StampaQuotidiana ,
Teoricamente
la
battaglia
antineutralista
è
stravinta
.
Quando
Claudio
Treves
avvocato
della
neutralità
deve
deprecare
l
'
atteggiamento
di
quei
socialisti
che
aborrano
tutte
le
guerre
e
scrivere
:
«
Come
si
sarebbe
inteso
che
la
Repubblica
di
Francia
non
si
fosse
difesa
contro
la
coalizione
dei
re
,
serrando
dei
sanculotti
l
'
epiche
colonne
?
Se
il
socialismo
è
contro
tutte
le
guerre
è
altresì
per
tutte
le
libertà
che
si
difendono
contro
tutte
le
tirannidi
»
;
quando
dico
,
egli
deve
fare
questa
confessione
,
è
lecito
dedurne
che
l
'
avversione
a
quella
che
ancora
si
chiama
la
guerra
aggressiva
d
'
Italia
non
è
sentita
,
né
socialisticamente
lecita
ed
onesta
,
giacché
una
guerra
appunto
per
la
libertà
contro
tutte
le
tirannidi
è
quella
che
noi
chiediamo
.
E
allorché
Filippo
Turati
scrive
che
in
un
caso
solo
l
'
astensione
assoluta
e
irrevocabile
si
potrebbe
impunemente
proclamare
,
quando
non
si
avesse
la
menoma
forza
militare
,
non
resta
ai
neutralisti
che
trincerarsi
dietro
i
luoghi
comuni
dei
cacciatori
o
difensori
di
medagliette
o
farsi
forti
e
belli
di
una
preziosa
confessione
del
priore
della
confraternita
social
-
pacefondaia
,
di
Giovanni
Zibordi
,
che
ebbe
l
'
onestà
di
svelare
lo
stato
d
'
animo
suo
e
dei
suoi
compagni
scrivendo
nella
Critica
Sociale
:
«
Noi
non
rivoluzionari
,
non
credenti
alle
quaterne
delle
catastrofi
e
all
'
utilità
delle
macerie
per
fondarvi
sopra
quel
grande
edificio
rivoluzionario
che
sarà
il
socialismo
,
noi
vi
combattiamo
sul
serio
e
possiamo
combattere
sinceramente
e
coerentemente
la
guerra
!
La
guerra
come
la
sommossa
,
come
la
convulsione
,
la
guerra
delle
nazioni
come
la
rissa
delle
classi
»
.
Alla
buon
'
ora
!
Ma
se
può
ben
dirsi
stravinta
la
polemica
teorica
coi
neutralisti
assoluti
e
relativi
.
siamo
noi
in
condizioni
di
sperare
che
vinceremo
praticamente
?
Non
lo
credo
.
Il
Governo
è
ancora
fermo
nel
suo
proposito
di
mantenersi
neutrale
e
se
uscirà
dalla
neutralità
lo
farà
all
'
ultimo
momento
d
'
accordo
colla
Germania
.
Sarà
così
riserbato
all
Italia
il
compito
onorifico
di
spogliare
un
cadavere
e
di
salvare
la
nazione
che
ha
voluta
questa
guerra
e
che
solamente
se
definitivamente
sconfitta
,
cesserà
di
essere
una
permanente
minaccia
per
la
pace
europea
.
Pessimismo
?
Purtroppo
c
'
è
dietro
di
noi
una
storia
che
non
dobbiamo
dimenticare
,
c
'
è
un
trentennio
di
servile
politica
germanofila
che
né
il
Governo
né
il
re
sono
disposti
a
rinnegare
.
Come
nel
1866
la
monarchia
volle
la
rovina
e
il
disonore
d
'
Italia
a
Custoza
ed
a
Lissa
per
far
piacere
a
Napoleone
III
che
temeva
la
definitiva
sconfitta
dell
'
Austria
dalla
quale
sarebbe
uscita
più
forte
la
Prussia
,
così
oggi
non
può
sembrare
impossibile
che
la
monarchia
si
prepari
ad
intervenire
nella
guerra
all
'
ultima
ora
tacitamente
d
'
accordo
colla
Germania
,
contro
un
'
Austria
stremata
.
Pare
che
fra
i
compiti
di
Bülow
vi
sia
anche
questo
.
Che
cosa
sono
disposti
a
fare
gli
italiani
per
evitare
al
paese
una
tale
sciagura
,
un
tanto
disonore
?
Ormai
l
'
ora
nostra
sta
passando
.
Fra
un
mese
sarà
già
troppo
tardi
.
Noi
chiedevano
la
guerra
perché
il
nostro
internazionalismo
ci
suggeriva
di
correre
a
difesa
del
Belgio
martoriato
,
della
Francia
aggredita
.
Volevamo
la
guerra
perché
eravamo
e
siamo
convinti
che
la
Germania
non
debba
assolutamente
uscire
vittoriosa
dalla
guerra
e
sentirsi
perciò
incoraggiata
nel
suo
programma
d
'
aggressione
e
d
'
imperialismo
.
Perché
fra
Parigi
cervello
della
rivoluzione
e
Berlino
cervello
del
militarismo
e
del
monarchismo
non
potevamo
rimanere
indifferenti
.
Perché
ci
pareva
giunta
alfine
l
'
ora
di
risolvere
il
problema
nazionale
d
'
Italia
ponendo
fine
agli
irredentismi
permanenti
centri
di
infezione
e
di
infatuazione
militarista
.
Perché
infine
vedevamo
in
questa
guerra
più
che
un
conflitto
di
popoli
,
il
conflitto
di
due
differenti
civiltà
,
vedevamo
a
distanza
di
cento
anni
ripetersi
l
'
aggressione
della
nuova
santa
alleanza
alla
democrazia
sociale
.
Ma
una
guerra
di
vivi
e
di
forti
chiedevamo
,
non
una
guerra
di
notturni
predoni
:
una
guerra
che
avesse
fatta
dell
'
Italia
una
nazione
,
una
volontà
,
una
forza
a
servizio
della
libertà
,
della
giustizia
,
del
diritto
.
Ed
invece
?
Invece
ci
si
pasce
di
frasi
.
Ci
si
trastulla
col
sacro
egoismo
,
colle
sacre
aspirazioni
,
colle
sacrosante
rivendicazioni
.
Invece
non
si
denuncia
il
trattato
della
Triplice
,
non
voluta
mai
dal
popolo
,
tollerata
fino
a
cinque
mesi
fa
,
maledetta
ora
da
tutti
gli
italiani
,
amata
e
difesa
però
dal
re
,
dal
governo
,
dai
clericali
,
dai
conservatori
che
vedono
in
essa
l
'
ancora
della
salvezza
contro
la
minacciante
marea
d
'
una
democrazia
fattiva
ed
onesta
,
ben
diversa
dalla
sporca
democrazia
giolittiana
.
Invece
a
Roma
si
sta
preparando
il
mercato
della
neutralità
che
dovrà
avvilirci
all
'
interno
ed
all
'
estero
.
Crede
forse
il
Governo
di
potere
impunemente
tradire
le
aspirazioni
d
'
Italia
?
Spera
di
potere
in
combutta
coi
socialisti
e
coi
preti
soffocare
la
volontà
del
paese
?
È
tempo
di
dimostrargli
che
s
'
illude
.
È
tempo
di
passare
dal
pensiero
all
'
azione
.
Abbiamo
abbastanza
meditato
:
troppo
ammonito
.
Cieco
chi
non
vede
:
sordo
chi
non
ode
.
Guai
all
'
Italia
se
lascierà
mercanteggiare
la
sua
dignità
!
Guai
al
popolo
se
non
insorgerà
contro
i
mestatori
ed
i
traditori
!
Non
si
culli
nella
speranza
del
minor
sacrificio
.
La
guerra
non
finisce
sui
campi
di
battaglia
.
Essa
rinnoverà
moralmente
e
politicamente
l
'
Europa
.
Al
Congresso
europeo
che
seguirà
alla
guerra
guai
a
chi
non
avrà
degli
amici
!
Ricordino
gli
italiani
il
1878
.
Ora
un
altro
ben
peggiore
1878
ci
prepara
la
monarchia
che
finirà
per
farci
nemica
tutta
l
'
Europa
.
Aver
dei
nemici
non
è
pericoloso
se
dall
'
altro
lato
vi
sono
degli
amici
.
Pericoloso
è
essere
soli
fra
i
lupi
.
Vigili
il
popolo
.
A
Roma
fra
il
Quirinale
,
il
Vaticano
,
la
Villa
Malta
si
tendono
le
fila
d
'
una
trama
che
sarà
se
non
sventata
a
tempo
la
nostra
bara
.
E
non
si
risorge
da
una
bara
sulla
quale
non
è
permesso
che
un
epitaffio
:
Manco
alle
leggi
della
onestà
e
della
dignità
nazionale
ed
internazionale
.
StampaQuotidiana ,
Internet
cresce
globalmente
sia
in
estensione
(
nuove
connessioni
)
che
in
quantità
di
servizi
offerti
.
Questo
trend
lascia
pensare
che
ormai
l
'
unico
limite
all
'
espansione
di
internet
sia
il
livello
di
sviluppo
di
un
paese
.
In
quelli
ricchi
e
che
lo
stanno
diventando
ci
si
attende
entro
non
più
di
cinque
anni
una
sorta
di
saturazione
delle
connessioni
.
Ciò
significa
che
in
un
periodo
di
tempo
relativamente
breve
e
definito
più
di
1/5
della
popolazione
mondiale
sarà
connesso
.
E
ciò
giustifica
il
rapido
ed
accelerato
sviluppo
di
nuove
offerte
di
servizi
in
rete
,
dalle
operazioni
finanziarie
on
line
allo
shopping
elettronico
.
In
sintesi
,
lo
scenario
internet
appare
determinato
da
una
tendenza
di
grande
crescita
senza
problemi
.
Ma
questi
non
si
percepiscono
per
eccesso
di
euforia
o
perché
veramente
non
ci
sono
?
In
generale
,
la
crescita
delle
connessioni
non
appare
a
rischio
di
rallentamenti
.
L
'
uso
di
internet
è
considerato
un
emblema
di
modernità
.
Quindi
,
anche
se
uno
non
ha
alcuna
necessità
di
navigare
per
motivi
professionali
,
sente
comunque
una
pressione
ambientale
a
spendere
il
necessario
per
diventare
internauta
.
Anche
qualora
la
moda
finisse
,
comunque
l
'
esperienza
di
praticare
internet
fa
capire
subito
ad
un
utente
che
può
avere
accesso
ad
informazioni
rilevanti
a
bassissimo
costo
.
Dalle
news
in
tempo
reale
fino
alle
caratteristiche
tecniche
dell
'
ultimo
modello
di
telefonino
in
arrivo
.
E
comunque
il
solo
servizio
di
posta
elettronica
è
sufficiente
a
giustificare
la
spesa
della
connessione
.
Che
,
volendo
,
può
essere
ridotta
fino
a
zero
da
contratti
innovativi
tra
gestori
delle
vie
di
telecomunicazione
e
aziende
che
operano
su
internet
.
Ma
se
gli
utenti
si
limiteranno
a
praticarla
per
lo
più
solo
per
servizi
di
messaggeria
o
di
informazione
di
tipo
giornalistico
o
pubblicitario
questa
difficilmente
si
trasformerà
in
un
nuovo
mercato
elettronico
di
massa
.
Che
è
il
cuore
dell
'
interesse
economico
per
internet
ed
il
motivo
che
regge
i
tanti
investimenti
in
atto
.
Il
dubbio
è
che
la
rete
tecnica
,
con
i
suoi
servizi
informativi
di
base
,
si
espanda
prima
e
di
più
della
capacità
e
volontà
degli
utenti
di
vederla
come
luogo
dove
compiere
transazioni
commerciali
.
Perché
?
C
'
è
un
grande
salto
psicologico
tra
il
semplice
cliccare
per
trovare
qualche
informazione
e
il
valutare
un
oggetto
presentato
in
una
vetrina
virtuale
ed
acquistarlo
.
Alcuni
pensano
che
le
internet
-
vendite
possano
godere
dell
'
effetto
supermarket
.
Tanta
merce
esposta
aumenta
la
propensione
a
comprarla
anche
senza
che
ve
ne
sia
un
vero
bisogno
.
Inoltre
molti
utenti
possono
essere
progressivamente
educati
allo
shopping
elettronico
portandoli
ad
eseguire
azioni
sempre
più
complesse
a
partire
da
quelle
semplici
.
Forse
sarà
così
.
Tuttavia
lo
scenario
più
probabile
è
che
il
commercio
via
internet
resti
a
lungo
limitato
a
piccoli
gruppi
di
utenti
specializzati
e
che
non
decolli
come
mercato
di
massa
.
Per
esempio
,
uno
che
ne
capisce
in
fatto
di
computer
e
sa
installarselo
da
solo
si
connette
con
Dell
e
lo
ordina
on
line
.
Così
facendo
risparmia
anche
il
50%
.
Ma
questo
avviene
in
America
dove
la
cultura
tecnica
è
diffusa
a
livello
di
massa
ed
il
sistema
delle
infrastrutture
(
poste
e
trasporti
)
è
efficientissimo
ed
a
basso
costo
.
In
Europa
e
altrove
né
il
sistema
né
la
gente
sono
così
pronti
per
operazioni
di
commercio
diretto
via
rete
.
Il
che
,
intanto
,
rende
utile
avvertire
di
non
usare
il
caso
statunitense
per
proiettare
l
'
espansione
di
questo
settore
sul
piano
mondiale
,
soprattuto
nella
stima
dei
tempi
di
evoluzione
.
Ma
,
più
importante
,
dobbiamo
chiederci
perché
dobbiamo
comprare
una
cosa
via
internet
se
sta
nel
negozio
sotto
casa
?
Via
internet
,
eventualmente
,
ordinerò
più
velocemente
la
spesa
al
negozio
più
vicino
e
non
a
quello
virtuale
.
In
ogni
caso
,
pur
comprando
e
vendendo
azioni
on
line
,
una
cravatta
me
la
vado
a
toccare
prima
di
comprarla
.
Non
è
escluso
che
la
tecnologia
produca
ologrammi
tattili
internettabili
e
risolva
questo
limite
.
Ma
ci
vuole
del
tempo
e
il
realizzarsi
di
alcune
condizioni
ora
non
contemplate
negli
scenari
eccessivamente
euforici
sullo
sviluppo
di
massa
del
mercato
elettronico
.
E
questi
andrebbero
rivisti
.
Non
per
smontare
l
'
ottimismo
,
ma
per
sottolineare
il
punto
dal
quale
dipende
il
decollo
di
un
vero
e
proprio
mercato
elettronico
.
Questo
è
che
internet
deve
diventare
un
luogo
per
nuovi
prodotti
e
non
un
modo
diverso
per
comprare
i
soliti
.
E
ciò
implica
che
non
basta
portare
in
rete
le
televendite
,
ma
bisogna
creare
nuovi
oggetti
basati
sull
'
informazione
visto
che
è
proprio
questa
che
internet
tratta
con
insuperabile
efficienza
.
Per
esempio
non
compro
una
cravatta
on
line
,
ma
certamente
acquisterei
un
servizio
che
mi
permettesse
di
simulare
una
nuova
identità
e
farla
vivere
nella
rete
virtuale
,
ma
con
carta
di
credito
e
conseguenze
tangibili
.
Chiamiamolo
servizio
"zelig.com",
per
scherzare
.
Seriamente
,
lo
sviluppo
di
internet
come
grande
mercato
richiede
un
passaggio
dall
'
ingegneria
delle
reti
a
quella
dei
contenuti
,
ma
non
è
ancora
in
vista
.
StampaQuotidiana ,
L
'
accusa
stolta
che
si
rivolge
più
frequente
a
noi
appartenenti
ai
partiti
sovversivi
ed
alle
frazioni
estreme
,
favorevoli
all
'
intervento
dell
'
Italia
nella
guerra
attuale
,
si
è
che
noi
vogliamo
la
guerra
non
per
l
'
Italia
,
ma
per
...
salvare
la
repubblica
Francese
.
Questa
scempiaggine
è
ripetuta
,
con
la
monotonia
abituale
al
moderatume
neutralista
italiano
,
anche
contro
quella
parte
dei
sovversivi
che
per
la
speciale
ideologia
precedentemente
seguita
sono
antidemocratici
.
Questa
scempiaggine
è
frutto
d
'
ignoranza
,
ma
è
anche
frutto
di
malafede
.
Quei
signori
la
ripetono
al
fine
,
confessato
dal
Barzellotti
,
di
spaventare
il
Governo
e
fargli
credere
che
noi
si
voglia
la
guerra
per
facilitare
una
pronta
ed
immediata
rivoluzione
politica
.
Tale
stupida
menzogna
per
quanto
detta
e
sostenuta
da
persone
che
la
leggerezza
degli
italiani
chiama
nientemeno
che
storici
(
per
es
.
un
certo
signor
Curatulo
!
)
contrasta
oltre
che
col
buon
senso
con
la
più
evidente
realtà
storica
e
con
le
più
facili
previsioni
politiche
.
I
sovversivi
non
possono
volere
attraverso
la
guerra
la
rivoluzione
per
una
ragione
molto
semplice
:
che
la
guerra
esclude
nel
tempo
e
pel
fatto
che
esiste
ogni
rivoluzione
,
polarizza
in
un
fine
unico
tutte
le
attività
del
paese
e
tronca
perciò
tutti
i
dissidi
interni
.
Dopo
la
guerra
,
il
nuovo
assetto
può
essere
più
o
meno
favorevole
ad
una
rivoluzione
,
ed
i
socialisti
ed
i
sindacalisti
italiani
agiscono
appunto
alla
creazione
di
tale
assetto
favorevole
alla
rivoluzione
socialista
cioè
allo
sviluppo
libero
e
organico
del
movimento
operaio
.
I
socialisti
sono
favorevoli
alla
guerra
per
un
'
altra
ragione
meno
semplice
,
ma
del
pari
teoricamente
fondata
.
L
'
esser
socialista
,
l
'
accettare
cioè
una
certa
concezione
storica
della
società
odierna
,
e
il
contribuire
a
favorirla
,
non
significa
ripudiare
il
secolare
flusso
della
tradizione
,
e
il
complesso
di
beni
che
questa
ha
trasmesso
all
'
epoca
nostra
.
Il
socialismo
è
un
virgulto
che
s
'
innesta
direttamente
al
grande
albero
della
tradizione
.
È
ovvio
che
se
così
non
fosse
il
socialismo
sarebbe
fuori
della
storia
,
sarebbe
un
movimento
ideologico
e
romantico
privo
di
significazione
e
incapace
di
avvenire
realistico
.
Ed
è
chiaro
perciò
che
il
movimento
socialista
deve
rispettare
tutti
i
contributi
che
lo
spirito
umano
ha
creato
,
tutti
i
concetti
di
virtù
,
di
bene
,
di
eroismo
,
tutti
gl
'
istituti
etici
e
sociali
(
la
famiglia
,
la
patria
)
,
tutti
gli
apporti
culturali
scientifici
,
artistici
,
religiosi
,
che
sono
il
prodotto
più
elevato
della
selezione
della
razza
nei
secoli
.
La
finalità
del
socialismo
consiste
nel
trasformare
la
tecnica
della
produzione
,
il
meccanismo
dei
fenomeni
economici
;
nel
creare
,
per
mezzo
del
movimento
sempre
più
incalzante
della
classe
operaia
organizzata
,
una
forma
nuova
che
permetta
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
,
e
del
sistema
del
salario
.
Il
socialismo
quindi
ha
interesse
che
le
posizioni
acquisite
siano
conservate
perché
esso
non
significa
distruzione
capricciosa
e
insensata
del
presente
,
nell
'
aspettativa
ipotetica
di
un
avvenire
anche
paradisiaco
.
E
se
ciò
è
,
si
capisce
perché
molti
dei
socialisti
siano
favorevoli
alla
guerra
presente
,
che
è
guerra
di
difesa
e
di
conservazione
di
tutte
le
profonde
energie
,
di
tutti
i
caratteri
,
di
tutti
gli
elementi
più
preziosi
della
nostra
civiltà
.
La
Germania
e
l
'
Austria
,
cioè
il
popolo
tedesco
,
combattono
per
assorbire
terre
straniere
,
popoli
diversi
,
civiltà
lontane
.
Questa
guerra
è
per
i
tedeschi
una
nuova
invasione
per
la
conquista
e
il
dominio
di
mari
e
di
continenti
.
Se
non
si
crede
ciò
,
tutti
gli
eventi
di
cui
siamo
testimoni
non
si
spiegano
più
.
Perché
la
guerra
?
Predominio
commerciale
?
E
perché
per
colpire
l
'
Inghilterra
si
invade
il
Belgio
e
la
Francia
?
Che
la
guerra
sia
per
la
Germania
una
guerra
offensiva
si
spiega
meglio
con
ragioni
storiche
che
con
ragioni
diplomatiche
.
La
Germania
voleva
i
mari
,
quei
mari
che
la
tradizione
storica
non
le
ha
dato
,
e
per
averli
vuole
sopprimere
popoli
e
civiltà
con
logica
spietata
.
ma
in
fondo
necessaria
.
E
per
credere
ciò
non
v
'
è
neppure
bisogno
,
amico
Leone
,
di
leggere
i
libri
degli
imperialisti
tedeschi
,
ma
basta
far
la
critica
intima
delle
cose
che
ci
passarono
innanzi
in
questi
cinque
mesi
di
tragedia
.
La
guerra
a
grande
stile
della
Germania
,
se
finita
con
la
vittoria
di
questa
,
avrebbe
posto
questa
nazione
al
dominio
del
mondo
.
E
ciò
per
fatale
conseguenza
dei
fatti
...
;
direi
quasi
,
anche
se
i
dirigenti
della
Germania
non
l
'
avessero
voluto
.
La
vittoria
tedesca
avrebbe
significato
necessariamente
l
'
annientamento
di
tutte
le
forze
contrarie
d
'
Europa
.
Sarebbe
sorta
una
società
nuova
:
un
popolo
guerriero
padrone
di
un
continente
pacifico
,
un
dominio
assoluto
e
tirannico
da
parte
di
un
popolo
che
nel
suo
sogno
imperialistico
vuole
prevalere
oltre
che
sull
'
altrui
ricchezza
sull
'
altrui
cultura
,
sull
'
altrui
civiltà
.
Questa
vittoria
tedesca
avrebbe
sovvertito
tutti
i
programmi
di
rivoluzione
,
avrebbe
sommerso
tutti
i
socialismi
.
creato
una
posizione
iniziale
profondamente
diversa
e
certamente
negatrice
di
gran
parte
del
nostro
essere
storico
,
civile
e
psicologico
.
Noi
non
ci
sentiamo
di
far
strazio
del
patrimonio
nostro
per
tener
fede
ad
una
formula
socialista
che
non
soddisfa
la
realtà
presente
.
Vogliamo
un
socialismo
che
sia
l
'
espressione
della
razza
,
della
volontà
,
del
passato
,
della
civiltà
italiana
,
non
quel
socialismo
qualunque
,
che
potrebbe
e
non
potrebbe
nascere
in
un
mondo
diverso
,
plasmato
ad
immagine
del
popolo
tedesco
.
E
perciò
vogliamo
la
guerra
.
E
perciò
è
guerra
di
difesa
delle
posizioni
già
conquistate
che
noi
riteniamo
fondamentali
alla
costruzione
del
nostro
futuro
.
Ed
è
guerra
che
per
questa
sua
speciale
natura
trascende
la
formula
di
un
regime
politico
o
di
una
tendenza
sociale
.
Non
è
guerra
democratica
,
né
guerra
«
dei
re
»
,
ma
qualcosa
di
molto
più
vasto
e
comprensivo
che
tutto
supera
:
la
questione
dell
'
essere
o
del
non
essere
.
La
realtà
politica
si
svolge
nel
senso
precisamente
opposto
a
quello
asserito
dai
tedescofili
-
neutralisti
d
'
Italia
:
la
rivoluzione
è
certa
,
immancabile
se
la
guerra
non
si
fa
,
rivoluzione
inevitabile
che
nascerà
non
solo
dalla
volontà
dei
Fasci
d
'
azione
,
ma
dal
giuoco
delle
circostanze
stesse
.
Crispi
diceva
negli
ultimi
anni
della
sua
vita
che
la
forza
della
dinastia
di
Savoia
non
poteva
essere
se
non
nella
vittoria
,
perché
nessuna
aristocrazia
sorregge
in
Italia
la
Monarchia
.
Essa
sarà
travolta
inesorabilmente
il
giorno
in
cui
il
fascino
della
guerra
sia
venuto
meno
.
A
questo
punto
noi
siamo
.
O
la
guerra
,
e
vittoriosa
,
o
i
Savoia
pagheranno
il
fio
e
saranno
spazzati
da
un
movimento
rivoluzionario
sociale
e
politico
.
Se
l
'
Italia
scende
in
campo
a
compiere
il
suo
dovere
verso
se
stessa
ed
il
suo
passato
e
per
difendere
le
ragioni
storiche
ed
ideali
della
propria
esistenza
,
tutta
una
serie
di
problemi
nuovi
nasceranno
,
con
gli
allargati
confini
,
con
la
nascente
autorità
e
con
la
conquista
di
mercati
nuovi
,
tali
da
prospettare
sotto
nuova
luce
i
problemi
attuali
,
e
da
dirigere
in
senso
netto
e
sicuro
l
'
attività
rivoluzionaria
delle
classi
operaie
.
Queste
attenderanno
la
loro
ora
,
svolgendo
nell
'
autonomia
delle
loro
organizzazioni
,
la
lotta
di
classe
incubatrice
della
rivoluzione
e
non
si
confonderanno
nelle
brighe
politiche
.
Oggi
la
frazione
più
intelligente
e
libera
della
classe
operaia
italiana
vuole
la
guerra
perché
sente
che
tale
guerra
è
imprescindibile
dalle
finalità
socialiste
,
è
una
condizione
sine
qua
non
per
poter
volere
il
socialismo
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
solo
questione
di
facce
,
di
vendette
personali
e
di
arboristeria
tra
querce
e
ulivi
.
La
guerra
tra
Prodi
e
D
'
Alema
tocca
il
Dna
della
sinistra
italiana
.
E
tocca
alle
radici
l
'
egemonia
del
centrosinistra
.
Non
è
possibile
infatti
pensare
a
un
equilibrio
perfetto
tra
le
due
componenti
:
ci
sarà
sempre
la
prevalenza
dell
'
una
sull
'
altra
,
legittimata
da
ragioni
di
forza
elettorale
o
di
agibilità
politica
,
di
organizzazione
di
partito
o
di
maggiore
presentabilità
sociale
e
internazionale
.
E
non
possiamo
obiettivamente
sentirci
europei
se
pensiamo
che
,
unici
in
Europa
,
abbiamo
al
governo
personaggi
e
partiti
che
fanno
capo
ai
due
principali
schieramenti
antagonisti
in
Europa
:
da
una
parte
i
popolari
moderati
di
centro
e
dall
'
altra
l
'
internazionale
socialista
e
democratica
di
sinistra
.
L
'
equivoco
non
può
durare
in
eterno
;
con
i
parametri
politici
di
Maastricht
non
siamo
a
posto
,
abbiamo
due
piedi
in
uno
Stivale
.
Ma
il
problema
di
fondo
è
che
le
due
mentalità
sinistresi
,
quella
ulivista
e
quella
quercista
,
sono
incompatibili
alla
radice
;
la
prima
fa
perno
sulla
società
civile
,
la
seconda
sul
Partito
;
la
prima
è
virale
,
mira
a
contaminare
e
ungere
la
società
come
una
macchia
oleosa
;
la
seconda
è
batterica
e
mira
a
egemonizzare
la
società
;
la
prima
è
pacionista
,
punta
cioè
sui
faccioni
di
Prodi
,
Di
Pietro
,
Rutelli
,
e
via
dicendo
;
la
seconda
è
professionista
,
e
scommette
sulla
consumata
capacità
di
navigazione
degli
apparati
.
E
poi
,
la
sinistra
nel
caso
ulivista
è
una
specie
di
clima
,
di
habitat
,
che
si
mescola
con
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
Nel
caso
quercista
è
invece
una
sinistra
che
si
trasforma
di
volta
in
volta
in
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
La
prima
ha
come
modello
il
melting
pot
,
la
seconda
ha
come
modello
il
trasformismo
.
L
'
Ulivo
è
bisessuale
(
maschio
con
Tonino
,
materno
con
Romano
,
ombroso
con
Cacciari
,
puer
glabro
con
Rutelli
)
,
la
Quercia
è
transessuale
(
da
comunista
a
democratico
di
sinistra
,
da
filosovietico
a
filoamericano
,
dal
Cremlino
a
Casablanca
)
.
O
,
se
preferite
un
paragone
alimentare
,
l
'
Ulivo
è
un
passato
di
verdura
,
in
cui
tutti
gli
ingredienti
risultano
fusi
in
un
pappone
;
la
Quercia
è
un
minestrone
di
verdure
in
cui
galleggiano
i
pezzi
di
vecchie
provenienze
:
si
distinguono
ancora
i
tranci
di
rape
verdi
,
patate
cattoliche
,
cavoli
udierrini
,
barbabietole
comuniste
.
A
livello
internazionale
,
l
'
Ulivo
vorrebbe
essere
più
liberal
,
ma
in
salsa
parrocchiale
;
la
Quercia
vorrebbe
essere
più
socialdemocratica
,
ma
in
salsa
gramsciana
.
Cos
'
hanno
allora
in
comune
le
due
sinistre
?
Un
retrogusto
ideologico
all
'
insegna
dell
'
antifascismo
e
un
giacobismo
dolciastro
,
strisciante
.
In
fondo
,
quello
è
l
'
unico
cemento
a
cui
si
richiama
disperatamente
Walter
Veltroni
per
salvare
l
'
alleanza
e
soprattutto
la
sua
biografia
personale
.
Veltroni
infatti
è
diventato
un
caso
umano
perché
ha
la
testa
nell
'
Ulivo
ma
i
piedi
nella
Quercia
;
deve
fare
gli
interessi
dalemiani
pur
avendo
le
stimmate
dell
'
Ulivo
.
E
allora
punta
su
questo
esile
tratto
comune
giacobino
e
antifascista
,
e
ogni
giorno
chiede
a
Prodi
e
indirettamente
a
D
'
Alema
di
sparare
sulla
destra
,
di
rivolgere
le
proprie
polemiche
contro
il
Nemico
.
Perché
se
togli
quel
collante
,
l
'
odio
per
l
'
Italia
di
Berlusconi
e
Fini
,
non
resta
nulla
.
La
stessa
coalizione
di
governo
va
in
pezzi
e
i
suoi
tronconi
schizzano
da
tutte
le
parti
.
Sul
piano
pratico
il
punto
di
unione
tra
sinistra
e
sinistra
coincide
con
il
punto
di
maggiore
tensione
:
il
potere
.
È
quella
,
in
fondo
,
l
'
unica
ragione
che
unisce
una
coalizione
così
eterogenea
:
se
non
fossero
ministri
,
sindaci
o
presidenti
,
ognuno
sparerebbe
palate
di
fango
sugli
altri
alleati
.
Però
il
luogo
di
incontro
più
morboso
è
anche
il
luogo
di
scontro
più
feroce
.
Prendete
la
lottizzazione
:
c
'
è
una
guerra
civile
intestina
e
clandestina
da
far
spavento
.
Provate
a
sentire
le
redazioni
della
Rai
,
i
vertici
di
molti
enti
,
le
giunte
di
molte
città
:
la
caccia
all
'
uomo
,
la
resa
dei
conti
tra
bande
rivali
e
il
proselitismo
door
to
door
prosegue
incessante
e
senza
esclusione
di
colpi
bassi
.
Gli
ulivisti
si
insinuano
come
testimoni
di
Geova
nelle
case
dei
cattolici
.
E
viceversa
,
i
quercisti
li
respingono
come
se
fossero
una
setta
satanica
.
Se
vogliamo
localizzare
il
bubbone
della
guerra
civile
a
sinistra
dobbiamo
andare
a
Bologna
,
eletta
capitale
da
entrambe
le
sinistre
:
gli
ulivisti
perché
è
la
loro
città
del
Vaticano
,
dove
vive
il
loro
papa
Romano
Prodi
,
i
quercisti
perché
è
la
capitale
morale
dell
'
italocomunismo
,
l
'
epicentro
dei
Ds
.
Anche
storicamente
,
Bologna
è
per
Prodi
la
città
del
suo
padre
spirituale
,
Dossetti
;
e
per
D
'
Alema
la
storica
Stalingrado
del
suo
partito
.
Scoppierà
dunque
la
guerra
del
tortellino
.
Anche
perché
,
nel
frattempo
,
Bologna
la
rossa
è
diventata
la
città
del
nord
dove
si
vive
peggio
,
a
cominciare
dalla
sicurezza
e
dall
'
ordine
pubblico
.
E
ciò
grazie
a
una
sinistra
di
governo
che
ha
disarmato
psicologicamente
le
forze
di
polizia
.
Ottenendo
,
fra
l
'
altro
,
la
testa
del
vicequestore
Giovanni
Preziosa
,
trasferito
da
Bologna
,
perché
reo
di
usare
la
mano
pesante
con
la
criminalità
,
ieri
con
l
'
ultrasinistra
,
oggi
con
gl
'
immigrati
irregolari
.
Insomma
Bologna
sarà
probabilmente
la
pietra
dello
sfascio
.
Non
a
caso
,
l
'
ultima
tempesta
tra
ulivisti
e
quercisti
è
stata
scatenata
proprio
sul
fronte
di
Bologna
:
capeggiate
da
Lerner
,
le
truppe
ulivastre
hanno
attaccato
l
'
approdo
di
D
'
Alema
nel
programma
C
'
era
un
compagno
che
come
me
del
mito
canoro
bolognese
più
celebre
dell
'
italocomunismo
:
Gianni
Morandi
.
Dal
presidente
della
Regione
La
Forgia
al
compagno
Morandi
:
Bologna
la
rossa
sarà
probabilmente
la
prima
città
dove
la
sinistra
consumerà
la
sua
lotta
fratricida
.
StampaQuotidiana ,
Milano
.
L
'
apertura
a
sinistra
dei
radicali
ci
ricorda
che
agosto
è
,
per
dedizione
e
tradizione
,
il
mese
di
Marco
Pannella
,
il
periodo
in
cui
il
leader
riformatore
si
prende
la
rivincita
sui
giornali
,
colpevoli
durante
l
'
anno
di
non
occuparsi
mai
abbastanza
delle
sue
iniziative
e
della
sua
persona
in
particolare
.
Non
che
la
calura
estiva
faccia
diventare
i
direttori
dei
quotidiani
più
buoni
molto
più
semplicemente
mentre
gli
altri
politici
si
godono
le
meritate
vacanze
,
Pannella
,
da
geniale
comunicatore
qual
è
,
ne
approfitta
e
occupa
lo
spazio
per
lanciare
le
sue
campagne
autunnali
e
invernali
.
E
i
giornali
e
televisioni
,
spesso
controvoglia
,
sono
costretti
a
concedergli
titoli
e
pagine
.
Hanno
fatto
storia
,
per
esempio
,
le
battaglie
radicali
per
tenere
aperto
Montecitorio
durante
le
vacanze
estive
.
Dal
76
i
presidenti
della
Camera
(
Pietro
Ingrao
prima
,
Nilde
Jotti
,
Giorgio
Napolitano
e
Irene
Pivetti
poi
)
hanno
dovuto
capitolare
di
fronte
alle
proverbiali
insistenze
pannelliane.Tutto
questo
,
però
,
fino
all
'
anno
scorso
.
L
'
agosto
1996
infatti
segna
la
prima
sconfitta
'
estiva
'
del
capo
dei
Riformatori
da
almeno
vent
'
anni
.
La
stagione
era
già
cominciata
sotto
i
peggiori
auspici
con
la
chiusura
agostana
della
Camera
decisa
dal
presidente
Luciano
Violante
.
Dal
1976
è
la
prima
volta
che
succede
ha
tuonato
Pannella
e
guarda
caso
proprio
nella
legislatura
che
non
vede
presenti
i
radicali
.
Ma
l
'
annus
horribilis
pannelliano
è
stato
decretato
dai
propositi
secessionisti
di
Umberto
Bossi
,
dai
veti
di
Fausto
Bertinotti
e
dai
disegni
proto
politici
di
Antonio
Di
Pietro
.
I1
palcoscenico
mediatico
è
stato
tutto
per
loro
e
Marco
si
è
dovuto
accontentare
delle
briciole
:
solo
trafiletti
e
redazionali
per
la
sua
tradizionale
paginetta
dattiloscritta.Ha
provato
,
Pannella
,
a
entrare
nel
dibattito
in
corso
sulle
prime
pagine
,
ma
gli
è
andata
buca
:
prima
ha
offerto
a
Bossi
di
marciare
insieme
lungo
il
Po
,
poi
ha
ricordato
che
Antonio
Di
Pietro
ha
firmato
i
suoi
referendum
:
niente
.
Solo
il
Giornale
di
Vittorio
Feltri
ne
ha
dato
puntuale
notizia.Eppure
il
leader
radicale
si
è
dato
molto
da
fare
anche
quest
'
estate
.
In
previsione
della
campagna
referendaria
d
'
autunno
,
Pannella
ha
convinto
Marta
Marzotto
ad
organizzare
una
mega
raccolta
fondi
per
il
movimento
dei
club
che
porta
il
suo
nome
.
A
bordo
di
un
motoscafo
accompagnato
dal
Commissario
europeo
Emma
Bonino
e
con
la
Marzotto
nei
panni
del
navigatore
,
Pannella
ha
scandagliato
la
Costa
Smeralda
alla
ricerca
di
calette
segrete
sopra
le
quali
si
affacciano
le
ville
dei
vip
ai
quali
chiedere
un
contributo
milionario
.
I
risultati
non
sono
stati
confortanti
né
dal
punto
di
vista
economico
né
da
quello
mediatico
,
anche
perché
,
nel
frattempo
,
Pannella
ha
annunciato
a
Radio
Radicale
che
i
suoi
club
,
per
statuto
,
chiuderanno
a
fine
anno
.
Sottoscrizione
straordinaria
e
annunciata
chiusura
ordinaria
(
indipendente
dall
'
esito
della
prima
)
vanno
di
pari
passo
nei
disegni
pannelliani
di
breve
scadenza
.
Ma
è
sul
fronte
delle
iniziative
politiche
in
senso
stretto
che
Pannella
stenta
a
trovare
una
soluzione
che
lo
faccia
uscire
dalla
secca
in
cui
si
trova
.
I1
rapporto
con
il
Polo
,
dopo
la
denuncia
dell
'
accordo
elettorale
miliardario
non
rispettato
,
non
fila
certo
liscio
.
Da
qualche
settimana
i
militanti
organizzano
scioperi
della
fame
,
manifestazioni
,
cartellonate
e
iniziative
varie
per
indurre
i
leader
del
Polo
ad
incontrare
i
vertici
del
Club
Pannella
,
cioè
Pannella
medesimo
.
I1
centrodestra
però
non
risponde
.
Il
"
dialogo
,
conflittuale
con
il
Polo
"
,
non
solo
sta
fallendo
politicamente
ma
,
per
il
momento
,
al
movimento
pannelliano
non
ha
portato
neanche
la
necessaria
visibilità
.
Rimangono
in
campo
i
20
referendum
,
che
Pannella
difenderà
con
i
denti
:
iniziativa
che
fin
d
'
ora
costituisce
un
punto
cardinale
per
chiunque
vorrà
fare
politica
di
stampo
liberale
e
liberista
.
Ora
invece
il
leader
radicale
apre
a
sinistra
,
almeno
sui
temi
della
politica
internazionale
.
Contemporaneamente
,
si
badi
tentativo
di
dialogo
con
la
destra
.
Tanto
che
Radio
radicale
,
senza
alcun
imbarazzo
alterna
interviste
a
politici
di
sinistra
che
plaudono
alla
recente
iniziativa
,
a
tormentoni
sul
dialogo
con
il
Polo
.
L
'
escamotage
trovato
da
Pannella
è
quello
del
partito
radicale
transnazionale
,
soggetto
politico
diverso
dai
'
nazionali
'
Club
Pannella
.
È
Emma
Bonino
a
motivare
l
'
appello
alla
sinistra
:
'
Mettiamo
a
disposizione
il
patrimonio
ideale
e
i
temi
di
politica
estera
del
Pr
,
tra
cui
la
moratoria
sulla
pena
di
morte
e
il
Tribunale
per
i
crimini
umanitari
.
Ci
rivolgiamo
alla
sinistra
perché
è
al
governo
e
la
politica
estera
la
fanno
i
governi
'
.
Nessun
tentativo
di
inciucio
,
dunque
,
ma
la
consapevolezza
che
nelle
maggiori
democrazie
occidentali
la
politica
internazionale
non
è
materia
esclusiva
di
un
solo
degli
schieramenti
.
StampaQuotidiana ,
Giulia
Maria
Crespi
organizza
un
convegno
su
"
Il
bello
,
attualità
e
futuro
di
un
concetto
accantonato
"
,
e
su
come
fare
per
resuscitarne
in
Italia
il
culto
,
secondo
voi
,
chi
invita
?
Il
vicepresidente
del
Consiglio
e
ministro
per
i
beni
culturali
Walter
Veltroni
,
naturalmente
.
La
settimana
scorsa
finisce
così
,
per
Veltroni
,
in
bellezza
.
Nulla
lasciava
presagire
,
per
sé
,
per
il
governo
,
per
l
'
arte
e
per
la
Juventus
,
una
tempesta
di
metà
giugno
di
così
vaste
proporzioni
.
Eppure
quella
gitarella
del
14
maggio
a
bordo
del
Cacciamine
Termoli
,
al
largo
di
Civitavecchia
,
è
già
materia
per
esperti
di
uccelli
del
malaugurio
.
Il
ministro
era
andato
alla
ricerca
"
dell
'
arte
sommersa
"
perché
"
il
mare
è
una
grande
cassaforte
d
'
acqua
che
custodisce
i
tesori
del
tempo
"
.
Veltroni
,
guardando
il
mare
,
si
è
detto
entusiasta
della
collaborazione
con
il
ministero
della
Difesa
,
una
collaborazione
che
implica
accordi
per
la
vigilanza
,
la
prevenzione
e
la
repressione
dei
traffici
illeciti
delle
opere
d
'
arte
.
"
Mi
sembra
bello
che
si
utilizzino
le
caserme
per
i
musei
"
,
ha
detto
.
Al
settimanale
Il
Mondo
,
il
vice
premier
denuncia
una
manovra
oscura
:
"
Stanno
bloccando
in
Parlamento
la
legge
sul
dilettantismo
"
.
Si
riferiva
allo
sport
e
alla
presenza
dei
partiti
nel
Coni
:
"
Ma
stiamo
scherzando
?
-
ha
detto
-
tecnici
e
atleti
oggi
nelle
leghe
e
nelle
federazioni
non
hanno
nemmeno
diritto
di
voto
.
È
giunto
il
momento
che
lo
sport
venga
preso
in
mano
anche
da
chi
lo
pratica
,
da
chi
sa
di
che
cosa
si
sta
parlando
"
.
Subito
dopo
aggiunge
:
"
In
Italia
si
rischia
l
'
omologazione
dei
linguaggi
:
spesso
si
dà
la
notizia
di
politica
come
fosse
quella
di
sport
o
viceversa
"
.
Qualche
giorno
dopo
a
proposito
del
recupero
dell
'
area
di
Pompei
si
esprime
così
:
"
È
una
sfida
da
vincere
in
tutti
i
modi
"
.
"
Pompei
-
ha
promesso
Veltroni
)
-
comincia
a
rinascere
,
non
continua
a
morire
"
.
E
ha
aggiunto
:
"
È
un
'
opera
titanica
"
:
a
quel
punto
i
napoletani
,
che
a
queste
cose
fanno
attenzione
,
hanno
incrociato
le
dita
per
una
frase
facimente
associabile
con
le
catastrofi
evocate
dal
film
con
di
Leonardo
Di
Caprio
.
Su
Pompei
Veltroni
non
vuole
fare
"
demagogia
"
e
si
limita
quindi
a
un
"
si
cambia
musica
"
e
a
un
misterioso
"
si
cambia
banda
"
.
E
anche
un
richiamo
ai
giornalisti
:
"
Io
-
ricorda
-
sono
stato
direttore
dell
'
Unità
e
ho
letto
cose
terribili
(
sic
)
su
Pompei
"
,
ma
oggi
"
diffondere
l
'
idea
che
Pompei
è
passata
da
una
morte
annunciata
alla
rinascita
,
significa
fare
un
favore
alla
verità
"
.
Intanto
il
15
giugno
si
deve
occupare
anche
di
politica
(
"
Non
esiste
alcuna
suggestione
di
fare
elezioni
anticipate
"
)
di
occupazione
(
"
Le
regioni
del
Mezzogiorno
si
avviano
sulla
strada
di
uno
sviluppo
autosufficiente
"
)
di
Rai
(
"
Così
non
va
"
)
.
Ma
pregusta
già
la
sfilata
sulla
Croisette
a
Cannes
e
la
finale
di
Coppa
dei
Campioni
ad
Amsterdam
.
Il
16
maggio
è
l
'
ora
delle
riforme
(
"
Ci
auguriamo
vadano
a
compimento
"
)
e
della
giustizia
(
"
Il
ministro
Flick
fa
il
ministro
della
giustizia
"
)
.
Il
week
-
end
l
'
ha
dedicato
alla
sua
passione
,
il
cinema
.
Le
polemiche
sulla
rivalità
tra
Nanni
Moretti
e
Roberto
Benigni
glielo
guastano
un
po
'
:
"
L
'
Ulivo
non
preferisce
l
'
uno
piuttosto
che
l
'
altro
-
fa
sapere
il
vice
premier
-
sarebbe
una
follia
"
.
E
si
augura
che
la
giuria
di
Cannes
assegni
la
Palma
d
'
Oro
ex
-
aequo
ai
due
comici
.
Poi
scappa
il
boss
Pasquale
Cuntrera
,
e
il
vice
presidente
del
governo
dichiara
:
"
È
inaccettabile
per
la
coscienza
civile
del
paese
che
un
boss
possa
fuggire
"
.
E
mentre
l
'
opposizione
chiede
la
testa
del
Guardasigilli
e
Flick
stesso
si
dimette
,
Veltroni
aggiunge
:
"
Esistono
buchi
nella
normativa
"
.
Con
la
valigia
pronta
per
Amsterdam
(
"
In
tribuna
ci
sono
tre
ministri
spagnoli
,
mi
pare
doverosa
una
presenza
italiana
"
)
Rivendica
anche
di
essere
una
sorta
di
menagramo
per
omissione
,
vocazione
confermata
dalla
partita
con
il
Real
.
La
sua
squadra
del
cuore
perde
se
lui
non
può
vederla
:
"
L
'
anno
scorso
io
non
c
'
ero
"
.
Poi
avviene
il
furto
delle
opere
d
'
arte
alla
Galleria
d
'
arte
moderna
di
Roma
.
Veltroni
sente
il
peso
delle
responsabilità
e
comunica
che
rinuncia
alla
partita
:
"
È
un
colpo
tremendo
-
dice
-
Ma
ho
impegni
di
governo
"
.
A
proposito
del
furto
,
si
lancia
in
un
'
ardita
analisi
criminologica
per
spiegare
perché
a
speso
70
miliardi
in
sistemi
di
sicurezza
per
le
opere
d
'
arte
senza
collegare
gli
allarmi
di
musei
e
gallerie
alle
questure
(
eppure
un
critico
di
livello
come
lui
dovrebbe
ricordarsi
almeno
del
film
Topkapi
)
.
"
Eravamo
preparati
ai
furti
,
ma
era
una
rapina
con
le
armi
"
.
Cuntrera
è
irreperibile
,
dei
quadri
non
c
'
è
più
traccia
e
la
Coppa
si
sta
volatilizzando
.
Ma
per
fortuna
per
salvarsi
l
'
anima
c
'
è
sempre
la
teoria
del
complotto
e
l
'
evocazione
dello
spirito
di
Licio
Gelli
(
teoria
ieri
sbeffeggiata
dal
procuratore
capo
di
Firenze
)
:
"
Sento
di
nuovo
l
'
odore
delle
bombe
del
'93
"
"
Se
qualcuno
pensa
che
con
la
sparizione
di
questi
quadri
si
cerchi
di
meno
Gelli
,
si
sbaglia
di
grosso
"
.
StampaQuotidiana ,
Francesco
Saverio
Borrelli
,
il
22
ottobre
1993
sul
Venerdì
di
Repubblica
,
di
sé
ha
detto
:
"
Sono
un
mediocre
pianista
,
un
pessimo
cavaliere
,
un
pessimo
alpinista
,
un
dilettante
di
professione
,
ma
mi
piacciono
tante
cose
che
non
faccio
in
tempo
ad
essere
professionista
in
tutto
"
.
Chi
è
dunque
,
veramente
,
il
capo
della
procura
di
Milano
?
Un
irreprensibile
e
incorruttibile
uomo
di
diritto
che
ha
condotto
da
par
suo
la
rivoluzione
italiana
o
un
novello
Torquemada
che
"
non
incarcera
la
gente
per
farla
parlare
,
ma
la
scarcera
dopo
che
ha
parlato
"
o
,
forse
,
un
piccolo
Vishinskij
che
si
domanda
"
se
in
fondo
sia
proprio
così
scandaloso
chiedersi
se
lo
choc
della
carcerazione
preventiva
non
abbia
prodotto
risultati
positivi
"
.
Borrelli
non
poteva
che
indossare
la
toga
.
Figlio
e
nipote
di
magistrati
ha
la
vocazione
per
le
aule
di
giustizia
fin
da
bambino
:
"
Avevo
tre
o
quattro
anni
,
quando
dicevo
:
'
Voglio
fare
il
magistrato
'
"
,
confidò
a
Enzo
Biagi
nel
maggio
del
1992
,
poco
dopo
l
'
affaire
Chiesa
.
Una
carriera
che
ha
radice
nell
'
ambiente
familiare
:
il
padre
,
Manlio
,
è
stato
il
primo
presidente
della
Corte
d
'
appello
di
Milano
e
buon
amico
di
quell
'
Oscar
Luigi
Scalfaro
cui
Francesco
Saverio
il
primo
maggio
di
tre
anni
fa
si
mise
a
disposizione
per
un
"
servizio
di
complemento
"
.
Borrelli
comincia
così
a
respirare
l
'
aria
di
Palazzo
di
giustizia
,
ma
come
in
questi
aspri
giorni
di
polemica
contro
la
classe
politica
,
era
solo
.
Almeno
così
,
lui
stesso
,
ha
detto
sempre
a
Biagi
:
"
Non
avevo
e
per
lungo
tempo
non
ho
avuto
amici
"
.
Oggi
,
così
come
all
'
inizio
della
carriera
,
è
tornato
ad
essere
solo
.
Ha
ricevuto
,
è
vero
,
la
solidarietà
della
sua
procura
,
ma
gli
osservatori
attenti
non
si
sono
lasciati
sfuggire
che
essa
è
stata
affidata
ad
Armando
Spataro
e
Ferdinando
Pomarici
e
non
per
esempio
a
Gherardo
Colombo
o
Gerardo
D
'
Ambrosio
.
Sembrano
finiti
i
tempi
d
'
oro
di
Mani
pulite
,
sotto
il
Palazzo
di
giustizia
di
Milano
non
si
convocano
più
cortei
al
grido
"
Borrelli
facci
sognare
"
,
e
chi
si
azzarda
a
organizzarne
ancora
qualcuno
non
raccoglie
che
poche
decine
di
manifestanti
.
Le
dichiarazioni
dello
scorso
week
end
rivolte
al
leader
dell
'
opposizione
parlamentare
Silvio
Berlusconi
(
"
Non
posso
più
polemizzare
con
un
imputato
"
)
,
hanno
lasciato
il
segno
anche
tra
i
suoi
colleghi
.
E
una
buona
dose
di
nervosismo
comincia
a
serpeggiare
.
Da
una
parte
c
'
è
il
sostituto
Edmondo
Bruti
Liberati
che
a
Repubblica
dice
:
"
Saverio
ne
ha
fatta
un
'
altra
delle
sue
.
Non
c
'
è
un
progetto
,
non
ci
sono
dietrologie
da
fare
.
Semplicemente
,
lui
è
un
timido
.
Se
viene
preso
all
'
improvviso
,
faccia
a
faccia
,
il
rapporto
con
i
media
non
lo
sa
gestire
.
È
da
un
pezzo
che
voglio
regalargli
un
libretto
americano
che
spiega
come
deve
comportarsi
un
magistrato
di
fronte
ai
microfoni
"
;
e
dall
'
altra
c
'
è
Nando
Dalla
Chiesa
che
,
pur
condividendo
i
timori
di
un
riequilibrio
dei
rapporti
magistratura
-
politica
a
favore
di
quest
'
ultima
,
sottolinea
che
lui
quella
frase
su
Berlusconi
non
l
'
avrebbe
pronunciata
.
Borrelli
,
poi
,
deve
incassare
gli
altolà
del
Pds
(
"
Non
può
comportarsi
come
un
macchinista
dei
Cobas
"
)
,
i
distinguo
di
Elena
Paciotti
,
presidente
dell
'
Anm
.
E
anche
il
preannuncio
dell
'
azione
disciplinare
da
parte
del
Guardasigilli
,
nonostante
Giovanni
Maria
Flick
sia
un
grande
amico
del
pm
milanese
con
il
quale
condivide
la
passione
per
la
cacciagione
e
la
polenta
consumate
insieme
nei
ristoranti
di
Courmayeur
.
L
'
unicità
delle
carriere
ha
permesso
a
Francesco
Saverio
Borrelli
di
svolgere
agli
inizi
della
sua
il
ruolo
di
giudice
:
prima
magistrato
civile
alla
sezione
fallimentare
e
in
Corte
d
'
appello
,
poi
penale
al
Tribunale
e
in
Corte
d
'
assise
.
In
seguito
è
passato
alla
pubblica
accusa
,
come
sostituto
procuratore
.
Tiziana
Maiolo
oggi
deputato
di
Forza
Italia
,
allora
era
cronista
giudiziario
a
Palazzo
di
giustizia
per
il
Manifesto
e
lo
ricorda
come
un
uomo
in
grigio
:
"
Era
assolutamente
incolore
,
con
nessuna
visibilità
,
molto
riservato
.
Una
persona
,
anche
cortese
,
che
nelle
sue
inchieste
teneva
un
profilo
basso
"
.
Insomma
un
Borrelli
diverso
da
quello
che
abbiamo
imparato
a
conoscere
in
questi
cinque
anni
.
Uomo
di
sinistra
,
ma
non
di
stretta
osservanza
Pci
,
Borrelli
fu
tra
i
fondatori
,
anche
se
non
di
primo
piano
,
di
Magistratura
democratica
,
la
corrente
togata
più
progressista
all
'
interno
del
Csm
.
Anche
lì
,
ricorda
chi
lo
frequentava
,
stava
ai
margini
e
non
faceva
parte
di
nessuna
delle
due
anime
di
Md
,
non
si
schierava
né
con
i
magistrati
più
fedeli
alla
linea
del
partito
comunista
né
con
i
garantisti
dell
'
ala
extraparlamentare
.
L
'
essere
di
sinistra
non
gli
impedì
di
riconoscere
innocenti
i
carabinieri
che
travolsero
e
uccisero
,
a
bordo
di
un
blindato
,
Giovanni
Zibecchi
,
il
militante
del
Movimento
studentesco
,
che
a
Milano
,
in
corso
Ventidue
marzo
,
si
apprestava
ad
assaltare
la
vicina
sede
del
Movimento
sociale
.
Chi
ha
seguito
la
sua
carriera
fin
dall
'
inizio
sostiene
che
in
quell
'
episodio
ci
sia
il
vero
Borrelli
,
la
sua
cultura
giuridica
e
professionale
:
praticamente
la
stessa
che
ha
ispirato
gli
anni
di
Mani
pulite
.
La
responsabilità
dei
militari
dell
'
Arma
sembrava
pressoché
certa
,
ma
la
strategia
di
emergenza
,
sia
politica
sia
giudiziaria
,
contro
il
terrorismo
suggeriva
una
certa
cautela
.
E
Borrelli
stava
molto
attento
quando
affrontava
certi
temi
.
Il
suo
approccio
di
tipo
emergenziale
negli
anni
dell
'
antiterrorismo
sembra
quasi
un
'
anticipazione
,
mutatis
mutandis
,
dello
svolgimento
delle
inchieste
contro
la
corruzione
.
La
filosofia
,
per
molti
aspetti
,
è
analoga
:
oggi
come
allora
si
deve
combattere
il
fenomeno
più
che
perseguire
i
singoli
reati
,
e
se
talvolta
si
calpestano
alcune
garanzie
non
è
importante
:
quello
che
conta
è
il
risultato
finale
.
L
'
inchiesta
Mani
pulite
,
poi
,
agli
occhi
di
Borrelli
appare
in
linea
con
la
"
volonté
générale
"
.
Nelle
interviste
che
quotidianamente
per
cinque
anni
ha
rilasciato
ai
giornali
,
Borrelli
cita
sempre
la
consonanza
sua
e
del
suo
ufficio
con
la
società
civile
e
l
'
opinione
pubblica
.
Il
16
maggio
'93
a
dice
a
Panorama
di
essere
stato
"
un
notaio
o
esecutore
di
qualcosa
che
stava
succedendo
fuori
dal
Palazzo
di
giustizia
"
.
L
'
inebriante
aria
dell
'
Inchiesta
Eppure
prima
di
respirare
l
'
inebriante
aria
di
consenso
intorno
a
Mani
pulite
,
Borrelli
era
il
ritratto
del
pubblico
ministero
poco
loquace
e
molto
equilibrato
.
Del
suo
passato
al
tribunale
fallimentare
,
un
ambiente
che
secondo
alcuni
meriterebbe
più
attenzione
,
nessuno
ricorda
grandi
battaglie
moralizzatrici
.
L
'
esatto
opposto
del
pubblico
accusatore
alla
Di
Pietro
"
efficace
,
diretto
,
aggressivo
e
chiassoso
"
,
come
più
tardi
lo
stesso
Borrelli
-
annota
Giancarlo
Lehner
in
"
Autobiografia
non
autorizzata
di
un
inquisitore
"
-
auspica
sia
il
moderno
pm
.
Secondo
alcuni
,
Borrelli
avrebbe
lasciato
Md
per
ragioni
di
opportunità
.
La
sponda
dei
socialisti
si
sarebbe
prestata
meglio
a
un
avanzamento
di
carriera
.
Alla
fine
degli
anni
Ottanta
,
da
sostituto
procuratore
arriva
ad
assumere
il
ruolo
di
capo
della
procura
di
Milano
.
Ma
dal
1988
al
1992
,
priva
di
quel
sostegno
della
gente
che
arriverà
poi
,
la
procura
non
porta
avanti
fino
in
fondo
nessuna
inchiesta
importante
contro
la
politica
e
l
'
amministrazione
pubblica
.
In
un
forum
pubblicato
dal
Giornale
di
Indro
Montanelli
,
Borrelli
spiega
che
non
c
'
era
il
consenso
necessario
per
aggredire
la
classe
dirigente
del
paese
.
Così
alcuni
filoni
,
affittopoli
e
nettezza
urbana
,
vengono
abbandonati
e
non
sono
affrontati
con
quello
stesso
piglio
inquisitorio
di
cui
più
tardi
godrà
l
'
inchiesta
Mani
pulite
.
A
un
certo
punto
,
su
iniziativa
di
Ilda
Boccassini
,
la
procura
si
concentra
sulla
Duomo
connection
,
un
'
inchiesta
tesa
a
dimostrare
le
mani
della
mafia
su
Palazzo
Marino
.
Le
indagini
sfiorano
Paolo
Pillitteri
,
ma
si
risolvono
nell
'
accusa
e
nella
condanna
dell
'
assessore
Attilio
Schemmari
.
Dopo
il
processo
Boccassini
sbatte
la
porta
e
lascia
Milano
per
Palermo
.
Poi
arriva
la
stagione
delle
Mani
pulite
che
Borrelli
si
trova
a
gestire
grazie
all
'
irruenza
di
un
suo
sostituto
,
Antonio
Di
Pietro
.
A
poco
a
poco
,
capisce
che
il
clima
è
cambiato
e
presta
la
sua
fine
mente
politica
al
servizio
dell
'
inchiesta
e
ne
diventa
lo
stratega
.
Borrelli
è
consapevole
che
per
andare
avanti
,
almeno
in
un
primo
momento
,
deve
trovare
una
sponda
su
una
parte
del
mondo
politico
.
Pds
e
Msi
lo
appoggiano
.
E
chi
come
Tiziana
Parenti
rischia
di
rompere
questo
legame
indiretto
finisce
per
lasciare
il
pool
.
Man
mano
che
l
'
inchiesta
procede
,
lo
scontro
con
i
politici
si
fa
sempre
più
duro
.
Quando
il
ministro
della
Giustizia
Giovanni
Conso
,
il
6
marzo
1993
,
presenta
la
proposta
di
soluzione
politica
di
Tangentopoli
,
parte
il
"
non
expedit
"
di
Borrelli
e
il
decreto
viene
affossato
.
Qui
nasce
il
Borrelli
interventista
e
da
allora
qualsiasi
proposta
nasca
in
Via
Arenula
,
con
Alfredo
Biondi
,
Filippo
Mancuso
o
Vincenzo
Caianiello
,
è
sempre
scontro
.
Il
20
dicembre
'93
,
pochi
mesi
prima
delle
elezioni
che
avrebbero
portato
Berlusconi
a
Palazzo
Chigi
,
Borrelli
rilascia
una
dichiarazione
che
suona
come
un
messaggio
ai
partiti
che
cominciano
a
prepararsi
per
la
campagna
elettorale
:
"
Chi
sa
di
avere
scheletri
nell
'
armadio
,
vergogne
del
passato
,
apra
l
'
armadio
e
si
tiri
da
parte
.
Tiratevi
da
parte
prima
che
arriviamo
noi
,
dico
io
.
Quelli
che
si
vogliono
candidare
,
si
guardino
dentro
.
Se
sono
puliti
,
vadano
avanti
tranquilli
"
.
Un
mese
prima
delle
elezioni
viene
arrestato
il
fratello
del
leader
di
uno
dei
due
schieramenti
,
Paolo
Berlusconi
;
a
pochi
giorni
dal
voto
partono
gli
ordini
di
custodia
cautelare
per
sei
manager
Publitalia
,
tra
cui
Marcello
Dell
'
Utri
.
Ma
l
'
apice
viene
raggiunto
quando
Borrelli
invia
a
Berlusconi
un
preavviso
di
garanzia
a
mezzo
stampa
.
Il
consenso
popolare
però
non
gli
manca
mai
.
Il
suo
vero
cruccio
è
occupare
la
poltrona
di
presidente
della
Corte
d
'
appello
quella
che
fu
del
padre
,
perché
Borrelli
a
differenza
di
altri
non
è
un
magistrato
che
cerca
potere
fuori
dall
'
ordine
giudiziario
.
Nel
marzo
del
'94
sembra
sul
punto
di
lasciare
la
procura
,
ma
quando
capisce
di
non
avere
i
titoli
adeguati
per
l
'
incarico
,
il
13
aprile
,
affida
a
Montanelli
la
promessa
che
la
sua
battaglia
contro
la
corruzione
continuerà
"
Resto
in
trincea
,
rinuncio
alla
Corte
d
'
appello
"
.
Il
vicepresidente
del
Csm
,
Giovanni
Galloni
,
commenterà
:
"
Macché
rinuncia
,
a
quel
ruolo
lui
non
può
aspirare
.
Ce
ne
sono
altri
prima
di
lui
e
gliel
'
ho
anche
spiegato
"
.
I
tempi
eroici
ora
sono
finiti
e
l
'
appoggio
dell
'
opinione
pubblica
non
è
così
acritico
come
un
tempo
.
E
,
come
se
non
bastasse
,
la
politica
tenta
di
rialzare
la
testa
dopo
anni
di
sottomissione
.
"
Borrelli
ormai
è
un
estremista
emarginato
-
dice
Tiziana
Maiolo
-
Elena
Paciotti
l
'
ha
spodestato
nel
ruolo
politico
di
interlocutore
della
Bicamerale
"
.
E
Maiolo
non
è
l
'
unica
a
pensare
che
le
ultime
dichiarazioni
segnino
la
fine
del
Borrelli
politico
.
La
Repubblica
,
solitamente
bene
informata
sul
pool
,
scrive
:
"
Ci
si
domanda
se
dietro
queste
asprezze
non
ci
sia
una
certa
stanchezza
,
la
sua
sfiducia
nelle
prospettive
,
forse
addirittura
la
ricerca
di
una
uscita
di
scena
in
bellezza
"
.
StampaQuotidiana ,
Facciamo
un
atto
di
fede
,
prendiamo
per
buone
le
statistiche
e
accettiamo
il
verdetto
:
gli
italiani
stanno
perdendo
a
poco
a
poco
un
'
altra
loro
virtù
tradizionale
.
Stiamo
perdendo
il
senso
del
risparmio
,
e
non
ci
stupisce
.
La
mutazione
da
formiche
in
cicale
è
in
corso
.
D
'
altronde
,
diciamo
la
verità
,
l
'
Italia
delle
formiche
non
è
mai
stata
l
'
Italia
di
tutti
gli
italiani
.
Era
,
e
in
parte
è
ancora
,
l
'
Italia
di
un
certo
ceto
agricolo
,
di
una
certa
borghesia
,
per
cui
il
risparmio
,
più
che
un
atto
economico
,
era
un
atto
morale
.
Risparmiare
significava
avere
fiducia
nelle
proprie
forze
e
sui
propri
sacrifici
per
elevarsi
socialmente
.
Non
elevarsi
in
una
generazione
per
improvvisa
fortuna
,
bensì
a
piccoli
passi
,
risparmiando
un
sudatissimo
soldo
dopo
l
'
altro
,
e
quindi
cercando
di
mettere
al
sicuro
il
gruzzolo
,
senza
esporlo
a
speculazioni
o
altre
avventure
.
Formiche
erano
gli
italiani
del
lavoro
duro
,
della
parsimonia
,
della
pazienza
.
Cicale
erano
gli
italiani
"
mandolinisti
"
,
spensierati
,
irresponsabili
i
quali
al
futuro
non
pensavano
affatto
,
tanto
"
qualche
santo
provvederà
"
.
E
il
"
santo
"
era
quasi
sempre
un
'
autorità
pubblica
piccola
o
grande
,
dal
parroco
,
che
faceva
le
"
raccomandazioni
"
,
al
boss
politico
locale
,
che
le
accettava
e
trovava
un
"
posto
"
.
Talvolta
,
s
'
intende
,
il
santo
era
laico
,
magari
ateo
:
un
sindacalista
,
un
capo
cellula
,
un
lontano
parente
che
si
ipotizzava
iscritto
alla
massoneria
,
un
capo
bastone
.
In
Italia
il
sacro
e
il
profano
si
sono
sempre
mescolati
che
è
una
bellezza
.
Dunque
,
nella
lotta
darwiniana
,
le
formiche
non
avevano
poi
grandi
probabilità
di
vincere
.
E
infatti
stanno
perdendo
.
La
virtù
del
risparmio
segue
le
sorti
della
borghesia
che
la
esprimeva
.
Siamo
appena
nell
'
anno
II
(
o
III
?
)
dell
'
Era
Prodiana
,
ma
sono
decenni
che
le
ideologie
antiborghesi
corrodono
il
senso
del
risparmio
e
si
accaniscono
contro
le
formiche
.
Queste
sono
state
calpestate
dal
fisco
e
dall
'
inflazione
,
irrise
dal
welfare
state
,
avvelenate
dai
cattivi
esempi
di
una
pubblica
amministrazione
che
amministrava
da
grande
"
mandolinista
"
,
offese
dagli
sfacciati
e
fulminei
arricchimenti
di
gente
da
nulla
eppure
furba
fino
alla
turpitudine
.
Il
risparmiatore
è
anche
un
"
capitalista
"
,
piccolo
o
grande
.
E
il
capitalista
,
che
per
Marx
era
un
inevitabile
sfruttatore
,
per
i
nipotini
di
Marx
è
una
figura
superata
se
non
uccide
formiche
.
Pure
lui
deve
dare
la
caccia
alle
formiche
,
imenotteri
un
po
'
ottusi
che
non
sanno
stare
al
gioco
delle
"
parti
sociali
"
,
non
capiscono
la
politica
interna
,
e
meno
ancora
quella
internazionale
.
L
'
inizio
della
costruzione
dell
'
Unione
europea
,
fra
i
clamori
della
propaganda
,
ha
fatto
sognare
i
nostri
risparmiatori
.
Poter
contare
su
una
moneta
solida
,
l
'
euro
;
vedere
una
Borsa
italiana
rivitalizzata
;
muovere
i
capitali
attraverso
le
frontiere
;
servirsi
di
novità
come
i
fondi
di
investimento
e
fors
'
anche
i
fondi
di
pensione
;
osservare
le
amate
-
odiate
banche
in
concorrenza
fra
loro
:
cose
del
genere
ci
hanno
fatto
sognare
.
Ma
l
'
euro
,
per
ora
,
c
'
è
e
non
c
'
è
,
la
Borsa
va
su
e
giù
come
è
sempre
andata
,
l
'
occhio
del
fisco
passa
le
frontiere
più
svelto
dei
nostri
soldi
,
i
fondi
di
gestione
potrebbero
gestire
più
per
loro
che
per
noi
,
le
banche
abbassano
gli
interessi
che
vanno
ai
risparmiatori
più
di
quelli
che
si
fanno
pagare
dai
debitori
.
Non
sappiamo
ciò
che
ci
aspetta
al
risveglio
,
quando
l
'
Italia
sarà
"
europea
"
nella
moneta
,
ma
non
nel
fisco
,
non
nell
'
efficienza
dei
servizi
pubblici
in
pro
dei
cittadini
,
non
nel
costume
sociale
che
si
va
affermando
.
L
'
Italia
è
in
Europa
il
Paese
più
depresso
demograficamente
.
Non
facciamo
più
figli
,
pertanto
viene
a
mancare
l
'
incentivo
a
risparmiare
per
i
figli
.
La
famiglia
,
la
famiglia
borghese
soprattutto
,
si
sgretola
.
Non
ci
sono
più
coniugi
consorti
,
non
ci
sono
più
mariti
e
mogli
,
ma
solo
compagni
e
compagne
temporanei
.
Il
divorzio
è
spiccio
,
ma
non
abbastanza
:
meglio
convivere
,
celibe
lui
,
nubile
lei
,
anzi
entrambi
single
.
In
mancanza
di
un
progetto
familiare
a
lungo
termine
,
che
copra
più
generazioni
,
il
risparmio
nel
senso
classico
della
parola
perde
di
senso
.
I
socialcomunisti
ripetono
da
lungo
tempo
di
non
credere
nella
famiglia
.
Ma
i
cattolici
no
,
dicono
di
crederci
.
Il
"
compromesso
storico
"
,
su
questo
punto
,
è
misterioso
,
equivoco
.
Il
risparmio
è
un
indicatore
della
vitalità
della
famiglia
come
istituzione
sociale
.
Cala
la
propensione
al
risparmio
,
cala
il
tono
familiare
.
La
propensione
al
risparmio
è
l
'
indice
che
misura
il
fenomeno
.
E
al
riguardo
c
'
è
poco
da
ridere
,
signor
primo
ministro
Prodi
,
nostro
Mosè
,
nostra
guida
verso
la
terra
promessa
dell
'
euro
.
Certe
virtù
,
una
volta
perdute
,
non
si
comprano
nemmeno
con
l
'
euro
.
StampaQuotidiana ,
E
se
il
Polo
,
da
adesso
in
avanti
,
la
smettesse
di
polemizzare
contro
il
"
pericolo
rosso
"
,
i
cosacchi
comunisti
,
postcomunisti
,
cossuttiani
e
cossighisti
sul
sagrato
di
san
Pietro
e
dicesse
,
più
pacatamente
,
più
semplicemente
,
che
il
D
'
Alema
uno
è
un
governo
reazionario
e
conservatore
,
che
mira
a
restaurare
il
vecchio
sistema
partitocratico
e
consociativo
,
dove
le
differenze
si
annullano
,
ciò
che
conta
è
durare
,
le
alleanze
sono
interscambiabili
perché
tenute
insieme
dal
mastice
della
convenienza
,
dall
'
attaccatutto
di
Palazzo
?
Non
sarebbe
meglio
se
l
'
opposizione
lasciasse
da
parte
Sturzo
(
parce
sepulto
)
,
il
centrismo
di
De
Gasperi
,
il
rifarsi
ai
valori
cristiani
e
moderati
e
dicesse
agli
italiani
:
volete
ancora
la
prima
Repubblica
,
il
trionfo
dei
capicorrente
e
delle
segreterie
,
il
Parlamento
ridotto
a
compravendita
di
deputati
,
l
'
esecutivo
trasformato
in
lista
della
spesa
di
dicasteri
da
assegnare
,
un
tanto
al
chilo
per
non
scontentare
chi
lo
tiene
in
piedi
?
Volete
un
Paese
dove
le
elezioni
sono
viste
come
un
pericolo
,
l
'
alternanza
una
iattura
,
le
crisi
di
governo
una
questione
da
risolversi
in
famiglia
(
"
cosa
nostra
"
,
per
capirci
)
,
perché
tutto
si
aggiusta
,
basta
una
new
-
entry
,
l
'
acquisto
di
uno
"
straniero
"
stufo
di
stare
in
panchina
in
qualche
altra
strada
?
Volete
uno
Stato
dove
nulla
continui
a
funzionare
(
servizi
,
sanità
,
burocrazia
)
e
dove
ogni
cosa
sia
soggetta
a
lottizzazione
,
a
scambio
di
favori
,
terreno
di
caccia
dei
partiti
al
potere
?
Volete
continuare
a
votare
per
dei
referendum
che
saranno
poi
sempre
disattesi
,
a
volere
un
sistema
maggioritario
e
a
ritrovarsi
un
proporzionale
travestito
,
a
chiedere
chiarezza
nei
programmi
e
nelle
alleanze
e
a
ottenere
in
cambio
confusioni
e
ribaltoni
?
Ecco
,
se
volete
tutto
questo
,
il
gattopardismo
applicato
alla
politica
,
la
finzione
del
cambiamento
perché
tutto
resti
come
prima
,
il
mantenere
ciò
che
malgoverno
e
corruzione
hanno
generato
,
allora
applaudite
pure
l
'
esperimento
di
D
'
Alema
e
,
quando
Oscar
vorrà
,
premiatelo
con
il
voto
(
per
quello
che
serve
...
)
.
Ma
se
invece
siete
convinti
che
occorra
una
rivoluzione
democratica
che
riscriva
i
valori
fondanti
della
Costituzione
,
che
assicuri
un
esecutivo
sottratto
ai
circoli
di
partito
,
che
garantisca
i
patti
fatti
con
gli
elettori
,
che
porti
a
compimento
quel
processo
di
modernizzazione
istituzionale
richiesto
e
disatteso
,
che
ponga
mano
alla
ristrutturazione
dell
'
apparato
sociale
,
tagliando
assistenzialismo
e
sprechi
,
che
riveda
una
politica
fiscale
occhiuta
e
rapinatrice
,
allora
sappiate
che
è
ciò
che
noi
vogliamo
e
quando
e
se
ci
permetteranno
di
confrontarci
politicamente
con
voi
,
questo
vi
promettiamo
.
Un
compito
difficilissimo
,
che
comporta
sacrifici
,
ma
l
'
unico
per
dare
all
'
Italia
una
dignità
e
una
normalità
.
Perché
,
oggi
come
oggi
,
non
siamo
un
Paese
degno
e
siamo
un
Paese
anormale
.
Se
l
'
opposizione
,
da
adesso
in
avanti
,
parlasse
così
,
la
posta
in
gioco
e
i
giocatori
intorno
al
tavolo
sarebbero
più
chiari
.
Non
c
'
è
una
Destra
che
si
contrappone
a
una
Sinistra
,
con
quanto
di
logoro
,
di
consunto
,
di
mistificatorio
,
di
equivoco
due
termini
si
portano
dietro
.
Rimanervi
legati
significa
altresì
accettare
la
guerra
delle
parole
imposte
dagli
altri
,
ritrovarsi
schierati
sul
versante
della
conservazione
in
un
Paese
dove
non
c
'
è
nulla
da
conservare
,
a
cantare
le
virtù
del
moderatismo
(
ma
che
gusto
c
'
è
,
poi
,
a
essere
moderati
?
Nella
vita
,
sul
lavoro
,
negli
affetti
,
nelle
passioni
pubbliche
e
private
?
)
,
quando
invece
si
tratta
di
essere
smodati
,
vogliosi
di
fare
,
ansiosi
di
riuscire
.
No
,
la
battaglia
è
fra
rivoluzionari
e
reazionari
,
fra
chi
vuole
cambiare
tutto
e
chi
invece
intende
restaurare
ciò
che
sta
andando
in
pezzi
.
È
quanto
gli
italiani
avevano
capito
nel
'94
,
un
'
istanza
di
nuovo
persasi
per
strada
.
Se
si
riprovasse
,
senza
perdersi
in
cossigate
,
mastellate
e
buttiglionate
che
lasciano
il
tempo
che
trovano
,
a
percorrere
quel
cammino
?
Sorge
il
sole
canta
il
gallo
/
O
Berlusconi
,
rimonta
a
cavallo
...
StampaQuotidiana ,
Ogni
tanto
si
fanno
scoperte
straordinarie
.
"
Una
delle
novità
italiane
di
fine
secolo
è
che
la
sinistra
ha
il
cuore
freddo
"
,
ha
spiegato
l
'
altro
giorno
Ezio
Mauro
su
Repubblica
.
Perciò
perde
.
Sarà
,
in
compenso
,
nell
'
ultimo
trentennio
almeno
,
ha
avuto
il
culo
al
caldo
,
e
questo
dovrebbe
funzionare
,
se
non
altro
,
da
termostato
.
È
curioso
.
Sembra
che
da
noi
la
storia
piaccia
solo
se
diventa
cronaca
.
Da
quando
il
Pci
,
divenuto
Pds
e
poi
ancora
Ds
,
è
forza
di
governo
,
si
è
deciso
che
quello
è
stato
l
'
anno
zero
a
partire
dal
quale
la
sinistra
ha
potuto
contare
in
Italia
.
Prima
era
opposizione
,
e
di
questo
retaggio
del
passato
,
stando
sempre
a
Mauro
,
soffrirebbe
ancora
:
"
Meglio
sognare
,
o
comunque
imprecare
,
che
governare
.
È
troppo
grigio
,
roba
per
Jospin
e
Schröder
,
non
per
il
technicolor
italiano
"
.
Ora
,
è
probabile
che
dal
'63
sino
all
'
altro
ieri
Mauro
sia
vissuto
all
'
estero
o
sia
rimasto
nell
'
incubatrice
,
ma
è
da
quella
data
che
il
centrosinistra
ha
preso
a
governare
l
'
Italia
e
via
via
ha
edificato
(
si
fa
per
dire
...
)
un
Paese
a
sua
immagine
e
somiglianza
.
Erano
destra
i
socialisti
di
Nenni
o
di
De
Martino
,
di
Giolitti
o
di
Mancini
,
di
Brodolini
o
di
Craxi
,
i
socialdemocratici
da
Saragat
a
Ferri
,
i
repubblicani
di
quell
'
Ugo
La
Malfa
che
arrivò
a
teorizzare
"
l
'
ineluttabilità
"
del
compromesso
storico
(
"
Ugo
La
Malfa
è
morto
e
al
suo
posto
c
'
è
un
pazzo
che
si
crede
Ugo
La
Malfa
"
,
chiosò
Montanelli
dopo
questa
uscita
)
?
Era
di
destra
l
'
appoggio
comunista
ai
governi
di
solidarietà
nazionale
,
erano
di
destra
quelli
a
guida
socialista
degli
anni
'80
,
era
di
destra
la
sinistra
dc
?
E
visto
che
si
fa
un
gran
parlare
,
anche
Mauro
lo
f
,
di
"
spazi
e
nuovi
valori
capaci
di
supportare
la
socialdemocrazia
di
governo
"
,
non
sarà
forse
il
caso
di
ricordare
che
la
socialdemocrazia
al
governo
ce
l
'
abbiamo
già
avuta
,
anche
se
allora
non
andava
di
moda
,
non
era
elegante
,
era
,
diciamo
,
merce
di
scarto
,
quasi
di
contrabbando
?
Ma
,
dicono
quelli
che
la
sanno
lunga
,
e
Mauro
,
essendo
il
direttore
di
Repubblica
e
il
successore
di
Scalfari
naturalmente
la
sa
lunghissima
,
noi
per
sinistra
intendiamo
l
'
area
comunista
,
o
ex
comunista
,
o
pidiessina
,
o
diessina
che
di
si
voglia
(
quanti
cambiamenti
di
nome
per
nascondere
l
'
insostenibile
leggerezza
del
non
essere
)
.
Mica
verrete
a
dirci
che
è
stata
un
'
area
di
governo
,
di
potere
?
Anche
qui
,
uno
non
sa
più
se
ridere
o
mettersi
a
piangere
.
Ma
come
,
un
partito
che
faceva
e
disfaceva
giunte
,
che
eleggeva
sindaci
,
che
governava
regioni
,
che
deteneva
il
controllo
sindacale
,
condizionava
gli
esecutivi
,
non
contava
nulla
,
non
governava
,
si
trincerava
nella
"
presunta
purezza
dell
'
opposizione
"
di
fronte
ai
"
compromessi
della
maggioranza
"
?
Ma
come
,
i
comunisti
d
'
antan
ci
hanno
fatto
una
testa
così
sul
ruolo
e
sul
peso
che
avevano
nel
Paese
,
sulla
"
serietà
"
di
un
grande
partito
democratico
di
massa
,
"
di
lotta
e
di
governo
"
(
ricordate
?
)
,
che
aveva
guidato
tutte
le
battaglie
per
il
rinnovamento
civile
dell
'
Italia
,
senza
il
cui
appoggio
non
si
poteva
far
nulla
,
e
adesso
vogliono
farci
credere
che
no
,
non
valeva
niente
,
non
ha
mai
contato
niente
,
era
inutile
,
fuori
gioco
...
In
compenso
,
aveva
il
"
cuore
caldo
"
,
lottava
per
l
'
idea
.
È
curioso
come
per
giustificare
il
fallimento
di
un
'
idea
e
di
una
pratica
ci
si
rifaccia
sempre
a
un
fatto
ultimo
che
azzera
tutti
i
precedenti
e
fa
sì
che
si
debba
ricominciare
da
capo
.
La
sinistra
oltre
ad
avere
il
"
cuore
freddo
"
è
"
stanca
"
perché
dopo
"
la
lunga
marcia
di
50
anni
verso
il
potere
"
(
ma
dai
,
ma
lascia
perdere
,
ma
non
insistere
...
)
è
arrivata
al
traguardo
.
"
Ha
compiuto
la
sua
storia
portando
alla
guida
del
governo
il
leader
del
suo
maggior
partito
,
fino
a
ieri
escluso
"
.
Non
ha
più
stimoli
,
insomma
.
Per
la
verità
,
ancorché
governava
Prodi
si
disse
lo
stesso
:
c
'
era
Veltroni
come
vicepremier
,
fior
di
ministri
postcomunisti
e
in
più
l
'
invenzione
dell
'
Ulivo
:
era
il
massimo
(
non
nel
senso
di
D
'
Alema
)
,
si
era
inventato
un
nuovo
corso
,
l
'
Ulivo
stesso
era
il
superamento
e
l
'
inveramento
di
quella
sinistra
"
esclusa
"
.
Adesso
ci
vengono
a
dire
che
scherzavano
,
che
è
tutto
da
rifare
.
Come
ai
tempi
di
Bartali
...
Invece
di
discettare
di
"
cuori
freddi
"
,
la
sinistra
nel
suo
complesso
dovrebbe
cominciare
a
riflettere
sulla
sua
incapacità
a
porsi
come
soggetto
nuovo
,
di
cambiamento
di
fronte
all
'
elettorato
.
Se
facesse
un
salutare
esame
di
coscienza
capirebbe
come
questa
ansia
di
potere
per
il
potere
,
che
la
porta
ai
peggiori
contorsionismi
e
alle
più
incredibili
alleanze
,
non
fa
altro
che
logorarla
e
smontarla
di
significato
.
Se
volesse
veramente
rafforzare
i
fili
che
la
legano
a
una
parte
della
società
italiana
dovrebbe
cominciare
a
interrogarsi
sul
significato
della
parola
Sinistra
,
sul
senso
che
essa
ha
,
sulla
storia
che
essa
ha
rappresentato
.
Invece
di
correre
dietro
le
tombe
dei
"
compagni
di
strada
"
cattolici
,
o
dietro
al
voto
delle
suore
e
agli
apprezzamenti
per
il
Papa
,
dovrebbe
cercare
di
capire
che
cosa
dal
punto
di
vista
sociale
dei
ceti
meno
abbienti
,
dei
problemi
che
l
'
immigrazione
porta
con
sé
,
del
mercato
del
lavoro
che
cambia
si
chiede
a
una
forza
che
dovrebbe
modificare
l
'
Italia
.
Se
no
,
più
che
un
"
cuore
freddo
"
si
dovrà
dire
che
ha
un
"
cuore
matto
"
.
E
il
rischio
,
e
glielo
diciamo
da
avversari
leali
,
è
l
'
infarto
politico
.