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QUALE GUERRA? ( NENNI PIETRO , 1915 )
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Teoricamente la battaglia antineutralista è stravinta . Quando Claudio Treves avvocato della neutralità deve deprecare l ' atteggiamento di quei socialisti che aborrano tutte le guerre e scrivere : « Come si sarebbe inteso che la Repubblica di Francia non si fosse difesa contro la coalizione dei re , serrando dei sanculotti l ' epiche colonne ? Se il socialismo è contro tutte le guerre è altresì per tutte le libertà che si difendono contro tutte le tirannidi » ; quando dico , egli deve fare questa confessione , è lecito dedurne che l ' avversione a quella che ancora si chiama la guerra aggressiva d ' Italia non è sentita , né socialisticamente lecita ed onesta , giacché una guerra appunto per la libertà contro tutte le tirannidi è quella che noi chiediamo . E allorché Filippo Turati scrive che in un caso solo l ' astensione assoluta e irrevocabile si potrebbe impunemente proclamare , quando non si avesse la menoma forza militare , non resta ai neutralisti che trincerarsi dietro i luoghi comuni dei cacciatori o difensori di medagliette o farsi forti e belli di una preziosa confessione del priore della confraternita social - pacefondaia , di Giovanni Zibordi , che ebbe l ' onestà di svelare lo stato d ' animo suo e dei suoi compagni scrivendo nella Critica Sociale : « Noi non rivoluzionari , non credenti alle quaterne delle catastrofi e all ' utilità delle macerie per fondarvi sopra quel grande edificio rivoluzionario che sarà il socialismo , noi vi combattiamo sul serio e possiamo combattere sinceramente e coerentemente la guerra ! La guerra come la sommossa , come la convulsione , la guerra delle nazioni come la rissa delle classi » . Alla buon ' ora ! Ma se può ben dirsi stravinta la polemica teorica coi neutralisti assoluti e relativi . siamo noi in condizioni di sperare che vinceremo praticamente ? Non lo credo . Il Governo è ancora fermo nel suo proposito di mantenersi neutrale e se uscirà dalla neutralità lo farà all ' ultimo momento d ' accordo colla Germania . Sarà così riserbato all ’ Italia il compito onorifico di spogliare un cadavere e di salvare la nazione che ha voluta questa guerra e che solamente se definitivamente sconfitta , cesserà di essere una permanente minaccia per la pace europea . Pessimismo ? Purtroppo c ' è dietro di noi una storia che non dobbiamo dimenticare , c ' è un trentennio di servile politica germanofila che né il Governo né il re sono disposti a rinnegare . Come nel 1866 la monarchia volle la rovina e il disonore d ' Italia a Custoza ed a Lissa per far piacere a Napoleone III che temeva la definitiva sconfitta dell ' Austria dalla quale sarebbe uscita più forte la Prussia , così oggi non può sembrare impossibile che la monarchia si prepari ad intervenire nella guerra all ' ultima ora tacitamente d ' accordo colla Germania , contro un ' Austria stremata . Pare che fra i compiti di Bülow vi sia anche questo . Che cosa sono disposti a fare gli italiani per evitare al paese una tale sciagura , un tanto disonore ? Ormai l ' ora nostra sta passando . Fra un mese sarà già troppo tardi . Noi chiedevano la guerra perché il nostro internazionalismo ci suggeriva di correre a difesa del Belgio martoriato , della Francia aggredita . Volevamo la guerra perché eravamo e siamo convinti che la Germania non debba assolutamente uscire vittoriosa dalla guerra e sentirsi perciò incoraggiata nel suo programma d ' aggressione e d ' imperialismo . Perché fra Parigi cervello della rivoluzione e Berlino cervello del militarismo e del monarchismo non potevamo rimanere indifferenti . Perché ci pareva giunta alfine l ' ora di risolvere il problema nazionale d ' Italia ponendo fine agli irredentismi permanenti centri di infezione e di infatuazione militarista . Perché infine vedevamo in questa guerra più che un conflitto di popoli , il conflitto di due differenti civiltà , vedevamo a distanza di cento anni ripetersi l ' aggressione della nuova santa alleanza alla democrazia sociale . Ma una guerra di vivi e di forti chiedevamo , non una guerra di notturni predoni : una guerra che avesse fatta dell ' Italia una nazione , una volontà , una forza a servizio della libertà , della giustizia , del diritto . Ed invece ? Invece ci si pasce di frasi . Ci si trastulla col sacro egoismo , colle sacre aspirazioni , colle sacrosante rivendicazioni . Invece non si denuncia il trattato della Triplice , non voluta mai dal popolo , tollerata fino a cinque mesi fa , maledetta ora da tutti gli italiani , amata e difesa però dal re , dal governo , dai clericali , dai conservatori che vedono in essa l ' ancora della salvezza contro la minacciante marea d ' una democrazia fattiva ed onesta , ben diversa dalla sporca democrazia giolittiana . Invece a Roma si sta preparando il mercato della neutralità che dovrà avvilirci all ' interno ed all ' estero . Crede forse il Governo di potere impunemente tradire le aspirazioni d ' Italia ? Spera di potere in combutta coi socialisti e coi preti soffocare la volontà del paese ? È tempo di dimostrargli che s ' illude . È tempo di passare dal pensiero all ' azione . Abbiamo abbastanza meditato : troppo ammonito . Cieco chi non vede : sordo chi non ode . Guai all ' Italia se lascierà mercanteggiare la sua dignità ! Guai al popolo se non insorgerà contro i mestatori ed i traditori ! Non si culli nella speranza del minor sacrificio . La guerra non finisce sui campi di battaglia . Essa rinnoverà moralmente e politicamente l ' Europa . Al Congresso europeo che seguirà alla guerra guai a chi non avrà degli amici ! Ricordino gli italiani il 1878 . Ora un altro ben peggiore 1878 ci prepara la monarchia che finirà per farci nemica tutta l ' Europa . Aver dei nemici non è pericoloso se dall ' altro lato vi sono degli amici . Pericoloso è essere soli fra i lupi . Vigili il popolo . A Roma fra il Quirinale , il Vaticano , la Villa Malta si tendono le fila d ' una trama che sarà se non sventata a tempo la nostra bara . E non si risorge da una bara sulla quale non è permesso che un epitaffio : Manco alle leggi della onestà e della dignità nazionale ed internazionale .
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Internet cresce globalmente sia in estensione ( nuove connessioni ) che in quantità di servizi offerti . Questo trend lascia pensare che ormai l ' unico limite all ' espansione di internet sia il livello di sviluppo di un paese . In quelli ricchi e che lo stanno diventando ci si attende entro non più di cinque anni una sorta di saturazione delle connessioni . Ciò significa che in un periodo di tempo relativamente breve e definito più di 1/5 della popolazione mondiale sarà connesso . E ciò giustifica il rapido ed accelerato sviluppo di nuove offerte di servizi in rete , dalle operazioni finanziarie on line allo shopping elettronico . In sintesi , lo scenario internet appare determinato da una tendenza di grande crescita senza problemi . Ma questi non si percepiscono per eccesso di euforia o perché veramente non ci sono ? In generale , la crescita delle connessioni non appare a rischio di rallentamenti . L ' uso di internet è considerato un emblema di modernità . Quindi , anche se uno non ha alcuna necessità di navigare per motivi professionali , sente comunque una pressione ambientale a spendere il necessario per diventare internauta . Anche qualora la moda finisse , comunque l ' esperienza di praticare internet fa capire subito ad un utente che può avere accesso ad informazioni rilevanti a bassissimo costo . Dalle news in tempo reale fino alle caratteristiche tecniche dell ' ultimo modello di telefonino in arrivo . E comunque il solo servizio di posta elettronica è sufficiente a giustificare la spesa della connessione . Che , volendo , può essere ridotta fino a zero da contratti innovativi tra gestori delle vie di telecomunicazione e aziende che operano su internet . Ma se gli utenti si limiteranno a praticarla per lo più solo per servizi di messaggeria o di informazione di tipo giornalistico o pubblicitario questa difficilmente si trasformerà in un nuovo mercato elettronico di massa . Che è il cuore dell ' interesse economico per internet ed il motivo che regge i tanti investimenti in atto . Il dubbio è che la rete tecnica , con i suoi servizi informativi di base , si espanda prima e di più della capacità e volontà degli utenti di vederla come luogo dove compiere transazioni commerciali . Perché ? C ' è un grande salto psicologico tra il semplice cliccare per trovare qualche informazione e il valutare un oggetto presentato in una vetrina virtuale ed acquistarlo . Alcuni pensano che le internet - vendite possano godere dell ' effetto supermarket . Tanta merce esposta aumenta la propensione a comprarla anche senza che ve ne sia un vero bisogno . Inoltre molti utenti possono essere progressivamente educati allo shopping elettronico portandoli ad eseguire azioni sempre più complesse a partire da quelle semplici . Forse sarà così . Tuttavia lo scenario più probabile è che il commercio via internet resti a lungo limitato a piccoli gruppi di utenti specializzati e che non decolli come mercato di massa . Per esempio , uno che ne capisce in fatto di computer e sa installarselo da solo si connette con Dell e lo ordina on line . Così facendo risparmia anche il 50% . Ma questo avviene in America dove la cultura tecnica è diffusa a livello di massa ed il sistema delle infrastrutture ( poste e trasporti ) è efficientissimo ed a basso costo . In Europa e altrove né il sistema né la gente sono così pronti per operazioni di commercio diretto via rete . Il che , intanto , rende utile avvertire di non usare il caso statunitense per proiettare l ' espansione di questo settore sul piano mondiale , soprattuto nella stima dei tempi di evoluzione . Ma , più importante , dobbiamo chiederci perché dobbiamo comprare una cosa via internet se sta nel negozio sotto casa ? Via internet , eventualmente , ordinerò più velocemente la spesa al negozio più vicino e non a quello virtuale . In ogni caso , pur comprando e vendendo azioni on line , una cravatta me la vado a toccare prima di comprarla . Non è escluso che la tecnologia produca ologrammi tattili internettabili e risolva questo limite . Ma ci vuole del tempo e il realizzarsi di alcune condizioni ora non contemplate negli scenari eccessivamente euforici sullo sviluppo di massa del mercato elettronico . E questi andrebbero rivisti . Non per smontare l ' ottimismo , ma per sottolineare il punto dal quale dipende il decollo di un vero e proprio mercato elettronico . Questo è che internet deve diventare un luogo per nuovi prodotti e non un modo diverso per comprare i soliti . E ciò implica che non basta portare in rete le televendite , ma bisogna creare nuovi oggetti basati sull ' informazione visto che è proprio questa che internet tratta con insuperabile efficienza . Per esempio non compro una cravatta on line , ma certamente acquisterei un servizio che mi permettesse di simulare una nuova identità e farla vivere nella rete virtuale , ma con carta di credito e conseguenze tangibili . Chiamiamolo servizio "zelig.com", per scherzare . Seriamente , lo sviluppo di internet come grande mercato richiede un passaggio dall ' ingegneria delle reti a quella dei contenuti , ma non è ancora in vista .
LA «NOSTRA» GUERRA ( LANZILLO AGOSTINO , 1915 )
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L ' accusa stolta che si rivolge più frequente a noi appartenenti ai partiti sovversivi ed alle frazioni estreme , favorevoli all ' intervento dell ' Italia nella guerra attuale , si è che noi vogliamo la guerra non per l ' Italia , ma per ... salvare la repubblica Francese . Questa scempiaggine è ripetuta , con la monotonia abituale al moderatume neutralista italiano , anche contro quella parte dei sovversivi che per la speciale ideologia precedentemente seguita sono antidemocratici . Questa scempiaggine è frutto d ' ignoranza , ma è anche frutto di malafede . Quei signori la ripetono al fine , confessato dal Barzellotti , di spaventare il Governo e fargli credere che noi si voglia la guerra per facilitare una pronta ed immediata rivoluzione politica . Tale stupida menzogna per quanto detta e sostenuta da persone che la leggerezza degli italiani chiama nientemeno che storici ( per es . un certo signor Curatulo ! ) contrasta oltre che col buon senso con la più evidente realtà storica e con le più facili previsioni politiche . I sovversivi non possono volere attraverso la guerra la rivoluzione per una ragione molto semplice : che la guerra esclude nel tempo e pel fatto che esiste ogni rivoluzione , polarizza in un fine unico tutte le attività del paese e tronca perciò tutti i dissidi interni . Dopo la guerra , il nuovo assetto può essere più o meno favorevole ad una rivoluzione , ed i socialisti ed i sindacalisti italiani agiscono appunto alla creazione di tale assetto favorevole alla rivoluzione socialista cioè allo sviluppo libero e organico del movimento operaio . I socialisti sono favorevoli alla guerra per un ' altra ragione meno semplice , ma del pari teoricamente fondata . L ' esser socialista , l ' accettare cioè una certa concezione storica della società odierna , e il contribuire a favorirla , non significa ripudiare il secolare flusso della tradizione , e il complesso di beni che questa ha trasmesso all ' epoca nostra . Il socialismo è un virgulto che s ' innesta direttamente al grande albero della tradizione . È ovvio che se così non fosse il socialismo sarebbe fuori della storia , sarebbe un movimento ideologico e romantico privo di significazione e incapace di avvenire realistico . Ed è chiaro perciò che il movimento socialista deve rispettare tutti i contributi che lo spirito umano ha creato , tutti i concetti di virtù , di bene , di eroismo , tutti gl ' istituti etici e sociali ( la famiglia , la patria ) , tutti gli apporti culturali scientifici , artistici , religiosi , che sono il prodotto più elevato della selezione della razza nei secoli . La finalità del socialismo consiste nel trasformare la tecnica della produzione , il meccanismo dei fenomeni economici ; nel creare , per mezzo del movimento sempre più incalzante della classe operaia organizzata , una forma nuova che permetta l ' abolizione della proprietà privata , e del sistema del salario . Il socialismo quindi ha interesse che le posizioni acquisite siano conservate perché esso non significa distruzione capricciosa e insensata del presente , nell ' aspettativa ipotetica di un avvenire anche paradisiaco . E se ciò è , si capisce perché molti dei socialisti siano favorevoli alla guerra presente , che è guerra di difesa e di conservazione di tutte le profonde energie , di tutti i caratteri , di tutti gli elementi più preziosi della nostra civiltà . La Germania e l ' Austria , cioè il popolo tedesco , combattono per assorbire terre straniere , popoli diversi , civiltà lontane . Questa guerra è per i tedeschi una nuova invasione per la conquista e il dominio di mari e di continenti . Se non si crede ciò , tutti gli eventi di cui siamo testimoni non si spiegano più . Perché la guerra ? Predominio commerciale ? E perché per colpire l ' Inghilterra si invade il Belgio e la Francia ? Che la guerra sia per la Germania una guerra offensiva si spiega meglio con ragioni storiche che con ragioni diplomatiche . La Germania voleva i mari , quei mari che la tradizione storica non le ha dato , e per averli vuole sopprimere popoli e civiltà con logica spietata . ma in fondo necessaria . E per credere ciò non v ' è neppure bisogno , amico Leone , di leggere i libri degli imperialisti tedeschi , ma basta far la critica intima delle cose che ci passarono innanzi in questi cinque mesi di tragedia . La guerra a grande stile della Germania , se finita con la vittoria di questa , avrebbe posto questa nazione al dominio del mondo . E ciò per fatale conseguenza dei fatti ... ; direi quasi , anche se i dirigenti della Germania non l ' avessero voluto . La vittoria tedesca avrebbe significato necessariamente l ' annientamento di tutte le forze contrarie d ' Europa . Sarebbe sorta una società nuova : un popolo guerriero padrone di un continente pacifico , un dominio assoluto e tirannico da parte di un popolo che nel suo sogno imperialistico vuole prevalere oltre che sull ' altrui ricchezza sull ' altrui cultura , sull ' altrui civiltà . Questa vittoria tedesca avrebbe sovvertito tutti i programmi di rivoluzione , avrebbe sommerso tutti i socialismi . creato una posizione iniziale profondamente diversa e certamente negatrice di gran parte del nostro essere storico , civile e psicologico . Noi non ci sentiamo di far strazio del patrimonio nostro per tener fede ad una formula socialista che non soddisfa la realtà presente . Vogliamo un socialismo che sia l ' espressione della razza , della volontà , del passato , della civiltà italiana , non quel socialismo qualunque , che potrebbe e non potrebbe nascere in un mondo diverso , plasmato ad immagine del popolo tedesco . E perciò vogliamo la guerra . E perciò è guerra di difesa delle posizioni già conquistate che noi riteniamo fondamentali alla costruzione del nostro futuro . Ed è guerra che per questa sua speciale natura trascende la formula di un regime politico o di una tendenza sociale . Non è guerra democratica , né guerra « dei re » , ma qualcosa di molto più vasto e comprensivo che tutto supera : la questione dell ' essere o del non essere . La realtà politica si svolge nel senso precisamente opposto a quello asserito dai tedescofili - neutralisti d ' Italia : la rivoluzione è certa , immancabile se la guerra non si fa , rivoluzione inevitabile che nascerà non solo dalla volontà dei Fasci d ' azione , ma dal giuoco delle circostanze stesse . Crispi diceva negli ultimi anni della sua vita che la forza della dinastia di Savoia non poteva essere se non nella vittoria , perché nessuna aristocrazia sorregge in Italia la Monarchia . Essa sarà travolta inesorabilmente il giorno in cui il fascino della guerra sia venuto meno . A questo punto noi siamo . O la guerra , e vittoriosa , o i Savoia pagheranno il fio e saranno spazzati da un movimento rivoluzionario sociale e politico . Se l ' Italia scende in campo a compiere il suo dovere verso se stessa ed il suo passato e per difendere le ragioni storiche ed ideali della propria esistenza , tutta una serie di problemi nuovi nasceranno , con gli allargati confini , con la nascente autorità e con la conquista di mercati nuovi , tali da prospettare sotto nuova luce i problemi attuali , e da dirigere in senso netto e sicuro l ' attività rivoluzionaria delle classi operaie . Queste attenderanno la loro ora , svolgendo nell ' autonomia delle loro organizzazioni , la lotta di classe incubatrice della rivoluzione e non si confonderanno nelle brighe politiche . Oggi la frazione più intelligente e libera della classe operaia italiana vuole la guerra perché sente che tale guerra è imprescindibile dalle finalità socialiste , è una condizione sine qua non per poter volere il socialismo .
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Non è solo questione di facce , di vendette personali e di arboristeria tra querce e ulivi . La guerra tra Prodi e D ' Alema tocca il Dna della sinistra italiana . E tocca alle radici l ' egemonia del centrosinistra . Non è possibile infatti pensare a un equilibrio perfetto tra le due componenti : ci sarà sempre la prevalenza dell ' una sull ' altra , legittimata da ragioni di forza elettorale o di agibilità politica , di organizzazione di partito o di maggiore presentabilità sociale e internazionale . E non possiamo obiettivamente sentirci europei se pensiamo che , unici in Europa , abbiamo al governo personaggi e partiti che fanno capo ai due principali schieramenti antagonisti in Europa : da una parte i popolari moderati di centro e dall ' altra l ' internazionale socialista e democratica di sinistra . L ' equivoco non può durare in eterno ; con i parametri politici di Maastricht non siamo a posto , abbiamo due piedi in uno Stivale . Ma il problema di fondo è che le due mentalità sinistresi , quella ulivista e quella quercista , sono incompatibili alla radice ; la prima fa perno sulla società civile , la seconda sul Partito ; la prima è virale , mira a contaminare e ungere la società come una macchia oleosa ; la seconda è batterica e mira a egemonizzare la società ; la prima è pacionista , punta cioè sui faccioni di Prodi , Di Pietro , Rutelli , e via dicendo ; la seconda è professionista , e scommette sulla consumata capacità di navigazione degli apparati . E poi , la sinistra nel caso ulivista è una specie di clima , di habitat , che si mescola con cattolicesimo e tecnocrazia . Nel caso quercista è invece una sinistra che si trasforma di volta in volta in cattolicesimo e tecnocrazia . La prima ha come modello il melting pot , la seconda ha come modello il trasformismo . L ' Ulivo è bisessuale ( maschio con Tonino , materno con Romano , ombroso con Cacciari , puer glabro con Rutelli ) , la Quercia è transessuale ( da comunista a democratico di sinistra , da filosovietico a filoamericano , dal Cremlino a Casablanca ) . O , se preferite un paragone alimentare , l ' Ulivo è un passato di verdura , in cui tutti gli ingredienti risultano fusi in un pappone ; la Quercia è un minestrone di verdure in cui galleggiano i pezzi di vecchie provenienze : si distinguono ancora i tranci di rape verdi , patate cattoliche , cavoli udierrini , barbabietole comuniste . A livello internazionale , l ' Ulivo vorrebbe essere più liberal , ma in salsa parrocchiale ; la Quercia vorrebbe essere più socialdemocratica , ma in salsa gramsciana . Cos ' hanno allora in comune le due sinistre ? Un retrogusto ideologico all ' insegna dell ' antifascismo e un giacobismo dolciastro , strisciante . In fondo , quello è l ' unico cemento a cui si richiama disperatamente Walter Veltroni per salvare l ' alleanza e soprattutto la sua biografia personale . Veltroni infatti è diventato un caso umano perché ha la testa nell ' Ulivo ma i piedi nella Quercia ; deve fare gli interessi dalemiani pur avendo le stimmate dell ' Ulivo . E allora punta su questo esile tratto comune giacobino e antifascista , e ogni giorno chiede a Prodi e indirettamente a D ' Alema di sparare sulla destra , di rivolgere le proprie polemiche contro il Nemico . Perché se togli quel collante , l ' odio per l ' Italia di Berlusconi e Fini , non resta nulla . La stessa coalizione di governo va in pezzi e i suoi tronconi schizzano da tutte le parti . Sul piano pratico il punto di unione tra sinistra e sinistra coincide con il punto di maggiore tensione : il potere . È quella , in fondo , l ' unica ragione che unisce una coalizione così eterogenea : se non fossero ministri , sindaci o presidenti , ognuno sparerebbe palate di fango sugli altri alleati . Però il luogo di incontro più morboso è anche il luogo di scontro più feroce . Prendete la lottizzazione : c ' è una guerra civile intestina e clandestina da far spavento . Provate a sentire le redazioni della Rai , i vertici di molti enti , le giunte di molte città : la caccia all ' uomo , la resa dei conti tra bande rivali e il proselitismo door to door prosegue incessante e senza esclusione di colpi bassi . Gli ulivisti si insinuano come testimoni di Geova nelle case dei cattolici . E viceversa , i quercisti li respingono come se fossero una setta satanica . Se vogliamo localizzare il bubbone della guerra civile a sinistra dobbiamo andare a Bologna , eletta capitale da entrambe le sinistre : gli ulivisti perché è la loro città del Vaticano , dove vive il loro papa Romano Prodi , i quercisti perché è la capitale morale dell ' italocomunismo , l ' epicentro dei Ds . Anche storicamente , Bologna è per Prodi la città del suo padre spirituale , Dossetti ; e per D ' Alema la storica Stalingrado del suo partito . Scoppierà dunque la guerra del tortellino . Anche perché , nel frattempo , Bologna la rossa è diventata la città del nord dove si vive peggio , a cominciare dalla sicurezza e dall ' ordine pubblico . E ciò grazie a una sinistra di governo che ha disarmato psicologicamente le forze di polizia . Ottenendo , fra l ' altro , la testa del vicequestore Giovanni Preziosa , trasferito da Bologna , perché reo di usare la mano pesante con la criminalità , ieri con l ' ultrasinistra , oggi con gl ' immigrati irregolari . Insomma Bologna sarà probabilmente la pietra dello sfascio . Non a caso , l ' ultima tempesta tra ulivisti e quercisti è stata scatenata proprio sul fronte di Bologna : capeggiate da Lerner , le truppe ulivastre hanno attaccato l ' approdo di D ' Alema nel programma C ' era un compagno che come me … del mito canoro bolognese più celebre dell ' italocomunismo : Gianni Morandi . Dal presidente della Regione La Forgia al compagno Morandi : Bologna la rossa sarà probabilmente la prima città dove la sinistra consumerà la sua lotta fratricida .
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Milano . L ' apertura a sinistra dei radicali ci ricorda che agosto è , per dedizione e tradizione , il mese di Marco Pannella , il periodo in cui il leader riformatore si prende la rivincita sui giornali , colpevoli durante l ' anno di non occuparsi mai abbastanza delle sue iniziative e della sua persona in particolare . Non che la calura estiva faccia diventare i direttori dei quotidiani più buoni molto più semplicemente mentre gli altri politici si godono le meritate vacanze , Pannella , da geniale comunicatore qual è , ne approfitta e occupa lo spazio per lanciare le sue campagne autunnali e invernali . E i giornali e televisioni , spesso controvoglia , sono costretti a concedergli titoli e pagine . Hanno fatto storia , per esempio , le battaglie radicali per tenere aperto Montecitorio durante le vacanze estive . Dal 76 i presidenti della Camera ( Pietro Ingrao prima , Nilde Jotti , Giorgio Napolitano e Irene Pivetti poi ) hanno dovuto capitolare di fronte alle proverbiali insistenze pannelliane.Tutto questo , però , fino all ' anno scorso . L ' agosto 1996 infatti segna la prima sconfitta ' estiva ' del capo dei Riformatori da almeno vent ' anni . La stagione era già cominciata sotto i peggiori auspici con la chiusura agostana della Camera decisa dal presidente Luciano Violante . Dal 1976 è la prima volta che succede ha tuonato Pannella e guarda caso proprio nella legislatura che non vede presenti i radicali . Ma l ' annus horribilis pannelliano è stato decretato dai propositi secessionisti di Umberto Bossi , dai veti di Fausto Bertinotti e dai disegni proto politici di Antonio Di Pietro . I1 palcoscenico mediatico è stato tutto per loro e Marco si è dovuto accontentare delle briciole : solo trafiletti e redazionali per la sua tradizionale paginetta dattiloscritta.Ha provato , Pannella , a entrare nel dibattito in corso sulle prime pagine , ma gli è andata buca : prima ha offerto a Bossi di marciare insieme lungo il Po , poi ha ricordato che Antonio Di Pietro ha firmato i suoi referendum : niente . Solo il Giornale di Vittorio Feltri ne ha dato puntuale notizia.Eppure il leader radicale si è dato molto da fare anche quest ' estate . In previsione della campagna referendaria d ' autunno , Pannella ha convinto Marta Marzotto ad organizzare una mega raccolta fondi per il movimento dei club che porta il suo nome . A bordo di un motoscafo accompagnato dal Commissario europeo Emma Bonino e con la Marzotto nei panni del navigatore , Pannella ha scandagliato la Costa Smeralda alla ricerca di calette segrete sopra le quali si affacciano le ville dei vip ai quali chiedere un contributo milionario . I risultati non sono stati confortanti né dal punto di vista economico né da quello mediatico , anche perché , nel frattempo , Pannella ha annunciato a Radio Radicale che i suoi club , per statuto , chiuderanno a fine anno . Sottoscrizione straordinaria e annunciata chiusura ordinaria ( indipendente dall ' esito della prima ) vanno di pari passo nei disegni pannelliani di breve scadenza . Ma è sul fronte delle iniziative politiche in senso stretto che Pannella stenta a trovare una soluzione che lo faccia uscire dalla secca in cui si trova . I1 rapporto con il Polo , dopo la denuncia dell ' accordo elettorale miliardario non rispettato , non fila certo liscio . Da qualche settimana i militanti organizzano scioperi della fame , manifestazioni , cartellonate e iniziative varie per indurre i leader del Polo ad incontrare i vertici del Club Pannella , cioè Pannella medesimo . I1 centrodestra però non risponde . Il " dialogo , conflittuale con il Polo " , non solo sta fallendo politicamente ma , per il momento , al movimento pannelliano non ha portato neanche la necessaria visibilità . Rimangono in campo i 20 referendum , che Pannella difenderà con i denti : iniziativa che fin d ' ora costituisce un punto cardinale per chiunque vorrà fare politica di stampo liberale e liberista . Ora invece il leader radicale apre a sinistra , almeno sui temi della politica internazionale . Contemporaneamente , si badi tentativo di dialogo con la destra . Tanto che Radio radicale , senza alcun imbarazzo alterna interviste a politici di sinistra che plaudono alla recente iniziativa , a tormentoni sul dialogo con il Polo . L ' escamotage trovato da Pannella è quello del partito radicale transnazionale , soggetto politico diverso dai ' nazionali ' Club Pannella . È Emma Bonino a motivare l ' appello alla sinistra : ' Mettiamo a disposizione il patrimonio ideale e i temi di politica estera del Pr , tra cui la moratoria sulla pena di morte e il Tribunale per i crimini umanitari . Ci rivolgiamo alla sinistra perché è al governo e la politica estera la fanno i governi ' . Nessun tentativo di inciucio , dunque , ma la consapevolezza che nelle maggiori democrazie occidentali la politica internazionale non è materia esclusiva di un solo degli schieramenti .
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Giulia Maria Crespi organizza un convegno su " Il bello , attualità e futuro di un concetto accantonato " , e su come fare per resuscitarne in Italia il culto , secondo voi , chi invita ? Il vicepresidente del Consiglio e ministro per i beni culturali Walter Veltroni , naturalmente . La settimana scorsa finisce così , per Veltroni , in bellezza . Nulla lasciava presagire , per sé , per il governo , per l ' arte e per la Juventus , una tempesta di metà giugno di così vaste proporzioni . Eppure quella gitarella del 14 maggio a bordo del Cacciamine Termoli , al largo di Civitavecchia , è già materia per esperti di uccelli del malaugurio . Il ministro era andato alla ricerca " dell ' arte sommersa " perché " il mare è una grande cassaforte d ' acqua che custodisce i tesori del tempo " . Veltroni , guardando il mare , si è detto entusiasta della collaborazione con il ministero della Difesa , una collaborazione che implica accordi per la vigilanza , la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti delle opere d ' arte . " Mi sembra bello che si utilizzino le caserme per i musei " , ha detto . Al settimanale Il Mondo , il vice premier denuncia una manovra oscura : " Stanno bloccando in Parlamento la legge sul dilettantismo " . Si riferiva allo sport e alla presenza dei partiti nel Coni : " Ma stiamo scherzando ? - ha detto - tecnici e atleti oggi nelle leghe e nelle federazioni non hanno nemmeno diritto di voto . È giunto il momento che lo sport venga preso in mano anche da chi lo pratica , da chi sa di che cosa si sta parlando " . Subito dopo aggiunge : " In Italia si rischia l ' omologazione dei linguaggi : spesso si dà la notizia di politica come fosse quella di sport o viceversa " . Qualche giorno dopo a proposito del recupero dell ' area di Pompei si esprime così : " È una sfida da vincere in tutti i modi " . " Pompei - ha promesso Veltroni ) - comincia a rinascere , non continua a morire " . E ha aggiunto : " È un ' opera titanica " : a quel punto i napoletani , che a queste cose fanno attenzione , hanno incrociato le dita per una frase facimente associabile con le catastrofi evocate dal film con di Leonardo Di Caprio . Su Pompei Veltroni non vuole fare " demagogia " e si limita quindi a un " si cambia musica " e a un misterioso " si cambia banda " . E anche un richiamo ai giornalisti : " Io - ricorda - sono stato direttore dell ' Unità e ho letto cose terribili ( sic ) su Pompei " , ma oggi " diffondere l ' idea che Pompei è passata da una morte annunciata alla rinascita , significa fare un favore alla verità " . Intanto il 15 giugno si deve occupare anche di politica ( " Non esiste alcuna suggestione di fare elezioni anticipate " ) di occupazione ( " Le regioni del Mezzogiorno si avviano sulla strada di uno sviluppo autosufficiente " ) di Rai ( " Così non va " ) . Ma pregusta già la sfilata sulla Croisette a Cannes e la finale di Coppa dei Campioni ad Amsterdam . Il 16 maggio è l ' ora delle riforme ( " Ci auguriamo vadano a compimento " ) e della giustizia ( " Il ministro Flick fa il ministro della giustizia " ) . Il week - end l ' ha dedicato alla sua passione , il cinema . Le polemiche sulla rivalità tra Nanni Moretti e Roberto Benigni glielo guastano un po ' : " L ' Ulivo non preferisce l ' uno piuttosto che l ' altro - fa sapere il vice premier - sarebbe una follia " . E si augura che la giuria di Cannes assegni la Palma d ' Oro ex - aequo ai due comici . Poi scappa il boss Pasquale Cuntrera , e il vice presidente del governo dichiara : " È inaccettabile per la coscienza civile del paese che un boss possa fuggire " . E mentre l ' opposizione chiede la testa del Guardasigilli e Flick stesso si dimette , Veltroni aggiunge : " Esistono buchi nella normativa " . Con la valigia pronta per Amsterdam ( " In tribuna ci sono tre ministri spagnoli , mi pare doverosa una presenza italiana " ) Rivendica anche di essere una sorta di menagramo per omissione , vocazione confermata dalla partita con il Real . La sua squadra del cuore perde se lui non può vederla : " L ' anno scorso io non c ' ero " . Poi avviene il furto delle opere d ' arte alla Galleria d ' arte moderna di Roma . Veltroni sente il peso delle responsabilità e comunica che rinuncia alla partita : " È un colpo tremendo - dice - Ma ho impegni di governo " . A proposito del furto , si lancia in un ' ardita analisi criminologica per spiegare perché a speso 70 miliardi in sistemi di sicurezza per le opere d ' arte senza collegare gli allarmi di musei e gallerie alle questure ( eppure un critico di livello come lui dovrebbe ricordarsi almeno del film Topkapi ) . " Eravamo preparati ai furti , ma era una rapina con le armi " . Cuntrera è irreperibile , dei quadri non c ' è più traccia e la Coppa si sta volatilizzando . Ma per fortuna per salvarsi l ' anima c ' è sempre la teoria del complotto e l ' evocazione dello spirito di Licio Gelli ( teoria ieri sbeffeggiata dal procuratore capo di Firenze ) : " Sento di nuovo l ' odore delle bombe del '93 " " Se qualcuno pensa che con la sparizione di questi quadri si cerchi di meno Gelli , si sbaglia di grosso " .
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Francesco Saverio Borrelli , il 22 ottobre 1993 sul Venerdì di Repubblica , di sé ha detto : " Sono un mediocre pianista , un pessimo cavaliere , un pessimo alpinista , un dilettante di professione , ma mi piacciono tante cose che non faccio in tempo ad essere professionista in tutto " . Chi è dunque , veramente , il capo della procura di Milano ? Un irreprensibile e incorruttibile uomo di diritto che ha condotto da par suo la rivoluzione italiana o un novello Torquemada che " non incarcera la gente per farla parlare , ma la scarcera dopo che ha parlato " o , forse , un piccolo Vishinskij che si domanda " se in fondo sia proprio così scandaloso chiedersi se lo choc della carcerazione preventiva non abbia prodotto risultati positivi " . Borrelli non poteva che indossare la toga . Figlio e nipote di magistrati ha la vocazione per le aule di giustizia fin da bambino : " Avevo tre o quattro anni , quando dicevo : ' Voglio fare il magistrato ' " , confidò a Enzo Biagi nel maggio del 1992 , poco dopo l ' affaire Chiesa . Una carriera che ha radice nell ' ambiente familiare : il padre , Manlio , è stato il primo presidente della Corte d ' appello di Milano e buon amico di quell ' Oscar Luigi Scalfaro cui Francesco Saverio il primo maggio di tre anni fa si mise a disposizione per un " servizio di complemento " . Borrelli comincia così a respirare l ' aria di Palazzo di giustizia , ma come in questi aspri giorni di polemica contro la classe politica , era solo . Almeno così , lui stesso , ha detto sempre a Biagi : " Non avevo e per lungo tempo non ho avuto amici " . Oggi , così come all ' inizio della carriera , è tornato ad essere solo . Ha ricevuto , è vero , la solidarietà della sua procura , ma gli osservatori attenti non si sono lasciati sfuggire che essa è stata affidata ad Armando Spataro e Ferdinando Pomarici e non per esempio a Gherardo Colombo o Gerardo D ' Ambrosio . Sembrano finiti i tempi d ' oro di Mani pulite , sotto il Palazzo di giustizia di Milano non si convocano più cortei al grido " Borrelli facci sognare " , e chi si azzarda a organizzarne ancora qualcuno non raccoglie che poche decine di manifestanti . Le dichiarazioni dello scorso week end rivolte al leader dell ' opposizione parlamentare Silvio Berlusconi ( " Non posso più polemizzare con un imputato " ) , hanno lasciato il segno anche tra i suoi colleghi . E una buona dose di nervosismo comincia a serpeggiare . Da una parte c ' è il sostituto Edmondo Bruti Liberati che a Repubblica dice : " Saverio ne ha fatta un ' altra delle sue . Non c ' è un progetto , non ci sono dietrologie da fare . Semplicemente , lui è un timido . Se viene preso all ' improvviso , faccia a faccia , il rapporto con i media non lo sa gestire . È da un pezzo che voglio regalargli un libretto americano che spiega come deve comportarsi un magistrato di fronte ai microfoni " ; e dall ' altra c ' è Nando Dalla Chiesa che , pur condividendo i timori di un riequilibrio dei rapporti magistratura - politica a favore di quest ' ultima , sottolinea che lui quella frase su Berlusconi non l ' avrebbe pronunciata . Borrelli , poi , deve incassare gli altolà del Pds ( " Non può comportarsi come un macchinista dei Cobas " ) , i distinguo di Elena Paciotti , presidente dell ' Anm . E anche il preannuncio dell ' azione disciplinare da parte del Guardasigilli , nonostante Giovanni Maria Flick sia un grande amico del pm milanese con il quale condivide la passione per la cacciagione e la polenta consumate insieme nei ristoranti di Courmayeur . L ' unicità delle carriere ha permesso a Francesco Saverio Borrelli di svolgere agli inizi della sua il ruolo di giudice : prima magistrato civile alla sezione fallimentare e in Corte d ' appello , poi penale al Tribunale e in Corte d ' assise . In seguito è passato alla pubblica accusa , come sostituto procuratore . Tiziana Maiolo oggi deputato di Forza Italia , allora era cronista giudiziario a Palazzo di giustizia per il Manifesto e lo ricorda come un uomo in grigio : " Era assolutamente incolore , con nessuna visibilità , molto riservato . Una persona , anche cortese , che nelle sue inchieste teneva un profilo basso " . Insomma un Borrelli diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere in questi cinque anni . Uomo di sinistra , ma non di stretta osservanza Pci , Borrelli fu tra i fondatori , anche se non di primo piano , di Magistratura democratica , la corrente togata più progressista all ' interno del Csm . Anche lì , ricorda chi lo frequentava , stava ai margini e non faceva parte di nessuna delle due anime di Md , non si schierava né con i magistrati più fedeli alla linea del partito comunista né con i garantisti dell ' ala extraparlamentare . L ' essere di sinistra non gli impedì di riconoscere innocenti i carabinieri che travolsero e uccisero , a bordo di un blindato , Giovanni Zibecchi , il militante del Movimento studentesco , che a Milano , in corso Ventidue marzo , si apprestava ad assaltare la vicina sede del Movimento sociale . Chi ha seguito la sua carriera fin dall ' inizio sostiene che in quell ' episodio ci sia il vero Borrelli , la sua cultura giuridica e professionale : praticamente la stessa che ha ispirato gli anni di Mani pulite . La responsabilità dei militari dell ' Arma sembrava pressoché certa , ma la strategia di emergenza , sia politica sia giudiziaria , contro il terrorismo suggeriva una certa cautela . E Borrelli stava molto attento quando affrontava certi temi . Il suo approccio di tipo emergenziale negli anni dell ' antiterrorismo sembra quasi un ' anticipazione , mutatis mutandis , dello svolgimento delle inchieste contro la corruzione . La filosofia , per molti aspetti , è analoga : oggi come allora si deve combattere il fenomeno più che perseguire i singoli reati , e se talvolta si calpestano alcune garanzie non è importante : quello che conta è il risultato finale . L ' inchiesta Mani pulite , poi , agli occhi di Borrelli appare in linea con la " volonté générale " . Nelle interviste che quotidianamente per cinque anni ha rilasciato ai giornali , Borrelli cita sempre la consonanza sua e del suo ufficio con la società civile e l ' opinione pubblica . Il 16 maggio '93 a dice a Panorama di essere stato " un notaio o esecutore di qualcosa che stava succedendo fuori dal Palazzo di giustizia " . L ' inebriante aria dell ' Inchiesta Eppure prima di respirare l ' inebriante aria di consenso intorno a Mani pulite , Borrelli era il ritratto del pubblico ministero poco loquace e molto equilibrato . Del suo passato al tribunale fallimentare , un ambiente che secondo alcuni meriterebbe più attenzione , nessuno ricorda grandi battaglie moralizzatrici . L ' esatto opposto del pubblico accusatore alla Di Pietro " efficace , diretto , aggressivo e chiassoso " , come più tardi lo stesso Borrelli - annota Giancarlo Lehner in " Autobiografia non autorizzata di un inquisitore " - auspica sia il moderno pm . Secondo alcuni , Borrelli avrebbe lasciato Md per ragioni di opportunità . La sponda dei socialisti si sarebbe prestata meglio a un avanzamento di carriera . Alla fine degli anni Ottanta , da sostituto procuratore arriva ad assumere il ruolo di capo della procura di Milano . Ma dal 1988 al 1992 , priva di quel sostegno della gente che arriverà poi , la procura non porta avanti fino in fondo nessuna inchiesta importante contro la politica e l ' amministrazione pubblica . In un forum pubblicato dal Giornale di Indro Montanelli , Borrelli spiega che non c ' era il consenso necessario per aggredire la classe dirigente del paese . Così alcuni filoni , affittopoli e nettezza urbana , vengono abbandonati e non sono affrontati con quello stesso piglio inquisitorio di cui più tardi godrà l ' inchiesta Mani pulite . A un certo punto , su iniziativa di Ilda Boccassini , la procura si concentra sulla Duomo connection , un ' inchiesta tesa a dimostrare le mani della mafia su Palazzo Marino . Le indagini sfiorano Paolo Pillitteri , ma si risolvono nell ' accusa e nella condanna dell ' assessore Attilio Schemmari . Dopo il processo Boccassini sbatte la porta e lascia Milano per Palermo . Poi arriva la stagione delle Mani pulite che Borrelli si trova a gestire grazie all ' irruenza di un suo sostituto , Antonio Di Pietro . A poco a poco , capisce che il clima è cambiato e presta la sua fine mente politica al servizio dell ' inchiesta e ne diventa lo stratega . Borrelli è consapevole che per andare avanti , almeno in un primo momento , deve trovare una sponda su una parte del mondo politico . Pds e Msi lo appoggiano . E chi come Tiziana Parenti rischia di rompere questo legame indiretto finisce per lasciare il pool . Man mano che l ' inchiesta procede , lo scontro con i politici si fa sempre più duro . Quando il ministro della Giustizia Giovanni Conso , il 6 marzo 1993 , presenta la proposta di soluzione politica di Tangentopoli , parte il " non expedit " di Borrelli e il decreto viene affossato . Qui nasce il Borrelli interventista e da allora qualsiasi proposta nasca in Via Arenula , con Alfredo Biondi , Filippo Mancuso o Vincenzo Caianiello , è sempre scontro . Il 20 dicembre '93 , pochi mesi prima delle elezioni che avrebbero portato Berlusconi a Palazzo Chigi , Borrelli rilascia una dichiarazione che suona come un messaggio ai partiti che cominciano a prepararsi per la campagna elettorale : " Chi sa di avere scheletri nell ' armadio , vergogne del passato , apra l ' armadio e si tiri da parte . Tiratevi da parte prima che arriviamo noi , dico io . Quelli che si vogliono candidare , si guardino dentro . Se sono puliti , vadano avanti tranquilli " . Un mese prima delle elezioni viene arrestato il fratello del leader di uno dei due schieramenti , Paolo Berlusconi ; a pochi giorni dal voto partono gli ordini di custodia cautelare per sei manager Publitalia , tra cui Marcello Dell ' Utri . Ma l ' apice viene raggiunto quando Borrelli invia a Berlusconi un preavviso di garanzia a mezzo stampa . Il consenso popolare però non gli manca mai . Il suo vero cruccio è occupare la poltrona di presidente della Corte d ' appello quella che fu del padre , perché Borrelli a differenza di altri non è un magistrato che cerca potere fuori dall ' ordine giudiziario . Nel marzo del '94 sembra sul punto di lasciare la procura , ma quando capisce di non avere i titoli adeguati per l ' incarico , il 13 aprile , affida a Montanelli la promessa che la sua battaglia contro la corruzione continuerà " Resto in trincea , rinuncio alla Corte d ' appello " . Il vicepresidente del Csm , Giovanni Galloni , commenterà : " Macché rinuncia , a quel ruolo lui non può aspirare . Ce ne sono altri prima di lui e gliel ' ho anche spiegato " . I tempi eroici ora sono finiti e l ' appoggio dell ' opinione pubblica non è così acritico come un tempo . E , come se non bastasse , la politica tenta di rialzare la testa dopo anni di sottomissione . " Borrelli ormai è un estremista emarginato - dice Tiziana Maiolo - Elena Paciotti l ' ha spodestato nel ruolo politico di interlocutore della Bicamerale " . E Maiolo non è l ' unica a pensare che le ultime dichiarazioni segnino la fine del Borrelli politico . La Repubblica , solitamente bene informata sul pool , scrive : " Ci si domanda se dietro queste asprezze non ci sia una certa stanchezza , la sua sfiducia nelle prospettive , forse addirittura la ricerca di una uscita di scena in bellezza " .
Sotto l'Ulivo crescono le cicale ( Ricossa Sergio , 1998 )
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Facciamo un atto di fede , prendiamo per buone le statistiche e accettiamo il verdetto : gli italiani stanno perdendo a poco a poco un ' altra loro virtù tradizionale . Stiamo perdendo il senso del risparmio , e non ci stupisce . La mutazione da formiche in cicale è in corso . D ' altronde , diciamo la verità , l ' Italia delle formiche non è mai stata l ' Italia di tutti gli italiani . Era , e in parte è ancora , l ' Italia di un certo ceto agricolo , di una certa borghesia , per cui il risparmio , più che un atto economico , era un atto morale . Risparmiare significava avere fiducia nelle proprie forze e sui propri sacrifici per elevarsi socialmente . Non elevarsi in una generazione per improvvisa fortuna , bensì a piccoli passi , risparmiando un sudatissimo soldo dopo l ' altro , e quindi cercando di mettere al sicuro il gruzzolo , senza esporlo a speculazioni o altre avventure . Formiche erano gli italiani del lavoro duro , della parsimonia , della pazienza . Cicale erano gli italiani " mandolinisti " , spensierati , irresponsabili i quali al futuro non pensavano affatto , tanto " qualche santo provvederà " . E il " santo " era quasi sempre un ' autorità pubblica piccola o grande , dal parroco , che faceva le " raccomandazioni " , al boss politico locale , che le accettava e trovava un " posto " . Talvolta , s ' intende , il santo era laico , magari ateo : un sindacalista , un capo cellula , un lontano parente che si ipotizzava iscritto alla massoneria , un capo bastone . In Italia il sacro e il profano si sono sempre mescolati che è una bellezza . Dunque , nella lotta darwiniana , le formiche non avevano poi grandi probabilità di vincere . E infatti stanno perdendo . La virtù del risparmio segue le sorti della borghesia che la esprimeva . Siamo appena nell ' anno II ( o III ? ) dell ' Era Prodiana , ma sono decenni che le ideologie antiborghesi corrodono il senso del risparmio e si accaniscono contro le formiche . Queste sono state calpestate dal fisco e dall ' inflazione , irrise dal welfare state , avvelenate dai cattivi esempi di una pubblica amministrazione che amministrava da grande " mandolinista " , offese dagli sfacciati e fulminei arricchimenti di gente da nulla eppure furba fino alla turpitudine . Il risparmiatore è anche un " capitalista " , piccolo o grande . E il capitalista , che per Marx era un inevitabile sfruttatore , per i nipotini di Marx è una figura superata se non uccide formiche . Pure lui deve dare la caccia alle formiche , imenotteri un po ' ottusi che non sanno stare al gioco delle " parti sociali " , non capiscono la politica interna , e meno ancora quella internazionale . L ' inizio della costruzione dell ' Unione europea , fra i clamori della propaganda , ha fatto sognare i nostri risparmiatori . Poter contare su una moneta solida , l ' euro ; vedere una Borsa italiana rivitalizzata ; muovere i capitali attraverso le frontiere ; servirsi di novità come i fondi di investimento e fors ' anche i fondi di pensione ; osservare le amate - odiate banche in concorrenza fra loro : cose del genere ci hanno fatto sognare . Ma l ' euro , per ora , c ' è e non c ' è , la Borsa va su e giù come è sempre andata , l ' occhio del fisco passa le frontiere più svelto dei nostri soldi , i fondi di gestione potrebbero gestire più per loro che per noi , le banche abbassano gli interessi che vanno ai risparmiatori più di quelli che si fanno pagare dai debitori . Non sappiamo ciò che ci aspetta al risveglio , quando l ' Italia sarà " europea " nella moneta , ma non nel fisco , non nell ' efficienza dei servizi pubblici in pro dei cittadini , non nel costume sociale che si va affermando . L ' Italia è in Europa il Paese più depresso demograficamente . Non facciamo più figli , pertanto viene a mancare l ' incentivo a risparmiare per i figli . La famiglia , la famiglia borghese soprattutto , si sgretola . Non ci sono più coniugi consorti , non ci sono più mariti e mogli , ma solo compagni e compagne temporanei . Il divorzio è spiccio , ma non abbastanza : meglio convivere , celibe lui , nubile lei , anzi entrambi single . In mancanza di un progetto familiare a lungo termine , che copra più generazioni , il risparmio nel senso classico della parola perde di senso . I socialcomunisti ripetono da lungo tempo di non credere nella famiglia . Ma i cattolici no , dicono di crederci . Il " compromesso storico " , su questo punto , è misterioso , equivoco . Il risparmio è un indicatore della vitalità della famiglia come istituzione sociale . Cala la propensione al risparmio , cala il tono familiare . La propensione al risparmio è l ' indice che misura il fenomeno . E al riguardo c ' è poco da ridere , signor primo ministro Prodi , nostro Mosè , nostra guida verso la terra promessa dell ' euro . Certe virtù , una volta perdute , non si comprano nemmeno con l ' euro .
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E se il Polo , da adesso in avanti , la smettesse di polemizzare contro il " pericolo rosso " , i cosacchi comunisti , postcomunisti , cossuttiani e cossighisti sul sagrato di san Pietro e dicesse , più pacatamente , più semplicemente , che il D ' Alema uno è un governo reazionario e conservatore , che mira a restaurare il vecchio sistema partitocratico e consociativo , dove le differenze si annullano , ciò che conta è durare , le alleanze sono interscambiabili perché tenute insieme dal mastice della convenienza , dall ' attaccatutto di Palazzo ? Non sarebbe meglio se l ' opposizione lasciasse da parte Sturzo ( parce sepulto ) , il centrismo di De Gasperi , il rifarsi ai valori cristiani e moderati e dicesse agli italiani : volete ancora la prima Repubblica , il trionfo dei capicorrente e delle segreterie , il Parlamento ridotto a compravendita di deputati , l ' esecutivo trasformato in lista della spesa di dicasteri da assegnare , un tanto al chilo per non scontentare chi lo tiene in piedi ? Volete un Paese dove le elezioni sono viste come un pericolo , l ' alternanza una iattura , le crisi di governo una questione da risolversi in famiglia ( " cosa nostra " , per capirci ) , perché tutto si aggiusta , basta una new - entry , l ' acquisto di uno " straniero " stufo di stare in panchina in qualche altra strada ? Volete uno Stato dove nulla continui a funzionare ( servizi , sanità , burocrazia ) e dove ogni cosa sia soggetta a lottizzazione , a scambio di favori , terreno di caccia dei partiti al potere ? Volete continuare a votare per dei referendum che saranno poi sempre disattesi , a volere un sistema maggioritario e a ritrovarsi un proporzionale travestito , a chiedere chiarezza nei programmi e nelle alleanze e a ottenere in cambio confusioni e ribaltoni ? Ecco , se volete tutto questo , il gattopardismo applicato alla politica , la finzione del cambiamento perché tutto resti come prima , il mantenere ciò che malgoverno e corruzione hanno generato , allora applaudite pure l ' esperimento di D ' Alema e , quando Oscar vorrà , premiatelo con il voto ( per quello che serve ... ) . Ma se invece siete convinti che occorra una rivoluzione democratica che riscriva i valori fondanti della Costituzione , che assicuri un esecutivo sottratto ai circoli di partito , che garantisca i patti fatti con gli elettori , che porti a compimento quel processo di modernizzazione istituzionale richiesto e disatteso , che ponga mano alla ristrutturazione dell ' apparato sociale , tagliando assistenzialismo e sprechi , che riveda una politica fiscale occhiuta e rapinatrice , allora sappiate che è ciò che noi vogliamo e quando e se ci permetteranno di confrontarci politicamente con voi , questo vi promettiamo . Un compito difficilissimo , che comporta sacrifici , ma l ' unico per dare all ' Italia una dignità e una normalità . Perché , oggi come oggi , non siamo un Paese degno e siamo un Paese anormale . Se l ' opposizione , da adesso in avanti , parlasse così , la posta in gioco e i giocatori intorno al tavolo sarebbero più chiari . Non c ' è una Destra che si contrappone a una Sinistra , con quanto di logoro , di consunto , di mistificatorio , di equivoco due termini si portano dietro . Rimanervi legati significa altresì accettare la guerra delle parole imposte dagli altri , ritrovarsi schierati sul versante della conservazione in un Paese dove non c ' è nulla da conservare , a cantare le virtù del moderatismo ( ma che gusto c ' è , poi , a essere moderati ? Nella vita , sul lavoro , negli affetti , nelle passioni pubbliche e private ? ) , quando invece si tratta di essere smodati , vogliosi di fare , ansiosi di riuscire . No , la battaglia è fra rivoluzionari e reazionari , fra chi vuole cambiare tutto e chi invece intende restaurare ciò che sta andando in pezzi . È quanto gli italiani avevano capito nel '94 , un ' istanza di nuovo persasi per strada . Se si riprovasse , senza perdersi in cossigate , mastellate e buttiglionate che lasciano il tempo che trovano , a percorrere quel cammino ? Sorge il sole canta il gallo / O Berlusconi , rimonta a cavallo ...
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Ogni tanto si fanno scoperte straordinarie . " Una delle novità italiane di fine secolo è che la sinistra ha il cuore freddo " , ha spiegato l ' altro giorno Ezio Mauro su Repubblica . Perciò perde . Sarà , in compenso , nell ' ultimo trentennio almeno , ha avuto il culo al caldo , e questo dovrebbe funzionare , se non altro , da termostato . È curioso . Sembra che da noi la storia piaccia solo se diventa cronaca . Da quando il Pci , divenuto Pds e poi ancora Ds , è forza di governo , si è deciso che quello è stato l ' anno zero a partire dal quale la sinistra ha potuto contare in Italia . Prima era opposizione , e di questo retaggio del passato , stando sempre a Mauro , soffrirebbe ancora : " Meglio sognare , o comunque imprecare , che governare . È troppo grigio , roba per Jospin e Schröder , non per il technicolor italiano " . Ora , è probabile che dal '63 sino all ' altro ieri Mauro sia vissuto all ' estero o sia rimasto nell ' incubatrice , ma è da quella data che il centrosinistra ha preso a governare l ' Italia e via via ha edificato ( si fa per dire ... ) un Paese a sua immagine e somiglianza . Erano destra i socialisti di Nenni o di De Martino , di Giolitti o di Mancini , di Brodolini o di Craxi , i socialdemocratici da Saragat a Ferri , i repubblicani di quell ' Ugo La Malfa che arrivò a teorizzare " l ' ineluttabilità " del compromesso storico ( " Ugo La Malfa è morto e al suo posto c ' è un pazzo che si crede Ugo La Malfa " , chiosò Montanelli dopo questa uscita ) ? Era di destra l ' appoggio comunista ai governi di solidarietà nazionale , erano di destra quelli a guida socialista degli anni '80 , era di destra la sinistra dc ? E visto che si fa un gran parlare , anche Mauro lo f , di " spazi e nuovi valori capaci di supportare la socialdemocrazia di governo " , non sarà forse il caso di ricordare che la socialdemocrazia al governo ce l ' abbiamo già avuta , anche se allora non andava di moda , non era elegante , era , diciamo , merce di scarto , quasi di contrabbando ? Ma , dicono quelli che la sanno lunga , e Mauro , essendo il direttore di Repubblica e il successore di Scalfari naturalmente la sa lunghissima , noi per sinistra intendiamo l ' area comunista , o ex comunista , o pidiessina , o diessina che di si voglia ( quanti cambiamenti di nome per nascondere l ' insostenibile leggerezza del non essere ) . Mica verrete a dirci che è stata un ' area di governo , di potere ? Anche qui , uno non sa più se ridere o mettersi a piangere . Ma come , un partito che faceva e disfaceva giunte , che eleggeva sindaci , che governava regioni , che deteneva il controllo sindacale , condizionava gli esecutivi , non contava nulla , non governava , si trincerava nella " presunta purezza dell ' opposizione " di fronte ai " compromessi della maggioranza " ? Ma come , i comunisti d ' antan ci hanno fatto una testa così sul ruolo e sul peso che avevano nel Paese , sulla " serietà " di un grande partito democratico di massa , " di lotta e di governo " ( ricordate ? ) , che aveva guidato tutte le battaglie per il rinnovamento civile dell ' Italia , senza il cui appoggio non si poteva far nulla , e adesso vogliono farci credere che no , non valeva niente , non ha mai contato niente , era inutile , fuori gioco ... In compenso , aveva il " cuore caldo " , lottava per l ' idea . È curioso come per giustificare il fallimento di un ' idea e di una pratica ci si rifaccia sempre a un fatto ultimo che azzera tutti i precedenti e fa sì che si debba ricominciare da capo . La sinistra oltre ad avere il " cuore freddo " è " stanca " perché dopo " la lunga marcia di 50 anni verso il potere " ( ma dai , ma lascia perdere , ma non insistere ... ) è arrivata al traguardo . " Ha compiuto la sua storia portando alla guida del governo il leader del suo maggior partito , fino a ieri escluso " . Non ha più stimoli , insomma . Per la verità , ancorché governava Prodi si disse lo stesso : c ' era Veltroni come vicepremier , fior di ministri postcomunisti e in più l ' invenzione dell ' Ulivo : era il massimo ( non nel senso di D ' Alema ) , si era inventato un nuovo corso , l ' Ulivo stesso era il superamento e l ' inveramento di quella sinistra " esclusa " . Adesso ci vengono a dire che scherzavano , che è tutto da rifare . Come ai tempi di Bartali ... Invece di discettare di " cuori freddi " , la sinistra nel suo complesso dovrebbe cominciare a riflettere sulla sua incapacità a porsi come soggetto nuovo , di cambiamento di fronte all ' elettorato . Se facesse un salutare esame di coscienza capirebbe come questa ansia di potere per il potere , che la porta ai peggiori contorsionismi e alle più incredibili alleanze , non fa altro che logorarla e smontarla di significato . Se volesse veramente rafforzare i fili che la legano a una parte della società italiana dovrebbe cominciare a interrogarsi sul significato della parola Sinistra , sul senso che essa ha , sulla storia che essa ha rappresentato . Invece di correre dietro le tombe dei " compagni di strada " cattolici , o dietro al voto delle suore e agli apprezzamenti per il Papa , dovrebbe cercare di capire che cosa dal punto di vista sociale dei ceti meno abbienti , dei problemi che l ' immigrazione porta con sé , del mercato del lavoro che cambia si chiede a una forza che dovrebbe modificare l ' Italia . Se no , più che un " cuore freddo " si dovrà dire che ha un " cuore matto " . E il rischio , e glielo diciamo da avversari leali , è l ' infarto politico .