StampaQuotidiana ,
Tutte
le
grandi
questioni
che
il
nuovo
governo
dovrà
affrontare
e
realizzare
costituiscono
problemi
di
massa
e
la
loro
risoluzione
risulterà
tanto
migliore
quanto
più
accurata
ne
sarà
la
conoscenza
.
Quest
'
ultima
,
a
sua
volta
,
si
può
ottenere
soltanto
attraverso
l
'
informazione
statistica
.
È
ben
noto
che
i
due
più
importanti
Stati
del
mondo
-
America
e
Russia
-
hanno
statistiche
eccellenti
;
purtroppo
,
in
Italia
,
la
situazione
è
ben
diversa
.
Non
esiste
affatto
una
"
coscienza
statistica
"
non
solo
nella
massa
,
ma
,
forse
,
negli
stessi
membri
delle
grandi
istituzioni
pubbliche
,
finché
non
giungano
al
livello
dell
'
Esecutivo
:
qui
si
rendono
disperatamente
conto
della
necessità
di
avere
dei
dati
numerici
decisionali
che
mancano
del
tutto
o
sono
incerti
ed
incompleti
.
La
massa
o
non
crede
nelle
cifre
e
le
ritiene
pura
invenzione
o
,
per
contro
,
le
accetta
senza
il
minimo
accenno
ad
una
critica
.
Chi
sa
come
siano
costruite
e
quale
attendibilità
abbiano
le
scale
mobili
dei
salari
,
che
pretendono
di
misurare
un
punto
o
mezzo
punto
di
variazione
?
O
come
sono
gli
indici
dei
prezzi
e
del
costo
della
vita
,
sui
quali
basterebbe
mutare
una
formula
-
senza
il
minimo
errore
scientifico
nel
farlo
-
perché
tutto
cambiasse
?
Chi
sa
che
essi
perdono
continuamente
valore
,
man
mano
che
si
allontanano
dal
loro
momento
iniziale
?
Chi
conosce
l
'
errore
di
stima
cui
è
soggetto
il
calcolo
del
reddito
nazionale
?
Bisognerebbe
combattere
il
pregiudiziale
rifiuto
critico
da
un
lato
,
e
creare
una
possibilità
di
giudizio
critico
dall
'
altro
.
Uno
dei
problemi
che
dovrà
esaminare
il
Parlamento
è
quello
del
divorzio
:
avrà
più
importanza
la
battaglia
che
la
vittoria
o
la
sconfitta
delle
parti
.
Si
andrà
a
toccare
una
questione
delicatissima
senza
avere
la
più
vaga
notizia
della
sua
realtà
concreta
.
Basta
leggere
le
cifre
che
sparano
-
è
,
purtroppo
,
l
'
esatta
parola
-
divorzisti
e
antidivorzisti
,
per
rendersi
conto
della
generale
,
completa
ignoranza
della
vera
situazione
.
Eppure
,
un
'
indagine
campionaria
ufficiale
sarebbe
,
se
non
facile
,
perfettamente
possibile
.
Altri
temi
del
programma
governativo
sono
la
scuola
,
le
pensioni
,
le
Regioni
,
il
fondo
di
solidarietà
nazionale
per
i
contadini
.
Sottofondo
di
ogni
questione
è
la
programmazione
nazionale
e
regionale
.
Che
cosa
conosciamo
,
ad
esempio
,
della
relazione
tra
rendimento
ed
estrazione
sociale
dell
'
alunno
?
Inoltre
,
è
lecito
dubitare
che
qualcuno
sappia
esattamente
chi
siano
i
contadini
:
è
assai
dubbio
che
si
sapesse
quanti
fossero
e
quali
fossero
i
pensionati
.
Le
divergenze
di
più
d
'
un
paio
di
migliaia
di
miliardi
tra
il
programma
minimo
e
quello
massimo
delle
pensioni
,
fanno
dubitare
che
si
tratti
solo
di
aliquote
.
La
programmazione
regionale
si
basa
su
dati
per
non
piccola
parte
inattendibili
;
il
calcolo
del
reddito
delle
regioni
viene
fatto
mediante
indici
,
sul
valore
dei
quali
si
possono
sollevare
molti
dubbi
.
Inoltre
,
esiste
un
fortissimo
divario
tra
le
informazioni
in
materia
economico
-
aziendale
ed
economico
-
generale
,
di
cui
si
dispone
nell
'
Italia
industriale
del
nord
ed
in
quella
in
via
di
sviluppo
del
Sud
.
Chi
dovrebbe
provvedere
a
queste
deficienze
?
Sarebbe
,
intanto
,
utile
che
le
grandi
aziende
private
non
considerassero
segreti
i
loro
dati
;
ma
sarebbe
anche
utile
una
riorganizzazione
delle
rilevazioni
ufficiali
.
È
poco
noto
che
esse
,
in
settori
apparentemente
attendibili
,
sono
invece
imprecise
.
In
molte
regioni
è
assai
dubbio
quale
sia
il
vero
tasso
di
natalità
o
di
mortalità
infantile
.
Nel
1961
,
ci
si
trovò
con
quasi
un
milione
di
italiani
in
meno
di
quel
che
si
credeva
.
Solo
dal
1968
cominciamo
a
conoscere
l
'
esatto
ammontare
della
criminalità
in
Italia
.
Quando
il
Presidente
della
Repubblica
ebbe
necessità
di
dati
sull
'
attività
della
magistratura
,
si
dovette
condurre
una
difficile
e
precipitosa
inchiesta
.
Le
statistiche
degli
iscritti
agli
uffici
di
collocamento
,
se
usate
come
misura
della
disoccupazione
,
non
hanno
significato
alcuno
.
E
così
via
.
Delle
rilevazioni
ufficiali
si
occupa
l
'
Istituto
Centrale
di
Statistica
,
egregiamente
presieduto
e
diretto
,
ma
sempre
carente
di
fondi
.
Esso
andrebbe
,
quindi
,
molto
potenziato
e
dovrebbe
poter
esercitare
severamente
quella
potestà
teorica
di
controllo
che
ha
sulle
statistiche
raccolte
da
Enti
pubblici
di
ogni
tipo
,
evitando
doppioni
e
pubblicazioni
inutili
e
costose
.
Bisogna
rendersi
conto
che
le
grandi
indagini
statistiche
di
"
universo
"
che
ancora
si
conducono
,
seguendo
antichi
modelli
,
per
non
rinunciare
alla
confrontabilità
dei
dati
odierni
con
quelli
di
un
lontano
passato
,
dovrebbero
cedere
il
posto
a
quelle
sul
tipo
,
ad
esempio
,
della
bellissima
ricerca
sulle
forme
di
lavoro
.
Altrimenti
avviene
che
i
dati
definitivi
per
i
censimenti
si
abbiano
con
sei
o
sette
anni
di
ritardo
,
quando
tutto
è
mutato
,
e
che
le
nostre
pubblicazioni
ufficiali
uscite
nel
1968
riguardino
per
la
maggior
parte
,
indagini
del
periodo
1963-1965
.
Certe
grandi
rilevazioni
vanno
ridotte
:
800
pagine
di
dati
meteorologici
sembrano
troppe
.
Concludendo
,
il
nuovo
governo
dovrebbe
ricordare
il
detto
di
Luigi
Einaudi
"
conoscere
per
decidere
"
;
e
conoscere
i
problemi
di
massa
significa
potenziare
le
statistiche
,
se
necessario
sacrificando
la
loro
completezza
o
la
loro
continuità
a
vantaggio
del
loro
numero
e
della
loro
tempestività
,
della
loro
attualità
.
StampaQuotidiana ,
La
polemica
è
chiusa
.
Possiamo
smettere
la
nostra
guerra
contro
la
sudicia
e
conigliesca
neutralità
dei
preti
rossi
e
neri
.
Sta
per
cominciare
,
e
più
presto
che
non
s
'
immagini
,
un
'
altra
e
più
seria
guerra
.
L
'
intervento
è
deciso
.
Chi
doveva
persuadersi
s
'
è
persuaso
.
Tutto
è
pronto
.
La
risoluzione
che
sola
doveva
scegliersi
è
stata
presa
.
Dentro
gennaio
,
verso
la
fine
di
gennaio
,
non
più
tardi
del
mese
di
gennaio
entreremo
,
in
ritardo
,
ma
non
troppo
tardi
,
in
campagna
.
Avremo
circa
un
milione
e
mezzo
di
soldati
di
prima
linea
;
la
Rumenia
ne
metterà
fuori
,
nello
stesso
momento
,
un
altro
mezzo
milione
.
Due
milioni
di
giovanotti
freschi
e
ben
armati
si
presenteranno
su
diversi
punti
contro
gli
sbattuti
austriaci
e
,
se
occorre
,
contro
gli
scossi
germanici
.
Quando
poi
,
in
aprile
,
sbarcherà
sul
continente
l
'
altro
esercito
inglese
di
un
milione
e
più
d
'
uomini
l
'
anello
di
fuoco
attorno
alla
doppia
tedescheria
sarà
chiuso
per
bene
e
guai
a
chi
ci
sarà
dentro
.
Prima
che
s
'
arrivi
un
'
altra
volta
all
'
agosto
,
i
conti
saranno
saldati
e
gli
alti
malfattori
di
Vienna
e
di
Berlino
si
saranno
avvisti
che
l
'
Europa
non
è
ancora
matura
o
marcia
per
la
civiltà
del
bastone
,
dell
'
elmo
a
punta
,
della
forca
e
del
bigottismo
civico
o
cattolico
o
protestante
che
sia
.
Finalmente
!
Dopo
cinque
mesi
d
'
ansia
e
di
attesa
;
dopo
giornate
d
'
angoscia
e
di
vergogna
;
dopo
settimane
di
falsi
allarmi
e
di
abbattimenti
;
dopo
tanto
battere
,
picchiare
,
dimostrare
e
,
ripetere
,
ragionare
,
urlare
e
strepitare
siamo
arrivati
alla
vigilia
vera
del
giorno
che
ci
riscatterà
dal
disonore
passato
e
ci
assicurerà
le
strade
per
la
libertà
futura
.
Ce
n
'
è
voluto
a
farli
muovere
,
quei
signori
di
Roma
.
Non
che
avessero
poi
tutti
i
torti
ad
aspettare
.
Ma
se
avessero
aspettato
di
più
o
avessero
davvero
ceduto
agl
'
inabili
approcci
dei
nemici
del
nord
e
dell
'
est
e
all
'
accomodante
vigliaccheria
paesana
sarebbe
stato
un
po
'
troppo
.
Avrebbero
fatto
male
i
conti
per
oggi
e
per
domani
e
avrebbero
messo
in
pericolo
proprio
quel
che
volevan
salvare
.
L
'
esercito
non
era
pronto
:
lo
sanno
tutti
.
Ma
ora
hanno
avuto
carta
bianca
e
centinaia
di
milioni
e
cinque
mesi
di
tempo
per
prepararlo
.
Ormai
è
quasi
pronto
.
Non
ci
son
più
scuse
.
Non
c
'
è
più
tempo
da
perdere
.
Potremo
aspettare
un
altro
mese
ma
non
di
più
.
Dopo
mezz
'
anno
di
preparazione
intensa
con
mezzi
larghissimi
non
esistono
altri
pretesti
possibili
e
ragionevoli
per
rinviar
la
partita
.
Infatti
l
'
hanno
capito
.
A
Roma
sono
ormai
d
'
accordo
.
Il
re
vuol
la
guerra
.
Salandra
è
per
la
guerra
.
Anche
Sonnino
s
'
è
rivelato
diverso
da
quel
che
i
più
e
i
suoi
amici
medesimi
temevano
.
Anche
lui
è
persuaso
.
Martini
era
persuaso
da
un
pezzo
.
I
nostri
ambasciatori
più
sperimentati
hanno
fatto
quel
ch
'
era
in
loro
per
rinforzare
e
giustificare
questa
persuasione
.
Allo
stato
maggiore
non
vi
sono
più
dubbi
e
si
lavora
per
le
ultime
riforniture
e
perché
tutto
sia
preveduto
e
provvisto
in
tempo
.
Il
Cadorna
ha
la
fiducia
del
re
e
dell
'
esercito
meno
qualche
generale
scontento
e
sembra
che
perfino
il
nuovo
ed
ignoto
ministro
della
guerra
si
sia
rivelato
una
buona
testa
organizzatrice
.
S
'
è
rimediato
per
l
'
artiglieria
e
s
'
è
ricevuto
materiale
dall
'
America
e
,
pare
,
anche
da
altri
paesi
.
Non
manca
più
nulla
o
mancano
cose
che
si
posson
mettere
insieme
in
tempo
breve
.
Non
mancherà
,
speriamo
,
neppur
l
'
animo
alla
nazione
che
deve
per
forza
superare
questa
prova
se
vuol
viver
tranquilla
e
sicura
in
casa
sua
e
pensare
,
in
seguito
,
a
cose
più
importanti
e
fruttifere
della
guerra
.
Ma
oggi
,
piaccia
o
dispiaccia
alle
diverse
categorie
di
cretini
,
qui
ed
altrove
più
volte
frustati
,
non
c
'
è
cosa
più
urgente
di
questa
.
Lo
stato
d
'
Europa
è
tale
che
dobbiamo
muoverci
o
ci
saranno
altri
che
penseranno
a
farci
muovere
colle
cattive
e
se
non
ci
si
volesse
muovere
a
nessun
patto
l
'
Italia
si
renderebbe
complice
del
più
mostruoso
tamerlanismo
de
'
tempi
moderni
e
dovrebbe
pagare
la
sua
immobilità
colle
più
dure
taglie
che
rammenti
la
storia
.
Colla
diminuzione
,
coll
'
invasione
,
colla
soggezione
,
colla
decadenza
della
civiltà
a
cui
appartiene
e
collabora
,
coll
'
impossibilità
di
svilupparsi
nel
senso
di
una
maggior
libertà
all
'
interno
e
all
'
esterno
,
col
disonore
che
ci
vuoi
secoli
a
sbiadirlo
e
si
traduce
poi
in
sanzioni
offensive
e
materialissime
in
mille
casi
.
Sanzioni
che
toccherebbero
tutti
,
signori
e
poveri
,
alti
e
bassi
,
e
quelle
stesse
idee
o
idealità
per
le
quali
combattemmo
e
combattiamo
e
che
non
son
da
buttarsi
via
se
la
vita
degli
individui
ne
viene
,
ad
ogni
momento
,
migliorata
e
magnificata
.
Ma
,
come
ripeto
,
le
esitazioni
son
finite
.
Si
sta
per
marciare
.
Si
può
indire
la
tregua
che
è
necessaria
alla
concordia
della
vigilia
e
dell
'
azione
.
Le
contese
passano
ormai
alla
storia
dello
spirito
pubblico
italiano
della
seconda
metà
dell
'
anno
1914
.
Comincia
,
coll
'
anno
nuovo
,
la
nuova
certezza
.
Quelli
stessi
che
hanno
tentato
di
far
argine
,
pagati
o
no
,
al
sentimento
irrompente
che
portava
il
nostro
popolo
verso
il
vero
suo
posto
hanno
detto
e
ridetto
,
a
scusa
del
loro
appariscente
o
ipocrita
germanismo
,
che
nell
'
ora
decisiva
sarebbero
stati
coll
'
Italia
e
avrebbero
dimenticato
e
fatto
dimenticare
i
loro
suggerimenti
sospetti
e
pericolosi
.
Vediamoli
alla
prova
.
Il
momento
è
venuto
che
per
salvare
non
soltanto
l
'
idea
italiana
e
la
missione
italiana
ma
lo
stesso
fondamento
della
civiltà
che
fu
liberazione
e
sempre
più
sarà
liberazione
per
tutti
e
per
il
corpo
e
per
lo
spirito
occorre
,
spaventosa
necessità
,
metter
peso
di
carne
e
di
piombo
sulla
bilancia
che
ora
oscilla
dalla
Fiandra
alla
Polonia
.
È
venuto
il
momento
:
li
aspettiamo
all
'
opera
.
Noi
siamo
disposti
a
lasciarli
stare
e
magari
a
scordarci
del
male
che
hanno
tentato
di
fare
al
nostro
popolo
e
alla
civiltà
del
mondo
ma
loro
devon
risolversi
e
stare
attenti
a
rigar
diritti
.
Ché
in
tempo
di
guerra
i
primi
nemici
sono
i
traditori
che
si
trovassero
per
caso
tra
noi
.
È
passata
o
sta
per
passare
la
finta
battaglia
della
discussione
,
della
propaganda
e
della
teoria
.
Domani
parleranno
i
fatti
ed
è
bene
che
tutti
siano
avvertiti
e
preparati
.
Preti
farneticanti
di
restaurazioni
e
di
vendette
;
senatori
rammolliti
o
spinitici
che
non
ebbero
neppur
la
pudicizia
del
silenzio
;
socialisti
imbecilli
che
non
vedono
come
ora
si
combatta
in
grande
la
guerra
da
loro
tanto
desiderata
contro
il
militarismo
,
il
clericalismo
e
il
cattedrismo
addormentatore
;
mariti
passivi
di
mogli
troppo
attive
;
contrabbandieri
titolati
e
ben
remunerati
,
signoracci
e
lazzaroni
tremanti
per
il
portafoglio
o
la
trippa
tutti
quanti
avete
chiesta
,
desiderata
,
imposta
ed
aiutata
questa
neutralità
che
minacciava
di
farci
servi
ed
infami
per
tutta
la
vita
,
la
vostra
ora
è
passata
,
il
vostro
sforzo
è
fallito
e
potete
andare
a
nascondervi
in
cantina
o
in
sagrestia
a
tremar
di
paura
e
di
rabbia
.
Noi
non
abbiamo
nulla
da
rimproverarci
.
I
fatti
e
gli
uomini
ci
hanno
dato
ragione
.
Io
credo
,
e
me
ne
vanto
,
di
essere
stato
il
primo
,
fin
dai
primi
d
'
agosto
si
veda
il
mio
articolo
«
Il
dovere
d
'
Italia
»
uscito
in
«
Lacerba
»
il
15
ma
scritto
diversi
giorni
innanzi
a
dire
«
chiaramente
»
ciò
che
molti
pensavano
fin
d
'
allora
ma
non
osavano
scrivere
,
ciò
che
ora
i
più
fra
i
pensanti
pensano
e
i
governanti
finalmente
vogliono
.
Il
dovere
che
additavo
esplicitamente
cinque
mesi
fa
l
'
Italia
sta
per
compierlo
.
Mentre
molti
,
che
ora
battono
il
ferro
e
gridano
all
'
armi
,
allora
tacevano
o
rinvoltavano
l
'
indeciso
pensiero
in
mille
fascie
di
precauzioni
e
sottintesi
io
vidi
fin
da
quei
giorni
,
quel
che
bisognava
fare
e
lo
feci
capire
,
e
lo
stampai
in
tutte
le
lettere
salve
le
righe
minacciate
dalla
censura
e
non
ho
mai
smesso
fino
ad
oggi
.
insieme
ai
miei
amici
,
di
proclamarlo
con
tutte
le
insistenze
e
dilucidazioni
necessarie
.
Non
son
pazzo
fino
al
punto
di
credere
che
le
mie
parole
abbiano
avuto
una
qualunque
influenza
sul
cambiamento
di
opinione
che
si
va
delineando
nel
paese
e
nel
governo
,
ma
oggi
sono
contento
e
orgoglioso
di
non
avere
sbagliato
.
Ormai
la
prima
guerra
,
quell
'
interna
a
colpi
d
'
idee
contro
la
bestialità
e
la
bassezza
dei
neutralisti
,
è
vinta
.
Ora
ne
comincia
un
'
altra
,
senza
confronti
,
più
grave
,
ma
ho
ferma
speranza
che
il
popolo
italiano
,
finalmente
pronto
e
convinto
,
vincerà
anche
questa
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
Montecitorio
e
Palazzo
Madama
aprono
i
battenti
agli
eletti
per
la
terza
Legislatura
,
la
legione
degli
«
antiriservatisti
»
affila
le
armi
.
Si
tratta
di
quei
cittadini
,
numerosissimi
e
compatti
,
che
,
a
prescindere
dall
'
orientamento
politico
,
dalle
condizioni
sociali
e
dalla
cultura
,
sono
accomunati
dalla
medesima
,
irriducibile
avversione
per
i
posti
riservati
sui
treni
ai
deputati
e
ai
senatori
.
Al
ritorno
da
un
viaggio
,
lungo
o
breve
,
gli
«
antiriservatisti
»
hanno
sempre
da
raccontare
ai
conoscenti
una
storia
di
vagoni
affollati
fino
all
'
inverosimile
,
pieni
di
vecchi
gementi
,
di
spose
incinte
,
di
bambini
esangui
,
costretti
a
pigiarsi
nei
corridoi
e
sulle
piastre
di
congiunzione
,
mentre
vuoti
,
beffardi
,
inaccessibili
,
i
posti
riservati
«
a
quei
signori
di
Roma
»
fiammeggiano
come
troni
.
La
plebe
ferroviaria
,
nonostante
le
imprecazioni
soffocate
e
lo
sdegno
,
non
oserebbe
protestare
e
partire
all
'
assalto
degli
strapuntini
privilegiati
,
se
l
'
«
antiriservatista
»
non
fosse
lì
,
vigile
e
fremente
,
per
«
mettere
le
cose
a
posto
»
.
«
Siccome
il
controllore
faceva
il
furbo
»
,
egli
racconta
,
«
andai
diritto
dal
capotreno
.
Lo
trovo
spaparanzato
sul
suo
comodo
sedile
,
a
fumare
.
Un
emiliano
grosso
e
rosso
in
faccia
.
«
"
Con
le
tasse
che
paghiamo
,
è
un
'
indecenza
!
"
gli
dico
.
«
Lui
mi
squadra
con
un
'
aria
da
generale
,
poi
mi
fa
:
«
"
Cosa
c
'
entrano
le
tasse
?
"
«
Capito
?
Se
invece
di
trovare
uno
che
sa
il
fatto
suo
,
avesse
trovato
un
disgraziato
qualsiasi
,
lo
avrebbe
smontato
.
Con
me
,
cari
miei
,
invitava
la
lepre
a
correre
.
Non
sto
a
dirvi
cosa
mi
è
uscito
dalla
bocca
!
"
Cosa
c
'
entrano
le
tasse
?
E
a
voi
,
lo
stipendio
con
che
soldi
ve
lo
pagano
?
E
a
'
quei
signori
di
Roma
'
,
che
hanno
sempre
il
posto
bello
pronto
,
mentre
noi
viaggiamo
come
le
bestie
?
Sissignore
,
come
le
bestie
!
E
questa
sarebbe
la
democrazia
?
Ma
mi
faccia
il
santo
piacere
,
mi
faccia
!
Ho
viaggiato
in
Svizzera
,
Francia
,
Svezia
,
Olanda
,
Inghilterra
,
Danimarca
,
caro
signore
!
Neppure
in
vagone
bestiame
succede
quello
che
qui
succede
in
prima
!
Vergogna
!
Vada
di
là
,
a
vedere
,
vada
!
Come
si
fa
,
in
questi
casi
,
domando
e
dico
,
a
tenere
posti
riservati
.
"
Insomma
,
mi
meraviglio
che
non
mi
abbiano
arrestato
.
Invece
,
sia
pure
in
malo
modo
,
hanno
dato
il
permesso
di
sedersi
.
Bisognava
sentire
le
benedizioni
!
Per
poco
,
una
vecchia
signora
,
distintissima
,
non
mi
ha
baciato
le
mani
.
È
inutile
,
ragazzi
.
Gli
italiani
,
gira
e
rigira
,
sono
troppo
buoni
!
»
Ho
tuttavia
conosciuto
un
famoso
«
antiriservatista
»
che
licenziò
su
due
piedi
la
domestica
perché
usava
il
gabinetto
dei
padroni
anziché
quello
della
servitù
.
Negli
Stati
Uniti
è
in
vendita
una
pillola
che
permette
di
esporsi
in
pieno
sole
senza
pericolo
di
insolazioni
.
Evita
,
in
parte
,
anche
le
scottature
.
StampaQuotidiana ,
L
'
interesse
che
aveva
suscitato
la
discussione
,
su
questo
giornale
,
relativa
ai
problemi
paranormali
,
dopo
le
trasmissioni
televisive
e
il
libro
di
Piero
Angela
,
pare
spegnersi
,
malgrado
l
'
intervento
di
illustri
personalità
come
Jemolo
,
Granone
,
Barone
e
Vacca
.
Essa
sta
esaurendosi
in
seguito
alla
risposta
negativo
-
evasiva
di
Rol
ed
alla
rassegnata
replica
dello
storico
e
giurista
romano
,
e
cioè
di
Temolo
stesso
.
Credo
che
il
lasciar
morire
la
discussione
costituisca
un
errore
sociologico
e
psico
-
sociologico
,
tanto
più
che
,
nel
libro
Angela
,
si
parla
di
un
Comitato
scientifico
per
l
'
esame
dei
problemi
paranormali
.
Sono
dell
'
opinione
che
la
scienza
ufficiale
non
debba
rifiutare
,
sdegnosamente
,
di
occuparsi
dei
fenomeni
paranormali
,
lasciando
,
a
chi
ne
afferma
l
'
esistenza
,
l
'
onere
della
prova
.
In
teoria
ciò
è
più
che
giusto
.
In
pratica
,
se
i
fenomeni
esistessero
,
un
«
sensitivo
»
povero
non
avrebbe
mai
la
possibilità
di
dimostrare
le
proprie
qualità
,
perché
non
potrebbe
istallare
un
laboratorio
con
complessi
strumenti
che
le
provino
.
La
presenza
di
un
prestigiatore
,
infatti
,
può
avallare
l
'
inesistenza
di
trucchi
,
ma
non
può
sancire
la
realtà
,
né
determinare
,
se
possibile
,
la
causa
di
tali
strani
eventi
.
Se
è
perfettamente
inutile
occuparsi
dei
molti
inventori
che
ogni
anno
scoprono
il
moto
perpetuo
,
può
costituire
una
perdita
di
tempo
un
po
'
meno
inutile
il
cercar
di
indagare
su
chi
può
aver
eventualmente
ritenuto
,
in
quella
filogenesi
di
cui
è
frutto
,
alcune
qualità
che
esseri
più
in
basso
di
noi
nella
scala
zoologica
indubbiamente
possiedono
e
noi
abbiamo
presumibilmente
perduto
(
la
percezione
di
ultrasuoni
,
quella
del
magnetismo
terrestre
,
ecc
.
)
.
La
segnalazione
dell
'
importanza
psico
-
sociologica
e
sociologica
di
problemi
del
genere
,
da
un
lato
,
e
l
'
esempio
della
necessità
di
far
luce
,
anche
a
costo
di
distruggere
illusioni
,
dall
'
altro
,
ci
vengono
rispettivamente
dall
'
affluenza
dei
visitatori
all
'
ostensione
della
Sindone
e
dal
Convegno
che
ne
è
seguito
-
con
discussioni
a
livello
nettamente
scientifico
,
salvo
un
paio
di
interventi
soltanto
fideistici
-
e
ancor
più
dalla
coraggiosa
appendice
di
una
indagine
da
condursi
con
i
più
moderni
metodi
d
'
ogni
scienza
per
provare
,
con
procedura
non
difficile
,
l
'
antichità
del
«
lenzuolo
»
e
,
qualora
risulti
possibile
,
la
genesi
delle
macchie
.
I
tre
milioni
di
visitatori
dimostrano
quale
sia
l
'
interesse
per
i
fenomeni
paranormali
,
che
esiste
nella
massa
dell
'
opinione
pubblica
.
La
Sindone
,
infatti
,
costituisce
un
fenomeno
paranormale
anche
per
chi
ne
ammetta
l
'
origine
divina
,
normale
essendo
tutto
ciò
che
può
essere
spiegato
con
le
conoscenze
che
,
in
un
certo
momento
storico
,
la
scienza
possiede
.
Il
normale
è
,
quindi
,
un
concetto
relativo
al
tempo
.
Ad
esempi
,
mezzo
secolo
fa
,
sarebbe
stato
paranormale
il
sentire
e
vedere
a
colori
,
in
Europa
,
una
persona
che
stessa
parlando
nel
Sud
-
America
.
Non
v
'
è
dubbio
che
molte
tra
le
persone
passate
davanti
alla
Sindone
o
compivano
un
atto
di
venerazione
fideistica
,
verso
un
oggetto
in
cui
credevano
,
o
si
impegnavano
nella
lunga
fatica
,
pensando
di
poter
rinforzare
una
fede
vacillante
.
Ma
altri
visitatori
erano
certamente
e
semplicemente
mossi
dalla
curiosità
di
vedere
qualcosa
di
paranormale
,
divino
od
umano
che
fosse
,
per
quel
residuo
di
educazione
magica
esistente
in
ciascuno
di
noi
,
che
ci
porta
a
rifugiarci
in
un
mondo
nel
quale
speriamo
che
forze
ignote
agiscano
in
modo
più
giusto
,
più
umano
,
più
onesto
.
Con
l
'
indagine
scientifica
sulla
Sindone
la
Chiesa
dimostra
molto
coraggio
nel
disilludere
,
eventualmente
,
la
prima
fascia
di
visitatori
e
nel
togliere
un
supporto
alla
fede
dei
dubbiosi
,
se
il
risultato
riuscirà
negativo
.
Ma
compie
un
'
opera
sociologica
altamente
positiva
ed
educativa
nell
'
eliminare
dalla
religione
tutto
ciò
che
di
apparentemente
paranormale
può
esistere
,
ben
distinguendo
tra
la
fede
vera
e
quanto
ha
,
in
sé
,
ancora
di
«
magico
»
,
nel
senso
prettamente
scientifico
di
questa
parola
.
Il
libro
di
Piero
Angela
,
in
un
campo
che
ha
da
fare
con
la
religione
più
di
quanto
si
creda
(
la
parapsicologia
è
,
spesso
,
un
sostituto
della
religione
)
,
ha
grande
importanza
sociologica
perché
può
essere
determinante
per
la
formazione
culturale
di
masse
di
popolazione
molto
più
vaste
di
quel
che
generalmente
si
pensa
.
A
mio
modesto
giudizio
,
perciò
,
occorrerebbe
che
qualcuno
si
muovesse
per
invitare
eventuali
«
sensitivi
»
in
buona
fede
a
mostrare
,
sotto
controllo
scientifico
(
ivi
compreso
il
prestigiatore
)
quali
siano
o
non
siano
i
loro
poteri
paranormali
.
Se
in
un
solo
caso
si
provasse
l
'
esistenza
di
un
sola
forza
che
non
rientrasse
in
quelle
conosciute
,
tutto
il
problema
del
paranormale
sarebbe
risolto
.
E
se
,
invece
,
non
si
riuscisse
a
dimostrarla
mai
,
la
fascia
dei
credenti
sarebbe
molto
disillusa
-
pur
continuando
molti
a
coltivare
la
propria
illusione
-
;
quella
dei
dubbiosi
smetterebbe
i
tentativi
di
ricerca
e
la
grande
massa
di
persone
che
agisce
senza
riflettere
,
facendosi
anche
ingannare
da
eventuali
imbroglioni
,
man
mano
imparerebbe
a
ragionare
con
la
logica
e
non
in
base
a
soli
desideri
ed
a
vane
speranze
.
Perciò
occorre
che
qualcuno
concretamente
si
muova
per
chiarire
una
situazione
che
ha
tanta
importanza
psico
-
sociologica
o
che
qualche
«
sensitivo
»
se
crede
,
in
buona
fede
,
di
possedere
poteri
paranormali
,
li
renda
noti
,
ammettendo
qualsiasi
tipo
di
controllo
sui
fenomeni
che
può
produrre
.
StampaQuotidiana ,
I
provvedimenti
contro
la
disoccupazione
sono
stati
discussi
alla
Camera
per
ultimi
,
come
un
affare
qualunque
che
interessasse
una
ristretta
categoria
di
una
piccola
borgata
.
Dal
modo
con
cui
essi
sono
stati
discussi
ed
approvati
,
un
fatto
risulta
evidente
:
la
certezza
che
i
provvedimenti
lasceranno
il
tempo
che
trovano
e
che
la
loro
approvazione
ha
solo
valore
formale
,
per
gli
sciocchi
che
ancora
si
illudono
sull
'
utilità
dei
tornei
accademici
parlamentari
.
La
Camera
è
,
nella
sua
maggioranza
,
persuasa
che
la
disoccupazione
non
ha
rimedi
e
che
quelli
proposti
devono
solo
servire
a
mostrare
l
'
apparente
buona
volontà
del
governo
a
risolvere
la
crisi
.
Non
ci
sono
ormai
che
i
socialisti
,
i
quali
credono
che
il
governo
con
una
saggia
politica
di
lavori
pubblici
possa
far
qualche
cosa
per
il
milione
di
operai
disoccupati
.
Governo
e
rappresentanza
parlamentare
borghese
sanno
ottimamente
che
la
crisi
non
può
avere
altra
soluzione
che
l
'
affamamento
di
una
parte
della
classe
operaia
e
contadina
.
Certo
essi
trovano
legittimo
che
questo
avvenga
,
poiché
per
loro
entra
nel
corso
naturale
delle
cose
.
Essi
spiegano
la
crisi
come
una
calamità
sociale
alla
quale
gli
operai
devono
sottomettersi
con
lo
stesso
animo
con
cui
affrontano
una
carestia
.
Il
governo
,
come
rappresentanza
borghese
,
e
tanto
più
in
quanto
vuole
apparire
di
essere
con
tutto
il
popolo
,
studia
progetti
,
presenta
disegni
di
legge
,
li
approva
,
per
far
credere
che
esso
si
interessa
realmente
alla
vita
degli
operai
e
contadini
.
Esiste
un
limite
però
:
esiste
il
limite
della
proprietà
privata
,
che
non
può
essere
violato
.
L
'
affamamento
degli
operai
non
può
giustificare
che
si
debba
ridurre
il
profitto
capitalistico
o
meglio
violare
il
diritto
della
proprietà
privata
.
Governo
e
rappresentanza
borghesi
sono
dunque
coerenti
,
quando
approvano
disegni
di
legge
che
lasciano
il
tempo
che
trovano
.
Essi
hanno
sempre
una
scusa
a
portata
di
mano
:
la
difesa
del
proprio
privilegio
e
l
'
impossibilità
di
fare
di
più
,
senza
correre
il
rischio
di
perire
.
Facendo
rispettare
questo
limite
,
i
governi
borghesi
sono
convinti
di
agire
realmente
anche
nell
'
interesse
dei
lavoratori
.
Ora
ai
socialisti
,
come
rappresentanza
proletaria
,
se
non
fossero
quello
che
sono
sarebbe
spettato
di
smascherare
questa
politica
di
classe
dei
governi
borghesi
e
d
'
opporvi
una
politica
propria
,
la
quale
non
potesse
lasciare
più
alcun
dubbio
nell
'
animo
dei
lavoratori
.
Ma
i
socialisti
si
pongono
anch
'
essi
sul
piano
delle
illusioni
e
perdono
il
loro
tempo
a
discutere
questo
o
quell
'
altro
articolo
di
progetto
di
legge
,
come
se
la
disoccupazione
,
specie
nel
periodo
attuale
,
possa
davvero
trovare
la
soluzione
nella
proposta
di
uno
o
più
emendamenti
,
che
accrescano
magari
il
sussidio
giornaliero
all
'
operaio
senza
lavoro
.
Far
credere
alle
grandi
masse
di
operai
disoccupati
che
essi
possono
guardare
con
fiducia
nell
'
opera
di
aiuto
del
governo
,
è
volerle
mantenere
nell
'
inganno
.
Oggi
che
il
numero
dei
disoccupati
va
rapidamente
crescendo
e
che
la
classe
padronale
non
ha
più
alcuno
scrupolo
nel
mettere
sul
lastrico
centinaia
di
migliaia
di
famiglie
operaie
,
altra
parola
d
'
ordine
si
richiederebbe
da
coloro
che
hanno
ricevuto
il
loro
mandato
dalla
classe
lavoratrice
.
Ma
la
realtà
è
fuori
del
Parlamento
.
Gli
organizzatori
operai
che
in
questo
avrebbero
dovuto
far
risuonare
forte
la
voce
di
protesta
dei
lavoratori
,
che
soffrono
nella
fame
e
nella
miseria
,
si
sono
limitati
invece
a
proporre
qualche
emendamento
al
disegno
di
legge
governativo
.
Intanto
che
gli
operai
disoccupati
crescono
e
che
la
fame
miete
sempre
maggiori
vittime
in
mezzo
alle
loro
famiglie
,
questa
condotta
parlamentare
degli
organizzatori
operai
non
può
che
giudicarsi
ingannevole
e
traditrice
.
Essa
ribadisce
l
'
illusione
che
si
tratti
di
uomini
di
governo
e
d
'
indirizzo
politico
,
mentre
la
quistione
sostanziale
è
nel
regime
.
E
'
questo
che
si
deve
additare
alle
masse
operaie
come
la
causa
dei
loro
mali
che
si
deve
prima
togliere
di
mezzo
,
per
giungere
alla
loro
liberazione
da
essi
.
Tutto
il
resto
è
retorica
,
accademia
;
ora
che
la
Camera
ha
di
fatto
approvato
i
provvedimenti
contro
la
disoccupazione
,
non
siamo
cattivi
profeti
dicendo
che
la
crisi
continuerà
a
rendersi
più
acuta
nel
paese
.
A
questo
non
ci
prepara
forse
l
'
offensiva
degli
industriali
per
la
riduzione
dei
salari
?
Già
i
tessili
sono
alla
vigilia
del
loro
sciopero
generale
in
tutta
Italia
,
se
i
padroni
non
accedono
alle
proposte
della
Federazione
.
Anche
in
ciò
non
bisogna
creare
illusioni
.
Nessun
aiuto
gli
operai
hanno
da
sperare
dall
'
intervento
dello
Stato
.
Gli
operai
ricordano
a
che
cosa
è
servito
l
'
intervento
di
Giolitti
nella
vertenza
metallurgica
;
né
hanno
dimenticato
i
frutti
che
ha
portato
in
Inghilterra
l
'
intervento
di
Lloyd
George
nella
vertenza
dei
minatori
.
Nel
primo
come
nell
'
altro
caso
,
il
governo
non
è
intervenuto
che
per
sviare
dai
suoi
propositi
di
lotta
e
di
resistenza
la
classe
operaia
,
consegnandola
,
con
la
complicità
dei
suoi
organizzatori
,
alla
volontà
padronale
.
La
classe
operaia
non
ha
nulla
da
sperare
da
questo
o
da
quell
'
altro
ministro
;
la
classe
operaia
non
può
fare
affidamento
che
in
se
stessa
.
Ogni
decreto
,
ogni
disegno
di
legge
non
sono
che
pezzi
di
carta
per
i
padroni
,
la
cui
volontà
può
trovare
un
limite
solo
nella
forza
medesima
degli
operai
e
non
mai
negli
organi
dello
Stato
.
Chi
dalla
tribuna
parlamentare
o
in
un
comizio
,
si
vale
della
sua
autorità
,
del
suo
prestigio
,
per
far
credere
alle
masse
che
oggi
la
soluzione
della
crisi
possa
essere
all
'
infuori
dell
'
abbattimento
dello
Stato
borghese
,
non
si
merita
titolo
diverso
da
quello
di
traditore
.
Tanto
se
si
tratti
di
combattere
contro
la
disoccupazione
che
contro
la
riduzione
dei
salari
,
il
governo
e
i
suoi
organi
non
possono
essere
che
coi
padroni
.
Gli
operai
ricordino
il
decreto
di
controllo
com
'
è
andato
a
finire
e
stiano
in
guardia
da
qualunque
intervento
dello
Stato
nelle
loro
lotte
contro
la
classe
padronale
.
La
sola
verità
che
essi
non
devono
dimenticare
mai
è
che
dai
padroni
otterranno
sempre
tanto
per
quanto
saranno
forti
e
che
oggi
l
'
unica
via
di
salvezza
consiste
non
nell
'
attendersi
aiuti
e
provvedimenti
dai
governi
della
borghesia
,
ma
nel
lottare
per
il
loro
abbattimento
definitivo
.
Non
è
inutile
se
si
ripete
una
volta
di
più
che
tutti
i
problemi
inerenti
alla
vita
della
classe
operaia
oggi
possono
trovare
la
loro
soluzione
solo
nella
conquista
del
potere
politico
da
parte
di
essa
.
Ogni
altra
via
non
può
condurre
che
a
soluzioni
parziali
ed
ingannevoli
per
la
classe
operaia
.
StampaQuotidiana ,
Il
senatore
Croce
scrive
.
Quasi
ogni
giorno
.
Ab
irato
.
Sta
bene
.
Il
Fascismo
lo
obbliga
a
questo
,
ed
è
un
altro
merito
fascista
obbligare
Croce
a
misurarsi
nella
realtà
politica
,
e
permettere
quindi
di
giudicarlo
nella
sua
statura
vera
,
statura
di
uomo
libresco
,
che
nella
realtà
politica
si
mostra
incapace
,
tignoso
,
pettegolo
,
di
nulla
sensibilità
.
Il
senatore
Croce
scrive
sul
Giornale
d
'
Italia
,
che
lo
inalbera
oggi
come
il
più
puro
pensiero
liberale
con
la
tessera
del
Presidente
Gr
.
Uff
.
Borzino
.
E
la
maggior
condanna
di
Croce
.
Poiché
nessuna
ottenebrazione
iraconda
può
togliere
che
lo
stesso
Croce
si
accorga
che
non
si
può
parlare
di
«
pensiero
»
di
«
cultura
»
,
di
«
conoscenza
»
,
di
«
passione
religiosa
»
dalle
colonne
del
Giornale
d
'
Italia
,
che
sono
lo
spaccio
del
più
grossolano
luogo
comune
;
il
senatore
Croce
si
condanna
alla
più
evidente
contraddizione
.
E
anche
questa
gli
sta
bene
.
E
una
conclusione
tipica
del
suo
capitombolo
di
«
studioso
»
nella
realtà
politica
e
giornalistica
,
dove
oramai
gli
tocca
la
compagnia
del
gr
.
uff
.
Borzino
e
del
Giornale
d
'
Italia
.
Il
senatore
Croce
non
vuole
si
parli
di
imperialismo
spirituale
italiano
,
che
,
se
mai
,
può
essere
fatto
spontaneo
di
età
d
'
oro
;
mentre
questa
di
oggi
è
una
pessima
stagione
per
l
'
Italia
.
Per
deplorare
questa
pessima
stagione
(
e
questo
è
il
nocciolo
dell
'
articolo
)
il
senatore
Croce
dice
che
«
ogni
giorno
,
con
le
violenze
,
con
le
parolacce
,
con
gli
sghignazzamenti
,
con
le
parate
e
le
chiassate
,
con
l
'
esaltare
le
prodezze
ciclistiche
e
automobilistiche
e
aeroplanistiche
sulle
opere
del
cuore
,
della
fantasia
e
dell
'
intelletto
...
si
viene
distruggendo
quell
'
ambiente
che
prima
c
'
era
in
Italia
»
.
Si
osserva
.
In
un
'
età
d
'
oro
di
pensiero
e
di
lettere
e
di
arti
,
la
greca
,
poeti
e
filosofi
e
artisti
onorarono
il
valore
fisico
e
Pindaro
cantò
i
vincitori
delle
Olimpiadi
.
Non
è
affatto
vero
che
un
'
impresa
,
come
oggi
quella
di
De
Pinedo
,
non
sia
un
'
opera
di
cuore
,
di
fantasia
,
d
'
intelletto
.
Ci
vuole
l
'
insensibilità
creativa
del
senatore
Croce
,
per
dir
questo
.
Qual
'
era
l
'
ambiente
che
prima
c
'
era
in
Italia
?
Quello
del
senatore
Croce
;
quello
della
cultura
germanizzata
,
priva
di
spirito
italiano
,
di
un
senso
italiano
,
di
una
passione
italiana
,
che
non
fossero
soltanto
un
derivato
di
cultura
.
Ebbene
quell
'
ambiente
dev
'
essere
distrutto
.
Proprio
perché
la
guerra
,
quella
guerra
che
il
senatore
Croce
non
ha
sentita
né
capita
,
quella
guerra
che
ha
disturbato
il
senatore
Croce
,
ha
ricreato
uno
spirito
,
un
senso
,
una
passione
italiani
.
Che
il
senatore
Croce
,
dopo
la
guerra
,
non
capisca
il
Fascismo
,
che
è
poi
la
coscienza
italiana
della
guerra
,
fuori
e
contro
tutte
le
ideologie
liberali
e
democratiche
che
il
Croce
ha
rudemente
condannate
per
congenita
imbecillità
,
e
in
compagnia
delle
quali
ora
battaglia
:
questo
è
riprova
della
bontà
del
Fascismo
.
Il
senatore
Croce
assevera
che
«
l
'
Italia
ora
è
in
una
vera
condizione
di
miseria
:
che
è
da
temere
che
peggiorerà
,
quando
saranno
spariti
gli
uomini
che
avevano
imparato
a
lavorare
nel
campo
intellettuale
e
artistico
negli
anni
ancora
a
noi
più
prossimi
»
.
L
'
Italia
non
è
affatto
in
condizione
di
miseria
,
poiché
è
finalmente
in
una
fase
di
creazione
nazionale
di
opere
,
che
possono
essere
oggetto
d
'
arte
.
E
sono
,
lo
sappia
il
Croce
,
anche
soggetto
d
'
arte
.
Perché
finalmente
con
Mussolini
,
la
politica
è
opera
d
'
arte
,
è
creazione
,
è
cuore
,
fantasia
,
intelletto
.
E
non
decade
da
un
passato
recente
,
che
il
senatore
Croce
sarebbe
tentato
di
autodefinire
il
periodo
di
Croce
,
e
che
comincia
a
lodare
con
rammarico
senile
.
Tanto
più
che
non
è
inutile
ricordare
come
Croce
critico
abbia
tentato
di
annientare
i
valori
artistici
di
questo
recente
passato
(
basti
ricordare
il
Pascoli
)
,
con
una
presunzione
personale
e
un
difetto
di
senso
nazionale
,
quali
,
del
resto
,
si
mostrarono
anche
quando
recentemente
scrisse
di
Dante
in
modo
da
provocare
un
'
acuta
e
ferma
risposta
di
Luigi
Pirandello
,
proprio
su
queste
colonne
.
Insomma
se
Croce
vuole
,
anche
quotidianamente
,
dimostrare
che
la
conclusione
politica
della
sua
vita
libresca
sono
il
liberalismo
borziniano
e
il
«
pensiero
»
del
Giornale
d
'
Italia
,
e
che
però
tra
lui
e
il
Fascismo
c
'
è
aperta
opposizione
,
anzi
,
nella
vita
italiana
,
soluzione
di
continuità
;
è
accettato
.
Il
Fascismo
questo
voleva
.
StampaQuotidiana ,
Scagliare
frecce
contro
i
vari
festival
di
canzoni
che
ogni
anno
vengono
organizzati
in
Italia
,
un
po
'
dappertutto
,
da
Sanremo
a
Velletri
,
da
Venezia
a
La
Spezia
,
è
diventato
facile
tirassegno
.
A
parte
la
natura
polemica
di
tutti
i
concorsi
,
nei
quali
giocano
gusti
contrastanti
,
simpatie
ed
interessi
,
la
canzone
è
materia
talmente
popolare
da
suscitare
passioni
quasi
sportive
.
Si
«
tifa
»
per
Edera
o
per
il
Blu
dipinto
di
blu
come
si
è
«
milanisti
»
o
«
interisti
»
.
Nulla
di
straordinario
,
perciò
,
che
attorno
a
un
festival
s
'
intreccino
pareri
discordi
,
condanne
ed
entusiasmi
,
consensi
e
dissensi
.
Segni
di
vitalità
.
Una
cosa
,
però
,
non
è
stata
ancora
detta
abbastanza
e
con
sufficiente
chiarezza
:
che
,
cioè
,
í
diversi
festival
,
così
come
oggi
sono
fatti
,
pur
ammettendo
le
esigenze
spettacolari
,
vieppiù
accentuate
dalla
Tv
,
sono
festival
di
cantanti
,
di
orchestre
,
perfino
di
scenografi
e
di
registi
,
assai
più
che
di
canzoni
.
Giacché
la
canzone
,
destinata
alla
strada
,
deve
essere
giudicata
per
i
suoi
valori
essenziali
,
per
la
sua
vena
,
per
quella
grazia
popolare
che
deve
sopravvivere
,
tanto
o
poco
,
anche
nelle
voci
più
stonate
.
Presentare
le
canzoni
attraverso
«
arrangiamenti
»
più
o
meno
scaltri
,
con
orchestre
addirittura
sinfoniche
,
cantanti
più
o
meno
abili
,
simpatici
,
avvenenti
,
dalla
voce
più
o
meno
suggestiva
,
significa
snaturare
,
gradualmente
,
il
significato
di
una
rassegna
e
di
un
concorso
.
Partiti
dalla
canzone
,
si
arriva
al
«
ritmo
»
,
al
ballabile
fine
a
se
stesso
;
si
dimentica
che
la
canzone
è
fatta
anche
di
«
parole
»
;
che
è
fatta
per
essere
...
cantata
,
prima
che
adattata
,
ballata
o
,
magari
,
sceneggiata
.
Altrimenti
,
chiama
e
rispondi
.
Come
se
in
un
concorso
di
bellezza
si
,
giudicasse
in
base
alle
toilettes
.
Se
questo
vale
per
tutti
i
festival
in
genere
,
figuriamoci
per
quello
della
canzone
napoletana
:
canzone
,
più
di
ogni
altra
,
nata
dal
popolo
,
fra
la
povertà
delle
cose
e
le
ricchezze
del
cuore
.
Nobile
e
nuda
:
contessa
scalza
delle
canzoni
.
Invece
l
'
altra
sera
,
assistendo
alla
teletrasmissione
del
6°
Festival
napoletano
,
dove
hanno
fatto
irruzione
perfino
i
ritmi
del
Texas
e
del
Tennessee
,
dove
due
orchestre
gareggiavano
in
esibizionismi
tecnici
,
variazioni
,
ibridazioni
,
raucedini
di
tromba
alla
Armstrong
e
«
satinati
»
alla
francese
,
ho
capito
che
Napoli
,
stancatasi
di
Lauro
,
comincia
a
essere
stanca
anche
del
suo
folclore
.
Purtroppo
o
finalmente
?
StampaQuotidiana ,
Di
tanto
in
tanto
,
appare
la
notizia
che
,
in
Italia
,
la
popolazione
è
divenuta
stazionaria
e
qualcuno
se
ne
rallegra
,
perché
non
ha
la
più
vaga
idea
di
quante
conseguenze
negative
porti
per
parecchi
decenni
successivi
il
raggiungimento
di
un
equilibrio
del
genere
.
Non
credo
esistano
demografi
e
statistici
italiani
che
non
auspichino
una
sia
pur
lieve
eccedenza
dei
nati
sui
morti
.
Il
saldo
negativo
tra
le
nascite
e
le
morti
era
limitato
nel
1972
a
poche
province
del
Nord
e
a
due
del
Centro
,
mentre
ora
si
sta
allargando
a
macchia
d
'
olio
.
Le
ultime
cifre
ufficiali
-
non
ancora
pubblicate
in
dettaglio
,
provvisorie
,
ma
attendibili
-
per
i
mesi
dal
gennaio
all
'
ottobre
1980
,
indicano
che
,
ormai
,
nell
'
Italia
Settentrionale
,
l
'
eccedenza
dei
morti
sui
nati
è
cronica
e
che
per
i
primi
dieci
mesi
dell
'
anno
è
stata
di
31.611
unità
,
contro
le
13.634
dei
corrispondenti
mesi
del
1979
.
In
Liguria
,
i
morti
sono
il
doppio
dei
nati
;
in
Piemonte
,
si
riscontra
un
supero
di
9927
morti
sui
nati
che
sono
soltanto
33.101
.
In
Toscana
ed
in
Umbria
le
nascite
sono
largamente
inferiori
alle
morti
,
nelle
Marche
sono
lievemente
superiori
,
mentre
,
nel
Lazio
,
si
sente
nettamente
l
'
influsso
del
Meridione
,
con
una
eccedenza
di
12.584
unità
a
favore
delle
nascite
.
L
'
Italia
Meridionale
e
le
Isole
realizzano
un
saldo
attivo
di
118.041
nati
e
l
'
Italia
intera
di
91.197
.
Forse
non
è
male
ricordare
che
,
nel
1972
,
tale
saldo
,
per
l
'
Italia
,
era
di
375.283
unità
.
Poiché
ci
siamo
trasformati
da
Paese
di
emigrazione
in
Paese
di
immigrazione
ed
abbiamo
,
ormai
,
un
saldo
largamente
attivo
di
immigrati
,
la
popolazione
dell
'
Italia
non
corre
,
per
ora
,
un
pericolo
grave
di
diminuzione
:
i1
Nord
non
produce
figli
,
ma
accoglie
gente
che
viene
o
torna
dall
'
estero
;
il
Sud
,
dal
Lazio
in
giù
,
mette
al
mondo
nuovi
nati
e
,
seppur
ormai
raramente
(
nel
febbraio
,
marzo
,
aprile
e
maggio
1980
)
ha
visto
gli
emigrati
per
l
'
estero
superare
gli
immigrati
.
Le
conseguenze
sono
piuttosto
evidenti
.
I
settentrionali
,
non
prolificando
,
fanno
il
possibile
a
che
l
'
Italia
si
meridionalizzi
,
poi
si
lagnano
che
ciò
avvenga
.
Forse
nessuno
ricor
-
da
che
,
attorno
al
1950
,
Torino
aveva
già
raggiunto
il
risultato
di
avere
più
morti
che
nati
e
,
se
non
fossero
immigrati
veneti
e
meridionali
,
essa
sarebbe
oggi
,
la
metà
di
quella
che
è
.
Stiamo
già
ospitando
,
in
Italia
,
più
di
mezzo
milione
di
stranieri
provenienti
dal
Terzo
Mondo
o
da
Paesi
più
poveri
di
noi
.
É
troppo
noto
che
,
tra
pochi
anni
,
il
carico
degli
an
-
ziani
,
dei
vecchi
,
dei
decrepiti
-
i
novantenni
sono
cresciuti
di
sedici
volte
dall
'
inizio
del
secolo
-
sarà
spaventoso
per
le
forze
effettivamente
produttive
:
le
nuove
leve
di
lavoro
,
na
-
te
in
Italia
,
saranno
sempre
più
esigue
e
la
situazione
peggiorerà
di
anno
in
anno
.
La
Francia
e
la
Germania
stanno
prendendo
provvedimenti
di
politica
demografica
per
ovviare
ad
una
situazione
che
è
già
leggermente
peggiore
della
nostra
;
noi
stiamo
a
guardare
.
Anzi
c
'
è
chi
si
compiace
per
le
culle
vuote
.
I
non
demografi
non
sanno
che
la
«
popolazione
stazionaria
»
può
esistere
soltanto
per
un
periodo
brevissimo
,
perché
,
quando
ci
si
mette
sulla
sua
strada
i
morti
tendono
sempre
più
a
crescere
ed
i
nati
sempre
più
a
calare
.
Ed
allora
non
c
'
è
che
l
'
immigrazione
.
Ma
non
tutti
gli
Stati
europei
che
l
'
anno
sperimentata
ne
sono
rimasti
molto
soddisfatti
.
StampaQuotidiana ,
5
settembre
Due
giorni
prima
che
il
telegrafo
spargesse
la
notizia
che
il
Governo
di
Francia
aveva
deciso
di
lasciare
Parigi
,
per
insediarsi
a
Bordeaux
,
noi
eravamo
giunti
alla
conclusione
che
,
per
il
succedere
degli
avvenimenti
della
guerra
,
la
grande
città
doveva
momentaneamente
cessare
di
essere
la
capitale
della
Francia
,
per
diventare
soltanto
uno
dei
campi
trincerati
del
sistema
difensivo
francese
.
Gli
avvenimenti
ci
hanno
dato
ragione
.
Ma
la
stampa
francese
sostiene
che
Parigi
nulla
ha
perduto
della
sua
importanza
e
resta
sempre
il
centro
attrattivo
della
Francia
;
ed
altri
confermano
che
essa
«
diventerà
l
'
asse
e
il
perno
di
manovra
degli
eserciti
francesi
»
.
È
bene
perciò
mettere
subito
in
chiaro
quale
,
dal
punto
di
vista
militare
,
può
essere
l
'
ufficio
di
Parigi
.
Rimanere
:
il
centro
attrattivo
della
Francia
,
costituire
l
'
asse
e
il
perno
di
manovra
degli
eserciti
francesi
,
no
.
Se
così
fosse
,
i
francesi
starebbero
commettendo
un
errore
,
o
,
per
meglio
dire
,
ripetendo
l
'
errore
che
già
commisero
,
sia
pure
per
necessarie
ragioni
politiche
,
nel
1870
.
Allacciare
intorno
a
Parigi
la
resistenza
francese
significa
spostare
l
'
esercito
verso
le
valli
della
Somme
,
dell
'
Oise
e
dell
'
Aisne
,
che
ora
sono
occupate
dai
tedeschi
,
e
dove
questi
hanno
esercitato
ed
esercitano
il
massimo
sforzo
:
e
la
cosa
non
ha
senso
.
Parigi
si
sosterrà
valorosamente
da
sé
e
col
concorso
di
quell
'
esercito
mobile
che
sarà
messo
tra
i
suoi
forti
,
siamo
d
'
accordo
.
I
francesi
fanno
bene
,
per
tenere
accesa
la
fede
negli
animi
(
che
del
resto
si
mostrano
saldi
e
temprati
,
per
loro
grande
onore
,
alle
varie
fortune
della
guerra
)
,
a
dire
che
la
grande
città
sarà
difesa
come
se
fosse
,
anzi
perché
è
il
cuore
della
Francia
.
Ma
questo
non
ci
deve
impedire
di
considerare
le
cose
serenamente
,
perché
soltanto
così
facendo
non
avremo
sorprese
di
effetti
del
tutto
sproporzionati
,
od
opposti
,
alle
cause
.
Parigi
oramai
non
costituisce
che
la
terza
linea
,
sia
pure
la
più
forte
,
dei
campi
trincerati
che
dalla
frontiera
vanno
verso
il
cuore
della
Francia
.
Non
deve
attirare
a
sé
nessun
esercito
,
se
non
quello
che
volontariamente
vi
è
messo
per
la
manovra
;
non
è
scopo
,
ma
mezzo
:
nell
'
avanzata
dal
nord
,
dopo
la
resistenza
di
Verdun
,
dopo
quella
di
Reims
,
i
tedeschi
incontreranno
quella
della
fortezza
di
Parigi
.
Completa
le
altre
fortezze
e
difende
tutto
il
paese
ad
ovest
della
Senna
,
il
quale
può
continuare
a
fornire
preziosi
rifornimenti
di
uomini
e
di
mezzi
.
Ufficio
semplice
e
magnifico
,
che
fa
approvare
interamente
la
decisione
del
Governo
francese
,
e
,
sopra
tutto
,
induce
a
ricercare
elle
cosa
possa
significare
.
Per
l
'
esercito
francese
significa
riacquistare
la
libertà
d
'
azione
,
ed
esercitare
lo
sforzo
sull
'
obiettivo
e
nel
modo
,
che
gli
sfortunati
avvenimenti
della
prima
parte
della
campagna
hanno
ormai
indicati
come
più
adatti
.
L
'
avanzata
della
destra
tedesca
è
stata
mirabile
non
soltanto
per
il
buon
successo
,
ma
per
la
rapidità
con
la
quale
ha
conseguito
il
buon
successo
.
Non
ci
sono
state
battaglie
distinte
,
non
lunghe
soste
conseguenti
:
non
si
è
vista
nessun
'
altra
manovra
,
se
non
una
larghissima
conversione
a
sinistra
;
con
perno
a
Verdun
:
è
avvenuto
soltanto
l
'
irresistibile
movimento
in
avanti
di
una
valanga
,
che
ha
schiantato
ogni
ostacolo
.
Da
Bruxelles
a
Compiègne
corrono
circa
190
chilometri
:
questi
190
chilometri
sono
stati
percorsi
dalle
avanguardie
tedesche
in
non
più
di
venti
giorni
.
La
media
giornaliera
della
marcia
è
stata
così
di
circa
10
chilometri
:
vale
a
dire
assai
buona
anche
per
truppe
non
combattenti
,
quando
siano
tanto
numerose
e
marcino
per
tanto
tempo
come
le
tedesche
.
Che
cosa
può
aver
permesso
una
avanzata
così
rapida
?
Molto
probabilmente
,
poiché
non
possiamo
assolutamente
ammettere
la
inettitudine
del
Comando
francese
,
una
giusta
valutazione
della
non
grande
forza
di
coesione
e
di
offensiva
francese
.
Il
generale
Joffre
deve
essersi
presto
convinto
che
l
'
esercito
che
egli
comanda
non
era
pari
in
energia
a
quello
avversario
.
In
questo
caso
,
ricondurre
ad
ogni
costo
le
truppe
verso
nord
,
farle
operare
ancora
in
quella
direzione
quando
sforzi
precedenti
si
erano
già
dimostrati
inutili
,
obbligarle
insomma
a
legare
la
loro
sorte
a
quella
di
Parigi
,
non
unica
,
ma
prima
cagione
della
lotta
nel
settore
settentrionale
,
era
lo
stesso
che
costringerle
a
battersi
nelle
peggiori
condizioni
.
L
'
esercito
,
che
non
poteva
vincere
,
aveva
il
dovere
di
sfuggire
almeno
alla
sconfitta
irrimediabile
,
non
ricercando
la
battaglia
decisiva
,
perché
il
suo
compito
oramai
era
quello
di
guadagnare
tempo
.
Perciò
bisognava
liberarlo
dal
pulito
di
attrazione
,
Parigi
,
così
vicino
all
invasore
;
perciò
bisognava
portarlo
ad
appoggiarsi
ad
una
base
naturale
,
la
Francia
centrale
,
verso
cui
era
stato
spinto
dalle
vittorie
tedesche
,
ma
dalla
quale
i
tedeschi
erano
ancora
lontani
.
L
'
esercito
acquistava
così
tutto
il
suo
valore
;
ed
entrava
franco
e
solo
in
giuoco
.
Le
conseguenze
di
questo
nuovo
stato
di
cose
si
debbono
ancora
manifestare
:
ma
possono
essere
buone
.
L
'
esercito
è
stato
respinto
in
alcuni
scontri
,
in
altri
è
stato
battuto
,
in
altri
ha
avuto
qualche
sopravvento
,
nel
complesso
è
ora
obbligato
a
sottostare
all
'
azione
dell
'
avversario
:
ma
,
in
fondo
,
non
è
disorganizzato
.
Ha
ancora
per
sé
la
prima
linea
di
fortificazioni
,
la
grande
cortina
che
va
da
Belfort
ad
Épinal
,
e
da
Toul
a
Verdun
;
poi
la
linea
di
sostegno
,
il
triangolo
difensivo
Langres
,
Digione
,
Besançon
a
sud
,
e
Reims
a
nord
,
se
è
vero
che
sono
già
cadute
La
Fère
e
Laon
;
infine
,
il
campo
trincerato
di
Parigi
.
Se
nessuna
di
queste
linee
di
difesa
esercita
una
particolare
attrazione
sulle
truppe
,
se
il
capo
può
valersi
liberamente
,
senza
imposizioni
politiche
,
di
una
fortezza
piuttosto
che
dell
'
altra
,
se
Parigi
equivale
a
Verdun
,
la
efficacia
dell
'
azione
francese
può
essere
ancora
grande
.
Non
pretendiamo
di
conoscere
il
disegno
del
Comando
francese
.
Ma
l
'
esercito
,
inflesso
robustamente
ad
arco
nel
circuito
delle
sue
fortezze
,
come
in
un
grande
recinto
,
di
fronte
alle
truppe
tedesche
convergenti
;
appoggiato
risolutamente
alle
testate
delle
varie
linee
;
non
abbattuto
moralmente
,
non
disgregato
materialmente
,
può
opporsi
ancora
all
'
avanzata
nemica
.
Può
parare
semplicemente
la
minaccia
proveniente
dal
Belgio
e
dal
Lussemburgo
,
tentando
invece
energicamente
di
rompere
la
muraglia
nemica
in
Lorena
od
in
Alsazia
(
e
questo
pare
il
disegno
migliore
)
;
e
può
eseguire
,
mutale
le
condizioni
,
anche
la
manovra
opposta
,
sebbene
più
disperata
.
Il
suo
giuoco
è
ancora
pieno
e
libero
.
Dalla
Francia
occidentale
,
centrale
e
meridionale
,
se
non
più
dalla
nazione
intera
,
può
ricevere
il
sangue
che
gli
bisogna
.
Ogni
suo
sforzo
è
fatto
nella
giusta
direzione
,
poiché
la
sua
base
di
operazioni
è
alle
spalle
,
non
spostata
tutta
da
un
lato
:
il
movimento
in
avanti
si
svolge
quindi
con
tutta
la
sua
potenza
,
e
l
'
eventuale
ritirata
offre
i
minori
svantaggi
.
Per
l
esercito
tedesco
il
trasporto
della
capitale
da
Parigi
a
Bordeaux
significa
qualche
cosa
di
più
dell
'
improvvisa
mancanza
di
uno
degli
scopi
,
che
sembravano
quasi
raggiunti
.
Significa
la
necessità
di
un
nuovo
sforzo
immediato
,
forse
assai
grave
,
e
che
si
sperava
di
compiere
in
seguito
con
maggiore
facilità
,
dopo
avere
assai
più
rudemente
battuto
gli
avversarii
.
È
indiscutibile
che
la
situazione
delle
truppe
tedesche
in
Francia
è
,
dopo
la
vittoria
del
1
.
settembre
,
assai
buona
.
Mentre
prima
l
'
estrema
destra
tedesca
poteva
sembrare
alquanto
pericolante
,
nel
caso
che
gli
eserciti
del
principe
del
Württemberg
e
del
Kronprinz
di
Germania
,
che
la
legavano
ai
nuclei
centrali
della
Lorena
,
fossero
stati
battuti
,
oggi
,
per
la
vittoriosa
avanzata
di
questi
,
non
sembra
più
temere
tale
minaccia
.
Lievissimo
appare
finora
il
pericolo
,
diciamo
così
,
esterno
,
cioè
prodotto
dall
'
esercito
belga
,
sempre
appoggiato
ad
Anversa
,
e
dall
'
esercito
inglese
,
tanto
se
questo
è
rimasto
tagliato
fuori
dalle
truppe
francesi
,
quanto
se
è
riunito
con
queste
.
Perché
questo
pericolo
diventi
grave
,
bisogna
che
nel
nord
della
Francia
,
e
quindi
all
'
infuori
dell
'
ala
destra
tedesca
,
si
siano
venute
ammassando
in
questi
giorni
molte
truppe
inglesi
o
francesi
che
abbiano
girato
ad
ovest
Parigi
.
Soltanto
così
si
può
ammettere
che
si
sia
costituito
un
distaccamento
poderoso
,
che
possa
fare
qualche
danno
di
sorpresa
ai
tedeschi
i
quali
,
nell
'
avanzare
,
debbono
sempre
più
assottigliarsi
:
ma
notizia
di
ciò
non
è
,
ancora
pervenuta
a
noi
.
Ora
,
la
forte
destra
tedesca
ha
avuto
dall
'
inizio
della
guerra
come
primo
obiettivo
quello
di
girare
le
difese
francesi
,
e
marciare
direttamente
su
Parigi
,
per
colpire
la
Francia
nel
cuore
.
Se
i
francesi
richiedono
a
Parigi
soltanto
la
resistenza
elle
essa
può
opporre
da
sé
,
col
sussidio
di
un
esercito
mobile
,
i
tedeschi
non
ottengono
più
l
'
effetto
morale
.
Gli
obiettivi
territoriali
,
e
quindi
anche
le
capitali
,
valgono
tanto
,
quanta
è
l
'
importanza
che
loro
si
dà
.
Se
il
popolo
di
Parigi
ha
la
forza
d
'
animo
di
considerarsi
uguale
al
popolo
dell
'
ultimo
villaggio
francese
,
l
'
esercito
tedesco
,
pur
prendendo
la
capitale
,
non
ha
affatto
fiaccato
,
con
Parigi
,
la
Francia
.
Non
solo
:
ma
con
la
sostituzione
dell
'
esercito
alla
capitale
nell
'
ordine
d
'
importanza
,
si
impone
ai
tedeschi
una
più
particolare
ricerca
dell
'
esercito
nemico
,
il
quale
finora
non
era
stato
certamente
evitato
,
ma
nemmeno
proprio
deliberatamente
cercato
.
Essi
infatti
l
'
hanno
battuto
,
quando
si
è
frapposto
come
ostacolo
al
conseguimento
del
loro
scopo
,
Parigi
;
ma
non
sono
andati
ad
attaccarlo
dove
era
ed
è
ancora
certamente
con
buona
parte
delle
forze
,
negli
sbocchi
di
Toul
e
di
Belfort
e
dietro
le
cortine
difensive
.
La
battaglia
della
Lorena
.
è
stata
data
per
respingere
i
francesi
che
si
erano
avanzati
,
e
minacciavano
di
spezzare
il
centro
della
linea
ribaltante
in
Francia
:
ma
è
stata
poi
seguita
subito
da
una
lunga
sosta
.
L
'
avanzata
in
Alsazia
è
stata
tentata
due
volte
,
e
due
volte
interrotta
.
La
scomparsa
dell
'
esca
Parigi
,
che
ha
permesso
ai
francesi
di
raccogliersi
fra
le
loro
fortezze
,
può
ora
costituire
per
i
tedeschi
un
problema
,
che
si
sarebbe
forse
sciolto
facilmente
,
quando
Parigi
avesse
continuato
ad
essere
la
capitale
della
Francia
.
Forse
a
questa
sparizione
improvvisa
di
uno
degli
scopi
della
guerra
è
dovuta
quella
lieve
incertezza
che
ci
è
parso
notare
nella
condotta
tedesca
delle
operazioni
,
finora
così
netta
e
decisa
.
C
'
è
stato
,
in
questi
giorni
,
un
trasporto
di
truppe
e
un
tentativo
di
forzamento
dello
sbocco
di
Belfort
,
che
è
stato
interrotto
,
poiché
le
truppe
sono
state
ricondotte
,
pare
,
verso
la
Lorena
.
Perché
è
stato
eseguito
?
Per
racchiudere
l
'
esercito
francese
,
diventato
ormai
l
'
obiettivo
unico
della
campagna
,
in
una
morsa
,
da
nord
e
da
sud
,
e
separarlo
dai
centri
vitali
della
nazione
,
il
centro
morale
a
nord
,
il
materiale
a
sud
?
E
allora
perché
non
è
stato
continuato
?
Perché
,
forse
,
si
è
fatta
di
nuovo
sentire
la
minaccia
francese
contro
la
Lorena
?
Questa
sarebbe
la
riprova
dell
'
utilità
di
avere
abbandonato
Parigi
a
sé
stessa
.
Ecco
le
varie
questioni
che
si
prospettano
al
semplice
annunzio
del
trasferimento
della
capitale
,
se
questo
trasferimento
è
avvenuto
pieno
,
completo
,
senza
nessuna
restrizione
mentale
.
Questioni
importantissime
,
perché
mostrano
altri
possibili
modi
di
condurre
la
guerra
nel
teatro
d
'
operazioni
occidentale
,
in
attesa
che
una
decisione
avvenga
in
quello
orientale
.
StampaQuotidiana ,
Anzi
Elegia
di
Madonna
Fiammetta
,
come
Vincenzo
Pernicone
ha
restituito
dai
codici
nella
sua
nuova
edizione
.
Nuova
non
solo
per
questo
.
Ché
il
testo
da
lui
dato
supera
di
gran
lunga
in
esattezza
e
proprietà
e
quello
del
Fanfani
,
e
quello
del
Gigli
,
e
l
'
altro
finora
più
noto
e
più
attendibile
del
Moutier
.
Senza
dire
d
'
una
primizia
di
finissimo
pregio
,
di
certe
«
chiose
»
e
di
lui
Boccaccio
,
che
il
Pernicone
pubblica
per
la
prima
volta
,
e
che
aiuteranno
il
lavoro
degli
studiosi
,
se
mai
ci
sarà
uno
che
dalla
ricerca
delle
fonti
classiche
di
questa
Fiammetta
vorrà
finalmente
estendere
l
'
esame
a
un
'
analisi
di
stile
condotta
a
fondo
su
sicurissime
basi
e
non
su
delle
semplici
impressioni
.
Ma
è
una
fortuna
intanto
che
un
libro
sì
importante
si
possa
leggere
senza
più
storpiature
,
ché
storpiature
d
'
ogni
genere
erano
nelle
precedenti
edizioni
,
di
lingua
,
d
'
ortografia
,
e
perfino
d
'
interpolazioni
.
Parve
al
Moutier
,
per
esempio
,
che
il
testo
del
Boccaccio
più
ricco
fosse
,
più
fosse
proprio
di
lui
.
E
invece
la
Fiammetta
in
questo
appunto
segna
la
maturità
della
prosa
boccaccesca
,
che
partita
dal
Filocolo
e
dall
'
Ameto
operò
in
essa
un
incredibile
alleggerimento
e
isveltimento
.
Precede
di
cinque
anni
soli
la
composizione
o
,
diciamo
meglio
,
l
'
inizio
della
composizione
del
Decameron
.
Lo
stesso
lavoro
di
prosa
latineggiante
,
lo
stesso
studio
di
esemplari
latini
,
sia
prosatori
e
sopra
tutto
storici
(
Giustino
,
Valerio
Massimo
)
,
sia
poeti
(
Virgilio
,
Ovidio
,
Seneca
,
Lucano
,
Stazio
)
;
ma
,
vorrei
dire
,
un
più
commosso
lavoro
,
a
volte
;
oltre
quell
'
alleggerimento
,
quell
'
isveltimento
,
specie
in
certo
dialogare
con
sé
,
in
certi
mesti
soliloquii
.
L
'
ultima
infaticabile
prova
,
avanti
di
cominciare
il
Decameron
,
e
fu
appunto
dopo
ch
'
ebbe
finita
la
Fiammetta
,
la
condusse
nella
forma
più
strenua
,
traducendo
le
Deche
terza
e
quarta
di
Livio
,
per
respirare
l
'
aria
grande
del
più
poetico
degli
storici
;
e
s
'
era
mosso
dalle
Artes
o
Summae
dictaminis
,
dalle
traduzioni
di
oratori
e
di
poeti
,
quasi
come
,
in
semplice
scolaro
di
retorica
.
Su
questo
tradurre
,
come
aiuto
al
formarsi
dello
scrittore
,
il
discorso
sarebbe
lungo
assai
.
Noi
ne
abbiamo
un
esempio
bellissimo
e
novissimo
in
quello
del
Leopardi
,
che
voltando
in
italiano
gli
idilli
di
Mosco
prima
scoprì
se
stesso
e
toccò
certe
eleganze
tutte
sue
,
certi
modi
pianissimi
;
e
componendo
il
Saggio
sopra
gli
errori
popolari
degli
antichi
nella
sua
prosa
rapì
qualcosa
ai
classici
,
anche
ai
poeti
,
e
ne
dedusse
leggi
alla
sua
arte
.
Ecco
,
abbiamo
toccato
un
punto
che
fa
al
caso
nostro
.
Il
Foscolo
,
nel
quarto
dei
suoi
Discorsi
sulla
lingua
italiana
(
e
bisogna
,
s
'
intende
,
tener
presente
anche
il
suo
Discorso
storico
sul
testo
del
Decamerone
)
,
disse
che
il
Boccaccio
«
armonizzava
la
sua
prosa
,
aiutandosi
della
prosodia
de
'
poeti
latini
.
Li
traduceva
,
talora
letteralmente
e
,
mentre
la
loro
misura
suonavagli
tuttavia
intorno
all
'
orecchio
,
inserivali
nel
suo
libro
»
.
Parla
del
Decameron
,
e
l
'
osservazione
,
esattissima
,
tornerebbe
,
e
s
'
è
visto
,
bene
applicata
alla
Fiammella
.
I
moderni
,
sulla
scoperta
di
quel
dato
stilistico
,
sono
andati
oltre
,
e
oggi
si
parla
del
grande
libro
boccaccesco
come
d
'
un
libro
di
«
poesia
o
canto
»
,
«
ancorché
composta
di
metri
che
difficilmente
si
riesca
a
scomporre
e
fissare
nei
paradigmi
dei
trattati
di
metrica
»
;
si
parla
d
'
una
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
,
e
che
non
è
per
nulla
«
prosa
poetica
»
(
lo
stesso
disse
tant
'
anni
fa
Serra
di
Panzini
)
.
Strano
però
che
il
nome
del
Foscolo
non
ricorra
come
dovrebbe
nei
saggi
e
negli
scritti
degli
studiosi
del
Boccaccio
.
Ché
il
Foscolo
disse
altro
ancora
,
e
avvertì
un
dissidio
che
la
decantata
poesia
ch
'
egli
vi
trovava
,
e
i
moderni
ritrovano
,
non
valse
a
nascondere
al
suo
occhio
infallibile
.
Quella
«
poesia
»
annidava
per
lui
,
dentro
di
sé
,
un
vizio
.
Una
«
facondia
a
descrivere
minutamente
e
con
maravigliosa
proprietà
ed
esattezza
ogni
cosa
»
;
certe
«
arti
meretricie
dell
'
orazione
»
;
e
quel
non
rifinire
,
ch
'
era
proprio
della
sua
natura
,
di
«
ricrearti
con
la
sua
musica
»
.
Dice
sì
il
Foscolo
che
il
Boccaccio
è
«
scrittore
unico
forse
»
,
per
la
«
varietà
degli
umani
caratteri
»
che
«
porsero
occasione
all
'
autore
di
applicare
ogni
colore
e
ogni
studio
alla
lingua
,
e
farla
parlare
a
principi
ed
a
matrone
e
a
furfanti
e
a
fantesche
e
a
tonsurati
ed
a
vergini
»
;
ma
anche
dice
che
la
sua
lingua
egli
la
«
vezzeggia
da
innamorato
»
,
e
diresti
ch
'
egli
vedesse
«
in
ogni
parola
una
vita
che
le
fosse
propria
,
né
bisognosa
altrimenti
d
'
essere
animata
dall
'
intelletto
»
.
Ma
è
quistione
,
questa
,
da
non
potere
esser
trattata
così
brevemente
e
corrivamente
,
e
basta
avervi
accennato
per
dimostrare
ancor
fondati
i
nostri
dubbi
,
che
sono
poi
dubbi
antichi
,
che
cioè
i
moderni
studiosi
,
contenti
a
quella
novità
speciosa
(
«
poesia
o
canto
»
,
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
)
,
siano
passati
troppo
disinvoltamente
sopra
a
quei
vizi
che
il
Foscolo
denuncia
;
e
per
passarvi
sopra
,
quasi
fingano
d
'
ignorare
le
dure
difficoltà
da
lui
proposte
.
Può
una
formula
sanare
quelle
difficoltà
?
Diciamo
allora
che
quella
«
poesia
»
,
quell
'
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
,
spesso
sente
più
l
'
«
arte
»
che
la
«
natura
»
,
come
sempre
il
Foscolo
asserisce
,
e
che
è
un
«
lavoro
raffinatissimo
d
'
arte
»
,
per
sé
indipendente
,
e
non
nato
in
un
«
conflato
di
fatti
,
ragioni
,
immagini
e
affetti
»
.
L
'
interesse
,
forse
,
che
alla
prosa
boccaccesca
,
alla
sua
complicata
ricchezza
,
han
posto
sempre
,
e
più
,
ultimamente
,
e
grammatici
e
stilisti
e
storici
della
lingua
,
ha
fatto
scambiare
per
ragioni
poetiche
quelle
che
sono
,
sovente
,
ragioni
retoriche
;
e
di
qui
tutti
i
danni
.
Diceva
ancora
il
Foscolo
,
del
Machiavelli
,
che
nella
sua
prosa
il
«
significato
d
'
ogni
vocabolo
par
che
partecipi
della
profondità
della
sua
mente
»
.
Profonda
o
no
,
questa
partecipazione
,
e
dunque
questa
necessità
,
questa
viva
essenzialità
,
per
il
Boccaccio
è
più
poca
assai
.
Che
se
poi
si
consideri
l
'
«
ardente
,
diritta
,
evidente
velocità
»
dell
'
altra
prosa
,
nata
contemporaneamente
a
quella
del
Boccaccio
,
senza
«
artifici
di
sintassi
»
moltiplicantisi
«
per
via
di
traduzioni
e
imitazioni
libere
dal
latino
»
,
ma
tanto
più
schietta
,
come
fu
la
prosa
della
corrente
popolare
,
governata
«
da
quella
grammatica
»
che
è
«
la
vera
e
perpetua
»
e
che
«
in
ogni
lingua
vien
suggerita
dalla
natura
»
;
se
si
consideri
tutto
questo
,
appariranno
più
manifesti
e
quell
'
iniziale
distacco
e
le
conseguenti
fatali
aberrazioni
.
Ma
si
voleva
parlare
della
Fiammella
.
Del
valore
di
questo
libro
,
quanto
a
scoperta
del
linguaggio
nell
'
arte
del
Boccaccio
,
s
'
è
detto
:
lo
studio
comparativo
con
le
fonti
classiche
s
'
aspetta
che
aiuti
a
dire
di
più
.
Ma
il
libro
ha
,
per
sé
,
un
suo
caratteristico
valore
di
tono
o
di
toni
.
È
un
romanzo
amoroso
narrato
in
prima
persona
,
un
romanzo
tutto
interno
,
lentissimo
.
Si
direbbe
,
e
non
è
altro
,
la
variazione
d
'
un
tema
solo
,
fiorito
a
volte
di
modi
labili
,
quasi
un
parlar
dell
'
anima
;
e
a
volte
arricchentesi
di
contrasti
,
curiosamente
legati
,
a
posta
cercati
.
«
Deh
,
or
non
è
questa
mirabile
cosa
,
o
donne
,
che
ciò
ch
'
io
veggio
mi
sia
materia
di
doglia
,
né
mi
possa
rallegrare
cosa
alcuna
?
Deh
,
quale
anima
è
in
inferno
con
tanta
pena
,
che
,
queste
cose
veggendo
,
non
dovesse
sentire
allegrezza
?
»
.
Con
una
tal
giustificazione
è
facile
al
Boccaccio
,
al
Boccaccio
naturalmente
prezioso
,
«
alessandrino
»
come
piaceva
dire
al
Parodi
,
ricco
,
intralciato
,
dar
splendida
prova
di
sé
,
di
quella
sua
«
facondia
a
descrivere
minutamente
e
con
maravigliosa
proprietà
ed
esattezza
»
,
avanti
di
darne
una
assai
più
splendida
nel
libro
del
Decameron
.
Feste
,
giostre
,
luoghi
ameni
,
con
bei
colori
,
begli
arnesi
e
vesti
,
belle
pitture
;
e
non
so
che
languore
che
senti
nel
periodo
un
poco
rilassato
.
Ma
in
quel
progredire
della
narrazione
quanto
mai
lenta
,
tra
conforti
e
sconforti
e
disperazioni
della
donna
amante
,
una
semplicità
,
a
volte
,
monda
,
con
parola
sofferta
e
quasi
nuda
,
un
parlar
dimesso
e
,
vorrei
dire
,
un
altro
Boccaccio
.
«
Ogni
uomo
si
rallegra
e
fa
festa
,
e
io
sola
piango
»
.
Allora
certe
intonazioni
quasi
di
canto
(
«
come
le
preste
ali
di
Progne
,
qualora
vola
più
forte
,
battono
i
bianchi
lati
»
)
,
un
'
aggettivazione
nettissima
(
«
mansueto
nel
viso
,
biondissimo
e
pulito
»
)
,
la
novità
d
'
una
parola
saputa
spiegare
(
«
l
'
aere
esultante
per
le
voci
del
popolo
circustante
»
)
,
la
forza
risuscitata
d
'
un
verbo
per
una
sapiente
collocazione
(
«
O
bellezza
,
dubbioso
bene
de
'
mortali
,
dono
di
picciolo
tempo
,
la
quale
più
tosto
vieni
e
pàrtiti
....
»
)
,
un
che
di
arcano
,
perfino
,
nel
rendere
la
passione
,
che
sa
di
Vita
nova
,
con
la
stessa
apprensione
d
'
anima
(
«
io
già
tutta
come
novella
fronda
agitata
dal
vento
tremava
»
)
.
E
ci
sono
versi
scopertissimi
,
con
altri
da
scoprire
(
«
Deh
,
vieni
,
vieni
,
ché
'
l
cor
ti
chiama
:
non
lasciar
perire
la
mia
giovinezza
presta
a
'
tuoi
piaceri
»
)
;
traduzioni
dov
'
è
qualcosa
di
più
che
la
semplice
misura
del
verso
,
e
c
'
è
sì
Ovidio
,
e
lo
cita
egli
stesso
esattissimamente
(
«
O
Sonno
,
piacevolissima
quiete
di
tutte
le
cose
e
degli
animi
vera
pace
»
)
,
ma
c
'
è
,
anche
,
una
progressione
tutta
sua
,
così
ben
condotta
e
sostenuta
(
«
O
domatore
de
'
mali
...
O
languido
fratello
della
dura
morte
....
O
porto
di
vita
....
O
dolcissimo
Sonno
»
)
.
Anche
quando
il
discorso
un
poco
s
'
intralcia
,
un
fermento
di
piacevol
alito
solleva
e
fa
men
fitta
la
sintassi
.
Pare
che
,
parlando
così
,
pianissimo
,
svegli
dal
di
dentro
una
segretezza
nuova
;
e
questo
è
proprio
un
dar
la
mano
all
'
altra
prosa
di
gusto
popolare
,
per
niente
latineggiante
,
né
poeticheggiante
,
né
lavorata
,
né
studiata
;
se
mai
,
libera
e
ardita
,
e
tutta
«
candidezza
e
soavità
»
,
come
il
Leopardi
appunto
diceva
,
e
ch
'
egli
sentiva
così
vicina
,
e
aveva
ragione
,
alla
lingua
greca
.
Quel
sempre
variare
lo
stesso
tema
avrà
dato
al
Boccaccio
,
spesso
,
monotonia
e
lentezza
;
ma
gli
diede
,
anche
,
una
nuova
ricchezza
,
una
ricchezza
per
estenuazione
.
Del
Boccaccio
fastoso
nel
descriver
minuto
,
quanti
esempi
,
e
di
che
forza
,
noi
troveremo
nel
suo
gran
libro
!
Ma
di
quest
'
altro
,
più
apparentemente
povero
e
più
parlante
,
assai
meno
ne
troveremo
,
e
non
,
forse
,
di
più
valore
.
Ché
mancherà
la
fatica
a
dare
quel
fiore
,
quella
labile
parvenza
;
mancherà
la
necessità
di
sempre
rifarsi
da
capo
,
come
per
ricontare
ex
-
novo
,
che
aiuta
un
poco
a
inventare
.