Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
Il regista sanguinario ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 8 maggio . Non esiste immaginazione turbinosa , fantasia sfrenata e bizzarra che possa , non dico eguagliare , ma vagamente avvicinarsi alla realtà dell ' ambiente cinematografico romano . Il dottor E.C. , che da molti anni ha nel cinema tutte le sue delizie e tutte le sue croci , mi racconta il caso seguente . Un giovane produttore accettò , anni or sono , una sceneggiatura di cappa e spada . Chiamò a dirigere il film , previsto a colori , un regista di media importanza e si assicurò , al centro del « cast » , l ' allora popolarissima Silvana Pampanini . Un giovane attore , dagli abbondanti riccioli , fu ingaggiato per impersonare il generoso cavaliere protagonista della storia . La lavorazione cominciò senza indugi , e il produttore , per un paio di settimane , non ebbe nemmeno una di quelle grane che caratterizzano l ' ambiente . Gli attori erano puntuali e remissivi , i tecnici laconici ed alacri , il regista e i suoi assistenti insolitamente tranquilli . Il produttore , alle sue prime esperienze , stava per ricredersi circa le difficoltà da superare , allorché , improvvisamente , capitò un fatto incredibile . Una mattina si stava girando il ferimento del protagonista , il quale , dopo un fatto d ' armi , doveva abbattersi fra le braccia della Pampanini , inondata di sangue . Per ottenere l ' effetto , si ricorse alla solita vernice rossa e vischiosa sparsa sulla camicia . Tutto era pronto , si stava per girare , allorché il regista ordinò l ' alt e , con espressione incupita , si rivolse al direttore di produzione . Quella vernice , adatta al bianco e nero , secondo lui non funzionava nel colore . Poteva risultarne una nota falsa e grottesca , tale da compromettere il film e il suo buon nome . Il direttore propose di cercare un ' altra vernice , o di ricorrere alla salsa di pomodoro . Nulla da fare . Tutto fermo , con notevole perdita di quattrini . Il regista fu irremovibile : sangue umano o nulla . Ogni supplica restò vana . Il direttore di produzione tornò , dopo due ore , con due donatori di sangue cinematografico reclutati in un baraccamento periferico .
Villaggi ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Sono andata a vedere , a Palazzo Braschi , la mostra dei grandi naifs jugoslavi . I naifs jugoslavi sono pittori contadini . Dipingono su vetro . Fanno parte d ' una scuola che si chiama « Zemlja » , cioè terra . Il caposcuola , che si chiama Generalovic , non ha mandato i suoi quadri alla mostra perché uno dei pittori invitati , cioè Lackovic , non gli andava . Così dicevano nelle sale della galleria e non so se sia vero o se sia una chiacchiera . Non ho mai visto i quadri di Generalovic . Fino a poco prima di visitare la mostra , non sapevo nulla né della scuola « Zemlja » , né di Lackovic , né di Generalovic . Questo per mia ignoranza , perché a quanto ho saputo i naifs jugoslavi sono famosissimi . Se ho voluto visitare questa mostra non è stato per amore della pittura , ma perché avendo io saputo che erano pittori - contadini , pensavo che avrei visto dei villaggi . Tutta la vita ho sempre sentito grande curiosità di vedere villaggi , ovunque , nella realtà e nei quadri . Quando sono in treno , guardo e scelgo nella campagna villaggi dove forse vorrei vivere . Nello stesso tempo , mentre penso la mia vita perduta in mezzo a prati o rocce o abbarbicata sull ' alto d ' una collina , mi prende una sensazione pungente di vertigine e malinconia . Perché unito al desiderio di abitare in campagna , vive in me non meno forte e profondo il sospetto che vivendo in campagna mi struggerei di noia e solitudine . Ma nelle pieghe di quella noia si nasconde per me un incanto segreto . Questi sono i miei pensieri abituali mentre vado in treno , pensieri totalmente oziosi perché non mi propongo e forse nemmeno desidero veramente di lasciare la città in cui vivo da molti anni . In un ' epoca ormai lontana della mia vita , abitai in campagna per alcuni anni . Quel villaggio io non l ' avevo scelto ma altri l ' avevano scelto per me . Difatti era un confino di polizia . Pure avendo preso a poco a poco ad amarlo , non dimenticai mai , nel tempo che dovetti soggiornarvi , che non l ' avevo scelto e non smisi mai di sognare altri e più remoti villaggi . Quel villaggio non era per nulla sperduto nella campagna ma invece stava schierato su una strada larga , polverosa e piena di biciclette e carretti . La casa dove abitavo era sopra la farmacia . Avendo io allora bambini piccoli trovavo la presenza di quella farmacia assai comoda e rassicurante . Tuttavia essa distruggeva in me ogni sensazione di stare in campagna . Le nostre finestre non guardavano sulla campagna ma su tetti e vicoli . Sulla porta della farmacia sedeva la farmacista . Di lei dicevano che « parlava col diavolo » . Perché e quando mai parlasse col diavolo quella grassa e gentile farmacista in vestaglia e ciabatte , non lo so . Ma l ' idea che le aleggiasse intorno questo sospetto mi rallegrava facendomi sembrare il paese strano e primitivo . Perché in verità quel paese era assai poco strano e in fondo anche assai poco primitivo benché sporco e povero . Alzando gli occhi vedevo le colline . Sulle colline erano villaggi e casali dove avrei amato vivere . Ma soprattutto c ' era , non molto lontana dal paese , una frazione chiamata Cavallari , cinque o sei case sparse in mezzo a un acquitrino , e io usavo figurarmi la mia vita là . Certo era un gioco ozioso della mia frivola immaginazione . Camminando nei prati per arrivare a Cavallari si affondava nel fango fino al ginocchio e nei vicoli fra quelle case nere e diroccate si affondava nel letame . Cavallari , dagli abitanti del paese dove io stavo , era chiamato « Piccolo Parigi » per dileggio . Credo che se mi fosse accaduto di vivere per più di un giorno nel Piccolo Parigi sarei impazzita . Vi andavo a volte per qualche ora e conobbi là alcuni contadini . Essi erano tutt ' altro che lieti di vivere in quel fango e li soccorreva soltanto una secolare abitudine . Non avevano né acqua né luce e per comprare una candela o una cartina d ' aghi dovevano fare chilometri . Avendo io le idee quanto mai confuse progettavo di battermi nei miei anni futuri per strappare quei contadini a quel miserevole luogo ma nello stesso tempo accarezzavo il sogno di passare la mia vita futura in una di quelle nere cucine soffocate nel fumo e nel letame e affacciarmi la sera a guardare il tramonto su quel desolato acquitrino . Se avevo all ' origine un ' immagine di villaggi idilliaca e pastorale , con ruscelli bisbiglianti e tenera erba , essa certo andò distrutta per sempre nel fango del Piccolo Parigi e nei vicoli del paese in cui vissi . Non che non vi fossero là tenera erba e pecore , ma il fango , il fumo e la noia regnavano incontrastati in quei luoghi e ne formavano la realtà essenziale . Conobbi varie frazioni e sobborghi in quella vallata e cercai di pensarvi la mia vita con acuta curiosità , con desolazione e desiderio . Del paese in cui stavo conoscevo ormai le minime pieghe , i minimi buchi e i vicoli , e la mia noia d ' averlo davanti agli occhi era sterminata . Andavo a vedere altre frazioni e sobborghi come uno si gira e si rigira in un letto per cercare punti più freschi . Mi avrei dato non so cosa per aprire gli occhi un mattino sui balconi di una città . Eppure vissi felice in quei luoghi . Perché non è vero che la noia escluda la felicità . Esse possono sussistere insieme e unirsi in un viluppo inestricabile . Ricordando la noia di quegli anni conservo in me la persuasione assoluta che la vita in un paese in campagna sarebbe quella che io sceglierei se l ' uomo potesse scegliere il suo destino . Per tornare alla mostra di Palazzo Braschi , ci sono andata dunque per vedere dei villaggi . Ne sono uscita con una nostalgia di villaggi profonda e pungente . Desideravo essere una persona precisa , e cioè desideravo essere il pittore contadino Ivan Vecenaj . I grandi naifs jugoslavi che hanno esposto quadri in questa mostra sono essenzialmente quattro : Vecenaj , Rabuzin , Lackovic e Kovacic . Dirò subito che non mi piace Rabuzin . Dal catalogo ho saputo che non è un contadino ma un imbianchino . Questo spiega di lui molte cose . Evidentemente imbiancando muri avrà addensato dentro di sé molto bianco . Nei suoi quadri c ' è una costante luce bianca . Per i cieli rosa e celeste viaggiano nuvole che sembrano palle di neve , al suolo giacciono immensi palloni verdi come immensi meloni o limoni e sono foglie . Cerchi lontani di piccole case non testimoniano vita umana essendo i suoi villaggi , orti e campi sigillati in una geometria immota . I paesaggi di Rabuzin sembrano paradisi luminosi e gelidi , non destinati agli uomini ma alle nuvole , ai meloni e ai limoni , e chiusi per sempre in una vitrea e nivea primavera . Essi mi hanno affascinato ma li ho trovati agghiaccianti . Lackovic mi ispira maggiore simpatia . Lackovic fa degli uomini piccolissimi seguiti da cani piccolissimi che sembrano volpi . Fa delle pianure invernali e delle lune rosse e rotonde , dei villaggi armoniosamente composti in un delicato intrico di arbusti . Dipinge come un bambino vivace , spiritoso e ciarliero . Tuttavia i suoi orizzonti non sono infiniti , né sono mai sterminate le sue distese di campi . Ogni suo paesaggio è raccolto nella vivacità e nella grazia . In questa mostra i due pittori che amo sono Kovacic e Vecenaj . Kovacic ha paludi d ' un verde grigiastro , autunni fiammeggianti e villaggi invernali dipinti con attenzione intensa e intensa tristezza . Perché l ' orizzonte nei quadri di Lackovic non sia infinito , e sia invece infinito nei paesaggi di Kovacic e di Vecenaj , non lo so , ma penso che tutto il segreto della pittura stia in questo punto . I quadri di Ivan Vecenaj sono nella prima stanza . Dopo aver visto gli altri sono ritornata da lui e penso che lo preferisco a tutti . I suoi paesaggi sono dipinti con estrema minuzia nei minimi e più lontani particolari e l ' orizzonte sopra di essi è fosco e solenne . Nel mezzo del paesaggio campeggia a volte un evento drammatico : brucia una casa ; san Giovanni è seduto con la sua aquila ; un vaso di fiori azzurri è stato posato su una distesa di neve ; una donna insegue le sue oche ; hanno crocifisso Gesù . I colori di Vecenaj sono crudeli e violenti . Le sue figure umane sono tozze e stupefatte . Hanno larghi volti legnosi , larghe mani ossute e nodose , stanchissime e forti . I suoi animali sono irsuti e aspri , pieni di penne e di peli . Ogni quadro dice l ' aspra fatica del vivere e la desolata solitudine dell ' uomo nella campagna . Ogni quadro dice come sia sterminata e senza risposta la natura intorno alle opere degli uomini , intorno ai villaggi . Dal catalogo ho appreso che Vecenaj vive sempre nel suo villaggio e fa il contadino . Questo mi ha dato gran gioia , perché avrei trovato tristissimo doverlo pensare in un anonimo appartamento d ' una qualche città , col telefono e l ' ascensore . Quando sono uscita dalla mostra era il crepuscolo . C ' era folla , traffico e rumore . Gli occhi non riuscivano a fermarsi su niente , non c ' era che disordine , le strade non erano più strade ma solo gente e automobili , i suoni laceravano le orecchie . Mi consolava il pensiero che tutto questo fosse risparmiato a Vecenaj . Era , in quel grigio crepuscolo , l ' unico pensiero che mi consolava . Per me stessa , desideravo due cose , ed erano tutt ' e due impossibili : desideravo essere Vecenaj , e desideravo di stare per sempre in uno dei villaggi che lui ha dipinto . Stare là come la guardiana di oche , o come l ' aquila , o san Giovanni , o Gesù . Avere ai miei piedi quella campagna . Avere sulla mia testa quel cielo .
StampaQuotidiana ,
Al Congresso pangermanista di Dortmund , che già si sapeva avrebbe assunto un particolare significato a favore dell ' annessione dell ' Austria alla Germania , avrebbe parlato , a quanto si assicura , il Presidente del Reichstag , confutando irosamente e sconvenientemente le dichiarazioni del Presidente Mussolini . Poiché il signor Loebe ha responsabilità precise come Presidente del Reichstag sarebbe opportuno che fosse ben chiarito questo suo linguaggio , col quale ha voluto contestare al Presidente Mussolini e per esso all ' Italia qualsiasi diritto di occuparsi dell ' Austria e del suo destino . Avrebbe aggiunto , a quanto pare , anche una tesi assurda e che cioè l ' annessione dell ' Austria alla Germania non sia in contrasto , come invece è , col trattato di Versailles e con quello di San Germano . Il signor Loebe è fuori strada . Come persona la sua esaltazione pangermanista può essere un dato più o meno interessante ; ma come Presidente del Reichstag egli ha l ' obbligo di conoscere i trattati e di sapere anche quali sono i termini nei quali si discutono le dichiarazioni di un Capo di Governo . Subito dopo le elezioni di Hindenburg noi dicemmo non essere improbabile che il grossolano spirito germanico avrebbe potuto facilmente , nella esaltazione , commettere i tradizionali errori della politica germanica , che il Principe di Bülow denunziò prima della guerra , e che alla Germania hanno fatto perdere la guerra . Questa grossolanissima infatuazione pangermanista che unisce la propaganda per l ' annessione dell ' Austria con la propaganda per le rivendicazioni dell ' Alto Adige , è appunto un segno della solita incomprensione . C ' è un errore che la Germania potrebbe , anche più presto di quanto non si creda , vedere al suo passivo . Comunque noi constatiamo questo non per allarme , ma soltanto per indicare quale sia lo spirito germanico e come sia indispensabile per l ' Italia una politica decisa , concreta , d ' oltre Brennero .
Le orecchie di una volta ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 9 maggio . Siamo al caffè . Entra un signore alto , solenne , col vestito a righe sottili . Orecchie carnose , collo sanguigno , basette brizzolate . Ordina un espresso molto lungo . Qualcuno , al nostro tavolo , lo riconosce . Fingendosi mediatore d ' immobili , fu per molti anni spia dell ' OVRA . Attualmente non si sa con precisione che faccia . Pare che fornisca informazioni di carattere finanziario a un ' agenzia giornalistica . Il discorso scivola , così , sulle spie del regime . Spie zelanti e bonarie , politicamente convinte e scettiche , criminali e patetiche , trasparenti al punto da essere ben presto individuate , evitate o pubblicamente svergognate . Vincenzo Tallarico rievoca il famoso grafologo che girava le trattorie di Roma e ad un certo punto , aggrottando le sopracciglia , diceva al cliente : « Voi odiate una persona che sta molto in alto . Lo si legge chiaramente nella forma serpentina delle esse » . E tanto insisteva , procedendo per esclusione , finché il malcapitato ammetteva di avercela col duce . Dopo di che , denuncia . Riaffiora , dal passato , il « falso pensatore » di Aragno ; un disgraziato che tendeva le orecchie ai discorsi degli intellettuali , fingendo di leggere le opere di Benedetto Croce per stornare le diffidenze . Ed ecco il sessantenne attore sfiatato che un prefetto , compagno di scuola , arruolò nell ' OVRA , con la rispettabile paga di 3000 lire al mese , e che dopo cinque anni di pacchia , minacciato di licenziamento se non avesse finalmente denunciato qualcuno , fece arrestare in quattro e quattr ' otto il futuro suocero di suo figlio . Ma il caso più classico accadde a Genova : dove , nel 1937 , un tal Perasso , fintosi antifascista per ottenerne le confidenze , denunciò un certo Boccalatte . Venne poi a sapere che anche il Boccalatte apparteneva all ' OVRA , e di essere stato a sua volta denunciato . Vecchie , squallide spie del regime : come questo solenne signore che sorseggia il suo espresso lungo , controllando i propri gesti nello specchio . Se è vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio , può darsi che in qualche modo , chissà come e per chi , lavorino ancora .
Il bambino che ha visto gli orsi ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Tre anni fa sono andata in America per la prima volta nella mia vita . Un mio figlio vi soggiornava da un anno ed era nato là un mio nipote . Mio figlio , sua moglie e il bambino dovevano rimanere là un anno ancora . Quel bambino aveva ormai qualche mese e io non l ' avevo visto che in fotografia . Così conobbi insieme l ' America e mio nipote Simone . Non posso dire d ' aver capito e visto molto dell ' America essendo io tarda nei riflessi e poco dotata per capire velocemente luoghi ignoti . Del viaggio ho questo ricordo : per moltissime ore era pomeriggio , l ' aereo ronzava in apparenza immobile in un cielo d ' un azzurro intenso e su candide groppe di nuvole dove il sole non si sognava di tramontare ; poi di colpo fu pioggia e notte . L ' istante in cui quel pomeriggio immobile e glorioso si trasformò in una bufera notturna , dovette essere rapidissimo perché non ne ho memoria . Quando scendemmo infuriava il vento e nel campo dell ' aeroporto erano state installate passerelle con tettoie di zinco su cui la pioggia scrosciava . Le mie prime immagini furono vie battute dal temporale e lunghi sottopassaggi illuminati a giorno e rombanti . La città era Boston . Avevo letto nella mia vita moltissimi libri che parlavano di Boston ma non so perché il solo che mi venne in mente allora fu un romanzo chiamato Il lampionaio che avevo letto e amato all ' età di nove anni . Si svolgeva a Boston e c ' era una bambina di nome Gertrude , assai povera , maltrattata e selvaggia , che veniva raccolta e adottata da un buonissimo vecchio , lampionaio di professione . Mi rallegrai a un tratto con me stessa di trovarmi nella città di Gertrude . Non c ' era però intorno a me traccia di lampioni e mi era difficile riconoscere in quei rombanti sottopassaggi le calme e vuote immagini che avevo costruito intorno al nome di Boston nella mia remota infanzia . Tuttavia la memoria del Lampionaio rimase in me per tutto il tempo che fui a Boston e in fondo dopo un attento esame scopersi che quella città non era molto dissimile da quella che era sorta dissepolta fra le ceneri della mia immaginazione infantile . Di Gertrude , ricordavo che quando era così povera usava nutrirsi di spazzatura . Così osservavo con attenzione per le strade di Boston i grandi bidoni di spazzatura che si trovavano davanti alle case . Per la spazzatura mio figlio mi spiegò al mattino che c ' erano due bidoni , uno destinato all ' organico e l ' altro all ' inorganico . Perciò ogni volta che dovevo buttar via qualcosa mi fermavo a pensare se andava nel bidone dell ' organico o nel bidone dell ' inorganico . Più tardi tornata in Italia riflettevo ancora sull ' organico e sull ' inorganico pur gettando poi tutto in un unico secchio come usiamo fare qui . Tornando alla sera del mio arrivo , mio figlio e sua moglie parlarono subito del lungo viaggio che si preparavano a fare in automobile , col bambino , nelle « Rocky Mountains » . Sapevo di questo loro progetto da tempo ma in quella bufera di vento e pioggia l ' idea mi parve insensata e dissi che il bambino avrebbe patito il freddo . Mi fecero osservare che eravamo nel mese di maggio , il viaggio sarebbe avvenuto d ' estate e quindi se mai il rischio era la calura estiva . Dissero che però erano andati dal pediatra con la carta geografica , gli avevano mostrato l ' itinerario del loro viaggio e il pediatra aveva approvato . Questo pediatra usava farsi chiamare « Jerry » dai suoi clienti . Quando accordava una visita , lasciava nella cassetta della posta un cartoncino con scritto : « Jerry sarà felice di incontrarsi con Simone martedì alle tre » . Tuttavia se Simone avesse avuto la febbre a quaranta , Jerry non si sarebbe spostato di un millimetro perché non faceva visite a casa . Era questa la regola e non vi contravveniva in America nessun pediatra . Sul conto di Jerry appresi ancora che trovava Simone in buona salute , ma un po ' troppo grasso . Jerry voleva che i bambini fossero magri . Trovai che infatti l ' America era un paese di bambini magri . I bambini inoltre mi sembravano poco vestiti e con mani paonazze dal freddo perché non portavano guanti . Quando lo vidi per la prima volta , la sera del mio arrivo , Simone era nel suo letto , sveglio , vestito d ' una tuta bianca di cotone , e giocava con un gatto piatto di tela cerata rossa . Aveva una testa completamente nuda di capelli e occhi neri ironici , acutissimi e penetranti . Guardando con molta attenzione , si poteva scorgere su quella sua testa nuda una finissima peluria bionda . Gli occhi erano stretti e allungati verso le tempie . Trovai che assomigliava a Gengis - Kan . Dopo alcuni giorni di bufera , esplose a un tratto un ' estate torrida . Dissi allora che un viaggio con quel caldo era pericoloso . Avrei dato non so cosa per portare il bambino con Te in Italia , in campagna , all ' ombra di frondosi alberi . Ma i suoi genitori erano irremovibili . Pensavano che nelle « Rocky Mountains » si sarebbe divertito di più . Io replicavo che un bambino di pochi mesi non avrebbe visto differenze fra le « Rocky Mountains » e una conigliera . Prediche , querimonie e contumelie furono nel mio soggiorno in America le mie manifestazioni essenziali . Soprattutto non mi davo pace che per tre mesi quel tenero e ignaro bambino non avrebbe avuto una casa . Infatti mio figlio e sua moglie avevano subaffittato la loro casa fino al mese di ottobre . Simone avrebbe dormito in automobile , o nei motel , o sotto la tenda , tenda che era già stata comperata e che mio figlio montava per esercizio nel prato d ' un amico . Fino ai primi di ottobre , Simone non avrebbe avuto sulla sua testa il soffitto di casa sua . Avrebbe però avuto sempre mi dissero il suo letto . Quel letto era infatti smontabile e poteva essere rimpicciolito e sistemato dentro l ' automobile . Anche di questo furono fatte molteplici prove . Non so se fosse imperizia di mio figlio ma l ' operazione della sistemazione del letto nell ' automobile era lentissima e laboriosa non meno dell ' installazione della tenda sul prato . Assistetti a quei preparativi di viaggio con crescente paura . Mio figlio e sua moglie tornavano ogni giorno a casa con oggetti destinati al viaggio , bottiglioni di plastica per l ' acqua e polveri contro i morsi degli scorpioni . Comprarono anche una enorme sacca di plastica e vi cacciarono dentro tutti i giocattoli del bambino . Osservai che era un ingombro inutile , ma loro avevano letto nel libro del dottor Spock che un bambino deve viaggiare in compagnia di tutti i suoi giocattoli . Infatti non potendo sempre interrogare Jerry , essi spesso cercavano risposte e conforto nel libro del dottor Spock . Ignaro di essere minacciato dalle « Rocky Mountains » il bambino viveva nella casa come se fosse stata sua fino alla fine dei secoli . Stava in carrozzina nella loggia di legno davanti a casa , agitava il suo gatto rosso e squadrava il mondo con i suoi occhi da Gengis - Kan . Era un bel bambino grasso e forte , troppo grasso anzi per i gusti di Jerry , e mandava giù con gioia bottiglie di latte ma si batteva ferocemente contro ogni altra specie di cibo . Avanzai la proposta di fargli il famoso brodo vegetale , In Italia si svezzano i bambini con il brodo vegetale . Ma mio figlio e sua moglie ebbero contro il brodo vegetale espressioni di forte disprezzo . D ' altronde capivo anch ' io che era inutile abituare il bambino al brodo vegetale , che doveva bollire ore e non era possibile preparare nel corso d ' un viaggio in automobile . Tornata in Italia fui per tutta l ' estate inquieta nonostante arrivassero cartoline dalle « Rocky Mountains » e rassicuranti fotografie del bambino nudo e abbronzato sulle spalle dei genitori . Alla fine dell ' estate e quando loro erano ormai tornati a casa ricevetti una lettera di mio figlio dove mi raccontava del viaggio e diceva fra l ' altro che una notte si erano trovati in un campeggio dove erano arrivati degli orsi probabilmente attratti dall ' odore di una bottiglia di sciroppo che si era rotta sul tetto della loro automobile . Acquattati nella tenda col bambino in collo avevano spiato gli orsi che armeggiavano intorno all ' automobile e infuriavano contro una ghiacciaia . Non si trattava affatto di graziosi orsacchiotti , ma di brutti animali alti e grossi , e per scacciarli avevano dovuto sbattere dei coperchi di pentole . All ' alba erano andati all ' azienda - turismo e avevano chiesto che gli venisse indicato un campeggio dove gli orsi non mettessero mai piede . Quelle notizie paurose benché superate da tempo mi sconvolsero e scrissi lettere di prediche e contumelie . Tornarono in Italia dopo un altro inverno e un ' altra estate nella quale fecero ancora un viaggio , questa volta nel « deeper South » , luogo che sapevo caldo e pericoloso . Accolsi il bambino con la sensazione che fosse scampato da viaggi pericolosi . Il bambino ora camminava e parlava . Sulla sua testa lunga e delicata erano cresciuti fini e tenerissimi capelli biondi . Aveva alcune manie . Non voleva saperne di frutta fresca ed esigeva sughi di pera in bottiglia . Non voleva saperne di golf di lana perché « avevano il pelo » . L ' unico indumento che accettava di indossare col freddo , era una sua vecchia giacca a vento scolorita . Pensai che nella sua ripugnanza « per il pelo » c ' era magari una ripugnanza o paura per quegli orsi che aveva visto . Ma forse è una mia deduzione insensata , essendo e l allora troppo piccolo per spaventarsi . A poco a poco , lo persuademmo che « il pelo » dai golf poteva sparire strofinandone con forza una manica . Tuttavia la giacca a vento è rimasta il suo indumento preferito . Un pomeriggio , doveva venire a casa mia . Lo aspettavo alla finestra . Lo vidi attraversare la strada con suo padre . Camminava serio , per mano a suo padre e tuttavia assorto in se stesso e come in solitudine , portando una borsa di nylon in cui aveva cacciato la sua giacca a vento . In quei giorni gli era nata una sorella , cosa che forse lo rendeva serio . Il suo passo , la sua lunga testa fiera e delicata , il suo sguardo buio e profondo , mi fecero a un tratto scorgere in lui qualcosa di ebraico che non avevo mai visto . Mi parve anche un piccolo emigrante . Quando sedeva sulla loggia a Boston , sembrava regnare da sovrano nel mondo che aveva intorno . Sembrava Gengis - Kan . Ora non era più Gengis - Kan , il mondo gli si era rivelato mutevole e instabile , nella sua persona era sorta forse una precoce consapevolezza che le cose erano minacciose e sfuggenti e che un essere umano deve bastare a se stesso . Pareva sapere che nulla gli apparteneva , salvo quella scolorita borsa di nylon contenente quattro figurine , due matite mangiate e una scolorita giacca a vento . Piccolo ebreo senza terra , con la sua borsa attraversava la strada .
StampaQuotidiana ,
Torna a circolare con particolare insistenza la voce di un accordo pre - elettorale tra i gruppi cosiddetti Italia libera , sorti a scopo disgregatore accanto all ' Associazione Combattenti , e la socialdemocrazia antifascista . Ora , che l ' ingegnere Rossetti trovi un collegamento spirituale tra il suo passato e quello di Treves è mostruosità che non ci interessa : necessario è invece denunciare la nuova manovra e scoprirne le origini , le quali trovano poi sintomatici riscontri attraverso la tensione di rapporti qua e là artificialmente creata a mezzo di agenti provocatori che sanno di massoneria lontano un miglio , tra fascisti e combattenti . Il piano in elaborazione tra i nittiani , unitari , repubblicani e simili è quello che noi denunciammo fino dall ' indomani della chiusura parlamentare : cementare il cosidetto blocco della libertà . A tale intento ultimo crediamo anzi siano state lanciate le riserve circa l ' astensione dalle urne . Infatti , unitari , repubblicani , nittiani i quali anche se alleati , sotto la loro vera etichetta metterebbero il fardello di un tristissimo passato antinazionale nel bilancio passivo di una affermazione elettorale , sono alla ricerca di una nuova bandiera che possa presentarli al pubblico in uno stato di spudorata verginità : e l ' insegna è trovata nei gruppi Italia libera . In tal modo sarebbe salva la protesta dei partiti che ufficialmente si asterrebbero e aperto un meno angusto spiraglio alla speranzella di un ritorno a Montecitorio . Il piano , insomma , che in questi giorni si sta trattando in private intese è il seguente : unitari , repubblicani , nittiani , scontenti di ogni genere farebbero dichiarazione di astenersi e nello stesso tempo aderirebbero al programma politico dell ' Italia libera , la quale a sua volta si dovrebbe impegnare ad ospitare sotto il suo comodo bandierone un certo numero di uomini che per la loro provenienza siano garanzia sufficiente alla continuità dell ' azione socialdemocratica a Montecitorio . Una volta là poi unitari , repubblicani , nittiani in veste di « italiani liberi » sarebbero liberissimi di ricostituire gli antichi nuclei , a truffa elettorale consumata . Il trucco è abile ; non c ' è da dire , ed occorre quindi sventarlo in tempo prima che l ' opinione pubblica , o almeno gli strati più ingenui e superficiali di essa , possano essere ingannati da questa nuova oscena mascheratura degli antichi padroni della diserzione . Dal canto suo , del resto l ' Italia libera la quale , quantunque sia una modestissima organizzazione e una trascurabile forza politica , sta accorgendosi di diventare perno e rifugio del variopinto antifascismo , comincia ad avanzare qualche riserva . Lo vedemmo giorni fa , quando , pur accettando di dare un riconoscimento oscenamente patriottico ai socialisti unitari , fece intendere sul suo giornale , sia pur con parole largamente ovattate , un evidente imbarazzo di fronte alla figura di Claudio Treves , campione troppo riconoscibile di provocazione antinazionale . Questo anzi crediamo sarà uno degli scopi maggiori per l ' attuazione del « Blocco della Libertà » : ma finiranno certo per intendersi e per trovare la formula che consenta anche al Marchese di Caporetto di figurare tra i protetti dell ' ingegnere Rossetti . Questi primi sintomi danno esatta la sensazione del nuovo artificioso castello di carte che l ' opposizione prepara , e ne abbiamo un altro segno nei tentativi molteplici e dissennati per allontanare dal fascismo l ' Associazione dei Combattenti . Avemmo occasione di illustrare tale insidia giorni or sono quando i rappresentanti dell ' Italia libera affermarono di voler restare entro il massimo organismo dei reduci pur dichiarandosi fuori dalla disciplina : occorre quindi chiarire in tempo le rispettive posizioni e ciò confidiamo avverrà domani nella riunione del Consiglio Nazionale dei Combattenti .. Ma ad ogni modo è certo che il fine ultimo della socialdemocrazia , impotente a sostenere con una sua propria responsabilità una eventuale battaglia elettorale , è quello di trovarsi , mediante una formale rinuncia alla lotta , entro le file di una formazione eterogenea che abbia come sua bandiera il luogo comune in gran voga oggidì : libertà . E i gruppi rossettiani anche esigui , anzi meglio se esigui servono egregiamente allo scopo . Essi politicamente sono lo zero assoluto , ma hanno qualche caratteristica fondamentale che può prestarsi al salvataggio sia pure incompleto del pericolante baraccone antifascista . Basterà infatti dare ai principali esponenti lo zuccherino di una candidatura e tutto sarà aggiustato : e sarà raggiunto anche lo scopo di non addivenire a quella rassegna di forze che tanto affanna il campo socialdemocratico . Perché poi , chissà ! , il lucicchìo di una medaglia d ' oro esercita sempre il suo fascino e può fare abboccare all ' amo gli allocchi . È ad ogni modo buona merce elettorale oggi , come ieri lo fu la diserzione di Misano . Occorre adattarsi ai tempi , per aver fortuna : non è vero ? Evidentemente però gli organizzatori in pectore di questa truffa all ' americana in grande stile han fatto i conti senza l ' oste . Poiché se sarà data ampia incondizionata libertà e garanzia , in caso d ' elezioni , ai vecchi partiti di contarsi e di fare la loro propaganda , è dovere del Governo e del Partito Fascista non permettere simili grotteschi diversivi i quali oltre a deformare le basi della lotta , sarebbero una provocazione intollerabile contro il regime . Ai socialisti sia permesso di fare i socialisti , e così ai repubblicani , ai nittiani , ai democratici e ai popolari . Ma tutti dovranno presentarsi al giudizio della Nazione col loro programma tradizionale e col passivo della loro opera presente e passata . Chi si esibisse vestito a nuovo con un premeditato proposito di ingannare , è logico cada sotto una sanzione immediata , legale o non . Gli unitarii vengano a difendere la loro politica , i nittiani esaltino Cagoia , Turati giustifichi il patrocinio di Misiano , Treves l ' invocazione alla disfatta . Amendola la campagna contro l ' Adriatico : ma ognuno con la propria faccia se ne ha il coraggio ! E bene dunque far intendere senza equivoci e a tempo quali sarebbero le conseguenze inesorabili e immediate della irresponsabile mascheratura liberofila . Patti chiari , dunque .
Odio e turismo ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 10 maggio . Il mio amico L . B . , ieri sera ha trovato nell ' automobile , che aveva lasciata in un posteggio del centro , un foglio di carta , sul quale mano ignota aveva scritto a matita : « Odiate i francesi e gli inglesi , peste del mondo ! » Analoghi foglietti sono stati trovati , in questi giorni , sotto il tergicristallo o ficcati negli sportelli , da altri automobilisti romani . Può darsi che l ' approssimarsi delle elezioni abbia stuzzicato le meningi di un maniaco , prigioniero di vecchi sogni littori : ma non ci sarebbe da meravigliarsi se si trattasse di una forma di propaganda , capillare ed economica , organizzata da qualche gruppo di destra . D ' altra parte , gli slogan incitanti a odiare gli stranieri hanno sempre avuto una certa fortuna , in Italia ; perché il nostro è un Paese eminentemente turistico , dove i sorrisi e le premure rivolti ai forestieri nascondono un inevitabile complesso d ' inferiorità e un sordo rancore . È noto che i luoghi di villeggiatura e le stazioni climatiche hanno , perlopiù , sindaci di sinistra , eletti nei mesi di bassa stagione per vendicare gli inchini e le umiliazioni della stagione alta . A proposito del contrasto fra 1'«odio politico » predicato da Mussolini negli anni fra le sanzioni e la guerra , e la mentalità turistica nazionale , va ricordato l ' episodio capitato a Venezia nell ' estate del 1944 . Calarono sulla Laguna , sospesi al paracadute , due aviatori americani , il cui bombardiere era stato colpito nel cielo di Padova . I due furono subito raccolti da una lancia e sbarcati alla Giudecca . La popolazione , secondo le disposizioni dettate dal prefetto repubblichino , avrebbe dovuto accogliere i due prigionieri a muso duro , o magari fischiandoli . Invece , gli americani si trovarono subito circondati da una folla sorridente e visibilmente simpatizzante , che gareggiò nell ' offrire sigarette o bicchieri di vino . Il prefetto , informato della cosa , si infuriò . Convocò d ' urgenza il segretario politico della Giudecca , lo investì duramente e gli chiese conto dell ' accaduto . « Cossa che voi mai , eccellenza » , fece il segretario , allargando le braccia . « Dopo tutto , sono i primi foresti che vien a Venezia , dopo quattro anni de magra » .
Film ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Ho visto , in un cineclub , un film scritto da Beckett , recitato da Buster Keaton , e chiamato Film . Dura forse meno di mezz ' ora ed è privo di parole . Un uomo , in una stanza , mette fine alla sua vita . Non lo vediamo né morire , né uccidersi ; ma è chiaro che di là da quei momenti , non vi sarà mai più nulla per lui . Nella stanza c ' è un letto , una coperta , uno specchio , un seggiolone a dondolo , un gatto e un cane in un cestello , un pesce in una vasca , un pappagallo in gabbia . Nonostante questi mobili e questi animali , la stanza appare nuda e vuota . L ' istante in cui quell ' uomo ha portato là quel letto e quello specchio , quel cestino , quella vasca e quella gabbia , appare lontanissimo e perduto in un tempo senza memoria . Con gesti ansiosi e pieni di terrore , come inseguito da persecutori invisibili , l ' uomo copre con un panno lo specchio , fa uscire il cane e il gatto , richiude la porta , copre la vasca e la gabbia . Poi si siede sul seggiolone e si dondola , in mezzo alla stanza . A tratti si tasta il polso , con quell ' ansia per le proprie pulsazioni , quella sollecitudine per se stesso che sente chi non ha nessuno sulla terra salvo se stesso , con quella paura della morte che sente chi non vuole più nulla fuor che la morte . Da una cartella di cuoio , egli trae e osserva alcune fotografie . Sono antiche immagini di un essere che è stato lui stesso . L ' infanzia , il volto materno , le feste scolastiche , le gare sportive , il matrimonio , una donna , un bambino . Sono le immagini di una vita respirabile , tiepida , abitata da affetti . Una vita ormai remota da quella stanza , da quelle suppellettili desolate . Egli accarezza un attimo , con il pollice , la fotografia del bambino . Strappa una per una , a metà , tutte le fotografie . Le strappa a metà una per una , senza esitazione e questa volta senza ansia , attentamente , scrupolosamente . Le lascia cadere a terra . Finora non abbiamo visto il suo viso , ma sempre solo le sue mani , le sue spalle , la sua sciarpa , le crepe nel muro , le pieghe della coperta . Infine vediamo il suo viso : un viso devastato , scavato , un occhio coperto da una benda nera . Per un attimo : perché egli subito chiude quel viso tra le mani devastate . Unico e ultimo gesto di pietà per se stesso ; unico e ultimo tentativo di nascondere a se stesso la sua stessa immagine , di smarrirsi al di là della ragione e delle memorie ; unico e ultimo implorare il buio , il nulla e la morte . Questo racconto rapido e muto , lo poteva recitare solo l ' attore Buster Keaton . Impossibile pensare un essere diverso , là in quella stanza . Egli non recita : egli è quell ' uomo . Della vita di Buster Keaton io non so molto , salvo quello che sanno forse tutti . E morto solo e povero , alcuni anni fa . Probabilmente i suoi ultimi giorni furono assai simili alle ore di quell ' uomo in quella stanza . Ebbe un destino crudele . Fu un attore comico famosissimo ai tempi del muto ; con l ' avvento del sonoro , non lo cercarono più e fu presto dimenticato . Era del resto impensabile che dalla sua bocca uscissero mai parole . Il suo viso magro e arido , le sue labbra sigillate e negate al sorriso , le mascelle irrigidite e contratte , erano la maschera stessa del silenzio . Era stato un grande attore , un grande attore comico . La comicità nasceva dalle sue mosse rapide , dal suo silenzio , dalla sua fissità . Apparvero sui giornali , a volte , sue fotografie . Un viso su cui gli anni e l ' ombra avevano scavato ombre e solchi . Un viso coperto di una rete di rughe fittissime , come una carta geografica . Le labbra sempre strette e sigillate . Dovette chiudersi nel suo silenzio , da vivo , come in un sepolcro . Ebbe solo qualche piccola parte , breve e secondaria . Fu il pianista in Luci della ribalta . Film dovette essere uno dei suoi ultimi film se non l ' ultimo ; e non ebbe , credo , alcuna diffusione . A Chaplin toccò una sorte diversa . Erano stati , credo , compagni di giovinezza . Chaplin ebbe a profusione tutto quello che lui , dopo una certa epoca , non ebbe più . Chaplin , dopo gli anni amari d ' una infanzia orfana e povera , ebbe gloria , denaro e onori e li avrà per tutta la durata della sua vita . La sua gloria è , da tempo , indistruttibile . Era , senza dubbio , un più grande attore . I ricordi della sua infanzia , i tristi vicoli popolati di poveri , divennero presto per lui un mondo remoto . Per moltissimi anni , trasse la sua ispirazione da quelle buie memorie . Inventò la figura immortale che ben conosciamo . La figura zoppicante e rapida , con i riccioli neri intorno al volto pallido , con il sorriso luminoso e mite . Era anch ' essa priva di parola . Conosceva bene anch ' essa l ' inadeguatezza e la miseria della parola umana . In vecchiaia , Chaplin si trasformò in una persona che è in qualche modo il contrario di quella figura randagia , zoppicante e fuggevole . Divenne un vecchio canuto e florido , ottimista e miliardario . Vive in una villa in Svizzera , con uno sciame di figli . Se per caso si incontrassero , l ' antica figura zoppicante e randagia e questo furbo e florido vecchio signore , non avrebbero niente da dirsi . In vecchiaia , Chaplin scrisse e parlò . Scrisse perfino un libro di memorie . Quando ci accade di vedere sullo schermo l ' antica figura che amiamo , dobbiamo isolarla dal ricordo della persona che l ' ha creata e che ne è diventata così diversa . Dobbiamo scacciare il ricordo dei pensieri che ha espresso nel suo libro , delle sue affermazioni ottimistiche , della sua vanità per nulla ingenua , della sua solida e robusta persona da cui è totalmente scomparso ogni istinto di fuga . Da cui è scomparso anche ogni istinto di libertà . Chaplin ha fatto , in vecchiaia alcuni brutti film . Essi hanno avuto successo . Certo l ' idea d ' aver fatto dei brutti film non l ' ha nemmeno sfiorato , essendo egli ormai troppo compiaciuto di sé per dire a se stesso parole vere . D ' altronde la cosa in sé non avrebbe importanza e i suoi brutti film non scalfiscono il suo genio . Quando vediamo sullo schermo la figura immortale da lui un tempo creata , non pensiamo ai suoi ultimi brutti film . Pensiamo invece alla sua persona attuale che si trova , rispetto alla sua persona antica , sull ' altra sponda . Non possiamo fargli rimprovero di essere diventato , in vecchiaia , ricco e furbo . Penso che uno possa essere ricchissimo e furbissimo , restando in qualche modo libero e randagio . Penso che sia difficile , ma possibile . Quello che rattrista in lui oggi è forse proprio l ' ottimismo . Le parole che ha scritto e pensato . Il suo miserevole e squallido ottimismo di ottuagenario a cui tutto è andato così bene . Buster Keaton non ha lasciato , che io sappia , libri di memorie . Il silenzio in lui , e il silenzio che lo circondava , dev ' essere stato immenso . La vecchiaia è infuriata su di lui devastando il suo corpo , il suo viso arido , nudo e indifeso . Egli però rimasto se stesso , sigillato nel suo silenzio , fedele alla sua sconfinata disperazione che non poteva avere parole essendo la parola umana così inadeguata e miserevole , fedele per sempre alla sua sconfinata libertà di non sillabare mai una sola parola .
UN TIPICO ERRORE GERMANICO ( FORGES DAVANZATI R. , 1925 )
StampaQuotidiana ,
« Per vivere amichevolmente con questa Germania , bisogna che stia ferma alla frontiera austriaca . Ecco una prima cosa da dire , fascisticamente , dopo la vittoria di Hindenburg » . Queste parole concludevano , circa un mese fa , il commento alla elezione di Hindenburg a Presidente dei Reich . Erano dettate da un convincimento non nuovo , ma affermato fin dalla Conferenza di Parigi , quando troppa sordità , troppa ostilità , troppa indifferenza , troppa infatuazione vilsoniana , riducevano in pochissimi la visione di una politica centroeuropea , necessaria all ' Italia . Erano suggerite dalla persuasione che il problema fosse non più ignorabile , ma di primo piano per la nostra politica , che ha già sofferto di errori , di colpe e di sopraffazioni altrui nella questione austriaca . Erano il richiamo ad un problema concreto , oltre le solite considerazioni generiche sulla elezione del vecchio Maresciallo . Ecco che oggi le dichiarazioni di Mussolini in Senato ; i commenti della stampa germanica ; il discorso del Presidente del Reichstag , Loebe , al Congresso di Dortmund , che già ieri abbiamo notato , e altre manifestazioni in Austria , attestano come la questione austriaca sia oggi al nodo della politica centroeuropea . Non intendiamo affatto partecipare al gran clamore verbale , che le dichiarazioni di Mussolini hanno sollevato di là dal Brennero ; e non deploriamo nemmeno questo clamore , se esso debba giovare ad eliminare equivoci , specialmente l ' equivoco che faceva considerare l ' Italia indifferente , agnostica , nella questione austriaca . Abbiamo detto e ripetiamo che , prima di essere di interesse cecoslovacco o jugoslavo o francese , la questione austriaca è di interesse italiano . Questo sembra abbia sorpreso in Germania e in Austria , dove si rimettevano ai tristi precedenti di una politica assurda e cieca , che ebbe il suo tipico episodio di autodiffamazione nelle mostruose accuse rivolte alla Missione Segre , che aveva dato all ' Austria i primi generosissimi aiuti dell ' Italia ; e che ebbe la sua catastrofe diplomatica quando , sulla facile rinunzia ottenuta dall ' Italia della quota di riparazioni dovuta dall ' Austria si organizzò la sostituzione della Società delle Nazioni in quella politica di controllo dell ' Austria , che spettava di diritto all ' Italia . Ebbene quei precedenti non si ripeteranno più . E l ' Italia non intende lasciare alla Francia e alla Piccola Intesa il compito di interpretare politicamente gli articoli 80 del Trattato di Versailles e 88 del Trattato di San Germano , per i quali la Repubblica austriaca non può mutare il suo assetto statale , quale sarebbe l ' unione con la Germania , senza il consenso del Consiglio della Società delle Nazioni . E poiché l ' articolo 5 del Patto stabilisce che le deliberazioni del Consiglio per essere valide debbono essere prese all ' unanimità , la volontà dell ' Italia ha valore decisivo . E poiché la Francia è anch ' essa ostile a qualsiasi unione e anche in Inghilterra i commenti , pure ufficiosi , sono stati favorevoli alla tesi enunciata da Mussolini , il discorso del socialista Loebe , presidente del Reichstag , in pieno accordo con le direttive pangermaniste ( la Germania è Germania e la Germania socialdemocratica meritevole di tutti i favori è una invenzione nittiana ) e in contestazione di Mussolini , cui ha preteso di rimproverare l ' ignoranza dei trattati , è invece esso un documento di voluta ignoranza e di insolenza , tipiche della mentalità germanica , quando è spronata dallo spirito aggressivo . E , lasciando da parte un esame più particolare della questione austriaca , questo dobbiamo oggi porre in chiaro , anche per coloro che , afflitti oppur no dall ' imbecillità socialdemocratica , hanno creduto di affermare una direttiva italiana di politica nell ' intenerimento del dopoguerra per la povera Germania : e cioè lo spirito aggressivo di questo orientamento che la politica germanica sembra prendere , dopo l ' elezione di Hindenburg . Non è la prima volta che alla germanofilia smaccata degli ex - neutralisti e dei socialdemocratrici pentiti della francofilia e sempre in cerca di una nuova servitù per lo straniero , si sia risposto in Germania , assumendo in proprio , brutalmente , la propaganda per la rivendicazione dell ' Alto Adige . Oggi le dichiarazioni violente per l ' unione con l ' Austria non si scompagnano affatto da questa propaganda . Queste constatazioni debbono esser fatte non per incitare i mutamenti irrequieti di condotta politica , ma per ripetere ancora una volta l ' indispensabile pedagogia di cui hanno bisogno gli italiani , sempre corrivi ad interpretazioni della politica internazionale , false , deformate da ideologie che sbandano ora a favore di questo ora a favore di quello straniero , e che bisogna fermamente ripudiare per costituire oltre che una visione , un sentimento di politica italiana . Solidamente italiana . E nel sentimento di una politica italiana verso la Germania , non deve mai mancare la comprensione che la Germania è una tipica espressione di razza , che non c ' è troppo da ingannarsi sulle divergenze dei suoi partiti , e che in Germania difetta una valutazione precisa del fattore Italia , come fattore europeo . Questa comprensione significa anche che la Germania commette facilmente errori grossolani di politica , e che l ' errore della svalutazione italiana prima della grande guerra è stato meritatamente uno dei motivi di sconfitta della Germania . Oggi , in un momento veramente significativo della politica europea e della vita interna della Germania , ecco che la grossolanità massiccia di questo popolo che ha virtù e difetti moltiplicati al cubo , si orienta , con una scelta poco persuasiva , verso il mezzogiorno , verso l ' Austria e l ' Italia , per porre un problema di primo piano , da aggiungere a quello della frontiera occidentale e della frontiera orientale . Dove sia la coscienza e la misura in questa politica nessuno può comprendere . Questo è certo . Che l ' Italia non è più quella che soffrì soggezioni nella Triplice . un ' altra Italia , in un ' altra Europa . Se anche questa volta la Germania non capisce , vuol dire che nemmeno l ' ultima dura pedagogia le ha giovato . Ecco quanto si deduce dalla pessima sfuriata del socialista Loebe , Presidente dei Reichstag .
È cominciata l'estate di Ben Hur ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 13 maggio . L ' estate è piombata improvvisamente su Roma , come una legnata . C ' era da prevederlo . La pioggia di sabbia desertica che investì la città , venti giorni or sono , radioattiva o no , è , ogni anno , la prima avvisaglia del caldo . Alcuni caffè di via Veneto hanno messo su i baldacchini e gli ombrelloni , che verranno rimossi soltanto a fine settembre . Molta gente , la sera , preferisce passare un paio d ' ore al caffè « Tre scalini » di piazza Navona , dove si gode una maggiore ventilazione . Da domenica scorsa funzionano gli stabilimenti balneari di Fregene . Il più importante ed elegante , « La Nave » , ha ricevuto la prima ondata di romani distinti , pionieri della tintarella . Fra gli altri , Alberto Moravia , il quale , da qualche tempo , è più brusco e triste del solito : forse perché la sua Beatrice Cenci , rappresentata al Quirino , non ha avuto pieno successo . Alla « Nave » , sono già apparse , in costume « monopezzo » ( il due pezzi sembra avviato al tramonto ) , alcune donne di rilievo : Vittoria Mongardini , Gabriella Palazzoli , Fosca Piergentili , Anna Placido ed altre . La temperatura massima tende a superare i 31 gradi . La stabilità del bel tempo sembra definitivamente assicurata fino alla metà di giugno : tanto che i produttori di Ben Hur , la cui preparazione è praticamente compiuta , rimpiangono di non poter subito girare i esterni e , specialmente , le grandi scene di massa . Devono , invece , tener conto delle prossime elezioni . Moltissime , infatti , delle 20.000 comparse che tumultueranno nel film , appartengono a quella moderna « suburra » che vive quasi attendata a Tor Sapienza , all ' Acqua Acetosa , a Tor Pignattara eccetera . Gente che , non essendo ancora iscritta all ' anagrafe romana , il 25 andrà a votare nei paesi d ' origine . Quanto alla sceneggiatura di Ben Hur , pare che in seno alla produzione vi sia qualche contrasto fra due fazioni : i « mattonisti » e gli « antimattonisti » . I primi approvano che il governatore romano romano della Palestina venga ucciso da un mattone cadutogli , per sulla testa ; i secondi , temendo il grottesco della situazione , vorrebbero eliminare l ' incidente . Finora prevale il mattone .