StampaQuotidiana ,
Di
fronte
agli
avvenimenti
tedeschi
occorre
,
per
oggi
,
fissare
brevemente
alcuni
punti
.
Primo
.
Fino
a
questo
momento
la
marcia
su
Berlino
è
semplicemente
incominciata
,
ma
non
è
ancora
arrivata
ad
una
fase
che
permetta
senz
'
altro
di
credere
nella
sua
riuscita
.
Hitler
ha
proclamato
il
nuovo
governo
prima
di
arrivare
nella
capitale
;
questo
errore
tattico
potrebbe
avere
serie
conseguenze
.
Per
ora
,
ha
permesso
al
governo
centrale
dello
Stato
di
prendere
misure
di
precauzione
e
di
dichiarare
illecito
e
rivoluzionario
il
tentativo
dei
social
-
nazionalisti
di
Monaco
,
così
che
allo
stato
dei
fatti
esistono
due
governi
,
uno
legale
ed
uno
illegale
;
non
è
escluso
che
il
secondo
possa
distruggere
il
primo
(
anzi
tale
ipotesi
è
da
considerare
come
la
più
probabile
)
ma
fino
a
quando
questo
non
sia
avvenuto
,
è
prematuro
considerare
l
'
eventuale
atteggiamento
del
governo
di
destra
nella
politica
estera
.
Siamo
in
una
fase
puramente
iniziale
,
e
non
resta
che
attendere
gli
avvenimenti
.
Esistono
due
governi
;
si
potrà
intavolare
una
conversazione
politica
con
l
'
uno
o
con
l
'
altro
,
quando
ve
ne
sarà
uno
solo
.
Secondo
.
In
previsione
di
qualsiasi
eventualità
,
ed
in
linea
assolutamente
generale
,
l
'
Italia
non
può
astenersi
dal
considerare
che
un
nuovo
governo
tedesco
,
il
quale
volesse
distruggere
i
frutti
della
vittoria
alleata
e
quindi
nostra
,
i
frutti
che
a
noi
sono
stati
dati
in
misura
minima
ma
che
costituiscono
tuttavia
l
'
unico
beneficio
che
a
noi
ha
dato
il
Trattato
,
non
potrebbe
in
alcun
modo
contare
sulla
amicizia
e
sulla
cordialità
italiana
.
Noi
dobbiamo
considerare
la
probabilità
di
un
mutamento
di
governo
in
Germania
non
tanto
dal
punto
di
vista
interno
,
quanto
dal
punto
di
vista
esterno
.
È
la
politica
estera
del
nuovo
presunto
governo
che
ci
interessa
soprattutto
,
la
politica
estera
che
riguarda
in
particolare
le
riparazioni
ed
in
generale
l
'
accettazione
dei
risultati
della
guerra
;
è
chiaro
.
Ciò
premesso
,
sarebbe
inutile
pronunziarsi
prima
che
si
sia
pronunziato
l
'
eventuale
nuovo
governo
,
prima
anzi
che
questo
abbia
acquistato
realmente
il
potere
.
Terzo
.
Non
bisogna
essere
pessimisti
,
ma
neppure
bisogna
nascondersi
che
la
«
marcia
su
Berlino
»
presenta
,
nel
suo
stesso
corso
,
aspetti
non
solo
interni
ma
anche
esterni
,
capaci
di
provocare
complicazioni
assai
gravi
;
non
è
possibile
dimenticare
che
la
Francia
ha
un
esercito
mobilitato
capace
di
iniziare
subito
azioni
in
grande
stile
.
Esistono
insomma
sul
tappeto
ipotesi
di
complicazioni
pericolose
.
In
tali
condizioni
,
noi
constatiamo
che
le
condizioni
odierne
dell
'
Italia
sono
ben
diverse
da
quelle
che
erano
un
anno
fa
:
e
che
la
nostra
situazione
generale
,
ed
anche
militare
,
è
tale
da
giustificare
pienamente
la
tranquillità
del
governo
di
fronte
a
quelle
ipotesi
.
La
socialdemocrazia
interna
sente
ancora
,
forse
,
una
certa
solidarietà
con
la
socialdemocrazia
di
fuori
;
ma
la
verità
è
che
,
mentre
questa
soccombe
e
muore
,
provocando
minaccie
alla
pace
europea
,
l
'
Italia
è
in
grado
di
fronteggiare
tali
minaccie
perché
ha
anzitutto
sconfitta
la
socialdemocrazia
in
casa
propria
.
StampaQuotidiana ,
Il
locale
notturno
che
un
tempo
fu
«
Victor
»
,
in
via
Emilia
,
parallela
di
via
Veneto
,
oggi
è
«
Oliviero
»
.
Resta
comunque
il
night
più
animato
di
Roma
.
Come
tutti
i
ritrovi
di
una
certa
classe
,
può
contare
su
alcune
decine
di
clienti
fissi
.
Fra
costoro
,
vi
è
un
giovanotto
bruno
,
dalle
spalle
larghe
,
vestito
di
blu
,
che
balla
poco
,
nonostante
lunghe
occhiate
femminili
lo
incoraggino
da
ogni
angolo
della
sala
.
Preferisce
,
a
una
cert
'
ora
,
accostarsi
al
microfono
dell
'
orchestra
e
cantare
una
canzone
:
sempre
la
stessa
,
patetica
,
con
improvvise
variazioni
ironiche
.
Così
,
fra
qualche
vodka
e
prolungati
silenzi
,
aspetta
l
'
alba
uno
degli
attori
cinematografici
più
apprezzati
dell
'
ultima
leva
.
Maurizio
Di
Lorenzo
,
in
arte
Maurizio
Arena
.
Ha
24
anni
e
finora
ha
girato
26
film
.
Assieme
al
fortemarmino
Renato
Salvatori
,
si
conquistò
le
simpatie
del
grande
pubblico
in
Poveri
ma
belli
.
In
Cocco
di
mamma
,
dove
interpreta
la
parte
di
un
pugilatore
dilettante
,
categoria
mediomassimi
,
volle
sostenere
un
combattimento
vero
e
proprio
,
anziché
ripiegare
su
una
controfigura
o
ricorrere
a
effetti
di
montaggio
.
Ne
uscì
con
un
labbro
spaccato
e
un
occhio
nero
,
ma
soddisfatto
.
Arena
è
ben
quotato
alla
volubile
borsa
dei
noleggi
cinematografici
.
Il
suo
nome
nel
cast
vale
in
partenza
diverse
decine
di
milioni
.
Con
tutto
ciò
,
il
giovanotto
,
che
proviene
da
uno
dei
quartieri
più
popolari
di
Roma
,
non
è
felice
.
Sente
che
la
sua
fortuna
,
tardiva
rispetto
al
massimo
splendore
del
nostro
cinema
,
poggia
su
basi
fragili
ed
equivoche
.
Ha
capito
che
fare
l
'
attore
,
specialmente
in
Italia
,
è
un
'
avventura
che
può
costare
ogni
intima
felicità
.
Nella
penombra
del
night
-
club
,
dopo
un
sorso
di
liquore
,
mi
dice
:
«
Ce
credi
?
Ho
voja
de
tornammene
a
fa
er
muratore
,
con
la
carcina
in
spalla
.
È
mejo
fa
un
po
'
de
fame
,
che
sentisse
soli
.
Certe
sere
,
me
pare
d
'
esse
un
manifesto
attaccato
a
un
muro
de
periferia
»
.
Cuore ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Giorni
fa
ho
letto
che
è
morta
a
Torino
la
vedova
di
un
figlio
di
De
Amicis
,
Ugo
,
morto
nel
'63
.
Questo
Ugo
doveva
essere
il
bambino
«
Enrico
»
,
eroe
del
libro
Cuore
.
I
giornali
riportavano
una
fotografia
di
lui
con
la
moglie
.
I
fantasmi
della
nostra
infanzia
sono
indistruttibili
,
e
non
sanno
invecchiare
;
così
mi
sono
stupita
nell
'
apprendere
che
«
Enrico
»
aveva
avuto
una
professione
,
una
moglie
,
e
a
un
certo
punto
una
faccia
rugosa
e
dei
capelli
bianchi
.
Io
,
da
bambina
,
gli
avevo
dato
un
grembiale
,
un
cestino
per
la
merenda
e
dei
riccioli
;
e
con
quei
riccioli
e
con
quel
cestino
lo
vedevo
procedere
sulla
sua
strada
per
sempre
.
Ho
scoperto
poi
con
meraviglia
che
il
libro
Cuore
è
stato
pubblicato
nel
1886
:
perciò
quando
io
da
piccola
lo
leggevo
,
quel
libro
,
e
il
famoso
«
Enrico
»
,
erano
già
vecchi
di
quarant
'
anni
.
A
me
non
sembrava
,
leggendolo
nell
'
infanzia
,
un
libro
che
appartenesse
ad
un
'
altra
età
.
Il
mondo
che
vi
compariva
era
simile
,
nelle
sue
linee
essenziali
,
non
al
mondo
nel
quale
io
vivevo
,
ma
a
quello
che
mi
veniva
abitualmente
offerto
nei
libri
di
lettura
:
era
evidentemente
il
mondo
che
allora
si
pensava
dovesse
essere
somministrato
all
'
infanzia
.
Confrontando
però
oggi
Cuore
con
la
nostra
epoca
attuale
,
mi
sembra
invece
un
libro
antichissimo
:
precipitato
in
un
'
età
remota
,
esso
non
fa
che
illustrare
cose
che
non
esistono
più
,
un
mondo
caduto
in
cenere
.
Ai
libri
che
abbiamo
amato
nell
'
infanzia
,
restiamo
in
qualche
modo
fedeli
,
nell
'
affetto
,
per
tutta
la
vita
.
Cuore
io
lo
amavo
.
Sfogliandolo
oggi
,
scopro
però
che
lo
amavo
per
i
molti
vizi
che
sono
in
esso
e
che
erano
,
allora
,
in
me
.
A
parte
l
'
affetto
,
giudicando
oggi
Cuore
trovo
che
non
ì
per
niente
un
bel
libro
.
E
abile
e
falso
.
E
furbissimo
,
e
illustra
con
efficacia
retorica
un
mondo
che
,
in
verità
,
nella
sua
sostanza
,
non
è
mai
esistito
se
non
nei
libri
.
I
suoi
personaggi
non
hanno
nessuna
vita
;
definiti
all
'
inizio
,
percorrono
fino
alla
fine
il
cammino
e
compiono
i
gesti
che
fin
dall
'
inizio
ci
eravamo
aspettati
.
Garrone
è
sempre
giusto
e
generoso
;
Franti
è
sempre
perfido
;
il
muratorino
fa
sempre
il
muso
di
lepre
.
Vi
sono
,
è
vero
,
alcuni
ravvedimenti
;
il
padre
di
Precossi
,
fabbro
ferraio
che
era
spesso
«
briaco
»
,
e
batteva
il
figlio
,
commosso
perché
il
figlio
ha
preso
la
medaglia
si
pente
e
smette
di
bere
.
Ma
simili
trasformazioni
sono
in
qualche
modo
prevedibili
:
la
virtù
vince
il
male
,
il
cuore
trionfa
,
la
scuola
intesa
come
fucina
di
buoni
sentimenti
irradia
un
fuoco
benefico
,
istruisce
al
bene
.
Chi
non
si
ravvede
mai
,
per
fortuna
,
è
il
perfido
Franti
.
Dico
per
fortuna
,
perché
ricordo
d
'
avere
assai
temuto
nella
mia
infanzia
che
potesse
nel
corso
del
libro
diventare
buono
;
la
sua
malvagità
mi
affascinava
,
e
spiavo
dietro
di
lui
peccati
che
non
riuscivo
a
immaginare
,
ma
che
mi
figuravo
anche
più
sinistri
e
più
foschi
di
quelli
che
venivano
enumerati
.
In
verità
i
suoi
peccati
non
mi
apparivano
mai
abbastanza
tremendi
.
Ecco
cosa
faceva
:
«
...
Non
teme
nulla
,
ride
in
faccia
al
maestro
,
ruba
quando
può
,
si
porta
a
scuola
degli
spilloni
per
tormentare
i
vicini
,
si
strappa
i
bottoni
dalla
giacchetta
,
e
li
strappa
agli
altri
,
e
li
gioca
,
e
ha
cartella
,
quaderni
,
libri
,
tutto
sgualcito
,
stracciato
,
sporco
,
la
riga
dentellata
,
la
penna
mangiata
,
i
vestiti
pieni
di
frittelle
e
di
strappi
che
si
fa
nelle
risse
»
.
Non
riuscendo
forse
a
rappresentare
con
abbastanza
neri
colori
la
sua
cattiveria
,
a
un
certo
momento
lo
scrittore
ci
porta
davanti
sua
madre
:
«
affannata
,
coi
capelli
grigi
arruffati
,
tutta
fradicia
di
neve
...
raccogliendo
lo
scialle
che
strascicava
,
pallida
,
incurvata
,
con
la
testa
tremante
,
e
la
sentimmo
ancor
tossire
giù
per
le
scale
...
Il
direttore
guardò
fisso
Franti
in
mezzo
al
silenzio
della
classe
,
e
gli
disse
con
un
accento
da
far
tremare
:
Franti
,
tu
uccidi
tua
madre
»
.
Dopo
avere
strappato
bottoni
e
usato
spilloni
e
riso
quando
gli
altri
piangevano
,
Franti
a
un
certo
punto
tira
le
trecce
a
una
sorella
di
Stardi
,
si
azzuffa
con
Stardi
,
qualcuno
gli
vede
in
mano
un
coltello
:
per
cui
finisce
«
all
'
ergastolo
»
:
immagino
che
si
trattasse
di
un
riformatorio
.
Comunque
sparisce
dalla
scena
per
sempre
:
cosa
che
a
me
dispiacque
moltissimo
,
perché
era
mio
grande
godimento
contemplare
la
sua
figura
malvagia
.
«
Franti
,
tu
uccidi
tua
madre
»
,
e
«
Uno
solo
poteva
ridere
mentre
Derossi
diceva
dei
funerali
del
re
:
e
Franti
rise
»
,
sono
frasi
che
nell
'
infanzia
mi
hanno
deliziato
;
come
pure
«
Non
sono
degno
di
baciarti
le
mani
»
,
parole
scritte
da
Enrico
in
risposta
a
una
lettera
della
sorella
,
la
quale
si
duole
di
un
suo
sgarbo
,
e
gli
ricorda
le
ore
passate
presso
la
sua
culla
quando
era
piccolo
,
«
invece
di
divertirmi
con
le
compagne
»
.
Usavo
quasi
sempre
saltare
le
lettere
,
perché
le
trovavo
noiosissime
:
ne
mietevo
però
qualche
frase
,
che
recitavo
tra
me
a
voce
alta
con
insaziabile
commozione
.
Come
mai
in
quella
famiglia
si
scrivessero
tante
lettere
,
ogni
sera
,
pur
abitando
tutti
sotto
lo
stesso
tetto
,
non
me
lo
sapevo
spiegare
;
mi
sembrava
però
una
cosa
piena
di
seduzione
,
e
mi
rammaricavo
che
in
casa
mia
non
vi
fosse
questa
abitudine
.
In
verità
quello
che
mi
affascinava
in
Cuore
era
il
trovarvi
un
mondo
più
ordinato
,
e
in
fondo
per
me
più
rassicurante
,
del
mondo
nel
quale
vivevo
.
Che
fosse
quello
di
Cuore
un
mondo
falso
,
libresco
e
inesistente
nella
realtà
,
io
allora
non
lo
capivo
;
i
bambini
spesso
sono
attratti
dalla
falsità
;
spesso
essi
preferiscono
lo
splendore
delle
sete
artificiali
,
il
luccichio
delle
perle
false
,
alle
vere
perle
e
alla
vera
seta
.
E
io
ero
,
da
bambina
,
retorica
,
conformista
,
e
con
ideali
piccolo
-
borghesi
.
Trovavo
in
Cuore
tutto
quello
che
nella
mia
esistenza
mancava
.
Avrei
voluto
un
padre
saggio
e
sereno
;
il
mio
urlava
,
sbatteva
le
porte
,
le
sue
norme
educative
erano
urla
e
fragori
di
tuono
.
Avrei
voluto
una
madre
che
la
sera
cucisse
sotto
la
lampada
.
La
mia
non
cuciva
,
o
troppo
poco
per
i
miei
gusti
.
Avrei
voluto
sentir
parlare
della
patria
.
In
casa
mia
non
la
nominavano
mai
.
Avrei
voluto
che
si
parlasse
del
re
.
Usavano
dargli
dell
'
imbecille
.
A
scuola
non
mi
mandavano
;
mi
facevano
studiare
in
casa
,
per
paura
dei
microbi
.
Avrei
voluto
che
si
mettesse
fuori
al
balcone
,
i
giorni
delle
feste
patriottiche
,
la
bandiera
.
Non
avevamo
bandiera
.
Alle
sfilate
militari
,
alle
processioni
,
non
mi
portavano
,
sempre
per
paura
dei
microbi
.
Avrei
voluto
che
mi
insegnassero
a
venerare
mia
nonna
.
Invece
su
mia
nonna
in
casa
mia
sbuffavano
;
perché
era
,
a
dir
vero
,
insopportabile
.
Il
mondo
di
Cuore
mi
sembrava
l
'
unico
mondo
nel
quale
era
bello
e
nobile
vivere
.
Era
un
mondo
dove
tutto
appariva
al
suo
posto
:
il
cielo
pieno
di
eroi
e
di
martiri
;
le
carceri
piene
di
malfattori
;
i
soldati
coperti
di
sangue
sui
campi
di
battaglia
;
i
genitori
e
i
maestri
laboriosamente
intenti
a
soccorrere
i
poveri
e
a
educare
i
bambini
.
Era
un
mondo
che
trovavo
ben
costruito
e
nel
quale
mi
sentivo
sicura
e
protetta
.
Lo
consideravo
indistruttibile
;
e
tuttavia
siccome
in
casa
mia
,
in
qualche
modo
che
mi
era
oscuro
,
un
simile
mondo
veniva
messo
in
dubbio
e
deriso
,
sorgeva
a
volte
in
me
il
sospetto
che
vi
fosse
in
esso
una
crepa
segreta
,
un
errore
nascosto
ed
essenziale
.
Soffocavo
però
subito
quel
sospetto
:
innalzavo
intorno
a
me
le
mura
solide
che
mi
piacevano
.
Plasmavo
il
mio
proprio
mondo
a
immagine
e
somiglianza
di
quel
mondo
confortevole
e
immobile
:
rendevo
i
miei
genitori
miti
e
modesti
,
rimpicciolivo
la
mia
casa
e
la
facevo
rassettata
e
umile
;
abolivo
la
donna
di
servizio
,
facevo
di
mia
madre
una
specie
di
formica
operosa
;
inoltre
mi
dissanguavo
nella
fantasia
in
mille
sacrifici
sublimi
,
mi
battevo
contro
i
ladri
e
gli
austriaci
,
mi
vedevo
la
notte
in
piedi
a
copiare
gli
scritti
di
mio
padre
,
pallida
di
fatica
e
incompresa
.
Incompresa
,
ma
solo
per
poco
:
perché
in
quel
mondo
così
nobile
e
degno
le
sofferenze
,
gli
eroismi
e
la
morte
venivano
a
un
certo
punto
sempre
salutati
e
celebrati
,
trovavano
posto
in
un
cielo
di
gloria
,
li
accompagnavano
funerali
e
bandiere
.
A
volte
,
agli
austriaci
e
ai
ladri
sostituivo
i
fascisti
,
sembrandomi
i
soli
veri
nemici
di
cui
potevo
disporre
.
Ma
era
questo
l
'
unico
mutamento
che
portavo
su
un
quadro
dai
colori
indelebili
e
ben
definiti
.
Oggi
,
un
libro
come
Cuore
io
credo
che
non
lo
possiamo
più
leggere
;
e
certo
non
lo
potremmo
pi
su
scrivere
.
Esso
appartiene
a
un
tempo
in
cui
sull
'
onestà
,
sul
sacrificio
,
sull
'
onore
,
sul
coraggio
,
si
scrivevano
cose
false
.
Questo
voleva
dire
che
c
'
erano
stati
o
c
'
erano
,
a
un
passo
di
distanza
,
quegli
stessi
sentimenti
,
ma
veri
.
Voleva
dire
che
le
parole
per
esprimerli
,
vere
e
false
,
esistevano
.
Il
falso
non
è
che
un
'
imitazione
,
falsa
e
morta
,
del
vivo
e
del
vero
.
Oggi
l
'
onestà
,
l
'
onore
,
il
sacrificio
,
ci
sembrano
così
lontani
da
noi
,
così
estranei
al
nostro
mondo
che
non
riusciamo
a
farne
parola
;
e
siamo
completamente
ammutoliti
,
avendo
,
in
questo
nostro
tempo
,
orrore
della
menzogna
.
Così
aspettiamo
,
in
assoluto
silenzio
,
di
trovare
per
le
cose
che
amiamo
parole
nuove
e
vere
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
è
stato
annunciato
,
con
tono
ironico
,
che
il
giornale
dello
pseudo
-
costituzionalismo
sovversivo
,
la
Stampa
del
senatore
Frassati
,
divenuta
ormai
modello
politico
per
il
Corriere
della
Sera
del
senatore
Albertini
,
dopo
il
sequestro
abbia
provveduto
ad
un
'
altra
edizione
sostituendo
al
solito
fondo
fazioso
,
particolare
fatica
del
professor
Salvatorelli
,
un
articolo
sulla
Cina
.
Ebbene
questa
ironia
è
una
confessione
di
insensibilità
.
Poiché
se
l
'
Italia
avesse
davvero
una
classe
dirigente
politica
,
che
non
fosse
oggi
quella
rappresentata
dagli
organi
della
servitù
al
socialismo
(
Stampa
,
Corriere
della
Sera
e
Mondo
)
,
dopo
la
guerra
,
questa
classe
dirigente
si
sarebbe
dovuta
addestrare
a
guardare
fuori
dei
confini
.
E
non
attraverso
i
soliti
schemi
socialdemocratici
della
ridicola
politica
assunta
dagli
Sforza
e
dagli
Schanzer
,
ma
attraverso
una
interpretazione
salda
degli
avvenimenti
mondiali
,
e
una
coscienza
non
meno
salda
della
dura
lotta
che
spetta
all
'
Italia
per
costruirsi
il
suo
avvenire
.
E
non
con
limitazioni
anguste
,
ma
arrivando
fino
alla
Cina
,
o
miserabili
trafficanti
del
giornalismo
e
parlamentarismo
di
corridoio
,
se
dalla
Cina
si
può
intendere
come
,
dopo
il
terribile
conflitto
mondiale
,
siano
impegnati
in
formidabili
sommovimenti
tutti
i
continenti
e
l
'
Europa
non
possa
più
sottrarsi
a
conseguenze
di
vicende
che
sembrano
e
non
sono
lontane
.
Guardiamo
fuori
dei
confini
,
in
questo
principio
d
'
anno
,
e
vediamo
quali
compiti
aspri
,
quali
difese
dure
spettino
all
'
Italia
,
e
per
cui
occorre
una
volontà
decisa
,
che
soltanto
il
Fascismo
può
esprimere
e
sorreggere
,
e
che
comunque
sarebbe
impedita
,
se
si
volesse
impegnare
follemente
il
paese
,
come
vuole
l
'
Aventino
,
a
distruggere
o
esiliare
il
Fascismo
.
Dobbiamo
fronteggiare
una
vera
e
propria
offensiva
finanziaria
anglosassone
.
Mentre
si
prepara
la
riunione
di
Parigi
per
la
ripartizione
delle
quote
di
riparazioni
,
gli
Stati
Uniti
,
superate
le
incertezze
elettorali
con
la
vittoria
di
Coolidge
,
domandano
nettamente
,
pur
essendosi
disimpegnati
dal
Trattato
di
Versailles
,
la
loro
quota
,
senza
preoccuparsi
se
la
Germania
,
dopo
i
primi
pagamenti
pagherà
anche
in
avvenire
.
Domandano
contemporaneamente
impegni
di
pagamento
per
i
debiti
di
guerra
.
Accanto
ad
essi
l
'
Inghilterra
forte
della
vittoria
conservatrice
,
resiste
in
difesa
delle
sue
quote
assegnate
a
Spa
,
mantiene
fermo
il
proposito
di
esigere
i
debiti
di
guerra
,
porta
la
sterlina
alla
pari
del
dollaro
per
raggiungere
la
stabilizzazione
monetaria
,
e
invia
due
grandi
capi
di
stato
maggiore
bancari
a
New
York
per
accordarsi
con
lo
stato
maggiore
bancario
americano
e
manovrare
con
durezza
verso
questa
Europa
continentale
in
travaglio
.
È
ammissibile
che
l
'
Italia
,
salvata
dal
Fascismo
,
consenta
di
far
prevalere
una
coalizione
stampaiola
e
quattro
congiurati
di
corridoio
,
dietro
cui
è
il
sovversivismo
armato
,
per
giocare
al
ribasso
e
contribuire
,
come
ha
riconosciuto
il
Consiglio
dei
Ministri
,
a
sconvolgere
l
'
Italia
,
e
metterla
in
dissoluzione
,
quando
occorre
la
massima
decisione
interna
per
la
difesa
difficilissima
della
nostra
posizione
?
No
.
De
Stefani
deve
partire
per
Parigi
con
la
sicurezza
che
l
'
Italia
non
offre
allo
straniero
la
complicità
dell
'
Aventino
dissolvitore
e
la
miseria
dei
complottatori
di
Francia
e
di
Svizzera
e
la
speculazione
dei
giocatori
al
ribasso
.
Dobbiamo
fronteggiare
una
nuova
difficile
fase
di
politica
continentale
,
che
ha
per
indice
oggi
la
disputa
sullo
sgombero
di
Colonia
.
La
Francia
soffre
di
travagli
interni
,
che
acuiscono
non
eliminano
,
come
la
socialdemocrazia
s
'
illude
,
le
difficoltà
del
conflitto
renano
.
La
Germania
,
presa
nelle
strette
del
regime
parlamentare
regalatogli
dalla
Repubblica
,
ripete
le
elezioni
a
breve
distanza
,
ma
non
riesce
ad
avere
un
governo
,
la
cui
formazione
è
stata
rinviata
,
dopo
settimane
di
vane
consultazioni
.
Tuttavia
la
Germania
ha
annullato
il
suo
debito
di
guerra
,
ha
sottratto
otto
miliardi
di
marchi
oro
all
'
estero
,
si
è
imposta
una
valuta
aurea
,
finge
di
accettare
il
piano
Dawes
,
ma
raccoglie
tutte
le
sue
forze
per
liberarsi
un
giorno
dalle
riparazioni
.
Il
ministro
Stresemann
ha
parlato
un
linguaggio
deciso
contro
il
negato
sgombero
di
Colonia
.
L
'
Italia
,
terza
grande
potenza
continentale
,
che
dal
Fascismo
è
stata
restituita
alle
possibilità
di
una
politica
di
autonomia
,
capace
di
esercitare
una
influenza
meditata
e
decisiva
,
può
essere
diminuita
solo
perché
la
coalizione
dei
responsabili
del
disfattismo
e
della
rinuncia
col
sovversivismo
repubblicano
e
socialista
,
pretende
di
annientare
la
passione
fascista
in
figura
di
reato
,
e
si
è
abbandonata
alla
più
torbida
speculazione
di
delazioni
?
No
.
Il
Fascismo
che
difende
lo
spirito
della
vittoria
non
può
consentire
che
,
ignari
di
questa
necessità
,
lavorino
nei
corridoi
i
Pasqualino
Vassallo
e
i
Beneduce
.
Questa
è
farsa
.
Noi
dobbiamo
fronteggiare
una
ripresa
in
pieno
dell
'
internazionale
bolscevica
che
ora
punta
in
Francia
,
come
già
puntò
in
Italia
,
ma
che
comunque
ha
vastissime
diramazioni
dappertutto
e
agisce
in
Inghilterra
,
in
Francia
,
in
Italia
,
in
Svizzera
,
negli
Stati
del
Centroeuropa
e
,
attraverso
una
solidarietà
islamica
,
appare
decisamente
su
tutte
le
rive
del
Mediterraneo
asiatiche
e
africane
.
Questa
offensiva
è
stata
nettamente
dominata
dal
Fascismo
,
che
solo
ha
potuto
ristabilire
i
rapporti
col
governo
di
Mosca
,
senza
che
questo
fosse
una
sottomissione
interna
.
Può
l
'
Italia
rinunziare
alla
difesa
fascista
,
e
abbandonarsi
ai
responsabili
del
'19-'22
che
sarebbero
di
nuovo
i
complici
,
nolenti
e
reluttanti
poco
importa
,
di
una
ripresa
bolscevica
,
che
si
organizza
palesemente
fuori
dei
confini
,
e
che
minaccerebbe
le
istituzioni
fondamentali
della
Nazione
e
dello
Stato
?
No
.
L
'
Italia
deve
rifiutare
i
falsi
teoremi
di
libertà
e
obbedire
ad
una
volontà
che
sia
espressione
di
forza
:
la
volontà
dello
Stato
nazionale
.
La
vasta
crisi
che
è
stata
aperta
dal
conflitto
mondiale
,
crisi
di
frontiere
,
di
popolazioni
,
di
mercati
,
di
produzione
,
di
continenti
,
di
razze
,
e
che
l
'
Italia
ha
saputo
cominciare
ad
intendere
e
fronteggiare
solo
per
virtù
del
movimento
fascista
,
che
è
stato
a
sua
volta
il
solo
movimento
di
interesse
mondiale
contrapposto
al
bolscevismo
;
questa
vasta
crisi
che
durerà
ancora
decenni
,
ha
già
segni
particolari
,
tra
i
quali
quelli
sommariamente
indicati
,
per
questo
1925
che
oggi
comincia
.
Ebbene
,
l
'
Italia
deve
guardare
ad
essa
.
Non
è
lecita
la
contesa
interna
;
non
è
lecito
,
dopo
la
nostra
crisi
di
resurrezione
,
porsi
in
ginocchio
,
impotenti
,
innanzi
ai
diritti
del
regime
parlamentare
,
che
sono
in
pratica
,
i
cosiddetti
diritti
dei
gruppi
,
dei
gruppetti
,
delle
clientele
di
Giolitti
o
di
Orlando
o
di
chicchessia
;
o
i
diritti
dei
quattro
servitori
del
sovversivismo
aventiniano
.
Non
è
lecito
annullare
la
vita
della
Nazione
,
perché
in
un
dato
momento
,
la
crisi
del
Fascismo
sia
considerata
reato
nella
ritornata
impunità
di
tutti
i
grandi
rei
contro
la
Nazione
,
contro
lo
Stato
e
contro
le
persone
,
che
l
'
opposizione
antifascista
raccoglie
.
Non
è
lecito
,
per
questo
formalismo
,
autocondannarsi
all
'
impotenza
rissosa
o
alla
sciagura
dissolutrice
.
Bisogna
intendere
quello
che
è
avvenuto
in
Italia
,
e
quello
che
avviene
nel
mondo
,
ciascuno
guardando
o
a
quello
che
ha
prodotto
di
male
e
a
quello
che
ha
dovuto
sopportare
di
male
,
dal
'15
al
'21;
sia
l
'
on
.
Giolitti
,
sia
l
'
on
.
Orlando
,
sia
l
'
on
.
Salandra
.
Questo
è
l
'
esame
da
fare
.
Alto
,
solenne
.
E
non
può
ridursi
alle
manovre
di
corridoio
e
alle
ambiguità
di
piccoli
pretesti
differenziatori
,
affidati
all
'
on
.
Beneduce
,
all
'
on
.
Pasqualino
Vassallo
,
o
anche
alle
esibite
perplessità
dell
'
on
.
Riccio
.
L
'
Italia
deve
stare
in
piedi
,
perché
possa
guardare
oltre
le
sue
frontiere
e
non
lasciarsi
accoppare
.
E
per
stare
in
piedi
oggi
è
necessario
che
l
'
Italia
stia
col
Fascismo
e
il
Fascismo
con
Mussolini
.
Con
questa
premessa
si
normalizza
.
I
trentanove
milioni
di
italiani
non
sono
,
non
debbono
essere
spettatori
che
guardano
ad
un
duello
;
ma
debbono
essere
consapevoli
della
posta
che
si
gioca
,
e
che
comprende
anche
essi
.
E
se
la
coscienza
politica
italiana
è
ancora
in
formazione
,
se
una
classe
dirigente
italiana
è
ancora
da
costituirsi
;
se
ancora
non
c
'
è
il
modo
di
pensare
l
'
Italia
come
elemento
della
vita
mondiale
,
ebbene
bisogna
essere
una
volontà
decisa
e
salutare
per
tutti
.
Questo
noi
domandiamo
a
Mussolini
e
al
suo
governo
.
StampaQuotidiana ,
Forse
non
riuscirò
a
parlare
di
Leo
Longanesi
come
le
circostanze
vorrebbero
,
con
rispettoso
distacco
.
E
non
sarebbe
neanche
giusto
chiedermelo
.
La
mia
vita
è
stata
così
ultimamente
mescolata
alla
sua
,
o
per
meglio
dire
invasa
la
lui
,
che
ci
vorrà
del
tempo
prima
che
possa
raggiungere
nei
suoi
riguardi
una
certa
imparzialità
.
Lasciatemi
dunque
dire
,
alla
rinfusa
,
le
poche
cose
che
;
ella
rinfusa
mi
tornano
in
mente
.
Avevo
vent
'
anni
quando
gli
andai
incontro
,
attratto
da
ciò
che
in
lui
più
brillava
:
la
genialità
,
l
'
inventiva
,
l
'
originalità
.
E
ora
,
a
cose
fatte
,
mi
accorgo
di
essergli
rimasto
accanto
,
finché
ho
potuto
,
per
la
tristezza
,
la
malinconia
,
e
a
volte
la
disperazione
,
che
dietro
tutto
questo
si
nascondeva
.
Era
di
poco
maggiore
di
me
.
Ma
Longanesi
è
uno
dei
pochissimi
uomini
al
mondo
che
non
abbia
dovuto
aspettare
i
figli
dei
suoi
coetanei
per
farsene
dei
discepoli
e
che
abbia
saputo
diventare
il
maestro
della
sua
generazione
.
A
diciott
'
anni
,
senza
corredo
di
studi
e
senza
aver
mai
messo
il
naso
fuori
della
sua
Romagna
,
era
già
sul
podio
a
dirigere
l
'
orchestra
.
Non
aveva
avuto
esitazioni
nell
'
imboccare
la
strada
.
E
naturalmente
aveva
scelto
quella
che
,
dal
punto
di
vista
personale
,
non
menava
a
nulla
.
Quest
'
uomo
che
passava
per
avaro
,
e
che
sul
conto
dell
'
albergo
e
del
ristorante
lo
era
,
ha
trascorso
la
vita
a
scialacquare
tutto
il
suo
patrimonio
d
'
ingegno
e
ad
arricchirne
gli
altri
,
gratis
.
Io
stesso
,
di
quel
poco
che
ho
fatto
,
non
riesco
più
a
distinguere
ciò
che
è
mio
da
ciò
che
è
suo
.
Ora
mi
domando
se
aveva
accantonato
qualcosa
dentro
i
suoi
tiretti
:
se
,
oltre
tutto
quel
che
dava
d
'
idee
,
di
spunti
,
di
trovate
,
di
pretesti
,
aveva
serbato
qualcosa
per
sé
.
Temo
di
no
.
Questo
lavoratore
infaticabile
ha
lavorato
soltanto
a
disperdersi
,
e
oltre
agl
'
inediti
del
suo
Diario
non
si
troverà
nulla
.
Lo
ritroveremo
solo
noi
,
nelle
lettere
che
ci
scrisse
nelle
giornate
di
accoramento
e
di
solitudine
,
ch
'
erano
regolarmente
sette
nella
settimana
,
e
toccavano
la
punta
più
patetica
la
domenica
,
quando
la
festa
gl
'
imponeva
l
'
ozio
,
il
suo
peggiore
e
più
sottile
nemico
.
Allora
erano
lunghe
pagine
descrittive
di
ciò
che
vedeva
dalla
sua
finestra
.
Quante
cose
vedeva
,
Leo
,
da
quel
modesto
osservatorio
dal
quale
,
a
noi
,
non
era
mai
riuscito
contare
che
qualche
tegola
,
qualche
albero
,
qualche
cencio
teso
sul
filo
ad
asciugare
!
Il
canto
di
una
ragazza
sul
balcone
bastava
a
rimescolargli
dentro
tutto
un
mondo
.
E
ne
venivano
fuori
stupende
pagine
di
lirismo
:
i
suoi
regali
,
dei
quali
egli
stesso
l
'
indomani
si
era
già
dimenticato
.
A
questo
Leo
segreto
e
inedito
,
una
intera
leva
di
giornalisti
e
di
scrittori
ha
succhiato
il
proprio
latte
.
Non
tutti
lo
sanno
.
Non
tutti
se
lo
ricordano
.
Ma
l
'
influenza
di
Longanesi
è
stata
decisiva
,
nel
gusto
e
nel
costume
letterario
di
questo
Paese
,
più
di
quanto
non
lo
sia
stata
quella
di
qualsiasi
altro
uomo
.
Ed
è
morto
povero
e
quasi
solo
.
Non
bisogna
darne
la
colpa
a
nessuno
,
perché
questo
era
il
suo
destino
,
ed
egli
lo
subiva
senza
ribellarvisi
.
«
È
vero
»
mi
disse
un
giorno
che
avevamo
litigato
,
voglio
dire
che
avevamo
litigato
più
violentemente
del
solito
,
perché
non
si
faceva
altro
dalla
mattina
alla
sera
,
«
io
sono
come
Saturno
:
mi
mangio
i
figli
,
e
un
giorno
mi
mangerò
anche
te
.
Anzi
,
a
dirti
la
verità
,
ti
ho
già
mangiato
.
»
Poi
aggiunse
,
con
una
smorfia
di
disgusto
:
«
E
non
hai
neanche
un
buon
sapore
»
.
Leo
non
mi
aveva
affatto
mangiato
,
perché
era
un
cannibale
vegetariano
.
E
con
tutta
la
«
cattiveria
»
di
cui
faceva
sfoggio
,
a
parole
,
guadagnandosi
una
fama
di
malvagio
di
cui
era
fierissimo
,
non
ha
mai
torto
un
capello
a
nessuno
.
Ma
bisognava
stare
con
lui
in
posizione
di
difesa
perché
la
sua
amicizia
era
anche
una
spaventosa
tirannia
.
Ira
questo
che
gli
rimproveravo
,
quando
si
lamentava
di
essere
solo
.
Egli
aveva
allevato
un
po
'
tutti
,
ma
avrebbe
preteso
che
fossero
rimasti
all
'
infinito
a
poppare
alla
sua
mammella
generosa
.
Invece
avevano
messo
i
denti
e
si
erano
allontanati
per
la
loro
strada
:
Pannunzio
dirige
«
Il
Mondo
»
,
Arrigo
Benedetti
«
L
'
Espresso
»
,
Soldati
e
Flaiano
fanno
il
cinema
.
Era
fatale
che
avvenisse
,
e
mentalmente
anche
lui
lo
accettava
.
Ma
la
mente
di
Leo
andava
in
un
verso
,
e
Longanesi
in
un
altro
.
Non
ricordava
,
non
voleva
ricordare
che
questi
uomini
avevano
fatto
strada
-
e
una
bella
strada
-
con
le
gambe
che
lui
gli
aveva
dato
.
Avrebbe
potuto
trarne
una
pigmalionica
fierezza
.
Invece
,
nulla
.
Per
lui
era
tutto
e
soltanto
«
tradimento
»
.
Era
successo
anche
col
povero
Brancati
,
che
un
tempo
era
stato
il
preferito
dei
suoi
figli
.
Era
un
piccolo
retore
di
provincia
,
quando
si
accostò
a
Longanesi
,
e
si
credeva
nato
per
scrivere
dei
brutti
poemi
epici
,
edificanti
e
celebrativi
.
Ero
presente
il
giorno
in
cui
,
con
la
buona
grazia
che
lo
distingueva
,
Leo
gli
randellò
un
libro
in
testa
urlandogli
:
«
Legga
questo
,
somaro
!
È
Gogol
,
il
suo
fratello
maggiore
.
Anche
lei
è
un
Gogol
.
Di
Catania
»
.
Aveva
già
annusato
i
libri
che
Vitaliano
si
portava
in
corpo
e
che
sotto
lo
stimolo
di
Leo
avrebbe
scritto
.
E
già
ne
aveva
anticipato
la
più
esatta
misura
critica
.
Era
successo
con
Buzzati
,
su
cui
nessuno
avrebbe
puntato
un
soldo
e
di
cui
fu
il
primo
editore
.
Intelligenza
?
No
.
È
la
qualità
di
cui
più
si
è
parlato
a
proposito
di
Longanesi
,
ed
è
la
più
grossa
stupidaggine
che
si
sia
detta
di
lui
.
Longanesi
non
era
un
uomo
intelligente
,
non
era
nemmeno
un
intellettuale
.
La
logica
non
ha
guidato
nessuno
dei
suoi
gesti
,
forse
egli
non
sapeva
nemmeno
dove
stesse
di
casa
.
Condurre
con
lui
in
porto
un
ragionamento
era
un
'
impresa
disperata
.
Di
fronte
al
più
banale
sillogismo
,
inciampava
.
Longanesi
era
un
artista
geniale
,
il
solo
che
abbia
incontrato
nella
mia
vita
.
E
come
tutti
gli
artisti
andava
a
naso
,
a
intuito
,
con
un
invisibile
radar
al
posto
del
cervello
.
Procedeva
a
furia
d
'
intuizioni
che
avevano
del
miracoloso
e
che
facevano
perfino
pensare
a
qualcosa
di
diabolico
.
Non
sapeva
cosa
volesse
dire
deduzione
.
Il
suo
processo
era
tutto
induttivo
,
dal
piccolo
particolare
al
generale
.
Uno
sguardo
,
la
piega
di
una
bocca
,
un
gesto
,
gli
bastavano
a
ricostruire
una
persona
e
a
pronunziare
su
di
essa
giudizi
spietati
e
irrevocabili
.
Un
giorno
mi
raccontò
di
essere
diventato
antifascista
,
in
tram
,
guardando
il
didietro
di
un
console
della
milizia
in
piedi
di
fronte
a
lui
.
Quando
scoppiò
la
guerra
,
mi
disse
:
«
Che
catastrofe
!
Pensa
a
quanti
reduci
avremo
,
quando
sarà
finita
!
»
.
Questi
famosi
motti
di
Longanesi
(
ci
sarebbe
da
compilarne
volumi
)
facevano
immediatamente
il
giro
della
città
,
creandogli
intorno
un
'
aureola
ingannatrice
di
uomo
sarcastico
e
paradossale
,
imprevedibile
e
«
brillante
»
.
Ma
si
trattava
di
ben
altro
:
imbrogliando
tutti
,
o
quasi
tutti
,
con
lo
specchietto
di
queste
sue
apparenti
assurdità
,
Longanesi
ha
condotto
,
dal
primo
all
'
ultimo
giorno
,
e
con
un
impegno
di
crociato
,
la
più
seria
e
disperata
battaglia
che
mai
sia
stata
ingaggiata
da
uno
scrittore
.
Vogliamo
dire
,
per
semplificare
,
ch
'
è
stato
l
'
ultimo
vero
grande
difensore
della
«
destra
»
?
Diciamolo
pure
,
forse
anche
perché
egli
stesso
desidera
che
questo
sia
detto
.
Ma
la
verità
è
-
e
un
giorno
su
questo
punto
ci
ripromettiamo
di
fare
il
chiaro
-
che
Longanesi
non
si
è
mai
sognato
di
difendere
una
classe
cui
non
apparteneva
e
in
cui
non
credeva
,
né
un
'
ideologia
politica
.
Ogni
tentativo
di
giudicarlo
su
questo
piano
è
semplicemente
ridicolo
e
meschino
.
Fosse
nato
in
Francia
,
Longanesi
avrebbe
trovato
probabilmente
interessi
reali
a
cui
partecipare
,
e
perfino
un
partito
in
cui
inserirsi
.
In
Italia
egli
è
stato
costretto
a
inventare
letteralmente
il
mondo
,
di
cui
poi
si
è
Fatto
il
paladino
.
In
questo
miscuglio
di
Renard
e
di
Toulouse
-
Lautrec
,
c
'
è
anche
un
pizzico
di
Don
Chisciotte
truccato
da
Sancio
Pancia
.
L
'
Italia
ch
'
egli
ha
difeso
era
una
pura
e
semplice
creazione
della
sua
fantasia
,
del
suo
gusto
e
di
una
cultura
costruita
a
furia
,
più
che
di
letture
e
di
studio
,
di
balenanti
intuizioni
.
Quest
'
uomo
piccolissimo
,
che
soffriva
atrocemente
della
propria
statura
,
era
molto
più
grande
del
mondo
in
cui
viveva
e
ne
traboccava
continuamente
di
fuori
.
Per
questo
era
difficile
stargli
accanto
.
E
per
questo
era
impossibile
abbandonarlo
senza
sentirsi
«
traditore
»
,
come
lui
diceva
,
anzi
addirittura
parricida
.
Quel
suo
eterno
scegliere
la
posizione
più
scomoda
,
la
trincea
più
battuta
,
l
'
esercito
più
sconfitto
,
ci
poneva
continuamente
di
fronte
a
un
insormontabile
caso
di
coscienza
.
Dichiaro
senza
rossore
che
ho
rinnegato
molte
mie
convinzioni
per
restare
fedele
a
Longanesi
,
e
non
me
ne
pento
.
Oggi
l
'
unico
rimorso
che
ho
è
quello
di
non
essere
rimasto
sempre
fedele
a
lui
,
l
'
uomo
più
importante
della
mia
vita
,
quello
che
ho
più
amato
e
odiato
,
il
solo
maestro
che
mi
riconosca
anche
nelle
giravolte
più
rischiose
e
nei
più
azzardati
zig
zag
.
E
non
sono
il
solo
a
trovarmi
in
queste
condizioni
.
Proprio
mentre
scrivo
questo
arruffato
articolo
,
mi
hanno
telefonato
Arrigo
Benedetti
e
Mario
Soldati
,
che
pure
sembrano
camminare
così
sicuri
su
una
strada
diversa
da
quella
su
cui
Longanesi
ci
aveva
tutti
avviati
.
«
E
ora
?
»
mi
hanno
chiesto
con
voce
di
pianto
.
«
Come
faremo
a
scrivere
senza
più
la
paura
e
la
speranza
di
ciò
che
avrebbe
detto
Longanesi
leggendoci
?
»
Si
sentivano
orfani
anche
loro
,
come
me
.
Nessuno
degl
'
italiani
contemporanei
ha
lasciato
,
o
lascerà
,
morendo
,
il
vuoto
che
lascia
Longanesi
.
In
nessuna
generazione
un
italiano
ha
scavato
così
a
fondo
e
durevolmente
come
ha
fatto
Longanesi
in
quella
nostra
.
Forse
qualcuno
la
troverà
un
'
esagerazione
,
suggeritami
dall
'
emozione
della
sua
morte
.
E
invece
è
una
vecchia
certezza
,
di
cui
m
'
impegno
a
riconoscere
la
validità
anche
nel
più
lontano
futuro
.
È
difficile
dimostrarlo
,
perché
di
suo
rimane
ben
poco
,
un
milionesimo
di
quello
che
avrebbe
potuto
darci
,
e
impossibile
da
raccogliere
in
un
'
opera
organica
,
sbriciolato
com
'
è
in
frammenti
di
diario
,
in
abbozzi
di
disegni
,
appunti
e
schemi
.
L
'
avaro
Longanesi
era
troppo
occupato
ad
arricchire
noi
per
accumulare
di
suo
.
Per
me
,
non
oso
fare
il
conto
di
quello
che
mi
rimarrebbe
,
se
dovessi
restituirgli
tutto
ciò
che
mi
ha
dato
.
Non
ho
avuto
il
tempo
di
dirglielo
,
ora
è
troppo
tardi
,
uno
stupido
pudore
mi
ha
sempre
trattenuto
.
Ma
anche
il
pudore
me
lo
aveva
insegnato
lui
.
StampaQuotidiana ,
Se
devo
dire
la
verità
,
il
mio
tempo
non
mi
ispira
che
odio
e
noia
.
Se
è
perché
sono
diventata
vecchia
e
retrograda
,
annoiata
e
ipocondriaca
,
o
se
invece
quello
che
provo
è
un
giusto
odio
,
non
lo
so
.
Penso
che
molti
della
mia
generazione
si
pongano
questa
mia
stessa
domanda
.
Ho
l
'
impressione
che
l
'
odio
e
la
noia
siano
cominciati
in
me
in
un
momento
determinato
.
Non
so
precisare
un
simile
momento
nel
tempo
:
so
però
che
tutto
è
successo
di
colpo
,
e
non
a
poco
a
poco
.
E
stato
alcuni
anni
fa
:
forse
cinque
o
sei
anni
fa
.
Prima
,
tutto
quello
che
i
miei
contemporanei
inseguivano
e
amavano
non
mi
era
mai
né
odioso
,
né
estraneo
;
tutto
quello
che
incuriosiva
,
seduceva
e
trascinava
le
persone
intorno
a
me
,
incuriosiva
,
seduceva
e
trascinava
me
pure
.
Invece
a
un
tratto
ho
sentito
che
non
era
più
così
;
che
io
continuavo
a
perseguire
in
me
stessa
cose
di
cui
la
gente
intorno
a
me
s
'
infischiava
:
e
il
contrario
.
E
quello
che
deliziava
i
miei
simili
,
a
me
non
ispirava
che
repulsione
.
Se
dovessi
tradurre
quello
che
mi
è
accaduto
in
un
'
immagine
,
direi
che
ho
la
sensazione
che
il
mondo
a
un
tratto
si
sia
coperto
di
funghi
e
a
me
non
interessano
questi
funghi
.
Vorrei
capire
però
se
è
un
fatto
che
devo
spiegare
con
la
mia
vecchiaia
,
personale
e
privata
,
o
se
invece
di
colpo
abbia
preso
coscienza
in
me
un
giusto
odio
.
Un
simile
atteggiamento
di
indifferenza
o
di
repulsione
per
le
curiosità
,
le
inclinazioni
e
i
costumi
che
ruotano
intorno
a
noi
nel
presente
,
mi
sembra
in
se
stesso
quanto
mai
melenso
e
riprovevole
.
Il
rifiutarsi
al
presente
,
l
'
isolarsi
nel
rimpianto
d
'
un
passato
defunto
,
vuol
dire
rifiutarsi
di
pensare
.
Mi
sembra
però
ancora
più
melenso
,
e
ancora
più
colpevole
,
l
'
atteggiamento
inverso
:
cioè
il
costringere
noi
stessi
ad
amare
e
inseguire
tutto
quanto
di
nuovo
compare
intorno
a
noi
.
Questa
è
ancor
più
un
'
offesa
contro
il
vero
.
Vuoi
dire
aver
paura
di
mostrarci
come
siamo
,
cioè
stanchi
,
amari
,
ormai
immobili
e
vecchi
.
Vuoi
dire
aver
terrore
d
'
essere
lasciati
in
disparte
;
aver
terrore
di
trovarci
respinti
,
con
i
nostri
inutili
rimpianti
,
nei
nostri
regni
in
rovina
.
Che
i
nostri
rimpianti
per
un
mondo
defunto
siano
inutili
,
è
indubitato
.
Difatti
quel
mondo
,
così
com
'
era
,
non
potrà
risorgere
mai
.
è
inoltre
assai
dubbio
se
fosse
davvero
da
rimpiangere
.
Nel
fatto
che
noi
siamo
portati
a
rimpiangerlo
,
essendo
stato
il
mondo
che
ospitava
la
nostra
giovinezza
,
non
va
osservata
che
un
'
inclinazione
sentimentale
,
una
debolezza
del
nostro
spirito
.
Detto
questo
però
va
anche
detto
che
è
totalmente
impossibile
all
'
uomo
stabilire
cosa
gli
sia
utile
e
cosa
gli
sia
inutile
.
L
'
uomo
non
lo
sa
.
Penso
che
essenzialmente
quello
che
detesto
nel
mio
tempo
,
è
proprio
una
falsa
concezione
dell
'
utile
e
dell
'
inutile
.
Utile
viene
oggi
decretata
la
scienza
,
la
tecnica
,
la
sociologia
,
la
psicanalisi
,
la
liberazione
dai
tabù
del
sesso
.
Tutto
questo
è
reputato
utile
,
e
circondato
di
venerazione
.
Il
resto
è
disprezzato
come
inutile
.
Nel
resto
però
c
'
è
un
mondo
di
cose
.
Esse
vanno
evidentemente
chiamate
inutili
,
non
portando
con
sé
per
i
destini
dell
'
umanità
nessun
vantaggio
sensibile
.
Enumerarle
sarebbe
difficile
,
essendo
esse
infinite
.
Fra
esse
c
'
è
il
giudizio
morale
individuale
,
la
responsabilità
individuale
,
il
comportamento
morale
individuale
.
Fra
esse
c
'
è
l
'
attesa
della
morte
.
Tutto
quello
che
costituisce
la
vita
dell
'
individuo
.
Fra
esse
c
'
è
il
pensiero
solitario
,
la
fantasia
e
la
memoria
,
i
rimpianti
per
le
età
perdute
,
la
malinconia
.
Tutto
quello
che
forma
la
vita
della
poesia
.
Una
simile
parola
,
negletta
,
schernita
e
umiliata
,
appare
oggi
così
antica
e
intrisa
di
vecchie
lagrime
e
polvere
,
quasi
fosse
lo
spettro
stesso
dell
'
inutilità
,
che
uno
si
vergogna
perfino
di
pronunciarla
.
Essendo
dunque
negletto
e
mortificato
tutto
quello
che
forma
la
vita
dell
'
individuo
,
essendo
venerati
e
santificati
gli
dei
dell
'
esistenza
collettiva
,
avviene
che
non
è
più
tenuto
in
nessun
conto
il
solitario
pensiero
.
E
stato
decretato
che
non
serve
a
nulla
,
che
non
ha
potere
alcuno
,
che
non
incide
in
nulla
sulla
vita
dell
'
universo
.
Sembrando
l
'
umanità
ammalata
,
utili
sono
chiamate
soltanto
quelle
che
si
stimano
essere
medicine
per
curarla
.
Il
pensiero
solitario
non
appare
se
non
come
un
malinconico
e
sterile
frutto
di
solitudine
e
di
fatica
;
e
due
cose
sono
oggi
con
prepotenza
odiate
e
ripudiate
,
la
fatica
e
la
solitudine
.
Si
cerca
di
combatterle
e
di
annientarle
ovunque
se
ne
scorga
una
pallida
impronta
.
Ci
si
raduna
in
gruppo
,
per
difendersi
dall
'
oscurità
e
dal
silenzio
,
dalla
presenza
faticosa
e
stremante
del
proprio
essere
singolo
;
ci
si
raduna
in
gruppo
per
viaggiare
,
per
esistere
,
per
suonare
e
cantare
,
per
creare
opere
.
Ci
si
raduna
in
gruppo
anche
per
fare
l
'
amore
:
sembrando
faticoso
e
stremante
,
e
troppo
imparentato
con
la
solitudine
,
il
famoso
antichissimo
rapporto
di
una
sola
donna
con
un
solo
uomo
.
Il
desiderio
di
difendersi
con
ogni
mezzo
dalla
solitudine
e
dalla
fatica
,
appare
chiaro
soprattutto
in
due
espressioni
della
vita
attuale
:
nelle
opere
creative
,
e
nei
rapporti
fra
donne
e
uomini
.
Fra
le
età
dell
'
uomo
,
quella
che
oggi
è
preferita
e
amata
è
l
'
adolescenza
:
essendo
insieme
l
'
età
in
cui
ci
si
sveglia
ai
piaceri
della
vita
adulta
,
e
in
cui
la
fatica
degli
adulti
ci
è
risparmiata
.
Essa
è
anche
l
'
età
in
cui
le
colpe
ci
vengono
perdonate
.
Così
,
il
mondo
di
oggi
appare
come
il
regno
degli
adolescenti
;
donne
e
uomini
si
travestono
da
adolescenti
,
qualunque
sia
l
'
età
che
hanno
toccata
.
In
questo
sogno
d
'
adolescenza
,
uomini
e
donne
si
rassomigliano
e
si
identificano
,
sembrando
voler
apparire
la
medesima
cosa
:
il
medesimo
essere
ambiguo
,
languido
,
randagio
e
soave
,
indifeso
e
tenero
,
con
panni
colorati
e
laceri
e
chiome
fluenti
;
immerso
in
un
eterno
abbandono
,
perduto
in
un
eterno
pellegrinaggio
,
senza
propositi
e
senza
tempo
.
Qualcosa
fra
una
vergine
,
un
profugo
,
un
monaco
,
una
principessa
.
Volendo
apparire
insieme
uomo
e
donna
,
questo
essere
vuole
anche
apparire
insieme
ricchissimo
e
poverissimo
,
e
mescolare
su
di
sé
e
condividere
molteplici
destini
:
né
per
lui
esistono
stagioni
,
mescolandosi
nelle
sue
vesti
l
'
estate
e
l
'
inverno
.
Nell
'
unirsi
in
gruppo
per
far
l
'
amore
,
nel
rifiutare
il
segreto
del
rapporto
a
due
,
c
'
è
ancora
un
sogno
d
'
adolescenza
.
Possiamo
leggervi
il
desiderio
che
il
rapporto
più
drammatico
fra
quelli
esistenti
,
il
rapporto
fra
uomo
e
donna
,
perda
la
sua
drammaticità
e
si
trasformi
in
qualcosa
di
innocente
,
che
assomigli
il
più
possibile
a
un
gioco
di
ragazzi
,
senza
propositi
,
senza
durata
e
senza
fatica
,
leggero
,
transitorio
e
incruento
.
Quanto
alle
opere
creative
,
esse
esprimono
ugualmente
un
desiderio
di
non
-
fatica
,
non
-
travaglio
,
non
-
dolore
,
non
-
spargimento
di
sangue
;
i
romanzi
e
i
versi
aridi
e
confusi
che
oggi
vengono
scritti
,
dicono
chiaro
come
non
sia
stata
spesa
per
scriverli
un
'
ombra
di
fatica
reale
,
e
chi
li
ha
scritti
si
è
limitato
a
specchiarsi
nella
sua
aridità
e
confusione
;
le
opere
d
'
arte
che
si
vedono
nelle
gallerie
e
nei
musei
,
composte
di
veri
manici
di
scopa
e
di
veri
secchi
di
plastica
,
i
quadri
fatti
di
un
semplice
strato
di
colore
,
non
hanno
richiesto
nulla
di
più
d
'
una
veloce
ricerca
in
cucina
o
d
'
una
rapida
pennellata
simile
a
quella
di
chi
vernicia
una
stanza
.
Portando
così
di
peso
nell
'
arte
la
realtà
più
transitoria
e
più
vile
,
l
'
uomo
di
oggi
intende
esprimere
il
vuoto
e
la
sfiducia
che
lo
circonda
,
vuoto
da
cui
non
trae
che
una
scopa
,
una
palla
di
vetro
o
una
macchia
di
vernice
;
ma
esprime
anche
la
sua
volontà
di
risparmiare
a
se
stesso
il
sangue
,
il
travaglio
,
lo
strazio
e
la
solitudine
della
creazione
.
In
verità
,
fatica
e
solitudine
appaiono
come
i
più
temibili
nemici
del
vivere
,
perché
l
'
umanità
intiera
è
oppressa
da
fatica
e
solitudine
.
L
'
uomo
di
ieri
non
lo
sapeva
;
poteva
vivere
ignorando
le
sventure
della
sua
specie
.
L
'
uomo
di
oggi
non
ignora
più
nulla
di
quanto
accade
ai
suoi
simili
sotto
il
sole
;
così
non
può
più
sopportare
la
convivenza
con
se
stesso
,
odia
la
propria
immagine
,
e
sente
sulle
sue
membra
pesare
una
consapevolezza
universale
e
intollerabile
.
La
sua
liberazione
è
sopprimere
dal
suo
spirito
ogni
inclinazione
al
dolore
e
alla
fatica
;
e
con
essi
ogni
senso
di
colpa
,
ogni
solitario
terrore
.
La
sua
liberazione
è
rifugiarsi
in
uno
stato
di
adolescenza
eterna
,
di
estrema
irresponsabilità
e
libertà
;
far
buio
sui
propri
complessi
,
sulle
proprie
inibizioni
,
sulle
proprie
nevrosi
;
avendoli
a
lungo
esplorati
,
sbarazzarsene
,
come
di
ombre
o
di
incubi
;
definirli
inutili
,
e
definire
inutile
con
loro
tutto
il
mondo
dello
spirito
.
L
'
essersi
così
sbarazzato
di
complessi
e
inibizioni
,
non
lo
rende
fiero
né
lo
rallegra
,
perché
l
'
uomo
di
oggi
non
ha
dentro
di
sé
un
luogo
dove
rallegrarsi
o
andar
fiero
.
Inoltre
sa
che
il
mondo
delle
angosce
e
degli
incubi
non
si
è
dissolto
,
ma
è
stato
semplicemente
chiuso
fuori
e
si
affolla
sulla
sua
soglia
.
Gli
strumenti
per
difendersi
da
queste
presenze
nascoste
gli
sono
stati
insegnati
,
ed
egli
li
adopera
.
Essi
sono
la
droga
,
la
collettività
,
il
rumore
,
il
sesso
.
Sono
le
espressioni
molteplici
della
sua
libertà
.
Non
fiera
e
non
allegra
,
e
nemmeno
disperata
perché
non
ha
memoria
d
'
aver
mai
sperato
nulla
,
priva
di
passato
e
di
futuro
perché
non
ha
né
propositi
né
ricordi
,
questa
libertà
dell
'
uomo
di
oggi
cerca
nel
presente
non
una
fragile
felicità
,
che
non
saprebbe
come
usare
non
possedendo
né
fantasia
né
memoria
,
ma
invece
una
fulminea
sensazione
di
sopravvivenza
e
di
scelta
.
Bandito
lo
spirito
,
l
'
uomo
di
oggi
non
ha
a
sua
disposizione
nulla
se
non
questa
scelta
imperiosa
,
occasionale
e
fulminea
.
Quello
che
essa
coglie
nel
presente
è
come
il
manico
di
scopa
o
le
bacinelle
delle
attuali
opere
d
'
arte
:
un
oggetto
,
in
verità
assai
banale
e
volgare
,
ma
comunque
un
oggetto
,
scelto
e
acchiappato
a
volo
nel
vuoto
;
un
segno
che
una
scelta
è
ancora
possibile
,
che
un
oggetto
può
ancora
essere
chiamato
unico
,
essendo
stato
scelto
non
si
sa
perché
fra
i
milioni
di
oggetti
identici
che
ruotano
nei
vortici
dello
spazio
.
StampaQuotidiana ,
I
commenti
demoliberali
e
antifascisti
sulla
elezione
di
Hindenburg
sono
pietosi
.
Basta
constatarli
,
come
ieri
abbiamo
constatato
il
valore
profetico
(
!
)
dell
'
anticipato
commento
del
nobiluomo
Sforza
.
Non
occorre
confutarli
.
Lasciamo
che
si
invochi
l
'
unione
di
tutte
le
democrazie
etcetera
etcetera
.
Intanto
,
a
scanso
di
equivoci
,
per
eliminare
le
solite
balorde
«
filie
»
che
hanno
sempre
ottenebrato
un
chiaro
giudizio
,
necessario
in
politica
estera
,
e
per
fissare
alcune
coincidenze
fondamentali
germaniche
,
anche
nella
lotta
dei
partiti
,
ricordiamo
che
il
cartello
delle
sinistre
,
messo
di
faccia
alla
semplificazione
delle
candidature
alla
Presidenza
,
per
combattere
la
destra
,
si
era
fatto
destro
,
aveva
scelto
un
candidato
di
minoranza
nel
cartello
delle
sinistre
,
e
che
Marx
,
contrapposto
ad
Hindenburg
,
si
è
lasciato
andare
ad
affermazioni
pangermaniste
,
per
confermare
ancora
che
la
Repubblica
può
aver
eliminato
la
dinastia
degli
Hohenzollern
,
può
aver
aperto
la
via
ad
un
esperimento
parlamentaristico
,
ma
che
il
regime
,
il
Reich
,
ha
sempre
uno
spirito
saldamente
nazionale
e
imperiale
.
Se
la
democrazia
nostrana
ha
versato
fiumi
di
elegiaco
inchiostro
sulla
povera
Germania
e
ha
invocato
tutti
i
favori
per
il
nuovo
regime
,
presentato
come
contrito
e
rassegnato
,
noi
non
abbiamo
mai
partecipato
a
questa
esibizione
di
tradizionale
imbecillità
.
La
candidatura
Marx
del
cartello
socialdemocratico
era
già
dunque
una
candidatura
di
destra
socialdemocratica
.
Il
significato
della
vittoria
di
Hindenburg
è
però
accresciuto
da
questa
premessa
.
Ed
ecco
perché
la
sorpresa
,
segnalata
da
Parigi
e
anche
da
Londra
,
è
una
sorpresa
puerile
.
E
più
puerile
ancora
è
il
tentativo
dei
laburisti
e
liberali
inglesi
di
attribuire
la
vittoria
del
Maresciallo
alla
mancata
disoccupazione
di
Colonia
.
Se
mai
,
da
questo
gioco
polemico
dei
sinistri
inglesi
,
poco
soddisfacente
per
i
sinistri
francesi
,
che
sono
oggi
inchiodati
al
governo
,
appare
chiaro
come
la
Germania
possa
riuscire
facilmente
a
guadagnare
per
la
propria
politica
,
giocando
ora
col
berretto
frigio
ora
con
l
'
elmo
a
chiodo
,
perché
trova
sempre
ben
disposta
una
imbecille
democrazia
europea
o
a
darle
ragione
o
a
dar
torto
ad
un
altro
paese
,
accusato
di
irritarla
.
La
verità
è
che
la
vittoria
di
Hindenburg
rappresenta
per
ora
una
tipica
espressione
dello
spirito
germanico
,
dello
spirito
della
guerra
,
e
significa
che
in
nessun
paese
,
anche
in
un
paese
vinto
,
è
lecito
fondare
le
proprie
fortune
politiche
su
una
mostruosa
rinnegazione
del
sacrifizio
in
guerra
e
delle
virtù
militari
di
un
popolo
.
Presto
o
tardi
,
queste
tristi
fortune
politiche
debbono
tramontare
,
e
,
se
non
tramontassero
,
vuoi
dire
che
il
popolo
che
le
sopporta
è
un
popolo
corrotto
e
colpito
a
morte
.
La
vittoria
di
Hindenburg
è
la
liquidazione
automatica
,
ma
oramai
tombale
,
di
tutto
il
ridicolo
armamentario
dell
'
infatuazione
vilsoniana
nelle
democrazie
europee
,
che
voleva
i
processi
a
Guglielmo
e
ai
responsabili
della
guerra
,
tra
i
quali
,
se
mal
non
riteniamo
questi
ricordi
cretinissimi
,
era
lo
stesso
Hindenburg
;
che
voleva
gli
Hohenzollern
in
perpetuo
esilio
;
che
pretendeva
imporre
un
regime
antimonarchico
e
parlamentaristico
;
e
che
credeva
,
con
tutto
ciò
,
di
dare
un
crisma
morale
alla
vittoria
e
di
guarire
in
perpetuo
la
Germania
,
considerata
minorenne
,
dalla
rosolia
dell
'
imperialismo
,
invenzione
letteraria
di
quattro
mentecatti
,
portandola
riconciliata
sotto
la
tutela
delle
grandi
democrazie
dell
'
era
nuova
!
Tutte
queste
pretese
goffe
non
hanno
potuto
avere
,
sebbene
sanzionate
in
articoli
di
Trattato
,
alcuna
realizzazione
.
Sono
crollate
.
Ma
oggi
la
vittoria
di
Hindenburg
significa
che
la
Germania
non
ammette
più
alcuna
subordinazione
del
proprio
regime
allo
straniero
,
e
poiché
,
all
'
infuori
di
chiacchiere
sconclusionate
di
giornali
,
nessuna
azione
diplomatica
seria
potrebbe
esserci
da
parte
dell
'
Intesa
,
può
dirsi
che
questa
affermazione
oramai
c
'
è
,
e
incontrovertibile
.
Si
può
infatti
affermare
che
uno
degli
elementi
più
favorevoli
all
'
elezione
di
Hindenburg
sia
stato
appunto
quella
parte
della
propaganda
avversaria
,
che
metteva
avanti
la
minaccia
di
rappresaglie
straniere
,
offesa
intollerabile
dello
spirito
nazionale
.
Se
la
vittoria
del
Maresciallo
non
diventa
strumento
di
quelle
grossolane
infatuazioni
,
che
sono
tipiche
della
politica
germanica
,
perché
tipiche
dello
spirito
germanico
,
è
probabile
che
,
assicurato
questo
caposaldo
,
non
si
compiranno
atti
i
quali
possano
invalidare
,
per
ora
,
l
'
esecuzione
già
accettata
del
piano
Dawes
:
modificare
la
proposta
del
patto
di
sicurezza
e
la
partecipazione
alla
Lega
delle
Nazioni
.
La
Germania
mira
in
realtà
a
ristabilire
una
situazione
di
parità
europea
,
e
a
lavorare
con
tenacia
in
questa
riconquistata
posizione
.
Ma
quali
possano
essere
le
ripercussioni
diplomatiche
della
elezione
di
Hindenburg
,
noi
sappiamo
che
la
Germania
vuol
riprendere
in
pieno
la
sua
azione
di
potenza
,
di
potenza
che
può
esprimere
audacie
imperiali
,
anche
in
un
periodo
di
costrizioni
militari
,
di
un
imperialismo
economico
e
produttivo
,
che
non
tarderà
a
farsi
sentire
.
Mussolini
non
aveva
atteso
l
'
elezione
di
Hindenburg
per
richiamare
,
mesi
fa
,
nel
discorso
di
Milano
,
l
'
Italia
ad
una
sempre
più
profonda
comprensione
delle
nostre
difficoltà
esterne
,
per
il
ritorno
della
Germania
alla
sua
libertà
commerciale
.
Non
occorreva
infatti
la
morte
di
Ebert
e
questo
primo
saggio
di
elezione
presidenziale
per
sentire
la
presenza
germanica
,
dopo
la
vittoria
interna
sull
'
annullamento
del
marco
,
e
l
'
accettazione
del
piano
Dawes
,
cominciata
con
un
prestito
rinsanguatore
di
ottocento
milioni
di
marchi
oro
.
Soltanto
i
ciechi
e
i
sordi
potevano
ignorare
i
veri
propositi
germanici
,
espressione
dello
spirito
della
razza
.
E
l
'
Italia
ha
avuto
e
ha
modo
di
accorgersi
dei
propositi
germanici
nei
negoziati
durissimi
,
sui
quali
spesso
abbiamo
richiamato
l
'
attenzione
dei
lettori
.
Questa
è
la
Germania
che
guarda
al
Brennero
e
anche
oltre
Brennero
.
L
'
Italia
vittoriosa
non
deve
temerla
,
e
non
deve
osteggiarla
pregiudizialmente
.
Ma
l
'
Italia
fascista
,
che
sa
intendere
lo
spirito
della
vittoria
di
Hindenburg
,
per
questo
appunto
rifiuta
il
metodo
socialdemocratico
,
che
,
innanzi
alla
dura
realtà
,
si
rifugia
ciecamente
nelle
ideologie
internazionalistiche
,
e
ad
ogni
brusco
risveglio
,
impreca
stupidamente
sulla
nequizie
umana
e
contro
la
storia
,
che
si
ostina
a
non
inquadrarsi
negli
schemi
dell
'
idiozia
demoliberale
.
L
'
Italia
fascista
sa
che
per
rispondere
ai
propri
compiti
,
in
questa
crisi
europea
,
secondo
lo
spirito
della
vittoria
,
ci
vuole
una
formidabile
disciplina
interna
,
difesa
con
tutti
i
mezzi
contro
quelli
che
non
ancora
la
vogliono
,
perché
occorre
esser
forti
,
per
non
correr
il
rischio
di
sedurre
le
minaccie
altrui
con
la
propria
debolezza
.
In
Europa
c
'
è
una
Germania
,
che
richiama
lo
spirito
della
razza
.
Ecco
la
verità
,
verità
storica
,
che
le
giraffe
vanitose
e
stupide
della
socialdemocrazia
non
vedevano
e
non
vedono
con
la
testa
fra
le
nuvole
delle
loro
ideologie
.
Per
vivere
amichevolmente
con
questa
Germania
,
bisogna
che
stia
ben
ferma
al
confine
austriaco
.
Ecco
una
prima
cosa
da
dire
,
fascisticamente
,
dopo
la
vittoria
di
Hindenburg
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
6
maggio
.
San
Silvestro
,
poste
centrali
,
ore
11.30
.
Reparto
vaglia
telegrafici
.
Folla
.
Davanti
a
uno
degli
sportelli
dove
s
'
incassa
,
un
grosso
signore
strabuzza
gli
occhi
e
si
asciuga
il
sudore
.
L
'
impiegato
,
sottile
,
occhialuto
,
in
grembiule
nero
,
il
cranio
calvo
velato
da
pochi
capelli
incollati
di
traverso
,
scruta
attentamente
due
vaglia
.
Li
gira
e
rigira
.
Manca
solo
che
li
guardi
di
taglio
.
Poi
scuote
appena
la
testa
e
dice
:
«
Tutto
regolare
.
Se
la
somma
fosse
minore
,
forse
la
carta
di
identità
basterebbe
.
Ma
per
370
mila
lire
,
bisogna
che
qualcuno
da
noi
ben
conosciuto
la
conosca
.
Mi
dispiace
»
.
Il
signore
apre
la
bocca
per
dire
qualcosa
.
La
richiude
e
rotea
gli
occhi
come
un
basilisco
in
amore
.
Inghiotte
.
Ritira
attraverso
lo
sportello
i
suoi
vaglia
,
li
agita
come
per
farsi
fresco
,
li
sbircia
.
Finalmente
,
con
accento
spiccatamente
veneto
,
dice
:
«
Ma
chi
volete
,
anime
del
paradiso
,
che
io
conosca
,
qui
a
Roma
,
e
per
di
più
che
voi
ben
conosciate
?
?
?
Ho
qualche
conoscenza
:
ma
come
faccio
a
sapere
,
santa
pace
,
se
quelli
che
conosco
io
conoscono
anche
voi
,
e
bene
per
di
più
!
E
poi
,
perché
,
pace
del
cuore
benedetto
,
la
carta
d
'
identità
non
basta
?
?
?
Perché
allora
,
vita
cara
,
si
chiama
carta
d
'
identità
,
se
non
serve
a
identificare
quando
bisogna
?
Su
,
da
bravi
:
datemi
questa
moneta
,
che
devo
versarla
per
un
affare
urgente
»
,
«
Dolente
»
,
fa
l
'
impiegato
,
allargando
le
mani
bianche
come
gesso
,
«
ma
proprio
non
si
può
.
Se
fossero
cinquanta
,
anche
centomila
lire
,
si
potrebbe
vedere
.
Ma
qui
,
caro
signore
,
si
tratta
di
quasi
mezzo
milione
!
Mica
si
scherza
.
Chi
se
la
prende
la
responsabilità
!
Il
regolamento
parla
chiaro
.
In
ogni
caso
,
ci
orrebbe
la
tessera
di
riconoscimento
postale
,
o
perlomeno
il
passaporto
debitamente
rinnovato
.
Ne
è
in
possesso
?
»
Il
signore
,
con
voce
fievole
,
confessa
di
non
possedere
né
l
'
una
né
l
'
altro
.
Poi
,
illuminandosi
,
dice
:
«
Ora
che
mi
ricordo
!
Uno
che
mi
conosce
,
qui
alle
poste
,
ce
l
'
avrei
.
Il
ragionier
Bortoli
Enrico
,
mio
compaesano
,
che
dev
'
essere
ai
pacchi
.
Si
potrebbe
chiamare
?
»
L
'
impiegato
si
stringe
nelle
spalle
:
«
Bortoli
?
Quello
friulano
?
È
morto
l
'
anno
scorso
,
poveraccio
.
Un
malaccio
cattivo
...
»
StampaQuotidiana ,
Nei
giorni
intorno
allo
scorso
Natale
mi
telefonò
una
persona
.
Mi
disse
che
aveva
da
propormi
un
lavoro
.
Venne
.
Era
uno
che
non
avevo
mai
visto
prima
;
lo
trovai
molto
simpatico
.
Parlammo
a
lungo
e
di
varie
cose
.
Di
lui
non
so
e
non
potrei
dire
nulla
,
se
non
che
è
molto
simpatico
e
che
lavora
alla
televisione
.
Mi
chiese
se
volevo
fare
,
per
la
televisione
,
un
'
inchiesta
sulla
donna
in
Italia
.
Risposi
che
non
sapevo
fare
le
inchieste
e
che
non
mi
piaceva
per
niente
pensare
«
alla
donna
»
,
cioè
pensare
ai
problemi
delle
donne
isolati
da
quelli
degli
uomini
.
Gli
dissi
inoltre
che
non
mi
piaceva
viaggiare
.
Non
avrei
avuto
nessuna
voglia
di
viaggiare
per
l
'
Italia
con
dei
fotografi
.
Gli
dissi
che
l
'
unica
cosa
che
amavo
al
mondo
era
scrivere
,
sul
divano
di
casa
mia
,
tutto
quello
che
mi
passava
per
la
testa
.
Mi
disse
che
non
avrei
dovuto
viaggiare
perché
altri
avrebbero
viaggiato
per
me
.
Io
potevo
restare
a
casa
mia
.
Mi
disse
che
in
questo
lavoro
non
sarei
stata
sola
,
perché
un
sociologo
avrebbe
lavorato
con
me
.
L
'
idea
di
lavorare
con
un
sociologo
mi
spaventò
moltissimo
e
rifiutai
.
Non
saprei
parlare
con
un
sociologo
;
la
sociologia
è
troppo
lontana
da
me
.
Mi
disse
allora
il
nome
del
sociologo
a
cui
avevano
pensato
e
a
cui
si
proponevano
di
scrivere
per
sapere
se
acconsentiva
.
Era
Ardigò
.
Ardigò
io
lo
conosco
poco
;
lo
conosco
però
da
molti
anni
.
Ne
ho
stima
.
Mi
ispira
simpatia
.
Ho
in
comune
con
lui
la
memoria
d
'
un
amico
.
Questo
amico
è
Felice
Balbo
,
morto
nel
'64
.
Mi
venne
a
un
tratto
il
desiderio
di
vedere
Ardigò
che
non
vedo
mai
.
Felice
Balbo
aveva
molti
amici
,
persone
diverse
fra
loro
e
che
non
avevano
fra
loro
niente
in
comune
,
se
non
l
'
abitudine
di
discutere
con
lui
fino
a
tarda
notte
.
Si
discuteva
con
lui
di
solito
in
piedi
,
perché
lui
usava
stare
in
piedi
,
e
la
discussione
diventava
particolarmente
appassionata
sul
pianerottolo
al
momento
di
salutarsi
.
Pensai
che
Balbo
sarebbe
forse
stato
contento
se
io
e
Ardigò
,
due
suoi
amici
,
avessimo
lavorato
insieme
a
un
'
inchiesta
sulla
donna
in
Italia
.
Quella
persona
simpatica
,
nell
'
andarsene
,
mi
disse
che
m
'
avrebbe
fatto
sapere
se
Ardigò
accettava
.
Quando
se
ne
fu
andato
mi
accorsi
che
non
avevo
mai
saputo
,
fino
a
quel
momento
,
che
Ardigò
era
un
sociologo
.
In
verità
non
mi
ero
mai
chiesta
cosa
fosse
Ardigò
.
Per
me
era
un
amico
di
Balbo
e
basta
.
Non
tutti
i
suoi
amici
mi
piacevano
.
Ardigò
mi
piaceva
.
La
mia
simpatia
per
lui
si
basava
su
impressioni
fuggevoli
,
ma
precise
.
Enumerai
le
cose
che
sapevo
su
Ardigò
.
Era
simpatico
.
Viveva
a
Bologna
.
Aveva
una
sorella
bionda
che
avevo
conosciuto
in
montagna
.
Pensai
che
le
mie
nozioni
sulle
persone
erano
spesso
assai
rozze
,
limitate
e
confuse
.
E
pensai
che
da
questa
mia
limitazione
,
da
questa
mia
miseria
di
nozioni
,
mi
veniva
un
senso
di
malinconia
,
di
miseria
e
di
confusione
.
Mi
veniva
come
una
sensazione
di
muovermi
nel
vuoto
.
Pensai
che
ero
l
'
ultima
persona
al
mondo
che
poteva
fare
un
'
inchiesta
in
compagnia
d
'
un
sociologo
.
Muovendomi
io
così
spesso
nel
vuoto
e
nella
nebbia
,
non
potevo
scambiar
parola
né
con
dei
politici
né
con
dei
sociologi
,
persone
che
certo
avevano
sulla
realtà
uno
sguardo
sempre
lucido
,
esatto
,
completo
e
puntuale
.
Pensai
che
Ardigò
mi
avrebbe
subito
disprezzato
.
Oppure
poteva
succedere
anche
di
peggio
,
che
cioè
lui
cadesse
in
un
equivoco
e
mi
supponesse
dotata
di
qualità
di
cultura
e
di
penetrazione
sociale
che
io
in
verità
non
possiedo
affatto
.
Pensai
che
è
molto
difficile
essere
capiti
.
Essere
capiti
vuol
dire
essere
presi
e
accettati
per
quello
che
siamo
.
Il
pericolo
più
triste
che
noi
corriamo
con
le
persone
,
non
è
tanto
che
non
vedano
o
non
amino
le
nostre
qualità
,
ma
che
invece
suppongano
che
le
nostre
qualità
reali
abbiano
proliferato
in
noi
numerose
altre
qualità
che
sono
in
noi
assolutamente
inesistenti
.
E
pensai
che
la
cosa
più
bella
che
aveva
Felice
Balbo
,
nel
suo
stare
con
le
persone
,
era
non
travisarle
mai
e
non
guarnirle
di
doni
che
esse
non
possedevano
,
ma
cercare
invece
nel
prossimo
che
aveva
davanti
a
sé
il
suo
nucleo
più
vitale
e
profondo
,
scegliere
e
liberare
il
meglio
che
l
'
altro
aveva
dentro
di
sé
e
quello
solo
,
senza
mai
un
'
ombra
di
sorpresa
,
di
disprezzo
o
di
scherno
,
dinanzi
alle
limitazioni
e
alle
povertà
dell
'
altro
.
Egli
infatti
viveva
con
il
suo
prossimo
nell
'
unico
luogo
dove
l
'
intelligenza
del
suo
prossimo
poteva
seguirlo
senza
limitazioni
.
Non
usava
mai
cercare
nel
prossimo
la
propria
immagine
,
essendo
,
quando
stava
con
gli
altri
,
totalmente
immemore
di
sé
.
Era
la
persona
meno
narcisista
che
ho
mai
conosciuto
.
Indifferente
a
se
stesso
,
non
si
sceglieva
mai
degli
amici
perché
gli
rassomigliavano
,
o
perché
erano
il
suo
contrario
,
o
perché
potevano
arricchirlo
di
nozioni
o
penetrazioni
che
lui
non
aveva
.
Semplicemente
stava
con
persone
con
cui
gli
era
possibile
una
qualche
sorta
di
colloquio
.
Quando
stava
con
una
persona
,
non
era
mai
in
posizione
di
superiorità
,
né
in
posizione
di
inferiorità
,
era
con
l
'
altro
sempre
un
eguale
.
Conservai
davanti
a
me
nel
futuro
,
d
'
altronde
assai
vaga
,
la
prospettiva
di
quell
'
inchiesta
,
prospettiva
in
cui
mi
rallegrava
,
e
insieme
mi
preoccupava
,
il
nome
di
Ardigò
,
e
in
cui
mi
rallegrava
il
ricordo
della
persona
molto
simpatica
che
era
venuta
a
casa
mia
quel
giorno
.
Passò
del
tempo
e
non
seppi
più
nulla
di
quel
lavoro
.
Pensai
che
era
sfumato
come
sfumano
tante
proposte
.
Però
l
'
altro
giorno
è
uscita
sull
'
«
Unità
»
una
fotocopia
d
'
un
foglio
dattiloscritto
della
televisione
,
con
una
serie
di
proposte
fra
cui
quella
dell
'
inchiesta
sulla
donna
.
C
'
era
il
mio
nome
e
il
nome
di
Ardigò
.
Accanto
,
era
scritta
a
penna
un
'
osservazione
che
esprimeva
perplessità
.
Era
scritto
a
penna
:
«
Due
comunisti
»
.
La
cosa
mi
precipitò
in
uno
stupore
profondo
.
Ero
anche
molto
contenta
.
Perché
fossi
così
contenta
,
non
lo
so
.
Dal
commento
dell
'
«
Unità
»
appresi
che
Ardigò
è
consigliere
nazionale
della
Dc
.
A
dire
il
vero
non
sapevo
di
lui
neanche
questo
.
Mi
sono
chiesta
allora
cosa
sapevo
con
precisione
su
di
me
.
Per
quanto
riguarda
la
politica
,
devo
dire
che
non
so
su
di
me
niente
di
preciso
.
L
'
unica
cosa
che
so
con
assoluta
certezza
,
è
che
di
politica
io
non
ne
capisco
niente
.
Nella
mia
vita
,
sono
stata
iscritta
a
partiti
per
due
volte
.
Una
volta
era
il
partito
d
'
azione
.
Un
'
altra
volta
era
il
partito
comunista
.
L
'
una
e
l
'
altra
volta
,
era
un
errore
.
Siccome
non
capisco
niente
di
politica
,
era
stupido
che
fingessi
di
capirne
qualcosa
,
che
andassi
alle
riunioni
,
che
avessi
in
mano
la
tessera
d
'
un
partito
.
E
'
bene
che
,
finché
vivo
,
io
non
appartenga
mai
a
nessun
partito
.
Se
mi
chiedessero
come
vorrei
che
fosse
governato
un
paese
,
in
coscienza
non
saprei
rispondere
.
I
miei
pensieri
politici
sono
quanto
mai
rozzi
,
imbrogliati
,
elementari
,
confusi
.
Per
questo
fatto
,
mi
sento
spesso
disprezzata
da
persone
che
amo
.
Esse
pensano
che
la
mia
povertà
di
pensiero
,
nei
confronti
della
politica
,
è
frivolezza
,
mancanza
di
serietà
,
assenteismo
colpevole
.
Lo
pensano
in
silenzio
.
Ma
il
peso
del
loro
disprezzo
è
per
me
oppressivo
.
Se
cercassi
di
giustificarmi
in
presenza
di
quel
severo
silenzio
,
non
troverei
che
parole
di
una
grottesca
goffaggine
e
futilità
.
Eppure
son
sicura
che
ci
deve
essere
un
posto
al
mondo
anche
per
quelli
che
,
come
me
,
non
capiscono
la
politica
,
che
se
parlassero
di
politica
direbbero
solo
banalità
e
imbecillità
,
perciò
la
cosa
migliore
che
possono
fare
è
non
esprimere
quasi
mai
nessuna
opinione
.
Quasi
mai
.
A
volte
,
dire
di
sì
o
di
no
è
indispensabile
.
Vorrei
però
limitarmi
a
dire
o
di
sì
o
di
no
,
E
poiché
ho
parlato
di
Felice
Balbo
,
dirò
che
gli
sono
grata
per
non
avermi
mai
disprezzato
,
per
non
essersi
mai
stupito
né
sdegnato
della
mia
ignoranza
politica
,
gli
sono
immensamente
grata
per
avermi
sempre
accettato
per
quello
che
ero
e
capito
.
Lo
seguii
prima
nel
partito
comunista
,
poi
fuori
,
feci
tutto
quello
che
lui
faceva
pensando
che
lui
capiva
la
politica
e
io
no
.
Pure
non
ebbi
mai
,
con
lui
,
la
sensazione
di
sottostare
a
una
sua
superiorità
,
di
subire
una
personalità
più
forte
.
Fra
noi
era
inteso
che
lui
capiva
e
sapeva
un
gran
numero
di
cose
,
io
no
.
Ma
non
aveva
importanza
,
eravamo
eguali
.
Nei
ricordi
degli
anni
che
ho
passato
nel
partito
comunista
,
nei
ricordi
di
riunioni
e
comizi
,
la
sua
figura
è
sempre
presente
.
Forse
per
questo
,
se
mi
dicono
comunista
,
sono
contenta
.
Perché
mi
ricordo
degli
anni
che
io
e
Balbo
eravamo
là
.
Per
quanto
riguarda
i
due
partiti
a
cui
ho
appartenuto
,
uno
dei
quali
da
tempo
ha
cessato
di
esistere
,
mi
sembra
di
avere
conservato
con
essi
dei
legami
viscerali
,
oscuri
e
sotterranei
,
che
non
saprei
chiarire
con
parole
,
che
non
trovano
alcun
fondamento
nella
ragione
,
che
non
hanno
nessun
rapporto
con
le
scelte
della
ragione
ma
sgorgano
dal
profondo
come
gli
affetti
.
Vorrei
ancora
dire
che
se
un
giorno
ci
fosse
una
rivoluzione
e
io
dovessi
fare
una
scelta
politica
,
preferirei
molto
essere
ammazzata
piuttosto
che
ammazzare
qualcuno
.
E
questo
è
uno
dei
pochissimi
pensieri
politici
che
la
mia
mente
possa
mai
formulare
.
StampaQuotidiana ,
Il
numero
della
Rivista
militare
ungherese
(
Magyar
Katonai
Szemle
)
uscito
nello
scorso
mese
di
ottobre
a
Budapest
pubblica
un
interessantissimo
studio
del
generale
ungherese
Nagy
Wilmos
sul
Comando
Supremo
Serbo
nel
1914
.
Risulta
da
questo
studio
e
in
maniera
irrefutabile
poiché
basato
sulle
testimonianze
stesse
della
Serbia
che
gran
parte
della
apologetica
letteratura
franco
-
serba
deve
essere
portata
al
macero
.
Sta
di
fatto
che
il
Comando
Supremo
Serbo
si
fece
ripetutamente
battere
nell
'
estate
e
nell
'
autunno
del
1914
e
che
la
felice
contro
-
offensiva
del
dicembre
diede
la
vittoria
ai
serbi
,
perché
si
trovarono
di
fronte
truppe
austro
-
ungariche
rarefatte
ed
esauste
.
Nell
'
ottobre
del
1914
le
truppe
serbe
della
III
e
I
Armata
non
resistevano
agli
attacchi
austro
-
ungarici
.
È
quello
il
momento
nel
quale
il
Comando
Supremo
Serbo
descrive
«
la
situazione
come
preoccupante
,
esprime
timori
circa
la
capacità
di
resistenza
delle
truppe
,
chiede
che
siano
ottenuti
con
ogni
urgenza
grandi
quantitativi
di
munizioni
dalla
Francia
,
dall
'
Inghilterra
,
dalla
Russia
,
poiché
altrimenti
avrebbe
declinato
ogni
responsabilità
»
.
È
quello
il
momento
8
novembre
1914
in
cui
«
visto
che
le
truppe
non
riescono
a
resistere
in
nessun
punto
»
il
generale
serbo
Putnik
ordina
la
ritirata
generale
della
I
,
II
,
III
Armata
per
sfuggire
all
'
accerchiamento
.
L
'
autore
dell
'
articolo
dimostra
che
gli
ordini
di
ritirata
dell'11
novembre
furono
così
confusi
che
,
senza
l
'
iniziativa
dei
comandanti
minori
,
ne
sarebbe
venuta
una
catastrofe
.
Una
vera
e
propria
diciamolo
pure
Caporetto
serba
!
In
quali
condizioni
precarie
si
trovasse
il
quel
momento
l
'
esercito
serbo
,
ci
viene
detto
dalla
stessa
relazione
ufficiale
serba
che
così
si
esprime
:
«
I
precedenti
continui
insuccessi
,
l
'
esaurimento
,
il
cattivo
tempo
,
la
mancanza
di
riposo
,
la
perdita
della
speranza
nella
vittoria
,
provocarono
nelle
truppe
grande
abbattimento
e
segni
di
dissolvimento
.
Militari
isolati
e
interi
reparti
abbandonarono
il
combattimento
arrendendosi
a
reparti
nemici
inferiori
di
forze
.
Buttar
via
le
armi
,
rifiuti
di
obbedienza
,
abbandono
volontario
nel
combattimento
,
autolesioni
erano
all
'
ordine
del
giorno
,
specie
presso
la
11
Divisione
Danubio
.
Nelle
retrovie
delle
Armate
su
tutte
le
strade
si
potevano
vedere
soldati
che
fuggivano
assieme
a
profughi
e
non
sapevano
dire
donde
venivano
,
né
dove
andavano
»
..
Così
parla
dell
'
esercito
serbo
nel
1914
una
relazione
ufficiale
serba
,
della
quale
bisogna
riconoscere
l
'
obiettivo
coraggioso
della
verità
.
Siamo
ben
lungi
dal
trarne
conclusioni
generalizzatrici
e
siamo
anche
pronti
a
riconoscere
il
valore
dei
soldati
serbi
,
aggiungendo
però
che
essi
sono
uomini
come
tutti
gli
altri
e
quindi
non
sono
sempre
leoni
,
come
si
vorrebbe
dare
ad
intendere
.
I
fatti
parlano
.