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ATTESA ( - , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Di fronte agli avvenimenti tedeschi occorre , per oggi , fissare brevemente alcuni punti . Primo . Fino a questo momento la marcia su Berlino è semplicemente incominciata , ma non è ancora arrivata ad una fase che permetta senz ' altro di credere nella sua riuscita . Hitler ha proclamato il nuovo governo prima di arrivare nella capitale ; questo errore tattico potrebbe avere serie conseguenze . Per ora , ha permesso al governo centrale dello Stato di prendere misure di precauzione e di dichiarare illecito e rivoluzionario il tentativo dei social - nazionalisti di Monaco , così che allo stato dei fatti esistono due governi , uno legale ed uno illegale ; non è escluso che il secondo possa distruggere il primo ( anzi tale ipotesi è da considerare come la più probabile ) ma fino a quando questo non sia avvenuto , è prematuro considerare l ' eventuale atteggiamento del governo di destra nella politica estera . Siamo in una fase puramente iniziale , e non resta che attendere gli avvenimenti . Esistono due governi ; si potrà intavolare una conversazione politica con l ' uno o con l ' altro , quando ve ne sarà uno solo . Secondo . In previsione di qualsiasi eventualità , ed in linea assolutamente generale , l ' Italia non può astenersi dal considerare che un nuovo governo tedesco , il quale volesse distruggere i frutti della vittoria alleata e quindi nostra , i frutti che a noi sono stati dati in misura minima ma che costituiscono tuttavia l ' unico beneficio che a noi ha dato il Trattato , non potrebbe in alcun modo contare sulla amicizia e sulla cordialità italiana . Noi dobbiamo considerare la probabilità di un mutamento di governo in Germania non tanto dal punto di vista interno , quanto dal punto di vista esterno . È la politica estera del nuovo presunto governo che ci interessa soprattutto , la politica estera che riguarda in particolare le riparazioni ed in generale l ' accettazione dei risultati della guerra ; è chiaro . Ciò premesso , sarebbe inutile pronunziarsi prima che si sia pronunziato l ' eventuale nuovo governo , prima anzi che questo abbia acquistato realmente il potere . Terzo . Non bisogna essere pessimisti , ma neppure bisogna nascondersi che la « marcia su Berlino » presenta , nel suo stesso corso , aspetti non solo interni ma anche esterni , capaci di provocare complicazioni assai gravi ; non è possibile dimenticare che la Francia ha un esercito mobilitato capace di iniziare subito azioni in grande stile . Esistono insomma sul tappeto ipotesi di complicazioni pericolose . In tali condizioni , noi constatiamo che le condizioni odierne dell ' Italia sono ben diverse da quelle che erano un anno fa : e che la nostra situazione generale , ed anche militare , è tale da giustificare pienamente la tranquillità del governo di fronte a quelle ipotesi . La socialdemocrazia interna sente ancora , forse , una certa solidarietà con la socialdemocrazia di fuori ; ma la verità è che , mentre questa soccombe e muore , provocando minaccie alla pace europea , l ' Italia è in grado di fronteggiare tali minaccie perché ha anzitutto sconfitta la socialdemocrazia in casa propria .
Maurizio è triste ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Il locale notturno che un tempo fu « Victor » , in via Emilia , parallela di via Veneto , oggi è « Oliviero » . Resta comunque il night più animato di Roma . Come tutti i ritrovi di una certa classe , può contare su alcune decine di clienti fissi . Fra costoro , vi è un giovanotto bruno , dalle spalle larghe , vestito di blu , che balla poco , nonostante lunghe occhiate femminili lo incoraggino da ogni angolo della sala . Preferisce , a una cert ' ora , accostarsi al microfono dell ' orchestra e cantare una canzone : sempre la stessa , patetica , con improvvise variazioni ironiche . Così , fra qualche vodka e prolungati silenzi , aspetta l ' alba uno degli attori cinematografici più apprezzati dell ' ultima leva . Maurizio Di Lorenzo , in arte Maurizio Arena . Ha 24 anni e finora ha girato 26 film . Assieme al fortemarmino Renato Salvatori , si conquistò le simpatie del grande pubblico in Poveri ma belli . In Cocco di mamma , dove interpreta la parte di un pugilatore dilettante , categoria mediomassimi , volle sostenere un combattimento vero e proprio , anziché ripiegare su una controfigura o ricorrere a effetti di montaggio . Ne uscì con un labbro spaccato e un occhio nero , ma soddisfatto . Arena è ben quotato alla volubile borsa dei noleggi cinematografici . Il suo nome nel cast vale in partenza diverse decine di milioni . Con tutto ciò , il giovanotto , che proviene da uno dei quartieri più popolari di Roma , non è felice . Sente che la sua fortuna , tardiva rispetto al massimo splendore del nostro cinema , poggia su basi fragili ed equivoche . Ha capito che fare l ' attore , specialmente in Italia , è un ' avventura che può costare ogni intima felicità . Nella penombra del night - club , dopo un sorso di liquore , mi dice : « Ce credi ? Ho voja de tornammene a fa er muratore , con la carcina in spalla . È mejo fa un po ' de fame , che sentisse soli . Certe sere , me pare d ' esse un manifesto attaccato a un muro de periferia » .
Cuore ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Giorni fa ho letto che è morta a Torino la vedova di un figlio di De Amicis , Ugo , morto nel '63 . Questo Ugo doveva essere il bambino « Enrico » , eroe del libro Cuore . I giornali riportavano una fotografia di lui con la moglie . I fantasmi della nostra infanzia sono indistruttibili , e non sanno invecchiare ; così mi sono stupita nell ' apprendere che « Enrico » aveva avuto una professione , una moglie , e a un certo punto una faccia rugosa e dei capelli bianchi . Io , da bambina , gli avevo dato un grembiale , un cestino per la merenda e dei riccioli ; e con quei riccioli e con quel cestino lo vedevo procedere sulla sua strada per sempre . Ho scoperto poi con meraviglia che il libro Cuore è stato pubblicato nel 1886 : perciò quando io da piccola lo leggevo , quel libro , e il famoso « Enrico » , erano già vecchi di quarant ' anni . A me non sembrava , leggendolo nell ' infanzia , un libro che appartenesse ad un ' altra età . Il mondo che vi compariva era simile , nelle sue linee essenziali , non al mondo nel quale io vivevo , ma a quello che mi veniva abitualmente offerto nei libri di lettura : era evidentemente il mondo che allora si pensava dovesse essere somministrato all ' infanzia . Confrontando però oggi Cuore con la nostra epoca attuale , mi sembra invece un libro antichissimo : precipitato in un ' età remota , esso non fa che illustrare cose che non esistono più , un mondo caduto in cenere . Ai libri che abbiamo amato nell ' infanzia , restiamo in qualche modo fedeli , nell ' affetto , per tutta la vita . Cuore io lo amavo . Sfogliandolo oggi , scopro però che lo amavo per i molti vizi che sono in esso e che erano , allora , in me . A parte l ' affetto , giudicando oggi Cuore trovo che non ì per niente un bel libro . E abile e falso . E furbissimo , e illustra con efficacia retorica un mondo che , in verità , nella sua sostanza , non è mai esistito se non nei libri . I suoi personaggi non hanno nessuna vita ; definiti all ' inizio , percorrono fino alla fine il cammino e compiono i gesti che fin dall ' inizio ci eravamo aspettati . Garrone è sempre giusto e generoso ; Franti è sempre perfido ; il muratorino fa sempre il muso di lepre . Vi sono , è vero , alcuni ravvedimenti ; il padre di Precossi , fabbro ferraio che era spesso « briaco » , e batteva il figlio , commosso perché il figlio ha preso la medaglia si pente e smette di bere . Ma simili trasformazioni sono in qualche modo prevedibili : la virtù vince il male , il cuore trionfa , la scuola intesa come fucina di buoni sentimenti irradia un fuoco benefico , istruisce al bene . Chi non si ravvede mai , per fortuna , è il perfido Franti . Dico per fortuna , perché ricordo d ' avere assai temuto nella mia infanzia che potesse nel corso del libro diventare buono ; la sua malvagità mi affascinava , e spiavo dietro di lui peccati che non riuscivo a immaginare , ma che mi figuravo anche più sinistri e più foschi di quelli che venivano enumerati . In verità i suoi peccati non mi apparivano mai abbastanza tremendi . Ecco cosa faceva : « ... Non teme nulla , ride in faccia al maestro , ruba quando può , si porta a scuola degli spilloni per tormentare i vicini , si strappa i bottoni dalla giacchetta , e li strappa agli altri , e li gioca , e ha cartella , quaderni , libri , tutto sgualcito , stracciato , sporco , la riga dentellata , la penna mangiata , i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse » . Non riuscendo forse a rappresentare con abbastanza neri colori la sua cattiveria , a un certo momento lo scrittore ci porta davanti sua madre : « affannata , coi capelli grigi arruffati , tutta fradicia di neve ... raccogliendo lo scialle che strascicava , pallida , incurvata , con la testa tremante , e la sentimmo ancor tossire giù per le scale ... Il direttore guardò fisso Franti in mezzo al silenzio della classe , e gli disse con un accento da far tremare : Franti , tu uccidi tua madre » . Dopo avere strappato bottoni e usato spilloni e riso quando gli altri piangevano , Franti a un certo punto tira le trecce a una sorella di Stardi , si azzuffa con Stardi , qualcuno gli vede in mano un coltello : per cui finisce « all ' ergastolo » : immagino che si trattasse di un riformatorio . Comunque sparisce dalla scena per sempre : cosa che a me dispiacque moltissimo , perché era mio grande godimento contemplare la sua figura malvagia . « Franti , tu uccidi tua madre » , e « Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del re : e Franti rise » , sono frasi che nell ' infanzia mi hanno deliziato ; come pure « Non sono degno di baciarti le mani » , parole scritte da Enrico in risposta a una lettera della sorella , la quale si duole di un suo sgarbo , e gli ricorda le ore passate presso la sua culla quando era piccolo , « invece di divertirmi con le compagne » . Usavo quasi sempre saltare le lettere , perché le trovavo noiosissime : ne mietevo però qualche frase , che recitavo tra me a voce alta con insaziabile commozione . Come mai in quella famiglia si scrivessero tante lettere , ogni sera , pur abitando tutti sotto lo stesso tetto , non me lo sapevo spiegare ; mi sembrava però una cosa piena di seduzione , e mi rammaricavo che in casa mia non vi fosse questa abitudine . In verità quello che mi affascinava in Cuore era il trovarvi un mondo più ordinato , e in fondo per me più rassicurante , del mondo nel quale vivevo . Che fosse quello di Cuore un mondo falso , libresco e inesistente nella realtà , io allora non lo capivo ; i bambini spesso sono attratti dalla falsità ; spesso essi preferiscono lo splendore delle sete artificiali , il luccichio delle perle false , alle vere perle e alla vera seta . E io ero , da bambina , retorica , conformista , e con ideali piccolo - borghesi . Trovavo in Cuore tutto quello che nella mia esistenza mancava . Avrei voluto un padre saggio e sereno ; il mio urlava , sbatteva le porte , le sue norme educative erano urla e fragori di tuono . Avrei voluto una madre che la sera cucisse sotto la lampada . La mia non cuciva , o troppo poco per i miei gusti . Avrei voluto sentir parlare della patria . In casa mia non la nominavano mai . Avrei voluto che si parlasse del re . Usavano dargli dell ' imbecille . A scuola non mi mandavano ; mi facevano studiare in casa , per paura dei microbi . Avrei voluto che si mettesse fuori al balcone , i giorni delle feste patriottiche , la bandiera . Non avevamo bandiera . Alle sfilate militari , alle processioni , non mi portavano , sempre per paura dei microbi . Avrei voluto che mi insegnassero a venerare mia nonna . Invece su mia nonna in casa mia sbuffavano ; perché era , a dir vero , insopportabile . Il mondo di Cuore mi sembrava l ' unico mondo nel quale era bello e nobile vivere . Era un mondo dove tutto appariva al suo posto : il cielo pieno di eroi e di martiri ; le carceri piene di malfattori ; i soldati coperti di sangue sui campi di battaglia ; i genitori e i maestri laboriosamente intenti a soccorrere i poveri e a educare i bambini . Era un mondo che trovavo ben costruito e nel quale mi sentivo sicura e protetta . Lo consideravo indistruttibile ; e tuttavia siccome in casa mia , in qualche modo che mi era oscuro , un simile mondo veniva messo in dubbio e deriso , sorgeva a volte in me il sospetto che vi fosse in esso una crepa segreta , un errore nascosto ed essenziale . Soffocavo però subito quel sospetto : innalzavo intorno a me le mura solide che mi piacevano . Plasmavo il mio proprio mondo a immagine e somiglianza di quel mondo confortevole e immobile : rendevo i miei genitori miti e modesti , rimpicciolivo la mia casa e la facevo rassettata e umile ; abolivo la donna di servizio , facevo di mia madre una specie di formica operosa ; inoltre mi dissanguavo nella fantasia in mille sacrifici sublimi , mi battevo contro i ladri e gli austriaci , mi vedevo la notte in piedi a copiare gli scritti di mio padre , pallida di fatica e incompresa . Incompresa , ma solo per poco : perché in quel mondo così nobile e degno le sofferenze , gli eroismi e la morte venivano a un certo punto sempre salutati e celebrati , trovavano posto in un cielo di gloria , li accompagnavano funerali e bandiere . A volte , agli austriaci e ai ladri sostituivo i fascisti , sembrandomi i soli veri nemici di cui potevo disporre . Ma era questo l ' unico mutamento che portavo su un quadro dai colori indelebili e ben definiti . Oggi , un libro come Cuore io credo che non lo possiamo più leggere ; e certo non lo potremmo pi su scrivere . Esso appartiene a un tempo in cui sull ' onestà , sul sacrificio , sull ' onore , sul coraggio , si scrivevano cose false . Questo voleva dire che c ' erano stati o c ' erano , a un passo di distanza , quegli stessi sentimenti , ma veri . Voleva dire che le parole per esprimerli , vere e false , esistevano . Il falso non è che un ' imitazione , falsa e morta , del vivo e del vero . Oggi l ' onestà , l ' onore , il sacrificio , ci sembrano così lontani da noi , così estranei al nostro mondo che non riusciamo a farne parola ; e siamo completamente ammutoliti , avendo , in questo nostro tempo , orrore della menzogna . Così aspettiamo , in assoluto silenzio , di trovare per le cose che amiamo parole nuove e vere .
StampaQuotidiana ,
Ieri è stato annunciato , con tono ironico , che il giornale dello pseudo - costituzionalismo sovversivo , la Stampa del senatore Frassati , divenuta ormai modello politico per il Corriere della Sera del senatore Albertini , dopo il sequestro abbia provveduto ad un ' altra edizione sostituendo al solito fondo fazioso , particolare fatica del professor Salvatorelli , un articolo sulla Cina . Ebbene questa ironia è una confessione di insensibilità . Poiché se l ' Italia avesse davvero una classe dirigente politica , che non fosse oggi quella rappresentata dagli organi della servitù al socialismo ( Stampa , Corriere della Sera e Mondo ) , dopo la guerra , questa classe dirigente si sarebbe dovuta addestrare a guardare fuori dei confini . E non attraverso i soliti schemi socialdemocratici della ridicola politica assunta dagli Sforza e dagli Schanzer , ma attraverso una interpretazione salda degli avvenimenti mondiali , e una coscienza non meno salda della dura lotta che spetta all ' Italia per costruirsi il suo avvenire . E non con limitazioni anguste , ma arrivando fino alla Cina , o miserabili trafficanti del giornalismo e parlamentarismo di corridoio , se dalla Cina si può intendere come , dopo il terribile conflitto mondiale , siano impegnati in formidabili sommovimenti tutti i continenti e l ' Europa non possa più sottrarsi a conseguenze di vicende che sembrano e non sono lontane . Guardiamo fuori dei confini , in questo principio d ' anno , e vediamo quali compiti aspri , quali difese dure spettino all ' Italia , e per cui occorre una volontà decisa , che soltanto il Fascismo può esprimere e sorreggere , e che comunque sarebbe impedita , se si volesse impegnare follemente il paese , come vuole l ' Aventino , a distruggere o esiliare il Fascismo . Dobbiamo fronteggiare una vera e propria offensiva finanziaria anglosassone . Mentre si prepara la riunione di Parigi per la ripartizione delle quote di riparazioni , gli Stati Uniti , superate le incertezze elettorali con la vittoria di Coolidge , domandano nettamente , pur essendosi disimpegnati dal Trattato di Versailles , la loro quota , senza preoccuparsi se la Germania , dopo i primi pagamenti pagherà anche in avvenire . Domandano contemporaneamente impegni di pagamento per i debiti di guerra . Accanto ad essi l ' Inghilterra forte della vittoria conservatrice , resiste in difesa delle sue quote assegnate a Spa , mantiene fermo il proposito di esigere i debiti di guerra , porta la sterlina alla pari del dollaro per raggiungere la stabilizzazione monetaria , e invia due grandi capi di stato maggiore bancari a New York per accordarsi con lo stato maggiore bancario americano e manovrare con durezza verso questa Europa continentale in travaglio . È ammissibile che l ' Italia , salvata dal Fascismo , consenta di far prevalere una coalizione stampaiola e quattro congiurati di corridoio , dietro cui è il sovversivismo armato , per giocare al ribasso e contribuire , come ha riconosciuto il Consiglio dei Ministri , a sconvolgere l ' Italia , e metterla in dissoluzione , quando occorre la massima decisione interna per la difesa difficilissima della nostra posizione ? No . De Stefani deve partire per Parigi con la sicurezza che l ' Italia non offre allo straniero la complicità dell ' Aventino dissolvitore e la miseria dei complottatori di Francia e di Svizzera e la speculazione dei giocatori al ribasso . Dobbiamo fronteggiare una nuova difficile fase di politica continentale , che ha per indice oggi la disputa sullo sgombero di Colonia . La Francia soffre di travagli interni , che acuiscono non eliminano , come la socialdemocrazia s ' illude , le difficoltà del conflitto renano . La Germania , presa nelle strette del regime parlamentare regalatogli dalla Repubblica , ripete le elezioni a breve distanza , ma non riesce ad avere un governo , la cui formazione è stata rinviata , dopo settimane di vane consultazioni . Tuttavia la Germania ha annullato il suo debito di guerra , ha sottratto otto miliardi di marchi oro all ' estero , si è imposta una valuta aurea , finge di accettare il piano Dawes , ma raccoglie tutte le sue forze per liberarsi un giorno dalle riparazioni . Il ministro Stresemann ha parlato un linguaggio deciso contro il negato sgombero di Colonia . L ' Italia , terza grande potenza continentale , che dal Fascismo è stata restituita alle possibilità di una politica di autonomia , capace di esercitare una influenza meditata e decisiva , può essere diminuita solo perché la coalizione dei responsabili del disfattismo e della rinuncia col sovversivismo repubblicano e socialista , pretende di annientare la passione fascista in figura di reato , e si è abbandonata alla più torbida speculazione di delazioni ? No . Il Fascismo che difende lo spirito della vittoria non può consentire che , ignari di questa necessità , lavorino nei corridoi i Pasqualino Vassallo e i Beneduce . Questa è farsa . Noi dobbiamo fronteggiare una ripresa in pieno dell ' internazionale bolscevica che ora punta in Francia , come già puntò in Italia , ma che comunque ha vastissime diramazioni dappertutto e agisce in Inghilterra , in Francia , in Italia , in Svizzera , negli Stati del Centroeuropa e , attraverso una solidarietà islamica , appare decisamente su tutte le rive del Mediterraneo asiatiche e africane . Questa offensiva è stata nettamente dominata dal Fascismo , che solo ha potuto ristabilire i rapporti col governo di Mosca , senza che questo fosse una sottomissione interna . Può l ' Italia rinunziare alla difesa fascista , e abbandonarsi ai responsabili del '19-'22 che sarebbero di nuovo i complici , nolenti e reluttanti poco importa , di una ripresa bolscevica , che si organizza palesemente fuori dei confini , e che minaccerebbe le istituzioni fondamentali della Nazione e dello Stato ? No . L ' Italia deve rifiutare i falsi teoremi di libertà e obbedire ad una volontà che sia espressione di forza : la volontà dello Stato nazionale . La vasta crisi che è stata aperta dal conflitto mondiale , crisi di frontiere , di popolazioni , di mercati , di produzione , di continenti , di razze , e che l ' Italia ha saputo cominciare ad intendere e fronteggiare solo per virtù del movimento fascista , che è stato a sua volta il solo movimento di interesse mondiale contrapposto al bolscevismo ; questa vasta crisi che durerà ancora decenni , ha già segni particolari , tra i quali quelli sommariamente indicati , per questo 1925 che oggi comincia . Ebbene , l ' Italia deve guardare ad essa . Non è lecita la contesa interna ; non è lecito , dopo la nostra crisi di resurrezione , porsi in ginocchio , impotenti , innanzi ai diritti del regime parlamentare , che sono in pratica , i cosiddetti diritti dei gruppi , dei gruppetti , delle clientele di Giolitti o di Orlando o di chicchessia ; o i diritti dei quattro servitori del sovversivismo aventiniano . Non è lecito annullare la vita della Nazione , perché in un dato momento , la crisi del Fascismo sia considerata reato nella ritornata impunità di tutti i grandi rei contro la Nazione , contro lo Stato e contro le persone , che l ' opposizione antifascista raccoglie . Non è lecito , per questo formalismo , autocondannarsi all ' impotenza rissosa o alla sciagura dissolutrice . Bisogna intendere quello che è avvenuto in Italia , e quello che avviene nel mondo , ciascuno guardando o a quello che ha prodotto di male e a quello che ha dovuto sopportare di male , dal '15 al '21; sia l ' on . Giolitti , sia l ' on . Orlando , sia l ' on . Salandra . Questo è l ' esame da fare . Alto , solenne . E non può ridursi alle manovre di corridoio e alle ambiguità di piccoli pretesti differenziatori , affidati all ' on . Beneduce , all ' on . Pasqualino Vassallo , o anche alle esibite perplessità dell ' on . Riccio . L ' Italia deve stare in piedi , perché possa guardare oltre le sue frontiere e non lasciarsi accoppare . E per stare in piedi oggi è necessario che l ' Italia stia col Fascismo e il Fascismo con Mussolini . Con questa premessa si normalizza . I trentanove milioni di italiani non sono , non debbono essere spettatori che guardano ad un duello ; ma debbono essere consapevoli della posta che si gioca , e che comprende anche essi . E se la coscienza politica italiana è ancora in formazione , se una classe dirigente italiana è ancora da costituirsi ; se ancora non c ' è il modo di pensare l ' Italia come elemento della vita mondiale , ebbene bisogna essere una volontà decisa e salutare per tutti . Questo noi domandiamo a Mussolini e al suo governo .
Addio a Longanesi ( Montanelli Indro , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Forse non riuscirò a parlare di Leo Longanesi come le circostanze vorrebbero , con rispettoso distacco . E non sarebbe neanche giusto chiedermelo . La mia vita è stata così ultimamente mescolata alla sua , o per meglio dire invasa la lui , che ci vorrà del tempo prima che possa raggiungere nei suoi riguardi una certa imparzialità . Lasciatemi dunque dire , alla rinfusa , le poche cose che ; ella rinfusa mi tornano in mente . Avevo vent ' anni quando gli andai incontro , attratto da ciò che in lui più brillava : la genialità , l ' inventiva , l ' originalità . E ora , a cose fatte , mi accorgo di essergli rimasto accanto , finché ho potuto , per la tristezza , la malinconia , e a volte la disperazione , che dietro tutto questo si nascondeva . Era di poco maggiore di me . Ma Longanesi è uno dei pochissimi uomini al mondo che non abbia dovuto aspettare i figli dei suoi coetanei per farsene dei discepoli e che abbia saputo diventare il maestro della sua generazione . A diciott ' anni , senza corredo di studi e senza aver mai messo il naso fuori della sua Romagna , era già sul podio a dirigere l ' orchestra . Non aveva avuto esitazioni nell ' imboccare la strada . E naturalmente aveva scelto quella che , dal punto di vista personale , non menava a nulla . Quest ' uomo che passava per avaro , e che sul conto dell ' albergo e del ristorante lo era , ha trascorso la vita a scialacquare tutto il suo patrimonio d ' ingegno e ad arricchirne gli altri , gratis . Io stesso , di quel poco che ho fatto , non riesco più a distinguere ciò che è mio da ciò che è suo . Ora mi domando se aveva accantonato qualcosa dentro i suoi tiretti : se , oltre tutto quel che dava d ' idee , di spunti , di trovate , di pretesti , aveva serbato qualcosa per sé . Temo di no . Questo lavoratore infaticabile ha lavorato soltanto a disperdersi , e oltre agl ' inediti del suo Diario non si troverà nulla . Lo ritroveremo solo noi , nelle lettere che ci scrisse nelle giornate di accoramento e di solitudine , ch ' erano regolarmente sette nella settimana , e toccavano la punta più patetica la domenica , quando la festa gl ' imponeva l ' ozio , il suo peggiore e più sottile nemico . Allora erano lunghe pagine descrittive di ciò che vedeva dalla sua finestra . Quante cose vedeva , Leo , da quel modesto osservatorio dal quale , a noi , non era mai riuscito contare che qualche tegola , qualche albero , qualche cencio teso sul filo ad asciugare ! Il canto di una ragazza sul balcone bastava a rimescolargli dentro tutto un mondo . E ne venivano fuori stupende pagine di lirismo : i suoi regali , dei quali egli stesso l ' indomani si era già dimenticato . A questo Leo segreto e inedito , una intera leva di giornalisti e di scrittori ha succhiato il proprio latte . Non tutti lo sanno . Non tutti se lo ricordano . Ma l ' influenza di Longanesi è stata decisiva , nel gusto e nel costume letterario di questo Paese , più di quanto non lo sia stata quella di qualsiasi altro uomo . Ed è morto povero e quasi solo . Non bisogna darne la colpa a nessuno , perché questo era il suo destino , ed egli lo subiva senza ribellarvisi . « È vero » mi disse un giorno che avevamo litigato , voglio dire che avevamo litigato più violentemente del solito , perché non si faceva altro dalla mattina alla sera , « io sono come Saturno : mi mangio i figli , e un giorno mi mangerò anche te . Anzi , a dirti la verità , ti ho già mangiato . » Poi aggiunse , con una smorfia di disgusto : « E non hai neanche un buon sapore » . Leo non mi aveva affatto mangiato , perché era un cannibale vegetariano . E con tutta la « cattiveria » di cui faceva sfoggio , a parole , guadagnandosi una fama di malvagio di cui era fierissimo , non ha mai torto un capello a nessuno . Ma bisognava stare con lui in posizione di difesa perché la sua amicizia era anche una spaventosa tirannia . Ira questo che gli rimproveravo , quando si lamentava di essere solo . Egli aveva allevato un po ' tutti , ma avrebbe preteso che fossero rimasti all ' infinito a poppare alla sua mammella generosa . Invece avevano messo i denti e si erano allontanati per la loro strada : Pannunzio dirige « Il Mondo » , Arrigo Benedetti « L ' Espresso » , Soldati e Flaiano fanno il cinema . Era fatale che avvenisse , e mentalmente anche lui lo accettava . Ma la mente di Leo andava in un verso , e Longanesi in un altro . Non ricordava , non voleva ricordare che questi uomini avevano fatto strada - e una bella strada - con le gambe che lui gli aveva dato . Avrebbe potuto trarne una pigmalionica fierezza . Invece , nulla . Per lui era tutto e soltanto « tradimento » . Era successo anche col povero Brancati , che un tempo era stato il preferito dei suoi figli . Era un piccolo retore di provincia , quando si accostò a Longanesi , e si credeva nato per scrivere dei brutti poemi epici , edificanti e celebrativi . Ero presente il giorno in cui , con la buona grazia che lo distingueva , Leo gli randellò un libro in testa urlandogli : « Legga questo , somaro ! È Gogol , il suo fratello maggiore . Anche lei è un Gogol . Di Catania » . Aveva già annusato i libri che Vitaliano si portava in corpo e che sotto lo stimolo di Leo avrebbe scritto . E già ne aveva anticipato la più esatta misura critica . Era successo con Buzzati , su cui nessuno avrebbe puntato un soldo e di cui fu il primo editore . Intelligenza ? No . È la qualità di cui più si è parlato a proposito di Longanesi , ed è la più grossa stupidaggine che si sia detta di lui . Longanesi non era un uomo intelligente , non era nemmeno un intellettuale . La logica non ha guidato nessuno dei suoi gesti , forse egli non sapeva nemmeno dove stesse di casa . Condurre con lui in porto un ragionamento era un ' impresa disperata . Di fronte al più banale sillogismo , inciampava . Longanesi era un artista geniale , il solo che abbia incontrato nella mia vita . E come tutti gli artisti andava a naso , a intuito , con un invisibile radar al posto del cervello . Procedeva a furia d ' intuizioni che avevano del miracoloso e che facevano perfino pensare a qualcosa di diabolico . Non sapeva cosa volesse dire deduzione . Il suo processo era tutto induttivo , dal piccolo particolare al generale . Uno sguardo , la piega di una bocca , un gesto , gli bastavano a ricostruire una persona e a pronunziare su di essa giudizi spietati e irrevocabili . Un giorno mi raccontò di essere diventato antifascista , in tram , guardando il didietro di un console della milizia in piedi di fronte a lui . Quando scoppiò la guerra , mi disse : « Che catastrofe ! Pensa a quanti reduci avremo , quando sarà finita ! » . Questi famosi motti di Longanesi ( ci sarebbe da compilarne volumi ) facevano immediatamente il giro della città , creandogli intorno un ' aureola ingannatrice di uomo sarcastico e paradossale , imprevedibile e « brillante » . Ma si trattava di ben altro : imbrogliando tutti , o quasi tutti , con lo specchietto di queste sue apparenti assurdità , Longanesi ha condotto , dal primo all ' ultimo giorno , e con un impegno di crociato , la più seria e disperata battaglia che mai sia stata ingaggiata da uno scrittore . Vogliamo dire , per semplificare , ch ' è stato l ' ultimo vero grande difensore della « destra » ? Diciamolo pure , forse anche perché egli stesso desidera che questo sia detto . Ma la verità è - e un giorno su questo punto ci ripromettiamo di fare il chiaro - che Longanesi non si è mai sognato di difendere una classe cui non apparteneva e in cui non credeva , né un ' ideologia politica . Ogni tentativo di giudicarlo su questo piano è semplicemente ridicolo e meschino . Fosse nato in Francia , Longanesi avrebbe trovato probabilmente interessi reali a cui partecipare , e perfino un partito in cui inserirsi . In Italia egli è stato costretto a inventare letteralmente il mondo , di cui poi si è Fatto il paladino . In questo miscuglio di Renard e di Toulouse - Lautrec , c ' è anche un pizzico di Don Chisciotte truccato da Sancio Pancia . L ' Italia ch ' egli ha difeso era una pura e semplice creazione della sua fantasia , del suo gusto e di una cultura costruita a furia , più che di letture e di studio , di balenanti intuizioni . Quest ' uomo piccolissimo , che soffriva atrocemente della propria statura , era molto più grande del mondo in cui viveva e ne traboccava continuamente di fuori . Per questo era difficile stargli accanto . E per questo era impossibile abbandonarlo senza sentirsi « traditore » , come lui diceva , anzi addirittura parricida . Quel suo eterno scegliere la posizione più scomoda , la trincea più battuta , l ' esercito più sconfitto , ci poneva continuamente di fronte a un insormontabile caso di coscienza . Dichiaro senza rossore che ho rinnegato molte mie convinzioni per restare fedele a Longanesi , e non me ne pento . Oggi l ' unico rimorso che ho è quello di non essere rimasto sempre fedele a lui , l ' uomo più importante della mia vita , quello che ho più amato e odiato , il solo maestro che mi riconosca anche nelle giravolte più rischiose e nei più azzardati zig zag . E non sono il solo a trovarmi in queste condizioni . Proprio mentre scrivo questo arruffato articolo , mi hanno telefonato Arrigo Benedetti e Mario Soldati , che pure sembrano camminare così sicuri su una strada diversa da quella su cui Longanesi ci aveva tutti avviati . « E ora ? » mi hanno chiesto con voce di pianto . « Come faremo a scrivere senza più la paura e la speranza di ciò che avrebbe detto Longanesi leggendoci ? » Si sentivano orfani anche loro , come me . Nessuno degl ' italiani contemporanei ha lasciato , o lascerà , morendo , il vuoto che lascia Longanesi . In nessuna generazione un italiano ha scavato così a fondo e durevolmente come ha fatto Longanesi in quella nostra . Forse qualcuno la troverà un ' esagerazione , suggeritami dall ' emozione della sua morte . E invece è una vecchia certezza , di cui m ' impegno a riconoscere la validità anche nel più lontano futuro . È difficile dimostrarlo , perché di suo rimane ben poco , un milionesimo di quello che avrebbe potuto darci , e impossibile da raccogliere in un ' opera organica , sbriciolato com ' è in frammenti di diario , in abbozzi di disegni , appunti e schemi . L ' avaro Longanesi era troppo occupato ad arricchire noi per accumulare di suo . Per me , non oso fare il conto di quello che mi rimarrebbe , se dovessi restituirgli tutto ciò che mi ha dato . Non ho avuto il tempo di dirglielo , ora è troppo tardi , uno stupido pudore mi ha sempre trattenuto . Ma anche il pudore me lo aveva insegnato lui .
Vita collettiva ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Se devo dire la verità , il mio tempo non mi ispira che odio e noia . Se è perché sono diventata vecchia e retrograda , annoiata e ipocondriaca , o se invece quello che provo è un giusto odio , non lo so . Penso che molti della mia generazione si pongano questa mia stessa domanda . Ho l ' impressione che l ' odio e la noia siano cominciati in me in un momento determinato . Non so precisare un simile momento nel tempo : so però che tutto è successo di colpo , e non a poco a poco . E stato alcuni anni fa : forse cinque o sei anni fa . Prima , tutto quello che i miei contemporanei inseguivano e amavano non mi era mai né odioso , né estraneo ; tutto quello che incuriosiva , seduceva e trascinava le persone intorno a me , incuriosiva , seduceva e trascinava me pure . Invece a un tratto ho sentito che non era più così ; che io continuavo a perseguire in me stessa cose di cui la gente intorno a me s ' infischiava : e il contrario . E quello che deliziava i miei simili , a me non ispirava che repulsione . Se dovessi tradurre quello che mi è accaduto in un ' immagine , direi che ho la sensazione che il mondo a un tratto si sia coperto di funghi e a me non interessano questi funghi . Vorrei capire però se è un fatto che devo spiegare con la mia vecchiaia , personale e privata , o se invece di colpo abbia preso coscienza in me un giusto odio . Un simile atteggiamento di indifferenza o di repulsione per le curiosità , le inclinazioni e i costumi che ruotano intorno a noi nel presente , mi sembra in se stesso quanto mai melenso e riprovevole . Il rifiutarsi al presente , l ' isolarsi nel rimpianto d ' un passato defunto , vuol dire rifiutarsi di pensare . Mi sembra però ancora più melenso , e ancora più colpevole , l ' atteggiamento inverso : cioè il costringere noi stessi ad amare e inseguire tutto quanto di nuovo compare intorno a noi . Questa è ancor più un ' offesa contro il vero . Vuoi dire aver paura di mostrarci come siamo , cioè stanchi , amari , ormai immobili e vecchi . Vuoi dire aver terrore d ' essere lasciati in disparte ; aver terrore di trovarci respinti , con i nostri inutili rimpianti , nei nostri regni in rovina . Che i nostri rimpianti per un mondo defunto siano inutili , è indubitato . Difatti quel mondo , così com ' era , non potrà risorgere mai . è inoltre assai dubbio se fosse davvero da rimpiangere . Nel fatto che noi siamo portati a rimpiangerlo , essendo stato il mondo che ospitava la nostra giovinezza , non va osservata che un ' inclinazione sentimentale , una debolezza del nostro spirito . Detto questo però va anche detto che è totalmente impossibile all ' uomo stabilire cosa gli sia utile e cosa gli sia inutile . L ' uomo non lo sa . Penso che essenzialmente quello che detesto nel mio tempo , è proprio una falsa concezione dell ' utile e dell ' inutile . Utile viene oggi decretata la scienza , la tecnica , la sociologia , la psicanalisi , la liberazione dai tabù del sesso . Tutto questo è reputato utile , e circondato di venerazione . Il resto è disprezzato come inutile . Nel resto però c ' è un mondo di cose . Esse vanno evidentemente chiamate inutili , non portando con sé per i destini dell ' umanità nessun vantaggio sensibile . Enumerarle sarebbe difficile , essendo esse infinite . Fra esse c ' è il giudizio morale individuale , la responsabilità individuale , il comportamento morale individuale . Fra esse c ' è l ' attesa della morte . Tutto quello che costituisce la vita dell ' individuo . Fra esse c ' è il pensiero solitario , la fantasia e la memoria , i rimpianti per le età perdute , la malinconia . Tutto quello che forma la vita della poesia . Una simile parola , negletta , schernita e umiliata , appare oggi così antica e intrisa di vecchie lagrime e polvere , quasi fosse lo spettro stesso dell ' inutilità , che uno si vergogna perfino di pronunciarla . Essendo dunque negletto e mortificato tutto quello che forma la vita dell ' individuo , essendo venerati e santificati gli dei dell ' esistenza collettiva , avviene che non è più tenuto in nessun conto il solitario pensiero . E stato decretato che non serve a nulla , che non ha potere alcuno , che non incide in nulla sulla vita dell ' universo . Sembrando l ' umanità ammalata , utili sono chiamate soltanto quelle che si stimano essere medicine per curarla . Il pensiero solitario non appare se non come un malinconico e sterile frutto di solitudine e di fatica ; e due cose sono oggi con prepotenza odiate e ripudiate , la fatica e la solitudine . Si cerca di combatterle e di annientarle ovunque se ne scorga una pallida impronta . Ci si raduna in gruppo , per difendersi dall ' oscurità e dal silenzio , dalla presenza faticosa e stremante del proprio essere singolo ; ci si raduna in gruppo per viaggiare , per esistere , per suonare e cantare , per creare opere . Ci si raduna in gruppo anche per fare l ' amore : sembrando faticoso e stremante , e troppo imparentato con la solitudine , il famoso antichissimo rapporto di una sola donna con un solo uomo . Il desiderio di difendersi con ogni mezzo dalla solitudine e dalla fatica , appare chiaro soprattutto in due espressioni della vita attuale : nelle opere creative , e nei rapporti fra donne e uomini . Fra le età dell ' uomo , quella che oggi è preferita e amata è l ' adolescenza : essendo insieme l ' età in cui ci si sveglia ai piaceri della vita adulta , e in cui la fatica degli adulti ci è risparmiata . Essa è anche l ' età in cui le colpe ci vengono perdonate . Così , il mondo di oggi appare come il regno degli adolescenti ; donne e uomini si travestono da adolescenti , qualunque sia l ' età che hanno toccata . In questo sogno d ' adolescenza , uomini e donne si rassomigliano e si identificano , sembrando voler apparire la medesima cosa : il medesimo essere ambiguo , languido , randagio e soave , indifeso e tenero , con panni colorati e laceri e chiome fluenti ; immerso in un eterno abbandono , perduto in un eterno pellegrinaggio , senza propositi e senza tempo . Qualcosa fra una vergine , un profugo , un monaco , una principessa . Volendo apparire insieme uomo e donna , questo essere vuole anche apparire insieme ricchissimo e poverissimo , e mescolare su di sé e condividere molteplici destini : né per lui esistono stagioni , mescolandosi nelle sue vesti l ' estate e l ' inverno . Nell ' unirsi in gruppo per far l ' amore , nel rifiutare il segreto del rapporto a due , c ' è ancora un sogno d ' adolescenza . Possiamo leggervi il desiderio che il rapporto più drammatico fra quelli esistenti , il rapporto fra uomo e donna , perda la sua drammaticità e si trasformi in qualcosa di innocente , che assomigli il più possibile a un gioco di ragazzi , senza propositi , senza durata e senza fatica , leggero , transitorio e incruento . Quanto alle opere creative , esse esprimono ugualmente un desiderio di non - fatica , non - travaglio , non - dolore , non - spargimento di sangue ; i romanzi e i versi aridi e confusi che oggi vengono scritti , dicono chiaro come non sia stata spesa per scriverli un ' ombra di fatica reale , e chi li ha scritti si è limitato a specchiarsi nella sua aridità e confusione ; le opere d ' arte che si vedono nelle gallerie e nei musei , composte di veri manici di scopa e di veri secchi di plastica , i quadri fatti di un semplice strato di colore , non hanno richiesto nulla di più d ' una veloce ricerca in cucina o d ' una rapida pennellata simile a quella di chi vernicia una stanza . Portando così di peso nell ' arte la realtà più transitoria e più vile , l ' uomo di oggi intende esprimere il vuoto e la sfiducia che lo circonda , vuoto da cui non trae che una scopa , una palla di vetro o una macchia di vernice ; ma esprime anche la sua volontà di risparmiare a se stesso il sangue , il travaglio , lo strazio e la solitudine della creazione . In verità , fatica e solitudine appaiono come i più temibili nemici del vivere , perché l ' umanità intiera è oppressa da fatica e solitudine . L ' uomo di ieri non lo sapeva ; poteva vivere ignorando le sventure della sua specie . L ' uomo di oggi non ignora più nulla di quanto accade ai suoi simili sotto il sole ; così non può più sopportare la convivenza con se stesso , odia la propria immagine , e sente sulle sue membra pesare una consapevolezza universale e intollerabile . La sua liberazione è sopprimere dal suo spirito ogni inclinazione al dolore e alla fatica ; e con essi ogni senso di colpa , ogni solitario terrore . La sua liberazione è rifugiarsi in uno stato di adolescenza eterna , di estrema irresponsabilità e libertà ; far buio sui propri complessi , sulle proprie inibizioni , sulle proprie nevrosi ; avendoli a lungo esplorati , sbarazzarsene , come di ombre o di incubi ; definirli inutili , e definire inutile con loro tutto il mondo dello spirito . L ' essersi così sbarazzato di complessi e inibizioni , non lo rende fiero né lo rallegra , perché l ' uomo di oggi non ha dentro di sé un luogo dove rallegrarsi o andar fiero . Inoltre sa che il mondo delle angosce e degli incubi non si è dissolto , ma è stato semplicemente chiuso fuori e si affolla sulla sua soglia . Gli strumenti per difendersi da queste presenze nascoste gli sono stati insegnati , ed egli li adopera . Essi sono la droga , la collettività , il rumore , il sesso . Sono le espressioni molteplici della sua libertà . Non fiera e non allegra , e nemmeno disperata perché non ha memoria d ' aver mai sperato nulla , priva di passato e di futuro perché non ha né propositi né ricordi , questa libertà dell ' uomo di oggi cerca nel presente non una fragile felicità , che non saprebbe come usare non possedendo né fantasia né memoria , ma invece una fulminea sensazione di sopravvivenza e di scelta . Bandito lo spirito , l ' uomo di oggi non ha a sua disposizione nulla se non questa scelta imperiosa , occasionale e fulminea . Quello che essa coglie nel presente è come il manico di scopa o le bacinelle delle attuali opere d ' arte : un oggetto , in verità assai banale e volgare , ma comunque un oggetto , scelto e acchiappato a volo nel vuoto ; un segno che una scelta è ancora possibile , che un oggetto può ancora essere chiamato unico , essendo stato scelto non si sa perché fra i milioni di oggetti identici che ruotano nei vortici dello spazio .
GERMANIA ( FORGES DAVANZATI R. , 1925 )
StampaQuotidiana ,
I commenti demoliberali e antifascisti sulla elezione di Hindenburg sono pietosi . Basta constatarli , come ieri abbiamo constatato il valore profetico ( ! ) dell ' anticipato commento del nobiluomo Sforza . Non occorre confutarli . Lasciamo che si invochi l ' unione di tutte le democrazie etcetera etcetera . Intanto , a scanso di equivoci , per eliminare le solite balorde « filie » che hanno sempre ottenebrato un chiaro giudizio , necessario in politica estera , e per fissare alcune coincidenze fondamentali germaniche , anche nella lotta dei partiti , ricordiamo che il cartello delle sinistre , messo di faccia alla semplificazione delle candidature alla Presidenza , per combattere la destra , si era fatto destro , aveva scelto un candidato di minoranza nel cartello delle sinistre , e che Marx , contrapposto ad Hindenburg , si è lasciato andare ad affermazioni pangermaniste , per confermare ancora che la Repubblica può aver eliminato la dinastia degli Hohenzollern , può aver aperto la via ad un esperimento parlamentaristico , ma che il regime , il Reich , ha sempre uno spirito saldamente nazionale e imperiale . Se la democrazia nostrana ha versato fiumi di elegiaco inchiostro sulla povera Germania e ha invocato tutti i favori per il nuovo regime , presentato come contrito e rassegnato , noi non abbiamo mai partecipato a questa esibizione di tradizionale imbecillità . La candidatura Marx del cartello socialdemocratico era già dunque una candidatura di destra socialdemocratica . Il significato della vittoria di Hindenburg è però accresciuto da questa premessa . Ed ecco perché la sorpresa , segnalata da Parigi e anche da Londra , è una sorpresa puerile . E più puerile ancora è il tentativo dei laburisti e liberali inglesi di attribuire la vittoria del Maresciallo alla mancata disoccupazione di Colonia . Se mai , da questo gioco polemico dei sinistri inglesi , poco soddisfacente per i sinistri francesi , che sono oggi inchiodati al governo , appare chiaro come la Germania possa riuscire facilmente a guadagnare per la propria politica , giocando ora col berretto frigio ora con l ' elmo a chiodo , perché trova sempre ben disposta una imbecille democrazia europea o a darle ragione o a dar torto ad un altro paese , accusato di irritarla . La verità è che la vittoria di Hindenburg rappresenta per ora una tipica espressione dello spirito germanico , dello spirito della guerra , e significa che in nessun paese , anche in un paese vinto , è lecito fondare le proprie fortune politiche su una mostruosa rinnegazione del sacrifizio in guerra e delle virtù militari di un popolo . Presto o tardi , queste tristi fortune politiche debbono tramontare , e , se non tramontassero , vuoi dire che il popolo che le sopporta è un popolo corrotto e colpito a morte . La vittoria di Hindenburg è la liquidazione automatica , ma oramai tombale , di tutto il ridicolo armamentario dell ' infatuazione vilsoniana nelle democrazie europee , che voleva i processi a Guglielmo e ai responsabili della guerra , tra i quali , se mal non riteniamo questi ricordi cretinissimi , era lo stesso Hindenburg ; che voleva gli Hohenzollern in perpetuo esilio ; che pretendeva imporre un regime antimonarchico e parlamentaristico ; e che credeva , con tutto ciò , di dare un crisma morale alla vittoria e di guarire in perpetuo la Germania , considerata minorenne , dalla rosolia dell ' imperialismo , invenzione letteraria di quattro mentecatti , portandola riconciliata sotto la tutela delle grandi democrazie dell ' era nuova ! Tutte queste pretese goffe non hanno potuto avere , sebbene sanzionate in articoli di Trattato , alcuna realizzazione . Sono crollate . Ma oggi la vittoria di Hindenburg significa che la Germania non ammette più alcuna subordinazione del proprio regime allo straniero , e poiché , all ' infuori di chiacchiere sconclusionate di giornali , nessuna azione diplomatica seria potrebbe esserci da parte dell ' Intesa , può dirsi che questa affermazione oramai c ' è , e incontrovertibile . Si può infatti affermare che uno degli elementi più favorevoli all ' elezione di Hindenburg sia stato appunto quella parte della propaganda avversaria , che metteva avanti la minaccia di rappresaglie straniere , offesa intollerabile dello spirito nazionale . Se la vittoria del Maresciallo non diventa strumento di quelle grossolane infatuazioni , che sono tipiche della politica germanica , perché tipiche dello spirito germanico , è probabile che , assicurato questo caposaldo , non si compiranno atti i quali possano invalidare , per ora , l ' esecuzione già accettata del piano Dawes : modificare la proposta del patto di sicurezza e la partecipazione alla Lega delle Nazioni . La Germania mira in realtà a ristabilire una situazione di parità europea , e a lavorare con tenacia in questa riconquistata posizione . Ma quali possano essere le ripercussioni diplomatiche della elezione di Hindenburg , noi sappiamo che la Germania vuol riprendere in pieno la sua azione di potenza , di potenza che può esprimere audacie imperiali , anche in un periodo di costrizioni militari , di un imperialismo economico e produttivo , che non tarderà a farsi sentire . Mussolini non aveva atteso l ' elezione di Hindenburg per richiamare , mesi fa , nel discorso di Milano , l ' Italia ad una sempre più profonda comprensione delle nostre difficoltà esterne , per il ritorno della Germania alla sua libertà commerciale . Non occorreva infatti la morte di Ebert e questo primo saggio di elezione presidenziale per sentire la presenza germanica , dopo la vittoria interna sull ' annullamento del marco , e l ' accettazione del piano Dawes , cominciata con un prestito rinsanguatore di ottocento milioni di marchi oro . Soltanto i ciechi e i sordi potevano ignorare i veri propositi germanici , espressione dello spirito della razza . E l ' Italia ha avuto e ha modo di accorgersi dei propositi germanici nei negoziati durissimi , sui quali spesso abbiamo richiamato l ' attenzione dei lettori . Questa è la Germania che guarda al Brennero e anche oltre Brennero . L ' Italia vittoriosa non deve temerla , e non deve osteggiarla pregiudizialmente . Ma l ' Italia fascista , che sa intendere lo spirito della vittoria di Hindenburg , per questo appunto rifiuta il metodo socialdemocratico , che , innanzi alla dura realtà , si rifugia ciecamente nelle ideologie internazionalistiche , e ad ogni brusco risveglio , impreca stupidamente sulla nequizie umana e contro la storia , che si ostina a non inquadrarsi negli schemi dell ' idiozia demoliberale . L ' Italia fascista sa che per rispondere ai propri compiti , in questa crisi europea , secondo lo spirito della vittoria , ci vuole una formidabile disciplina interna , difesa con tutti i mezzi contro quelli che non ancora la vogliono , perché occorre esser forti , per non correr il rischio di sedurre le minaccie altrui con la propria debolezza . In Europa c ' è una Germania , che richiama lo spirito della razza . Ecco la verità , verità storica , che le giraffe vanitose e stupide della socialdemocrazia non vedevano e non vedono con la testa fra le nuvole delle loro ideologie . Per vivere amichevolmente con questa Germania , bisogna che stia ben ferma al confine austriaco . Ecco una prima cosa da dire , fascisticamente , dopo la vittoria di Hindenburg .
Niente da fare ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 6 maggio . San Silvestro , poste centrali , ore 11.30 . Reparto vaglia telegrafici . Folla . Davanti a uno degli sportelli dove s ' incassa , un grosso signore strabuzza gli occhi e si asciuga il sudore . L ' impiegato , sottile , occhialuto , in grembiule nero , il cranio calvo velato da pochi capelli incollati di traverso , scruta attentamente due vaglia . Li gira e rigira . Manca solo che li guardi di taglio . Poi scuote appena la testa e dice : « Tutto regolare . Se la somma fosse minore , forse la carta di identità basterebbe . Ma per 370 mila lire , bisogna che qualcuno da noi ben conosciuto la conosca . Mi dispiace » . Il signore apre la bocca per dire qualcosa . La richiude e rotea gli occhi come un basilisco in amore . Inghiotte . Ritira attraverso lo sportello i suoi vaglia , li agita come per farsi fresco , li sbircia . Finalmente , con accento spiccatamente veneto , dice : « Ma chi volete , anime del paradiso , che io conosca , qui a Roma , e per di più che voi ben conosciate ? ? ? Ho qualche conoscenza : ma come faccio a sapere , santa pace , se quelli che conosco io conoscono anche voi , e bene per di più ! E poi , perché , pace del cuore benedetto , la carta d ' identità non basta ? ? ? Perché allora , vita cara , si chiama carta d ' identità , se non serve a identificare quando bisogna ? Su , da bravi : datemi questa moneta , che devo versarla per un affare urgente » , « Dolente » , fa l ' impiegato , allargando le mani bianche come gesso , « ma proprio non si può . Se fossero cinquanta , anche centomila lire , si potrebbe vedere . Ma qui , caro signore , si tratta di quasi mezzo milione ! Mica si scherza . Chi se la prende la responsabilità ! Il regolamento parla chiaro . In ogni caso , ci orrebbe la tessera di riconoscimento postale , o perlomeno il passaporto debitamente rinnovato . Ne è in possesso ? » Il signore , con voce fievole , confessa di non possedere né l ' una né l ' altro . Poi , illuminandosi , dice : « Ora che mi ricordo ! Uno che mi conosce , qui alle poste , ce l ' avrei . Il ragionier Bortoli Enrico , mio compaesano , che dev ' essere ai pacchi . Si potrebbe chiamare ? » L ' impiegato si stringe nelle spalle : « Bortoli ? Quello friulano ? È morto l ' anno scorso , poveraccio . Un malaccio cattivo ... »
Due comunisti ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Nei giorni intorno allo scorso Natale mi telefonò una persona . Mi disse che aveva da propormi un lavoro . Venne . Era uno che non avevo mai visto prima ; lo trovai molto simpatico . Parlammo a lungo e di varie cose . Di lui non so e non potrei dire nulla , se non che è molto simpatico e che lavora alla televisione . Mi chiese se volevo fare , per la televisione , un ' inchiesta sulla donna in Italia . Risposi che non sapevo fare le inchieste e che non mi piaceva per niente pensare « alla donna » , cioè pensare ai problemi delle donne isolati da quelli degli uomini . Gli dissi inoltre che non mi piaceva viaggiare . Non avrei avuto nessuna voglia di viaggiare per l ' Italia con dei fotografi . Gli dissi che l ' unica cosa che amavo al mondo era scrivere , sul divano di casa mia , tutto quello che mi passava per la testa . Mi disse che non avrei dovuto viaggiare perché altri avrebbero viaggiato per me . Io potevo restare a casa mia . Mi disse che in questo lavoro non sarei stata sola , perché un sociologo avrebbe lavorato con me . L ' idea di lavorare con un sociologo mi spaventò moltissimo e rifiutai . Non saprei parlare con un sociologo ; la sociologia è troppo lontana da me . Mi disse allora il nome del sociologo a cui avevano pensato e a cui si proponevano di scrivere per sapere se acconsentiva . Era Ardigò . Ardigò io lo conosco poco ; lo conosco però da molti anni . Ne ho stima . Mi ispira simpatia . Ho in comune con lui la memoria d ' un amico . Questo amico è Felice Balbo , morto nel '64 . Mi venne a un tratto il desiderio di vedere Ardigò che non vedo mai . Felice Balbo aveva molti amici , persone diverse fra loro e che non avevano fra loro niente in comune , se non l ' abitudine di discutere con lui fino a tarda notte . Si discuteva con lui di solito in piedi , perché lui usava stare in piedi , e la discussione diventava particolarmente appassionata sul pianerottolo al momento di salutarsi . Pensai che Balbo sarebbe forse stato contento se io e Ardigò , due suoi amici , avessimo lavorato insieme a un ' inchiesta sulla donna in Italia . Quella persona simpatica , nell ' andarsene , mi disse che m ' avrebbe fatto sapere se Ardigò accettava . Quando se ne fu andato mi accorsi che non avevo mai saputo , fino a quel momento , che Ardigò era un sociologo . In verità non mi ero mai chiesta cosa fosse Ardigò . Per me era un amico di Balbo e basta . Non tutti i suoi amici mi piacevano . Ardigò mi piaceva . La mia simpatia per lui si basava su impressioni fuggevoli , ma precise . Enumerai le cose che sapevo su Ardigò . Era simpatico . Viveva a Bologna . Aveva una sorella bionda che avevo conosciuto in montagna . Pensai che le mie nozioni sulle persone erano spesso assai rozze , limitate e confuse . E pensai che da questa mia limitazione , da questa mia miseria di nozioni , mi veniva un senso di malinconia , di miseria e di confusione . Mi veniva come una sensazione di muovermi nel vuoto . Pensai che ero l ' ultima persona al mondo che poteva fare un ' inchiesta in compagnia d ' un sociologo . Muovendomi io così spesso nel vuoto e nella nebbia , non potevo scambiar parola né con dei politici né con dei sociologi , persone che certo avevano sulla realtà uno sguardo sempre lucido , esatto , completo e puntuale . Pensai che Ardigò mi avrebbe subito disprezzato . Oppure poteva succedere anche di peggio , che cioè lui cadesse in un equivoco e mi supponesse dotata di qualità di cultura e di penetrazione sociale che io in verità non possiedo affatto . Pensai che è molto difficile essere capiti . Essere capiti vuol dire essere presi e accettati per quello che siamo . Il pericolo più triste che noi corriamo con le persone , non è tanto che non vedano o non amino le nostre qualità , ma che invece suppongano che le nostre qualità reali abbiano proliferato in noi numerose altre qualità che sono in noi assolutamente inesistenti . E pensai che la cosa più bella che aveva Felice Balbo , nel suo stare con le persone , era non travisarle mai e non guarnirle di doni che esse non possedevano , ma cercare invece nel prossimo che aveva davanti a sé il suo nucleo più vitale e profondo , scegliere e liberare il meglio che l ' altro aveva dentro di sé e quello solo , senza mai un ' ombra di sorpresa , di disprezzo o di scherno , dinanzi alle limitazioni e alle povertà dell ' altro . Egli infatti viveva con il suo prossimo nell ' unico luogo dove l ' intelligenza del suo prossimo poteva seguirlo senza limitazioni . Non usava mai cercare nel prossimo la propria immagine , essendo , quando stava con gli altri , totalmente immemore di sé . Era la persona meno narcisista che ho mai conosciuto . Indifferente a se stesso , non si sceglieva mai degli amici perché gli rassomigliavano , o perché erano il suo contrario , o perché potevano arricchirlo di nozioni o penetrazioni che lui non aveva . Semplicemente stava con persone con cui gli era possibile una qualche sorta di colloquio . Quando stava con una persona , non era mai in posizione di superiorità , né in posizione di inferiorità , era con l ' altro sempre un eguale . Conservai davanti a me nel futuro , d ' altronde assai vaga , la prospettiva di quell ' inchiesta , prospettiva in cui mi rallegrava , e insieme mi preoccupava , il nome di Ardigò , e in cui mi rallegrava il ricordo della persona molto simpatica che era venuta a casa mia quel giorno . Passò del tempo e non seppi più nulla di quel lavoro . Pensai che era sfumato come sfumano tante proposte . Però l ' altro giorno è uscita sull ' « Unità » una fotocopia d ' un foglio dattiloscritto della televisione , con una serie di proposte fra cui quella dell ' inchiesta sulla donna . C ' era il mio nome e il nome di Ardigò . Accanto , era scritta a penna un ' osservazione che esprimeva perplessità . Era scritto a penna : « Due comunisti » . La cosa mi precipitò in uno stupore profondo . Ero anche molto contenta . Perché fossi così contenta , non lo so . Dal commento dell ' « Unità » appresi che Ardigò è consigliere nazionale della Dc . A dire il vero non sapevo di lui neanche questo . Mi sono chiesta allora cosa sapevo con precisione su di me . Per quanto riguarda la politica , devo dire che non so su di me niente di preciso . L ' unica cosa che so con assoluta certezza , è che di politica io non ne capisco niente . Nella mia vita , sono stata iscritta a partiti per due volte . Una volta era il partito d ' azione . Un ' altra volta era il partito comunista . L ' una e l ' altra volta , era un errore . Siccome non capisco niente di politica , era stupido che fingessi di capirne qualcosa , che andassi alle riunioni , che avessi in mano la tessera d ' un partito . E ' bene che , finché vivo , io non appartenga mai a nessun partito . Se mi chiedessero come vorrei che fosse governato un paese , in coscienza non saprei rispondere . I miei pensieri politici sono quanto mai rozzi , imbrogliati , elementari , confusi . Per questo fatto , mi sento spesso disprezzata da persone che amo . Esse pensano che la mia povertà di pensiero , nei confronti della politica , è frivolezza , mancanza di serietà , assenteismo colpevole . Lo pensano in silenzio . Ma il peso del loro disprezzo è per me oppressivo . Se cercassi di giustificarmi in presenza di quel severo silenzio , non troverei che parole di una grottesca goffaggine e futilità . Eppure son sicura che ci deve essere un posto al mondo anche per quelli che , come me , non capiscono la politica , che se parlassero di politica direbbero solo banalità e imbecillità , perciò la cosa migliore che possono fare è non esprimere quasi mai nessuna opinione . Quasi mai . A volte , dire di sì o di no è indispensabile . Vorrei però limitarmi a dire o di sì o di no , E poiché ho parlato di Felice Balbo , dirò che gli sono grata per non avermi mai disprezzato , per non essersi mai stupito né sdegnato della mia ignoranza politica , gli sono immensamente grata per avermi sempre accettato per quello che ero e capito . Lo seguii prima nel partito comunista , poi fuori , feci tutto quello che lui faceva pensando che lui capiva la politica e io no . Pure non ebbi mai , con lui , la sensazione di sottostare a una sua superiorità , di subire una personalità più forte . Fra noi era inteso che lui capiva e sapeva un gran numero di cose , io no . Ma non aveva importanza , eravamo eguali . Nei ricordi degli anni che ho passato nel partito comunista , nei ricordi di riunioni e comizi , la sua figura è sempre presente . Forse per questo , se mi dicono comunista , sono contenta . Perché mi ricordo degli anni che io e Balbo eravamo là . Per quanto riguarda i due partiti a cui ho appartenuto , uno dei quali da tempo ha cessato di esistere , mi sembra di avere conservato con essi dei legami viscerali , oscuri e sotterranei , che non saprei chiarire con parole , che non trovano alcun fondamento nella ragione , che non hanno nessun rapporto con le scelte della ragione ma sgorgano dal profondo come gli affetti . Vorrei ancora dire che se un giorno ci fosse una rivoluzione e io dovessi fare una scelta politica , preferirei molto essere ammazzata piuttosto che ammazzare qualcuno . E questo è uno dei pochissimi pensieri politici che la mia mente possa mai formulare .
StampaQuotidiana ,
Il numero della Rivista militare ungherese ( Magyar Katonai Szemle ) uscito nello scorso mese di ottobre a Budapest pubblica un interessantissimo studio del generale ungherese Nagy Wilmos sul Comando Supremo Serbo nel 1914 . Risulta da questo studio e in maniera irrefutabile poiché basato sulle testimonianze stesse della Serbia che gran parte della apologetica letteratura franco - serba deve essere portata al macero . Sta di fatto che il Comando Supremo Serbo si fece ripetutamente battere nell ' estate e nell ' autunno del 1914 e che la felice contro - offensiva del dicembre diede la vittoria ai serbi , perché si trovarono di fronte truppe austro - ungariche rarefatte ed esauste . Nell ' ottobre del 1914 le truppe serbe della III e I Armata non resistevano agli attacchi austro - ungarici . È quello il momento nel quale il Comando Supremo Serbo descrive « la situazione come preoccupante , esprime timori circa la capacità di resistenza delle truppe , chiede che siano ottenuti con ogni urgenza grandi quantitativi di munizioni dalla Francia , dall ' Inghilterra , dalla Russia , poiché altrimenti avrebbe declinato ogni responsabilità » . È quello il momento 8 novembre 1914 in cui « visto che le truppe non riescono a resistere in nessun punto » il generale serbo Putnik ordina la ritirata generale della I , II , III Armata per sfuggire all ' accerchiamento . L ' autore dell ' articolo dimostra che gli ordini di ritirata dell'11 novembre furono così confusi che , senza l ' iniziativa dei comandanti minori , ne sarebbe venuta una catastrofe . Una vera e propria diciamolo pure Caporetto serba ! In quali condizioni precarie si trovasse il quel momento l ' esercito serbo , ci viene detto dalla stessa relazione ufficiale serba che così si esprime : « I precedenti continui insuccessi , l ' esaurimento , il cattivo tempo , la mancanza di riposo , la perdita della speranza nella vittoria , provocarono nelle truppe grande abbattimento e segni di dissolvimento . Militari isolati e interi reparti abbandonarono il combattimento arrendendosi a reparti nemici inferiori di forze . Buttar via le armi , rifiuti di obbedienza , abbandono volontario nel combattimento , autolesioni erano all ' ordine del giorno , specie presso la 11 Divisione Danubio . Nelle retrovie delle Armate su tutte le strade si potevano vedere soldati che fuggivano assieme a profughi e non sapevano dire donde venivano , né dove andavano » .. Così parla dell ' esercito serbo nel 1914 una relazione ufficiale serba , della quale bisogna riconoscere l ' obiettivo coraggioso della verità . Siamo ben lungi dal trarne conclusioni generalizzatrici e siamo anche pronti a riconoscere il valore dei soldati serbi , aggiungendo però che essi sono uomini come tutti gli altri e quindi non sono sempre leoni , come si vorrebbe dare ad intendere . I fatti parlano .