StampaQuotidiana ,
Roma
,
8
maggio
.
Non
esiste
immaginazione
turbinosa
,
fantasia
sfrenata
e
bizzarra
che
possa
,
non
dico
eguagliare
,
ma
vagamente
avvicinarsi
alla
realtà
dell
'
ambiente
cinematografico
romano
.
Il
dottor
E.C.
,
che
da
molti
anni
ha
nel
cinema
tutte
le
sue
delizie
e
tutte
le
sue
croci
,
mi
racconta
il
caso
seguente
.
Un
giovane
produttore
accettò
,
anni
or
sono
,
una
sceneggiatura
di
cappa
e
spada
.
Chiamò
a
dirigere
il
film
,
previsto
a
colori
,
un
regista
di
media
importanza
e
si
assicurò
,
al
centro
del
«
cast
»
,
l
'
allora
popolarissima
Silvana
Pampanini
.
Un
giovane
attore
,
dagli
abbondanti
riccioli
,
fu
ingaggiato
per
impersonare
il
generoso
cavaliere
protagonista
della
storia
.
La
lavorazione
cominciò
senza
indugi
,
e
il
produttore
,
per
un
paio
di
settimane
,
non
ebbe
nemmeno
una
di
quelle
grane
che
caratterizzano
l
'
ambiente
.
Gli
attori
erano
puntuali
e
remissivi
,
i
tecnici
laconici
ed
alacri
,
il
regista
e
i
suoi
assistenti
insolitamente
tranquilli
.
Il
produttore
,
alle
sue
prime
esperienze
,
stava
per
ricredersi
circa
le
difficoltà
da
superare
,
allorché
,
improvvisamente
,
capitò
un
fatto
incredibile
.
Una
mattina
si
stava
girando
il
ferimento
del
protagonista
,
il
quale
,
dopo
un
fatto
d
'
armi
,
doveva
abbattersi
fra
le
braccia
della
Pampanini
,
inondata
di
sangue
.
Per
ottenere
l
'
effetto
,
si
ricorse
alla
solita
vernice
rossa
e
vischiosa
sparsa
sulla
camicia
.
Tutto
era
pronto
,
si
stava
per
girare
,
allorché
il
regista
ordinò
l
'
alt
e
,
con
espressione
incupita
,
si
rivolse
al
direttore
di
produzione
.
Quella
vernice
,
adatta
al
bianco
e
nero
,
secondo
lui
non
funzionava
nel
colore
.
Poteva
risultarne
una
nota
falsa
e
grottesca
,
tale
da
compromettere
il
film
e
il
suo
buon
nome
.
Il
direttore
propose
di
cercare
un
'
altra
vernice
,
o
di
ricorrere
alla
salsa
di
pomodoro
.
Nulla
da
fare
.
Tutto
fermo
,
con
notevole
perdita
di
quattrini
.
Il
regista
fu
irremovibile
:
sangue
umano
o
nulla
.
Ogni
supplica
restò
vana
.
Il
direttore
di
produzione
tornò
,
dopo
due
ore
,
con
due
donatori
di
sangue
cinematografico
reclutati
in
un
baraccamento
periferico
.
StampaQuotidiana ,
Sono
andata
a
vedere
,
a
Palazzo
Braschi
,
la
mostra
dei
grandi
naifs
jugoslavi
.
I
naifs
jugoslavi
sono
pittori
contadini
.
Dipingono
su
vetro
.
Fanno
parte
d
'
una
scuola
che
si
chiama
«
Zemlja
»
,
cioè
terra
.
Il
caposcuola
,
che
si
chiama
Generalovic
,
non
ha
mandato
i
suoi
quadri
alla
mostra
perché
uno
dei
pittori
invitati
,
cioè
Lackovic
,
non
gli
andava
.
Così
dicevano
nelle
sale
della
galleria
e
non
so
se
sia
vero
o
se
sia
una
chiacchiera
.
Non
ho
mai
visto
i
quadri
di
Generalovic
.
Fino
a
poco
prima
di
visitare
la
mostra
,
non
sapevo
nulla
né
della
scuola
«
Zemlja
»
,
né
di
Lackovic
,
né
di
Generalovic
.
Questo
per
mia
ignoranza
,
perché
a
quanto
ho
saputo
i
naifs
jugoslavi
sono
famosissimi
.
Se
ho
voluto
visitare
questa
mostra
non
è
stato
per
amore
della
pittura
,
ma
perché
avendo
io
saputo
che
erano
pittori
-
contadini
,
pensavo
che
avrei
visto
dei
villaggi
.
Tutta
la
vita
ho
sempre
sentito
grande
curiosità
di
vedere
villaggi
,
ovunque
,
nella
realtà
e
nei
quadri
.
Quando
sono
in
treno
,
guardo
e
scelgo
nella
campagna
villaggi
dove
forse
vorrei
vivere
.
Nello
stesso
tempo
,
mentre
penso
la
mia
vita
perduta
in
mezzo
a
prati
o
rocce
o
abbarbicata
sull
'
alto
d
'
una
collina
,
mi
prende
una
sensazione
pungente
di
vertigine
e
malinconia
.
Perché
unito
al
desiderio
di
abitare
in
campagna
,
vive
in
me
non
meno
forte
e
profondo
il
sospetto
che
vivendo
in
campagna
mi
struggerei
di
noia
e
solitudine
.
Ma
nelle
pieghe
di
quella
noia
si
nasconde
per
me
un
incanto
segreto
.
Questi
sono
i
miei
pensieri
abituali
mentre
vado
in
treno
,
pensieri
totalmente
oziosi
perché
non
mi
propongo
e
forse
nemmeno
desidero
veramente
di
lasciare
la
città
in
cui
vivo
da
molti
anni
.
In
un
'
epoca
ormai
lontana
della
mia
vita
,
abitai
in
campagna
per
alcuni
anni
.
Quel
villaggio
io
non
l
'
avevo
scelto
ma
altri
l
'
avevano
scelto
per
me
.
Difatti
era
un
confino
di
polizia
.
Pure
avendo
preso
a
poco
a
poco
ad
amarlo
,
non
dimenticai
mai
,
nel
tempo
che
dovetti
soggiornarvi
,
che
non
l
'
avevo
scelto
e
non
smisi
mai
di
sognare
altri
e
più
remoti
villaggi
.
Quel
villaggio
non
era
per
nulla
sperduto
nella
campagna
ma
invece
stava
schierato
su
una
strada
larga
,
polverosa
e
piena
di
biciclette
e
carretti
.
La
casa
dove
abitavo
era
sopra
la
farmacia
.
Avendo
io
allora
bambini
piccoli
trovavo
la
presenza
di
quella
farmacia
assai
comoda
e
rassicurante
.
Tuttavia
essa
distruggeva
in
me
ogni
sensazione
di
stare
in
campagna
.
Le
nostre
finestre
non
guardavano
sulla
campagna
ma
su
tetti
e
vicoli
.
Sulla
porta
della
farmacia
sedeva
la
farmacista
.
Di
lei
dicevano
che
«
parlava
col
diavolo
»
.
Perché
e
quando
mai
parlasse
col
diavolo
quella
grassa
e
gentile
farmacista
in
vestaglia
e
ciabatte
,
non
lo
so
.
Ma
l
'
idea
che
le
aleggiasse
intorno
questo
sospetto
mi
rallegrava
facendomi
sembrare
il
paese
strano
e
primitivo
.
Perché
in
verità
quel
paese
era
assai
poco
strano
e
in
fondo
anche
assai
poco
primitivo
benché
sporco
e
povero
.
Alzando
gli
occhi
vedevo
le
colline
.
Sulle
colline
erano
villaggi
e
casali
dove
avrei
amato
vivere
.
Ma
soprattutto
c
'
era
,
non
molto
lontana
dal
paese
,
una
frazione
chiamata
Cavallari
,
cinque
o
sei
case
sparse
in
mezzo
a
un
acquitrino
,
e
io
usavo
figurarmi
la
mia
vita
là
.
Certo
era
un
gioco
ozioso
della
mia
frivola
immaginazione
.
Camminando
nei
prati
per
arrivare
a
Cavallari
si
affondava
nel
fango
fino
al
ginocchio
e
nei
vicoli
fra
quelle
case
nere
e
diroccate
si
affondava
nel
letame
.
Cavallari
,
dagli
abitanti
del
paese
dove
io
stavo
,
era
chiamato
«
Piccolo
Parigi
»
per
dileggio
.
Credo
che
se
mi
fosse
accaduto
di
vivere
per
più
di
un
giorno
nel
Piccolo
Parigi
sarei
impazzita
.
Vi
andavo
a
volte
per
qualche
ora
e
conobbi
là
alcuni
contadini
.
Essi
erano
tutt
'
altro
che
lieti
di
vivere
in
quel
fango
e
li
soccorreva
soltanto
una
secolare
abitudine
.
Non
avevano
né
acqua
né
luce
e
per
comprare
una
candela
o
una
cartina
d
'
aghi
dovevano
fare
chilometri
.
Avendo
io
le
idee
quanto
mai
confuse
progettavo
di
battermi
nei
miei
anni
futuri
per
strappare
quei
contadini
a
quel
miserevole
luogo
ma
nello
stesso
tempo
accarezzavo
il
sogno
di
passare
la
mia
vita
futura
in
una
di
quelle
nere
cucine
soffocate
nel
fumo
e
nel
letame
e
affacciarmi
la
sera
a
guardare
il
tramonto
su
quel
desolato
acquitrino
.
Se
avevo
all
'
origine
un
'
immagine
di
villaggi
idilliaca
e
pastorale
,
con
ruscelli
bisbiglianti
e
tenera
erba
,
essa
certo
andò
distrutta
per
sempre
nel
fango
del
Piccolo
Parigi
e
nei
vicoli
del
paese
in
cui
vissi
.
Non
che
non
vi
fossero
là
tenera
erba
e
pecore
,
ma
il
fango
,
il
fumo
e
la
noia
regnavano
incontrastati
in
quei
luoghi
e
ne
formavano
la
realtà
essenziale
.
Conobbi
varie
frazioni
e
sobborghi
in
quella
vallata
e
cercai
di
pensarvi
la
mia
vita
con
acuta
curiosità
,
con
desolazione
e
desiderio
.
Del
paese
in
cui
stavo
conoscevo
ormai
le
minime
pieghe
,
i
minimi
buchi
e
i
vicoli
,
e
la
mia
noia
d
'
averlo
davanti
agli
occhi
era
sterminata
.
Andavo
a
vedere
altre
frazioni
e
sobborghi
come
uno
si
gira
e
si
rigira
in
un
letto
per
cercare
punti
più
freschi
.
Mi
avrei
dato
non
so
cosa
per
aprire
gli
occhi
un
mattino
sui
balconi
di
una
città
.
Eppure
vissi
felice
in
quei
luoghi
.
Perché
non
è
vero
che
la
noia
escluda
la
felicità
.
Esse
possono
sussistere
insieme
e
unirsi
in
un
viluppo
inestricabile
.
Ricordando
la
noia
di
quegli
anni
conservo
in
me
la
persuasione
assoluta
che
la
vita
in
un
paese
in
campagna
sarebbe
quella
che
io
sceglierei
se
l
'
uomo
potesse
scegliere
il
suo
destino
.
Per
tornare
alla
mostra
di
Palazzo
Braschi
,
ci
sono
andata
dunque
per
vedere
dei
villaggi
.
Ne
sono
uscita
con
una
nostalgia
di
villaggi
profonda
e
pungente
.
Desideravo
essere
una
persona
precisa
,
e
cioè
desideravo
essere
il
pittore
contadino
Ivan
Vecenaj
.
I
grandi
naifs
jugoslavi
che
hanno
esposto
quadri
in
questa
mostra
sono
essenzialmente
quattro
:
Vecenaj
,
Rabuzin
,
Lackovic
e
Kovacic
.
Dirò
subito
che
non
mi
piace
Rabuzin
.
Dal
catalogo
ho
saputo
che
non
è
un
contadino
ma
un
imbianchino
.
Questo
spiega
di
lui
molte
cose
.
Evidentemente
imbiancando
muri
avrà
addensato
dentro
di
sé
molto
bianco
.
Nei
suoi
quadri
c
'
è
una
costante
luce
bianca
.
Per
i
cieli
rosa
e
celeste
viaggiano
nuvole
che
sembrano
palle
di
neve
,
al
suolo
giacciono
immensi
palloni
verdi
come
immensi
meloni
o
limoni
e
sono
foglie
.
Cerchi
lontani
di
piccole
case
non
testimoniano
vita
umana
essendo
i
suoi
villaggi
,
orti
e
campi
sigillati
in
una
geometria
immota
.
I
paesaggi
di
Rabuzin
sembrano
paradisi
luminosi
e
gelidi
,
non
destinati
agli
uomini
ma
alle
nuvole
,
ai
meloni
e
ai
limoni
,
e
chiusi
per
sempre
in
una
vitrea
e
nivea
primavera
.
Essi
mi
hanno
affascinato
ma
li
ho
trovati
agghiaccianti
.
Lackovic
mi
ispira
maggiore
simpatia
.
Lackovic
fa
degli
uomini
piccolissimi
seguiti
da
cani
piccolissimi
che
sembrano
volpi
.
Fa
delle
pianure
invernali
e
delle
lune
rosse
e
rotonde
,
dei
villaggi
armoniosamente
composti
in
un
delicato
intrico
di
arbusti
.
Dipinge
come
un
bambino
vivace
,
spiritoso
e
ciarliero
.
Tuttavia
i
suoi
orizzonti
non
sono
infiniti
,
né
sono
mai
sterminate
le
sue
distese
di
campi
.
Ogni
suo
paesaggio
è
raccolto
nella
vivacità
e
nella
grazia
.
In
questa
mostra
i
due
pittori
che
amo
sono
Kovacic
e
Vecenaj
.
Kovacic
ha
paludi
d
'
un
verde
grigiastro
,
autunni
fiammeggianti
e
villaggi
invernali
dipinti
con
attenzione
intensa
e
intensa
tristezza
.
Perché
l
'
orizzonte
nei
quadri
di
Lackovic
non
sia
infinito
,
e
sia
invece
infinito
nei
paesaggi
di
Kovacic
e
di
Vecenaj
,
non
lo
so
,
ma
penso
che
tutto
il
segreto
della
pittura
stia
in
questo
punto
.
I
quadri
di
Ivan
Vecenaj
sono
nella
prima
stanza
.
Dopo
aver
visto
gli
altri
sono
ritornata
da
lui
e
penso
che
lo
preferisco
a
tutti
.
I
suoi
paesaggi
sono
dipinti
con
estrema
minuzia
nei
minimi
e
più
lontani
particolari
e
l
'
orizzonte
sopra
di
essi
è
fosco
e
solenne
.
Nel
mezzo
del
paesaggio
campeggia
a
volte
un
evento
drammatico
:
brucia
una
casa
;
san
Giovanni
è
seduto
con
la
sua
aquila
;
un
vaso
di
fiori
azzurri
è
stato
posato
su
una
distesa
di
neve
;
una
donna
insegue
le
sue
oche
;
hanno
crocifisso
Gesù
.
I
colori
di
Vecenaj
sono
crudeli
e
violenti
.
Le
sue
figure
umane
sono
tozze
e
stupefatte
.
Hanno
larghi
volti
legnosi
,
larghe
mani
ossute
e
nodose
,
stanchissime
e
forti
.
I
suoi
animali
sono
irsuti
e
aspri
,
pieni
di
penne
e
di
peli
.
Ogni
quadro
dice
l
'
aspra
fatica
del
vivere
e
la
desolata
solitudine
dell
'
uomo
nella
campagna
.
Ogni
quadro
dice
come
sia
sterminata
e
senza
risposta
la
natura
intorno
alle
opere
degli
uomini
,
intorno
ai
villaggi
.
Dal
catalogo
ho
appreso
che
Vecenaj
vive
sempre
nel
suo
villaggio
e
fa
il
contadino
.
Questo
mi
ha
dato
gran
gioia
,
perché
avrei
trovato
tristissimo
doverlo
pensare
in
un
anonimo
appartamento
d
'
una
qualche
città
,
col
telefono
e
l
'
ascensore
.
Quando
sono
uscita
dalla
mostra
era
il
crepuscolo
.
C
'
era
folla
,
traffico
e
rumore
.
Gli
occhi
non
riuscivano
a
fermarsi
su
niente
,
non
c
'
era
che
disordine
,
le
strade
non
erano
più
strade
ma
solo
gente
e
automobili
,
i
suoni
laceravano
le
orecchie
.
Mi
consolava
il
pensiero
che
tutto
questo
fosse
risparmiato
a
Vecenaj
.
Era
,
in
quel
grigio
crepuscolo
,
l
'
unico
pensiero
che
mi
consolava
.
Per
me
stessa
,
desideravo
due
cose
,
ed
erano
tutt
'
e
due
impossibili
:
desideravo
essere
Vecenaj
,
e
desideravo
di
stare
per
sempre
in
uno
dei
villaggi
che
lui
ha
dipinto
.
Stare
là
come
la
guardiana
di
oche
,
o
come
l
'
aquila
,
o
san
Giovanni
,
o
Gesù
.
Avere
ai
miei
piedi
quella
campagna
.
Avere
sulla
mia
testa
quel
cielo
.
StampaQuotidiana ,
Al
Congresso
pangermanista
di
Dortmund
,
che
già
si
sapeva
avrebbe
assunto
un
particolare
significato
a
favore
dell
'
annessione
dell
'
Austria
alla
Germania
,
avrebbe
parlato
,
a
quanto
si
assicura
,
il
Presidente
del
Reichstag
,
confutando
irosamente
e
sconvenientemente
le
dichiarazioni
del
Presidente
Mussolini
.
Poiché
il
signor
Loebe
ha
responsabilità
precise
come
Presidente
del
Reichstag
sarebbe
opportuno
che
fosse
ben
chiarito
questo
suo
linguaggio
,
col
quale
ha
voluto
contestare
al
Presidente
Mussolini
e
per
esso
all
'
Italia
qualsiasi
diritto
di
occuparsi
dell
'
Austria
e
del
suo
destino
.
Avrebbe
aggiunto
,
a
quanto
pare
,
anche
una
tesi
assurda
e
che
cioè
l
'
annessione
dell
'
Austria
alla
Germania
non
sia
in
contrasto
,
come
invece
è
,
col
trattato
di
Versailles
e
con
quello
di
San
Germano
.
Il
signor
Loebe
è
fuori
strada
.
Come
persona
la
sua
esaltazione
pangermanista
può
essere
un
dato
più
o
meno
interessante
;
ma
come
Presidente
del
Reichstag
egli
ha
l
'
obbligo
di
conoscere
i
trattati
e
di
sapere
anche
quali
sono
i
termini
nei
quali
si
discutono
le
dichiarazioni
di
un
Capo
di
Governo
.
Subito
dopo
le
elezioni
di
Hindenburg
noi
dicemmo
non
essere
improbabile
che
il
grossolano
spirito
germanico
avrebbe
potuto
facilmente
,
nella
esaltazione
,
commettere
i
tradizionali
errori
della
politica
germanica
,
che
il
Principe
di
Bülow
denunziò
prima
della
guerra
,
e
che
alla
Germania
hanno
fatto
perdere
la
guerra
.
Questa
grossolanissima
infatuazione
pangermanista
che
unisce
la
propaganda
per
l
'
annessione
dell
'
Austria
con
la
propaganda
per
le
rivendicazioni
dell
'
Alto
Adige
,
è
appunto
un
segno
della
solita
incomprensione
.
C
'
è
un
errore
che
la
Germania
potrebbe
,
anche
più
presto
di
quanto
non
si
creda
,
vedere
al
suo
passivo
.
Comunque
noi
constatiamo
questo
non
per
allarme
,
ma
soltanto
per
indicare
quale
sia
lo
spirito
germanico
e
come
sia
indispensabile
per
l
'
Italia
una
politica
decisa
,
concreta
,
d
'
oltre
Brennero
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
9
maggio
.
Siamo
al
caffè
.
Entra
un
signore
alto
,
solenne
,
col
vestito
a
righe
sottili
.
Orecchie
carnose
,
collo
sanguigno
,
basette
brizzolate
.
Ordina
un
espresso
molto
lungo
.
Qualcuno
,
al
nostro
tavolo
,
lo
riconosce
.
Fingendosi
mediatore
d
'
immobili
,
fu
per
molti
anni
spia
dell
'
OVRA
.
Attualmente
non
si
sa
con
precisione
che
faccia
.
Pare
che
fornisca
informazioni
di
carattere
finanziario
a
un
'
agenzia
giornalistica
.
Il
discorso
scivola
,
così
,
sulle
spie
del
regime
.
Spie
zelanti
e
bonarie
,
politicamente
convinte
e
scettiche
,
criminali
e
patetiche
,
trasparenti
al
punto
da
essere
ben
presto
individuate
,
evitate
o
pubblicamente
svergognate
.
Vincenzo
Tallarico
rievoca
il
famoso
grafologo
che
girava
le
trattorie
di
Roma
e
ad
un
certo
punto
,
aggrottando
le
sopracciglia
,
diceva
al
cliente
:
«
Voi
odiate
una
persona
che
sta
molto
in
alto
.
Lo
si
legge
chiaramente
nella
forma
serpentina
delle
esse
»
.
E
tanto
insisteva
,
procedendo
per
esclusione
,
finché
il
malcapitato
ammetteva
di
avercela
col
duce
.
Dopo
di
che
,
denuncia
.
Riaffiora
,
dal
passato
,
il
«
falso
pensatore
»
di
Aragno
;
un
disgraziato
che
tendeva
le
orecchie
ai
discorsi
degli
intellettuali
,
fingendo
di
leggere
le
opere
di
Benedetto
Croce
per
stornare
le
diffidenze
.
Ed
ecco
il
sessantenne
attore
sfiatato
che
un
prefetto
,
compagno
di
scuola
,
arruolò
nell
'
OVRA
,
con
la
rispettabile
paga
di
3000
lire
al
mese
,
e
che
dopo
cinque
anni
di
pacchia
,
minacciato
di
licenziamento
se
non
avesse
finalmente
denunciato
qualcuno
,
fece
arrestare
in
quattro
e
quattr
'
otto
il
futuro
suocero
di
suo
figlio
.
Ma
il
caso
più
classico
accadde
a
Genova
:
dove
,
nel
1937
,
un
tal
Perasso
,
fintosi
antifascista
per
ottenerne
le
confidenze
,
denunciò
un
certo
Boccalatte
.
Venne
poi
a
sapere
che
anche
il
Boccalatte
apparteneva
all
'
OVRA
,
e
di
essere
stato
a
sua
volta
denunciato
.
Vecchie
,
squallide
spie
del
regime
:
come
questo
solenne
signore
che
sorseggia
il
suo
espresso
lungo
,
controllando
i
propri
gesti
nello
specchio
.
Se
è
vero
che
il
lupo
perde
il
pelo
ma
non
il
vizio
,
può
darsi
che
in
qualche
modo
,
chissà
come
e
per
chi
,
lavorino
ancora
.
StampaQuotidiana ,
Tre
anni
fa
sono
andata
in
America
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
.
Un
mio
figlio
vi
soggiornava
da
un
anno
ed
era
nato
là
un
mio
nipote
.
Mio
figlio
,
sua
moglie
e
il
bambino
dovevano
rimanere
là
un
anno
ancora
.
Quel
bambino
aveva
ormai
qualche
mese
e
io
non
l
'
avevo
visto
che
in
fotografia
.
Così
conobbi
insieme
l
'
America
e
mio
nipote
Simone
.
Non
posso
dire
d
'
aver
capito
e
visto
molto
dell
'
America
essendo
io
tarda
nei
riflessi
e
poco
dotata
per
capire
velocemente
luoghi
ignoti
.
Del
viaggio
ho
questo
ricordo
:
per
moltissime
ore
era
pomeriggio
,
l
'
aereo
ronzava
in
apparenza
immobile
in
un
cielo
d
'
un
azzurro
intenso
e
su
candide
groppe
di
nuvole
dove
il
sole
non
si
sognava
di
tramontare
;
poi
di
colpo
fu
pioggia
e
notte
.
L
'
istante
in
cui
quel
pomeriggio
immobile
e
glorioso
si
trasformò
in
una
bufera
notturna
,
dovette
essere
rapidissimo
perché
non
ne
ho
memoria
.
Quando
scendemmo
infuriava
il
vento
e
nel
campo
dell
'
aeroporto
erano
state
installate
passerelle
con
tettoie
di
zinco
su
cui
la
pioggia
scrosciava
.
Le
mie
prime
immagini
furono
vie
battute
dal
temporale
e
lunghi
sottopassaggi
illuminati
a
giorno
e
rombanti
.
La
città
era
Boston
.
Avevo
letto
nella
mia
vita
moltissimi
libri
che
parlavano
di
Boston
ma
non
so
perché
il
solo
che
mi
venne
in
mente
allora
fu
un
romanzo
chiamato
Il
lampionaio
che
avevo
letto
e
amato
all
'
età
di
nove
anni
.
Si
svolgeva
a
Boston
e
c
'
era
una
bambina
di
nome
Gertrude
,
assai
povera
,
maltrattata
e
selvaggia
,
che
veniva
raccolta
e
adottata
da
un
buonissimo
vecchio
,
lampionaio
di
professione
.
Mi
rallegrai
a
un
tratto
con
me
stessa
di
trovarmi
nella
città
di
Gertrude
.
Non
c
'
era
però
intorno
a
me
traccia
di
lampioni
e
mi
era
difficile
riconoscere
in
quei
rombanti
sottopassaggi
le
calme
e
vuote
immagini
che
avevo
costruito
intorno
al
nome
di
Boston
nella
mia
remota
infanzia
.
Tuttavia
la
memoria
del
Lampionaio
rimase
in
me
per
tutto
il
tempo
che
fui
a
Boston
e
in
fondo
dopo
un
attento
esame
scopersi
che
quella
città
non
era
molto
dissimile
da
quella
che
era
sorta
dissepolta
fra
le
ceneri
della
mia
immaginazione
infantile
.
Di
Gertrude
,
ricordavo
che
quando
era
così
povera
usava
nutrirsi
di
spazzatura
.
Così
osservavo
con
attenzione
per
le
strade
di
Boston
i
grandi
bidoni
di
spazzatura
che
si
trovavano
davanti
alle
case
.
Per
la
spazzatura
mio
figlio
mi
spiegò
al
mattino
che
c
'
erano
due
bidoni
,
uno
destinato
all
'
organico
e
l
'
altro
all
'
inorganico
.
Perciò
ogni
volta
che
dovevo
buttar
via
qualcosa
mi
fermavo
a
pensare
se
andava
nel
bidone
dell
'
organico
o
nel
bidone
dell
'
inorganico
.
Più
tardi
tornata
in
Italia
riflettevo
ancora
sull
'
organico
e
sull
'
inorganico
pur
gettando
poi
tutto
in
un
unico
secchio
come
usiamo
fare
qui
.
Tornando
alla
sera
del
mio
arrivo
,
mio
figlio
e
sua
moglie
parlarono
subito
del
lungo
viaggio
che
si
preparavano
a
fare
in
automobile
,
col
bambino
,
nelle
«
Rocky
Mountains
»
.
Sapevo
di
questo
loro
progetto
da
tempo
ma
in
quella
bufera
di
vento
e
pioggia
l
'
idea
mi
parve
insensata
e
dissi
che
il
bambino
avrebbe
patito
il
freddo
.
Mi
fecero
osservare
che
eravamo
nel
mese
di
maggio
,
il
viaggio
sarebbe
avvenuto
d
'
estate
e
quindi
se
mai
il
rischio
era
la
calura
estiva
.
Dissero
che
però
erano
andati
dal
pediatra
con
la
carta
geografica
,
gli
avevano
mostrato
l
'
itinerario
del
loro
viaggio
e
il
pediatra
aveva
approvato
.
Questo
pediatra
usava
farsi
chiamare
«
Jerry
»
dai
suoi
clienti
.
Quando
accordava
una
visita
,
lasciava
nella
cassetta
della
posta
un
cartoncino
con
scritto
:
«
Jerry
sarà
felice
di
incontrarsi
con
Simone
martedì
alle
tre
»
.
Tuttavia
se
Simone
avesse
avuto
la
febbre
a
quaranta
,
Jerry
non
si
sarebbe
spostato
di
un
millimetro
perché
non
faceva
visite
a
casa
.
Era
questa
la
regola
e
non
vi
contravveniva
in
America
nessun
pediatra
.
Sul
conto
di
Jerry
appresi
ancora
che
trovava
Simone
in
buona
salute
,
ma
un
po
'
troppo
grasso
.
Jerry
voleva
che
i
bambini
fossero
magri
.
Trovai
che
infatti
l
'
America
era
un
paese
di
bambini
magri
.
I
bambini
inoltre
mi
sembravano
poco
vestiti
e
con
mani
paonazze
dal
freddo
perché
non
portavano
guanti
.
Quando
lo
vidi
per
la
prima
volta
,
la
sera
del
mio
arrivo
,
Simone
era
nel
suo
letto
,
sveglio
,
vestito
d
'
una
tuta
bianca
di
cotone
,
e
giocava
con
un
gatto
piatto
di
tela
cerata
rossa
.
Aveva
una
testa
completamente
nuda
di
capelli
e
occhi
neri
ironici
,
acutissimi
e
penetranti
.
Guardando
con
molta
attenzione
,
si
poteva
scorgere
su
quella
sua
testa
nuda
una
finissima
peluria
bionda
.
Gli
occhi
erano
stretti
e
allungati
verso
le
tempie
.
Trovai
che
assomigliava
a
Gengis
-
Kan
.
Dopo
alcuni
giorni
di
bufera
,
esplose
a
un
tratto
un
'
estate
torrida
.
Dissi
allora
che
un
viaggio
con
quel
caldo
era
pericoloso
.
Avrei
dato
non
so
cosa
per
portare
il
bambino
con
Te
in
Italia
,
in
campagna
,
all
'
ombra
di
frondosi
alberi
.
Ma
i
suoi
genitori
erano
irremovibili
.
Pensavano
che
nelle
«
Rocky
Mountains
»
si
sarebbe
divertito
di
più
.
Io
replicavo
che
un
bambino
di
pochi
mesi
non
avrebbe
visto
differenze
fra
le
«
Rocky
Mountains
»
e
una
conigliera
.
Prediche
,
querimonie
e
contumelie
furono
nel
mio
soggiorno
in
America
le
mie
manifestazioni
essenziali
.
Soprattutto
non
mi
davo
pace
che
per
tre
mesi
quel
tenero
e
ignaro
bambino
non
avrebbe
avuto
una
casa
.
Infatti
mio
figlio
e
sua
moglie
avevano
subaffittato
la
loro
casa
fino
al
mese
di
ottobre
.
Simone
avrebbe
dormito
in
automobile
,
o
nei
motel
,
o
sotto
la
tenda
,
tenda
che
era
già
stata
comperata
e
che
mio
figlio
montava
per
esercizio
nel
prato
d
'
un
amico
.
Fino
ai
primi
di
ottobre
,
Simone
non
avrebbe
avuto
sulla
sua
testa
il
soffitto
di
casa
sua
.
Avrebbe
però
avuto
sempre
mi
dissero
il
suo
letto
.
Quel
letto
era
infatti
smontabile
e
poteva
essere
rimpicciolito
e
sistemato
dentro
l
'
automobile
.
Anche
di
questo
furono
fatte
molteplici
prove
.
Non
so
se
fosse
imperizia
di
mio
figlio
ma
l
'
operazione
della
sistemazione
del
letto
nell
'
automobile
era
lentissima
e
laboriosa
non
meno
dell
'
installazione
della
tenda
sul
prato
.
Assistetti
a
quei
preparativi
di
viaggio
con
crescente
paura
.
Mio
figlio
e
sua
moglie
tornavano
ogni
giorno
a
casa
con
oggetti
destinati
al
viaggio
,
bottiglioni
di
plastica
per
l
'
acqua
e
polveri
contro
i
morsi
degli
scorpioni
.
Comprarono
anche
una
enorme
sacca
di
plastica
e
vi
cacciarono
dentro
tutti
i
giocattoli
del
bambino
.
Osservai
che
era
un
ingombro
inutile
,
ma
loro
avevano
letto
nel
libro
del
dottor
Spock
che
un
bambino
deve
viaggiare
in
compagnia
di
tutti
i
suoi
giocattoli
.
Infatti
non
potendo
sempre
interrogare
Jerry
,
essi
spesso
cercavano
risposte
e
conforto
nel
libro
del
dottor
Spock
.
Ignaro
di
essere
minacciato
dalle
«
Rocky
Mountains
»
il
bambino
viveva
nella
casa
come
se
fosse
stata
sua
fino
alla
fine
dei
secoli
.
Stava
in
carrozzina
nella
loggia
di
legno
davanti
a
casa
,
agitava
il
suo
gatto
rosso
e
squadrava
il
mondo
con
i
suoi
occhi
da
Gengis
-
Kan
.
Era
un
bel
bambino
grasso
e
forte
,
troppo
grasso
anzi
per
i
gusti
di
Jerry
,
e
mandava
giù
con
gioia
bottiglie
di
latte
ma
si
batteva
ferocemente
contro
ogni
altra
specie
di
cibo
.
Avanzai
la
proposta
di
fargli
il
famoso
brodo
vegetale
,
In
Italia
si
svezzano
i
bambini
con
il
brodo
vegetale
.
Ma
mio
figlio
e
sua
moglie
ebbero
contro
il
brodo
vegetale
espressioni
di
forte
disprezzo
.
D
'
altronde
capivo
anch
'
io
che
era
inutile
abituare
il
bambino
al
brodo
vegetale
,
che
doveva
bollire
ore
e
non
era
possibile
preparare
nel
corso
d
'
un
viaggio
in
automobile
.
Tornata
in
Italia
fui
per
tutta
l
'
estate
inquieta
nonostante
arrivassero
cartoline
dalle
«
Rocky
Mountains
»
e
rassicuranti
fotografie
del
bambino
nudo
e
abbronzato
sulle
spalle
dei
genitori
.
Alla
fine
dell
'
estate
e
quando
loro
erano
ormai
tornati
a
casa
ricevetti
una
lettera
di
mio
figlio
dove
mi
raccontava
del
viaggio
e
diceva
fra
l
'
altro
che
una
notte
si
erano
trovati
in
un
campeggio
dove
erano
arrivati
degli
orsi
probabilmente
attratti
dall
'
odore
di
una
bottiglia
di
sciroppo
che
si
era
rotta
sul
tetto
della
loro
automobile
.
Acquattati
nella
tenda
col
bambino
in
collo
avevano
spiato
gli
orsi
che
armeggiavano
intorno
all
'
automobile
e
infuriavano
contro
una
ghiacciaia
.
Non
si
trattava
affatto
di
graziosi
orsacchiotti
,
ma
di
brutti
animali
alti
e
grossi
,
e
per
scacciarli
avevano
dovuto
sbattere
dei
coperchi
di
pentole
.
All
'
alba
erano
andati
all
'
azienda
-
turismo
e
avevano
chiesto
che
gli
venisse
indicato
un
campeggio
dove
gli
orsi
non
mettessero
mai
piede
.
Quelle
notizie
paurose
benché
superate
da
tempo
mi
sconvolsero
e
scrissi
lettere
di
prediche
e
contumelie
.
Tornarono
in
Italia
dopo
un
altro
inverno
e
un
'
altra
estate
nella
quale
fecero
ancora
un
viaggio
,
questa
volta
nel
«
deeper
South
»
,
luogo
che
sapevo
caldo
e
pericoloso
.
Accolsi
il
bambino
con
la
sensazione
che
fosse
scampato
da
viaggi
pericolosi
.
Il
bambino
ora
camminava
e
parlava
.
Sulla
sua
testa
lunga
e
delicata
erano
cresciuti
fini
e
tenerissimi
capelli
biondi
.
Aveva
alcune
manie
.
Non
voleva
saperne
di
frutta
fresca
ed
esigeva
sughi
di
pera
in
bottiglia
.
Non
voleva
saperne
di
golf
di
lana
perché
«
avevano
il
pelo
»
.
L
'
unico
indumento
che
accettava
di
indossare
col
freddo
,
era
una
sua
vecchia
giacca
a
vento
scolorita
.
Pensai
che
nella
sua
ripugnanza
«
per
il
pelo
»
c
'
era
magari
una
ripugnanza
o
paura
per
quegli
orsi
che
aveva
visto
.
Ma
forse
è
una
mia
deduzione
insensata
,
essendo
e
l
allora
troppo
piccolo
per
spaventarsi
.
A
poco
a
poco
,
lo
persuademmo
che
«
il
pelo
»
dai
golf
poteva
sparire
strofinandone
con
forza
una
manica
.
Tuttavia
la
giacca
a
vento
è
rimasta
il
suo
indumento
preferito
.
Un
pomeriggio
,
doveva
venire
a
casa
mia
.
Lo
aspettavo
alla
finestra
.
Lo
vidi
attraversare
la
strada
con
suo
padre
.
Camminava
serio
,
per
mano
a
suo
padre
e
tuttavia
assorto
in
se
stesso
e
come
in
solitudine
,
portando
una
borsa
di
nylon
in
cui
aveva
cacciato
la
sua
giacca
a
vento
.
In
quei
giorni
gli
era
nata
una
sorella
,
cosa
che
forse
lo
rendeva
serio
.
Il
suo
passo
,
la
sua
lunga
testa
fiera
e
delicata
,
il
suo
sguardo
buio
e
profondo
,
mi
fecero
a
un
tratto
scorgere
in
lui
qualcosa
di
ebraico
che
non
avevo
mai
visto
.
Mi
parve
anche
un
piccolo
emigrante
.
Quando
sedeva
sulla
loggia
a
Boston
,
sembrava
regnare
da
sovrano
nel
mondo
che
aveva
intorno
.
Sembrava
Gengis
-
Kan
.
Ora
non
era
più
Gengis
-
Kan
,
il
mondo
gli
si
era
rivelato
mutevole
e
instabile
,
nella
sua
persona
era
sorta
forse
una
precoce
consapevolezza
che
le
cose
erano
minacciose
e
sfuggenti
e
che
un
essere
umano
deve
bastare
a
se
stesso
.
Pareva
sapere
che
nulla
gli
apparteneva
,
salvo
quella
scolorita
borsa
di
nylon
contenente
quattro
figurine
,
due
matite
mangiate
e
una
scolorita
giacca
a
vento
.
Piccolo
ebreo
senza
terra
,
con
la
sua
borsa
attraversava
la
strada
.
StampaQuotidiana ,
Torna
a
circolare
con
particolare
insistenza
la
voce
di
un
accordo
pre
-
elettorale
tra
i
gruppi
cosiddetti
Italia
libera
,
sorti
a
scopo
disgregatore
accanto
all
'
Associazione
Combattenti
,
e
la
socialdemocrazia
antifascista
.
Ora
,
che
l
'
ingegnere
Rossetti
trovi
un
collegamento
spirituale
tra
il
suo
passato
e
quello
di
Treves
è
mostruosità
che
non
ci
interessa
:
necessario
è
invece
denunciare
la
nuova
manovra
e
scoprirne
le
origini
,
le
quali
trovano
poi
sintomatici
riscontri
attraverso
la
tensione
di
rapporti
qua
e
là
artificialmente
creata
a
mezzo
di
agenti
provocatori
che
sanno
di
massoneria
lontano
un
miglio
,
tra
fascisti
e
combattenti
.
Il
piano
in
elaborazione
tra
i
nittiani
,
unitari
,
repubblicani
e
simili
è
quello
che
noi
denunciammo
fino
dall
'
indomani
della
chiusura
parlamentare
:
cementare
il
cosidetto
blocco
della
libertà
.
A
tale
intento
ultimo
crediamo
anzi
siano
state
lanciate
le
riserve
circa
l
'
astensione
dalle
urne
.
Infatti
,
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
i
quali
anche
se
alleati
,
sotto
la
loro
vera
etichetta
metterebbero
il
fardello
di
un
tristissimo
passato
antinazionale
nel
bilancio
passivo
di
una
affermazione
elettorale
,
sono
alla
ricerca
di
una
nuova
bandiera
che
possa
presentarli
al
pubblico
in
uno
stato
di
spudorata
verginità
:
e
l
'
insegna
è
trovata
nei
gruppi
Italia
libera
.
In
tal
modo
sarebbe
salva
la
protesta
dei
partiti
che
ufficialmente
si
asterrebbero
e
aperto
un
meno
angusto
spiraglio
alla
speranzella
di
un
ritorno
a
Montecitorio
.
Il
piano
,
insomma
,
che
in
questi
giorni
si
sta
trattando
in
private
intese
è
il
seguente
:
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
,
scontenti
di
ogni
genere
farebbero
dichiarazione
di
astenersi
e
nello
stesso
tempo
aderirebbero
al
programma
politico
dell
'
Italia
libera
,
la
quale
a
sua
volta
si
dovrebbe
impegnare
ad
ospitare
sotto
il
suo
comodo
bandierone
un
certo
numero
di
uomini
che
per
la
loro
provenienza
siano
garanzia
sufficiente
alla
continuità
dell
'
azione
socialdemocratica
a
Montecitorio
.
Una
volta
là
poi
unitari
,
repubblicani
,
nittiani
in
veste
di
«
italiani
liberi
»
sarebbero
liberissimi
di
ricostituire
gli
antichi
nuclei
,
a
truffa
elettorale
consumata
.
Il
trucco
è
abile
;
non
c
'
è
da
dire
,
ed
occorre
quindi
sventarlo
in
tempo
prima
che
l
'
opinione
pubblica
,
o
almeno
gli
strati
più
ingenui
e
superficiali
di
essa
,
possano
essere
ingannati
da
questa
nuova
oscena
mascheratura
degli
antichi
padroni
della
diserzione
.
Dal
canto
suo
,
del
resto
l
'
Italia
libera
la
quale
,
quantunque
sia
una
modestissima
organizzazione
e
una
trascurabile
forza
politica
,
sta
accorgendosi
di
diventare
perno
e
rifugio
del
variopinto
antifascismo
,
comincia
ad
avanzare
qualche
riserva
.
Lo
vedemmo
giorni
fa
,
quando
,
pur
accettando
di
dare
un
riconoscimento
oscenamente
patriottico
ai
socialisti
unitari
,
fece
intendere
sul
suo
giornale
,
sia
pur
con
parole
largamente
ovattate
,
un
evidente
imbarazzo
di
fronte
alla
figura
di
Claudio
Treves
,
campione
troppo
riconoscibile
di
provocazione
antinazionale
.
Questo
anzi
crediamo
sarà
uno
degli
scopi
maggiori
per
l
'
attuazione
del
«
Blocco
della
Libertà
»
:
ma
finiranno
certo
per
intendersi
e
per
trovare
la
formula
che
consenta
anche
al
Marchese
di
Caporetto
di
figurare
tra
i
protetti
dell
'
ingegnere
Rossetti
.
Questi
primi
sintomi
danno
esatta
la
sensazione
del
nuovo
artificioso
castello
di
carte
che
l
'
opposizione
prepara
,
e
ne
abbiamo
un
altro
segno
nei
tentativi
molteplici
e
dissennati
per
allontanare
dal
fascismo
l
'
Associazione
dei
Combattenti
.
Avemmo
occasione
di
illustrare
tale
insidia
giorni
or
sono
quando
i
rappresentanti
dell
'
Italia
libera
affermarono
di
voler
restare
entro
il
massimo
organismo
dei
reduci
pur
dichiarandosi
fuori
dalla
disciplina
:
occorre
quindi
chiarire
in
tempo
le
rispettive
posizioni
e
ciò
confidiamo
avverrà
domani
nella
riunione
del
Consiglio
Nazionale
dei
Combattenti
..
Ma
ad
ogni
modo
è
certo
che
il
fine
ultimo
della
socialdemocrazia
,
impotente
a
sostenere
con
una
sua
propria
responsabilità
una
eventuale
battaglia
elettorale
,
è
quello
di
trovarsi
,
mediante
una
formale
rinuncia
alla
lotta
,
entro
le
file
di
una
formazione
eterogenea
che
abbia
come
sua
bandiera
il
luogo
comune
in
gran
voga
oggidì
:
libertà
.
E
i
gruppi
rossettiani
anche
esigui
,
anzi
meglio
se
esigui
servono
egregiamente
allo
scopo
.
Essi
politicamente
sono
lo
zero
assoluto
,
ma
hanno
qualche
caratteristica
fondamentale
che
può
prestarsi
al
salvataggio
sia
pure
incompleto
del
pericolante
baraccone
antifascista
.
Basterà
infatti
dare
ai
principali
esponenti
lo
zuccherino
di
una
candidatura
e
tutto
sarà
aggiustato
:
e
sarà
raggiunto
anche
lo
scopo
di
non
addivenire
a
quella
rassegna
di
forze
che
tanto
affanna
il
campo
socialdemocratico
.
Perché
poi
,
chissà
!
,
il
lucicchìo
di
una
medaglia
d
'
oro
esercita
sempre
il
suo
fascino
e
può
fare
abboccare
all
'
amo
gli
allocchi
.
È
ad
ogni
modo
buona
merce
elettorale
oggi
,
come
ieri
lo
fu
la
diserzione
di
Misano
.
Occorre
adattarsi
ai
tempi
,
per
aver
fortuna
:
non
è
vero
?
Evidentemente
però
gli
organizzatori
in
pectore
di
questa
truffa
all
'
americana
in
grande
stile
han
fatto
i
conti
senza
l
'
oste
.
Poiché
se
sarà
data
ampia
incondizionata
libertà
e
garanzia
,
in
caso
d
'
elezioni
,
ai
vecchi
partiti
di
contarsi
e
di
fare
la
loro
propaganda
,
è
dovere
del
Governo
e
del
Partito
Fascista
non
permettere
simili
grotteschi
diversivi
i
quali
oltre
a
deformare
le
basi
della
lotta
,
sarebbero
una
provocazione
intollerabile
contro
il
regime
.
Ai
socialisti
sia
permesso
di
fare
i
socialisti
,
e
così
ai
repubblicani
,
ai
nittiani
,
ai
democratici
e
ai
popolari
.
Ma
tutti
dovranno
presentarsi
al
giudizio
della
Nazione
col
loro
programma
tradizionale
e
col
passivo
della
loro
opera
presente
e
passata
.
Chi
si
esibisse
vestito
a
nuovo
con
un
premeditato
proposito
di
ingannare
,
è
logico
cada
sotto
una
sanzione
immediata
,
legale
o
non
.
Gli
unitarii
vengano
a
difendere
la
loro
politica
,
i
nittiani
esaltino
Cagoia
,
Turati
giustifichi
il
patrocinio
di
Misiano
,
Treves
l
'
invocazione
alla
disfatta
.
Amendola
la
campagna
contro
l
'
Adriatico
:
ma
ognuno
con
la
propria
faccia
se
ne
ha
il
coraggio
!
E
bene
dunque
far
intendere
senza
equivoci
e
a
tempo
quali
sarebbero
le
conseguenze
inesorabili
e
immediate
della
irresponsabile
mascheratura
liberofila
.
Patti
chiari
,
dunque
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
10
maggio
.
Il
mio
amico
L
.
B
.
,
ieri
sera
ha
trovato
nell
'
automobile
,
che
aveva
lasciata
in
un
posteggio
del
centro
,
un
foglio
di
carta
,
sul
quale
mano
ignota
aveva
scritto
a
matita
:
«
Odiate
i
francesi
e
gli
inglesi
,
peste
del
mondo
!
»
Analoghi
foglietti
sono
stati
trovati
,
in
questi
giorni
,
sotto
il
tergicristallo
o
ficcati
negli
sportelli
,
da
altri
automobilisti
romani
.
Può
darsi
che
l
'
approssimarsi
delle
elezioni
abbia
stuzzicato
le
meningi
di
un
maniaco
,
prigioniero
di
vecchi
sogni
littori
:
ma
non
ci
sarebbe
da
meravigliarsi
se
si
trattasse
di
una
forma
di
propaganda
,
capillare
ed
economica
,
organizzata
da
qualche
gruppo
di
destra
.
D
'
altra
parte
,
gli
slogan
incitanti
a
odiare
gli
stranieri
hanno
sempre
avuto
una
certa
fortuna
,
in
Italia
;
perché
il
nostro
è
un
Paese
eminentemente
turistico
,
dove
i
sorrisi
e
le
premure
rivolti
ai
forestieri
nascondono
un
inevitabile
complesso
d
'
inferiorità
e
un
sordo
rancore
.
È
noto
che
i
luoghi
di
villeggiatura
e
le
stazioni
climatiche
hanno
,
perlopiù
,
sindaci
di
sinistra
,
eletti
nei
mesi
di
bassa
stagione
per
vendicare
gli
inchini
e
le
umiliazioni
della
stagione
alta
.
A
proposito
del
contrasto
fra
1'«odio
politico
»
predicato
da
Mussolini
negli
anni
fra
le
sanzioni
e
la
guerra
,
e
la
mentalità
turistica
nazionale
,
va
ricordato
l
'
episodio
capitato
a
Venezia
nell
'
estate
del
1944
.
Calarono
sulla
Laguna
,
sospesi
al
paracadute
,
due
aviatori
americani
,
il
cui
bombardiere
era
stato
colpito
nel
cielo
di
Padova
.
I
due
furono
subito
raccolti
da
una
lancia
e
sbarcati
alla
Giudecca
.
La
popolazione
,
secondo
le
disposizioni
dettate
dal
prefetto
repubblichino
,
avrebbe
dovuto
accogliere
i
due
prigionieri
a
muso
duro
,
o
magari
fischiandoli
.
Invece
,
gli
americani
si
trovarono
subito
circondati
da
una
folla
sorridente
e
visibilmente
simpatizzante
,
che
gareggiò
nell
'
offrire
sigarette
o
bicchieri
di
vino
.
Il
prefetto
,
informato
della
cosa
,
si
infuriò
.
Convocò
d
'
urgenza
il
segretario
politico
della
Giudecca
,
lo
investì
duramente
e
gli
chiese
conto
dell
'
accaduto
.
«
Cossa
che
voi
mai
,
eccellenza
»
,
fece
il
segretario
,
allargando
le
braccia
.
«
Dopo
tutto
,
sono
i
primi
foresti
che
vien
a
Venezia
,
dopo
quattro
anni
de
magra
»
.
Film ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Ho
visto
,
in
un
cineclub
,
un
film
scritto
da
Beckett
,
recitato
da
Buster
Keaton
,
e
chiamato
Film
.
Dura
forse
meno
di
mezz
'
ora
ed
è
privo
di
parole
.
Un
uomo
,
in
una
stanza
,
mette
fine
alla
sua
vita
.
Non
lo
vediamo
né
morire
,
né
uccidersi
;
ma
è
chiaro
che
di
là
da
quei
momenti
,
non
vi
sarà
mai
più
nulla
per
lui
.
Nella
stanza
c
'
è
un
letto
,
una
coperta
,
uno
specchio
,
un
seggiolone
a
dondolo
,
un
gatto
e
un
cane
in
un
cestello
,
un
pesce
in
una
vasca
,
un
pappagallo
in
gabbia
.
Nonostante
questi
mobili
e
questi
animali
,
la
stanza
appare
nuda
e
vuota
.
L
'
istante
in
cui
quell
'
uomo
ha
portato
là
quel
letto
e
quello
specchio
,
quel
cestino
,
quella
vasca
e
quella
gabbia
,
appare
lontanissimo
e
perduto
in
un
tempo
senza
memoria
.
Con
gesti
ansiosi
e
pieni
di
terrore
,
come
inseguito
da
persecutori
invisibili
,
l
'
uomo
copre
con
un
panno
lo
specchio
,
fa
uscire
il
cane
e
il
gatto
,
richiude
la
porta
,
copre
la
vasca
e
la
gabbia
.
Poi
si
siede
sul
seggiolone
e
si
dondola
,
in
mezzo
alla
stanza
.
A
tratti
si
tasta
il
polso
,
con
quell
'
ansia
per
le
proprie
pulsazioni
,
quella
sollecitudine
per
se
stesso
che
sente
chi
non
ha
nessuno
sulla
terra
salvo
se
stesso
,
con
quella
paura
della
morte
che
sente
chi
non
vuole
più
nulla
fuor
che
la
morte
.
Da
una
cartella
di
cuoio
,
egli
trae
e
osserva
alcune
fotografie
.
Sono
antiche
immagini
di
un
essere
che
è
stato
lui
stesso
.
L
'
infanzia
,
il
volto
materno
,
le
feste
scolastiche
,
le
gare
sportive
,
il
matrimonio
,
una
donna
,
un
bambino
.
Sono
le
immagini
di
una
vita
respirabile
,
tiepida
,
abitata
da
affetti
.
Una
vita
ormai
remota
da
quella
stanza
,
da
quelle
suppellettili
desolate
.
Egli
accarezza
un
attimo
,
con
il
pollice
,
la
fotografia
del
bambino
.
Strappa
una
per
una
,
a
metà
,
tutte
le
fotografie
.
Le
strappa
a
metà
una
per
una
,
senza
esitazione
e
questa
volta
senza
ansia
,
attentamente
,
scrupolosamente
.
Le
lascia
cadere
a
terra
.
Finora
non
abbiamo
visto
il
suo
viso
,
ma
sempre
solo
le
sue
mani
,
le
sue
spalle
,
la
sua
sciarpa
,
le
crepe
nel
muro
,
le
pieghe
della
coperta
.
Infine
vediamo
il
suo
viso
:
un
viso
devastato
,
scavato
,
un
occhio
coperto
da
una
benda
nera
.
Per
un
attimo
:
perché
egli
subito
chiude
quel
viso
tra
le
mani
devastate
.
Unico
e
ultimo
gesto
di
pietà
per
se
stesso
;
unico
e
ultimo
tentativo
di
nascondere
a
se
stesso
la
sua
stessa
immagine
,
di
smarrirsi
al
di
là
della
ragione
e
delle
memorie
;
unico
e
ultimo
implorare
il
buio
,
il
nulla
e
la
morte
.
Questo
racconto
rapido
e
muto
,
lo
poteva
recitare
solo
l
'
attore
Buster
Keaton
.
Impossibile
pensare
un
essere
diverso
,
là
in
quella
stanza
.
Egli
non
recita
:
egli
è
quell
'
uomo
.
Della
vita
di
Buster
Keaton
io
non
so
molto
,
salvo
quello
che
sanno
forse
tutti
.
E
morto
solo
e
povero
,
alcuni
anni
fa
.
Probabilmente
i
suoi
ultimi
giorni
furono
assai
simili
alle
ore
di
quell
'
uomo
in
quella
stanza
.
Ebbe
un
destino
crudele
.
Fu
un
attore
comico
famosissimo
ai
tempi
del
muto
;
con
l
'
avvento
del
sonoro
,
non
lo
cercarono
più
e
fu
presto
dimenticato
.
Era
del
resto
impensabile
che
dalla
sua
bocca
uscissero
mai
parole
.
Il
suo
viso
magro
e
arido
,
le
sue
labbra
sigillate
e
negate
al
sorriso
,
le
mascelle
irrigidite
e
contratte
,
erano
la
maschera
stessa
del
silenzio
.
Era
stato
un
grande
attore
,
un
grande
attore
comico
.
La
comicità
nasceva
dalle
sue
mosse
rapide
,
dal
suo
silenzio
,
dalla
sua
fissità
.
Apparvero
sui
giornali
,
a
volte
,
sue
fotografie
.
Un
viso
su
cui
gli
anni
e
l
'
ombra
avevano
scavato
ombre
e
solchi
.
Un
viso
coperto
di
una
rete
di
rughe
fittissime
,
come
una
carta
geografica
.
Le
labbra
sempre
strette
e
sigillate
.
Dovette
chiudersi
nel
suo
silenzio
,
da
vivo
,
come
in
un
sepolcro
.
Ebbe
solo
qualche
piccola
parte
,
breve
e
secondaria
.
Fu
il
pianista
in
Luci
della
ribalta
.
Film
dovette
essere
uno
dei
suoi
ultimi
film
se
non
l
'
ultimo
;
e
non
ebbe
,
credo
,
alcuna
diffusione
.
A
Chaplin
toccò
una
sorte
diversa
.
Erano
stati
,
credo
,
compagni
di
giovinezza
.
Chaplin
ebbe
a
profusione
tutto
quello
che
lui
,
dopo
una
certa
epoca
,
non
ebbe
più
.
Chaplin
,
dopo
gli
anni
amari
d
'
una
infanzia
orfana
e
povera
,
ebbe
gloria
,
denaro
e
onori
e
li
avrà
per
tutta
la
durata
della
sua
vita
.
La
sua
gloria
è
,
da
tempo
,
indistruttibile
.
Era
,
senza
dubbio
,
un
più
grande
attore
.
I
ricordi
della
sua
infanzia
,
i
tristi
vicoli
popolati
di
poveri
,
divennero
presto
per
lui
un
mondo
remoto
.
Per
moltissimi
anni
,
trasse
la
sua
ispirazione
da
quelle
buie
memorie
.
Inventò
la
figura
immortale
che
ben
conosciamo
.
La
figura
zoppicante
e
rapida
,
con
i
riccioli
neri
intorno
al
volto
pallido
,
con
il
sorriso
luminoso
e
mite
.
Era
anch
'
essa
priva
di
parola
.
Conosceva
bene
anch
'
essa
l
'
inadeguatezza
e
la
miseria
della
parola
umana
.
In
vecchiaia
,
Chaplin
si
trasformò
in
una
persona
che
è
in
qualche
modo
il
contrario
di
quella
figura
randagia
,
zoppicante
e
fuggevole
.
Divenne
un
vecchio
canuto
e
florido
,
ottimista
e
miliardario
.
Vive
in
una
villa
in
Svizzera
,
con
uno
sciame
di
figli
.
Se
per
caso
si
incontrassero
,
l
'
antica
figura
zoppicante
e
randagia
e
questo
furbo
e
florido
vecchio
signore
,
non
avrebbero
niente
da
dirsi
.
In
vecchiaia
,
Chaplin
scrisse
e
parlò
.
Scrisse
perfino
un
libro
di
memorie
.
Quando
ci
accade
di
vedere
sullo
schermo
l
'
antica
figura
che
amiamo
,
dobbiamo
isolarla
dal
ricordo
della
persona
che
l
'
ha
creata
e
che
ne
è
diventata
così
diversa
.
Dobbiamo
scacciare
il
ricordo
dei
pensieri
che
ha
espresso
nel
suo
libro
,
delle
sue
affermazioni
ottimistiche
,
della
sua
vanità
per
nulla
ingenua
,
della
sua
solida
e
robusta
persona
da
cui
è
totalmente
scomparso
ogni
istinto
di
fuga
.
Da
cui
è
scomparso
anche
ogni
istinto
di
libertà
.
Chaplin
ha
fatto
,
in
vecchiaia
alcuni
brutti
film
.
Essi
hanno
avuto
successo
.
Certo
l
'
idea
d
'
aver
fatto
dei
brutti
film
non
l
'
ha
nemmeno
sfiorato
,
essendo
egli
ormai
troppo
compiaciuto
di
sé
per
dire
a
se
stesso
parole
vere
.
D
'
altronde
la
cosa
in
sé
non
avrebbe
importanza
e
i
suoi
brutti
film
non
scalfiscono
il
suo
genio
.
Quando
vediamo
sullo
schermo
la
figura
immortale
da
lui
un
tempo
creata
,
non
pensiamo
ai
suoi
ultimi
brutti
film
.
Pensiamo
invece
alla
sua
persona
attuale
che
si
trova
,
rispetto
alla
sua
persona
antica
,
sull
'
altra
sponda
.
Non
possiamo
fargli
rimprovero
di
essere
diventato
,
in
vecchiaia
,
ricco
e
furbo
.
Penso
che
uno
possa
essere
ricchissimo
e
furbissimo
,
restando
in
qualche
modo
libero
e
randagio
.
Penso
che
sia
difficile
,
ma
possibile
.
Quello
che
rattrista
in
lui
oggi
è
forse
proprio
l
'
ottimismo
.
Le
parole
che
ha
scritto
e
pensato
.
Il
suo
miserevole
e
squallido
ottimismo
di
ottuagenario
a
cui
tutto
è
andato
così
bene
.
Buster
Keaton
non
ha
lasciato
,
che
io
sappia
,
libri
di
memorie
.
Il
silenzio
in
lui
,
e
il
silenzio
che
lo
circondava
,
dev
'
essere
stato
immenso
.
La
vecchiaia
è
infuriata
su
di
lui
devastando
il
suo
corpo
,
il
suo
viso
arido
,
nudo
e
indifeso
.
Egli
però
rimasto
se
stesso
,
sigillato
nel
suo
silenzio
,
fedele
alla
sua
sconfinata
disperazione
che
non
poteva
avere
parole
essendo
la
parola
umana
così
inadeguata
e
miserevole
,
fedele
per
sempre
alla
sua
sconfinata
libertà
di
non
sillabare
mai
una
sola
parola
.
StampaQuotidiana ,
«
Per
vivere
amichevolmente
con
questa
Germania
,
bisogna
che
stia
ferma
alla
frontiera
austriaca
.
Ecco
una
prima
cosa
da
dire
,
fascisticamente
,
dopo
la
vittoria
di
Hindenburg
»
.
Queste
parole
concludevano
,
circa
un
mese
fa
,
il
commento
alla
elezione
di
Hindenburg
a
Presidente
dei
Reich
.
Erano
dettate
da
un
convincimento
non
nuovo
,
ma
affermato
fin
dalla
Conferenza
di
Parigi
,
quando
troppa
sordità
,
troppa
ostilità
,
troppa
indifferenza
,
troppa
infatuazione
vilsoniana
,
riducevano
in
pochissimi
la
visione
di
una
politica
centroeuropea
,
necessaria
all
'
Italia
.
Erano
suggerite
dalla
persuasione
che
il
problema
fosse
non
più
ignorabile
,
ma
di
primo
piano
per
la
nostra
politica
,
che
ha
già
sofferto
di
errori
,
di
colpe
e
di
sopraffazioni
altrui
nella
questione
austriaca
.
Erano
il
richiamo
ad
un
problema
concreto
,
oltre
le
solite
considerazioni
generiche
sulla
elezione
del
vecchio
Maresciallo
.
Ecco
che
oggi
le
dichiarazioni
di
Mussolini
in
Senato
;
i
commenti
della
stampa
germanica
;
il
discorso
del
Presidente
del
Reichstag
,
Loebe
,
al
Congresso
di
Dortmund
,
che
già
ieri
abbiamo
notato
,
e
altre
manifestazioni
in
Austria
,
attestano
come
la
questione
austriaca
sia
oggi
al
nodo
della
politica
centroeuropea
.
Non
intendiamo
affatto
partecipare
al
gran
clamore
verbale
,
che
le
dichiarazioni
di
Mussolini
hanno
sollevato
di
là
dal
Brennero
;
e
non
deploriamo
nemmeno
questo
clamore
,
se
esso
debba
giovare
ad
eliminare
equivoci
,
specialmente
l
'
equivoco
che
faceva
considerare
l
'
Italia
indifferente
,
agnostica
,
nella
questione
austriaca
.
Abbiamo
detto
e
ripetiamo
che
,
prima
di
essere
di
interesse
cecoslovacco
o
jugoslavo
o
francese
,
la
questione
austriaca
è
di
interesse
italiano
.
Questo
sembra
abbia
sorpreso
in
Germania
e
in
Austria
,
dove
si
rimettevano
ai
tristi
precedenti
di
una
politica
assurda
e
cieca
,
che
ebbe
il
suo
tipico
episodio
di
autodiffamazione
nelle
mostruose
accuse
rivolte
alla
Missione
Segre
,
che
aveva
dato
all
'
Austria
i
primi
generosissimi
aiuti
dell
'
Italia
;
e
che
ebbe
la
sua
catastrofe
diplomatica
quando
,
sulla
facile
rinunzia
ottenuta
dall
'
Italia
della
quota
di
riparazioni
dovuta
dall
'
Austria
si
organizzò
la
sostituzione
della
Società
delle
Nazioni
in
quella
politica
di
controllo
dell
'
Austria
,
che
spettava
di
diritto
all
'
Italia
.
Ebbene
quei
precedenti
non
si
ripeteranno
più
.
E
l
'
Italia
non
intende
lasciare
alla
Francia
e
alla
Piccola
Intesa
il
compito
di
interpretare
politicamente
gli
articoli
80
del
Trattato
di
Versailles
e
88
del
Trattato
di
San
Germano
,
per
i
quali
la
Repubblica
austriaca
non
può
mutare
il
suo
assetto
statale
,
quale
sarebbe
l
'
unione
con
la
Germania
,
senza
il
consenso
del
Consiglio
della
Società
delle
Nazioni
.
E
poiché
l
'
articolo
5
del
Patto
stabilisce
che
le
deliberazioni
del
Consiglio
per
essere
valide
debbono
essere
prese
all
'
unanimità
,
la
volontà
dell
'
Italia
ha
valore
decisivo
.
E
poiché
la
Francia
è
anch
'
essa
ostile
a
qualsiasi
unione
e
anche
in
Inghilterra
i
commenti
,
pure
ufficiosi
,
sono
stati
favorevoli
alla
tesi
enunciata
da
Mussolini
,
il
discorso
del
socialista
Loebe
,
presidente
del
Reichstag
,
in
pieno
accordo
con
le
direttive
pangermaniste
(
la
Germania
è
Germania
e
la
Germania
socialdemocratica
meritevole
di
tutti
i
favori
è
una
invenzione
nittiana
)
e
in
contestazione
di
Mussolini
,
cui
ha
preteso
di
rimproverare
l
'
ignoranza
dei
trattati
,
è
invece
esso
un
documento
di
voluta
ignoranza
e
di
insolenza
,
tipiche
della
mentalità
germanica
,
quando
è
spronata
dallo
spirito
aggressivo
.
E
,
lasciando
da
parte
un
esame
più
particolare
della
questione
austriaca
,
questo
dobbiamo
oggi
porre
in
chiaro
,
anche
per
coloro
che
,
afflitti
oppur
no
dall
'
imbecillità
socialdemocratica
,
hanno
creduto
di
affermare
una
direttiva
italiana
di
politica
nell
'
intenerimento
del
dopoguerra
per
la
povera
Germania
:
e
cioè
lo
spirito
aggressivo
di
questo
orientamento
che
la
politica
germanica
sembra
prendere
,
dopo
l
'
elezione
di
Hindenburg
.
Non
è
la
prima
volta
che
alla
germanofilia
smaccata
degli
ex
-
neutralisti
e
dei
socialdemocratrici
pentiti
della
francofilia
e
sempre
in
cerca
di
una
nuova
servitù
per
lo
straniero
,
si
sia
risposto
in
Germania
,
assumendo
in
proprio
,
brutalmente
,
la
propaganda
per
la
rivendicazione
dell
'
Alto
Adige
.
Oggi
le
dichiarazioni
violente
per
l
'
unione
con
l
'
Austria
non
si
scompagnano
affatto
da
questa
propaganda
.
Queste
constatazioni
debbono
esser
fatte
non
per
incitare
i
mutamenti
irrequieti
di
condotta
politica
,
ma
per
ripetere
ancora
una
volta
l
'
indispensabile
pedagogia
di
cui
hanno
bisogno
gli
italiani
,
sempre
corrivi
ad
interpretazioni
della
politica
internazionale
,
false
,
deformate
da
ideologie
che
sbandano
ora
a
favore
di
questo
ora
a
favore
di
quello
straniero
,
e
che
bisogna
fermamente
ripudiare
per
costituire
oltre
che
una
visione
,
un
sentimento
di
politica
italiana
.
Solidamente
italiana
.
E
nel
sentimento
di
una
politica
italiana
verso
la
Germania
,
non
deve
mai
mancare
la
comprensione
che
la
Germania
è
una
tipica
espressione
di
razza
,
che
non
c
'
è
troppo
da
ingannarsi
sulle
divergenze
dei
suoi
partiti
,
e
che
in
Germania
difetta
una
valutazione
precisa
del
fattore
Italia
,
come
fattore
europeo
.
Questa
comprensione
significa
anche
che
la
Germania
commette
facilmente
errori
grossolani
di
politica
,
e
che
l
'
errore
della
svalutazione
italiana
prima
della
grande
guerra
è
stato
meritatamente
uno
dei
motivi
di
sconfitta
della
Germania
.
Oggi
,
in
un
momento
veramente
significativo
della
politica
europea
e
della
vita
interna
della
Germania
,
ecco
che
la
grossolanità
massiccia
di
questo
popolo
che
ha
virtù
e
difetti
moltiplicati
al
cubo
,
si
orienta
,
con
una
scelta
poco
persuasiva
,
verso
il
mezzogiorno
,
verso
l
'
Austria
e
l
'
Italia
,
per
porre
un
problema
di
primo
piano
,
da
aggiungere
a
quello
della
frontiera
occidentale
e
della
frontiera
orientale
.
Dove
sia
la
coscienza
e
la
misura
in
questa
politica
nessuno
può
comprendere
.
Questo
è
certo
.
Che
l
'
Italia
non
è
più
quella
che
soffrì
soggezioni
nella
Triplice
.
un
'
altra
Italia
,
in
un
'
altra
Europa
.
Se
anche
questa
volta
la
Germania
non
capisce
,
vuol
dire
che
nemmeno
l
'
ultima
dura
pedagogia
le
ha
giovato
.
Ecco
quanto
si
deduce
dalla
pessima
sfuriata
del
socialista
Loebe
,
Presidente
dei
Reichstag
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
13
maggio
.
L
'
estate
è
piombata
improvvisamente
su
Roma
,
come
una
legnata
.
C
'
era
da
prevederlo
.
La
pioggia
di
sabbia
desertica
che
investì
la
città
,
venti
giorni
or
sono
,
radioattiva
o
no
,
è
,
ogni
anno
,
la
prima
avvisaglia
del
caldo
.
Alcuni
caffè
di
via
Veneto
hanno
messo
su
i
baldacchini
e
gli
ombrelloni
,
che
verranno
rimossi
soltanto
a
fine
settembre
.
Molta
gente
,
la
sera
,
preferisce
passare
un
paio
d
'
ore
al
caffè
«
Tre
scalini
»
di
piazza
Navona
,
dove
si
gode
una
maggiore
ventilazione
.
Da
domenica
scorsa
funzionano
gli
stabilimenti
balneari
di
Fregene
.
Il
più
importante
ed
elegante
,
«
La
Nave
»
,
ha
ricevuto
la
prima
ondata
di
romani
distinti
,
pionieri
della
tintarella
.
Fra
gli
altri
,
Alberto
Moravia
,
il
quale
,
da
qualche
tempo
,
è
più
brusco
e
triste
del
solito
:
forse
perché
la
sua
Beatrice
Cenci
,
rappresentata
al
Quirino
,
non
ha
avuto
pieno
successo
.
Alla
«
Nave
»
,
sono
già
apparse
,
in
costume
«
monopezzo
»
(
il
due
pezzi
sembra
avviato
al
tramonto
)
,
alcune
donne
di
rilievo
:
Vittoria
Mongardini
,
Gabriella
Palazzoli
,
Fosca
Piergentili
,
Anna
Placido
ed
altre
.
La
temperatura
massima
tende
a
superare
i
31
gradi
.
La
stabilità
del
bel
tempo
sembra
definitivamente
assicurata
fino
alla
metà
di
giugno
:
tanto
che
i
produttori
di
Ben
Hur
,
la
cui
preparazione
è
praticamente
compiuta
,
rimpiangono
di
non
poter
subito
girare
i
esterni
e
,
specialmente
,
le
grandi
scene
di
massa
.
Devono
,
invece
,
tener
conto
delle
prossime
elezioni
.
Moltissime
,
infatti
,
delle
20.000
comparse
che
tumultueranno
nel
film
,
appartengono
a
quella
moderna
«
suburra
»
che
vive
quasi
attendata
a
Tor
Sapienza
,
all
'
Acqua
Acetosa
,
a
Tor
Pignattara
eccetera
.
Gente
che
,
non
essendo
ancora
iscritta
all
'
anagrafe
romana
,
il
25
andrà
a
votare
nei
paesi
d
'
origine
.
Quanto
alla
sceneggiatura
di
Ben
Hur
,
pare
che
in
seno
alla
produzione
vi
sia
qualche
contrasto
fra
due
fazioni
:
i
«
mattonisti
»
e
gli
«
antimattonisti
»
.
I
primi
approvano
che
il
governatore
romano
romano
della
Palestina
venga
ucciso
da
un
mattone
cadutogli
,
per
sulla
testa
;
i
secondi
,
temendo
il
grottesco
della
situazione
,
vorrebbero
eliminare
l
'
incidente
.
Finora
prevale
il
mattone
.