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Lotta dura senza paura. ( Ferrara Giuliano , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Cari amici manifestanti , berlusconiani e polisti , oggi sfilate in alto numero per le vie di Roma e rioccupate sbandieranti e tuonanti la sua piazza storica , popolare , manifestaiola , la spianata del Primo Maggio . Quella piazza dove , come ha notato Montanelli , la sinistra di governo non ha più animo di festeggiare le sue dubbie vittorie tattiche , composta nel suo nuovo modello socialdemocratico come una maschera perplessa issata su una sedia gestatoria . E io vi dico , con affetto di fiancheggiatore e ironia di contraddittore : lotta dura , senza paura . Ma è sul " senza paura " che mi sembra giusto mettere l ' accento . Il mio amico Stenio Solinas , sul Giornale di ieri , mi rimprovera con parole cortesi ma inequivoche un eccesso di ottimismo , una fiducia ingenua ne professionismo del potere , quel professionismo che metterebbe ora all ' angolo noi dilettanti , noi populisti democratici che abbiamo dato una bella lezione di politica con la ormai lontana vittoria bipolarista e liberale , riformatrice e presidenzialista del 27 marzo del '94 , la vera svolta impressa dalla lucida follia del cavaliere alla vita pubblica italiana . Sarò ingenuo , ma penso che il popolaccio di destra poco amato dall ' Italia in ghingheri ha più ragioni per rallegrarsi che motivi per rattristarsi , perché la fine dell ' Ulivo ( con gli annessi e i connessi ) vale più del distacco , predatorio quanto si voglia , di una trentina di deputati dalle fila dell ' opposizione . E penso che basta ragionare a freddo , anche nei momenti caldi ed appassionati , per capire che la maggioranza di supporto al governo D ' Alema è più fragile , più divisa , più esposta ai colpi di un ' opposizione intelligente , di quanto non lo fosse il fronte ulivista battezzato dalle elezioni dell ' aprile del '96 . Mentre si esprime il disgusto per la solita commedia di un governo battezzato nelle urne che scompare , senza che ai cittadini sia consentito sceglierne un altro , è utile fare un pensierino rivolto alla nuda realtà , che non delude mai : non ci hanno dato un governo elettorale e la data per le elezioni , dopo il naufragio di Romano Prodi , ma hanno dovuto mettere in piedi un ministero da stato d ' eccezione , che incolla i cocci della " grande alleanza di sinistra " in una formula piuttosto sconnessa e abbastanza precaria , da Cossutta a Cossiga . La parola " fine " al filmone hollywoodiano dell ' Ulivo , il grande sogno a fumetti di un ' Italia rigenerata dalle cordate nemiche della ciurma berlusconiana , l ' hanno dovuta scrivere direttamente loro . Cari amici , ma non lo vedete Tonino Di Pietro , quello che " a lui lo sfasciava " ? Non vi accorgete di come mastica amaro e sorride stitico , con la sua corte dei miracoli e dei miracolati ? E non volete festeggiare la trombatura della Federica Rossi Gasparrini , la reginetta delle casalinghe manettare , già berlusconista poi dipietrista poi dalemista e ora disoccupata ? E quel Prodi , che s ' è guadagnata anche per noi l ' Europa , ma a colpi di tasse e svicolando sulle spese inutili , non avete notato che s ' è ritirato sotto la tenda , in dispetto perfino ai suoi ministri , con l ' aria di chi è stato tradito dagli uomini e dalla storia ? Quando sbandieravate al congresso di Assago , Prodi vi fece un trabocchetto cattivo e vi definì : il " Nulla " . Ora è nullificato . Come compa ' Veltroni , il suo vice iper - ulivista , quello che voleva chiudere le Tv commerciali con i referendum e che ora si deve chiudere in un ufficio di Botteghe Oscure , lontano dallo splendore in technicolor del 35 millimetri . E non avete letto Giorgio Bocca , la voce di tutti i pool , che tira calci a D ' Alema perché gli ha infranto il sogno giacobino di una sinistra che faccia a pezzi gli avversari e gli rifiuti anche la stretta di mano e il dialogo ? Sulle vostre bandiere non ci deve essere scritto solo quanto sono cattivi gli avversari , e perfidi gli amici che passano dalla loro parte . Perché sventolino bene , con la dovuta capacità di prendere il vento , quelle bandiere devono anche esprimere la cattiveria e l ' abilità , la tenacia e il coraggio dell ' opposizione . L ' indignazione è un sentimento forte e rispettabile , ma fatalmente passeggero . E la vendetta , come è noto , è un piatto da gustarsi freddo . Bisogna che chi scende in piazza sia consapevole dei pericoli del pessimismo , dei rischi di riflusso che sono sempre dietro l ' angolo quando i toni accorati e disperati coprono la stringente logica della lotta politica . Se tutto si risolve in tradimenti e imboscate , quanto meno nelle vostre parole , come volete poi che la gente si prenda la briga di andare a votare per cambiare la politica e le istituzioni ? Non c ' è alcuna ragione di essere mesti e cupi se nasce un governo che ospita al suo interno un Picconatore . Non c ' è motivo di mangiarsi le unghie se un vecchio e scaltro Professore dell ' Italia liberal - socialista , Giuliano Amato , ha in affidamento la missione di riscrivere , a favore di un bipolarismo che chiarirebbe tante cose e darebbe una definitiva sistemata al trasformismo , le regole elettorali e costituzionali . E la vita continua . Perché c ' è la sfida sulla politica di sviluppo e sul lavoro da portare nel cuore di una coalizione che nasce ondeggiante e insicura . C ' è il referendum sul maggioritario , da sottrarre al più presto alle cure insincere di Di Pietro . C ' è , infine , un monopolio decisivo che resta nelle mani dell ' Italia liberale e riformatrice che oggi sfila per le vie di Roma : il monopolio dell ' opposizione politica , la guida di una protesta che fin dalle prossime elezioni europee potrebbe mettere in minoranza , con conseguenze oggi incalcolabili , ciò che resta del sogno dell ' Ulivo . Date retta , amici dell ' opposizione politica . Il moralismo consiglia sempre la tristizia e il pessimismo , ma una sobria valutazione delle cose , all ' insegna del realismo , deve mettere una spruzzata di allegria e di fiducia nel cuore e nella testa di chi manifesta oggi l ' indisponibilità di mezza Italia al conformismo e al servo encomio verso questi fragilissimi nuovi potenti .
StampaQuotidiana ,
L ' opposizione è mestiere difficile , molto più del governare , non avendo tra le proprie armi il miele del potere . Richiede tenacia , fantasia e una capacità di proposta alternativa la cui visibilità non è sempre facile , dal momento che la sua realizzabilità è proiettata nel futuro . Mai , comunque , l ' opposizione deve scivolare nella rissa o , peggio ancora , accreditare alla maggioranza di governo meriti che non le appartengono per il solo amore di polemica . Purtroppo , invece , è quello che sta accadendo da qualche tempo a questa parte . Più volte , per esempio , abbiamo scritto e motivato , parlando di finanza pubblica e di Maastricht , che l ' ingresso dell ' Italia nella moneta unica era un dato politicamente scontato . Senza la lira , l ' euro non sarebbe nato nel 1999 per una serie di motivi , il primo dei quali era il peso che il nostro Paese ha avuto e continua ad avere nella costruzione comunitaria . Il secondo motivo era che la Francia non si sarebbe avventurata nella costruzione della moneta unica tenendo fuori la sterlina e la lira contemporaneamente . Una costruzione di questo tipo , infatti , avrebbe consegnato politicamente Parigi nelle mani della grande area centroeuropea egemonizzata dalla Germania e avrebbe consentito all ' Italia di lucrare sulle conseguenti oscillazioni di cambio della lira sull ' euro , garantendo così quella spinta alle nostre esportazioni che hanno messo in difficoltà , in questi ultimi tempi , numerose produzioni francesi . Erano queste le considerazioni che ci hanno sempre fatto dire che l ' ingresso in Europa era un dato scontato da tempo . Il Polo in questi mesi , piuttosto che documentare gli errori di politica economica e le tante " una tantum " che hanno costellato le scelte di finanza pubblica , si è lanciato a testa bassa contro il governo affermando ad ogni pié sospinto , che Prodi e compagni non ci avrebbero portato in Europa . Conclusione di questa sprovveduta opposizione è stata quella di accreditare a questa maggioranza un merito politico inesistente , quello cioè dell ' entrata o della lira nell ' Euro le cui motivazioni erano , come si è visto , di ben altra natura . Analogo errore è stato fatto con la battaglia , si fa per dire , del Mugello . in quel collegio chiunque sarebbe stato eletto , sol che avesse ricevuto la benedizione papalina del segretario del Pci - Pds . Quegli elettori da cinquant ' anni sono abituati a " ubbidire e a votar tacendo " e non si capisce perché mai questa volta non l ' avrebbero dovuto fare . Il Polo , invece , ha votato al sacrificio quell ' uomo intelligente e leale che risponde al nome di Giuliano Ferrara . La conclusione di questa scelta è stata quella di aver trasformato in una vittoria politica di Antonio Di Pietro una campagna elettorale scontata e che andava snobbata sino quasi a dimenticarla . Non siamo quelli che , con il senno di poi , sanno spiegare tutto , ma da tempo siamo critici di un modo provinciale e chiassoso di fare opposizione che non tallona il governo e la sua maggioranza nel Parlamento facendone emergere i limiti e le divisioni e che si esercita , quasi esclusivamente , con dichiarazioni roboanti che durano lo spazio di un mattino e che altro non sono che piccole tempeste in un bicchier d ' acqua . O si cambia , e in fretta , o su questa linea i moderati di strada ne faranno ben poca .
StampaQuotidiana ,
A ogni altra considerazione sul film che Pasolini ha tratto dal « Vangelo secondo Matteo » bisogna avanzare una premessa : l ' azzardo ha avuto già il suo premio nel coraggio , nella buona fede , nella rigorosa aderenza al testo sacro . Non soltanto il film è assolutamente ortodosso , tanto che la « Pro Civitate Christiana » ha sentito il bisogno , con un certo candore , di rilasciare una dichiarazione per avallare la pellicola , ma ha persino i caratteri chiesti dallo schema conciliare ai mezzi di comunicazione sociale intesi a diffondere la parola evangelica . Pasolini , che ha dedicato il suo film alla « cara , lieta , familiare memoria di Giovanni XXIII » , sta dunque per prepararci la sorpresa di una conversione ? Per evitare equivoci ricordiamo le sue parole : « Io non credo che Cristo sia figlio di Dio , perché non sono un credente , almeno nella coscienza . Ma credo che Cristo sia divino : credo cioè che in lui l ' umanità sia così alta , vigorosa , ideale , da andare al di là dei comuni termini dell ' umanità » . E confessò che per lui , scrittore razionalista , l ' idea di fare un film sul Vangelo era frutto di « una furiosa ondata irrazionalistica » . « Voglio fare pura opera di poesia » . Questo è dunque il versante dal quale il film va giudicato : come un ' opera di poesia . Più esattamente , come un ' illustrazione del testo di Matteo . Nel film , infatti , non c ' è una parola scritta da Pasolini . Messosi di fronte il Vangelo , lo scrittore - regista ha cercato di individuarvi i passaggi più significativi , rinunziando a una restituzione integrale che avrebbe allungato di troppo la pellicola , e quelli ha inteso tradurli con immagini realistiche , descrizioni ambientali e forti Tipizzazioni , integrati dalle scarse battute di dialogo tramandate dall ' evangelista . Ispirandosi alla tradizione figurativa tre e quattrocentesca italiana , in prevalenza a Piero della Francesca , scegliendo un commento sonoro nel quale si va da Bach a Mozart alle canzoni popolari e agli spirituals negri , collocando l ' azione nei luoghi più aspri dell ' Italia meridionale , Pasolini ha poi voluto dare un forte rilievo formale al complesso dell ' opera , intesa , così ha detto , come un « racconto epico - lirico in chiave nazionale - popolare » . Vale a dire come la storia di un mito religioso , quale fu vissuto da un popolo in miseria , oppresso da soldati stranieri e da una prepotente classe dirigente . Senza tuttavia riferimenti storici precisi ( il film è così privo di preoccupazioni di verosimiglianza che sullo sfondo della deposizione , in una curva , si vede passare un pullman , e i personaggi , salvo il protagonista - che ha la voce di Enrico Maria Salerno - parlano con uno spiccato accento meridionale ) : anzi continuamente risolvendo i fatti e le parole in emozioni estetiche , grazie a un potere di visualizzazione che il testo di Matteo contiene in sommo grado , e il bravo regista vuole estrarre e volgere al dramma . La trasfigurazione del reale è compiuta da Pasolini con lunghi silenzi : pur essendo condotto con modi realistici , ed echi moderni che giungono sino ad alludere agli squadristi fascisti nelle guardie di Erode , il film è in realtà tutto una sublime astrazione intellettuale . È un capolavoro di letteratura , che si appoggia su due pilastri : da un lato un testo carico di metafore , dall ' altro una serie di tessere , figurativamente splendide , che per l ' abbondanza delle ellissi non si compongono in mosaico narrativo . Ammirabile per l ' intelligenza del contrappunto fra la figura di Cristo ( il giovane spagnolo Enrique Irazoqui , finalmente liberato dalla soggezione alla tradizione iconografica più vieta , che voleva Gesù biondo e con i capelli sciolti sulle spalle ) , ardente nella propria certezza di essere il figlio di Dio , alto e magro , di parola elegante , e le figure dei suoi rozzi apostoli , spinti dalla fede ma talvolta ancora perplessi tra la sicumera dei farisei , ornati di alti turbanti , e la spontanea attesa del popolo lacero ; acceso di virtù propriamente cinematografiche in sequenze come il rimorso e il suicidio di Giuda ; talvolta felice nel serrare nell ' immagine pregnante il senso poeticamente rivoluzionario del testo evangelico , il film ha però scarsa forza avvincente per la frantumazione del racconto , che procede a sbalzi , sulla metà quasi arranca , e solo si riprende sul finale , con la fulminea scena della crocifissione e della resurrezione . Chi volesse cercare le cause dell ' impaccio del film , di quel ripiegarsi in una compostezza formale che non si dispiega in libero canto , dovrebbe rifarsi alla sua ambigua impostazione . Combattuto fra ideologia e sentimento , Pasolini ha tentato di recuperare al suo laicismo i caratteri della religiosità , ma poiché l ' operazione ha un accento volontaristico , gli è sfuggito quel carattere precipuo che è il senso del mistero . Egli ha cercato di ispirarsi a Ordet di Dreyer , ma a differenza di quest ' ultimo l ' intuizione del Vangelo gli si è presentata sotto forma colta , con un corredo figurativo e musicale di estrazione dotta . Quando Cristo dice che il regno dei cieli appartiene piuttosto ai poveri di spirito si rivolge anche a questi traduttori della Parola in un visibile caduco . E s ' intende che queste riserve non intaccano la grande novità dell ' opera , la bellezza della fotografia di Tonino Delli Colli , l ' acume di certe soluzioni , come la serie di dissolvenze per l ' irruente discorso della montagna , la straordinaria evidenza espressiva dei primi piani ( fra gli attori , non tutti professionisti , figurano i poeti Alfonso Gatto , Rodolfo Wilcock , Francesco Leonetti , e la scrittrice Natalia Ginzburg ) , la suggestività dei paesaggi , l ' incisività di alcune figure , come quella della giovane Maria e dell ' angelo del Signore . Fra i meriti del film metteremmo anche l ' idea di situare il processo e la condanna di Gesù in una prospettiva lontana , quasi a significarne l ' inverosimiglianza agli occhi degli apostoli posti in primo piano , se pure in questo continuo collaudare il dramma sull ' emotività dei discepoli il film non rivelasse la debolezza di volere misurare nei testimoni l ' altezza del suo protagonista . Che è una forma di pudore , ma anche un sintomo di freddezza . Le polemiche che hanno accompagnato il Vangelo , sul grado di sincerità di Pasoliní , sull ' eco che vi risuona di un connubio clerico - marxista , esulano da un giudizio obiettivo sul film , anche perché in qualche caso denunciano quello stato di minorità culturale che trova una tipica espressione nell ' incapacità di staccare la figura dell ' autore dalla sua opera . Si potrà , anzi si deve , discutere sull ' opportunità di portare sullo schermo Gesù Cristo , cui forse giova , perché se ne colgano tutte le implicazioni umane e divine , conservare un senso di mistero ; e sulla liceità di accentuare , con una interpretazione realistica che dà alla sua predicazione toni da comizio , il significato di un messaggio sociale il quale va inserito in un più ampio quadro ideologico e morale ; e infine sulla convenienza di raccontare non tanto la vita e la parola di Cristo quanto , come ha fatto Pasolini , il mito di Cristo quale fu ed è inteso dai diseredati . È indubbio tuttavia che l ' esperimento di Pasolini ha un notevolissimo valore di stimolo , distrugge la tradizione oleografica riallacciandosi al più robusto filone dell ' arte d ' ispirazione religiosa , e conferma l ' immenso fascino esercitato dalla figura di Gesù in un mondo che ne sembra tanto lontano . In sede più rigorosamente stilistica la qualità plastica del film , la straordinaria scelta dei volti , cui è affidato il compito - non volendo aggiungere parole al testo di Matteo - di riempire con semplice e potente espressività i vuoti fra le brevi battute di dialogo , collocano questo Vangelo cinematografico in una sorta di laica e moderna pinacoteca che rivela , insieme al gusto per il genere realista del suo ordinatore , una inquieta ricerca del divino nella suprema armonia con cui può comporsi l ' umano .
StampaQuotidiana ,
Mentre infuria alla Camera la battaglia sul decreto Iva , incominciano lentamente a diffondersi oli interrogativi sull ' effettivo risanamento dei conti pubblici . L ' occasione ultima è stata la presentazione del rapporto Cer ( il centro di ricerche economiche diretto da Luigi Spaventa e Giorgio Ruffolo ) che ha tra l ' altro evidenziato come la manovra da 25mila miliardi per il'98 in realtà sfiora , sì e no , i 20mila . La verità è che il ministro del Tesoro è ricorso a mille trucchi , come testimoniano i dati svelati ieri dal Giornale , per raggiungere , senza lacrime e sangue , il famoso 3% nel rapporto deficit - Pil . Trucchi di ogni tipo che , in altre epoche , avrebbero procurato l ' " impeachement " del ministro del Tesoro . E per capire di che cosa parliamo facciamo solo tre esempi . Primo . Sembra che l ' Ufficio italiano cambi abbia venduto una certa quantità di oro alla Bankitalia realizzando notevoli plusvalenze sulle quali pagherà alcune migliaia di miliardi di imposta . Insomma con un passaggio di mano dalla destra alla sinistra si aiuta il ministero delle Finanze che a fine d ' anno avrebbe avuto un buco nel gettito tributario non indifferente . Secondo . La cancellazione dal bilancio dello Stato dei ratei di mutui accesi dalle Ferrovie dello Stato e la riallocazione della stessa quantità di quattrini sotto la voce " accrediti di capitale " ha evitato di registrare oltre 3mila miliardi di debiti . Insomma carta vince , carta perde e Ciampi con il turbante in testa . Terzo ed ultimo dato di carattere generale : nel primo semestre 1997 la differenza tra impegni di spesa ( 317mila miliardi ) e pagamenti e effettivi 213mila miliardi ) è stata più di centomila miliardi mentre nello stesso periodo del '96 era stata di 60mila miliardi ( 352 di impegni e 292 di pagamenti ) . Tutto ciò sta a significare che il buon Ciampi ha trovato la ricetta miracolosa per risanare il bilancio dello Stato e cioè quella di non pagare più nessuno . Sono mesi che denunciamo questo sconcio , testimoniato ultimamente anche dalla protesta degli imprenditori veneti per il mancato rimborso dei crediti d ' Iva . Così come da mesi denunciamo la mancata ripresa degli investimenti pubblici nonostante i tanti decreti sblocca - cantieri e le riunioni un po ' ridicole fatte al Quirinale all ' inizio di quest ' anno con un notevole numero di ministri di spesa . Questa politica di bilancio che non paga ciò che si è già speso o ciò che si deve restituire o ciò che si deve investire , maschera il mancato risanamento strutturale del Paese che passa per la riduzione della spesa corrente e in particolare di quella pensionistica . Come ha ricordato ultimamente Antonio Fazio la spesa corrente italiana è bene al di sopra della media europea e il suo tasso d ' incremento per il 1997 viaggia intorno al 4% nonostante gli impegni di Ciampi che avrà previsto un aumento di appena l'1% . Il risultato finale è che il governo raggiungerà alla fine dell ' anno il 3% nel rapporto deficit - Pil ma avrà nascosto sotto il tappeto debiti per almeno 15mila miliardi , avrà spinto verso l ' indebitamento società pubbliche come le Ferrovie che , a parità di tariffe e di costo del lavoro , avranno una riduzione dei trasferimenti . , avrà spinto enti pubblici a pagare solo una parte ( il 90% ) di ciò che hanno speso ( ma perchè ‚ non tagliare anche gli stanziamenti di competenza ? ) e continuerà a far segnare il passo agli investimenti pubblici . Sul terreno dell ' economia reale ciò vuol dire mantenere basso il profilo di crescita del Paese con tutto quanto significa sul versante dell ' occupazione che , secondo i dati Istat di agosto , registra una nuova flessione di oltre il 3% di media fra grande impresa e servizi . Per dirla in breve , insomma , una di bilancio in parte truccata per conti falsificati per almeno un punto di Pil e con oltre un milione di disoccupati veri che si toccano con mano e che , a loro volta , toccano con mano la crescente disperazione in particolare nel mezzogiorno del Paese . Prendiamo atto con soddisfazione che alcuni osservatori economici come Francesco Giavazzi e Federico Rampini incominciano a riflettere pubblicamente sul rischio di un risanamento che ha queste contraddizioni e che presenta queste finzioni finanziarie . Queste riflessioni autorevoli non ci lasciano più soli nel denunciare il gioco delle tre carte di Ciampi - Pinocchio che , con 1'ausilio della volpe - Giarda ( " Il malandrino " sottosegretario al Tesoro ) e con i silenzi interrotti solo da qualche sincero miagolio del gatto - Monorchio , ha fatto credere agli italiani che si poteva fare il risanamento dei conti pubblici senza riformare nessun settore della spesi pubblica . In questa direzione il " filibustering " delle opposizioni contro il governo alla Camera ha un significato che va ben oltre i 5mila miliardi del decreto sull ' Iva , perchè ‚ getta l ' allarme , tra l ' altro , sul rischio di un Parlamento sempre più soffocato dall ' accordo governo - sindacato e dai relativi voti di fiducia che ne blindano i contenuti . E piaccia o non piaccia , quel rischio si chiama libertà .
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... E quest ' altro era stato appunto un mandolinista . Cioè aveva , fino al giorno della chiamata alle armi , girato la manovella di un organino per le vie di non so quale città , cantando le canzonette di Piedigrotta . Nella compagnia non era ben veduto ; anzi lo sfuggivano , lo deridevano , ed egli se ne stava in disparte , mogio e umile , come un cane frustato . C ' era il caporale che sapeva dell ' armonioso epiteto onde la gente tedesca suole amorevolmente gratificarci e ne parlava ai compagni : quell ' uomo lì , che non veniva , come loro , dal campo o dall ' officina , avvalorava con la sua presenza l ' ingiuria straniera , quasi li disonorava ; aveva fatto coi suoi venti anni per le vie della città , l ' ozioso e il vizioso . Lo sfuggivano , lo deridevano , lo disprezzavano . Se una sera avesse cantato una serenata alla luna , in un momento di tenerezza e di nostalgia , forse lo avrebbero sollevato su le braccia , a fargli festa ; ma egli si rinchioccioliva su la pietra dove lo lasciavano , a ruminare il pasto col muso nella gamella , e non suonava e non cantava e la sera se ne stava a guardare la punta della baionetta , intontito , come non si accorgesse dei compagni che 10 attorniavano . Vizioso , ozioso e orso . Non reggeva alla fatica , rimaneva indietro nelle marce faticose , lo perdevan di vista negli ardimentosi inerpicamenti : arrivava alla meta , quando gli altri riposavano , trafelato , bianco . Oh , andasse alle retrovie , andasse , a dare il fieno ai cavalli o a piantarsi a guardia di un ponte su la ferrovia ! Non era un bravo tiratore , non sapeva distinguersi in niente , non era morto , non era mai stato ferito . Oh , che stava a farci ? Stava a salvare il suo colonnello . Un giorno il colonnello era salito su un rialto e ispezionava con il binocolo la valletta irta ad ogni passo di trappole . Egli era solo perché era rimasto appunto dietro agli altri e poté vederlo . E poté anche sentire tra le fratte il fruscio come di un branco di capre che si inerpicasse . Era un branco di uomini che sgusciava carponi verso il colonnello . Gridò : Colonnè ! Il colonnello non si volse . Guardava lontano un movimento di salmerie che giravano il costone e si perdevano nel bosco . Colonnè , colonnè ! E balzò pel dirupo , col fiato ai denti . Colonnè ... Un proiettile lo mandò riverso tra i cespugli . Il colonnello allora si volse , ma gli assalitori gli furon tutti addosso . Cinque . Egli ne mandò due rotoloni per il precipizio , con due colpi di rivoltella . Contro gli altri tre che lo ghermivano , che lo colpivano , che lo predavano , si difendeva corpo a corpo , disperatamente . Più debole e solo , egli era in posizione più forte , sul rialto : i nemici rotolavano ai suoi piedi , bestialmente . E il soldato umile , di colpo , con un balzo felino , piombò sui predoni ; non era morto , non era nemmeno ancora ferito . Si lavorò di rivoltella , di baionetta , di coltello ( anche di coltello , sì ) e il soldato ebbe il ventre squarciato da una lama corta . Un grido venne dall ' alto , un gran grido che parve la voce di tutto un drappello : i predoni , arrancando , fuggirono . Egli , il soldato inutile , si ritrovò supino a terra . Si volse : anche il colonnello per terra . E nel silenzio un rantolo . Suo o del colonnello ? Si prese il fardello sulle spalle e seguitò la via della montagna . Il suo Calvario . E cadde sotto il carico doloroso e si rialzò : sfinito , con le ginocchia sciolte , col petto caldo del proprio sangue , con le reni calde del sangue dell ' altro . Venne in suo soccorso un alpino , quegli che aveva gridato ed era parso il suo grido la voce di una moltitudine . Era uno solo . Lo liberò dal carico e lo lasciò per terra . Sarebbe tornato a prendere anche lui . Infatti tornò e lo trovò disteso sul ventre , con le braccia aperte , simile a un gran crocefisso abbattuto . Sentì il compagno che gli passava le mani sotto il petto per sollevarlo , e levando un braccio e lasciandolo ricadere gli fece cenno giù verso la valle . A un centinaio di metri c ' erano i tre austriaci , uno innanzi l ' altro distesi al suolo nella stessa giacitura , come tronchi divelti da un ' ala di raffica . Uno dopo l ' altro li aveva abbattuti con tre colpi di fucile . Avevan derubato il colonnello : andasse a spogliarli . Egli lo avrebbe aspettato . Ma non poté aspettarlo . Mandolinista ! Sono questi , o nemico , i mandolinisti d ' Italia !
Deserto rosso di Michelangelo Antonioni ( Grazzini Giovanni , 1964 )
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Povera Giuliana . Ha già tentato una volta di uccidersi , ma non ce l ' ha fatta , e nell ' incidente automobilistico ha preso una tal botta in testa che nonostante un mese di clinica non è più riuscita a trovare il suo equilibrio . Invece di mandarla in convalescenza in campagna , o a distrarsi in un ' allegra stazione turistica , il marito , ingegnere , se l ' è riportata , col figlioletto , sui luoghi dove lavora : nella zona industriale di Ravenna , tra altiforni , ciminiere , serbatoi , un paesaggio deprimente , grigio e fumoso . Sfido io , la poverina dà fuori da matta . Anziché « reinserirsi nella realtà » , continua a soffrire di angosce e di incubi notturni , striscia lungo i muri , è tutta un brivido . Né il marito , che ha già dato prova di insipienza , muove un dito per aiutarla : non la incoraggia nel proposito , da lei manifestato , di aprire una boutique , anzi le mette intorno degli amici stupidi e sporcaccioni , con i quali la porta a passare una giornata in una baracca sul mare . La casa , povera Giuliana , è deprimente , arredata con mobili e soprammobili provvisori ; il bambino , Dio mio , non ride mai , è un mostriciattolo che armeggia con giocattoli avveniristici , e si diverte a spaventare la mamma . E gli operai ? Persino fra di loro la nevrosi ha mietuto vittime . Quando arriva Corrado , un collega del marito , Giuliana tenta di sciogliersi : un po ' impietosito dalle condizioni di lei , un po ' attirato dalla malattia della donna , in cui crede di riconoscere le proprie inquietudini di uomo randagio , Corrado le gironzola intorno . Vorrebbe aiutarla , e anche lei per un poco ci spera , ma tutto finisce in una camera d ' albergo . Non sarà certo Corrado che potrà guarire Giuliana dalla nevrosi . È il male del secolo , tutti ne siamo affetti . Matti incurabili , l ' unico conforto ci viene dal tenere per mano un bambino e dall ' avere coscienza della nostra condizione . La colpa di tutto ? Innanzi tutto , della civiltà industriale . Gli uccellini , che hanno un cervello da uccellino , l ' hanno capito che dalle ciminiere esce un veleno mortifero , e non ci passano più . Gli uomini , invece , testoni , ci vanno a vivere in mezzo , peggio per loro . Questo il nocciolo della storia raccontata dal Deserto rosso , il film di Antonioni presentato stasera alla Mostra di Venezia . La sua fragilità ideologica è evidente a chiunque non sia malato di intellettualismo . Antonioni non aggiunge nessun zuccherino alla sua pessimistica analisi del mondo contemporaneo , disumanizzato dal progresso scientifico ; ma la sua condanna della civiltà delle macchine sembra ormai coinvolgere l ' eterna condizione dell ' uomo . Giuliana , per far star quieto il bambino , favoleggia di un mondo primitivo , di una ragazzina libera e felice nell ' acqua di un ' isola , e tuttavia inquietata da un ' oscura presenza : qui ( l ' unica apertura ridente del film ) , non soltanto si proietta lo stato d ' animo della novellatrice , ma lo stesso rimpianto del regista , che transita per « questa nostra dimora terrestre » . come ama chiamarla , nostalgicamente rammemorando gli evi felici della pesca e della pastorizia , tuttavia già incrinati dalla minaccia dei mostri . Abbastanza superficiale nel voler far dipendere tutti i guai contemporanei , con un determinismo ottocentesco , dall ' inferno industriale , il film rivela la sua origine intellettualistica nel fatto che la molla dell ' ispirazione non è scattata per l ' intuizione di un carattere o di un nodo sentimentale , già fusi con un ' atmosfera , ma , per ammissione dell ' autore , di rimbalzo a una visita agli stabilimenti di Ravenna , vedendo le risorse rappresentative che si potevano trarre da quel rauco paesaggio di bitume e di strutture meccaniche . Poiché l ' ambiente preesisteva , Antonioni vi ha calato dentro dei personaggi che dovevano forzosamente aderirvi . Se sono risultati delle maschere schematiche , alle cui disavventure non partecipiamo , è perché la tesi era già risolta nel momento stesso dell ' impostazione , e il rapporto fra i personaggi e i luoghi non comportava più , come ancora nell ' Eclissi , alcuna dialettica . Si trattava semplicemente di un ' opera di giustapposizione , alla quale erano estranei ogni senso del dramma e ogni palpito di passione . Se è questo che Antonioni voleva , ci è riuscito perfettamente . Usando il colore , con entusiasmo da neofita , e anche la musica elettronica , per esprimere unitariamente la desolazione del panorama e lo squallore dei personaggi , egli ha saputo con maestria costruire un universo disameno che riesce a deprimerci tutti , benché nessuno sappia dimenticare che il catalizzatore della storia è un caso clinico , e perciò scarsamente generalizzante . L ' aver poi , come egli ha fatto , dipinto l ' erba e gli alberi , per renderne il colore più funzionale , conferma quanto si diceva : che il regista , intervenendo sugli oggetti per farli combaciare ai sentimenti , ha coinvolto se stesso in quel processo che demolisce l ' antico rapporto fra uomo e natura contro il quale protesta . Di per sé il colore è adoperato con bellissimi effetti : su una base neutra , il grigio della desolazione , Antonioni ha giocato estraendo dalla tavolozza del technicolor e dell ' eastmancolor pastosità che a tutt ' oggi restano insuperate , e pongono il film fra le più alte conquiste della sensibilità cromatica del regista italiano . Il clima scenografico è perciò di straordinaria potenza evocatrice ( come talune invenzioni , basti citare il bastimento che sembra navigare fra gli alberi , sono la conferma di un genio cinematografico su cui non occorre nemmeno discutere ) . Ma a che vale aver raggiunto con tanta gloria il traguardo del colore , se esso è messo al servizio di una tesi superficiale , di una storia priva di sviluppi narrativi sia pure interiori , di personaggi per i quali non proviamo né simpatia né pietà , e di una recitazione molto modesta ? Se Deserto rosso non è stato una delusione , perché tale in ogni caso da suscitare polemiche culturali ( e per scrupolo di informazione si aggiunge che qui a Venezia il film è piaciuto a molti ) , nell ' interpretazione ha però mancato quasi tutte le promesse : 1'esagitazione di Giuliana , interpretata da una Monica Vitti stanca di impersonare donne angosciate , è tutta rovesciata all ' esterno . Richard Harris , nella parte di Corrado , è di una totale inespressività , degli altri non si ricorda nemmeno il nome . Perché anche la recitazione manca di fluidità e il difetto di un film pur figurativamente così suggestivo come Deserto rosso è nella visionaria fantasia di un intellettuale di provincia che ha identificato il diavolo con le fabbriche , e crede che tutta l ' umanità sia chiusa in un cerchio di dannati , ciascuno nella sua gabbia . Andiamo a Ravenna , e vediamo quanti sono gli operai , gli ingegneri , le mogli dei tecnici che si comportano come nel film .
La mordacchia di Violante. ( Geronimo , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Pensiero debole e conquista illiberale del Potere . Sono questi i due capisaldi che presiedono , da qualche anno , la vita politica italiana . La fine delle ideologie totalizzanti , comunismo e fascismo , sembra aver messo in soffitta anche le ragioni di quanti hanno costruito per l ' Italia un futuro di libertà e di giustizia collocandola nel solco delle grandi democrazie occidentali . Dal cattolicesimo democratico al socialismo liberale per finire al liberalismo . Le azioni del Pool di Milano e di alcune altre Procure , anche se dirette unilateralmente contro i moderati di ieri e di oggi , han finito col sortire un effetto generalizzato e cioè il rifiuto della politica e dei partiti . Da cui la rincorsa alle più disperate ed emozionali presunte scelte della gente . In Italia , contrariamente a quello che avviene in tutti i Paesi a democrazia matura , i partiti , con qualche rara eccezione , non offrono più obiettivi politici fondati su alcune idee forza , ma tutt ' al più si limitano a stendere programmi privi di un ' anima che potrebbero essere adottati indifferentemente dalla destra , dal centro e dalla sinistra . Tutto ciò è reso possibile da un dibattito che si incentra quasi sempre sugli obiettivi e quasi mai sugli strumenti e sulle loro motivazioni culturali e sociali . Il lavoro , il Mezzogiorno , l ' euro , una pubblica amministrazione efficiente e un fisco più leggero sono tutti obiettivi naturalmente condivisibili , ma le strade per arrivarci non sono mai oggetto di un confronto politico talmente forte , da investire l ' intera pubblica opinione . Questo sfarinamento politico vero e proprio mette i singoli partiti alla caccia disperata degli umori più turbolenti del Paese nel tentativo di cavalcarli . E la conclusione è sotto gli occhi di tutti . La scelta federalista , come ha giustamente fatto notare Ernesto Galli della Loggia , è più frutto del tentativo di catturare l ' elettorato di una Lega che , però , a ogni passaggio alza sempre più la posta , che non esito di una meditata scelta culturale . Si finisce così col mescolare cose diversissime : le esigenze di un forte decentramento politico e amministrativo con impulsi secessionisti largamente minoritari in un ' Italia che solo da pochi decenni ha recuperato il senso dell ' unità nazionale . Un cocktail che è polvere da sparo , e finisce , col piazzare una vera e propria bomba sotto l ' unità del Paese reale e aprire l ' orizzonte alla fine dei partiti nazionali . Tutto ciò è naturale che accada quando gli eredi del fascismo e del comunismo , dopo il proprio fallimento , non hanno più la forza di rielaborare una propria originale posizione politica mentre il centro si frantuma in mille rivoli . E su questo magma politico confuso , fioriscono i tentativi , in larga parte già riusciti , della brutale conquista del potere . L ' ideologo di questa strada , quello , cioè , che non solo teorizza schemi illiberali di conquista del potere ma , da molti anni ne garantisce la realizzazione , è Luciano Violante , presidente della Camera dei deputati . Lo può forse in virtù dei suoi archivi e delle sue tutele . Dopo aver sbriciolato il centro moderato con le teste di cuoio delle Procure di Milano , Napoli e Palermo , Luciano Violante nell ' anniversario del 25 aprile ha indicato la strada per consolidare in eterno l ' egemonia comunista . Sia il popolo sovrano a decidere , ha tuonato la sciarpa littoria delle toghe rosse di questo Paese , e voti direttamente e contestualmente il presidente della Repubblica e la coalizione di governo con il divieto ai parlamentari di mutare orientamento nel corso della legislatura . Una motivazione , quest ' ultima , generica e populista che rischia di incontrare il consenso anche del centrodestra che ricorda il ribaltone di Bossi . E sarebbe un errore . Se il nostro governo fosse presidenziale , come hanno la Francia e gli Usa , i postcomunisti perderebbero , così come perderebbero se facessero votare direttamente il primo ministro . L ' unica possibilità di vittoria e di portare a Palazzo Chigi un comunista doc è se si vota direttamente , insieme col capo dello Stato , la coalizione di governo , per il forte potere egemonico che un partito del 20-22 per cento esercita su Rifondazione e sui Popolari in un sistema maggioritario uninominale . E così il Pds , con poco più del 20 per cento , controlla l'80 per cento del potere . Ma tutto ciò non sembra bastare a Luciano Violante . Deve andare in soffitta anche quella garanzia democratica che vuole il parlamentare eletto senza vincoli di mandato . In parole semplici non solo va consolidata l ' elezione diretta della coalizione di governo che ottimizza il ruolo del Pds di D ' Alema e Violante , ma anche una sua blindatura pena lo scioglimento delle Camere . Tutto ciò non trova riscontro in nessun altro Paese democratico ed è la prima evidente mordacchia a un Parlamento già messo , in questi anni , in ginocchio dal governo delle deleghe e della blindata concertazione sociale . Come si vede , tutto è cominciare .
StampaQuotidiana ,
Fra pochi giorni avranno principio i lavori per l ' apertura del secondo tratto di via Roma e anzi a cominciare l ' opera è fissata in maniera certa la data del venti settembre . Con un migliore auspicio e in un giorno tanto bene augurale non potrebbero avere inizio le demolizioni che non dubitiamo continueranno alacri , e senza interruzioni . Si voleva dalle autorità municipali dare un ' inconsueta forma solenne alla inaugurazione delle nuove opere edili di abbellimento e di risanamento ed erano state stanziate L . 1.000 per la celebrazione ; abbandonato il progetto di tale solenne inaugurazione , la Giunta comunale ha deliberato su proposta del sindaco comm . Tagliavia , di devolvere in favore del Comitato di difesa civile le lire mille stanziate per la celebrazione della festa e l ' esempio è stato subito seguito ammirevolmente dall ' impresa assuntrice dei lavori nella cui rappresentanza l ' ing . Rutelli è venuto negli uffici del nostro giornale , consegnandoci lire duemila che noi abbiamo consigliato avessero la stessa destinazione della somma versata dai poteri municipali . Suppliscano degnamente i privati alla grandiosità della cerimonia e in ogni modo rendano palesi i loro schietti sentimenti di italianità ; noi pensiamo che l ' iniziativa privata deve far tutto e operare il miracolo di adornare e pavesare la città in maniera degnissima della solenne ricorrenza . E resti essa veramente nella memoria dei palermitani , segnando sotto i suoi fausti auspici l ' inizio di quei lavori del secondo tronco di via Roma tanto desiderati , tanto promessi e perseguitati ad ogni ora da un rinvio o da un procrastinamento .
Matrimonio all'italiana di Vittorio De Sica ( Grazzini Giovanni , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Salvo nel titolo , che assurdamente devia nel grottesco un dramma di sentimenti per voler scimmiottare il film di Germi ed ereditarne i vantaggi mercantili , Matrimonio all ' italiana è quasi interamente riuscito , e risolleva di colpo , anche agli occhi del pubblico più esigente ( quello che non aveva capito le ragioni della travolgente carriera di Ieri , oggi , domani ) , il prestigio di Vittorio De Sica , troppo presto , dopo I sequestrati di Altona e Il boom , dato per agonizzante . Ora si dirà che il merito non è tanto di De Sica quanto della bellissima commedia di Eduardo , Filumena Marturano , da cui il film è tratto , una delle conquiste più alte del teatro italiano del secondo dopoguerra . E invece no . La riprova è facile : basta confrontare Matrimonio all ' italiana con l ' edizione cinematografica che della commedia dette lo stesso De Filippo nel 1951 , e la TV nel '62 : opere che ne rispettavano sostanzialmente la struttura teatrale , portando pochi mutamenti all ' originale ; mentre questa di De Sica , pur restando fedele al nucleo primitivo , non soltanto ritocca l ' età dei protagonisti , modifica e aggiunge qualche scorcio narrativo , ma si muove in un ambito rappresentativo molto più ricco di polline fantastico , tanto più fluido , arioso e iridescente . Grazie appunto all ' intelligenza con cui De Sica fa ricorso al linguaggio cinematografico , lo usa , raccontando a ritroso quando gli giova , per spezzare l ' unità di tempo e di luogo , senza tuttavia slabbrare quel centro emotivo , quel sentimento della maternità e della paternità , che è il cuore della commedia di Eduardo . Perché De Sica abbia raggiunto il traguardo s ' intuisce : per la perfetta fusione fra il soggetto , il regista e l ' attrice protagonista . Un ' intesa che mai era stata così completa , e dalla quale , balza agli occhi , resta escluso Mastroianni , interprete sempre duttile e disponibile , ma qui meno capace , quasi si direbbe per ragioni di sangue ( e perciò l ' attore ne esce assolto ) , di partecipare a un universo tutto grondante di quell ' impasto , sublimemente napoletano , di lacrime e di gioie . Matrimonio all ' italiana salda insieme , su un comune fondo di speranza nell ' umanità , il dolore di Eduardo e il sorriso di De Sica , fiorisce dal connubio fra la pietà e l ' ironia . Ma se al primo si deve questo forte ritratto di donna , immerso nell ' amore per la carne della sua carne e nel disperato sentimento della giustizia che palpita in questo amore , dobbiamo a De Sica e ai suoi sceneggiatori il vederlo lievitare nell ' aurora dell ' adolescenza disgraziata , quando prima che madre Filumena è una giovane la quale sogna di essere tolta dal lupanare e di essere trattata come una vera signora . In questa , che è la parte più originale del film , lo sforzo dell ' ambientazione e del modellato psicologico ha esiti impeccabili per precisione di tocco e festosità di accenti . Sono pagine in cui i colori della cornice napoletana hanno trovato in De Sica , così bene aiutato dai costumi di Piero Tosi , un artista che conosce a memoria la sua tavolozza , ma ora sa anche attingervi con gran discrezione . E infatti gli elementi pittoreschi ( i vicoli di Napoli e il piccolo coro di macchiette di fondo ) si vengono a poco a poco smorzando nel prosieguo del film , via via che le figure dei protagonisti prendono corpo e risalto . Sul finire il colore locale ha perso ogni accento folcloristico : Filumena e Domenico sono quasi due puri simboli dell ' istinto materno e dell ' istinto paterno . I singhiozzi di Filumena , che sigilla col pianto l ' atteso trionfo della giustizia , e l ' affettuosa ironia punitiva rivolta su Domenico , costretto a dividere fra tre figli , uno solo dei quali è suo , il proprio affetto di padre , si sono fusi in una squisita penetrazione malinconica del cuore umano . Filumena rispose per prima , fin da giovanissima , per pietà di se stessa e dei figli allevati in segreto ; Domenico ha risposto sulla cinquantina , costrettovi dalla propria ambizione più che dalla propria coscienza : ma in ambedue ha parlato la voce del sangue . Ancora una volta è stata una donna a farla vibrare così forte da incrinare nell ' uomo la corazza dell ' egoismo . Ricordiamo brevemente la trama . Filumena Marturano è passata direttamente dalla miseria di un « basso » alla vergogna di un postribolo . Domenico Soriano , uno dei suoi clienti , pasticciere benestante , prima le mette su un appartamento , poi se la porta in casa , perché faccia da amante , da serva e da infermiera della vecchia madre svanita . La donna accetta , sempre con la speranza di essere sposata , ma gli anni passano , le sue grazie appassiscono ; quando Domenico sta per impalmare una giovane cassiera , Filumena finge di essere moribonda . Preso di contropiede , Domenico accorre al suo capezzale , e convinto che morirà accetta il matrimonio in articulo mortis . Subito lei salta dal letto , guarita , e le proteste dell ' uomo ingannato si mutano in sbigottimento quando Filumena gli confessa di essere madre di tre ragazzi , cresciuti lontani con i soldi di Domenico , e di aver combinato il trucco perché anch ' essi abbiano un nome . Al rifiuto del marito , la donna accetta di annullare il matrimonio , ma gli rivela che uno dei tre è figlio di lui . Domenico cerca invano di individuarlo ; poiché Filumena , volendo che tutti e tre abbiano uguali affetti e diritti , non gliene dirà mai il nome , all ' uomo non resta che farne per sempre sua moglie . I ragazzi assistono alle nozze , lo chiamano papà : il dubbio che continuerà a tormentarlo sarà il trionfo di Filumena . Film insieme di caratteri e di atmosfera , Matrimonio all ' italiana ha anche qualche difetto : lo scarso approfondimento di Domenico , visto spesso dall ' esterno , un ritmo che si desidererebbe talvolta più serrato , la rinuncia a quell ' appello alla Madonna che la commedia sottolineava giustamente come un momento tipico della natura femminile e napoletana ( qui trasferito , in chiave di caricatura , sulla figura della suocera paralizzata ) , quel bacio sulle pendici del Vesuvio , una concessione moralistica che sa di accomodaticcio , questo sì « all ' italiana » , perché nega valore alla rivalsa di Filumena . Ma quante intuizioni , in compenso , nella definizione dei personaggi ( lei dapprima così spontanea , festosa , e poi delusa , di una astuzia popolana , incapace di credere che il cuore di Domenico sia una pietra prosciugata ; lui azzimato , col fiore all ' occhiello , preoccupato della propria eleganza e dignità , infine piegato all ' espiazione ) , nelle invenzioni propriamente registiche ( l ' iniziale processione di Filumena in deliquio , portata come sulla sedia gestatoria , il comizio politico che fa da ironico sottofondo , il cordoglio del vicinato per la morte della vecchia , i ragazzi introdotti di soppiatto a mangiare le paste , certi gesti della protagonista : il buttarsi sul minestrone dopo la commedia dell ' agonia , lo strapparsi il cappello dopo essere stata sconfitta dal codice , significativo rifiuto della dignità borghese ) , nella scelta delle luci , talvolta riecheggianti i colori della pittura napoletana , nelle soluzioni scenografiche e nella aderenza del commento musicale . Domina , su tutto , la precisione del tono , la compostezza dello stile , il delicato equilibrio fra la rappresentazione e il tratteggio psicologico , con « a fondo » di commozione profonda , come sempre quando si tocca l ' anima umana , e con una attrice umanissima quale Sophia Loren , che qui raggiunge in certi casi lo slancio della Ciociara , ma che è sempre ben presente a se stessa , nel pieno della sua forza vitale ed espressiva , graduata con mano maestra nell ' affettuoso ricordo dell ' indimenticabile Titina De Filippo , alla cui memoria il film è dedicato . Un film che dal vaso dell ' allegrezza versa in cuore il pianto della vita . Batte nel nostro petto , e colpisce a morte , senza rinunziare alle gioie dello spettacolo , le sozzure , le idiozie , le borie del ' cinema plebeo o intellettuale .
StampaQuotidiana ,
C ' è un vecchio detto popolare che suona più o meno così : se mi imbrogli una prima volta , la colpa è tua , se riesci a farlo una seconda volta la colpa è mia . È questa la prima reazione a caldo alla iniziativa del governo sul nuovo patto sociale che dovrebbe rappresentare il regalo natalizio per gli italiani . Questa maggioranza è la stessa che da alcuni anni ci ha promesso una lenta ma progressiva crescita della nostra economia e un ' altrettanta progressiva riduzione della disoccupazione e del divario Nord - Sud . Da tre anni , come è noto , cresciamo meno di tutti , il divario tra Nord e Sud è paurosamente aumentato e siamo l ' unico Paese europeo in cui il tasso di disoccupazione è aumentato ( dal 12,1 al 12,3 per cento ) mentre la media europea è scesa al di sotto del 10 per cento . É questa e non altra la credibilità conquistata sul campo dalla maggioranza di centrosinistra . Ma veniamo a oggi . I capisaldi di questo nuovo patto sociale , secondo le dichiarazioni di D ' Alema e Bassolino , dovrebbero essere : il rilancio delle infrastrutture nel Sud , l ' alleggerimento della fiscalità sul reddito d ' impresa e sul costo del lavoro , la formazione professionale e nuove regole della contrattazione . Per quanto riguarda le infrastrutture siamo all ' ennesimo libro bianco . Si è scomodato un maxi - convegno tenuto a Catania per scoprire , nientepopodimeno che il Sud ha bisogno di potenziare le reti nel settore del trasporto su ferro ( Ferrovie ) e nel settore idrico . Poco meno dell ' acqua calda dal momento che queste due linee di intervento sono note da almeno 50 anni . In verità il nodo sulle infrastrutture è prevalentemente finanziario . Ciampi ha da tempo bloccato gli investimenti pubblici perché non potendo contare su una effettiva riforma del welfare , a cominciare dalla previdenza , ha tentato di quadrare i conti riducendo la spesa in conto capitale e aumentando la pressione fiscale . Fino a quando non sarà risolto questo nodo tra spesa corrente e investimenti pubblici non si caverà quindi un ragno dal buco e i convegni come quello di Catania serviranno solo a far propaganda e a discutere come si spenderanno i soldi europei dopo il Duemila . Insomma campa cavallo che l ' erba cresce . Sul terreno del fisco , poi , rischiamo una colossale comica . La politica di bilancio del governo è già stata fissata con la legge finanziaria in corso di approvazione al Senato . Essa prevede , per il 1999 , una pressione fiscale sostanzialmente invariata rispetto all ' anno che si chiude se si eccettua la scomparsa di qualche " una tantum " del passato come , per esempio , l ' eurotassa . Ciampi e Visco , infatti , hanno fatto muro contro la pressione delle opposizioni parlamentari , dei sindacati e della stessa Banca d ' Italia , che hanno chiesto insistentemente la riduzione del prelievo tributario su imprese e famiglie , per rilanciare investimenti e occupazione . Purtroppo , non ci sembra che il governo voglia cambiare questa impostazione , anche perché i conti pubblici incominciano a scricchiolare vista la caduta del gettito Irap ( mancherebbero a fine d ' anno sei - ottomila miliardi ) e di quello in relazione alla minore crescita del Pil . Non a caso , infatti , Massimo D ' Alema proprio ieri ha parlato di una redristibuzione del carico fiscale sui vari fattori della produzione . Diminuire il costo del lavoro a parità di salario vuol dire ridurre gli oneri propri e impropri che gravano sull ' occupazione . Ma se il tutto non si ricollega a una riduzione generale della pressione fiscale , ciò che si toglie dal costo del lavoro propriamente detto verrà messo sul costo degli altri fattori di produzione ( D ' Alema ha parlato a esempio dell ' energia elettrica ) o compensato con altre tasse . Insomma , come la si volta e la si gira , l ' oppressione tributaria su imprese e famiglie secondo il governo non può mutare nonostante le continue dichiarazioni del nostro Visco sempre più ministro - Pinocchio . Tutt ' al più può cambiare la distribuzione sul carico fiscale ma niente di più . Sulla formazione , dopo la reprimenda della commissione europea , siamo ancora all ' anno zero . Oltre a un generico annuncio di voler rilanciare l ' apprendistato ( strumento che già esiste dal 1991 e che in questi 7 anni si è ridotto per la bassa crescita di ben 150mila unità ) , l ' unica novità sarebbe quella di attivare un contatto telefonico con almeno il 20% degli iscritti negli uffici di collocamento per orientarli sul terreno formativo e lavorativo . Insomma una sorta di telefono amico per chi è disperato . La mistica della concertazione , con tutti i suoi riti e le sue liturgie , in realtà , nasconde una incapacità a governare . Il confronto con le parti sociale è , naturalmente , indispensabile per costruire una politica di governo in una società postindustriale , ma pensare che il complessivo governo del Paese si identifichi nella concertazione , vuol dire battere una pista illiberale , emarginando il Parlamento , e povero di risultati , come dimostrano gli ultimi tre anni durante i quali siamo diventati la cenerentola d ' Europa per sviluppo , occupazione e competitività .