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Mobilitati per Maria ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
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L ' altro ieri sera , dopo mezzanotte , sono capitato per caso sotto i portici della Scala . Attorno allo storico teatro , dove mezz ' ora prima era terminata la rappresentazione di Anna Bolena , formicavano gli agenti della Celere . Al primo colpo d ' occhio , ne vidi più di cento . Subito dopo , ne scoprii un ' altra cinquantina sullo sfondo dei Filodrammatici . « Ecco una lodevole iniziativa » , pensai . « Hanno dedicato lo spettacolo alla polizia milanese , per onorarne la vittoria sui rapinatori di via Osoppo » . Ma la cosa stava diversamente . Appena entrato nell ' annesso caffè , dove il soprano Toti Dal Monte sorseggiava qualcosa in un gruppo di vecchi ammiratori , venni a sapere che tutti quei poliziotti ( circa duecento ) erano lì per servizio d ' ordine pubblico . Avrebbero , cioè , dovuto proteggere Maria Meneghini Callas dall ' eventuale assalto di un pubblico ostile e inferocito . Si temeva che la discussa cantante , trascinata sotto il monumento a Leonardo da Vinci , facesse la stessa , triste fine di quell ' Anna Bolena che aveva interpretato sul palcoscenico . « Com ' è possibile » , chiesi a un fedele scaligero , « che qualcuno abbia sul serio immaginato disordini così gravi da richiedere l ' impiego di tanta forza ? » « Pare » , mi fu risposto , « che cento romani avessero annunciato il loro arrivo , decisi a vendicare il Reale dell ' Opera » . « E chi può credere » , replicai , « che cento romani siano disposti a spendere ciascuno diversi fogli da mille e a perdere molte ore di sonno , per venire fino a Milano a compiere un ' impresa del genere , senza speranza d ' impunità e di rimborso ? » La mia osservazione , per quanto abbastanza ragionevole , cadde nel vuoto . La Toti Dal Monte uscì dal locale , mentre i tutori dell ' ordine , attorno ai portici , ripetevano le parole e i gesti che preludono all ' arrivo del Giro d ' Italia : « Indietro , signori ... Per favore , salgano sul marciapiede ... Non se lo facciano ripetere , signori ... » Pensai a Gaetano Donizetti , autore di Anna Bolena , il quale , a Parigi , scriveva la sua musica immortale in mezzo a una baraonda di mondane e di viveur che di notte gli invadevano la casa . A Puccini , che compose « Sono andati , fingevo di dormire … » mentre quattro amici , alle sue spalle , giocavano cavano a scopone , leticando per lo « spariglio » dei sette . E , oggi , basta che una cantante qualsiasi abbia paura dei fischi , per trasformare un teatro in quadrato di Villafranca . Quanti arresti si sarebbero dovuti operare , a Venezia , quella lontana sera in cui la prima della Traviata fu sommersa di fischi alla Fenice ?
La polemica sui patti lateranensi ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
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Nell ' articolo « Il Concordato : revisione o denuncia unilaterale ? » l ' amico Paolo Barile ritiene che non ci sarebbero oggi , e ci sarebbero ancor meno domani , ostacoli seri ad una denuncia unilaterale del Concordato ; che non tutti i cattolici vi sarebbero contrari ; che , « a certe condizioni , potrebbe non costituire un atto di ostilità » . Le condizioni , se ben comprendo , sarebbero un aggiornamento delle congrue e degli aiuti per la costruzione ed il mantenimento delle chiese . Premesso che sarebbe per me un gran bel giorno quello in cui vedessi il Papa dichiarare che considera decaduti tutti i concordati , intendendo la Chiesa vivere secondo il diritto comune , senza legami giuridici con gli Stati , cui non chiede se non la più ampia libertà , non condivido le idee di Barile . Le manifestazioni ufficiali delle gerarchie per l'11 febbraio sono state ancora una volta di celebrazione del grande bene che gli accordi lateranensi recarono alla Chiesa ed allo Stato , senza neppure accenni alla revisione . Le contestazioni indiscriminate , senza limiti , spesso incomposte , manifestatesi in seno alla Chiesa , hanno prodotto il consueto effetto , ch ' era da attendersi in un organismo sempre forte e vitale : un irrigidimento , il rallentamento di un cammino che portasse ad abbandonare molte scorie del passato , in cui molti speravamo ; ed anche in questo campo delle relazioni con lo Stato , l ' irrigidimento si avverte . Hanno ripreso lena i molti ch ' erano stati amareggiati dal periodo giovanneo . Accanto a vescovi comprensivi , con lo sguardo volto realisticamente al mondo ed alle possibilità che consente come alle barriere che oppone , ad un ottimo giovane clero , a religiosi e religiose eccellenti educatori ed organizzatori di opere di bene , ad un piccolo stuolo di laici , non agitati e contestatori , e non attaccati al passato , rispuntano quelli che nella mia gioventù caratterizzavano le giunte diocesane : cattolici tenacemente volti al passato , poco pensosi di problemi spirituali e molto più di problemi giuridici , attaccatissimi ad ogni forma che ricordi l ' alleanza del trono e dell ' altare . L ' acredine di certa polemica antidivorzista , con la ripetizione di spunti che potevano essere efficaci ancora all ' inizio del secolo , ma che non hanno alcuna rispondenza con le condizioni della famiglia d ' oggi , rappresenta un aspetto di questa mentalità . Non solo la reazione ad una denuncia unilaterale sarebbe vivissima ; ma mi chiedo quale partito s ' imbarcherebbe in una tale impresa . Guardiamoci intorno , amico Barile . Può essere doloroso per entrambi che i problemi giuridici abbiano scarsa presa sulle masse ; molto mi duole questo disinteresse per i problemi dei rapporti tra Chiesa e Stato , oggetto di meditazione lungo l ' intero corso della mia vita . Ma la realtà è il restringersi sempre più del numero di quelli che hanno una viva sensibilità in materia ; anche la tua Facoltà fiorentina ha preferito non coprire con un titolare la cattedra di questa branca del diritto , per dare preferenza ad altre discipline . Sta poi che la soluzione di Barile non mi persuade neppur essa . Tanto tanto chi vuole celebrare il matrimonio religioso compie una scelta ; ma perché l ' ateo dovrebbe concorrere più intensamente d ' oggi alla costruzione di chiese ed alle congrue ? Barile non è favorevole al lasciar disseccare le foglie , al dimenticare norme di legge , al tolerari posse , che è la secolare saggezza della Chiesa . Come professore di diritto , ha ragione : una legge c ' è o non c ' è ; se c ' è , occorre applicarla . Ma i politici fanno bene a discostarsi talora dai professori di diritto . Penso allo Statuto albertino , al come si lasciarono cadere la censura ecclesiastica sui libri di religione , la mera tolleranza conformemente alle leggi dei culti diversi dal cattolico , come tutta la struttura di quel testo fu silenziosamente e rapidamente trasformata . Ma poi , adagio con le leggi che debbono essere applicate . Molta parte di quella che chiamerei l ' impronta confessionale dello Stato non deriva dal Concordato , ma da interpretazioni , talora direi creazioni giurisprudenziali , che la Magistratura potrebbe anche abbandonare . Per restare all ' ambito del matrimonio , non è scritto nel Concordato , e neppure nella legge statale sul matrimonio , che il matrimonio religioso celebrato con l ' intesa che non dovesse essere trascritto , possa invece esserlo ad ogni momento a richiesta dell ' autorità ecclesiastica , anche contro la volontà dei coniugi . Non è scritto che il matrimonio religioso trascritto possa cadere nel nulla anche per lo Stato , se si scopra la esistenza del precedente matrimonio religioso non trascritto di uno dei coniugi . Non è scritto che anche per lo Stato , all ' infuori di ogni previsione di legge , le sentenze ecclesiastiche in materia di nullità non passino mai in giudicato , sicché possa cadere la nuova famiglia formatasi dinanzi allo Stato ed alla Chiesa , se venga riaperto il processo e posta nel nulla la sentenza di nullità che uno dei coniugi aveva ottenuto . Le due forme di matrimonio , con diverse conseguenze per le cause sulla validità , si sono giustificate con la libera scelta degli sposi ; ma la giurisprudenza non accetta che sia invalida la scelta che appaia operata dall ' incapace non interdetto ; nel caso dell ' infermo di mente che abbia celebrato matrimonio in forma religiosa , il giudice statale declina la propria competenza . Non è scritto che il giudice straniero non possa pronunciarsi sui matrimoni concordatari nemmeno nei casi in cui avrebbe competenza a pronunciarsi rispetto ai matrimoni civili ; il posto che il magistrato italiano può prendere secondo il diritto internazionale , non può prenderlo rispetto al giudice ecclesiastico . E ' una invenzione della giurisprudenza , senza alcun altro precedente , che se sia stata pronunciata una condanna per incesto tra patrigno e figliastra , ove la Chiesa consenta il loro matrimonio , debba cadere la sentenza , debbano aprirsi le porte del carcere , senza neppure un nuovo giudizio di tribunale . Questo in un solo settore . Per cui insisterei su ciò che possa ottenersi : meglio , con una revisione compiuta d ' intesa ( ma che abbia una qualche estensione ; se non tocchi che frange , meglio non farne nulla ) ; diversamente , con quelle tacite tolleranze su reciproche disapplicazioni di norme ; infine rivedendosi dai nostri magistrati certe interpretazioni radicatesi negli anni fra il '30 ed il '35 , ma la cui base a me pare più che contestabile .
TASTIERA 4 ( BALDINI ANTONIO , 1941 )
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Ho conosciuto anni fa in una città di provincia un uomo di pasta così dolce che non sapeva che cosa fosse dire no . Una volta , sotto le feste di carnevale , gli fecero fare da suggeritore in certe recite di beneficenza . Or bene , si investiva talmente delle parti che veniva suggerendo , che anche alla seconda e terza replica tornava , come la prima sera , a commuoversi nelle scene dolorose in modo da non riuscire a leggere il copione per le lagrime che gli facevano velo . E mentre si ripuliva gli occhiali la recitazione tremolava tutta come i riflessi d ' un tempietto nelle acque d ' un lago attraversato da una flottiglia di cigni neri . In proposito resti quello del Metastasio : « Sarebbe un picciol cuoco ed inetto quello che non sapesse far sentire gli effetti della sua magistrale esperienza se non agli altri cuochi suoi pari » . Oh via , ciascuno serva e segua come può meglio il proprio talento . La riuscita peggiore sempre la farebbero gli aridi che volessero fingere una dolcezza che in cuore non hanno e i paciocconi che per farsi credere al corrente ( ce n ' è , ce n ' è ) si mettessero anche loro a fare i difficilini . ( Una cosa m ' auguro : che all ' inferno gli annoiatori di professione stiano in una bolgia a sé , senza comunicazione con le altre ) . Faccio ogni tanto delle scommesse con me stesso . Leggendo le Lettere al marchese Hercolani sopra alcune particolarità della Baviera ( 1762 ) di Gianlodovico Bianconi , personaggio serissimo , erudito imparruccatissimo , Consigliere di Corte presso Augusto III duca di Sassonia e re di Polonia , avevo scommesso d ' arrivare in fondo al volume . Stavo lì lì per perdere la scommessa , quando mi arriva sott ' occhio un periodo il quale ricàrica di colpo tutta la mia attenzione : Ci sono dei critici bonaccioni che si comportano press ' a poco come quel suggeritore di provincia . Sul più bello della lettura ( che a farlo apposta coincide quasi sempre col più brutto ) lagrimano dalla consolazione d ' aver trovato quello che cercavano . Critici da ridere . Eppure , non si sa se siano peggio di quei critici che entrano nei libri nuovi schioccando la frusta del domatore e non sono contenti fino a quando non si siano messi libro e autore sotto i piedi . E se quello che per soverchia arrendevolezza d ' animo deve togliersi gli occhiali per asciugar le lagrime è critico da ridere , quest ' altro che si fa un obbligo d ' avere gli occhi sempre asciutti e adopera in conformità un cifrario talmente risecchito che poi se lo capiscono , o fanno finta di capirselo , solo gli ascritti alla setta degli Impassibili , è critico da piangere . Da piangere , non da compiangere : ché non ho mai conosciuto gente più soddisfatta e piena di sé che tipi siffatti . Vedersi poco o punto intesi è per essi già un diploma di eccezionale superiorità . E buon pro gli faccia ; per quanto il nostro modesto parere Voi avrete osservato che la maggior parte delle contadine Tedesche portano le gonne assai corte , come portàvanle , al dir d ' Euripide , le fanciulle spartane , chiamate perciò da ' Greci mostratrici di coscie . Immaginatevi adunque qual allegria regni ne ' loro balli , e quale orgasmo . Ben detto , consigliere Parruccone . Orgasmo viene dal greco e significa agitazione di sangue . E adesso mi toccherà di leggere anche Euripide ... Contadinella nostrana assai più composta vive nelle strofette della Villanella tutta - Natura dell ' abate Aurelio Bertòla , in Arcadia Ticofilo Cimmerio : Le gambe , ove col breve Piè svelto hanno corfin , Careggia lieve lieve Un grigio gonnellin . Il zefiro alcun poco Increspando lo va : Amor gode a quel gioco , Ed ella ancor no ' l sa . Ha sedici anni , occhi celesti , gote di mela rosa , veste un corsetto porporino sopra una camiciola bianca come la neve . Fa d ' un ' azzurra maglia A l ' auree trecce un fren E un cappellin di paglia In su l ' orecchio tien . Miniatura , dove c ' è tutta la grazia e il colore del festevole Settecento . ( Quella retina di colore a chiudere i capelli sarà come quella tornata ieri di moda ? ) Figurina , direte , troppo elegante per una villanella di Torre del Greco e che pare venir fuori da una copertina di rivista di mode . Ma la puzza di piedi e le croste al ginocchio non hanno cittadinanza nella buona letteratura italiana , e tanto meno nella nostra poesia pastorale . Per certo « villanella » , al pari di « forosetta » e come , in fondo , anche la « donzelletta » e il « garzoncello » del Sabato del villaggio , e tutte le « pastorale » e le « ninfe » che popolano tre secoli abbondanti della nostra letteratura , sono parole oramai troppo sbiadite all ' occhio e all ' orecchio . Ma dovremmo per questo , per una paroletta sbiadita , per un ' espressione ammanierata , buttare a mare secoli di poesia ? So anch ' io che basta la parola « ninfa » a rendere sospetta e stucchevole tutta la pagina : ma provate a sostituirla con un nome a voi caro , oppure metteteci bella guagliona , bella tosa , bella mula , bella maschietta : a volte questo basterà perché tutto il quadro si riànimi . È quel che accade per la parola « fiera » o « fera » , che da Petrarca in poi ha empito le carte di Parnaso ; ma non c ' è affatto bisogno che tutte le volte che vi c ' imbattete andiate proprio a pensare ai clamori e ai fetori dello Zoo : le più volte si tratta d ' un cagnolino , d ' un canarino , d ' uno scoiattolo . Si arriva fino a Carducci e al famoso tramonto della Chiesa di Polenta : taccion le fiere e gli uomini e le cose : ora , che fiere volete voi che si trovassero all ' ora di cena per quei dolci colli fra Cesena e Bertinoro ? Buoi , cani , somarelli , galline . Fiere che facevano coccodè . Tempo già fu che la faccia verde e gli occhi d ' antracite della Belgioioso calamitarono i miei sogni . Ma oggi mi toccano più a fondo le gote di mela rosa della villanella del Bertòla . Il poeta romantico coi capelli e la cravatta al vento , che dall ' alto d ' una rupe a picco sul mare grida alle onde frementi le sue estasi ed urla al vento le sue pene , è molto bello . Ma oggi agli occhi miei è molto più bello Metastasio che ogni giorno , racconta il Bertòla nelle sue Osservazioni sopra Metastasio ( 1784 ) , tornava a chiudersi in casa , a ora fissa , « preparandosi così ad accogliere il momento dell ' estro » . Ispirazione a domicilio . E l ' abate romagnolo commenta : « Un sì fatto aspettare a sangue freddo non è nel vero da tutti ; e vi si richiede principalmente un fondo di sofferenza [ nel significato di : pazienza ] che non è gran fatto familiare ai poeti » . Ma anche ai giovani di sangue caldo che andavano a trovarlo Metastasio garantiva l ' efficacia del proprio metodo : « Se oggi non si fa nulla , non importa : la fantasia intanto va riscaldandosi sull ' argomento che vi siete proposto : farete dimani ; ma non lasciate di pensarvi seriamente ogni giorno » . Sono parole , credete , di uno che se n ' intende . E anche diceva , il Cantore di Nice , in altra occasione : « Non è affatto vero , come si crede , che coteste fanciulle [ le Muse ] siano state meco e facili e cortesi . Per farle fare a mio modo ho dovuto sempre sudar moltissimo ed affannarmi » . Farle fare a proprio modo , qui è il punto : e qui il divario con la concezione romantica dell ' ispirazione che tuona dalla nube e monta dal mare . Da giovane , chi non s ' è fatta una religione di quella rupe , di quel vento , di quel mare e di quell ' omìno lassù con la cravatta svolazzante ? Ma oggi non so che darei per essere stato un confidente e copista del Metastasio che avesse qualche volta occasione d ' accompagnare il poeta di Corte , ci - devant figlio del pizzicagnolo di via dei Cappellari , verso casa , per l ' ora di quella visita , sempre incerta e sempre possibile , di Madama Poesia . Salendo le scale doveva pensare : « Sarà per oggi , forse » con la dolce emozione d ' un amante non ancora guastato da troppe fortune né amareggiato da gravi insuccessi . Aspettava un po ' : e : « Sarà per domani , forse » . Il conte Alfieri Antimetastasio per definizione poetava a cavallo e controvento , e più tempaccio faceva , e più intorno il paesaggio gli s ' infoschiva di pioggia o illividiva di neve , e più pare che l ' estro gli sfavillasse : dico l ' Alfieri delle Rime , non delle Tragedie . Di un interesse particolarissimo sono le indicazioni di tempo , stagione , luogo , occasione , annotate ogni volta in fondo agli autografi delle Rime , dalle quali indicazioni ricaviamo quanti dei suoi trecento , o poco meno , sonetti fossero pensati e composti a cavallo , e attraverso quali monti e torrenti , o per le selve d ' abeti di Germania , o sotto le mura e sui ponti delle chiare città di Toscana , e quanti in vettura per le strade acciottolate di Francia , e quanti a piedi passeggiando sui ventosi « baloardi » di Parigi : quali sotto « pioggia dirotta » , quali tra « nebbia orrenda » , « nevicando » , con « vento del diavolo » e simili . Ma sono quasi altrettanto , se Dio vuole , i sonetti che l ' Alfieri scrisse a letto : e anche per quelli specificava : « in letto , gran neve » , « in letto , su l ' alba » , « in letto , spirando tramontana » e via dicendo . Anche Carducci segnava le date e spesso anche l ' ora precisa in cui aveva staccato la penna dal foglio . A cavallo non andava . Qualche poesia la scrisse in treno . E almeno d ' una si sa che anche lui la scrisse in letto : un sonetto : il IX del Ça ira : quello , fate caso , che comincia : Oh non mai re di Francia al suo levare . Tale di salutanti ebbe un drappello ! Mossa d ' inizio tanto impetuosa e festosa quanto poi il componimento volge al cupo e al raccapricciante con quella testa mozza della Lamballe che picchia alla finestra del Tempio , dov ' è prigioniera la Famiglia reale . Tu sorprendi il poeta repubblicano che non s ' è neanche fidato di scendere e vestirsi per non dar tempo alla ispirazione di freddarsi , e , sollevato sul fianco nel suo lettuccio di ferro tutto circondato da palchetti di libri , butta giù a matita i primi versi sul rovescio d ' una busta o sui margini bianchi della Domenica del Fracassa . Stando dunque in letto il poeta s ' immedesima col re di Francia nella rievocazione dei petits e dei grands levers nella raggiante Versaglia , cui assisteva , per gran privilegio , la folla chiassosa dei cortigiani . ( Questa del petit lever di Versaglia stava nel gozzo al Carducci già da un pezzo , da quando nella Consulta araldica aveva inveito contro quelli che porgevano la camicia di bucato al dormiglioso re ) . E nessuno mi leva dalla testa che anche i primi bellissimi versi dell ' Idillio maremmano Co ' l raggio de l ' april nuovo che inonda . Roseo la stanza tu sorridi ancora Improvvisa al mio cuore , o Maria binda ; Giosue non li vedesse primamente come impressi , aprendo gli occhi nel suo letto , sulle pareti di carta fiorata , in quel beato mattino d ' aprile del 1867 .
Il nocciolo della questione ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
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Giorni fa , mi hanno alquanto stupito i giudizi di un critico musicale , a proposito di una famosa cantante . Dopo aver fermamente lodato l ' interpretazione dell ' artista , il critico notava , quasi di passaggio , alcune caratteristiche della sua ugola : « Quanto alla qualità della voce si sa che stride negli acuti e che è sgradevole nelle emissioni aperte . È una voce disuguale e fragile , compensata però da un temperamento naturalmente musicale , da una intelligenza artistica eccetera , eccetera » . Per quel poco che m ' intendo di teatro lirico , ho capito che l ' interpretazione della cantante fu positiva essenzialmente nella recitazione , ben sostenuta e assecondata dalla regia , dalla scenografia , da tutti gli ingredienti preziosi e costosi che oggi costituiscono uno spettacolo . Peccato che , a completare il successo , mancasse la voce . Quell ' elemento , cioè , che aggiunto a un ' « attrice » ne fa una « cantante » . Altrimenti , vi è sempre una soluzione : si manda in scena una buona attrice senza voce e la si fa doppiare da una buona cantante acquattata dietro le quinte o in una botola . Ma i casi fondamentali restano due : o si conclude che il melodramma è sorpassato , e allora si consegnano le partiture ai raccoglitori di carta da macero della Croce Rossa , o si ritiene che il melodramma sia tuttora valido , e allora ci vuole la voce . Se si accetta il secondo caso , i critici , sia pure col cuore stretto , debbono concludere che una brava attrice senza voce non è una buona cantante . Diversamente , anche gli altri critici potrebbero adottare bizzarri criteri , eludenti il nocciolo della questione . Di un certo pugilatore , potremmo , per esempio , leggere : « Si tratta di un giovane estremamente gracile e cagionevole , che ogni volta deve essere portato di peso sul ring , tanto è la sua ripugnanza per il combattimento . Non ha la minima forza nel pugno , e i piedi dolci gli sono di grave impaccio . Un ' asma bronchiale gli blocca la respirazione . I postumi di una paralisi gli irrigidiscono le braccia , sottili e denutrite . In compenso , con quanta dolorosa grazia sa sorridere al pubblico il nostro Kid Meschini ! E con quanta coscienza plastica , con che rispetto dello spettacolo pugilistico sa crollare al tappeto , al primo pugno . Ecco un atleta che non è affatto pugilatore , anzi , non è neppure un atleta , ma che ha portato nell ' antiquata brutalità della boxe il profumo di una sensibilità delicata , di un ' intuizione disperata , da moribondo » . Non credo , con tutto ciò , che Kid Meschini avrebbe grande fortuna .
Il Papato, l'Italia e il clerical-comunismo ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
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Si parla più che mai , malgrado ogni smentita , di « repubblica conciliare » , cioè di un Governo in cui entrino i comunisti , riformandosi quell ' unità di programmi e d ' intenti tra socialisti e comunisti che fu già per alcuni anni . Non sono tra quelli che nel '47 plaudirono a De Gasperi , ritenendo atto di grande saggezza avere messo i comunisti fuori del Governo ; né tra coloro che ( echeggiando Paolo Sarpi , allorché scriveva che i gesuiti sarebbero stati lieti di ritornare a Venezia anche come schiavi incatenati al remo , perché pochi anni di poi sarebbero divenuti i padroni della Repubblica ) , credono ogni partito sia fatalmente destinato ad essere presto assorbito o soppresso quando i comunisti entrino in un Governo , né tra gli altri che pensano i comunisti sarebbero fagocitati dai democristiani . M ' interessa solo di cercar d ' intuire quale sarebbe la posizione della Chiesa in quella che si suole chiamare « repubblica conciliare » ; e , poiché difficilmente l ' esempio dell ' Italia sarebbe senza seguito , quale sarebbe tale posizione in un ' Europa dove in ogni Stato i comunisti fossero elemento importante di governo . Qui pure non ho la visione semplicistica di coloro , per cui il colloquio tra comunisti e credenti è solo una trappola dei primi per sgominare la Chiesa . Obiettivamente osservo , peraltro , che le maggiori personalità del comunismo sono rimaste fuori da questo colloquio ; e credo di poter dire con qualche conoscenza che nel campo comunista l ' incontro ha portato alcuni ad apprezzare la forza sociale della religione , ma nessuno non dico ad andare a Messa , bensì ad ammettere soltanto l ' ipotesi del trascendente . Mentre nel campo cattolico vedo più d ' uno , anche tra i sacerdoti , che ha completamente dimenticato Il mio Regno non è di questo mondo , pur continuando a credere di battere le vie tracciate da Cristo . E quando guardo al passato , al Concordato ed ai dibattiti alla Costituente , penso sempre che i rapporti tra Chiesa e Stato si siano svolti nell ' ultimo mezzo secolo sulla trama di quelli che si racconta essere stati i rapporti tra i navigatori d ' altri tempi ed i selvaggi che incontravano in lontane terre : scambi in cui ciascuno dava quelle che per lui erano bazzecole , e riceveva quello che per lui era un tesoro . Per Mussolini non era nulla accordare alla Chiesa la legislazione sul matrimonio , i tribunali ecclesiastici , la degradazione civile dei sacerdoti apostati , restituire vecchi edifici acquisiti allo Stato dalle leggi eversive ; ed era molto ottenere al regime la calda adesione delle masse cattoliche , allora omogenee e subordinate ai pastori , ottenere la simpatia ( che ci fu , e fattiva ) dei partiti cattolici di tutto il mondo . E per il Papato tutto quel che riceveva serbava un gran valore , credeva giovasse a rafforzare la religione ; ed a chi gli avesse rimproverato d ' avere trattato con il fascismo , avrebbe potuto rispondere che da secoli e secoli la sua politica era di riconoscere qualsiasi tiranno quando ciò poteva servire al bene delle anime ( i tiranni passano , il filone della fede resta ) , e che Mussolini ed anche i peggiori dei fascisti erano candidi agnellini di fronte a Costantino , ai vari re barbari ch ' erano stati decorati dei titoli di « Protettori della Chiesa » , « Difensori della fede » . Analogo discorso per le discussioni alla Costituente , la salvezza di tutte le norme concordatarie . Ed il discorso potrebbe ripetersi domani : il Concordato , che la S . Sede continua a ritenere efficace presidio , non darebbe alcuna noia ad un Governo ove pur predominassero i comunisti . Qui , tuttavia , non è facile fare presagi . Infatti nessuno è in grado di dire se l ' avvenire del comunismo sia una trasposizione su altra chiave del cristiano un solo gregge ed un solo ovile , o invece dell ' impero romano , una potenza che è come il Sole , accanto a cui gravita una costellazione di staterelli che sono come i pianeti rotanti intorno all ' astro maggiore . Nel primo caso , non sembra che si avrebbero giorni di pace per i credenti . Sono tra quelli che avevano pensato che il comunismo avrebbe seguito il cammino di molti altri partiti politici , nati intorno al nucleo d ' una concezione filosofica , d ' una visuale del mondo , e che man mano se ne distaccano per svolgere soltanto un piano concreto di riforme economiche e giuridiche . Ma l ' esperienza di oltre mezzo secolo non conferma quest ' attesa ; il comunismo resta legato ( e forse è la sua forza ) ad un materialismo che domina ogni attività intellettuale , da cui derivano precise regole in ogni campo , anche nei vari rami dell ' arte . Ma se invece si avesse un impero russo , con Stati che gli facessero corona , non è detto che a questi sarebbe imposta sempre , come alla Cecoslovacchia , la fede nella medesima Weltanschauung . La Roma d ' Augusto e di Tiberio non si preoccupava di quel che si credesse nei vari Stati alleati od associati . I culti orientali ebbero anche dure repressioni a Roma , come quelli che potevano corrompere i costumi , ma non furono perseguitati in Oriente . Né oggi la Russia si preoccupa di staccare gli arabi dalla fede nel Corano , dal divieto dei cibi impuri , dal velo alle donne . Utilizza la forza , il cemento , che può venire dalla fede comune ai popoli dell ' Islam . Probabilmente è a questo possibile rispetto della religione che pensano , quando pensano , quegli uomini politici cattolici , che sembrano desiderare l ' avvento di un ' Italia dai connotati comunisti , con un ' economia che escluda l ' iniziativa privata , e con le conseguenze che quei connotati portano anche per ciò ch ' è libertà individuale . E può darsi abbiano ragione . Ma a me tornano al pensiero alcune parole che scriveva Manzoni nel Discorso su alcuni punti della storia longobardica in Italia a proposito del Papa , evocando quei secoli dell ' Alto Medioevo : Roma , così incapace per sé di farsi temere , aveva nel suo seno un oggetto di venerazione , e qualche volta di terrore , anche per i suoi nemici , un personaggio per cui verso di essa si volgeva da tanta parte del mondo uno sguardo di reverenza e d ' aspettazione ... Solo questo personaggio poteva pronunziar parole che diventavano un oggetto d ' attenzione e di discussione . Se c ' è cosa che pare certa , è che nulla di simile potrebbe rinnovarsi in una costellazione di Stati comunisti ; tolleranza religiosa , autonomia della Chiesa , sua potestà sull ' assottigliato numero dei credenti , forse sì ; ma tacere o lodare lo Stato , guardare soltanto al cielo e non alla terra ( l ' antitesi del clero contestatore ) , mai e poi mai ricordare che si deve obbedire a Dio prima che agli uomini : ché appena il Papato volesse anche soltanto protestare contro iniquità , o difendere innocenti , un ' altra pagina del Medioevo rischierebbe di ripetersi , con i papi deposti e gli antipapi ligi all ' imperatore .
TASTIERA 5 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
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Ausonio , poeta latino della Garonna , quando gli nacque il primo figlio aveva il padre ancora in gamba , di giovanile prestanza . Il nuovo sentimento che si destò nel suo petto gl ' inspirò una poesiola di straordinaria delicatezza . Traduco liberamente , ma il concetto è tale . Ecco , babbo , che questo mio piccino ti ha fatto nonno : per suo merito èccoci papà tutti e due : hoc nato nos sumus ambo patres . A fàrmiti voler bene , adesso non è più solo il mio cuore di figlio : dal giorno che sei babbo due volte , anche il bene ch ' io ti portavo s ' è raddoppiato . E mi pare d ' aver un più grave motivo d ' amarti ora che mi tocca mostrare a questo marmocchio come s ' abbia da voler bene al proprio babbo . Si dà poi quest ' altra magnifica novità : che , da poi che il nostro piccolo mi ha insignito dell ' Ordine di Padre , io mi trovo ad essere in un certo senso tuo parigrado . Mi sono scordato gli anni che hai , mi pare quasi d ' esserti fratello . I primi giorni che mio figlio andò soldato non potevo incontrare un po ' di salita senza sentirmi pesare anch ' io sulle spalle il suo zaino , né veder piovere senza sentirmi arrivare la pioggia nelle ossa . E se poi mi accadeva di sentire per la strada una fanfara militare raddrizzavo le vecchie schiene come un cavallo da corsa . Tra me e mio figlio corre lo stesso divario d ' età che correva tra me e mio padre . Il giorno che andai a trovarlo soldato lontano da casa provai una viva emozione nel vedermi da lui guardato con la stessa intenzione giocosamente incoraggiante con la quale io consideravo mio padre quando venne a trovarmi soldato , anch ' io la prima volta lontano da casa . Mai come quel giorno , riaccompagnando mio figlio in caserma mentre suonava la tromba della ritirata , mi sono sentito accanto l ' Ombra premurosa e lieta di mio padre : con l ' orgoglio e la soddisfazione che anch ' Essa vedesse bravo Ausonio ! che figlio in gamba avevamo . E mentre rimiravo mio figlio anche coi Suoi occhi di nonno , mi sentivo alleggerito , insolitamente , pur di quel poco di severità che è naturalmente nel fondo dell ' amore paterno . Come si fa , di fatti , a sgridare un figlio in arme , anche appena soldato di fanteria ? ( La mamma , alla prima licenza , c ' è ancora riuscita , con sollazzo di tutti , figlio compreso ) . E come non mi riesce più di sgridarlo , èccomi dunque diventato anch ' io nonno . Dica chi l ' ha provato , se a sentirsi chiamar papà da un figlio in grigioverde non si sveglia un ' eco in qualche parte che raddoppia quelle sillabe , come muro ai colpi del tamburello . Ricordo quando mio padre ebbe dalle superiori autorità il permesso di venirmi a trovare in zona d ' operazioni , soldato anch ' io di fanteria , sull ' Isonzo . Ebbi qualche ora di permesso e con un biroccino , tenendo io il fucile e papà l ' ombrello fra le gambe , andammo a far colazione in una piccola osteria di Medeuzza . Erano mesi che non mangiavo seduto a una tavola apparecchiata . Ma nella memoria m ' è rimasto , chiaro e pungente , solo il momento del distacco . Avevo anche ottenuto di accompagnar mio padre per un tratto di strada fuori dell ' accampamento . Non era nemmeno una strada , ma una specie di tratturo fangoso , pesticciato da truppa e carreggio . Calava la sera d ' autunno : di minuto in minuto tuonava stanco il cannone , nelle pause facendo più profondo il silenzio della campagna deserta . Presto venne il momento di separarci . Io rimasi a vederlo allontanare . Aveva un pastranello di mezza stagione e il cappello duro , e faceva un curioso effetto vedere un borghese da quelle parti . Il mio papà ! Ogni tanto si voltava e io rinnovavo il cenno d ' addio . Dei ricordi che a un quarto di secolo di distanza la guerra m ' ha lasciato , uno dei più vivi e cocenti è questo . di quel padre fatto sempre più piccolo dalla lontananza sotto uno spicchio di luna settembrina , sperduto per una strada senza limite di fosso o di siepe , ansioso del figlio , che lasciava sullo sfondo brontolante di quelle cannonate . ` Rifatti un momento avanti , Ausonio di Burdigala e dicci anche quell ' altra poesia che facesti da vecchio per tua moglie Attusia : quella che dice : Et teneamus nomina quae primo sumpsimus in thalamo ... Che bellezza , vecchierella mia , esser andati sempre così d ' accordo e poterci ancora dare i nomi che ci vennero sulle labbra la prima notte ... Il tempo che passa non ci tanga , come non fosse affar nostro : io per te , tu per me , seguitiamo ad essere i ragazzi che allora fummo . E il fianco antico scaldami dormendo La moglie vecchierella ... Quel poeta dell ' uggia e dello stento , quel marito pocodibuono e padre solo extratàlamo che fu Giulio Perticari trovò modo di essere , almeno una volta in vita sua , poeta brioso e delicato e , almeno in intenzione , caro marito padre nonno e bisnonno , nella persona del vecchio Menicone Frufolo di quel suo poemetto rusticano ( Cantilena per Nozze ) degno per vero d ' un premio demografico « ( Si fa la casa un covo di conigli ; s ' adunan tutti , e mi ballano a canto sino i figli de ' figli de ' miei figli ) » , popolato e festoso come un quadro di Jan Steen o di van Ostade . Nel quale poemetto il nobile marchigiano squaderna le delizie d ' un matrimonio « tutto fiorito e senza spino alcuno » . « ( vo ' del matrimonio i cari doni , il mèle , l ' oro , le soavità , le gentilezze , le consolazioni mostrarti ... ) » ch ' era esattamente il contrario di quel suo , che riuscì tutto spinoso e senza fiore alcuno , pur avendo tolto in moglie la bella delle belle : Costanza Monti . Ma fu colpa sua , e dei suoi parenti - serpenti , come racconta persuasivamente Maria Borgese nel bel libro edito dal Sansoni . Rivalse dei poeti : quel che non ebbe e non seppe meritarsi nelle sue case gentilizie di Pesaro e di Savignano , la beata concordia e i « cari doni » del matrimonio , il conte Giulio se l ' era finti nell ' abituro affumicato di Menicone e della sua vecchierella , tra suoni canti balli e strepiti del più cordiale dei parentadi , tra rumor di telai , smiagolìo di gatti , abbaiar di cani , vocio di marmocchi , e fuori il canto della serenata di qualche spasimante d ' una nipote ancora da marito . In casa del poeta , tutto il contrario : musi lunghi , calunnie sorde , disgusti d ' ogni sorta , insinuazioni da coltello , malintesi atroci e non un solo bambino da far saltare sui ginocchi . Il ritratto che di Costanza fece il pittore romano Agricola , famoso più che altro pel sonetto del Monti , dà una ben pallida idea della conclamata bellezza di quella mamma mancata ( ebbe una sola gravidanza e andò male ) : una specie di Fornarina cresciuta all ' ombra invece che al sole : petto pieno e morbido , mani affusolate , bocca da bambina , capelli biondi e sottili ; ma occhi bovini e faccia troppo larga . Senza paragone più lieto e parlante è il sonetto : Più la contemplo , più vaneggio in quella : Mirabil tela ... Più sotto dice che , al paragone di quella , ogni altra « tela » vien meno . Curioso : manco a farlo apposta il ritratto è dipinto su tavola ! Grande poeta il Monti , ma che , bene bene , non ne imbroccava mai una .
Le «brente» di Cavour ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
L ' osservatore politico letterario , nel numero di aprile , pubblica sei lettere inedite di Cavour , raccolte e commentate da Luigi Olivero . Lettere giovanili , scritte fra il 1834 e il 1845 , quando ancora il conte non si era dedicato alla politica . Indirizzate al fattore della tenuta di Grinzane d ' Alba e al segretario del padre , esse trattano di amministrazione agricola : vino da vendere o da travasare , trapianti , pagamenti , riscossioni eccetera . S ' intravvedono , dietro il breve epistolario , le pigre opere dei contadini piemontesi attorno alle « brente » , ai « bottalini » , ai filari di barolo e di barbera . I fasti risorgimentali del Piemonte sono ancora lontani ; il « grido di dolore » degli italiani oppressi non era ancora arrivato in piazza Castello . Il contino Camillo , già grassoccio , ha tutto il tempo necessario per curare gli affari di famiglia . E se ne occupa fino ai minuti particolari , con pignoleria . Le grandi figure del nostro Risorgimento , incontrate per la prima volta nel sussidiario di terza elementare , conservano dentro di noi la loro immagine infantile . La papalina gallonata di Garibaldi , gli occhi infossati di Mazzini , i baffi a gancio di Vittorio Emanuele II . Qualsiasi bambino italiano sa disegnare il ritratto di Cavour : gli occhiali a stanghetta e una barba ad arco , leggera come prezzemolo . A pensarci bene , le successive cognizioni storiche non aggiungono granché a quei primi stampini assimilati dal cuore e dall ' intelligenza . Si viene a sapere che il « sacchetto di sementi » con cui Garibaldi si ritirò a Caprera , erano in realtà 100 mila lire , consegnategli da Adriano Lemmi al momento dell ' imbarco ; ma ciò non toglie che quel sacchetto , favoloso e puerile , continui ad occupare un cantuccio della nostra niente . Anche i cervelli più asciutti e razionali vogliono la loro porzione di allegoria e di epopea . Queste lettere amministrative di Cavour sono interessanti ma malinconiche . Confermano l ' avvedutezza dell ' uomo nelle questioni concrete , ma ne rimpiccioliscono il simbolo . Avvalorano il sospetto che dietro gli eroi , più o meno tali , dell ' unità italiana , gli ideali fossero assai modesti e di breve respiro ; che la nostra classe dirigente abbia commesso , fin da principio , come diceva Nitti , un grave errore : abbia scambiato , cioè , l ' economia con l ' avarizia . Un ristorante di Londra serve dolci semifreddi a forma di statuetta . Riproducono le forme di Diana Dors . Hanno grande successo . Ha detto Truman : « Le automobili , negli Stati Uniti , hanno una grande importanza morale . La loro diffusione , infatti , ha fatto sparire quasi completamente i ladri di cavalli » .
LA GRANDE PARTITA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Un eminente « sinologo » dell ' università di Berkeley dichiarava pochi mesi fa ad un nostro collega italiano : « come potenza asiatica , la Repubblica popolare cinese teme innanzitutto l ' Unione Sovietica , poi il Giappone e solo in terzo ordine di importanza gli Stati Uniti » . Ecco la ragione vera , e profonda , dell ' improvviso e straordinario invito rivolto da Mao a Nixon : « l ' avvenimento più grande del dopoguerra » , come lo ha giustamente definito La Malfa . Il riserbo , e la prudenza , di Mosca di fronte al riavvicinamento cino - americano - un riserbo e una prudenza che rinnovano la linea di diffidenza e di sospetto verso i primi atti della diplomazia del ping - pong - confermano il sottinteso antisovietico del clamoroso invito al presidente degli Stati Uniti che Kissinger , il professore teorico della « diplomazia tripolare » , ha negoziato nel segreto dei suoi colloqui con Ciu En - lai ma che era stato preparato da una serie coordinata di atti ammiccanti e rivelatori . L ' annuncio contemporaneo dalla Casa Bianca e da Pechino conferma che la Cina continua a temere , oggi più che mai , la minaccia sovietica alle sue frontiere . Tutte le trattative , stancamente prolungate da anni , per raggiungere un compromesso o un modus vivendi nelle tormentate questioni di confine che dividono la Russia e la Cina non sono evidentemente approdate allo scopo . Col realismo e col pragmatismo che caratterizzano la grande tradizione della diplomazia cinese , l ' avvicinamento all ' « avversario del tuo avversario » è stato ritenuto più efficace , e più produttivo , di tutti i tête - à - tête fra i due vicini , pure regolati dalla suprema abilità di una regia scaltra e dissimulata . Non solo : ma l ' invito rivolto al presidente della Confederazione americana , di una nazione che non intrattiene cioè rapporti diplomatici diretti con Pechino e che fino a pochi mesi fa è stata raffigurata come il campione dell ' imperialismo mondiale in Asia , dimostra che Mao sconta una soluzione pacifica e concordata , a più o meno breve distanza , della guerra nel Vietnam . La politica di « vietnamizzazione » proclamata dal presidente Nixon con la dottrina di Guam , un ' altra dottrina elaborata dal professor Kissinger ( una volta tanto l ' università è decisiva nella storia del mondo ! ) , ha ricevuto a Pechino un credito maggiore che in ogni altra parte del mondo . I vituperi e le contumelie dei comunisti occidentali , a cominciare da quelli italiani , finiscono quasi per dissolversi in una prospettiva di ridicolo . Né la campagna della Cambogia né quella del Laos - tanto rimproverate al presidente Nixon da quei seguaci del Pci che quasi resero impossibile la visita del presidente americano a Roma - hanno rappresentato un ostacolo apprezzabile alla distensione fra Cina e Stati Uniti . Mao ha valutato realisticamente , e positivamente , il nuovo indirizzo dell ' amministrazione repubblicana per il Sud - Est asiatico ; ha creduto alla sincera volontà di disimpegno degli americani , contro tutto l ' isterismo della contestazione anti - americana : di massa o dei gruppuscoli filo - cinesi . Le accoglienze trionfali riserbate , proprio nei giorni successivi all ' operazione Laos , ai campioni , neppure straordinari , del « ping - pong » americano avevano già rivelato una precisa scelta politica ; la svolta sensazionale di ieri conferma che siamo andati rapidamente oltre le cavallerie dell ' agonismo sportivo al servizio della diplomazia . Si potrebbe dire di più : una soluzione pacifica del dramma vietnamita , magari attraverso una conferenza per l ' Indocina , sembra preferibile , per la diplomazia cinese , ad un prolungarsi indefinito del conflitto , giudicato più vantaggioso per Mosca . Non dimentichiamo che il partito comunista di Hanoi è di obbedienza sovietica molto più che cinese ; non dimentichiamo che il grosso delle forniture militari al Nord - Vietnam è sempre venuto da Mosca ( la Cina ha solo mandato armi leggere , e spesso leggerissime ... ) . Neppure l ' ostacolo dell ' esclusione , assurda esclusione , della Cina popolare dall ' Onu sembra ormai insuperabile . Fra i temi del viaggio di Nixon a Pechino , quello del « compromesso » necessario per ammettere Pechino fra i grandi delle nazioni unite occuperà certo uno dei primissimi posti . Fin dall ' esordio della gestione Nixon , un nuovo orientamento era emerso nella diplomazia americana : volto a trovare , con pazienza e con tenacia , una via di contemperamento fra la salvaguardia di Formosa e i diritti imprescrittibili di un paese , che conta 750 milioni di uomini su una superficie di nove milioni e mezzo di chilometri quadrati , press ' a poco la stessa superficie degli Stati Uniti ( la cui popolazione sfiora soltanto i 200 milioni di abitanti ) . La via delle due Cine , insomma : statu quo per Formosa ma consacrazione dei diritti di Pechino come potenza mondiale . Edgar Snow , uno degli intellettuali che conosce più a fondo il mondo cinese , riferiva di recente una dichiarazione di Mao , secondo la quale la soluzione del problema di Formosa era rinviata « alla morte di Chiang Kai - shek » , un uomo che ha superato gli 84 anni . Tutto fermo finché sarà in vita il capo della repubblica di Formosa , e antico protagonista delle lotte per la liberazione popolare della Cina ( ricordate la Condition humaine di Malraux ? ) ; trasformazione successiva dell ' isola in provincia autonoma della Cina sotto il controllo del Kuomintang , salvo un « referendum » entro dieci o venti anni . Tutto , in ogni caso , è fondato sui ritmi dei tempi lunghi . Neppure dopo l ' annuncio , sensazionale e sorprendente , della visita di Nixon in Cina , nessuno può illudersi su cambiamenti immediati e soprattutto a senso unico . Il giuoco della Cina , nel quadro della nuova diplomazia triangolare cui guarda il regime di Mao , sarà complesso , sfumato , contraddittorio e spesso insondabile . La potenza militare cinese , nonostante la scoperta di atomiche sperimentali , alla De Gaulle , non è ancora arrivata ad un livello competitivo col colosso sovietico , che incombe , con la forza intatta delle sue armate e dei suoi missili , sui seimila chilometri di frontiera aperta , la frontiera bagnata dal sangue dell ' Ussuri . La Cina deve realizzare una trasformazione industriale e tecnologica , che è appena agli inizi . L ' aiuto americano è per essa essenziale . Nixon ha tutto da guadagnare . Con la spettacolare mossa del viaggio in Cina , il presidente repubblicano toglie armi decisive agli oppositori democratici , scavalca « a sinistra » tutti i Mansfield e tutti gli Humphrey . La stessa provvidenziale iniziativa del « New York Times » , di pubblicare i documenti retrospettivi degli errori democratici nel Vietnam , assume un più preciso significato e quasi un valore profetico alla luce del piano che la Casa Bianca stava perseguendo , con tenacia pari alla spregiudicatezza . Ai fini della rielezione nel '72 , e sempre che la missione a Pechino sia coronata da successo , Nixon ha strappato una « chance » di grande rilievo . Quello che ai tempi di Johnson appariva utopia è diventato oggi realtà . Il grande giuoco mondiale riprende il sopravvento nella politica americana , sempre più distaccata dalle miserie e dalle divisioni europee , miserie e divisioni che sembrano infastidire ogni giorno di più la Casa Bianca e l ' intera America . È un motivo di riflessione per l ' Europa , se ancora il vecchio continente conserva un minimo di volontà di sopravvivenza . Nell ' unità e nella libertà : senza le quali la nuova e grande partita mondiale delle superpotenze , Cina compresa , è destinata a passare sulla nostra testa .
TASTIERA 6 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Il tiro forse più birbone che amico m ' abbia mai fatto fu quello giocatomi dal poeta ticinese Giuseppe Zoppi il giorno che mi fece salire a tradimento sulla cattedra d ' un ' aula gremita di giovanotti e giovanotte , e sulla cattedra stava aperto a pagina tale un mio libro , con invito a darne io lettura e commento . La scuola era il Politecnico di Zurigo e la cattedra quella resa illustre fra il cinquantacinque e il sessanta da Francesco De Sanctis , e oggi egregiamente tenuta dallo Zoppi ; il quale , a parte il tradimento perpetrato ai miei danni , bisogna riconoscere che si è reso simpaticamente benemerito della nostra letteratura per avere avviati nel modo più cordiale i suoi discepoli alla conoscenza degli scrittori italiani , anche viventi . Rifiutarmi , dopo molte gentilezze ricevute in quella cara città , non potevo : sarebbe stata una scortesia imperdonabile . Celando il mio disappunto , lessi e commentai . ( Mi lessi e mi commentai . Fui al tempo stesso Dante e Scartazzini : Dante in quanto italiano e Scartazzini in quanto svizzero ) . Pur condita d ' amaro , fu esperienza istruttiva . Di fronte a un pubblico da conferenze , costituito per solito dalla grigia milizia volontaria di zitelle e di pensionati che non sanno trovare modo più allegro d ' impiegare le ore del pomeriggio , non sarebbe stato il caso d ' aver tanti scrupoli ; anzi , lécito scodellare loro qualsiasi minestra : e se la minestra è sciocca e il ragguaglio inadeguato , tanto peggio pei volontari dell ' uggia . Ma un ' aula di scuola è un ' altra cosa , ai giovani son dovuti altra considerazione e altro rispetto . Per quanto al mio tempo io sia stato sui banchi tutt ' altro che uno scolaro esemplare , nei venti minuti che durarono la mia lettura e il mio splanamento più d ' una volta ebbi , antipaticissimo , il senso di star profanando , dall ' alto della stessa sedia episcopale , un tempio venerando . Una tacita rampogna saliva a me dalla pagina del mio libro , che alla lettura da cattedra mi si veniva empiendo idealmente , sui margini e tra le righe , di una quantità di freghi blu e di segnacci rossi , accusanti la debole tessitura dello insieme e le approssimazioni le improprietà le sconvenienze delle singole espressioni . Parca dirmi , la povera mia pagina oramai ingiallita dal tempo : bella figura mi stai facendo fare , e anche tu fai . ( Curioso : nei punti dove mi pareva che la pagina resistesse meglio alla lettura avevo l ' impressione di stare commentando un morto , mentre nei punti dove la pagina aveva i più forti cedimenti mi ci ritrovavo fin troppo vivo ) . E levando dalla pagina gli occhi in viso a quelle giovanotte così attente e sorridenti mi veniva una fiera voglia di dire : fate bene a essere così contente , ma ohi ! , si spera che tutto questo non torni a scàpito del buon concetto che vi stavate facendo della letteratura del mio Paese . La verità è , avrei voluto anche dire , che nessuno sa , nessuno oggi può affermare , sia di questa che m ' hanno messa a tradimento sotto gli occhi che delle tante che , in tanti , siamo andati scrivendo gli ultimi anni in Italia , fino a che punto , in un domani più o meno lontano , venuti cioè al punto d ' una idonea e sufficiente prospettiva , possano essere giudicate meritevoli di commento in una scuola . Mentre una cosa terrei per certa : che da una cattedra , da qualsiasi cattedra , sia quella di Francesco De Sanctis sia quella di Coso Cosi , oggi e sempre debbano impartirsi e onorarsi conquiste assodate di scienza o di stile e non ipotesi più o meno generose ; e che in iscuola , a conoscenza dei giovani debbano esser portati solo forme e concetti collaudati da una sufficiente stagionatura . Ogni acquisizione di scuola dovrebbe avere un suo crisma di durabilità e inalterabilità . La Messa è buona cantata in buon latino e non improvvisata o stornellata in vernacolo . Per la spesa in ispiccioli del giorno basta la Radio . Ma in iscuola , sarebbe desiderabile che il maestro mettesse la sua gloria piuttosto nell ' indirizzare i giovani alla comprensione e al gusto di quelle letture meno ligie al costume dell ' ora che volge , che da soli non sarebbero in grado d ' intendere alla bella prima , e che sole invece potranno un giorno servir loro di pietra di paragone del bello e del brutto , del vero e del falso . E facciamo pure l ' ipotesi , generosa affé , che anche questa pagina che lo Zoppi mi ha fatto ritrovare aperta sulla cattedra , si scopra un giorno che avesse qualche numero buono anche per gli scolari di domani : voi capite , care le mie giovanotte , in quale increscevole situazione adesso mi venga a trovare : d ' essere cioè , io intruso cattedrante occasionale , di parere assolutamente contrario a quello del titolare a venire d ' una cattedra così gloriosa . Io affermo che la coerenza d ' un insegnamento va salvaguardata con una consonanza di giudizi attraverso almeno tre generazioni . Le mura della scuola , come dei monasteri , dovrebbero essere a prova di ciclone e di terremoto , e maestri e priori sapersi tenere con intenzione allo scuro delle mode e delle contromode . Caro Zoppi , tu ci aiuteresti a zoppicare ... Quarant ' anni fa , uno studente d ' una nostra facoltà di lettere che si fosse messo a esplorare un autore più vicino a noi che non fossero Ruggerone da Palermo o Cenne de la Chitarra era tenuto in gran sospetto dal docente . Esagerazioni ! Oggi , dalle medesime cattedre , si ammettono , quando non proprio si suggeriscano , esercitazioni e tesi su Marinetti , Ungaretti , Quasimodo . Parte lo esploratore armato di tutto punto e si ferma dal tabaccaio . Eh no , troppo facile e troppo comodo ! Tutte le volte che ho parlato davanti a quel pubblico che dicevo , di zitelle e di pensionati , mi sono trovato di fronte il penoso dilemma se chiudere o no il mio sermone col pistolotto . ( A buon conto lo preparavo , salvo saltarlo all ' ultimo momento ) . Platealissimo espediente , il « pistolotto » , e indegno di persona bennata , ma che offre il grande vantaggio di rendere accorto l ' uditorio che il sermone è arrivato alla fine e ch ' è venuto il momento di batter le mani : giacché un discorso senza battimano alla chiusa , sia pure di sole quattro mani , è cosa da piangere : e quella frazione di tempo che il pubblico alle volte mette ad accorgersi che il divertimento è finito , per poco che si protragga , è cosa , credete a chi n ' ha fatto esperimento , è cosa da languire ... Un disagio dello stesso genere è quello che si prova quando per distrazione del macchinista il sipario indugia qualche secondo a calare sul finale del dramma : e sapevano certo quello che si facevano , i vecchi commediografi , quando mettevano in bocca a un attore quattro parole di commiato con le quali questi , rivolto agli spettatori , chiedeva insieme compatimento e battimano . « Fàteci con lieto plauso o spettatori intendere che non vi sia spiaciuta questa favola » . Un pistolotto , sia pure molto bene mascherato , ci vuole . Così da bambino , se non sentivo « stretta la foglia larga la via » , mi pareva che la favola non fosse ancora veramente finita . Anche l ' ultimo periodo dei Promessi Sposi , col suo « vogliate bene a chi l ' ha scritto e anche un pochino a chi l ' ha raccomodato » è nel tono della captatio benevolentiae d ' un finale di commedia . Ma un libro almeno si vede , quand ' è finito : e quella captatio il Manzoni se la sarebbe potuta risparmiare ; come , d ' altronde , se l ' era risparmiata nella primitiva stesura di Fermo e Lucia che faceva punto al periodo precedente , nel quale , dalle parole di Fermo , il Manzoni aveva cavato il « costrutto morale di tutti gli avvenimenti » : ( nei Promessi dirà , più alla buona : « il sugo di tutta la storia » ) . E non è detto che il suo romanzo non potesse , e sempre con bellissimi effetti , fermarsi anche qualche periodo prima : se non che l ' autore ci tenne a chiudere la partitura con un pianissimo , arrivando a toccare col mignolo proprio l ' ultimo tasto del pianoforte . Ad esempio , sarebbe andato benissimo anche se avesse staccato la penna una dozzina di righe più sopra , al punto dove Lucia , « soavemente sorridendo » ( finalmente , dopo settecento pagine , si ricorda di sorridere ! ) , chiude la bocca a Renzo , in vena di filosofare sulla propria storia , con le parole : « quando non voleste dire che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene , e di promettermi a voi » , dove quel promettersi all ' ultima riga sarebbe stato un felice richiamo al titolo dell ' opera . Altro finale indovinato , e plausibilissimo , poteva darsi venticinque righe più sopra , dove dice : « fu una bambina ; e potete credere che le fu messo nome Maria » . Immagino che Marino Moretti , se i Promessi l ' avesse scritti lui , a quella bambina si sarebbe fermato . Quant ' a me , non ho ancora ben deciso se troncare dodici righe prima o sei righe dopo Moretti : o , cioè , dove dice : « e fu , da quel punto in poi , una vita delle più tranquille , delle più facili , delle più invidiabili ; di maniera che , se ve l ' avessi a raccontare , vi seccherebbe a morte » ; oppure dove fa parola dei figli che vennero dopo la piccola Maria , « e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere , dicendo che , giacché la c ' era questa birberia , dovevano almeno profittarne anche loro » . E sulle bozze avrei espunto il la prima di c ' era ...
L'ultima fatica d'Ercole ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Tempo fa , a Roma , la pittrice Novella Parigini andò a vedere Addio alle armi in compagnia di alcuni amici ; fra gli altri , Steve Reeves , protagonista del film Le fatiche d ' Ercole . Steve è una delle stelle fisse cui si orientano , in tutto il mondo , i giovani che aspirano a una muscolatura impressionante , da statua greca : quelli che in Italia , da qualche anno a questa parte , praticano il « culturismo » , seguendo gli ammaestramenti di John Vigna di Torino e Joe Lancia di Milano . L ' Ercole americano , che fu eletto Mister Universo , ha una cassaforte per torace e un capitello al posto del collo . La giacca a due petti di un uomo normale potrebbe al massimo servirgli da giustacuore . La popolazione romana , forse per sotterranea memoria dei gladiatori , dà molta importanza alla cubatura dei giovanotti . ÈÈ una delle città del mondo dove i sarti consumano maggior quantità di cotone e crine da imbottitura . Le ragazze sono fiere di mostrarsi in compagnia dei cosiddetti « fusti » ; i quali , oltre ad usare , in ogni stagione , camicie bianchissime , aperte in modo da lasciar intravedere le villosità pettorali , debbono saper camminare alla « giggi » : passi brevi , lieve rotazione dei fianchi , piedi molto vicini , torso gettato in avanti , movimento pendolare e alterno delle spalle . Non che la Parigini dia molto peso al « fustismo » : ma certo , quella sera , non le dispiacque esser vista accanto a quel colosso , nella cui tasca avrebbe potuto comodamente alloggiare . Si spensero le luci , e apparvero le prime sequenze di Addio alle armi . Durante il primo tempo , rievocante la guerra '15-18 , non accadde nulla di anormale ; ma nel secondo , quando la storia d ' amore innestata a Caporetto diventò palpitante , la pittrice sentì , al suo fianco , nell ' ombra , una specie di rauco soffio . Lo strano suono , via via che il film intristiva , si fece più profondo e distinto : finché si trasformò in una serie di singhiozzi che parevano colpi di scalpello . Nella scarsa luce , la Parigini vide che Steve Reeves stava compiendo sforzi eroici , mordendosi le labbra e irrigidendo il collo taurino , per frenare il pianto . Invano . Mentre la protagonista moriva sullo schermo , la commozione del colosso scoppiò come una bomba . Il vasto petto pareva squassato da una tempesta , un fiume di lacrime scorreva sulle guance virili , gemiti e lamenti si levavano alti nel buio . Prima che si riaccendesse la luce , Novella Parigini scivolò alcune poltrone più in là . Sono apparsi ai primi del mese , a Nuova York , in Broadway , i primi distributori automatici di cocktail . Il gettone costa 10 cent.