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Tutte le grandi questioni che il nuovo governo dovrà affrontare e realizzare costituiscono problemi di massa e la loro risoluzione risulterà tanto migliore quanto più accurata ne sarà la conoscenza . Quest ' ultima , a sua volta , si può ottenere soltanto attraverso l ' informazione statistica . È ben noto che i due più importanti Stati del mondo - America e Russia - hanno statistiche eccellenti ; purtroppo , in Italia , la situazione è ben diversa . Non esiste affatto una " coscienza statistica " non solo nella massa , ma , forse , negli stessi membri delle grandi istituzioni pubbliche , finché non giungano al livello dell ' Esecutivo : qui si rendono disperatamente conto della necessità di avere dei dati numerici decisionali che mancano del tutto o sono incerti ed incompleti . La massa o non crede nelle cifre e le ritiene pura invenzione o , per contro , le accetta senza il minimo accenno ad una critica . Chi sa come siano costruite e quale attendibilità abbiano le scale mobili dei salari , che pretendono di misurare un punto o mezzo punto di variazione ? O come sono gli indici dei prezzi e del costo della vita , sui quali basterebbe mutare una formula - senza il minimo errore scientifico nel farlo - perché tutto cambiasse ? Chi sa che essi perdono continuamente valore , man mano che si allontanano dal loro momento iniziale ? Chi conosce l ' errore di stima cui è soggetto il calcolo del reddito nazionale ? Bisognerebbe combattere il pregiudiziale rifiuto critico da un lato , e creare una possibilità di giudizio critico dall ' altro . Uno dei problemi che dovrà esaminare il Parlamento è quello del divorzio : avrà più importanza la battaglia che la vittoria o la sconfitta delle parti . Si andrà a toccare una questione delicatissima senza avere la più vaga notizia della sua realtà concreta . Basta leggere le cifre che sparano - è , purtroppo , l ' esatta parola - divorzisti e antidivorzisti , per rendersi conto della generale , completa ignoranza della vera situazione . Eppure , un ' indagine campionaria ufficiale sarebbe , se non facile , perfettamente possibile . Altri temi del programma governativo sono la scuola , le pensioni , le Regioni , il fondo di solidarietà nazionale per i contadini . Sottofondo di ogni questione è la programmazione nazionale e regionale . Che cosa conosciamo , ad esempio , della relazione tra rendimento ed estrazione sociale dell ' alunno ? Inoltre , è lecito dubitare che qualcuno sappia esattamente chi siano i contadini : è assai dubbio che si sapesse quanti fossero e quali fossero i pensionati . Le divergenze di più d ' un paio di migliaia di miliardi tra il programma minimo e quello massimo delle pensioni , fanno dubitare che si tratti solo di aliquote . La programmazione regionale si basa su dati per non piccola parte inattendibili ; il calcolo del reddito delle regioni viene fatto mediante indici , sul valore dei quali si possono sollevare molti dubbi . Inoltre , esiste un fortissimo divario tra le informazioni in materia economico - aziendale ed economico - generale , di cui si dispone nell ' Italia industriale del nord ed in quella in via di sviluppo del Sud . Chi dovrebbe provvedere a queste deficienze ? Sarebbe , intanto , utile che le grandi aziende private non considerassero segreti i loro dati ; ma sarebbe anche utile una riorganizzazione delle rilevazioni ufficiali . È poco noto che esse , in settori apparentemente attendibili , sono invece imprecise . In molte regioni è assai dubbio quale sia il vero tasso di natalità o di mortalità infantile . Nel 1961 , ci si trovò con quasi un milione di italiani in meno di quel che si credeva . Solo dal 1968 cominciamo a conoscere l ' esatto ammontare della criminalità in Italia . Quando il Presidente della Repubblica ebbe necessità di dati sull ' attività della magistratura , si dovette condurre una difficile e precipitosa inchiesta . Le statistiche degli iscritti agli uffici di collocamento , se usate come misura della disoccupazione , non hanno significato alcuno . E così via . Delle rilevazioni ufficiali si occupa l ' Istituto Centrale di Statistica , egregiamente presieduto e diretto , ma sempre carente di fondi . Esso andrebbe , quindi , molto potenziato e dovrebbe poter esercitare severamente quella potestà teorica di controllo che ha sulle statistiche raccolte da Enti pubblici di ogni tipo , evitando doppioni e pubblicazioni inutili e costose . Bisogna rendersi conto che le grandi indagini statistiche di " universo " che ancora si conducono , seguendo antichi modelli , per non rinunciare alla confrontabilità dei dati odierni con quelli di un lontano passato , dovrebbero cedere il posto a quelle sul tipo , ad esempio , della bellissima ricerca sulle forme di lavoro . Altrimenti avviene che i dati definitivi per i censimenti si abbiano con sei o sette anni di ritardo , quando tutto è mutato , e che le nostre pubblicazioni ufficiali uscite nel 1968 riguardino per la maggior parte , indagini del periodo 1963-1965 . Certe grandi rilevazioni vanno ridotte : 800 pagine di dati meteorologici sembrano troppe . Concludendo , il nuovo governo dovrebbe ricordare il detto di Luigi Einaudi " conoscere per decidere " ; e conoscere i problemi di massa significa potenziare le statistiche , se necessario sacrificando la loro completezza o la loro continuità a vantaggio del loro numero e della loro tempestività , della loro attualità .
CI SIAMO! ( PAPINI GIOVANNI , 1915 )
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La polemica è chiusa . Possiamo smettere la nostra guerra contro la sudicia e conigliesca neutralità dei preti rossi e neri . Sta per cominciare , e più presto che non s ' immagini , un ' altra e più seria guerra . L ' intervento è deciso . Chi doveva persuadersi s ' è persuaso . Tutto è pronto . La risoluzione che sola doveva scegliersi è stata presa . Dentro gennaio , verso la fine di gennaio , non più tardi del mese di gennaio entreremo , in ritardo , ma non troppo tardi , in campagna . Avremo circa un milione e mezzo di soldati di prima linea ; la Rumenia ne metterà fuori , nello stesso momento , un altro mezzo milione . Due milioni di giovanotti freschi e ben armati si presenteranno su diversi punti contro gli sbattuti austriaci e , se occorre , contro gli scossi germanici . Quando poi , in aprile , sbarcherà sul continente l ' altro esercito inglese di un milione e più d ' uomini l ' anello di fuoco attorno alla doppia tedescheria sarà chiuso per bene e guai a chi ci sarà dentro . Prima che s ' arrivi un ' altra volta all ' agosto , i conti saranno saldati e gli alti malfattori di Vienna e di Berlino si saranno avvisti che l ' Europa non è ancora matura o marcia per la civiltà del bastone , dell ' elmo a punta , della forca e del bigottismo civico o cattolico o protestante che sia . Finalmente ! Dopo cinque mesi d ' ansia e di attesa ; dopo giornate d ' angoscia e di vergogna ; dopo settimane di falsi allarmi e di abbattimenti ; dopo tanto battere , picchiare , dimostrare e , ripetere , ragionare , urlare e strepitare siamo arrivati alla vigilia vera del giorno che ci riscatterà dal disonore passato e ci assicurerà le strade per la libertà futura . Ce n ' è voluto a farli muovere , quei signori di Roma . Non che avessero poi tutti i torti ad aspettare . Ma se avessero aspettato di più o avessero davvero ceduto agl ' inabili approcci dei nemici del nord e dell ' est e all ' accomodante vigliaccheria paesana sarebbe stato un po ' troppo . Avrebbero fatto male i conti per oggi e per domani e avrebbero messo in pericolo proprio quel che volevan salvare . L ' esercito non era pronto : lo sanno tutti . Ma ora hanno avuto carta bianca e centinaia di milioni e cinque mesi di tempo per prepararlo . Ormai è quasi pronto . Non ci son più scuse . Non c ' è più tempo da perdere . Potremo aspettare un altro mese ma non di più . Dopo mezz ' anno di preparazione intensa con mezzi larghissimi non esistono altri pretesti possibili e ragionevoli per rinviar la partita . Infatti l ' hanno capito . A Roma sono ormai d ' accordo . Il re vuol la guerra . Salandra è per la guerra . Anche Sonnino s ' è rivelato diverso da quel che i più e i suoi amici medesimi temevano . Anche lui è persuaso . Martini era persuaso da un pezzo . I nostri ambasciatori più sperimentati hanno fatto quel ch ' era in loro per rinforzare e giustificare questa persuasione . Allo stato maggiore non vi sono più dubbi e si lavora per le ultime riforniture e perché tutto sia preveduto e provvisto in tempo . Il Cadorna ha la fiducia del re e dell ' esercito meno qualche generale scontento e sembra che perfino il nuovo ed ignoto ministro della guerra si sia rivelato una buona testa organizzatrice . S ' è rimediato per l ' artiglieria e s ' è ricevuto materiale dall ' America e , pare , anche da altri paesi . Non manca più nulla o mancano cose che si posson mettere insieme in tempo breve . Non mancherà , speriamo , neppur l ' animo alla nazione che deve per forza superare questa prova se vuol viver tranquilla e sicura in casa sua e pensare , in seguito , a cose più importanti e fruttifere della guerra . Ma oggi , piaccia o dispiaccia alle diverse categorie di cretini , qui ed altrove più volte frustati , non c ' è cosa più urgente di questa . Lo stato d ' Europa è tale che dobbiamo muoverci o ci saranno altri che penseranno a farci muovere colle cattive e se non ci si volesse muovere a nessun patto l ' Italia si renderebbe complice del più mostruoso tamerlanismo de ' tempi moderni e dovrebbe pagare la sua immobilità colle più dure taglie che rammenti la storia . Colla diminuzione , coll ' invasione , colla soggezione , colla decadenza della civiltà a cui appartiene e collabora , coll ' impossibilità di svilupparsi nel senso di una maggior libertà all ' interno e all ' esterno , col disonore che ci vuoi secoli a sbiadirlo e si traduce poi in sanzioni offensive e materialissime in mille casi . Sanzioni che toccherebbero tutti , signori e poveri , alti e bassi , e quelle stesse idee o idealità per le quali combattemmo e combattiamo e che non son da buttarsi via se la vita degli individui ne viene , ad ogni momento , migliorata e magnificata . Ma , come ripeto , le esitazioni son finite . Si sta per marciare . Si può indire la tregua che è necessaria alla concordia della vigilia e dell ' azione . Le contese passano ormai alla storia dello spirito pubblico italiano della seconda metà dell ' anno 1914 . Comincia , coll ' anno nuovo , la nuova certezza . Quelli stessi che hanno tentato di far argine , pagati o no , al sentimento irrompente che portava il nostro popolo verso il vero suo posto hanno detto e ridetto , a scusa del loro appariscente o ipocrita germanismo , che nell ' ora decisiva sarebbero stati coll ' Italia e avrebbero dimenticato e fatto dimenticare i loro suggerimenti sospetti e pericolosi . Vediamoli alla prova . Il momento è venuto che per salvare non soltanto l ' idea italiana e la missione italiana ma lo stesso fondamento della civiltà che fu liberazione e sempre più sarà liberazione per tutti e per il corpo e per lo spirito occorre , spaventosa necessità , metter peso di carne e di piombo sulla bilancia che ora oscilla dalla Fiandra alla Polonia . È venuto il momento : li aspettiamo all ' opera . Noi siamo disposti a lasciarli stare e magari a scordarci del male che hanno tentato di fare al nostro popolo e alla civiltà del mondo ma loro devon risolversi e stare attenti a rigar diritti . Ché in tempo di guerra i primi nemici sono i traditori che si trovassero per caso tra noi . È passata o sta per passare la finta battaglia della discussione , della propaganda e della teoria . Domani parleranno i fatti ed è bene che tutti siano avvertiti e preparati . Preti farneticanti di restaurazioni e di vendette ; senatori rammolliti o spinitici che non ebbero neppur la pudicizia del silenzio ; socialisti imbecilli che non vedono come ora si combatta in grande la guerra da loro tanto desiderata contro il militarismo , il clericalismo e il cattedrismo addormentatore ; mariti passivi di mogli troppo attive ; contrabbandieri titolati e ben remunerati , signoracci e lazzaroni tremanti per il portafoglio o la trippa tutti quanti avete chiesta , desiderata , imposta ed aiutata questa neutralità che minacciava di farci servi ed infami per tutta la vita , la vostra ora è passata , il vostro sforzo è fallito e potete andare a nascondervi in cantina o in sagrestia a tremar di paura e di rabbia . Noi non abbiamo nulla da rimproverarci . I fatti e gli uomini ci hanno dato ragione . Io credo , e me ne vanto , di essere stato il primo , fin dai primi d ' agosto si veda il mio articolo « Il dovere d ' Italia » uscito in « Lacerba » il 15 ma scritto diversi giorni innanzi a dire « chiaramente » ciò che molti pensavano fin d ' allora ma non osavano scrivere , ciò che ora i più fra i pensanti pensano e i governanti finalmente vogliono . Il dovere che additavo esplicitamente cinque mesi fa l ' Italia sta per compierlo . Mentre molti , che ora battono il ferro e gridano all ' armi , allora tacevano o rinvoltavano l ' indeciso pensiero in mille fascie di precauzioni e sottintesi io vidi fin da quei giorni , quel che bisognava fare e lo feci capire , e lo stampai in tutte le lettere salve le righe minacciate dalla censura e non ho mai smesso fino ad oggi . insieme ai miei amici , di proclamarlo con tutte le insistenze e dilucidazioni necessarie . Non son pazzo fino al punto di credere che le mie parole abbiano avuto una qualunque influenza sul cambiamento di opinione che si va delineando nel paese e nel governo , ma oggi sono contento e orgoglioso di non avere sbagliato . Ormai la prima guerra , quell ' interna a colpi d ' idee contro la bestialità e la bassezza dei neutralisti , è vinta . Ora ne comincia un ' altra , senza confronti , più grave , ma ho ferma speranza che il popolo italiano , finalmente pronto e convinto , vincerà anche questa .
Gli «antiriservatisti» ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
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Mentre Montecitorio e Palazzo Madama aprono i battenti agli eletti per la terza Legislatura , la legione degli « antiriservatisti » affila le armi . Si tratta di quei cittadini , numerosissimi e compatti , che , a prescindere dall ' orientamento politico , dalle condizioni sociali e dalla cultura , sono accomunati dalla medesima , irriducibile avversione per i posti riservati sui treni ai deputati e ai senatori . Al ritorno da un viaggio , lungo o breve , gli « antiriservatisti » hanno sempre da raccontare ai conoscenti una storia di vagoni affollati fino all ' inverosimile , pieni di vecchi gementi , di spose incinte , di bambini esangui , costretti a pigiarsi nei corridoi e sulle piastre di congiunzione , mentre vuoti , beffardi , inaccessibili , i posti riservati « a quei signori di Roma » fiammeggiano come troni . La plebe ferroviaria , nonostante le imprecazioni soffocate e lo sdegno , non oserebbe protestare e partire all ' assalto degli strapuntini privilegiati , se l ' « antiriservatista » non fosse lì , vigile e fremente , per « mettere le cose a posto » . « Siccome il controllore faceva il furbo » , egli racconta , « andai diritto dal capotreno . Lo trovo spaparanzato sul suo comodo sedile , a fumare . Un emiliano grosso e rosso in faccia . « " Con le tasse che paghiamo , è un ' indecenza ! " gli dico . « Lui mi squadra con un ' aria da generale , poi mi fa : « " Cosa c ' entrano le tasse ? " « Capito ? Se invece di trovare uno che sa il fatto suo , avesse trovato un disgraziato qualsiasi , lo avrebbe smontato . Con me , cari miei , invitava la lepre a correre . Non sto a dirvi cosa mi è uscito dalla bocca ! " Cosa c ' entrano le tasse ? E a voi , lo stipendio con che soldi ve lo pagano ? E a ' quei signori di Roma ' , che hanno sempre il posto bello pronto , mentre noi viaggiamo come le bestie ? Sissignore , come le bestie ! E questa sarebbe la democrazia ? Ma mi faccia il santo piacere , mi faccia ! Ho viaggiato in Svizzera , Francia , Svezia , Olanda , Inghilterra , Danimarca , caro signore ! Neppure in vagone bestiame succede quello che qui succede in prima ! Vergogna ! Vada di là , a vedere , vada ! Come si fa , in questi casi , domando e dico , a tenere posti riservati . " Insomma , mi meraviglio che non mi abbiano arrestato . Invece , sia pure in malo modo , hanno dato il permesso di sedersi . Bisognava sentire le benedizioni ! Per poco , una vecchia signora , distintissima , non mi ha baciato le mani . È inutile , ragazzi . Gli italiani , gira e rigira , sono troppo buoni ! » Ho tuttavia conosciuto un famoso « antiriservatista » che licenziò su due piedi la domestica perché usava il gabinetto dei padroni anziché quello della servitù . Negli Stati Uniti è in vendita una pillola che permette di esporsi in pieno sole senza pericolo di insolazioni . Evita , in parte , anche le scottature .
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L ' interesse che aveva suscitato la discussione , su questo giornale , relativa ai problemi paranormali , dopo le trasmissioni televisive e il libro di Piero Angela , pare spegnersi , malgrado l ' intervento di illustri personalità come Jemolo , Granone , Barone e Vacca . Essa sta esaurendosi in seguito alla risposta negativo - evasiva di Rol ed alla rassegnata replica dello storico e giurista romano , e cioè di Temolo stesso . Credo che il lasciar morire la discussione costituisca un errore sociologico e psico - sociologico , tanto più che , nel libro Angela , si parla di un Comitato scientifico per l ' esame dei problemi paranormali . Sono dell ' opinione che la scienza ufficiale non debba rifiutare , sdegnosamente , di occuparsi dei fenomeni paranormali , lasciando , a chi ne afferma l ' esistenza , l ' onere della prova . In teoria ciò è più che giusto . In pratica , se i fenomeni esistessero , un « sensitivo » povero non avrebbe mai la possibilità di dimostrare le proprie qualità , perché non potrebbe istallare un laboratorio con complessi strumenti che le provino . La presenza di un prestigiatore , infatti , può avallare l ' inesistenza di trucchi , ma non può sancire la realtà , né determinare , se possibile , la causa di tali strani eventi . Se è perfettamente inutile occuparsi dei molti inventori che ogni anno scoprono il moto perpetuo , può costituire una perdita di tempo un po ' meno inutile il cercar di indagare su chi può aver eventualmente ritenuto , in quella filogenesi di cui è frutto , alcune qualità che esseri più in basso di noi nella scala zoologica indubbiamente possiedono e noi abbiamo presumibilmente perduto ( la percezione di ultrasuoni , quella del magnetismo terrestre , ecc . ) . La segnalazione dell ' importanza psico - sociologica e sociologica di problemi del genere , da un lato , e l ' esempio della necessità di far luce , anche a costo di distruggere illusioni , dall ' altro , ci vengono rispettivamente dall ' affluenza dei visitatori all ' ostensione della Sindone e dal Convegno che ne è seguito - con discussioni a livello nettamente scientifico , salvo un paio di interventi soltanto fideistici - e ancor più dalla coraggiosa appendice di una indagine da condursi con i più moderni metodi d ' ogni scienza per provare , con procedura non difficile , l ' antichità del « lenzuolo » e , qualora risulti possibile , la genesi delle macchie . I tre milioni di visitatori dimostrano quale sia l ' interesse per i fenomeni paranormali , che esiste nella massa dell ' opinione pubblica . La Sindone , infatti , costituisce un fenomeno paranormale anche per chi ne ammetta l ' origine divina , normale essendo tutto ciò che può essere spiegato con le conoscenze che , in un certo momento storico , la scienza possiede . Il normale è , quindi , un concetto relativo al tempo . Ad esempi , mezzo secolo fa , sarebbe stato paranormale il sentire e vedere a colori , in Europa , una persona che stessa parlando nel Sud - America . Non v ' è dubbio che molte tra le persone passate davanti alla Sindone o compivano un atto di venerazione fideistica , verso un oggetto in cui credevano , o si impegnavano nella lunga fatica , pensando di poter rinforzare una fede vacillante . Ma altri visitatori erano certamente e semplicemente mossi dalla curiosità di vedere qualcosa di paranormale , divino od umano che fosse , per quel residuo di educazione magica esistente in ciascuno di noi , che ci porta a rifugiarci in un mondo nel quale speriamo che forze ignote agiscano in modo più giusto , più umano , più onesto . Con l ' indagine scientifica sulla Sindone la Chiesa dimostra molto coraggio nel disilludere , eventualmente , la prima fascia di visitatori e nel togliere un supporto alla fede dei dubbiosi , se il risultato riuscirà negativo . Ma compie un ' opera sociologica altamente positiva ed educativa nell ' eliminare dalla religione tutto ciò che di apparentemente paranormale può esistere , ben distinguendo tra la fede vera e quanto ha , in sé , ancora di « magico » , nel senso prettamente scientifico di questa parola . Il libro di Piero Angela , in un campo che ha da fare con la religione più di quanto si creda ( la parapsicologia è , spesso , un sostituto della religione ) , ha grande importanza sociologica perché può essere determinante per la formazione culturale di masse di popolazione molto più vaste di quel che generalmente si pensa . A mio modesto giudizio , perciò , occorrerebbe che qualcuno si muovesse per invitare eventuali « sensitivi » in buona fede a mostrare , sotto controllo scientifico ( ivi compreso il prestigiatore ) quali siano o non siano i loro poteri paranormali . Se in un solo caso si provasse l ' esistenza di un sola forza che non rientrasse in quelle conosciute , tutto il problema del paranormale sarebbe risolto . E se , invece , non si riuscisse a dimostrarla mai , la fascia dei credenti sarebbe molto disillusa - pur continuando molti a coltivare la propria illusione - ; quella dei dubbiosi smetterebbe i tentativi di ricerca e la grande massa di persone che agisce senza riflettere , facendosi anche ingannare da eventuali imbroglioni , man mano imparerebbe a ragionare con la logica e non in base a soli desideri ed a vane speranze . Perciò occorre che qualcuno concretamente si muova per chiarire una situazione che ha tanta importanza psico - sociologica o che qualche « sensitivo » se crede , in buona fede , di possedere poteri paranormali , li renda noti , ammettendo qualsiasi tipo di controllo sui fenomeni che può produrre .
ILLUSIONI ( GRAMSCI ANTONIO , 1921 )
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I provvedimenti contro la disoccupazione sono stati discussi alla Camera per ultimi , come un affare qualunque che interessasse una ristretta categoria di una piccola borgata . Dal modo con cui essi sono stati discussi ed approvati , un fatto risulta evidente : la certezza che i provvedimenti lasceranno il tempo che trovano e che la loro approvazione ha solo valore formale , per gli sciocchi che ancora si illudono sull ' utilità dei tornei accademici parlamentari . La Camera è , nella sua maggioranza , persuasa che la disoccupazione non ha rimedi e che quelli proposti devono solo servire a mostrare l ' apparente buona volontà del governo a risolvere la crisi . Non ci sono ormai che i socialisti , i quali credono che il governo con una saggia politica di lavori pubblici possa far qualche cosa per il milione di operai disoccupati . Governo e rappresentanza parlamentare borghese sanno ottimamente che la crisi non può avere altra soluzione che l ' affamamento di una parte della classe operaia e contadina . Certo essi trovano legittimo che questo avvenga , poiché per loro entra nel corso naturale delle cose . Essi spiegano la crisi come una calamità sociale alla quale gli operai devono sottomettersi con lo stesso animo con cui affrontano una carestia . Il governo , come rappresentanza borghese , e tanto più in quanto vuole apparire di essere con tutto il popolo , studia progetti , presenta disegni di legge , li approva , per far credere che esso si interessa realmente alla vita degli operai e contadini . Esiste un limite però : esiste il limite della proprietà privata , che non può essere violato . L ' affamamento degli operai non può giustificare che si debba ridurre il profitto capitalistico o meglio violare il diritto della proprietà privata . Governo e rappresentanza borghesi sono dunque coerenti , quando approvano disegni di legge che lasciano il tempo che trovano . Essi hanno sempre una scusa a portata di mano : la difesa del proprio privilegio e l ' impossibilità di fare di più , senza correre il rischio di perire . Facendo rispettare questo limite , i governi borghesi sono convinti di agire realmente anche nell ' interesse dei lavoratori . Ora ai socialisti , come rappresentanza proletaria , se non fossero quello che sono sarebbe spettato di smascherare questa politica di classe dei governi borghesi e d ' opporvi una politica propria , la quale non potesse lasciare più alcun dubbio nell ' animo dei lavoratori . Ma i socialisti si pongono anch ' essi sul piano delle illusioni e perdono il loro tempo a discutere questo o quell ' altro articolo di progetto di legge , come se la disoccupazione , specie nel periodo attuale , possa davvero trovare la soluzione nella proposta di uno o più emendamenti , che accrescano magari il sussidio giornaliero all ' operaio senza lavoro . Far credere alle grandi masse di operai disoccupati che essi possono guardare con fiducia nell ' opera di aiuto del governo , è volerle mantenere nell ' inganno . Oggi che il numero dei disoccupati va rapidamente crescendo e che la classe padronale non ha più alcuno scrupolo nel mettere sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie operaie , altra parola d ' ordine si richiederebbe da coloro che hanno ricevuto il loro mandato dalla classe lavoratrice . Ma la realtà è fuori del Parlamento . Gli organizzatori operai che in questo avrebbero dovuto far risuonare forte la voce di protesta dei lavoratori , che soffrono nella fame e nella miseria , si sono limitati invece a proporre qualche emendamento al disegno di legge governativo . Intanto che gli operai disoccupati crescono e che la fame miete sempre maggiori vittime in mezzo alle loro famiglie , questa condotta parlamentare degli organizzatori operai non può che giudicarsi ingannevole e traditrice . Essa ribadisce l ' illusione che si tratti di uomini di governo e d ' indirizzo politico , mentre la quistione sostanziale è nel regime . E ' questo che si deve additare alle masse operaie come la causa dei loro mali che si deve prima togliere di mezzo , per giungere alla loro liberazione da essi . Tutto il resto è retorica , accademia ; ora che la Camera ha di fatto approvato i provvedimenti contro la disoccupazione , non siamo cattivi profeti dicendo che la crisi continuerà a rendersi più acuta nel paese . A questo non ci prepara forse l ' offensiva degli industriali per la riduzione dei salari ? Già i tessili sono alla vigilia del loro sciopero generale in tutta Italia , se i padroni non accedono alle proposte della Federazione . Anche in ciò non bisogna creare illusioni . Nessun aiuto gli operai hanno da sperare dall ' intervento dello Stato . Gli operai ricordano a che cosa è servito l ' intervento di Giolitti nella vertenza metallurgica ; né hanno dimenticato i frutti che ha portato in Inghilterra l ' intervento di Lloyd George nella vertenza dei minatori . Nel primo come nell ' altro caso , il governo non è intervenuto che per sviare dai suoi propositi di lotta e di resistenza la classe operaia , consegnandola , con la complicità dei suoi organizzatori , alla volontà padronale . La classe operaia non ha nulla da sperare da questo o da quell ' altro ministro ; la classe operaia non può fare affidamento che in se stessa . Ogni decreto , ogni disegno di legge non sono che pezzi di carta per i padroni , la cui volontà può trovare un limite solo nella forza medesima degli operai e non mai negli organi dello Stato . Chi dalla tribuna parlamentare o in un comizio , si vale della sua autorità , del suo prestigio , per far credere alle masse che oggi la soluzione della crisi possa essere all ' infuori dell ' abbattimento dello Stato borghese , non si merita titolo diverso da quello di traditore . Tanto se si tratti di combattere contro la disoccupazione che contro la riduzione dei salari , il governo e i suoi organi non possono essere che coi padroni . Gli operai ricordino il decreto di controllo com ' è andato a finire e stiano in guardia da qualunque intervento dello Stato nelle loro lotte contro la classe padronale . La sola verità che essi non devono dimenticare mai è che dai padroni otterranno sempre tanto per quanto saranno forti e che oggi l ' unica via di salvezza consiste non nell ' attendersi aiuti e provvedimenti dai governi della borghesia , ma nel lottare per il loro abbattimento definitivo . Non è inutile se si ripete una volta di più che tutti i problemi inerenti alla vita della classe operaia oggi possono trovare la loro soluzione solo nella conquista del potere politico da parte di essa . Ogni altra via non può condurre che a soluzioni parziali ed ingannevoli per la classe operaia .
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Il senatore Croce scrive . Quasi ogni giorno . Ab irato . Sta bene . Il Fascismo lo obbliga a questo , ed è un altro merito fascista obbligare Croce a misurarsi nella realtà politica , e permettere quindi di giudicarlo nella sua statura vera , statura di uomo libresco , che nella realtà politica si mostra incapace , tignoso , pettegolo , di nulla sensibilità . Il senatore Croce scrive sul Giornale d ' Italia , che lo inalbera oggi come il più puro pensiero liberale con la tessera del Presidente Gr . Uff . Borzino . E la maggior condanna di Croce . Poiché nessuna ottenebrazione iraconda può togliere che lo stesso Croce si accorga che non si può parlare di « pensiero » di « cultura » , di « conoscenza » , di « passione religiosa » dalle colonne del Giornale d ' Italia , che sono lo spaccio del più grossolano luogo comune ; il senatore Croce si condanna alla più evidente contraddizione . E anche questa gli sta bene . E una conclusione tipica del suo capitombolo di « studioso » nella realtà politica e giornalistica , dove oramai gli tocca la compagnia del gr . uff . Borzino e del Giornale d ' Italia . Il senatore Croce non vuole si parli di imperialismo spirituale italiano , che , se mai , può essere fatto spontaneo di età d ' oro ; mentre questa di oggi è una pessima stagione per l ' Italia . Per deplorare questa pessima stagione ( e questo è il nocciolo dell ' articolo ) il senatore Croce dice che « ogni giorno , con le violenze , con le parolacce , con gli sghignazzamenti , con le parate e le chiassate , con l ' esaltare le prodezze ciclistiche e automobilistiche e aeroplanistiche sulle opere del cuore , della fantasia e dell ' intelletto ... si viene distruggendo quell ' ambiente che prima c ' era in Italia » . Si osserva . In un ' età d ' oro di pensiero e di lettere e di arti , la greca , poeti e filosofi e artisti onorarono il valore fisico e Pindaro cantò i vincitori delle Olimpiadi . Non è affatto vero che un ' impresa , come oggi quella di De Pinedo , non sia un ' opera di cuore , di fantasia , d ' intelletto . Ci vuole l ' insensibilità creativa del senatore Croce , per dir questo . Qual ' era l ' ambiente che prima c ' era in Italia ? Quello del senatore Croce ; quello della cultura germanizzata , priva di spirito italiano , di un senso italiano , di una passione italiana , che non fossero soltanto un derivato di cultura . Ebbene quell ' ambiente dev ' essere distrutto . Proprio perché la guerra , quella guerra che il senatore Croce non ha sentita né capita , quella guerra che ha disturbato il senatore Croce , ha ricreato uno spirito , un senso , una passione italiani . Che il senatore Croce , dopo la guerra , non capisca il Fascismo , che è poi la coscienza italiana della guerra , fuori e contro tutte le ideologie liberali e democratiche che il Croce ha rudemente condannate per congenita imbecillità , e in compagnia delle quali ora battaglia : questo è riprova della bontà del Fascismo . Il senatore Croce assevera che « l ' Italia ora è in una vera condizione di miseria : che è da temere che peggiorerà , quando saranno spariti gli uomini che avevano imparato a lavorare nel campo intellettuale e artistico negli anni ancora a noi più prossimi » . L ' Italia non è affatto in condizione di miseria , poiché è finalmente in una fase di creazione nazionale di opere , che possono essere oggetto d ' arte . E sono , lo sappia il Croce , anche soggetto d ' arte . Perché finalmente con Mussolini , la politica è opera d ' arte , è creazione , è cuore , fantasia , intelletto . E non decade da un passato recente , che il senatore Croce sarebbe tentato di autodefinire il periodo di Croce , e che comincia a lodare con rammarico senile . Tanto più che non è inutile ricordare come Croce critico abbia tentato di annientare i valori artistici di questo recente passato ( basti ricordare il Pascoli ) , con una presunzione personale e un difetto di senso nazionale , quali , del resto , si mostrarono anche quando recentemente scrisse di Dante in modo da provocare un ' acuta e ferma risposta di Luigi Pirandello , proprio su queste colonne . Insomma se Croce vuole , anche quotidianamente , dimostrare che la conclusione politica della sua vita libresca sono il liberalismo borziniano e il « pensiero » del Giornale d ' Italia , e che però tra lui e il Fascismo c ' è aperta opposizione , anzi , nella vita italiana , soluzione di continuità ; è accettato . Il Fascismo questo voleva .
Purtroppo o finalmente? ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
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Scagliare frecce contro i vari festival di canzoni che ogni anno vengono organizzati in Italia , un po ' dappertutto , da Sanremo a Velletri , da Venezia a La Spezia , è diventato facile tirassegno . A parte la natura polemica di tutti i concorsi , nei quali giocano gusti contrastanti , simpatie ed interessi , la canzone è materia talmente popolare da suscitare passioni quasi sportive . Si « tifa » per Edera o per il Blu dipinto di blu come si è « milanisti » o « interisti » . Nulla di straordinario , perciò , che attorno a un festival s ' intreccino pareri discordi , condanne ed entusiasmi , consensi e dissensi . Segni di vitalità . Una cosa , però , non è stata ancora detta abbastanza e con sufficiente chiarezza : che , cioè , í diversi festival , così come oggi sono fatti , pur ammettendo le esigenze spettacolari , vieppiù accentuate dalla Tv , sono festival di cantanti , di orchestre , perfino di scenografi e di registi , assai più che di canzoni . Giacché la canzone , destinata alla strada , deve essere giudicata per i suoi valori essenziali , per la sua vena , per quella grazia popolare che deve sopravvivere , tanto o poco , anche nelle voci più stonate . Presentare le canzoni attraverso « arrangiamenti » più o meno scaltri , con orchestre addirittura sinfoniche , cantanti più o meno abili , simpatici , avvenenti , dalla voce più o meno suggestiva , significa snaturare , gradualmente , il significato di una rassegna e di un concorso . Partiti dalla canzone , si arriva al « ritmo » , al ballabile fine a se stesso ; si dimentica che la canzone è fatta anche di « parole » ; che è fatta per essere ... cantata , prima che adattata , ballata o , magari , sceneggiata . Altrimenti , chiama e rispondi . Come se in un concorso di bellezza si , giudicasse in base alle toilettes . Se questo vale per tutti i festival in genere , figuriamoci per quello della canzone napoletana : canzone , più di ogni altra , nata dal popolo , fra la povertà delle cose e le ricchezze del cuore . Nobile e nuda : contessa scalza delle canzoni . Invece l ' altra sera , assistendo alla teletrasmissione del 6° Festival napoletano , dove hanno fatto irruzione perfino i ritmi del Texas e del Tennessee , dove due orchestre gareggiavano in esibizionismi tecnici , variazioni , ibridazioni , raucedini di tromba alla Armstrong e « satinati » alla francese , ho capito che Napoli , stancatasi di Lauro , comincia a essere stanca anche del suo folclore . Purtroppo o finalmente ?
Diventiamo un paese di anziani ( De Castro Diego , 1981 )
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Di tanto in tanto , appare la notizia che , in Italia , la popolazione è divenuta stazionaria e qualcuno se ne rallegra , perché non ha la più vaga idea di quante conseguenze negative porti per parecchi decenni successivi il raggiungimento di un equilibrio del genere . Non credo esistano demografi e statistici italiani che non auspichino una sia pur lieve eccedenza dei nati sui morti . Il saldo negativo tra le nascite e le morti era limitato nel 1972 a poche province del Nord e a due del Centro , mentre ora si sta allargando a macchia d ' olio . Le ultime cifre ufficiali - non ancora pubblicate in dettaglio , provvisorie , ma attendibili - per i mesi dal gennaio all ' ottobre 1980 , indicano che , ormai , nell ' Italia Settentrionale , l ' eccedenza dei morti sui nati è cronica e che per i primi dieci mesi dell ' anno è stata di 31.611 unità , contro le 13.634 dei corrispondenti mesi del 1979 . In Liguria , i morti sono il doppio dei nati ; in Piemonte , si riscontra un supero di 9927 morti sui nati che sono soltanto 33.101 . In Toscana ed in Umbria le nascite sono largamente inferiori alle morti , nelle Marche sono lievemente superiori , mentre , nel Lazio , si sente nettamente l ' influsso del Meridione , con una eccedenza di 12.584 unità a favore delle nascite . L ' Italia Meridionale e le Isole realizzano un saldo attivo di 118.041 nati e l ' Italia intera di 91.197 . Forse non è male ricordare che , nel 1972 , tale saldo , per l ' Italia , era di 375.283 unità . Poiché ci siamo trasformati da Paese di emigrazione in Paese di immigrazione ed abbiamo , ormai , un saldo largamente attivo di immigrati , la popolazione dell ' Italia non corre , per ora , un pericolo grave di diminuzione : i1 Nord non produce figli , ma accoglie gente che viene o torna dall ' estero ; il Sud , dal Lazio in giù , mette al mondo nuovi nati e , seppur ormai raramente ( nel febbraio , marzo , aprile e maggio 1980 ) ha visto gli emigrati per l ' estero superare gli immigrati . Le conseguenze sono piuttosto evidenti . I settentrionali , non prolificando , fanno il possibile a che l ' Italia si meridionalizzi , poi si lagnano che ciò avvenga . Forse nessuno ricor - da che , attorno al 1950 , Torino aveva già raggiunto il risultato di avere più morti che nati e , se non fossero immigrati veneti e meridionali , essa sarebbe oggi , la metà di quella che è . Stiamo già ospitando , in Italia , più di mezzo milione di stranieri provenienti dal Terzo Mondo o da Paesi più poveri di noi . É troppo noto che , tra pochi anni , il carico degli an - ziani , dei vecchi , dei decrepiti - i novantenni sono cresciuti di sedici volte dall ' inizio del secolo - sarà spaventoso per le forze effettivamente produttive : le nuove leve di lavoro , na - te in Italia , saranno sempre più esigue e la situazione peggiorerà di anno in anno . La Francia e la Germania stanno prendendo provvedimenti di politica demografica per ovviare ad una situazione che è già leggermente peggiore della nostra ; noi stiamo a guardare . Anzi c ' è chi si compiace per le culle vuote . I non demografi non sanno che la « popolazione stazionaria » può esistere soltanto per un periodo brevissimo , perché , quando ci si mette sulla sua strada i morti tendono sempre più a crescere ed i nati sempre più a calare . Ed allora non c ' è che l ' immigrazione . Ma non tutti gli Stati europei che l ' anno sperimentata ne sono rimasti molto soddisfatti .
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5 settembre Due giorni prima che il telegrafo spargesse la notizia che il Governo di Francia aveva deciso di lasciare Parigi , per insediarsi a Bordeaux , noi eravamo giunti alla conclusione che , per il succedere degli avvenimenti della guerra , la grande città doveva momentaneamente cessare di essere la capitale della Francia , per diventare soltanto uno dei campi trincerati del sistema difensivo francese . Gli avvenimenti ci hanno dato ragione . Ma la stampa francese sostiene che Parigi nulla ha perduto della sua importanza e resta sempre il centro attrattivo della Francia ; ed altri confermano che essa « diventerà l ' asse e il perno di manovra degli eserciti francesi » . È bene perciò mettere subito in chiaro quale , dal punto di vista militare , può essere l ' ufficio di Parigi . Rimanere : il centro attrattivo della Francia , costituire l ' asse e il perno di manovra degli eserciti francesi , no . Se così fosse , i francesi starebbero commettendo un errore , o , per meglio dire , ripetendo l ' errore che già commisero , sia pure per necessarie ragioni politiche , nel 1870 . Allacciare intorno a Parigi la resistenza francese significa spostare l ' esercito verso le valli della Somme , dell ' Oise e dell ' Aisne , che ora sono occupate dai tedeschi , e dove questi hanno esercitato ed esercitano il massimo sforzo : e la cosa non ha senso . Parigi si sosterrà valorosamente da sé e col concorso di quell ' esercito mobile che sarà messo tra i suoi forti , siamo d ' accordo . I francesi fanno bene , per tenere accesa la fede negli animi ( che del resto si mostrano saldi e temprati , per loro grande onore , alle varie fortune della guerra ) , a dire che la grande città sarà difesa come se fosse , anzi perché è il cuore della Francia . Ma questo non ci deve impedire di considerare le cose serenamente , perché soltanto così facendo non avremo sorprese di effetti del tutto sproporzionati , od opposti , alle cause . Parigi oramai non costituisce che la terza linea , sia pure la più forte , dei campi trincerati che dalla frontiera vanno verso il cuore della Francia . Non deve attirare a sé nessun esercito , se non quello che volontariamente vi è messo per la manovra ; non è scopo , ma mezzo : nell ' avanzata dal nord , dopo la resistenza di Verdun , dopo quella di Reims , i tedeschi incontreranno quella della fortezza di Parigi . Completa le altre fortezze e difende tutto il paese ad ovest della Senna , il quale può continuare a fornire preziosi rifornimenti di uomini e di mezzi . Ufficio semplice e magnifico , che fa approvare interamente la decisione del Governo francese , e , sopra tutto , induce a ricercare elle cosa possa significare . Per l ' esercito francese significa riacquistare la libertà d ' azione , ed esercitare lo sforzo sull ' obiettivo e nel modo , che gli sfortunati avvenimenti della prima parte della campagna hanno ormai indicati come più adatti . L ' avanzata della destra tedesca è stata mirabile non soltanto per il buon successo , ma per la rapidità con la quale ha conseguito il buon successo . Non ci sono state battaglie distinte , non lunghe soste conseguenti : non si è vista nessun ' altra manovra , se non una larghissima conversione a sinistra ; con perno a Verdun : è avvenuto soltanto l ' irresistibile movimento in avanti di una valanga , che ha schiantato ogni ostacolo . Da Bruxelles a Compiègne corrono circa 190 chilometri : questi 190 chilometri sono stati percorsi dalle avanguardie tedesche in non più di venti giorni . La media giornaliera della marcia è stata così di circa 10 chilometri : vale a dire assai buona anche per truppe non combattenti , quando siano tanto numerose e marcino per tanto tempo come le tedesche . Che cosa può aver permesso una avanzata così rapida ? Molto probabilmente , poiché non possiamo assolutamente ammettere la inettitudine del Comando francese , una giusta valutazione della non grande forza di coesione e di offensiva francese . Il generale Joffre deve essersi presto convinto che l ' esercito che egli comanda non era pari in energia a quello avversario . In questo caso , ricondurre ad ogni costo le truppe verso nord , farle operare ancora in quella direzione quando sforzi precedenti si erano già dimostrati inutili , obbligarle insomma a legare la loro sorte a quella di Parigi , non unica , ma prima cagione della lotta nel settore settentrionale , era lo stesso che costringerle a battersi nelle peggiori condizioni . L ' esercito , che non poteva vincere , aveva il dovere di sfuggire almeno alla sconfitta irrimediabile , non ricercando la battaglia decisiva , perché il suo compito oramai era quello di guadagnare tempo . Perciò bisognava liberarlo dal pulito di attrazione , Parigi , così vicino all ’ invasore ; perciò bisognava portarlo ad appoggiarsi ad una base naturale , la Francia centrale , verso cui era stato spinto dalle vittorie tedesche , ma dalla quale i tedeschi erano ancora lontani . L ' esercito acquistava così tutto il suo valore ; ed entrava franco e solo in giuoco . Le conseguenze di questo nuovo stato di cose si debbono ancora manifestare : ma possono essere buone . L ' esercito è stato respinto in alcuni scontri , in altri è stato battuto , in altri ha avuto qualche sopravvento , nel complesso è ora obbligato a sottostare all ' azione dell ' avversario : ma , in fondo , non è disorganizzato . Ha ancora per sé la prima linea di fortificazioni , la grande cortina che va da Belfort ad Épinal , e da Toul a Verdun ; poi la linea di sostegno , il triangolo difensivo Langres , Digione , Besançon a sud , e Reims a nord , se è vero che sono già cadute La Fère e Laon ; infine , il campo trincerato di Parigi . Se nessuna di queste linee di difesa esercita una particolare attrazione sulle truppe , se il capo può valersi liberamente , senza imposizioni politiche , di una fortezza piuttosto che dell ' altra , se Parigi equivale a Verdun , la efficacia dell ' azione francese può essere ancora grande . Non pretendiamo di conoscere il disegno del Comando francese . Ma l ' esercito , inflesso robustamente ad arco nel circuito delle sue fortezze , come in un grande recinto , di fronte alle truppe tedesche convergenti ; appoggiato risolutamente alle testate delle varie linee ; non abbattuto moralmente , non disgregato materialmente , può opporsi ancora all ' avanzata nemica . Può parare semplicemente la minaccia proveniente dal Belgio e dal Lussemburgo , tentando invece energicamente di rompere la muraglia nemica in Lorena od in Alsazia ( e questo pare il disegno migliore ) ; e può eseguire , mutale le condizioni , anche la manovra opposta , sebbene più disperata . Il suo giuoco è ancora pieno e libero . Dalla Francia occidentale , centrale e meridionale , se non più dalla nazione intera , può ricevere il sangue che gli bisogna . Ogni suo sforzo è fatto nella giusta direzione , poiché la sua base di operazioni è alle spalle , non spostata tutta da un lato : il movimento in avanti si svolge quindi con tutta la sua potenza , e l ' eventuale ritirata offre i minori svantaggi . Per l ’ esercito tedesco il trasporto della capitale da Parigi a Bordeaux significa qualche cosa di più dell ' improvvisa mancanza di uno degli scopi , che sembravano quasi raggiunti . Significa la necessità di un nuovo sforzo immediato , forse assai grave , e che si sperava di compiere in seguito con maggiore facilità , dopo avere assai più rudemente battuto gli avversarii . È indiscutibile che la situazione delle truppe tedesche in Francia è , dopo la vittoria del 1 . settembre , assai buona . Mentre prima l ' estrema destra tedesca poteva sembrare alquanto pericolante , nel caso che gli eserciti del principe del Württemberg e del Kronprinz di Germania , che la legavano ai nuclei centrali della Lorena , fossero stati battuti , oggi , per la vittoriosa avanzata di questi , non sembra più temere tale minaccia . Lievissimo appare finora il pericolo , diciamo così , esterno , cioè prodotto dall ' esercito belga , sempre appoggiato ad Anversa , e dall ' esercito inglese , tanto se questo è rimasto tagliato fuori dalle truppe francesi , quanto se è riunito con queste . Perché questo pericolo diventi grave , bisogna che nel nord della Francia , e quindi all ' infuori dell ' ala destra tedesca , si siano venute ammassando in questi giorni molte truppe inglesi o francesi che abbiano girato ad ovest Parigi . Soltanto così si può ammettere che si sia costituito un distaccamento poderoso , che possa fare qualche danno di sorpresa ai tedeschi i quali , nell ' avanzare , debbono sempre più assottigliarsi : ma notizia di ciò non è , ancora pervenuta a noi . Ora , la forte destra tedesca ha avuto dall ' inizio della guerra come primo obiettivo quello di girare le difese francesi , e marciare direttamente su Parigi , per colpire la Francia nel cuore . Se i francesi richiedono a Parigi soltanto la resistenza elle essa può opporre da sé , col sussidio di un esercito mobile , i tedeschi non ottengono più l ' effetto morale . Gli obiettivi territoriali , e quindi anche le capitali , valgono tanto , quanta è l ' importanza che loro si dà . Se il popolo di Parigi ha la forza d ' animo di considerarsi uguale al popolo dell ' ultimo villaggio francese , l ' esercito tedesco , pur prendendo la capitale , non ha affatto fiaccato , con Parigi , la Francia . Non solo : ma con la sostituzione dell ' esercito alla capitale nell ' ordine d ' importanza , si impone ai tedeschi una più particolare ricerca dell ' esercito nemico , il quale finora non era stato certamente evitato , ma nemmeno proprio deliberatamente cercato . Essi infatti l ' hanno battuto , quando si è frapposto come ostacolo al conseguimento del loro scopo , Parigi ; ma non sono andati ad attaccarlo dove era ed è ancora certamente con buona parte delle forze , negli sbocchi di Toul e di Belfort e dietro le cortine difensive . La battaglia della Lorena . è stata data per respingere i francesi che si erano avanzati , e minacciavano di spezzare il centro della linea ribaltante in Francia : ma è stata poi seguita subito da una lunga sosta . L ' avanzata in Alsazia è stata tentata due volte , e due volte interrotta . La scomparsa dell ' esca Parigi , che ha permesso ai francesi di raccogliersi fra le loro fortezze , può ora costituire per i tedeschi un problema , che si sarebbe forse sciolto facilmente , quando Parigi avesse continuato ad essere la capitale della Francia . Forse a questa sparizione improvvisa di uno degli scopi della guerra è dovuta quella lieve incertezza che ci è parso notare nella condotta tedesca delle operazioni , finora così netta e decisa . C ' è stato , in questi giorni , un trasporto di truppe e un tentativo di forzamento dello sbocco di Belfort , che è stato interrotto , poiché le truppe sono state ricondotte , pare , verso la Lorena . Perché è stato eseguito ? Per racchiudere l ' esercito francese , diventato ormai l ' obiettivo unico della campagna , in una morsa , da nord e da sud , e separarlo dai centri vitali della nazione , il centro morale a nord , il materiale a sud ? E allora perché non è stato continuato ? Perché , forse , si è fatta di nuovo sentire la minaccia francese contro la Lorena ? Questa sarebbe la riprova dell ' utilità di avere abbandonato Parigi a sé stessa . Ecco le varie questioni che si prospettano al semplice annunzio del trasferimento della capitale , se questo trasferimento è avvenuto pieno , completo , senza nessuna restrizione mentale . Questioni importantissime , perché mostrano altri possibili modi di condurre la guerra nel teatro d ' operazioni occidentale , in attesa che una decisione avvenga in quello orientale .
LA ' FIAMMETTA ' ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1939 )
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Anzi Elegia di Madonna Fiammetta , come Vincenzo Pernicone ha restituito dai codici nella sua nuova edizione . Nuova non solo per questo . Ché il testo da lui dato supera di gran lunga in esattezza e proprietà e quello del Fanfani , e quello del Gigli , e l ' altro finora più noto e più attendibile del Moutier . Senza dire d ' una primizia di finissimo pregio , di certe « chiose » e di lui Boccaccio , che il Pernicone pubblica per la prima volta , e che aiuteranno il lavoro degli studiosi , se mai ci sarà uno che dalla ricerca delle fonti classiche di questa Fiammetta vorrà finalmente estendere l ' esame a un ' analisi di stile condotta a fondo su sicurissime basi e non su delle semplici impressioni . Ma è una fortuna intanto che un libro sì importante si possa leggere senza più storpiature , ché storpiature d ' ogni genere erano nelle precedenti edizioni , di lingua , d ' ortografia , e perfino d ' interpolazioni . Parve al Moutier , per esempio , che il testo del Boccaccio più ricco fosse , più fosse proprio di lui . E invece la Fiammetta in questo appunto segna la maturità della prosa boccaccesca , che partita dal Filocolo e dall ' Ameto operò in essa un incredibile alleggerimento e isveltimento . Precede di cinque anni soli la composizione o , diciamo meglio , l ' inizio della composizione del Decameron . Lo stesso lavoro di prosa latineggiante , lo stesso studio di esemplari latini , sia prosatori e sopra tutto storici ( Giustino , Valerio Massimo ) , sia poeti ( Virgilio , Ovidio , Seneca , Lucano , Stazio ) ; ma , vorrei dire , un più commosso lavoro , a volte ; oltre quell ' alleggerimento , quell ' isveltimento , specie in certo dialogare con sé , in certi mesti soliloquii . L ' ultima infaticabile prova , avanti di cominciare il Decameron , e fu appunto dopo ch ' ebbe finita la Fiammetta , la condusse nella forma più strenua , traducendo le Deche terza e quarta di Livio , per respirare l ' aria grande del più poetico degli storici ; e s ' era mosso dalle Artes o Summae dictaminis , dalle traduzioni di oratori e di poeti , quasi come , in semplice scolaro di retorica . Su questo tradurre , come aiuto al formarsi dello scrittore , il discorso sarebbe lungo assai . Noi ne abbiamo un esempio bellissimo e novissimo in quello del Leopardi , che voltando in italiano gli idilli di Mosco prima scoprì se stesso e toccò certe eleganze tutte sue , certi modi pianissimi ; e componendo il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi nella sua prosa rapì qualcosa ai classici , anche ai poeti , e ne dedusse leggi alla sua arte . Ecco , abbiamo toccato un punto che fa al caso nostro . Il Foscolo , nel quarto dei suoi Discorsi sulla lingua italiana ( e bisogna , s ' intende , tener presente anche il suo Discorso storico sul testo del Decamerone ) , disse che il Boccaccio « armonizzava la sua prosa , aiutandosi della prosodia de ' poeti latini . Li traduceva , talora letteralmente e , mentre la loro misura suonavagli tuttavia intorno all ' orecchio , inserivali nel suo libro » . Parla del Decameron , e l ' osservazione , esattissima , tornerebbe , e s ' è visto , bene applicata alla Fiammella . I moderni , sulla scoperta di quel dato stilistico , sono andati oltre , e oggi si parla del grande libro boccaccesco come d ' un libro di « poesia o canto » , « ancorché composta di metri che difficilmente si riesca a scomporre e fissare nei paradigmi dei trattati di metrica » ; si parla d ' una « apparente prosa che è poesia » , e che non è per nulla « prosa poetica » ( lo stesso disse tant ' anni fa Serra di Panzini ) . Strano però che il nome del Foscolo non ricorra come dovrebbe nei saggi e negli scritti degli studiosi del Boccaccio . Ché il Foscolo disse altro ancora , e avvertì un dissidio che la decantata poesia ch ' egli vi trovava , e i moderni ritrovano , non valse a nascondere al suo occhio infallibile . Quella « poesia » annidava per lui , dentro di sé , un vizio . Una « facondia a descrivere minutamente e con maravigliosa proprietà ed esattezza ogni cosa » ; certe « arti meretricie dell ' orazione » ; e quel non rifinire , ch ' era proprio della sua natura , di « ricrearti con la sua musica » . Dice sì il Foscolo che il Boccaccio è « scrittore unico forse » , per la « varietà degli umani caratteri » che « porsero occasione all ' autore di applicare ogni colore e ogni studio alla lingua , e farla parlare a principi ed a matrone e a furfanti e a fantesche e a tonsurati ed a vergini » ; ma anche dice che la sua lingua egli la « vezzeggia da innamorato » , e diresti ch ' egli vedesse « in ogni parola una vita che le fosse propria , né bisognosa altrimenti d ' essere animata dall ' intelletto » . Ma è quistione , questa , da non potere esser trattata così brevemente e corrivamente , e basta avervi accennato per dimostrare ancor fondati i nostri dubbi , che sono poi dubbi antichi , che cioè i moderni studiosi , contenti a quella novità speciosa ( « poesia o canto » , « apparente prosa che è poesia » ) , siano passati troppo disinvoltamente sopra a quei vizi che il Foscolo denuncia ; e per passarvi sopra , quasi fingano d ' ignorare le dure difficoltà da lui proposte . Può una formula sanare quelle difficoltà ? Diciamo allora che quella « poesia » , quell ' « apparente prosa che è poesia » , spesso sente più l ' « arte » che la « natura » , come sempre il Foscolo asserisce , e che è un « lavoro raffinatissimo d ' arte » , per sé indipendente , e non nato in un « conflato di fatti , ragioni , immagini e affetti » . L ' interesse , forse , che alla prosa boccaccesca , alla sua complicata ricchezza , han posto sempre , e più , ultimamente , e grammatici e stilisti e storici della lingua , ha fatto scambiare per ragioni poetiche quelle che sono , sovente , ragioni retoriche ; e di qui tutti i danni . Diceva ancora il Foscolo , del Machiavelli , che nella sua prosa il « significato d ' ogni vocabolo par che partecipi della profondità della sua mente » . Profonda o no , questa partecipazione , e dunque questa necessità , questa viva essenzialità , per il Boccaccio è più poca assai . Che se poi si consideri l ' « ardente , diritta , evidente velocità » dell ' altra prosa , nata contemporaneamente a quella del Boccaccio , senza « artifici di sintassi » moltiplicantisi « per via di traduzioni e imitazioni libere dal latino » , ma tanto più schietta , come fu la prosa della corrente popolare , governata « da quella grammatica » che è « la vera e perpetua » e che « in ogni lingua vien suggerita dalla natura » ; se si consideri tutto questo , appariranno più manifesti e quell ' iniziale distacco e le conseguenti fatali aberrazioni . Ma si voleva parlare della Fiammella . Del valore di questo libro , quanto a scoperta del linguaggio nell ' arte del Boccaccio , s ' è detto : lo studio comparativo con le fonti classiche s ' aspetta che aiuti a dire di più . Ma il libro ha , per sé , un suo caratteristico valore di tono o di toni . È un romanzo amoroso narrato in prima persona , un romanzo tutto interno , lentissimo . Si direbbe , e non è altro , la variazione d ' un tema solo , fiorito a volte di modi labili , quasi un parlar dell ' anima ; e a volte arricchentesi di contrasti , curiosamente legati , a posta cercati . « Deh , or non è questa mirabile cosa , o donne , che ciò ch ' io veggio mi sia materia di doglia , né mi possa rallegrare cosa alcuna ? Deh , quale anima è in inferno con tanta pena , che , queste cose veggendo , non dovesse sentire allegrezza ? » . Con una tal giustificazione è facile al Boccaccio , al Boccaccio naturalmente prezioso , « alessandrino » come piaceva dire al Parodi , ricco , intralciato , dar splendida prova di sé , di quella sua « facondia a descrivere minutamente e con maravigliosa proprietà ed esattezza » , avanti di darne una assai più splendida nel libro del Decameron . Feste , giostre , luoghi ameni , con bei colori , begli arnesi e vesti , belle pitture ; e non so che languore che senti nel periodo un poco rilassato . Ma in quel progredire della narrazione quanto mai lenta , tra conforti e sconforti e disperazioni della donna amante , una semplicità , a volte , monda , con parola sofferta e quasi nuda , un parlar dimesso e , vorrei dire , un altro Boccaccio . « Ogni uomo si rallegra e fa festa , e io sola piango » . Allora certe intonazioni quasi di canto ( « come le preste ali di Progne , qualora vola più forte , battono i bianchi lati » ) , un ' aggettivazione nettissima ( « mansueto nel viso , biondissimo e pulito » ) , la novità d ' una parola saputa spiegare ( « l ' aere esultante per le voci del popolo circustante » ) , la forza risuscitata d ' un verbo per una sapiente collocazione ( « O bellezza , dubbioso bene de ' mortali , dono di picciolo tempo , la quale più tosto vieni e pàrtiti .... » ) , un che di arcano , perfino , nel rendere la passione , che sa di Vita nova , con la stessa apprensione d ' anima ( « io già tutta come novella fronda agitata dal vento tremava » ) . E ci sono versi scopertissimi , con altri da scoprire ( « Deh , vieni , vieni , ché ' l cor ti chiama : non lasciar perire la mia giovinezza presta a ' tuoi piaceri » ) ; traduzioni dov ' è qualcosa di più che la semplice misura del verso , e c ' è sì Ovidio , e lo cita egli stesso esattissimamente ( « O Sonno , piacevolissima quiete di tutte le cose e degli animi vera pace » ) , ma c ' è , anche , una progressione tutta sua , così ben condotta e sostenuta ( « O domatore de ' mali ... O languido fratello della dura morte .... O porto di vita .... O dolcissimo Sonno » ) . Anche quando il discorso un poco s ' intralcia , un fermento di piacevol alito solleva e fa men fitta la sintassi . Pare che , parlando così , pianissimo , svegli dal di dentro una segretezza nuova ; e questo è proprio un dar la mano all ' altra prosa di gusto popolare , per niente latineggiante , né poeticheggiante , né lavorata , né studiata ; se mai , libera e ardita , e tutta « candidezza e soavità » , come il Leopardi appunto diceva , e ch ' egli sentiva così vicina , e aveva ragione , alla lingua greca . Quel sempre variare lo stesso tema avrà dato al Boccaccio , spesso , monotonia e lentezza ; ma gli diede , anche , una nuova ricchezza , una ricchezza per estenuazione . Del Boccaccio fastoso nel descriver minuto , quanti esempi , e di che forza , noi troveremo nel suo gran libro ! Ma di quest ' altro , più apparentemente povero e più parlante , assai meno ne troveremo , e non , forse , di più valore . Ché mancherà la fatica a dare quel fiore , quella labile parvenza ; mancherà la necessità di sempre rifarsi da capo , come per ricontare ex - novo , che aiuta un poco a inventare .