapporti
da
comporre
superata
la
crisi
in
un
nuovo
equilibrio
statico
.
Ma
questa
è
statica
e
meccanica
di
rapporti
,
non
dinamica
etica
e
pedagogica
.
Si
presenta
il
problema
:
il
socialismo
è
etica
o
meccanica
,
riposo
o
movimento
e
attesa
accettazione
del
fatto
compiuto
o
rivolta
?
Non
si
dura
nessuna
fatica
,
non
c
'
è
nessun
merito
,
se
i
proletariati
di
tutti
i
paesi
vanno
di
accordo
quando
gli
stati
(borghesi...)
rispettivi
vanno
d
'
accordo
.
L
'
amicizia
internazionale
dei
proletariati
è
un
riverbero
dell
'
equilibrio
internazionale
degli
stati
,
è
un
rimbalzo
,
una
conseguenza
,
un
imprestito
.
Cessato
l
'
accordo
degli
Stati
.
non
vigendo
nessun
principio
etico
,
veramente
internazionale
,
è
logica
la
bancarotta
dell
'
internazionalismo
operaio
.
Dunque
voi
socialisti
internazionalisti
e
neutralisti
seguite
le
leggi
della
diplomazia
e
dei
calcoli
diplomatici
?
Ma
proprio
quando
l
'
internazionale
è
infranta
e
oltraggiata
dagli
stati
,
dovete
lavorare
per
ricomporla
dinamicamente
.
E
lavorare
significa
,
in
questo
caso
,
non
tenervi
ad
uno
stato
di
inerzia
dentro
i
propri
egoistici
confini
,
ma
se
si
è
veramente
ed
eticamente
internazionalisti
,
dare
qualche
cosa
di
se
stessi
per
aiutare
gli
operai
delle
altre
nazioni
.
E
l
'
internazionalismo
dei
veri
e
non
dei
falsi
e
sedicenti
socialisti
è
,
o
era
,
etico
e
non
economico
e
diplomatico
.
Grazie
tanto
!
voi
andavate
di
accordo
prima
della
guerra
con
gli
operai
francesi
,
inglesi
,
tedeschi
...
Ma
era
facile
allora
l
'
accordo
;
e
,
in
fondo
,
non
davate
niente
del
vostro
,
oppure
non
davate
in
perdita
.
Ma
è
venuto
il
momento
vero
del
volersi
e
del
farsi
bene
internazionalmente
con
le
prove
del
fuoco
e
del
sangue
,
e
voi
vi
siete
internazionalmente
squagliati
e
vi
siete
internazionalmente
chiusi
in
voi
stessi
,
pacificamente
neutralisteggiando
.
Ossia
:
avete
detto
:
il
Partito
socialista
d
'
Italia
deve
ricomporre
il
Bureau
Internationale
trasportandolo
da
Bruxelles
a
Roma
(
?
)
con
la
presenza
del
dott
.
Sudekum
,
reinstaurando
quel
famoso
sinedrio
di
imbecillità
e
cretinismo
internazionale
che
oggi
fa
ridere
...
soltanto
.
Siete
o
no
diplomatici
?
Poi
dite
che
no
...
A
questo
si
riduce
il
vostro
internazionalismo
.
Se
professaste
l
'
altro
,
se
foste
convinti
che
vero
internazionalista
è
colui
che
non
se
ne
sta
a
casa
sua
a
guardare
la
roba
sua
ma
colui
che
vede
gli
altri
e
ama
gli
altri
più
o
almeno
come
se
stesso
,
fareste
qualche
cosa
per
risollevare
l
'
internazionale
dando
la
mano
socialisticamente
a
operai
francesi
,
belgi
,
ecc
.
,
ecc
.
Lo
so
,
la
guerra
ha
rovinato
tutto
,
ma
appunto
perciò
,
appunto
per
la
guerra
dovreste
lavorare
internazionalmente
.
Se
no
,
come
dicevo
,
la
vostra
internazionale
di
ieri
era
non
altro
che
un
riflesso
della
falsa
ed
esterna
meccanica
internazionale
degli
Stati
borghesi
.
Non
si
sfugge
.
Perché
proclamate
l
'
inerzia
e
la
neutralità
?
Perché
?
Voi
rispondete
:
C
'
è
la
guerra
,
e
non
vogliamo
partecipare
alla
guerra
esaltandoci
e
contaminandoci
.
La
morale
degli
impotenti
.
Vero
?
La
guerra
c
'
è
.
E
se
c
'
è
per
uno
,
c
'
è
per
tutti
.
E
egoista
e
malvagio
colui
che
la
vuole
fare
ricadere
sugli
altri
per
la
salvezza
ipernazionale
della
propria
pelle
.
Se
era
vero
e
sentito
il
vostro
amore
internazionale
verso
gli
operai
degli
altri
paesi
,
questo
era
il
momento
di
osservarlo
con
le
opere
.
L
'
accordo
non
costa
caro
in
tempi
di
pace
,
in
condizioni
di
equilibrio
statico
ed
economico
,
non
costa
molto
,
e
quindi
ha
vero
valore
,
in
tempi
di
guerra
,
di
crisi
e
di
dinamismo
storico
e
morale
.
Uscite
alla
luce
,
e
aiutate
gli
operai
degli
altri
paesi
se
dell
'
internazionalismo
operaio
oltre
al
nome
conservate
ancora
lo
spirito
.
Se
rimanete
ancora
nella
inerzia
oltre
a
conservare
la
vostra
adesione
al
sistema
egoistico
e
meccanico
della
diplomazia
borghese
,
voi
affermate
che
è
l
'
essenziale
un
'
altra
cosa
;
questa
:
Non
vogliamo
prendere
le
armi
,
non
perché
contrari
alla
guerra
,
ma
perché
non
possiamo
andare
contro
i
tedeschi
.
Insomma
voi
volete
l
'
internazionalismo
o
per
tutti
o
per
nessuno
.
Risposta
:
il
vostro
è
un
atteggiamento
farisaico
,
assurdo
in
teoria
,
perché
inconcludente
,
in
pratica
,
perché
impotente
.
Sciogliete
la
reticenza
.
Dite
:
i
tedeschi
,
gli
operai
compresi
,
hanno
rotto
la
pace
e
la
devono
pagare
,
e
la
lezione
la
devono
avere
anche
i
pretesi
compagni
tedeschi
di
ieri
che
facevano
i
padri
,
i
pedagoghi
e
i
caporioni
dell
'
internazionalismo
,
e
che
oggi
meritano
di
essere
pigliati
a
calci
o
a
fucilate
,
che
è
meglio
.
Parlate
chiaro
.
Dite
:
a
chi
spetta
la
responsabilità
della
guerra
?
Ricordate
l
'
atteggiamento
dei
socialisti
al
Parlamento
tedesco
!
E
se
non
parlate
chiaro
,
per
amor
di
dio
,
non
parlate
in
nome
dell
'
internazionale
contro
la
guerra
,
ma
in
nome
del
vostro
perfetto
addomesticamento
,
diplomatico
;
e
apriti
cielo
,
in
nome
di
von
Bülow
e
del
barone
Macchio
.
StampaQuotidiana ,
I
dirigenti
del
Partito
socialista
,
che
hanno
ancora
una
qualsiasi
capacità
di
raziocinio
,
cominciano
a
sentire
il
peso
e
più
che
il
peso
,
la
vergogna
di
una
formula
assurda
e
anti
-
proletaria
come
è
oggi
la
formula
della
neutralità
assoluta
.
Si
notano
qua
e
là
i
primi
tentativi
di
ribellione
.
Vecchi
compagni
si
dimettono
dal
Partito
,
o
sono
,
più
speditamente
,
cacciati
.
Nei
fogli
settimanali
squillano
le
prime
voci
dei
dissidenti
.
La
riunione
tenutasi
l
'
altra
sera
a
Milano
,
è
un
tentativo
d
'
opposizione
alla
corrente
torbida
del
neutralismo
socialista
,
non
più
inspirata
da
motivi
ideali
,
ma
da
bassi
tornaconti
mercantili
o
da
preoccupazioni
elettoralistiche
.
Non
erano
molti
i
socialisti
riunitisi
l
'
altra
sera
in
via
Circo
,
ma
erano
i
«
notabili
»
del
Partito
;
se
difettava
la
quantità
c
'
era
,
in
compenso
,
la
qualità
.
C
'
erano
i
deputati
,
moltissimi
consiglieri
comunali
,
gli
assessori
quasi
al
completo
,
coll
'
adesione
del
sindaco
;
c
'
era
insomma
la
minoranza
pensante
.
Le
maggioranze
non
possono
pensare
.
Esse
sono
il
numero
,
la
quantità
,
e
perciò
l
'
inerzia
:
sono
il
materiale
greggio
col
quale
si
«
fa
»
e
si
è
fatta
,
in
ogni
tempo
,
la
storia
;
esse
non
sono
mai
o
quasi
mai
tormentate
dal
dubbio
,
assillate
dallo
spasimo
angoscioso
,
ma
salutare
della
ricerca
;
le
mille
trepidazioni
dello
spirito
eternamente
mobile
,
irrequieto
,
indagatore
,
sono
ignote
alle
maggioranze
che
hanno
orizzonti
mentali
circoscritti
.
La
minoranza
pensante
del
socialismo
italiano
non
può
appagarsi
del
grido
di
«
abbasso
la
guerra
»
.
Questo
grido
non
risolve
i
formidabili
problemi
che
la
guerra
ha
posto
sul
tappeto
.
Uomini
che
hanno
sempre
seguito
nella
loro
attività
politica
direttive
realistiche
e
potrei
dire
pragmatistiche
;
uomini
che
hanno
irriso
in
ogni
tempo
le
formule
,
schernito
i
dogmi
,
avute
in
sommo
dispregio
le
fedi
cristallizzate
che
ipotecano
col
presente
l
'
avvenire
;
con
questa
,
le
generazioni
che
saranno
;
uomini
di
tal
fatta
non
potevano
rimanere
a
lungo
e
in
silenzio
nella
«
frateria
»
salmodiante
l
'
abbasso
o
un
evviva
.
Cominciano
a
parlare
.
Ma
sono
in
ritardo
.
E
,
quel
ch
'
è
peggio
,
non
«
osano
»
di
giungere
in
fondo
.
Sentono
di
essere
su
di
un
pericolosissimo
piano
inclinato
e
si
fermano
o
tentano
fermarsi
e
non
s
'
accorgono
che
una
posizione
intermedia
«
statica
»
è
la
più
malagevole
a
mantenersi
e
a
difendere
:
sono
vittime
dunque
del
«
feticcio
»
unitario
?
Quel
Turati
che
in
altri
tempi
si
fece
promotore
di
scissioni
socialiste
per
una
questioncella
nemmeno
paragonabile
da
lontano
al
problema
odierno
dalla
cui
soluzione
dipendono
non
solo
i
destini
d
'
Italia
,
ma
i
destini
del
mondo
,
oggi
in
nome
dell
'
unità
,
accetta
la
compagnia
degli
herveisti
più
sordidi
e
ripugnanti
,
salvo
ad
elevare
qualche
protesta
nelle
piccole
riunioni
di
Partito
.
C
'
è
più
differenza
oggi
fra
herveisti
,
neutralisti
relativi
e
interventisti
,
di
quanta
non
ne
passasse
nel
1913
fra
intransigenti
e
riformisti
.
Si
tratta
di
dissensi
che
investono
fondamentalmente
la
dottrina
del
socialismo
,
le
basi
del
Partito
:
il
fatto
di
accettare
o
no
la
difesa
nazionale
,
trae
seco
una
catena
di
conseguenze
che
spostano
tutto
l
'
asse
ideologico
del
Partito
:
da
una
parte
si
va
alla
concezione
aberrante
del
tolstoianesimo
,
dall
'
altra
si
va
all
'
Armée
nouvelle
del
Jaurès
,
alla
magnifica
sintesi
della
Patria
realtà
insopprimibile
d
'
oggi
coll
'
Internazionale
,
realtà
ineluttabile
di
domani
.
Un
abisso
separa
le
due
concezioni
.
Ma
i
dirigenti
del
Partito
non
«
osano
»
di
guardare
dentro
a
quell
'
abisso
e
di
gettarsi
da
l
'
una
parte
o
dall
'
altra
:
vi
sono
in
gioco
troppe
posizioni
politiche
ed
economiche
acquisite
,
consolidate
;
troppi
collegi
,
troppi
municipi
,
troppe
cooperative
.
Tutto
ciò
è
il
cemento
che
tiene
unite
le
tendenze
non
divergenti
,
ma
assolutamente
antitetiche
che
dividono
oggi
il
Partito
socialista
.
L
'
unità
nasconde
la
più
pericolosa
delle
scissioni
;
pericolosa
perché
ipocrita
,
in
quanto
l
'
unità
è
il
frutto
di
una
reciproca
mortificazione
e
mistificazione
dei
cervelli
e
dei
cuori
.
Ma
poi
,
questi
signori
sono
in
ritardo
.
Prima
,
assai
prima
dovevano
parlare
.
Prima
,
o
almeno
due
mesi
fa
,
quando
fu
montato
il
«
diversivo
»
mussoliniano
,
bisognava
proclamare
in
faccia
a
tutti
i
Lazzari
dell
'
universo
che
«
il
principio
di
nazionalità
non
può
essere
rinnegato
»
,
che
«
il
trionfo
del
principio
di
nazionalità
può
coincidere
con
quello
della
libertà
e
segnare
una
tappa
verso
l
'
internazionalismo
»
;
allora
aveva
un
senso
e
poteva
frenare
la
corsa
pazza
dell
'
herveismo
;
oggi
il
Partito
si
trova
sul
piano
inclinato
e
dovrà
andare
sino
in
fondo
con
tutta
l
'
esibizione
della
sua
miseria
.
Io
ho
l
'
impressione
che
i
neutralisti
relativi
di
via
Circo
abbiano
voluto
più
che
altro
salvarsi
la
coscienza
;
non
avere
dei
rimorsi
;
anticipare
una
debita
scissione
di
responsabilità
,
onde
poter
dire
domani
,
qualora
il
movimento
dei
gruppi
catechizzati
e
abbrutiti
da
tanta
propaganda
,
sboccasse
nella
rivolta
sterile
o
nel
disastro
nazionale
:
noi
eravamo
dei
neutralisti
relativi
...
Non
c
'
entriamo
!
E
sarà
il
grottesco
che
si
unirà
al
tragico
...
Delle
due
l
'
una
:
o
questa
propaganda
contro
«
ogni
»
guerra
è
seria
e
non
una
semplice
commedia
e
allora
essa
non
può
avere
che
un
obiettivo
pratico
:
impedire
ad
ogni
costo
la
guerra
,
qualunque
guerra
.
Magari
con
uno
sciopero
generale
.
O
questa
propaganda
non
ha
obiettivi
pratici
,
ma
è
una
pura
blaterazione
o
ruminazione
comiziale
e
in
questo
caso
i
suoi
risultati
non
sono
meno
perniciosi
,
in
quanto
crea
e
mantiene
uno
«
stato
d
'
animo
negativo
»
fra
quelle
masse
che
domani
dovrebbero
colle
baionette
salvare
quel
principio
di
nazionalità
che
i
neutralisti
«
relativi
»
alla
Turati
non
vogliono
rinnegare
.
Ancora
.
Se
il
principio
di
nazionalità
non
«
deve
»
essere
rinnegato
,
se
è
opera
socialista
«
non
»
opporsi
«
a
che
l
'
Italia
possa
ottenere
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
»
,
sarà
opera
tanto
più
socialista
agitarsi
perché
siano
garantite
all
'
Italia
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
.
La
«
non
»
opposizione
,
cioè
l
'
inazione
,
è
socialista
?
Ma
allora
l
'
azione
lo
è
di
più
.
Lo
è
sempre
di
più
.
Si
comprenderebbe
la
«
non
opposizione
»
quando
ci
fosse
in
Italia
una
borghesia
all
'
altezza
della
sua
missione
storica
che
è
il
conseguimento
dell
'
unità
nazionale
;
ma
tale
borghesia
manca
;
la
causa
della
neutralità
,
insieme
cogli
herveisti
del
socialismo
,
trova
i
suoi
campioni
validissimi
nei
ceti
mercantili
e
professionistici
della
borghesia
.
Si
comprenderebbe
la
«
non
opposizione
»
,
o
amico
Marangoni
,
quando
si
trattasse
«
soltanto
»
del
nostro
problema
nazionale
,
ma
v
'
è
un
'
altra
posta
,
nel
giuoco
,
ed
è
la
posta
suprema
:
si
tratta
della
libertà
o
della
schiavitù
d
'
Europa
;
bisogna
scegliere
fra
il
berretto
frigio
o
l
'
elmo
a
chiodo
;
fra
il
consolidarsi
degli
istituti
feudali
e
monarchici
col
trionfo
degli
imperi
centrali
ed
il
frantumarsi
insieme
con
quelli
di
tutte
o
molte
catene
.
Forse
non
saremmo
«
interventisti
»
se
si
trattasse
soltanto
di
«
ottenere
migliori
condizioni
di
vita
e
di
sviluppo
per
l
'
Italia
»
,
ma
insieme
con
ciò
,
v
'
è
il
più
,
il
meglio
:
tutto
il
resto
:
il
reale
e
l
'
ideale
:
la
nazione
e
il
socialismo
.
Non
opporsi
,
che
cosa
significa
,
in
fondo
?
Collaborazione
passiva
.
Accettazione
.
Non
può
ridursi
a
questo
il
compito
del
socialismo
nell
'
ora
più
calamitosa
della
storia
.
Negli
altri
paesi
in
Francia
,
in
Germania
,
nel
Belgio
,
in
Inghilterra
i
socialisti
hanno
preso
le
loro
tremende
responsabilità
,
come
protagonisti
e
non
già
come
semplici
«
comparse
»
passive
del
dramma
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
14
aprile
-
La
novità
attesa
con
febbrile
impazienza
dagli
ammiratori
di
Luigi
Nono
è
apparsa
stasera
,
alla
Fenice
,
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
e
col
concorso
dell
'
orchestra
della
BBC
.
Il
titolo
è
Intolleranza
1960
,
autore
del
libretto
lo
slavista
Angelo
Maria
Ripellino
.
Il
testo
originale
del
librettista
ha
subito
una
drastica
potatura
:
da
trentanove
a
nove
pagine
,
accettando
la
definizione
non
di
dramma
,
ma
di
«
idea
»
,
e
il
tutto
si
presenta
come
un
'
azione
scenica
che
molto
richiede
al
gioco
delle
luci
,
alla
lanterna
magica
e
a
effetti
elettronici
.
Registrata
in
precedenza
a
Milano
,
perché
ineseguibile
direttamente
,
era
la
parte
corale
,
diffusa
poi
da
altoparlanti
disposti
in
ogni
parte
della
sala
:
il
che
dovrebbe
produrre
effetti
spaziali
,
ma
porta
con
sé
anche
fastidiosi
strascichi
di
echi
e
rende
problematica
la
sincronia
del
nastro
con
l
'
orchestra
.
L
'
impressione
generale
dello
spettacolo
è
subito
quella
di
una
laboriosa
macchina
visivo
-
uditiva
,
dalla
quale
è
quasi
inevitabile
che
lo
spettatore
-
auditore
si
ritragga
con
una
certa
diffidenza
.
Viene
in
mente
la
frase
di
Tolstoj
:
«
Andreev
vuole
farci
paura
,
ma
noi
non
abbiamo
paura
»
.
Luigi
Nono
,
invece
,
ci
fa
paura
,
ma
non
solo
per
il
triste
destino
del
suo
personaggio
:
l
'
Emigrante
;
ci
fa
paura
per
il
suo
progressivo
aderire
a
quell
'
avanguardia
industrializzata
alla
quale
egli
sacrifica
il
suo
forte
talento
di
musicista
.
Sacrificio
,
è
inutile
dirlo
,
compiuto
in
buona
fede
e
con
le
più
nobili
intenzioni
.
Ma
vediamo
come
si
svolge
lo
spettacolo
,
perché
non
di
altro
si
tratta
.
Sul
palcoscenico
è
posto
un
corridoio
di
cavalli
di
frisia
,
verticale
alla
buca
del
suggeritore
:
sulle
assi
dei
cavalletti
si
adagia
una
piattaforma
che
può
avanzare
e
indietreggiare
;
e
su
questa
piattaforma
si
muovono
,
ma
non
sempre
,
i
personaggi
.
Può
accadere
che
l
'
Emigrante
protagonista
sia
sospeso
su
un
'
altalena
alta
sulla
piattaforma
.
Intorno
,
al
disopra
e
ai
lati
di
questa
costruzione
si
alzano
e
si
abbassano
schermi
mobili
in
forma
di
palloni
o
di
triangoli
o
di
strisce
o
di
irregolari
parallelepipedi
;
e
su
tali
lacerti
di
schermo
la
lanterna
magica
proietta
senza
risparmio
immagini
visive
di
Emilio
Vedova
e
,
talvolta
,
sullo
schermo
centrale
,
l
'
intera
opera
sua
,
con
innegabili
effetti
di
suggestione
;
e
,
anzi
,
per
essere
giusti
,
con
uno
straordinario
effetto
nella
scena
finale
dell
'
alluvione
.
Che
cosa
accade
all
'
Emigrante
?
Lo
sappiamo
leggendo
ciò
che
sopravvive
del
libretto
,
perché
le
sue
parole
e
le
parole
di
tutti
,
compreso
il
coro
ed
escluso
qualche
accento
del
basso
Italo
Tajo
,
restano
incomprensibili
.
L
'
Emigrante
è
dapprima
minatore
.
Impreca
al
suo
triste
destino
,
respinge
le
proteste
d
'
amore
di
una
sua
donna
e
si
mette
in
viaggio
per
tornare
in
patria
.
Nelle
scene
successive
,
egli
si
trova
ad
assistere
a
un
comizio
antinazista
,
viene
arrestato
,
torturato
e
portato
in
un
campo
di
concentramento
dal
quale
riesce
a
fuggire
.
Il
primo
quadro
finisce
con
un
duetto
tra
il
fuggiasco
e
un
non
meglio
identificato
«
ribelle
»
.
Nel
secondo
quadro
,
l
'
Emigrante
si
aggira
tra
proiezioni
,
voci
,
mimi
«
simboleggianti
le
assurdità
della
vita
contemporanea
»
.
La
scena
culmina
in
una
grande
esplosione
:
la
bomba
di
Hiroshima
,
commentata
dal
canto
di
una
donna
,
la
«
compagna
»
dell
'
Emigrante
,
che
inneggia
alla
vita
e
all
'
amore
e
alla
fraternità
,
beni
perduti
dall
'
uomo
imbestiato
.
Ma
la
pronuncia
della
compagna
,
che
dovrebbe
farci
sentire
un
canto
di
allegri
rigogoli
(
la
signora
Katherine
Gayer
,
condannata
a
proibitivi
intervalli
)
ci
lascia
all
'
oscuro
di
tutto
.
Seguono
episodi
di
violenza
,
immagini
di
fanatismo
razziale
,
contro
cui
l
'
Emigrante
e
la
compagna
si
scagliano
.
Infine
,
i
due
viaggiatori
giungono
a
un
gran
fiume
in
piena
,
l
'
inondazione
dominando
tutto
e
tutti
,
mentre
la
voce
di
uno
speaker
dice
:
«
Il
Governo
ha
provveduto
,
la
colpa
è
del
metano
»
.
Si
abbassa
una
saracinesca
,
sulla
quale
sono
proiettate
parole
di
Brecht
:
«
Voi
che
siete
immersi
dai
gorghi
dove
fummo
travolti
,
pensate
anche
ai
tempi
bui
da
cui
siete
scampati
.
Andammo
noi
,
più
spesso
cambiando
paese
che
scarpe
,
attraverso
guerre
di
classe
,
disperati
,
quando
solo
l
'
ingiustizia
c
'
era
.
Voi
,
quando
sarà
venuta
l
'
ora
che
all
'
uomo
un
aiuto
sia
l
'
uomo
,
pensate
a
noi
con
indulgenza
»
.
A
dare
un
senso
musicale
al
mutilato
canovaccio
ha
provveduto
Nono
con
una
agghiacciante
dovizia
di
mezzi
timbrici
,
talvolta
accresciuti
dal
concorso
dell
'
elettrofonia
.
E
qui
,
in
fatto
di
ricerche
acustiche
,
egli
raggiunge
risultati
impressionanti
.
Razionalmente
condotto
,
seriale
anche
nelle
strutture
,
l
'
ordigno
non
risparmia
nulla
per
riempire
le
nostre
orecchie
di
una
cosmico
-
politico
-
esistenziale
desolazione
.
Ma
l
'
orecchio
si
abitua
presto
:
apprezza
al
giusto
la
parte
corale
in
cui
le
dissonanze
si
fondono
in
un
blocco
unico
,
ma
poco
dopo
,
quando
entrano
in
scena
personaggi
che
dovrebbero
esprimere
sentimenti
umani
,
l
'
orecchio
è
già
«
mitridatizzato
»
,
l
'
orrore
fa
posto
alla
curiosità
e
la
curiosità
è
sostituita
dal
senso
di
assistere
a
una
pura
esercitazione
accademica
,
rispettabile
senza
dubbio
,
destinata
certamente
ad
avere
libero
corso
in
teatri
stranieri
di
eccezione
,
ma
pur
sempre
gravata
dall
'
equivoco
di
sollecitare
l
'
emozione
poetica
con
la
sola
esasperazione
del
fatto
tecnico
inteso
come
produttore
di
stimoli
fisici
.
È
come
se
un
poeta
volesse
integrare
la
lettura
di
un
suo
desolato
testo
infliggendoci
alle
membra
un
buon
numero
di
nerbate
:
l
'
effetto
sarebbe
certo
,
ma
a
quale
spesa
!
Con
tutto
questo
,
non
neghiamo
all
'
azione
scenica
di
Nono
i
suoi
quarti
di
nobiltà
,
ma
restiamo
convinti
che
il
suo
innegabile
talento
meriti
di
approfondirsi
e
svolgersi
senza
l
'
incubo
del
«
sempre
più
difficile
»
:
la
peggiore
di
tutte
le
«
alienazioni
»
,
la
sola
che
i
«
progressisti
»
professionisti
si
guardano
bene
dal
deprecare
.
Esecuzione
approssimativa
della
stupenda
orchestra
della
BBC
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
,
il
solo
,
secondo
l
'
autore
,
che
possa
dirigere
la
difficilissima
opera
.
Regia
espressionistica
di
Václav
Svoboda
,
Coro
polifonico
di
Milano
diretto
da
Giulio
Bertola
,
nastri
elettronici
dell
'
Istituto
milanese
di
fonologia
,
costumi
e
scene
di
Emilio
Vedova
.
Cantanti
,
oltre
ai
già
citati
,
Petre
Munteanu
,
Heinz
Rehfuss
e
Carla
Henius
,
tutti
condannati
all
'
impossibile
.
Un
insieme
che
,
dopo
altre
quaranta
prove
,
potrebbe
rendere
di
più
.
L
'
esito
è
stato
burrascoso
,
come
poteva
prevedersi
,
dato
l
'
argomento
dell
'
opera
e
le
provocazioni
della
musica
.
I
due
atti
sono
arrivati
in
porto
a
stento
,
tra
fischi
,
vociferazioni
,
alterchi
e
pioggia
di
manifestini
fascisti
dalle
gallerie
.
Alla
fine
i
superstiti
spettatori
hanno
organizzato
un
polemico
trionfo
ai
vari
autori
e
responsabili
dell
'
immaturo
spettacolo
.
Non
è
stata
,
purtroppo
,
la
battaglia
di
Hernani
.
È
stata
una
serata
incivile
che
ha
lasciato
tutti
a
bocca
amara
.
StampaQuotidiana ,
Qual
è
la
vera
strategia
dietro
il
riccometro
?
Per
capirla
,
vediamo
prima
il
dilemma
che
il
governo
è
costretto
a
risolvere
.
Come
rendere
sostenibile
la
spesa
crescente
dello
stato
sociale
non
potendo
più
aumentare
le
tasse
e
dovendo
contemporaneamente
ridurre
deficit
e
debito
pubblico
nonché
generare
più
crescita
?
Ridurre
la
spesa
sarebbe
la
soluzione
più
ovvia
.
Ma
questo
governo
non
può
farlo
perché
vincolato
da
interessi
protezionistici
che
caratterizzano
la
maggioranza
parlamentare
che
lo
sostiene
.
Per
esempio
,
la
riforma
del
sistema
pensionistico
è
stata
limitata
a
un
risparmio
di
circa
4
mila
miliardi
,
utile
per
la
cassa
immediata
,
ma
irrilevante
per
la
sostenibilità
futura
dei
conti
.
La
riforma
dell
'
amministrazione
pubblica
,
elaborata
da
Bassanini
,
sposta
la
spesa
,
ma
non
introduce
alcun
risparmio
.
I
ferrovieri
,
come
sancito
l
'
altro
giorno
dalla
maggioranza
,
sono
illicenziabili
.
In
sintesi
,
il
governo
:
a
)
non
può
tagliare
sostanzialmente
i
costi
del
sistema
pubblico
;
b
)
non
può
alzare
ulteriormente
le
tasse
;
c
)
ma
allo
stesso
tempo
deve
stimolare
almeno
un
po
'
la
crescita
economica
per
fare
pil
;
d
)
nonché
ridurre
il
ricorso
al
deficit
spending
annuale
entro
il
limite
del
3%
del
pil
stesso
e
dimezzare
il
debito
entro
un
decennio
(
come
promesso
formalmente
da
Ciampi
qualche
giorno
fa
)
.
Così
messo
è
un
problema
affascinante
in
confronto
al
quale
il
dilemma
della
quadratura
del
cerchio
con
soli
compasso
e
righello
è
robetta
.
Non
c
'
è
soluzione
possibile
senza
modificare
qualcuno
dei
parametri
di
vincolo
appena
detti
.
Infatti
il
governo
ha
finora
cercato
di
rendere
risolvibile
l
'
equazione
irrisolvibile
attraverso
politiche
anomale
che
permettessero
di
non
dover
rispettare
con
precisione
questi
requisiti
.
1
)
Impossibilitato
a
tagliare
,
il
governo
ha
congelato
la
parte
crescente
della
spesa
pubblica
.
Ma
ha
solo
spostato
in
avanti
una
massa
finanziaria
passiva
,
non
risolta
.
2
)
Il
ricorso
a
una
maggiore
tassazione
indiretta
non
è
stato
altro
che
un
modo
di
aumentare
il
volume
fiscale
senza
darlo
a
vedere
.
Ma
l
'
impatto
inflazionistico
oggettivo
restringe
moltissimo
l
'
applicazione
di
questa
opzione
.
3
)
Non
potendo
ridurre
le
tasse
e
le
rigidità
del
mercato
del
lavoro
-
tipici
strumenti
di
stimolazione
della
crescita
-
il
governo
ha
inventato
le
rottamazioni
,
cioè
defiscalizzazioni
limitate
settore
per
settore
,
uno
alla
volta
,
ciascuna
capace
di
pompare
a
breve
uno
0,5-0,7
per
cento
di
pil
(
senza
l
'
aiuto
alle
automobili
il
pil
italiano
del
1997
sarebbe
stato
sotto
l'1%
)
.
Ma
questa
misura
succedanea
è
di
respiro
corto
,
tra
l
'
altro
controproducente
per
i
settori
interessati
nel
medio
periodo
,
e
non
sostituisce
la
vera
crescita
.
4
)
Solo
un
mese
fa
il
governo
ha
dovuto
,
per
pressione
europea
,
elaborare
un
piano
dettagliato
di
riduzione
del
debito
.
Appunto
,
in
precedenza
aveva
cercato
di
risolvere
questo
vincolo
semplicemente
ignorandolo
.
Ciò
serve
a
dimostrare
che
,
finora
,
il
governo
non
ha
dato
prova
di
grande
genialità
risolutoria
limitandosi
a
furberie
di
contingenza
.
Ma
adesso
che
queste
sono
impedite
dalla
realtà
interna
e
dai
vincoli
esterni
,
il
governo
è
chiamato
a
esibire
vera
genialità
,
quasi
magica
vista
la
natura
dei
vincoli
.
Ma
si
orienta
verso
una
wizardry
bianca
o
nera
?
La
sanità
la
pagheranno
anche
gli
esclusi
Ed
ecco
il
riccometro
.
In
apparenza
serve
principalmente
a
far
pagare
,
senza
aumentarle
,
le
tasse
a
più
gente
che
le
svicola
e
,
grazie
a
questo
,
reperire
quei
20
mila
-
30
mila
miliardi
annui
che
mancano
per
una
soluzione
almeno
parziale
dell
'
equazione
.
Ma
non
è
tanto
questo
il
suo
vero
scopo
,
pur
essendo
una
delle
finalità
della
misura
.
Lo
è
,
invece
,
il
costringere
una
buona
parte
degli
utenti
dei
servizi
statali
a
non
ricorrervi
.
Per
esempio
,
una
persona
dichiarata
ricca
(
50
milioni
di
risparmi
)
dovrà
pagarsi
le
spese
mediche
,
ma
anche
-
qui
il
punto
-
continuare
a
pagare
la
quota
fiscale
per
la
sanità
(
proprio
per
questo
nascosta
in
una
nuova
forma
di
tassazione
omnibus
)
.
Cosa
significa
?
Nuova
tassa
che
non
è
tassa
.
Ed
è
il
cuore
della
nuova
strategia
:
ridurre
lo
stato
sociale
non
in
termini
di
apparato
e
tasse
,
ma
di
utenti
che
ne
usano
i
servizi
gratuitamente
.
Gli
esclusi
pagheranno
sia
il
servizio
che
la
tassa
.
È
un
modo
indiretto
per
incrementare
il
gettito
e
,
quindi
,
la
sostenibilità
del
sistema
pubblico
senza
aumentare
formalmente
la
fiscalità
.
È
utile
ripetere
che
il
riccometro
serve
più
a
questa
strategia
che
a
non
quella
,
peraltro
perseguita
con
poco
premiata
ostinazione
,
di
far
pagare
di
più
le
tasse
già
esistenti
attraverso
un
raffinamento
dei
controlli
.
Ed
è
ovvio
.
La
seconda
sarà
comunque
aleatoria
,
la
prima
,
invece
,
può
essere
realmente
strutturale
.
Sulla
carta
,
l
'
equazione
irrisolvibile
pare
risolta
.
La
vera
fonte
che
ispira
il
riccometro
è
la
strategia
più
generale
di
riformare
lo
stato
sociale
non
riducendo
il
primo
termine
,
ma
il
secondo
.
Per
riuscirci
è
necessario
definire
"
ricca
"
una
classe
media
che
in
realtà
non
lo
è
.
Il
riccometro
è
lo
strumento
selettivo
che
la
costringerà
a
pagare
doppio
.
Basta
rendere
molto
bassa
la
soglia
di
definizione
della
ricchezza
-
tipo
,
appunto
,
50
milioni
di
risparmi
-
e
verrà
fuori
,
con
un
colpo
di
bacchetta
magica
,
che
i
poveri
sono
in
realtà
ricchi
e
,
quindi
,
esclusi
dalla
gratuità
dei
servizi
o
quasi
.
Ammetto
la
genialità
riformatrice
dei
maghi
del
welfare
,
ma
ricordo
loro
che
è
magia
nera
,
anzi
rossa
.
Agendo
da
stregoni
(
wizards
)
lo
stanno
trasformando
in
wizfare
.
Spero
,
poi
,
non
sia
irrispettoso
evocare
sul
forbito
Foglio
la
mia
triestinità
e
le
derive
semantiche
del
suo
dialetto
:
xe
solo
un
wiz
.
StampaQuotidiana ,
Il
socialismo
italiano
annega
in
un
mare
di
fango
.
Io
guardo
a
questo
naufragio
coll
'
animo
costernato
,
ma
senza
rimorsi
.
In
questi
ultimi
tempi
,
ho
fatto
qualche
cosa
per
salvare
il
Partito
Socialista
,
o
ritardare
il
processo
di
disgregazione
che
lo
insidiava
e
lo
trae
oggi
nella
tomba
dell
'
infamia
.
La
lotta
contro
i
riformisti
prima
,
contro
i
massoni
poi
,
la
predicazione
della
«
giornata
storica
»
e
del
«
bagno
di
sangue
»
che
avrebbe
io
lo
credevo
purificato
il
socialismo
italiano
da
molte
se
non
da
tutte
delle
sue
tare
,
sono
gli
episodi
consegnati
alla
cronaca
,
di
questa
mia
biennale
,
disperata
battaglia
.
Sforzo
vano
.
Tentativo
fallito
.
Fatica
sprecata
.
Il
male
come
avviene
nei
cancrenosi
o
nei
cronici
si
rinnovava
continuamente
all
'
interno
ed
oggi
i
germi
patogeni
hanno
in
loro
balia
questo
corpo
senza
anima
e
lo
divorano
.
Come
in
una
tragica
improvvisa
illuminazione
al
magnesio
,
la
guerra
getta
al
primo
piano
la
vera
essenza
del
Partito
,
lo
mostra
quale
esso
è
nella
sua
composizione
materiale
,
nella
sua
configurazione
e
deformazione
morale
:
tutto
ciò
che
ieri
fu
nascosto
e
ignorato
oggi
automaticamente
si
scopre
:
bisogna
denunciarlo
al
gran
pubblico
per
quanto
ingrato
e
penoso
sia
l
'
adempimento
di
tale
dovere
.
Vi
sono
delle
piaghe
«
morali
»
che
destano
maggiore
ripugnanza
all
'
occhio
e
al
tatto
delle
piaghe
fisiche
degli
incurabili
.
Ma
il
clinico
fa
forza
a
se
stesso
,
né
gli
trema
il
polso
quando
affonda
il
coltello
nella
carne
infetta
:
così
io
vinco
dopo
qualche
riluttanza
lo
schifo
ed
esibisco
da
questa
grande
tribuna
al
pubblico
proletario
d
'
Italia
e
d
'
Europa
,
l
'
ultimo
in
ordine
di
tempo
documento
dell
'
abbiezione
del
socialismo
italiano
.
A
voi
soltanto
,
o
Amilcare
Cipriani
,
io
chiedo
scusa
per
l
'
amaritudine
lacerante
che
la
lettura
di
queste
righe
susciterà
nell
'
animo
vostro
...
Quando
fu
conosciuta
in
Italia
la
gesta
dei
garibaldini
nelle
Argonne
,
quando
si
seppe
che
alcune
decine
di
giovani
avevano
fatto
volontario
olocausto
della
loro
vita
alla
causa
della
Francia
e
più
ancora
della
libertà
e
della
giustizia
assassinate
dal
teutono
barbarico
,
unanime
fu
l
'
ammirazione
,
ardente
il
rimpianto
.
L
'
Avanti
!
stesso
,
organo
centrale
del
Partito
,
spremeva
,
o
meglio
,
incaricava
il
signor
Francesco
Ciccotti
uomo
dubbio
ed
equivoco
ed
anguillesco
e
sconcertante
e
molle
e
friabile
e
mucillaginoso
di
spremere
alcune
lagrimucce
sulle
fosse
ancora
aperte
dei
caduti
a
Belle
Etoile
.
Lacrime
di
coccodrillo
!
Ma
nelle
masse
socialiste
non
si
è
pianto
.
Il
cuore
piange
,
il
ventre
no
:
digerisce
.
E
il
socialismo
italiano
è
un
ventre
.
E
il
ventre
ha
una
sua
logica
primitiva
,
primordiale
,
che
io
dimostrerò
fra
poco
,
semplicemente
perfetta
.
Il
ventre
non
ha
trepidazioni
,
angoscie
,
speranze
,
sogni
:
ha
dei
«
bisogni
»
,
soddisfatti
i
quali
egli
è
pago
.
Né
chiede
di
più
.
Udite
il
ventre
.
Si
è
tenuta
il
primo
gennaio
una
riunione
socialista
anti
-
guerresca
a
Cagli
,
grosso
paese
dell
'
Urbinate
,
nelle
Marche
,
nella
nobile
regione
che
un
giorno
conobbe
e
praticò
la
virtù
del
sacrificio
per
un
ideale
.
Oratori
il
prof
.
Montevecchi
e
certo
Barbaresi
;
entrambi
,
si
capisce
,
debitamente
inscritti
e
tesserati
del
Partito
.
Aderiva
anche
il
dottor
Gasperini
di
Urbino
con
una
«
nobilissima
»
lettera
.
L
'
oratore
Montevecchi
parla
e
dal
resoconto
che
trovo
sul
Progresso
,
settimanale
dei
socialisti
di
Pesaro
,
stralcio
questo
brano
:
«
Dopo
aver
in
una
felicissima
rievocazione
ricordato
lo
strazio
delle
madri
che
si
vedono
strappare
dalle
braccia
i
figli
educati
con
tanta
e
così
assidua
cura
d
'
amore
,
volle
sfatare
la
leggenda
degli
eroismi
e
degli
eroi
e
disse
che
i
volontari
non
lanciati
ad
uccidere
dalla
coazione
di
una
legge
disumana
ma
dalla
propria
libera
volontà
non
sono
che
criminali
»
.
Al
Montevecchi
,
seguì
il
compagno
Arduini
,
il
quale
deve
essere
un
competente
in
materia
patologica
.
Egli
disse
:
«
Fece
poi
propria
,
e
propria
della
sezione
socialista
,
la
frase
del
Montevecchi
riguardante
i
volontari
e
con
ferrea
argomentazione
dimostrò
che
se
essi
non
si
vogliono
chiamare
criminali
sono
pur
sempre
dei
soggetti
patologici
affetti
da
sadismo
.
Chiuse
il
discorso
durato
per
oltre
un
'
ora
fra
le
generali
acclamazioni
,
riaffermando
il
diritto
del
proletariato
di
negare
ogni
concorso
sia
di
sangue
,
sia
di
finanza
alla
guerra
borghese
»
.
Voi
,
a
questo
punto
,
pensate
che
la
redazione
del
giornale
abbia
fatto
almeno
qualche
riserva
a
proposito
delle
affermazioni
degli
oratori
di
Cagli
.
Illusi
!
La
redazione
del
Progresso
è
semplicemente
giubilante
e
annota
:
«
I
compagni
di
Cagli
hanno
dato
una
splendida
dimostrazione
della
loro
forza
,
del
loro
carattere
,
hanno
sentito
profondamente
l
'
avversione
alla
guerra
ed
ai
fautori
(
avversione
che
freme
in
tutte
le
case
dell
'
operaio
sfruttato
e
straziato
nei
suoi
più
intimi
affetti
)
insaccando
pienamente
i
nuovi
traditori
del
proletariato
,
i
novelli
puntelli
della
monarchia
,
in
berretto
frigio
.
«
Ai
socialisti
di
Cagli
,
a
Cagli
proletaria
tutta
la
nostra
ammirazione
.
Avanti
!
»
.
On
.
Turati
,
io
credo
,
io
spero
che
voi
sentirete
salirvi
in
faccia
le
vampe
scarlatte
della
vergogna
.
Questo
è
socialismo
?
Questo
è
«
il
»
socialismo
italiano
?
Il
«
vostro
»
socialismo
?
Avete
,
voi
,
ancora
qualche
cosa
di
comune
con
costoro
,
voi
,
on
.
Turati
?
Sì
,
qualche
cosa
:
le
premesse
.
Dalle
quali
si
giunge
con
un
semplice
esercizio
di
logica
perfetta
,
alle
conseguenze
degli
oratori
di
Cagli
,
conseguenze
accettate
dalla
gran
massa
proletaria
,
educata
,
o
non
piuttosto
abbrutita
alla
scuola
del
socialismo
.
È
per
questo
che
io
le
rilevo
.
Logica
perfetta
!
Matematica
!
Se
la
guerra
,
in
sé
e
per
sé
,
è
un
male
,
un
abbominio
,
una
perversione
,
una
rovina
;
se
ogni
guerra
,
se
tutte
le
guerre
in
qualsiasi
condizione
di
tempo
o
di
eventi
,
per
qualunque
causa
,
per
qualsiasi
obiettivo
sono
condannabili
ed
esecrabili
;
se
bisogna
opporsi
a
qualunque
guerra
senza
troppo
sottilizzare
sull
'
offesa
o
la
difesa
,
è
chiaro
,
è
logico
,
è
consequenziale
che
i
fautori
della
guerra
o
i
partecipanti
alla
medesima
non
sfuggano
alla
condanna
ed
alla
esecrazione
.
Quando
si
grida
:
abbasso
la
guerra
è
sottinteso
infatti
:
abbasso
coloro
che
fanno
la
guerra
.
Nella
logica
perfetta
sino
all
'
infamia
!
del
perfetto
socialista
neutrale
possono
beneficiare
delle
attenuanti
coloro
che
sono
«
costretti
»
dalla
forza
esteriore
dello
Stato
a
combattere
e
,
per
converso
,
cadranno
le
«
aggravanti
»
su
coloro
che
si
battono
di
lor
spontanea
volontà
;
che
uccidono
o
si
fanno
uccidere
senza
esservi
forzati
.
La
logica
«
perfetta
»
del
perfetto
neutralista
li
definisce
perciò
«
criminali
»
o
,
per
una
concessione
in
subordine
,
dei
degenerati
,
affetti
da
sadismo
o
da
qualche
altra
morbosità
anti
-
socievole
e
anti
-
umana
.
Criminali
,
dunque
,
o
sadisti
!
A
tanto
,
non
giunsero
mai
i
preti
di
Roma
.
Anzi
,
qualcuno
di
loro
,
fu
«
volontario
»
;
uno
di
loro
salvò
dalle
catene
austriache
Garibaldi
.
Nelle
cronache
della
setta
vaticana
,
i
volontari
furono
dei
«
banditi
»
,
degli
«
avventurieri
»
,
degli
illusi
o
romantici
:
non
mai
dei
criminali
.
A
ciò
doveva
arrivare
il
socialismo
teutonizzato
della
terza
Italia
.
Povero
Pisacane
che
recasti
a
Sapri
,
coi
tuoi
trecento
,
la
guerra
e
l
'
insurrezione
e
cadesti
ucciso
dai
«
neutralisti
»
d
'
allora
che
volevano
per
ignoranza
come
quelli
d
'
oggi
,
per
malvagità
il
mantenimento
dello
statu
-
quo
,
povero
Pisacane
tu
non
eri
che
un
«
soggetto
»
da
manicomio
criminale
.
E
tu
,
o
Garibaldi
!
eri
e
sei
per
i
socialisti
di
questa
lurida
Italia
neutrale
un
«
sadico
»
perverso
che
s
'
inebriava
alla
vista
del
sangue
,
tu
che
conoscevi
e
praticavi
tutte
le
umiltà
della
vita
,
tu
che
avevi
il
cuore
vasto
come
il
mare
,
tu
che
balzavi
di
rupe
in
rupe
nel
cuor
della
notte
a
rintracciare
l
'
agnello
smarrito
.
E
voi
,
e
voi
tutti
che
dal
'21
al
'70
cospiraste
e
combatteste
volontari
nelle
strade
,
volontari
sui
campi
di
battaglia
,
volontari
nella
vita
,
volontari
nella
morte
:
voi
siete
dei
delinquenti
o
dei
degenerati
per
i
socialisti
modernissimi
che
hanno
sfruttato
e
sfruttano
il
vostro
sangue
,
per
parlare
o
scrivere
la
loro
sozza
bestemmia
.
E
anche
voi
,
o
Amilcare
Cipriani
,
siete
pregato
di
scegliere
:
o
criminale
o
sadista
.
Voi
siete
ancor
vivo
e
potete
scegliere
...
Oh
il
neutrale
socialismo
italiano
:
esso
ha
una
parola
per
ogni
circostanza
.
Se
non
correte
sui
campi
di
battaglia
,
vi
si
butta
in
faccia
«
l
'
armiamoci
e
partite
!
»
e
se
andate
a
combattere
diventate
dei
«
criminali
»
.
Eppure
,
il
socialismo
italiano
non
è
sempre
stato
così
.
Prima
di
arrivare
a
questo
crepuscolo
inglorioso
,
ebbe
la
sua
primavera
di
idealismi
e
di
entusiasmi
.
Nomi
e
ricordi
della
mia
giovinezza
lontana
mi
tumultuano
nel
cervello
.
Nomi
degli
eroi
della
nazionalità
Armena
,
Albanese
,
Candiotta
,
Boera
,
Cubana
...
La
guerra
greco
-
turca
del
1897
vide
l
'
ultima
legione
di
socialisti
«
volontari
»
,
pardon
,
di
«
criminali
»
...
Poi
il
«
ventre
»
tiranneggiò
il
Partito
e
lo
ha
ucciso
.
Sì
,
ucciso
!
Poiché
un
Partito
che
non
sente
più
palpiti
di
solidarietà
umana
,
un
Partito
che
si
chiude
in
se
stesso
e
respinge
ogni
appello
dei
popoli
vinti
e
straziati
dall
'
invasore
ed
è
sordo
ad
ogni
grido
di
pietà
,
è
un
Partito
morto
e
più
che
morto
,
putrefatto
.
Fra
poco
,
echeggierà
il
grido
:
si
salvi
chi
può
...
No
.
No
.
No
.
O
socialisti
superstiti
,
ancor
degni
del
nome
!
La
civitas
solis
la
divina
ed
umana
«
città
del
sole
»
vaticinata
da
Tommaso
Campanella
non
si
costruisce
col
fango
.
Uomini
l
'
abiteranno
e
non
bestie
.
Pietre
ci
vorranno
dunque
:
pietre
dure
e
polite
,
lavorate
coi
muscoli
e
più
ancora
colle
anime
:
cementate
col
sangue
...
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
15
aprile
-
Un
intero
concerto
di
musiche
per
flauto
rischia
di
annoiare
mortalmente
quando
l
'
esecutore
non
abbia
la
bravura
di
Severino
Gazzelloni
che
si
è
presentato
nel
pomeriggio
di
ieri
nelle
sale
Apollinee
della
Fenice
con
un
nutrito
programma
.
In
breve
egli
ci
ha
dato
un
saggio
dell
'
evoluzione
tecnica
che
ha
subìto
il
suo
strumento
a
partire
dall
'
Après
-
midi
d
'
un
faune
di
Debussy
.
Abbiamo
così
ascoltato
difficilissime
musiche
moderne
e
di
estrema
avanguardia
.
Di
André
Jolivet
Cinque
Incantesimi
per
flauto
solo
accompagnati
da
esoteriche
didascalie
;
del
tedesco
-
americano
Stefan
Wolpe
una
Sonata
per
flauto
e
pianoforte
ali
ordinaria
amministrazione
seriale
;
di
Edgar
Varèse
Density
21
,
5
,
un
difficile
brano
che
risale
al
'36
e
che
impone
portentose
acrobazie
allo
strumentista
;
di
Olivier
Messiaen
un
massiccio
Merlo
nero
per
flauto
e
pianoforte
,
virtuosistico
all
'
eccesso
e
alquanto
opprimente
;
di
Debussy
l
'
ormai
classica
Syrinx
per
flauto
solo
,
un
piccolo
capolavoro
;
di
Franco
Evangelisti
alcune
Proporzioni
per
flauto
solo
,
di
una
soporifera
aridità
.
Completavano
il
programma
una
Sonatine
per
flauto
solo
ali
Pierre
Boulez
,
seconda
versione
scritta
per
il
Gazzelloni
di
un
'
opera
che
fu
composta
nel
'36
e
che
si
può
ascoltare
disponendo
di
molta
pazienza
;
e
un
recente
lavoro
di
Mario
Peragallo
,
Vibrazioni
per
tre
flauti
,
pianoforte
e
tiptofono
:
uno
strumento
che
è
una
specie
di
carillon
di
percussioni
d
'
ogni
tipo
a
intonazione
indeterminata
.
Completano
l
'
insieme
l
'
ottavino
,
il
flauto
e
un
diapason
a
tasto
.
Nulla
di
eccezionale
,
ma
un
successo
di
stima
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
entusiasmo
il
fenomenale
Gazzelloni
e
il
valente
pianista
Frederik
Rzewski
.
Nel
concerto
serale
,
che
si
è
tenuto
nella
Scuola
Grande
di
San
Rocco
,
Paul
Hindemith
,
dirigendo
l
'
Orchestra
della
Fenice
,
ci
ha
fatto
conoscere
la
sua
Pittsburgh
Symphony
,
da
lui
scritta
per
festeggiare
il
bicentenario
di
quella
città
.
È
un
lavoro
di
ampie
proporzioni
,
ma
di
troppo
evidente
carattere
occasionale
.
Altre
musiche
da
lui
dirette
:
La
grande
fuga
in
si
bemolle
opera
133
per
orchestra
d
'
archi
di
Beethoven
;
le
Variazioni
di
Blacher
su
un
tema
di
Paganini
(
opera
26
)
per
orchestra
;
la
Sinfonia
opera
21
di
Webern
per
orchestra
da
camera
che
il
programma
annuncia
come
la
bibbia
dell
'
ermetismo
musicale
e
che
per
la
sua
brevità
si
ascolta
ancora
con
piacere
.
Vivissimo
il
successo
,
scarso
l
'
interesse
.
StampaQuotidiana ,
Di
quali
armi
ha
bisogno
l
'
Europa
?
È
poco
chiaro
.
Lo
è
di
più
il
problema
corrente
dei
produttori
europei
di
armamenti
.
I
bilanci
della
difesa
nazionali
si
stanno
restringendo
sotto
la
pressione
di
altre
priorità
dopo
la
fine
di
quella
legata
alla
minaccia
sovietica
.
Quindi
,
se
si
resta
ancorati
all
'
idea
che
ogni
nazione
debba
avere
un
proprio
sistema
industriale
militare
completo
,
di
grande
scala
ed
indipendente
,
non
ci
sono
risorse
a
sufficienza
per
tenerlo
in
vita
.
Ma
le
nazioni
europee
sono
restie
a
mollare
questa
idea
nonostante
l
'
evidenza
che
le
costringe
a
farlo
.
L
'
industria
militare
è
una
parte
integrante
del
modello
di
difesa
nazionale
.
Rifornirsi
di
armi
dall
'
estero
,
o
condividerle
troppo
con
gli
alleati
,
significa
dover
rinunciare
all
'
autonomia
politica
sia
per
la
propria
sicurezza
che
per
le
proiezioni
di
potenza
ed
il
supporto
militare
agli
interessi
commerciali
nazionali
.
Infatti
gli
europei
hanno
trovato
un
compromesso
tra
esigenze
di
autonomia
nazionale
e
quelle
di
integrazione
formando
dei
consorzi
per
lo
sviluppo
di
specifici
sistemi
d
'
arma
(
Per
esempio
L
'
Eurofighter
,
la
fregata
Horizon
,
ecc
.
)
.
La
forma
consortile
assegna
alle
industrie
di
una
nazione
una
quota
di
lavori
proporzionale
alla
quota
di
mezzi
che
ciascuna
forza
armata
di
quella
nazione
prenota
e
paga
.
E
tale
modello
permette
di
integrare
le
risorse
sul
piano
della
domanda
evitando
che
si
facciano
tanti
nuovi
modelli
di
aerei
o
navi
,
o
altro
,
quante
sono
le
nazioni
.
E
ciò
assicura
ad
ogni
industria
nazionale
una
quota
di
mercato
più
ampia
di
quella
del
mercato
interno
.
Tuttavia
questo
modello
non
basta
più
.
È
vero
che
salva
le
industrie
nazionali
.
Ma
è
anche
vero
,
proprio
per
questo
,
che
le
mantiene
troppo
piccole
per
diventare
competitive
sul
piano
dell
'
avanzamento
tecnologico
e
commerciale
.
E
la
questione
è
scoppiata
nel
confronto
con
gli
americani
.
Il
loro
modello
di
industria
della
difesa
è
stato
riorganizzato
favorendo
la
fusione
delle
aziende
piccole
in
modo
tale
da
trasformarle
in
nuovi
giganti
capaci
di
prestazioni
avanzate
grazie
alla
maggior
scala
.
Se
gli
europei
vogliono
competere
con
gli
americani
in
questa
materia
non
possono
far
altro
che
lo
stesso
:
meno
produttori
,
ma
più
grandi
,
sul
lato
dell
'
offerta
industriale
.
E
ciò
permette
di
integrare
le
risorse
finanziarie
sul
lato
della
domanda
,
concentrandole
invece
che
disperderle
in
tanti
rivoli
e
ridondanze
nazionali
.
A
Londra
,
lunedì
6
Luglio
,
è
stato
firmato
un
accordo
tra
i
governi
di
Francia
,
Germania
,
Italia
,
Regno
Unito
,
Spagna
e
Svezia
(
che
insieme
formano
circa
il
90%
del
mercato
della
difesa
dell
'
Unione
)
per
portare
il
sistema
europeo
verso
questa
direzione
.
Sarà
una
transizione
piena
di
problemi
.
La
volontà
politica
emersa
a
Londra
pare
spingere
il
sistema
industriale
europeo
della
difesa
a
consolidarsi
attraverso
fusioni
e
superare
l
'
approccio
per
consorzi
di
industrie
nazionali
.
Ma
chi
sarà
acquisito
e
chi
acquisirà
?
Una
nazione
perderà
la
capacità
di
costruire
carrri
armati
nel
proprio
territorio
perché
potranno
restare
solo
uno
o
due
aziende
del
settore
.
E
così
per
gli
altri
.
E
i
militari
che
resteranno
nazionali
accetteranno
di
condividere
le
specifiche
dei
progetti
integrati
?
Inoltre
i
sistemi
industriali
militari
nazionali
sono
strutturalmente
diversi
.
Per
esempio
,
quello
inglese
si
basa
sulla
Borsa
e
sulla
concorrenza
.
Quello
francese
è
totalmente
dirigistico
.
Non
sarà
facile
integrarli
.
Comunque
l
'
accordo
di
Londra
indica
che
c
'
è
una
volontà
politica
di
dar
vita
in
un
qualche
modo
ad
un
sistema
di
difesa
europeo
basato
su
un
'
industria
degli
armamenti
altrettanto
europea
.
Ed
in
qualche
modo
verrà
fatta
,
pur
passo
dopo
passo
,
ognuno
difficile
e
sudato
.
Ma
questa
volontà
politica
di
europeizzazione
del
settore
si
è
formata
sulla
base
di
un
emergenza
di
sopravvivenza
a
livello
di
industrie
degli
armamenti
,
non
di
un
piano
che
definisca
quali
armamenti
servano
per
il
futuro
,
cioé
per
quale
politica
di
sicurezza
europea
e
verso
il
mondo
.
Per
esempio
,
contro
chi
facciamo
l
'
Eurofighter
?
È
nato
come
caccia
europeo
(
per
altro
ottimo
sia
come
piattaforma
che
come
elettronica
)
contro
i
sovietici
,
ma
questi
non
ci
sono
più
.
La
risposta
tipica
è
che
lo
facciamo
per
tenere
in
vita
l
'
industria
aeronautica
europea
affinché
non
venga
cannibalizzata
da
quella
americana
.
E
per
svolgere
meglio
questa
missione
sarebbe
il
caso
che
il
consorzio
Airbus
diventasse
un
'
azienda
unica
,
capace
di
fare
anche
aerei
militari
,
da
contrapporre
alla
Boeing
in
modo
più
solido
.
E
quindi
vien
fuori
che
lo
scopo
principale
dell
'
europeizzazione
dell
'
industria
della
difesa
(
e
di
quella
civile
che
è
coinvolta
)
è
quello
di
fare
concorrenza
agli
Stati
Uniti
.
Non
c
'
è
ancora
un
'
Europa
politica
che
definisca
una
politica
comune
di
sicurezza
e
difesa
,
cioè
manca
la
testa
.
Ma
c
'
è
un
corpo
industriale
che
deve
essere
comunque
salvato
.
Gli
si
metta
quindi
una
eurocorazza
protettiva
e
poi
si
vedrà
quale
testa
spunterà
.
Non
voglio
criticare
questo
approccio
.
Ha
motivi
pratici
e
,
soprattutto
,
è
innegabile
l
'
aggressività
americana
.
Ma
mi
chiedo
se
ciò
porterà
a
del
buono
.
Non
credo
.
Gli
americani
non
possono
da
soli
reggere
la
sicurezza
del
pianeta
.
Inoltre
di
fronte
ai
paesi
emergenti
,
quali
Cina
,
India
ed
altri
in
arrivo
,
saranno
necessari
sistemi
d
'
arma
che
siano
più
avanzati
di
decenni
tecnologia
per
mantenere
la
superiorità
.
E
per
svilupparli
bisogna
mettere
insieme
le
risorse
americane
e
quelle
europee
perché
le
prime
e
le
seconde
,
se
divise
,
non
basteranno
.
Per
questo
vedrei
meglio
un
'
integrazione
tra
l
'
industria
americana
e
quella
europea
che
non
la
formazione
di
due
blocchi
contrapposti
in
concorrenza
,
e
conflitto
politico
,
tra
loro
.
Ormai
il
confronto
militare
potenziale
è
tra
Occidente
e
Asia
e
il
primo
non
può
restare
diviso
da
fratture
fondamentali
quali
quella
militare
se
vuole
vincerlo
.
Ma
pochi
sentono
al
momento
questo
problema
.
Prevale
un
altro
.
Gli
americani
riescono
a
vendere
gli
F-16
ad
un
prezzo
scontatissimo
,
9
milioni
di
dollari
l
'
uno
,
a
turchi
,
olandesi
e
ad
altri
paesi
.
Riusciranno
gli
europei
a
vendere
l
'
Eurofighter
ad
un
prezzo
competitivo
?