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Elogio funebre della democrazia. ( Veneziani Marcello , 1998 )
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Che cosa resta della democrazia a due passi dal Duemila ? Credo ben poco , a giudicare dal caso francese . Dunque , facciamo due conti . Alle ultime , parziali elezioni in Francia l ' esito è stato il seguente : su cinque francesi due non sono andati a votare , due hanno votato per le forze del centrodestra , uno ha votato a sinistra . Ma alla fine ha vinto la sinistra per la quale ha votato solo un francese su cinque . Nessuno ha niente da dire ? Nessuno . Anzi , quasi tutti titolano complimentosi nei confronti di Jospin , cerimoniosi nei confronti della normalizzazione politica del Paese . Eppure così la democrazia non può andare avanti . Così rischia di spegnersi . É in atto , non solo in Francia , una graduale espropriazione della sovranità popolare . Avevamo messo in conto l ' eventualità di vedere espropriate quote sensibili di sovranità nazionale ; ma adesso mi pare di poter dire che si sta paurosamente restringendo la democrazia . Che cosa accade ? Dunque accadono due cose . La prima è che cresce paurosamente la disaffezione , il disinteresse per la politica ; ma anche la sensazione di non poter mutare gli assetti , di non poter cambiare . Perché ? Ma perché la gente è meno scema di quel che pensano i loro rappresentanti . Si avverte precisa la sensazione che i processi decisionali siano trasferiti altrove , nelle mani dei tecnocrati , delle oligarchie finanziarie , dei grandi fabbricanti d ' opinione . Oggi più di ieri e meno di domani . Si avverte la sensazione dell ' intercambiabilità dei politici . Si avverte la sensazione dell ' intercambiabilità dei programmi politici . Si avverte la sensazione di versare la propria preferenza in un imbuto che poi la trasforma , attraverso alchimie di sistemi elettorali , poteri di veto e di coalizione , in un altro verdetto . Ho sentito giorni fa , in un convegno , illuminati campioni della sinistra arrogarsi il diritto di frenare i verdetti della volontà popolare : se prestiamo ascolto alla maggioranza - dicevano - bocciano Maastricht , vince il nazionalismo , vince la pena di morte , frenano l ' immigrazione . Dunque , teniamoli sotto tutela . E qui si entra nella seconda e più scabrosa ragione della volontà popolare . Dunque , è consentito alla sinistra allearsi con chiunque . Liberali e cattolici , protestanti ed ebrei , industriali e sindacati , potenti e perfino massoni . Ed è soprattutto permesso alla sinistra moderata allearsi con la sinistra radicale , che non esita a definirsi ancora comunista . Al centro o alla destra questo non è consentito . Sono precluse le porte di un ' alleanza a tutto campo , non è possibile godere dell ' appoggio di una classe imprenditoriale senza scatenare la piazza ; non è possibile unirsi alla destra radicale e nazionalista . Non dico nazista . Non dico nemmeno fascista . Ma anche solo nazionalista , tradizionalista o radicale . Prendete il caso francese , ma il discorso è esportabile , anche altrove ( l ' Austria , per restare ai confini ) . Una democrazia compiuta dovrebbe porsi un problema : come costituzionalizzare la destra e la sinistra radicale , come farle entrare nel gioco . Oppure , come escluderle dal gioco . E invece no : in Francia , e non solo in Francia , ai comunisti è consentito persino andare al governo ; con Le Pen non è consentito neanche un patto tecnico di desistenza . Chirac e Giscard sarebbero massacrati dai poteri che contano e dalle fabbriche del consenso . Questa anomalia sta uccidendo la democrazia , sta impedendo l ' alternanza , sta bloccando in una forma di centrosinistra globale l ' assetto di potere . Che tende a divenire assetto di regime e riflettersi nell ' assetto culturale egemone . Ancora una volta l ' alibi sono i fantasmi del passato . Su Le Pen pesa il passato nazista che obbiettivamente nulla ha a che vedere con il Front national . Sul Pc francese non pesa il passato comunista che è invece rivendicato apertamente dal medesimo partito . La stessa operazione agisce in Italia con l ' interdizione del piccolo ma decisivo partitino di Rauti , con le barriere verso intese destrorse con la Lega e perfino - a corrente alternata - con An ; in semilibertà vigilata . Al centrodestra non è possibile sommarsi , vige la logica inesorabile dell ' aut aut . Al centrosinistra invece no , vige la logica dell ' et et . Perciò io dico : attenzione , sta morendo la democrazia , tra astensionismo e veti ideologici di ritorno , sistemi bloccati e alternanze impossibili . Con tutte le giustificate diffidenze maturate da una nobile letteratura elitaria e antidemagogica , tocca oggi al centrodestra rappresentare le ragioni della sovranità popolare .
«Il franco cacciatore» di Weber ( Montale Eugenio , 1955 )
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Charles Baudelaire nei suoi Fiori include anche Weber , appaiandolo , un po ' all ' ingrosso , col Delacroix : sotto un ciclo nel quale passano fanfare « comme un soupir étouffé de Weber » . Strane son queste fanfare che sospirano , e ben poco weberiane ; ma forse qui Weber c ' è entrato perché il poeta aveva bisogno di rimare col vert del cielo . Il Franco cacciatore è del '21 , i Fiori del male escono nel '57 . Poco più di un trentennio era dunque bastato a divulgare la gloria del barone Karl Maria von Weber , e , insieme , l ' equivoco che gravò sempre su di lui in Francia , dove il Freischütz subì esecuzioni - massacro benché si debba al Berlioz la musica dei recitativi , che nell ' intenzione del Weber dovevano essere parlati secondo il carattere del Singspiel tedesco . A questa forma , che è rituale in Germania , è ieri tornato il maestro Carlo Maria Giulini che per l ' occasione ha fatto ritradurre tutti i recitativi : e poiché stavolta i cantanti dovevano recitare in una lingua a essi familiare i risultati sono stati ben più soddisfacenti che nella Carniera . Si è detto che il Franco cacciatore è un ' opera tipicamente germanica e che solo un tedesco può amarla ; e il primo a esprimere questo giudizio fu Richard Wagner che al Weber dell ' Euryanthe deve , per il suo Lohengrin , più di qualcosa . Ma questa opinione , giustificata nel suo tempo , è ora difficilmente sostenibile . Un ' opera che avesse caratteri puramente nazionali sarebbe un ' opera da museo , non un ' opera viva : e in verità , anche senza voler fare un ingeneroso confronto tra Weber e Wagner , il Franco cacciatore ha , nei suoi limiti , una purezza di stile che invano si cercherebbe nelle opere romantiche del primo Wagner . È un frutto singolare , maturato al momento giusto : e poiché in arte non crediamo ai coups de dés , ai terni al lotto , dobbiamo ammettere che il musicista giunto al momento opportuno ( si chiami esso Weber o Bizet ) sia sempre e in ogni caso meritevole della propria fortuna . Karl Maria von Weber era un uomo nato nel Settecento , un tedesco di buona cultura non soltanto musicale , un uomo che a diciassette anni era già direttore del Teatro di Breslavía e che a vent ' anni poteva conversare con uomini come Goethe e Wieland . Se la sua educazione e la sua cultura lo portavano naturalmente a vagheggiare un tipo d ' opera in musica che fosse intensamente nazionale ( e in ciò la sua poetica concordava con quella dei romantici tedeschi ) quel molto di settecentesco che viveva in lui lo portava a mantener viva l ' unità del dramma musicale secondo gli schemi che nel Settecento ( il grande secolo dei musicisti viaggiatori e cosmopoliti ) avevano fruttato indiscutibili capolavori . Il problema generale era ( ed è tuttora ) quello di riempire gli schemi , non di distruggerli ; e il problema specifico di Weber era di trovare un testo , un libretto che gli permettesse di fondere insieme il senso del gotico e quello dell ' intimità familiare ( il gemütlich ) , il dramma feerico e la pastorale , la vivacità della kermesse e la bruma della leggenda . Trovò l ' argomento che gli occorreva nel canovaccio che un certo avvocato Friedrich Kind tolse dal Gespensterbuch di Apel e di Laun ; e su quello , servendosi di non molti temi espressivi e senza rinunciare affatto ai pezzi chiusi , alle arie , ai duetti e ai concertati , gettò la musica dei suoi corni e dei suoi clarinetti , l ' incanto di uno stile robusto e ingenuo , fiabesco e insieme fortemente naturale , che apparenta Weber ( e non so se il raffronto sia stato fatto mai ) con l ' arte di quel francese innamorato della Germania , Gérard de Nerval , di cui proprio due giorni fa ricorreva il centenario della morte . Ne è nata un ' opera che è anche un fatto di cultura , l ' uovo di Colombo del primo romanticismo . Il Freischütz non è opera che possa essere amata e compresa solo dai tedeschi ; ma è opera che richiede da parte dello spettatore non tedesco una certa iniziazione culturale : in difetto di questa ( e senza pretendere che il pubblico di ieri mancasse del viatico necessario ) è certo ch ' essa doveva essere presentata agli odierni spettatori in un quadro particolarmente appropriato . Compito non facile , eppure ieri risolto assai bene da un ' esecuzione che è complessivamente la più proporzionata ed equilibrata che si sia avuta alla Scala nella presente stagione . Non si giunge ai risultati ottenuti ieri da Carlo Maria Giulini senza molto studio e senza una squisita intelligenza e sensibilità . L ' esecuzione della stregonesca scena della Bocca del Lupo , dov ' è raccolto in nuce mezzo secolo di musica romantica ancora non nata , l ' introduzione , le danze , le arie e i concertati e l ' apoteosi finale hanno trovato nel Giulini quella fermezza , quell ' energia e insieme quella misura che solo un concertatore di prim ' ordine e ormai perfettamente maturo per le maggiori prove poteva dare . Sul palcoscenico - ed è fatto poco frequente alla Scala - non un artista che appaia una forza sprecata , un pesce fuor d ' acqua . Agata è Victoria de Los Angeles di cui sarebbe inutile fare l ' elogio dopo il ricordo che ha lasciato fra noi : ha mezzi di grande concertista , senso stilistico perfetto , « attacchi » e modulazione eccezionali . Come attrice non si spreca ma il suo portamento è sempre nobile . Una sorpresa piovuta dal cielo è Eugenia Ratti che in un mese è alla sua terza opera alla Scala : già franca e disinvolta , domina una voce estesa , ferma e brillante che autorizza le migliori speranze . Il tenore Picchi nella difficile parte dell ' ingenuo Max canta con molta quadratura e sicurezza brani che darebbero il mal di mare se eseguiti da artisti più celebri di lui . E il Rossi Lemeni raffigura con forte dizione e perfetta arte scenica la parte del diabolico Kaspar , che gli permette , nella scena della foresta , di ottenere un vero successo personale . Tutti gli altri : l ' Adani , il Montarsolo , il Sordello , lo Zaccaria e lo Zampieri sono pienamente all ' altezza della situazione . La regia di Josef Gielen è di molto effetto ma non ci sarebbe spiaciuto che il nero diavolo Samiel si facesse vedere di più : non abbiamo sentito odor di bruciaticcio nel primo e nell ' ultimo quadro . Vivacemente colorati , troppo a nostro gusto , i bozzetti e i figurini di Nicola Benois . La musica di Weber ha un colore d ' anima , non un colore visivo . E forse non era necessario costruire un autentico otto volante nella Valle dei Lupi . I cori , istruiti da Norberto Mola , hanno cantato assai bene , senza esagerare nelle rustiche intonazioni che sono necessarie in questa partitura . Luci c pirotecnica nell ' infernale scena della fusione del piombo maledetto sono state amministrate con grande effetto . Il pubblico ha applaudito con calore alla fine di ogni quadro e il maestro Giulini , il regista Gielen , il Benois e il maestro Mola sono stati chiamati più volte alla ribalta coi principali interpreti . Applausi a scena aperta alla Los Angeles e alla Ratti , e alla fine un ' ovazione per tutti .
La pena di morte ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
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Credo che per i più l ' abolizione della pena di morte negli Stati Uniti rappresenti una conquista , una vittoria dei lati migliori dell ' uomo . Resto perplesso . Leggo con lo stesso fremito per la millesima volta la scena in cui Otello guarda la fiamma della candela e dice che potrà spegnere e riaccendere quella luce , ma più non potrà ridestare la vita umana che estingua ; avverto ciò che ha di sacro ogni vita . Ho istintivo orrore per l ' aborto , per questo spegnere una vita in embrione . Comprendo anche il soldato che nell ' attacco corpo a corpo preferisce farsi uccidere che compiere il gesto omicida . Non ci sono però limiti a questo istinto , il più alto dell ' uomo , l ' orrore del dare la morte ? Ho sempre avuto vicino a me persone carissime , che asserivano la non resistenza ; vincesse Hitler , ma non la guerra . E qui la ragione cominciava a recalcitrare . Meglio essere uccisi e non invocare la legittima difesa , che uccidere ; perché l ' atto di uccidere ferisce irreparabilmente l ' uomo normale , immette in lui un veleno non più eliminabile . Ma quando la violenza dell ' altro si esaurisce colpendoci : l ' ipotesi romanzesca di quegli che ha giusto sdegno per una ferita al suo onore e crede lavarla sul colpevole , mentre l ' aggredito è innocente ; che però conosce la ragione dell ' attacco , sa che quegli che lo ferisce si riterrà soddisfatto e non nuocerà più ad altri , e , non avendo modo di dimostrare nella violenza dell ' urto la sua innocenza , preferisce perire che ricorrere alla difesa armata . Ma quando la violenza non si arresta a noi , prosegue e si espande ? L ' Europa che alzasse le mani dinanzi ad Hitler non importava solo lo sterminio di ebrei , zingari , altre minoranze etniche ; implicava i nostri figli , i nostri nipoti educati al culto del nazismo . L ' assalitore di banche pronto ad uccidere , dinanzi a cui si alzano le mani , assalirà altre banche ed una volta o l ' altra ucciderà . Ci sono popoli e civiltà che hanno preso ad aborrire la oppressione , la violenza , Stati che hanno abbandonato le loro colonie ; e ce ne sono altri , come il Portogallo , che le difendono accanitamente , senza alcun malessere morale . E sarebbe difficile convincersi che in Africa si sarebbero avute altrettante guerre tribali , altrettante distruzioni di popoli minori , se fosse rimasto il dominio dei bianchi . Sarebbe troppo facile la vita dell ' uomo morale , se i problemi fossero tutti risolubili in termini di certezza ; se fosse sempre dato discernere il bene dal male . Si possono invidiare i credenti di quelle religioni dalle leggi semplici ed inflessibili , che , una volta osservate tali leggi , si sentono liberi da ogni responsabilità , e pur di fronte a paurosi risultati delle loro azioni od omissioni , non sono turbati , poiché si attua la volontà di Dio . Ma non siamo dei loro . Sta poi che l ' annuncio di quell ' abolizione della pena di morte è avvenuto mentre si scaricavano tonnellate di esplosivo sul Vietnam , e guerriglie fermentavano in più luoghi , nell ' Ulster ogni giorno c ' era qualche vittima della secolare avversione tra cattolici e protestanti . Mentre ogni ricorrenza festiva lascia qualche centinaio di vittime stradali , ogni stagione qualche decina per infortuni di caccia , per disgrazie nella pesca subacquea ; e parrebbe assurdo vietare gli sport pericolosi , limitare la velocità delle macchine ; altresì mentre si apprende ogni giorno di suicidi di giovanissimi per futili motivi , e si ha l ' impressione che i giovani amino sempre meno la vita . E confesso che se non solo comprendo , ma sento l ' attrazione , per quegli che dice « no ad uccidere , per nessuna ragione , per nessun sommo bene di domani , per evitare qualsiasi male ; uccidere mai » , non riesco a comprendere chi rifiuta la pena di morte per il delitto più atroce , ma accetta che si uccida perché su un Paese sventoli una bandiera piuttosto che un ' altra , ed altresì perché non si compia un ' assimilazione , non si spenga una lingua . Senonché su ogni altra considerazione domina in me un dubbio : è una pietà la soppressione della pena di morte ? Pietà per chi ? Per il condannato , o per il giudice che pronunciò la sentenza e potrebbe avere una notte d ' incubo la vigilia dell ' esecuzione , mentre ove abbia condannato all ' ergastolo od alla reclusione e lo assalissero dubbi od angosce potrà illudersi pensando che ci si abitua pure al carcere , e c ' è la possibilità dei condoni , delle revisioni , delle evasioni ? Chi non voglia illudere se stesso sa che non ci sono carceri che migliorino l ' uomo , ma dovunque carceri che pervertono ; e si potranno erigere degli edifici con docce , riscaldamento , aria condizionata , da destinare a penitenziari , ma si rarefarà sempre più quel materiale umano , che costantemente scarseggiò , di assistenti ai carcerati che considerassero la loro una missione , e nel detenuto il fratello uomo da sorreggere e riscattare . Questo significava l ' opera di misericordia del « visitare i carcerati » , che gli odierni regolamenti hanno reso irreale . E diradano fino a scomparire quelli che vogliono dedicare la loro vita ad amare e redimere singoli infelici , colpevoli , vecchi , malati , infermi di mente ; tanti giurano di amare l ' umanità , e non potersi dedicare ai singoli ( che è ben più oneroso ) . Non si dà più la scelta che tra la detenzione e la pena di morte ; e temo molto che una detenzione che duri oltre il decennio sia più crudele della pena capitale : così se per il detenuto la prigione sia quel ch ' è la gabbia per certi animali cui non riescono mai a rassegnarsi ( evito di passare sotto il Campidoglio per non vedere quella lupa che passeggia incessantemente su e giù per i tre metri della sua gabbia e che desidererei qualche pietoso uccidesse , se non sapessi che poi l ' imbecillità umana la vorrebbe sostituita ) ; come se invece si adatti , subisca la degradazione umana del trovare accettabile il carcere ed i suoi contatti , non desiderare più la libertà . Nella vita romanzata di Federico Confalonieri della Huch , l ' arcivescovo Gaysruck a Teresa che gli chiede di adoperarsi per la grazia al marito risponde dapprima : « Credete che vi sarà grato se lo seppellirete vivo in carcere , invece che morto in una tomba come si deve ? » . Per questo rimango perplesso di fronte alla soppressione della pena di morte in un Paese da cui vengono le cronache della più efferata delinquenza , e che pure desiderando la pace s ' impegna a fondo nella guerra .
«La Walchiria» di Wagner ( Montale Eugenio , 1955 )
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Fino a una trentina d ' anni fa l ' Italia aveva assimilato Wagner a modo suo : riducendolo , con molti tagli , a proporzioni ragionevoli e rendendolo così eseguibile da ugole italiane , in genere migliori di quelle tedesche ma molto meno resistenti alla fatica . Si era così formata una classe di buoni cantanti wagneriani in lingua italiana , oggi dispersa o dimenticata . È un peccato , perché qualche onesta Brunilde nostrana avrebbe potuto , con un po ' di riposo , trasformarsi in una decente Norma e magari in una accettabile Minnie pucciniana ( se è vero che alla Scala hanno rinunziato quest ' anno alla Fanciulla del West non avendo a disposizione un ' interprete adeguata ) . E i tenori italiani capaci di esser Sigfrido o Walter , oggi che il repertorio moderno impone un estremo eclettismo , avrebbero potuto trovare impiego in altre parti . In ogni modo le cose sono andate come tutti sanno ; e oggi anche in città di provincia italiane è facile che Wagner si dia in tedesco , con artisti tedeschi e in edizioni più o meno integrali , ma sempre di lunga durata . Venuto meno il compromesso che si era formato ( stile press ' a poco tedesco ma voci italiane e un po ' di respiro al pubblico ) , alquanto diradato lo stuolo dei « bidelli del Walhalla » , dei wagneriani intransigenti che si recavano a teatro con la loro brava guida tematica e che trovavano « troppo corto » l ' interminabile duetto fra Ortruda e Telramondo , nel Lohengrin ; sparito o quasi il manipolo dei maniaci che giudicavano il poema dei Nibelunghi come la summa di tutta una tradizione orfico - teosofica dopo la quale a poeti e musicisti non sarebbe restato che il compito d ' incrociar le braccia e tacere per sempre ; resta ancora ai drammi wagneriani della Tetralogia la possibilità di trovare in Italia un pubblico nuovo . È un pubblico composto , in parte , da nemici del melodramma di tipo nostrano , da gente che detesta le stupide parole dei nostri libretti e le inverosimili , indecifrabili trame che Donizetti e Verdi rivestirono di note . A coloro per i quali la sola musica è quella di Bach , a chi crede che il nostro melodramma sia « una barba » , Wagner offre uno strano rimedio che consiste nell ' intensificazione degli assurdi lamentati : una serie di canovacci talmente incomprensibili che non comprendere diventa una condizione favorevole all ' immersione nell ' opera d ' arte . L ' ascoltatore attuale ( italiano ) di Wagner non intende né le parole né i fatti e il suo godimento è in proporzione diretta dell ' assurdità della situazione in cui si vede immerso . Wagner offre situazioni , musica e canto allo stato puro , incandescente : è antologico perché potreste prenderlo a spizzico e ogni sua pagina ha sempre valore di morceau choisi , ma è anche unitario perché il suo segno è uguale dovunque . Per diversi motivi di fronte a Wagner devono arrendersi tanto i sostenitori dell ' arte come totalità ( che spesso vuol dir noia ) quanto i fedeli del « pezzo » , della scintilla , dell ' ispirazione . Furore e pedantesca lentezza , raptus e istrionica ricerca degli effetti sono le componenti del genio wagneriano , un genio riassuntivo che liquida molte possibilità e chiude per sempre molte porte . Dopo di lui i migliori musicisti furono coloro che lottarono tutta la vita per « non fare del Wagner » , magari utilizzando e componendo in nuova sintesi qualche suo spicciolo , qualche suo aspetto secondario . Da Wagner , soprattutto da quello del Tristano , viene gran parte del cromatismo della musica contemporanea , in particolare quello della musica seriale , dei dodici suoni in libertà ( o in nuova servitù ) . Ma Wagner era anche un inventore di formidabili temi , un mistico che tirava al sodo e applicava a colpo sicuro un suo particolare montaggio , con l ' intelligenza un po ' fredda e applicata del grande uomo di teatro e del grande letterato . I suoi successori più o meno diretti ( escluso lo Strauss operista , che un giorno sarà certo rivalutato ) mancano di quel côté bête in difetto del quale è inutile affrontare opere di lunga lena . Ieri sera abbiamo risentito dunque Wagner cantato in tedesco e nella sua integrità , diretto da un maestro come Otto Ackermann che non è un astro di prima grandezza ma possiede l ' autorità necessaria e che in opere simili ( e anche nel genere della musica leggera ) ha sempre dimostrato di sapere il fatto suo ; e abbiamo ascoltato cantanti di valore molto ineguale , ma tutti in possesso di un ottimo stile wagneriano . Che effetto ci farebbero oggi le vecchie esecuzioni di Mascheroni e di Rodolfo Ferrari , del tenore Borgatti e di Teresina Burchi ? È quasi impossibile dirlo . I cantanti italiani sono obbligati , dalla nostra lingua , ai suoni rotondi , impostati , all ' intonazione precisa : qualità che in Wagner , escluso s ' intende il Lohengrin , sono richieste in misura secondaria . Wagner stanca terribilmente le ugole italiane ; ho memoria di un Parsifal in cui tre Gurnemanz dovettero cedere le armi dopo una sola rappresentazione . Wotan e Brunilde parlano e cantano insieme , nelle nostre opere canto e recitativo sono regolati da leggi assai diverse . Martha Moedl ( Brunilde ) è come un motore che abbia incredibili qualità di ripresa : quando sembra stanca e si direbbe che l ' « appoggio » sia caduto , la sua impennata si dispiega ancora e la voce torna a espandersi quasi in modo immateriale . È una grande cantante e una buona Brunilde , anche se non possiamo chiederle la tempestosa , ciclonica vocalità di una Flagstad . Senza troppe finezze ma sonora come una tromba è la voce di Leonie Rysanek ( Siglinde ) ; e in questa esecuzione Siglinde potrebbe essere Brunilde o viceversa . Manca forse il distacco necessario . Bellissima voce , fin troppo dolce ha Grace Hoffmann , soddisfacente Fricka . Hans Hotter è un Wotan potente ed espressivo , di una resistenza eccezionale ; Ludwig Weber , vecchia conoscenza , dà molto carattere alla parte del bieco Hunding . Meno persuasivo è il Siegmund di Wolfgang Windgassen , che pure sopporta bene una parte massacrante . Non tutte egualmente disciplinate le otto Walkirie , signore Mariella Angioletti , Luisa Villa , Elfriede Wild , Veronica Wolfram , Nelde Clavel , Martha Thompson , Hanna Ludwig e , ancora , Grace Hoffmann . L ' allestimento scenico , i bozzetti e i figurini sono quelli , già noti , di Nicola Benois ; la regia è di Mario Frigerio , come sempre misuratissimo e pieno di buon senso . In complesso un ' esecuzione non tutta di prim ' ordine , ma di sicura impronta artistica . Il pubblico - un pubblico , naturalmente , da « tutto esaurito » - l ' ha applaudita a lungo , evocando molte volte alla ribalta i principali interpreti e il maestro Ackermann , la cui ancor bruna zazzera , quando si vedeva emergere dal golfo mistico , non ha avuto un attimo di riposo .
Pene di morte e pene di vita ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
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L ' avere espresso il dubbio che la pena di morte sia meno crudele di una lunghissima detenzione ha indignato , come mi attendevo , una serie di brave persone , che per questa semplice perplessità hanno visto in me un De Maistre in sedicesimo , l ' apologeta del boia , anzi della mannaia . Non sto a ripetere cose già dette , né a ricordare il giapponese , unico salvatosi degli autori delle uccisioni all ' aeroporto di Tel Aviv , che lotta perché gli sia applicata la pena di morte e non una lunghissima prigionia . Ma vorrei piuttosto prendere occasione per invitare tutti - me per primo , che non valgo nulla più dell ' italiano medio - alla sincerità con noi stessi . Ripugnanza per la pena di morte ; constatazione che il carcere , com ' è oggi , abbrutisce ; d ' accordo . Che fare ? Nuovi carceri con giardini , bagni , possibilità di lavoro e di studio per chi lo desideri . Sì . Possiamo fare qualcosa ? Vogliamo offrire tutti una giornata di stipendio per la formazione di un fondo ad hoc ? Vogliamo provocare offerte di aree , di opera di progettisti , di mano d ' opera gratuita ? ( Si sono costruite le cattedrali , in epoca recente le Case del fascio e poi le Case del popolo , in questo modo ) . Bene ; oltre alla giornata di pensione offro la mia opera di bravo dattilografo per copiatura di progetti . Gli edifici sono il meno ; gli uomini contano . E il personale carcerario , dal direttore all ' ultimo agente di custodia , può offrire dei missionari . Quella posizione , come le altre nella polizia , nei carabinieri , consentono di fare molto bene ( anche del male , d ' accordo ; e , come dovunque , ci sono i buoni ed i cattivi ; ma certo anche i buoni e gli ottimi ; durante il periodo fascista e l ' occupazione tedesca ci accorgemmo che c ' era molta umanità in certi ambienti della polizia ) . Ora quanti sono tra quelli che più parlano contro la crudeltà delle carceri che vedrebbero volentieri un loro figlio divenire direttore di carcere o agente di custodia , o maresciallo dei carabinieri o commissario di PS ? I buoni di queste categorie , quelli che sentono che la loro è una missione , per quanto so , non vengono mai da questi imprecatori ; piuttosto da chi ritiene che in ogni posizione si possa fare del bene e ci si debba sforzare di farne quanto possibile . Voltiamo pagina . Ho sempre detto della mia invincibile ripugnanza all ' aborto , all ' uccisione di una vita in embrione . Non posso però non riflettere che stiamo tutti negando il diritto alla vita alle generazioni future . La scienza ci ammonisce da un pezzo , ci dice che i palliativi che si adottano contro l ' inquinamento dell ' aria , dei mari , della terra non bastano . Noi rispondiamo : « Dobbiamo vivere : e vivere come siamo vissuti fin qui , senza tornare indietro nel tenore di vita ; per questo occorrono le raffinerie , le fabbriche di acido solforico , e via dicendo » ; a saltiamo col pensiero il corollario : peggio per le generazioni avvenire se per loro non ci sarà più la possibilità di vivere , se non potranno nascere . Penso agl ' infermi di mente ( quanto numerosi infermieri , e solerti , coscienziosi , occorrerebbero , per una assistenza fattiva , impedire ai malati di nuocersi e di nuocere senza legarli ai letti ; e questi infermieri non si trovano ) ; penso ai focomelici , agli spastici . Quanto pochi , sempre meno , quelli che vi si dedicano con lo spirito di dedizione totale , insostituibile , accettando la rinuncia alla gioia che quella dedizione importa : rinuncia per chi non abbia in sé la santità , senta l ' attrazione per i piaceri , anche i più puliti , escursioni , passeggiate , viaggi , che il mondo offre . I santi laici che non pensano a rivoluzioni , ma ogni giorno compiono inosservati la loro opera di bene , sono sempre stati pochi , ma mi sembra tendano a diminuire . Penso soprattutto ai vecchi . Il mio povero figlio medico spedaliero s ' indispettiva alle clamorose manifestazioni di strazio dei figli dinanzi alla salma del padre o della madre , ricordando che quei poveri vecchi per mesi avevano sostato nel loro letto di corsia , senza che mai , mai , un figlio , un parente fosse venuto a visitarli . I vecchi sono noiosi , tediosi , a volte assisterli implica vincere forti ripugnanze . Un amico che si occupava di queste opere mi diceva del direttore d ' un cronicario disperato perché i suoi vecchi purtroppo lordano la biancheria ; e prima di mettere questa nella lavatrice , occorre togliere con stecche o con mani guantate le deiezioni che bloccherebbero la macchina ; e man mano che scompaiono le anziane assistenti che provvedevano , nessuna giovane vuole più sostituirle . Cosa si fa per i vecchi ? Penso che i più riescano ad eliminare dalla mente questi ed altri pensieri , queste ed altre immagini ; non pensiamo alle sofferenze degli altri , e godiamoci la vita . Anzi reagiamo quando c ' è qualcuno che ci disturba toccando il problema , ed osa dire che nelle carceri d ' oggi la lunga detenzione è più crudele della morte . Non mi considero migliore degli altri e non ho il diritto di fare la morale a nessuno ; ma meditiamo tutti . Condivido la ripugnanza alla pena di morte , all ' aborto , alla eutanasia . Ma non perdo il tempo a discutere con chi afferma che tutte le colpe essendo della società non ci debbono essere carceri ed occorre lasciare tutti in libertà , compresi i seviziatori di bambini e quanti hanno il coltello facile . E mentirei se dicessi di rispettare quelli che non dànno mai un ' elemosina , non compiono mai un sacrificio economico per un ' opera di bene , non si sono mai dedicati a sollevare uno dei tanti pericolanti che avranno pure incontrato nella loro vita , uno dei tanti che attraversavano un momento decisivo , e che la mano offerta poteva salvare ; non hanno mai dato lezioni ad un ragazzo che aveva bisogno di ripetizioni e non poteva pagarsele , mai si sono mossi a fare letture ad un cieco , a dare a un vecchio degente il conforto di sfogarsi ascoltando pazientemente le sue monotone querimonie ; ma poi imprecano contro lo Stato inefficiente , contro « la società » , colpevole di tutto .
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Nuova York - Pochi Paesi al mondo destano nell ' animo del viaggiatore che non sia disposto ad una paziente comprensione reazioni così vive e talvolta così ostili come gli Stati Uniti . Specialmente coloro che arrivano in America da Paesi di antica cultura umanistica , come per esempio la Francia o l ' Italia , sono portati a fornire un giudizio sbrigativo ed avverso . A prima vista questo sembra contraddittorio : non sono forse gli Stati Uniti una Nazione di civiltà occidentale , non è forse la civiltà degli Stati Uniti erede legittima del razionalismo settecentesco inglese e francese ? Perché dunque tanti visitatori non riconoscono in questo Paese nulla di familiare e provano quasi una specie di repulsione e di nausea , un po ' come il viaggiatore che trovandosi per la prima volta in mare scopra con sgomento di non essere in grado di sopportare il movimento delle onde ? Secondo noi la spiegazione va ricercata in un carattere psicologico comune a tutti gli uomini ; i quali si sentono a loro agio con il passato ma non altrettanto con il futuro . E mentre possono considerare le cose passate come superate e risolte , hanno paura di quelle avvenire , nuove , ignote , non ancora sperimentate . Tra le Nazioni il passato è rappresentato da tutti quei Paesi che oggi , con eufemismo , sono chiamati aree depresse . Fate per esempio un viaggio in Siria , alla vetusta città di Aleppo e passerete con poche ore di aeroplano dal secolo ventesimo al dodicesimo . Ad Aleppo , tuttavia , pur invocando le comodità della civiltà moderna e lamentando il pittoresco e medievale modo di vita , vi sentirete sicuri e persino aggressivi , avvertirete che nulla di nuovo e di sconcertante si cela dietro il cosiddetto mistero d ' oriente . Spiccate invece il volo nella direzione opposta , attraversate l ' Atlantico , passate in poche ore da una vecchia città d ' Europa alle torri babilonesi di Nuova York e sentirete subito con inquietudine che , nonostante tutte le meravigliose comodità e facilità della vita americana , qui è l ' ignoto , il non ancora sperimentato , l ' imprevedibile , insomma il futuro . Ora il futuro gli uomini amano sognarlo , vago e promettente , abbellito dai rosei vapori della speranza . Ma non amano affatto vederselo torreggiare davanti in forma di città di acciaio e di cemento o nell ' aspetto di una società potente e perfettamente funzionante . Donde la nausea che si è detto , quello che chiamerei il mal d ' America , non tanto diverso dal mal di montagna o dal mal di mare . Perché gli Stati Uniti sono il Paese del futuro , o meglio il Paese in cui certi aspetti del futuro sono già presenti ? In un libro recente intitolato appunto : Il futuro è già cominciato gli Stati Uniti sono descritti come il Paese del futuro a causa dell ' applicazione qui più ardita che altrove dei principi della fisica elettronica e del macchinismo automatico . Ma questo non è ancora il futuro , se è vero , come è vero , che in questo mondo tutto dipende dall ' uomo e soltanto dall ' uomo . Le macchine , anche le più complicate , possono essere adoperate da uomini di mentalità tutt ' altro che avveniristica , per esempio dagli Asiatici . Secondo noi , gli Stati Uniti sono il Paese del futuro non tanto perché più di qualsiasi altra Nazione al mondo fanno dipendere l ' andamento della vita pratica dall ' uso delle macchine quanto perché quest ' uso determina ormai in larghissima misura il comportamento sociale intellettuale e morale degli Americani . In altri termini la macchina e tutto ciò che serve a produrre la macchina e tutto ciò che la macchina produce corrispondono agli Stati Uniti a quello che è l ' ambiente fisico in altri Paesi . Un Europeo e ancor più un Asiatico saranno determinati nella loro psicologia da modi di vita rurali e artigiani che in sostanza poco differiscono da quelli del passato ; agli Stati Uniti invece questa determinazione viene dalla macchina ; e basta guardare dall ' alto di un grattacielo ad una strada qualsiasi , percorsa da migliaia di automobili , o attraversare in un sobborgo il caos degli altiforni , dei capannoni , dei silos , dei serbatoi e dei macchinari più diversi per rendersi conto di questo fatto . Privi del tutto di residui di civiltà artigiane e medievali , gli Stati Uniti esordiscono come Nazione con la rivoluzione industriale del secolo scorso . Si deve così considerare il passato settecentesco ed ottocentesco dell ' America come il prologo fumoso e turbolento della presente scintillante e tersa civiltà meccanica . In principio ci fu il verbo , come sempre , ossia la concezione puritana della vita ; poi vennero le macchine e il verbo si fece carne , ossia le macchine si rivelarono meravigliosamente adatte alle primitive concezioni dei padri della Nazione . Il razionalismo utilitario era infatti all ' origine stessa della macchina intesa come mezzo di produzione in serie e di profitto moltiplicato ; il puritanesimo , strano a dirsi , agiva sulle coscienze , nel campo psicologico , allo stesso modo della macchina nel campo della produzione , eliminando cioè spietatamente nella persona umana tutto ciò che non era utile ad una ideale società fondata appunto sull ' efficienza produttiva . Tutto questo però avvenne in maniera provvidenziale , ossia involontaria . I Puritani del New England sarebbero oggi certo assai sorpresi dal carattere tecnocratico e macchinistico della civiltà agli Stati Uniti . Eppure questa civiltà deve a loro il suo primo impulso . Ci fu un tempo ormai lontano in cui la macchina ancora ai suoi albori imitava l ' uomo e l ' animale . Le prime macchine non erano che prolungamenti e trasformazioni dell ' energia animale ed umana , riproducendone con i loro congegni il sistema muscolare o nervoso o digestivo . Oggi si assiste al fenomeno inverso , in tutto il mondo ma soprattutto agli Stati Uniti : l ' uomo tende ad imitare la macchina . Non vorremmo con questo suggerire l ' idea di una Nazione di automi ; l ' uomo imita la macchina non tanto diventando macchina lui stesso quanto disfacendosi , nei propri rapporti con la realtà e con se stesso , di tutto ciò che non sia direttamente utile , pratico e razionale . Procedendo dall ' individuo alla società , noi vediamo oggi agli Stati Uniti un ' uniforme tendenza a trasformare l ' uomo in mezzo di produzione al servizio della macchina più vasta di una società tutta dedicata anch ' essa alla produzione . Questo avviene oltre che per l ' influenza dell ' ambiente meccanico di cui si è già detto , anche per necessità . Una civiltà macchinistica è infatti una civiltà di produzione e di consumazione in serie ; e la macchina richiede da un lato una produzione appunto uniforme , razionalizzata , semplificata e dall ' altro una massa di consumatori che si sia disfatta dei gusti e delle inclinazioni individuali , che si sia anch ' essa razionalizzata e automatizzata . Così la macchina determina con la produzione in serie la consumazione in serie e viceversa , all ' infinito . È la società che produce e consuma in serie tende per forza di cose a rassomigliare sempre più ad una macchina . Si giunge così all ' aspetto più vistoso e più sconcertante dell ' imitazione della macchina da parte della civiltà americana : la società . Agli Stati Uniti la società quale la si può osservare nelle grandi città è una eccellente imitazione di una macchina ; ed è una macchina per giunta i cui congegni sono oltremodo visibili e riconoscibili , un po ' come quelli dei motori d ' aeroplano spaccati a bella posta per motivi pubblicitari nelle vetrine delle società di navigazione aerea . Questa macchina sociale , fatta per produrre e consumare in serie , è la prima cosa in cui si imbatte il viaggiatore al suo arrivo agli Stati Uniti ; e non ha ancora avuto il tempo di rifiatare che già la macchina l ' ha afferrato e sbattuto nelle sue spirali , in un torrente di richieste ed esigenze sociali e produttive , come tutti gli altri cittadini di questo Paese . Si tratta di una macchina meravigliosamente potente , efficiente ed utilitaria , in cui sembrano diventare realtà , per virtù del capitalismo industriale , le utopie più ardite dei novatori comunisti ; una macchina per tutto dire in cui l ' individuo vale per quanto produce e consuma e per nessun altro motivo . Questa macchina non soltanto produce ciò che è necessario alla vita pratica , dai cibi ai trasporti , dai servizi pubblici ai vestiti , ma anche provvede a soddisfare i bisogni intellettuali e ricreativi delle masse . Parafrasando una nota definizione di Le Corbusier , si può affermare che in America , oltre alle macchine che producono beni di consumo , ve ne sono altre più insolite , macchine per leggere , per esempio , oppure macchine per divertirsi . Che sono infatti se non macchine le riviste per le masse a tirature di milioni e milioni di copie , in cui la materia è stata manipolata in vista di una facile e quasi insensibile digestione e in cui non c ' è parola o frase che non sia il risultato di una operazione mentale del tutto meccanica ; o i film confezionati nella stessa maniera , con ricette e trovate ed effetti anch ' essi tutti automatici e utilitari ? La macchina trasforma in macchine gli uomini per sostentarli e farli vivere . E a loro volta gli uomini si trasformano in parti di macchina per far funzionare questa macchina che li fa vivere . Tutte le società in fondo sono delle macchine . Macchina è il convento , macchina l ' esercito , macchina il castello feudale , macchina la corte rinascimentale , macchina il salotto ottocentesco . Ad un certo grado di efficienza collettiva ogni società tende fatalmente a rassomigliare ad una macchina . Ma la grande novità dell ' America è proprio questa : le macchine sociali sopra elencate avevano tutte uno scopo fuori e al disopra di esse ; un ideale umano o una concezione metafisica ; queste macchine , insomma , erano mezzi per raggiungere un certo fine che le trascendeva ; per la prima volta abbiamo invece il caso di una macchina sociale , certo la più potente ed efficiente che sia mai esistita , la quale sembra essere fine a se stessa . La macchina sociale americana come abbiamo detto è infatti una macchina per la produzione in serie e come tale produce per consumare e consuma per produrre . Il materialismo americano , tante volte deprecato , deriva così non tanto dall ' individuo che è qui disinteressato come e più che altrove , quanto dal carattere unicamente produttivo della società . Forse questo materialismo deriva dalla semplice sostituzione di una parola con un ' altra : creazione con produzione . Comunque sia , là dove tutto è inteso in senso di produzione , è difficile che la vita affermi i suoi diritti creativi al tempo stesso irrazionali e ideali . Di questa macchina che non sembra avere uno scopo , che sembra essere fine a se stessa , gli Americani , però , sono acutamente consapevoli ; e si può dire che tutta l ' immensa letteratura sociale e parasociale di questo Paese , tutte le conversazioni private vertano sullo stesso argomento : come fare per dare uno scopo alla macchina sociale , per trasformarla da fine in mezzo . E più modestamente : a che cosa dedicare le ore di ozio che il macchinismo consente e consentirà in misura sempre maggiore . Ai prodotti meccanici delle varie macchine per divertirsi , leggere , riflettere , istruirsi ? Ma in tal caso non si resterebbe dentro la macchina , senza possibilità di ricongiungersi con la vita più profonda degli istinti e della natura ? È giunto , però , il momento di avvertire che questa macchina produttiva così esigente è alimentata dall ' energia emotiva e morale di uno dei popoli più vitali e più giovani che ci siano oggi al mondo . Il visitatore , agli Stati Uniti , è colpito dall ' enorme vitalità della Nazione e dallo spreco immenso che si fa di questa vitalità per scopi che sembrano inadeguati ed effimeri . In maniera contraddittoria , l ' America dedica al ciclo produzione - consumazione forze ideali ingenti e intatte che in altri Paesi sembrano essere molto più povere o minate dalla stanchezza e dalla sfiducia . Questa contraddizione si risolverà forse in un capovolgimento della situazione attuale , le forze ideali che Stati Uniti 1955 oggi alimentano passivamente la macchina produttiva finalmente la sottometteranno e la trasformeranno da fine a mezzo . Per questo , come abbiamo detto in principio , gli Stati Uniti potranno forse essere il Paese del futuro ; perché hanno spinto alle estreme conseguenze il problema massimo della civiltà moderna e al tempo stesso sembrano possedere energia sufficiente per fornirne domani la soluzione .
Magistrati e polizia ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
In « Per difendersi dal delitto » del 2 gennaio Conso scorge una garanzia in una polizia giudiziaria posta alla esclusiva dipendenza della magistratura , senza interferenze da parte dell ' esecutivo , eccezione fatta per quelle concernenti l ' organizzazione e il funzionamento , da demandare però al solo ministro della Giustizia . Che l ' autorità giudiziaria disponga direttamente di tale polizia , è scritto all ' art. 109 della Costituzione , e la norma è fuori discussione . Ma la pubblica sicurezza solo in piccola parte è impegnata nella repressione dei reati ; un Commissariato di quartiere è molto preso da pratiche varie : licenze di porto d ' arme , permessi di caccia , passaporti , le varie licenze per cui la legge prevede l ' autorizzazione od il parere della pubblica sicurezza : compiti di conciliazione : liti familiari , l ' affittacamere che vuol mettere fuori l ' inquilino , o la domestica ad ore che viene a deplorare di non essere pagata ; e poi le denunce che non hanno seguito , ragazze scappate di casa , ma che l ' indomani ricompaiono , furti di biciclette , di automobili , e via dicendo . Attraverso quest ' attività il Commissariato acquista un panorama del quartiere , che gli permette d ' intravedere molte cose : le camere affittate ad ore per coppie clandestine , lo sfruttamento di prostitute , i ragazzi sospetti fornitori di droga , la gente che vive lussuosamente ma non paga chi la serve , e via dicendo ; e credo che quando è commesso un delitto , la polizia giudiziaria non possa fare a meno di cominciare a chiedere al Commissariato di quartiere . Separare le due polizie ? Nessuno vi pensa : già si deplora il dualismo carabinieri e pubblica sicurezza . Porre tutta la polizia alle dipendenze del ministero della Giustizia ? Se questo fosse ancora l ' organismo burocratico ch ' era al principio del secolo , non vi vedrei difficoltà ( per quanto sia arduo separare del tutto polizia e funzione politica , che non può non fare capo alla Presidenza del Consiglio ed al ministero dell ' Interno , che sarebbe bene avessero sempre un unico titolare ) ; ma oggi il ministero è costituito per intero da magistrati e cancellieri , che di solito vi arrivano dopo vari anni di servizio presso uffici giudiziari . E mi chiedo sempre se abbia ancora una ragion d ' essere quel ministero , una volta affidate al Consiglio superiore della magistratura promozioni e destinazioni dei giudici . Un ministero per le carceri , i concorsi a notaio , mansioni di alta sorveglianza sullo stato civile , su alcuni ordini professionali , per sottoporre al Capo dello Stato i decreti di grazia e di riconoscimento , dopo sciolto il matrimonio , di figli adulterini ( ma questa figura dell ' adulterino confido scompaia presto ) ? Un ministero in cui il ministro non può rispondere che dell ' operato del personale delle carceri , perché in fatto non ha altri dipendenti . Comunque non so quanto il magistrato sia atto a dirigere la polizia giudiziaria . Il magistrato per un arcaismo della legislazione è legato al cancelliere : non può procedere a nulla senza il cancelliere ed i provvedimenti li adotta per scritto , nella sua sede : ciò che significa legato ad un orario di ufficio , ché i palazzi di giustizia ad una certa ora chiudono le porte . Il ritmo del magistrato è necessariamente non rapido , anche se nel caso l ' uomo sia solerte ; guai se esso s ' imprimesse anche alla polizia . E poi , diciamo la verità : la diffidenza per la polizia e la fiducia nel magistrato sono legate a un abito mentale che siamo in molti a non condividere ( perciò ho gradito le parole del messaggio di Leone che ricordavano le benemerenze delle forze di polizia , che spesso lasciano vittime sul terreno ) ; non ha consistenza la visione del magistrato impassibile , mai annebbiato da preconcetti , e quella del poliziotto che ha la voluttà di colpire , di vedere in ogni persona che interroga un colpevole . Uomini troppo sicuri di sé , del loro intuito , della prima impressione , ed uomini esitanti e dubbiosi ; uomini non disposti a riconoscere di avere preso una via errata ed uomini troppo presto propensi ad abbandonare una traccia , uomini inclini alla pietà ed uomini duri : si trovano in tutti i ranghi . Ed altresì uomini che guardano con nostalgia al passato ed uomini che lo aborrono ; nessuno oggi si sentirebbe di affermare che la magistratura non sia più di un tempo accessibile alle correnti politiche . Polizia a disposizione dei giudici , sì ; ma che serbi una sua libertà di azione , non sia troppo burocratizzata , possa assumere iniziative , se la si vuole arma contro il delitto . Conso parla della presenza del difensore ad ogni interrogatorio , ormai consacrata . So che non si torna indietro ; ma non ne sono entusiasta , specie rispetto al primo incontro tra giudice ( o polizia ) ed indiziato . Enrico Ferri insegnava in argomento ai suoi allievi che vi sono regioni d ' Italia in cui si parla con la bocca ed altre in cui si parla con le mani . È proprio certo che l ' avvocato difenda soltanto l ' interrogato dalle insidie del giudice , e non lo avverta , anche nel modo più corretto , con una obiezione mossa al giudice circa la domanda posta , sul come deve rispondere ? C ' è un romanzo di Arpino , Un delitto d ' onore , che è la storia di una vicenda realmente avvenuta : e chi difendeva l ' imputato era un parlamentare illustre , ch ' ebbe anche cariche di governo , ed uomo integerrimo , la cui memoria è da tutti giustamente onorata ; eppure rimando a quel romanzo a mostrare come , anche nelle sfere più alte , il penalista non possa che suggerire all ' imputato , pur se sicuro autore del delitto ( in quel caso , orrendo ) , la via della sua salvezza .
StampaQuotidiana ,
Il signor X , viaggiatore negli Stati Uniti e poeta illustre al suo paese , si sveglia molto presto nel suo albergo a Central Park , a Nuova York , perché in America , contrariamente all ' Europa , le camere non hanno scuri né persiane bensì soltanto leggere veneziane di materia plastica che lasciano entrare la luce a torrenti . Il signor X cerca di riaddormentarsi , ma non ci riesce . Finalmente va alla finestra , tira su la veneziana e guarda dall ' alto del trentesimo piano alle verdi ondate primaverili di Central Park che sembrano infrangersi senza rumore contro la bianca scogliera dei grattacieli allineati sulla quinta Avenue . È mattina presto , il cielo , dietro le torri dei grattacieli , è ancor rosa , si pensa ad un ' aurora tra i picchi di alte montagne . " Magnifica città " , borbotta tra sé e sé il signor X , " ma perché non si dorme ? " Il signor X va nel bagno , si spoglia , si sottomette alla doccia . Santi numi : questa non è una doccia , ma un furioso getto di spilli . " Ecco la differenza tra l ' Europa e l ' America " , pensa il signor X , " in Europa la doccia è uno stillicidio che appena accarezza . In America è una frusta che percuote " . Contento del suo paragone , il signor X si veste lentamente così che un ' ora e più passa prima che il telefono squilli e la voce disumana di una telefonista ( sarà bella o brutta , bionda o bruna , vecchia o giovane ? Oppure sarà una piccola macchina con molte ruote dentate e la voce di donna ? ) l ' avverta che sono le otto e mezzo : sveglia . Il signor X si precipita fuori della stanza , corre agli ascensori e discende a pian terreno in una cabina blindata e comandata elettronicamente , piena di omaccioni sbarbati che ostentano sui petti delle camicie insolite , cravatte ornate di stelle , di soli , di punti interrogativi , di cani e di alberi . Il signor X acquista , al passaggio per l ' atrio , il giornale del mattino ( titolo su sei colonne : famiglia massacrata nel sonno ; il bambino fatto a pezzi e messo nella ghiacciaia ) e quindi scende sottoterra , al ristorante , per la colazione del mattino . Gli viene portato il solito pasto sostanzioso composto di succo d ' arancia , uova , lardo , salsicce , burro , marmellata e caffè ; il signor X porta alle labbra il bicchiere e quindi rimane a bocca aperta : su una pagina del giornale campeggia la sua fotografia scattata appena due giorni fa , all ' arrivo del piroscafo . " Sono dunque davvero a Nuova York " , pensa il signor X , non senza compiacimento . Sì , è a Nuova York ; e Nuova York , di lì a qualche minuto , lo chiama , anzi lo esige per la voce di un cameriere che gira fra i tavoli gridando il suo nome . Il signor X pianta in asso la colazione e si precipita fuori dell ' albergo . Un giovanotto dall ' aria sportiva si presenta , gli stringe la mano , lo fa salire in una macchina . Vengono attraversate alcune Avenue e un numero non precisato di strade , la macchina si ferma sotto uno dei tanti grattacieli , sulla porta si veggono le sigle dorate di una società di televisione . Ascensore , corridoi , porte e porte , ecco il solito ufficio americano , con i bidoni d ' acqua da bere , le scrivanie di metallo , le tante segretarie tutte graziose e tutte simili l ' una all ' altra . Il signor X è introdotto direttamente nel teatro di posa della televisione , le macchine sono pronte , gli operatori in maniche di camicia chiacchierano aspettando il momento dell ' azione . Il signor X viene fatto sedere in un angolino borghesemente arredato con un divanetto , un tavolino e un vaso di fiori sul tavolino . Un ometto anzianotto , dalla faccia smaltata di cerone , si presenta sorridendo al signor X e gli siede accanto sul divano . Ha in mano alcuni fogli sui quali sono già scritte le domande che rivolgerà al signor X . Silenzio . I riflettori convergono sull ' ometto dal cerone . Costui adesso ha un piatto davanti a sé , sul tavolino , e sul piatto c ' è un pezzo di formaggio . L ' ometto taglia una fetta di formaggio , la prende tra due dita , la morde , mastica ghiottamente e quindi con voce sonora : " Signore e signori , questo è il formaggio per voi , il formaggio Smith , il solo formaggio senza calorie , ricordatevi : formaggio Smith . " La macchina da presa si abbassa sul piatto inquadrando il formaggio , quindi si rialza e il formaggio viene sostituito con un bicchiere e un fiasco di vino . L ' ometto dal cerone si versa un bicchiere di vino , lo sorseggia e quindi esclama : " Ora un buon bicchiere di vino . Ma vino Jones , ricordate : vino Jones . " L ' ometto fa piroettare il fiasco sotto i riflettori ; finalmente si sdraia voluttuosamente sul divano , accende un lungo sigaro biondo : " E questo sigaro è un ottimo , eccellente sigaro Paloma . Ricordate : sigaro Paloma . " Quindi senza alcuna transizione : " Ora passando ad altro argomento , vi presento il signor X , poeta celebre , arrivato fresco fresco dall ' Europa avant ' ieri . Come state signor X ? " Il signor X , sbalordito da tanto rapido passaggio dal formaggio , dal vino e dal sigaro alla sua poesia , riesce tuttavia a balbettare in cattivo inglese che sta bene . L ' ometto gli sorride benevolmente ; dietro i riflettori anche i macchinisti sorridono , ma il signor X ha l ' impressione che questi ultimi sorridano con qualche malignità . Comunque la trasmissione è presto fatta : sei minuti in tutto . Il signor X ha appena il tempo di accennare alla probabile parentela della sua poesia con quella di Eliot , alla stima in cui tiene poeti come Auden e Dylan Thomas , che i riflettori già si allontanano e l ' ometto con un gesto della mano gli taglia la parola in bocca . Il signor X si ritrova di nuovo nella strada , anche questa volta , però , c ' è un giovanotto zelante che si presenta , lo fa salire in macchina e lo trasporta ad altro grattacielo , in altra strada . Il signor X , dopo il solito ascensore e i soliti corridoi , è introdotto in una grande sala piena di seggiole , del tutto vuota . In terra c ' è uno scatolone irto di fili , davanti al signor X c ' è un microfono . Il signor X , adesso , deve recitare meglio che può alcune sue poesie affinché siano registrate su un disco che poi verrà messo in vendita in tutti gli Stati Uniti . Il signor X recita dunque quelle sue poesie che compose in vari anni , nella pace malinconica di una lontana città d ' Europa . Le recita mettendoci tutto il sentimento che può , più un altro sentimento affatto nuovo per lui , quasi di sgomento : possibile che la poesia debba diventare un affare così meccanico , attraverso fotografie di giornali , schermi televisivi , radio e dischi di grammofono ? Finita la registrazione , il signor X si precipita fuori del grattacielo , acchiappa a volo un taxi e corre attraverso le affollate strade di Nuova York all ' ufficio del suo editore americano , in bassa città , come si dice , ossia " down town " . Ecco la quinta Avenue piena di passanti frettolosi che corrono nel sole già caldo , ecco le torri ferrigne del Rockefeller Center , ecco gli alberi verdi di Washington Square . Il signor X vuol vedere l ' editore che gli ha pubblicato un libro di saggi sulla poesia moderna : non gli dispiacerebbe sapere se il volume si è venduto . In cima a un grattacielo in stile assiro - babilonese , al decimo piano , il signor X sbattuto fuori dell ' ascensore , rotola da una segretaria all ' altra fino alla stanza dell ' editore , il quale lo accoglie a braccia aperte . Come sono cordiali gli Americani : dopo quattro minuti il signor X si sente chiamare per nome e si sente proporre di chiamare a sua volta per nome l ' editore , James , soltanto James , anzi Jim . La visita del resto è breve perché l ' editore è molto indaffarato e interrompe spesso la conversazione sia per rispondere ad una delle sue numerose segretarie , sia per parlare in una macchinetta di ebanite che sta sullo scrittoio , sia per discorrere a lungo ad uno dei suoi due o tre telefoni . Il signor X apprende nel frattempo che il libro si vende bene ; e che quello stesso giorno egli dovrà lasciarsi intervistare da tre o quattro giornalisti , far colazione con due o tre critici , intervenire ad un cocktail che l ' editore offrirà in suo onore e finalmente partecipare ad una discussione pubblica in presenza di un centinaio di persone affiliate all ' associazione potente degli Amici della Poesia . Lasciato l ' editore , al signor X non resta dunque che correre al ristorante dove l ' aspettano i critici . È naturalmente un ristorante italiano e naturalmente il ristorante è quasi al buio , perché gli Americani amano mangiare al buio , come se si trattasse di una faccenda molto intima . Nel ristorante , al solito , c ' è grandissima folla e gli avventori aspettano pazientemente , con pazienza tutta americana , due per due , su per la scala , che un tavolo si liberi . Finalmente dopo un ' attesa di venti minuti , un tavolo si sgombera e il signor X e i suoi tre critici , più una ragazza che egli non sa chi sia , più un giovanotto che sembra accompagnare la ragazza , più una vecchia signora che pare conoscere tutti quanti seggono e consumano una breve colazione a base di grandi foglie di lattuga e di polpa di granchi tritata fine e condita di salsa piccante . Il signor X , rianimato dal cibo , svolge una conversazione brillante , o almeno così gli pare , rispondendo alle numerose domande dei critici e degli altri tre ; ma sul più bello , quando comincia a scaldarsi , il pasto finisce e tutti quanti , dopo avergli dichiarato che sono stati addirittura deliziati dall ' averlo conosciuto , si eclissano rapidamente . Il signor X si ritrova solo e deluso , sul marciapiede della quinta Avenue , tra la folla delle segretarie che , poverette , corrono agli uffici dopo aver mangiato il quotidiano sandwich a tre piani negli economici " drug stores " . È un brutto momento per il signor X , come è sempre un brutto momento a Nuova York quando ci si ritrova soli , perché la solitudine in America non fa parte della vita dell ' uomo e piomba addosso improvvisa come un vaso di fiori che caschi sulla testa da una finestra . Il signor X tuttavia si rincuora guardando al proprio libretto degli impegni : tra un ' ora gli appuntamenti cominciano e proseguono fitti fitti sino alle undici di notte . Consapevole dello sforzo che richiederà una simile giornata , il signor X corre all ' albergo , dove si getta sul letto , stremato , cercando di riguadagnare il sonno che la notte gli ha negato . Fatica sprecata : il sonno non viene e invece il telefono squilla senza tregua : interviste , vecchie signore protettrici di poeti , ammiratori , agenti letterari , qualche vecchia conoscenza d ' Europa emigrata molti anni fa in America e che , al telefono , sembra proprio storpiare ormai la lingua originaria . L ' ora del riposo , della " relaxation " come dicono gli Americani , è presto passata , il signor X balza dal letto come spinto da una molla potente , si cambia la camicia ormai già tutta nera e gualcita e corre ai vari appuntamenti del pomeriggio . Egli apprende così a proprie spese che a Nuova York il traffico è lentissimo perché le distanze sono enormi e le strade ingorgate di milioni di macchine ; che gli impegni che da lontano sembrano lusinghieri ed importanti si risolvono quasi tutti in faccenduole pseudo - pubblicitarie ; e che alla fine di tanti impegni , dopo tutto , non è spiacevole ritrovarsi nel salotto dell ' editore , alla cinquantesima strada , e sorbire un whisky o due o tre o anche quattro o anche cinque . Insomma , il signor X , pur bevendo senza tregua , stringe la mano ad una quarantina di persone , scambia dei complimenti con una ventina , discorre affabilmente con una decina , scrive sul suo libretto l ' indirizzo e l ' invito di cinque o sei , e , last but not least , fa la corte , alla maniera europea , ad almeno un paio di ragazze dalle stupende anatomie , bionde , ammirate e infantili . Come per miracolo ( il miracolo ingenerato dall ' ebbrezza del whisky ) , dopo il cocktail il signor X scopre ad un tratto di essere su un palco , nella sala da pranzo di un grande albergo : egli ha già cenato , ora si trova sul palco , e cento persone sedute nella sala lo guardano a bocca aperta . Qualcuno presenta il signor X , con acconce parole e poi è la sua volta : deve rileggere le poesie che già lesse al mattino alla sede della società grammofonica . Il signor X è stanco , anzi esausto , la dizione dei propri versi gli costa uno sforzo enorme , è fradicio di sudore , né valgono a rinfrescarlo ormai gli applausi numerosi che accolgono la fine della lettura . Quindi il signor X deve rispondere alle domande che gli rivolgono varie persone levandosi a turno dalla folla : gli piace l ' America ? Perché non scrive poesie di argomento religioso ? Che pensa del vaccino contro la poliomielite ? Che pensa della civiltà moderna ? Dove andrà in America ? Che pensa della psicanalisi ? L ' inglese del signor X è messo ad una prova durissima , tuttavia egli può accorgersi che i suoi difetti di pronunzia , il suo imbarazzo , la sua stanchezza piacciono al pubblico avido piuttosto di verità che di poesie , che in realtà è venuto più per veder lui che per sentire i suoi versi . Altro cambiamento di scena , l ' ultimo questa volta : uno studio da pittore " down town " , nel Greenwich Village , uno studio abitato però da un decoratore il quale , infatti , l ' ha arredato in maniera bizzarra con statue dell ' isola di Pasqua , totem , stoffe di Hawai e altre singolarità polinesiane . Ci sono anche qui una quarantina di persone e il whisky scorre a fiotti ; ma ormai il signor X non è più in grado di distinguere le facce né di contare i bicchieri di whisky . Nuova York l ' ha afferrato e sbattuto nelle sue spire , come il ciclotrone afferra e sbatte l ' atomo , e l ' ha disintegrato a fondo , senza possibilità , almeno per quella notte , di alcun ricupero anche parziale . Qualche bel volto di donna emerge un momento dalla nebbia della stanchezza e dell ' ebbrezza e poi scompare subito . Il signor X , accompagnato all ' albergo da una allegra compagnia , sale alla propria camera e si affaccia alla finestra . Il cielo notturno è pieno di finestre , fino ad altezze incredibili , e in ogni finestra qualche cosa brilla , un lume , qualche cosa si muove , forse una persona . " Un cielo pieno di finestre " , pensa il signor X faticosamente , " ma senza alcuna porta per entrarci . " Su questa riflessione , il signor X abbassa la veneziana e va a coricarsi .
Giustizia e legge ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
In una serie di scritti minori , che troveranno , spero , la loro fusione in un libro che riuscirà davvero fondamentale , Sergio Cotta affronta alcuni dei problemi più sentiti : ciò che rappresentino nel nostro tempo giustizia , diritto e politica . Credo tutti concordiamo sulla equivocità di ciascuno di questi termini : giacché la storia ci dimostra quanto in ogni civiltà ed in ogni epoca varii il concetto del giusto ; come la legalità possa essere posta al servizio così dei più alti ideali di bene , come della iniquità più profonda ( la legge ha persino talora obbligato il figlio a denunciare i genitori per le loro opinioni avverse al regime dominante ) ; la politica , poi , dovrebbe significare l ' arte di reggere la cosa pubblica nel migliore dei modi , quello che comunemente si chiama il « modo giusto » ( e ritorniamo alle varie maniere con cui si può concepire la giustizia ) ; ma è spesso interpretata come l ' arte del dominio , il modo di conquistare e conservare il potere . In uno scritto « Diritto e politica » pubblicato nella rivista Justitia , Cotta parte dal monito di Francesco Carnelutti , negli ultimi anni , quando sempre più confidava nella carità cristiana : « Sempre meno diritto ! » : altamente significativo in chi era stato uno dei più alti costruttori del diritto positivo . Facile constatare come questo monito non sia stato raccolto , come il legislatore , pungolato dai vari gruppi , prolifichi sempre più nella creazione di nuove norme . Cotta , cristiano convinto , riconosce che la legalità implica misura di diritti e di doveri ; mentre la vita cristiana trascende nella pienezza dell ' amore , ogni contrapposizione di diritti e di doveri ( l ' esempio del dovere del povero di restituire al ricco ciò che ha ottenuto in prestito , che contrasta alla carità cristiana ) . Questa è però solo una fonte secondaria dell ' antigiuridicismo ampiamente oggi diffuso specie tra i giovani , nel senso che non si chiede più l ' applicazione della legge , quanto un continuo adattamento di questa applicazione a quella che alle varie tendenze politiche , e così a quelle dominanti , sembra realizzazione della giustizia : che viene poi a identificarsi con quello che a ciascuno appare il più equo assetto sociale . Ora , sempre ci furono reciproche influenze tra politica e diritto ; ma il diritto fu sempre considerato il limite della politica e non viceversa . Che la normativa abbia trovato tradizionale espressione nel termine legge , significa che si riteneva che in questo termine confluissero leggi giuridiche , morali , di natura , divine , in una apertura che abbracciasse l ' intero universo dell ' uomo composto in una regolare armonia . L ' autonomia del singolo dev ' essere strumento necessario perché l ' uomo non si esaurisca nel cittadino . L ' idea di una legalità connessa soltanto ad ordinamenti politici , postula il rinnegamento di un diritto universale . L ' art. 3 della nostra Costituzione , sacrosanto principio di eguaglianza , se interpretato , come alcuni vogliono , quale una gigantesca clausola equitativa , che consente al giudice di giudicare secondo equità , porta alla dissoluzione dell ' ordinamento giuridico . Resta la norma Quod judici placuit legis habeat vigore ; viene meno il senso dell ' universale normatività del diritto e così la sicurezza del vivere . Se , come oggi , si affievolisce la solidarietà civica ed in uno Stato si affermano diverse forze politiche , il legame giuridico ( che dovrebbe essere pacificatore ) attraverso il giudice politicizzante fa del diritto uno strumento di lotta ; e si perpetua la divisione del mondo secondo nazioni , ideologie , asserite verità in contrasto tra loro . Ho scritto altre volte che se tutti aspirano alla giustizia , allorché si tratti poi di valutare se una legge od un comportamento siano o meno giusti , le opinioni appaiono sempre disparate . Nell ' articolo « Primato o complementarità della giustizia ? » sulla Rivista internazionale di scienze giuridiche Cotta osserva che nell ' opinione generalizzata dell ' uomo d ' oggi la giustizia sovrasta tutti gli altri valori ispiratori che guidano l ' azione . ( E sarei tratto a dire che sempre l ' uomo ha detto a parole di volere la giustizia , anche quando riteneva giusto che ci fossero ceti privilegiati , con un trattamento particolare , se poi Cotta non aggiungesse che la giustizia di cui si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica ; è cioè uno dei modi con cui nei vari periodi si ritenne o meno giusto un comportamento ; oggi è la giustizia a vantaggio dei più poveri ) . Non solo gli altri valori che un tempo apparvero le grandi mire da raggiungere non valgono se non accompagnati alla giustizia ( libertà senza giustizia = privilegio ; sviluppo senza giustizia = sfruttamento ; ordine , legalità , pace senza giustizia = disordine , ipocrisia , imposizione - scrive Cotta ) , ma egli va oltre . Per un cattolico convinto come lui , la somma virtù è la carità ; ma , osservatore acuto del proprio tempo , constata altresì che - nel sentire d ' oggi - carità senza giustizia è considerata paternalismo ( storia delle parole : divenuta spregiativa quella che indica l ' affetto protettivo del padre verso i figli ) , sentimentalismo . Carità , libertà , sviluppo apparvero valori che dovessero segnare le direttive della umanità in epoche relativamente a noi vicine . Ma il primato della libertà si è iscritto in una visione ottimistica , che non ha riscontro nella realtà , e conduce alla selezione del migliore , del più atto . Lo sviluppo esige ordinamento , limitazione della libertà di ciascuno , e si iscrive nel quadro di un economismo utilizzante ; e si è visto che favorisce i paesi ed i ceti più sviluppati , va a ritmo rallentato per i più poveri . Ma la carità ? Come avviene che tanti cristiani sembrino subordinarla alla incidenza sociale della giustizia ? « Il fatto è che la carità è pazienza , sopportazione , sacrificio e rischio accettati gioiosamente : tutto perdona e nulla pretende » ; riflette un ' idea tutta propria e singolare della dignità umana , che non si esprime nella rivendicazione dei propri diritti , bensì nel dono e nel perdono fino al sacrificio di sé . Ma se posso tollerare il torto fatto a me , posso tollerare quello fatto agli altri ? Essa non dà la sicurezza , e non riconosce una eguale dignità per tutti . Ma Cotta , mentre constata che il primato della giustizia supera il soggettivismo ed il volontarismo nel fare , l ' economismo puro , il dono - sacrificio , riconosce che la giustizia di cui oggi si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica : è contrapposta non solo alla legge positiva , ma alla categoria del giuridico , là dove strutturalmente diritto e giustizia non differiscono . La espressione « giustizia sociale » designa l ' ordine armonioso di una comunità ; ma quest ' ordine può essere contrapposto a quello di un ' altra ( penso al sentire della comunità svizzera rispetto ai bisogni delle comunità più povere ) . Per sostenere il primato della giustizia occorre considerarla in una dimensione universale , ed allora non può essere attuata che attraverso il diritto : la vecchia concezione del diritto , non equivalente a legge nazionale , ma agli eterni concetti di giusto e d ' ingiusto , non può realizzarsi che mediante la giuridicità . Senza di questa non riusciremo mai ad attuare la giustizia : chi amministrerà la comunità in cui essa si realizza ? Chi proteggerà dai violenti , che sempre esisteranno ? Fissato una volta un ordine armonioso e globale , poiché né lo sviluppo , né la tecnica si arrestano , senza un ordine giuridico esso o degenererebbe , o esigerebbe l ' arresto di ogni altro fattore . San Paolo non è superato , non siamo all ' epoca post - cristiana , se non per chi non ha una concezione anarcoide del cristianesimo primitivo : ma San Paolo è completato dalla filosofia greca ( le cui grandi linee ben conosceva ) : la giuridicità condizione necessaria per l ' attuazione della giustizia .
StampaQuotidiana ,
Nuova York - L ' uniformità , la monotonia , il livellamento egualitario della civiltà urbana degli Stati Uniti sono forse dopo il macchinismo il fatto più vistoso che attragga l ' attenzione del viaggiatore nel Nord - America . Intendiamoci : anche in Europa , persino Paesi di quasi incredibile varietà di aspetti come l ' Italia presentano uno stile nazionale uniforme e riconoscibile . Certi caratteri fondamentali della civiltà italiana si ritrovano egualmente così in Piemonte come in Sicilia . Ma si tratta di stile , cioè di qualche cosa di oltremodo indefinibile e irrazionale che bisogna far risalire per forza a quello che di solito viene chiamato genio nazionale . In America invece la monotonia e uniformità della civiltà urbana sono un fatto chiarissimo e definibilissimo , le cui cause sono perfettamente conosciute e conoscibili . La monotonia e uniformità americane sono non già un ' espressione del genio nazionale ( e come potrebbero , in un Paese come questo di composita emigrazione , tutto convenzionale e tutto legale ossia tutto astratto ? ) , ma il risultato di una rigorosa quanto inconsapevole opera di standardizzazione e unificazione meccanica . La monotonia e uniformità dell ' America sono , insomma , prodotte dalla macchina e non dall ' uomo . Una cittadina tipica americana , una Jonesville o Smithville , si annunzia prima di tutto con un colorato quanto squallido disordine di pompe di benzina , di stands per automobili , di bar , di " drug stores " e via dicendo . Sono costruzioni di cemento bianco , da fiera campionaria , decorate delle inevitabili , chiassose ed euforiche pubblicità dei grandi prodotti standard americani : sigarette , olii minerali , cibi in scatola , automobili , confezioni , ecc. ecc. Poco dopo questo disordine suburbano e industriale , la cittadina prende corpo lungo la Main Street , il corso diremmo noi . File e file di case di mattoni a tre o quattro piani , spesso con le scalette di ferro anti - incendi sospese sulle facciate , quali intonacate e altre no , quali con il portichetto e altre no , ancora cartelloni pubblicitari ; e poi negozi e negozi in cui non si vende nulla che non sia venduto nello stesso momento in tutte le città grandi e piccole dei quarantotto Stati d ' America : beni di consumo , insomma , fabbricati in serie e distribuiti ai minutanti che li accomodano a modo loro nelle vetrine . O meglio , non a modo loro , ma secondo le formule anch ' esse standard ; per esempio il negozio di scarpe trasformerà la vetrina in una piccola foresta di alberi di materia plastica rosa e tra i rami , come fiori o uccelli , poserà scarpette di donne né più né meno come nella cinquantasettesima strada a Nuova York o a Michigan Avenue a Chicago . Camminando per la Main Street , vi imbatterete nel Municipio quasi sempre dello stile insipidamente neoclassico degli edifici pubblici di Washington , nell ' albergo principale , assai simile ad altri alberghi di altre città americane , in un paio di cinema decorati di lampadine disposte nello stessissimo modo che a Times Square , in qualche ristorante italiano o steak - house anch ' essi standard , in una o due banche lucide , marmoree e ornate di ottoni come quelle di Nuova York e insomma in tutto ciò che a Nuova York o Chicago è più imponente , più ricco ma non diverso . Che dire di più : dovunque poserete lo sguardo vedrete , insomma , cose note , standard , che avete visto altrove e che anche quando le vedeste per la prima volta non vi diedero l ' impressione della novità . Ma non basta . Oltre all ' uniformità bisogna aggiungere un altro carattere : la mancanza di originalità o meglio di originarietà di questa civiltà . Ci sono ancora , è vero , agli Stati Uniti , soprattutto negli Stati del Sud e del New England aggregati urbani più vecchi che hanno talvolta una fisionomia distinta e inconfondibile ; ma sono poca cosa ormai di fronte all ' immensa quantità di città , cittadine , borghi , villaggi e località tutte simili e per così dire intercambiabili nelle quali invano si cercherebbe un carattere distintivo e originario , prodotto dalla storia , dalla tradizione , dall ' economia locale . Non c ' è tradizione , non c ' è storia e soprattutto non c ' è economia locale . La cittadina appartiene non a se stessa , bensì agli Stati Uniti , di cui riflette fedelmente i tratti più noti . In questa cittadina non si vende e non si compra nulla che sia prodotto sul luogo , non si pensa , non si legge , non si insegna , non si impara e non si fa nulla che non si pensi , non si legga , non si insegni , e non si impari e non si faccia in migliaia e migliaia di altri luoghi simili . Inoltre , non avendo nulla di originale , la città o il villaggio non ha nulla di bello perché la bellezza è legata all ' originalità e questa a sua volta è un frutto del rapporto tra l ' uomo e la natura . Veniamo qui ad un altro importante carattere degli Stati Uniti : l ' astrazione di questa civiltà urbana sviluppatasi troppo rapidamente in un Paese vergine ancor ieri abitato dalle bestie selvatiche e dagli indiani nomadi . Il simbolo degli Stati Uniti potrebbe essere il nastro di cemento e di asfalto percorso a gran velocità da brillanti automobili nuove di zecca il quale spesso si snoda attraverso magnifiche foreste dove ancora vivono gli orsi , i cervi , e i gatti selvatici . In realtà la natura americana è stata brutalmente violentata dalla civiltà industriale e pur largendo ad essa le sue ricchezze , come una donna , appunto , violentata non rifiuta i figli del suo ventre al suo violentatore , le ha negato l ' amore , ossia quelle radici , quella lenta fusione della civiltà con la natura , quel paziente assestamento dell ' uomo sulla terra che sono all ' origine delle antiche culture d ' Europa e d ' Asia . Qui natura e civiltà industriale si volgono a vicenda le spalle , la prima ancora vergine , la seconda tutta astratta e convenzionale . Le città qui finiscono nei campi di rottami dei cimiteri di automobili ; e sovente un passo più in là i cervi passano in branchi sui limitari delle foreste . Si è descritto finora la comunità urbana grande o piccola degli Stati Uniti . Ora vorremmo tentare un paragone che ci pare illuminante : l ' individuo in America si trova un poco nella stessa situazione di queste comunità ; ossia i suoi rapporti con la società americana rassomigliano molto ai rapporti delle comunità con il resto degli Stati Uniti . L ' individuo , in altri termini , come le comunità , non ha un ' autonomia propria , non è in grado di sviluppare i propri gusti privati e particolari , il proprio carattere , la propria personalità se non attraverso la società e anche questo in maniera affatto razionale e utilitaria , ossia molto ridotta . La scuola , il moralismo puritano , la pressione associativa , il " job " l ' aspettano al varco e non ha fatto ancora a tempo ad aprire gli occhi sul mondo che è già condizionato , limitato , determinato , assorbito dalla macchina produttiva e perciò separato definitivamente da se stesso e dalla più profonda e autentica natura . Né , in una civiltà come questa , in cui non esiste una cultura proletaria o contadina distinta da quella borghese , o una cultura provinciale distinta da quella metropolitana come in Europa , ma invece soltanto una generale cultura urbana e tecnica , egli può appigliarsi , per costruire se stesso , alle proprie origini . Dovunque , insomma , egli si volga , non trova che standards , ossia nastri scorrenti obbligati educativi , informativi , religiosi , morali e tecnici sui quali la sua personalità , che lo voglia o no , viene montata pezzo per pezzo , un po ' come le automobili nelle fabbriche di Detroit , e avviata inesorabilmente dentro il circuito sociale . Naturalmente il fenomeno è vicendevole : l ' individuo in America è debole perché la società è forte ma la società è forte perché l ' individuo è debole . Già Tocqueville nel suo libro sulla democrazia in America aveva notato l ' immensa capacità degli Americani di riunirsi e partecipare alle più svariate associazioni : " Les Americains de tous les âges , de toutes les conditions , de tous les esprits s ' unissent sans cesse . Non seulement ils ont des associations commerciales et industrielles auxquelles tous prennent part , mais ils en ont encore de mille autres espèces : de réligieuses , de morales , de graves , de futiles , de fort générales et de très particulières , d ' immenses et de fort petites " . Ancor oggi l ' Americano di tutte le età e condizioni teme la solitudine in cui si sente debole e disarmato come i suoi padri pionieri allorché colonizzarono il paese immenso , deserto e pieno di pericoli . Ma quello che ai tempi di Tocqueville , in pieno sviluppo dell ' individualismo demonico europeo , poteva sembrare ed era certamente una qualità nuova e insolita , oggi è diventato un po ' la fatalità della vita americana . L ' individuo , agli Stati Uniti , in qualsiasi condizione e a qualsiasi livello , non può che associarsi sia fisicamente , sia intellettualmente . Fisicamente , attraverso il lavoro e l ' immensa varietà delle associazioni d ' ogni genere , intellettualmente attraverso la cultura di massa o cultura di produzione in serie propinata in maniera seducente , facile e insensibile dalle innumerevoli riviste , dalla radio , dalla televisione , dal cinema , dalla letteratura spicciola , insomma , da tutto ciò che da un lato serve ad istruirlo e distrarlo e dall ' altro a mantenerlo ben dentro la massa , senza alcuna possibilità di scappatoia . Senonché questa impossibilità dell ' individuo di avere un ' esistenza propria , radici proprie , personalità propria non è affatto compensata dalle possibilità di trovare nella società ragioni complesse e profonde di vita . Si tratta , infatti , di una società esclusivamente dedicata alla produzione in serie al tempo stesso astratta e materialista , che rende ogni cosa facile ed acquistabile e perciò appunto anonima e impersonale . Una immagine simbolica di tale società può essere fornita dai grandi magazzini dove l ' avventore può trovare tutto , dal cibo ai libri , dai vestiti alle medicine , tutto fuorché naturalmente qualcosa che riguardi lui e soltanto lui sul piano ideale e metafisico . Ne segue che mentre la società produttiva agli Stati Uniti ha un ritmo potente , vitale , aggressivo , e , in certo modo meccanico , anche allegro , l ' individuo preso da solo , nell ' intimità di una sincerità amichevole o , come spesso avviene , di una confessione psicanalitica , si rivela molto spesso triste , ansioso , esaurito , frustrato e tormentato dal senso di colpa ( due parole molto in voga agli Stati Uniti : " frustrated " e " guilty " ) . Egli vorrebbe essere se stesso , ma molto spesso questo essere se stesso gli appare come qualche cosa di proibito , come un mancamento o un tradimento verso la società di cui fa parte . D ' altra parte , passando dal campo strettamente privato a quello pubblico , egli sa che se vuole contare soltanto sopra se stesso , tagliare i mille legami che lo uniscono alla società , ergersi magari contro di essa , si trova praticamente in una condizione di quasi assoluta impotenza . Le grandi corporazioni industriali , i grandi partiti politici , le grandi associazioni di razza , di religione e di capacità finanziaria gli stanno di fronte come tanti colossi che nonché combattere , egli non è neppure in grado di conoscere e giudicare . Né gli è consentito alcun vero anticonformismo ; ché anche l ' anticonformismo agli Stati Uniti è una faccenda di massa e trova subito l ' associazione , il partito , il gruppo , lo schema pratico e utilitario che lo assorbono e lo mettono al servizio della società . In altri termini l ' individuo agli Stati Uniti , come la piccola comunità urbana sopra descritta , soffre di un divorzio costante e prematuro dalla natura che è in lui e intorno a lui . Donde quella singolare mescolanza , nell ' americano , di liscio e scorrevole automatismo sociale e di improvvisi furori istintivi , di monotona efficienza produttiva e di esplosioni emotive , secondo che , appunto , prevalgono in lui i motivi razionali e sociali o quelli personali e irrazionali . Tuttavia quest ' individuo così spesso " frustrated " e " guilty " è ricco di forze ideali e vitali ; e non si capisce l ' America se non si tiene conto della fondamentale sanità e buona volontà dell ' uomo in questo Paese . L ' individuo in America non è quasi mai minato dal decadentismo , ossia da un rovesciamento negativo dei valori ; come avviene talvolta in Europa ; lo attesta se non altro la sua immensa fiducia nella scienza . Egli è essenzialmente il prodotto di una rigida censura , per adoperare un termine psicanalitico , di origine religiosa e sociale . Tutte le società subiscono una specie di moto pendolare che va dalla prevalenza dei motivi sociali a quella dei motivi individuali e viceversa . Oggi il movimento del pendolo agli Stati Uniti è chiaramente a favore del conformismo sociale . Ma domani potrà esserci un movimento opposto , di eguale ampiezza . Quale forma potrà avere questo movimento è quasi impossibile dirlo . Ma si può senz ' altro prevederne l ' originalità e la novità dall ' originalità e novità dei fenomeni attuali ai quali esso reagirebbe