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Occhi nelle tenebre ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Un thriller classico , con un elemento molto contemporaneo : le reazioni anche assassine che possono sfrenarsi intorno alla pratica dei trapianti ; il sentimento di usurpazione e violazione , di vendetta per il corpo mutilato dalla sottrazione di organi , che può crescere in chi amava il donatore defunto , parallelamente al sentimento di resurrezione e di felice vitalità che invade chi ha ricevuto in dono quegli organi . È il tocco originale del film , che offre pure due presenze apprezzabili . Una è la protagonista Madeleine Stowe , bruna californiana , trentasette anni , che costruisce un personaggio non banale , laconico e asciutto , del tutto privo del patetismo melenso riservato di solito ai portatori di handicap cinematografici o televisivi : un carattere femminile forte , superbo , integro . L ' altra presenza notevole è quella del direttore della fotografia Dante Spinotti , italiano di Tolmezzo , cinquantadue anni , ammirato per la fotografia di La leggenda del santo bevitore di Olmi o di Quartetto Basileus di Carpi , che qui fa un lavoro raffinatissimo sulla visione alterata della protagonista e sulle relative variazioni di luce ma anche sul paesaggio urbano di Chicago , usando nel modo più freddo i toni più caldi dall ' arancio al ruggine . Le premesse del film che mette insieme thriller , cecità , musica , medicina e passioni d ' amore erano allarmanti : una ragazza resa cieca a otto anni dalle botte della mamma cattiva , violinista in un gruppo folk irlandese , sottoposta a trapianto di cornee con esito incerto ( subito dopo l ' operazione , vede le facce alterate come quelle ritratte nei quadri di Francis Bacon , ha una percezione ritardata di quanto guarda e una messa a fuoco davvero imperfetta ) , ossessionata da un assassino , irrisa e poi amata da un poliziotto . Il risultato è invece , miracolosamente , un thriller interessante , ben raccontato , divertente .
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San Francisco - È stato detto più volte che le civiltà si giudicano soprattutto dal modo con il quale hanno risolto o tentato di risolvere il problema della morte . La civiltà egiziana , per esempio , aveva trovato un mezzo molto semplice di risolvere questo problema , cioè facendone il centro stesso della vita , come attestano in Egitto gli innumerevoli monumenti funerari , dalle Piramidi alle tombe sotterranee della Valle dei Re . In Egitto tutta la vita umana era in funzione della morte e l ' Egitto forniva a questa concezione mortuaria la cornice incomparabile della sua atmosfera incantata da Campi Elisi , del suo funebre perpetuo tempo sereno , dei suoi deserti pieni di miraggi , del suo silenzio e della sua immobilità . Il solo libro che si conservi della letteratura egiziana è il cosiddetto Libro dei morti , il quale veniva deposto , scritto su papiri , sopra il petto dei defunti ; ed è significativo che sia , per noialtri moderni , un libro quasi incomprensibile , fittamente rituale e simbolico , allusivo appunto ad una civiltà lontanissima ormai dalla nostra . Dall ' Egitto all ' America è un bel salto e la differenza è massiccia : in Egitto tutto era fatto per la morte e la morte aveva trovato una sua soluzione magica , religiosa , fantastica e poetica ; in America tutto è fatto per la vita e la morte non sembra aver trovato alcuna soluzione . Strano a dirsi : il sottofondo della morte in Egitto sembra essere stata la vita , quella di tutti i giorni , almeno a giudicare dalle meravigliose rappresentazioni di vita reale dipinte sulle pareti delle tombe della Valle dei Re ; per converso il sottofondo della vita in America è la morte , ossia il problema irrisolto e insolubile della morte . Così la morte si vendica della vita , agli Stati Uniti ; e mentre la vita viene esaltata in tutti i suoi aspetti energetici e produttivi , la morte che si vorrebbe ignorare , si infiltra dappertutto nelle radici stesse della vita dandole spesso un senso funebre e vano . A San Francisco , città piena di edifici e di quartieri nuovissimi , ci era stato parlato della nuova sede di una ditta di pompe funebri ( " Funeral home " ) or ora costruita secondo il disegno di un allievo del celebre architetto americano Frank Lloyd Wright . Ci andammo , per renderci conto di come era stato risolto non diciamo il problema della morte , ma quello di un edificio dedicato alla morte . Fermammo l ' automobile ai piedi di una strada in ripida discesa , come tutte le strade di San Francisco . L ' edificio sorgeva sopra una specie di terrapieno murato a sghembo , sulla destra della strada . Riconoscemmo subito lo stile del maestro , piani orizzontali , sporgenti in terrazze e in verande soprapposte ( ricordate la villa della cascata ? ) sapientemente alternati e attaccati alla collina come quei funghi volgarmente chiamati lingue di bove al ceppo di qualche quercia o leccio . L ' allievo di Wright aveva concepito , insomma , questa casa dei morti come un country - club o una villa di campagna : niente sfingi , urne , tripodi , fiamme , niente stile impero , niente marmi neri e bianchi , bensì mattoni rossi , superfici lisce , linee astratte , gioco di volumi e di piani . Entrammo per una veranda nella hall : una vasta sala , dal pavimento lustrante ; in un angolo circondato da un giardinetto di piante giapponesi , un fresco e pispigliante gioco d ' acqua ; sulle pareti alcune decorazioni in ceramica , di uno stile colorato e viennese , che ci ricordò per un momento il vecchio pittore Klimt . Quasi subito una bellissima ragazza , alta , slanciatissima , tornita alla perfezione dal bel collo alle snelle caviglie , giovane e piena di salute , ci venne incontro ancheggiando leggermente e sorridendoci . Con una dolce voce ella ci domandò in maniera affatto burocratica in che cosa poteva servirci ( " Can I help you in any way ? " ) , e saputo che non avevamo bisogno dei servizi della ditta , ma venivamo soltanto per una visita d ' informazione , approvò senz ' altro la nostra curiosità dicendoci che la ditta era ben contenta che si visitasse lo stabilimento , uno dei più importanti e più moderni degli Stati Uniti . Quindi ci precedette prima di tutto nell ' ufficio della direzione e ci mostrò un enorme e complicato radio - grammofono spiegandoci che esso era collegato con le varie camere ardenti e che al momento opportuno da esso venivano diffuse in toni aerei e angelici musiche per tutti i gusti , da Bach a Händel fino al jazz . Da quest ' ufficio passammo nella principale camera ardente . Questa stanza era assai vasta e per due terzi occupata da una quadruplice fila di poltrone , come un piccolo teatro . Una specie di tribuna o meglio di palcoscenico leggermente sopraelevato rispetto al pavimento , si trovava davanti alle poltrone : qui , ci spiegò la ragazza , veniva collocata la bara e celebrato l ' ufficio funebre . Notammo che tutto il fondo del palcoscenico era attraversato da una quinta o paravento di mattoni rossi ; dietro quella quinta o paravento , ci informò la nostra guida , la famiglia del defunto poteva piangere e sfogare il suo dolore a tutto suo agio , mentre gli amici , le conoscenze , e i colleghi sedevano invece nelle quattro file di poltrone . Tutto era pulito , nuovo , ultramoderno e pratico . La ragazza ci fece notare tra l ' altro che il riscaldamento non era a termosifoni bensì funzionava per mezzo di tubi che scaldavano uniformemente l ' intera superficie del pavimento . Dalla camera ardente passammo al secondo piano sempre preceduti dalla " mortuary hostess " . Ella ci fece passare in una vasta stanza rettangolare e con un gesto della mano , senza parole , ci indicò la varia mercanzia che era raccolta in questa sala : bare , bare e bare collocate in fila lungo le pareti e nel mezzo . Ce n ' erano per tutti i gusti e per tutte le borse , come notammo esaminandole davvicino : alcune di rame argentato , foderate di moerro bianco , del costo di millecinquecento dollari , altre di semplice rame , altre di metallo e legno , altre ancora di solo legno . Anche tutte queste bare avevano un aspetto massiccio , quasi di sarcofago , ed erano decorate in maniera più o meno ricca , secondo uno stile oscillante tra lo stile impero e la secessione viennese . La ragazza intanto ci spiegava : il morto veniva preparato , cioè imbellettato secondo i colori che aveva in vita e atteggiato acconciamente e quindi rivestito . Ella si avvicinò ad un armadio , ne apri i battenti e ci indicò i vestiti che la ditta poteva fornire alle famiglie che non ne disponevano : abiti blu a doppio petto , con cravatta nera e camicia bianca per gli uomini , lunghe camicie di velo rosa , decorate di ricami e fiorellini per le donne . Le scarpe degli uomini erano nere ( con la suola di cartone , tanto i morti non camminano ) ; le donne potevano calzare pantofoline da notte . La ragazza ci assicurò che tutti preferivano i vestiti della ditta a quelli che il morto portava in vita , se non altro perché era più pratico : si consegnava il morto alla ditta e la ditta si incaricava di ogni cosa , dal servizio funebre alla preparazione , all ' esposizione e alla finale cremazione o inumazione . La visita era finita ; la ragazza ci accompagnò a pianterreno , ci fece firmare il libro dei visitatori e ci raccomandò di tornare al più presto , naturalmente in qualità di clienti . Lasciammo la " funeral home " non senza sollievo . Supponiamo che , dopo tutto , una ditta di pompe funebri in Europa non presenti un aspetto molto diverso : l ' edificio non sarà stato costruito secondo lo stile di Wright , nessuna bellissima ragazza riceverà i clienti , tutto sarà meno moderno , più intonato alla tradizione , ma pur sempre di morti e di bare si tratterà . La differenza , secondo noi , sta tutta nel modo , nello spirito con cui è considerato il fatto della morte . Mentre visitavamo la " funeral home " di San Francisco , ci accorgemmo per esempio che la nostra guida cercava tenacemente di mascherare e annullare con accorgimenti verbali i tristi particolari del suo mestiere . Noi dicevamo " corpse " e lei diceva " person " , noi dicevamo " coffin " e lei diceva " casket " , noi dicevamo " die " e lei diceva " pass away " , noi dicevamo " funeral " e lei diceva " services " , noi dicevamo " mortician house " e lei diceva " funeral home " . La povera ragazza , insomma , si aggrappava disperatamente all ' eufemismo , con la cortese inflessibilità della governante che abbia a che fare con un bambino maleducato . E in realtà l ' eufemismo , nella sua bocca , era più che una figura verbale : era il contrassegno di uno stato d ' animo , per così dire , nazionale . Infatti , in seguito , girando per gli Stati Uniti , ci accorgemmo ben presto che la morte era un argomento da evitarsi o per lo meno da mascherare con acconcie parole . In realtà , la civiltà americana così ingegnosa e così inventiva per quanto riguarda i comodi della vita , si dimostra oltremodo priva di immaginazione quando si tratta della morte . Diciamolo francamente : non c ' è posto per la morte negli Stati Uniti , ossia nulla vi è stato previsto per far della morte , come in Egitto e in genere nelle antiche civiltà , la degna conclusione della vita . Sotto sotto gli americani considerano la morte come un ' indiscrezione , un ' indecenza , un " faux - pas " , un errore imperdonabile . A molti americani , alla notizia della morte di un parente o amico , vien quasi fatto di esclamare : " ma che gli è saltato in mente a Jones o a Smith di morire ? " Da questa impreparazione e inesperienza ( pare impossibile ma così è , inesperienza ) , deriva la tendenza a sbrigare la morte come una faccenda pratica , l ' ultima della vita del defunto , in base a considerazioni di efficienza , di capacità finanziaria e di organizzata rapidità . Tutto quello , insomma , che si fa per il defunto è slegato da qualsiasi concezione metafisica e trasferito sul piano della praticità . In altre parole , il defunto è considerato , alla maniera industriale , un po ' come un prodotto fra i tanti che va confezionato e manipolato in quel dato modo stabilito da una tradizione ormai incomprensibile e remota , beninteso sempre secondo i mezzi finanziari della famiglia . Questa praticità qualche volta produce effetti grotteschi , almeno per noialtri europei . Senza arrivare allo slogan che ci fu riferito ma che non sembra credibile : " Perché andate in giro vivi quando possiamo seppellirvi per trecentonovantanove dollari e cinquanta ? " , le ditte di pompe funebri danno molto spesso alla loro pubblicità un carattere più allegro e disinvolto di quanto l ' argomento non consenta . Per esempio mostreranno in un cartellone una fanciulla molto " sexy " , dal viso leggermente mesto , dagli occhi socchiusi e accanto ci metteranno una scritta di questo genere : " Nel momento del cordoglio , voi non potete occuparvi dei dettagli . Tutto quello che dovete fare è telefonarci e noi sbrigheremo ogni cosa per voi . Soltanto duecentonovantanove dollari e novantotto centesimi . " Da notarsi che tra le cose che la ditta si incarica di sbrigare c ' è anche il servizio religioso . A quanto pare , sempre più spesso ormai , le famiglie dei defunti preferiscono che il servizio religioso sia celebrato nella stessa " funeral house " , che provvede alla preparazione del morto e poi all ' inumazione . Soltanto i cattolici portano ancora i loro defunti in chiesa . Ma non si deve per questo pensare che gli americani siano meno degli altri popoli attaccati ai loro cari e desiderosi di rendere loro onore dopo il trapasso . Come abbiamo già accennato , non si tratta in fondo che di una mancanza di esperienza : si muore in America da soli tre secoli e mezzo , mentre in Europa si muore da tremila anni e in Egitto da cinquemila . È possibile insomma che queste " funeral home " siano il punto di partenza di una nuova maniera di interpretare la morte , di una nuova concezione della morte del lontano futuro . Bisogna , tuttavia , vedere in questa praticità che si sforza di rendere la morte in tutto simile alla vita , anche forse qualche altra cosa . Probabilmente il protestantesimo e soprattutto le sette più estreme del protestantesimo avevano , nell ' ultimo secolo , un po ' troppo tirato la corda spiritualistica . Nella loro reazione alla concretezza e corposità cattolica , in un paese in cui non c ' erano , come in Europa , antiche religioni pagane sulle quali innestare il Cristianesimo , le sette protestanti avevano finito per fare della morte qualche cosa di eccessivamente spirituale , trascendente , inconsistente . L ' immensa pubblicistica religiosa protestante parlava della morte e dell ' anima in maniera incomprensibile per il volgo e soprattutto per la grandissima maggioranza dei più recenti emigrati quasi tutti provenienti dai paesi dell ' Europa Orientale e Meridionale . Che era , per esempio , quest ' anima di cui tanto parlavano i pastori protestanti , sempre buona , sempre pura , sempre eterea , sempre eguale , sia che si trattasse dell ' anima di un bambino o di un vecchio , di un ricco o di un povero , di Smith o di Jones ? Agli emigranti venuti dai paesi dove ci sono ancora i santuari e gli ex - voto , i miracoli e i pellegrinaggi , quest ' anima protestante non diceva nulla . Quest ' anima aveva , insomma , il grave torto di essere impersonale . Donde , secondo noi , il desiderio di vedere nel morto il vivo , di considerare il morto ancor vivo e perciò di farlo vestire , imbellettare , truccare come un attore che debba ancora recitare una parte : donde la praticità delle " funeral house " , dove il morto è trattato come una " person " e non come un " corpse " , secondo l ' eufemismo della nostra " mortuary hostess " . Sono , del resto , cose piuttosto misteriose e non si cerca di spiegarle , ma soltanto di tentare una approssimativa delucidazione . Che avveniva per esempio nella mente di quei genitori di una piccola città del middlewest , i quali avevano perduto una loro amatissima bambina ? Essi continuavano a trattare la piccola morta come se fosse viva e ora portavano sulla sua tomba giocattoli nuovi fiammanti ora vestitini e altri oggetti . E a Natale , un dolce natalizio . E a Pasqua , delle uova di Pasqua debitamente dipinte a vivaci colori . Che è anche questa una maniera religiosa di intendere la morte : di una religione , però , con forti tratti arcaici e primitivi .
Timecop - Indagine dal futuro ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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« Le elezioni si vincono con la tv , basta avere i soldi per comprare gli spazi ... Vincerò : ho il settanta per cento a tutti i sondaggi » , ripete il candidato alla presidenza degli Stati Uniti , un senatore criminale . Prodotto pure da Sam Raimi , il film comincia nello Stato della Georgia nel 1863 ma è forse datato 2004 , si svolge anche nel 1929 del crollo della Borsa di New York ( finanzieri e agenti di cambio rovinati cadono giù dalle finestre dei grattacieli come una pioggia ) nonché nel 1994 . Giocare con il tempo non è certo una novità nel cinema americano , e qui si suppone che sia stata inventata una macchina capace di riportare all ' indietro nel tempo modificando il passato e condizionando il presente ( gli andirivieni temporali avvengono mediante una specie di Batmobile pesante e complessa , oppure attraverso una semplice bolla d ' aria ) . Naturalmente , l ' uomo politico è il cattivo . Il buono è Van Damme , poliziotto del Tempo incaricato di sorvegliare che nessuno abusi a proprio profitto della macchina meravigliosa , e anche personalmente interessato al viaggio a ritroso per modificare , cancellare il momento atroce in cui alcuni delinquenti stuprarono e uccisero la sua amatissima moglie incinta , bruciarono la sua casa . Trappole , politica sporca , botte terribili , esplosioni , incendi : e bisognerà forse riflettere sulla frequenza e violenza con cui il fuoco ( con la sua forza distruttiva , la sua rossa ineluttabilità , le sue fiamme sempre vittoriose ) risulta adesso dominante nei film americani d ' azione , Timecop non è niente di speciale , però è divertente . Van Damme fa le solite cose : picchia , tira calci in faccia , spara , quasi vola nell ' aria , viene tradito e viene pestato quasi a morte , difende una buona causa , fa l ' amore con la moglie a lume di candela , duella anche a coltellate , si presenta nudo e seminudo , trionfa nel lieto fine .
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San Francisco - Il viaggio finisce qui , pensa il signor X , contemplando attraverso le vetrate di un ristorante l ' oceano verde e gonfio fino ai lontani orizzonti caliginosi , finisce al Pacifico essendo cominciato sull ' Atlantico . Finisce qui perché qui , geograficamente , finisce l ' America , quest ' isola immensa stretta tra due oceani ( gli Americani si considerano isolani , se non altro perché per andare in Europa o in Asia debbono varcare il mare : e infatti europeo si traduce in America " continental " , alla maniera inglese ) . Attraverso la vetrata il signor X può vedere , ad un centinaio circa di metri dal ristorante , una roccia isolata brulicante di strani , grossi animali dalla testa di cane , dal corpo di donna e dalla coda di pesce : sono le foche le quali abbondano nei dintorni di San Francisco dove l ' acqua dell ' oceano è poco meno gelida che intorno l ' Alaska ; e queste foche , più di ogni altra cosa , danno al signor X il senso di affacciarsi su un mare ancor vergine , ancora " naturale " , ben diverso dall ' Atlantico ormai umanizzato dalla storia di quattro secoli e dai fittissimi traffici . Assiepate in cento sopra uno scoglio esiguo , queste innocenti e afone sirene si godono il pallido sole , con singolari movenze , goffe , languide e donnesche . Ogni tanto due levano il muso , l ' una incontro all ' altra , e pare che si parlino o si bacino ; quindi scivolano nell ' acqua e , da pesanti e massicce che erano , diventano , appena immerse nel loro elemento , agili , fulminee , leggerissime , giocose . Nuotano in coppia , descrivendo nell ' acqua complicate ed eleganti evoluzioni , si separano , scompaiono , riaffiorano , tornano ad accoppiarsi . Il signor X si incanta a guardarle e poi , ad un tratto , trasalisce ad un diffuso mormorio alle sue spalle , si volta e vede che tutto il ristorante è in piedi : una balena . Il signor X si alza anche lui , guarda , e infatti , proprio sotto la vetrata , vede emergere per un momento il lungo dorso spesso e nero del cetaceo . Il dorso si immerge quasi subito e poco dopo , simile ad un enorme pipistrello o meglio ad un mostro volante preistorico , ecco sferzare l ' aria la coda falcata , nerissima , della balena . Ma la balena non gioca come le foche . Essa , probabilmente , cozza in quel momento contro un oscuro e forse , per lei , nuovo sentimento : quello del limite . Avvezza all ' infinito degli oceani che girano per tutta la terra e non finiscono mai , la balena non comprende la sponda , questo limite , questa fine . Tuttavia , come un calabrone che dopo molto dibattersi contro i vetri , infili una finestra aperta , la balena sembra alla fine trovare la via giusta . Ancora una rapida emersione della schiena , un ' ultima sferzata per aria della coda falcata e poi la balena scompare , in rotta verso i più lontani orizzonti del Pacifico . Il viaggio finisce qui , pensa più tardi il signor X , dove finisce l ' Occidente con i suoi mali e i suoi beni . Ecco , per esempio , una insenatura della baia , dietro Oakland , calma , deserta , come abbandonata . E similmente , sembrano abbandonati file e file di grandi piroscafi , attraccati gli uni accanto agli altri , in gruppi fitti di venti o trenta ciascuno . Questi piroscafi hanno l ' aria di essere in buono stato ; però ci si rende conto subito che una strana aria di abbandono e di trascuratezza avvolge questa flotta . In realtà , questi piroscafi non navigano più da tempo , sono navi in disarmo , per lo più trasporti di guerra ; e adesso il Governo americano , in mancanza di magazzini e di silos , li ha adibiti a depositi galleggianti degli immensi " surplus " della produzione agricola . Sono piroscafi pieni di grano , di scatolame alimentare , di burro , di prodotti agrari . L ' America produce più roba da mangiare di quanto ne consumi ; lo Stato , piuttosto che distruggerla come già si fece , pazzamente , prima del 1929 , preferisce stivarla nelle navi ; così la superproduzione agricola si accumula , con ingenti spese di manutenzione delle navi adibite a depositi . È proprio vero che l ' Occidente finisce qui , pensa il signor X contemplando queste navi ; l ' Occidente , per la prima volta nell ' intera storia dell ' umanità , ha debellato la carestia , anzi addirittura ha inventato un nuovo flagello : la superproduzione . Al di là dell ' Oceano Pacifico incomincia l ' Oriente dove non ci sono surplus , dove le carestie sono di casa , dove tutte le riforme sociali , comuniste e non comuniste , girano intorno il problema ancora insoluto della penuria e della fame . Il viaggio finisce qui , pensa ancora il signor X , mentre in macchina percorre il Golden Gate Bridge , incontro gli eccelsi piloni che per la loro forma e il loro colore rosso fanno pensare a qualche monumento della Cina . In quel momento un grande piroscafo passa sotto il ponte eruttando fumo nero nell ' aria azzurra . Il ponte di Golden Gate è sospeso a grande altezza e qualsiasi piroscafo di qualsiasi stazza può penetrare nella baia passando sotto la rigida , elegantissima passerella sospesa ai due piloni con cavi di acciaio di grossezza enorme , anche essi dipinti di rosso . È il solo ponte rosso del mondo , e il signor X non può fare a meno di ricordarsi che dall ' altra parte del Pacifico , in Cina , il color rosso è quello della buona fortuna . Il viaggio finisce qui , pensa il signor X , a San Francisco dove , come le acque del mare e del delta di un fiume , americanesimo e asiatismo confluiscono e si confondono . Non foss ' altro che nella cucina , nella grande varietà dei ristoranti asiatici : giapponesi , dove si può mangiare seduti in terra , scalzi , a gambe incrociate , serviti da ragazze giapponesi in kimono ; cinesi , dove il riso e le verdure sono disposti su tavoli laccati dello stesso color rosso del ponte del Golden Gate ; polinesiani , dove tra enormi canne di bambù che fingono l ' interno di una capanna tahitiana , maschere , feticci , pesci imbalsamati e piroghe , ci si può illudere un momento di essere a migliaia di miglia di distanza da San Francisco : filippini , giavanesi , indocinesi , coreani . Ma non è soltanto la cucina a fare di San Francisco un luogo d ' incontro tra Occidente e Oriente . Al parco , uno dei più belli degli Stati Uniti , c ' è un recinto chiamato " Japanese Tea Garden " . Questo giardino strano affascinante e incredibile , pieno di minuscole rocce , di minimi ruscelli e di mostruosità vegetali fu regalato alla città di San Francisco da un ricco giapponese , senza dubbio per emulare simili doni fatti alle loro città dai miliardari americani . Ribattezzato durante la guerra contro il Giappone in " Oriental Tea Garden " , resta tuttavia la testimonianza di una simpatia interoceanica che sussiste tuttora e che nel futuro avrà senza dubbio i più impensati sviluppi . Perché l ' America non è completa , pensa il signor X , passeggiando per i vialetti del " Japanese Tea Garden " , ossia non ha che due dimensioni come tutte le cose estreme , che stanno al limite di una determinata realtà . E il futuro ci dirà se sarà l ' Europa o l ' Asia a integrare l ' America , a renderla completa , a darle quella dimensione morale , religiosa , ideologica , umana che oggi le manca . Intanto bisogna considerare le guerre asiatiche degli Stati Uniti e la loro permanenza in Giappone , in Corea e a Formosa non soltanto come azioni militari pure e semplici ma anche come oscuri tentativi di approccio ad una civiltà diversa e probabilmente compensatoria . Insomma , l ' Occidente , a San Francisco , non è soltanto rappresentato da tutto ciò che è puramente occidentale ma anche da ciò che è orientale e , che testimonia l ' antica perpetua tendenza della civiltà occidentale ad arricchirsi e integrarsi con gli apporti dell ' Oriente , come a Venezia , per esempio , altro luogo d ' incontro tra Occidente e Oriente . Il viaggio finisce qui , pensa il signor X poco dopo , aggirandosi in macchina lungo le amene sponde di Sausalito , sobborgo marittimo di S . Francisco , gremite di piccoli ristoranti , di bar e di taverne . A Sausalito abitarono Jack London e Stevenson , ambedue viaggiatori e navigatori del Pacifico ; ed è un luogo quieto e solatio dove le abitudini e i costumi dell ' Occidente sembrano quasi ostentati , come a sfida dell ' Oceano , oltre il quale cominciano abitudini e costumi tutti diversi . Nei bar , nelle taverne , nei ristoranti c ' è un po ' di tutto , un po ' di " pub " inglesi , un po ' di caffè francesi di Saint - Germain - des - Prés , un po ' di trattorie mediterranee italiane o spagnole . I bar sono pieni di ragazze in pantaloni , capelli sciolti sulle spalle , magliette da mozzi , occhialute , pallide , sofisticate , esistenzialiste ; e i loro compagni barbuti , rasati a zero , senza colletto né cravatta , sono anch ' essi travestiti da vagabondi , da marinai , da straccioni . Bevono , fumano e chiacchierano senza tregua ; e il signor X sedendosi in uno di questi gruppi ha la ventura di assistere ad una discussione sulla psicanalisi . Il viaggio finisce veramente qui pensa il signor X mentre intorno a lui volano parole come repressione , complesso , inibizione , censura e altre simili , finisce con la psicanalisi , questa ipertrofica attenzione concessa a tutto quanto è individuale , nella persona umana . Al di là dell ' Oceano niente psicanalisi e niente attenzione per l ' individuo , bensì le masse ossia gli uomini presi all ' ingrosso in classi , gruppi e folle , secondo elementari tendenze , elementari necessità , elementari ambizioni . L ' Occidente è nato con la preoccupazione della persona umana , unica , incomunicabile , coerente e perfetta ; e l ' Oriente , al di là dell ' Oceano Pacifico , non essendo in grado di comprendere una simile preoccupazione , preferisce attribuirla ad una sfortuna economica , ad un vizio sociale , ad una decadenza biologica . Il viaggio finisce qui , pensa il signor X accompagnando una signora californiana a fare la spesa in un " grocerstore " o drogheria , diremmo noi . Safeway , dove in realtà si può comprare tutto quel che serve per la casa , dalle bistecche ( involtate in cellophane ) alle scope e alle polveri per pulire le casseruole . La signora all ' ingresso prende un carrettino di ferro assai comodo e maneggevole e quindi , la lista delle compere in una mano e l ' altra sul carrettino che spinge lentamente lungo gli interminabili banchi pieni di roba , percorre tutto l ' immenso negozio accumulando al suo passaggio le provviste per una settimana . Questi negozi Safeway , ella spiega al signor X , si trovano in tutte le principali città americane e ognuno di essi vuol dire la morte di decine e decine di piccoli negozi individuali . Centinaia di articoli disposti in bella mostra , in un grande ambiente di cemento armato e di vetro che fa pensare ad una stazione , centinaia di articoli tutti di buona qualità , tutti fabbricati , manipolati , prodotti per il consumatore medio . È già il comunismo , pensa il signor X , o per lo meno uno degli scopi che il comunismo si prefigge : la produzione in massa per le masse . Soltanto che il proprietario di questa sterminata collezione di grandi magazzini è un arrabbiato reazionario e non molto tempo fa finanziava le campagne spionistiche e scandalistiche del senatore Mac Carthy . Così il serpente si morde la coda , pensa il signor X , e all ' estremo Occidente il capitalismo ottiene risultati assai simili a quelli del comunismo in Oriente . E la disputa tra America e Russia che sconvolge il mondo e rischia di farlo perire in una guerra atomica è dovuta piuttosto alle somiglianze ( gli estremi si toccano ) che alle diversità ; piuttosto ad una questione di supremazia negli stessi campi che ad una questione di diversa interpretazione , e di diversa ideologia . La signora ha adesso riempito il suo carrettino con ogni sorta di articoli . Ella va ad uno degli ingressi dove c ' è un meccanismo assai simile a quello che regola l ' afflusso dei visitatori nei musei , un ' impiegata prende uno a uno tutti gli articoli , li pesa sopra una bilancia , ne registra il prezzo , li rimette nel carrettino : il tutto meccanicamente , rapidamente . Ecco , pensa il signor X , il punto d ' incontro fra Occidente e Oriente : nella meccanizzazione , razionalizzazione della vita quotidiana . Il viaggio finisce qui , pensa finalmente il signor X , la sera , andando in giro per i " night clubs " e le taverne di San Francisco . Eccone una che a prima vista rassomiglia a tutte le altre : un antro buio sottoterra , al quale si accede per una scaletta tortuosa , un bar al cui banco , nelle tenebre , si affollano bevendo i soliti avventori , tavolini appartati ai quali seggono , sussurrando , le solite coppie . Ma in una sala a parte c ' è qualche cosa che fa affluire nel " night club " ogni sera una folla insolita . Si paga un dollaro per entrare in questa sala ; e la cosa che attira tanta gente è la Critica . La sala è piena di poltrone ed ha un piccolo palcoscenico illuminato . Dopo un numero di jazz e canzoni negre , la Critica sale sul palcoscenico accolta da grandi applausi . Questa Critica si presenta sotto l ' aspetto di un piccolo ometto vestito come uno studente in maglione e pantaloni di flanella . L ' ometto ha l ' aria trafelata , spiritata e arguta . Fattosi silenzio l ' ometto prende a parlare o meglio a chiacchierare , senza interruzione , senza mai rifiatare , improvvisando per più di un ' ora . La storia di quest ' ometto è semplice ; era studente nell ' est e si era fatta una specialità , tra gli studenti , di recitare , sempre improvvisando , lunghi monologhi in cui prendeva in giro la vita pubblica , i costumi , i personaggi e gli avvenimenti importanti degli Stati Uniti . Un giorno qualcuno lo notò , gli propose di esibirsi in pubblico e così lo studente , molto naturalmente , diventò professionista e passò dal " campus " dell ' università ai palcoscenici dei " night clubs " . Quest ' ometto ha una capacità enorme di chiacchiera , e le sue chiacchiere mescolate di finta ingenuità e di vera malizia , configurano un tipo ormai nazionale , quello dell ' americano che ne ha viste tante , al quale non la si dà a bere , che non ci crede , che tuttavia conserva ancora molto candore e molta fresca ingenuità . Alcuni amici dicono al signor X che l ' ometto , avendo attaccato a Nuova York il senatore Mac Carthy fu costretto dal pubblico a ritirarsi . Qui invece ascoltano deliziati e applaudono . In realtà , pensa il signor X , non è tanto vero che l ' Est sia così liberale e l ' Ovest così reazionario ; e comunque l ' Ovest sentendosi isolato a tanta distanza dall ' Est e dall ' Europa , apprezza qualsiasi cosa gli venga da quella direzione . Il viaggio finisce qui , pensa il signor X , mentre l ' ometto , con la sua parlantina torrenziale prende in giro lo scandalo intorno gli accordi di Yalta , finisce qui dove l ' Occidente , sia pure attraverso le chiacchiere di una specie di " chansonnier " , esercita la sua attività preferita e più caratteristica : la critica . Al di là del Pacifico comincia l ' Asia , con altre attività o meglio , altri miti .
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San Francisco - Telegraph Hill è una delle tante colline sulle quali è costruita San Francisco , forse la più alta . Sulla cima della collina c ' è un belvedere e un faro , tra ameni boschetti e aiuole fiorite . Si può salire in cima al faro e di lassù godersi la vista di tutta la città , variamente disposta su e giù per le alture ; dei due grandi ponti , l ' uno rosso e l ' altro ferreo che scavalcano la baia ; della baia stessa , azzurra e scintillante al sole , con l ' isoletta penitenziaria di Alcatraz e i cento battelli che la solcano . Un giorno che guardavamo questo bellissimo panorama sul quale le nuvole leggere e bianche che viaggiavano nel cielo gettavano or sì or no grandi ombre effimere , qualcuno ci indicò un quartiere lontano : " Laggiù abitano i Russi , o meglio i discendenti americani della colonia russa di San Francisco " . Dapprima rimanemmo sconcertati , quindi ricordammo ; nel 1811 i Russi nella loro marcia verso l ' Oriente avevano finito per raggiungere anche questo lembo dell ' estremo Occidente . Il corriere dello Zar arrivava fin qui , portando i dispacci di San Pietroburgo alla Compagnia Russa delle pellicce insediata a Yerba Buena , antico nome di San Francisco . La Compagnia delle pellicce durò fino al 1840 e poi fu sciolta e la Russia rinunziò alla California e i Russi che restarono a Yerba Buena diventarono col tempo cittadini americani . Erano forse un centinaio ; assommano oggi a parecchie migliaia . Questa informazione ci diede da pensare : i Russi erano stati in questa parte dell ' America prim ' ancora degli Americani , avevano posseduto l ' Alaska ( poi venduta agli Stati Uniti , nel 1867 , per sette milioni di dollari ) , avevano impiantato una colonia in California . Insomma i rapporti degli Stati Uniti con la Russia erano molto antichi ed erano rapporti di frontiera , né più né meno di quelli con l ' Inghilterra e con la Spagna . Tre imperi , dunque , quello inglese , quello spagnuolo e quello russo avevano sbarrato il passo all ' espansione yankee : con l ' impero inglese , gli Americani dopo contrasti secolari , hanno stabilito legami di cuginanza , se non di fraternità ; di quello spagnuolo , hanno pensato a liberarli gli stessi domini spagnuoli d ' America , rendendosi indipendenti ; con l ' impero russo , invece , i rapporti , come è noto , sono , ancor oggi , tutt ' altro che buoni . Ora che a Ginevra è scoppiata , come dicono facetamente le gazzette , la pace , si può fare forse il punto su questi rapporti e domandarsi : che pensano gli Americani della Russia ; e in maniera più particolare : quali sono , fuori della situazione ufficiale e diplomatica , i sentimenti del popolo americano per la Russia ? Bisogna prima di tutto distinguere i gruppi intellettuali e fino ad un certo segno politici , dalla massa , ossia dalla middle - class . Per quanto riguarda i gruppi intellettuali e politici , i cosiddetti anni trenta , ossia il periodo che va dalla crisi del 1929 alla fine della guerra civile in Spagna , segnano al tempo stesso il punto di incontro e di rottura tra l ' intellighenzia americana e il marxismo staliniano . La grande crisi economica del 1929 , chiudendo centinaia di fabbriche e gettando sul lastrico fino a dodici milioni di persone , aveva fatto dubitare molti Americani della bontà e solidità del sistema politico ed economico tradizionale degli Stati Uniti . Il comunismo o meglio il marxismo sembrò allora a molti intellettuali la sola teoria economica e politica alla quale si potesse ricorrere per risolvere la crisi nazionale , la più grave della storia americana dopo quella della guerracivile . Però , fatto importante e che occorre sottolineare , questa simpatia per il marxismo e per la Russia di Stalin non oltrepassò i limiti di ristretti gruppi di intellettuali e uomini politici ; le masse che purtuttavia erano state le più colpite dalla crisi economica , restarono fuori di questa simpatia ; le grandi Trade Unions si mantennero sopra un terreno strettamente economico ; il partito comunista americano non fu mai più di un ' insignificante setta di poche migliaia di persone . Il movimento di simpatia per il marxismo staliniano e per la Russia Sovietica non durò più di una decina di anni , approssimativamente dalla grande crisi o poco prima , alla fine della guerra di Spagna . All ' infatuazione , forse superficiale , forse dilettantesca , forse fondata piuttosto su motivi negativi che positivi , seguì una profonda delusione che , in un Paese come gli Stati Uniti dove le esperienze psicologiche individuali hanno sempre uno sfondo morale e sociale , ebbe effetti addirittura storici . Questa delusione derivò da due fatti , l ' uno interno e l ' altro esterno : all ' interno , come si è detto , le masse rimasero sorde all ' appello marxista e fedeli all ' american way of life e così gli intellettuali e lo stesso partito comunista americano sentirono di essere al tutto privi di giustificazioni sociali . All ' esterno , la politica estera di Stalin , oltre a dar prova di un machiavellismo addirittura rinascimentale ( assassinio di Trotzky , condotta della guerra in Spagna , trattato germano - sovietico etc. etc . ) ripugnante alla mentalità puritana ed anglosassone , si configurò per giunta , in maniera sempre più decisa , come politica di rivalità non tanto ideologica quanto nazionale con gli Stati Uniti . In altri termini gli intellettuali , a torto o a ragione , scoprirono o credettero di scoprire che il comunismo internazionale era uno strumento della politica estera russa e che la loro simpatia per il marxismo poteva portarli , alla lunga , su posizioni non tanto anticapitaliste quanto antiamericane . Oggi , se si vuoi parlare di comunismo , non è certo nei circoli intellettuali di Nuova York che si trovano orecchie pazienti e ragionevoli . L ' anticomunismo degli intellettuali americani , forse perché radicato in un ' antica e profonda delusione , è tenace , violento e assolutamente irriducibile . Circa le masse , ossia la middle - class che abbraccia con i suoi standard uniformi la maggioranza degli Americani , il discorso si fa più complicato e più sottile . Per il suo anti - comunismo e antisovietismo valgono le stesse ragioni che per gli intellettuali , più altre inerenti alla natura dello sviluppo industriale economico e sociale degli Stati Uniti . Le prime ragioni sono quelle già esposte : la Russia si è giocata le simpatie delle masse americane dal giorno in cui Stalin fece una politica di rivalità nazionale con gli Stati Uniti . In altri termini non riuscì alla Russia di fare negli Stati Uniti ciò che aveva fatto con successo in altri Paesi : contrapporre le masse alla classe dirigente e nello stesso tempo sganciare l ' ideologia marxista dalla politica estera russa . E si capisce anche perché : gli Stati Uniti sono il solo Paese al mondo forse con il quale la Russia è in un rapporto diretto di rivalità prim ' ancora nazionale che ideologica . Così , in America , avviene alla politica russa il rovescio esatto di quanto le accade negli altri Paesi : mentre in altri Paesi facilmente si interpretano gli accorgimenti tradizionali della politica estera russa come sviluppi coerenti della dialettica marxista , in America le complessità e sottigliezze di questa dialettica vengono sovente scambiate per pure astuzie e furberie sarmatiche . Il patriottismo delle masse americane , in tal modo , è stato svegliato e messo in allarme ; e ci vorranno molti anni di vera pace perché si calmi e abbandoni la sua estrema diffidenza . Ma le ragioni del disinteresse delle masse americane per il marxismo sono anche dovute , come abbiamo accennato , a motivi inerenti alla natura stessa dello sviluppo industriale e sociale degli Stati Uniti . In maniera generale , si può affermare che il marxismo non trova appigli tra le masse degli Stati Uniti per la buona ragione che , all ' infuori di riforme strettamente politiche ( e dunque poco importanti , trattandosi dopo tutto di una teoria politica fondata sull ' economia ) , esso per ora non ha nulla da offrire di veramente nuovo alle masse americane . È vero che agli Stati Uniti c ' è il capitalismo ; ma uno degli agganci della polemica comunista contro il capitalismo in Europa , ossia i suoi legami con le vecchie classi feudali e parassitarie , in America manca del tutto . Inoltre il marxismo che nell ' Europa orientale e in Asia fa leva sul formidabile motivo della rivoluzione industriale e della creazione di una classe dirigente tecnocratica , in America , trova rivoluzione industriale e classe tecnocratica già bell ' e formate ad opera del capitalismo . Del resto quando si parla di masse e di simpatie delle masse , si allude piuttosto che a determinate condizioni materiali , a esperienze psicologiche e morali . Ora gli Americani hanno già fatto l ' esperienza psicologica e morale della rivoluzione industriale e tecnocratica , hanno già assaporato l ' ebbrezza collettiva della prosperità di massa , hanno già digerito la scoperta delle determinazioni economiche della vita sociale ; e ben difficilmente saranno tentati in futuro di dare ascolto ad una teoria che gli proponga di nuovo queste stesse scontate esperienze . Marx , tra tante profezie azzeccate , ne aveva fatta una che si è verificata sbagliata , e cioè che il comunismo avrebbe avuto i suoi primi successi nei Paesi di più avanzato sviluppo industriale . In realtà è avvenuto il contrario ; e il maggior ostacolo alla comprensione del marxismo in America , a parte la mentalità puritana , sta proprio nella coscienza economica e industriale delle masse americane , nella loro maturità tecnocratica . Naturalmente non si vuol dire con questo che in America non ci sia il capitalismo : si vuol dire soltanto che il capitalismo vi ha raggiunto per conto suo molti degli scopi ai quali mira il comunismo in Europa orientale e in Asia . Donde la mancanza di attrazione del mito sovietico e la riduzione della Russia Sovietica a Paese rivale , quando addirittura non ostile . S ' intende che ciò non significa affatto che gli Americani nutrano una preconcetta ostilità contro i Russi . Le accoglienze cordiali che recentemente hanno ricevuto i membri della commissione agricola russa in viaggio negli Stati Uniti stanno a dimostrare una verità antica quanto il mondo : nessun popolo odia alcun popolo . Ma , d ' altra parte , è anche vero che per gli Americani la Russia Sovietica è forse , tra tutti i Paesi del mondo , il più difficile a capirsi . Più della Cina di Mao ; più dei Paesi di diversa religione e civiltà , buddisti o maomettani . L ' incomprensione degli Americani è dovuta in parte all ' ignoranza dei motivi storici , sociali e filosofici del comunismo ; ma soprattutto , strano a dirsi , alla lentezza con la quale la rivoluzione comunista si configura storicamente in una società stabile e riconoscibile . Gli ideali americani del successo , della praticità e dell ' efficienza sono contraddetti da una rivoluzione che pare continuamente essere ritirata , come diceva Machiavelli , verso i suoi principi ; che dopo circa quarant ' anni non si è ancora disfatta dei mezzi coercitivi di cui si servì agli inizi per trionfare dei suoi nemici ; e che sembra rimandare ad un domani mitico i risultati materiali per raggiungere i quali è stata compiuta . Strano a dirsi , ripetiamo , ma se il comunismo riuscisse a portare le masse russe ad un livello di prosperità di tipo occidentale , se le frontiere della Russia fossero aperte e milioni di turisti russi ben vestiti ed equipaggiati invadessero il mondo , l ' incomprensione degli Americani verso la Russia Sovietica si attenuerebbe di molto . In queste cose è difficile arrivare ad una conclusione ; tanto più che i rapporti russo - americani sono forse entrati in questi giorni in una nuova fase di cui è impossibile prevedere gli sviluppi . Ma più di un secolo fa Alexis de Tocqueville , nel suo libro sulla democrazia in America fece alcune considerazioni che oggi sembrano addirittura profetiche : " Ci sono oggi due grandi popoli che partiti da punti diversi sembrano dirigersi verso gli stessi scopi : i Russi e gli Americani . Tutti e due sono cresciuti nell ' oscurità e mentre gli sguardi degli uomini erano distratti altrove , si sono ad un tratto posti in prima fila tra le Nazioni e il mondo ha appreso al tempo stesso la loro nascita e la loro grandezza . Tutti gli altri popoli sembrano aver raggiunto il loro limite ; soltanto loro sono in crescenza . Tutti gli altri si sono fermati o avanzano con sforzo , solo loro procedono con passo spedito e rapido in una carriera di cui per ora non possiamo neppure intravedere la conclusione . L ' Americano lotta contro gli ostacoli che gli oppone la natura . Il Russo è alle prese con l ' uomo . L ' uno combatte il deserto e la barbarie , l ' altro la civiltà rivestita di tutte le sue armi . Così le conquiste dell ' Americano si fanno con l ' aratro dell ' agricoltore e quelle del Russo con le armi del soldato . Per raggiungere i suoi scopi il primo si fonda sull ' interesse personale e lascia agire senza dirigerle la forza e la ragione degli individui . Il secondo concentra in qualche modo in un sol uomo tutta la potenza della società . L ' uno ha come mezzo principale di azione la libertà ; l ' altro la servitù . Il loro punto di partenza è diverso , le loro strade sono diverse ; tuttavia ciascuno di essi sembra essere chiamato , da un segreto disegno della Provvidenza , a tenere un giorno nelle proprie mani il destino della metà del mondo " . Alexis de Tocqueville , per quanto profetico , non poteva prevedere la rivoluzione russa ( neppure Marx l ' aveva prevista ) ; ma il suo occhio sagace , in un tempo in cui le maggiori Potenze del mondo erano ancora la Francia e l ' Inghilterra , aveva intuito le linee principali dell ' avvenire del mondo , ossia la presenza di due grandi Potenze come gli Stati Uniti e la Russia , la loro rivalità negli stessi campi e per gli stessi scopi , e , in certo modo , anche la loro coesistenza , per dirla con una parola di moda . Per completare il quadro dei rapporti russo - americani , bisognerebbe forse adesso poter dire quali sono i sentimenti del popolo russo per quello americano , che cosa sa e non sa il popolo russo degli Stati Uniti . Non siamo in grado di farlo ; ma è chiaro che la pace del mondo dipende quasi per intero dalla mutua conoscenza e comprensione di questi due popoli così profondamente diversi .
Kika - Un corpo in prestito ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Comico , sessuale , sarcastico , Kika , che per via di contese giudiziarie esce in Italia con un anno di ritardo sul resto d ' Europa , è quasi un ' antologia , un collage o un pastiche del cinema di Almodóvar , quasi una sintesi d ' addio a quel mondo e a quello stile bizzarro , spiritoso , erotico , anarchico e brillante che ha reso celebre e fatto amare nel mondo il regista spagnolo quarantaquattrenne . Appena un po ' stanco , a volte ripetitivo : ma è nel caso la ripetizione di personaggi e avventure così divertenti che ( capita anche con Woody Allen ) li si rincontra sempre con gran piacere . In due giornate travolgenti e assurde si condensano tanti tic di Almodóvar : storie melodrammatiche sincere e ironiche ; donne ardite , sensuali , nevrotiche e allegre ; cieli notturni d ' azzurro profondo con luminose lune da presepio ; passioni e sentimenti tanto abnormi quanto schietti ; colori primari e squillanti , soprattutto il rosso ; trasgressione , peripezie , carnalità , buffoneria . In più , c ' è in Kika l ' ossessione voyeuristica contemporanea della vita guardata anziché vissuta ; c ' è la vanificazione del desiderio e dell ' utopia ; c ' è l ' invadenza televisiva che riduce i destini umani a brandelli d ' informazione sensazionalista . A rappresentare la tv abietta è Victoria Abril , ex psicologa , autrice del teleprogramma « Il peggio della giornata » che mescola notizie raccapriccianti e interviste con vittime o carnefici quotidiani , battezzata Andrea la Sfregiata ( « Caracortada » ) , montata su un ' immensa motocicletta veloce , vestita da Jean - Paul Gaultier , con in testa un casco - telecamera che le permette di riprendere tutto ciò che vive e vede . La cultura tradizionale è invece impersonata da Donna Paquita , una vecchia signora ( è la mamma di Almodòvar ) che conduce stracca un telesalotto letterario , senza neppure fingersi interessata ai libri e ai loro autori , ostentando persino la propria ignoranza e la propria noia : e che ha quindi gran successo . Molto più simpatica , Kika è una truccatrice che attraversa lietamente indenne le più straordinarie avventure . Trucca un morto così bene da riportarlo in vita . Abita con un fotografo che non arriva all ' orgasmo senza le Polaroid scattate durante l ' amore , che la spia da lontano con il teleobiettivo , che porta uno zainetto leopardato e che la ama « al mio modo sporco e silenzioso » . È anche amante del patrigno dell ' amante , uno scrittore americano assassino . Ha una cameriera lesbica che pure la ama ma critica la sua eterosessualità : « Juanita , sei mai stata con un uomo ? » « No , solo con mio fratello , un subnormale , ipersessuato come tutti i subnormali » . Questo fratello , un galeotto ex pornodivo , fugge dalla prigione , piomba in casa , ruba , si getta su Kika e la violenta in uno stupro lunghissimo ( lei , annoiata , lo incita a sbrigarsi , a farla finita ) , frenetico e impossibile da interrompere : neanche la polizia , quando arriva , riesce a tirarlo via dal corpo della donna . Ma nulla doma la vitalità di Kika , sempre pronta a nuove peripezie e compagnie , a nuovi viaggi , a nuove scoperte : e speriamo che così sia anche per Almodóvar .
Dino Buzzati ( Montanelli Indro , 1951 )
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La cosa più straordinaria che potesse capitare e che difatti capitò a Dino Buzzati fu di fare l ' inviato speciale di un grande giornale in tempo di guerra . Ci riuscì splendidamente , intendiamoci . Le sue corrispondenze marinare sono ancora oggi dei pezzi di antologia , e ognuna di esse costituisce un racconto perfettamente composto nella sua armoniosa architettura . Di sbagliato , o meglio di inutile , non c ' è che la prima riga : quella che precisa il luogo , il giorno , il mese e l ' anno in cui l ' articolo fu scritto . Ma era il giornale ad aggiungerla , perché Buzzati se ne dimenticava sempre . In realtà le sue descrizioni , salvo qualche trascurabile particolare tecnico , erano così al di fuori del tempo e dello spazio , che avrebbero potuto benissimo adattarsi anche a Lepanto , a Trafalgar , a Tsushima o alle Falkland . Qualcuno in redazione si preoccupava di interpolarvi gl ' indispensabili riferimenti , e anche i punti e le virgole . Perché Buzzati scrive senza punteggiatura , e non ha mai capito dov ' è che finisce una frase e ne comincia un ' altra , dov ' è che bisogna far pausa e aprire una proposizione subordinata . Buzzati sfugge le regole ortografiche per la stessa ragione per cui sfugge i fatti . Quando ha finito , con molta fatica , il suo « pezzo » , vi sparge sopra , come una manciata di sale , un congruo numero di virgole , dove vanno vanno . Poi rilegge , ha paura ( sempre ) di aver scritto soltanto delle sciocchezze , e chiama Gaetano Afeltra perché gli dia un giudizio . Il più magico degli scrittori italiani è anche il più incerto di sé e timoroso . Non usa la macchina da scrivere . Compone a penna con una calligrafia da bambino , chiarissima , e spesso ricopia tre o quattro volte il compitino , che di lontano ricorda sempre un po ' la lettera che si usava ai « cari genitori » per Natale e capodanno . Qua e là poi , ogni tanto , è capace di disegnarvi delle figurine , specie di animali ; e si vede benissimo che mentalmente egli dedica i suoi scritti a della gente come lui : cioè a dei bambini di trenta , quaranta o cinquant ' anni . Eccolo che arriva al giornale con la sua Topolino di antiquato modello . Non la rinnova perché è avaro , e lo confessa . E va piano perché è pauroso , ed anche questo lo confessa . Però guida con i guanti infilati come se si trattasse di attraversare l ' Europa , e ogni volta che scende è tutta una liturgia di saluti come se fosse reduce da un fortunoso viaggio in terre lontane . Buzzati augura il buon giorno e si toglie il cappello al portiere , al garagista , al fattorino , all ' impiegato , alla dattilografa e perfino a tutti i colleghi che incontra per le scale . Non dà del « lei » anche a me , solo perché potrebbe sembrare una posa ; ma è chiaro che il « tu » gli costa un certo sforzo . È vestito con suprema eleganza . Tanta , che nessuno si è mai accorto che Buzzati è un uomo elegante . Porta i capelli , su cui gli anni hanno cominciato a seminare qualche filo d ' argento , tagliati corti , giacche senza attillatura e con spalle a bottiglia ; cravatte di colore spento , annodate in modo che sembra che sia stata la mamma a farlo , mormorandogli all ' orecchio la consueta raccomandazione : « E non sporcarti , eh ? La roba a lavarla , si consuma ; e costa tanto , al giorno d 'oggi...» . Dino , figlio obbediente , non sporca mai nulla . La giacca , appunto per non sporcarla , se la cambia appena entra nel suo ufficio ; e ogni poco si alza per andare a lavarsi le mani . Infatti a pensarci bene le sue pagine si sente benissimo che sono state composte da mani pulite . In tutti sensi . Quando , subito dopo la Liberazione , ci fu , al « Corriere » , l ' inchiesta per epurare i collaborazionisti , Buzzati fu , a quanto pare , l ' unico , fra quelli rimasti al lavoro dopo 1'8 settembre , a non subire processi . A nessuno poteva venire , e a nessuno infatti venne in mente di incriminarlo . Il primo a stupirsene sinceramente sarebbe stato lui che , quando io dalla prigione in cui mi trovavo rinchiuso gli mandai un biglietto per supplicarlo di astenersi dal lavoro , ora che bisognava svolgerlo sotto il controllo tedesco , mi rispose con un altro biglietto che conteneva questa sola parola : « Perché ? » . E in quell ' interrogativo era riassunto il suo ritratto . Buzzati era corrispondente in Abissinia quando la guerra scoppiò . Dopo qualche mese venne in licenza a Milano , perché era la licenza che gli spettava , ed egli ha , delle vacanze , una concezione burocratica quasi sacra : per nessuna ragione al mondo vi rinunzierebbe , quando gli toccano . Con altrettanto burocratica puntualità , esaurite le ferie , si presentò al direttore Aldo Borelli per salutarlo prima di ripartire per Addis Abeba . Borelli lo guardò esterrefatto di sopra gli occhiali : c ' era dunque qualcuno che ancora non si rendeva conto che un ritorno ad Addis Abeba , a parte le difficoltà e i pericoli del viaggio , significava la propria consegna nelle mani degl ' inglesi ? Si , c ' era : Dino Buzzati . Borelli non poteva dargli ordine di restare in patria : sarebbe stato un gesto di disfattismo e di sfiducia nelle sorti delle nostre armi . « Ma » , disse , « prima di vederla ripartire , vorrei che lei si sentisse del tutto a posto con la salute ... » « Con la salute ! ? » , rispose Buzzati col suo nasino per aria . « Ma io non sono mica malato !...» Borelli si grattò la testa un po ' con imbarazzo , un po ' con rabbia . « Come non è malato ? » , fece . « Suvvia , a chi vuoi darla ad intendere ? » « Ma no , direttore , le assicuro » , insisté Dino , « che io non sono malato !...» « Ma sì che è malato ! » « Ma no che non sono malato !...» Borelli lo guardò con odio , strinse i pugni , li sbatté violentemente sul tavolo rovesciando il calamaio , e scoppiò fragorosamente : « E io le dico che è malato , vuol capirla o non vuol capirla ? ... Malato di cretinismo , per la Madonnal ... Vada a curarsi !...» . Pallido in volto e con le lacrime agli occhi , Buzzati venne da Afeltra e da me per tradurci l ' accaduto in queste parole : « Il direttore mi ha licenziato ! » . Altrettanto pallidi e con le lacrime agli occhi , Afeltra ed io ci precipitammo dal direttore per , conoscere i motivi di sì grave decisione e , se possibile , farla revocare . Borelli ci ascoltò con pazienza , poi si prese la testa fra le mani con un gesto di disperazione , e sordamente mugolò : « L ' ho sempre detto , io , che gli unici veri grandi imbecilli sono i poeti » . Ci fissò , poi aggiunse con voce carica di minaccia : « Tornate da Buzzati e ditegli da parte mia che è un grande poeta . Grandissimo . Il più grande che abbia incontrato » . Afeltra ed io impiegammo parecchie ore per spiegare a Dino come e perché Borelli , pur impedendogli di tornare in Abissinia , non aveva inteso affatto licenziarlo . Egli ci ascoltava col nasino per in su , gli occhi candidi e interrogativi posati ora su me ora su Gaetano , la cravatta annodata come se fosse stata la mamma a farlo . Poi disse , semplicemente : « Ah ! » . Ci ripensò , parve poco convinto , e aggiunse perplesso : « Ma non sarò mica , senza saperlo , ammalato per davvero ? » . Perché colui che , per obbedienza agli ordini del giornale , stava per affrontare un viaggio rischiosissimo e la certa cattura , ha una paura birbona delle malattie . Da allora Buzzati continuò a stare , ufficialmente richiamato come corrispondente di guerra , dove lo mettevano . E lo misero dapprima su un incrociatore . Fu uno dei pochi , tra noi , a non soffrire il mal di mare e a farsi amare dai marinai . Prese parte a convogli , e li descrisse come cavalcate di neri angeli nella notte . E le volte che gli toccò correre un rischio , lo fece con sì sorridente impassibilità e tranquilla modestia che passò per un uomo coraggiosissimo . Lo è infatti , in un certo senso : nel senso cioè che i rischi Buzzati non li vede , lui che traspone tutto al soprannaturale e non può concepire nemmeno un siluro se non sotto le sembianze di un mostruoso ma innocuo delfino . L'8 settembre il giornale diede ordine a Buzzati di restare al lavoro in redazione , e Buzzati ci restò . Ecco perché egli non comprese il biglietto che dalla prigione gli mandai , nel timore del castigo in cui avrebbe potuto incorrere più tardi . Quale castigo ? dovette domandarsi con la stessa aria di sbigottimento che gli si era dipinta sul volto il giorno in cui Borelli , per salvarlo senza compromettersi , aveva voluto persuaderlo che era malato . E infatti non ne subì . Perfino di fronte a degli " epuratori " , cioè alla più bassa sottospecie cui l ' umanità , in nome di qualunque ideologia , possa degradarsi , l ' innocenza , quando è dipinta con tanta evidenza sul volto e nei gesti e nelle parole di un uomo come lo è sul volto , nei gesti e nelle parole di Dino , trova la forza di imporsi . Stanotte Buzzati deve partire per ragioni di servizio , e ancora non lo sa . È andato a letto , perché è sua abitudine coricarsi presto , prima ancora che in redazione giungesse l ' annunzio della spaventosa tragedia di Albenga , dove alcune dozzine di bambini milanesi sono morti affogati . Chi s ' incarica di dargli la terribile notizia ? « Be ' » , dice il direttore ad Afeltra , « glielo dica lei . È un fatto orribile , siamo d ' accordo . Ma , in fondo , tra quei poveri morticini , non c ' è mica anche un figlio di Buzzati !...» Afeltra ha il guizzo di un sorriso nei suoi neri malinconici furbi occhi di napoletano ; poi mi prende in disparte : « Questo pover uomo crede che , per Dino , sia terribile la notizia della morte dei bambini ! ... No , la notizia terribile , per lui , è che ora , all ' una di notte , deve alzarsi e partire ! » . E non sbaglia . Buzzati ascolta dall ' altro capo del filo il resoconto della sciagura che Afeltra gli colorisce con apocalittici accenti . Poi risponde : « Povere creature ! ... Ne riparliamo domani ! » . E riattacca il ricevitore . Afeltra mi fissa con uno sguardo che suona : " Te l ' avevo detto , io ? " e lo fa richiamare . « No , Dino , senti ... » , ricomincia con voce dolcissima , « tu mi pare che non hai capito bene di che cosa si tratta ... Sono quasi tutti di Milano , i bambini ... Qui , domani , tutta la città è in lutto , e capirai che il giornale non può uscire con la notizia nuda e cruda ... » « No , certo » , gracida la voce di Dino , « dovete mandar qualcuno ... » , e riattacca . Per la terza volta Afeltra lo fa chiamare . « Dino ? ... Carissimo Dino ... Sono ancora io , Gaetano . Senti , lasciami parlare ... Ad Albenga , per un servizio di questo genere , non si può mandare uno qualunque ... Ci vogliono una penna e una firma ... Ci vuole soprattutto un cuore che batte ... E qui , a portata di mano , non abbiamo nessuno ... Piovene , come sai , è a Parigi ... Vergani al Tour ... Corradi in Inghilterra ... Grazzini in Sicilia ... Montanelli non ha cuore , o passa per uno che non ne ha : il che agli effetti del pubblico , è lo stesso ... Cosa dici ? ... Hanno suonato alla porta ? ... Sì , va ' a aprire , va ' : è l ' autista che , d ' ordine del direttore , è venuto con la macchina a prenderti per condurti ad Albenga ... » Ed è lui , stavolta , a riattaccare il ricevitore . Ma le fatiche di Afeltra non sono finite con la partenza di Buzzati , l ' impareggiabile purosangue di cui egli è il naturale fantino . Con trepida impazienza , finito , alle quattro , il lavoro in tipografia , invece di coricarsi , si chiude nella cabina telefonica ad attendere il primo resoconto del suo puledro . Quando torno la sera , lo trovo ancora lì , con la cravatta sbilenca , la faccia irta di barba , gli occhi lustri di gioia . « Leggi , leggi ... » , mi dice accennando con una mano il dattiloscritto in cui lo stenografo ha già tradotto il resoconto telefonico di Dino , mentre con l ' altra sèguita a tenersi poggiato all ' orecchio il ricevitore . « Leggi che meraviglial ... » Lo è , infatti : pagine pulite , lisce , in cui la Morte traluce come una cosa viva e affabile , appena riverberando un ' ombra sui cadaveri allineati sotto il suo mantello non più , come al solito , lugubre e solenne , ma cordiale e paterno : uno dei più bei reportages , forse il più bello , fra quelli che in tanti anni di mestiere mi son capitati da leggere . « No , no , aspetta ! » , urla Afeltra all ' apparecchio . « La chiusa non dev ' essere questa ! ... La chiusa la devi fare sul torpedone delle mamme che sono già partite da Milano per venire a vedere i loro bambini morti e devono essere in arrivo costà ... Sul loro urlo di dolore ... » « E perché dovrebbero urlare ? » , risponde placida la voce di Dino , al ' altro capo del filo . « Come " perché dovrebbero urlare " ! ? » , esplode Afeltra con voce strozzata . « ... Ma che vai dicendo , Dino ! ? ... I loro figli ... » « Sono così belli ! » , ribatte dolcissima la voce di Buzzati . « Li vedessi , Gaetano , come sono belli ! ... Sorridono ... Angeli che , per diventarlo , sono così contenti di essere morti ... » Quando l ' indomani , al suo ritorno , stringo la mano a Buzzati per complimentarmi con lui dello stupendo articolo che ha scritto , egli rimane ad ascoltarmi col nasino per in su , gli occhi candidi e interrogativi posati ora su me ora su Gaetano che approva , la cravatta annodata , nonostante il viaggio e le due insonni notti , come se fosse stata la mamma a farlo . Poi mi chiede : « Davvero ? » , con lo stesso tono lievemente incredulo con cui mi rivolse la stessa domanda allorché , letto che ebbi Il deserto dei tartari , gli dissi che aveva scritto il più bel romanzo italiano degli ultimi vent ' anni ( e sono ancora dello stesso avviso ) . Lo guardo . E d ' improvviso mi accorgo che , come i bambini che ha descritto , anche lui in fondo è un angelo : l ' unico che , per diventarlo , non abbia avuto bisogno , prima , di morire .
Può succedere anche a te ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Favola melensa di soldi e d ' amore , commedia di buoni sentimenti , ennesimo tentativo ( come sempre fallito ) di imitare Frank Capra , il film mette in scena un uomo , una ragazza , una donna e una città . L ' uomo è Nicolas Cage , poliziotto di quartiere , gran brava persona piena di risorse e di buon senso , amichevole e soccorrevole verso gli altri soprattutto se sono ragazzi , bambini , vecchi , diseredati . La ragazza è Bridget Fonda , cameriera in un posto per mangiare a poco prezzo , caricata di debiti e perseguitata da un ex marito attore , generosa , simpatica e buona . La donna è Rosie Perez , moglie del poliziotto , una parrucchiera petulante , aggressiva , avida di danaro , arrampicatrice , egocentrica , bisbetica senza qualità . La città è New York , bella e incredibile come nei film di Woody Allen . Trama della favola ? Un giorno il poliziotto squattrinato , non potendo lasciare una mancia alla cameriera , promette di darle metà della vincita alla lotteria , se il biglietto che ha appena comperato per incarico della moglie risulterà vincente . Vince quattro milioni di dollari , e mantiene la promessa : provocando un evento telegiornalistico sensazionale e un felice mutamento nella vita della cameriera , innamorandosi di lei e scatenando il furore della moglie . Per colpa di quest ' ultima , che fa causa e vuole il divorzio , poliziotto e cameriera rimangono senza un soldo : sarà il grande cuore di New York a risarcirli permettendo loro anche di sposarsi in pallone , lassù nell ' alto dei cieli . Nicolas Cage ha un talento speciale per scegliere male i film da interpretare , Bridget Fonda è molto carina : ma , come spesso capita quando i protagonisti sono così buoni e perbene , il personaggio più divertente è la cattiva Rosie Perez , bravissima nel suo ritratto di donna stupida e volgare .
Viridiana di Luis Buñuel ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Grazie alla censura Viridiana era divenuto un mito , e sventolato come una bandiera . Ora che anche in Italia lo possiamo vedere in edizione integrale si può dire che su quel vessillo ci sono molti segni , ma non tutti riconducibili a un ' interpretazione anticlericale e antifranchista di comodo . È vero che tutto fa brodo , agli occhi dei fanatici , ma Buñuel non è un uomo di cinema che si lasci facilmente utilizzare come strumento di polemica politica : cercare nella sua opera troppi significati moralistici equivale , anzi , a ridurne di molto la personalità artistica . L ' ha detto chiaro : Viridiana non vuole dimostrare nulla , soltanto esprimere , con i modi dell ' umor nero , ossessioni erotiche e religiose . Le stesse che da molti decenni devastano l ' animo inquieto di questo spagnolo uscito da una facoltosa famiglia di terrieri cattolici , educato dai gesuiti , passato attraverso l ' esperienza del surrealismo come attraverso una scuola di eversione di ogni valore conformistico ; infine , esule dalla patria con tutto il bagaglio di stimoli spirituali e di suggestioni culturali che hanno esasperato una naturale vocazione tragica . Se dunque , invece , si vuole anatomizzare il film per cercarvi il messaggio , non rischiamo di trovarci i cascami di un picarismo letterario e di un anarchismo ottocentesco , se non addirittura di un terribilismo alla Sade inserito con qualche snobismo nel filone dell ' irrazionalismo novecentesco ? Senza dire che L ' Angelo sterminatore , il film successivo a Viridiana , e che si vide l ' anno scorso a Cannes , non avrebbe portato avanti il discorso , anzi avrebbe ribadito quella che sembra l ' unica costante delle cupe invenzioni di Buñuel : l ' insofferenza per le convenzioni , la malinconia per la condizione di schiavitù propria degli uomini . Buñuel resta , a nostro avviso , un nichilista la cui forza poetica è data proprio dalla coerenza con cui esprime la sua disperazione di non poter sostituire nulla all ' ordine che vuol distruggere . Chi ne fa un profeta della rivoluzione dovrebbe chiedersi di quali valori positivi si fa apportatore Buñuel con un film come Viridiana . L ' immagine finale che egli ci offre del mondo , dopo la sconfitta del bene e del male , è perplessa e sarcastica . È una partita a carte in cui tutti sono coinvolti . Egli esprime , semplicemente , la vanità degli sforzi dell ' individuo senza proporci con convinzione l ' alternativa collettivistica . Se egli irride , oggi , la carità di quanti percorrono le strade del Novecento puntellandosi a un ' emblematica medievale ( tale gli sembrano la croce , il martello , i chiodi e la corona di spine ai quali Viridiana s ' aggrappa ) , non perciò mostra di aver maggiore fiducia in chi lavora di zappa e calcina . Questi avranno più meriti agli occhi del mondo , ma anche la loro esistenza è presa nel gran gioco di un destino di falsità . Si vuoi dire che , con virulenza di visionario e il gusto del ripugnante che gli deriva dalla tradizione artistica spagnola , Buñuel grida troppo forte perché la vena di rimpianto , l ' ansia di purezza assoluta che forse gli serpeggia nel corpo gonfio di sdegni non si secchi nello stagno dello scetticismo . Proprio per questo , come non abbiamo un tribuno , così abbiamo un fortissimo artista ( e anche un maestro di cinema ) , che spezza ogni mito ideologico con la potenza fantastica e figurativa ; che ci propone un universo poetico compatto nel delirio del sentimento , e lo esprime con un linguaggio che risolve tutti i contenuti in una forma grondante di incisività . Viridiana è un esempio calzante della assunzione di tutti i valori nello stile . Se ha modi , e tecnica , di vecchio stampo , ivi compreso il sovrabbondante ricorso alla simbologia , è perché Buñuel appartiene a una generazione artistica di estrazione naturalistica che non lasciava i margini dei libri troppo bianchi , perché i lettori proseguissero l ' opera per proprio conto . Un romanzo era un romanzo , non una proposta di romanzo ; e un film un racconto in cui l ' autore realizzava tutto se stesso . O prendere o lasciare . La storia di Viridiana ( Silvia Pinal ) è quella di una novizia che si perde . Comincia sulle note di Mozart e di Händel , e finisce sui ritmi del jazz . Alla vigilia di prendere i voti , Viridiana va a far visita a un vecchio zio ( Fernando Rey ) che abita in una villa di campagna , ossessionato dalla memoria della moglie mortagli trent ' anni prima , la sera stessa delle nozze , e che egli custodisce attraverso il culto feticista per i suoi abiti da sposa . Identificando Viridiana con la moglie , lo zio le chiede di sposarlo , e al suo rifiuto la droga , con la complicità di una serva , dopo averle chiesto , come ultimo favore , di indossare il bianco abito di nozze che egli ha conservato per tutti quegli anni . Priva di conoscenza , la novizia subirebbe l ' oltraggio del vecchio , se questi non fosse all ' ultimo momento trattenuto dalla speranza di possederla legittimamente con una menzogna : facendole credere , l ' indomani mattina , che nella notte egli le ha fatto violenza . Inorridita , Viridiana lascia la casa per tornare al convento , senza perdonare lo zio , ma quando sta per partire viene avvertita che il vecchio si è impiccato e l ' ha lasciata erede , insieme a un cugino , della fattoria . La ragazza si considera responsabile del gesto dello zio : per espiare rinunzierà a farsi suora , ma si darà a opere di bene , accogliendo nella fattoria quanti mendicanti , ladri , vagabondi , troverà nel paese : il suo peccato d ' orgoglio confina con l ' ingenuità . Arriva intanto il cugino Jorge ( Francisco Rabal ) , che vuol riorganizzare la proprietà e appoderare i campi abbandonati . È un bell ' uomo , e ha con sé un ' amante , ma se ne libera presto perché ha messo gli occhi su Viridiana , benché la consideri una « bigotta marcia » e intanto si gode la serva . La cugina , ritiratasi in una misera stanzetta , è intenta soltanto alla preghiera e alla beneficienza , tutta circondata di speranze mistiche e di fiducia nell ' avvenire . Mentre i suoi vagabondi recitano l ' Angelus , i muratori di Jorge lavorano e sudano . Due modi di affrontare la vita , dopotutto . Un giorno , assenti i padroni , i poveri invadono la villa e la mettono a soqquadro , insozzano le stanze , profanano ogni simbolo di purezza , finalmente si siedono a banchetto facendosi « fotografare » lubricamente nell ' atteggiamento dell ' Ultima Cena . Sorpresi dai padroni , uno dei mendicanti tenta di violentare Viridiana , ma il cugino la salva convincendo uno di loro ad uccidere , per denaro , l ' amico . Tramontata la sua illusione di poter fare del bene , Viridiana tenta ancora di resistere all ' istinto della femminilità che si è svegliato in lei ; ma è fatale che cada : il male del vivere è più forte , ormai , della sua fede . La corona di spine brucia in un falò , la donna va a sedersi al tavolo dove il cugino e la serva giocano a carte : ora , sul grammofono , gira un disco di cha - cha - cha . La realtà vince il sogno . E il disprezzo di Buñuel ha coinvolto tanto la superstizione religiosa quanto l ' erotismo dei vecchi , la corruzione dell ' infanzia e le buone intenzioni di Viridiana . La sua « corte dei miracoli » ha corroso , con il vieto concetto di beneficenza , l ' ipotesi stessa del bene . Non è certo da un laido sottoproletariato che viene la speranza : esso è servito a inserire Viridiana in una società filistea , ma non a proporre un ricambio sociale . Se vogliamo restare fedeli alle intenzioni di Buñuel , il suo film è un grottesco che non a caso ebbe , oltre alla palma d ' oro di Cannes nel 1961 , il premio dell ' humour noir . Non . come anche è stato detto , soltanto una serie di gags , ma certamente il frutto di una fantasia lugubre , che si esercita su alcuni mali della società contemporanea con gusto autodistruttivo , riscattato soltanto da una assoluta libertà morale . Se nel film c ' è qualcosa di blasfemo è questo incrudelire sull ' uomo a vantaggio dell ' artista , che si getta con voluttà in una ricostruzione tendenziosa della realtà , e riesce a dipingerla con tinte così forti e cupe da mettere i brividi . Se il mondo fosse questo , meglio spararsi . È raro che il cinema riesca a dare una così dura impressione . Quando lo fa , vuol dire che le scene , così pregnanti , sono uscite dalle mani di un vero creatore , il quale si assume molte responsabilità purché gli si riconosca sincerità con se stesso . Triviale , cinico , truculento , tutto si potrà dire di Buñuel tranne che non sia un autentico spagnolo ossessionato dalla cecità degli uomini e dalla nostalgia della pietà .
Idee per un partito neoconservatore. ( Matteucci Nicola , 1997 )
StampaQuotidiana ,
Devo confessare che gli attuali dibattiti sulla cultura di destra e sulla cultura di sinistra mi annoiano , meglio mi infastidiscono , perché li ritengo fuorvianti . Destra e Sinistra hanno un mero significato : essi descrivono la collocazione nell ' aula parlamentare di un senatore odi un deputato . La Destra e la Sinistra sono , così , mere astrazione ; in sé non esistono e tanto meno hanno una cultura , che è fatta di concetti pensati . L ' individualismo metodologico ci ha insegnato che reali sono soltanto i singoli individui in relazioni ( anche associative ) con gli altri . Se guardiamo all ' oggi , al nostro Parlamento , potremmo subito dire che il Polo per le libertà ( la Destra ) e l ' Ulivo ( la Sinistra ) non hanno una loro propria omogenea cultura . Facciamo due esempi . Innanzitutto la grave crisi dello Stato di diritto . Ebbene , il più forte difensore dello Stato di diritto è Emanuele Macaluso , un autorevole esponente della Sinistra , che segue i fatti di Palermo con una documentazione precisa e minuziosa , pari - se non superiore - a quella di Giuliano Ferrara su il Foglio . Ebbene loro , assieme a tanti altri di Destra e di Sinistra , combattono la stessa battaglia , che è una battaglia sui principi . L ' altro grave problema è quello economico . Quando l ' allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi presentò il suo programma ebbe la ( tardiva ) approvazione di Paolo Sylos Labini , che - come è noto - non ama certo il Cavaliere . Ma la maggior parte degli appartenenti alla corporazione scientifica degli economisti ragiona nella stessa maniera , ragionano cioè da economisti . Si è però visto che né l ' Ulivo , né il Polo si sono dimostrati compatti su queste posizioni , per il prevalere di persone senza cultura che difendono piccoli interessi o radicati umori . Quando parliamo di cultura è opportuno riferirsi alle idee pensate , ai concetti forti e non alla cultura imparaticcia tanto diffusa fra i politici e i mass media . Alle etichette fuorvianti di Destra e di Sinistra preferisco esaminare quali siano le idee all ' altezza dei nostri tempi . Sono le idee aperte ai problemi del futuro e che abbiano una capacità di incidere su un mondo in rapida trasformazione . Dobbiamo affrontare due grandi trasformazioni epocali : il crollo del totalitarismo comunista , che pure ha lasciato in Europa troppi residui della presunzione fatale socialista . Dall ' altro lato c ' è il processo di secolarizzazione della società , un fenomeno più antico , che il totalitarismo ha accelerato e ora ispira la società del benessere , perché essa ha altri fondamenti . Per guardare al futuro in modo costruttivo dobbiamo evitare tre errori . Primo : persa la fede in una ragione assoluta , che ci ha portato alla catastrofe , spesso si sceglie la scorciatoia dell ' irrazionalismo , e sono irrazionalistiche tutte le posizioni fideistiche . Esiste anche un razionalismo critico che ammette la confutazione , in base all ' esperienza , delle proprie congetture . Secondo : ma del razionalismo dogmatico ci è rimasta la mentalità antistorica . Si pensa di costruire il futuro dimenticando o facendo tabula rasa del passato , mentre ogni innovazione deve avere in esso le sue radici . È rimasta così una mentalità costruttivistica : pensiamo alle continue riforme dei nostri ordinamenti scolastici dalle elementari all ' università , dimenticando non solo i valori del passato , ma anche la cultura di chi dovrebbe attuarle . Si ama solo il " novitismo " . Terzo : con il Sessantotto si è imposta una nuova morale , quella della " gioia di vivere " . È una reincarnazione del decadentismo con il suo sensualismo . Esso mina sempre più istituzioni che sono alla base dello sviluppo dell ' umanità , come la famiglia , e concede a molti scienziati il sogno di poter liberare la razza umana dal peso paralizzante del bene e del male e dei concetti perversi di giusto e sbagliato . Concetti che sono a fondamento dell ' ordine politico . Taluno potrà bollare questa mia proposta come neoconservatrice , ma fuori di essa non c ' è che la noiosa ripetizione di vecchi discorsi o il ritornare nel sogno dell ' utopia .