StampaQuotidiana ,
Consentiamo
pienamente
nell
'
articolo
che
Arnaldo
Mussolini
ha
pubblicato
sui
Popolo
d
'
Italia
.
Già
,
nei
giorni
scorsi
,
una
chiarificazione
,
e
non
una
polemica
,
avvenuta
su
queste
colonne
tra
Ugo
d
'
Andrea
e
Umberto
Guglielmotti
,
ci
ha
fatto
,
diciamo
così
,
anticipare
il
nostro
consenso
alle
osservazioni
chiare
e
tranquille
del
direttore
del
giornale
fascista
.
Noi
infatti
,
pur
non
facendo
alcuna
confusione
,
come
quella
di
cui
giustamente
si
lamenta
l
'
on
.
Bottai
nella
lettera
che
più
oltre
pubblichiamo
,
indicavamo
nettamente
il
pericolo
e
il
danno
di
una
polemica
che
,
partendo
da
posizioni
dottrinali
e
meritevoli
senza
dubbio
di
esame
,
per
il
momento
,
per
il
modo
e
per
inevitabili
inserzioni
deviatrici
,
avrebbe
piuttosto
nociuto
che
recato
bene
all
'
opera
di
assestamento
del
partito
all
'
indomani
delle
elezioni
.
La
nostra
indicazione
,
chiaramente
espressa
e
che
deve
aver
convinto
anche
quello
che
pareva
il
nostro
contraddittore
,
non
era
certo
avventata
e
infondata
,
se
certo
oggi
,
tra
interviste
,
commenti
,
articoli
,
contrasti
largamente
sfruttati
dalla
stampa
d
'
opposizione
o
di
certo
filofascismo
cirioleggiante
e
deluso
,
peggiore
della
stessa
opposizione
;
ci
troviamo
,
fumante
e
appetitoso
per
tutti
gli
oziosi
politicanti
italiani
,
il
solito
pasticcio
di
chiacchiere
,
dove
c
'
è
tutto
:
Hegel
,
l
'
Antiriforma
,
il
liberalismo
protestante
,
l
'
incompatibilità
,
lo
squadrismo
,
il
sindacalismo
integrale
,
gl
'
industriali
,
gli
attacchi
a
membri
del
Governo
;
e
chi
più
ne
ha
più
ne
metta
.
Dobbiamo
riconoscere
con
amarezza
che
la
prosa
abbondante
e
irrequieta
dell
'
on
.
Massimo
Rocca
si
è
trovata
ad
essere
,
magari
contro
le
intenzioni
dell
'
autore
ribadite
in
alcune
dichiarazioni
di
risposta
al
direttore
del
Popolo
d
'
Italia
,
la
colla
di
questo
enorme
pasticcio
che
gli
avversari
affettano
con
la
gioia
di
chi
può
sfamarsi
a
così
buon
mercato
.
Ebbene
mettiamolo
da
parte
,
una
buona
volta
,
e
veniamo
al
sodo
.
C
'
è
dissenso
sull
'
opera
di
governo
,
condotta
dal
Duce
con
una
energia
e
una
chiaroveggenza
,
cui
risponde
sempre
più
e
lo
attesta
il
viaggio
di
Sicilia
il
consenso
fiducioso
e
reverente
di
tutto
un
popolo
,
in
tutti
i
suoi
ceti
,
senza
distinzioni
di
classi
e
di
fittizi
inquadramenti
di
partito
?
No
.
L
'
opera
di
governo
,
e
cioè
la
massima
espressione
del
Fascismo
,
è
salda
,
incontestabile
;
e
,
per
la
prima
volta
,
è
raccolta
nelle
mani
di
un
Capo
formidabile
,
che
non
ha
bisogno
di
campagne
giornalistiche
per
giudicare
i
particolari
di
quest
'
opera
e
l
'
azione
dei
suoi
collaboratori
.
C
'
è
dissenso
nell
'
azione
fondamentale
del
partito
?
Nemmeno
.
La
polemica
sulla
incompatibilità
deliberata
dal
Gran
Consiglio
è
già
risoluta
.
Ha
potuto
avere
qualche
apparenza
di
indisciplina
su
una
sostanza
di
sincera
passione
,
ma
è
risoluta
.
Si
esegue
.
Né
del
resto
poteva
sollevare
divisioni
o
i
cosiddetti
urti
di
tendenze
,
ben
noti
storia
degli
altri
partiti
.
Il
partito
esce
or
ora
dalla
lotta
elettorale
,
in
cui
ha
dato
indubbie
prove
di
forza
e
di
compattezza
.
Cerca
ora
il
suo
assetto
gerarchico
,
di
quadri
e
di
gregari
,
ancora
commosso
dalla
lotta
stessa
.
Lo
raggiungerà
sicuramente
,
senza
melanconie
di
diverbi
dottrinari
e
senza
affatto
rifiutare
quell
'
alta
elaborazione
spirituale
,
che
sarà
il
segno
intellettuale
della
nuova
civiltà
fascista
.
C
'
è
dissenso
fondamentale
sull
'
azione
delle
Corporazioni
,
sulla
funzione
della
Milizia
,
sulle
direttive
fondamentali
di
quello
che
è
il
regime
fascista
,
la
cui
normalizzazione
non
ha
proprio
niente
a
che
fare
con
la
normalizzazione
liberaloide
di
certi
filofascisti
?
Nemmeno
questo
.
La
fraseologia
,
accolta
a
torto
da
qualche
fascista
,
e
che
vuoi
significare
,
su
certa
stampa
,
un
contrasto
tra
Roma
e
la
provincia
,
tra
normalizzatori
e
cosiddetti
«
selvaggi
»
,
è
una
balordaggine
giornalistica
;
una
applicazione
al
Fascismo
del
solito
gergo
,
che
trionfava
un
tempo
nelle
cronache
dei
corridoi
di
Montecitorio
.
C
'
è
dissenso
in
questa
vigilia
parlamentare
?
Niente
affatto
.
C
'
è
consenso
,
c
'
è
volontà
decisa
di
cambiar
costume
parlamentare
;
di
far
giustizia
di
un
passato
che
,
oltre
tutto
,
è
stato
un
passato
di
vera
e
propria
indegnità
parlamentare
.
E
allora
?
Vogliamo
ricadere
nell
'
errore
della
prima
campagna
revisionistica
,
che
si
impasticciò
proprio
quando
il
Fascismo
avrebbe
dovuto
dimostrare
coscienza
dell
'
opera
del
Duce
,
impegnato
,
proprio
in
quei
giorni
,
nella
vertenza
con
la
Grecia
,
che
fu
vertenza
per
il
prestigio
d
'
Italia
in
Europa
?
Tirate
le
somme
,
anche
allora
le
chiacchiere
lasciarono
il
posto
a
poca
sostanza
.
Guardiamoci
dall
'
errore
di
allora
e
ciascuno
trovi
,
guardando
all
'
esempio
del
Duce
,
il
suo
posto
di
lavoro
per
il
Fascismo
.
E
lo
tenga
come
una
consegna
,
guardando
che
anche
le
parole
siano
azione
,
inquadrata
e
disciplinata
,
e
non
critica
sterile
e
politicante
.
Ecco
tutto
.
StampaQuotidiana ,
La
drammatica
situazione
francese
;
la
fosca
minaccia
di
un
regime
d
'
emergenza
,
basato
su
forze
estranee
alla
dialettica
parlamentare
,
affidato
al
disastroso
semplicismo
dei
militari
;
le
dichiarazioni
del
generale
de
Gaulle
,
il
quale
smentisce
ogni
proposito
dittatoriale
,
ma
tuttavia
vuol
governare
da
solo
:
tutto
ciò
mi
riporta
ai
discorsi
che
il
sottotenente
di
cavalleria
Daniel
Téstard
,
nativo
di
Angoulême
,
faceva
,
stizzosamente
,
nell
'
inverno
del
1944
,
tra
i
fili
spinati
dello
Stammlager
11/B
,
nei
pressi
di
Fallingbostel
.
A
corto
di
uomini
,
per
l
'
enorme
impegno
richiesto
dal
fronte
orientale
,
i
tedeschi
ricorrevano
spesso
a
prigionieri
per
far
vigilare
altri
prigionieri
.
Il
sottotenente
Téstard
aveva
accettato
l
'
incarico
di
«
governare
»
un
gruppo
d
'
internati
italiani
arrivati
dalla
Balcania
.
Benché
avesse
respinta
l
'
offerta
di
rientrare
in
patria
fra
i
seguaci
di
Vichy
,
si
mise
subito
ad
assecondare
,
in
qualche
caso
superandola
,
la
durezza
dei
nazisti
.
Pallido
e
ossuto
,
sprezzante
e
incivile
,
prese
a
sfogare
sugli
sciagurati
italiani
tutti
i
malumori
e
i
risentimenti
ch
'
erano
il
suo
perenne
stato
d
'
animo
.
Non
trascurava
,
nel
frattempo
,
di
far
quattrini
:
barattando
pacchetti
di
tabacco
stantio
e
pezzi
di
pane
muffito
con
orologi
,
anelli
,
catenine
da
collo
.
Venne
il
momento
che
gli
stessi
tedeschi
,
per
lo
più
vecchi
riservisti
o
mutilati
,
cominciarono
a
temerlo
ed
evitarlo
.
Chiamava
gli
italiani
«
banda
di
idioti
pezzenti
»
,
e
almeno
una
volta
al
giorno
ripeteva
frasi
di
questo
genere
:
«
Il
fatto
che
io
sia
rimasto
qui
dentro
,
anziché
andare
col
vecchio
Pétain
,
può
far
credere
ch
'
io
aspetti
il
ritorno
della
democrazia
.
Vi
sbagliate
.
Me
ne
infischio
della
democrazia
e
dei
politicanti
marci
che
se
ne
ingrassano
.
Io
sono
un
ufficiale
effettivo
,
"
voyons
"
!
,
e
ho
vent
'
anni
di
servizio
,
perché
provengo
dai
sottufficiali
,
e
non
dai
rammolliti
delle
accademie
.
Sono
per
la
dittatura
,
se
volete
saperlo
.
Non
quella
dei
barbari
tedeschi
e
degli
italiani
miserabili
.
Quella
di
noi
francesi
,
che
possiamo
insegnare
al
mondo
qualsiasi
cosa
:
da
come
si
mangia
a
come
si
combatte
.
Come
si
combatte
,
al
momento
giusto
.
Perché
nel
1940
non
valeva
certo
la
pena
di
crepare
per
difendere
i
politicanti
.
A
guerra
finita
,
ce
la
vedremo
!
Sarà
questione
di
anni
.
Qualcuno
di
più
,
qualcuno
di
meno
,
non
conta
.
Ma
il
manico
del
coltello
finirà
nelle
mani
di
noi
soldati
,
"
saperlipopette
"
!
C
'
è
già
pronto
un
signore
che
,
prima
o
poi
,
manderà
la
democrazia
a
"
éplucher
les
pommes
de
terre
"
,
a
sbucciare
le
patate
.
Chi
è
quel
signore
?
Eccolo
qui
:
guardatevelo
bene
»
.
E
ogni
volta
il
sottotenente
Téstard
tirava
fuori
dal
portafogli
una
fotografia
del
generale
Charles
de
Gualle
,
ritagliata
da
un
giornale
.
StampaQuotidiana ,
Una
schiuma
fetida
ribolle
intorno
a
Nitti
e
riporta
a
galla
tutti
i
rifiuti
del
politicantismo
procacciante
,
del
pseudo
-
giornalismo
avventuriero
.
Si
ritorna
a
tempi
che
parvero
superati
,
che
la
grande
crisi
della
guerra
parve
sommergere
per
sempre
nel
fondo
putrido
della
vecchia
piccola
Italia
,
tutte
fazioncelle
parlamentari
legate
a
interessi
di
camarille
affaristiche
,
col
codazzo
d
'
una
stampa
equivoca
vivacchiante
intorno
al
ministero
dell
'
interno
,
comandata
a
favorire
con
tutti
i
mezzi
illeciti
la
dittatura
della
casta
oligarchica
che
ha
arraffato
il
potere
e
lo
mantiene
con
le
arti
dell
'
intimidazione
,
della
diffamazione
,
della
corruzione
,
In
ciò
essenzialmente
si
dimostra
il
risorto
giolittismo
che
,
nella
sua
riconsacrazione
gionittiana
,
ha
acquistato
di
goffagine
e
di
frode
per
ciò
che
ha
perduto
di
sapienza
volpina
e
di
mascherata
violenza
.
Nitti
è
la
pietosa
degenerazione
di
Giolitti
,
il
quale
aveva
almeno
un
suo
stile
,
una
sua
arte
di
governo
,
anche
se
scaltramente
odiosa
e
immorale
.
Già
,
in
questi
suoi
primi
giorni
e
coi
suoi
primi
atti
,
Nitti
ha
dato
intera
la
misura
di
quel
che
sarà
la
sua
politica
,
fatta
di
bassezze
e
di
obbiezioni
,
basata
sugli
intrighi
del
giornalismo
di
anticamera
e
sulle
manovre
del
parlamentarismo
di
corridoio
.
È
una
dittatura
demagogica
da
basso
impero
,
che
ha
i
suoi
scherani
della
stampa
e
i
suoi
sgherri
della
polizia
,
che
stende
su
tutto
una
rete
di
loschi
interessi
,
che
lavora
all
'
accaparramento
di
tutti
i
partiti
coi
favori
e
con
le
promesse
,
che
contro
gli
avversari
adopera
sudiciamente
l
'
insinuazione
velenosa
,
la
sconcia
calunnia
,
e
,
quando
capita
,
la
proditoria
aggressione
.
Su
questo
ambiente
di
corrotti
e
di
corruttori
,
Nitti
eleva
e
fonda
le
sue
fortune
,
cercando
di
ritrascinare
l
'
Italia
,
che
recalcitra
nauseata
e
rivoltata
,
alle
epoche
più
torbide
della
sua
storia
recente
dell
'
avantiguerra
.
Ed
ecco
che
ripullulano
le
questioni
morali
,
e
che
il
Presidente
del
Consiglio
è
ogni
giorno
costretto
a
difendersi
da
accuse
,
vere
o
false
,
che
lo
colpiscono
personalmente
.
Ed
ecco
che
si
diffonde
un
'
atmosfera
di
diffidenza
e
di
sospetto
.
Ed
ecco
che
la
vita
nazionale
affonda
miserabilmente
nel
fango
dond
'
era
stata
,
d
'
un
colpo
d
'
ala
,
risollevata
nel
cielo
dei
martiri
e
degli
eroi
.
Ritornarono
i
neutralisti
,
i
disfattisti
,
i
negatori
della
patria
.
Si
infama
l
'
epopea
della
guerra
e
della
vittoria
.
Si
irride
allo
spirito
nuovo
dell
'
Italia
,
nel
dovere
e
nel
sacrificio
.
I
generali
vittoriosi
sono
accusati
di
cesarismo
,
i
combattenti
sono
avviliti
,
offesi
,
isolati
,
tenuti
in
sospetto
.
L
'
imboscato
morale
,
che
è
Nitti
,
chiama
a
raccolta
tutti
gli
imboscati
della
guerra
,
e
se
ne
fa
un
corpo
di
pretoriani
.
Il
giolittismo
è
vendicato
,
ma
è
anche
travolto
da
questo
fetido
schiumare
di
nauseanti
rifiuti
politici
e
morali
che
si
chiama
il
gionittismo
.
CHIUSURA ( GUGLIELMOTTI UMBERTO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Forse
taluno
potrà
essersi
meravigliato
del
nostro
tenace
agnosticismo
o
meglio
del
nostro
totale
disinteressamento
rispetto
alle
cosiddette
polemiche
interfasciste
che
hanno
offerto
argomento
vario
e
pettegolo
alla
solita
stampa
raccoglitrice
di
ogni
contesa
,
avversaria
o
fiancheggiatrice
che
sia
.
Senonché
tale
disinteressamento
che
risponde
ad
una
norma
che
ci
siamo
imposti
,
non
ci
ha
vietato
tuttavia
di
rivolgere
in
questi
giorni
la
nostra
modesta
,
ma
fedele
azione
a
taluni
altri
problemi
i
quali
indicano
che
il
Fascismo
,
inteso
come
movimento
,
come
partito
e
come
volontà
di
governo
,
ha
tanta
forza
in
sé
da
superare
la
paralizzante
incrostazione
«
beghista
»
nella
quale
si
vorrebbe
veder
sommerso
il
nuovo
regime
.
Abbiamo
voluto
insomma
con
questo
tradizionale
sistema
di
noncuranza
nei
riguardi
di
certe
questioni
,
che
altri
forse
può
considerare
fondamentali
ma
che
noi
persistiamo
a
giudicare
superficiali
,
dimostrare
a
fascisti
e
non
fascisti
che
esiste
la
possibilità
di
dedicare
larga
messe
di
energie
intellettuali
,
per
esuberanti
che
siano
,
all
'
esame
e
alla
elaborazione
di
problemi
concreti
che
il
governo
fascista
quotidianamente
prospetta
,
affronta
e
risolve
.
Cose
serie
,
in
una
parola
,
come
ad
esempio
il
congresso
per
l
'
emigrazione
,
la
riunione
bancaria
di
ieri
,
la
situazione
internazionale
e
via
discorrendo
.
È
giunto
tuttavia
il
momento
di
dire
una
brevissima
parola
sulle
polemiche
di
cui
sopra
:
riaffermare
cioè
una
constatazione
evidente
.
Questa
.
Al
difuori
di
un
notevole
servizio
reso
agli
avversari
che
per
forza
propria
non
sarebbero
mai
capaci
di
scalfire
di
un
millimetro
l
'
edificio
su
cui
poggia
il
nuove
regime
,
di
tanto
baccano
non
resta
nulla
,
se
si
tolga
qualche
questione
personale
elevata
a
dottrina
.
Molti
strali
si
sono
appuntati
contro
un
ministro
in
carica
il
quale
in
un
anno
e
mezzo
dalla
sua
assunzione
al
potere
ha
raggiunto
un
obbiettivo
che
non
è
una
bazzecola
:
il
pareggio
.
Si
è
molto
ragionato
e
sragionato
circa
l
'
indirizzo
del
partito
mentre
nessuna
nuova
situazione
al
difuori
di
artificiose
sforzature
cerebrali
poteva
giustificare
la
necessità
di
battere
una
via
diversa
da
quella
fin
qui
battuta
nella
valutazione
politica
dei
problemi
della
vita
italiana
;
ebbene
,
dopo
tanto
scalpore
,
la
compagine
del
Governo
è
apparsa
,
come
è
giusto
sia
,
salda
e
omogenea
,
e
l
'
indirizzo
del
partito
animato
dall
'
unica
volontà
che
possa
sorreggerlo
e
vivificarlo
:
quella
di
continuare
,
superando
con
ogni
mezzo
e
con
ogni
sforzo
le
insidie
della
fazione
.
E
allora
?
Allora
non
resta
che
richiamare
,
come
già
altra
volta
facemmo
,
certe
zone
intellettuali
fasciste
troppo
facili
a
perdersi
nello
sterile
esercizio
dialettico
,
ad
una
più
esatta
,
più
disciplinata
,
più
consapevole
visione
della
realtà
.
Non
che
il
Fascismo
non
offra
campo
vasto
e
libero
alla
sua
elaborazione
dottrinaria
sui
capisaldi
incrollabili
acquisiti
ormai
alla
storia
politica
del
nostro
paese
;
soltanto
occorre
impedire
che
certe
disquisizioni
teoriche
si
traducano
in
pratica
negli
episodi
non
certo
edificanti
cui
in
questi
giorni
abbiamo
assistito
.
Detto
ciò
non
intendiamo
per
ora
trarre
deduzioni
,
fedeli
al
nostro
convincimento
sulla
superficialità
e
sulla
contingenza
di
queste
schermaglie
:
torniamo
invece
a
servire
serenamente
il
regime
occupandoci
d
'
altro
,
di
quanto
cioè
il
Fascismo
crea
e
consolida
per
l
'
Italia
di
domani
.
Soltanto
ci
permettiamo
esortare
quanti
hanno
salda
in
petto
e
sono
molti
la
fede
che
noi
abbiamo
,
a
seguire
il
nostro
esempio
.
StampaQuotidiana ,
Una
sera
di
tanti
anni
fa
,
mentre
la
famiglia
era
riunita
a
cena
,
udimmo
suonare
il
campanello
dell
'
ingresso
e
qualche
minuto
dopo
la
donna
di
servizio
portò
un
biglietto
da
visita
a
mio
padre
.
Alla
prima
occhiata
,
il
genitore
apparve
meravigliato
ed
esclamò
:
«
Lui
?
E
che
può
volere
?
»
Lasciò
il
biglietto
sulla
tovaglia
e
andò
subito
in
salotto
.
Ci
precipitammo
a
leggere
il
nome
scritto
sul
cartoncino
:
«
Luca
Cortese
-
Editore
-
Impresario
teatrale
»
.
A
noi
ragazzi
quelle
cinque
parole
non
dissero
assolutamente
nulla
;
ma
gli
adulti
presero
a
parlare
tutti
insieme
,
a
rievocare
storie
mirabolanti
e
confuse
,
ad
emettere
,
su
quel
misterioso
signor
Cortese
,
giudizi
severi
o
favorevoli
.
Fu
mio
nonno
a
concludere
:
«
Dite
quello
che
volete
,
avrà
avuto
le
sue
colpe
,
si
sarà
comportato
da
megalomane
,
ma
è
un
uomo
interessante
.
Se
fosse
emigrato
in
America
al
momento
giusto
,
avrebbe
battuto
il
grande
Barnum
»
.
È
un
ricordo
infantile
.
Ma
oggi
,
leggendo
Papà
magnifico
,
romanzo
dell
'
attore
Leonardo
Cortese
,
mi
torna
fresco
alla
memoria
.
L
'
estroso
,
geniale
,
generoso
e
scombinato
Fabio
Ardenzi
,
il
«
papà
»
protagonista
dal
lungo
racconto
,
non
può
essere
che
Luca
Cortese
;
e
Pif
,
il
figlio
che
idolatra
quel
padre
avventuroso
e
lo
giudica
«
magnifico
»
,
finché
ne
scopre
la
reale
inconsistenza
,
non
può
essere
che
lo
stesso
Leonardo
.
Dietro
le
quinte
della
letteratura
,
il
romanzo
è
la
storia
infantile
dell
'
autore
.
Luca
Cortese
fu
negli
anni
attorno
alla
prima
guerra
mondiale
uno
degli
italiani
più
agitati
e
discussi
.
Editore
di
una
famosa
rivista
,
«
Il
Tirso
»
,
che
in
tono
minore
rinnovò
i
fasti
e
i
rovesci
delle
Cronache
Bizantine
»
,
risvegliò
,
sia
pure
caoticamente
,
l
'
interesse
per
il
nostro
teatro
di
prosa
.
Fattosi
impresario
,
vi
fu
un
momento
in
cui
amministrò
contemporaneamente
una
decina
d
compagnie
.
Non
essendo
ancora
cominciata
l
'
ora
degli
aiuti
statali
e
delle
sovvenzioni
governative
ed
avendo
le
mani
bucate
come
colini
,
restò
sepolto
sotto
un
groviglio
colossale
di
scene
,
costumi
,
copioni
e
fatture
insoddisfatte
.
Proprio
come
il
Fabio
Ardenzi
di
Papà
magnifico
,
si
svegliò
stanco
e
vinto
da
un
lungo
sogno
dorato
.
Nel
romanzo
di
Leonardo
Cortese
,
queste
lontane
esperienze
,
queste
fugaci
grandezze
e
più
durature
delusioni
,
affiorano
con
tenerezza
e
pudore
.
Il
figlio
non
giudica
il
padre
.
Si
limita
a
piangere
,
quando
scopre
che
non
è
«
magnifico
»
come
credeva
.
Il
libro
,
tanto
più
conoscendone
la
chiave
autobiografica
,
merita
di
essere
letto
e
apprezzato
.
Dal
1953
ad
oggi
,
600
sale
cinematografiche
sono
fallite
in
Inghilterra
,
400
hanno
chiuso
i
battenti
nel
1957
.
Si
prevede
che
un
altro
centinaio
chiuderà
durante
l
'
anno
in
corso
.
StampaQuotidiana ,
Che
l
on.Nitti
e
la
sua
banda
multiforme
e
multicolore
si
siano
vivacemente
agitati
nei
retroscena
oscuri
della
crisi
e
dello
sciopero
generale
,
ad
aiutare
il
meritorio
sforzo
di
Modiglioni
,
Canepa
e
C
.
per
un
ministero
di
sinistra
,
è
cosa
risaputa
,
della
quale
si
sono
avute
mille
prove
caratteristiche
:
dal
lavorio
intensissimo
dei
più
conosciuti
luogotenenti
e
agenti
nittiani
durante
il
secondo
tentativo
Orlando
,
specialmente
in
occasione
della
visita
dell
on
.
Turati
al
Quirinale
,
all
atteggiamento
insidioso
costantemente
seguito
dai
numerosi
giornali
e
dall
innumerevole
fungaia
di
bollettini
d
informazione
che
prendono
l
imbeccata
dal
comm
.
Magno
.
Niente
d
inverosimile
,
d
altronde
,
in
tutto
questo
;
e
niente
di
nuovo
.
È
naturale
,
è
logico
,
è
perfettamente
conforme
alle
tradizioni
che
ovunque
fermenti
la
sedizione
antinazionale
si
scopra
il
germe
nittiano
.
Questo
sta
a
quella
come
il
bacillo
sta
alla
malattia
.
Invero
non
si
tratta
tanto
di
un
fatto
politico
quanto
di
un
fenomeno
patologico
.
Senonché
Nitti
e
i
suoi
seguaci
,
i
seguaci
s
intende
ancor
più
di
Nitti
,
aggiungono
all
esercizio
delle
manovre
equivoche
il
vezzo
pericoloso
di
vantarsene
.
Hanno
,
nel
malefizio
,
la
più
baldanzosa
improntitudine
,
la
quale
non
giova
certamente
né
ad
acquistar
loro
neppure
le
simpatie
degli
allocchi
né
ad
assicurare
il
successo
delle
loro
torbide
mene
;
ed
è
un
vezzo
che
riflette
grottescamente
in
tutto
il
vasto
clan
,
sino
agli
infimi
gregari
,
il
tipico
abito
mentale
e
morale
del
capo
.
Millantava
dunque
l
altro
ieri
,
in
un
crocchio
di
estranei
,
un
notissimo
amico
di
Nitti
,
oriundo
straniero
ma
stabilito
da
parecchi
anni
a
Roma
,
il
quale
aspetta
dalla
restaurazione
nittiana
la
rivincita
di
una
non
dimenticata
batosta
elettorale
,
millantava
dicevamo
altamente
e
specificatamente
una
cosa
di
cui
si
è
molto
vagamente
parlottato
a
Montecitorio
nei
giorni
scorsi
:
l
accordo
che
sarebbe
intervenuto
fra
qualche
emissario
dello
statista
basilisco
e
alcuni
elementi
parlamentari
del
fascismo
.
L
episodio
più
che
autentico
non
meriterebbe
forse
di
essere
rivelato
,
se
esso
non
corrispondesse
in
modo
assai
significativo
alle
pubblicazioni
non
si
sa
se
più
ipocrite
o
suggestive
di
giornali
nittiani
-
come
il
Secolo
che
auspicano
insistentemente
da
tempo
l
unione
di
socialisti
e
fascisti
sul
terreno
di
una
nuova
democrazia
,
facilmente
identificabile
per
la
«
democrazia
italiana
»
inventata
di
recente
dall
on
.
Nitti
.
Ora
non
tocca
a
noi
difendere
dall
oltraggiosa
insinuazione
i
fascisti
,
i
quali
,
del
resto
,
non
crediamo
abbiamo
nessunissimo
bisogno
di
essere
difesi
,
giacché
riteniamo
senz
altro
,
a
priori
,
destituiti
di
fondamento
racconti
e
pronostici
interessati
circa
l
asserito
accordo
.
Infatti
la
gioventù
combattente
d
Italia
,
quella
che
ha
dato
così
folte
schiere
al
fascismo
,
avendo
trovato
in
questo
movimento
spontaneo
,
quasi
istintivo
di
reazione
e
di
riscossa
contro
la
tirannia
dei
nemici
interni
,
non
può
né
potrà
mai
revocare
la
squalifica
morale
che
è
stata
elevata
dalla
coscienza
nazionale
in
confronto
dell
amnistiatore
dei
disertori
.
Tale
squalifica
non
è
suscettibile
né
di
prescrizione
né
di
indulto
.
Essa
metterà
sempre
di
fronte
all
on
.
Nitti
,
per
qualsiasi
suo
conato
di
resurrezione
,
le
energie
pure
e
consapevoli
del
Paese
.
Quando
,
per
inconcessa
ipotesi
,
altri
fossero
per
accondiscendergli
,
ci
saremmo
ancora
noi
a
contrastargli
il
passo
.
Noi
:
i
nazionalisti
.
Bastammo
a
tenergli
testa
,
noi
soli
,
nell
anno
del
suo
onnipotente
governo
,
allorché
egli
fece
scempio
della
dignità
nazionale
e
della
vittoria
,
fino
al
giorno
in
cui
,
dopo
aver
fatto
massacrare
i
giovani
nell
anniversario
della
guerra
,
il
goffo
dittatore
cadde
sotto
il
peso
delle
sue
atroci
responsabilità
e
della
esecrazione
unanime
dell
opinione
pubblica
.
Basteremmo
,
in
ogni
caso
,
noi
soli
,
un
altra
volta
.
StampaQuotidiana ,
Il
sig
.
Piero
Gobetti
di
professione
«
rivoluzionario
liberale
»
ha
,
dunque
,
recato
un
'
ignobile
e
ingiustificata
ingiuria
a
Carlo
Del
Croix
,
e
i
mutilati
di
Torino
lo
hanno
gratificato
di
alcuni
sonorissimi
schiaffi
.
Bene
gli
stanno
.
Il
signore
di
cui
sopra
avrebbe
,
forse
,
meritato
dell
'
altro
.
Ma
,
in
ogni
modo
,
la
partita
può
anche
ritenersi
chiusa
.
Senonché
,
ecco
intervenire
il
Mondo
a
levare
con
la
sua
consueta
goffa
prosopopea
una
«
doverosa
»
protesta
.
Contro
il
signor
Gobetti
?
Distinguiamo
.
In
apparenza
sì
,
poiché
in
alcune
poche
scialbe
righe
il
Mondo
dice
di
respingere
per
conto
suo
«
un
apprezzamento
assurdo
»
e
di
esprimere
a
Carlo
Del
Croix
la
propria
schietta
solidarietà
.
In
sostanza
no
,
poiché
a
queste
stesse
poche
righe
ne
seguono
molte
contro
...
i
deputati
fascisti
di
Torino
,
i
quali
avrebbero
tentato
di
«
identificare
Piero
Gobetti
e
le
sue
ipercritiche
intemperanze
con
l
'
Opposizione
»
.
Il
giuoco
è
svelato
.
L
'
indignazione
del
Mondo
non
è
stata
così
,
determinata
dall
'
insulto
del
signor
«
rivoluzionario
liberale
»
ma
dal
«
tentativo
»
che
ne
sarebbe
seguito
.
Che
ciò
sia
,
è
perfettamente
logico
.
La
solidarietà
del
Mondo
con
Carlo
Del
Croix
non
può
non
essere
come
difatti
è
soltanto
apparente
,
e
occasionale
anzi
,
in
quanto
da
essa
è
comodo
trarre
qualsiasi
pretesto
per
chiacchierare
a
vanvera
di
«
speculazioni
»
fasciste
.
Quale
punto
di
contatto
può
mai
esistere
tra
il
Mondo
e
Carlo
Del
Croix
?
Uno
solo
:
il
ricordo
dell
'
ora
in
cui
,
governando
in
Italia
Francesco
Saverio
Nitti
,
i
mutilati
venivano
sputacchiati
per
le
strade
e
la
canaglia
irrideva
impunemente
al
loro
sacrificio
e
al
loro
martirio
.
Niente
altro
.
In
quanto
al
signor
Gobetti
,
si
tratta
di
un
affare
diverso
.
Il
Mondo
,
per
potere
in
realtà
«
protestare
»
contro
i
deputati
fascisti
torinesi
,
ha
l
'
impudenza
di
scrivere
che
«
assai
più
di
una
volta
il
Gobetti
ha
esercitato
la
sua
penna
ai
danni
delle
Opposizioni
e
dei
suoi
uomini
,
ch
'
egli
ha
assai
spesso
giudicato
e
qualificato
senza
riguardo
e
con
la
più
ingiusta
ed
inopportuna
severità
»
e
aggiunge
che
sulle
sue
colonne
ha
«
dovuto
rilevare
il
fenomeno
di
questo
oppositore
che
combatteva
l
'
Opposizione
,
e
ha
dovuto
fermamente
respingere
taluni
suoi
apprezzamenti
»
.
Un
momento
.
Non
faccia
confusioni
,
il
Mondo
.
Il
signor
Gobetti
è
suo
.
Ne
ha
spesso
pubblicato
gli
articoli
,
e
gli
ha
affidata
l
'
edizione
dell
'
ultimo
poderoso
volume
dell
'
on
.
Amendola
.
Che
qualche
motivo
di
riserva
formale
in
taluni
apprezzamenti
del
signor
Gobetti
il
Mondo
abbia
potuto
fare
,
è
cosa
che
non
sposta
i
limiti
attuali
della
questione
.
Anche
tra
il
Mondo
e
la
Voce
Repubblicana
,
per
esempio
,
è
corsa
poco
tempo
fa
una
vivace
polemica
.
Ma
forse
per
questo
i
repubblicani
hanno
cessato
di
far
parte
del
«
cartello
»
delle
opposizioni
?
E
perché
allora
il
signor
Gobetti
dovrebbe
cessare
di
far
parte
del
medesimo
?
Ci
resti
,
e
il
Mondo
se
lo
tenga
.
Un
'
ultima
osservazione
.
Le
Associazioni
dei
combattenti
,
dei
mutilati
,
dei
reduci
,
e
simili
organismi
«
apolitici
»
non
dimentichino
il
fenomeno
Gobetti
,
in
quanto
esso
si
ricollega
perfettamente
a
quello
delle
opposizioni
.
E
ciò
sia
ripetuto
con
licenza
del
Mondo
,
il
quale
,
non
c
'
è
che
dire
,
ha
dimostrato
che
la
sua
«
doverosa
protesta
»
come
esempio
di
mala
fede
non
è
del
tutto
disprezzabile
.
StampaQuotidiana ,
Nonostante
l
'
interdetto
dei
sovietici
e
le
loro
manovre
per
impedirne
la
pubblicazione
fuori
dell
'
URSS
,
l
'
opera
cui
Boris
Pasternàk
,
il
maggiore
poeta
russo
vivente
,
ha
atteso
per
anni
,
vedrà
la
luce
nella
seconda
metà
di
novembre
in
Italia
.
Per
le
qualità
intrinseche
,
per
la
personalità
dell
'
autore
,
per
le
vicende
che
ne
hanno
accompagnato
la
stampa
,
il
Dottor
Zivago
,
romanzo
di
settecento
pagine
,
promette
di
diventare
il
fatto
letterario
di
maggiore
rilievo
della
prossima
stagione
.
Nel
1956
,
con
il
«
disgelo
»
seguito
in
campo
artistico
e
culturale
alle
dichiarazioni
del
XX
Congresso
,
il
nome
di
Boris
Pasternàk
,
da
decenni
ridotto
al
silenzio
sotto
accusa
di
«
formalismo
»
,
cominciò
a
riapparire
su
alcune
riviste
sovietiche
.
La
Radio
e
la
rivista
«
Znamja
»
(
«
Conoscenza
»
)
annunciarono
come
imminente
la
pubblicazione
d
'
un
romanzo
che
avrebbe
segnato
il
ritorno
all
'
attività
letteraria
d
'
uno
degli
autori
più
amati
ed
apprezzati
dai
lettori
sensibili
,
nonostante
l
'
ostracismo
cui
l
'
aveva
condannato
la
cultura
ufficiale
.
Non
appena
appresa
la
notizia
,
la
casa
editrice
Feltrinelli
di
Milano
iniziò
trattative
dirette
con
Pasternàk
per
presentare
l
'
opera
in
veste
italiana
.
Raggiunto
un
accordo
,
fino
dall
'
inverno
scorso
l
'
editore
ricevette
il
dattiloscritto
del
romanzo
.
Con
l
'
inversione
di
marcia
della
politica
culturale
sovietica
nei
mesi
successivi
,
specie
dopo
il
discorso
di
Kruscev
agli
intellettuali
,
la
pubblicazione
del
Dottor
Zivago
venne
sospesa
nell
'
URSS
;
mentre
tra
le
autorità
si
diffondeva
vivo
allarme
alla
notizia
che
una
copia
del
romanzo
aveva
preso
la
via
dell
'
estero
.
Lo
stesso
Pasternàk
,
sotto
la
pressione
degli
avvenimenti
,
scrisse
all
'
editore
italiano
chiedendo
la
restituzione
del
dattiloscritto
,
bisognoso
,
affermava
,
ancora
di
una
profonda
rielaborazione
;
né
mancarono
interventi
diretti
di
personalità
sovietiche
giunte
dalla
Russia
per
fermare
la
pubblicazione
del
romanzo
.
Il
Dottor
Zivago
,
tuttavia
,
uscirà
,
come
abbiamo
detto
,
nel
prossimo
novembre
.
Nei
mesi
successivi
apparirà
tradotto
in
America
e
nei
principali
Paesi
europei
.
Boris
Pasternàk
è
uno
dei
pochi
sopravvissuti
d
'
una
generazione
che
dette
alla
Russia
grandi
poeti
,
da
Blok
a
Esenin
a
Majakovskij
,
attivi
negli
anni
che
di
poco
precedettero
e
seguirono
il
primo
conflitto
mondiale
e
poi
stritolati
dalla
Rivoluzione
,
da
essi
cantata
al
suo
sorgere
.
Figlio
d
'
un
pittore
e
d
'
una
pianista
,
Pasternàk
,
nato
nel
1890
,
si
formò
nel
mondo
prerivoluzionario
e
occidentale
;
né
mai
rinnegò
le
sue
origini
.
Dopo
avere
studiato
composizione
musicale
e
filologia
a
Mosca
,
seguì
corsi
di
filosofia
all
'
Università
di
Marburg
.
Rientrato
in
Russia
,
si
lega
a
gruppi
artistici
d
'
avanguardia
e
presto
s
'
impone
come
uno
dei
più
audaci
sperimentatori
d
'
alchimie
verbali
,
di
procedimenti
ritmici
e
compositivi
della
sua
epoca
.
Le
sue
principali
raccolte
di
versi
,
uscite
tra
il
1917
e
il
1932
,
gli
conferirono
una
posizione
eminente
e
insieme
assai
particolare
nell
'
ambito
d
'
una
letteratura
completamente
subordinata
alla
politica
.
Nel
1926
un
poema
autobiografico
,
Spektorskij
,
attirò
sul
poeta
violente
accuse
di
antisocialità
;
secondo
i
critici
del
partito
(
al
quale
Pasternàk
non
è
mai
stato
iscritto
)
,
il
protagonista
aveva
la
colpa
di
essere
«
socialmente
insignificante
»
.
Dal
1933
in
poi
lo
scrittore
,
ritirato
in
una
dacia
nei
dintorni
di
Mosca
,
si
applicò
quasi
esclusivamente
a
opere
di
traduzione
,
specie
dall
'
inglese
e
dal
tedesco
;
solo
l
'
intervento
di
amici
influenti
nelle
sfere
del
partito
,
primo
dei
quali
Jlià
Erenburg
,
poté
evitargli
la
fine
cui
il
suo
individualismo
irriducibile
e
il
suo
amore
per
la
Russia
(
con
la
conseguente
rinuncia
a
emigrare
)
sembravano
destinarlo
.
Se
si
eccettuano
due
piccole
raccolte
di
versi
apparse
,
con
il
favore
di
amici
,
nel
'43
e
nel
'45
,
il
Dottor
Zivago
è
la
prima
opera
che
Pasternàk
pubblica
dopo
venticinque
anni
di
silenzio
.
Si
capisce
come
questo
romanzo
,
che
accompagna
dall
'
infanzia
alla
vecchiezza
,
dallo
scoppio
della
guerra
russo
-
giapponese
a
questi
ultimi
anni
,
un
protagonista
apolitico
,
sia
fatto
per
dispiacere
ai
teorici
dell
'
arte
«
impegnata
»
e
ai
funzionari
del
Minculpop
.
Nel
libro
,
profondamente
ispirato
all
'
etica
cristiana
,
sono
aperte
condanne
dei
metodi
terroristici
del
periodo
staliniano
;
in
esso
si
riflette
il
fallimento
degli
ideali
da
cui
nacque
la
Rivoluzione
d
'
ottobre
e
l
'
orrore
per
un
sistema
di
governo
fondato
sulla
negazione
della
dignità
umana
:
«
Solo
gli
isolati
cercano
la
verità
e
rompono
con
chiunque
non
l
'
ami
abbastanza
»
afferma
a
un
certo
punto
un
personaggio
del
romanzo
.
Il
socialismo
,
in
ogni
modo
,
non
viene
rinnegato
nei
suoi
princìpi
,
ma
negli
aspetti
degenerati
che
ha
assunto
nell
'
URSS
.
Le
ripercussioni
che
avrà
,
anche
fuori
degli
ambienti
letterari
,
il
Dottor
Zivago
,
saranno
ben
più
vaste
e
profonde
,
c
'
è
da
credere
,
di
quelle
che
seguirono
gli
scandali
,
abilmente
concertati
,
del
Disgelo
e
di
Non
si
vive
di
solo
pane
,
tanto
per
citare
due
opere
sovietiche
tinte
di
eresia
e
apparse
dopo
il
XX
Congresso
.
Si
dirà
che
la
reazione
dei
russi
di
fronte
alla
pubblicazione
del
romanzo
di
Pasternàk
non
appare
,
a
lume
di
logica
,
giustificata
:
dopo
il
Rapporto
Kruscev
,
lo
stalinismo
e
i
suoi
rappresentanti
difficilmente
potranno
essere
condannati
in
modo
più
violento
.
Ma
la
logica
,
per
disgrazia
di
Pasternàk
e
di
quanti
,
in
Russia
,
continuano
a
credere
nella
dignità
dell
'
uomo
e
nel
suo
diritto
alla
libertà
,
sembra
arrestarsi
dove
comincia
la
cortina
di
ferro
.
StampaQuotidiana ,
Il
valore
fondamentale
,
tipico
del
discorso
Federzoni
,
soprattutto
in
questo
momento
di
crisi
vasta
e
profonda
,
è
di
essere
un
discorso
politico
,
e
niente
affatto
parlamentare
.
E
il
valore
riaffermato
dell
'
uomo
che
lo
ha
pronunziato
è
in
ciò
,
che
Federzoni
è
un
autorevole
parlamentare
che
parla
soltanto
per
affermazioni
,
per
passione
,
per
responsabilità
politiche
.
Questo
è
il
nazionalismo
.
Intimamente
,
solidamente
antidemagogico
,
il
nazionalismo
non
ha
mai
praticato
,
nemmeno
verbalmente
,
lo
sport
antiparlamentare
,
per
sé
solo
,
anche
perché
questo
sport
di
solito
finisce
appunto
nel
parlamentarismo
.
È
stato
fermamente
,
tenacemente
antiparlamentare
,
in
quanto
è
necessario
essere
antiparlamentari
per
essere
fedeli
ad
una
morale
e
a
una
politica
nazionali
.
Quindi
anche
oggi
non
parla
di
combinazioni
parlamentari
,
ma
di
problemi
politici
,
quali
sono
,
e
di
una
volontà
politica
di
fronte
a
questi
problemi
,
potendo
così
francamente
indicare
anche
le
differenze
da
coloro
con
cui
siamo
stati
e
siamo
solidali
nella
battaglia
condotta
contro
le
forze
antinazionali
.
Ché
anzi
la
particolare
solidarietà
di
nazionalisti
e
fascisti
si
è
sempre
alimentata
,
come
dev
'
essere
per
tutte
le
sane
solidarietà
,
di
una
reciproca
chiarezza
di
posizioni
.
Facciano
altrettanto
gli
altri
partiti
,
e
soprattutto
le
variopinte
democrazie
,
discettanti
di
combinazioni
o
di
presunzioni
teoretiche
,
senza
mai
affrontare
una
responsabilità
specifica
.
Se
così
avessero
fatto
,
se
così
facessero
,
non
saremmo
alla
crisi
di
oggi
.
La
quale
in
quanto
è
anche
crisi
ministeriale
,
innegabile
,
è
da
noi
stata
considerata
con
lo
spirito
del
discorso
Federzoni
.
Quando
i
fascisti
hanno
domandato
le
elezioni
con
una
riforma
o
anche
le
sole
elezioni
,
senza
riforma
,
a
dicembre
,
abbiamo
detto
chiaro
il
nostro
pensiero
.
Abbiamo
messo
da
parte
il
problema
tecnico
delle
elezioni
e
non
abbiamo
subordinato
il
problema
politico
alle
elezioni
,
sia
per
il
nostro
costante
atteggiamento
di
fronte
al
mezzo
elettorale
,
considerato
in
subordinazione
delle
direttive
politiche
e
della
forza
politica
,
sia
perché
ci
è
parso
che
la
situazione
fosse
già
di
tanto
mutata
da
giustificare
,
anzi
da
imporre
un
orientamento
opposto
alla
solita
combinazione
proporzionale
dei
vari
gruppi
che
porta
ai
governi
di
paralisi
,
come
quelli
che
ci
sono
stati
,
come
quello
che
c
'
è
.
Ebbene
il
problema
oggi
è
questo
lo
riconoscono
implicitamente
anche
quelli
che
argomentano
per
non
riconoscerlo
e
non
può
essere
ridotto
ad
un
problema
di
elezioni
immediate
.
Quando
da
altre
parti
si
sono
invocate
le
dimissioni
del
ministero
Facta
,
volendo
far
carico
particolare
all
'
onorevole
Facta
,
di
questa
crisi
di
oggi
,
ci
siamo
rifiutati
a
questa
critica
,
perché
significherebbe
credere
necessaria
soltanto
la
sostituzione
dell
'
on
.
Facta
con
Giolitti
o
con
Orlando
o
con
chicchessia
,
quando
occorre
sostituire
invece
un
governo
ad
una
combinazione
.
Quando
ora
,
dopo
che
la
crisi
ministeriale
è
insopprimibile
,
si
dice
che
bisogna
attendere
la
convocazione
della
Camera
e
però
anticiparla
,
noi
rispondiamo
che
l
'
argomento
non
ha
valore
.
La
Camera
è
,
se
mai
,
in
una
sua
ricognizione
strettamente
parlamentare
,
l
'
impedimento
ad
una
soluzione
di
governo
.
Convocarla
e
confidarsi
ad
essa
proprio
alla
Camera
significa
legalizzare
la
paralisi
,
avere
la
sede
vacante
.
Concludendo
:
è
perfettamente
inutile
discorrere
se
sia
pregiudizialmente
conveniente
o
necessaria
la
crisi
parlamentare
o
extraparlamentare
.
Nient
'
affatto
.
Si
tratta
di
sapere
se
si
vuole
e
si
può
costituire
un
governo
che
faccia
a
meno
delle
combinazioni
di
gruppi
,
con
tanto
di
portafogli
e
di
sottoportafogli
per
ciascuno
.
Se
questo
si
vuole
e
si
può
,
non
occorre
convocare
la
Camera
.
Anzi
occorre
il
contrario
.
StampaQuotidiana ,
Fra
una
ventina
d
'
anni
,
se
la
vita
italiana
procederà
con
l
'
andazzo
attuale
,
vedremo
una
sera
,
nei
teleschermi
(
a
colori
e
stereoscopici
)
un
giovanotto
e
una
ragazza
sfidarsi
a
chi
meglio
conosca
la
storia
del
calcio
nazionale
.
Lo
sport
del
pallone
sarà
,
probabilmente
,
passato
di
moda
;
forse
nessuno
lo
giocherà
più
.
Ma
Mike
Bongiorno
,
stanco
e
corretto
,
ormai
più
bianco
che
biondo
,
rivolgerà
egualmente
ai
due
giovani
domande
,
sempre
più
difficili
,
a
proposito
di
remote
partite
e
giocatori
oramai
sepolti
nel
tempo
.
Dalla
platea
del
Gran
Teatro
dell
'
Arcifiera
di
Milano
,
una
signora
famosa
,
matura
ma
ancora
piacente
,
e
un
alto
signore
quasi
completamente
calvo
,
seguiranno
con
palese
trepidazione
lo
svolgersi
della
gara
.
Con
uno
sforzo
di
memoria
,
qualcuno
riconoscerà
,
seduti
fianco
a
fianco
,
Paola
Bolognani
e
Dante
Bianchi
:
ansiosi
per
la
sorte
dei
loro
figli
ventenni
,
impegnati
a
fondo
nel
superquiz
Sfida
fra
i
figli
degli
ex
campioni
di
Lascia
o
Raddoppia
.
Trasmissione
emozionante
,
che
lo
diventerà
ancora
di
più
verso
l
'
anno
2010
:
quando
i
telespettatori
italiani
(
cittadini
della
Repubblica
Federale
Europea
)
assisteranno
alla
sfida
,
sempre
in
materia
calcistica
,
fra
la
figlia
del
figlio
del
Bianchi
e
il
figlio
della
figlia
della
Bolognani
.
Novità
straordinaria
,
sarà
una
graziosa
signorina
bionda
e
un
po
'
malinconica
a
presentare
la
rubrica
Sfida
fra
i
nipoti
degli
ex
campioni
di
Lascia
o
Raddoppia
;
e
,
neanche
dubitarne
,
la
gentile
e
corretta
presentatrice
sarà
la
figlia
del
figlio
di
Mike
Bongiorno
.
Intanto
,
si
starà
disputando
,
nei
cieli
della
Penisola
,
il
decimo
Giro
d
'
Italia
per
missili
da
turismo
.
Gli
sportivi
ne
seguiranno
le
appassionanti
fasi
leggendo
le
vivaci
corrispondenze
radioscritte
dai
nipoti
o
pronipoti
di
Orio
Vergani
,
Gianni
Brera
,
Gianni
Cerri
,
Decio
Silla
eccetera
.
Particolarmente
interessante
sarà
il
duello
fra
Ercole
Fausto
Baldini
(
figlio
di
un
figlio
di
Baldini
e
di
una
nipote
di
Coppi
)
e
Gino
Fiorenzo
Bartali
,
nipote
di
Bartali
da
parte
di
padre
e
di
Magni
in
linea
materna
.
I
due
si
classificheranno
primo
e
secondo
.
A
corsa
finita
,
riceveranno
ciascuno
un
missile
d
'
oro
dalle
mani
del
presidente
della
Federazione
Missilistica
Italiana
:
che
sarà
,
inutile
dirlo
,
un
pronipote
di
Adriano
Rodoni
.
«
Per
mentire
bene
»
,
ha
detto
l
'
attrice
Annie
Corday
,
«
l
'
uomo
dev
'
essere
innamorato
.
La
donna
,
invece
,
riesce
a
dire
bugie
perfette
quando
non
ama
»
.