StampaQuotidiana ,
Otto
e
mezzo
di
Federico
Fellini
:
il
miele
dell
'
illusione
fornito
dalla
magia
contro
la
vita
agra
,
la
fuga
dell
'
individuo
dal
pessimismo
cattolico
in
una
serena
finzione
di
solidarismo
,
una
sorta
di
fantastico
balletto
sulla
passerella
dell
'
esistenza
.
Una
favola
e
un
incubo
,
dal
quale
si
esce
impietositi
per
gli
uomini
,
se
non
ci
consolasse
questa
facoltà
dell
'
arte
,
sorella
della
stregoneria
,
di
rendere
toccabile
,
e
perciò
vero
,
il
mondo
dell
'
ignoto
in
cui
si
dibatte
la
coscienza
.
È
forse
lo
sforzo
più
duro
che
Fellini
abbia
compiuto
sinora
per
compromettere
tutto
se
stesso
nella
ricerca
di
sé
e
di
quanto
lo
leghi
agli
altri
.
Protagonista
è
Guido
,
un
regista
sui
quarantacinque
,
famoso
,
ricco
,
sposato
,
con
un
'
amante
quieta
,
e
quante
altre
donne
vuole
intorno
.
Dovendo
fare
un
film
,
ha
pensato
confusamente
a
qualcosa
di
fantascienza
,
una
nave
spaziale
che
porti
su
un
altro
pianeta
i
resti
dell
'
umanità
decimata
dalla
peste
atomica
.
Una
malattia
,
e
la
paura
della
morte
,
improvvisamente
lo
blocca
.
Subito
un
incubo
:
di
restare
soffocato
nell
'
automobile
,
e
l
'
umanità
che
assiste
al
lugubre
spettacolo
.
Vola
in
cielo
,
ma
qualcosa
lo
lega
:
un
impegno
di
responsabilità
,
che
non
riesce
ad
affrontare
,
ma
al
quale
non
può
sfuggire
:
la
sua
vita
privata
,
il
film
,
gli
attori
che
pendono
da
lui
,
i
piani
di
lavorazione
.
Come
vogliono
i
medici
,
va
a
curarsi
in
una
stazione
termale
.
È
il
momento
in
cui
Guido
rimette
tutto
in
discussione
.
È
in
crisi
il
suo
talento
,
le
idee
sono
nebbiose
,
non
sa
come
portare
avanti
il
film
.
È
,
a
rimorchio
,
è
in
crisi
la
sua
coscienza
.
Non
ha
mai
saputo
rinunziare
a
niente
,
non
ha
mai
saputo
scegliere
una
cosa
sola
e
restarle
fedele
.
Ora
i
rimorsi
sono
giunti
a
maturazione
,
lo
macerano
nella
scontentezza
e
nella
solitudine
.
Si
guarda
intorno
:
uno
scrittore
,
chiamato
a
collaborare
alla
stesura
del
film
,
gli
distrugge
,
con
freddo
razionalismo
,
quanto
ha
fatto
sinora
;
un
amico
,
non
più
giovane
,
ha
lasciato
la
moglie
e
,
pur
di
sentirsi
qualcuno
vicino
,
ha
preso
per
amante
una
compagna
di
scuola
della
figlia
;
la
gente
che
circola
per
le
strade
,
ricca
,
soddisfatta
,
ha
spento
nell
'
abitudine
e
nella
finzione
sociale
ogni
stimolo
verso
la
verità
.
C
'
è
una
bella
ragazza
,
alla
fonte
,
che
gli
porge
il
bicchiere
,
e
gli
fa
indovinare
un
ideale
di
purezza
,
ma
appare
e
scompare
come
un
fantasma
.
È
non
sarà
anch
'
essa
,
per
lui
,
un
'
ambizione
di
conquista
,
per
continuare
a
mentire
sotto
il
velo
di
un
lavacro
d
'
innocenza
?
Arriva
Carla
,
l
'
amante
di
Guido
,
bianca
di
pelle
,
pastosa
,
tutta
mossettine
,
positiva
.
Altre
volte
gli
bastò
rifugiarsi
nella
sua
soda
stupidità
.
Ora
non
più
:
se
ne
vergogna
,
la
sistema
in
un
alberghetto
.
A
letto
con
lei
,
trasognato
dal
suo
bianco
,
Guido
si
assopisce
e
si
trova
nella
luce
di
un
cimitero
.
Il
padre
,
che
torna
a
morire
calandosi
vivo
nella
terra
;
la
madre
,
dolente
,
che
all
'
improvviso
assume
il
volto
di
Luisa
,
la
moglie
di
Guido
...
I
ricordi
,
le
presenze
,
gli
si
confondono
e
lo
mordono
:
non
è
stato
giusto
con
nessuno
,
non
ha
fatto
mai
nulla
per
gli
altri
.
Intanto
tutta
la
troupe
del
film
l
'
ha
raggiunto
:
il
produttore
,
gli
attori
,
i
tecnici
premono
perché
spieghi
cosa
vuoi
fare
,
come
distribuire
le
parti
,
perché
scelga
e
risponda
.
La
sera
,
al
night
delle
terme
,
un
mago
fa
esperimenti
di
telepatia
.
Perché
egli
riesce
a
indovinare
il
pensiero
degli
altri
,
e
Guido
non
sa
più
vedere
nemmeno
in
se
stesso
?
Eppure
il
passato
gli
è
vivo
dinanzi
:
l
'
infanzia
nella
fattoria
,
in
Romagna
,
la
felice
sicurezza
dei
giochi
,
le
mani
delle
donne
.
Forse
Luisa
,
la
moglie
,
può
restituirgli
quella
pace
:
è
un
'
ancora
alla
quale
Guido
si
aggrappa
.
Che
venga
,
Luisa
,
lo
raggiunga
alle
terme
,
se
vuole
.
È
intanto
la
ragazza
della
fonte
gli
riappare
,
come
una
tentazione
.
È
intanto
a
Carla
viene
un
febbrone
,
e
Guido
rifiuta
ancora
una
volta
di
prendersi
la
responsabilità
:
sarà
meglio
chiamare
il
marito
.
Affascinato
dal
corpo
di
lei
,
ecco
ora
il
ricordo
dei
primi
pensieri
peccaminosi
.
Guido
è
in
collegio
,
bambino
:
insieme
ai
compagni
è
andato
nascostamente
sulla
spiaggia
a
vedere
la
Saraghina
,
una
femmina
animalesca
che
vive
tra
i
ruderi
d
'
una
casamatta
.
Sorpreso
dagli
istitutori
,
è
scosso
di
paura
e
vergogna
.
Fu
allora
,
forse
,
che
cominciò
a
mentire
a
se
stesso
.
Non
gli
verrebbe
una
parola
di
consolazione
dalla
Chiesa
?
Alle
terme
c
'
è
anche
un
cardinale
.
Guido
lo
interroga
,
ma
ne
ha
una
risposta
sconsolante
:
«
Chi
ha
detto
che
si
viene
al
mondo
per
essere
felici
?
»
.
Arriva
Luisa
,
e
con
lei
nuovi
motivi
di
disagio
;
perché
Guido
le
mentisce
fingendo
di
ignorare
la
presenza
di
Carla
alle
terme
,
e
la
moglie
si
rifiuta
di
continuare
ad
accettarlo
qual
è
,
un
uomo
che
mentisce
come
respira
.
Ancora
un
sogno
egoista
,
per
Guido
:
di
vedere
la
moglie
e
l
'
amante
a
braccetto
,
e
poi
di
trovarsi
intorno
tutte
le
donne
della
sua
vita
,
come
in
un
harem
festoso
,
e
lui
coccolato
come
un
bambino
e
temuto
come
un
domatore
.
Ma
il
film
non
procede
,
e
tutto
l
'
ambiente
è
a
rumore
:
insomma
,
cosa
vuole
il
regista
?
Gli
si
è
seccata
la
vena
?
Perché
fa
il
misterioso
?
Vigliacco
,
oltreché
buffone
?
È
ora
,
che
parte
ha
Claudia
,
la
diva
che
si
è
aggiunta
alla
troupe
?
In
Claudia
Guido
identifica
la
ragazza
della
fonte
e
l
'
attrice
famosa
.
Sta
rompendo
con
la
moglie
,
sta
pensando
di
rinunziare
al
cinema
:
Claudia
può
restituirgli
la
verginità
dei
sentimenti
e
delle
parole
.
Ma
anche
questa
speranza
fallisce
,
e
ormai
l
'
organizzazione
del
film
è
al
punto
da
costringere
Guido
a
pronunziarsi
.
Di
fronte
al
grande
traliccio
costruito
per
il
lancio
dell
'
astronave
,
il
produttore
convoca
una
conferenza
-
stampa
.
Preso
d
'
assalto
,
Guido
deve
confessare
il
proprio
fallimento
di
regista
e
di
uomo
.
Finzione
e
realtà
ormai
si
confondono
in
lui
e
l
'
ossessionano
.
Pensa
di
sfuggire
a
tutte
le
responsabilità
col
suicidio
,
ma
mentre
la
folla
si
disperde
il
mago
che
nel
night
faceva
gli
esperimenti
di
telepatia
lo
ferma
,
presentandogli
una
realtà
miracolosamente
pacificata
nella
suprema
finzione
.
In
un
lampo
,
Guido
intuisce
che
il
senso
del
film
e
della
vita
sta
nell
'
accettare
il
mondo
,
nel
rinunziare
a
fuggire
in
un
altro
pianeta
,
nell
'
abbandonarsi
,
sfilando
tutti
insieme
come
su
una
passerella
,
al
necessario
,
inevitabile
gioco
della
vita
,
in
cui
l
'
egoismo
di
ciascuno
coincide
con
la
verità
di
tutti
.
La
creatura
di
sogno
,
tutta
vestita
di
bianco
,
la
ritroviamo
allora
in
noi
,
nell
'
innocenza
di
noi
stessi
bambini
.
Nel
suo
cono
di
luce
ci
sembra
di
rinascere
.
In
Otto
e
mezzo
(
l
'
ottavo
film
di
Fellini
,
più
Luci
del
varietà
,
firmato
insieme
a
Lattuada
)
,
lo
scrittore
che
era
stato
chiamato
a
consulto
da
Guido
,
e
lo
aveva
duramente
criticato
,
finisce
impiccato
.
Questa
è
la
sorte
che
Fellini
riserva
a
chi
voglia
vedere
,
sempre
,
tutto
chiaro
,
e
rifiuti
le
confessioni
che
non
seguano
il
gelido
ordine
razionale
.
D
'
accordo
,
strangoliamo
la
critica
se
vuole
obbligarci
a
giudicare
una
grande
opera
d
'
arte
come
questa
con
i
canoni
cartesiani
.
Siamo
in
un
'
età
di
transizione
,
dobbiamo
lasciarci
convincere
dalla
stessa
indeterminatezza
di
un
'
idea
,
se
essa
ci
emoziona
.
Abbiamo
bisogno
di
sentirci
scaldare
,
di
farci
trasportare
.
Non
è
nemmeno
quanto
Fellini
ci
dice
sul
tumulto
della
sua
vita
individuale
(
perché
l
'
identificazione
fra
Guido
e
Fellini
è
totale
,
e
questo
può
essere
un
difetto
del
film
)
,
ciò
che
più
ci
interessa
.
Dopo
tutto
sono
fatti
suoi
,
e
si
può
anche
non
essere
d
'
accordo
sulla
validità
universale
della
soluzione
ch
'
egli
ci
propone
,
e
non
troppo
chiaramente
,
a
conclusione
di
un
itinerario
larghissimamente
autobiografico
.
È
il
fatto
che
un
uomo
di
cinema
,
pur
dando
íl
suo
luogo
all
'
astuzia
,
si
metta
nudo
in
piazza
,
si
offra
al
dileggio
,
e
intanto
le
sue
carni
si
traducano
in
immagini
di
ineguagliabile
evidenza
fantastica
,
ciò
che
colpisce
e
mozza
il
fiato
.
La
parabola
pronunciata
da
Fellini
può
anche
lasciarci
freddi
,
se
la
isoliamo
dal
contesto
(
e
indubbiamente
la
contemporaneità
dei
tre
piani
narrativi
e
psicologici
-
quello
che
Guido
è
,
è
stato
e
vorrebbe
essere
-
non
è
perfettamente
risolta
in
racconto
unitario
)
,
ma
l
'
eccezionalità
del
film
sta
proprio
nella
«
bella
confusione
»
(
questo
è
il
titolo
che
Flaiano
aveva
proposto
)
di
errore
e
verità
,
di
realtà
e
sogno
,
di
valori
stilistici
e
valori
umani
,
nel
totale
adeguamento
del
linguaggio
cinematografico
di
Fellini
alle
sconnesse
immaginazioni
di
Guido
.
Come
distinguere
il
regista
della
realtà
da
quello
della
finzione
è
impossibile
,
così
i
difetti
di
Fellíni
coincidono
con
le
ombre
spirituali
di
Guido
.
L
'
osmosi
fra
arte
e
vita
è
strabiliante
.
Certo
siamo
di
fronte
a
un
esperimento
irripetibile
.
Da
nessun
altro
saremmo
disposti
ad
ammettere
che
«
il
film
deve
contenere
errori
come
la
vita
,
come
la
gente
»
:
quella
che
per
Fellíni
è
stata
,
durante
la
lavorazione
laboriosa
del
film
,
la
consapevole
scelta
di
un
rischio
gravissimo
,
per
chiunque
altro
potrà
essere
un
alibi
.
Piuttosto
dobbiamo
chiederci
perché
un
'
avventura
tanto
personale
,
talché
Otto
e
mezzo
,
con
i
suoi
rintocchi
malinconici
,
sta
fra
la
confessione
e
il
testamento
,
raggiunga
una
delle
vette
più
alte
del
cinema
mondiale
contemporaneo
.
Il
segreto
,
dite
pure
il
trucco
,
sta
nell
'
aver
portato
all
'
estremo
quella
disponibilità
inventiva
e
quella
maestria
tecnica
grazie
alle
quali
anche
immagini
sparse
prendono
corpo
e
divengono
frasi
di
un
discorso
che
perennemente
si
arrotola
e
si
snoda
sul
piano
della
fantasia
,
della
memoria
e
del
sortilegio
,
e
nell
'
averle
nutrite
di
tutte
le
angosce
del
nostro
tempo
.
Quante
volte
è
stato
detto
che
Fellini
è
soprattutto
un
visionario
?
Ma
ormai
le
sue
visioni
sono
un
grido
.
Ormai
egli
proietta
tutti
i
suoi
dubbi
morali
su
uno
schermo
magico
,
che
assorbe
la
confessione
nella
visione
,
senza
il
consueto
tramite
della
introspezione
,
ma
il
lampo
gli
parte
dal
profondo
dell
'
essere
.
È
uno
sdrucciolone
nell
'
intuizionismo
se
volete
,
ma
compiuto
da
un
umanista
che
resta
fedele
ai
modi
realistici
:
per
un
'
arcana
operazione
i
valori
stilistici
del
film
sono
anche
quelli
psicologici
,
e
la
frondosità
,
l
'
eccesso
di
simbolismo
,
le
ridondanze
,
tutto
quanto
c
'
è
di
floreale
nel
regista
restano
nel
contempo
i
connotati
morali
di
un
artista
ossessionato
,
che
non
vuole
staccarsi
dal
magma
che
gli
bolle
dentro
,
preferendo
tentare
di
liberarsene
col
bruciarsi
le
facoltà
ordinatrici
,
sia
pure
irridendo
alla
propria
ambizione
.
In
Otto
e
mezzo
l
'
operazione
è
riuscita
fino
allo
spasimo
.
Non
c
'
è
sequenza
del
film
in
cui
non
sia
visibile
questo
sforzo
di
sincerità
.
Tutto
il
film
è
.
un
incrociarsi
di
ipotesi
,
presagi
,
intuizioni
che
assumono
consistenza
figurativa
nell
'
attimo
stesso
in
cui
sono
avvertiti
dalla
coscienza
,
e
la
cui
convinzione
deriva
dalla
loro
verità
spirituale
.
«
Qualcosa
tra
una
sgangherata
seduta
psicanalitica
e
un
disordinato
esame
di
coscienza
,
in
un
'
atmosfera
di
limbo
»
,
ha
detto
Fellini
del
suo
film
.
Non
sarà
piuttosto
il
supremo
vagheggiamento
di
un
poeta
che
irrazionalmente
identifica
l
'
arte
con
la
vita
,
e
le
riassume
,
con
splendida
ipocrisia
,
nella
bella
favola
?
Anziché
una
«
verifica
intima
»
,
che
interesserà
soprattutto
la
storia
di
Fellini
,
Otto
e
mezzo
è
allora
un
canto
consolatorio
,
sincopato
tuttavia
da
un
ritornello
di
autoderisione
.
Di
qui
quella
vena
di
comico
che
scorre
nella
tragica
allegoria
.
I
motivi
(
e
le
polemiche
)
che
serpeggiano
nel
film
sono
infiniti
e
appartengono
a
un
repertorio
già
noto
:
è
vano
tentare
di
farne
un
elenco
,
così
come
degli
scorci
di
racconto
,
dei
ritratti
e
dei
paesaggi
umani
.
Ovunque
qui
il
genio
di
Fellini
brilla
come
raramente
si
è
visto
al
cinema
.
Non
c
'
è
ambiente
,
non
c
'
è
personaggio
,
non
c
'
è
situazione
privi
di
un
significato
preciso
sul
grande
palcoscenico
di
Otto
e
mezzo
.
Certe
soluzioni
registiche
lasciano
sbalorditi
per
l
'
uso
del
bianco
e
nero
,
per
l
'
abilità
con
cui
la
messa
in
scena
è
chiamata
a
rivelare
la
realtà
e
a
commuovere
,
per
il
concorso
che
la
musica
,
le
luci
,
l
'
evidenza
dei
personaggi
danno
all
'
evocazione
di
uno
stato
d
'
animo
.
Entrare
nei
particolari
è
già
rompere
il
tessuto
di
un
film
che
va
accettato
nella
sua
totalità
,
come
un
acquario
o
un
luna
park
vi
affascina
prima
ancora
che
ne
analizziate
i
curiosi
abitanti
.
Diciamo
soltanto
che
alla
confusione
della
coscienza
contemporanea
Fellini
risponde
accettandola
con
l
'
esprimerla
negli
unici
modi
suoi
propri
:
quelli
dell
'
allucinazione
e
dello
strazio
,
accentuandone
l
'
eco
crepuscolare
.
Gli
attori
sono
Mastroianni
,
la
Cardinale
(
finalmente
non
doppiata
)
,
Anouk
Aimée
,
Sandra
Milo
,
Rossella
Falk
,
Caterina
Boratto
,
Annibale
Ninchi
,
Giuditta
Rissone
e
moltissimi
altri
.
Il
soggetto
è
di
Fellini
e
Flaiano
,
alla
sceneggiatura
hanno
lavorato
,
oltre
loro
,
Pinelli
e
Rondi
.
La
scenografia
e
i
costumi
sono
di
Piero
Gherardi
,
la
fotografia
di
Di
Venanzo
,
le
musiche
di
Rota
,
il
montaggio
di
Leo
Cattozzo
.
È
un
nudo
,
ingiusto
elenco
di
nomi
,
perché
ciascuno
meriterebbe
un
elogio
,
così
vivo
è
stato
il
loro
apporto
al
film
.
Ma
è
tutto
quello
che
qui
si
può
fare
,
vedendo
gli
attori
e
i
collaboratori
toccati
dalla
bacchetta
magica
di
un
creatore
al
quale
nel
cinema
mondiale
di
oggi
non
vediamo
chi
possa
stare
vicino
.
StampaQuotidiana ,
Puntualizzare
i
rapporti
che
si
danno
in
Italia
tra
politica
e
cultura
può
servire
a
chiarire
uno
spaccato
della
vita
del
nostro
Paese
per
tanti
aspetti
così
anomalo
rispetto
alle
altre
nazioni
.
Sono
rapporti
assai
complessi
per
la
varietà
e
la
diversità
delle
situazioni
,
per
cui
bisogna
stare
attenti
a
non
fare
di
tutta
l
'
erba
un
fascio
.
Accenneremo
brevemente
a
due
episodi
scandalosi
,
per
cui
si
può
veramente
parlare
di
una
cultura
di
regime
.
Il
ministro
della
Pubblica
istruzione
,
onorevole
Berlinguer
,
vuole
che
nell
'
ultimo
anno
l
'
insegnamento
della
storia
si
concentri
sul
Novecento
e
poi
pensa
di
affidare
la
compilazione
dei
nuovi
testi
agli
Istituti
storici
della
Resistenza
.
Ora
il
presidente
nazionale
di
questi
Istituti
,
Gaetano
Arfè
,
storico
di
vaglia
e
già
deputato
socialista
,
si
è
dimesso
dalla
sua
carica
per
protesta
contro
la
faziosità
di
questi
Istituti
,
che
vogliono
fare
soltanto
una
storiografia
di
partito
e
imporci
cosi
una
mistica
antifascista
.
Di
Totò
che
visse
due
volte
,
il
famoso
e
scandaloso
film
patrocinato
da
Walter
Veltroni
,
si
è
già
parlato
molto
e
,
nonostante
tutto
,
avrà
un
finanziamento
dallo
Stato
.
Veltroni
appoggia
solo
amici
e
clienti
e
ci
fa
rimpiangere
il
ministro
del
passato
regime
Giuseppe
Bottai
.
Almeno
era
un
uomo
di
cultura
.
Insomma
la
sinistra
al
potere
pratica
ancora
la
politica
che
fu
del
fascismo
:
è
il
governo
che
decide
sulla
cultura
.
Ma
veniamo
a
cose
più
serie
.
Per
governare
una
società
industriale
avanzata
ci
vogliono
anche
conoscenze
professionali
e
scientifiche
.
Non
voglio
rispolverare
il
mito
della
tecnocrazia
,
ma
senza
economisti
e
politologi
che
-
da
indipendenti
-
dibattano
sulle
riviste
e
sui
giornali
i
problemi
sul
tappeto
le
buone
soluzioni
non
si
trovano
:
conoscere
per
deliberare
era
il
motto
di
Luigi
Einaudi
.
In
Italia
abbiamo
due
ottime
corporazioni
accademiche
di
economisti
e
di
politologi
orgogliose
della
propria
professionalità
e
della
propria
indipendenza
.
La
cosa
strana
è
che
nelle
loro
corporazioni
non
ci
sono
gravi
spaccature
politiche
e
sulla
soluzione
di
molti
problemi
sono
sostanzialmente
d
'
accordo
.
La
cosa
grave
è
che
la
classe
politica
non
utilizza
queste
competenze
scientifiche
e
,
quando
fa
conto
di
farlo
,
tutto
poi
s
'
arena
nei
cassetti
.
La
fine
della
commissione
presieduta
da
Paolo
Onofri
(
persona
di
grande
rigore
scientifico
e
morale
)
è
sintomatica
.
Per
il
nostro
ceto
al
governo
tutti
i
problemi
sono
essenzialmente
politici
,
non
ha
assolutamente
una
mentalità
pragmatica
,
con
cui
valutare
e
verificare
le
conseguenze
di
certe
scelte
,
con
cui
tenere
presenti
i
possibili
effetti
,
perversi
di
certe
azioni
.
É
sostanzialmente
provinciale
:
guarda
solo
all
'
elettorato
e
non
fuori
d
'
Italia
.
Ora
si
comincia
a
parlare
bene
della
rivoluzione
liberale
di
Margaret
Thatcher
e
di
Ronald
Reagan
,
sino
a
ieri
demonizzati
.
Hanno
ottenuto
ottimi
risultati
,
ma
ci
si
guarda
bene
dall
'
imitarli
.
Il
limite
della
nostra
cultura
e
anche
del
mondo
occidentale
è
quello
di
non
essere
riuscito
a
esprimere
idee
forti
all
'
altezza
dei
tempi
.
Rispetto
al
passato
noi
viviamo
in
un
'
età
di
intense
,
profonde
e
rapidissime
trasformazioni
.
Si
parla
-
giustamente
-
di
una
globalizzazione
dell
'
economia
,
che
non
cancella
però
le
etnie
(
pensiamo
all
'
India
e
ai
Balcani
)
in
difesa
della
loro
cultura
,
mentre
il
monod
islamico
vuole
lo
sviluppo
,
ma
in
una
chiave
culturale
diversa
da
quella
occidentale
.
La
rivoluzione
elettronica
ci
ha
ormai
portati
a
viaggiare
in
Internet
,
che
mette
in
comunicazione
persone
che
non
si
conoscono
;
e
i
fanatici
parlano
ormai
della
morte
del
libro
.
Le
intense
migrazioni
portano
alla
formazione
di
società
plurietniche
,
con
culture
assai
diverse
e
lontane
.
Nessuno
sa
dove
stiamo
andando
,
mentre
il
futuro
ci
piomba
addosso
.
La
sola
persona
che
ottiene
il
massimo
di
ascolto
e
guarda
preoccupata
al
futuro
è
il
Papa
.
Ma
egli
si
appella
ai
valori
della
tradizione
,
lentamente
elaborati
nel
passato
.
Mentre
il
filosofo
liberale
Friedrich
von
Hayek
ha
sempre
sostenuto
questa
posizione
che
ancora
l
'
uomo
ha
delle
certezze
,
gli
intellettuali
non
solo
italiani
hanno
scelto
la
strada
della
dissacrazione
,
una
dissacrazione
che
crea
solo
il
vuoto
.
In
questo
vuoto
fioriscono
spontaneamente
movimenti
effimeri
,
come
quello
della
New
Age
.
Sono
profezie
oscure
come
tutte
le
profezie
:
in
alcune
si
parla
di
un
'
imminente
fine
del
mondo
,
basandosi
sulla
tradizione
astrologica
,
in
altre
di
una
nuova
era
di
felicità
e
di
pace
per
un
rinnovamento
interno
dell
'
uomo
.
Esse
sono
il
segno
delle
nostre
inquietudini
.
StampaQuotidiana ,
Fra
i
molti
motivi
di
interesse
suscitati
da
Il
processo
di
Verona
ci
sembra
che
sia
da
mettere
al
primo
posto
,
lasciando
da
parte
le
inevitabili
polemiche
che
susciterà
la
scelta
dell
'
argomento
,
il
tentativo
compiuto
dal
regista
Carlo
Lizzani
di
inaugurare
un
nuovo
genere
di
cinema
spettacolare
.
Siamo
di
fronte
a
un
film
che
,
sulla
base
di
una
larga
documentazione
e
soprattutto
di
un
pressoché
unanime
giudizio
sullo
spirito
dei
fatti
,
offre
un
'
interpretazione
storico
-
psicologica
di
un
'
allucinante
pagina
della
vita
italiana
.
Sgombriamo
subito
il
campo
da
quello
che
a
noi
sembra
un
equivoco
,
del
resto
non
proprio
disinteressato
.
Il
film
non
vuol
essere
una
fedele
cronaca
di
fatti
personali
.
I
personaggi
che
,
tuttora
viventi
,
vi
si
riconoscono
,
devono
ammettere
che
in
un
certo
momento
della
storia
italiana
essi
hanno
racchiuso
nel
proprio
nome
il
senso
di
vicende
che
trascendono
le
particolari
biografie
;
che
essi
sono
stati
chiamati
dalla
sorte
a
identificarsi
con
delle
forze
e
debolezze
assolutamente
umane
le
quali
percorrono
tutta
la
storia
dell
'
umanità
,
e
si
coagularono
con
emblematica
virulenza
sotto
il
cielo
di
Verona
nei
mesi
che
vanno
dal
24
luglio
1943
all'11
gennaio
'44
.
Rimproverare
al
film
di
essere
inesatto
,
falso
,
tendenzioso
in
alcuni
particolari
,
è
a
nostro
avviso
giustificato
soltanto
nella
misura
in
cui
si
sia
disposti
ad
ammettere
che
Ciano
,
i
suoi
compagni
,
sua
moglie
,
Mussolini
,
Pavolini
,
tutti
coloro
che
quei
mesi
furono
trascinati
dalla
furia
dell
'
odio
,
della
disperazione
e
della
vendetta
,
avevano
una
statura
da
eroi
rinascimentali
,
talché
in
ogni
minima
piega
del
loro
comportamento
si
possa
rintracciare
la
sublimazione
del
vizio
in
virtù
.
Al
contrario
a
noi
sembra
che
tutto
il
processo
di
Verona
sia
stato
privo
di
ogni
alone
,
sia
pure
romantico
,
che
possa
idealizzarne
i
protagonisti
diretti
e
indiretti
,
e
che
esso
sia
stato
la
fiamma
che
ha
bruciato
ogni
residuo
di
forza
morale
,
scatenando
quanto
di
barbarico
era
depositato
nel
fondo
di
un
ambiente
che
nutriva
in
sé
i
germi
dell
'
autodistruzione
.
Se
non
è
vero
,
il
film
è
perciò
verosimile
.
Ecco
perché
Lizzani
ha
fatto
bene
a
tentare
di
interpretare
,
sia
pure
con
un
linguaggio
spettacolare
,
l
'
atmosfera
di
quei
tempi
,
riassumendo
nel
personale
rapporto
tra
Ciano
e
sua
moglie
le
linee
essenziali
di
un
più
vasto
quadro
d
'
ambiente
.
Egli
ha
compiuto
,
in
un
certo
senso
,
un
processo
inverso
a
quello
che
compie
il
melodramma
.
Come
questo
mitizza
i
personaggi
,
così
Lizzani
li
ha
demitizzati
,
facendoci
sentire
che
la
storia
in
cui
siamo
immersi
non
è
fatta
di
schemi
libreschi
,
bensì
di
conflitti
di
caratteri
e
di
passioni
nei
quali
si
esprime
l
'
autentica
natura
degli
uomini
e
delle
donne
sulle
cui
deboli
spalle
si
accumula
il
destino
dei
popoli
.
È
ha
pensato
il
film
in
modo
che
la
sensibilità
dello
spettatore
sia
toccata
proprio
in
quella
zona
in
cui
la
condizione
umana
coincide
con
la
condizione
civile
.
Il
giudizio
sul
comportamento
morale
dei
protagonisti
del
processo
di
Verona
,
carnefici
e
vittime
,
porta
con
sé
un
preciso
giudizio
sulla
responsabilità
del
cittadino
che
in
qualche
modo
vorrebbe
riconoscersi
in
una
delle
due
parti
.
Ci
fu
,
questo
è
indubbio
,
uno
scoppio
di
odio
e
di
vendetta
da
parte
dei
fanatici
che
vollero
a
ogni
costo
Ciano
,
e
gli
altri
quattro
(
Gottardi
,
Marinelli
,
Pareschi
,
De
Bono
)
,
fucilati
;
e
dà
parte
di
Mussolini
la
piena
sottomissione
ai
tedeschi
,
i
quali
volevano
che
il
nuovo
fascismo
si
consolidasse
,
sia
pure
al
prezzo
di
cementare
l
'
unità
col
sangue
.
È
ci
fu
,
in
Edda
,
il
dramma
della
figlia
alla
quale
il
padre
manda
a
morte
il
marito
..
Perché
non
tentare
di
dare
vita
artistica
a
questi
foschi
nodi
della
storia
italiana
?
Pensate
agli
altri
progetti
che
Lizzani
ha
in
mente
per
analoghi
film
:
la
caduta
dei
Savoia
,
Matteotti
,
la
morte
di
Hammarskyöld
.
C
'
è
,
chiaramente
,
l
'
intuizione
di
un
regista
che
prosegue
un
suo
discorso
sulla
necessità
di
affrontare
la
realtà
quotidiana
,
per
colmare
il
distacco
fra
l
'
individuo
che
sta
in
poltrona
e
la
storia
di
cui
è
troppo
spesso
ignaro
protagonista
.
Perciò
si
parla
di
un
nuovo
cinema
di
ispirazione
storico
-
civile
,
ottenuto
non
soltanto
con
i
modi
dell
'
affresco
narrativo
,
sul
genere
delle
Quattro
giornate
di
Napoli
,
ma
dell
'
introspezione
psicologica
,
intesa
a
caratterizzare
momenti
e
aspetti
di
tragedie
personali
o
familiari
nelle
quali
si
specchiano
spesso
quelle
di
intere
nazioni
.
Il
processo
di
Verona
comincia
la
notte
del
24
luglio
,
dopo
la
riunione
del
Gran
consiglio
del
fascismo
che
approvò
a
maggioranza
l
'
ordine
del
giorno
Grandi
contro
Mussolini
.
Il
Duce
si
vede
un
attimo
di
spalle
,
mentre
i
gerarchi
rapidamente
si
allontanano
.
Ciano
,
in
un
rapido
colloquio
con
Grandi
,
si
rende
conto
che
ci
si
è
serviti
del
suo
voto
,
ma
che
per
la
sua
posizione
di
genero
di
Mussolini
egli
è
ormai
tagliato
fuori
dagli
eventi
.
Rientrato
in
casa
,
vuole
che
Edda
chieda
ai
tedeschi
un
lasciapassare
per
la
Spagna
,
ma
la
moglie
è
turbata
,
non
può
ovviamente
perdonargli
di
avere
tradito
Mussolini
,
e
di
voler
ora
servirsi
di
lei
per
ottenere
la
fuga
dai
tedeschi
,
dei
quali
egli
si
è
sempre
proclamato
avversario
,
ma
soltanto
a
parole
e
nei
diari
,
che
nel
frattempo
ella
ha
messo
al
sicuro
nelle
mani
di
un
amico
fidato
.
Firmato
l
'
armistizio
,
i
tedeschi
negano
il
salvacondotto
per
la
Spagna
,
e
costringono
i
Ciano
,
con
i
bambini
,
a
restare
loro
ospiti
-
prigionieri
a
Monaco
di
Baviera
.
Liberato
Mussolini
,
la
famiglia
rientra
in
Italia
,
ma
Ciano
,
già
atterrito
e
ormai
indifferente
al
proprio
destino
(
del
quale
ha
il
presagio
in
un
muto
incontro
con
Rachele
)
,
viene
imprigionato
a
Verona
,
in
una
cella
separata
da
quella
degli
altri
gerarchi
che
non
sono
riusciti
a
fuggire
.
Qui
viene
a
trovarlo
Frau
Beetz
,
la
tedesca
che
fu
segretaria
di
Von
Ribbentrop
,
la
quale
si
offre
di
metterlo
in
salvo
in
cambio
dei
diari
.
Ciano
,
non
fidandosi
dei
tedeschi
,
rifiuta
.
Infiammati
da
Pavolini
,
i
repubblichini
tentano
un
assalto
alle
carceri
,
al
grido
di
«
A
morte
Ciano
»
.
Quando
finalmente
Ciano
riesce
a
ottenere
un
colloquio
con
Edda
,
in
parlatorio
,
le
chiede
di
parlare
ancora
di
lui
a
Mussolini
.
«
Sì
-
risponde
la
moglie
-
ma
vorrei
che
tu
non
mi
chiedessi
di
farlo
»
.
Già
a
questo
punto
i
caratteri
sono
definiti
chiaramente
:
Ciano
alterna
momenti
di
sconforto
e
d
'
orgoglio
,
di
vanità
e
di
rassegnazione
;
Edda
è
una
donna
sconvolta
,
divisa
fra
il
padre
e
il
marito
,
che
non
cede
alla
sorte
che
attende
le
sue
famiglie
.
Dall
'
altra
parte
c
'
è
un
gruppo
che
fonda
tutte
le
sue
speranze
sulla
violenza
,
e
vuol
galvanizzare
i
giovani
in
lotta
con
i
partigiani
dando
l
'
esempio
di
una
feroce
vendetta
.
Dopo
una
lite
fra
Edda
e
Rachele
,
e
l
'
interrogatorio
di
Ciano
da
parte
del
giudice
istruttore
,
che
si
rivela
un
misero
strumento
dei
repubblichini
,
il
genero
di
Mussolini
si
rende
conto
che
la
sua
sorte
è
segnata
.
Allora
accetta
le
proposte
di
Frau
Beetz
:
Edda
consegnerà
i
diari
nel
momento
in
cui
egli
sarà
liberato
.
Ma
le
cose
andranno
diversamente
:
i
tedeschi
volendo
che
Ciano
sia
accolto
nascostamente
in
un
convento
,
ma
Edda
non
fidandosi
della
loro
parola
,
lo
scambio
non
avviene
.
Il
processo
si
rivela
una
finzione
giuridica
.
Imputati
del
delitto
di
tradimento
e
di
aiuto
al
nemico
,
Ciano
e
gli
altri
quattro
sono
condannati
a
morte
.
Ultima
telefonata
di
Edda
a
Mussolini
perché
salvi
il
genero
,
e
tentativo
di
ricattarlo
con
i
diari
.
Si
fa
in
modo
che
la
domanda
di
grazia
non
arrivi
al
Duce
,
Rachele
convince
Edda
a
fuggire
in
Svizzera
,
fucilazione
.
Fra
un
secolo
sembrerà
un
drammone
.
È
qui
,
appunto
,
il
rischio
di
Lizzani
:
di
darci
dei
romanzi
storici
d
'
appendice
,
specializzati
in
congiure
di
palazzo
.
Ma
non
siamo
ancora
a
questo
.
Il
processo
di
Verona
regge
abbastanza
bene
,
perché
il
regista
ha
concentrato
la
tragedia
in
scontri
di
caratteri
e
in
situazioni
che
,
avendo
poco
di
teatrale
,
si
condensano
in
un
clima
di
verità
psicologica
,
le
cui
costanti
sono
appunto
l
'
odio
personale
,
lo
spirito
di
rivalsa
,
il
terrore
e
l
'
assurdità
.
È
intorno
vi
ha
mosso
un
paesaggio
di
rovine
,
di
disfacimento
,
spesso
ben
sottolineato
dalla
ambientazione
.
Il
film
racconta
in
due
ore
quanto
accadde
in
quasi
sei
mesi
:
c
'
è
necessariamente
uno
sforzo
di
contrazione
narrativa
,
ma
l
'
essenza
del
dramma
non
ci
sfugge
,
e
nemmeno
la
sollecitazione
morale
che
ne
scaturisce
.
Gli
inserti
documentari
,
tratti
da
cinegiornali
dell
'
epoca
,
fanno
da
illustrazione
al
romanzo
,
che
ottiene
dai
forti
chiaroscuri
della
fotografia
,
dallo
stile
spesso
serrato
(
la
parte
più
debole
,
forse
,
è
proprio
il
processo
)
scandito
dagli
spari
dei
mitra
,
un
taglio
acre
e
livido
,
che
talvolta
gela
il
sangue
.
Fra
i
molti
interpreti
Silvana
Mangano
ha
dato
a
Edda
un
eccezionale
rilievo
,
con
la
sua
maschera
aspra
e
cruda
.
Frank
Wolff
è
un
probabilissimo
Ciano
,
ora
pavido
ora
sprezzante
.
Nella
parte
di
Rachele
si
saluta
volentieri
il
ritorno
di
Vivi
Gioi
.
Quanto
alla
rassomiglianza
degli
attori
con
i
loro
vari
personaggi
,
c
'
è
spesso
da
restare
di
stucco
.
StampaQuotidiana ,
Mobilitazione
.
Freddamente
,
con
lucidità
e
responsabilità
,
il
popolo
produttivo
deve
cominciare
a
organizzarsi
per
abbattere
Prodi
e
il
regime
comunista
nel
più
breve
tempo
possibile
.
Non
è
possibile
aspettare
le
prossime
elezioni
e
utilizzare
il
metodo
democratico
formale
per
sostituire
l
'
attuale
malgoverno
.
Non
c
'
è
più
tempo
.
Il
tempo
è
denaro
e
il
denaro
è
il
tempo
.
Procrastinando
il
risanamento
all
'
infinito
si
riduce
a
zero
la
ricchezza
nazionale
.
Più
tempo
passa
in
queste
condizioni
,
meno
denaro
ci
sarà
per
finanziare
il
futuro
di
tutti
noi
.
Ci
rubano
i
soldi
,
ci
rubano
il
tempo
.
Le
alternative
per
il
popolo
produttivo
sono
due
:
o
farsi
tagliare
la
testa
dai
comunisti
o
mettere
loro
in
fuga
.
In
nessun
Paese
avanzato
un
commentatore
scriverebbe
queste
parole
.
Mai
invocherebbe
la
mobilitazione
popolare
aperta
per
abbattere
un
governo
.
Ma
la
realtà
dice
che
questa
è
l
'
unica
soluzione
.
Lo
scenario
mostra
che
,
l
'
Italia
è
ormai
in
"
count
down
"
:
meno
24
mesi
.
E
dopo
?
La
deindustrializzazione
sarà
irreversibile
.
Ancora
due
anni
di
alta
tassazione
come
adesso
significa
che
le
industrie
se
ne
andranno
,
molte
chiuderanno
,
altre
delocalizzeranno
tutta
la
forza
lavoro
all
'
estero
,
nessuno
investirà
più
.
Non
è
assolutamente
possibile
svolgere
un
'
attività
economica
quando
il
peso
fiscale
sulle
imprese
supera
il
60%
.
E
non
lo
è
soprattutto
per
le
piccole
imprese
(
circa
300mila
)
che
non
possono
eludere
legalmente
le
tasse
come
è
invece
possibile
per
le
grandi
(
circa
600
)
.
Non
lo
è
,
in
particolare
,
in
un
mercato
globale
dove
il
capitale
e
l
'
imprenditore
sono
in
grado
di
scegliersi
il
Paese
più
competitivo
.
E
ce
ne
sono
almeno
venti
dove
è
possibile
trovare
lavoro
qualificato
,
bassa
tassazione
,
infrastrutture
efficienti
,
assoluta
flessibilità
del
sistema
occupazionale
,
ottimismo
culturale
,
sicurezza
.
E
ce
ne
sono
altri
trenta
dove
comunque
è
circa
9
volte
più
redditizio
fare
affari
e
impresa
che
non
Italia
,
accettando
qualche
rischio
e
un
modesto
disagio
logistico
.
La
tecnologia
circola
senza
confini
e
non
è
un
problema
fare
shopping
globale
di
quella
che
serve
.
È
il
capitale
,
ormai
,
che
sceglie
dove
andare
a
farsi
tassare
.
Uno
Stato
può
attrarre
capitale
solo
creando
le
migliori
condizioni
di
remunerazione
.
Questa
è
la
verità
del
mercato
globale
.
Ma
Prodi
e
Ciampi
e
i
loro
padroni
comunisti
ragionano
come
se
fossimo
ancora
nella
situazione
dove
il
capitale
circola
in
maggioranza
solo
dentro
una
nazione
,
così
come
era
fino
a
15
anni
fa
quando
la
globalizzazione
e
la
rivoluzione
tecnologica
erano
solo
all
'
inizio
.
Offrono
garanzie
sociali
che
non
possono
più
finanziare
perché
le
prime
deprimono
la
crescita
economica
.
Più
la
realtà
competitiva
morde
,
più
questi
rispondono
alzando
le
tasse
invece
di
cambiare
l
'
anciene
régime
.
E
così
facendo
creano
disoccupazione
.
E
la
creano
per
mantenere
i
privilegi
delle
categorie
improduttive
:
gli
aristocratici
rossi
alleati
con
i
sindacati
.
I
primi
rubano
i
soldi
a
chi
produce
e
li
regalano
ai
secondi
,
questi
offrono
ai
primi
le
risorse
militari
per
tenere
il
potere
.
La
verità
è
violata
,
il
banditismo
politico
è
oltre
ogni
limite
.
Più
tecnicamente
,
lo
scenario
dice
che
tra
due
anni
chiunque
sarà
al
governo
non
potrà
far
altro
che
amputare
,
cioè
impoverire
gli
italiani
per
salvare
il
salvabile
.
Ma
entro
due
anni
è
ancora
possibile
riformare
e
liberalizzare
il
sistema
e
proiettarlo
verso
modernità
e
ricchezza
di
massa
senza
costi
sociali
eccessivi
.
E
questa
è
una
verità
tecnica
,
basata
sul
calcolo
di
come
impiegare
la
ricchezza
residua
(
notevole
)
per
finanziare
quella
futura
.
I
comunisti
non
possono
né
vogliono
farlo
.
La
cultura
politica
liberista
,
invece
,
sa
come
fare
,
come
destrutturare
il
vecchio
Stato
e
contemporaneamente
crearne
uno
nuovo
più
efficiente
e
socialmente
efficace
.
Come
abbassare
le
tasse
e
allo
stesso
tempo
risanare
la
finanza
pubblica
e
fare
nuovi
investimenti
futurizzanti
.
Come
rientrare
nei
parametri
europei
e
allo
stesso
tempo
negoziare
un
'
Europa
più
utile
e
fattibile
di
quella
attuale
,
per
tutti
.
Questa
verità
e
l
'
evidenza
che
i
comunisti
la
violino
è
il
motivo
che
rende
legittimo
ed
etico
abbattere
nel
più
breve
tempo
possibile
il
regime
.
Il
peccato
di
irrealismo
e
irresponsabilità
dei
comunisti
,
e
dei
loro
pupazzi
ha
sospeso
di
fatto
la
democrazia
in
questo
Paese
rendendola
fattore
di
sicura
povertà
.
Quasi
il
60%
degli
italiani
non
li
ha
votati
.
E
quelli
che
lo
hanno
fatto
hanno
creduto
a
una
promessa
di
impossibile
realizzazione
.
Quando
in
una
democrazia
comandano
la
bugia
e
il
furto
,
la
verità
può
essere
solo
ripristinata
passando
a
una
forma
più
,
pura
della
democrazia
.
stessa
;
il
popolo
che
direttamente
assume
la
responsabilità
di
mettere
le
cose
a
posto
,
di
costruire
il
futuro
che
il
regime
gli
nega
.
E
così
sia
.
Servono
5
milioni
di
bandiere
blu
in
tutta
l
'
Italia
.
Questa
è
la
massa
critica
utile
per
compiere
in
un
solo
giorno
e
pacificamente
l
'
evento
di
Sostituzione
.
Servono
circa
6
mesi
per
organizzarla
.
I
quadri
si
muovano
subito
e
si
raccordino
,
ma
restino
a
basso
profilo
-
i
coordinatori
agiscano
in
modo
coperto
-
fino
all
'
evento
per
non
esporsi
a
rappresaglie
.
Con
numeri
minori
,
ma
costanti
,
la
mobilitazione
dovrà
poi
difendere
un
governo
provvisorio
che
in
tre
mesi
avrà
il
compito
di
predisporre
la
nuova
Costituzione
,
indire
il
referendum
e
contemporaneamente
le
nuove
elezioni
.
Lettori
,
adesso
facciamo
sul
serio
.
Codice
?
Discorso
dei
padri
.
StampaQuotidiana ,
Fabrizio
Corbera
,
principe
di
Salina
,
è
entrato
nell
'
olimpo
cinematografico
sorretto
dalla
mano
guantata
di
Luchino
Visconti
.
Si
ha
un
bel
dire
che
anche
quando
un
film
è
tratto
da
un
romanzo
deve
essere
giudicato
soltanto
per
i
suoi
valori
cinematografici
,
ma
se
questo
romanzo
è
Il
Gattopardo
,
uno
dei
più
clamorosi
successi
della
editoria
italiana
,
ciò
che
subito
tutti
si
chiedono
è
se
lo
scrittore
,
tradito
,
si
rivolta
nella
tomba
,
o
se
è
lecito
pensare
che
dall
'
al
di
là
mandi
un
grato
saluto
al
regista
che
gli
ha
acquistato
nuovi
ammiratori
.
Perciò
diciamo
subito
che
Giuseppe
Tomasi
di
Lampedusa
,
nonostante
il
caratterino
che
doveva
ritrovarsi
,
non
deve
nutrire
eccessivi
rancori
verso
Visconti
:
benché
teso
al
massimo
,
l
'
arco
narrativo
è
quello
originale
,
i
personaggi
ci
sono
,
il
protagonista
,
soprattutto
,
grazie
all
'
eccellente
prestazione
di
Burt
Lancaster
,
è
parente
stretto
del
principe
di
Salina
pensato
dal
Lampedusa
.
Per
il
nostro
gusto
,
non
poco
è
andato
disperso
,
ma
è
quanto
appartiene
più
da
vicino
alla
letteratura
,
e
quindi
bisogna
rassegnarsi
a
non
chiedere
al
cinema
:
dico
certi
motivi
squisitamente
lirici
e
certa
musicalità
ed
eleganza
intellettuale
di
toni
,
e
una
finezza
di
notazioni
psicologiche
e
ironiche
che
in
Visconti
non
hanno
mai
,
nonostante
le
apparenze
,
echi
troppo
profondi
,
perché
la
squisitezza
formale
,
propria
delle
immagini
,
non
di
rado
è
dissociata
dalla
modulazione
sentimentale
.
Ma
intanto
quanto
più
si
poteva
temere
,
il
rovesciamento
dal
romanzo
autobiografico
al
film
storico
,
al
grande
affresco
sociale
e
politico
,
con
lo
spostamento
dal
pedale
psicologico
a
quello
etico
,
e
con
conseguente
ribaltamento
del
significato
profondo
dell
'
opera
del
Lampedusa
non
è
avvenuto
nella
misura
clamorosa
paventata
da
chi
credeva
,
assai
scioccamente
,
che
Visconti
avrebbe
approfittato
dell
'
occasione
per
muovere
una
violenta
critica
all
'
aristocrazia
,
puntare
i
fucili
giacobini
sul
principe
di
Salina
e
condannare
a
gran
voce
la
sua
deficienza
ideologica
,
la
sua
reazionaria
filosofia
della
storia
.
Sono
rimproveri
,
questi
,
che
durante
la
diatriba
susseguente
all
'
uscita
del
romanzo
furono
mossi
al
Lampedusa
dai
comunisti
più
ottusi
,
che
non
sono
mai
disposti
ad
ammettere
la
validità
artistica
di
un
'
opera
se
non
è
allineata
con
la
loro
concezione
strumentale
della
letteratura
.
Visconti
ha
capito
benissimo
che
l
'
altezza
poetica
della
figura
creata
dal
Lampedusa
soverchiava
,
per
coerenza
artistica
,
le
idee
espresse
dal
personaggio
;
il
suo
sforzo
,
semmai
,
è
stato
di
accentuare
nel
principe
di
Salina
la
consapevole
malinconia
di
stare
assistendo
al
crollo
di
un
mondo
senza
ritorno
,
e
di
essere
un
po
'
il
simbolo
di
quella
età
di
trapasso
dal
vecchio
al
nuovo
,
in
cui
la
nausea
della
vita
si
veste
di
disperato
orgoglio
.
Lungi
dall
'
infierire
su
Fabrizio
,
Visconti
l
'
ha
dunque
affrontato
e
restituito
con
grande
rispetto
.
A
tutto
ciò
non
è
estranea
la
sua
predilezione
per
i
caratteri
colti
nei
momenti
di
crisi
(
e
dite
voi
quale
crisi
più
grave
di
quella
provocata
,
in
un
principe
siciliano
,
dalla
caduta
dei
Borboni
e
dall
'
annessione
dell
'
isola
al
regno
d
'
Italia
)
,
ma
nemmeno
quella
nostalgia
di
aristocratico
per
le
forti
personalità
,
siano
esse
patrizie
o
plebee
,
che
percorre
tutta
l
'
opera
di
Visconti
,
impietoso
verso
le
classi
di
mezzo
.
Solo
che
,
per
non
assumere
tutto
il
significato
del
Gattopardo
nel
personale
tormento
del
principe
,
ha
dato
al
film
una
più
precisa
cornice
storica
,
inserendolo
in
quella
crisi
del
Risorgimento
che
per
la
storiografia
di
derivazione
marxista
si
identifica
con
l
'
equivoco
fondamentale
della
storia
unitaria
italiana
;
e
con
ciò
ovviamente
portando
.
avanti
un
suo
discorso
cominciato
da
una
parte
con
La
terra
trema
(
il
risveglio
della
Sicilia
)
,
dall
'
altra
con
Senso
(
lo
sfacelo
morale
dell
'
aristocrazia
)
:
due
film
che
in
certo
modo
vengono
a
sboccare
nel
Gattopardo
come
due
fiumi
a
una
foce
;
che
è
,
appunto
,
la
speranza
che
qualcosa
può
mutare
,
nella
vita
,
e
particolarmente
in
Italia
,
ove
le
classi
dirigenti
di
ieri
e
di
oggi
passino
la
mano
o
si
rinnovino
.
La
polemica
,
ora
,
sarà
sul
sapere
se
già
in
Lampedusa
ci
fosse
questa
sotterranea
coscienza
dell
'
esaurimento
storico
di
una
classe
e
di
un
modo
di
vivere
,
o
se
essa
non
fosse
assorbita
in
una
più
generale
atarassia
,
in
un
nichilismo
che
in
ogni
caso
a
noi
sembra
riscattato
da
quella
interiore
dignità
che
al
Lampedusa
scende
direttamente
da
Verga
e
si
innesta
in
un
temperamento
di
stoico
.
Comunque
Visconti
ha
agito
con
una
discrezione
ammirevole
:
egli
ha
lasciato
capire
chiaramente
,
chiudendo
il
film
col
grande
ballo
dell
'
aristocrazia
palermitana
,
che
tutto
Il
Gattopardo
è
a
suo
avviso
il
canto
funebre
intonato
a
un
mondo
in
dissoluzione
,
e
tuttavia
questo
canto
ha
l
'
inflessione
di
un
lamento
,
perché
la
lacrima
che
riga
,
sul
finire
,
il
volto
del
principe
sarà
per
qualcuno
anche
il
simbolo
di
un
dolore
universale
,
del
quale
possono
partecipare
,
senza
perciò
essere
dei
reazionari
,
e
il
principe
di
Salina
e
il
principe
di
Lampedusa
e
chiunque
soffra
nel
vedere
,
sotto
le
belle
spoglie
di
Angelica
e
di
Tancredi
,
gli
arrampicatori
e
gli
opportunisti
:
quanti
,
appunto
,
rendono
amaro
il
vivere
e
vano
il
credere
.
La
malinconia
di
Fabrizio
tocca
il
massimo
dell
'
avvilimento
quando
il
presentimento
della
morte
si
confonde
con
l
'
eco
delle
fucilate
che
hanno
giustiziato
all
'
alba
gli
ex
-
garibaldini
i
quali
hanno
disertato
dall
'
esercito
regolare
per
tornare
con
Garibaldi
poco
dopo
che
Angelica
e
suo
padre
,
lo
strozzino
don
Calogero
,
hanno
fatto
il
loro
ingresso
nella
bella
società
,
e
anche
Tancredi
,
ormai
candidato
alle
elezioni
,
è
entrato
nel
gioco
:
avviandosi
,
seguendo
la
sua
stella
,
verso
la
morte
,
il
principe
di
Salina
cerca
una
ragione
di
perenne
certezza
,
che
la
bellezza
di
Angelica
gli
ha
fatto
intravedere
come
l
'
incarnazione
di
un
ideale
.
In
questa
cronaca
necessariamente
frettolosa
non
racconteremo
il
film
,
che
del
resto
segue
da
vicino
il
romanzo
cominciando
con
la
recita
del
rosario
,
e
prosegue
,
sfoltendo
i
capitoli
,
con
l
'
arruolamento
di
Tancredi
,
il
ritiro
della
famiglia
a
Donnafugata
,
l
'
incontro
con
don
Calogero
,
l
'
amore
tra
Angelica
e
Tancredi
,
il
rifiuto
,
da
parte
del
principe
,
del
seggio
senatoriale
,
e
si
chiude
,
si
è
detto
,
col
ballo
,
dal
quale
il
principe
esce
col
presentimento
della
morte
.
Il
talento
di
Visconti
si
è
esercitato
,
soprattutto
,
nella
prima
parte
in
certi
squarci
di
tumulti
popolari
per
le
vie
,
e
nella
seconda
nella
rappresentazione
del
ballo
.
In
mezzo
,
quello
che
a
nostro
avviso
è
il
tema
toccato
con
maggiore
evidenza
poetica
:
la
fuga
di
Angelica
nelle
stanze
disabitate
del
vecchio
palazzo
.
La
concordanza
fra
motivi
figurativi
e
motivi
psicologici
è
qui
raggiunta
meglio
che
altrove
.
Non
diremmo
infatti
che
,
per
esempio
,
il
disfacimento
sociale
del
ballo
sia
stato
espresso
dal
colore
nella
stessa
misura
in
cui
,
nella
fuga
di
Angelica
,
le
tonalità
degli
abiti
e
delle
pareti
esprimono
l
'
ambiguità
del
personaggio
.
Ma
di
tutto
l
'
uso
del
colore
in
questo
film
bisognerebbe
parlare
a
lungo
:
è
un
fatto
che
a
certi
meravigliosi
brani
paesistici
,
a
certi
bei
ritratti
di
«
uomo
seduto
»
,
Si
alternano
pagine
soltanto
illustrative
.
È
neppure
nel
Gattopardo
Visconti
rinuncia
a
certe
raffinatezze
(
i
veli
gonfiati
dal
vento
)
che
appartengono
alla
parte
più
decorativa
del
suo
ingegno
.
Il
film
ha
anche
altre
cadute
(
a
questo
punto
vogliamo
dire
che
Il
Gattopardo
non
resterà
probabilmente
il
capolavoro
di
Visconti
:
Senso
e
Rocco
hanno
,
a
nostro
avviso
,
ben
altra
robustezza
)
;
delle
lungaggini
nei
dialoghi
,
qualche
punta
di
melodramma
,
certe
risate
che
lacerano
la
nota
intima
del
racconto
,
perfino
qualche
disinvoltura
storica
(
è
molto
improbabile
che
due
fidanzati
come
Angelica
e
Tancredi
,
sulla
metà
dell
'
Ottocento
,
osassero
baciarsi
in
pubblico
con
tanta
passione
)
ma
la
figura
del
principe
di
Salina
è
quasi
perfetta
:
troppo
prepotente
,
già
nel
romanzo
,
per
lasciare
molto
spazio
a
divagazioni
storico
-
critiche
.
E
ancora
una
volta
Visconti
si
è
rivelato
uno
straordinario
direttore
di
attori
.
Alain
Delon
,
nella
parte
di
Tancredi
,
ci
ha
convinti
assai
poco
(
e
così
pure
Reggiani
)
,
ma
tutti
gli
altri
sono
molto
aderenti
all
'
idea
che
dei
personaggi
possono
essersi
fatti
i
lettori
del
Tomasi
.
In
primo
luogo
,
s
'
intende
,
Burt
Lancaster
,
che
nella
parte
di
Fabrizio
si
è
rivelato
una
scelta
eccellente
;
quando
egli
è
presente
,
tutta
la
scena
si
anima
.
Rude
,
ha
saputo
dare
alla
figura
del
principe
morbidezza
e
insieme
fierezza
di
tratti
:
quasi
sempre
egli
impartisce
,
senza
volerlo
,
lezione
di
recitazione
.
Ottimi
sua
moglie
,
impersonata
da
Rina
Morelli
,
'
e
Romolo
Valli
(
don
Pirrone
)
,
Paolo
Stoppa
e
un
don
Calogero
di
impressionante
verità
.
E
Claudia
Cardinale
?
Ecco
:
la
sua
maschera
ha
straordinarie
mutazioni
,
riesce
a
essere
superba
e
dolce
,
ma
qui
ci
è
sembrata
un
po
'
fredda
.
Un
trepido
calore
viene
invece
al
film
dalla
musica
:
un
valzer
inedito
di
Verdi
che
lo
accompagna
come
un
Leitmotiv
.
StampaQuotidiana ,
Le
conseguenze
del
'68
sono
al
governo
ma
comincia
il
'98
.
Popolo
produttivo
in
movimento
.
Da
Modena
i
trattori
gommano
su
Roma
.
In
Veneto
tengono
il
presidio
di
resistenza
.
La
croce
-
simbolo
del
riscatto
per
chi
è
sfruttato
-
nuovamente
e
finalmente
benedice
allevatori
e
contadini
dopo
una
breve
commistione
politica
(
elezioni
del
'96
)
con
chi
li
affama
.
Anche
la
bellissima
e
usurpata
simbologia
dell
'
Ulivo
torna
finalmente
in
mani
legittime
:
chi
produce
veramente
le
olive
protesta
contro
uno
Stato
ulivista
che
impedisce
di
continuare
a
farlo
.
L
'
Ulivo
è
scomparso
dalla
bandiera
della
sinistra
e
vi
resta
solo
l
'
apostrofo
rosso
,
il
travestimento
svelato
.
Gli
artigiani
sono
in
furiosa
mobilitazione
.
I
commercianti
sono
molle
pronte
a
scattare
di
furia
.
In
generale
,
la
gente
dell
'
Iva
è
diventata
popolo
dell
'
ira
.
La
sacrosanta
rabbia
dell
'
onesto
e
laborioso
contro
lo
statalismo
predatorio
.
Qual
è
la
strategia
del
governo
?
Deve
fare
soldi
spremendo
gli
italiani
.
Per
mantenere
il
consenso
politico
attua
un
trattamento
differenziale
nei
confronti
delle
categorie
dei
lavoratori
.
Ferrovieri
,
dipendenti
pubblici
vari
-
in
generale
le
categorie
protette
-
hanno
portato
a
casa
vantaggi
dalla
nuova
finanziaria
.
Altri
,
artigiani
ed
autonomi
,
solo
svantaggi
,
ormai
oltre
il
limite
del
soffocamento
fiscale
con
l
'
aggiunta
del
furto
dei
loro
denari
previdenziali
a
rischio
di
incorporamento
dell
'
INPS
,
buco
rosso
dove
tutto
sparisce
.
I
commercianti
,
pi
,
sono
presi
in
tenaglia
sia
dalle
tasse
sia
da
una
politica
che
massacra
i
consumi
.
Di
fatto
il
governo
ha
premiato
le
categorie
dove
è
più
denso
il
voto
di
sinistra
e
punito
quelle
dove
è
maggioritario
il
popolo
delle
libertà
.
Ma
questo
è
anche
un
messaggio
dissuasivo
.
Vuol
dire
:
le
categorie
che
prometteranno
sostegno
politico
potranno
sperare
di
ridurre
i
danni
o
avere
mezzo
contentino
.
E
per
questo
agisce
in
modo
tale
da
dividere
il
campo
della
protesta
.
Ho
provato
a
fare
un
rapido
calcolo
.
Può
il
governo
trovare
misure
che
soddisfino
almeno
in
parte
le
diverse
categorie
del
popolo
produttivo
che
stanno
protestando
?
La
risposta
è
no
.
Può
solo
limare
qualche
misura
per
soddisfare
una
categoria
specifica
in
modo
tale
da
rompere
l
'
eventuale
fronte
rivoluzionario
.
Fate
anche
voi
i
conti
e
otterrete
il
seguente
risultato
.
Per
dare
a
ogni
categoria
produttiva
la
possibilità
di
migliorare
le
proprie
condizioni
oppure
di
evitare
danni
fatali
,
il
governo
dovrebbe
fare
quattro
cose
:
a
)
meno
tasse
,
più
o
meno
la
metà
di
quelle
attuali
per
le
imprese
,
il
che
significa
ridurre
la
spesa
pubblica
e
la
protezione
speciale
dei
lavoratori
garantiti
,
che
per
lo
più
,
votano
a
sinistra
;
b
)
più
libertà
auto
-
organizzativa
sia
per
le
categorie
che
per
i
singoli
operatori
individuali
;
c
)
stile
di
governo
più
flessibile
come
capacità
di
differenziare
le
leggi
in
base
alla
natura
specifica
della
situazione
che
si
vuole
regolare
;
d
)
revisione
dei
regolamenti
europei
per
adattarli
alle
esigenze
dei
produttori
italiani
.
L
'
attuale
governo
non
è
in
grado
di
fare
queste
azioni
in
quanto
implicherebbe
l
'
abbandono
della
rappresentanza
degli
interessi
del
popolo
assistito
e
un
conflitto
totale
con
i
sindacati
.
Inoltre
,
questo
è
un
governo
che
non
ha
credibilità
e
volontà
per
rinegoziare
alcunché
del
regime
europeo
.
In
sintesi
,
le
singole
categorie
produttive
non
possono
trovare
alcuna
soddisfazione
da
questo
governo
.
O
lo
buttano
giù
o
tornano
a
casa
a
mani
vuote
.
Certo
,
il
governo
è
interessato
a
calmare
le
acque
perché
sa
che
di
fronte
a
una
mobilitazione
generale
dei
produttivi
non
resisterebbe
un
secondo
al
potere
.
Quindi
,
sicuramente
,
cercherà
di
soddisfare
parzialmente
le
richieste
di
una
o
due
categorie
per
rompere
il
fronte
e
farà
promesse
alle
altre
in
attesa
che
si
stanchino
e
tornino
a
casa
Chi
guida
la
protesta
di
ogni
categoria
ha
due
scelte
:
1
)
tira
la
mobilitazione
sperando
di
essere
quella
che
becca
soddisfazione
,
differenziandosi
dalle
altre
;
2
)
capisce
che
il
governo
ha
un
limite
assoluto
nel
soddisfare
i
produttivi
e
tira
la
mobilitazione
con
la
finalità
di
buttare
giù
governo
stesso
e
sistema
.
So
che
è
una
decisione
non
facile
per
i
singoli
gruppi
.
La
seconda
opzione
esce
dal
mandato
di
rappresentanza
degli
interessi
tecnici
degli
associati
di
categoria
.
Ma
,
ripeto
,
la
situazione
è
tale
per
cui
o
si
decide
così
o
non
si
porta
a
casa
niente
.
E
il
problema
generale
per
tutti
gli
Italiani
è
che
se
chi
produce
ricchezza
è
impedito
nel
farlo
,
allora
tutto
il
Paese
va
a
rischio
.
È
proprio
l
'
eccezionalità
della
situazione
di
un
governo
che
uccide
sistematicamente
a
creazione
della
ricchezza
che
impone
una
scelta
fuori
dell
'
ordinario
ai
diversi
gruppi
del
popolo
produttivo
.
E
va
aggiunto
che
i
partiti
che
dovrebbero
rappresentare
in
forma
politica
gli
interessi
produttivi
stanno
fermi
.
Le
categorie
devono
fare
anche
il
lavoro
che
la
politica
non
sta
facendo
.
Per
questo
non
è
affatto
poesia
della
rivoluzione
chiedere
alle
categorie
in
mobilitazione
(
e
alle
altre
,
tipo
gli
industriali
)
di
unirsi
per
ottenere
un
obiettivo
politico
comune
,
quello
detto
sopra
,
nei
quattro
punti
.
Se
così
,
allora
sarà
'98
,
ma
questa
volta
blu
.
StampaQuotidiana ,
L
'
infanzia
di
Ivan
giunge
a
proposito
per
farci
toccare
con
mano
il
significato
del
congelamento
reimposto
da
Mosca
a
scrittori
e
registi
.
Andrej
Tarkovskij
,
autore
del
film
che
vinse
a
Venezia
il
«
Leone
d
'
oro
»
,
è
fra
gli
artisti
sospettati
recentemente
di
eccessive
simpatie
per
l
'
Occidente
,
di
compiacimenti
formalistici
e
di
compromissioni
con
le
ideologie
piccolo
-
borghesi
,
rivelate
dal
suo
disimpegno
nei
confronti
del
realismo
socialista
.
Rimproveri
che
già
gli
.
erano
stati
mossi
all
'
uscita
del
film
,
sia
in
Russia
sia
da
una
parte
della
critica
comunista
italiana
,
ma
dai
quali
Tarkovskij
era
stato
scagionato
,
fra
i
primi
,
da
Sartre
in
una
lunga
lettera
a
l
'
Unità
.
Si
tratta
,
in
sostanza
,
della
frangia
di
una
antica
polemica
sovietica
,
che
risale
almeno
agli
anni
Trenta
:
il
cinema
ha
da
essere
poesia
o
prosa
?
Per
avere
scelto
la
poesia
,
Tarkovskij
è
ora
sospettato
di
tiepidezza
ideologica
.
In
realtà
,
come
dicemmo
parlando
del
film
da
Venezia
,
questo
giovane
regista
inserisce
l
'
ideologia
in
una
più
ampia
meditazione
sulla
condizione
dell
'
uomo
.
Condannare
L
'
infanzia
di
Ivan
perché
il
dodicenne
protagonista
del
film
è
privo
di
consapevolezza
patriottica
,
equivale
ancora
una
volta
a
strumentalizzare
la
coscienza
.
Il
senso
poetico
dell
'
opera
consiste
invece
nel
denunciare
il
male
della
guerra
senza
tener
conto
che
si
tratti
di
una
guerra
giusta
o
ingiusta
.
Siamo
tutti
abbastanza
maturi
per
essere
convinti
che
non
esistono
guerre
giuste
,
e
che
esse
rappresentano
in
ogni
caso
,
come
dice
Sartre
,
le
«
perdite
secche
»
della
storia
.
Vedete
il
caso
di
Ivan
(
interprete
l
'
ottimo
Kolja
Burljaev
.
I
tedeschi
gli
hanno
distrutto
la
famiglia
,
sul
muro
di
una
cella
ha
letto
l
'
ultimo
appello
lanciato
da
un
gruppo
di
giovani
russi
condannati
a
morte
:
«
Vendicateci
»
.
Lo
choc
,
per
lui
,
è
stato
durissimo
.
Solo
al
mondo
,
ha
maturato
in
cuore
l
'
odio
e
la
vendetta
,
che
tuttavia
coesistono
con
slanci
e
turbamenti
infantili
:
il
bisogno
di
braccia
che
lo
stringano
,
la
sicurezza
che
nulla
cambierà
ormai
nella
sua
vita
,
la
convinzione
che
gli
adulti
mantengono
le
promesse
.
La
guerra
gli
si
configura
come
un
impegno
d
'
onore
,
una
prova
di
coraggio
,
e
insieme
ancora
come
un
gioco
,
un
'
avventura
in
cui
poter
sfrenare
il
rancore
sorto
inavvertitamente
verso
chi
gli
ha
tolto
le
care
immagini
della
famiglia
,
i
sorrisi
dell
'
infanzia
.
La
sua
nuova
famiglia
saranno
tre
soldati
di
prima
linea
.
È
così
fermo
nei
suoi
propositi
,
e
mostra
una
tale
maturità
,
questo
Ivan
,
che
essi
non
hanno
la
forza
di
mandarlo
a
scuola
.
L
'
hanno
tentato
ma
è
fuggito
.
Del
resto
ha
già
dato
informazioni
preziose
come
esploratore
:
ancora
una
missione
,
e
poi
il
ragazzo
,
sarà
ritirato
dal
fronte
.
L
'
avvicinamento
alle
linee
nemiche
avviene
in
un
'
alba
livida
,
in
una
foresta
allagata
,
sotto
gli
alberi
illuminati
dai
razzi
che
solcano
il
cielo
come
stelle
filanti
.
Ma
al
bambino
nulla
,
ormai
,
parla
più
dell
'
infanzia
:
lungo
il
cammino
vede
impiccati
i
due
soldati
che
erano
venuti
a
cercarlo
,
muore
uno
dei
suoi
amici
,
l
'
insidia
nemica
lo
sovrasta
e
lo
esalta
.
I
suoi
compagni
non
sapranno
se
Ivan
è
riuscito
a
compiere
la
missione
.
Soltanto
a
guerra
finita
,
nella
sede
della
polizia
segreta
a
Berlino
,
si
troverà
la
fotografia
del
ragazzo
tra
i
fascicoli
dei
civili
eliminati
dai
tedeschi
.
E
tuttavia
Ivan
avrebbe
potuto
essere
diverso
.
Un
'
infanzia
felice
,
fra
le
braccia
della
madre
,
fra
i
giochi
dei
compagni
,
poteva
essergli
conservata
.
Raccontando
'
a
ritroso
,
con
le
sequenze
dei
sogni
di
Ivan
,
quello
che
la
guerra
ha
tolto
al
ragazzo
,
Tarkovskij
ha
descritto
il
paradiso
giustapponendolo
all
'
inferno
.
Ne
è
uscita
una
sintesi
poetica
dolente
ma
calda
di
speranza
;
che
i
bambini
restino
bambini
,
e
crescano
uomini
,
non
fucilati
fin
dall
'
infanzia
.
Tessuta
con
molta
finezza
,
in
un
contrappunto
di
realismo
(
fino
a
inserire
brani
di
documentario
sulla
fine
della
guerra
)
e
di
sogno
:
i
flash
backs
che
nel
corso
del
film
strappano
Ivan
alla
sua
condizione
di
dolore
e
di
nevrastenia
,
e
lo
riconducono
alle
soavità
dell
'
infanzia
,
le
tenerezze
della
madre
,
le
corse
sulla
riva
del
mare
.
Nell
'
uno
e
nell
'
altro
caso
il
regista
si
è
giovato
di
una
tecnica
molto
raffinata
,
che
amalgama
con
originalità
i
disparati
echi
culturali
(
dal
cinema
espressionista
tedesco
negli
interni
ai
decadentisti
francesi
fino
a
Resnais
)
.
Contrapporre
l
'
oscuro
sfondo
della
guerra
alla
luminosità
delle
memorie
felici
era
molto
difficile
.
Tarkovskij
ci
è
riuscito
quasi
sempre
sospendendo
anche
la
realtà
più
cruda
in
una
luce
rarefatta
,
nella
quale
Ivan
vede
le
cose
e
gli
uomini
come
in
una
continua
scoperta
della
fantasia
.
Di
fronte
ai
valori
puramente
visivi
del
film
,
il
racconto
passa
in
seconda
linea
,
e
denuncia
qualche
inflessione
pascoliana
.
Ma
non
diremmo
superflua
l
'
aggiunta
,
a
quella
di
Ivan
,
di
un
'
altra
piccola
storia
:
il
fiorire
e
lo
spegnersi
improvviso
dell
'
amore
in
una
infermiera
per
un
capitano
che
la
porta
nel
bosco
;
un
tocco
che
ripete
,
con
diverso
pedale
,
il
motivo
conduttore
:
la
crudeltà
della
guerra
,
che
come
ha
distrutto
la
personalità
del
ragazzo
,
seminandogli
nel
cuore
sentimenti
da
adulto
,
così
ha
soffocato
quell
'
aurora
di
incertezza
amorosa
che
spuntava
in
una
giovane
donna
di
vent
'
anni
.
E
anche
in
questo
caso
la
mano
di
Tarkovskij
è
così
delicata
che
accusarlo
di
formalismo
ci
sembra
immeritato
.
In
realtà
questo
giovane
regista
ha
la
sobrietà
di
un
poeta
che
esprime
attraverso
le
immagini
una
sua
tenue
ma
schietta
ispirazione
.
Se
esse
sono
talvolta
troppo
eleganti
,
non
perciò
mancano
di
espressività
lirica
.
Parleremmo
di
decorativismo
se
i
paesaggi
,
í
giochi
di
luce
,
avessero
soltanto
un
'
evidenza
figurativa
,
come
accade
in
Mamma
Roma
e
non
,
come
qui
,
sostanza
di
stati
d
'
animo
.
È
indubitabile
che
il
pericolo
di
Tarkovskij
è
uno
stucchevole
sensibilismo
,
ma
è
intempestivo
muovergli
quest
'
accusa
per
un
film
nel
quale
il
poeticismo
è
intrinseco
alla
natura
dei
due
personaggi
.
Invece
importa
rilevare
quanto
Tarkovskij
proceda
rispetto
anche
a
Quando
volano
le
cicogne
e
a
Pace
a
chi
entra
:
il
lirismo
,
in
questo
regista
,
galoppa
verso
il
totale
assorbimento
della
tematica
ideologica
(
e
fa
intuire
che
il
migliore
cinema
sovietico
potrà
domani
risolverla
tutta
in
poesia
.
Né
perciò
,
è
ovvio
,
la
svuoterà
;
al
più
,
potrà
darci
una
poesia
molto
intellettualizzata
)
.
L
'
eleganza
formale
,
applicata
soprattutto
al
paesaggio
,
è
d
'
altronde
l
'
implicita
risposta
di
un
regista
moderno
,
che
guardando
indietro
,
al
recente
passato
del
suo
Paese
,
ha
ragione
di
preferire
la
compagnia
di
artisti
giovani
e
inquieti
a
quella
degli
accademici
illustratori
di
gesta
proletarie
.
Tarkovskij
scegliendo
la
via
dei
sentimenti
,
e
tuttavia
imboccandola
con
pudore
(
egli
stesso
ha
criticato
l
'
enfasi
di
Evtusenko
)
,
ha
toccato
più
di
quanto
forse
non
creda
una
corda
dalle
lunghe
risonanze
,
in
Oriente
e
in
Occidente
.
Vengono
i
brividi
a
pensare
che
un
film
come
L
'
infanzia
di
Ivan
possa
aver
provocato
,
in
Russia
,
polemiche
sul
suo
contenuto
.
È
vero
che
c
'
è
sempre
chi
odia
il
cuore
dell
'
uomo
,
e
disprezza
la
grazia
.
StampaQuotidiana ,
"
La
sinistra
sia
inflessibile
"
.
Questo
il
titolo
di
un
articolo
a
firma
Michele
Salvati
e
Guido
Martinotti
,
ieri
pubblicato
dall
'
Unità
.
Interessante
.
La
tesi
degli
autori
è
che
le
leggi
vanno
rispettate
sempre
e
comunque
.
Se
si
tratta
di
leggi
sbagliate
,
esse
vanno
cambiate
e
migliorate
ma
,
nel
frattempo
,
bisogna
osservarle
rigorosamente
.
Sembra
di
rileggere
qualche
francese
di
tempo
addietro
:
"
Noi
parleremo
sempre
contro
le
leggi
cattive
,
sino
a
che
esse
siano
riformate
e
,
in
attesa
di
ciò
,
vi
staremo
ciecamente
soggetti
"
.
Ottimo
.
Non
si
è
più
d
'
accordo
con
i
due
articolisti
dell
'
Unità
,
invece
,
laddove
essi
indicano
le
ragioni
,
i
fatti
per
cui
,
in
Italia
,
governerebbe
un
'
impostazione
di
segno
opposto
,
per
la
quale
leggi
e
regole
sarebbero
come
dimenticate
e
suscettibili
di
qualsiasi
frustrazione
.
Il
che
avverrebbe
,
per
Martinetti
-
Salvati
,
non
solo
in
funzione
di
una
diffusa
e
ormai
tollerata
abitudine
all
'
illegalità
bensì
anche
,
e
più
efficacemente
,
a
causa
di
"
una
campagna
di
aggressione
e
delegittimazione
nei
confronti
di
coloro
che
sono
chiamati
a
far
rispettare
la
legge
"
.
E
i
responsabili
di
una
tal
campagna
aggressiva
-
capace
di
devastare
giurisdizione
e
legalità
-
sarebbero
,
opportunamente
citati
alla
rinfusa
,
Sgarbi
,
Berlusconi
,
il
cardinale
Giordano
,
Totò
Riina
...
E
bisognerebbe
meditare
,
a
questo
proposito
,
su
un
paio
di
questioncelle
.
Esiste
indubbiamente
,
nel
cosiddetto
dibattito
sulla
giustizia
,
una
sorta
di
contraddittorio
extraprocesuale
fra
cittadini
(
eventualmente
imputati
)
e
magistrati
(
che
davvero
non
si
astengono
dal
lasciarsi
andare
a
scompostezze
magari
colorite
,
ma
tanto
più
gravi
dal
punto
di
vista
istituzionale
)
.
Solo
che
il
cittadino
(
eventualmente
imputato
)
e
il
magistrato
non
stanno
sullo
stesso
piano
:
perché
il
primo
parla
in
nome
di
un
diritto
di
libertà
,
mentre
il
secondo
in
nome
del
poterla
reprimere
.
Riesce
qualcuno
,
di
grazia
,
a
comprendere
la
differenza
?
Ma
la
questione
vera
è
poi
quest
'
altra
:
che
la
legge
,
in
Italia
,
è
stata
violentata
anche
-
direi
soprattutto
-
col
concorso
di
quella
sinistra
da
cui
ora
si
pretende
inflessibilità
.
Né
ci
si
ricorda
di
mobilitazioni
editoriali
a
denuncia
dei
tanti
stupri
di
legge
e
legalità
di
cui
si
è
avuto
drammatico
conto
ancora
negli
ultimi
mesi
e
anni
.
Non
sono
tra
quelli
,
si
badi
,
che
imputa
alla
esclusiva
responsabilità
delle
cosiddette
sinistre
l
'
erosione
forse
ormai
definitiva
del
valore
della
legge
.
Altrove
c
'
è
stata
,
almeno
,
inerzia
e
trascuratezza
.
Ma
la
sinistra
e
i
due
articolisti
che
a
essa
si
rivolgono
che
cosa
pensano
di
una
Corte
costituzionale
che
ha
fatto
letteralmente
strage
delle
regole
di
attribuzione
dei
poteri
,
usurpando
una
funzione
(
quella
legislativa
)
che
il
nostro
ordinamento
attribuisce
ad
altro
organo
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
Sgarbi
?
Che
cosa
pensano
di
certi
cosiddetti
giudici
che
hanno
letteralmente
privato
il
popolo
italiano
di
uno
dei
due
voti
,
quello
referendario
,
costituzionalmente
previsti
e
attribuiti
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
Berlusconi
?
Che
cosa
pensano
di
un
Presidente
della
Repubblica
che
si
sottrae
a
quella
Costituzione
che
lo
vorrebbe
immediatamente
processato
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
il
cardinal
Giordano
?
Che
cosa
pensano
di
un
manipolo
di
magistrati
che
insorge
e
istiga
all
'
insurrezione
contro
gli
atti
del
governo
e
del
Parlamento
?
É
sì
o
no
violazione
della
legalità
,
questa
?
E
chi
ne
è
responsabile
?
Da
noi
in
Italia
la
legge
non
ha
valore
non
perché
il
Polo
o
Sgarbi
o
altri
"
attaccano
i
giudici
"
,
ma
perché
una
certa
cultura
e
pratica
del
potere
(
quelle
a
cui
fa
l
'
appello
l
'
articolo
dell
'
Unità
)
l
'
hanno
abolita
e
sostituita
con
un
'
altra
,
la
cosiddetta
"
legge
materiale
"
.
In
Italia
la
legalità
è
compromessa
perché
è
violata
da
quei
medesimi
che
dovrebbero
produrla
,
osservarla
,
applicarla
,
tutelarla
:
Il
Parlamento
,
il
governo
,
il
Presidente
della
Repubblica
,
La
Corte
costituzionale
,
la
magistratura
.
Questi
sono
i
responsabili
.
Questi
gli
attentatori
.
Questi
i
traditori
.
Questi
i
delegittimatori
.
E
non
metaforicamente
ma
"
tecnicamente
"
.
Non
per
"
opinione
"
di
chi
scrive
,
ma
per
la
"
legge
che
esiste
"
.
Ma
non
tutte
le
leggi
sono
uguali
,
evidentemente
.
Né
meritevoli
di
applicazione
"
inflessibile
"
.
StampaQuotidiana ,
L
'
ape
regina
è
un
curioso
film
,
nato
dall
'
impasto
fra
il
cattolicesimo
inquieto
di
Goffredo
Parise
(
del
quale
è
l
'
idea
,
e
che
con
il
regista
e
Azcona
ha
collaborato
alla
sceneggiatura
)
e
l
'
impegno
cronachistico
e
ironico
di
un
discepolo
del
realismo
,
che
ama
esercitare
il
proprio
gusto
deformante
sull
'
ambiente
della
media
borghesia
.
Ambedue
sembrano
voler
individuare
certi
punti
deboli
del
costume
contemporaneo
,
in
ogni
caso
riferibili
a
una
carenza
di
libera
disponibilità
umana
per
la
pressione
che
sugli
istituti
e
gli
individui
esercitano
la
tradizione
e
il
conformismo
;
ma
poiché
i
loro
interessi
sono
di
natura
assai
diversa
,
Parise
assumendo
la
«
denuncia
»
in
un
clima
di
poetica
amarezza
,
Ferreri
soprattutto
divertendosi
nel
guardare
,
riferire
e
ingigantire
con
un
sorrisetto
sardonico
a
mezza
bocca
,
il
film
non
raggiunge
quell
'
unità
morale
ed
estetica
cui
certamente
mirava
,
e
che
peraltro
si
deve
dire
altri
vi
trovano
,
tanto
è
vero
che
L
'
ape
regina
è
uno
dei
film
invitati
a
rappresentare
l
'
Italia
al
prossimo
Festival
di
Cannes
:
con
tanti
auguri
.
Il
film
è
gradevole
,
per
la
comicità
delle
situazioni
,
il
sarcasmo
con
cui
descrive
una
famiglia
clericale
romana
,
tutta
fatta
di
donne
(
l
'
unico
uomo
è
un
mezzo
epilettico
;
ce
n
'
è
un
altro
,
l
'
attore
Majeroni
,
ma
è
truccato
da
zia
)
,
imparentata
con
un
parroco
,
amica
di
frati
e
di
suore
,
per
la
pittura
di
un
ambiente
bigotto
in
cui
viene
a
trovarsi
Alfonsino
,
un
commerciante
sui
40
anni
che
sposa
Regina
,
il
casto
fiore
che
la
famiglia
ha
allevato
nella
devozione
e
nel
rispetto
per
i
principi
cattolici
.
È
indubbiamente
divertente
per
i
rapidi
sviluppi
della
vicenda
,
che
vede
Alfonsino
trascinato
alla
tomba
dall
'
insaziabile
mogliettina
,
la
quale
,
ovunque
e
in
ogni
momento
,
lo
prende
d
'
assalto
perché
assolva
i
propri
doveri
coniugali
,
e
si
frena
soltanto
quando
il
fuco
Alfonsino
l
'
ha
fecondata
,
e
allora
,
considerando
esaurita
la
funzione
matrimoniale
,
lo
lascia
in
un
canto
,
dove
il
poverino
,
esausto
,
si
spegne
alla
vigilia
della
nascita
del
bambino
.
Gradevole
e
divertente
,
ripetiamo
:
non
molto
di
più
.
Non
quella
chiara
polemica
contro
l
'
istituto
matrimoniale
cattolico
,
giudicato
arcaico
,
che
il
film
forse
si
riprometteva
,
e
che
la
censura
credette
di
trovarvi
,
né
un
'
accigliata
presa
di
posizione
contro
la
morale
sessuale
corrente
.
In
Regina
,
così
come
ce
la
dipinge
il
film
,
noi
non
abbiamo
trovato
i
segni
d
'
una
morale
cattolica
tinta
di
Medioevo
:
il
fatto
che
,
concepito
il
suo
bambino
,
non
abbia
più
tanta
voglia
di
dormire
col
marito
,
appartiene
a
un
quadro
psicologico
femminile
in
cui
il
cattolicesimo
c
'
entra
poco
.
E
che
poi
releghi
Alfonsino
in
una
cameretta
non
è
un
gran
delitto
di
ipocrisia
da
imputare
soltanto
alle
ex
-
figlie
di
Maria
.
Vogliamo
dire
che
la
morale
moderna
e
laica
del
film
è
un
po
'
tirata
per
i
capelli
.
Più
efficace
,
sebbene
un
po
'
ovvia
,
è
la
lezione
che
se
ne
ritrae
sulla
tendenza
di
certe
donne
a
inghiottire
il
marito
,
e
a
sostituirvisi
anche
negli
affari
:
ma
su
ciò
gli
esempi
più
clamorosi
vengono
ancora
dalla
civiltà
americana
.
È
la
sorte
,
questa
di
voler
dire
troppo
,
di
ogni
pellicola
che
forza
la
mano
a
ogni
regista
che
sopravvaluti
la
propria
vocazione
narrativa
,
che
in
Ferreri
è
autentica
,
e
che
raggiunge
i
propri
effetti
migliori
nel
descrivere
gli
ambienti
,
nel
tratteggiare
ritratti
,
nel
riprodurre
la
realtà
forzandola
fino
al
paradosso
,
anziché
nel
penetrarne
le
ragioni
storiche
e
nel
trarne
originali
conclusioni
sul
terreno
della
critica
di
costume
.
Dibattuto
,
reduce
dalla
Spagna
in
cui
per
El
pisito
e
Los
chicos
ebbe
altri
guai
con
la
censura
,
fra
il
desiderio
di
affrontare
temi
coraggiosi
,
moderni
,
come
appunto
il
matrimonio
nella
società
contemporanea
,
e
la
necessità
di
seguire
il
proprio
temperamento
di
colorista
incline
al
grottesco
,
Ferreri
ci
ha
dato
un
film
in
cui
la
sua
maturità
di
artista
,
cresciuta
su
un
innesto
fra
Zavattini
e
Berlanga
,
e
ormai
avviata
dopo
El
cochecito
su
un
autonomo
cammino
di
umorista
derisorio
,
ha
di
gran
lunga
la
meglio
,
per
fortuna
,
sul
fustigatore
,
lievemente
snobistico
,
dei
costumi
contemporanei
.
Egli
vuole
offrire
un
ritratto
critico
della
società
,
ma
la
sua
indole
lo
porta
al
di
là
della
satira
,
in
una
zona
assurda
e
rarefatta
in
cui
può
cogliere
frutti
più
sostanziosi
.
Marina
Vlady
,
l
'
ape
che
consuma
il
suo
maschio
,
è
molto
bella
e
recita
con
duttilità
;
Ugo
Tognazzi
,
in
sordina
,
fa
benissimo
la
parte
un
po
'
grigia
dell
'
uomo
medio
che
ha
rinnegato
il
suo
passato
di
ganimede
per
avviarsi
alla
vecchiaia
al
fianco
di
una
moglie
affettuosa
,
e
si
trova
invece
vittima
di
un
matriarcato
soffocante
.
Al
loro
fianco
,
assai
scialbo
,
Riccardo
Fellini
,
fratello
di
Federico
,
che
si
prepara
a
sua
volta
alla
regia
,
e
qualche
buon
caratterista
.
StampaQuotidiana ,
Ecco
,
sulle
ali
tenebrose
degli
Uccelli
,
spiccare
il
volo
il
Festival
di
Cannes
.
Più
che
un
volo
,
un
turbine
,
un
risucchio
d
'
aria
in
tempesta
,
soffiata
da
un
Eolo
mattacchione
che
si
diverte
a
metter
paura
agli
ometti
con
la
coscienza
sporca
,
i
quali
si
aspettano
da
un
momento
all
'
altro
un
cataclisma
,
e
si
compiacciono
di
vestire
il
proprio
complesso
di
colpa
con
l
'
abito
dell
'
angoscia
nucleare
.
Non
prenderemo
troppo
sul
serio
la
simbologia
dell
'
ultimo
film
di
Hitchcock
;
che
la
morte
debba
venire
dal
cielo
è
una
vecchia
idea
della
umanità
.
Già
qualche
anno
prima
dell
'
atomica
i
cavernicoli
spaurivano
dei
fulmini
,
e
la
fantascienza
ha
fatto
il
resto
.
Il
nuovo
,
semmai
,
e
la
nota
sarcastica
del
film
,
è
questo
grande
dolore
dato
ai
poeti
arcadici
:
generazioni
di
versificatori
si
rivoltano
nella
tomba
vedendo
la
caricatura
che
Hitchcock
ha
fatto
dei
loro
passerotti
mansueti
dai
trilli
argentini
,
trasformati
in
corvi
e
gabbiani
che
,
furie
scatenate
,
scendono
all
'
assalto
dell
'
umanità
,
il
becco
pronto
a
colpire
,
le
zampe
a
sbranare
,
le
ali
tese
come
dischi
volanti
,
l
'
odiosa
pupilla
eccitata
dal
sangue
delle
vittime
.
La
favola
,
raccontata
a
veglia
ai
soliti
ragazzini
che
il
«
mago
del
brivido
»
ama
figurarsi
appollaiati
sui
suoi
ginocchi
,
aggrappati
alla
rassicurante
bonomia
di
questo
vecchio
zio
bizzarro
,
si
ispira
a
un
racconto
di
Daphne
du
Maurier
,
che
già
Hitchcock
aveva
compreso
nell
'
antologia
dei
suoi
terrori
preferiti
.
Un
po
'
mutato
nell
'
ambientazione
rispetto
al
racconto
,
il
film
vorrebbe
essere
'
soprattutto
un
«
crescendo
»
di
incubi
,
nel
quale
taluno
possa
trovare
anche
un
sottofondo
di
critica
sociale
,
o
almeno
un
'
allegoria
della
cecità
degli
uomini
,
i
quali
si
ostinano
a
non
credere
al
pericolo
che
li
sovrasta
.
La
protagonista
,
è
vero
,
è
una
ragazza
viziata
,
Melanie
,
figlia
del
direttore
d
'
un
giornale
,
ignara
delle
difficoltà
e
dei
dolori
della
vita
.
A
lei
tocca
la
prima
beccata
mentre
attraversa
un
golfo
(
siamo
a
cento
chilometri
da
San
Francisco
)
per
andare
a
portare
due
pappagallini
a
Mitch
,
un
giovanotto
che
non
le
dispiace
.
Ma
poi
la
rivolta
degli
uccelli
investe
ricchi
e
poveri
,
uomini
donne
e
bambini
:
è
una
vendetta
che
non
compie
discriminazioni
,
fatale
come
la
tragedia
.
La
ruota
si
mette
in
movimento
lentamente
,
e
poi
corre
all
'
impazzata
:
prima
i
gabbiani
attaccano
i
bambini
,
poi
i
fringuelli
entrano
in
casa
dalla
cappa
del
camino
e
si
lanciano
.
sugli
adulti
,
poi
ancora
tocca
ai
cittadini
,
infine
i
corvi
seminano
la
disperazione
nel
villaggio
,
ostacolando
le
operazioni
di
spengimento
d
'
un
incendio
,
costringendo
gli
uomini
a
barricarsi
nelle
stanze
e
restando
minacciosamente
in
agguato
intorno
alla
scuola
e
alle
case
.
Quando
ci
si
aspetta
che
tutti
soccombano
,
la
furbizia
di
Mitch
riesce
a
mettere
in
salvo
i
protagonisti
,
con
una
fuga
in
automobile
.
Gli
uccelli
,
trionfanti
,
si
installano
nel
quartiere
,
ma
non
si
capisce
bene
con
che
frutto
.
Gli
ingredienti
della
paura
ci
sarebbero
tutti
:
il
sangue
,
l
'
ansia
collettiva
,
i
bambini
,
un
«
flirt
»
che
rischia
di
essere
travolto
nell
'
orrore
,
e
la
presenza
ossessiva
di
un
reale
trasfigurato
nel
terrore
d
'
un
irreale
che
ha
preso
corpo
nelle
sagome
nere
degli
uccelli
.
Gran
cuciniere
,
Hitchcock
ha
dosato
la
ricetta
cercando
di
portare
fino
allo
spasimo
le
sue
qualità
pirotecniche
di
effettista
.
Aiutato
dal
cinemascope
,
da
speciali
effetti
sonori
elettronici
,
dalla
sua
consueta
maestria
tecnica
,
dalla
bella
fotografia
a
colori
di
Robert
Burks
,
ci
ha
dato
un
film
nel
quale
sempre
ci
si
aspetta
che
il
peggio
abbia
ancora
da
venire
,
dando
perciò
corpo
,
se
volete
,
a
qualche
terrore
dell
'
epoca
;
ma
la
macchina
commerciale
è
troppo
scoperta
perché
Gli
uccelli
assuma
il
significato
di
un
monito
,
fosse
pure
soltanto
diretto
ai
cacciatori
domenicali
che
fanno
strazio
di
lodole
.
I
valori
plastici
del
film
,
quei
grappoli
neri
sui
fili
,
i
tetti
,
le
antenne
,
quegli
assalti
a
becco
teso
sono
fine
a
se
stessi
,
non
diventano
elementi
figurativi
di
un
diluvio
universale
,
anche
se
l
'
emozione
che
suscitano
è
,
nella
sfera
del
gusto
,
talvolta
assai
forte
.
Minori
dell
'
attesa
sono
dunque
i
brividi
,
e
perché
il
trucco
delle
immagini
sovrapposte
è
spesso
visibile
,
e
perché
un
elemento
puramente
fantastico
,
appunto
la
rivolta
dei
pennuti
,
è
meccanicamente
giustapposto
a
elementi
psicologici
,
squisitamente
umani
,
proprio
non
omogenei
:
e
ciò
rende
ibrido
tutto
il
film
,
isolando
i
momenti
della
paura
in
una
zona
troppo
lontana
dal
verosimile
.
Il
regista
vorrebbe
forse
far
pensare
a
un
rapporto
fra
la
egoistica
solitudine
in
cui
si
dibatte
la
madre
di
Mitch
,
una
vedova
che
non
vuole
restare
senza
un
uomo
in
casa
,
la
galanteria
di
suo
figlio
,
la
fatuità
di
Melanie
,
la
cattiva
coscienza
dell
'
umanità
del
villaggio
da
una
parte
,
e
il
turbine
giustiziere
degli
uccelli
dall
'
altra
.
E
per
converso
contrapporvi
una
maestra
che
ha
sacrificato
la
propria
vita
per
restare
vicina
al
vanamente
amato
Mitch
e
s
'
immola
per
salvarne
la
sorellina
,
e
i
due
pappagallini
rimasti
in
gabbia
inoffensivi
.
Ma
tutto
il
retroscena
sentimentale
resta
una
grossa
zeppa
,
che
come
ritarda
,
con
lungaggini
non
sempre
sopportabili
,
il
progresso
della
tragedia
,
così
non
basta
a
fare
commedia
.
Ci
sono
almeno
tre
quarti
d
'
ora
,
dall
'
inizio
,
in
cui
le
uniche
cose
da
godere
sono
il
paesaggio
e
la
pelliccia
di
Melanie
.
Nessuno
pretenderà
che
consideriamo
un
sinistro
preannuncio
il
fatto
che
la
bionda
è
mancina
.
Il
pezzo
forte
del
film
,
gli
attacchi
degli
uccelli
alla
casa
di
Mitch
,
viene
dopo
che
la
tensione
,
andando
troppo
per
le
lunghe
,
negli
spettatori
meno
pazienti
si
è
allentata
,
e
la
psicosi
dell
'
angoscia
si
è
spenta
in
un
fiacco
sorriso
.
Quanto
agli
attori
,
si
ammira
la
bellezza
della
nuova
scoperta
di
Hitchcock
,
un
'
indossatrice
bionda
e
con
gli
occhi
verdi
:
quella
«
Tippi
»
Hedren
che
egli
ha
trovato
alla
TV
,
un
volto
imparentato
con
quello
di
Grace
Kelly
,
ma
scarsamente
espressivo
.
Convenzionale
la
recitazione
di
Rod
Taylor
e
degli
altri
.
Gli
uccelli
ammaestrati
ne
escono
meglio
.
La
vera
curiosità
che
ci
resta
è
di
sapere
quali
sono
i
criteri
della
loro
tattica
,
perché
fra
le
varie
ondate
lasciano
degli
intervalli
che
consentono
agli
uomini
di
fuggire
a
San
Francisco
.
Farà
parte
,
anche
questo
,
della
strategia
del
rinvio
,
o
è
il
segno
che
nonostante
tanta
ferocia
hanno
un
cervello
da
uccellino
?