Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana"
CONCLUSIONI ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Prima di procedere innanzi nell ' esame del Manifesto , giova fermarci un poco su una considerazione d ' indole generale . Due sono i problemi che si debbono risolvere , cioè uno dell ' equilibrio economico del Paese , l ' altro dell ' equilibrio finanziario del Governo o dello Stato . Non sono indipendenti , ma neppure da confondersi . Il bilancio economico del Paese prevale di solito sul bilancio finanziario dello Stato . Spesso , nei tempi di prosperità crescente , il primo ha un avanzo , che vale per togliere il disavanzo temporaneo del secondo ; nei tempi di prosperità decrescente , i provvedimenti per togliere quest ' eventuale disavanzo , o anche solo mantenere l ' equilibrio , sono resi vani dal persistere del disavanzo economico . In ciò sta la spiegazione di molti fenomeni . Si è osservato che le rivoluzioni seguono facilmente non tanto quando le condizioni delle popolazioni sono disgraziate , quanto allorché sono discrete ; allora un accidentale peggioramento delle condizioni economiche è molto più avvertito che nei tempi di miseria . Fra i molti fatti che precedono la caduta del Governo , c ' è quello del disordine della finanza e dell ' ostinazione a mantenere spese che fanno impossibile l ' equilibrio . Esempio classico è quello della grande rivoluzione francese ; ci è ignoto se i nostri Governi ce ne daranno un altro . Nei tempi di prosperità crescente , poco danno reca al Governo un bilancio in disavanzo ; esso ha pronto e facile il rimedio , affidandosi alla virtù medicatrice della Natura ; ma , se , invece , la prosperità è decrescente , non valgono molto , per trarlo in salvo , i migliori e più sani suoi provvedimenti ; esso cade , pagando non poche volte il fio di colpe non sue . Ma poiché , nei tempi presenti , i periodi di prosperità decrescente sogliono essere di non lunga durata , il problema da risolvere , per sapere se un Governo si manterrà o no , sta nel conoscere se potrà superare le difficoltà di quei pochi anni di crisi ; quindi i suoi provvedimenti debbonsi giudicare , non tanto per l ' intrinseco valore economico , quanto per gli effetti estrinseci che possono avere sui sentimenti e sugli interessi , poiché preme solo di campare dal burrascoso mare e di giungere alla riva , ove una crescente prosperità sanerà ogni danno di provvedimenti intrinsecamente dannosi . Per altro , il valore intrinseco non è da trascurarsi interamente , poiché se il danno è grande , può il Governo essere sommerso prima di toccar terra . Non è quindi inutile anche sotto l ' aspetto estrinseco , la critica che andiamo facendo sotto l ' aspetto intrinseco , ma era necessario di separare gli aspetti , confusi nel Manifesto , e di avvertire che non miriamo direttamente all ' aspetto estrinseco . Di esso molto ci sarebbe da dire , ma non è qui il luogo . Gli uomini pratici conoscono , alla meglio , le relazioni di fatti alle quali abbiamo ora dato forma teorica ; e ciò si osserva generalmente pei fenomeni della sociologia . Quando questi uomini confondono i due aspetti può essere in parte per ignoranza , ma spesso è altresì per deliberato volere , affine di dare forza ai provvedimenti che valgono estrinsecamente , facendo credere che valgono pure intrinsecamente . Analogamente opera la fede quando vuol dare fondamento sperimentale a ciò che è fuori dell ' esperienza . Proseguiamo ora l ' esame dei particolari del Manifesto . Il N . 4 Si legge così nel « Resto del Carlino » dell'11 marzo : « È indispensabile prendere senza indugio delle misure per assicurare la riduzione dei crediti e della circolazione » . Il testo trasmesso ai giornali francesi dice : « Il est essentiel de prendre sans tarder des mesures pour assurer la défluctuation [ alias : déflation ] des crédits et de la circulation » . Il manifesto deve essere stato scritto in un gergo franco - inglese . Nel vocabolario francese manca il termine défluctuation o déflation ; deve voler dire il contrario del termine inglese « inflation » ( gonfiamento ) , quindi varrebbe : « sgonfiamento » . Che sono poi questi crediti i quali debbono essere ridotti ? Per solito , il difetto di precisione dei vocaboli corrisponde ad una mancanza di precisione delle idee . Traducendo nel nostro idioma e procurando di fare precisa la raccomandazione del Manifesto , pare che significhi : « È indispensabile provvedere senza indugio per ridurre i debiti dei Governi e la circolazione di cartamoneta o di altra carta » . Riguardo al Governo , tali provvedimenti paiono dover essere , in generale , favorevoli , sia perché possono ridurre , sia pure per poco , il disavanzo , sia perché lo scemare i debiti è buona preparazione al poterne contrarre di nuovi , e il diminuire la circolazione cartacea concede di nuovamente accrescerla quando farà comodo . Riguardo all ' economia , l ' essere utile o non essere utile questo trasferimento di ricchezza dipende principalmente , nelle presenti congiunture , dall ' effetto che può avere sulla produzione ; il che meglio vedremo esaminando i modi esposti nel Manifesto , i quali sono i seguenti : « a ) Equilibrando le spese normali dei Governi e i loro introiti » . Si può , per ciò conseguire , ridurre le spese , o crescere le entrate . Se si riducono le spese inutili per la produzione , che sono quasi tutte quelle che cagionano il disavanzo , l ' effetto sarà certamente utile per la produzione ; sarà invece di danno se si crescono le entrate , poiché è certo che , parte almeno , dei denari così raccolti , saranno tolti alla produzione . Pare che il Manifesto preferisca questa seconda via , poiché prosegue così : « b ) Stabilendo quelle imposte supplementari che saranno necessarie per raggiungere risultati rapidi e tangibili » ; « c ) Consolidando il debito fluttuante a breve scadenza sotto la forma di sottoscrizioni prelevate sul risparmio » . Qui l ' utilità pel Governo è risolutamente opposta all ' utilità per l ' economia del paese , almeno in quanto ad effetti diretti . Se i debiti a breve scadenza non sono rinnovati , il governo è nel bivio o di fallire , o di dovere ridurre le spese che gli acquistano benevolenza , cioè i vari sussidi , pensioni , largizioni ai plutocrati , ecc . In ogni modo , corre pericolo di cadere . Rimane da conoscere gli effetti economici di tale caduta per sapere quali saranno gli effetti indiretti dei provvedimenti aventi lo scopo di evitarla . Ma in quanto ad effetti diretti , le somme prelevate sul risparmio saranno almeno in parte tolte ai fattori della produzione , e quindi deprimeranno questa . Quando si dice ai risparmiatori che il recare i loro denari al governo , sottoscrivendo imprestiti od in altri modi , è un donarli alla patria , si confondono governo e patria ; la qual cosa , in alcuni casi , si accosta alla realtà , in altri se ne discosta , poiché , infine , i vari governi passano e la patria rimane . « d ) Limitando immediatamente e riducendo progressivamente la circolazione fiduciaria » . Gli autori del Manifesto non hanno capito , o fingono di non capire , che , per l ' economia del paese , preme non tanto la quantità di carta in circolazione , quanto l ' uso che si è fatto , o che si fa , dei beni economici procacciati dalla sua emissione ; ma di ciò qui più non ragiono , poiché assai ne scrissi in altri articoli precedenti ; siami solo concesso il dare lode agli autori del Manifesto per non avere cavato fuori « la riserva aurea che serve di garanzia ai biglietti » . Infinite sono le esperienze che dimostrano che poco vale tale riserva , per mantenere il valore dei biglietti , se non si adopera per barattarli . Léon Say lasciò scritto che « l ' oro che non si può esportare non ha maggiore effetto sulla circolazione di quello di un ammasso d ' oro , che non si scava , a mille metri sotto la superficie del suolo » . Questo teorema elementare è fondamentale nella scienza economica , all ' incirca come il teorema del quadrato dell ' ipotenusa nella geometria euclidea . Il rimanente del Manifesto mira , con parlare per dir vero alquanto avvolgente , a tre scopi : cioè a provvedere materie prime ai paesi che ne sono privi per le loro industrie nulla si dice dell ' Italia e del combustibile di cui ha bisogno , a restaurare le regioni devastate , principalmente della Francia , e a fissare , entro brevi termini , la somma ancora ignota che deve pagare la Germania . Tutti tre questi scopi sono lodevoli e possono essere utili per l ' economia dei paesi e dei governi , con alcune restrizioni pel terzo che può a loro recare impacci , mostrando vane le speranze di larghi compensi che hanno fatto concepire alle loro popolazioni . Rimane da trovare modo di raggiungere gli scopi , e su ciò poca luce dà il Manifesto . Esso pare principalmente affidarsi agli imprestiti . Per essere efficaci , questi dovrebbero essere contratti nei paesi non troppo colpiti dalla guerra , e quindi principalmente negli Stati Uniti . La menoma promessa loro varrebbe più delle insistenti richieste dei futuri debitori . È vero che questi offrono , come garanzia , i erediti che hanno , o che avranno sulle vinte nazioni . Ma che valori hanno tali crediti , e quindi la garanzia ? La risposta non è facile . Ci siamo intrattenuti un poco a lungo sul Manifesto , non per la sua importanza intrinseca , ma perché ci dava occasione di chiarire alcune relazioni fra concetti usuali e l ' esperienza . In conclusione , esso poco o niente ci reca di nuovo , stempera , in molte parole , concetti evidenti nei quali tutti consentono , e mediante i quali si tenta talvolta di ricoprire gravi errori : fa proposte che non si sa come recare nel concreto , e di cui ben scarsa è l ' efficacia . Non pare neppure essere stato molto utile per tenere a bada le popolazioni , poiché pochi vi hanno posto mente , ed è passato quasi inosservato .
LA DIFFICILE ARTE DI LEONARDO ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1939 )
StampaQuotidiana ,
Sarebbe dunque maturo un « caso Leonardo » , come s ' ebbe tant ' anni fa , coll ' apparire delle Carte napoletane , e tra le Carte napoletane degli Appunti e ricordi e dei frammenti di idilli , un « caso Leopardi » ? Quello fortemente interessò i frammentisti ; e una teoria estetica , ridotta alla propria causa , parve porgere aiuto a una scrittura rapida e estrosa , e illudere che veramente fosse il portato ultimo della poesia . Il gusto del non finito , la vaghezza dell ' espressione incompiuta , un quasi alone di sogno fecero e aiutarono il resto . E chi scrisse , e scrive ancora , appunti ; e chi descrisse e chi dipinse . Meglio fu per chi dipinse , cioè trasfigurò , sia pure in brevissimo , e in una semplice impressione . Ora Leonardo , con le sue illuminazioni , le sue folgorazioni , le sue visioni , proporrebbe da una parte antiche prove della poesia ermetica , dall ' altra creerebbe , e l ' ha dichiarato perentoriamente e con brusca chiarezza Marinetti , l ' antecedente primo e glorioso della poesia futurista . Marinetti giorni sono proclamava : che Leonardo « è stato il grandissimo futurista ( senza chiusure stagne e con la massima elasticità espansiva ) del suo tempo ossessionato dal bisogno quotidiano d ' inventare profondità psicologiche di pitture macchine aeree fortezze canali carri di assalto belletti per restaurare il viso delle donne ecc . » ; che Leonardo « predisse e invocò l ' attuale nostra simultaneità parolibera » ; che Leonardo « è l ' avo meraviglioso dei giovanissimi ventenni o venticinquenni poeti futuristi Buccafusca Pattarozzi Pennone Veronesi Averini Ganzaroli Forlin » ecc . ecc . ecc . Noi , dal canto nostro , che cosa avremmo da opporre ? Una cosa sola , un ' osservazione quanto mai modesta . Che , sì , Leonardo potrebbe per tanti aspetti e apparenze far pensare ai futuristi . Solo che c ' è in lui , oltre l ' inquietissima e demonica inventiva , una strapotenza d ' ingegno e d ' esperienza che proprio dà valore a quelle sue invenzioni , e dà , direi , una qualità rapinosa . In Leonardo , noi troviamo , sì , frantumi e scaglie ; ma hanno una loro forza drammatica , portano i segni d ' una fatica . Nei futuristi non portano nessun segno ; sono frantumi e scaglie di nulla . E facciamo credito ai venti e venticinque anni dei Buccafusca Pattarozzi Pennone Veronesi , che sono sempre una bella età . Dove ci ha dunque tirati Leonardo , questo Leonardo omo sanza lettere che Giuseppina Fumagalli ha apprestato con sommo amore ai lettori moderni ! Nessuna industria , veramente , le è mancata , per ordinare questo libro , e dividerlo e suddividerlo e annotarlo . Se nelle note non ci fosse , a volte , troppa industria , troppa sottigliezza , non ci fossero certe estetizzanti quisquilie . Un esempio basterà , e dove a pagina settanta si cita a gloria la famosa interrogazione alla luna : « La luna densa e grave , densa e grave come sta , la luna ? » . Non so per quale mai richiamo la Fumagalli ricorda il Leopardi . Ma sentite che sfumanti squisitezze . « Incisi lenti e bassi , intonati su due sole vocali : e , a , e l ' u di luna echeggiante al principio e alla fine come nota lunga di flauto cadente in deserta immensità » . Dice proprio così . E dice che per la « postura stessa delle parole » , quella notazione , fa pensare al Leopardi ; io immagino al principio del Canto notturno . E basterà la « postura delle parole » a convalidare l ' avvicinamento ? Il Leopardi domanda « che fa » la luna ( « Che fai tu , luna , in ciel ? » ) ; quale , cioè , è lo scopo , la ragione ultima , della sua esistenza ; a che fine sta lassù . Leonardo domanda « come sta » , come sta sospesa nello spazio , così « densa e grave » . È una diversa meraviglia , che dà diverso tono . Io insinuerei , e si prenda cum grano salis , un altro raffronto . Con gli un poco freddi , un poco volontari esperimenti dei più giovani liricisti d ' oggi . E per aiutare il raffronto trascriverei così : La luna densa e grave densa e grave come sta la luna ? Versi senza musica , o con una loro musica raggelata , che lascia un segno spaziale , più che non ne lasci uno nella memoria , a scaldarsi , per rifiorire tutte le volte , com ' è della poesia grande , o di quella particolare poesia grande che io chiamerei poesia segreta . E siamo sulla via , partiti , come s ' è visto , da un motivo polemico . E s ' intende che avremo lasciato per istrada i futuristi . Scaglie , frantumi , ho detto , di un ingegno grandissimo . Vorrei dire di più . Che di quelle scaglie , di quei frantumi , sì fortemente collocati sulla pagina bianca , a pigliare sempre più campo , noi possiamo rifare la storia , la drammatica formazione , possiamo misurare ciò che costano . Quando Leonardo dice : « L ' oro , vero figliol del sole » , non fa , in realtà , che risolvere in un lampo il suo sforzo di capire . E così , quando dice : « Negromanzia , stendardo over bandiera volante mossa dal vento » . E più assai , quando dice : « Apare tingere il suo camino colla similitudine del suo colore » , a cui abbiamo tolto la prima riga dilucidativa per servircene come d ' un titolo , ogni corpo che con velocità si move .... E avrà , in questo caso , prima visto l ' immagine folgorante che scoperto una verità . Solo rarissime volte non bisognerà nessuna dimostrazione , come quando improvvisamente dice : « Venne Ercole ad aprire il mare nel Ponente » ; sebbene la dimostrazione sia sottintesa e non paia , e colorisca e sostanzi quella nozione geografica assunta in forma di mito . E di meno assai abbisognerà questa immagine : « Movesi l ' aria come fiume e tira con seco li nuvoli » , con quella facilità delle parole a specchiare la cosa subito vista ; e vi aggiungerà una dolce musicalissima inclinazione . Anche la materia verbale nasce in Leonardo da una lunga fatica . Sempre per cercare la massima aderenza con la massima brevità , ed eccitare l ' inventiva . Pagine intere son piene di mucchi di parole , di elencazioni interminabili che nella sua mente dovevano essere tanti nuclei vivi di dove aspettava di sprigionarsi il suo parlar metaforico . Così , ad esempio , le definizioni e i vocaboli sulla materia delle acque ; e così dove studia e determina le diverse qualità delle acque ( « consumamento , percussione , ruinamento , urtazioni , confregazioni , ondazioni , rigamenti , bollimenti , ricascamenti , ritardamenti » , « salutifera , dannosa , solutiva , stilla , sulfurea , salsa , sanguigna , malinconica , frematica , collerica , rossa , gialla , verde , nera , azzurra , untuosa , grassa , magra » ) . Qualcosa di simile si troverà più tardi nello Zibaldone leopardiano , e dico specialmente in quei lunghi e sudati spogli linguistici , fatti per scaltrire la penna , o dati in consegna alla memoria , perché ne fiorisse all ' occasione un segno buono . Così , anche , si legge in margine ai più faticati Canti . Questo è il punto più alto dell ' arte e della scrittura di Leonardo . Il più difficile punto . Ma vi sono notazioni , intuizioni , d ' una felicità più quieta , quasi per nulla scontata . Sono le notazioni , le intuizioni che non vanno oltre il particolare , pianamente risolte , di una facile grazia , fermate in poche parole attente , come fossero un ricalco . « Rugose e globulente , come son le more » . « Quest ' onde si fanno per ogni linia , a similitudine della spoglia de la pina » . « Quelli che son morti vecchi hanno la pelle di color di legnio o di castagnia secca » . ( « E tale tonica di vene fa nell ' omo come nelli pomeranci , alli quali tanto più ingrossa la scorza e diminuisce la midolla quanto più si fanno vecchi » . O dove descrive gli alberi vecchi , dove distingue le varie nature di verde , e in certe parti delle Lettere sul gigante , e altrove . Una propagazione di questa forza d ' osservazione puntuale , netta , sottile , un potenziamento di questa sensibile facoltà di vedere si troverà in certi studi , studi di pittore che lasciano nella pagina assai più che una nota di colore . Sono quasi tutti raccolti in quella parte del libro che s ' intitola Le visioni , e più precisamente tra le « visioni naturalistiche » . Ecco le verdure nella nebbia ; gli edilizi della città e gli alberi della campagna , quando l ' aria è più grossa ; il fioccar della neve , quand ' è più bianca e quand ' è più scura ; e l ' azzurro che hanno i paesi , quando il sole è a mezzodì ; e l ' aria e il cielo e il color delle cose , quando il sole è in occidente ; e i prati con « minima , anzi quasi insensibil ombra » , dove l ' erbe sono a minute e sottili di foglie » ; e tutto , sempre , con « terminate ombre e lumi » . Ma la vista va oltre , osserva più campo , cerca , vede , misura . « Le cose vedute da lontano sono sproporzionate , e questo nasce perché la parte più chiara manda all ' occhio il suo simulacro con più vigoroso raggio che non fa la parte sua oscura » . Su quest ' osservazione , ecco l ' improvviso lampo : « Ed io vidi una donna vestita di nero con panno bianco in testa , che si mostrava due tanti maggiore che la grossezza delle spalle , le quali erano vestite di nero » . Ma , seguente ad altra ricerca , ecco il dato realistico a dirittura trasfigurato , con un movimento , uno sbattimento che vien dall ' anima : « Pon mente per le strade , sul far della sera , i volti d ' omini e donne quando è cattivo tempo : quanta grazia e dolcezza si vede in loro » . Per altra via , è un ricongiungersi a quello che s ' è detto il punto più alto di Leonardo . E non sono che pochi esempi di ciò che si vuoi dimostrare . Tutto Leonardo è in questa fatica di vedere oltre l ' apparenza , o dar senso , un vergine senso , alle apparenze . Alle cose più labili , luci , ombre , colori ; e alle cose più imprendibili , i fenomeni della vita universa . E anche nella sua fatica c ' è la luce e l ' ombra . Dove l ' occhio vede e direi inventa ( egli parla a un certo luogo del disegno come invenzione , che « non solo ricerca le opere di natura , ma infinite più che quelle che fa natura » ) ; e dove scruta e penetra e s ' affanna e qualche volta si perde . Questa è la fascinosa lettura di Leonardo . Egli è lo scrittore più difficile e insieme più facile . Se lo leggi intero , hai il premio ch ' egli stesso si meritò , scrivendo e studiando ; e quasi avverti dove si stacca a volo , e con lui voli . Se lo frammenti troppo , lo frantumi , ciò che è vivo smuore , e non gli circola più l ' aria intorno . Giuseppina Fumagalli ha fatto bene a non frammentarlo e frantumarlo più di tanto ; per aiutar la voglia del lettore , e quasi condurlo per mano agli impennamenti . E ha fatto bene a scegliere altre pagine per disteso , quasi a dare la controprova della grandezza di Leonardo , così come noi crediamo d ' averla spiegata . Sono le pagine dove lo scrittore sul filo d ' un ragionamento , in forma d ' argomentazione , monta coi suoi lunghi periodi , mai sazio di arricchirli . E non è ricchezza vera , ma lusso , facile lusso . O è un esempio di prosa eloquente , con i saputi effetti della prosa eloquente . Certo non è il Leonardo che noi amiamo , il Leonardo poeta , il Leonardo segreto . La via per cercarlo c ' è . Ma è una via che ognuno bisogna ripercorra per suo conto , da sé . Giuseppina Fumagalli dice ora che sta preparando una scelta di questa sua scelta , una specie di antologia perversa , e che l ' intitolerà I canti di Leonardo . È un ' idea che trent ' anni fa avrebbe incontrato favore . Oggi mi par tardi . Liberare quelli ch ' ella chiama « canti » , è fatica vana ; vuoi dire toglier loro qualcosa ; ché molto rimarrà imprigionato nella loro matrice . Si speculerà allora , e quanto ! , sui frammenti ; si tradirà il senso di quei frammenti . E si dimenticherà ciò che in Leonardo è più bello , il suo sforzo di creare . Che è il suo canto inespresso , il suo canto per tutto imminente .
Più al fresco di così! ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Una giovane donna milanese , chiamiamola Rossana , mi raccontava ieri la sua teoria . Potrebbe servire da spunto a uno di quei film fra la cronaca e la favola che piacciono a Zavattini . Potrebbe intitolarsi Vacanze italiane , oppure Rossana , giorni quindici . Ecco com ' è andata . Rossana , fra i venticinque e i trenta , pallida e sottile , orfana di padre fin dall ' adolescenza , deve aiutare il fratello meccanico a mantenere la madre , una sorella maggiore di poca salute e una vecchia zia . Il fratello , d ' altra parte , è sposato con due figli . Bisogna darsi da fare . Rossana fu , per circa tre anni , commessa in un magazzino di biancheria che a un certo punto affondò in un mare di tratte sofferenti . Restò disoccupata . L ' anno scorso , in attesa di trovarsi un altro impiego , cercò di arrabattarsi . Si lasciò convincere , fra l ' altro , a collaborare con una portinaia della sua strada in un piccolo contrabbando di sigarette . Fu pescata con un chilo di « svizzere » . Verbale , denuncia , processo . Multa e quindici giorni di reclusione . Niente condizionale . Nel frattempo , esattamente due giorni prima di presentarsi in giudizio , aveva trovato un impiego piuttosto conveniente : tanto più che , contrariamente al solito , il datore di lavoro non aveva indagato sui precedenti penali o i carichi pendenti della nuova dipendente . Se il giudice avesse concesso la condizionale , tutto sarebbe andato per il meglio . Invece , ecco lo spettro di quei quindici giorni da passare , prima o poi , a San Vittore . Come giustificare due settimane d ' assenza dal lavoro ? « Per fortuna siamo di giugno » , dice Rossana , torcendo il fazzoletto , « e il principale , ch ' è tanto una brava persona , mi ha già detto che in agosto mi darà regolarmente le ferie . Farò in modo di barcamenarmi , di temporeggiare , con l ' aiuto dell ' avvocato , e la prigione la farò durante le ferie » . Quanto all ' avvocato , giovane d ' anni e di professione , è perplesso . È incerto se inoltrare domanda di grazia . Per una pena tanto lieve , è quasi certo di ottenerla ; ma se per caso ciò non avvenisse , considerata la lentezza del giro burocratico , la sua cliente si troverebbe a dover scontare la prigione verso ottobre , senza possibilità di giustificarsi con la ditta . Tutto sommato , per non correre rischi , meglio sfruttare le ferie . « Più al fresco di così ! » dice Rossana , sorridendo debolmente .
LA RUSSIA ( PARETO VILFREDO , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Una trentina d ' anni fa era di moda il mostrarsi timorosi del « pericolo giallo » . Si diceva che la Cina ed il Giappone stavano per muovere alla conquista economica e forse anche militare dell ' Europa e di altre regioni . Si notavano in innumerevoli scritti , la strabocchevole popolazione gialla , la sua sobrietà , che le assicurava bassi prezzi di produzione economica , il senso politico , manifestatosi nel Giappone , il risveglio della Cina , destantesi dai sonni secolari . Poscia , poco alla volta , queste apprensioni si quetarono , cedettero ad altre ; si discorse molto meno dei pericoli che possono venire dalle popolazioni gialle , sebbene la minaccia di turbate relazioni sussistesse tra il Giappone e gli Stati Uniti , e la guerra Russo - Giapponese avesse dimostrato la potenza militare del Giappone . Il pericolo russo ha fasi come la luna : ora appare , poi si dilegua , quindi riappare . Napoleone I , a Sant ' Elena , stimava che , entro un decennio , l ' Europa avrebbe potuto essere « cosacca » . Il massimo splendore del potere russo si ha sotto Alessandro I , con la Santa Alleanza ; ma poi , ad un tratto , la guerra di Crimea fece palese quanta poca forza reale ci fosse nel gigante , e ciò fu confermato dalla successiva guerra russo - turca e dal Congresso di Berlino , nuovamente poi dalla guerra col Giappone ed infine con la rivoluzione presente . Ma ecco che rinnova la luna , rinasce il timore , minacciosa appare la potenza dei bolscevichi , eredi e fra non molto forse emuli degli czaristi . Si osserva che , economicamente , l ' Europa non può campare senza la Russia e che , militarmente , l ' alleanza russo - tedesca è un grave pericolo per la civiltà occidentale . In tutto ciò vi è una parte di vero ed una parte che va oltre al vero . La prima si riferisce principalmente ad un lontano futuro , la seconda ad uno prossimo . Non ci può essere dubbio che il risveglio dell ' Oriente , non solo nel Giappone e nella Cina , ma anche nell ' India e fra i popoli dell ' Islam , sia per diventare , alla lunga , un fattore importante dell ' equilibrio degli Stati del globo e non si scorge forza umana che possa fermare questo fatale andare . Egualmente è molto probabile che la Germania e la Russia finiranno coll ' intendersi , sia pure in seguito a varie e fortunose vicende , perché troppo potenti sono i comuni interessi di questi due popoli , che , congiunti , sono veramente formidabili . E qui giova ripetere che fatti accidentali potranno bensì contrastare tale opera , ma che non prevarranno contro le forze permanenti . Per avvenimenti più prossimi , o almeno non tanto lontani , e sono quelli che più premono in politica , nascono invece molti dubbi ed appare assai più facile il contrastarli . Può giovare oggi ad alcuni uomini di Stato , per ragioni di politica interna , di magnificare la potenza russa ed il sussidio che può trarre dalla forza germanica , ma , nella realtà , appare non essere tanto grande , almeno per parecchi anni , ed il pericolo è lieve , eccetto che , alla Russia ed alla Germania , si congiunga uno dei grandi Stati dell ' occidente . Quindi lo essere , o il non essere questi uniti appare , per ora , come uno dei maggiori fattori dei prossimi eventi . Qui nasce il quesito : è più probabile l ' accordo , o il disaccordo ? Risolverlo in modo sicuro o almeno probabilissimo non si può , ma ci sono motivi che fanno inclinare a credere al disaccordo . Da prima , innumerevoli esempi storici , dai tempi antichi sino ai moderni , tra i quali l ' esempio non lontano della Santa Alleanza , poi ragioni intrinseche che mostrano come sia già profondamente scossa l ' unione degli alleati della gran guerra . Questi procacciano in ogni modo di ricoprire i nascenti dissensi con proteste di amorevole concordia , e così maggiormente forse dimostrano il contrasto tra le parole ed i fatti . Inoltre non è da trascurarsi la circostanza che i principi banditi dai bolscevichi sono ben altrimenti popolari che i principi della Santa Alleanza , e che possono operare non poco per impedire un ' azione comune delle potenze occidentali contro il bolscevismo . Qui occorre distinguere la forma dei principi dalla loro applicazione . In tutte le religioni , altro è il dire , altro il fare . Il dire opera sui fedeli , il fare scansa le difficoltà pratiche del recare nel concreto mistiche credenze , e se , nel medioevo , popoli devotissimi al Vangelo operavano contrariamente ai suoi ammaestramenti , facile è lo intendere come ci possano essere ora fedeli del verbo comunista i quali nella pratica , usano del capitalismo . Per ciò , chi giudicasse solo secondo la forma potrebbe stimare vana la contesa suscitata dai governi che rifiutano di trattare con i bolscevichi se questi prima non riconoscono il « principio della proprietà privata » : non ritirano così vogliono gli Stati Uniti il memorandum presentato alla Conferenza di Genova . Ma , guardando alla sostanza , si vede che possono i bolscevichi mantenere i dogmi loro , di cui si giovano per certi fini , ed operare in modo diverso , mirando ad altri fini ; ed è in tale opera che sta la sostanza , la quale deve premere a chi contratta con loro . Per esempio , riconoscere la proprietà privata di una miniera , oppure dichiararla proprietà comunista e concederne l ' usufrutto per un secolo , od anche meno , non è cosa molto diversa , e non mette conto di litigare per tanto poco . Chi fosse vago di ben conoscere le sottigliezze che in tale argomento si possono adoperare ha da leggere le controversie dei Francescani , sostituenti l ' uso alla proprietà . Aggiungasi che i governi i quali ora chiedono alla Russia di accogliere il « principio della proprietà privata » , molto poco rispettarono , o rispettano , quando a loro faceva , o fa comodo , questo bel principio . In realtà , meglio che di differenze fondamentali , si tratta del più o del meno , e di certe forme sostituite a certe altre , talvolta di semplici distinzioni verbali . Se cerchiamo la sostanza nel rifiuto della Russia , dobbiamo pure cercarla nelle domande ad essa mosse , ed allora vedremo che è importante . Un discorso recente del sig . Hoover segretario di Stato degli Stati Uniti , ce la palesa chiaramente . Egli principia col notare che la « ricostruzione » della Russia deve principalmente essere opera della Russia stessa , ed aggiunge che il Governo degli Stati Uniti , ha fissato già da tempo che « nessun serio miglioramento può avvenire sinché sussistono le presenti condizioni di impoverimento . Altra speranza non v ' ha , pel popolo russo , se non nella produzione della Russia , ed è assurdo il credere che potrà risorgere il commercio sinché le fondamenta economiche della produzione non saranno saldamente ristabilite . Ma la produzione ha per condizioni essenziali la sicurezza della vita , il riconoscimento di solide garanzie della proprietà privata , il rispetto dei contratti , e i diritti del libero lavoro » . Si direbbe meglio che per la produzione di un paese non basta di avere ricchezze naturali , uomini , ed anche capitali , ma che occorre inoltre avere ordinamenti sociali ed economici tali da rendere efficace l ' opera di questi elementi . Si diano i nomi che si vuole a questi ordinamenti , ma la sostanza è quella appunto che sta sotto i termini adoperati dal sig . Hoover . Se il bolscevismo dura finirà col trasformarsi in questo senso , ma ciò non avverrà senza varie vicende , senza gravi contrasti tra la resistenza di fanatici credenti e la spinta di migliori politici . Al volere dovrà il governo bolscevico essere in grado di aggiungere il potere , e non sarà tanto facile . Se riesce nell ' intento , ci sarà certamente un beneficio economico non solo per la Russia , bensì anche per i vari Stati che stanno in relazione con essa . D ' altra parte , grande sarà allora il pericolo del dominio di una nazione risorta economicamente , militarmente , politicamente . Artefici ne saranno stati in parte coloro stessi che ne soffriranno . Di fatti analoghi ha dovizia la storia . Ma tutto ciò spetta ad un lontano avvenire ; oggi il pericolo russo è molto minore di quanto parecchi credono , o mostrano di credere ; maggiore pensiero deve dare , in non pochi Stati , il pericolo interno . Questo nasce principalmente dalla incompiuta trasformazione della democrazia , che non ha ancora trovato un nuovo assetto da sostituire a quello già vigoroso nel secolo scorso , ed ora in crescente decadenza .
CASE E UOMINI ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' ultimo numero ottobre della bella rivista città di Milano c ' è un diagramma importante perché documenta lo sviluppo poderoso della città nonché il miglioramento delle abitazioni per gli uomini . Riferiamo i dati in cifre arrotondate . Nel 1910 i locali costruiti furono 19 mila , che discesero a 17 mila nel 1911 , a circa 12 mila nel 1912 , a 10 mila nel 1913 , a 7 mila nel 1914 . Siamo alla guerra . L ' attività costruttrice sosta . Sono appena 1500 i locali costruiti nel 1915 che si riducono a 500 nel 1916 , a 8 nel 1917 , a zero nel 1918 . Stasi assoluta . Fame di case . Affitti esorbitanti . Ma dopo la Vittoria , nel 1919 , si nota una modesta ripresa della attività edilizia : 2 mila locali circa . I tempi sono torbidi . Tuttavia nel 1920 siamo già a 6 mila locali di nuova costruzione , che diventano circa 9 mila nel 1921 e 8 mila nel 1922 . Anno 1923 , primo della Rivoluzione : balzo innanzi con 14 mila locali . Con la fine delle bardature di guerra i locali salgono a 35 mila nel 1924 , a 30 mila nel 1925 . Discendono a 21 mila nel 1926 e a 16 mila nel 1927 . Ma nel 1928 nuova punta con 36 mila locali . Nel 1929 si tocca il record con 50 mila locali costruiti che ridiscendono a 31 mila nel 1930 , a 22 mila nel 1931 , a 19 mila nel 1932 . L ' anno scorso 1933 segna una nuova ripresa con 26 mila locali : quest ' anno 1934 se ne prevedono 40 mila . Tirando , grosso modo , le somme si ha l ' imponente totale di 400 mila locali nuovi costruiti fra il 1910 e il 1934 , di cui 350 mila negli anni del Fascismo . Si può anche calcolare che almeno mezzo milione di milanesi abitino in case moderne . Si è fatto molto , ma molto ancora resta da fare , per dare a tutti la casa decorosa e sana , come vuole il Regime .
IL TURCO SPAVENTATO FRA LE SOPRANO ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
De L ' impresario delle Smirne di Carlo Goldoni , presentato ieri sera al teatro Nuovo dalla compagnia Morelli - Stoppa con la regia di Luchino Visconti , parlammo già ampiamente quest ' estate quando nella stessa , fastosa edizione , lo spettacolo venne messo inscena a Venezia , alla Fenice , per il Festival del Teatro . Già dicemmo che si tratta di una delle opere minori del Goldoni ; scritta dapprima in versi , « per secondare il fanatismo » come dice l ' autore stesso « che allora correva in favore dei martelliani » , fu poi volta in prosa e nella nuova veste inserita dal Goldoni in quella che è da considerarsi l ' edizione definitiva del suo teatro . In questa edizione le tre parti femminili , che erano in dialetto ( veneziano , bolognese e un fiorentino alquanto approssimativo ) vennero tradotte in lingua , rimettendoci di freschezza e comicità . Luchino Visconti , che ha immaginato questo spettacolo come un alto divertimento , sul ritmo di un ' operetta buffa , ha scelto l ' edizione in versi e , dati i suoi intenti , non gli si può dar torto : L ' impresario delle Smirne è la storia di un progetto di compagnia , per opera in musica , andato in fumo . In una Venezia di locande da poco prezzo , tre cantatrici , Lucrezia , la fiorentina , detta l ' Acquacedraia , Tognina , la veneziana , detta Zuecchina , e Annina , la bolognese , detta la Mistocchina , un musico soprano , un tenore , un « cattivo e povero poeta drammatico » , un direttore di teatro e altra « guitteria » del genere , si affannano per farsi scritturare da un mercante turco che , venuto da Smirne ( dalle « Smirne » , si diceva allora , mettendo bizzarramente al plurale il nome della città e ottenendone un certo effettaccio esotico ) , vuol tornarsene fra gli Ottomani con una compagnia d ' opera da lui finanziata e offrire così , di sua borsa , questo trattenimento occidentale ai compatrioti . C ' è un conte Lasca , squattrinato e galante , amico di virtuose e canterini , che gli fa da intermediario , aiutato dal Nibbio , direttore di teatro . Schermaglie , invidiuzze , gelosi rancori delle tre canterine che si contendono il ruolo di prima donna , comica albagia degli altri virtuosi , amorosi bollori del turco che fra tutte quelle donnette dalle scollature generose non sa più dove mettere gli occhi ( e le mani ) e alla fine , pago di quanto ha potuto vedere ( e pizzicare ) e spaventato dai vapori di tante fameliche vanità , fa vela da solo verso il suo tranquillo Oriente . Luchino Visconti ha tenuto il testo tutto un po ' sopra le righe ; e a nostro parere ha fatto bene , ne risulta uno spettacolo carico di capriccio e d ' estri come nelle zone acute d ' una voce di soprano ; ha sottolineato il pittoresco dell ' ambiente , facendo sentire quell ' odore di fame e di cattivo cerone ; della figura del turco , che è la più riuscita della commedia , ha fatto una immagine burlesca ed esotica insieme , proprio sullo stile delle « turqueries » di moda nel Settecento ; e , infine , ha afferrato per i capelli quella quasi invisibile malinconia che si può scovare , col lanternino , fra le righe di quei martelliani ( bruttini , per la verità ) dell ' ultimo atto e l ' ha legata al traliccio dell ' altana , nel cortile della locanda , dove sventola , al soffio che gonfia le vele del turco in fuga ( mentre tutta la compagnia , s ' è radunata coi suoi bagagli , e i cani e le capre e il pappagallo e i canarini ) , un festoncino di biancheria stesa ad asciugare . Quadro bellissimo , sullo sfondo d ' una splendida scena pure dovuta a Visconti . Le musiche composte da Nino Rota , accompagnano , sui finali d ' atto , le cavatine degli attori , il che dà appunto allo spettacolo una vaga aria da opera buffa . L ' interpretazione degli attori non è stata da meno di una regia così divertita : e in primo luogo va citato l ' « exploit » comico di Paolo Stoppa , nella parte del Turco , quella sua lepidezza insieme secca e pastosa , quella sua brusca buffoneria come abbronzata dalle inflessioni levantine ; Rina Morelli , la bolognese , è una figuretta tutta dispetto e ripicco , in quel dialetto affettuoso e stizzito ; ecco poi la pososeria veneta , ironicamente sussiegosa , di Edda Albertini ; la grazia , da pittura senese , di Ilaria Occhini ; gli alteri vocalizzi di due virtuosi maschi Elio Pandolfi , che era il « cantante senza barba » e Corrado Pani ; e l ' efficace collaborazione di tutti gli altri numerosissimi interpreti , da Marcello Giorda a Sergio Fantoni , che hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo . Platea gremita e molti applausi .
UNA FASE NUOVA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Un nuovo importante passo è stato compiuto sulla via dell ' integrazione europea . La regia dei colloqui fra Pompidou e Heath a Parigi è apparsa attenta e sapiente : degna della grande tradizione francese . Un po ' di suspense nel corso degli incontri , nessun comunicato ufficiale , la mancanza degli stessi ministri degli esteri al tête - à - tête fra due uomini , un capo di Stato e un capo di governo , che parlavano malissimo l ' uno la lingua dell ' altro . Alla fine una conferenza stampa , abbinata , del presidente francese e del premier inglese : quasi a rinnovare il fastoso scenario gollista ma non più sul piano dell ' « a solo » , non più sullo sfondo della gladiatoria esibizione del generale , impegnato coi giornalisti a comando a « recitare » le risposte prefabbricate a domande non meno prefabbricate . Le dichiarazioni finali di Pompidou e di Heath rispondono a un ragionevole ottimismo , dimostrano che molti angoli sono stati smussati , molti dei grossi problemi pendenti fra le due rive della Manica avviati a soluzione . Soprattutto è stato ottenuto un « disgelo » psicologico di conseguenze e di proporzioni non prevedibili . La rancune del periodo gollista è apparsa superata ; il dialogo è stato ripreso , e non più soltanto sul terreno delle differenziazioni o contrapposizioni tecnico - economiche , agricoltura , zuccheri dei Caraibi , relazioni monetarie , già affrontate e parzialmente rimosse nell ' ultima sessione della comunità europea a Bruxelles . Francia e Inghilterra hanno dimostrato di rendersi conto delle nuove prospettive mondiali , che vedono emergere un terzo grande accanto alla Russia e all ' America , la Cina ; hanno dimostrato di capire che solo la dimensione , prima economica e poi politica , di un ' Europa avviata ad un vincolo federativo è in grado di evitare la totale sommersione del vecchio continente , la sua trasformazione in oggetto passivo di una storia che si svolga al di fuori di ogni sua partecipazione , degradandola a squallido teatro di antiche grandezze . Certo le impennate tedesche sul marco hanno contribuito in modo determinante alla « svolta » di Parigi . C ' è in Francia un crescente sospetto per la politica di Bonn , e non solo per la Ostpolitik , che in generale aveva anticipato dal suo orgoglioso angolo visuale , forse anche per impedire che potesse passare nelle mani della Germania federale . Il vincolo speciale , che De Gaulle aveva creato fra Parigi e Bonn , non è stato capace di sopravvivere alla scomparsa del generale . Il successore dell ' Eliseo , interprete com ' è di un realismo francese pragmatico e un tantino disincantato , simbolo della tradizionale borghesia d ' oltralpe , ha ripreso il filone classico della Francia repubblicana di Delcassé , si è riavvicinato alla Gran Bretagna con uno spirito non troppo lontano dall ' Entente cordiale . Ma il futuro di un ' Europa integrata trascende tali punti di partenza ; il peso della Germania federale è una realtà , dalla quale sarebbe pericoloso ed assurdo prescindere . Si tratta di trovare lungo la strada gli equilibri e i contrappesi necessari a realizzare , con l ' unione economica , quella politica del continente . Pompidou non si è nascosto le difficoltà che ancora si frappongono al raggiungimento di tale obiettivo , gli ostacoli da superare . Quanto a Heath , tornando a Londra , non troverà una situazione di tutto riposo . Il quadro del Parlamento britannico non è dei più rassicuranti . Un ' ala non secondaria dei deputati conservatori , che detengono una maggioranza tutt ' altro che schiacciante alla Camera dei Comuni , è tiepida o addirittura ostile all ' Europa : quasi due terzi dell ' opposizione laborista inclina al vecchio e tenace isolazionismo britannico . Ci vorrà una intesa diretta fra il capo dell ' esecutivo e il capo dell ' opposizione ( la linea europeista di Wilson è ben nota ) per consentire di aggirare in autunno gli scogli parlamentari , che non mancheranno , al suggello e alla sanzione della ritrovata intesa fra Francia e Gran Bretagna . Senonché in questa fase di decisiva transizione molto potrebbero fare anche gli altri paesi della Comunità . A cominciare dall ' Italia : se riuscisse per un momento a mettere in sordina le miserabili beghe sull ' elezione presidenziale ( si è già aperta una polemica tanto poco edificante ) e a guardare oltre le frontiere delle divisioni domestiche e delle competizioni municipali . Anche perché l ' Europa , nell ' attuale quadro di caos e di degradazione nazionale , rimane l ' ultima speranza per noi .
LA FORTUNA DELL'AMINTA ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1942 )
StampaQuotidiana ,
La storia della fortuna dell ' Aminta è , s ' intende , la storia delle scoperte e degli errori del lavoro e del pensiero critico intorno all ' Aminta , storia del gusto in senso alto ; e noi la faremo , più specialmente , per gli ultimi cinquant ' anni . Da quando il Carducci , con i suoi tre famosi saggi ( I ° L ' « Aminta » e la vecchia poesia pastorale ; 2° Precedenti dell ' « Aminta » ; 3° Storia dell ' « Aminta » ) , tutto cercò , a tutto badò , tranne che all ' arte dell ' Aminta , alla sua formazione , anzi alla sua elaborazione , fino agli ultimi studi , volti a considerare l ' Aminta in sé , nel suo valore poetico , ma scissa quasi sempre dalla sua vera ragione e condizione . E non parliamo dei tradimenti operati dalla critica ( se così deve chiamarsi ) psicologica e romanticheggiante che , al solito , contagiò l ' esame di quella « favola » , in tutto risolta e liberata , con la sovrapposizione della biografia del Tasso . L ' arte del Tasso fu , per quella cosiddetta critica , un pretesto per raccontare , complicandole , le vicende della sua vita , e vederne il riflesso , per l ' appunto , in una delle sue opere che ne restò impeccabilmente immune . I critici estetici , più nel vero , non fecero che sviluppare , ma spesso astrattamente , più con sottigliezza che su una fidata lettura , un giudizio del De Sanctis , sia che vi si accordassero sia che se ne scostassero ; un giudizio preparato e lavorato nel capitolo , sul Tasso , della sua Storia della Letteratura italiana , e che ribalena nel principio del capitolo sul Marino . « Questo mondo lirico , che nella Gerusalemme si trova mescolato con altri elementi , apparisce in tutta la sua purezza idillica ed elegiaca nell ' Aminta . Ivi il Tasso incontra il vero mondo del suo spirito e lo conduce a grande perfezione » . Il De Sanctis scoperse questo mondo , « mescolato con altri elementi » , nella Gerusalemme . Un cenno fuggevole al Rinaldo , un insufficiente cenno alle Rime ( « Delle sue rime sopravvive qualche sonetto e qualche canzone , effusione di anima tenera e idillica . Invano vi cerco i vestigi di qualche seria passione . Repertorio vecchio di concetti e di forme , con i soliti raffinamenti » , e seguitando : « I sentimenti umani sono petrificati nell ' astrazione di mille personificazioni .... e nel gelo di dottrine platoniche e di forme petrarchesche » ) , rendono chiaro che a intendere la formazione dell ' Aminta , il farsi del suo linguaggio , era al tutto fuori strada ; e gli mancava il gusto per queste esplorazioni . Ma dopo ? Il Carducci perseguì , secondo il suo costume , la storia ( storia invero tutta esterna ) della particolare forma ( o genere ) di quella « favola pastorale , o più largamente boschereccia e campestre » , non s ' interessò al determinarsi della più personale forma e espressione : e del resto mostrava di apprezzare poco le Rime , e di conoscerle ancora meno : e gli sfuggì il problema . L ' edizione delle Rime del Solerti , se pure incompiuta e imperfetta , ma ragguardevole , non decise gli studiosi a considerarle altro che fuggevolmente . Il Sainati ne cavò una sorta di commentario perpetuo , ricco di osservazioni e notizie puntuali , e basta . Ma il suo esame né lui né altri poi lo approfondirono . Le Rime del Tasso rimasero un libro non letto ; o letto e frainteso , come nel caso del Donadoni , critico per eccellenza impigliato in compromessi psicologistici , impigliato nelle difficoltà di non saper risolvere i rapporti tra biografia e poesia , poetica e poesia . E non è a dire che quanti si misero a cercarle in seguito fossero trattenuti dalle imperfezioni del lavoro del Solerti , dal suo apparato critico difettoso , che non arriva a fare storia , perché non chiarisce i tempi e i passaggi delle varie lezioni , e insomma i tempi del linguaggio poetico delle Rime ( storia che noi aspettiamo da un giovane a ciò preparato , il Caretti , il quale darà per la « Crusca » la novissima edizione delle Rime ) : la loro attenzione non degnava simili squisitezze . La ragione è invece un ' altra . Quei distratti lettori , per dirla semplicemente , non s ' accorsero , non sospettarono che da quelle Rime fosse nata l ' Aminta ; e che nasce proprio di lì il suo esprimersi fuso corrente , la sua metrica , la sua musica , anzi ne è essa , sotto questo triplice aspetto , la conclusione e l ' arricchimento . Mettiamoci pure l ' influenza di quei tanti poeti latini e cinquecentisti che scrissero favole pastorali , o boscherecce e campestri , e idilli e egloghe ; e mettiamoci , ancora più , gli elegiaci latini , come vide il Foscolo . Se di qui viene un particolare tono e impasto , e un ' inventività melica ( ben altro , dunque , che lo studio d ' una forma e d ' un genere ) , il farsi e graduarsi di quel tono o impasto , di quella inventività melica , è da ricercare appunto nelle Rime del Tasso che precedono l ' Aminta ( ben altro , dunque , che « portento » , come parve al Carducci ) . Ma bisogna distinguere tra rime e rime . Io direi che l ' avvio alla felicità espressiva dell ' Aminta , nei suoi momenti più alti , è da ricercare nei madrigali , nello stile madrigalesco ; la durata della favola , nella somma delle rime nei più diversi timbri . Il Tasso , come tutti i lirici del '500 , pagò prima il suo tributo al bembismo , specie nei sonetti , in quei sonetti di una tecnica sempre un poco « scostata » , che ora riflette come in un indifferente specchio l ' autobiografismo irrisolto e l ' aggrava , ora raggela la ineguale lirica occasionale . Per questa via non s ' arriva al parlato dell ' Aminta , né s ' arriva alle risoluzioni ariose di quel parlato , né , tanto meno , s ' arriva agl ' intermedii e ai cori . Ma i madrigali sono il superamento del bembismo ( crisi per saturazione ) , sebbene di pura tecnica , e perciò stesso affinamento non superamento , e sostituiscono al rallentato dei sonetti un leggerissimo fugato , con un gioco di esili ritmi e un contrappunto labile ( riscattano però anche il dato biografico in fantasia , consumano e riconsumano quel dato biografico ) . Ora , certe parti dell ' Aminta , stando tra questi due opposti modi ( o dizioni ) , e rappresentandone il potente accordo , sostengono la recitazione dei sonetti con un accento più caldo e sciolto , il fugato dei madrigali con un respiro poetico . Così il sofferto si cela dietro le figure e i miti , quasi con un vivo colore di perla ; la tecnica , né tesa né sottesa , ha una sua rozzezza limpida e elegante . Fu detto che l ' Aminta è tutto un madrigale ; io direi che è il presentimento della favolosa e felice opera in musica settecentesca e , come in essa , la stessa sensualità è felice , e la malinconia è felice , tutto ombra felice . Ma c ' è un ' altra qualità intrinseca che l ' avvicina alla nominata opera in musica ( e si pensi alla musica più che alle parole ) : quello sciogliersi del recitativo e del parlato in canto , quel salire gradatamente di tono fino al canto . Già il recitativo , il parlato , porta sempre nell ' Aminta un ' aria di canto , non è mai prosastico ; ed è quella motivazione del recitativo a colorire il canto , direi ad appassionarlo . Uno stile madrigalesco , ma nutrito , inebriato . Il De Sanctis disse che l ' interesse dell ' Aminta « è tutto nella narrazione , sviluppata liricamente » . Avvicinate i due termini , narrazione , lirica , e dite piuttosto che , più che narrare e rinarrare , nell ' Aminta si modula e rimodula , con una dolce sazietà . Di atto in atto , certi temi sono riproposti con una sempre maggiore affettuosità d ' intonazione , si riprovano in tutta la loro capacità emotiva . Cosicché se le parti narrative generano ognuna modi più liberi e sciolti , nella stessa logica degli atti , e della favola intera , accadono queste fortunate risollevazioni . A posta forse il Tasso cominciò l ' Aminta con un « prologo » , e la compì con un « epilogo » , come in due direzioni distanti e congiunte , due segni , due simboli ; quello in tutti endecasillabi , questo in strofe liriche . E secondo la stessa logica finì gli atti con i cori e gli intermedii , cioè con strofe liriche . Questi cori , questi intermedii , e più le parti liriche portate in cima dal parlato , sono il fiore della poesia tassesca . Nascono insieme da ispirazione e da un mestiere stragrande . Varrebbe la pena farne la storia . Una , tutta presente , toccante , e vi abbiamo accennato parlando di quello stile madrigalesco motivato dal recitativo , un ' altra , più lontana , più lunga , e bisognerebbe , per illustrarla , risalire alle Rime e alla loro formazione lentissima . Per far questo , s ' aspetta che il Caretti ci abbia dato il suo studio delle lezioni varianti .
C'È SOLO VISCONTI SUL PONTE DI MILLER ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mettiamola subito in soldoni : che furbo , questo Arthur Miller . Magari senza neanche sospettarlo , che volpone . Ecco che in Uno sguardo dal ponte , spettacolo a gran successo della compagnia Morelli - Stoppa con la regia di Luchino Visconti , egli ci presenta un dramma verità , quasi rusticano nei personaggi , non privo , persino di folclore ; un dramma a grossi effetti , abile , serrato , teso , secondo i più collaudati moduli del grosso mestiere di Broadway e della tecnica di Hollywood ; e fra l ' uno e l ' altro spigolo d ' una situazione scabrosa e teatralissima , insinua motivi alieni , di tragico moralismo , di , preoccupata socialità e di psicanalisi . Poteva mancare , la psicanalisi ? Non poteva mancare . Tali inserti amplificatori Miller li inette in bocca a una specie di personaggio - coro , l ' italo - americano avvocato Alfieri che commenta la vicenda e a un certo punto vi interviene ; e ne fa la materia d ' una prefazione , a questo e a un altro dramma in un atto , Ricordo di due lunedì , recentemente raccolti in volume : una prefazione in cui si parla di « mito greco » , di « fato » , di « mistero » , ma con una sorta di patetica perplessità , che sa lontano un miglio di assimilazioni culturali non differenziate , proprio da autodidatta ; e che , dunque , non esce dal generico . Perché , siamo giusti , cos ' è Uno sguardo dal ponte se non un grosso fatto di cronaca , magistralmente raccontato ? È inutile che l ' autore , tramite il personaggio - coro , cerchi di iniettarvi significati più ampi : il personaggio - coro qui , appartiene alla categoria stilistica delle « voci fuori campo » del cinema , non esce da quelle funzioni , esclusivamente pratiche , di logica narrativa . Per dirla dura dura , ecco qua : non si può fare il Brecht quando non lo si è . La storia di Eddie Carbone , scaricatore italiano del porto di Nuova York , immigrato siciliano che vive nel quartiere di Brooklyn con la moglie e una nipote , della quale è oscuramente innamorato , va benissimo , indifferentemente , per una cronaca in rotocalco ( « Un fatto che vi farà piangere » ) e per un ruvido dramma verista come questo . Eddie Carbone accoglie in casa due compaesani , due cugini della moglie , appena arrivati dalla Sicilia , due immigrati clandestini ; così facendo , li sottrae al controllo dell ' ufficio Emigrazione ed essi possono lavorare indisturbati nel porto , con lui . Ma il più giovane dei due , Rodolfo , che è scapolo ed è un bel ragazzo biondo , melodico e discretamente fine , si innamora della ragazza , Caterina , e ne è riamato . Eddie spasima d ' una gelosia della quale non capisce la vera natura ; tenta di tutto per separare i due , a un certo punto insinua persino che il ragazzo non sia normale . Poi , quando vede che non c ' è più niente da fare , si decide a compiere l ' azione indegna : denuncia la presenza dei due immigrati clandestini alle autorità . Rodolfo e Marco vengono dunque arrestati , ma mentre il primo sposando Caterina regolerà la propria posizione e potrà tranquillamente restarsene negli Stati Uniti , il secondo , che ha in Sicilia moglie e figli , dovrà essere rimpatriato . Prima però si vendica , uccidendo con una coltellata , al culmine d ' una specie di duello rusticano , nella stretta strada di Brooklyn , fra una cerchia di spettatori , uomini e donne , neri , ammutoliti e oscuramente solidali , il delatore . Tutto ciò non va assolutamente al di là di quelli che sono i limiti naturali di un siffatto aneddoto drammatico . C ' è efficacia , linguaggio preciso , il personaggio di Eddie ha una sua scontrosa evidenza teatrale ; ma non altro . Nulla autorizza a parlare di « tragedia sociale » , di « fato » , di « mito greco » . E a voler proprio guardar le bucce , altro che trovare significati ; dovremmo aggiungere che questo mondo di immigrati dell ' Italia del Sud nei quartieri popolari di Nuova York è visto in modo assai convenzionale , i personaggi sono appena segnati , d ' una elementarità che , lungi dall ' essere tragica , rischia di parere banale . I motivi poi di richiamo ai famosi processi delle streghe , all ' intolleranza e alla discriminazione del maccartismo di cui anche Miller è stato vittima , bisogna proprio andarli a tirare per i capelli , per portarli in campo . Ma Luchino Visconti ha colto un ' altra volta l ' occasione Miller per creare un grande spettacolo ; ed è ciò che giustifica la scelta del testo e ne spiega il successo di pubblico . Nella scena ideata da Mario Garbuglia , realistica e insieme allusiva , che evoca in anodo suggestivo ( peccato che , qui a Milano , la prospettiva sia stata un po ' sacrificata dall ' angustia del boccascena ) l ' ambiente di Brooklyn e del porto , i personaggi si muovono con una assai plausibile naturalezza espressiva . Paolo Stoppa è un Eddie Carbone perfetto , così drammaticamente caratterizzato , brusco e angosciato . Rina Morelli dà alla moglie di Eddie quella dolorosa dolcezza che fece un personaggio indimenticabile della moglie di Willy Loman , il commesso viaggiatore . Sergio Fantoni e Corrado Pani sono seccamente efficaci nelle parti dei due immigrati clandestini e , con Stoppa , danno al fosco dramma una coloritura meridionale ( questa sì , che sa d ' antico fato ) , con quella parlata alla siciliana , che è una trovata registica . Ilaria Occhini è semplice e fresca . E poi c ' è lo sfondo , le lamentazioni finali , gli effetti luce , la colonna sonora ; il personaggio - coro : l ' abile Marcello Giorda . Una scorpacciata : ma d ' alta cucina teatrale .
StampaQuotidiana ,
Nessun conforto maggiore , nessun maggior premio a questo nostro giornale , il quale vive di immutabile passione italiana , che quello di potersi riconoscere interprete del vecchio Piemonte in tutte le grandi ore della Patria . Né mai ci parve di intendere che cosa dovette essere per i primi scrittori della Gazzetta del Popolo l ' ardente partecipazione al prodigio del Risorgimento , come quando nel 1915 , nel 1917 , nel 1918 , il calunniato e sobillato Piemonte vibrò ed operò , nella speranza , nell ' angoscia , nella gioia nella fede sempre con l ' animo stesso che in queste pagine vibrava . E più tardi , quando , in tempi di diffusa viltà , Gabriele d ' Annunzio confidato il suo luminoso programma al nostro giornale ed a Benito Mussolini andò a Fiume e salvò il confine orientale , l ' entusiastica solidarietà della Gazzetta del Popolo con il Poeta mosse , fra la gente subalpina , la più profonda passione . Ora poi i fatti stanno dicendo ed il popolo sta entusiasticamente proclamando come fossimo nel vero quando , dovendosi ridecidere il destino d ' Italia salutammo in Mussolini la decisione felice ; in Mussolini capo ed arbitro : non in coloro che farneticavano di servirsi di lui , in sott ' ordine , per contrabbandare la vecchia rovina . E se allora , come già contro la guerra e contro la vittoria cominciarono ad insinuarsi dagli spodestati i dubbi , le malignazioni , le sommesse profezie di rivincita e di vendetta , Torino espresse il suo cuore a Mussolini nel memorabile ottobre , e dette al risanamento tutte le sue formidabili energie . Se infine , dopo Matteotti , in mezzo alla frenetica sobillazione dell ' odio , toccò nuovamente alla Gazzetta del Popolo l ' arduo onore di riaffermare più necessaria e più insospettabile che mai la gigantesca opera del Capo , ecco che nuovamente il popolo piemontese in questi giorni riprende quel nostro linguaggio , rammenta gli inganni contro cui lo mettemmo in guardia , festeggia l ' accertato avvento di un ordine migliore , si compiace di aver dato tutta la sua attività , la sua serietà , la sua rettitudine alla generale riscossa nazionale . Come la vittoria fu conquistata due volte , così due volte volle il destino che l ' Italia avesse la certezza di essere salvata da Mussolini : nel 1922 e nel 1924 . È di ciò , sopratutto , che le manifestazioni di questi giorni dànno atto al Presidente . Non scriviamo apologie . Elenchiamo fatti e stati d ' animo . Di leggende inique sul Piemonte , molte ne sono cadute ed altre ne cadono . Ora si vede con quanta superficialità là dove non era ostinato calcolo si volesse prospettare un Piemonte ad immagine e somiglianza di alcune mediocrità politiche incapaci di contatto , nelle ore insigni , con l ' anima nazionale . Rimane verissimo che il Piemonte non è un popolo di rètori . Niente retorica , dunque , nelle accoglienze di Asti e dei colli monferrini all ' uomo che si adegua alle ragioni vitali del Paese , in anni asperrimi . Niente retorica , oggi , nel fervore dell ' aurea Vercelli , che pure negli anni rossi custodi e celebrò il valore perpetuandolo contro le aberrazioni antinazionali nei superstiti ed incorrotti artefici della Vittoria . Niente retorica , oggi , a Casale Monferrato memore dell ' eccidio dei tamburini sardi e dell ' attentato all ' on . Devecchi ; niente retorica nel plebiscito mussoliniano ; così come non era retorica quella dei credenti nella vittoria anche se gli esegeti della abilità politica - corruttrice e patteggiatrice , all ' interno ed all ' estero irridevano al « mito di Trieste » . Liberi da ogni altro impegno che non sia quello di servire il popolo italiano ; convinti di militare , militando per Mussolini , per la Patria ; immuni da ogni e qualsiasi pretesa di infallibilità , siamo fieri di sentirci dire oggi da voci innumerevoli e da fatti eloquentissimi che non ci siamo sbagliati . Unico nostro orgoglio è che il destino continui a commettere a queste pagine il privilegio di precorrere e di condividere i più decisivi atteggiamenti popolari a servizio della grande Patria . Così oggi riteniamo di dover portare ogni nostra modesta fatica alla realizzazione di quella compiuta e feconda armonia tra Stato nazionale e sindacalismo operaio , che non chiede abdicazioni e generalizzazioni politiche , ed è la conditio sine qua non per l ' ascesa del lavoro . . In vista di tale realizzazione a cui tende indubbiamente l ' animo dell ' onorevole Mussolini il possibile contributo del Piemonte è da considerare con la più grande attenzione e con cordiale fiducia . Terremo a nostro altissimo onore non meno che quando si trattò di protendersi totalmente verso la vittoria e verso la riscossa nazionale quanto ci sarà possibile fare a servizio di questo sforzo esemplare di civiltà , di giustizia e di pace . Le officine del Piemonte contengono imponenti energie che meritano dallo Stato ogni considerazione ed ogni simpatia . Il fenomeno sindacale è fenomeno di primo piano nel tempo nostro . E sarà per l ' Italia un glorioso primato quello che il Governo di Mussolini fa diventare possibile e forse ineluttabile . Il ciclo del risanamento , della coordinazione e della pacificazione continua , e non s ' arresta . « L ' Italia di tutti gli italiani » , che gli accaniti suoi avversari riducevano ad un grido d ' odio e di impotenza . Mussolini la crea , la plasma , e la avvia per il mondo .