Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
Otto e mezzo di Federico Fellini ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Otto e mezzo di Federico Fellini : il miele dell ' illusione fornito dalla magia contro la vita agra , la fuga dell ' individuo dal pessimismo cattolico in una serena finzione di solidarismo , una sorta di fantastico balletto sulla passerella dell ' esistenza . Una favola e un incubo , dal quale si esce impietositi per gli uomini , se non ci consolasse questa facoltà dell ' arte , sorella della stregoneria , di rendere toccabile , e perciò vero , il mondo dell ' ignoto in cui si dibatte la coscienza . È forse lo sforzo più duro che Fellini abbia compiuto sinora per compromettere tutto se stesso nella ricerca di sé e di quanto lo leghi agli altri . Protagonista è Guido , un regista sui quarantacinque , famoso , ricco , sposato , con un ' amante quieta , e quante altre donne vuole intorno . Dovendo fare un film , ha pensato confusamente a qualcosa di fantascienza , una nave spaziale che porti su un altro pianeta i resti dell ' umanità decimata dalla peste atomica . Una malattia , e la paura della morte , improvvisamente lo blocca . Subito un incubo : di restare soffocato nell ' automobile , e l ' umanità che assiste al lugubre spettacolo . Vola in cielo , ma qualcosa lo lega : un impegno di responsabilità , che non riesce ad affrontare , ma al quale non può sfuggire : la sua vita privata , il film , gli attori che pendono da lui , i piani di lavorazione . Come vogliono i medici , va a curarsi in una stazione termale . È il momento in cui Guido rimette tutto in discussione . È in crisi il suo talento , le idee sono nebbiose , non sa come portare avanti il film . È , a rimorchio , è in crisi la sua coscienza . Non ha mai saputo rinunziare a niente , non ha mai saputo scegliere una cosa sola e restarle fedele . Ora i rimorsi sono giunti a maturazione , lo macerano nella scontentezza e nella solitudine . Si guarda intorno : uno scrittore , chiamato a collaborare alla stesura del film , gli distrugge , con freddo razionalismo , quanto ha fatto sinora ; un amico , non più giovane , ha lasciato la moglie e , pur di sentirsi qualcuno vicino , ha preso per amante una compagna di scuola della figlia ; la gente che circola per le strade , ricca , soddisfatta , ha spento nell ' abitudine e nella finzione sociale ogni stimolo verso la verità . C ' è una bella ragazza , alla fonte , che gli porge il bicchiere , e gli fa indovinare un ideale di purezza , ma appare e scompare come un fantasma . È non sarà anch ' essa , per lui , un ' ambizione di conquista , per continuare a mentire sotto il velo di un lavacro d ' innocenza ? Arriva Carla , l ' amante di Guido , bianca di pelle , pastosa , tutta mossettine , positiva . Altre volte gli bastò rifugiarsi nella sua soda stupidità . Ora non più : se ne vergogna , la sistema in un alberghetto . A letto con lei , trasognato dal suo bianco , Guido si assopisce e si trova nella luce di un cimitero . Il padre , che torna a morire calandosi vivo nella terra ; la madre , dolente , che all ' improvviso assume il volto di Luisa , la moglie di Guido ... I ricordi , le presenze , gli si confondono e lo mordono : non è stato giusto con nessuno , non ha fatto mai nulla per gli altri . Intanto tutta la troupe del film l ' ha raggiunto : il produttore , gli attori , i tecnici premono perché spieghi cosa vuoi fare , come distribuire le parti , perché scelga e risponda . La sera , al night delle terme , un mago fa esperimenti di telepatia . Perché egli riesce a indovinare il pensiero degli altri , e Guido non sa più vedere nemmeno in se stesso ? Eppure il passato gli è vivo dinanzi : l ' infanzia nella fattoria , in Romagna , la felice sicurezza dei giochi , le mani delle donne . Forse Luisa , la moglie , può restituirgli quella pace : è un ' ancora alla quale Guido si aggrappa . Che venga , Luisa , lo raggiunga alle terme , se vuole . È intanto la ragazza della fonte gli riappare , come una tentazione . È intanto a Carla viene un febbrone , e Guido rifiuta ancora una volta di prendersi la responsabilità : sarà meglio chiamare il marito . Affascinato dal corpo di lei , ecco ora il ricordo dei primi pensieri peccaminosi . Guido è in collegio , bambino : insieme ai compagni è andato nascostamente sulla spiaggia a vedere la Saraghina , una femmina animalesca che vive tra i ruderi d ' una casamatta . Sorpreso dagli istitutori , è scosso di paura e vergogna . Fu allora , forse , che cominciò a mentire a se stesso . Non gli verrebbe una parola di consolazione dalla Chiesa ? Alle terme c ' è anche un cardinale . Guido lo interroga , ma ne ha una risposta sconsolante : « Chi ha detto che si viene al mondo per essere felici ? » . Arriva Luisa , e con lei nuovi motivi di disagio ; perché Guido le mentisce fingendo di ignorare la presenza di Carla alle terme , e la moglie si rifiuta di continuare ad accettarlo qual è , un uomo che mentisce come respira . Ancora un sogno egoista , per Guido : di vedere la moglie e l ' amante a braccetto , e poi di trovarsi intorno tutte le donne della sua vita , come in un harem festoso , e lui coccolato come un bambino e temuto come un domatore . Ma il film non procede , e tutto l ' ambiente è a rumore : insomma , cosa vuole il regista ? Gli si è seccata la vena ? Perché fa il misterioso ? Vigliacco , oltreché buffone ? È ora , che parte ha Claudia , la diva che si è aggiunta alla troupe ? In Claudia Guido identifica la ragazza della fonte e l ' attrice famosa . Sta rompendo con la moglie , sta pensando di rinunziare al cinema : Claudia può restituirgli la verginità dei sentimenti e delle parole . Ma anche questa speranza fallisce , e ormai l ' organizzazione del film è al punto da costringere Guido a pronunziarsi . Di fronte al grande traliccio costruito per il lancio dell ' astronave , il produttore convoca una conferenza - stampa . Preso d ' assalto , Guido deve confessare il proprio fallimento di regista e di uomo . Finzione e realtà ormai si confondono in lui e l ' ossessionano . Pensa di sfuggire a tutte le responsabilità col suicidio , ma mentre la folla si disperde il mago che nel night faceva gli esperimenti di telepatia lo ferma , presentandogli una realtà miracolosamente pacificata nella suprema finzione . In un lampo , Guido intuisce che il senso del film e della vita sta nell ' accettare il mondo , nel rinunziare a fuggire in un altro pianeta , nell ' abbandonarsi , sfilando tutti insieme come su una passerella , al necessario , inevitabile gioco della vita , in cui l ' egoismo di ciascuno coincide con la verità di tutti . La creatura di sogno , tutta vestita di bianco , la ritroviamo allora in noi , nell ' innocenza di noi stessi bambini . Nel suo cono di luce ci sembra di rinascere . In Otto e mezzo ( l ' ottavo film di Fellini , più Luci del varietà , firmato insieme a Lattuada ) , lo scrittore che era stato chiamato a consulto da Guido , e lo aveva duramente criticato , finisce impiccato . Questa è la sorte che Fellini riserva a chi voglia vedere , sempre , tutto chiaro , e rifiuti le confessioni che non seguano il gelido ordine razionale . D ' accordo , strangoliamo la critica se vuole obbligarci a giudicare una grande opera d ' arte come questa con i canoni cartesiani . Siamo in un ' età di transizione , dobbiamo lasciarci convincere dalla stessa indeterminatezza di un ' idea , se essa ci emoziona . Abbiamo bisogno di sentirci scaldare , di farci trasportare . Non è nemmeno quanto Fellini ci dice sul tumulto della sua vita individuale ( perché l ' identificazione fra Guido e Fellini è totale , e questo può essere un difetto del film ) , ciò che più ci interessa . Dopo tutto sono fatti suoi , e si può anche non essere d ' accordo sulla validità universale della soluzione ch ' egli ci propone , e non troppo chiaramente , a conclusione di un itinerario larghissimamente autobiografico . È il fatto che un uomo di cinema , pur dando íl suo luogo all ' astuzia , si metta nudo in piazza , si offra al dileggio , e intanto le sue carni si traducano in immagini di ineguagliabile evidenza fantastica , ciò che colpisce e mozza il fiato . La parabola pronunciata da Fellini può anche lasciarci freddi , se la isoliamo dal contesto ( e indubbiamente la contemporaneità dei tre piani narrativi e psicologici - quello che Guido è , è stato e vorrebbe essere - non è perfettamente risolta in racconto unitario ) , ma l ' eccezionalità del film sta proprio nella « bella confusione » ( questo è il titolo che Flaiano aveva proposto ) di errore e verità , di realtà e sogno , di valori stilistici e valori umani , nel totale adeguamento del linguaggio cinematografico di Fellini alle sconnesse immaginazioni di Guido . Come distinguere il regista della realtà da quello della finzione è impossibile , così i difetti di Fellíni coincidono con le ombre spirituali di Guido . L ' osmosi fra arte e vita è strabiliante . Certo siamo di fronte a un esperimento irripetibile . Da nessun altro saremmo disposti ad ammettere che « il film deve contenere errori come la vita , come la gente » : quella che per Fellíni è stata , durante la lavorazione laboriosa del film , la consapevole scelta di un rischio gravissimo , per chiunque altro potrà essere un alibi . Piuttosto dobbiamo chiederci perché un ' avventura tanto personale , talché Otto e mezzo , con i suoi rintocchi malinconici , sta fra la confessione e il testamento , raggiunga una delle vette più alte del cinema mondiale contemporaneo . Il segreto , dite pure il trucco , sta nell ' aver portato all ' estremo quella disponibilità inventiva e quella maestria tecnica grazie alle quali anche immagini sparse prendono corpo e divengono frasi di un discorso che perennemente si arrotola e si snoda sul piano della fantasia , della memoria e del sortilegio , e nell ' averle nutrite di tutte le angosce del nostro tempo . Quante volte è stato detto che Fellini è soprattutto un visionario ? Ma ormai le sue visioni sono un grido . Ormai egli proietta tutti i suoi dubbi morali su uno schermo magico , che assorbe la confessione nella visione , senza il consueto tramite della introspezione , ma il lampo gli parte dal profondo dell ' essere . È uno sdrucciolone nell ' intuizionismo se volete , ma compiuto da un umanista che resta fedele ai modi realistici : per un ' arcana operazione i valori stilistici del film sono anche quelli psicologici , e la frondosità , l ' eccesso di simbolismo , le ridondanze , tutto quanto c ' è di floreale nel regista restano nel contempo i connotati morali di un artista ossessionato , che non vuole staccarsi dal magma che gli bolle dentro , preferendo tentare di liberarsene col bruciarsi le facoltà ordinatrici , sia pure irridendo alla propria ambizione . In Otto e mezzo l ' operazione è riuscita fino allo spasimo . Non c ' è sequenza del film in cui non sia visibile questo sforzo di sincerità . Tutto il film è . un incrociarsi di ipotesi , presagi , intuizioni che assumono consistenza figurativa nell ' attimo stesso in cui sono avvertiti dalla coscienza , e la cui convinzione deriva dalla loro verità spirituale . « Qualcosa tra una sgangherata seduta psicanalitica e un disordinato esame di coscienza , in un ' atmosfera di limbo » , ha detto Fellini del suo film . Non sarà piuttosto il supremo vagheggiamento di un poeta che irrazionalmente identifica l ' arte con la vita , e le riassume , con splendida ipocrisia , nella bella favola ? Anziché una « verifica intima » , che interesserà soprattutto la storia di Fellini , Otto e mezzo è allora un canto consolatorio , sincopato tuttavia da un ritornello di autoderisione . Di qui quella vena di comico che scorre nella tragica allegoria . I motivi ( e le polemiche ) che serpeggiano nel film sono infiniti e appartengono a un repertorio già noto : è vano tentare di farne un elenco , così come degli scorci di racconto , dei ritratti e dei paesaggi umani . Ovunque qui il genio di Fellini brilla come raramente si è visto al cinema . Non c ' è ambiente , non c ' è personaggio , non c ' è situazione privi di un significato preciso sul grande palcoscenico di Otto e mezzo . Certe soluzioni registiche lasciano sbalorditi per l ' uso del bianco e nero , per l ' abilità con cui la messa in scena è chiamata a rivelare la realtà e a commuovere , per il concorso che la musica , le luci , l ' evidenza dei personaggi danno all ' evocazione di uno stato d ' animo . Entrare nei particolari è già rompere il tessuto di un film che va accettato nella sua totalità , come un acquario o un luna park vi affascina prima ancora che ne analizziate i curiosi abitanti . Diciamo soltanto che alla confusione della coscienza contemporanea Fellini risponde accettandola con l ' esprimerla negli unici modi suoi propri : quelli dell ' allucinazione e dello strazio , accentuandone l ' eco crepuscolare . Gli attori sono Mastroianni , la Cardinale ( finalmente non doppiata ) , Anouk Aimée , Sandra Milo , Rossella Falk , Caterina Boratto , Annibale Ninchi , Giuditta Rissone e moltissimi altri . Il soggetto è di Fellini e Flaiano , alla sceneggiatura hanno lavorato , oltre loro , Pinelli e Rondi . La scenografia e i costumi sono di Piero Gherardi , la fotografia di Di Venanzo , le musiche di Rota , il montaggio di Leo Cattozzo . È un nudo , ingiusto elenco di nomi , perché ciascuno meriterebbe un elogio , così vivo è stato il loro apporto al film . Ma è tutto quello che qui si può fare , vedendo gli attori e i collaboratori toccati dalla bacchetta magica di un creatore al quale nel cinema mondiale di oggi non vediamo chi possa stare vicino .
StampaQuotidiana ,
Puntualizzare i rapporti che si danno in Italia tra politica e cultura può servire a chiarire uno spaccato della vita del nostro Paese per tanti aspetti così anomalo rispetto alle altre nazioni . Sono rapporti assai complessi per la varietà e la diversità delle situazioni , per cui bisogna stare attenti a non fare di tutta l ' erba un fascio . Accenneremo brevemente a due episodi scandalosi , per cui si può veramente parlare di una cultura di regime . Il ministro della Pubblica istruzione , onorevole Berlinguer , vuole che nell ' ultimo anno l ' insegnamento della storia si concentri sul Novecento e poi pensa di affidare la compilazione dei nuovi testi agli Istituti storici della Resistenza . Ora il presidente nazionale di questi Istituti , Gaetano Arfè , storico di vaglia e già deputato socialista , si è dimesso dalla sua carica per protesta contro la faziosità di questi Istituti , che vogliono fare soltanto una storiografia di partito e imporci cosi una mistica antifascista . Di Totò che visse due volte , il famoso e scandaloso film patrocinato da Walter Veltroni , si è già parlato molto e , nonostante tutto , avrà un finanziamento dallo Stato . Veltroni appoggia solo amici e clienti e ci fa rimpiangere il ministro del passato regime Giuseppe Bottai . Almeno era un uomo di cultura . Insomma la sinistra al potere pratica ancora la politica che fu del fascismo : è il governo che decide sulla cultura . Ma veniamo a cose più serie . Per governare una società industriale avanzata ci vogliono anche conoscenze professionali e scientifiche . Non voglio rispolverare il mito della tecnocrazia , ma senza economisti e politologi che - da indipendenti - dibattano sulle riviste e sui giornali i problemi sul tappeto le buone soluzioni non si trovano : conoscere per deliberare era il motto di Luigi Einaudi . In Italia abbiamo due ottime corporazioni accademiche di economisti e di politologi orgogliose della propria professionalità e della propria indipendenza . La cosa strana è che nelle loro corporazioni non ci sono gravi spaccature politiche e sulla soluzione di molti problemi sono sostanzialmente d ' accordo . La cosa grave è che la classe politica non utilizza queste competenze scientifiche e , quando fa conto di farlo , tutto poi s ' arena nei cassetti . La fine della commissione presieduta da Paolo Onofri ( persona di grande rigore scientifico e morale ) è sintomatica . Per il nostro ceto al governo tutti i problemi sono essenzialmente politici , non ha assolutamente una mentalità pragmatica , con cui valutare e verificare le conseguenze di certe scelte , con cui tenere presenti i possibili effetti , perversi di certe azioni . É sostanzialmente provinciale : guarda solo all ' elettorato e non fuori d ' Italia . Ora si comincia a parlare bene della rivoluzione liberale di Margaret Thatcher e di Ronald Reagan , sino a ieri demonizzati . Hanno ottenuto ottimi risultati , ma ci si guarda bene dall ' imitarli . Il limite della nostra cultura e anche del mondo occidentale è quello di non essere riuscito a esprimere idee forti all ' altezza dei tempi . Rispetto al passato noi viviamo in un ' età di intense , profonde e rapidissime trasformazioni . Si parla - giustamente - di una globalizzazione dell ' economia , che non cancella però le etnie ( pensiamo all ' India e ai Balcani ) in difesa della loro cultura , mentre il monod islamico vuole lo sviluppo , ma in una chiave culturale diversa da quella occidentale . La rivoluzione elettronica ci ha ormai portati a viaggiare in Internet , che mette in comunicazione persone che non si conoscono ; e i fanatici parlano ormai della morte del libro . Le intense migrazioni portano alla formazione di società plurietniche , con culture assai diverse e lontane . Nessuno sa dove stiamo andando , mentre il futuro ci piomba addosso . La sola persona che ottiene il massimo di ascolto e guarda preoccupata al futuro è il Papa . Ma egli si appella ai valori della tradizione , lentamente elaborati nel passato . Mentre il filosofo liberale Friedrich von Hayek ha sempre sostenuto questa posizione che ancora l ' uomo ha delle certezze , gli intellettuali non solo italiani hanno scelto la strada della dissacrazione , una dissacrazione che crea solo il vuoto . In questo vuoto fioriscono spontaneamente movimenti effimeri , come quello della New Age . Sono profezie oscure come tutte le profezie : in alcune si parla di un ' imminente fine del mondo , basandosi sulla tradizione astrologica , in altre di una nuova era di felicità e di pace per un rinnovamento interno dell ' uomo . Esse sono il segno delle nostre inquietudini .
Il processo di Verona di Carlo Lizzani ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Fra i molti motivi di interesse suscitati da Il processo di Verona ci sembra che sia da mettere al primo posto , lasciando da parte le inevitabili polemiche che susciterà la scelta dell ' argomento , il tentativo compiuto dal regista Carlo Lizzani di inaugurare un nuovo genere di cinema spettacolare . Siamo di fronte a un film che , sulla base di una larga documentazione e soprattutto di un pressoché unanime giudizio sullo spirito dei fatti , offre un ' interpretazione storico - psicologica di un ' allucinante pagina della vita italiana . Sgombriamo subito il campo da quello che a noi sembra un equivoco , del resto non proprio disinteressato . Il film non vuol essere una fedele cronaca di fatti personali . I personaggi che , tuttora viventi , vi si riconoscono , devono ammettere che in un certo momento della storia italiana essi hanno racchiuso nel proprio nome il senso di vicende che trascendono le particolari biografie ; che essi sono stati chiamati dalla sorte a identificarsi con delle forze e debolezze assolutamente umane le quali percorrono tutta la storia dell ' umanità , e si coagularono con emblematica virulenza sotto il cielo di Verona nei mesi che vanno dal 24 luglio 1943 all'11 gennaio '44 . Rimproverare al film di essere inesatto , falso , tendenzioso in alcuni particolari , è a nostro avviso giustificato soltanto nella misura in cui si sia disposti ad ammettere che Ciano , i suoi compagni , sua moglie , Mussolini , Pavolini , tutti coloro che quei mesi furono trascinati dalla furia dell ' odio , della disperazione e della vendetta , avevano una statura da eroi rinascimentali , talché in ogni minima piega del loro comportamento si possa rintracciare la sublimazione del vizio in virtù . Al contrario a noi sembra che tutto il processo di Verona sia stato privo di ogni alone , sia pure romantico , che possa idealizzarne i protagonisti diretti e indiretti , e che esso sia stato la fiamma che ha bruciato ogni residuo di forza morale , scatenando quanto di barbarico era depositato nel fondo di un ambiente che nutriva in sé i germi dell ' autodistruzione . Se non è vero , il film è perciò verosimile . Ecco perché Lizzani ha fatto bene a tentare di interpretare , sia pure con un linguaggio spettacolare , l ' atmosfera di quei tempi , riassumendo nel personale rapporto tra Ciano e sua moglie le linee essenziali di un più vasto quadro d ' ambiente . Egli ha compiuto , in un certo senso , un processo inverso a quello che compie il melodramma . Come questo mitizza i personaggi , così Lizzani li ha demitizzati , facendoci sentire che la storia in cui siamo immersi non è fatta di schemi libreschi , bensì di conflitti di caratteri e di passioni nei quali si esprime l ' autentica natura degli uomini e delle donne sulle cui deboli spalle si accumula il destino dei popoli . È ha pensato il film in modo che la sensibilità dello spettatore sia toccata proprio in quella zona in cui la condizione umana coincide con la condizione civile . Il giudizio sul comportamento morale dei protagonisti del processo di Verona , carnefici e vittime , porta con sé un preciso giudizio sulla responsabilità del cittadino che in qualche modo vorrebbe riconoscersi in una delle due parti . Ci fu , questo è indubbio , uno scoppio di odio e di vendetta da parte dei fanatici che vollero a ogni costo Ciano , e gli altri quattro ( Gottardi , Marinelli , Pareschi , De Bono ) , fucilati ; e dà parte di Mussolini la piena sottomissione ai tedeschi , i quali volevano che il nuovo fascismo si consolidasse , sia pure al prezzo di cementare l ' unità col sangue . È ci fu , in Edda , il dramma della figlia alla quale il padre manda a morte il marito .. Perché non tentare di dare vita artistica a questi foschi nodi della storia italiana ? Pensate agli altri progetti che Lizzani ha in mente per analoghi film : la caduta dei Savoia , Matteotti , la morte di Hammarskyöld . C ' è , chiaramente , l ' intuizione di un regista che prosegue un suo discorso sulla necessità di affrontare la realtà quotidiana , per colmare il distacco fra l ' individuo che sta in poltrona e la storia di cui è troppo spesso ignaro protagonista . Perciò si parla di un nuovo cinema di ispirazione storico - civile , ottenuto non soltanto con i modi dell ' affresco narrativo , sul genere delle Quattro giornate di Napoli , ma dell ' introspezione psicologica , intesa a caratterizzare momenti e aspetti di tragedie personali o familiari nelle quali si specchiano spesso quelle di intere nazioni . Il processo di Verona comincia la notte del 24 luglio , dopo la riunione del Gran consiglio del fascismo che approvò a maggioranza l ' ordine del giorno Grandi contro Mussolini . Il Duce si vede un attimo di spalle , mentre i gerarchi rapidamente si allontanano . Ciano , in un rapido colloquio con Grandi , si rende conto che ci si è serviti del suo voto , ma che per la sua posizione di genero di Mussolini egli è ormai tagliato fuori dagli eventi . Rientrato in casa , vuole che Edda chieda ai tedeschi un lasciapassare per la Spagna , ma la moglie è turbata , non può ovviamente perdonargli di avere tradito Mussolini , e di voler ora servirsi di lei per ottenere la fuga dai tedeschi , dei quali egli si è sempre proclamato avversario , ma soltanto a parole e nei diari , che nel frattempo ella ha messo al sicuro nelle mani di un amico fidato . Firmato l ' armistizio , i tedeschi negano il salvacondotto per la Spagna , e costringono i Ciano , con i bambini , a restare loro ospiti - prigionieri a Monaco di Baviera . Liberato Mussolini , la famiglia rientra in Italia , ma Ciano , già atterrito e ormai indifferente al proprio destino ( del quale ha il presagio in un muto incontro con Rachele ) , viene imprigionato a Verona , in una cella separata da quella degli altri gerarchi che non sono riusciti a fuggire . Qui viene a trovarlo Frau Beetz , la tedesca che fu segretaria di Von Ribbentrop , la quale si offre di metterlo in salvo in cambio dei diari . Ciano , non fidandosi dei tedeschi , rifiuta . Infiammati da Pavolini , i repubblichini tentano un assalto alle carceri , al grido di « A morte Ciano » . Quando finalmente Ciano riesce a ottenere un colloquio con Edda , in parlatorio , le chiede di parlare ancora di lui a Mussolini . « Sì - risponde la moglie - ma vorrei che tu non mi chiedessi di farlo » . Già a questo punto i caratteri sono definiti chiaramente : Ciano alterna momenti di sconforto e d ' orgoglio , di vanità e di rassegnazione ; Edda è una donna sconvolta , divisa fra il padre e il marito , che non cede alla sorte che attende le sue famiglie . Dall ' altra parte c ' è un gruppo che fonda tutte le sue speranze sulla violenza , e vuol galvanizzare i giovani in lotta con i partigiani dando l ' esempio di una feroce vendetta . Dopo una lite fra Edda e Rachele , e l ' interrogatorio di Ciano da parte del giudice istruttore , che si rivela un misero strumento dei repubblichini , il genero di Mussolini si rende conto che la sua sorte è segnata . Allora accetta le proposte di Frau Beetz : Edda consegnerà i diari nel momento in cui egli sarà liberato . Ma le cose andranno diversamente : i tedeschi volendo che Ciano sia accolto nascostamente in un convento , ma Edda non fidandosi della loro parola , lo scambio non avviene . Il processo si rivela una finzione giuridica . Imputati del delitto di tradimento e di aiuto al nemico , Ciano e gli altri quattro sono condannati a morte . Ultima telefonata di Edda a Mussolini perché salvi il genero , e tentativo di ricattarlo con i diari . Si fa in modo che la domanda di grazia non arrivi al Duce , Rachele convince Edda a fuggire in Svizzera , fucilazione . Fra un secolo sembrerà un drammone . È qui , appunto , il rischio di Lizzani : di darci dei romanzi storici d ' appendice , specializzati in congiure di palazzo . Ma non siamo ancora a questo . Il processo di Verona regge abbastanza bene , perché il regista ha concentrato la tragedia in scontri di caratteri e in situazioni che , avendo poco di teatrale , si condensano in un clima di verità psicologica , le cui costanti sono appunto l ' odio personale , lo spirito di rivalsa , il terrore e l ' assurdità . È intorno vi ha mosso un paesaggio di rovine , di disfacimento , spesso ben sottolineato dalla ambientazione . Il film racconta in due ore quanto accadde in quasi sei mesi : c ' è necessariamente uno sforzo di contrazione narrativa , ma l ' essenza del dramma non ci sfugge , e nemmeno la sollecitazione morale che ne scaturisce . Gli inserti documentari , tratti da cinegiornali dell ' epoca , fanno da illustrazione al romanzo , che ottiene dai forti chiaroscuri della fotografia , dallo stile spesso serrato ( la parte più debole , forse , è proprio il processo ) scandito dagli spari dei mitra , un taglio acre e livido , che talvolta gela il sangue . Fra i molti interpreti Silvana Mangano ha dato a Edda un eccezionale rilievo , con la sua maschera aspra e cruda . Frank Wolff è un probabilissimo Ciano , ora pavido ora sprezzante . Nella parte di Rachele si saluta volentieri il ritorno di Vivi Gioi . Quanto alla rassomiglianza degli attori con i loro vari personaggi , c ' è spesso da restare di stucco .
StampaQuotidiana ,
Mobilitazione . Freddamente , con lucidità e responsabilità , il popolo produttivo deve cominciare a organizzarsi per abbattere Prodi e il regime comunista nel più breve tempo possibile . Non è possibile aspettare le prossime elezioni e utilizzare il metodo democratico formale per sostituire l ' attuale malgoverno . Non c ' è più tempo . Il tempo è denaro e il denaro è il tempo . Procrastinando il risanamento all ' infinito si riduce a zero la ricchezza nazionale . Più tempo passa in queste condizioni , meno denaro ci sarà per finanziare il futuro di tutti noi . Ci rubano i soldi , ci rubano il tempo . Le alternative per il popolo produttivo sono due : o farsi tagliare la testa dai comunisti o mettere loro in fuga . In nessun Paese avanzato un commentatore scriverebbe queste parole . Mai invocherebbe la mobilitazione popolare aperta per abbattere un governo . Ma la realtà dice che questa è l ' unica soluzione . Lo scenario mostra che , l ' Italia è ormai in " count down " : meno 24 mesi . E dopo ? La deindustrializzazione sarà irreversibile . Ancora due anni di alta tassazione come adesso significa che le industrie se ne andranno , molte chiuderanno , altre delocalizzeranno tutta la forza lavoro all ' estero , nessuno investirà più . Non è assolutamente possibile svolgere un ' attività economica quando il peso fiscale sulle imprese supera il 60% . E non lo è soprattutto per le piccole imprese ( circa 300mila ) che non possono eludere legalmente le tasse come è invece possibile per le grandi ( circa 600 ) . Non lo è , in particolare , in un mercato globale dove il capitale e l ' imprenditore sono in grado di scegliersi il Paese più competitivo . E ce ne sono almeno venti dove è possibile trovare lavoro qualificato , bassa tassazione , infrastrutture efficienti , assoluta flessibilità del sistema occupazionale , ottimismo culturale , sicurezza . E ce ne sono altri trenta dove comunque è circa 9 volte più redditizio fare affari e impresa che non Italia , accettando qualche rischio e un modesto disagio logistico . La tecnologia circola senza confini e non è un problema fare shopping globale di quella che serve . È il capitale , ormai , che sceglie dove andare a farsi tassare . Uno Stato può attrarre capitale solo creando le migliori condizioni di remunerazione . Questa è la verità del mercato globale . Ma Prodi e Ciampi e i loro padroni comunisti ragionano come se fossimo ancora nella situazione dove il capitale circola in maggioranza solo dentro una nazione , così come era fino a 15 anni fa quando la globalizzazione e la rivoluzione tecnologica erano solo all ' inizio . Offrono garanzie sociali che non possono più finanziare perché ‚ le prime deprimono la crescita economica . Più la realtà competitiva morde , più questi rispondono alzando le tasse invece di cambiare l ' anciene régime . E così facendo creano disoccupazione . E la creano per mantenere i privilegi delle categorie improduttive : gli aristocratici rossi alleati con i sindacati . I primi rubano i soldi a chi produce e li regalano ai secondi , questi offrono ai primi le risorse militari per tenere il potere . La verità è violata , il banditismo politico è oltre ogni limite . Più tecnicamente , lo scenario dice che tra due anni chiunque sarà al governo non potrà far altro che amputare , cioè impoverire gli italiani per salvare il salvabile . Ma entro due anni è ancora possibile riformare e liberalizzare il sistema e proiettarlo verso modernità e ricchezza di massa senza costi sociali eccessivi . E questa è una verità tecnica , basata sul calcolo di come impiegare la ricchezza residua ( notevole ) per finanziare quella futura . I comunisti non possono né vogliono farlo . La cultura politica liberista , invece , sa come fare , come destrutturare il vecchio Stato e contemporaneamente crearne uno nuovo più efficiente e socialmente efficace . Come abbassare le tasse e allo stesso tempo risanare la finanza pubblica e fare nuovi investimenti futurizzanti . Come rientrare nei parametri europei e allo stesso tempo negoziare un ' Europa più utile e fattibile di quella attuale , per tutti . Questa verità e l ' evidenza che i comunisti la violino è il motivo che rende legittimo ed etico abbattere nel più breve tempo possibile il regime . Il peccato di irrealismo e irresponsabilità dei comunisti , e dei loro pupazzi ha sospeso di fatto la democrazia in questo Paese rendendola fattore di sicura povertà . Quasi il 60% degli italiani non li ha votati . E quelli che lo hanno fatto hanno creduto a una promessa di impossibile realizzazione . Quando in una democrazia comandano la bugia e il furto , la verità può essere solo ripristinata passando a una forma più , pura della democrazia . stessa ; il popolo che direttamente assume la responsabilità di mettere le cose a posto , di costruire il futuro che il regime gli nega . E così sia . Servono 5 milioni di bandiere blu in tutta l ' Italia . Questa è la massa critica utile per compiere in un solo giorno e pacificamente l ' evento di Sostituzione . Servono circa 6 mesi per organizzarla . I quadri si muovano subito e si raccordino , ma restino a basso profilo - i coordinatori agiscano in modo coperto - fino all ' evento per non esporsi a rappresaglie . Con numeri minori , ma costanti , la mobilitazione dovrà poi difendere un governo provvisorio che in tre mesi avrà il compito di predisporre la nuova Costituzione , indire il referendum e contemporaneamente le nuove elezioni . Lettori , adesso facciamo sul serio . Codice ? Discorso dei padri .
Il Gattopardo di Luchino Visconti ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Fabrizio Corbera , principe di Salina , è entrato nell ' olimpo cinematografico sorretto dalla mano guantata di Luchino Visconti . Si ha un bel dire che anche quando un film è tratto da un romanzo deve essere giudicato soltanto per i suoi valori cinematografici , ma se questo romanzo è Il Gattopardo , uno dei più clamorosi successi della editoria italiana , ciò che subito tutti si chiedono è se lo scrittore , tradito , si rivolta nella tomba , o se è lecito pensare che dall ' al di là mandi un grato saluto al regista che gli ha acquistato nuovi ammiratori . Perciò diciamo subito che Giuseppe Tomasi di Lampedusa , nonostante il caratterino che doveva ritrovarsi , non deve nutrire eccessivi rancori verso Visconti : benché teso al massimo , l ' arco narrativo è quello originale , i personaggi ci sono , il protagonista , soprattutto , grazie all ' eccellente prestazione di Burt Lancaster , è parente stretto del principe di Salina pensato dal Lampedusa . Per il nostro gusto , non poco è andato disperso , ma è quanto appartiene più da vicino alla letteratura , e quindi bisogna rassegnarsi a non chiedere al cinema : dico certi motivi squisitamente lirici e certa musicalità ed eleganza intellettuale di toni , e una finezza di notazioni psicologiche e ironiche che in Visconti non hanno mai , nonostante le apparenze , echi troppo profondi , perché la squisitezza formale , propria delle immagini , non di rado è dissociata dalla modulazione sentimentale . Ma intanto quanto più si poteva temere , il rovesciamento dal romanzo autobiografico al film storico , al grande affresco sociale e politico , con lo spostamento dal pedale psicologico a quello etico , e con conseguente ribaltamento del significato profondo dell ' opera del Lampedusa non è avvenuto nella misura clamorosa paventata da chi credeva , assai scioccamente , che Visconti avrebbe approfittato dell ' occasione per muovere una violenta critica all ' aristocrazia , puntare i fucili giacobini sul principe di Salina e condannare a gran voce la sua deficienza ideologica , la sua reazionaria filosofia della storia . Sono rimproveri , questi , che durante la diatriba susseguente all ' uscita del romanzo furono mossi al Lampedusa dai comunisti più ottusi , che non sono mai disposti ad ammettere la validità artistica di un ' opera se non è allineata con la loro concezione strumentale della letteratura . Visconti ha capito benissimo che l ' altezza poetica della figura creata dal Lampedusa soverchiava , per coerenza artistica , le idee espresse dal personaggio ; il suo sforzo , semmai , è stato di accentuare nel principe di Salina la consapevole malinconia di stare assistendo al crollo di un mondo senza ritorno , e di essere un po ' il simbolo di quella età di trapasso dal vecchio al nuovo , in cui la nausea della vita si veste di disperato orgoglio . Lungi dall ' infierire su Fabrizio , Visconti l ' ha dunque affrontato e restituito con grande rispetto . A tutto ciò non è estranea la sua predilezione per i caratteri colti nei momenti di crisi ( e dite voi quale crisi più grave di quella provocata , in un principe siciliano , dalla caduta dei Borboni e dall ' annessione dell ' isola al regno d ' Italia ) , ma nemmeno quella nostalgia di aristocratico per le forti personalità , siano esse patrizie o plebee , che percorre tutta l ' opera di Visconti , impietoso verso le classi di mezzo . Solo che , per non assumere tutto il significato del Gattopardo nel personale tormento del principe , ha dato al film una più precisa cornice storica , inserendolo in quella crisi del Risorgimento che per la storiografia di derivazione marxista si identifica con l ' equivoco fondamentale della storia unitaria italiana ; e con ciò ovviamente portando . avanti un suo discorso cominciato da una parte con La terra trema ( il risveglio della Sicilia ) , dall ' altra con Senso ( lo sfacelo morale dell ' aristocrazia ) : due film che in certo modo vengono a sboccare nel Gattopardo come due fiumi a una foce ; che è , appunto , la speranza che qualcosa può mutare , nella vita , e particolarmente in Italia , ove le classi dirigenti di ieri e di oggi passino la mano o si rinnovino . La polemica , ora , sarà sul sapere se già in Lampedusa ci fosse questa sotterranea coscienza dell ' esaurimento storico di una classe e di un modo di vivere , o se essa non fosse assorbita in una più generale atarassia , in un nichilismo che in ogni caso a noi sembra riscattato da quella interiore dignità che al Lampedusa scende direttamente da Verga e si innesta in un temperamento di stoico . Comunque Visconti ha agito con una discrezione ammirevole : egli ha lasciato capire chiaramente , chiudendo il film col grande ballo dell ' aristocrazia palermitana , che tutto Il Gattopardo è a suo avviso il canto funebre intonato a un mondo in dissoluzione , e tuttavia questo canto ha l ' inflessione di un lamento , perché la lacrima che riga , sul finire , il volto del principe sarà per qualcuno anche il simbolo di un dolore universale , del quale possono partecipare , senza perciò essere dei reazionari , e il principe di Salina e il principe di Lampedusa e chiunque soffra nel vedere , sotto le belle spoglie di Angelica e di Tancredi , gli arrampicatori e gli opportunisti : quanti , appunto , rendono amaro il vivere e vano il credere . La malinconia di Fabrizio tocca il massimo dell ' avvilimento quando il presentimento della morte si confonde con l ' eco delle fucilate che hanno giustiziato all ' alba gli ex - garibaldini i quali hanno disertato dall ' esercito regolare per tornare con Garibaldi poco dopo che Angelica e suo padre , lo strozzino don Calogero , hanno fatto il loro ingresso nella bella società , e anche Tancredi , ormai candidato alle elezioni , è entrato nel gioco : avviandosi , seguendo la sua stella , verso la morte , il principe di Salina cerca una ragione di perenne certezza , che la bellezza di Angelica gli ha fatto intravedere come l ' incarnazione di un ideale . In questa cronaca necessariamente frettolosa non racconteremo il film , che del resto segue da vicino il romanzo cominciando con la recita del rosario , e prosegue , sfoltendo i capitoli , con l ' arruolamento di Tancredi , il ritiro della famiglia a Donnafugata , l ' incontro con don Calogero , l ' amore tra Angelica e Tancredi , il rifiuto , da parte del principe , del seggio senatoriale , e si chiude , si è detto , col ballo , dal quale il principe esce col presentimento della morte . Il talento di Visconti si è esercitato , soprattutto , nella prima parte in certi squarci di tumulti popolari per le vie , e nella seconda nella rappresentazione del ballo . In mezzo , quello che a nostro avviso è il tema toccato con maggiore evidenza poetica : la fuga di Angelica nelle stanze disabitate del vecchio palazzo . La concordanza fra motivi figurativi e motivi psicologici è qui raggiunta meglio che altrove . Non diremmo infatti che , per esempio , il disfacimento sociale del ballo sia stato espresso dal colore nella stessa misura in cui , nella fuga di Angelica , le tonalità degli abiti e delle pareti esprimono l ' ambiguità del personaggio . Ma di tutto l ' uso del colore in questo film bisognerebbe parlare a lungo : è un fatto che a certi meravigliosi brani paesistici , a certi bei ritratti di « uomo seduto » , Si alternano pagine soltanto illustrative . È neppure nel Gattopardo Visconti rinuncia a certe raffinatezze ( i veli gonfiati dal vento ) che appartengono alla parte più decorativa del suo ingegno . Il film ha anche altre cadute ( a questo punto vogliamo dire che Il Gattopardo non resterà probabilmente il capolavoro di Visconti : Senso e Rocco hanno , a nostro avviso , ben altra robustezza ) ; delle lungaggini nei dialoghi , qualche punta di melodramma , certe risate che lacerano la nota intima del racconto , perfino qualche disinvoltura storica ( è molto improbabile che due fidanzati come Angelica e Tancredi , sulla metà dell ' Ottocento , osassero baciarsi in pubblico con tanta passione ) ma la figura del principe di Salina è quasi perfetta : troppo prepotente , già nel romanzo , per lasciare molto spazio a divagazioni storico - critiche . E ancora una volta Visconti si è rivelato uno straordinario direttore di attori . Alain Delon , nella parte di Tancredi , ci ha convinti assai poco ( e così pure Reggiani ) , ma tutti gli altri sono molto aderenti all ' idea che dei personaggi possono essersi fatti i lettori del Tomasi . In primo luogo , s ' intende , Burt Lancaster , che nella parte di Fabrizio si è rivelato una scelta eccellente ; quando egli è presente , tutta la scena si anima . Rude , ha saputo dare alla figura del principe morbidezza e insieme fierezza di tratti : quasi sempre egli impartisce , senza volerlo , lezione di recitazione . Ottimi sua moglie , impersonata da Rina Morelli , ' e Romolo Valli ( don Pirrone ) , Paolo Stoppa e un don Calogero di impressionante verità . E Claudia Cardinale ? Ecco : la sua maschera ha straordinarie mutazioni , riesce a essere superba e dolce , ma qui ci è sembrata un po ' fredda . Un trepido calore viene invece al film dalla musica : un valzer inedito di Verdi che lo accompagna come un Leitmotiv .
StampaQuotidiana ,
Le conseguenze del '68 sono al governo ma comincia il '98 . Popolo produttivo in movimento . Da Modena i trattori gommano su Roma . In Veneto tengono il presidio di resistenza . La croce - simbolo del riscatto per chi è sfruttato - nuovamente e finalmente benedice allevatori e contadini dopo una breve commistione politica ( elezioni del '96 ) con chi li affama . Anche la bellissima e usurpata simbologia dell ' Ulivo torna finalmente in mani legittime : chi produce veramente le olive protesta contro uno Stato ulivista che impedisce di continuare a farlo . L ' Ulivo è scomparso dalla bandiera della sinistra e vi resta solo l ' apostrofo rosso , il travestimento svelato . Gli artigiani sono in furiosa mobilitazione . I commercianti sono molle pronte a scattare di furia . In generale , la gente dell ' Iva è diventata popolo dell ' ira . La sacrosanta rabbia dell ' onesto e laborioso contro lo statalismo predatorio . Qual è la strategia del governo ? Deve fare soldi spremendo gli italiani . Per mantenere il consenso politico attua un trattamento differenziale nei confronti delle categorie dei lavoratori . Ferrovieri , dipendenti pubblici vari - in generale le categorie protette - hanno portato a casa vantaggi dalla nuova finanziaria . Altri , artigiani ed autonomi , solo svantaggi , ormai oltre il limite del soffocamento fiscale con l ' aggiunta del furto dei loro denari previdenziali a rischio di incorporamento dell ' INPS , buco rosso dove tutto sparisce . I commercianti , pi , sono presi in tenaglia sia dalle tasse sia da una politica che massacra i consumi . Di fatto il governo ha premiato le categorie dove è più denso il voto di sinistra e punito quelle dove è maggioritario il popolo delle libertà . Ma questo è anche un messaggio dissuasivo . Vuol dire : le categorie che prometteranno sostegno politico potranno sperare di ridurre i danni o avere mezzo contentino . E per questo agisce in modo tale da dividere il campo della protesta . Ho provato a fare un rapido calcolo . Può il governo trovare misure che soddisfino almeno in parte le diverse categorie del popolo produttivo che stanno protestando ? La risposta è no . Può solo limare qualche misura per soddisfare una categoria specifica in modo tale da rompere l ' eventuale fronte rivoluzionario . Fate anche voi i conti e otterrete il seguente risultato . Per dare a ogni categoria produttiva la possibilità di migliorare le proprie condizioni oppure di evitare danni fatali , il governo dovrebbe fare quattro cose : a ) meno tasse , più o meno la metà di quelle attuali per le imprese , il che significa ridurre la spesa pubblica e la protezione speciale dei lavoratori garantiti , che per lo più , votano a sinistra ; b ) più libertà auto - organizzativa sia per le categorie che per i singoli operatori individuali ; c ) stile di governo più flessibile come capacità di differenziare le leggi in base alla natura specifica della situazione che si vuole regolare ; d ) revisione dei regolamenti europei per adattarli alle esigenze dei produttori italiani . L ' attuale governo non è in grado di fare queste azioni in quanto implicherebbe l ' abbandono della rappresentanza degli interessi del popolo assistito e un conflitto totale con i sindacati . Inoltre , questo è un governo che non ha credibilità e volontà per rinegoziare alcunché del regime europeo . In sintesi , le singole categorie produttive non possono trovare alcuna soddisfazione da questo governo . O lo buttano giù o tornano a casa a mani vuote . Certo , il governo è interessato a calmare le acque perché sa che di fronte a una mobilitazione generale dei produttivi non resisterebbe un secondo al potere . Quindi , sicuramente , cercherà di soddisfare parzialmente le richieste di una o due categorie per rompere il fronte e farà promesse alle altre in attesa che si stanchino e tornino a casa Chi guida la protesta di ogni categoria ha due scelte : 1 ) tira la mobilitazione sperando di essere quella che becca soddisfazione , differenziandosi dalle altre ; 2 ) capisce che il governo ha un limite assoluto nel soddisfare i produttivi e tira la mobilitazione con la finalità di buttare giù governo stesso e sistema . So che è una decisione non facile per i singoli gruppi . La seconda opzione esce dal mandato di rappresentanza degli interessi tecnici degli associati di categoria . Ma , ripeto , la situazione è tale per cui o si decide così o non si porta a casa niente . E il problema generale per tutti gli Italiani è che se chi produce ricchezza è impedito nel farlo , allora tutto il Paese va a rischio . È proprio l ' eccezionalità della situazione di un governo che uccide sistematicamente a creazione della ricchezza che impone una scelta fuori dell ' ordinario ai diversi gruppi del popolo produttivo . E va aggiunto che i partiti che dovrebbero rappresentare in forma politica gli interessi produttivi stanno fermi . Le categorie devono fare anche il lavoro che la politica non sta facendo . Per questo non è affatto poesia della rivoluzione chiedere alle categorie in mobilitazione ( e alle altre , tipo gli industriali ) di unirsi per ottenere un obiettivo politico comune , quello detto sopra , nei quattro punti . Se così , allora sarà '98 , ma questa volta blu .
StampaQuotidiana ,
L ' infanzia di Ivan giunge a proposito per farci toccare con mano il significato del congelamento reimposto da Mosca a scrittori e registi . Andrej Tarkovskij , autore del film che vinse a Venezia il « Leone d ' oro » , è fra gli artisti sospettati recentemente di eccessive simpatie per l ' Occidente , di compiacimenti formalistici e di compromissioni con le ideologie piccolo - borghesi , rivelate dal suo disimpegno nei confronti del realismo socialista . Rimproveri che già gli . erano stati mossi all ' uscita del film , sia in Russia sia da una parte della critica comunista italiana , ma dai quali Tarkovskij era stato scagionato , fra i primi , da Sartre in una lunga lettera a l ' Unità . Si tratta , in sostanza , della frangia di una antica polemica sovietica , che risale almeno agli anni Trenta : il cinema ha da essere poesia o prosa ? Per avere scelto la poesia , Tarkovskij è ora sospettato di tiepidezza ideologica . In realtà , come dicemmo parlando del film da Venezia , questo giovane regista inserisce l ' ideologia in una più ampia meditazione sulla condizione dell ' uomo . Condannare L ' infanzia di Ivan perché il dodicenne protagonista del film è privo di consapevolezza patriottica , equivale ancora una volta a strumentalizzare la coscienza . Il senso poetico dell ' opera consiste invece nel denunciare il male della guerra senza tener conto che si tratti di una guerra giusta o ingiusta . Siamo tutti abbastanza maturi per essere convinti che non esistono guerre giuste , e che esse rappresentano in ogni caso , come dice Sartre , le « perdite secche » della storia . Vedete il caso di Ivan ( interprete l ' ottimo Kolja Burljaev . I tedeschi gli hanno distrutto la famiglia , sul muro di una cella ha letto l ' ultimo appello lanciato da un gruppo di giovani russi condannati a morte : « Vendicateci » . Lo choc , per lui , è stato durissimo . Solo al mondo , ha maturato in cuore l ' odio e la vendetta , che tuttavia coesistono con slanci e turbamenti infantili : il bisogno di braccia che lo stringano , la sicurezza che nulla cambierà ormai nella sua vita , la convinzione che gli adulti mantengono le promesse . La guerra gli si configura come un impegno d ' onore , una prova di coraggio , e insieme ancora come un gioco , un ' avventura in cui poter sfrenare il rancore sorto inavvertitamente verso chi gli ha tolto le care immagini della famiglia , i sorrisi dell ' infanzia . La sua nuova famiglia saranno tre soldati di prima linea . È così fermo nei suoi propositi , e mostra una tale maturità , questo Ivan , che essi non hanno la forza di mandarlo a scuola . L ' hanno tentato ma è fuggito . Del resto ha già dato informazioni preziose come esploratore : ancora una missione , e poi il ragazzo , sarà ritirato dal fronte . L ' avvicinamento alle linee nemiche avviene in un ' alba livida , in una foresta allagata , sotto gli alberi illuminati dai razzi che solcano il cielo come stelle filanti . Ma al bambino nulla , ormai , parla più dell ' infanzia : lungo il cammino vede impiccati i due soldati che erano venuti a cercarlo , muore uno dei suoi amici , l ' insidia nemica lo sovrasta e lo esalta . I suoi compagni non sapranno se Ivan è riuscito a compiere la missione . Soltanto a guerra finita , nella sede della polizia segreta a Berlino , si troverà la fotografia del ragazzo tra i fascicoli dei civili eliminati dai tedeschi . E tuttavia Ivan avrebbe potuto essere diverso . Un ' infanzia felice , fra le braccia della madre , fra i giochi dei compagni , poteva essergli conservata . Raccontando ' a ritroso , con le sequenze dei sogni di Ivan , quello che la guerra ha tolto al ragazzo , Tarkovskij ha descritto il paradiso giustapponendolo all ' inferno . Ne è uscita una sintesi poetica dolente ma calda di speranza ; che i bambini restino bambini , e crescano uomini , non fucilati fin dall ' infanzia . Tessuta con molta finezza , in un contrappunto di realismo ( fino a inserire brani di documentario sulla fine della guerra ) e di sogno : i flash backs che nel corso del film strappano Ivan alla sua condizione di dolore e di nevrastenia , e lo riconducono alle soavità dell ' infanzia , le tenerezze della madre , le corse sulla riva del mare . Nell ' uno e nell ' altro caso il regista si è giovato di una tecnica molto raffinata , che amalgama con originalità i disparati echi culturali ( dal cinema espressionista tedesco negli interni ai decadentisti francesi fino a Resnais ) . Contrapporre l ' oscuro sfondo della guerra alla luminosità delle memorie felici era molto difficile . Tarkovskij ci è riuscito quasi sempre sospendendo anche la realtà più cruda in una luce rarefatta , nella quale Ivan vede le cose e gli uomini come in una continua scoperta della fantasia . Di fronte ai valori puramente visivi del film , il racconto passa in seconda linea , e denuncia qualche inflessione pascoliana . Ma non diremmo superflua l ' aggiunta , a quella di Ivan , di un ' altra piccola storia : il fiorire e lo spegnersi improvviso dell ' amore in una infermiera per un capitano che la porta nel bosco ; un tocco che ripete , con diverso pedale , il motivo conduttore : la crudeltà della guerra , che come ha distrutto la personalità del ragazzo , seminandogli nel cuore sentimenti da adulto , così ha soffocato quell ' aurora di incertezza amorosa che spuntava in una giovane donna di vent ' anni . E anche in questo caso la mano di Tarkovskij è così delicata che accusarlo di formalismo ci sembra immeritato . In realtà questo giovane regista ha la sobrietà di un poeta che esprime attraverso le immagini una sua tenue ma schietta ispirazione . Se esse sono talvolta troppo eleganti , non perciò mancano di espressività lirica . Parleremmo di decorativismo se i paesaggi , í giochi di luce , avessero soltanto un ' evidenza figurativa , come accade in Mamma Roma e non , come qui , sostanza di stati d ' animo . È indubitabile che il pericolo di Tarkovskij è uno stucchevole sensibilismo , ma è intempestivo muovergli quest ' accusa per un film nel quale il poeticismo è intrinseco alla natura dei due personaggi . Invece importa rilevare quanto Tarkovskij proceda rispetto anche a Quando volano le cicogne e a Pace a chi entra : il lirismo , in questo regista , galoppa verso il totale assorbimento della tematica ideologica ( e fa intuire che il migliore cinema sovietico potrà domani risolverla tutta in poesia . Né perciò , è ovvio , la svuoterà ; al più , potrà darci una poesia molto intellettualizzata ) . L ' eleganza formale , applicata soprattutto al paesaggio , è d ' altronde l ' implicita risposta di un regista moderno , che guardando indietro , al recente passato del suo Paese , ha ragione di preferire la compagnia di artisti giovani e inquieti a quella degli accademici illustratori di gesta proletarie . Tarkovskij scegliendo la via dei sentimenti , e tuttavia imboccandola con pudore ( egli stesso ha criticato l ' enfasi di Evtusenko ) , ha toccato più di quanto forse non creda una corda dalle lunghe risonanze , in Oriente e in Occidente . Vengono i brividi a pensare che un film come L ' infanzia di Ivan possa aver provocato , in Russia , polemiche sul suo contenuto . È vero che c ' è sempre chi odia il cuore dell ' uomo , e disprezza la grazia .
La legge violata da chi deve applicarla ( Prado Iuri Maria , 1998 )
StampaQuotidiana ,
" La sinistra sia inflessibile " . Questo il titolo di un articolo a firma Michele Salvati e Guido Martinotti , ieri pubblicato dall ' Unità . Interessante . La tesi degli autori è che le leggi vanno rispettate sempre e comunque . Se si tratta di leggi sbagliate , esse vanno cambiate e migliorate ma , nel frattempo , bisogna osservarle rigorosamente . Sembra di rileggere qualche francese di tempo addietro : " Noi parleremo sempre contro le leggi cattive , sino a che esse siano riformate e , in attesa di ciò , vi staremo ciecamente soggetti " . Ottimo . Non si è più d ' accordo con i due articolisti dell ' Unità , invece , laddove essi indicano le ragioni , i fatti per cui , in Italia , governerebbe un ' impostazione di segno opposto , per la quale leggi e regole sarebbero come dimenticate e suscettibili di qualsiasi frustrazione . Il che avverrebbe , per Martinetti - Salvati , non solo in funzione di una diffusa e ormai tollerata abitudine all ' illegalità bensì anche , e più efficacemente , a causa di " una campagna di aggressione e delegittimazione nei confronti di coloro che sono chiamati a far rispettare la legge " . E i responsabili di una tal campagna aggressiva - capace di devastare giurisdizione e legalità - sarebbero , opportunamente citati alla rinfusa , Sgarbi , Berlusconi , il cardinale Giordano , Totò Riina ... E bisognerebbe meditare , a questo proposito , su un paio di questioncelle . Esiste indubbiamente , nel cosiddetto dibattito sulla giustizia , una sorta di contraddittorio extraprocesuale fra cittadini ( eventualmente imputati ) e magistrati ( che davvero non si astengono dal lasciarsi andare a scompostezze magari colorite , ma tanto più gravi dal punto di vista istituzionale ) . Solo che il cittadino ( eventualmente imputato ) e il magistrato non stanno sullo stesso piano : perché il primo parla in nome di un diritto di libertà , mentre il secondo in nome del poterla reprimere . Riesce qualcuno , di grazia , a comprendere la differenza ? Ma la questione vera è poi quest ' altra : che la legge , in Italia , è stata violentata anche - direi soprattutto - col concorso di quella sinistra da cui ora si pretende inflessibilità . Né ci si ricorda di mobilitazioni editoriali a denuncia dei tanti stupri di legge e legalità di cui si è avuto drammatico conto ancora negli ultimi mesi e anni . Non sono tra quelli , si badi , che imputa alla esclusiva responsabilità delle cosiddette sinistre l ' erosione forse ormai definitiva del valore della legge . Altrove c ' è stata , almeno , inerzia e trascuratezza . Ma la sinistra e i due articolisti che a essa si rivolgono che cosa pensano di una Corte costituzionale che ha fatto letteralmente strage delle regole di attribuzione dei poteri , usurpando una funzione ( quella legislativa ) che il nostro ordinamento attribuisce ad altro organo ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , Sgarbi ? Che cosa pensano di certi cosiddetti giudici che hanno letteralmente privato il popolo italiano di uno dei due voti , quello referendario , costituzionalmente previsti e attribuiti ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , Berlusconi ? Che cosa pensano di un Presidente della Repubblica che si sottrae a quella Costituzione che lo vorrebbe immediatamente processato ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , il cardinal Giordano ? Che cosa pensano di un manipolo di magistrati che insorge e istiga all ' insurrezione contro gli atti del governo e del Parlamento ? É sì o no violazione della legalità , questa ? E chi ne è responsabile ? Da noi in Italia la legge non ha valore non perché il Polo o Sgarbi o altri " attaccano i giudici " , ma perché una certa cultura e pratica del potere ( quelle a cui fa l ' appello l ' articolo dell ' Unità ) l ' hanno abolita e sostituita con un ' altra , la cosiddetta " legge materiale " . In Italia la legalità è compromessa perché è violata da quei medesimi che dovrebbero produrla , osservarla , applicarla , tutelarla : Il Parlamento , il governo , il Presidente della Repubblica , La Corte costituzionale , la magistratura . Questi sono i responsabili . Questi gli attentatori . Questi i traditori . Questi i delegittimatori . E non metaforicamente ma " tecnicamente " . Non per " opinione " di chi scrive , ma per la " legge che esiste " . Ma non tutte le leggi sono uguali , evidentemente . Né meritevoli di applicazione " inflessibile " .
L'ape regina di Marco Ferreri ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
L ' ape regina è un curioso film , nato dall ' impasto fra il cattolicesimo inquieto di Goffredo Parise ( del quale è l ' idea , e che con il regista e Azcona ha collaborato alla sceneggiatura ) e l ' impegno cronachistico e ironico di un discepolo del realismo , che ama esercitare il proprio gusto deformante sull ' ambiente della media borghesia . Ambedue sembrano voler individuare certi punti deboli del costume contemporaneo , in ogni caso riferibili a una carenza di libera disponibilità umana per la pressione che sugli istituti e gli individui esercitano la tradizione e il conformismo ; ma poiché i loro interessi sono di natura assai diversa , Parise assumendo la « denuncia » in un clima di poetica amarezza , Ferreri soprattutto divertendosi nel guardare , riferire e ingigantire con un sorrisetto sardonico a mezza bocca , il film non raggiunge quell ' unità morale ed estetica cui certamente mirava , e che peraltro si deve dire altri vi trovano , tanto è vero che L ' ape regina è uno dei film invitati a rappresentare l ' Italia al prossimo Festival di Cannes : con tanti auguri . Il film è gradevole , per la comicità delle situazioni , il sarcasmo con cui descrive una famiglia clericale romana , tutta fatta di donne ( l ' unico uomo è un mezzo epilettico ; ce n ' è un altro , l ' attore Majeroni , ma è truccato da zia ) , imparentata con un parroco , amica di frati e di suore , per la pittura di un ambiente bigotto in cui viene a trovarsi Alfonsino , un commerciante sui 40 anni che sposa Regina , il casto fiore che la famiglia ha allevato nella devozione e nel rispetto per i principi cattolici . È indubbiamente divertente per i rapidi sviluppi della vicenda , che vede Alfonsino trascinato alla tomba dall ' insaziabile mogliettina , la quale , ovunque e in ogni momento , lo prende d ' assalto perché assolva i propri doveri coniugali , e si frena soltanto quando il fuco Alfonsino l ' ha fecondata , e allora , considerando esaurita la funzione matrimoniale , lo lascia in un canto , dove il poverino , esausto , si spegne alla vigilia della nascita del bambino . Gradevole e divertente , ripetiamo : non molto di più . Non quella chiara polemica contro l ' istituto matrimoniale cattolico , giudicato arcaico , che il film forse si riprometteva , e che la censura credette di trovarvi , né un ' accigliata presa di posizione contro la morale sessuale corrente . In Regina , così come ce la dipinge il film , noi non abbiamo trovato i segni d ' una morale cattolica tinta di Medioevo : il fatto che , concepito il suo bambino , non abbia più tanta voglia di dormire col marito , appartiene a un quadro psicologico femminile in cui il cattolicesimo c ' entra poco . E che poi releghi Alfonsino in una cameretta non è un gran delitto di ipocrisia da imputare soltanto alle ex - figlie di Maria . Vogliamo dire che la morale moderna e laica del film è un po ' tirata per i capelli . Più efficace , sebbene un po ' ovvia , è la lezione che se ne ritrae sulla tendenza di certe donne a inghiottire il marito , e a sostituirvisi anche negli affari : ma su ciò gli esempi più clamorosi vengono ancora dalla civiltà americana . È la sorte , questa di voler dire troppo , di ogni pellicola che forza la mano a ogni regista che sopravvaluti la propria vocazione narrativa , che in Ferreri è autentica , e che raggiunge i propri effetti migliori nel descrivere gli ambienti , nel tratteggiare ritratti , nel riprodurre la realtà forzandola fino al paradosso , anziché nel penetrarne le ragioni storiche e nel trarne originali conclusioni sul terreno della critica di costume . Dibattuto , reduce dalla Spagna in cui per El pisito e Los chicos ebbe altri guai con la censura , fra il desiderio di affrontare temi coraggiosi , moderni , come appunto il matrimonio nella società contemporanea , e la necessità di seguire il proprio temperamento di colorista incline al grottesco , Ferreri ci ha dato un film in cui la sua maturità di artista , cresciuta su un innesto fra Zavattini e Berlanga , e ormai avviata dopo El cochecito su un autonomo cammino di umorista derisorio , ha di gran lunga la meglio , per fortuna , sul fustigatore , lievemente snobistico , dei costumi contemporanei . Egli vuole offrire un ritratto critico della società , ma la sua indole lo porta al di là della satira , in una zona assurda e rarefatta in cui può cogliere frutti più sostanziosi . Marina Vlady , l ' ape che consuma il suo maschio , è molto bella e recita con duttilità ; Ugo Tognazzi , in sordina , fa benissimo la parte un po ' grigia dell ' uomo medio che ha rinnegato il suo passato di ganimede per avviarsi alla vecchiaia al fianco di una moglie affettuosa , e si trova invece vittima di un matriarcato soffocante . Al loro fianco , assai scialbo , Riccardo Fellini , fratello di Federico , che si prepara a sua volta alla regia , e qualche buon caratterista .
Gli uccelli (The Birds) di Alfred Hitchcock ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ecco , sulle ali tenebrose degli Uccelli , spiccare il volo il Festival di Cannes . Più che un volo , un turbine , un risucchio d ' aria in tempesta , soffiata da un Eolo mattacchione che si diverte a metter paura agli ometti con la coscienza sporca , i quali si aspettano da un momento all ' altro un cataclisma , e si compiacciono di vestire il proprio complesso di colpa con l ' abito dell ' angoscia nucleare . Non prenderemo troppo sul serio la simbologia dell ' ultimo film di Hitchcock ; che la morte debba venire dal cielo è una vecchia idea della umanità . Già qualche anno prima dell ' atomica i cavernicoli spaurivano dei fulmini , e la fantascienza ha fatto il resto . Il nuovo , semmai , e la nota sarcastica del film , è questo grande dolore dato ai poeti arcadici : generazioni di versificatori si rivoltano nella tomba vedendo la caricatura che Hitchcock ha fatto dei loro passerotti mansueti dai trilli argentini , trasformati in corvi e gabbiani che , furie scatenate , scendono all ' assalto dell ' umanità , il becco pronto a colpire , le zampe a sbranare , le ali tese come dischi volanti , l ' odiosa pupilla eccitata dal sangue delle vittime . La favola , raccontata a veglia ai soliti ragazzini che il « mago del brivido » ama figurarsi appollaiati sui suoi ginocchi , aggrappati alla rassicurante bonomia di questo vecchio zio bizzarro , si ispira a un racconto di Daphne du Maurier , che già Hitchcock aveva compreso nell ' antologia dei suoi terrori preferiti . Un po ' mutato nell ' ambientazione rispetto al racconto , il film vorrebbe essere ' soprattutto un « crescendo » di incubi , nel quale taluno possa trovare anche un sottofondo di critica sociale , o almeno un ' allegoria della cecità degli uomini , i quali si ostinano a non credere al pericolo che li sovrasta . La protagonista , è vero , è una ragazza viziata , Melanie , figlia del direttore d ' un giornale , ignara delle difficoltà e dei dolori della vita . A lei tocca la prima beccata mentre attraversa un golfo ( siamo a cento chilometri da San Francisco ) per andare a portare due pappagallini a Mitch , un giovanotto che non le dispiace . Ma poi la rivolta degli uccelli investe ricchi e poveri , uomini donne e bambini : è una vendetta che non compie discriminazioni , fatale come la tragedia . La ruota si mette in movimento lentamente , e poi corre all ' impazzata : prima i gabbiani attaccano i bambini , poi i fringuelli entrano in casa dalla cappa del camino e si lanciano . sugli adulti , poi ancora tocca ai cittadini , infine i corvi seminano la disperazione nel villaggio , ostacolando le operazioni di spengimento d ' un incendio , costringendo gli uomini a barricarsi nelle stanze e restando minacciosamente in agguato intorno alla scuola e alle case . Quando ci si aspetta che tutti soccombano , la furbizia di Mitch riesce a mettere in salvo i protagonisti , con una fuga in automobile . Gli uccelli , trionfanti , si installano nel quartiere , ma non si capisce bene con che frutto . Gli ingredienti della paura ci sarebbero tutti : il sangue , l ' ansia collettiva , i bambini , un « flirt » che rischia di essere travolto nell ' orrore , e la presenza ossessiva di un reale trasfigurato nel terrore d ' un irreale che ha preso corpo nelle sagome nere degli uccelli . Gran cuciniere , Hitchcock ha dosato la ricetta cercando di portare fino allo spasimo le sue qualità pirotecniche di effettista . Aiutato dal cinemascope , da speciali effetti sonori elettronici , dalla sua consueta maestria tecnica , dalla bella fotografia a colori di Robert Burks , ci ha dato un film nel quale sempre ci si aspetta che il peggio abbia ancora da venire , dando perciò corpo , se volete , a qualche terrore dell ' epoca ; ma la macchina commerciale è troppo scoperta perché Gli uccelli assuma il significato di un monito , fosse pure soltanto diretto ai cacciatori domenicali che fanno strazio di lodole . I valori plastici del film , quei grappoli neri sui fili , i tetti , le antenne , quegli assalti a becco teso sono fine a se stessi , non diventano elementi figurativi di un diluvio universale , anche se l ' emozione che suscitano è , nella sfera del gusto , talvolta assai forte . Minori dell ' attesa sono dunque i brividi , e perché il trucco delle immagini sovrapposte è spesso visibile , e perché un elemento puramente fantastico , appunto la rivolta dei pennuti , è meccanicamente giustapposto a elementi psicologici , squisitamente umani , proprio non omogenei : e ciò rende ibrido tutto il film , isolando i momenti della paura in una zona troppo lontana dal verosimile . Il regista vorrebbe forse far pensare a un rapporto fra la egoistica solitudine in cui si dibatte la madre di Mitch , una vedova che non vuole restare senza un uomo in casa , la galanteria di suo figlio , la fatuità di Melanie , la cattiva coscienza dell ' umanità del villaggio da una parte , e il turbine giustiziere degli uccelli dall ' altra . E per converso contrapporvi una maestra che ha sacrificato la propria vita per restare vicina al vanamente amato Mitch e s ' immola per salvarne la sorellina , e i due pappagallini rimasti in gabbia inoffensivi . Ma tutto il retroscena sentimentale resta una grossa zeppa , che come ritarda , con lungaggini non sempre sopportabili , il progresso della tragedia , così non basta a fare commedia . Ci sono almeno tre quarti d ' ora , dall ' inizio , in cui le uniche cose da godere sono il paesaggio e la pelliccia di Melanie . Nessuno pretenderà che consideriamo un sinistro preannuncio il fatto che la bionda è mancina . Il pezzo forte del film , gli attacchi degli uccelli alla casa di Mitch , viene dopo che la tensione , andando troppo per le lunghe , negli spettatori meno pazienti si è allentata , e la psicosi dell ' angoscia si è spenta in un fiacco sorriso . Quanto agli attori , si ammira la bellezza della nuova scoperta di Hitchcock , un ' indossatrice bionda e con gli occhi verdi : quella « Tippi » Hedren che egli ha trovato alla TV , un volto imparentato con quello di Grace Kelly , ma scarsamente espressivo . Convenzionale la recitazione di Rod Taylor e degli altri . Gli uccelli ammaestrati ne escono meglio . La vera curiosità che ci resta è di sapere quali sono i criteri della loro tattica , perché fra le varie ondate lasciano degli intervalli che consentono agli uomini di fuggire a San Francisco . Farà parte , anche questo , della strategia del rinvio , o è il segno che nonostante tanta ferocia hanno un cervello da uccellino ?