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AL POSTO! ( - , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Consentiamo pienamente nell ' articolo che Arnaldo Mussolini ha pubblicato sui Popolo d ' Italia . Già , nei giorni scorsi , una chiarificazione , e non una polemica , avvenuta su queste colonne tra Ugo d ' Andrea e Umberto Guglielmotti , ci ha fatto , diciamo così , anticipare il nostro consenso alle osservazioni chiare e tranquille del direttore del giornale fascista . Noi infatti , pur non facendo alcuna confusione , come quella di cui giustamente si lamenta l ' on . Bottai nella lettera che più oltre pubblichiamo , indicavamo nettamente il pericolo e il danno di una polemica che , partendo da posizioni dottrinali e meritevoli senza dubbio di esame , per il momento , per il modo e per inevitabili inserzioni deviatrici , avrebbe piuttosto nociuto che recato bene all ' opera di assestamento del partito all ' indomani delle elezioni . La nostra indicazione , chiaramente espressa e che deve aver convinto anche quello che pareva il nostro contraddittore , non era certo avventata e infondata , se certo oggi , tra interviste , commenti , articoli , contrasti largamente sfruttati dalla stampa d ' opposizione o di certo filofascismo cirioleggiante e deluso , peggiore della stessa opposizione ; ci troviamo , fumante e appetitoso per tutti gli oziosi politicanti italiani , il solito pasticcio di chiacchiere , dove c ' è tutto : Hegel , l ' Antiriforma , il liberalismo protestante , l ' incompatibilità , lo squadrismo , il sindacalismo integrale , gl ' industriali , gli attacchi a membri del Governo ; e chi più ne ha più ne metta . Dobbiamo riconoscere con amarezza che la prosa abbondante e irrequieta dell ' on . Massimo Rocca si è trovata ad essere , magari contro le intenzioni dell ' autore ribadite in alcune dichiarazioni di risposta al direttore del Popolo d ' Italia , la colla di questo enorme pasticcio che gli avversari affettano con la gioia di chi può sfamarsi a così buon mercato . Ebbene mettiamolo da parte , una buona volta , e veniamo al sodo . C ' è dissenso sull ' opera di governo , condotta dal Duce con una energia e una chiaroveggenza , cui risponde sempre più e lo attesta il viaggio di Sicilia il consenso fiducioso e reverente di tutto un popolo , in tutti i suoi ceti , senza distinzioni di classi e di fittizi inquadramenti di partito ? No . L ' opera di governo , e cioè la massima espressione del Fascismo , è salda , incontestabile ; e , per la prima volta , è raccolta nelle mani di un Capo formidabile , che non ha bisogno di campagne giornalistiche per giudicare i particolari di quest ' opera e l ' azione dei suoi collaboratori . C ' è dissenso nell ' azione fondamentale del partito ? Nemmeno . La polemica sulla incompatibilità deliberata dal Gran Consiglio è già risoluta . Ha potuto avere qualche apparenza di indisciplina su una sostanza di sincera passione , ma è risoluta . Si esegue . Né del resto poteva sollevare divisioni o i cosiddetti urti di tendenze , ben noti storia degli altri partiti . Il partito esce or ora dalla lotta elettorale , in cui ha dato indubbie prove di forza e di compattezza . Cerca ora il suo assetto gerarchico , di quadri e di gregari , ancora commosso dalla lotta stessa . Lo raggiungerà sicuramente , senza melanconie di diverbi dottrinari e senza affatto rifiutare quell ' alta elaborazione spirituale , che sarà il segno intellettuale della nuova civiltà fascista . C ' è dissenso fondamentale sull ' azione delle Corporazioni , sulla funzione della Milizia , sulle direttive fondamentali di quello che è il regime fascista , la cui normalizzazione non ha proprio niente a che fare con la normalizzazione liberaloide di certi filofascisti ? Nemmeno questo . La fraseologia , accolta a torto da qualche fascista , e che vuoi significare , su certa stampa , un contrasto tra Roma e la provincia , tra normalizzatori e cosiddetti « selvaggi » , è una balordaggine giornalistica ; una applicazione al Fascismo del solito gergo , che trionfava un tempo nelle cronache dei corridoi di Montecitorio . C ' è dissenso in questa vigilia parlamentare ? Niente affatto . C ' è consenso , c ' è volontà decisa di cambiar costume parlamentare ; di far giustizia di un passato che , oltre tutto , è stato un passato di vera e propria indegnità parlamentare . E allora ? Vogliamo ricadere nell ' errore della prima campagna revisionistica , che si impasticciò proprio quando il Fascismo avrebbe dovuto dimostrare coscienza dell ' opera del Duce , impegnato , proprio in quei giorni , nella vertenza con la Grecia , che fu vertenza per il prestigio d ' Italia in Europa ? Tirate le somme , anche allora le chiacchiere lasciarono il posto a poca sostanza . Guardiamoci dall ' errore di allora e ciascuno trovi , guardando all ' esempio del Duce , il suo posto di lavoro per il Fascismo . E lo tenga come una consegna , guardando che anche le parole siano azione , inquadrata e disciplinata , e non critica sterile e politicante . Ecco tutto .
Una foto di de Gaulle ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
La drammatica situazione francese ; la fosca minaccia di un regime d ' emergenza , basato su forze estranee alla dialettica parlamentare , affidato al disastroso semplicismo dei militari ; le dichiarazioni del generale de Gaulle , il quale smentisce ogni proposito dittatoriale , ma tuttavia vuol governare da solo : tutto ciò mi riporta ai discorsi che il sottotenente di cavalleria Daniel Téstard , nativo di Angoulême , faceva , stizzosamente , nell ' inverno del 1944 , tra i fili spinati dello Stammlager 11/B , nei pressi di Fallingbostel . A corto di uomini , per l ' enorme impegno richiesto dal fronte orientale , i tedeschi ricorrevano spesso a prigionieri per far vigilare altri prigionieri . Il sottotenente Téstard aveva accettato l ' incarico di « governare » un gruppo d ' internati italiani arrivati dalla Balcania . Benché avesse respinta l ' offerta di rientrare in patria fra i seguaci di Vichy , si mise subito ad assecondare , in qualche caso superandola , la durezza dei nazisti . Pallido e ossuto , sprezzante e incivile , prese a sfogare sugli sciagurati italiani tutti i malumori e i risentimenti ch ' erano il suo perenne stato d ' animo . Non trascurava , nel frattempo , di far quattrini : barattando pacchetti di tabacco stantio e pezzi di pane muffito con orologi , anelli , catenine da collo . Venne il momento che gli stessi tedeschi , per lo più vecchi riservisti o mutilati , cominciarono a temerlo ed evitarlo . Chiamava gli italiani « banda di idioti pezzenti » , e almeno una volta al giorno ripeteva frasi di questo genere : « Il fatto che io sia rimasto qui dentro , anziché andare col vecchio Pétain , può far credere ch ' io aspetti il ritorno della democrazia . Vi sbagliate . Me ne infischio della democrazia e dei politicanti marci che se ne ingrassano . Io sono un ufficiale effettivo , " voyons " ! , e ho vent ' anni di servizio , perché provengo dai sottufficiali , e non dai rammolliti delle accademie . Sono per la dittatura , se volete saperlo . Non quella dei barbari tedeschi e degli italiani miserabili . Quella di noi francesi , che possiamo insegnare al mondo qualsiasi cosa : da come si mangia a come si combatte . Come si combatte , al momento giusto . Perché nel 1940 non valeva certo la pena di crepare per difendere i politicanti . A guerra finita , ce la vedremo ! Sarà questione di anni . Qualcuno di più , qualcuno di meno , non conta . Ma il manico del coltello finirà nelle mani di noi soldati , " saperlipopette " ! C ' è già pronto un signore che , prima o poi , manderà la democrazia a " éplucher les pommes de terre " , a sbucciare le patate . Chi è quel signore ? Eccolo qui : guardatevelo bene » . E ogni volta il sottotenente Téstard tirava fuori dal portafogli una fotografia del generale Charles de Gualle , ritagliata da un giornale .
StampaQuotidiana ,
Una schiuma fetida ribolle intorno a Nitti e riporta a galla tutti i rifiuti del politicantismo procacciante , del pseudo - giornalismo avventuriero . Si ritorna a tempi che parvero superati , che la grande crisi della guerra parve sommergere per sempre nel fondo putrido della vecchia piccola Italia , tutte fazioncelle parlamentari legate a interessi di camarille affaristiche , col codazzo d ' una stampa equivoca vivacchiante intorno al ministero dell ' interno , comandata a favorire con tutti i mezzi illeciti la dittatura della casta oligarchica che ha arraffato il potere e lo mantiene con le arti dell ' intimidazione , della diffamazione , della corruzione , In ciò essenzialmente si dimostra il risorto giolittismo che , nella sua riconsacrazione gionittiana , ha acquistato di goffagine e di frode per ciò che ha perduto di sapienza volpina e di mascherata violenza . Nitti è la pietosa degenerazione di Giolitti , il quale aveva almeno un suo stile , una sua arte di governo , anche se scaltramente odiosa e immorale . Già , in questi suoi primi giorni e coi suoi primi atti , Nitti ha dato intera la misura di quel che sarà la sua politica , fatta di bassezze e di obbiezioni , basata sugli intrighi del giornalismo di anticamera e sulle manovre del parlamentarismo di corridoio . È una dittatura demagogica da basso impero , che ha i suoi scherani della stampa e i suoi sgherri della polizia , che stende su tutto una rete di loschi interessi , che lavora all ' accaparramento di tutti i partiti coi favori e con le promesse , che contro gli avversari adopera sudiciamente l ' insinuazione velenosa , la sconcia calunnia , e , quando capita , la proditoria aggressione . Su questo ambiente di corrotti e di corruttori , Nitti eleva e fonda le sue fortune , cercando di ritrascinare l ' Italia , che recalcitra nauseata e rivoltata , alle epoche più torbide della sua storia recente dell ' avantiguerra . Ed ecco che ripullulano le questioni morali , e che il Presidente del Consiglio è ogni giorno costretto a difendersi da accuse , vere o false , che lo colpiscono personalmente . Ed ecco che si diffonde un ' atmosfera di diffidenza e di sospetto . Ed ecco che la vita nazionale affonda miserabilmente nel fango dond ' era stata , d ' un colpo d ' ala , risollevata nel cielo dei martiri e degli eroi . Ritornarono i neutralisti , i disfattisti , i negatori della patria . Si infama l ' epopea della guerra e della vittoria . Si irride allo spirito nuovo dell ' Italia , nel dovere e nel sacrificio . I generali vittoriosi sono accusati di cesarismo , i combattenti sono avviliti , offesi , isolati , tenuti in sospetto . L ' imboscato morale , che è Nitti , chiama a raccolta tutti gli imboscati della guerra , e se ne fa un corpo di pretoriani . Il giolittismo è vendicato , ma è anche travolto da questo fetido schiumare di nauseanti rifiuti politici e morali che si chiama il gionittismo .
CHIUSURA ( GUGLIELMOTTI UMBERTO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Forse taluno potrà essersi meravigliato del nostro tenace agnosticismo o meglio del nostro totale disinteressamento rispetto alle cosiddette polemiche interfasciste che hanno offerto argomento vario e pettegolo alla solita stampa raccoglitrice di ogni contesa , avversaria o fiancheggiatrice che sia . Senonché tale disinteressamento che risponde ad una norma che ci siamo imposti , non ci ha vietato tuttavia di rivolgere in questi giorni la nostra modesta , ma fedele azione a taluni altri problemi i quali indicano che il Fascismo , inteso come movimento , come partito e come volontà di governo , ha tanta forza in sé da superare la paralizzante incrostazione « beghista » nella quale si vorrebbe veder sommerso il nuovo regime . Abbiamo voluto insomma con questo tradizionale sistema di noncuranza nei riguardi di certe questioni , che altri forse può considerare fondamentali ma che noi persistiamo a giudicare superficiali , dimostrare a fascisti e non fascisti che esiste la possibilità di dedicare larga messe di energie intellettuali , per esuberanti che siano , all ' esame e alla elaborazione di problemi concreti che il governo fascista quotidianamente prospetta , affronta e risolve . Cose serie , in una parola , come ad esempio il congresso per l ' emigrazione , la riunione bancaria di ieri , la situazione internazionale e via discorrendo . È giunto tuttavia il momento di dire una brevissima parola sulle polemiche di cui sopra : riaffermare cioè una constatazione evidente . Questa . Al difuori di un notevole servizio reso agli avversari che per forza propria non sarebbero mai capaci di scalfire di un millimetro l ' edificio su cui poggia il nuove regime , di tanto baccano non resta nulla , se si tolga qualche questione personale elevata a dottrina . Molti strali si sono appuntati contro un ministro in carica il quale in un anno e mezzo dalla sua assunzione al potere ha raggiunto un obbiettivo che non è una bazzecola : il pareggio . Si è molto ragionato e sragionato circa l ' indirizzo del partito mentre nessuna nuova situazione al difuori di artificiose sforzature cerebrali poteva giustificare la necessità di battere una via diversa da quella fin qui battuta nella valutazione politica dei problemi della vita italiana ; ebbene , dopo tanto scalpore , la compagine del Governo è apparsa , come è giusto sia , salda e omogenea , e l ' indirizzo del partito animato dall ' unica volontà che possa sorreggerlo e vivificarlo : quella di continuare , superando con ogni mezzo e con ogni sforzo le insidie della fazione . E allora ? Allora non resta che richiamare , come già altra volta facemmo , certe zone intellettuali fasciste troppo facili a perdersi nello sterile esercizio dialettico , ad una più esatta , più disciplinata , più consapevole visione della realtà . Non che il Fascismo non offra campo vasto e libero alla sua elaborazione dottrinaria sui capisaldi incrollabili acquisiti ormai alla storia politica del nostro paese ; soltanto occorre impedire che certe disquisizioni teoriche si traducano in pratica negli episodi non certo edificanti cui in questi giorni abbiamo assistito . Detto ciò non intendiamo per ora trarre deduzioni , fedeli al nostro convincimento sulla superficialità e sulla contingenza di queste schermaglie : torniamo invece a servire serenamente il regime occupandoci d ' altro , di quanto cioè il Fascismo crea e consolida per l ' Italia di domani . Soltanto ci permettiamo esortare quanti hanno salda in petto e sono molti la fede che noi abbiamo , a seguire il nostro esempio .
Il magnifico papà ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Una sera di tanti anni fa , mentre la famiglia era riunita a cena , udimmo suonare il campanello dell ' ingresso e qualche minuto dopo la donna di servizio portò un biglietto da visita a mio padre . Alla prima occhiata , il genitore apparve meravigliato ed esclamò : « Lui ? E che può volere ? » Lasciò il biglietto sulla tovaglia e andò subito in salotto . Ci precipitammo a leggere il nome scritto sul cartoncino : « Luca Cortese - Editore - Impresario teatrale » . A noi ragazzi quelle cinque parole non dissero assolutamente nulla ; ma gli adulti presero a parlare tutti insieme , a rievocare storie mirabolanti e confuse , ad emettere , su quel misterioso signor Cortese , giudizi severi o favorevoli . Fu mio nonno a concludere : « Dite quello che volete , avrà avuto le sue colpe , si sarà comportato da megalomane , ma è un uomo interessante . Se fosse emigrato in America al momento giusto , avrebbe battuto il grande Barnum » . È un ricordo infantile . Ma oggi , leggendo Papà magnifico , romanzo dell ' attore Leonardo Cortese , mi torna fresco alla memoria . L ' estroso , geniale , generoso e scombinato Fabio Ardenzi , il « papà » protagonista dal lungo racconto , non può essere che Luca Cortese ; e Pif , il figlio che idolatra quel padre avventuroso e lo giudica « magnifico » , finché ne scopre la reale inconsistenza , non può essere che lo stesso Leonardo . Dietro le quinte della letteratura , il romanzo è la storia infantile dell ' autore . Luca Cortese fu negli anni attorno alla prima guerra mondiale uno degli italiani più agitati e discussi . Editore di una famosa rivista , « Il Tirso » , che in tono minore rinnovò i fasti e i rovesci delle Cronache Bizantine » , risvegliò , sia pure caoticamente , l ' interesse per il nostro teatro di prosa . Fattosi impresario , vi fu un momento in cui amministrò contemporaneamente una decina d compagnie . Non essendo ancora cominciata l ' ora degli aiuti statali e delle sovvenzioni governative ed avendo le mani bucate come colini , restò sepolto sotto un groviglio colossale di scene , costumi , copioni e fatture insoddisfatte . Proprio come il Fabio Ardenzi di Papà magnifico , si svegliò stanco e vinto da un lungo sogno dorato . Nel romanzo di Leonardo Cortese , queste lontane esperienze , queste fugaci grandezze e più durature delusioni , affiorano con tenerezza e pudore . Il figlio non giudica il padre . Si limita a piangere , quando scopre che non è « magnifico » come credeva . Il libro , tanto più conoscendone la chiave autobiografica , merita di essere letto e apprezzato . Dal 1953 ad oggi , 600 sale cinematografiche sono fallite in Inghilterra , 400 hanno chiuso i battenti nel 1957 . Si prevede che un altro centinaio chiuderà durante l ' anno in corso .
StampaQuotidiana ,
Che l ’on.Nitti e la sua banda multiforme e multicolore si siano vivacemente agitati nei retroscena oscuri della crisi e dello sciopero generale , ad aiutare il meritorio sforzo di Modiglioni , Canepa e C . per un ministero di sinistra , è cosa risaputa , della quale si sono avute mille prove caratteristiche : dal lavorio intensissimo dei più conosciuti luogotenenti e agenti nittiani durante il secondo tentativo Orlando , specialmente in occasione della visita dell ’ on . Turati al Quirinale , all ’ atteggiamento insidioso costantemente seguito dai numerosi giornali e dall ’ innumerevole fungaia di bollettini d ’ informazione che prendono l ’ imbeccata dal comm . Magno . Niente d ’ inverosimile , d ‘ altronde , in tutto questo ; e niente di nuovo . È naturale , è logico , è perfettamente conforme alle tradizioni che ovunque fermenti la sedizione antinazionale si scopra il germe nittiano . Questo sta a quella come il bacillo sta alla malattia . Invero non si tratta tanto di un fatto politico quanto di un fenomeno patologico . Senonché Nitti e i suoi seguaci , i seguaci – s ’ intende – ancor più di Nitti , aggiungono all ’ esercizio delle manovre equivoche il vezzo pericoloso di vantarsene . Hanno , nel malefizio , la più baldanzosa improntitudine , la quale non giova certamente né ad acquistar loro neppure le simpatie degli allocchi né ad assicurare il successo delle loro torbide mene ; ed è un vezzo che riflette grottescamente in tutto il vasto clan , sino agli infimi gregari , il tipico abito mentale e morale del capo . Millantava dunque l ’ altro ieri , in un crocchio di estranei , un notissimo amico di Nitti , oriundo straniero ma stabilito da parecchi anni a Roma , il quale aspetta dalla restaurazione nittiana la rivincita di una non dimenticata batosta elettorale , millantava – dicevamo – altamente e specificatamente una cosa di cui si è molto vagamente parlottato a Montecitorio nei giorni scorsi : l ’ accordo che sarebbe intervenuto fra qualche emissario dello statista basilisco e alcuni elementi parlamentari del fascismo . L ’ episodio più che autentico non meriterebbe forse di essere rivelato , se esso non corrispondesse in modo assai significativo alle pubblicazioni non si sa se più ipocrite o suggestive di giornali nittiani - come il Secolo – che auspicano insistentemente da tempo l ’ unione di socialisti e fascisti sul terreno di una nuova democrazia , facilmente identificabile per la « democrazia italiana » inventata di recente dall ’ on . Nitti . Ora non tocca a noi difendere dall ’ oltraggiosa insinuazione i fascisti , i quali , del resto , non crediamo abbiamo nessunissimo bisogno di essere difesi , giacché riteniamo senz ’ altro , a priori , destituiti di fondamento racconti e pronostici interessati circa l ’ asserito accordo . Infatti la gioventù combattente d ’ Italia , quella che ha dato così folte schiere al fascismo , avendo trovato in questo movimento spontaneo , quasi istintivo di reazione e di riscossa contro la tirannia dei nemici interni , non può né potrà mai revocare la squalifica morale che è stata elevata dalla coscienza nazionale in confronto dell ’ amnistiatore dei disertori . Tale squalifica non è suscettibile né di prescrizione né di indulto . Essa metterà sempre di fronte all ’ on . Nitti , per qualsiasi suo conato di resurrezione , le energie pure e consapevoli del Paese . Quando , per inconcessa ipotesi , altri fossero per accondiscendergli , ci saremmo ancora noi a contrastargli il passo . Noi : i nazionalisti . Bastammo a tenergli testa , noi soli , nell ’ anno del suo onnipotente governo , allorché egli fece scempio della dignità nazionale e della vittoria , fino al giorno in cui , dopo aver fatto massacrare i giovani nell ’ anniversario della guerra , il goffo dittatore cadde sotto il peso delle sue atroci responsabilità e della esecrazione unanime dell ’ opinione pubblica . Basteremmo , in ogni caso , noi soli , un ’ altra volta .
StampaQuotidiana ,
Il sig . Piero Gobetti di professione « rivoluzionario liberale » ha , dunque , recato un ' ignobile e ingiustificata ingiuria a Carlo Del Croix , e i mutilati di Torino lo hanno gratificato di alcuni sonorissimi schiaffi . Bene gli stanno . Il signore di cui sopra avrebbe , forse , meritato dell ' altro . Ma , in ogni modo , la partita può anche ritenersi chiusa . Senonché , ecco intervenire il Mondo a levare con la sua consueta goffa prosopopea una « doverosa » protesta . Contro il signor Gobetti ? Distinguiamo . In apparenza sì , poiché in alcune poche scialbe righe il Mondo dice di respingere per conto suo « un apprezzamento assurdo » e di esprimere a Carlo Del Croix la propria schietta solidarietà . In sostanza no , poiché a queste stesse poche righe ne seguono molte contro ... i deputati fascisti di Torino , i quali avrebbero tentato di « identificare Piero Gobetti e le sue ipercritiche intemperanze con l ' Opposizione » . Il giuoco è svelato . L ' indignazione del Mondo non è stata così , determinata dall ' insulto del signor « rivoluzionario liberale » ma dal « tentativo » che ne sarebbe seguito . Che ciò sia , è perfettamente logico . La solidarietà del Mondo con Carlo Del Croix non può non essere come difatti è soltanto apparente , e occasionale anzi , in quanto da essa è comodo trarre qualsiasi pretesto per chiacchierare a vanvera di « speculazioni » fasciste . Quale punto di contatto può mai esistere tra il Mondo e Carlo Del Croix ? Uno solo : il ricordo dell ' ora in cui , governando in Italia Francesco Saverio Nitti , i mutilati venivano sputacchiati per le strade e la canaglia irrideva impunemente al loro sacrificio e al loro martirio . Niente altro . In quanto al signor Gobetti , si tratta di un affare diverso . Il Mondo , per potere in realtà « protestare » contro i deputati fascisti torinesi , ha l ' impudenza di scrivere che « assai più di una volta il Gobetti ha esercitato la sua penna ai danni delle Opposizioni e dei suoi uomini , ch ' egli ha assai spesso giudicato e qualificato senza riguardo e con la più ingiusta ed inopportuna severità » e aggiunge che sulle sue colonne ha « dovuto rilevare il fenomeno di questo oppositore che combatteva l ' Opposizione , e ha dovuto fermamente respingere taluni suoi apprezzamenti » . Un momento . Non faccia confusioni , il Mondo . Il signor Gobetti è suo . Ne ha spesso pubblicato gli articoli , e gli ha affidata l ' edizione dell ' ultimo poderoso volume dell ' on . Amendola . Che qualche motivo di riserva formale in taluni apprezzamenti del signor Gobetti il Mondo abbia potuto fare , è cosa che non sposta i limiti attuali della questione . Anche tra il Mondo e la Voce Repubblicana , per esempio , è corsa poco tempo fa una vivace polemica . Ma forse per questo i repubblicani hanno cessato di far parte del « cartello » delle opposizioni ? E perché allora il signor Gobetti dovrebbe cessare di far parte del medesimo ? Ci resti , e il Mondo se lo tenga . Un ' ultima osservazione . Le Associazioni dei combattenti , dei mutilati , dei reduci , e simili organismi « apolitici » non dimentichino il fenomeno Gobetti , in quanto esso si ricollega perfettamente a quello delle opposizioni . E ciò sia ripetuto con licenza del Mondo , il quale , non c ' è che dire , ha dimostrato che la sua « doverosa protesta » come esempio di mala fede non è del tutto disprezzabile .
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Nonostante l ' interdetto dei sovietici e le loro manovre per impedirne la pubblicazione fuori dell ' URSS , l ' opera cui Boris Pasternàk , il maggiore poeta russo vivente , ha atteso per anni , vedrà la luce nella seconda metà di novembre in Italia . Per le qualità intrinseche , per la personalità dell ' autore , per le vicende che ne hanno accompagnato la stampa , il Dottor Zivago , romanzo di settecento pagine , promette di diventare il fatto letterario di maggiore rilievo della prossima stagione . Nel 1956 , con il « disgelo » seguito in campo artistico e culturale alle dichiarazioni del XX Congresso , il nome di Boris Pasternàk , da decenni ridotto al silenzio sotto accusa di « formalismo » , cominciò a riapparire su alcune riviste sovietiche . La Radio e la rivista « Znamja » ( « Conoscenza » ) annunciarono come imminente la pubblicazione d ' un romanzo che avrebbe segnato il ritorno all ' attività letteraria d ' uno degli autori più amati ed apprezzati dai lettori sensibili , nonostante l ' ostracismo cui l ' aveva condannato la cultura ufficiale . Non appena appresa la notizia , la casa editrice Feltrinelli di Milano iniziò trattative dirette con Pasternàk per presentare l ' opera in veste italiana . Raggiunto un accordo , fino dall ' inverno scorso l ' editore ricevette il dattiloscritto del romanzo . Con l ' inversione di marcia della politica culturale sovietica nei mesi successivi , specie dopo il discorso di Kruscev agli intellettuali , la pubblicazione del Dottor Zivago venne sospesa nell ' URSS ; mentre tra le autorità si diffondeva vivo allarme alla notizia che una copia del romanzo aveva preso la via dell ' estero . Lo stesso Pasternàk , sotto la pressione degli avvenimenti , scrisse all ' editore italiano chiedendo la restituzione del dattiloscritto , bisognoso , affermava , ancora di una profonda rielaborazione ; né mancarono interventi diretti di personalità sovietiche giunte dalla Russia per fermare la pubblicazione del romanzo . Il Dottor Zivago , tuttavia , uscirà , come abbiamo detto , nel prossimo novembre . Nei mesi successivi apparirà tradotto in America e nei principali Paesi europei . Boris Pasternàk è uno dei pochi sopravvissuti d ' una generazione che dette alla Russia grandi poeti , da Blok a Esenin a Majakovskij , attivi negli anni che di poco precedettero e seguirono il primo conflitto mondiale e poi stritolati dalla Rivoluzione , da essi cantata al suo sorgere . Figlio d ' un pittore e d ' una pianista , Pasternàk , nato nel 1890 , si formò nel mondo prerivoluzionario e occidentale ; né mai rinnegò le sue origini . Dopo avere studiato composizione musicale e filologia a Mosca , seguì corsi di filosofia all ' Università di Marburg . Rientrato in Russia , si lega a gruppi artistici d ' avanguardia e presto s ' impone come uno dei più audaci sperimentatori d ' alchimie verbali , di procedimenti ritmici e compositivi della sua epoca . Le sue principali raccolte di versi , uscite tra il 1917 e il 1932 , gli conferirono una posizione eminente e insieme assai particolare nell ' ambito d ' una letteratura completamente subordinata alla politica . Nel 1926 un poema autobiografico , Spektorskij , attirò sul poeta violente accuse di antisocialità ; secondo i critici del partito ( al quale Pasternàk non è mai stato iscritto ) , il protagonista aveva la colpa di essere « socialmente insignificante » . Dal 1933 in poi lo scrittore , ritirato in una dacia nei dintorni di Mosca , si applicò quasi esclusivamente a opere di traduzione , specie dall ' inglese e dal tedesco ; solo l ' intervento di amici influenti nelle sfere del partito , primo dei quali Jlià Erenburg , poté evitargli la fine cui il suo individualismo irriducibile e il suo amore per la Russia ( con la conseguente rinuncia a emigrare ) sembravano destinarlo . Se si eccettuano due piccole raccolte di versi apparse , con il favore di amici , nel '43 e nel '45 , il Dottor Zivago è la prima opera che Pasternàk pubblica dopo venticinque anni di silenzio . Si capisce come questo romanzo , che accompagna dall ' infanzia alla vecchiezza , dallo scoppio della guerra russo - giapponese a questi ultimi anni , un protagonista apolitico , sia fatto per dispiacere ai teorici dell ' arte « impegnata » e ai funzionari del Minculpop . Nel libro , profondamente ispirato all ' etica cristiana , sono aperte condanne dei metodi terroristici del periodo staliniano ; in esso si riflette il fallimento degli ideali da cui nacque la Rivoluzione d ' ottobre e l ' orrore per un sistema di governo fondato sulla negazione della dignità umana : « Solo gli isolati cercano la verità e rompono con chiunque non l ' ami abbastanza » afferma a un certo punto un personaggio del romanzo . Il socialismo , in ogni modo , non viene rinnegato nei suoi princìpi , ma negli aspetti degenerati che ha assunto nell ' URSS . Le ripercussioni che avrà , anche fuori degli ambienti letterari , il Dottor Zivago , saranno ben più vaste e profonde , c ' è da credere , di quelle che seguirono gli scandali , abilmente concertati , del Disgelo e di Non si vive di solo pane , tanto per citare due opere sovietiche tinte di eresia e apparse dopo il XX Congresso . Si dirà che la reazione dei russi di fronte alla pubblicazione del romanzo di Pasternàk non appare , a lume di logica , giustificata : dopo il Rapporto Kruscev , lo stalinismo e i suoi rappresentanti difficilmente potranno essere condannati in modo più violento . Ma la logica , per disgrazia di Pasternàk e di quanti , in Russia , continuano a credere nella dignità dell ' uomo e nel suo diritto alla libertà , sembra arrestarsi dove comincia la cortina di ferro .
QUELLO CHE OCCORRE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Il valore fondamentale , tipico del discorso Federzoni , soprattutto in questo momento di crisi vasta e profonda , è di essere un discorso politico , e niente affatto parlamentare . E il valore riaffermato dell ' uomo che lo ha pronunziato è in ciò , che Federzoni è un autorevole parlamentare che parla soltanto per affermazioni , per passione , per responsabilità politiche . Questo è il nazionalismo . Intimamente , solidamente antidemagogico , il nazionalismo non ha mai praticato , nemmeno verbalmente , lo sport antiparlamentare , per sé solo , anche perché questo sport di solito finisce appunto nel parlamentarismo . È stato fermamente , tenacemente antiparlamentare , in quanto è necessario essere antiparlamentari per essere fedeli ad una morale e a una politica nazionali . Quindi anche oggi non parla di combinazioni parlamentari , ma di problemi politici , quali sono , e di una volontà politica di fronte a questi problemi , potendo così francamente indicare anche le differenze da coloro con cui siamo stati e siamo solidali nella battaglia condotta contro le forze antinazionali . Ché anzi la particolare solidarietà di nazionalisti e fascisti si è sempre alimentata , come dev ' essere per tutte le sane solidarietà , di una reciproca chiarezza di posizioni . Facciano altrettanto gli altri partiti , e soprattutto le variopinte democrazie , discettanti di combinazioni o di presunzioni teoretiche , senza mai affrontare una responsabilità specifica . Se così avessero fatto , se così facessero , non saremmo alla crisi di oggi . La quale in quanto è anche crisi ministeriale , innegabile , è da noi stata considerata con lo spirito del discorso Federzoni . Quando i fascisti hanno domandato le elezioni con una riforma o anche le sole elezioni , senza riforma , a dicembre , abbiamo detto chiaro il nostro pensiero . Abbiamo messo da parte il problema tecnico delle elezioni e non abbiamo subordinato il problema politico alle elezioni , sia per il nostro costante atteggiamento di fronte al mezzo elettorale , considerato in subordinazione delle direttive politiche e della forza politica , sia perché ci è parso che la situazione fosse già di tanto mutata da giustificare , anzi da imporre un orientamento opposto alla solita combinazione proporzionale dei vari gruppi che porta ai governi di paralisi , come quelli che ci sono stati , come quello che c ' è . Ebbene il problema oggi è questo lo riconoscono implicitamente anche quelli che argomentano per non riconoscerlo e non può essere ridotto ad un problema di elezioni immediate . Quando da altre parti si sono invocate le dimissioni del ministero Facta , volendo far carico particolare all ' onorevole Facta , di questa crisi di oggi , ci siamo rifiutati a questa critica , perché significherebbe credere necessaria soltanto la sostituzione dell ' on . Facta con Giolitti o con Orlando o con chicchessia , quando occorre sostituire invece un governo ad una combinazione . Quando ora , dopo che la crisi ministeriale è insopprimibile , si dice che bisogna attendere la convocazione della Camera e però anticiparla , noi rispondiamo che l ' argomento non ha valore . La Camera è , se mai , in una sua ricognizione strettamente parlamentare , l ' impedimento ad una soluzione di governo . Convocarla e confidarsi ad essa proprio alla Camera significa legalizzare la paralisi , avere la sede vacante . Concludendo : è perfettamente inutile discorrere se sia pregiudizialmente conveniente o necessaria la crisi parlamentare o extraparlamentare . Nient ' affatto . Si tratta di sapere se si vuole e si può costituire un governo che faccia a meno delle combinazioni di gruppi , con tanto di portafogli e di sottoportafogli per ciascuno . Se questo si vuole e si può , non occorre convocare la Camera . Anzi occorre il contrario .
L'Italia del 2000 ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Fra una ventina d ' anni , se la vita italiana procederà con l ' andazzo attuale , vedremo una sera , nei teleschermi ( a colori e stereoscopici ) un giovanotto e una ragazza sfidarsi a chi meglio conosca la storia del calcio nazionale . Lo sport del pallone sarà , probabilmente , passato di moda ; forse nessuno lo giocherà più . Ma Mike Bongiorno , stanco e corretto , ormai più bianco che biondo , rivolgerà egualmente ai due giovani domande , sempre più difficili , a proposito di remote partite e giocatori oramai sepolti nel tempo . Dalla platea del Gran Teatro dell ' Arcifiera di Milano , una signora famosa , matura ma ancora piacente , e un alto signore quasi completamente calvo , seguiranno con palese trepidazione lo svolgersi della gara . Con uno sforzo di memoria , qualcuno riconoscerà , seduti fianco a fianco , Paola Bolognani e Dante Bianchi : ansiosi per la sorte dei loro figli ventenni , impegnati a fondo nel superquiz Sfida fra i figli degli ex campioni di Lascia o Raddoppia . Trasmissione emozionante , che lo diventerà ancora di più verso l ' anno 2010 : quando i telespettatori italiani ( cittadini della Repubblica Federale Europea ) assisteranno alla sfida , sempre in materia calcistica , fra la figlia del figlio del Bianchi e il figlio della figlia della Bolognani . Novità straordinaria , sarà una graziosa signorina bionda e un po ' malinconica a presentare la rubrica Sfida fra i nipoti degli ex campioni di Lascia o Raddoppia ; e , neanche dubitarne , la gentile e corretta presentatrice sarà la figlia del figlio di Mike Bongiorno . Intanto , si starà disputando , nei cieli della Penisola , il decimo Giro d ' Italia per missili da turismo . Gli sportivi ne seguiranno le appassionanti fasi leggendo le vivaci corrispondenze radioscritte dai nipoti o pronipoti di Orio Vergani , Gianni Brera , Gianni Cerri , Decio Silla eccetera . Particolarmente interessante sarà il duello fra Ercole Fausto Baldini ( figlio di un figlio di Baldini e di una nipote di Coppi ) e Gino Fiorenzo Bartali , nipote di Bartali da parte di padre e di Magni in linea materna . I due si classificheranno primo e secondo . A corsa finita , riceveranno ciascuno un missile d ' oro dalle mani del presidente della Federazione Missilistica Italiana : che sarà , inutile dirlo , un pronipote di Adriano Rodoni . « Per mentire bene » , ha detto l ' attrice Annie Corday , « l ' uomo dev ' essere innamorato . La donna , invece , riesce a dire bugie perfette quando non ama » .