StampaQuotidiana ,
Che
cosa
resta
della
democrazia
a
due
passi
dal
Duemila
?
Credo
ben
poco
,
a
giudicare
dal
caso
francese
.
Dunque
,
facciamo
due
conti
.
Alle
ultime
,
parziali
elezioni
in
Francia
l
'
esito
è
stato
il
seguente
:
su
cinque
francesi
due
non
sono
andati
a
votare
,
due
hanno
votato
per
le
forze
del
centrodestra
,
uno
ha
votato
a
sinistra
.
Ma
alla
fine
ha
vinto
la
sinistra
per
la
quale
ha
votato
solo
un
francese
su
cinque
.
Nessuno
ha
niente
da
dire
?
Nessuno
.
Anzi
,
quasi
tutti
titolano
complimentosi
nei
confronti
di
Jospin
,
cerimoniosi
nei
confronti
della
normalizzazione
politica
del
Paese
.
Eppure
così
la
democrazia
non
può
andare
avanti
.
Così
rischia
di
spegnersi
.
É
in
atto
,
non
solo
in
Francia
,
una
graduale
espropriazione
della
sovranità
popolare
.
Avevamo
messo
in
conto
l
'
eventualità
di
vedere
espropriate
quote
sensibili
di
sovranità
nazionale
;
ma
adesso
mi
pare
di
poter
dire
che
si
sta
paurosamente
restringendo
la
democrazia
.
Che
cosa
accade
?
Dunque
accadono
due
cose
.
La
prima
è
che
cresce
paurosamente
la
disaffezione
,
il
disinteresse
per
la
politica
;
ma
anche
la
sensazione
di
non
poter
mutare
gli
assetti
,
di
non
poter
cambiare
.
Perché
?
Ma
perché
la
gente
è
meno
scema
di
quel
che
pensano
i
loro
rappresentanti
.
Si
avverte
precisa
la
sensazione
che
i
processi
decisionali
siano
trasferiti
altrove
,
nelle
mani
dei
tecnocrati
,
delle
oligarchie
finanziarie
,
dei
grandi
fabbricanti
d
'
opinione
.
Oggi
più
di
ieri
e
meno
di
domani
.
Si
avverte
la
sensazione
dell
'
intercambiabilità
dei
politici
.
Si
avverte
la
sensazione
dell
'
intercambiabilità
dei
programmi
politici
.
Si
avverte
la
sensazione
di
versare
la
propria
preferenza
in
un
imbuto
che
poi
la
trasforma
,
attraverso
alchimie
di
sistemi
elettorali
,
poteri
di
veto
e
di
coalizione
,
in
un
altro
verdetto
.
Ho
sentito
giorni
fa
,
in
un
convegno
,
illuminati
campioni
della
sinistra
arrogarsi
il
diritto
di
frenare
i
verdetti
della
volontà
popolare
:
se
prestiamo
ascolto
alla
maggioranza
-
dicevano
-
bocciano
Maastricht
,
vince
il
nazionalismo
,
vince
la
pena
di
morte
,
frenano
l
'
immigrazione
.
Dunque
,
teniamoli
sotto
tutela
.
E
qui
si
entra
nella
seconda
e
più
scabrosa
ragione
della
volontà
popolare
.
Dunque
,
è
consentito
alla
sinistra
allearsi
con
chiunque
.
Liberali
e
cattolici
,
protestanti
ed
ebrei
,
industriali
e
sindacati
,
potenti
e
perfino
massoni
.
Ed
è
soprattutto
permesso
alla
sinistra
moderata
allearsi
con
la
sinistra
radicale
,
che
non
esita
a
definirsi
ancora
comunista
.
Al
centro
o
alla
destra
questo
non
è
consentito
.
Sono
precluse
le
porte
di
un
'
alleanza
a
tutto
campo
,
non
è
possibile
godere
dell
'
appoggio
di
una
classe
imprenditoriale
senza
scatenare
la
piazza
;
non
è
possibile
unirsi
alla
destra
radicale
e
nazionalista
.
Non
dico
nazista
.
Non
dico
nemmeno
fascista
.
Ma
anche
solo
nazionalista
,
tradizionalista
o
radicale
.
Prendete
il
caso
francese
,
ma
il
discorso
è
esportabile
,
anche
altrove
(
l
'
Austria
,
per
restare
ai
confini
)
.
Una
democrazia
compiuta
dovrebbe
porsi
un
problema
:
come
costituzionalizzare
la
destra
e
la
sinistra
radicale
,
come
farle
entrare
nel
gioco
.
Oppure
,
come
escluderle
dal
gioco
.
E
invece
no
:
in
Francia
,
e
non
solo
in
Francia
,
ai
comunisti
è
consentito
persino
andare
al
governo
;
con
Le
Pen
non
è
consentito
neanche
un
patto
tecnico
di
desistenza
.
Chirac
e
Giscard
sarebbero
massacrati
dai
poteri
che
contano
e
dalle
fabbriche
del
consenso
.
Questa
anomalia
sta
uccidendo
la
democrazia
,
sta
impedendo
l
'
alternanza
,
sta
bloccando
in
una
forma
di
centrosinistra
globale
l
'
assetto
di
potere
.
Che
tende
a
divenire
assetto
di
regime
e
riflettersi
nell
'
assetto
culturale
egemone
.
Ancora
una
volta
l
'
alibi
sono
i
fantasmi
del
passato
.
Su
Le
Pen
pesa
il
passato
nazista
che
obbiettivamente
nulla
ha
a
che
vedere
con
il
Front
national
.
Sul
Pc
francese
non
pesa
il
passato
comunista
che
è
invece
rivendicato
apertamente
dal
medesimo
partito
.
La
stessa
operazione
agisce
in
Italia
con
l
'
interdizione
del
piccolo
ma
decisivo
partitino
di
Rauti
,
con
le
barriere
verso
intese
destrorse
con
la
Lega
e
perfino
-
a
corrente
alternata
-
con
An
;
in
semilibertà
vigilata
.
Al
centrodestra
non
è
possibile
sommarsi
,
vige
la
logica
inesorabile
dell
'
aut
aut
.
Al
centrosinistra
invece
no
,
vige
la
logica
dell
'
et
et
.
Perciò
io
dico
:
attenzione
,
sta
morendo
la
democrazia
,
tra
astensionismo
e
veti
ideologici
di
ritorno
,
sistemi
bloccati
e
alternanze
impossibili
.
Con
tutte
le
giustificate
diffidenze
maturate
da
una
nobile
letteratura
elitaria
e
antidemagogica
,
tocca
oggi
al
centrodestra
rappresentare
le
ragioni
della
sovranità
popolare
.
StampaQuotidiana ,
Charles
Baudelaire
nei
suoi
Fiori
include
anche
Weber
,
appaiandolo
,
un
po
'
all
'
ingrosso
,
col
Delacroix
:
sotto
un
ciclo
nel
quale
passano
fanfare
«
comme
un
soupir
étouffé
de
Weber
»
.
Strane
son
queste
fanfare
che
sospirano
,
e
ben
poco
weberiane
;
ma
forse
qui
Weber
c
'
è
entrato
perché
il
poeta
aveva
bisogno
di
rimare
col
vert
del
cielo
.
Il
Franco
cacciatore
è
del
'21
,
i
Fiori
del
male
escono
nel
'57
.
Poco
più
di
un
trentennio
era
dunque
bastato
a
divulgare
la
gloria
del
barone
Karl
Maria
von
Weber
,
e
,
insieme
,
l
'
equivoco
che
gravò
sempre
su
di
lui
in
Francia
,
dove
il
Freischütz
subì
esecuzioni
-
massacro
benché
si
debba
al
Berlioz
la
musica
dei
recitativi
,
che
nell
'
intenzione
del
Weber
dovevano
essere
parlati
secondo
il
carattere
del
Singspiel
tedesco
.
A
questa
forma
,
che
è
rituale
in
Germania
,
è
ieri
tornato
il
maestro
Carlo
Maria
Giulini
che
per
l
'
occasione
ha
fatto
ritradurre
tutti
i
recitativi
:
e
poiché
stavolta
i
cantanti
dovevano
recitare
in
una
lingua
a
essi
familiare
i
risultati
sono
stati
ben
più
soddisfacenti
che
nella
Carniera
.
Si
è
detto
che
il
Franco
cacciatore
è
un
'
opera
tipicamente
germanica
e
che
solo
un
tedesco
può
amarla
;
e
il
primo
a
esprimere
questo
giudizio
fu
Richard
Wagner
che
al
Weber
dell
'
Euryanthe
deve
,
per
il
suo
Lohengrin
,
più
di
qualcosa
.
Ma
questa
opinione
,
giustificata
nel
suo
tempo
,
è
ora
difficilmente
sostenibile
.
Un
'
opera
che
avesse
caratteri
puramente
nazionali
sarebbe
un
'
opera
da
museo
,
non
un
'
opera
viva
:
e
in
verità
,
anche
senza
voler
fare
un
ingeneroso
confronto
tra
Weber
e
Wagner
,
il
Franco
cacciatore
ha
,
nei
suoi
limiti
,
una
purezza
di
stile
che
invano
si
cercherebbe
nelle
opere
romantiche
del
primo
Wagner
.
È
un
frutto
singolare
,
maturato
al
momento
giusto
:
e
poiché
in
arte
non
crediamo
ai
coups
de
dés
,
ai
terni
al
lotto
,
dobbiamo
ammettere
che
il
musicista
giunto
al
momento
opportuno
(
si
chiami
esso
Weber
o
Bizet
)
sia
sempre
e
in
ogni
caso
meritevole
della
propria
fortuna
.
Karl
Maria
von
Weber
era
un
uomo
nato
nel
Settecento
,
un
tedesco
di
buona
cultura
non
soltanto
musicale
,
un
uomo
che
a
diciassette
anni
era
già
direttore
del
Teatro
di
Breslavía
e
che
a
vent
'
anni
poteva
conversare
con
uomini
come
Goethe
e
Wieland
.
Se
la
sua
educazione
e
la
sua
cultura
lo
portavano
naturalmente
a
vagheggiare
un
tipo
d
'
opera
in
musica
che
fosse
intensamente
nazionale
(
e
in
ciò
la
sua
poetica
concordava
con
quella
dei
romantici
tedeschi
)
quel
molto
di
settecentesco
che
viveva
in
lui
lo
portava
a
mantener
viva
l
'
unità
del
dramma
musicale
secondo
gli
schemi
che
nel
Settecento
(
il
grande
secolo
dei
musicisti
viaggiatori
e
cosmopoliti
)
avevano
fruttato
indiscutibili
capolavori
.
Il
problema
generale
era
(
ed
è
tuttora
)
quello
di
riempire
gli
schemi
,
non
di
distruggerli
;
e
il
problema
specifico
di
Weber
era
di
trovare
un
testo
,
un
libretto
che
gli
permettesse
di
fondere
insieme
il
senso
del
gotico
e
quello
dell
'
intimità
familiare
(
il
gemütlich
)
,
il
dramma
feerico
e
la
pastorale
,
la
vivacità
della
kermesse
e
la
bruma
della
leggenda
.
Trovò
l
'
argomento
che
gli
occorreva
nel
canovaccio
che
un
certo
avvocato
Friedrich
Kind
tolse
dal
Gespensterbuch
di
Apel
e
di
Laun
;
e
su
quello
,
servendosi
di
non
molti
temi
espressivi
e
senza
rinunciare
affatto
ai
pezzi
chiusi
,
alle
arie
,
ai
duetti
e
ai
concertati
,
gettò
la
musica
dei
suoi
corni
e
dei
suoi
clarinetti
,
l
'
incanto
di
uno
stile
robusto
e
ingenuo
,
fiabesco
e
insieme
fortemente
naturale
,
che
apparenta
Weber
(
e
non
so
se
il
raffronto
sia
stato
fatto
mai
)
con
l
'
arte
di
quel
francese
innamorato
della
Germania
,
Gérard
de
Nerval
,
di
cui
proprio
due
giorni
fa
ricorreva
il
centenario
della
morte
.
Ne
è
nata
un
'
opera
che
è
anche
un
fatto
di
cultura
,
l
'
uovo
di
Colombo
del
primo
romanticismo
.
Il
Freischütz
non
è
opera
che
possa
essere
amata
e
compresa
solo
dai
tedeschi
;
ma
è
opera
che
richiede
da
parte
dello
spettatore
non
tedesco
una
certa
iniziazione
culturale
:
in
difetto
di
questa
(
e
senza
pretendere
che
il
pubblico
di
ieri
mancasse
del
viatico
necessario
)
è
certo
ch
'
essa
doveva
essere
presentata
agli
odierni
spettatori
in
un
quadro
particolarmente
appropriato
.
Compito
non
facile
,
eppure
ieri
risolto
assai
bene
da
un
'
esecuzione
che
è
complessivamente
la
più
proporzionata
ed
equilibrata
che
si
sia
avuta
alla
Scala
nella
presente
stagione
.
Non
si
giunge
ai
risultati
ottenuti
ieri
da
Carlo
Maria
Giulini
senza
molto
studio
e
senza
una
squisita
intelligenza
e
sensibilità
.
L
'
esecuzione
della
stregonesca
scena
della
Bocca
del
Lupo
,
dov
'
è
raccolto
in
nuce
mezzo
secolo
di
musica
romantica
ancora
non
nata
,
l
'
introduzione
,
le
danze
,
le
arie
e
i
concertati
e
l
'
apoteosi
finale
hanno
trovato
nel
Giulini
quella
fermezza
,
quell
'
energia
e
insieme
quella
misura
che
solo
un
concertatore
di
prim
'
ordine
e
ormai
perfettamente
maturo
per
le
maggiori
prove
poteva
dare
.
Sul
palcoscenico
-
ed
è
fatto
poco
frequente
alla
Scala
-
non
un
artista
che
appaia
una
forza
sprecata
,
un
pesce
fuor
d
'
acqua
.
Agata
è
Victoria
de
Los
Angeles
di
cui
sarebbe
inutile
fare
l
'
elogio
dopo
il
ricordo
che
ha
lasciato
fra
noi
:
ha
mezzi
di
grande
concertista
,
senso
stilistico
perfetto
,
«
attacchi
»
e
modulazione
eccezionali
.
Come
attrice
non
si
spreca
ma
il
suo
portamento
è
sempre
nobile
.
Una
sorpresa
piovuta
dal
cielo
è
Eugenia
Ratti
che
in
un
mese
è
alla
sua
terza
opera
alla
Scala
:
già
franca
e
disinvolta
,
domina
una
voce
estesa
,
ferma
e
brillante
che
autorizza
le
migliori
speranze
.
Il
tenore
Picchi
nella
difficile
parte
dell
'
ingenuo
Max
canta
con
molta
quadratura
e
sicurezza
brani
che
darebbero
il
mal
di
mare
se
eseguiti
da
artisti
più
celebri
di
lui
.
E
il
Rossi
Lemeni
raffigura
con
forte
dizione
e
perfetta
arte
scenica
la
parte
del
diabolico
Kaspar
,
che
gli
permette
,
nella
scena
della
foresta
,
di
ottenere
un
vero
successo
personale
.
Tutti
gli
altri
:
l
'
Adani
,
il
Montarsolo
,
il
Sordello
,
lo
Zaccaria
e
lo
Zampieri
sono
pienamente
all
'
altezza
della
situazione
.
La
regia
di
Josef
Gielen
è
di
molto
effetto
ma
non
ci
sarebbe
spiaciuto
che
il
nero
diavolo
Samiel
si
facesse
vedere
di
più
:
non
abbiamo
sentito
odor
di
bruciaticcio
nel
primo
e
nell
'
ultimo
quadro
.
Vivacemente
colorati
,
troppo
a
nostro
gusto
,
i
bozzetti
e
i
figurini
di
Nicola
Benois
.
La
musica
di
Weber
ha
un
colore
d
'
anima
,
non
un
colore
visivo
.
E
forse
non
era
necessario
costruire
un
autentico
otto
volante
nella
Valle
dei
Lupi
.
I
cori
,
istruiti
da
Norberto
Mola
,
hanno
cantato
assai
bene
,
senza
esagerare
nelle
rustiche
intonazioni
che
sono
necessarie
in
questa
partitura
.
Luci
c
pirotecnica
nell
'
infernale
scena
della
fusione
del
piombo
maledetto
sono
state
amministrate
con
grande
effetto
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
calore
alla
fine
di
ogni
quadro
e
il
maestro
Giulini
,
il
regista
Gielen
,
il
Benois
e
il
maestro
Mola
sono
stati
chiamati
più
volte
alla
ribalta
coi
principali
interpreti
.
Applausi
a
scena
aperta
alla
Los
Angeles
e
alla
Ratti
,
e
alla
fine
un
'
ovazione
per
tutti
.
StampaQuotidiana ,
Credo
che
per
i
più
l
'
abolizione
della
pena
di
morte
negli
Stati
Uniti
rappresenti
una
conquista
,
una
vittoria
dei
lati
migliori
dell
'
uomo
.
Resto
perplesso
.
Leggo
con
lo
stesso
fremito
per
la
millesima
volta
la
scena
in
cui
Otello
guarda
la
fiamma
della
candela
e
dice
che
potrà
spegnere
e
riaccendere
quella
luce
,
ma
più
non
potrà
ridestare
la
vita
umana
che
estingua
;
avverto
ciò
che
ha
di
sacro
ogni
vita
.
Ho
istintivo
orrore
per
l
'
aborto
,
per
questo
spegnere
una
vita
in
embrione
.
Comprendo
anche
il
soldato
che
nell
'
attacco
corpo
a
corpo
preferisce
farsi
uccidere
che
compiere
il
gesto
omicida
.
Non
ci
sono
però
limiti
a
questo
istinto
,
il
più
alto
dell
'
uomo
,
l
'
orrore
del
dare
la
morte
?
Ho
sempre
avuto
vicino
a
me
persone
carissime
,
che
asserivano
la
non
resistenza
;
vincesse
Hitler
,
ma
non
la
guerra
.
E
qui
la
ragione
cominciava
a
recalcitrare
.
Meglio
essere
uccisi
e
non
invocare
la
legittima
difesa
,
che
uccidere
;
perché
l
'
atto
di
uccidere
ferisce
irreparabilmente
l
'
uomo
normale
,
immette
in
lui
un
veleno
non
più
eliminabile
.
Ma
quando
la
violenza
dell
'
altro
si
esaurisce
colpendoci
:
l
'
ipotesi
romanzesca
di
quegli
che
ha
giusto
sdegno
per
una
ferita
al
suo
onore
e
crede
lavarla
sul
colpevole
,
mentre
l
'
aggredito
è
innocente
;
che
però
conosce
la
ragione
dell
'
attacco
,
sa
che
quegli
che
lo
ferisce
si
riterrà
soddisfatto
e
non
nuocerà
più
ad
altri
,
e
,
non
avendo
modo
di
dimostrare
nella
violenza
dell
'
urto
la
sua
innocenza
,
preferisce
perire
che
ricorrere
alla
difesa
armata
.
Ma
quando
la
violenza
non
si
arresta
a
noi
,
prosegue
e
si
espande
?
L
'
Europa
che
alzasse
le
mani
dinanzi
ad
Hitler
non
importava
solo
lo
sterminio
di
ebrei
,
zingari
,
altre
minoranze
etniche
;
implicava
i
nostri
figli
,
i
nostri
nipoti
educati
al
culto
del
nazismo
.
L
'
assalitore
di
banche
pronto
ad
uccidere
,
dinanzi
a
cui
si
alzano
le
mani
,
assalirà
altre
banche
ed
una
volta
o
l
'
altra
ucciderà
.
Ci
sono
popoli
e
civiltà
che
hanno
preso
ad
aborrire
la
oppressione
,
la
violenza
,
Stati
che
hanno
abbandonato
le
loro
colonie
;
e
ce
ne
sono
altri
,
come
il
Portogallo
,
che
le
difendono
accanitamente
,
senza
alcun
malessere
morale
.
E
sarebbe
difficile
convincersi
che
in
Africa
si
sarebbero
avute
altrettante
guerre
tribali
,
altrettante
distruzioni
di
popoli
minori
,
se
fosse
rimasto
il
dominio
dei
bianchi
.
Sarebbe
troppo
facile
la
vita
dell
'
uomo
morale
,
se
i
problemi
fossero
tutti
risolubili
in
termini
di
certezza
;
se
fosse
sempre
dato
discernere
il
bene
dal
male
.
Si
possono
invidiare
i
credenti
di
quelle
religioni
dalle
leggi
semplici
ed
inflessibili
,
che
,
una
volta
osservate
tali
leggi
,
si
sentono
liberi
da
ogni
responsabilità
,
e
pur
di
fronte
a
paurosi
risultati
delle
loro
azioni
od
omissioni
,
non
sono
turbati
,
poiché
si
attua
la
volontà
di
Dio
.
Ma
non
siamo
dei
loro
.
Sta
poi
che
l
'
annuncio
di
quell
'
abolizione
della
pena
di
morte
è
avvenuto
mentre
si
scaricavano
tonnellate
di
esplosivo
sul
Vietnam
,
e
guerriglie
fermentavano
in
più
luoghi
,
nell
'
Ulster
ogni
giorno
c
'
era
qualche
vittima
della
secolare
avversione
tra
cattolici
e
protestanti
.
Mentre
ogni
ricorrenza
festiva
lascia
qualche
centinaio
di
vittime
stradali
,
ogni
stagione
qualche
decina
per
infortuni
di
caccia
,
per
disgrazie
nella
pesca
subacquea
;
e
parrebbe
assurdo
vietare
gli
sport
pericolosi
,
limitare
la
velocità
delle
macchine
;
altresì
mentre
si
apprende
ogni
giorno
di
suicidi
di
giovanissimi
per
futili
motivi
,
e
si
ha
l
'
impressione
che
i
giovani
amino
sempre
meno
la
vita
.
E
confesso
che
se
non
solo
comprendo
,
ma
sento
l
'
attrazione
,
per
quegli
che
dice
«
no
ad
uccidere
,
per
nessuna
ragione
,
per
nessun
sommo
bene
di
domani
,
per
evitare
qualsiasi
male
;
uccidere
mai
»
,
non
riesco
a
comprendere
chi
rifiuta
la
pena
di
morte
per
il
delitto
più
atroce
,
ma
accetta
che
si
uccida
perché
su
un
Paese
sventoli
una
bandiera
piuttosto
che
un
'
altra
,
ed
altresì
perché
non
si
compia
un
'
assimilazione
,
non
si
spenga
una
lingua
.
Senonché
su
ogni
altra
considerazione
domina
in
me
un
dubbio
:
è
una
pietà
la
soppressione
della
pena
di
morte
?
Pietà
per
chi
?
Per
il
condannato
,
o
per
il
giudice
che
pronunciò
la
sentenza
e
potrebbe
avere
una
notte
d
'
incubo
la
vigilia
dell
'
esecuzione
,
mentre
ove
abbia
condannato
all
'
ergastolo
od
alla
reclusione
e
lo
assalissero
dubbi
od
angosce
potrà
illudersi
pensando
che
ci
si
abitua
pure
al
carcere
,
e
c
'
è
la
possibilità
dei
condoni
,
delle
revisioni
,
delle
evasioni
?
Chi
non
voglia
illudere
se
stesso
sa
che
non
ci
sono
carceri
che
migliorino
l
'
uomo
,
ma
dovunque
carceri
che
pervertono
;
e
si
potranno
erigere
degli
edifici
con
docce
,
riscaldamento
,
aria
condizionata
,
da
destinare
a
penitenziari
,
ma
si
rarefarà
sempre
più
quel
materiale
umano
,
che
costantemente
scarseggiò
,
di
assistenti
ai
carcerati
che
considerassero
la
loro
una
missione
,
e
nel
detenuto
il
fratello
uomo
da
sorreggere
e
riscattare
.
Questo
significava
l
'
opera
di
misericordia
del
«
visitare
i
carcerati
»
,
che
gli
odierni
regolamenti
hanno
reso
irreale
.
E
diradano
fino
a
scomparire
quelli
che
vogliono
dedicare
la
loro
vita
ad
amare
e
redimere
singoli
infelici
,
colpevoli
,
vecchi
,
malati
,
infermi
di
mente
;
tanti
giurano
di
amare
l
'
umanità
,
e
non
potersi
dedicare
ai
singoli
(
che
è
ben
più
oneroso
)
.
Non
si
dà
più
la
scelta
che
tra
la
detenzione
e
la
pena
di
morte
;
e
temo
molto
che
una
detenzione
che
duri
oltre
il
decennio
sia
più
crudele
della
pena
capitale
:
così
se
per
il
detenuto
la
prigione
sia
quel
ch
'
è
la
gabbia
per
certi
animali
cui
non
riescono
mai
a
rassegnarsi
(
evito
di
passare
sotto
il
Campidoglio
per
non
vedere
quella
lupa
che
passeggia
incessantemente
su
e
giù
per
i
tre
metri
della
sua
gabbia
e
che
desidererei
qualche
pietoso
uccidesse
,
se
non
sapessi
che
poi
l
'
imbecillità
umana
la
vorrebbe
sostituita
)
;
come
se
invece
si
adatti
,
subisca
la
degradazione
umana
del
trovare
accettabile
il
carcere
ed
i
suoi
contatti
,
non
desiderare
più
la
libertà
.
Nella
vita
romanzata
di
Federico
Confalonieri
della
Huch
,
l
'
arcivescovo
Gaysruck
a
Teresa
che
gli
chiede
di
adoperarsi
per
la
grazia
al
marito
risponde
dapprima
:
«
Credete
che
vi
sarà
grato
se
lo
seppellirete
vivo
in
carcere
,
invece
che
morto
in
una
tomba
come
si
deve
?
»
.
Per
questo
rimango
perplesso
di
fronte
alla
soppressione
della
pena
di
morte
in
un
Paese
da
cui
vengono
le
cronache
della
più
efferata
delinquenza
,
e
che
pure
desiderando
la
pace
s
'
impegna
a
fondo
nella
guerra
.
StampaQuotidiana ,
Fino
a
una
trentina
d
'
anni
fa
l
'
Italia
aveva
assimilato
Wagner
a
modo
suo
:
riducendolo
,
con
molti
tagli
,
a
proporzioni
ragionevoli
e
rendendolo
così
eseguibile
da
ugole
italiane
,
in
genere
migliori
di
quelle
tedesche
ma
molto
meno
resistenti
alla
fatica
.
Si
era
così
formata
una
classe
di
buoni
cantanti
wagneriani
in
lingua
italiana
,
oggi
dispersa
o
dimenticata
.
È
un
peccato
,
perché
qualche
onesta
Brunilde
nostrana
avrebbe
potuto
,
con
un
po
'
di
riposo
,
trasformarsi
in
una
decente
Norma
e
magari
in
una
accettabile
Minnie
pucciniana
(
se
è
vero
che
alla
Scala
hanno
rinunziato
quest
'
anno
alla
Fanciulla
del
West
non
avendo
a
disposizione
un
'
interprete
adeguata
)
.
E
i
tenori
italiani
capaci
di
esser
Sigfrido
o
Walter
,
oggi
che
il
repertorio
moderno
impone
un
estremo
eclettismo
,
avrebbero
potuto
trovare
impiego
in
altre
parti
.
In
ogni
modo
le
cose
sono
andate
come
tutti
sanno
;
e
oggi
anche
in
città
di
provincia
italiane
è
facile
che
Wagner
si
dia
in
tedesco
,
con
artisti
tedeschi
e
in
edizioni
più
o
meno
integrali
,
ma
sempre
di
lunga
durata
.
Venuto
meno
il
compromesso
che
si
era
formato
(
stile
press
'
a
poco
tedesco
ma
voci
italiane
e
un
po
'
di
respiro
al
pubblico
)
,
alquanto
diradato
lo
stuolo
dei
«
bidelli
del
Walhalla
»
,
dei
wagneriani
intransigenti
che
si
recavano
a
teatro
con
la
loro
brava
guida
tematica
e
che
trovavano
«
troppo
corto
»
l
'
interminabile
duetto
fra
Ortruda
e
Telramondo
,
nel
Lohengrin
;
sparito
o
quasi
il
manipolo
dei
maniaci
che
giudicavano
il
poema
dei
Nibelunghi
come
la
summa
di
tutta
una
tradizione
orfico
-
teosofica
dopo
la
quale
a
poeti
e
musicisti
non
sarebbe
restato
che
il
compito
d
'
incrociar
le
braccia
e
tacere
per
sempre
;
resta
ancora
ai
drammi
wagneriani
della
Tetralogia
la
possibilità
di
trovare
in
Italia
un
pubblico
nuovo
.
È
un
pubblico
composto
,
in
parte
,
da
nemici
del
melodramma
di
tipo
nostrano
,
da
gente
che
detesta
le
stupide
parole
dei
nostri
libretti
e
le
inverosimili
,
indecifrabili
trame
che
Donizetti
e
Verdi
rivestirono
di
note
.
A
coloro
per
i
quali
la
sola
musica
è
quella
di
Bach
,
a
chi
crede
che
il
nostro
melodramma
sia
«
una
barba
»
,
Wagner
offre
uno
strano
rimedio
che
consiste
nell
'
intensificazione
degli
assurdi
lamentati
:
una
serie
di
canovacci
talmente
incomprensibili
che
non
comprendere
diventa
una
condizione
favorevole
all
'
immersione
nell
'
opera
d
'
arte
.
L
'
ascoltatore
attuale
(
italiano
)
di
Wagner
non
intende
né
le
parole
né
i
fatti
e
il
suo
godimento
è
in
proporzione
diretta
dell
'
assurdità
della
situazione
in
cui
si
vede
immerso
.
Wagner
offre
situazioni
,
musica
e
canto
allo
stato
puro
,
incandescente
:
è
antologico
perché
potreste
prenderlo
a
spizzico
e
ogni
sua
pagina
ha
sempre
valore
di
morceau
choisi
,
ma
è
anche
unitario
perché
il
suo
segno
è
uguale
dovunque
.
Per
diversi
motivi
di
fronte
a
Wagner
devono
arrendersi
tanto
i
sostenitori
dell
'
arte
come
totalità
(
che
spesso
vuol
dir
noia
)
quanto
i
fedeli
del
«
pezzo
»
,
della
scintilla
,
dell
'
ispirazione
.
Furore
e
pedantesca
lentezza
,
raptus
e
istrionica
ricerca
degli
effetti
sono
le
componenti
del
genio
wagneriano
,
un
genio
riassuntivo
che
liquida
molte
possibilità
e
chiude
per
sempre
molte
porte
.
Dopo
di
lui
i
migliori
musicisti
furono
coloro
che
lottarono
tutta
la
vita
per
«
non
fare
del
Wagner
»
,
magari
utilizzando
e
componendo
in
nuova
sintesi
qualche
suo
spicciolo
,
qualche
suo
aspetto
secondario
.
Da
Wagner
,
soprattutto
da
quello
del
Tristano
,
viene
gran
parte
del
cromatismo
della
musica
contemporanea
,
in
particolare
quello
della
musica
seriale
,
dei
dodici
suoni
in
libertà
(
o
in
nuova
servitù
)
.
Ma
Wagner
era
anche
un
inventore
di
formidabili
temi
,
un
mistico
che
tirava
al
sodo
e
applicava
a
colpo
sicuro
un
suo
particolare
montaggio
,
con
l
'
intelligenza
un
po
'
fredda
e
applicata
del
grande
uomo
di
teatro
e
del
grande
letterato
.
I
suoi
successori
più
o
meno
diretti
(
escluso
lo
Strauss
operista
,
che
un
giorno
sarà
certo
rivalutato
)
mancano
di
quel
côté
bête
in
difetto
del
quale
è
inutile
affrontare
opere
di
lunga
lena
.
Ieri
sera
abbiamo
risentito
dunque
Wagner
cantato
in
tedesco
e
nella
sua
integrità
,
diretto
da
un
maestro
come
Otto
Ackermann
che
non
è
un
astro
di
prima
grandezza
ma
possiede
l
'
autorità
necessaria
e
che
in
opere
simili
(
e
anche
nel
genere
della
musica
leggera
)
ha
sempre
dimostrato
di
sapere
il
fatto
suo
;
e
abbiamo
ascoltato
cantanti
di
valore
molto
ineguale
,
ma
tutti
in
possesso
di
un
ottimo
stile
wagneriano
.
Che
effetto
ci
farebbero
oggi
le
vecchie
esecuzioni
di
Mascheroni
e
di
Rodolfo
Ferrari
,
del
tenore
Borgatti
e
di
Teresina
Burchi
?
È
quasi
impossibile
dirlo
.
I
cantanti
italiani
sono
obbligati
,
dalla
nostra
lingua
,
ai
suoni
rotondi
,
impostati
,
all
'
intonazione
precisa
:
qualità
che
in
Wagner
,
escluso
s
'
intende
il
Lohengrin
,
sono
richieste
in
misura
secondaria
.
Wagner
stanca
terribilmente
le
ugole
italiane
;
ho
memoria
di
un
Parsifal
in
cui
tre
Gurnemanz
dovettero
cedere
le
armi
dopo
una
sola
rappresentazione
.
Wotan
e
Brunilde
parlano
e
cantano
insieme
,
nelle
nostre
opere
canto
e
recitativo
sono
regolati
da
leggi
assai
diverse
.
Martha
Moedl
(
Brunilde
)
è
come
un
motore
che
abbia
incredibili
qualità
di
ripresa
:
quando
sembra
stanca
e
si
direbbe
che
l
'
«
appoggio
»
sia
caduto
,
la
sua
impennata
si
dispiega
ancora
e
la
voce
torna
a
espandersi
quasi
in
modo
immateriale
.
È
una
grande
cantante
e
una
buona
Brunilde
,
anche
se
non
possiamo
chiederle
la
tempestosa
,
ciclonica
vocalità
di
una
Flagstad
.
Senza
troppe
finezze
ma
sonora
come
una
tromba
è
la
voce
di
Leonie
Rysanek
(
Siglinde
)
;
e
in
questa
esecuzione
Siglinde
potrebbe
essere
Brunilde
o
viceversa
.
Manca
forse
il
distacco
necessario
.
Bellissima
voce
,
fin
troppo
dolce
ha
Grace
Hoffmann
,
soddisfacente
Fricka
.
Hans
Hotter
è
un
Wotan
potente
ed
espressivo
,
di
una
resistenza
eccezionale
;
Ludwig
Weber
,
vecchia
conoscenza
,
dà
molto
carattere
alla
parte
del
bieco
Hunding
.
Meno
persuasivo
è
il
Siegmund
di
Wolfgang
Windgassen
,
che
pure
sopporta
bene
una
parte
massacrante
.
Non
tutte
egualmente
disciplinate
le
otto
Walkirie
,
signore
Mariella
Angioletti
,
Luisa
Villa
,
Elfriede
Wild
,
Veronica
Wolfram
,
Nelde
Clavel
,
Martha
Thompson
,
Hanna
Ludwig
e
,
ancora
,
Grace
Hoffmann
.
L
'
allestimento
scenico
,
i
bozzetti
e
i
figurini
sono
quelli
,
già
noti
,
di
Nicola
Benois
;
la
regia
è
di
Mario
Frigerio
,
come
sempre
misuratissimo
e
pieno
di
buon
senso
.
In
complesso
un
'
esecuzione
non
tutta
di
prim
'
ordine
,
ma
di
sicura
impronta
artistica
.
Il
pubblico
-
un
pubblico
,
naturalmente
,
da
«
tutto
esaurito
»
-
l
'
ha
applaudita
a
lungo
,
evocando
molte
volte
alla
ribalta
i
principali
interpreti
e
il
maestro
Ackermann
,
la
cui
ancor
bruna
zazzera
,
quando
si
vedeva
emergere
dal
golfo
mistico
,
non
ha
avuto
un
attimo
di
riposo
.
StampaQuotidiana ,
L
'
avere
espresso
il
dubbio
che
la
pena
di
morte
sia
meno
crudele
di
una
lunghissima
detenzione
ha
indignato
,
come
mi
attendevo
,
una
serie
di
brave
persone
,
che
per
questa
semplice
perplessità
hanno
visto
in
me
un
De
Maistre
in
sedicesimo
,
l
'
apologeta
del
boia
,
anzi
della
mannaia
.
Non
sto
a
ripetere
cose
già
dette
,
né
a
ricordare
il
giapponese
,
unico
salvatosi
degli
autori
delle
uccisioni
all
'
aeroporto
di
Tel
Aviv
,
che
lotta
perché
gli
sia
applicata
la
pena
di
morte
e
non
una
lunghissima
prigionia
.
Ma
vorrei
piuttosto
prendere
occasione
per
invitare
tutti
-
me
per
primo
,
che
non
valgo
nulla
più
dell
'
italiano
medio
-
alla
sincerità
con
noi
stessi
.
Ripugnanza
per
la
pena
di
morte
;
constatazione
che
il
carcere
,
com
'
è
oggi
,
abbrutisce
;
d
'
accordo
.
Che
fare
?
Nuovi
carceri
con
giardini
,
bagni
,
possibilità
di
lavoro
e
di
studio
per
chi
lo
desideri
.
Sì
.
Possiamo
fare
qualcosa
?
Vogliamo
offrire
tutti
una
giornata
di
stipendio
per
la
formazione
di
un
fondo
ad
hoc
?
Vogliamo
provocare
offerte
di
aree
,
di
opera
di
progettisti
,
di
mano
d
'
opera
gratuita
?
(
Si
sono
costruite
le
cattedrali
,
in
epoca
recente
le
Case
del
fascio
e
poi
le
Case
del
popolo
,
in
questo
modo
)
.
Bene
;
oltre
alla
giornata
di
pensione
offro
la
mia
opera
di
bravo
dattilografo
per
copiatura
di
progetti
.
Gli
edifici
sono
il
meno
;
gli
uomini
contano
.
E
il
personale
carcerario
,
dal
direttore
all
'
ultimo
agente
di
custodia
,
può
offrire
dei
missionari
.
Quella
posizione
,
come
le
altre
nella
polizia
,
nei
carabinieri
,
consentono
di
fare
molto
bene
(
anche
del
male
,
d
'
accordo
;
e
,
come
dovunque
,
ci
sono
i
buoni
ed
i
cattivi
;
ma
certo
anche
i
buoni
e
gli
ottimi
;
durante
il
periodo
fascista
e
l
'
occupazione
tedesca
ci
accorgemmo
che
c
'
era
molta
umanità
in
certi
ambienti
della
polizia
)
.
Ora
quanti
sono
tra
quelli
che
più
parlano
contro
la
crudeltà
delle
carceri
che
vedrebbero
volentieri
un
loro
figlio
divenire
direttore
di
carcere
o
agente
di
custodia
,
o
maresciallo
dei
carabinieri
o
commissario
di
PS
?
I
buoni
di
queste
categorie
,
quelli
che
sentono
che
la
loro
è
una
missione
,
per
quanto
so
,
non
vengono
mai
da
questi
imprecatori
;
piuttosto
da
chi
ritiene
che
in
ogni
posizione
si
possa
fare
del
bene
e
ci
si
debba
sforzare
di
farne
quanto
possibile
.
Voltiamo
pagina
.
Ho
sempre
detto
della
mia
invincibile
ripugnanza
all
'
aborto
,
all
'
uccisione
di
una
vita
in
embrione
.
Non
posso
però
non
riflettere
che
stiamo
tutti
negando
il
diritto
alla
vita
alle
generazioni
future
.
La
scienza
ci
ammonisce
da
un
pezzo
,
ci
dice
che
i
palliativi
che
si
adottano
contro
l
'
inquinamento
dell
'
aria
,
dei
mari
,
della
terra
non
bastano
.
Noi
rispondiamo
:
«
Dobbiamo
vivere
:
e
vivere
come
siamo
vissuti
fin
qui
,
senza
tornare
indietro
nel
tenore
di
vita
;
per
questo
occorrono
le
raffinerie
,
le
fabbriche
di
acido
solforico
,
e
via
dicendo
»
;
a
saltiamo
col
pensiero
il
corollario
:
peggio
per
le
generazioni
avvenire
se
per
loro
non
ci
sarà
più
la
possibilità
di
vivere
,
se
non
potranno
nascere
.
Penso
agl
'
infermi
di
mente
(
quanto
numerosi
infermieri
,
e
solerti
,
coscienziosi
,
occorrerebbero
,
per
una
assistenza
fattiva
,
impedire
ai
malati
di
nuocersi
e
di
nuocere
senza
legarli
ai
letti
;
e
questi
infermieri
non
si
trovano
)
;
penso
ai
focomelici
,
agli
spastici
.
Quanto
pochi
,
sempre
meno
,
quelli
che
vi
si
dedicano
con
lo
spirito
di
dedizione
totale
,
insostituibile
,
accettando
la
rinuncia
alla
gioia
che
quella
dedizione
importa
:
rinuncia
per
chi
non
abbia
in
sé
la
santità
,
senta
l
'
attrazione
per
i
piaceri
,
anche
i
più
puliti
,
escursioni
,
passeggiate
,
viaggi
,
che
il
mondo
offre
.
I
santi
laici
che
non
pensano
a
rivoluzioni
,
ma
ogni
giorno
compiono
inosservati
la
loro
opera
di
bene
,
sono
sempre
stati
pochi
,
ma
mi
sembra
tendano
a
diminuire
.
Penso
soprattutto
ai
vecchi
.
Il
mio
povero
figlio
medico
spedaliero
s
'
indispettiva
alle
clamorose
manifestazioni
di
strazio
dei
figli
dinanzi
alla
salma
del
padre
o
della
madre
,
ricordando
che
quei
poveri
vecchi
per
mesi
avevano
sostato
nel
loro
letto
di
corsia
,
senza
che
mai
,
mai
,
un
figlio
,
un
parente
fosse
venuto
a
visitarli
.
I
vecchi
sono
noiosi
,
tediosi
,
a
volte
assisterli
implica
vincere
forti
ripugnanze
.
Un
amico
che
si
occupava
di
queste
opere
mi
diceva
del
direttore
d
'
un
cronicario
disperato
perché
i
suoi
vecchi
purtroppo
lordano
la
biancheria
;
e
prima
di
mettere
questa
nella
lavatrice
,
occorre
togliere
con
stecche
o
con
mani
guantate
le
deiezioni
che
bloccherebbero
la
macchina
;
e
man
mano
che
scompaiono
le
anziane
assistenti
che
provvedevano
,
nessuna
giovane
vuole
più
sostituirle
.
Cosa
si
fa
per
i
vecchi
?
Penso
che
i
più
riescano
ad
eliminare
dalla
mente
questi
ed
altri
pensieri
,
queste
ed
altre
immagini
;
non
pensiamo
alle
sofferenze
degli
altri
,
e
godiamoci
la
vita
.
Anzi
reagiamo
quando
c
'
è
qualcuno
che
ci
disturba
toccando
il
problema
,
ed
osa
dire
che
nelle
carceri
d
'
oggi
la
lunga
detenzione
è
più
crudele
della
morte
.
Non
mi
considero
migliore
degli
altri
e
non
ho
il
diritto
di
fare
la
morale
a
nessuno
;
ma
meditiamo
tutti
.
Condivido
la
ripugnanza
alla
pena
di
morte
,
all
'
aborto
,
alla
eutanasia
.
Ma
non
perdo
il
tempo
a
discutere
con
chi
afferma
che
tutte
le
colpe
essendo
della
società
non
ci
debbono
essere
carceri
ed
occorre
lasciare
tutti
in
libertà
,
compresi
i
seviziatori
di
bambini
e
quanti
hanno
il
coltello
facile
.
E
mentirei
se
dicessi
di
rispettare
quelli
che
non
dànno
mai
un
'
elemosina
,
non
compiono
mai
un
sacrificio
economico
per
un
'
opera
di
bene
,
non
si
sono
mai
dedicati
a
sollevare
uno
dei
tanti
pericolanti
che
avranno
pure
incontrato
nella
loro
vita
,
uno
dei
tanti
che
attraversavano
un
momento
decisivo
,
e
che
la
mano
offerta
poteva
salvare
;
non
hanno
mai
dato
lezioni
ad
un
ragazzo
che
aveva
bisogno
di
ripetizioni
e
non
poteva
pagarsele
,
mai
si
sono
mossi
a
fare
letture
ad
un
cieco
,
a
dare
a
un
vecchio
degente
il
conforto
di
sfogarsi
ascoltando
pazientemente
le
sue
monotone
querimonie
;
ma
poi
imprecano
contro
lo
Stato
inefficiente
,
contro
«
la
società
»
,
colpevole
di
tutto
.
StampaQuotidiana ,
Nuova
York
-
Pochi
Paesi
al
mondo
destano
nell
'
animo
del
viaggiatore
che
non
sia
disposto
ad
una
paziente
comprensione
reazioni
così
vive
e
talvolta
così
ostili
come
gli
Stati
Uniti
.
Specialmente
coloro
che
arrivano
in
America
da
Paesi
di
antica
cultura
umanistica
,
come
per
esempio
la
Francia
o
l
'
Italia
,
sono
portati
a
fornire
un
giudizio
sbrigativo
ed
avverso
.
A
prima
vista
questo
sembra
contraddittorio
:
non
sono
forse
gli
Stati
Uniti
una
Nazione
di
civiltà
occidentale
,
non
è
forse
la
civiltà
degli
Stati
Uniti
erede
legittima
del
razionalismo
settecentesco
inglese
e
francese
?
Perché
dunque
tanti
visitatori
non
riconoscono
in
questo
Paese
nulla
di
familiare
e
provano
quasi
una
specie
di
repulsione
e
di
nausea
,
un
po
'
come
il
viaggiatore
che
trovandosi
per
la
prima
volta
in
mare
scopra
con
sgomento
di
non
essere
in
grado
di
sopportare
il
movimento
delle
onde
?
Secondo
noi
la
spiegazione
va
ricercata
in
un
carattere
psicologico
comune
a
tutti
gli
uomini
;
i
quali
si
sentono
a
loro
agio
con
il
passato
ma
non
altrettanto
con
il
futuro
.
E
mentre
possono
considerare
le
cose
passate
come
superate
e
risolte
,
hanno
paura
di
quelle
avvenire
,
nuove
,
ignote
,
non
ancora
sperimentate
.
Tra
le
Nazioni
il
passato
è
rappresentato
da
tutti
quei
Paesi
che
oggi
,
con
eufemismo
,
sono
chiamati
aree
depresse
.
Fate
per
esempio
un
viaggio
in
Siria
,
alla
vetusta
città
di
Aleppo
e
passerete
con
poche
ore
di
aeroplano
dal
secolo
ventesimo
al
dodicesimo
.
Ad
Aleppo
,
tuttavia
,
pur
invocando
le
comodità
della
civiltà
moderna
e
lamentando
il
pittoresco
e
medievale
modo
di
vita
,
vi
sentirete
sicuri
e
persino
aggressivi
,
avvertirete
che
nulla
di
nuovo
e
di
sconcertante
si
cela
dietro
il
cosiddetto
mistero
d
'
oriente
.
Spiccate
invece
il
volo
nella
direzione
opposta
,
attraversate
l
'
Atlantico
,
passate
in
poche
ore
da
una
vecchia
città
d
'
Europa
alle
torri
babilonesi
di
Nuova
York
e
sentirete
subito
con
inquietudine
che
,
nonostante
tutte
le
meravigliose
comodità
e
facilità
della
vita
americana
,
qui
è
l
'
ignoto
,
il
non
ancora
sperimentato
,
l
'
imprevedibile
,
insomma
il
futuro
.
Ora
il
futuro
gli
uomini
amano
sognarlo
,
vago
e
promettente
,
abbellito
dai
rosei
vapori
della
speranza
.
Ma
non
amano
affatto
vederselo
torreggiare
davanti
in
forma
di
città
di
acciaio
e
di
cemento
o
nell
'
aspetto
di
una
società
potente
e
perfettamente
funzionante
.
Donde
la
nausea
che
si
è
detto
,
quello
che
chiamerei
il
mal
d
'
America
,
non
tanto
diverso
dal
mal
di
montagna
o
dal
mal
di
mare
.
Perché
gli
Stati
Uniti
sono
il
Paese
del
futuro
,
o
meglio
il
Paese
in
cui
certi
aspetti
del
futuro
sono
già
presenti
?
In
un
libro
recente
intitolato
appunto
:
Il
futuro
è
già
cominciato
gli
Stati
Uniti
sono
descritti
come
il
Paese
del
futuro
a
causa
dell
'
applicazione
qui
più
ardita
che
altrove
dei
principi
della
fisica
elettronica
e
del
macchinismo
automatico
.
Ma
questo
non
è
ancora
il
futuro
,
se
è
vero
,
come
è
vero
,
che
in
questo
mondo
tutto
dipende
dall
'
uomo
e
soltanto
dall
'
uomo
.
Le
macchine
,
anche
le
più
complicate
,
possono
essere
adoperate
da
uomini
di
mentalità
tutt
'
altro
che
avveniristica
,
per
esempio
dagli
Asiatici
.
Secondo
noi
,
gli
Stati
Uniti
sono
il
Paese
del
futuro
non
tanto
perché
più
di
qualsiasi
altra
Nazione
al
mondo
fanno
dipendere
l
'
andamento
della
vita
pratica
dall
'
uso
delle
macchine
quanto
perché
quest
'
uso
determina
ormai
in
larghissima
misura
il
comportamento
sociale
intellettuale
e
morale
degli
Americani
.
In
altri
termini
la
macchina
e
tutto
ciò
che
serve
a
produrre
la
macchina
e
tutto
ciò
che
la
macchina
produce
corrispondono
agli
Stati
Uniti
a
quello
che
è
l
'
ambiente
fisico
in
altri
Paesi
.
Un
Europeo
e
ancor
più
un
Asiatico
saranno
determinati
nella
loro
psicologia
da
modi
di
vita
rurali
e
artigiani
che
in
sostanza
poco
differiscono
da
quelli
del
passato
;
agli
Stati
Uniti
invece
questa
determinazione
viene
dalla
macchina
;
e
basta
guardare
dall
'
alto
di
un
grattacielo
ad
una
strada
qualsiasi
,
percorsa
da
migliaia
di
automobili
,
o
attraversare
in
un
sobborgo
il
caos
degli
altiforni
,
dei
capannoni
,
dei
silos
,
dei
serbatoi
e
dei
macchinari
più
diversi
per
rendersi
conto
di
questo
fatto
.
Privi
del
tutto
di
residui
di
civiltà
artigiane
e
medievali
,
gli
Stati
Uniti
esordiscono
come
Nazione
con
la
rivoluzione
industriale
del
secolo
scorso
.
Si
deve
così
considerare
il
passato
settecentesco
ed
ottocentesco
dell
'
America
come
il
prologo
fumoso
e
turbolento
della
presente
scintillante
e
tersa
civiltà
meccanica
.
In
principio
ci
fu
il
verbo
,
come
sempre
,
ossia
la
concezione
puritana
della
vita
;
poi
vennero
le
macchine
e
il
verbo
si
fece
carne
,
ossia
le
macchine
si
rivelarono
meravigliosamente
adatte
alle
primitive
concezioni
dei
padri
della
Nazione
.
Il
razionalismo
utilitario
era
infatti
all
'
origine
stessa
della
macchina
intesa
come
mezzo
di
produzione
in
serie
e
di
profitto
moltiplicato
;
il
puritanesimo
,
strano
a
dirsi
,
agiva
sulle
coscienze
,
nel
campo
psicologico
,
allo
stesso
modo
della
macchina
nel
campo
della
produzione
,
eliminando
cioè
spietatamente
nella
persona
umana
tutto
ciò
che
non
era
utile
ad
una
ideale
società
fondata
appunto
sull
'
efficienza
produttiva
.
Tutto
questo
però
avvenne
in
maniera
provvidenziale
,
ossia
involontaria
.
I
Puritani
del
New
England
sarebbero
oggi
certo
assai
sorpresi
dal
carattere
tecnocratico
e
macchinistico
della
civiltà
agli
Stati
Uniti
.
Eppure
questa
civiltà
deve
a
loro
il
suo
primo
impulso
.
Ci
fu
un
tempo
ormai
lontano
in
cui
la
macchina
ancora
ai
suoi
albori
imitava
l
'
uomo
e
l
'
animale
.
Le
prime
macchine
non
erano
che
prolungamenti
e
trasformazioni
dell
'
energia
animale
ed
umana
,
riproducendone
con
i
loro
congegni
il
sistema
muscolare
o
nervoso
o
digestivo
.
Oggi
si
assiste
al
fenomeno
inverso
,
in
tutto
il
mondo
ma
soprattutto
agli
Stati
Uniti
:
l
'
uomo
tende
ad
imitare
la
macchina
.
Non
vorremmo
con
questo
suggerire
l
'
idea
di
una
Nazione
di
automi
;
l
'
uomo
imita
la
macchina
non
tanto
diventando
macchina
lui
stesso
quanto
disfacendosi
,
nei
propri
rapporti
con
la
realtà
e
con
se
stesso
,
di
tutto
ciò
che
non
sia
direttamente
utile
,
pratico
e
razionale
.
Procedendo
dall
'
individuo
alla
società
,
noi
vediamo
oggi
agli
Stati
Uniti
un
'
uniforme
tendenza
a
trasformare
l
'
uomo
in
mezzo
di
produzione
al
servizio
della
macchina
più
vasta
di
una
società
tutta
dedicata
anch
'
essa
alla
produzione
.
Questo
avviene
oltre
che
per
l
'
influenza
dell
'
ambiente
meccanico
di
cui
si
è
già
detto
,
anche
per
necessità
.
Una
civiltà
macchinistica
è
infatti
una
civiltà
di
produzione
e
di
consumazione
in
serie
;
e
la
macchina
richiede
da
un
lato
una
produzione
appunto
uniforme
,
razionalizzata
,
semplificata
e
dall
'
altro
una
massa
di
consumatori
che
si
sia
disfatta
dei
gusti
e
delle
inclinazioni
individuali
,
che
si
sia
anch
'
essa
razionalizzata
e
automatizzata
.
Così
la
macchina
determina
con
la
produzione
in
serie
la
consumazione
in
serie
e
viceversa
,
all
'
infinito
.
È
la
società
che
produce
e
consuma
in
serie
tende
per
forza
di
cose
a
rassomigliare
sempre
più
ad
una
macchina
.
Si
giunge
così
all
'
aspetto
più
vistoso
e
più
sconcertante
dell
'
imitazione
della
macchina
da
parte
della
civiltà
americana
:
la
società
.
Agli
Stati
Uniti
la
società
quale
la
si
può
osservare
nelle
grandi
città
è
una
eccellente
imitazione
di
una
macchina
;
ed
è
una
macchina
per
giunta
i
cui
congegni
sono
oltremodo
visibili
e
riconoscibili
,
un
po
'
come
quelli
dei
motori
d
'
aeroplano
spaccati
a
bella
posta
per
motivi
pubblicitari
nelle
vetrine
delle
società
di
navigazione
aerea
.
Questa
macchina
sociale
,
fatta
per
produrre
e
consumare
in
serie
,
è
la
prima
cosa
in
cui
si
imbatte
il
viaggiatore
al
suo
arrivo
agli
Stati
Uniti
;
e
non
ha
ancora
avuto
il
tempo
di
rifiatare
che
già
la
macchina
l
'
ha
afferrato
e
sbattuto
nelle
sue
spirali
,
in
un
torrente
di
richieste
ed
esigenze
sociali
e
produttive
,
come
tutti
gli
altri
cittadini
di
questo
Paese
.
Si
tratta
di
una
macchina
meravigliosamente
potente
,
efficiente
ed
utilitaria
,
in
cui
sembrano
diventare
realtà
,
per
virtù
del
capitalismo
industriale
,
le
utopie
più
ardite
dei
novatori
comunisti
;
una
macchina
per
tutto
dire
in
cui
l
'
individuo
vale
per
quanto
produce
e
consuma
e
per
nessun
altro
motivo
.
Questa
macchina
non
soltanto
produce
ciò
che
è
necessario
alla
vita
pratica
,
dai
cibi
ai
trasporti
,
dai
servizi
pubblici
ai
vestiti
,
ma
anche
provvede
a
soddisfare
i
bisogni
intellettuali
e
ricreativi
delle
masse
.
Parafrasando
una
nota
definizione
di
Le
Corbusier
,
si
può
affermare
che
in
America
,
oltre
alle
macchine
che
producono
beni
di
consumo
,
ve
ne
sono
altre
più
insolite
,
macchine
per
leggere
,
per
esempio
,
oppure
macchine
per
divertirsi
.
Che
sono
infatti
se
non
macchine
le
riviste
per
le
masse
a
tirature
di
milioni
e
milioni
di
copie
,
in
cui
la
materia
è
stata
manipolata
in
vista
di
una
facile
e
quasi
insensibile
digestione
e
in
cui
non
c
'
è
parola
o
frase
che
non
sia
il
risultato
di
una
operazione
mentale
del
tutto
meccanica
;
o
i
film
confezionati
nella
stessa
maniera
,
con
ricette
e
trovate
ed
effetti
anch
'
essi
tutti
automatici
e
utilitari
?
La
macchina
trasforma
in
macchine
gli
uomini
per
sostentarli
e
farli
vivere
.
E
a
loro
volta
gli
uomini
si
trasformano
in
parti
di
macchina
per
far
funzionare
questa
macchina
che
li
fa
vivere
.
Tutte
le
società
in
fondo
sono
delle
macchine
.
Macchina
è
il
convento
,
macchina
l
'
esercito
,
macchina
il
castello
feudale
,
macchina
la
corte
rinascimentale
,
macchina
il
salotto
ottocentesco
.
Ad
un
certo
grado
di
efficienza
collettiva
ogni
società
tende
fatalmente
a
rassomigliare
ad
una
macchina
.
Ma
la
grande
novità
dell
'
America
è
proprio
questa
:
le
macchine
sociali
sopra
elencate
avevano
tutte
uno
scopo
fuori
e
al
disopra
di
esse
;
un
ideale
umano
o
una
concezione
metafisica
;
queste
macchine
,
insomma
,
erano
mezzi
per
raggiungere
un
certo
fine
che
le
trascendeva
;
per
la
prima
volta
abbiamo
invece
il
caso
di
una
macchina
sociale
,
certo
la
più
potente
ed
efficiente
che
sia
mai
esistita
,
la
quale
sembra
essere
fine
a
se
stessa
.
La
macchina
sociale
americana
come
abbiamo
detto
è
infatti
una
macchina
per
la
produzione
in
serie
e
come
tale
produce
per
consumare
e
consuma
per
produrre
.
Il
materialismo
americano
,
tante
volte
deprecato
,
deriva
così
non
tanto
dall
'
individuo
che
è
qui
disinteressato
come
e
più
che
altrove
,
quanto
dal
carattere
unicamente
produttivo
della
società
.
Forse
questo
materialismo
deriva
dalla
semplice
sostituzione
di
una
parola
con
un
'
altra
:
creazione
con
produzione
.
Comunque
sia
,
là
dove
tutto
è
inteso
in
senso
di
produzione
,
è
difficile
che
la
vita
affermi
i
suoi
diritti
creativi
al
tempo
stesso
irrazionali
e
ideali
.
Di
questa
macchina
che
non
sembra
avere
uno
scopo
,
che
sembra
essere
fine
a
se
stessa
,
gli
Americani
,
però
,
sono
acutamente
consapevoli
;
e
si
può
dire
che
tutta
l
'
immensa
letteratura
sociale
e
parasociale
di
questo
Paese
,
tutte
le
conversazioni
private
vertano
sullo
stesso
argomento
:
come
fare
per
dare
uno
scopo
alla
macchina
sociale
,
per
trasformarla
da
fine
in
mezzo
.
E
più
modestamente
:
a
che
cosa
dedicare
le
ore
di
ozio
che
il
macchinismo
consente
e
consentirà
in
misura
sempre
maggiore
.
Ai
prodotti
meccanici
delle
varie
macchine
per
divertirsi
,
leggere
,
riflettere
,
istruirsi
?
Ma
in
tal
caso
non
si
resterebbe
dentro
la
macchina
,
senza
possibilità
di
ricongiungersi
con
la
vita
più
profonda
degli
istinti
e
della
natura
?
È
giunto
,
però
,
il
momento
di
avvertire
che
questa
macchina
produttiva
così
esigente
è
alimentata
dall
'
energia
emotiva
e
morale
di
uno
dei
popoli
più
vitali
e
più
giovani
che
ci
siano
oggi
al
mondo
.
Il
visitatore
,
agli
Stati
Uniti
,
è
colpito
dall
'
enorme
vitalità
della
Nazione
e
dallo
spreco
immenso
che
si
fa
di
questa
vitalità
per
scopi
che
sembrano
inadeguati
ed
effimeri
.
In
maniera
contraddittoria
,
l
'
America
dedica
al
ciclo
produzione
-
consumazione
forze
ideali
ingenti
e
intatte
che
in
altri
Paesi
sembrano
essere
molto
più
povere
o
minate
dalla
stanchezza
e
dalla
sfiducia
.
Questa
contraddizione
si
risolverà
forse
in
un
capovolgimento
della
situazione
attuale
,
le
forze
ideali
che
Stati
Uniti
1955
oggi
alimentano
passivamente
la
macchina
produttiva
finalmente
la
sottometteranno
e
la
trasformeranno
da
fine
a
mezzo
.
Per
questo
,
come
abbiamo
detto
in
principio
,
gli
Stati
Uniti
potranno
forse
essere
il
Paese
del
futuro
;
perché
hanno
spinto
alle
estreme
conseguenze
il
problema
massimo
della
civiltà
moderna
e
al
tempo
stesso
sembrano
possedere
energia
sufficiente
per
fornirne
domani
la
soluzione
.
StampaQuotidiana ,
In
«
Per
difendersi
dal
delitto
»
del
2
gennaio
Conso
scorge
una
garanzia
in
una
polizia
giudiziaria
posta
alla
esclusiva
dipendenza
della
magistratura
,
senza
interferenze
da
parte
dell
'
esecutivo
,
eccezione
fatta
per
quelle
concernenti
l
'
organizzazione
e
il
funzionamento
,
da
demandare
però
al
solo
ministro
della
Giustizia
.
Che
l
'
autorità
giudiziaria
disponga
direttamente
di
tale
polizia
,
è
scritto
all
'
art.
109
della
Costituzione
,
e
la
norma
è
fuori
discussione
.
Ma
la
pubblica
sicurezza
solo
in
piccola
parte
è
impegnata
nella
repressione
dei
reati
;
un
Commissariato
di
quartiere
è
molto
preso
da
pratiche
varie
:
licenze
di
porto
d
'
arme
,
permessi
di
caccia
,
passaporti
,
le
varie
licenze
per
cui
la
legge
prevede
l
'
autorizzazione
od
il
parere
della
pubblica
sicurezza
:
compiti
di
conciliazione
:
liti
familiari
,
l
'
affittacamere
che
vuol
mettere
fuori
l
'
inquilino
,
o
la
domestica
ad
ore
che
viene
a
deplorare
di
non
essere
pagata
;
e
poi
le
denunce
che
non
hanno
seguito
,
ragazze
scappate
di
casa
,
ma
che
l
'
indomani
ricompaiono
,
furti
di
biciclette
,
di
automobili
,
e
via
dicendo
.
Attraverso
quest
'
attività
il
Commissariato
acquista
un
panorama
del
quartiere
,
che
gli
permette
d
'
intravedere
molte
cose
:
le
camere
affittate
ad
ore
per
coppie
clandestine
,
lo
sfruttamento
di
prostitute
,
i
ragazzi
sospetti
fornitori
di
droga
,
la
gente
che
vive
lussuosamente
ma
non
paga
chi
la
serve
,
e
via
dicendo
;
e
credo
che
quando
è
commesso
un
delitto
,
la
polizia
giudiziaria
non
possa
fare
a
meno
di
cominciare
a
chiedere
al
Commissariato
di
quartiere
.
Separare
le
due
polizie
?
Nessuno
vi
pensa
:
già
si
deplora
il
dualismo
carabinieri
e
pubblica
sicurezza
.
Porre
tutta
la
polizia
alle
dipendenze
del
ministero
della
Giustizia
?
Se
questo
fosse
ancora
l
'
organismo
burocratico
ch
'
era
al
principio
del
secolo
,
non
vi
vedrei
difficoltà
(
per
quanto
sia
arduo
separare
del
tutto
polizia
e
funzione
politica
,
che
non
può
non
fare
capo
alla
Presidenza
del
Consiglio
ed
al
ministero
dell
'
Interno
,
che
sarebbe
bene
avessero
sempre
un
unico
titolare
)
;
ma
oggi
il
ministero
è
costituito
per
intero
da
magistrati
e
cancellieri
,
che
di
solito
vi
arrivano
dopo
vari
anni
di
servizio
presso
uffici
giudiziari
.
E
mi
chiedo
sempre
se
abbia
ancora
una
ragion
d
'
essere
quel
ministero
,
una
volta
affidate
al
Consiglio
superiore
della
magistratura
promozioni
e
destinazioni
dei
giudici
.
Un
ministero
per
le
carceri
,
i
concorsi
a
notaio
,
mansioni
di
alta
sorveglianza
sullo
stato
civile
,
su
alcuni
ordini
professionali
,
per
sottoporre
al
Capo
dello
Stato
i
decreti
di
grazia
e
di
riconoscimento
,
dopo
sciolto
il
matrimonio
,
di
figli
adulterini
(
ma
questa
figura
dell
'
adulterino
confido
scompaia
presto
)
?
Un
ministero
in
cui
il
ministro
non
può
rispondere
che
dell
'
operato
del
personale
delle
carceri
,
perché
in
fatto
non
ha
altri
dipendenti
.
Comunque
non
so
quanto
il
magistrato
sia
atto
a
dirigere
la
polizia
giudiziaria
.
Il
magistrato
per
un
arcaismo
della
legislazione
è
legato
al
cancelliere
:
non
può
procedere
a
nulla
senza
il
cancelliere
ed
i
provvedimenti
li
adotta
per
scritto
,
nella
sua
sede
:
ciò
che
significa
legato
ad
un
orario
di
ufficio
,
ché
i
palazzi
di
giustizia
ad
una
certa
ora
chiudono
le
porte
.
Il
ritmo
del
magistrato
è
necessariamente
non
rapido
,
anche
se
nel
caso
l
'
uomo
sia
solerte
;
guai
se
esso
s
'
imprimesse
anche
alla
polizia
.
E
poi
,
diciamo
la
verità
:
la
diffidenza
per
la
polizia
e
la
fiducia
nel
magistrato
sono
legate
a
un
abito
mentale
che
siamo
in
molti
a
non
condividere
(
perciò
ho
gradito
le
parole
del
messaggio
di
Leone
che
ricordavano
le
benemerenze
delle
forze
di
polizia
,
che
spesso
lasciano
vittime
sul
terreno
)
;
non
ha
consistenza
la
visione
del
magistrato
impassibile
,
mai
annebbiato
da
preconcetti
,
e
quella
del
poliziotto
che
ha
la
voluttà
di
colpire
,
di
vedere
in
ogni
persona
che
interroga
un
colpevole
.
Uomini
troppo
sicuri
di
sé
,
del
loro
intuito
,
della
prima
impressione
,
ed
uomini
esitanti
e
dubbiosi
;
uomini
non
disposti
a
riconoscere
di
avere
preso
una
via
errata
ed
uomini
troppo
presto
propensi
ad
abbandonare
una
traccia
,
uomini
inclini
alla
pietà
ed
uomini
duri
:
si
trovano
in
tutti
i
ranghi
.
Ed
altresì
uomini
che
guardano
con
nostalgia
al
passato
ed
uomini
che
lo
aborrono
;
nessuno
oggi
si
sentirebbe
di
affermare
che
la
magistratura
non
sia
più
di
un
tempo
accessibile
alle
correnti
politiche
.
Polizia
a
disposizione
dei
giudici
,
sì
;
ma
che
serbi
una
sua
libertà
di
azione
,
non
sia
troppo
burocratizzata
,
possa
assumere
iniziative
,
se
la
si
vuole
arma
contro
il
delitto
.
Conso
parla
della
presenza
del
difensore
ad
ogni
interrogatorio
,
ormai
consacrata
.
So
che
non
si
torna
indietro
;
ma
non
ne
sono
entusiasta
,
specie
rispetto
al
primo
incontro
tra
giudice
(
o
polizia
)
ed
indiziato
.
Enrico
Ferri
insegnava
in
argomento
ai
suoi
allievi
che
vi
sono
regioni
d
'
Italia
in
cui
si
parla
con
la
bocca
ed
altre
in
cui
si
parla
con
le
mani
.
È
proprio
certo
che
l
'
avvocato
difenda
soltanto
l
'
interrogato
dalle
insidie
del
giudice
,
e
non
lo
avverta
,
anche
nel
modo
più
corretto
,
con
una
obiezione
mossa
al
giudice
circa
la
domanda
posta
,
sul
come
deve
rispondere
?
C
'
è
un
romanzo
di
Arpino
,
Un
delitto
d
'
onore
,
che
è
la
storia
di
una
vicenda
realmente
avvenuta
:
e
chi
difendeva
l
'
imputato
era
un
parlamentare
illustre
,
ch
'
ebbe
anche
cariche
di
governo
,
ed
uomo
integerrimo
,
la
cui
memoria
è
da
tutti
giustamente
onorata
;
eppure
rimando
a
quel
romanzo
a
mostrare
come
,
anche
nelle
sfere
più
alte
,
il
penalista
non
possa
che
suggerire
all
'
imputato
,
pur
se
sicuro
autore
del
delitto
(
in
quel
caso
,
orrendo
)
,
la
via
della
sua
salvezza
.
StampaQuotidiana ,
Il
signor
X
,
viaggiatore
negli
Stati
Uniti
e
poeta
illustre
al
suo
paese
,
si
sveglia
molto
presto
nel
suo
albergo
a
Central
Park
,
a
Nuova
York
,
perché
in
America
,
contrariamente
all
'
Europa
,
le
camere
non
hanno
scuri
né
persiane
bensì
soltanto
leggere
veneziane
di
materia
plastica
che
lasciano
entrare
la
luce
a
torrenti
.
Il
signor
X
cerca
di
riaddormentarsi
,
ma
non
ci
riesce
.
Finalmente
va
alla
finestra
,
tira
su
la
veneziana
e
guarda
dall
'
alto
del
trentesimo
piano
alle
verdi
ondate
primaverili
di
Central
Park
che
sembrano
infrangersi
senza
rumore
contro
la
bianca
scogliera
dei
grattacieli
allineati
sulla
quinta
Avenue
.
È
mattina
presto
,
il
cielo
,
dietro
le
torri
dei
grattacieli
,
è
ancor
rosa
,
si
pensa
ad
un
'
aurora
tra
i
picchi
di
alte
montagne
.
"
Magnifica
città
"
,
borbotta
tra
sé
e
sé
il
signor
X
,
"
ma
perché
non
si
dorme
?
"
Il
signor
X
va
nel
bagno
,
si
spoglia
,
si
sottomette
alla
doccia
.
Santi
numi
:
questa
non
è
una
doccia
,
ma
un
furioso
getto
di
spilli
.
"
Ecco
la
differenza
tra
l
'
Europa
e
l
'
America
"
,
pensa
il
signor
X
,
"
in
Europa
la
doccia
è
uno
stillicidio
che
appena
accarezza
.
In
America
è
una
frusta
che
percuote
"
.
Contento
del
suo
paragone
,
il
signor
X
si
veste
lentamente
così
che
un
'
ora
e
più
passa
prima
che
il
telefono
squilli
e
la
voce
disumana
di
una
telefonista
(
sarà
bella
o
brutta
,
bionda
o
bruna
,
vecchia
o
giovane
?
Oppure
sarà
una
piccola
macchina
con
molte
ruote
dentate
e
la
voce
di
donna
?
)
l
'
avverta
che
sono
le
otto
e
mezzo
:
sveglia
.
Il
signor
X
si
precipita
fuori
della
stanza
,
corre
agli
ascensori
e
discende
a
pian
terreno
in
una
cabina
blindata
e
comandata
elettronicamente
,
piena
di
omaccioni
sbarbati
che
ostentano
sui
petti
delle
camicie
insolite
,
cravatte
ornate
di
stelle
,
di
soli
,
di
punti
interrogativi
,
di
cani
e
di
alberi
.
Il
signor
X
acquista
,
al
passaggio
per
l
'
atrio
,
il
giornale
del
mattino
(
titolo
su
sei
colonne
:
famiglia
massacrata
nel
sonno
;
il
bambino
fatto
a
pezzi
e
messo
nella
ghiacciaia
)
e
quindi
scende
sottoterra
,
al
ristorante
,
per
la
colazione
del
mattino
.
Gli
viene
portato
il
solito
pasto
sostanzioso
composto
di
succo
d
'
arancia
,
uova
,
lardo
,
salsicce
,
burro
,
marmellata
e
caffè
;
il
signor
X
porta
alle
labbra
il
bicchiere
e
quindi
rimane
a
bocca
aperta
:
su
una
pagina
del
giornale
campeggia
la
sua
fotografia
scattata
appena
due
giorni
fa
,
all
'
arrivo
del
piroscafo
.
"
Sono
dunque
davvero
a
Nuova
York
"
,
pensa
il
signor
X
,
non
senza
compiacimento
.
Sì
,
è
a
Nuova
York
;
e
Nuova
York
,
di
lì
a
qualche
minuto
,
lo
chiama
,
anzi
lo
esige
per
la
voce
di
un
cameriere
che
gira
fra
i
tavoli
gridando
il
suo
nome
.
Il
signor
X
pianta
in
asso
la
colazione
e
si
precipita
fuori
dell
'
albergo
.
Un
giovanotto
dall
'
aria
sportiva
si
presenta
,
gli
stringe
la
mano
,
lo
fa
salire
in
una
macchina
.
Vengono
attraversate
alcune
Avenue
e
un
numero
non
precisato
di
strade
,
la
macchina
si
ferma
sotto
uno
dei
tanti
grattacieli
,
sulla
porta
si
veggono
le
sigle
dorate
di
una
società
di
televisione
.
Ascensore
,
corridoi
,
porte
e
porte
,
ecco
il
solito
ufficio
americano
,
con
i
bidoni
d
'
acqua
da
bere
,
le
scrivanie
di
metallo
,
le
tante
segretarie
tutte
graziose
e
tutte
simili
l
'
una
all
'
altra
.
Il
signor
X
è
introdotto
direttamente
nel
teatro
di
posa
della
televisione
,
le
macchine
sono
pronte
,
gli
operatori
in
maniche
di
camicia
chiacchierano
aspettando
il
momento
dell
'
azione
.
Il
signor
X
viene
fatto
sedere
in
un
angolino
borghesemente
arredato
con
un
divanetto
,
un
tavolino
e
un
vaso
di
fiori
sul
tavolino
.
Un
ometto
anzianotto
,
dalla
faccia
smaltata
di
cerone
,
si
presenta
sorridendo
al
signor
X
e
gli
siede
accanto
sul
divano
.
Ha
in
mano
alcuni
fogli
sui
quali
sono
già
scritte
le
domande
che
rivolgerà
al
signor
X
.
Silenzio
.
I
riflettori
convergono
sull
'
ometto
dal
cerone
.
Costui
adesso
ha
un
piatto
davanti
a
sé
,
sul
tavolino
,
e
sul
piatto
c
'
è
un
pezzo
di
formaggio
.
L
'
ometto
taglia
una
fetta
di
formaggio
,
la
prende
tra
due
dita
,
la
morde
,
mastica
ghiottamente
e
quindi
con
voce
sonora
:
"
Signore
e
signori
,
questo
è
il
formaggio
per
voi
,
il
formaggio
Smith
,
il
solo
formaggio
senza
calorie
,
ricordatevi
:
formaggio
Smith
.
"
La
macchina
da
presa
si
abbassa
sul
piatto
inquadrando
il
formaggio
,
quindi
si
rialza
e
il
formaggio
viene
sostituito
con
un
bicchiere
e
un
fiasco
di
vino
.
L
'
ometto
dal
cerone
si
versa
un
bicchiere
di
vino
,
lo
sorseggia
e
quindi
esclama
:
"
Ora
un
buon
bicchiere
di
vino
.
Ma
vino
Jones
,
ricordate
:
vino
Jones
.
"
L
'
ometto
fa
piroettare
il
fiasco
sotto
i
riflettori
;
finalmente
si
sdraia
voluttuosamente
sul
divano
,
accende
un
lungo
sigaro
biondo
:
"
E
questo
sigaro
è
un
ottimo
,
eccellente
sigaro
Paloma
.
Ricordate
:
sigaro
Paloma
.
"
Quindi
senza
alcuna
transizione
:
"
Ora
passando
ad
altro
argomento
,
vi
presento
il
signor
X
,
poeta
celebre
,
arrivato
fresco
fresco
dall
'
Europa
avant
'
ieri
.
Come
state
signor
X
?
"
Il
signor
X
,
sbalordito
da
tanto
rapido
passaggio
dal
formaggio
,
dal
vino
e
dal
sigaro
alla
sua
poesia
,
riesce
tuttavia
a
balbettare
in
cattivo
inglese
che
sta
bene
.
L
'
ometto
gli
sorride
benevolmente
;
dietro
i
riflettori
anche
i
macchinisti
sorridono
,
ma
il
signor
X
ha
l
'
impressione
che
questi
ultimi
sorridano
con
qualche
malignità
.
Comunque
la
trasmissione
è
presto
fatta
:
sei
minuti
in
tutto
.
Il
signor
X
ha
appena
il
tempo
di
accennare
alla
probabile
parentela
della
sua
poesia
con
quella
di
Eliot
,
alla
stima
in
cui
tiene
poeti
come
Auden
e
Dylan
Thomas
,
che
i
riflettori
già
si
allontanano
e
l
'
ometto
con
un
gesto
della
mano
gli
taglia
la
parola
in
bocca
.
Il
signor
X
si
ritrova
di
nuovo
nella
strada
,
anche
questa
volta
,
però
,
c
'
è
un
giovanotto
zelante
che
si
presenta
,
lo
fa
salire
in
macchina
e
lo
trasporta
ad
altro
grattacielo
,
in
altra
strada
.
Il
signor
X
,
dopo
il
solito
ascensore
e
i
soliti
corridoi
,
è
introdotto
in
una
grande
sala
piena
di
seggiole
,
del
tutto
vuota
.
In
terra
c
'
è
uno
scatolone
irto
di
fili
,
davanti
al
signor
X
c
'
è
un
microfono
.
Il
signor
X
,
adesso
,
deve
recitare
meglio
che
può
alcune
sue
poesie
affinché
siano
registrate
su
un
disco
che
poi
verrà
messo
in
vendita
in
tutti
gli
Stati
Uniti
.
Il
signor
X
recita
dunque
quelle
sue
poesie
che
compose
in
vari
anni
,
nella
pace
malinconica
di
una
lontana
città
d
'
Europa
.
Le
recita
mettendoci
tutto
il
sentimento
che
può
,
più
un
altro
sentimento
affatto
nuovo
per
lui
,
quasi
di
sgomento
:
possibile
che
la
poesia
debba
diventare
un
affare
così
meccanico
,
attraverso
fotografie
di
giornali
,
schermi
televisivi
,
radio
e
dischi
di
grammofono
?
Finita
la
registrazione
,
il
signor
X
si
precipita
fuori
del
grattacielo
,
acchiappa
a
volo
un
taxi
e
corre
attraverso
le
affollate
strade
di
Nuova
York
all
'
ufficio
del
suo
editore
americano
,
in
bassa
città
,
come
si
dice
,
ossia
"
down
town
"
.
Ecco
la
quinta
Avenue
piena
di
passanti
frettolosi
che
corrono
nel
sole
già
caldo
,
ecco
le
torri
ferrigne
del
Rockefeller
Center
,
ecco
gli
alberi
verdi
di
Washington
Square
.
Il
signor
X
vuol
vedere
l
'
editore
che
gli
ha
pubblicato
un
libro
di
saggi
sulla
poesia
moderna
:
non
gli
dispiacerebbe
sapere
se
il
volume
si
è
venduto
.
In
cima
a
un
grattacielo
in
stile
assiro
-
babilonese
,
al
decimo
piano
,
il
signor
X
sbattuto
fuori
dell
'
ascensore
,
rotola
da
una
segretaria
all
'
altra
fino
alla
stanza
dell
'
editore
,
il
quale
lo
accoglie
a
braccia
aperte
.
Come
sono
cordiali
gli
Americani
:
dopo
quattro
minuti
il
signor
X
si
sente
chiamare
per
nome
e
si
sente
proporre
di
chiamare
a
sua
volta
per
nome
l
'
editore
,
James
,
soltanto
James
,
anzi
Jim
.
La
visita
del
resto
è
breve
perché
l
'
editore
è
molto
indaffarato
e
interrompe
spesso
la
conversazione
sia
per
rispondere
ad
una
delle
sue
numerose
segretarie
,
sia
per
parlare
in
una
macchinetta
di
ebanite
che
sta
sullo
scrittoio
,
sia
per
discorrere
a
lungo
ad
uno
dei
suoi
due
o
tre
telefoni
.
Il
signor
X
apprende
nel
frattempo
che
il
libro
si
vende
bene
;
e
che
quello
stesso
giorno
egli
dovrà
lasciarsi
intervistare
da
tre
o
quattro
giornalisti
,
far
colazione
con
due
o
tre
critici
,
intervenire
ad
un
cocktail
che
l
'
editore
offrirà
in
suo
onore
e
finalmente
partecipare
ad
una
discussione
pubblica
in
presenza
di
un
centinaio
di
persone
affiliate
all
'
associazione
potente
degli
Amici
della
Poesia
.
Lasciato
l
'
editore
,
al
signor
X
non
resta
dunque
che
correre
al
ristorante
dove
l
'
aspettano
i
critici
.
È
naturalmente
un
ristorante
italiano
e
naturalmente
il
ristorante
è
quasi
al
buio
,
perché
gli
Americani
amano
mangiare
al
buio
,
come
se
si
trattasse
di
una
faccenda
molto
intima
.
Nel
ristorante
,
al
solito
,
c
'
è
grandissima
folla
e
gli
avventori
aspettano
pazientemente
,
con
pazienza
tutta
americana
,
due
per
due
,
su
per
la
scala
,
che
un
tavolo
si
liberi
.
Finalmente
dopo
un
'
attesa
di
venti
minuti
,
un
tavolo
si
sgombera
e
il
signor
X
e
i
suoi
tre
critici
,
più
una
ragazza
che
egli
non
sa
chi
sia
,
più
un
giovanotto
che
sembra
accompagnare
la
ragazza
,
più
una
vecchia
signora
che
pare
conoscere
tutti
quanti
seggono
e
consumano
una
breve
colazione
a
base
di
grandi
foglie
di
lattuga
e
di
polpa
di
granchi
tritata
fine
e
condita
di
salsa
piccante
.
Il
signor
X
,
rianimato
dal
cibo
,
svolge
una
conversazione
brillante
,
o
almeno
così
gli
pare
,
rispondendo
alle
numerose
domande
dei
critici
e
degli
altri
tre
;
ma
sul
più
bello
,
quando
comincia
a
scaldarsi
,
il
pasto
finisce
e
tutti
quanti
,
dopo
avergli
dichiarato
che
sono
stati
addirittura
deliziati
dall
'
averlo
conosciuto
,
si
eclissano
rapidamente
.
Il
signor
X
si
ritrova
solo
e
deluso
,
sul
marciapiede
della
quinta
Avenue
,
tra
la
folla
delle
segretarie
che
,
poverette
,
corrono
agli
uffici
dopo
aver
mangiato
il
quotidiano
sandwich
a
tre
piani
negli
economici
"
drug
stores
"
.
È
un
brutto
momento
per
il
signor
X
,
come
è
sempre
un
brutto
momento
a
Nuova
York
quando
ci
si
ritrova
soli
,
perché
la
solitudine
in
America
non
fa
parte
della
vita
dell
'
uomo
e
piomba
addosso
improvvisa
come
un
vaso
di
fiori
che
caschi
sulla
testa
da
una
finestra
.
Il
signor
X
tuttavia
si
rincuora
guardando
al
proprio
libretto
degli
impegni
:
tra
un
'
ora
gli
appuntamenti
cominciano
e
proseguono
fitti
fitti
sino
alle
undici
di
notte
.
Consapevole
dello
sforzo
che
richiederà
una
simile
giornata
,
il
signor
X
corre
all
'
albergo
,
dove
si
getta
sul
letto
,
stremato
,
cercando
di
riguadagnare
il
sonno
che
la
notte
gli
ha
negato
.
Fatica
sprecata
:
il
sonno
non
viene
e
invece
il
telefono
squilla
senza
tregua
:
interviste
,
vecchie
signore
protettrici
di
poeti
,
ammiratori
,
agenti
letterari
,
qualche
vecchia
conoscenza
d
'
Europa
emigrata
molti
anni
fa
in
America
e
che
,
al
telefono
,
sembra
proprio
storpiare
ormai
la
lingua
originaria
.
L
'
ora
del
riposo
,
della
"
relaxation
"
come
dicono
gli
Americani
,
è
presto
passata
,
il
signor
X
balza
dal
letto
come
spinto
da
una
molla
potente
,
si
cambia
la
camicia
ormai
già
tutta
nera
e
gualcita
e
corre
ai
vari
appuntamenti
del
pomeriggio
.
Egli
apprende
così
a
proprie
spese
che
a
Nuova
York
il
traffico
è
lentissimo
perché
le
distanze
sono
enormi
e
le
strade
ingorgate
di
milioni
di
macchine
;
che
gli
impegni
che
da
lontano
sembrano
lusinghieri
ed
importanti
si
risolvono
quasi
tutti
in
faccenduole
pseudo
-
pubblicitarie
;
e
che
alla
fine
di
tanti
impegni
,
dopo
tutto
,
non
è
spiacevole
ritrovarsi
nel
salotto
dell
'
editore
,
alla
cinquantesima
strada
,
e
sorbire
un
whisky
o
due
o
tre
o
anche
quattro
o
anche
cinque
.
Insomma
,
il
signor
X
,
pur
bevendo
senza
tregua
,
stringe
la
mano
ad
una
quarantina
di
persone
,
scambia
dei
complimenti
con
una
ventina
,
discorre
affabilmente
con
una
decina
,
scrive
sul
suo
libretto
l
'
indirizzo
e
l
'
invito
di
cinque
o
sei
,
e
,
last
but
not
least
,
fa
la
corte
,
alla
maniera
europea
,
ad
almeno
un
paio
di
ragazze
dalle
stupende
anatomie
,
bionde
,
ammirate
e
infantili
.
Come
per
miracolo
(
il
miracolo
ingenerato
dall
'
ebbrezza
del
whisky
)
,
dopo
il
cocktail
il
signor
X
scopre
ad
un
tratto
di
essere
su
un
palco
,
nella
sala
da
pranzo
di
un
grande
albergo
:
egli
ha
già
cenato
,
ora
si
trova
sul
palco
,
e
cento
persone
sedute
nella
sala
lo
guardano
a
bocca
aperta
.
Qualcuno
presenta
il
signor
X
,
con
acconce
parole
e
poi
è
la
sua
volta
:
deve
rileggere
le
poesie
che
già
lesse
al
mattino
alla
sede
della
società
grammofonica
.
Il
signor
X
è
stanco
,
anzi
esausto
,
la
dizione
dei
propri
versi
gli
costa
uno
sforzo
enorme
,
è
fradicio
di
sudore
,
né
valgono
a
rinfrescarlo
ormai
gli
applausi
numerosi
che
accolgono
la
fine
della
lettura
.
Quindi
il
signor
X
deve
rispondere
alle
domande
che
gli
rivolgono
varie
persone
levandosi
a
turno
dalla
folla
:
gli
piace
l
'
America
?
Perché
non
scrive
poesie
di
argomento
religioso
?
Che
pensa
del
vaccino
contro
la
poliomielite
?
Che
pensa
della
civiltà
moderna
?
Dove
andrà
in
America
?
Che
pensa
della
psicanalisi
?
L
'
inglese
del
signor
X
è
messo
ad
una
prova
durissima
,
tuttavia
egli
può
accorgersi
che
i
suoi
difetti
di
pronunzia
,
il
suo
imbarazzo
,
la
sua
stanchezza
piacciono
al
pubblico
avido
piuttosto
di
verità
che
di
poesie
,
che
in
realtà
è
venuto
più
per
veder
lui
che
per
sentire
i
suoi
versi
.
Altro
cambiamento
di
scena
,
l
'
ultimo
questa
volta
:
uno
studio
da
pittore
"
down
town
"
,
nel
Greenwich
Village
,
uno
studio
abitato
però
da
un
decoratore
il
quale
,
infatti
,
l
'
ha
arredato
in
maniera
bizzarra
con
statue
dell
'
isola
di
Pasqua
,
totem
,
stoffe
di
Hawai
e
altre
singolarità
polinesiane
.
Ci
sono
anche
qui
una
quarantina
di
persone
e
il
whisky
scorre
a
fiotti
;
ma
ormai
il
signor
X
non
è
più
in
grado
di
distinguere
le
facce
né
di
contare
i
bicchieri
di
whisky
.
Nuova
York
l
'
ha
afferrato
e
sbattuto
nelle
sue
spire
,
come
il
ciclotrone
afferra
e
sbatte
l
'
atomo
,
e
l
'
ha
disintegrato
a
fondo
,
senza
possibilità
,
almeno
per
quella
notte
,
di
alcun
ricupero
anche
parziale
.
Qualche
bel
volto
di
donna
emerge
un
momento
dalla
nebbia
della
stanchezza
e
dell
'
ebbrezza
e
poi
scompare
subito
.
Il
signor
X
,
accompagnato
all
'
albergo
da
una
allegra
compagnia
,
sale
alla
propria
camera
e
si
affaccia
alla
finestra
.
Il
cielo
notturno
è
pieno
di
finestre
,
fino
ad
altezze
incredibili
,
e
in
ogni
finestra
qualche
cosa
brilla
,
un
lume
,
qualche
cosa
si
muove
,
forse
una
persona
.
"
Un
cielo
pieno
di
finestre
"
,
pensa
il
signor
X
faticosamente
,
"
ma
senza
alcuna
porta
per
entrarci
.
"
Su
questa
riflessione
,
il
signor
X
abbassa
la
veneziana
e
va
a
coricarsi
.
StampaQuotidiana ,
In
una
serie
di
scritti
minori
,
che
troveranno
,
spero
,
la
loro
fusione
in
un
libro
che
riuscirà
davvero
fondamentale
,
Sergio
Cotta
affronta
alcuni
dei
problemi
più
sentiti
:
ciò
che
rappresentino
nel
nostro
tempo
giustizia
,
diritto
e
politica
.
Credo
tutti
concordiamo
sulla
equivocità
di
ciascuno
di
questi
termini
:
giacché
la
storia
ci
dimostra
quanto
in
ogni
civiltà
ed
in
ogni
epoca
varii
il
concetto
del
giusto
;
come
la
legalità
possa
essere
posta
al
servizio
così
dei
più
alti
ideali
di
bene
,
come
della
iniquità
più
profonda
(
la
legge
ha
persino
talora
obbligato
il
figlio
a
denunciare
i
genitori
per
le
loro
opinioni
avverse
al
regime
dominante
)
;
la
politica
,
poi
,
dovrebbe
significare
l
'
arte
di
reggere
la
cosa
pubblica
nel
migliore
dei
modi
,
quello
che
comunemente
si
chiama
il
«
modo
giusto
»
(
e
ritorniamo
alle
varie
maniere
con
cui
si
può
concepire
la
giustizia
)
;
ma
è
spesso
interpretata
come
l
'
arte
del
dominio
,
il
modo
di
conquistare
e
conservare
il
potere
.
In
uno
scritto
«
Diritto
e
politica
»
pubblicato
nella
rivista
Justitia
,
Cotta
parte
dal
monito
di
Francesco
Carnelutti
,
negli
ultimi
anni
,
quando
sempre
più
confidava
nella
carità
cristiana
:
«
Sempre
meno
diritto
!
»
:
altamente
significativo
in
chi
era
stato
uno
dei
più
alti
costruttori
del
diritto
positivo
.
Facile
constatare
come
questo
monito
non
sia
stato
raccolto
,
come
il
legislatore
,
pungolato
dai
vari
gruppi
,
prolifichi
sempre
più
nella
creazione
di
nuove
norme
.
Cotta
,
cristiano
convinto
,
riconosce
che
la
legalità
implica
misura
di
diritti
e
di
doveri
;
mentre
la
vita
cristiana
trascende
nella
pienezza
dell
'
amore
,
ogni
contrapposizione
di
diritti
e
di
doveri
(
l
'
esempio
del
dovere
del
povero
di
restituire
al
ricco
ciò
che
ha
ottenuto
in
prestito
,
che
contrasta
alla
carità
cristiana
)
.
Questa
è
però
solo
una
fonte
secondaria
dell
'
antigiuridicismo
ampiamente
oggi
diffuso
specie
tra
i
giovani
,
nel
senso
che
non
si
chiede
più
l
'
applicazione
della
legge
,
quanto
un
continuo
adattamento
di
questa
applicazione
a
quella
che
alle
varie
tendenze
politiche
,
e
così
a
quelle
dominanti
,
sembra
realizzazione
della
giustizia
:
che
viene
poi
a
identificarsi
con
quello
che
a
ciascuno
appare
il
più
equo
assetto
sociale
.
Ora
,
sempre
ci
furono
reciproche
influenze
tra
politica
e
diritto
;
ma
il
diritto
fu
sempre
considerato
il
limite
della
politica
e
non
viceversa
.
Che
la
normativa
abbia
trovato
tradizionale
espressione
nel
termine
legge
,
significa
che
si
riteneva
che
in
questo
termine
confluissero
leggi
giuridiche
,
morali
,
di
natura
,
divine
,
in
una
apertura
che
abbracciasse
l
'
intero
universo
dell
'
uomo
composto
in
una
regolare
armonia
.
L
'
autonomia
del
singolo
dev
'
essere
strumento
necessario
perché
l
'
uomo
non
si
esaurisca
nel
cittadino
.
L
'
idea
di
una
legalità
connessa
soltanto
ad
ordinamenti
politici
,
postula
il
rinnegamento
di
un
diritto
universale
.
L
'
art.
3
della
nostra
Costituzione
,
sacrosanto
principio
di
eguaglianza
,
se
interpretato
,
come
alcuni
vogliono
,
quale
una
gigantesca
clausola
equitativa
,
che
consente
al
giudice
di
giudicare
secondo
equità
,
porta
alla
dissoluzione
dell
'
ordinamento
giuridico
.
Resta
la
norma
Quod
judici
placuit
legis
habeat
vigore
;
viene
meno
il
senso
dell
'
universale
normatività
del
diritto
e
così
la
sicurezza
del
vivere
.
Se
,
come
oggi
,
si
affievolisce
la
solidarietà
civica
ed
in
uno
Stato
si
affermano
diverse
forze
politiche
,
il
legame
giuridico
(
che
dovrebbe
essere
pacificatore
)
attraverso
il
giudice
politicizzante
fa
del
diritto
uno
strumento
di
lotta
;
e
si
perpetua
la
divisione
del
mondo
secondo
nazioni
,
ideologie
,
asserite
verità
in
contrasto
tra
loro
.
Ho
scritto
altre
volte
che
se
tutti
aspirano
alla
giustizia
,
allorché
si
tratti
poi
di
valutare
se
una
legge
od
un
comportamento
siano
o
meno
giusti
,
le
opinioni
appaiono
sempre
disparate
.
Nell
'
articolo
«
Primato
o
complementarità
della
giustizia
?
»
sulla
Rivista
internazionale
di
scienze
giuridiche
Cotta
osserva
che
nell
'
opinione
generalizzata
dell
'
uomo
d
'
oggi
la
giustizia
sovrasta
tutti
gli
altri
valori
ispiratori
che
guidano
l
'
azione
.
(
E
sarei
tratto
a
dire
che
sempre
l
'
uomo
ha
detto
a
parole
di
volere
la
giustizia
,
anche
quando
riteneva
giusto
che
ci
fossero
ceti
privilegiati
,
con
un
trattamento
particolare
,
se
poi
Cotta
non
aggiungesse
che
la
giustizia
di
cui
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
;
è
cioè
uno
dei
modi
con
cui
nei
vari
periodi
si
ritenne
o
meno
giusto
un
comportamento
;
oggi
è
la
giustizia
a
vantaggio
dei
più
poveri
)
.
Non
solo
gli
altri
valori
che
un
tempo
apparvero
le
grandi
mire
da
raggiungere
non
valgono
se
non
accompagnati
alla
giustizia
(
libertà
senza
giustizia
=
privilegio
;
sviluppo
senza
giustizia
=
sfruttamento
;
ordine
,
legalità
,
pace
senza
giustizia
=
disordine
,
ipocrisia
,
imposizione
-
scrive
Cotta
)
,
ma
egli
va
oltre
.
Per
un
cattolico
convinto
come
lui
,
la
somma
virtù
è
la
carità
;
ma
,
osservatore
acuto
del
proprio
tempo
,
constata
altresì
che
-
nel
sentire
d
'
oggi
-
carità
senza
giustizia
è
considerata
paternalismo
(
storia
delle
parole
:
divenuta
spregiativa
quella
che
indica
l
'
affetto
protettivo
del
padre
verso
i
figli
)
,
sentimentalismo
.
Carità
,
libertà
,
sviluppo
apparvero
valori
che
dovessero
segnare
le
direttive
della
umanità
in
epoche
relativamente
a
noi
vicine
.
Ma
il
primato
della
libertà
si
è
iscritto
in
una
visione
ottimistica
,
che
non
ha
riscontro
nella
realtà
,
e
conduce
alla
selezione
del
migliore
,
del
più
atto
.
Lo
sviluppo
esige
ordinamento
,
limitazione
della
libertà
di
ciascuno
,
e
si
iscrive
nel
quadro
di
un
economismo
utilizzante
;
e
si
è
visto
che
favorisce
i
paesi
ed
i
ceti
più
sviluppati
,
va
a
ritmo
rallentato
per
i
più
poveri
.
Ma
la
carità
?
Come
avviene
che
tanti
cristiani
sembrino
subordinarla
alla
incidenza
sociale
della
giustizia
?
«
Il
fatto
è
che
la
carità
è
pazienza
,
sopportazione
,
sacrificio
e
rischio
accettati
gioiosamente
:
tutto
perdona
e
nulla
pretende
»
;
riflette
un
'
idea
tutta
propria
e
singolare
della
dignità
umana
,
che
non
si
esprime
nella
rivendicazione
dei
propri
diritti
,
bensì
nel
dono
e
nel
perdono
fino
al
sacrificio
di
sé
.
Ma
se
posso
tollerare
il
torto
fatto
a
me
,
posso
tollerare
quello
fatto
agli
altri
?
Essa
non
dà
la
sicurezza
,
e
non
riconosce
una
eguale
dignità
per
tutti
.
Ma
Cotta
,
mentre
constata
che
il
primato
della
giustizia
supera
il
soggettivismo
ed
il
volontarismo
nel
fare
,
l
'
economismo
puro
,
il
dono
-
sacrificio
,
riconosce
che
la
giustizia
di
cui
oggi
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
:
è
contrapposta
non
solo
alla
legge
positiva
,
ma
alla
categoria
del
giuridico
,
là
dove
strutturalmente
diritto
e
giustizia
non
differiscono
.
La
espressione
«
giustizia
sociale
»
designa
l
'
ordine
armonioso
di
una
comunità
;
ma
quest
'
ordine
può
essere
contrapposto
a
quello
di
un
'
altra
(
penso
al
sentire
della
comunità
svizzera
rispetto
ai
bisogni
delle
comunità
più
povere
)
.
Per
sostenere
il
primato
della
giustizia
occorre
considerarla
in
una
dimensione
universale
,
ed
allora
non
può
essere
attuata
che
attraverso
il
diritto
:
la
vecchia
concezione
del
diritto
,
non
equivalente
a
legge
nazionale
,
ma
agli
eterni
concetti
di
giusto
e
d
'
ingiusto
,
non
può
realizzarsi
che
mediante
la
giuridicità
.
Senza
di
questa
non
riusciremo
mai
ad
attuare
la
giustizia
:
chi
amministrerà
la
comunità
in
cui
essa
si
realizza
?
Chi
proteggerà
dai
violenti
,
che
sempre
esisteranno
?
Fissato
una
volta
un
ordine
armonioso
e
globale
,
poiché
né
lo
sviluppo
,
né
la
tecnica
si
arrestano
,
senza
un
ordine
giuridico
esso
o
degenererebbe
,
o
esigerebbe
l
'
arresto
di
ogni
altro
fattore
.
San
Paolo
non
è
superato
,
non
siamo
all
'
epoca
post
-
cristiana
,
se
non
per
chi
non
ha
una
concezione
anarcoide
del
cristianesimo
primitivo
:
ma
San
Paolo
è
completato
dalla
filosofia
greca
(
le
cui
grandi
linee
ben
conosceva
)
:
la
giuridicità
condizione
necessaria
per
l
'
attuazione
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
Nuova
York
-
L
'
uniformità
,
la
monotonia
,
il
livellamento
egualitario
della
civiltà
urbana
degli
Stati
Uniti
sono
forse
dopo
il
macchinismo
il
fatto
più
vistoso
che
attragga
l
'
attenzione
del
viaggiatore
nel
Nord
-
America
.
Intendiamoci
:
anche
in
Europa
,
persino
Paesi
di
quasi
incredibile
varietà
di
aspetti
come
l
'
Italia
presentano
uno
stile
nazionale
uniforme
e
riconoscibile
.
Certi
caratteri
fondamentali
della
civiltà
italiana
si
ritrovano
egualmente
così
in
Piemonte
come
in
Sicilia
.
Ma
si
tratta
di
stile
,
cioè
di
qualche
cosa
di
oltremodo
indefinibile
e
irrazionale
che
bisogna
far
risalire
per
forza
a
quello
che
di
solito
viene
chiamato
genio
nazionale
.
In
America
invece
la
monotonia
e
uniformità
della
civiltà
urbana
sono
un
fatto
chiarissimo
e
definibilissimo
,
le
cui
cause
sono
perfettamente
conosciute
e
conoscibili
.
La
monotonia
e
uniformità
americane
sono
non
già
un
'
espressione
del
genio
nazionale
(
e
come
potrebbero
,
in
un
Paese
come
questo
di
composita
emigrazione
,
tutto
convenzionale
e
tutto
legale
ossia
tutto
astratto
?
)
,
ma
il
risultato
di
una
rigorosa
quanto
inconsapevole
opera
di
standardizzazione
e
unificazione
meccanica
.
La
monotonia
e
uniformità
dell
'
America
sono
,
insomma
,
prodotte
dalla
macchina
e
non
dall
'
uomo
.
Una
cittadina
tipica
americana
,
una
Jonesville
o
Smithville
,
si
annunzia
prima
di
tutto
con
un
colorato
quanto
squallido
disordine
di
pompe
di
benzina
,
di
stands
per
automobili
,
di
bar
,
di
"
drug
stores
"
e
via
dicendo
.
Sono
costruzioni
di
cemento
bianco
,
da
fiera
campionaria
,
decorate
delle
inevitabili
,
chiassose
ed
euforiche
pubblicità
dei
grandi
prodotti
standard
americani
:
sigarette
,
olii
minerali
,
cibi
in
scatola
,
automobili
,
confezioni
,
ecc.
ecc.
Poco
dopo
questo
disordine
suburbano
e
industriale
,
la
cittadina
prende
corpo
lungo
la
Main
Street
,
il
corso
diremmo
noi
.
File
e
file
di
case
di
mattoni
a
tre
o
quattro
piani
,
spesso
con
le
scalette
di
ferro
anti
-
incendi
sospese
sulle
facciate
,
quali
intonacate
e
altre
no
,
quali
con
il
portichetto
e
altre
no
,
ancora
cartelloni
pubblicitari
;
e
poi
negozi
e
negozi
in
cui
non
si
vende
nulla
che
non
sia
venduto
nello
stesso
momento
in
tutte
le
città
grandi
e
piccole
dei
quarantotto
Stati
d
'
America
:
beni
di
consumo
,
insomma
,
fabbricati
in
serie
e
distribuiti
ai
minutanti
che
li
accomodano
a
modo
loro
nelle
vetrine
.
O
meglio
,
non
a
modo
loro
,
ma
secondo
le
formule
anch
'
esse
standard
;
per
esempio
il
negozio
di
scarpe
trasformerà
la
vetrina
in
una
piccola
foresta
di
alberi
di
materia
plastica
rosa
e
tra
i
rami
,
come
fiori
o
uccelli
,
poserà
scarpette
di
donne
né
più
né
meno
come
nella
cinquantasettesima
strada
a
Nuova
York
o
a
Michigan
Avenue
a
Chicago
.
Camminando
per
la
Main
Street
,
vi
imbatterete
nel
Municipio
quasi
sempre
dello
stile
insipidamente
neoclassico
degli
edifici
pubblici
di
Washington
,
nell
'
albergo
principale
,
assai
simile
ad
altri
alberghi
di
altre
città
americane
,
in
un
paio
di
cinema
decorati
di
lampadine
disposte
nello
stessissimo
modo
che
a
Times
Square
,
in
qualche
ristorante
italiano
o
steak
-
house
anch
'
essi
standard
,
in
una
o
due
banche
lucide
,
marmoree
e
ornate
di
ottoni
come
quelle
di
Nuova
York
e
insomma
in
tutto
ciò
che
a
Nuova
York
o
Chicago
è
più
imponente
,
più
ricco
ma
non
diverso
.
Che
dire
di
più
:
dovunque
poserete
lo
sguardo
vedrete
,
insomma
,
cose
note
,
standard
,
che
avete
visto
altrove
e
che
anche
quando
le
vedeste
per
la
prima
volta
non
vi
diedero
l
'
impressione
della
novità
.
Ma
non
basta
.
Oltre
all
'
uniformità
bisogna
aggiungere
un
altro
carattere
:
la
mancanza
di
originalità
o
meglio
di
originarietà
di
questa
civiltà
.
Ci
sono
ancora
,
è
vero
,
agli
Stati
Uniti
,
soprattutto
negli
Stati
del
Sud
e
del
New
England
aggregati
urbani
più
vecchi
che
hanno
talvolta
una
fisionomia
distinta
e
inconfondibile
;
ma
sono
poca
cosa
ormai
di
fronte
all
'
immensa
quantità
di
città
,
cittadine
,
borghi
,
villaggi
e
località
tutte
simili
e
per
così
dire
intercambiabili
nelle
quali
invano
si
cercherebbe
un
carattere
distintivo
e
originario
,
prodotto
dalla
storia
,
dalla
tradizione
,
dall
'
economia
locale
.
Non
c
'
è
tradizione
,
non
c
'
è
storia
e
soprattutto
non
c
'
è
economia
locale
.
La
cittadina
appartiene
non
a
se
stessa
,
bensì
agli
Stati
Uniti
,
di
cui
riflette
fedelmente
i
tratti
più
noti
.
In
questa
cittadina
non
si
vende
e
non
si
compra
nulla
che
sia
prodotto
sul
luogo
,
non
si
pensa
,
non
si
legge
,
non
si
insegna
,
non
si
impara
e
non
si
fa
nulla
che
non
si
pensi
,
non
si
legga
,
non
si
insegni
,
e
non
si
impari
e
non
si
faccia
in
migliaia
e
migliaia
di
altri
luoghi
simili
.
Inoltre
,
non
avendo
nulla
di
originale
,
la
città
o
il
villaggio
non
ha
nulla
di
bello
perché
la
bellezza
è
legata
all
'
originalità
e
questa
a
sua
volta
è
un
frutto
del
rapporto
tra
l
'
uomo
e
la
natura
.
Veniamo
qui
ad
un
altro
importante
carattere
degli
Stati
Uniti
:
l
'
astrazione
di
questa
civiltà
urbana
sviluppatasi
troppo
rapidamente
in
un
Paese
vergine
ancor
ieri
abitato
dalle
bestie
selvatiche
e
dagli
indiani
nomadi
.
Il
simbolo
degli
Stati
Uniti
potrebbe
essere
il
nastro
di
cemento
e
di
asfalto
percorso
a
gran
velocità
da
brillanti
automobili
nuove
di
zecca
il
quale
spesso
si
snoda
attraverso
magnifiche
foreste
dove
ancora
vivono
gli
orsi
,
i
cervi
,
e
i
gatti
selvatici
.
In
realtà
la
natura
americana
è
stata
brutalmente
violentata
dalla
civiltà
industriale
e
pur
largendo
ad
essa
le
sue
ricchezze
,
come
una
donna
,
appunto
,
violentata
non
rifiuta
i
figli
del
suo
ventre
al
suo
violentatore
,
le
ha
negato
l
'
amore
,
ossia
quelle
radici
,
quella
lenta
fusione
della
civiltà
con
la
natura
,
quel
paziente
assestamento
dell
'
uomo
sulla
terra
che
sono
all
'
origine
delle
antiche
culture
d
'
Europa
e
d
'
Asia
.
Qui
natura
e
civiltà
industriale
si
volgono
a
vicenda
le
spalle
,
la
prima
ancora
vergine
,
la
seconda
tutta
astratta
e
convenzionale
.
Le
città
qui
finiscono
nei
campi
di
rottami
dei
cimiteri
di
automobili
;
e
sovente
un
passo
più
in
là
i
cervi
passano
in
branchi
sui
limitari
delle
foreste
.
Si
è
descritto
finora
la
comunità
urbana
grande
o
piccola
degli
Stati
Uniti
.
Ora
vorremmo
tentare
un
paragone
che
ci
pare
illuminante
:
l
'
individuo
in
America
si
trova
un
poco
nella
stessa
situazione
di
queste
comunità
;
ossia
i
suoi
rapporti
con
la
società
americana
rassomigliano
molto
ai
rapporti
delle
comunità
con
il
resto
degli
Stati
Uniti
.
L
'
individuo
,
in
altri
termini
,
come
le
comunità
,
non
ha
un
'
autonomia
propria
,
non
è
in
grado
di
sviluppare
i
propri
gusti
privati
e
particolari
,
il
proprio
carattere
,
la
propria
personalità
se
non
attraverso
la
società
e
anche
questo
in
maniera
affatto
razionale
e
utilitaria
,
ossia
molto
ridotta
.
La
scuola
,
il
moralismo
puritano
,
la
pressione
associativa
,
il
"
job
"
l
'
aspettano
al
varco
e
non
ha
fatto
ancora
a
tempo
ad
aprire
gli
occhi
sul
mondo
che
è
già
condizionato
,
limitato
,
determinato
,
assorbito
dalla
macchina
produttiva
e
perciò
separato
definitivamente
da
se
stesso
e
dalla
più
profonda
e
autentica
natura
.
Né
,
in
una
civiltà
come
questa
,
in
cui
non
esiste
una
cultura
proletaria
o
contadina
distinta
da
quella
borghese
,
o
una
cultura
provinciale
distinta
da
quella
metropolitana
come
in
Europa
,
ma
invece
soltanto
una
generale
cultura
urbana
e
tecnica
,
egli
può
appigliarsi
,
per
costruire
se
stesso
,
alle
proprie
origini
.
Dovunque
,
insomma
,
egli
si
volga
,
non
trova
che
standards
,
ossia
nastri
scorrenti
obbligati
educativi
,
informativi
,
religiosi
,
morali
e
tecnici
sui
quali
la
sua
personalità
,
che
lo
voglia
o
no
,
viene
montata
pezzo
per
pezzo
,
un
po
'
come
le
automobili
nelle
fabbriche
di
Detroit
,
e
avviata
inesorabilmente
dentro
il
circuito
sociale
.
Naturalmente
il
fenomeno
è
vicendevole
:
l
'
individuo
in
America
è
debole
perché
la
società
è
forte
ma
la
società
è
forte
perché
l
'
individuo
è
debole
.
Già
Tocqueville
nel
suo
libro
sulla
democrazia
in
America
aveva
notato
l
'
immensa
capacità
degli
Americani
di
riunirsi
e
partecipare
alle
più
svariate
associazioni
:
"
Les
Americains
de
tous
les
âges
,
de
toutes
les
conditions
,
de
tous
les
esprits
s
'
unissent
sans
cesse
.
Non
seulement
ils
ont
des
associations
commerciales
et
industrielles
auxquelles
tous
prennent
part
,
mais
ils
en
ont
encore
de
mille
autres
espèces
:
de
réligieuses
,
de
morales
,
de
graves
,
de
futiles
,
de
fort
générales
et
de
très
particulières
,
d
'
immenses
et
de
fort
petites
"
.
Ancor
oggi
l
'
Americano
di
tutte
le
età
e
condizioni
teme
la
solitudine
in
cui
si
sente
debole
e
disarmato
come
i
suoi
padri
pionieri
allorché
colonizzarono
il
paese
immenso
,
deserto
e
pieno
di
pericoli
.
Ma
quello
che
ai
tempi
di
Tocqueville
,
in
pieno
sviluppo
dell
'
individualismo
demonico
europeo
,
poteva
sembrare
ed
era
certamente
una
qualità
nuova
e
insolita
,
oggi
è
diventato
un
po
'
la
fatalità
della
vita
americana
.
L
'
individuo
,
agli
Stati
Uniti
,
in
qualsiasi
condizione
e
a
qualsiasi
livello
,
non
può
che
associarsi
sia
fisicamente
,
sia
intellettualmente
.
Fisicamente
,
attraverso
il
lavoro
e
l
'
immensa
varietà
delle
associazioni
d
'
ogni
genere
,
intellettualmente
attraverso
la
cultura
di
massa
o
cultura
di
produzione
in
serie
propinata
in
maniera
seducente
,
facile
e
insensibile
dalle
innumerevoli
riviste
,
dalla
radio
,
dalla
televisione
,
dal
cinema
,
dalla
letteratura
spicciola
,
insomma
,
da
tutto
ciò
che
da
un
lato
serve
ad
istruirlo
e
distrarlo
e
dall
'
altro
a
mantenerlo
ben
dentro
la
massa
,
senza
alcuna
possibilità
di
scappatoia
.
Senonché
questa
impossibilità
dell
'
individuo
di
avere
un
'
esistenza
propria
,
radici
proprie
,
personalità
propria
non
è
affatto
compensata
dalle
possibilità
di
trovare
nella
società
ragioni
complesse
e
profonde
di
vita
.
Si
tratta
,
infatti
,
di
una
società
esclusivamente
dedicata
alla
produzione
in
serie
al
tempo
stesso
astratta
e
materialista
,
che
rende
ogni
cosa
facile
ed
acquistabile
e
perciò
appunto
anonima
e
impersonale
.
Una
immagine
simbolica
di
tale
società
può
essere
fornita
dai
grandi
magazzini
dove
l
'
avventore
può
trovare
tutto
,
dal
cibo
ai
libri
,
dai
vestiti
alle
medicine
,
tutto
fuorché
naturalmente
qualcosa
che
riguardi
lui
e
soltanto
lui
sul
piano
ideale
e
metafisico
.
Ne
segue
che
mentre
la
società
produttiva
agli
Stati
Uniti
ha
un
ritmo
potente
,
vitale
,
aggressivo
,
e
,
in
certo
modo
meccanico
,
anche
allegro
,
l
'
individuo
preso
da
solo
,
nell
'
intimità
di
una
sincerità
amichevole
o
,
come
spesso
avviene
,
di
una
confessione
psicanalitica
,
si
rivela
molto
spesso
triste
,
ansioso
,
esaurito
,
frustrato
e
tormentato
dal
senso
di
colpa
(
due
parole
molto
in
voga
agli
Stati
Uniti
:
"
frustrated
"
e
"
guilty
"
)
.
Egli
vorrebbe
essere
se
stesso
,
ma
molto
spesso
questo
essere
se
stesso
gli
appare
come
qualche
cosa
di
proibito
,
come
un
mancamento
o
un
tradimento
verso
la
società
di
cui
fa
parte
.
D
'
altra
parte
,
passando
dal
campo
strettamente
privato
a
quello
pubblico
,
egli
sa
che
se
vuole
contare
soltanto
sopra
se
stesso
,
tagliare
i
mille
legami
che
lo
uniscono
alla
società
,
ergersi
magari
contro
di
essa
,
si
trova
praticamente
in
una
condizione
di
quasi
assoluta
impotenza
.
Le
grandi
corporazioni
industriali
,
i
grandi
partiti
politici
,
le
grandi
associazioni
di
razza
,
di
religione
e
di
capacità
finanziaria
gli
stanno
di
fronte
come
tanti
colossi
che
nonché
combattere
,
egli
non
è
neppure
in
grado
di
conoscere
e
giudicare
.
Né
gli
è
consentito
alcun
vero
anticonformismo
;
ché
anche
l
'
anticonformismo
agli
Stati
Uniti
è
una
faccenda
di
massa
e
trova
subito
l
'
associazione
,
il
partito
,
il
gruppo
,
lo
schema
pratico
e
utilitario
che
lo
assorbono
e
lo
mettono
al
servizio
della
società
.
In
altri
termini
l
'
individuo
agli
Stati
Uniti
,
come
la
piccola
comunità
urbana
sopra
descritta
,
soffre
di
un
divorzio
costante
e
prematuro
dalla
natura
che
è
in
lui
e
intorno
a
lui
.
Donde
quella
singolare
mescolanza
,
nell
'
americano
,
di
liscio
e
scorrevole
automatismo
sociale
e
di
improvvisi
furori
istintivi
,
di
monotona
efficienza
produttiva
e
di
esplosioni
emotive
,
secondo
che
,
appunto
,
prevalgono
in
lui
i
motivi
razionali
e
sociali
o
quelli
personali
e
irrazionali
.
Tuttavia
quest
'
individuo
così
spesso
"
frustrated
"
e
"
guilty
"
è
ricco
di
forze
ideali
e
vitali
;
e
non
si
capisce
l
'
America
se
non
si
tiene
conto
della
fondamentale
sanità
e
buona
volontà
dell
'
uomo
in
questo
Paese
.
L
'
individuo
in
America
non
è
quasi
mai
minato
dal
decadentismo
,
ossia
da
un
rovesciamento
negativo
dei
valori
;
come
avviene
talvolta
in
Europa
;
lo
attesta
se
non
altro
la
sua
immensa
fiducia
nella
scienza
.
Egli
è
essenzialmente
il
prodotto
di
una
rigida
censura
,
per
adoperare
un
termine
psicanalitico
,
di
origine
religiosa
e
sociale
.
Tutte
le
società
subiscono
una
specie
di
moto
pendolare
che
va
dalla
prevalenza
dei
motivi
sociali
a
quella
dei
motivi
individuali
e
viceversa
.
Oggi
il
movimento
del
pendolo
agli
Stati
Uniti
è
chiaramente
a
favore
del
conformismo
sociale
.
Ma
domani
potrà
esserci
un
movimento
opposto
,
di
eguale
ampiezza
.
Quale
forma
potrà
avere
questo
movimento
è
quasi
impossibile
dirlo
.
Ma
si
può
senz
'
altro
prevederne
l
'
originalità
e
la
novità
dall
'
originalità
e
novità
dei
fenomeni
attuali
ai
quali
esso
reagirebbe