StampaQuotidiana ,
L
'
altro
ieri
sera
,
dopo
mezzanotte
,
sono
capitato
per
caso
sotto
i
portici
della
Scala
.
Attorno
allo
storico
teatro
,
dove
mezz
'
ora
prima
era
terminata
la
rappresentazione
di
Anna
Bolena
,
formicavano
gli
agenti
della
Celere
.
Al
primo
colpo
d
'
occhio
,
ne
vidi
più
di
cento
.
Subito
dopo
,
ne
scoprii
un
'
altra
cinquantina
sullo
sfondo
dei
Filodrammatici
.
«
Ecco
una
lodevole
iniziativa
»
,
pensai
.
«
Hanno
dedicato
lo
spettacolo
alla
polizia
milanese
,
per
onorarne
la
vittoria
sui
rapinatori
di
via
Osoppo
»
.
Ma
la
cosa
stava
diversamente
.
Appena
entrato
nell
'
annesso
caffè
,
dove
il
soprano
Toti
Dal
Monte
sorseggiava
qualcosa
in
un
gruppo
di
vecchi
ammiratori
,
venni
a
sapere
che
tutti
quei
poliziotti
(
circa
duecento
)
erano
lì
per
servizio
d
'
ordine
pubblico
.
Avrebbero
,
cioè
,
dovuto
proteggere
Maria
Meneghini
Callas
dall
'
eventuale
assalto
di
un
pubblico
ostile
e
inferocito
.
Si
temeva
che
la
discussa
cantante
,
trascinata
sotto
il
monumento
a
Leonardo
da
Vinci
,
facesse
la
stessa
,
triste
fine
di
quell
'
Anna
Bolena
che
aveva
interpretato
sul
palcoscenico
.
«
Com
'
è
possibile
»
,
chiesi
a
un
fedele
scaligero
,
«
che
qualcuno
abbia
sul
serio
immaginato
disordini
così
gravi
da
richiedere
l
'
impiego
di
tanta
forza
?
»
«
Pare
»
,
mi
fu
risposto
,
«
che
cento
romani
avessero
annunciato
il
loro
arrivo
,
decisi
a
vendicare
il
Reale
dell
'
Opera
»
.
«
E
chi
può
credere
»
,
replicai
,
«
che
cento
romani
siano
disposti
a
spendere
ciascuno
diversi
fogli
da
mille
e
a
perdere
molte
ore
di
sonno
,
per
venire
fino
a
Milano
a
compiere
un
'
impresa
del
genere
,
senza
speranza
d
'
impunità
e
di
rimborso
?
»
La
mia
osservazione
,
per
quanto
abbastanza
ragionevole
,
cadde
nel
vuoto
.
La
Toti
Dal
Monte
uscì
dal
locale
,
mentre
i
tutori
dell
'
ordine
,
attorno
ai
portici
,
ripetevano
le
parole
e
i
gesti
che
preludono
all
'
arrivo
del
Giro
d
'
Italia
:
«
Indietro
,
signori
...
Per
favore
,
salgano
sul
marciapiede
...
Non
se
lo
facciano
ripetere
,
signori
...
»
Pensai
a
Gaetano
Donizetti
,
autore
di
Anna
Bolena
,
il
quale
,
a
Parigi
,
scriveva
la
sua
musica
immortale
in
mezzo
a
una
baraonda
di
mondane
e
di
viveur
che
di
notte
gli
invadevano
la
casa
.
A
Puccini
,
che
compose
«
Sono
andati
,
fingevo
di
dormire
»
mentre
quattro
amici
,
alle
sue
spalle
,
giocavano
cavano
a
scopone
,
leticando
per
lo
«
spariglio
»
dei
sette
.
E
,
oggi
,
basta
che
una
cantante
qualsiasi
abbia
paura
dei
fischi
,
per
trasformare
un
teatro
in
quadrato
di
Villafranca
.
Quanti
arresti
si
sarebbero
dovuti
operare
,
a
Venezia
,
quella
lontana
sera
in
cui
la
prima
della
Traviata
fu
sommersa
di
fischi
alla
Fenice
?
StampaQuotidiana ,
Nell
'
articolo
«
Il
Concordato
:
revisione
o
denuncia
unilaterale
?
»
l
'
amico
Paolo
Barile
ritiene
che
non
ci
sarebbero
oggi
,
e
ci
sarebbero
ancor
meno
domani
,
ostacoli
seri
ad
una
denuncia
unilaterale
del
Concordato
;
che
non
tutti
i
cattolici
vi
sarebbero
contrari
;
che
,
«
a
certe
condizioni
,
potrebbe
non
costituire
un
atto
di
ostilità
»
.
Le
condizioni
,
se
ben
comprendo
,
sarebbero
un
aggiornamento
delle
congrue
e
degli
aiuti
per
la
costruzione
ed
il
mantenimento
delle
chiese
.
Premesso
che
sarebbe
per
me
un
gran
bel
giorno
quello
in
cui
vedessi
il
Papa
dichiarare
che
considera
decaduti
tutti
i
concordati
,
intendendo
la
Chiesa
vivere
secondo
il
diritto
comune
,
senza
legami
giuridici
con
gli
Stati
,
cui
non
chiede
se
non
la
più
ampia
libertà
,
non
condivido
le
idee
di
Barile
.
Le
manifestazioni
ufficiali
delle
gerarchie
per
l'11
febbraio
sono
state
ancora
una
volta
di
celebrazione
del
grande
bene
che
gli
accordi
lateranensi
recarono
alla
Chiesa
ed
allo
Stato
,
senza
neppure
accenni
alla
revisione
.
Le
contestazioni
indiscriminate
,
senza
limiti
,
spesso
incomposte
,
manifestatesi
in
seno
alla
Chiesa
,
hanno
prodotto
il
consueto
effetto
,
ch
'
era
da
attendersi
in
un
organismo
sempre
forte
e
vitale
:
un
irrigidimento
,
il
rallentamento
di
un
cammino
che
portasse
ad
abbandonare
molte
scorie
del
passato
,
in
cui
molti
speravamo
;
ed
anche
in
questo
campo
delle
relazioni
con
lo
Stato
,
l
'
irrigidimento
si
avverte
.
Hanno
ripreso
lena
i
molti
ch
'
erano
stati
amareggiati
dal
periodo
giovanneo
.
Accanto
a
vescovi
comprensivi
,
con
lo
sguardo
volto
realisticamente
al
mondo
ed
alle
possibilità
che
consente
come
alle
barriere
che
oppone
,
ad
un
ottimo
giovane
clero
,
a
religiosi
e
religiose
eccellenti
educatori
ed
organizzatori
di
opere
di
bene
,
ad
un
piccolo
stuolo
di
laici
,
non
agitati
e
contestatori
,
e
non
attaccati
al
passato
,
rispuntano
quelli
che
nella
mia
gioventù
caratterizzavano
le
giunte
diocesane
:
cattolici
tenacemente
volti
al
passato
,
poco
pensosi
di
problemi
spirituali
e
molto
più
di
problemi
giuridici
,
attaccatissimi
ad
ogni
forma
che
ricordi
l
'
alleanza
del
trono
e
dell
'
altare
.
L
'
acredine
di
certa
polemica
antidivorzista
,
con
la
ripetizione
di
spunti
che
potevano
essere
efficaci
ancora
all
'
inizio
del
secolo
,
ma
che
non
hanno
alcuna
rispondenza
con
le
condizioni
della
famiglia
d
'
oggi
,
rappresenta
un
aspetto
di
questa
mentalità
.
Non
solo
la
reazione
ad
una
denuncia
unilaterale
sarebbe
vivissima
;
ma
mi
chiedo
quale
partito
s
'
imbarcherebbe
in
una
tale
impresa
.
Guardiamoci
intorno
,
amico
Barile
.
Può
essere
doloroso
per
entrambi
che
i
problemi
giuridici
abbiano
scarsa
presa
sulle
masse
;
molto
mi
duole
questo
disinteresse
per
i
problemi
dei
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
,
oggetto
di
meditazione
lungo
l
'
intero
corso
della
mia
vita
.
Ma
la
realtà
è
il
restringersi
sempre
più
del
numero
di
quelli
che
hanno
una
viva
sensibilità
in
materia
;
anche
la
tua
Facoltà
fiorentina
ha
preferito
non
coprire
con
un
titolare
la
cattedra
di
questa
branca
del
diritto
,
per
dare
preferenza
ad
altre
discipline
.
Sta
poi
che
la
soluzione
di
Barile
non
mi
persuade
neppur
essa
.
Tanto
tanto
chi
vuole
celebrare
il
matrimonio
religioso
compie
una
scelta
;
ma
perché
l
'
ateo
dovrebbe
concorrere
più
intensamente
d
'
oggi
alla
costruzione
di
chiese
ed
alle
congrue
?
Barile
non
è
favorevole
al
lasciar
disseccare
le
foglie
,
al
dimenticare
norme
di
legge
,
al
tolerari
posse
,
che
è
la
secolare
saggezza
della
Chiesa
.
Come
professore
di
diritto
,
ha
ragione
:
una
legge
c
'
è
o
non
c
'
è
;
se
c
'
è
,
occorre
applicarla
.
Ma
i
politici
fanno
bene
a
discostarsi
talora
dai
professori
di
diritto
.
Penso
allo
Statuto
albertino
,
al
come
si
lasciarono
cadere
la
censura
ecclesiastica
sui
libri
di
religione
,
la
mera
tolleranza
conformemente
alle
leggi
dei
culti
diversi
dal
cattolico
,
come
tutta
la
struttura
di
quel
testo
fu
silenziosamente
e
rapidamente
trasformata
.
Ma
poi
,
adagio
con
le
leggi
che
debbono
essere
applicate
.
Molta
parte
di
quella
che
chiamerei
l
'
impronta
confessionale
dello
Stato
non
deriva
dal
Concordato
,
ma
da
interpretazioni
,
talora
direi
creazioni
giurisprudenziali
,
che
la
Magistratura
potrebbe
anche
abbandonare
.
Per
restare
all
'
ambito
del
matrimonio
,
non
è
scritto
nel
Concordato
,
e
neppure
nella
legge
statale
sul
matrimonio
,
che
il
matrimonio
religioso
celebrato
con
l
'
intesa
che
non
dovesse
essere
trascritto
,
possa
invece
esserlo
ad
ogni
momento
a
richiesta
dell
'
autorità
ecclesiastica
,
anche
contro
la
volontà
dei
coniugi
.
Non
è
scritto
che
il
matrimonio
religioso
trascritto
possa
cadere
nel
nulla
anche
per
lo
Stato
,
se
si
scopra
la
esistenza
del
precedente
matrimonio
religioso
non
trascritto
di
uno
dei
coniugi
.
Non
è
scritto
che
anche
per
lo
Stato
,
all
'
infuori
di
ogni
previsione
di
legge
,
le
sentenze
ecclesiastiche
in
materia
di
nullità
non
passino
mai
in
giudicato
,
sicché
possa
cadere
la
nuova
famiglia
formatasi
dinanzi
allo
Stato
ed
alla
Chiesa
,
se
venga
riaperto
il
processo
e
posta
nel
nulla
la
sentenza
di
nullità
che
uno
dei
coniugi
aveva
ottenuto
.
Le
due
forme
di
matrimonio
,
con
diverse
conseguenze
per
le
cause
sulla
validità
,
si
sono
giustificate
con
la
libera
scelta
degli
sposi
;
ma
la
giurisprudenza
non
accetta
che
sia
invalida
la
scelta
che
appaia
operata
dall
'
incapace
non
interdetto
;
nel
caso
dell
'
infermo
di
mente
che
abbia
celebrato
matrimonio
in
forma
religiosa
,
il
giudice
statale
declina
la
propria
competenza
.
Non
è
scritto
che
il
giudice
straniero
non
possa
pronunciarsi
sui
matrimoni
concordatari
nemmeno
nei
casi
in
cui
avrebbe
competenza
a
pronunciarsi
rispetto
ai
matrimoni
civili
;
il
posto
che
il
magistrato
italiano
può
prendere
secondo
il
diritto
internazionale
,
non
può
prenderlo
rispetto
al
giudice
ecclesiastico
.
E
'
una
invenzione
della
giurisprudenza
,
senza
alcun
altro
precedente
,
che
se
sia
stata
pronunciata
una
condanna
per
incesto
tra
patrigno
e
figliastra
,
ove
la
Chiesa
consenta
il
loro
matrimonio
,
debba
cadere
la
sentenza
,
debbano
aprirsi
le
porte
del
carcere
,
senza
neppure
un
nuovo
giudizio
di
tribunale
.
Questo
in
un
solo
settore
.
Per
cui
insisterei
su
ciò
che
possa
ottenersi
:
meglio
,
con
una
revisione
compiuta
d
'
intesa
(
ma
che
abbia
una
qualche
estensione
;
se
non
tocchi
che
frange
,
meglio
non
farne
nulla
)
;
diversamente
,
con
quelle
tacite
tolleranze
su
reciproche
disapplicazioni
di
norme
;
infine
rivedendosi
dai
nostri
magistrati
certe
interpretazioni
radicatesi
negli
anni
fra
il
'30
ed
il
'35
,
ma
la
cui
base
a
me
pare
più
che
contestabile
.
StampaQuotidiana ,
Ho
conosciuto
anni
fa
in
una
città
di
provincia
un
uomo
di
pasta
così
dolce
che
non
sapeva
che
cosa
fosse
dire
no
.
Una
volta
,
sotto
le
feste
di
carnevale
,
gli
fecero
fare
da
suggeritore
in
certe
recite
di
beneficenza
.
Or
bene
,
si
investiva
talmente
delle
parti
che
veniva
suggerendo
,
che
anche
alla
seconda
e
terza
replica
tornava
,
come
la
prima
sera
,
a
commuoversi
nelle
scene
dolorose
in
modo
da
non
riuscire
a
leggere
il
copione
per
le
lagrime
che
gli
facevano
velo
.
E
mentre
si
ripuliva
gli
occhiali
la
recitazione
tremolava
tutta
come
i
riflessi
d
'
un
tempietto
nelle
acque
d
'
un
lago
attraversato
da
una
flottiglia
di
cigni
neri
.
In
proposito
resti
quello
del
Metastasio
:
«
Sarebbe
un
picciol
cuoco
ed
inetto
quello
che
non
sapesse
far
sentire
gli
effetti
della
sua
magistrale
esperienza
se
non
agli
altri
cuochi
suoi
pari
»
.
Oh
via
,
ciascuno
serva
e
segua
come
può
meglio
il
proprio
talento
.
La
riuscita
peggiore
sempre
la
farebbero
gli
aridi
che
volessero
fingere
una
dolcezza
che
in
cuore
non
hanno
e
i
paciocconi
che
per
farsi
credere
al
corrente
(
ce
n
'
è
,
ce
n
'
è
)
si
mettessero
anche
loro
a
fare
i
difficilini
.
(
Una
cosa
m
'
auguro
:
che
all
'
inferno
gli
annoiatori
di
professione
stiano
in
una
bolgia
a
sé
,
senza
comunicazione
con
le
altre
)
.
Faccio
ogni
tanto
delle
scommesse
con
me
stesso
.
Leggendo
le
Lettere
al
marchese
Hercolani
sopra
alcune
particolarità
della
Baviera
(
1762
)
di
Gianlodovico
Bianconi
,
personaggio
serissimo
,
erudito
imparruccatissimo
,
Consigliere
di
Corte
presso
Augusto
III
duca
di
Sassonia
e
re
di
Polonia
,
avevo
scommesso
d
'
arrivare
in
fondo
al
volume
.
Stavo
lì
lì
per
perdere
la
scommessa
,
quando
mi
arriva
sott
'
occhio
un
periodo
il
quale
ricàrica
di
colpo
tutta
la
mia
attenzione
:
Ci
sono
dei
critici
bonaccioni
che
si
comportano
press
'
a
poco
come
quel
suggeritore
di
provincia
.
Sul
più
bello
della
lettura
(
che
a
farlo
apposta
coincide
quasi
sempre
col
più
brutto
)
lagrimano
dalla
consolazione
d
'
aver
trovato
quello
che
cercavano
.
Critici
da
ridere
.
Eppure
,
non
si
sa
se
siano
peggio
di
quei
critici
che
entrano
nei
libri
nuovi
schioccando
la
frusta
del
domatore
e
non
sono
contenti
fino
a
quando
non
si
siano
messi
libro
e
autore
sotto
i
piedi
.
E
se
quello
che
per
soverchia
arrendevolezza
d
'
animo
deve
togliersi
gli
occhiali
per
asciugar
le
lagrime
è
critico
da
ridere
,
quest
'
altro
che
si
fa
un
obbligo
d
'
avere
gli
occhi
sempre
asciutti
e
adopera
in
conformità
un
cifrario
talmente
risecchito
che
poi
se
lo
capiscono
,
o
fanno
finta
di
capirselo
,
solo
gli
ascritti
alla
setta
degli
Impassibili
,
è
critico
da
piangere
.
Da
piangere
,
non
da
compiangere
:
ché
non
ho
mai
conosciuto
gente
più
soddisfatta
e
piena
di
sé
che
tipi
siffatti
.
Vedersi
poco
o
punto
intesi
è
per
essi
già
un
diploma
di
eccezionale
superiorità
.
E
buon
pro
gli
faccia
;
per
quanto
il
nostro
modesto
parere
Voi
avrete
osservato
che
la
maggior
parte
delle
contadine
Tedesche
portano
le
gonne
assai
corte
,
come
portàvanle
,
al
dir
d
'
Euripide
,
le
fanciulle
spartane
,
chiamate
perciò
da
'
Greci
mostratrici
di
coscie
.
Immaginatevi
adunque
qual
allegria
regni
ne
'
loro
balli
,
e
quale
orgasmo
.
Ben
detto
,
consigliere
Parruccone
.
Orgasmo
viene
dal
greco
e
significa
agitazione
di
sangue
.
E
adesso
mi
toccherà
di
leggere
anche
Euripide
...
Contadinella
nostrana
assai
più
composta
vive
nelle
strofette
della
Villanella
tutta
-
Natura
dell
'
abate
Aurelio
Bertòla
,
in
Arcadia
Ticofilo
Cimmerio
:
Le
gambe
,
ove
col
breve
Piè
svelto
hanno
corfin
,
Careggia
lieve
lieve
Un
grigio
gonnellin
.
Il
zefiro
alcun
poco
Increspando
lo
va
:
Amor
gode
a
quel
gioco
,
Ed
ella
ancor
no
'
l
sa
.
Ha
sedici
anni
,
occhi
celesti
,
gote
di
mela
rosa
,
veste
un
corsetto
porporino
sopra
una
camiciola
bianca
come
la
neve
.
Fa
d
'
un
'
azzurra
maglia
A
l
'
auree
trecce
un
fren
E
un
cappellin
di
paglia
In
su
l
'
orecchio
tien
.
Miniatura
,
dove
c
'
è
tutta
la
grazia
e
il
colore
del
festevole
Settecento
.
(
Quella
retina
di
colore
a
chiudere
i
capelli
sarà
come
quella
tornata
ieri
di
moda
?
)
Figurina
,
direte
,
troppo
elegante
per
una
villanella
di
Torre
del
Greco
e
che
pare
venir
fuori
da
una
copertina
di
rivista
di
mode
.
Ma
la
puzza
di
piedi
e
le
croste
al
ginocchio
non
hanno
cittadinanza
nella
buona
letteratura
italiana
,
e
tanto
meno
nella
nostra
poesia
pastorale
.
Per
certo
«
villanella
»
,
al
pari
di
«
forosetta
»
e
come
,
in
fondo
,
anche
la
«
donzelletta
»
e
il
«
garzoncello
»
del
Sabato
del
villaggio
,
e
tutte
le
«
pastorale
»
e
le
«
ninfe
»
che
popolano
tre
secoli
abbondanti
della
nostra
letteratura
,
sono
parole
oramai
troppo
sbiadite
all
'
occhio
e
all
'
orecchio
.
Ma
dovremmo
per
questo
,
per
una
paroletta
sbiadita
,
per
un
'
espressione
ammanierata
,
buttare
a
mare
secoli
di
poesia
?
So
anch
'
io
che
basta
la
parola
«
ninfa
»
a
rendere
sospetta
e
stucchevole
tutta
la
pagina
:
ma
provate
a
sostituirla
con
un
nome
a
voi
caro
,
oppure
metteteci
bella
guagliona
,
bella
tosa
,
bella
mula
,
bella
maschietta
:
a
volte
questo
basterà
perché
tutto
il
quadro
si
riànimi
.
È
quel
che
accade
per
la
parola
«
fiera
»
o
«
fera
»
,
che
da
Petrarca
in
poi
ha
empito
le
carte
di
Parnaso
;
ma
non
c
'
è
affatto
bisogno
che
tutte
le
volte
che
vi
c
'
imbattete
andiate
proprio
a
pensare
ai
clamori
e
ai
fetori
dello
Zoo
:
le
più
volte
si
tratta
d
'
un
cagnolino
,
d
'
un
canarino
,
d
'
uno
scoiattolo
.
Si
arriva
fino
a
Carducci
e
al
famoso
tramonto
della
Chiesa
di
Polenta
:
taccion
le
fiere
e
gli
uomini
e
le
cose
:
ora
,
che
fiere
volete
voi
che
si
trovassero
all
'
ora
di
cena
per
quei
dolci
colli
fra
Cesena
e
Bertinoro
?
Buoi
,
cani
,
somarelli
,
galline
.
Fiere
che
facevano
coccodè
.
Tempo
già
fu
che
la
faccia
verde
e
gli
occhi
d
'
antracite
della
Belgioioso
calamitarono
i
miei
sogni
.
Ma
oggi
mi
toccano
più
a
fondo
le
gote
di
mela
rosa
della
villanella
del
Bertòla
.
Il
poeta
romantico
coi
capelli
e
la
cravatta
al
vento
,
che
dall
'
alto
d
'
una
rupe
a
picco
sul
mare
grida
alle
onde
frementi
le
sue
estasi
ed
urla
al
vento
le
sue
pene
,
è
molto
bello
.
Ma
oggi
agli
occhi
miei
è
molto
più
bello
Metastasio
che
ogni
giorno
,
racconta
il
Bertòla
nelle
sue
Osservazioni
sopra
Metastasio
(
1784
)
,
tornava
a
chiudersi
in
casa
,
a
ora
fissa
,
«
preparandosi
così
ad
accogliere
il
momento
dell
'
estro
»
.
Ispirazione
a
domicilio
.
E
l
'
abate
romagnolo
commenta
:
«
Un
sì
fatto
aspettare
a
sangue
freddo
non
è
nel
vero
da
tutti
;
e
vi
si
richiede
principalmente
un
fondo
di
sofferenza
[
nel
significato
di
:
pazienza
]
che
non
è
gran
fatto
familiare
ai
poeti
»
.
Ma
anche
ai
giovani
di
sangue
caldo
che
andavano
a
trovarlo
Metastasio
garantiva
l
'
efficacia
del
proprio
metodo
:
«
Se
oggi
non
si
fa
nulla
,
non
importa
:
la
fantasia
intanto
va
riscaldandosi
sull
'
argomento
che
vi
siete
proposto
:
farete
dimani
;
ma
non
lasciate
di
pensarvi
seriamente
ogni
giorno
»
.
Sono
parole
,
credete
,
di
uno
che
se
n
'
intende
.
E
anche
diceva
,
il
Cantore
di
Nice
,
in
altra
occasione
:
«
Non
è
affatto
vero
,
come
si
crede
,
che
coteste
fanciulle
[
le
Muse
]
siano
state
meco
e
facili
e
cortesi
.
Per
farle
fare
a
mio
modo
ho
dovuto
sempre
sudar
moltissimo
ed
affannarmi
»
.
Farle
fare
a
proprio
modo
,
qui
è
il
punto
:
e
qui
il
divario
con
la
concezione
romantica
dell
'
ispirazione
che
tuona
dalla
nube
e
monta
dal
mare
.
Da
giovane
,
chi
non
s
'
è
fatta
una
religione
di
quella
rupe
,
di
quel
vento
,
di
quel
mare
e
di
quell
'
omìno
lassù
con
la
cravatta
svolazzante
?
Ma
oggi
non
so
che
darei
per
essere
stato
un
confidente
e
copista
del
Metastasio
che
avesse
qualche
volta
occasione
d
'
accompagnare
il
poeta
di
Corte
,
ci
-
devant
figlio
del
pizzicagnolo
di
via
dei
Cappellari
,
verso
casa
,
per
l
'
ora
di
quella
visita
,
sempre
incerta
e
sempre
possibile
,
di
Madama
Poesia
.
Salendo
le
scale
doveva
pensare
:
«
Sarà
per
oggi
,
forse
»
con
la
dolce
emozione
d
'
un
amante
non
ancora
guastato
da
troppe
fortune
né
amareggiato
da
gravi
insuccessi
.
Aspettava
un
po
'
:
e
:
«
Sarà
per
domani
,
forse
»
.
Il
conte
Alfieri
Antimetastasio
per
definizione
poetava
a
cavallo
e
controvento
,
e
più
tempaccio
faceva
,
e
più
intorno
il
paesaggio
gli
s
'
infoschiva
di
pioggia
o
illividiva
di
neve
,
e
più
pare
che
l
'
estro
gli
sfavillasse
:
dico
l
'
Alfieri
delle
Rime
,
non
delle
Tragedie
.
Di
un
interesse
particolarissimo
sono
le
indicazioni
di
tempo
,
stagione
,
luogo
,
occasione
,
annotate
ogni
volta
in
fondo
agli
autografi
delle
Rime
,
dalle
quali
indicazioni
ricaviamo
quanti
dei
suoi
trecento
,
o
poco
meno
,
sonetti
fossero
pensati
e
composti
a
cavallo
,
e
attraverso
quali
monti
e
torrenti
,
o
per
le
selve
d
'
abeti
di
Germania
,
o
sotto
le
mura
e
sui
ponti
delle
chiare
città
di
Toscana
,
e
quanti
in
vettura
per
le
strade
acciottolate
di
Francia
,
e
quanti
a
piedi
passeggiando
sui
ventosi
«
baloardi
»
di
Parigi
:
quali
sotto
«
pioggia
dirotta
»
,
quali
tra
«
nebbia
orrenda
»
,
«
nevicando
»
,
con
«
vento
del
diavolo
»
e
simili
.
Ma
sono
quasi
altrettanto
,
se
Dio
vuole
,
i
sonetti
che
l
'
Alfieri
scrisse
a
letto
:
e
anche
per
quelli
specificava
:
«
in
letto
,
gran
neve
»
,
«
in
letto
,
su
l
'
alba
»
,
«
in
letto
,
spirando
tramontana
»
e
via
dicendo
.
Anche
Carducci
segnava
le
date
e
spesso
anche
l
'
ora
precisa
in
cui
aveva
staccato
la
penna
dal
foglio
.
A
cavallo
non
andava
.
Qualche
poesia
la
scrisse
in
treno
.
E
almeno
d
'
una
si
sa
che
anche
lui
la
scrisse
in
letto
:
un
sonetto
:
il
IX
del
Ça
ira
:
quello
,
fate
caso
,
che
comincia
:
Oh
non
mai
re
di
Francia
al
suo
levare
.
Tale
di
salutanti
ebbe
un
drappello
!
Mossa
d
'
inizio
tanto
impetuosa
e
festosa
quanto
poi
il
componimento
volge
al
cupo
e
al
raccapricciante
con
quella
testa
mozza
della
Lamballe
che
picchia
alla
finestra
del
Tempio
,
dov
'
è
prigioniera
la
Famiglia
reale
.
Tu
sorprendi
il
poeta
repubblicano
che
non
s
'
è
neanche
fidato
di
scendere
e
vestirsi
per
non
dar
tempo
alla
ispirazione
di
freddarsi
,
e
,
sollevato
sul
fianco
nel
suo
lettuccio
di
ferro
tutto
circondato
da
palchetti
di
libri
,
butta
giù
a
matita
i
primi
versi
sul
rovescio
d
'
una
busta
o
sui
margini
bianchi
della
Domenica
del
Fracassa
.
Stando
dunque
in
letto
il
poeta
s
'
immedesima
col
re
di
Francia
nella
rievocazione
dei
petits
e
dei
grands
levers
nella
raggiante
Versaglia
,
cui
assisteva
,
per
gran
privilegio
,
la
folla
chiassosa
dei
cortigiani
.
(
Questa
del
petit
lever
di
Versaglia
stava
nel
gozzo
al
Carducci
già
da
un
pezzo
,
da
quando
nella
Consulta
araldica
aveva
inveito
contro
quelli
che
porgevano
la
camicia
di
bucato
al
dormiglioso
re
)
.
E
nessuno
mi
leva
dalla
testa
che
anche
i
primi
bellissimi
versi
dell
'
Idillio
maremmano
Co
'
l
raggio
de
l
'
april
nuovo
che
inonda
.
Roseo
la
stanza
tu
sorridi
ancora
Improvvisa
al
mio
cuore
,
o
Maria
binda
;
Giosue
non
li
vedesse
primamente
come
impressi
,
aprendo
gli
occhi
nel
suo
letto
,
sulle
pareti
di
carta
fiorata
,
in
quel
beato
mattino
d
'
aprile
del
1867
.
StampaQuotidiana ,
Giorni
fa
,
mi
hanno
alquanto
stupito
i
giudizi
di
un
critico
musicale
,
a
proposito
di
una
famosa
cantante
.
Dopo
aver
fermamente
lodato
l
'
interpretazione
dell
'
artista
,
il
critico
notava
,
quasi
di
passaggio
,
alcune
caratteristiche
della
sua
ugola
:
«
Quanto
alla
qualità
della
voce
si
sa
che
stride
negli
acuti
e
che
è
sgradevole
nelle
emissioni
aperte
.
È
una
voce
disuguale
e
fragile
,
compensata
però
da
un
temperamento
naturalmente
musicale
,
da
una
intelligenza
artistica
eccetera
,
eccetera
»
.
Per
quel
poco
che
m
'
intendo
di
teatro
lirico
,
ho
capito
che
l
'
interpretazione
della
cantante
fu
positiva
essenzialmente
nella
recitazione
,
ben
sostenuta
e
assecondata
dalla
regia
,
dalla
scenografia
,
da
tutti
gli
ingredienti
preziosi
e
costosi
che
oggi
costituiscono
uno
spettacolo
.
Peccato
che
,
a
completare
il
successo
,
mancasse
la
voce
.
Quell
'
elemento
,
cioè
,
che
aggiunto
a
un
'
«
attrice
»
ne
fa
una
«
cantante
»
.
Altrimenti
,
vi
è
sempre
una
soluzione
:
si
manda
in
scena
una
buona
attrice
senza
voce
e
la
si
fa
doppiare
da
una
buona
cantante
acquattata
dietro
le
quinte
o
in
una
botola
.
Ma
i
casi
fondamentali
restano
due
:
o
si
conclude
che
il
melodramma
è
sorpassato
,
e
allora
si
consegnano
le
partiture
ai
raccoglitori
di
carta
da
macero
della
Croce
Rossa
,
o
si
ritiene
che
il
melodramma
sia
tuttora
valido
,
e
allora
ci
vuole
la
voce
.
Se
si
accetta
il
secondo
caso
,
i
critici
,
sia
pure
col
cuore
stretto
,
debbono
concludere
che
una
brava
attrice
senza
voce
non
è
una
buona
cantante
.
Diversamente
,
anche
gli
altri
critici
potrebbero
adottare
bizzarri
criteri
,
eludenti
il
nocciolo
della
questione
.
Di
un
certo
pugilatore
,
potremmo
,
per
esempio
,
leggere
:
«
Si
tratta
di
un
giovane
estremamente
gracile
e
cagionevole
,
che
ogni
volta
deve
essere
portato
di
peso
sul
ring
,
tanto
è
la
sua
ripugnanza
per
il
combattimento
.
Non
ha
la
minima
forza
nel
pugno
,
e
i
piedi
dolci
gli
sono
di
grave
impaccio
.
Un
'
asma
bronchiale
gli
blocca
la
respirazione
.
I
postumi
di
una
paralisi
gli
irrigidiscono
le
braccia
,
sottili
e
denutrite
.
In
compenso
,
con
quanta
dolorosa
grazia
sa
sorridere
al
pubblico
il
nostro
Kid
Meschini
!
E
con
quanta
coscienza
plastica
,
con
che
rispetto
dello
spettacolo
pugilistico
sa
crollare
al
tappeto
,
al
primo
pugno
.
Ecco
un
atleta
che
non
è
affatto
pugilatore
,
anzi
,
non
è
neppure
un
atleta
,
ma
che
ha
portato
nell
'
antiquata
brutalità
della
boxe
il
profumo
di
una
sensibilità
delicata
,
di
un
'
intuizione
disperata
,
da
moribondo
»
.
Non
credo
,
con
tutto
ciò
,
che
Kid
Meschini
avrebbe
grande
fortuna
.
StampaQuotidiana ,
Si
parla
più
che
mai
,
malgrado
ogni
smentita
,
di
«
repubblica
conciliare
»
,
cioè
di
un
Governo
in
cui
entrino
i
comunisti
,
riformandosi
quell
'
unità
di
programmi
e
d
'
intenti
tra
socialisti
e
comunisti
che
fu
già
per
alcuni
anni
.
Non
sono
tra
quelli
che
nel
'47
plaudirono
a
De
Gasperi
,
ritenendo
atto
di
grande
saggezza
avere
messo
i
comunisti
fuori
del
Governo
;
né
tra
coloro
che
(
echeggiando
Paolo
Sarpi
,
allorché
scriveva
che
i
gesuiti
sarebbero
stati
lieti
di
ritornare
a
Venezia
anche
come
schiavi
incatenati
al
remo
,
perché
pochi
anni
di
poi
sarebbero
divenuti
i
padroni
della
Repubblica
)
,
credono
ogni
partito
sia
fatalmente
destinato
ad
essere
presto
assorbito
o
soppresso
quando
i
comunisti
entrino
in
un
Governo
,
né
tra
gli
altri
che
pensano
i
comunisti
sarebbero
fagocitati
dai
democristiani
.
M
'
interessa
solo
di
cercar
d
'
intuire
quale
sarebbe
la
posizione
della
Chiesa
in
quella
che
si
suole
chiamare
«
repubblica
conciliare
»
;
e
,
poiché
difficilmente
l
'
esempio
dell
'
Italia
sarebbe
senza
seguito
,
quale
sarebbe
tale
posizione
in
un
'
Europa
dove
in
ogni
Stato
i
comunisti
fossero
elemento
importante
di
governo
.
Qui
pure
non
ho
la
visione
semplicistica
di
coloro
,
per
cui
il
colloquio
tra
comunisti
e
credenti
è
solo
una
trappola
dei
primi
per
sgominare
la
Chiesa
.
Obiettivamente
osservo
,
peraltro
,
che
le
maggiori
personalità
del
comunismo
sono
rimaste
fuori
da
questo
colloquio
;
e
credo
di
poter
dire
con
qualche
conoscenza
che
nel
campo
comunista
l
'
incontro
ha
portato
alcuni
ad
apprezzare
la
forza
sociale
della
religione
,
ma
nessuno
non
dico
ad
andare
a
Messa
,
bensì
ad
ammettere
soltanto
l
'
ipotesi
del
trascendente
.
Mentre
nel
campo
cattolico
vedo
più
d
'
uno
,
anche
tra
i
sacerdoti
,
che
ha
completamente
dimenticato
Il
mio
Regno
non
è
di
questo
mondo
,
pur
continuando
a
credere
di
battere
le
vie
tracciate
da
Cristo
.
E
quando
guardo
al
passato
,
al
Concordato
ed
ai
dibattiti
alla
Costituente
,
penso
sempre
che
i
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
si
siano
svolti
nell
'
ultimo
mezzo
secolo
sulla
trama
di
quelli
che
si
racconta
essere
stati
i
rapporti
tra
i
navigatori
d
'
altri
tempi
ed
i
selvaggi
che
incontravano
in
lontane
terre
:
scambi
in
cui
ciascuno
dava
quelle
che
per
lui
erano
bazzecole
,
e
riceveva
quello
che
per
lui
era
un
tesoro
.
Per
Mussolini
non
era
nulla
accordare
alla
Chiesa
la
legislazione
sul
matrimonio
,
i
tribunali
ecclesiastici
,
la
degradazione
civile
dei
sacerdoti
apostati
,
restituire
vecchi
edifici
acquisiti
allo
Stato
dalle
leggi
eversive
;
ed
era
molto
ottenere
al
regime
la
calda
adesione
delle
masse
cattoliche
,
allora
omogenee
e
subordinate
ai
pastori
,
ottenere
la
simpatia
(
che
ci
fu
,
e
fattiva
)
dei
partiti
cattolici
di
tutto
il
mondo
.
E
per
il
Papato
tutto
quel
che
riceveva
serbava
un
gran
valore
,
credeva
giovasse
a
rafforzare
la
religione
;
ed
a
chi
gli
avesse
rimproverato
d
'
avere
trattato
con
il
fascismo
,
avrebbe
potuto
rispondere
che
da
secoli
e
secoli
la
sua
politica
era
di
riconoscere
qualsiasi
tiranno
quando
ciò
poteva
servire
al
bene
delle
anime
(
i
tiranni
passano
,
il
filone
della
fede
resta
)
,
e
che
Mussolini
ed
anche
i
peggiori
dei
fascisti
erano
candidi
agnellini
di
fronte
a
Costantino
,
ai
vari
re
barbari
ch
'
erano
stati
decorati
dei
titoli
di
«
Protettori
della
Chiesa
»
,
«
Difensori
della
fede
»
.
Analogo
discorso
per
le
discussioni
alla
Costituente
,
la
salvezza
di
tutte
le
norme
concordatarie
.
Ed
il
discorso
potrebbe
ripetersi
domani
:
il
Concordato
,
che
la
S
.
Sede
continua
a
ritenere
efficace
presidio
,
non
darebbe
alcuna
noia
ad
un
Governo
ove
pur
predominassero
i
comunisti
.
Qui
,
tuttavia
,
non
è
facile
fare
presagi
.
Infatti
nessuno
è
in
grado
di
dire
se
l
'
avvenire
del
comunismo
sia
una
trasposizione
su
altra
chiave
del
cristiano
un
solo
gregge
ed
un
solo
ovile
,
o
invece
dell
'
impero
romano
,
una
potenza
che
è
come
il
Sole
,
accanto
a
cui
gravita
una
costellazione
di
staterelli
che
sono
come
i
pianeti
rotanti
intorno
all
'
astro
maggiore
.
Nel
primo
caso
,
non
sembra
che
si
avrebbero
giorni
di
pace
per
i
credenti
.
Sono
tra
quelli
che
avevano
pensato
che
il
comunismo
avrebbe
seguito
il
cammino
di
molti
altri
partiti
politici
,
nati
intorno
al
nucleo
d
'
una
concezione
filosofica
,
d
'
una
visuale
del
mondo
,
e
che
man
mano
se
ne
distaccano
per
svolgere
soltanto
un
piano
concreto
di
riforme
economiche
e
giuridiche
.
Ma
l
'
esperienza
di
oltre
mezzo
secolo
non
conferma
quest
'
attesa
;
il
comunismo
resta
legato
(
e
forse
è
la
sua
forza
)
ad
un
materialismo
che
domina
ogni
attività
intellettuale
,
da
cui
derivano
precise
regole
in
ogni
campo
,
anche
nei
vari
rami
dell
'
arte
.
Ma
se
invece
si
avesse
un
impero
russo
,
con
Stati
che
gli
facessero
corona
,
non
è
detto
che
a
questi
sarebbe
imposta
sempre
,
come
alla
Cecoslovacchia
,
la
fede
nella
medesima
Weltanschauung
.
La
Roma
d
'
Augusto
e
di
Tiberio
non
si
preoccupava
di
quel
che
si
credesse
nei
vari
Stati
alleati
od
associati
.
I
culti
orientali
ebbero
anche
dure
repressioni
a
Roma
,
come
quelli
che
potevano
corrompere
i
costumi
,
ma
non
furono
perseguitati
in
Oriente
.
Né
oggi
la
Russia
si
preoccupa
di
staccare
gli
arabi
dalla
fede
nel
Corano
,
dal
divieto
dei
cibi
impuri
,
dal
velo
alle
donne
.
Utilizza
la
forza
,
il
cemento
,
che
può
venire
dalla
fede
comune
ai
popoli
dell
'
Islam
.
Probabilmente
è
a
questo
possibile
rispetto
della
religione
che
pensano
,
quando
pensano
,
quegli
uomini
politici
cattolici
,
che
sembrano
desiderare
l
'
avvento
di
un
'
Italia
dai
connotati
comunisti
,
con
un
'
economia
che
escluda
l
'
iniziativa
privata
,
e
con
le
conseguenze
che
quei
connotati
portano
anche
per
ciò
ch
'
è
libertà
individuale
.
E
può
darsi
abbiano
ragione
.
Ma
a
me
tornano
al
pensiero
alcune
parole
che
scriveva
Manzoni
nel
Discorso
su
alcuni
punti
della
storia
longobardica
in
Italia
a
proposito
del
Papa
,
evocando
quei
secoli
dell
'
Alto
Medioevo
:
Roma
,
così
incapace
per
sé
di
farsi
temere
,
aveva
nel
suo
seno
un
oggetto
di
venerazione
,
e
qualche
volta
di
terrore
,
anche
per
i
suoi
nemici
,
un
personaggio
per
cui
verso
di
essa
si
volgeva
da
tanta
parte
del
mondo
uno
sguardo
di
reverenza
e
d
'
aspettazione
...
Solo
questo
personaggio
poteva
pronunziar
parole
che
diventavano
un
oggetto
d
'
attenzione
e
di
discussione
.
Se
c
'
è
cosa
che
pare
certa
,
è
che
nulla
di
simile
potrebbe
rinnovarsi
in
una
costellazione
di
Stati
comunisti
;
tolleranza
religiosa
,
autonomia
della
Chiesa
,
sua
potestà
sull
'
assottigliato
numero
dei
credenti
,
forse
sì
;
ma
tacere
o
lodare
lo
Stato
,
guardare
soltanto
al
cielo
e
non
alla
terra
(
l
'
antitesi
del
clero
contestatore
)
,
mai
e
poi
mai
ricordare
che
si
deve
obbedire
a
Dio
prima
che
agli
uomini
:
ché
appena
il
Papato
volesse
anche
soltanto
protestare
contro
iniquità
,
o
difendere
innocenti
,
un
'
altra
pagina
del
Medioevo
rischierebbe
di
ripetersi
,
con
i
papi
deposti
e
gli
antipapi
ligi
all
'
imperatore
.
StampaQuotidiana ,
Ausonio
,
poeta
latino
della
Garonna
,
quando
gli
nacque
il
primo
figlio
aveva
il
padre
ancora
in
gamba
,
di
giovanile
prestanza
.
Il
nuovo
sentimento
che
si
destò
nel
suo
petto
gl
'
inspirò
una
poesiola
di
straordinaria
delicatezza
.
Traduco
liberamente
,
ma
il
concetto
è
tale
.
Ecco
,
babbo
,
che
questo
mio
piccino
ti
ha
fatto
nonno
:
per
suo
merito
èccoci
papà
tutti
e
due
:
hoc
nato
nos
sumus
ambo
patres
.
A
fàrmiti
voler
bene
,
adesso
non
è
più
solo
il
mio
cuore
di
figlio
:
dal
giorno
che
sei
babbo
due
volte
,
anche
il
bene
ch
'
io
ti
portavo
s
'
è
raddoppiato
.
E
mi
pare
d
'
aver
un
più
grave
motivo
d
'
amarti
ora
che
mi
tocca
mostrare
a
questo
marmocchio
come
s
'
abbia
da
voler
bene
al
proprio
babbo
.
Si
dà
poi
quest
'
altra
magnifica
novità
:
che
,
da
poi
che
il
nostro
piccolo
mi
ha
insignito
dell
'
Ordine
di
Padre
,
io
mi
trovo
ad
essere
in
un
certo
senso
tuo
parigrado
.
Mi
sono
scordato
gli
anni
che
hai
,
mi
pare
quasi
d
'
esserti
fratello
.
I
primi
giorni
che
mio
figlio
andò
soldato
non
potevo
incontrare
un
po
'
di
salita
senza
sentirmi
pesare
anch
'
io
sulle
spalle
il
suo
zaino
,
né
veder
piovere
senza
sentirmi
arrivare
la
pioggia
nelle
ossa
.
E
se
poi
mi
accadeva
di
sentire
per
la
strada
una
fanfara
militare
raddrizzavo
le
vecchie
schiene
come
un
cavallo
da
corsa
.
Tra
me
e
mio
figlio
corre
lo
stesso
divario
d
'
età
che
correva
tra
me
e
mio
padre
.
Il
giorno
che
andai
a
trovarlo
soldato
lontano
da
casa
provai
una
viva
emozione
nel
vedermi
da
lui
guardato
con
la
stessa
intenzione
giocosamente
incoraggiante
con
la
quale
io
consideravo
mio
padre
quando
venne
a
trovarmi
soldato
,
anch
'
io
la
prima
volta
lontano
da
casa
.
Mai
come
quel
giorno
,
riaccompagnando
mio
figlio
in
caserma
mentre
suonava
la
tromba
della
ritirata
,
mi
sono
sentito
accanto
l
'
Ombra
premurosa
e
lieta
di
mio
padre
:
con
l
'
orgoglio
e
la
soddisfazione
che
anch
'
Essa
vedesse
bravo
Ausonio
!
che
figlio
in
gamba
avevamo
.
E
mentre
rimiravo
mio
figlio
anche
coi
Suoi
occhi
di
nonno
,
mi
sentivo
alleggerito
,
insolitamente
,
pur
di
quel
poco
di
severità
che
è
naturalmente
nel
fondo
dell
'
amore
paterno
.
Come
si
fa
,
di
fatti
,
a
sgridare
un
figlio
in
arme
,
anche
appena
soldato
di
fanteria
?
(
La
mamma
,
alla
prima
licenza
,
c
'
è
ancora
riuscita
,
con
sollazzo
di
tutti
,
figlio
compreso
)
.
E
come
non
mi
riesce
più
di
sgridarlo
,
èccomi
dunque
diventato
anch
'
io
nonno
.
Dica
chi
l
'
ha
provato
,
se
a
sentirsi
chiamar
papà
da
un
figlio
in
grigioverde
non
si
sveglia
un
'
eco
in
qualche
parte
che
raddoppia
quelle
sillabe
,
come
muro
ai
colpi
del
tamburello
.
Ricordo
quando
mio
padre
ebbe
dalle
superiori
autorità
il
permesso
di
venirmi
a
trovare
in
zona
d
'
operazioni
,
soldato
anch
'
io
di
fanteria
,
sull
'
Isonzo
.
Ebbi
qualche
ora
di
permesso
e
con
un
biroccino
,
tenendo
io
il
fucile
e
papà
l
'
ombrello
fra
le
gambe
,
andammo
a
far
colazione
in
una
piccola
osteria
di
Medeuzza
.
Erano
mesi
che
non
mangiavo
seduto
a
una
tavola
apparecchiata
.
Ma
nella
memoria
m
'
è
rimasto
,
chiaro
e
pungente
,
solo
il
momento
del
distacco
.
Avevo
anche
ottenuto
di
accompagnar
mio
padre
per
un
tratto
di
strada
fuori
dell
'
accampamento
.
Non
era
nemmeno
una
strada
,
ma
una
specie
di
tratturo
fangoso
,
pesticciato
da
truppa
e
carreggio
.
Calava
la
sera
d
'
autunno
:
di
minuto
in
minuto
tuonava
stanco
il
cannone
,
nelle
pause
facendo
più
profondo
il
silenzio
della
campagna
deserta
.
Presto
venne
il
momento
di
separarci
.
Io
rimasi
a
vederlo
allontanare
.
Aveva
un
pastranello
di
mezza
stagione
e
il
cappello
duro
,
e
faceva
un
curioso
effetto
vedere
un
borghese
da
quelle
parti
.
Il
mio
papà
!
Ogni
tanto
si
voltava
e
io
rinnovavo
il
cenno
d
'
addio
.
Dei
ricordi
che
a
un
quarto
di
secolo
di
distanza
la
guerra
m
'
ha
lasciato
,
uno
dei
più
vivi
e
cocenti
è
questo
.
di
quel
padre
fatto
sempre
più
piccolo
dalla
lontananza
sotto
uno
spicchio
di
luna
settembrina
,
sperduto
per
una
strada
senza
limite
di
fosso
o
di
siepe
,
ansioso
del
figlio
,
che
lasciava
sullo
sfondo
brontolante
di
quelle
cannonate
.
`
Rifatti
un
momento
avanti
,
Ausonio
di
Burdigala
e
dicci
anche
quell
'
altra
poesia
che
facesti
da
vecchio
per
tua
moglie
Attusia
:
quella
che
dice
:
Et
teneamus
nomina
quae
primo
sumpsimus
in
thalamo
...
Che
bellezza
,
vecchierella
mia
,
esser
andati
sempre
così
d
'
accordo
e
poterci
ancora
dare
i
nomi
che
ci
vennero
sulle
labbra
la
prima
notte
...
Il
tempo
che
passa
non
ci
tanga
,
come
non
fosse
affar
nostro
:
io
per
te
,
tu
per
me
,
seguitiamo
ad
essere
i
ragazzi
che
allora
fummo
.
E
il
fianco
antico
scaldami
dormendo
La
moglie
vecchierella
...
Quel
poeta
dell
'
uggia
e
dello
stento
,
quel
marito
pocodibuono
e
padre
solo
extratàlamo
che
fu
Giulio
Perticari
trovò
modo
di
essere
,
almeno
una
volta
in
vita
sua
,
poeta
brioso
e
delicato
e
,
almeno
in
intenzione
,
caro
marito
padre
nonno
e
bisnonno
,
nella
persona
del
vecchio
Menicone
Frufolo
di
quel
suo
poemetto
rusticano
(
Cantilena
per
Nozze
)
degno
per
vero
d
'
un
premio
demografico
«
(
Si
fa
la
casa
un
covo
di
conigli
;
s
'
adunan
tutti
,
e
mi
ballano
a
canto
sino
i
figli
de
'
figli
de
'
miei
figli
)
»
,
popolato
e
festoso
come
un
quadro
di
Jan
Steen
o
di
van
Ostade
.
Nel
quale
poemetto
il
nobile
marchigiano
squaderna
le
delizie
d
'
un
matrimonio
«
tutto
fiorito
e
senza
spino
alcuno
»
.
«
(
vo
'
del
matrimonio
i
cari
doni
,
il
mèle
,
l
'
oro
,
le
soavità
,
le
gentilezze
,
le
consolazioni
mostrarti
...
)
»
ch
'
era
esattamente
il
contrario
di
quel
suo
,
che
riuscì
tutto
spinoso
e
senza
fiore
alcuno
,
pur
avendo
tolto
in
moglie
la
bella
delle
belle
:
Costanza
Monti
.
Ma
fu
colpa
sua
,
e
dei
suoi
parenti
-
serpenti
,
come
racconta
persuasivamente
Maria
Borgese
nel
bel
libro
edito
dal
Sansoni
.
Rivalse
dei
poeti
:
quel
che
non
ebbe
e
non
seppe
meritarsi
nelle
sue
case
gentilizie
di
Pesaro
e
di
Savignano
,
la
beata
concordia
e
i
«
cari
doni
»
del
matrimonio
,
il
conte
Giulio
se
l
'
era
finti
nell
'
abituro
affumicato
di
Menicone
e
della
sua
vecchierella
,
tra
suoni
canti
balli
e
strepiti
del
più
cordiale
dei
parentadi
,
tra
rumor
di
telai
,
smiagolìo
di
gatti
,
abbaiar
di
cani
,
vocio
di
marmocchi
,
e
fuori
il
canto
della
serenata
di
qualche
spasimante
d
'
una
nipote
ancora
da
marito
.
In
casa
del
poeta
,
tutto
il
contrario
:
musi
lunghi
,
calunnie
sorde
,
disgusti
d
'
ogni
sorta
,
insinuazioni
da
coltello
,
malintesi
atroci
e
non
un
solo
bambino
da
far
saltare
sui
ginocchi
.
Il
ritratto
che
di
Costanza
fece
il
pittore
romano
Agricola
,
famoso
più
che
altro
pel
sonetto
del
Monti
,
dà
una
ben
pallida
idea
della
conclamata
bellezza
di
quella
mamma
mancata
(
ebbe
una
sola
gravidanza
e
andò
male
)
:
una
specie
di
Fornarina
cresciuta
all
'
ombra
invece
che
al
sole
:
petto
pieno
e
morbido
,
mani
affusolate
,
bocca
da
bambina
,
capelli
biondi
e
sottili
;
ma
occhi
bovini
e
faccia
troppo
larga
.
Senza
paragone
più
lieto
e
parlante
è
il
sonetto
:
Più
la
contemplo
,
più
vaneggio
in
quella
:
Mirabil
tela
...
Più
sotto
dice
che
,
al
paragone
di
quella
,
ogni
altra
«
tela
»
vien
meno
.
Curioso
:
manco
a
farlo
apposta
il
ritratto
è
dipinto
su
tavola
!
Grande
poeta
il
Monti
,
ma
che
,
bene
bene
,
non
ne
imbroccava
mai
una
.
StampaQuotidiana ,
L
'
osservatore
politico
letterario
,
nel
numero
di
aprile
,
pubblica
sei
lettere
inedite
di
Cavour
,
raccolte
e
commentate
da
Luigi
Olivero
.
Lettere
giovanili
,
scritte
fra
il
1834
e
il
1845
,
quando
ancora
il
conte
non
si
era
dedicato
alla
politica
.
Indirizzate
al
fattore
della
tenuta
di
Grinzane
d
'
Alba
e
al
segretario
del
padre
,
esse
trattano
di
amministrazione
agricola
:
vino
da
vendere
o
da
travasare
,
trapianti
,
pagamenti
,
riscossioni
eccetera
.
S
'
intravvedono
,
dietro
il
breve
epistolario
,
le
pigre
opere
dei
contadini
piemontesi
attorno
alle
«
brente
»
,
ai
«
bottalini
»
,
ai
filari
di
barolo
e
di
barbera
.
I
fasti
risorgimentali
del
Piemonte
sono
ancora
lontani
;
il
«
grido
di
dolore
»
degli
italiani
oppressi
non
era
ancora
arrivato
in
piazza
Castello
.
Il
contino
Camillo
,
già
grassoccio
,
ha
tutto
il
tempo
necessario
per
curare
gli
affari
di
famiglia
.
E
se
ne
occupa
fino
ai
minuti
particolari
,
con
pignoleria
.
Le
grandi
figure
del
nostro
Risorgimento
,
incontrate
per
la
prima
volta
nel
sussidiario
di
terza
elementare
,
conservano
dentro
di
noi
la
loro
immagine
infantile
.
La
papalina
gallonata
di
Garibaldi
,
gli
occhi
infossati
di
Mazzini
,
i
baffi
a
gancio
di
Vittorio
Emanuele
II
.
Qualsiasi
bambino
italiano
sa
disegnare
il
ritratto
di
Cavour
:
gli
occhiali
a
stanghetta
e
una
barba
ad
arco
,
leggera
come
prezzemolo
.
A
pensarci
bene
,
le
successive
cognizioni
storiche
non
aggiungono
granché
a
quei
primi
stampini
assimilati
dal
cuore
e
dall
'
intelligenza
.
Si
viene
a
sapere
che
il
«
sacchetto
di
sementi
»
con
cui
Garibaldi
si
ritirò
a
Caprera
,
erano
in
realtà
100
mila
lire
,
consegnategli
da
Adriano
Lemmi
al
momento
dell
'
imbarco
;
ma
ciò
non
toglie
che
quel
sacchetto
,
favoloso
e
puerile
,
continui
ad
occupare
un
cantuccio
della
nostra
niente
.
Anche
i
cervelli
più
asciutti
e
razionali
vogliono
la
loro
porzione
di
allegoria
e
di
epopea
.
Queste
lettere
amministrative
di
Cavour
sono
interessanti
ma
malinconiche
.
Confermano
l
'
avvedutezza
dell
'
uomo
nelle
questioni
concrete
,
ma
ne
rimpiccioliscono
il
simbolo
.
Avvalorano
il
sospetto
che
dietro
gli
eroi
,
più
o
meno
tali
,
dell
'
unità
italiana
,
gli
ideali
fossero
assai
modesti
e
di
breve
respiro
;
che
la
nostra
classe
dirigente
abbia
commesso
,
fin
da
principio
,
come
diceva
Nitti
,
un
grave
errore
:
abbia
scambiato
,
cioè
,
l
'
economia
con
l
'
avarizia
.
Un
ristorante
di
Londra
serve
dolci
semifreddi
a
forma
di
statuetta
.
Riproducono
le
forme
di
Diana
Dors
.
Hanno
grande
successo
.
Ha
detto
Truman
:
«
Le
automobili
,
negli
Stati
Uniti
,
hanno
una
grande
importanza
morale
.
La
loro
diffusione
,
infatti
,
ha
fatto
sparire
quasi
completamente
i
ladri
di
cavalli
»
.
StampaQuotidiana ,
Un
eminente
«
sinologo
»
dell
'
università
di
Berkeley
dichiarava
pochi
mesi
fa
ad
un
nostro
collega
italiano
:
«
come
potenza
asiatica
,
la
Repubblica
popolare
cinese
teme
innanzitutto
l
'
Unione
Sovietica
,
poi
il
Giappone
e
solo
in
terzo
ordine
di
importanza
gli
Stati
Uniti
»
.
Ecco
la
ragione
vera
,
e
profonda
,
dell
'
improvviso
e
straordinario
invito
rivolto
da
Mao
a
Nixon
:
«
l
'
avvenimento
più
grande
del
dopoguerra
»
,
come
lo
ha
giustamente
definito
La
Malfa
.
Il
riserbo
,
e
la
prudenza
,
di
Mosca
di
fronte
al
riavvicinamento
cino
-
americano
-
un
riserbo
e
una
prudenza
che
rinnovano
la
linea
di
diffidenza
e
di
sospetto
verso
i
primi
atti
della
diplomazia
del
ping
-
pong
-
confermano
il
sottinteso
antisovietico
del
clamoroso
invito
al
presidente
degli
Stati
Uniti
che
Kissinger
,
il
professore
teorico
della
«
diplomazia
tripolare
»
,
ha
negoziato
nel
segreto
dei
suoi
colloqui
con
Ciu
En
-
lai
ma
che
era
stato
preparato
da
una
serie
coordinata
di
atti
ammiccanti
e
rivelatori
.
L
'
annuncio
contemporaneo
dalla
Casa
Bianca
e
da
Pechino
conferma
che
la
Cina
continua
a
temere
,
oggi
più
che
mai
,
la
minaccia
sovietica
alle
sue
frontiere
.
Tutte
le
trattative
,
stancamente
prolungate
da
anni
,
per
raggiungere
un
compromesso
o
un
modus
vivendi
nelle
tormentate
questioni
di
confine
che
dividono
la
Russia
e
la
Cina
non
sono
evidentemente
approdate
allo
scopo
.
Col
realismo
e
col
pragmatismo
che
caratterizzano
la
grande
tradizione
della
diplomazia
cinese
,
l
'
avvicinamento
all
'
«
avversario
del
tuo
avversario
»
è
stato
ritenuto
più
efficace
,
e
più
produttivo
,
di
tutti
i
tête
-
à
-
tête
fra
i
due
vicini
,
pure
regolati
dalla
suprema
abilità
di
una
regia
scaltra
e
dissimulata
.
Non
solo
:
ma
l
'
invito
rivolto
al
presidente
della
Confederazione
americana
,
di
una
nazione
che
non
intrattiene
cioè
rapporti
diplomatici
diretti
con
Pechino
e
che
fino
a
pochi
mesi
fa
è
stata
raffigurata
come
il
campione
dell
'
imperialismo
mondiale
in
Asia
,
dimostra
che
Mao
sconta
una
soluzione
pacifica
e
concordata
,
a
più
o
meno
breve
distanza
,
della
guerra
nel
Vietnam
.
La
politica
di
«
vietnamizzazione
»
proclamata
dal
presidente
Nixon
con
la
dottrina
di
Guam
,
un
'
altra
dottrina
elaborata
dal
professor
Kissinger
(
una
volta
tanto
l
'
università
è
decisiva
nella
storia
del
mondo
!
)
,
ha
ricevuto
a
Pechino
un
credito
maggiore
che
in
ogni
altra
parte
del
mondo
.
I
vituperi
e
le
contumelie
dei
comunisti
occidentali
,
a
cominciare
da
quelli
italiani
,
finiscono
quasi
per
dissolversi
in
una
prospettiva
di
ridicolo
.
Né
la
campagna
della
Cambogia
né
quella
del
Laos
-
tanto
rimproverate
al
presidente
Nixon
da
quei
seguaci
del
Pci
che
quasi
resero
impossibile
la
visita
del
presidente
americano
a
Roma
-
hanno
rappresentato
un
ostacolo
apprezzabile
alla
distensione
fra
Cina
e
Stati
Uniti
.
Mao
ha
valutato
realisticamente
,
e
positivamente
,
il
nuovo
indirizzo
dell
'
amministrazione
repubblicana
per
il
Sud
-
Est
asiatico
;
ha
creduto
alla
sincera
volontà
di
disimpegno
degli
americani
,
contro
tutto
l
'
isterismo
della
contestazione
anti
-
americana
:
di
massa
o
dei
gruppuscoli
filo
-
cinesi
.
Le
accoglienze
trionfali
riserbate
,
proprio
nei
giorni
successivi
all
'
operazione
Laos
,
ai
campioni
,
neppure
straordinari
,
del
«
ping
-
pong
»
americano
avevano
già
rivelato
una
precisa
scelta
politica
;
la
svolta
sensazionale
di
ieri
conferma
che
siamo
andati
rapidamente
oltre
le
cavallerie
dell
'
agonismo
sportivo
al
servizio
della
diplomazia
.
Si
potrebbe
dire
di
più
:
una
soluzione
pacifica
del
dramma
vietnamita
,
magari
attraverso
una
conferenza
per
l
'
Indocina
,
sembra
preferibile
,
per
la
diplomazia
cinese
,
ad
un
prolungarsi
indefinito
del
conflitto
,
giudicato
più
vantaggioso
per
Mosca
.
Non
dimentichiamo
che
il
partito
comunista
di
Hanoi
è
di
obbedienza
sovietica
molto
più
che
cinese
;
non
dimentichiamo
che
il
grosso
delle
forniture
militari
al
Nord
-
Vietnam
è
sempre
venuto
da
Mosca
(
la
Cina
ha
solo
mandato
armi
leggere
,
e
spesso
leggerissime
...
)
.
Neppure
l
'
ostacolo
dell
'
esclusione
,
assurda
esclusione
,
della
Cina
popolare
dall
'
Onu
sembra
ormai
insuperabile
.
Fra
i
temi
del
viaggio
di
Nixon
a
Pechino
,
quello
del
«
compromesso
»
necessario
per
ammettere
Pechino
fra
i
grandi
delle
nazioni
unite
occuperà
certo
uno
dei
primissimi
posti
.
Fin
dall
'
esordio
della
gestione
Nixon
,
un
nuovo
orientamento
era
emerso
nella
diplomazia
americana
:
volto
a
trovare
,
con
pazienza
e
con
tenacia
,
una
via
di
contemperamento
fra
la
salvaguardia
di
Formosa
e
i
diritti
imprescrittibili
di
un
paese
,
che
conta
750
milioni
di
uomini
su
una
superficie
di
nove
milioni
e
mezzo
di
chilometri
quadrati
,
press
'
a
poco
la
stessa
superficie
degli
Stati
Uniti
(
la
cui
popolazione
sfiora
soltanto
i
200
milioni
di
abitanti
)
.
La
via
delle
due
Cine
,
insomma
:
statu
quo
per
Formosa
ma
consacrazione
dei
diritti
di
Pechino
come
potenza
mondiale
.
Edgar
Snow
,
uno
degli
intellettuali
che
conosce
più
a
fondo
il
mondo
cinese
,
riferiva
di
recente
una
dichiarazione
di
Mao
,
secondo
la
quale
la
soluzione
del
problema
di
Formosa
era
rinviata
«
alla
morte
di
Chiang
Kai
-
shek
»
,
un
uomo
che
ha
superato
gli
84
anni
.
Tutto
fermo
finché
sarà
in
vita
il
capo
della
repubblica
di
Formosa
,
e
antico
protagonista
delle
lotte
per
la
liberazione
popolare
della
Cina
(
ricordate
la
Condition
humaine
di
Malraux
?
)
;
trasformazione
successiva
dell
'
isola
in
provincia
autonoma
della
Cina
sotto
il
controllo
del
Kuomintang
,
salvo
un
«
referendum
»
entro
dieci
o
venti
anni
.
Tutto
,
in
ogni
caso
,
è
fondato
sui
ritmi
dei
tempi
lunghi
.
Neppure
dopo
l
'
annuncio
,
sensazionale
e
sorprendente
,
della
visita
di
Nixon
in
Cina
,
nessuno
può
illudersi
su
cambiamenti
immediati
e
soprattutto
a
senso
unico
.
Il
giuoco
della
Cina
,
nel
quadro
della
nuova
diplomazia
triangolare
cui
guarda
il
regime
di
Mao
,
sarà
complesso
,
sfumato
,
contraddittorio
e
spesso
insondabile
.
La
potenza
militare
cinese
,
nonostante
la
scoperta
di
atomiche
sperimentali
,
alla
De
Gaulle
,
non
è
ancora
arrivata
ad
un
livello
competitivo
col
colosso
sovietico
,
che
incombe
,
con
la
forza
intatta
delle
sue
armate
e
dei
suoi
missili
,
sui
seimila
chilometri
di
frontiera
aperta
,
la
frontiera
bagnata
dal
sangue
dell
'
Ussuri
.
La
Cina
deve
realizzare
una
trasformazione
industriale
e
tecnologica
,
che
è
appena
agli
inizi
.
L
'
aiuto
americano
è
per
essa
essenziale
.
Nixon
ha
tutto
da
guadagnare
.
Con
la
spettacolare
mossa
del
viaggio
in
Cina
,
il
presidente
repubblicano
toglie
armi
decisive
agli
oppositori
democratici
,
scavalca
«
a
sinistra
»
tutti
i
Mansfield
e
tutti
gli
Humphrey
.
La
stessa
provvidenziale
iniziativa
del
«
New
York
Times
»
,
di
pubblicare
i
documenti
retrospettivi
degli
errori
democratici
nel
Vietnam
,
assume
un
più
preciso
significato
e
quasi
un
valore
profetico
alla
luce
del
piano
che
la
Casa
Bianca
stava
perseguendo
,
con
tenacia
pari
alla
spregiudicatezza
.
Ai
fini
della
rielezione
nel
'72
,
e
sempre
che
la
missione
a
Pechino
sia
coronata
da
successo
,
Nixon
ha
strappato
una
«
chance
»
di
grande
rilievo
.
Quello
che
ai
tempi
di
Johnson
appariva
utopia
è
diventato
oggi
realtà
.
Il
grande
giuoco
mondiale
riprende
il
sopravvento
nella
politica
americana
,
sempre
più
distaccata
dalle
miserie
e
dalle
divisioni
europee
,
miserie
e
divisioni
che
sembrano
infastidire
ogni
giorno
di
più
la
Casa
Bianca
e
l
'
intera
America
.
È
un
motivo
di
riflessione
per
l
'
Europa
,
se
ancora
il
vecchio
continente
conserva
un
minimo
di
volontà
di
sopravvivenza
.
Nell
'
unità
e
nella
libertà
:
senza
le
quali
la
nuova
e
grande
partita
mondiale
delle
superpotenze
,
Cina
compresa
,
è
destinata
a
passare
sulla
nostra
testa
.
StampaQuotidiana ,
Il
tiro
forse
più
birbone
che
amico
m
'
abbia
mai
fatto
fu
quello
giocatomi
dal
poeta
ticinese
Giuseppe
Zoppi
il
giorno
che
mi
fece
salire
a
tradimento
sulla
cattedra
d
'
un
'
aula
gremita
di
giovanotti
e
giovanotte
,
e
sulla
cattedra
stava
aperto
a
pagina
tale
un
mio
libro
,
con
invito
a
darne
io
lettura
e
commento
.
La
scuola
era
il
Politecnico
di
Zurigo
e
la
cattedra
quella
resa
illustre
fra
il
cinquantacinque
e
il
sessanta
da
Francesco
De
Sanctis
,
e
oggi
egregiamente
tenuta
dallo
Zoppi
;
il
quale
,
a
parte
il
tradimento
perpetrato
ai
miei
danni
,
bisogna
riconoscere
che
si
è
reso
simpaticamente
benemerito
della
nostra
letteratura
per
avere
avviati
nel
modo
più
cordiale
i
suoi
discepoli
alla
conoscenza
degli
scrittori
italiani
,
anche
viventi
.
Rifiutarmi
,
dopo
molte
gentilezze
ricevute
in
quella
cara
città
,
non
potevo
:
sarebbe
stata
una
scortesia
imperdonabile
.
Celando
il
mio
disappunto
,
lessi
e
commentai
.
(
Mi
lessi
e
mi
commentai
.
Fui
al
tempo
stesso
Dante
e
Scartazzini
:
Dante
in
quanto
italiano
e
Scartazzini
in
quanto
svizzero
)
.
Pur
condita
d
'
amaro
,
fu
esperienza
istruttiva
.
Di
fronte
a
un
pubblico
da
conferenze
,
costituito
per
solito
dalla
grigia
milizia
volontaria
di
zitelle
e
di
pensionati
che
non
sanno
trovare
modo
più
allegro
d
'
impiegare
le
ore
del
pomeriggio
,
non
sarebbe
stato
il
caso
d
'
aver
tanti
scrupoli
;
anzi
,
lécito
scodellare
loro
qualsiasi
minestra
:
e
se
la
minestra
è
sciocca
e
il
ragguaglio
inadeguato
,
tanto
peggio
pei
volontari
dell
'
uggia
.
Ma
un
'
aula
di
scuola
è
un
'
altra
cosa
,
ai
giovani
son
dovuti
altra
considerazione
e
altro
rispetto
.
Per
quanto
al
mio
tempo
io
sia
stato
sui
banchi
tutt
'
altro
che
uno
scolaro
esemplare
,
nei
venti
minuti
che
durarono
la
mia
lettura
e
il
mio
splanamento
più
d
'
una
volta
ebbi
,
antipaticissimo
,
il
senso
di
star
profanando
,
dall
'
alto
della
stessa
sedia
episcopale
,
un
tempio
venerando
.
Una
tacita
rampogna
saliva
a
me
dalla
pagina
del
mio
libro
,
che
alla
lettura
da
cattedra
mi
si
veniva
empiendo
idealmente
,
sui
margini
e
tra
le
righe
,
di
una
quantità
di
freghi
blu
e
di
segnacci
rossi
,
accusanti
la
debole
tessitura
dello
insieme
e
le
approssimazioni
le
improprietà
le
sconvenienze
delle
singole
espressioni
.
Parca
dirmi
,
la
povera
mia
pagina
oramai
ingiallita
dal
tempo
:
bella
figura
mi
stai
facendo
fare
,
e
anche
tu
fai
.
(
Curioso
:
nei
punti
dove
mi
pareva
che
la
pagina
resistesse
meglio
alla
lettura
avevo
l
'
impressione
di
stare
commentando
un
morto
,
mentre
nei
punti
dove
la
pagina
aveva
i
più
forti
cedimenti
mi
ci
ritrovavo
fin
troppo
vivo
)
.
E
levando
dalla
pagina
gli
occhi
in
viso
a
quelle
giovanotte
così
attente
e
sorridenti
mi
veniva
una
fiera
voglia
di
dire
:
fate
bene
a
essere
così
contente
,
ma
ohi
!
,
si
spera
che
tutto
questo
non
torni
a
scàpito
del
buon
concetto
che
vi
stavate
facendo
della
letteratura
del
mio
Paese
.
La
verità
è
,
avrei
voluto
anche
dire
,
che
nessuno
sa
,
nessuno
oggi
può
affermare
,
sia
di
questa
che
m
'
hanno
messa
a
tradimento
sotto
gli
occhi
che
delle
tante
che
,
in
tanti
,
siamo
andati
scrivendo
gli
ultimi
anni
in
Italia
,
fino
a
che
punto
,
in
un
domani
più
o
meno
lontano
,
venuti
cioè
al
punto
d
'
una
idonea
e
sufficiente
prospettiva
,
possano
essere
giudicate
meritevoli
di
commento
in
una
scuola
.
Mentre
una
cosa
terrei
per
certa
:
che
da
una
cattedra
,
da
qualsiasi
cattedra
,
sia
quella
di
Francesco
De
Sanctis
sia
quella
di
Coso
Cosi
,
oggi
e
sempre
debbano
impartirsi
e
onorarsi
conquiste
assodate
di
scienza
o
di
stile
e
non
ipotesi
più
o
meno
generose
;
e
che
in
iscuola
,
a
conoscenza
dei
giovani
debbano
esser
portati
solo
forme
e
concetti
collaudati
da
una
sufficiente
stagionatura
.
Ogni
acquisizione
di
scuola
dovrebbe
avere
un
suo
crisma
di
durabilità
e
inalterabilità
.
La
Messa
è
buona
cantata
in
buon
latino
e
non
improvvisata
o
stornellata
in
vernacolo
.
Per
la
spesa
in
ispiccioli
del
giorno
basta
la
Radio
.
Ma
in
iscuola
,
sarebbe
desiderabile
che
il
maestro
mettesse
la
sua
gloria
piuttosto
nell
'
indirizzare
i
giovani
alla
comprensione
e
al
gusto
di
quelle
letture
meno
ligie
al
costume
dell
'
ora
che
volge
,
che
da
soli
non
sarebbero
in
grado
d
'
intendere
alla
bella
prima
,
e
che
sole
invece
potranno
un
giorno
servir
loro
di
pietra
di
paragone
del
bello
e
del
brutto
,
del
vero
e
del
falso
.
E
facciamo
pure
l
'
ipotesi
,
generosa
affé
,
che
anche
questa
pagina
che
lo
Zoppi
mi
ha
fatto
ritrovare
aperta
sulla
cattedra
,
si
scopra
un
giorno
che
avesse
qualche
numero
buono
anche
per
gli
scolari
di
domani
:
voi
capite
,
care
le
mie
giovanotte
,
in
quale
increscevole
situazione
adesso
mi
venga
a
trovare
:
d
'
essere
cioè
,
io
intruso
cattedrante
occasionale
,
di
parere
assolutamente
contrario
a
quello
del
titolare
a
venire
d
'
una
cattedra
così
gloriosa
.
Io
affermo
che
la
coerenza
d
'
un
insegnamento
va
salvaguardata
con
una
consonanza
di
giudizi
attraverso
almeno
tre
generazioni
.
Le
mura
della
scuola
,
come
dei
monasteri
,
dovrebbero
essere
a
prova
di
ciclone
e
di
terremoto
,
e
maestri
e
priori
sapersi
tenere
con
intenzione
allo
scuro
delle
mode
e
delle
contromode
.
Caro
Zoppi
,
tu
ci
aiuteresti
a
zoppicare
...
Quarant
'
anni
fa
,
uno
studente
d
'
una
nostra
facoltà
di
lettere
che
si
fosse
messo
a
esplorare
un
autore
più
vicino
a
noi
che
non
fossero
Ruggerone
da
Palermo
o
Cenne
de
la
Chitarra
era
tenuto
in
gran
sospetto
dal
docente
.
Esagerazioni
!
Oggi
,
dalle
medesime
cattedre
,
si
ammettono
,
quando
non
proprio
si
suggeriscano
,
esercitazioni
e
tesi
su
Marinetti
,
Ungaretti
,
Quasimodo
.
Parte
lo
esploratore
armato
di
tutto
punto
e
si
ferma
dal
tabaccaio
.
Eh
no
,
troppo
facile
e
troppo
comodo
!
Tutte
le
volte
che
ho
parlato
davanti
a
quel
pubblico
che
dicevo
,
di
zitelle
e
di
pensionati
,
mi
sono
trovato
di
fronte
il
penoso
dilemma
se
chiudere
o
no
il
mio
sermone
col
pistolotto
.
(
A
buon
conto
lo
preparavo
,
salvo
saltarlo
all
'
ultimo
momento
)
.
Platealissimo
espediente
,
il
«
pistolotto
»
,
e
indegno
di
persona
bennata
,
ma
che
offre
il
grande
vantaggio
di
rendere
accorto
l
'
uditorio
che
il
sermone
è
arrivato
alla
fine
e
ch
'
è
venuto
il
momento
di
batter
le
mani
:
giacché
un
discorso
senza
battimano
alla
chiusa
,
sia
pure
di
sole
quattro
mani
,
è
cosa
da
piangere
:
e
quella
frazione
di
tempo
che
il
pubblico
alle
volte
mette
ad
accorgersi
che
il
divertimento
è
finito
,
per
poco
che
si
protragga
,
è
cosa
,
credete
a
chi
n
'
ha
fatto
esperimento
,
è
cosa
da
languire
...
Un
disagio
dello
stesso
genere
è
quello
che
si
prova
quando
per
distrazione
del
macchinista
il
sipario
indugia
qualche
secondo
a
calare
sul
finale
del
dramma
:
e
sapevano
certo
quello
che
si
facevano
,
i
vecchi
commediografi
,
quando
mettevano
in
bocca
a
un
attore
quattro
parole
di
commiato
con
le
quali
questi
,
rivolto
agli
spettatori
,
chiedeva
insieme
compatimento
e
battimano
.
«
Fàteci
con
lieto
plauso
o
spettatori
intendere
che
non
vi
sia
spiaciuta
questa
favola
»
.
Un
pistolotto
,
sia
pure
molto
bene
mascherato
,
ci
vuole
.
Così
da
bambino
,
se
non
sentivo
«
stretta
la
foglia
larga
la
via
»
,
mi
pareva
che
la
favola
non
fosse
ancora
veramente
finita
.
Anche
l
'
ultimo
periodo
dei
Promessi
Sposi
,
col
suo
«
vogliate
bene
a
chi
l
'
ha
scritto
e
anche
un
pochino
a
chi
l
'
ha
raccomodato
»
è
nel
tono
della
captatio
benevolentiae
d
'
un
finale
di
commedia
.
Ma
un
libro
almeno
si
vede
,
quand
'
è
finito
:
e
quella
captatio
il
Manzoni
se
la
sarebbe
potuta
risparmiare
;
come
,
d
'
altronde
,
se
l
'
era
risparmiata
nella
primitiva
stesura
di
Fermo
e
Lucia
che
faceva
punto
al
periodo
precedente
,
nel
quale
,
dalle
parole
di
Fermo
,
il
Manzoni
aveva
cavato
il
«
costrutto
morale
di
tutti
gli
avvenimenti
»
:
(
nei
Promessi
dirà
,
più
alla
buona
:
«
il
sugo
di
tutta
la
storia
»
)
.
E
non
è
detto
che
il
suo
romanzo
non
potesse
,
e
sempre
con
bellissimi
effetti
,
fermarsi
anche
qualche
periodo
prima
:
se
non
che
l
'
autore
ci
tenne
a
chiudere
la
partitura
con
un
pianissimo
,
arrivando
a
toccare
col
mignolo
proprio
l
'
ultimo
tasto
del
pianoforte
.
Ad
esempio
,
sarebbe
andato
benissimo
anche
se
avesse
staccato
la
penna
una
dozzina
di
righe
più
sopra
,
al
punto
dove
Lucia
,
«
soavemente
sorridendo
»
(
finalmente
,
dopo
settecento
pagine
,
si
ricorda
di
sorridere
!
)
,
chiude
la
bocca
a
Renzo
,
in
vena
di
filosofare
sulla
propria
storia
,
con
le
parole
:
«
quando
non
voleste
dire
che
il
mio
sproposito
sia
stato
quello
di
volervi
bene
,
e
di
promettermi
a
voi
»
,
dove
quel
promettersi
all
'
ultima
riga
sarebbe
stato
un
felice
richiamo
al
titolo
dell
'
opera
.
Altro
finale
indovinato
,
e
plausibilissimo
,
poteva
darsi
venticinque
righe
più
sopra
,
dove
dice
:
«
fu
una
bambina
;
e
potete
credere
che
le
fu
messo
nome
Maria
»
.
Immagino
che
Marino
Moretti
,
se
i
Promessi
l
'
avesse
scritti
lui
,
a
quella
bambina
si
sarebbe
fermato
.
Quant
'
a
me
,
non
ho
ancora
ben
deciso
se
troncare
dodici
righe
prima
o
sei
righe
dopo
Moretti
:
o
,
cioè
,
dove
dice
:
«
e
fu
,
da
quel
punto
in
poi
,
una
vita
delle
più
tranquille
,
delle
più
facili
,
delle
più
invidiabili
;
di
maniera
che
,
se
ve
l
'
avessi
a
raccontare
,
vi
seccherebbe
a
morte
»
;
oppure
dove
fa
parola
dei
figli
che
vennero
dopo
la
piccola
Maria
,
«
e
Renzo
volle
che
imparassero
tutti
a
leggere
e
scrivere
,
dicendo
che
,
giacché
la
c
'
era
questa
birberia
,
dovevano
almeno
profittarne
anche
loro
»
.
E
sulle
bozze
avrei
espunto
il
la
prima
di
c
'
era
...
StampaQuotidiana ,
Tempo
fa
,
a
Roma
,
la
pittrice
Novella
Parigini
andò
a
vedere
Addio
alle
armi
in
compagnia
di
alcuni
amici
;
fra
gli
altri
,
Steve
Reeves
,
protagonista
del
film
Le
fatiche
d
'
Ercole
.
Steve
è
una
delle
stelle
fisse
cui
si
orientano
,
in
tutto
il
mondo
,
i
giovani
che
aspirano
a
una
muscolatura
impressionante
,
da
statua
greca
:
quelli
che
in
Italia
,
da
qualche
anno
a
questa
parte
,
praticano
il
«
culturismo
»
,
seguendo
gli
ammaestramenti
di
John
Vigna
di
Torino
e
Joe
Lancia
di
Milano
.
L
'
Ercole
americano
,
che
fu
eletto
Mister
Universo
,
ha
una
cassaforte
per
torace
e
un
capitello
al
posto
del
collo
.
La
giacca
a
due
petti
di
un
uomo
normale
potrebbe
al
massimo
servirgli
da
giustacuore
.
La
popolazione
romana
,
forse
per
sotterranea
memoria
dei
gladiatori
,
dà
molta
importanza
alla
cubatura
dei
giovanotti
.
ÈÈ
una
delle
città
del
mondo
dove
i
sarti
consumano
maggior
quantità
di
cotone
e
crine
da
imbottitura
.
Le
ragazze
sono
fiere
di
mostrarsi
in
compagnia
dei
cosiddetti
«
fusti
»
;
i
quali
,
oltre
ad
usare
,
in
ogni
stagione
,
camicie
bianchissime
,
aperte
in
modo
da
lasciar
intravedere
le
villosità
pettorali
,
debbono
saper
camminare
alla
«
giggi
»
:
passi
brevi
,
lieve
rotazione
dei
fianchi
,
piedi
molto
vicini
,
torso
gettato
in
avanti
,
movimento
pendolare
e
alterno
delle
spalle
.
Non
che
la
Parigini
dia
molto
peso
al
«
fustismo
»
:
ma
certo
,
quella
sera
,
non
le
dispiacque
esser
vista
accanto
a
quel
colosso
,
nella
cui
tasca
avrebbe
potuto
comodamente
alloggiare
.
Si
spensero
le
luci
,
e
apparvero
le
prime
sequenze
di
Addio
alle
armi
.
Durante
il
primo
tempo
,
rievocante
la
guerra
'15-18
,
non
accadde
nulla
di
anormale
;
ma
nel
secondo
,
quando
la
storia
d
'
amore
innestata
a
Caporetto
diventò
palpitante
,
la
pittrice
sentì
,
al
suo
fianco
,
nell
'
ombra
,
una
specie
di
rauco
soffio
.
Lo
strano
suono
,
via
via
che
il
film
intristiva
,
si
fece
più
profondo
e
distinto
:
finché
si
trasformò
in
una
serie
di
singhiozzi
che
parevano
colpi
di
scalpello
.
Nella
scarsa
luce
,
la
Parigini
vide
che
Steve
Reeves
stava
compiendo
sforzi
eroici
,
mordendosi
le
labbra
e
irrigidendo
il
collo
taurino
,
per
frenare
il
pianto
.
Invano
.
Mentre
la
protagonista
moriva
sullo
schermo
,
la
commozione
del
colosso
scoppiò
come
una
bomba
.
Il
vasto
petto
pareva
squassato
da
una
tempesta
,
un
fiume
di
lacrime
scorreva
sulle
guance
virili
,
gemiti
e
lamenti
si
levavano
alti
nel
buio
.
Prima
che
si
riaccendesse
la
luce
,
Novella
Parigini
scivolò
alcune
poltrone
più
in
là
.
Sono
apparsi
ai
primi
del
mese
,
a
Nuova
York
,
in
Broadway
,
i
primi
distributori
automatici
di
cocktail
.
Il
gettone
costa
10
cent.