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IRRIPETIBILE INCANTO DI GIRAUDOUX ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Lo squisito spettacolo di ieri sera , al Teatro Nuovo , la perfetta rappresentazione , in termini di puro linguaggio scenico , d ' una delle opere più riuscite di Giraudoux , son di quelli che dovrebbero riconciliare col teatro anche il pubblico più distratto . Perché ieri sera - il che non capita spesso , coi tempi che corrono - s ' è constatato , una volta di più , che la protagonista autentica , a teatro , è pur sempre la parola ; quando , ben inteso , essa assume quella presenza fosforica , quella specie di illuminazione misteriosa e furtiva che le deriva direttamente dalla poesia . Un sottile legame unisce Ondina di Giraudoux , che il pubblico italiano conosce per averne visto , due anni or sono , la realizzazione scenica data dal Teatro Stabile della Città di Genova , a Intermezzo ( che Enzo Ferrieri mise in scena , nel 1950 , con la compagnia della radio , al Piccolo Teatro ) . Sia la protagonista di Ondina sia quella di Intermezzo sono delle mediatrici fra il mondo dei fantasmi e quello dei vivi . Anzi , secondo René Lalou , dotto ammiratore dell ' opera di Giraudoux , il vero motivo di Ondina è quello di Intermezzo . Tutto ciò , però , ha un interesse relativo . Un po ' farraginosa e decorativa , Ondina è una grande féerie . Intermezzo , invece , una felicissima parabola in cui una provincia francese , nella quale si assommano , a ben guardare , individuabili motivi di costume e di storia , trasalisce alle soglie di un mistero , visto in termini di favola , ma non troppo . Il personaggio della maestrina Isabella che , nelle campagne intorno a una cittadina del Limousin , intrattiene un ' incantata conversazione con lo spettro di un giovane suicida per amore , ha , come figura puramente lirica , un amaro fascino ; i contorni della sua giovanile silhouette sono quelli stessi della porta che si schiude sul mondo di là . La trama vi è nota : l ' apparizione del fantasma nelle campagne intorno alla piccola città rovescia i termini della morale borghese , rivoluziona pericolosamente il linguaggio - cioè la convenzione - e la vita . Intervento di un Ispettore , cioè della miope e semplicistica Burocrazia . Da quell ' usciolo aperto sul mistero viene un ' infida corrente d ' aria , un soffio che può essere letale alle raffreddate istituzioni , ai catarrosi Luoghi Comuni ; la maestrina Isabella , che insegna alle sue piccole allieve a non avere paura della vita reale , a considerarla nell ' insieme dei suoi due emisferi , quello palese e quello invisibile , è a suo modo una pericolosa rivoluzionaria . Il rischio più grave , tuttavia , è lei stessa a correrlo : c ' è in quel suo franco e fiducioso spenzolarsi sull ' abisso , in quel suo cercare con fresca semplicità il perché del premere dei morti oceano non placato - ai labili confini della vita , il principio dell ' annullamento ; quasi che in lei si accumulasse una forza di gravità simile al peso di polpa e oscuro sugo che stacca il frutto dal ramo . A salvarla è l ' amore terreno , impersonato , nella commedia , da quel « controllore dei pesi e delle misure » che sembra , a giudicare da quello che dice , dalla poetica ed equilibrata stupefazione delle sue parole , un patetico sdoppiamento dell ' immagine dell ' autore . Così il fantasma viene dolcemente risospinto nel mondo dei morti e tutto ritorna « normale » , i pesi specifici dei sentimenti e delle convenzioni morali tornano a gravitare nell ' orbita giusta ( l ' unica possibile , d ' altronde , perché la comunità possa vivere ) e il cerchio dell ' abitudine quotidiana si richiude . È stato da qualcuno detto che Intermezzo è soltanto un « divertimento » . A noi pare che questi tre atti incantati e malinconici vadano ben al di là di una semplice variazione intellettualistica . A saperci mordere , in questo frutto da moderno giardino delle Esperidi c ' è molto più nocciolo che polpa ; è un nocciolo venuto su dall ' humus parigino degli anni fra le due guerre ( la commedia fu rappresentata la prima volta nel 1933 ) , in quell ' aria definita , felice , ma piena di brividi premonitori , increspata da una specie di misteriosa e poetica « pelle d ' oca » , che caratterizzò la Terza Repubblica . Si potrà obiettare , se mai , che su un teatro di questo genere sarà bene mettere il sigillo dell ' irripetibilità . Senso unico , insomma : Giraudoux , e basta . Non è facile , infatti , che si ripeta , contenuto in un : proporzione quasi classica , il fenomeno di questo impasto di spirito , intelligenza , umorismo e fantasia . Quale occasione poi il testo offre alla compagnia di Jean Louis Barrault . Solo attori come questi , sotto la guida di un teatrante in equilibrio sulle più raffinate e svariate esperienze intellettuali come Barrault potevano , nello scabro anno 1958 , dar vita scenica plausibile a questa « toccata e fuga » in tre atti . Bisognerebbe citarli tutti , Simone Valère , fresca Isabella corretta da un pizzico di ironia , Jean Desailly , poeticissimo controllore , Pierre Bertin , un funzionario lucido e tondo come uno scarabeo , Jean - Pierre Granval , lo speziale , Paule Dehelly e Maria Hélène D ' Aste , il coretto delle bambine ; e Barrault stesso , che s ' era riservata la fatale figurazione dello Spettro . Le delicate musiche di Poulenc e le scene di Maurice Brianchon hanno fatto il resto . Platea gremita , entusiasmo vivissimo . Chi ama il teatro , non si lasci sfuggire quest ' occasione .
SOLO L'EUROPA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
C ' è un solo motivo di ottimismo intorno a noi . E non viene certamente dalla Calabria : dove la lotta continua , aspra , impietosa , ostinata negli animi prima ancora che nelle piazze , dove le barricate della periferia sanfedista di Reggio - emula ormai degli eserciti della Santa Fede - scompaiono e ricompaiono nel giro di poche ore , malinconico simbolo di una guerra civile che l ' imprevidenza di un ' intera classe politica , governo e opposizione , non è riuscita né a prevenire né a comporre . Non viene da Torino : dove le decine di migliaia di sospensioni dal lavoro decise dalla Fiat e dalla Lancia indicano il grado di pericolosa stretta cui va incontro il nostro sistema produttivo , malgrado tutti gli ottimismi ufficiali o ufficiosi , che non possono dissimulare la realtà di una stagnazione produttiva inquietante alla lunga soprattutto per i riflessi nell ' occupazione operaia . Non viene da Roma : dove le polemiche dei partiti sulla violenza sono ancora avvolte in un labirinto di ipocrisie e di strumentalizzazioni , che nascondono o aggirano il problema fondamentale che è uno e uno soltanto , la necessità dello Stato di opporre la maestà della sua legge , severa e imparziale verso tutti , agli assalti della sedizione o della rivolta , da qualunque parte provengano ( l ' ha detto , con parole alte e ferme , al congresso socialdemocratico un antifascista come Aldo Garosci che non ha bisogno , in materia di lealtà e di fedeltà democratica , di prendere lezioni da nessuno : contro ogni tipo di squadrismo nero o rosso esiste solo la legge , eguale per tutti , della Repubblica ) . L ' orizzonte della politica interna non giustifica quindi soverchie illusioni o euforie . Ma c ' è un capitolo che negli ultimi giorni ha registrato una svolta confortante : il capitolo dell ' Europa . Gli accordi suggellati a Bruxelles per l ' armonizzazione delle politiche economiche dei Sei e per l ' instaurazione di una moneta comune entro dieci anni , pur circondati da riserve e da condizioni esplicite , hanno riaperto sull ' Italia , travagliata dalle sue lotte municipali e dai suoi fermenti di degradante anarchismo , la speranza europea , quella speranza che accompagnò gli anni degasperiani e illuminò le grandi fatiche della ricostruzione . È inutile soffermarsi sugli ostacoli , che sono ancora grandi , al raggiungimento della sovrannazionalità . Un fatto è certo : con De Gaulle il « sì » francese alla sperimentazione decisa a Bruxelles non si sarebbe avuto . Qualcosa è cambiato in Francia , qualcosa sta cambiando un po ' dovunque : il via alla ripresa del processo europeistico , a quattordici anni dai trattati di Roma , è ormai un dato acquisito . Le fasi sono graduali : i passaggi dall ' una all ' altra incerti . Occorreranno tre anni di « prova » : tre anni in cui l ' intesa di Bruxelles funzionerà soprattutto a livello tecnico , si rifletterà nel sostegno reciproco delle valute comunitarie sui mercati mondiali , nella restrizione dei margini di fluttuazione delle monete europee , in una maggiore e più articolata interpenetrazione dei capitali . La Germania di Bonn , che è oggi il paese economicamente più solido , conserva il diritto - attraverso la famosa « clausola di salvaguardia » - di far decadere nel 1975 le misure di sostegno monetario reciproco qualora nel frattempo non sia stato raggiunto un accordo soddisfacente sul passaggio alla seconda fase . La Francia di Pompidou non fa getto almeno formale di nessuno dei simboli della sua disdegnosa e aristocratica sovranità nazionale ; ammette appena un diritto di intervento e di controllo del Parlamento europeo . Tutto vero : ma è altrettanto vero che un salto di qualità si è registrato nel meccanismo dell ' Europa comunitaria , che la fase della pura e semplice unione doganale è ormai chiusa , che la minaccia dello schiacciamento fra America e Russia ha finito per risvegliare , quasi in extremis , le forze di resistenza storica e psicologica del continente europeo , paralizzate da veti e da contrasti che sul piano mondiale non sono molto più importanti della guerra fra Reggio e Catanzaro per l ' Italia . Adesso la svolta di Bruxelles lancia una nuova sfida alla classe dirigente italiana : una sfida di adeguamento economico e sociale che dovrà essere superata per volgersi alle fasi ulteriori , alle conclusioni di un ' integrazione più stretta segnata dal simbolo unificante della moneta comune ( altro che il « tallone aureo » sognato , con lo spirito di Luigi XIV , da De Gaulle ! ) . Non è una sfida che possa passare senza influenzare gli indirizzi di fondo della politica generale del paese ; non è una sfida che possa essere vinta senza imporre una radicale correzione di rotta alla nostra finanza pubblica facilona e disinvolta , alla nostra amministrazione caotica e inefficiente , al nostro statalismo parassitario e dispersivo , alle tensioni e vocazioni inflazioniate cui il corso delle aspre e violente lotte sociali continua ad esporci , nonostante il ristabilimento dei conti con l ' estero e il rafforzamento della lira operati dal governo Colombo . Sì : la corsa per l ' Europa presuppone sacrifici e rinunce . Il presidente del Consiglio , che è un europeista convinto e benemerito , ha giustamente esaltato il traguardo di Bruxelles , altrettanto importante sul piano della ripresa psicologica che su quello degli avviamenti concreti anche per l ' ingresso di Londra nel Mec : ma ora toccherà al governo da lui presieduto , e a tutti i partiti che lo compongono , socialisti compresi , onorare gli impegni che derivano dalle intese di Bruxelles , intese « a termine » , intese sottoposte ad una verifica triennale , senza la quale tutto tornerebbe in alto mare . Onorare quegli impegni : a costo di impopolarità , a costo di contrasti coi sindacati e coi tanti settori corporativi del paese , a costo di difficoltà e di tensioni politiche non prevedibili . Perché l ' Italia possa rispettare fino in fondo gli obblighi contratti a Bruxelles si impongono un maggior rigore nella gestione del bilancio statale , una maggiore oculatezza nella spesa pubblica , una completa revisione nella copertura dei disavanzi . Ma non basta : tutta l ' amministrazione del paese , in questa fase di travaglio e di confusione accentuata dalla sovrapposizione delle competenze fra Stato regioni e comuni , dovrà essere resa più razionale e più moderna , tale da consentire veramente un impiego responsabile delle risorse . E ogni sforzo dovrà essere compiuto per il rilancio degli investimenti produttivi , per una nuova fase di espansione economica che si svolga nel segno della stabilità monetaria , contro tutte le suggestioni avventurose e dilapidatrici del pauperismo conciliare . Il peronismo non è conciliabile con l ' Europa . La retorica delle rivendicazioni giustizialiste , cara a talune ali del movimento cattolico e socialista , ci porterebbe sulla via dell ' autarchia e del separatismo : una via che ha sullo sfondo gli epiloghi di Danzica , la tragedia della Polonia . L ' ha scritto un giornale sempre obiettivo , « Le Monde » : « se l ' inflazione continuerà a dilagare , sarà difficile , per non dire impossibile , armonizzare le politiche economiche della comunità » . Chi lavora per lo scardinamento del sistema , dalle opposte sponde , lavora anche contro l ' Europa , la sola speranza che sia rimasta alla nostra generazione dopo le delusioni e le follie di mezzo secolo .
IL PRESIDENTE FRANKLIN D. ROOSEVELT ( BARZINI LUIGI JR. , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' anticamera di Franklin Delano Roosevelt , trentaduesimo Presidente degli Stati Uniti d ' America , c ' è un capo indiano che attende di essere ricevuto . È sceso poco fa da un tassì e ha chiesto qualcosa a un usciere , aggiustandosi il casco di piume che gli era scivolato sulla nuca . Ha una casacca di pelle d ' antilope , le gambe storte e una faccia rugosa , senza espressione , senza età , senza sesso . L ' usciere , con un ' uniforme da poliziotto e la parola Capitano scritta in lettere d ' oro sul berretto , lo ha trattato con cortesia pomposa , senza guardarlo in viso . Si metta a sedere e aspetti . Si può vivere tutta una vita negli Stati Uniti senza mai vedere un Indiano . Sono creature relegate negli stemmi degli Stati ( sostengono il blasone assieme a un Puritano ) , nei fregi della carta moneta e nell ' anticamera del Presidente . I duecento e più giornalisti che , seduti sui tavoli e appoggiati al muro , attendono di intervistare collettivamente il Gran Padre Bianco , hanno a malapena voltato gli occhi e tolto le pipe di bocca per guardare la strana figura che andava a scegliersi una sedia in fondo alla camera . È mercoledì mattina , e mancano pochi minuti alle undici e mezzo , l ' ora in cui , ogni settimana , il Capo Esecutivo riceve i rappresentanti della stampa , che riferiranno al gran pubblico quello che il Presidente crede , pensa , spera , fa . È una delle tradizioni della Capitale questo ricevimento in massa dei corrispondenti , i quali hanno il permesso di chiedere qualunque cosa , con discrezione e cortesia . Il Presidente risponde quando lo crede opportuno . Un corrispondente estero ci spiega le regole del gioco che bisogna rispettare : chi bara non ha più il permesso di assistere . Prima di tutto : è consuetudine che gli stranieri non parlino , e ascoltino solo , come i bambini bene educati . Nello scrivere i servizi è rigorosamente vietato dire che « Franklin D . Roosevelt ha dichiarato , ha annunciato , o ha rilevato » . Chi parla è « una sorgente attendibile » , gli « ambienti ufficiali » , « qualcuno vicino al Presidente » , « l ' ufficioso portavoce della Casa Bianca » . Se il Capo Esecutivo avvisa : « Questo è per vostra informazione personale » , quello che dice non va stampato e serve come illustrazione . Le parole : « Quello che sto per dirvi non va nel verbale » equivalgono a : « È un segreto tra me e voi » . Allora non si scrive , non si riferisce , non se ne parla . Segreto . È impossibile avere interviste personali con il Presidente , in questi momenti in cui ci sono dei membri del Gabinetto che attendono giorni e giorni prima di essere ricevuti . Un giovanotto biondo , che rappresenta l ' Agence Havas , aggiunge : « Vedrete che uomo : affascinante ! » . Il capo indiano , indifferente , ci guarda entrare nello studio quando un segretario spalanca i battenti . Il Presidente è pronto a ricevere la stampa . C ' è un po ' di lavoro di gomiti , qualche spinta , un piccolo tumulto silenzioso per raggiungere i primi posti , attorno alla scrivania . Lo studio è una grande camera perfettamente rotonda , dipinta di bianco , in stile federale ( che è lo stile di Washington : inglese della fine del Settecento , con un tocco nautico , e un ' aggiunta di neoclassico - repubblicano ) . In fondo , di faccia alla porta , con le spalle alle ampie finestre che guardano il parco invernale e scheletrico , sta Franklin Roosevelt , seduto al tavolo da lavoro , sorridente , composto , cortese e sicuro . Due file di sedie , ai lati del tavolo , impediscono alla piccola folla che irrompe di passargli dietro le spalle , dove sta un gruppetto di segretari e guardie del corpo , con le braccia conserte . Attorno ai muri sono appese alcune litografie ottocentesche con panorami del fiume Hudson , velieri piegati dal vento su un mare irsuto di piccole onde verdi . Sul calamaio del Presidente è una ruota di timone , il calendario rappresenta una ruota di timone , l ' appoggio della penna stilografica è un ' altra ruota di timone . Davanti ai suoi occhi è appeso un enorme pesce imbalsamato . La personalità nautica di Roosevelt è forse quella che egli considera con maggiore soddisfazione , prima ancora della sua personalità politica . È vero però che il timone è pure un simbolo di governo . Silenzio . Roosevelt dà un ' occhiata circolare agli uomini in piedi attorno a lui , muove dei fogli di carta , ne sceglie uno , e comincia a leggere delle parole segnate in matita con la sua scrittura . « Qualcuno mi aveva chiesto , giorni fa , che cosa pensavo di questa questione » dice . « Ecco quello che abbiamo deciso di rispondere . » Sorride . Tutti i giornalisti si sentono per un momento dietro le quinte con il Presidente degli Stati Uniti , occupati nel difficile lavoro di manovrare la politica del Paese . « Ecco quello che abbiamo deciso di rispondere . » Il suo sorriso è rassicurante , sincero , amichevole , appena professionale : il sorriso di un dottore che vuol diminuire la gravità di un caso . Disarma , perché nessuno potrebbe indirizzare una domanda insidiosa , ostile , chiara , a un uomo che ti guarda in quel modo . Poi , uno dopo l ' altro , alcuni giornalisti fanno domande . Non si vedono i loro visi , nella ressa . Roosevelt volta gli occhi nella direzione della voce e risponde senza esitare . « Non sappiamo ancora . Vedremo . Non ho ancora studiato il problema . Non posso dichiarare ancora nulla . Tutto quello che so , l ' ho letto sul giornale questa mattina . Ve lo saprò dire . » Si schermisce , evita i colpi , para . Si dilunga solo quando può spiegare un problema che non troverà oppositori . La sua testa , vista di profilo , è calma , arguta , intelligente . Il mento è forte , volitivo . La pelle ben rasata , tesa e un po ' lucida : la pelle di un uomo che vive all ' aria aperta . Ma quando volta gli occhi ti accorgi che le pupille non sono perfettamente parallele . Allora acquista un ' espressione stanca , fissa , perplessa . Le mani pallide e magre che tiene appoggiate al tavolo gli tremano impercettibilmente quando accende una sigaretta . Fuma continuamente , soffiando il fumo verso l ' alto dall ' angolo della bocca . Soltanto da questi piccoli segni si indovina che cosa ci sia nella sua testa in questo momento . È un essere sotto pressione , che lavora da quasi un anno nell ' atmosfera di un Quartiere generale durante una grande battaglia . È il capo di un Paese disorganizzato e caotico che cerca una via d ' uscita nel momento più duro della sua storia e che chiede al suo Presidente , legato e ammanettato dai suoi limitatissimi poteri , il colpo di genio che rovesci la situazione da un giorno all ' altro . Dopo tutto la Costituzione gli permette soltanto di applicare le leggi vigenti , di nominare ambasciatori , ministri , capi degli uffici postali e altre cariche dipendenti dal potere esecutivo ( salvo approvazione del Senato ) , di fare trattati con le Potenze estere ( salvo approvazione del Senato ) e di scrivere un certo numero di messaggi al Congresso sui bisogni del Paese . Ecco tutto . Con questi poteri in mano egli deve manovrare . Si appella all ' opinione pubblica , sospende la distribuzione di posti governativi , per far obbedire il Congresso ai suoi desideri , si appoggia a dubbiosi statuti del tempo di guerra , esce cautamente dal sentiero permessogli , chiede poteri straordinari . In questo momento davanti a lui sono duecentocinquanta giornalisti , con la matita in mano . Un errore sarebbe quasi irreparabile , certamente dannosissimo . Ed egli non ha la mente limpida cha potersi abbandonare . Deve stare in guardia , senza lasciar vedere che è nervoso , perché distruggerebbe la fiducia quasi infantile che tutti questi uomini hanno in lui . Sorride , chiama per nome ( « John , Fred » ) quei pochi che conosce bene , perché erano ad Albany ( Nuova York ) con lui quando egli era governatore dello Stato , e gli tremano le mani quando fuma . Si parla di fondi d ' ammortamento per le Compagnie ferroviarie . Molte hanno costruito le linee , nel secolo scorso , emettendo obbligazioni . Al momento di ritirarle hanno lanciato nuovi prestiti , pagando il primo con il secondo , e continuano così . La Commissione del commercio interstatale ha proposto in questi giorni una legge che rende obbligatoria la istituzione di un fondo . « Signor Presidente , » qualcuno domanda subito « ella è dunque in favore di un aumento delle tariffe ferroviarie ( che sono fissate dal Governo ) per permettere alle Compagnie di ritirare le loro obbligazioni ? » Roosevelt ha un momento d ' esitazione . La domanda è rischiosa . Ma ribatte subito : « Voltiamola dall ' altra parte . Io sono favorevole a una diminuzione delle tariffe , ma non tale da impedire la creazione di un fondo d 'ammortamento.» È il suo campo favorito : la politica del minuto , la rapida manovra , la risposta immediata . Là è riconosciuto imbattibile . Durante la sua campagna presidenziale , quand ' egli era governatore , l ' investigazione condotta dal giudice Seabury nell ' amministrazione della città di Nuova York scoprì cose compromettenti negli affari privati di James Walker , il sindaco . Franklin Roosevelt si trovò in questo dilemma : o espellere Walker o non farne niente e dare un ' arma in mano all ' opposizione . Egli risolse il problema invitando Walker ad Albany e preparandogli udienze speciali per render conto della sua condotta . Roosevelt sedette su un ' altissima cattedra , con le spalle alla luce , e fece accomodare il sindaco ai suoi piedi , nel raggio di due riflettori . Da una tribuna ascoltavano i giornalisti e gli stenografi . Dopo pochi minuti Walker , il meno intelligente dei due , si era compromesso irreparabilmente , aveva detto delle sciocchezze annotate dalla stampa , schiacciato dalla luce , dall ' autorità , dall ' altezza . E Roosevelt aveva vinto . Le domande continuano . Non si tocca mai nessuna questione fondamentale , ma piccoli problemi di corrente amministrazione . Il giornalista riassume i dati recenti e chiede che ne pensi il Presidente . Le risposte sono evasive , caute , ma qualche volta stranamente nette e decise . Dopo circa mezz ' ora , un uomo si stacca da dietro le spalle di Roosevelt , e mormorando : « Adesso basta ! » prende senza cerimonie il giornalista più vicino a lui per il braccio e comincia a spingerlo via . Tutti gli altri seguono senza dire più una parola . Fuori il capo indiano non attende più . È scomparso . Franklin Delano Roosevelt , nel gennaio 1882 , è stato tenuto a battesimo da Eliott Roosevelt , il fratello di Teodoro . Le due famiglie dello stesso nome avevano solamente un comune antenato nel 1700 , un mercante olandese , scaltro e abile nei commerci . Ma la cerimonia segnava il legame che stringe , negli Stati Uniti , le aristocratiche famiglie di origine olandese che hanno mantenuto attraverso i secoli un attaccamento europeo alla struttura tradizionale . Il giovane Franklin , a ventotto anni , sposò la figlia del suo padrino , cugina in sesto grado , Anna Eleonora , condotta all ' altare da Teodoro Roosevelt , suo zio , poiché il padre era morto qualche anno prima . Franklin è un patrizio americano , attentamente educato in una scuola privata , allenato agli sport e alla vita semplice . Suo padre si era dedicato al commercio per qualche tempo , e si era poi ritirato con la moglie e i figli in una tenuta sul fiume Hudson , a vivere nello stile di un gentiluomo inglese . I ragazzi facevano del canottaggio d ' estate , cacciavano alla volpe d ' autunno . Forse l ' amore per la vela fu ispirato a Franklin dalla madre , Sarah Delano , figlia di un capitano di veliero , discendente di una di quelle famiglie di Valloni che nel 1616 furono le prime ad occupare la deserta isola di Manhattan per la Compagnia della Nuova Amsterdam . La signora Roosevelt , da ragazza , aveva fatto un lunghissimo viaggio col padre , arrivando a Hong - Kong , attraverso lo stretto di Magellano . A 14 anni il figlio maggiore già era proprietario di un piccolo panfilo di 7 metri , con una cabina e una cuccetta , col quale andava gironzolando per il fiume . Le altre sue passioni erano il cavallo , il tennis , il nuoto e la bicicletta . Andò con un amico in Germania , e la girò tutta in tandem , facendosi arrestare quattro volte . Uno dei suoi passatempi favoriti era imbalsamare gli animali che uccideva : strana occupazione di campagna . La sua carriera avrebbe dovuto portarlo sul mare , con una uniforme azzurra e i bottoni d ' oro . L ' Accademia di Annapolis era la mèta dei suoi primi anni . Allo scoppio della guerra con la Spagna , nel 1898 , Franklin Roosevelt aveva perfino preparato la fuga dalla casa paterna per arruolarsi nella Marina , ma il morbillo lo immobilizzò in letto per diverso tempo , e la guerra finì troppo presto perché egli potesse provare l ' emozione dell ' eroismo . Finì ad Harvard , l ' elegante Università vicina a Boston , che ha ancora un vecchio sapore seicentesco inglese . Tra i giovanotti della sua età egli cominciò a sperimentare le qualità di tutti i Roosevelt : una vitalità sovrumana , un interesse spontaneo in tutto quello che li circonda , un istinto per il pittoresco , per l ' impetuoso , per l ' inaspettato , e una grande scaltrezza , se non un ' intelligenza sintetica e astratta . Egli dominava , servendosi degli amici , cavando , in un turbine di parole , informazioni e consigli . Divenne il direttore del quotidiano dell ' Università , il « Crimson » , e sbalordì Facoltà e studenti con proposte signorilmente rivoluzionarie . Il contatto con gli uomini , servirsi di loro , giocarli l ' uno contro l ' altro , lo affascinavano . Nel 1912 , alla convenzione democratica di Baltimora , aiutò Thomas Woodrow Wilson a raggiungere la candidatura alla Presidenza , e venne premiato dopo la vittoria col posto di sottosegretario alla Marina . Erano gli anni in cui la guerra sembrava imminente , e Franklin Roosevelt si mise d ' impegno ad allestire la flotta in previsione di uri conflitto . Il Ministero della Guerra si dovette rivolgere a Wilson perché era assolutamente impossibile rifornire i magazzini dell ' Esercito : Roosevelt aveva comprato tutto quello che i fornitori potevano produrre al momento . Le proposte del sottosegretario riuscivano a trovare sempre un posto nella prima pagina dei giornali ( un ' altra delle qualità dei Roosevelt ) . Un giorno propose con molto rumore un regolamento che imponeva a tutti gli ufficiali della Marina americana di imparare a nuotare se volevano mantenere il rango . Durante la guerra egli sorvegliò il trasporto di truppe attraverso l ' Atlantico , dalla Francia , e ritornando in patria trovò che la popolarità di Wilson era finita , i suoi progetti ostacolati dall ' opposizione del Paese , e il Presidente quasi paralitico . Roosevelt si batté per il partito democratico , come candidato alla vice - Presidenza nel 1920 e , dopo una gloriosa sconfitta , si ritirò in un ufficio legale , abbandonando la vita pubblica . A trentanove anni , facendo un bagno in un laghetto di montagna con i suoi bambini in un ' afosa giornata d ' agosto , fu colpito dalla malattia che gli ha profondamente trasformato il carattere : la paralisi infantile . Tutti credevano che la sua carriera fosse definitivamente finita . Egli si ritirò nella Georgia , si chiuse in se stesso , e mentre il Paese veniva travolto dall ' ondata di speculazione frenetica egli riuscì a comprendere il valore , nella vita della Nazione , del contributo oscuro e doloroso del piccolo uomo qualunque , perseguitato da forze che non capisce e non controlla . Roosevelt ha scritto : « Due terzi dell ' industria americana sono concentrati in poche centinaia di società per azioni e diretti da non più di cinquemila uomini ... Il potere economico è concentrato in poche mani » . Egli ha difeso l ' « uomo dimenticato » nella sua campagna presidenziale del 1932 . La malattia lo aveva riavvicinato alla massa . Franklin D . Roosevelt ha una mente mobile , curiosa , che ama sperimentare e correggersi . Egli s ' incammina per diverse strade prima di continuare per una sola . Tuttavia i suoi obiettivi sono abbastanza limpidi e sicuri . Egli vuole evitare il ripetersi nel futuro del fenomeno della prosperità speculativa , e vorrebbe vedere la vita economica del Paese seguire linee razionali segnate in precedenza . La macchinosa organizzazione del Governo di Washington rallenta la sua marcia e frena i suoi entusiasmi . Ma egli possiede una grande capacità di manovratore politico , sa adoperare gli uomini che ha attorno e sa trasmettere a chi viene in contatto con lui quel sereno ottimismo che è forse la sua caratteristica principale .
UNO STATICO ORATORIO LA «FIACCOLA» DI DE LULLO ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Prima di recarci a teatro , ieri sera , avevamo dato una scorsa ad alcune recensioni di giornali romani , settimanali e non , che de La fiaccola sotto il moggio , presentata dalla Compagnia De Lullo - Falk - Guarnieri - Valli , nella regia di Giorgio De Lullo , parlavano in tono entusiastico e per Rossella Falk , interprete del personaggio di Gigliola , adottavano l ' impegnativa definizione di « grande attrice » . Già , quindi , pregustavamo , oasi rara nel nostro mestiere , una serata di alto teatro , con un testo discutibile , ma illustre , e una regia e un ' interpretazione , se non eccezionali , poco meno . Si sa che , nonostante le sue ambizioni di ripetere l ' immagine di Elettra , un ' Elettra ambientata in terra d ' Abruzzo , La fiaccola sotto il moggio resta un dramma naturalistico e , niente da fare , decadente . Il suo motivo autentico , e più intimo , non è quello della vendetta riparatrice di Gigliola contro Angizia , la « femmina di laico » che le ha ucciso la madre ; quella vendetta per cui Oreste fa strage di Egisto e Clitennestra . D ' Annunzio proietta perentoriamente l ' azione verso quella catastrofe ma intanto ciò che veramente gli sta a cuore è l ' amara musica che viene dal disfacimento della casa dei Sangro . Punta al tramonto sanguigno che conclude la tragedia greca e arriva al crepuscolo , polveroso e perplesso , del decadentismo principio di secolo . Nella casa dei Sangro c ' è , a cercarlo , tutto il repertorio dei crepuscolari : la fontana muta che non dà più acqua ; il grido del fanciullo : « Sono un povero malato - altro non posso che morire ... » ; che qualche anno dopo riecheggerà Sergio Corazzini , poeta morto , ventenne , di tisi ; la « sillaba del tarlo » ; « la polvere delle cose consunte » ; le pergamene corrose , memoria di una grandezza perduta ; le statue dei vecchi re , caduti dalle nicchie e con la testa mozza ; la portantina dal velluto stinto , come il sangue di Simonetto ; e di suo padre Tibaldo , quel sangue pallido che ha tuttavia torbide accensioni e concilia la vampa per la serva assassina alla vigliaccheria e all ' impotenza ad agire . Il sapore di morte che è in questa tragedia fin dai primi versi non deriva dalla pura determinazione ad agire degli eroi classici ; ma caso mai proprio dal suo contrario ; da quella perplessità , da quella decadenza , da quel rovinio che è nelle cose e negli uomini e che D ' Annunzio esprime con gli arcaici , malinconici fasti del suo linguaggio . È chiaro che tragedia vera e propria non c ' è ; c ' è una specie di allucinazione torbida , che ha ancora una sua indubbia forza teatrale ( l ' opera sopporta sulle spalle , coperte da uno scialle a lutto , cinquantatré anni buoni ) purché venga , rispettato quell ' ambiente , che D ' Annunzio descrive con le sue fulgide didascalie ; e i personaggi si muovano secondo la loro coerenza drammatica , perché insomma si tratta di un ' Elettra borbonica e Tibaldo dev ' essere un barone consunto e vizioso , la femmina di Luco , Angizia , una criminale aspra donna plebea , il Serparo un Deus ex - machina uscito da sotterranei di città morte ; e così via . Giorgio De Lullo ha invece messo in scena La fiaccola sotto il moggio , senza credere ai suoi valori che , poco o molto , sono quelli indicati sopra ; e l ' ha trasformata in una specie di alto oratorio , di immobile lettura . Dizione spiegata , leggermente inamidata da una punta accademica , statuarietà dei personaggi su una specie di piattaforma rotonda , di cui la strana scena , allusiva , irreale , creata da Pier Luigi Pizzi , ripeteva il movimento . Così , niente più casa dei Sangro , dove tutto è « consunto , corroso , fenduto , coperto di polvere , condannato a perire » ; niente più azione , plausibilità allucinata , come il testo richiede . Insomma , uno stile da tragedia classica per un testo che di classico non ha nulla , se non le unità aristoteliche , di tempo , di luogo e d ' azione . Scelta questa linea , lo spettacolo è coerentissimo , rigoroso , con quei suggestivi rintocchi di musica sullo sfondo ; ma , chiamateci codini , non è più La fiaccola sotto il moggio . Rossella Falk ha realizzato fedelmente l ' immagine che del personaggio di Gigliola ha voluto darci il regista e ha avuto , specialmente nei primi due atti , quando è stata applaudita a scena aperta , forti accenti tragici ; ma non ci pare che abbia approfondito le ragioni di disperata dolcezza dell ' eroina , quella sua amara perplessità che fermenta sotto un volto impassibile . Romolo Valli è stato un Tibaldo malinconico e sfatto , il più vicino , fra gli interpreti , allo spirito autentico del testo ; acre ed efficace l ' Angizia di Elsa Albani , piuttosto esile il Simonetto di Umberto Orsini e poco funzionali Corrado Nardi e Nino Marchesini , rispettivamente l ' Acclozamora e il Serparo . Completano il cast Italia Marchesini , Nicky De Fernex e Gabriella Gabrielli . Successo ; e molti applausi anche al regista , alla fine . Ma , con buona pace degli entusiasti , De Lullo e compagni , nel nostro teatro , hanno fatto ben altro .
Quale il rimedio? ( Bobbio Norberto , 1987 )
StampaQuotidiana ,
Affrontare la questione morale partendo dall ' osservazione realistica che la corruzione non viene sempre elettoralmente punita , quasi ci fosse una tacita intesa fra corrotto e corruttore , significa non limitarsi a fare delle prediche , che sono in questa materia tanto facili quanto inutili . E un invito a conoscere meglio il fenomeno , in tutte le sue manifestazioni e ramificazioni , perché solo conoscendolo si può più facilmente correggerlo . Sulla riforma costituzionale sono state scritte intere biblioteche , già in parte diventate carta da macero . Sulla corruzione politica , che per lo sviluppo delle nostre istituzioni democratiche è problema non meno importante , le ricerche e gli studi , nel nostro paese , si contano sulle punte delle dita . Vorrei almeno segnalare il saggio del prof. Belligni della nostra università , Corruzione e scienza politica , pubblicato recentemente sull ' ultimo numero della bella rivista nata da poco ma già affermata , « Teoria politica » . Questo saggio contiene un utile rendiconto degli scritti sull ' argomento , che vengono per la maggior parte dagli Stati Uniti , e molte osservazioni stimolanti per tutti coloro che in questi giorni , ripetendosi gli arresti di uomini politici e di amministratori per scandali , si domandano e ci domandano : « Perché Torino ? » o « Perché Firenze ? » , mentre farebbero meglio a porsi la domanda più generale : « Perché la corruzione ? » Siccome è chiaro , chiarissimo , e tutti lo sanno , anche coloro che a ogni arresto fingono di cascare dalle nuvole e riscoprono la questione morale , che la corruzione politica è dovuta in gran parte al finanziamento dei partiti , può essere utile questa seconda informazione : sin dall ' agosto 1984 esiste una proposta dell ' on. Valdo Spini , socialista , sulla disciplina dell ' attività e del finanziamento dei partiti , che al suo apparire ha avuto buone accoglienze da giuristi e politologi , è stata discussa in varie pubbliche riunioni , ma non ha mai avuto neppure un inizio di discussione nella sede propria che è il Parlamento . L ' on. Spini ha avuto un notevole successo elettorale , smentendo l ' opinione che la questione morale sia politicamente irrilevante . Probabilmente di questa proposta si dovrà tornare a parlare . L ' area della corruzione è vastissima . Perché ci sia corruzione politica , da distinguersi dalla corruzione in senso generale , occorre che almeno uno dei due soggetti del rapporto sia una persona investita di un potere politico o pubblico , vale a dire del diritto di esercitare il potere di prendere decisioni a nome e per conto della collettività nazionale . Due sono le situazioni in cui si osservano abitualmente rapporti di corruzione : quella in cui il soggetto politico agisce per conquistare o conservare o non perdere il potere , e quella in cui , una volta che l ' ha acquistato e lo tiene ben fermo nelle proprie mani , se ne serve per trarne vantaggi privati . Inutile dire che le due situazioni sono strettamente connesse perché nel mercato politico democratico il potere si conquista coi voti : uno dei modi di conquistare i voti è di acquistarli e uno dei modi per rifarsi delle spese è di servirsi del potere conquistato o acquistato per ottenere benefici anche pecuniari da coloro cui l ' uso di quel potere può procurare vantaggi . Il potere costa ma rende . Se costa deve rendere . Il gioco è rischioso : talora infatti costa più di quel che rende , quando il candidato non viene eletto ; ma spesso rende più di quel che costa . Le due situazioni sono connesse ma occorre distinguerle : nella prima l ' uomo politico agisce da corruttore , nella seconda da corrotto . Dall ' altra parte del rapporto c ' è , nella prima , l ' elettore che offre potere in cambio di un compenso ; nella seconda un gruppo d ' interesse , che offre un compenso in cambio di una prestazione che solo il detentore del potere può offrire . Considerata l ' arena politica come una forma di mercato , dove tutto è merce , cioè cosa vendibile e comprabile , l ' uomo politico si presenta , in un primo momento come compratore ( del voto ) , in un secondo come venditore ( delle risorse pubbliche di cui grazie al voto è diventato potenziale dispensatore ) . Questa distinzione è importante perché i due casi sono , moralmente e anche giuridicamente , di diversa gravità . Anche se negli studi sulla corruzione politica si fa rientrare di solito il fenomeno del clientelismo , vale a dire il procacciamento dei voti attraverso l ' offerta all ' elettore di vantaggi personali , anche pecuniari , questo deve essere considerato una forma di degenerazione del rapporto elettorale , che rientra , come la corruzione , nella categoria generale della « privatizzazione del pubblico » , ma non è una forma di corruzione strettamente intesa . Altro è corrompere , o istigare il compimento di atti che implicano l ' incitamento a compiere un atto illecito ; altro sedurre , tentare , promettere a vuoto , che è l ' arte del demagogo , non molto diversa da quella dell ' imbonitore . La differenza si rivela anche nel fatto che le varie forme di procacciamento della clientela si svolgono generalmente in pubblico e possono suscitare irritazione , deplorazione , indignazione , ma non vengono perseguite giuridicamente . Offendono più il costume che il diritto o la morale . Al contrario , l ' abuso del potere per ottenerne vantaggi personali , il cui esempio più comune è la « tangente » , non si può esercitare che in segreto . Una volta scoperto , cade , o dovrebbe cadere , sotto i rigori della legge . Tutti gli studi sulla corruzione politica tendono a mettere in rilievo la vastità del fenomeno anche negli Stati democratici , e la difficoltà di eliminarlo . Vi è una scuola di rassegnati , che , ispirandosi alle teorie funzionalistiche , ritengono che alla corruzione si debba attribuire una sorta di utilità sociale , una « funzione » appunto , che sarebbe quella , metaforicamente , di ungere le ruote di una macchina che altrimenti stenterebbe a mettersi in moto . Ma la constatazione che nella sua forma propria la corruzione non può svolgersi che in segreto , mostra , più di qualsiasi altra considerazione , la sua totale estraneità all ' etica della democrazia , cioè a quella forma di governo che richiede la pubblicità degli atti di governo , in quanto si fonda sulla regola fondamentale della controllabilità ad ogni istante di chi esercita il potere non in nome proprio ma in nome di tutti , e ha messo fine per sempre alla politica degli arcana imperii , propria degli Stati autoritari di un tempo e di quelli ancor oggi esistenti . In uno Stato democratico la pubblica moralità non è solo un obbligo morale o giuridico , ma anche un obbligo politico , anzi è l ' obbligo politico per eccellenza imposto dal principio stesso che regola la vita del governo democratico , e che lo contraddistingue da tutte le altre forme di governo sinora esistite , il principio del « potere in pubblico » .
IL PROFESSORE DEI CAVALLI ( BARZINI LUIGI JR. , 1932 )
StampaQuotidiana ,
Nicola , il capo dei bestiai della tenuta della Marsigliana , ha fatto mettere oggi una vecchia sella da buttero , con il « pallino » , sul suo cavallo . Il « pallino » è un corno di cuoio e di ferro sul davanti della sella che serve per legare le bestie prese al laccio . Il vecchio buttero vuole per nostra edificazione istruire oggi una cavalla selvaggia , alla quale però ha già dato due o tre lezioni del come ci si comporta in compagnia degli uomini . Nicola è contrario al sistema brutale di domare le bestie piantandosi a cavalcioni « a pelo » e facendole galoppare , saltare e scalciare finché cadono a terra sfinite , o finché il buttero fa un rotolone nella polvere . Alla descrizione di un « rodeo » nordamericano , dove piantano la sella sui puledri selvaggi e vi montano sopra e rimangono attaccati a forza di ginocchia malgrado tutti gli scarti e i salti da montone , Nicola crolla la testa : è un sistema inumano . L ' animale va educato a poco a poco , come un bambino , secondo lui . Nicola ama prendersi i puledri a uno a uno , portarseli nel rimessino una piccola arena circondata da una staccionata e abituarli gradatamente , lezione per lezione , con qualche giorno di riposo e d ' intervallo tramezzo , alla presenza dell ' uomo , al suo odore , alla sua mano , alla sua volontà , al suo peso , alla capezza , alla sella , al morso e alla fatica . Egli ha imparato in tanti anni a dosare le lezioni per difficoltà . La prima volta , egli spiega , la tradizione maremmana vuole che il buttero catturi l ' animale col laccio e , tenendogli la testa fra le mani , gli sputi in una narice . Dicono che sia per fargli sentire l ' odore dell ' uomo . È un gesto millenario , forse , che verrà dalle pianure dell ' Asia con i primi cavalieri e con i primi cavalli . Nella seconda lezione del corso di Nicola , il puledro legato vien fatto trottare e galoppare intorno al rimessino . Poi s ' incomincia a fargli sentire la capezza e la mano dell ' uomo che comanda . Nella lezione successiva il cavallo impara a conoscere il peso della sella , la pesante « bardella » maremmana , e poi quello del cavaliere . Il resto del lavoro non lo fa più Nicola , ma il buttero a cui viene assegnato il cavallo e che lo monta in giro per la tenuta per giornate intere . Il capo bestiaio ci segna , con la punta del lungo bastone di corniolo , una cavalla lontana in un pascolo . È l ' allieva di oggi . Due butteri si staccano dal gruppo e vanno a prenderla per condurla nel rimessino , all ' ombra di un ciuffo d ' alberi . Nicola entra nel recinto , staccando dalla sella il laccio e facendoselo scorrere tra le mani , in attesa . In mezzo al rimessino è un vecchio tronco d ' albero senza corteccia , con due rami mozzi . Lo chiamano il « giudice » e serve a legare il bestiame , e ad appoggiare le corde per tirarlo . Da un pascolo vicino uno stallone nitrisce : chiama una cavalla che non vediamo e che gli risponde ogni tanto . Una folata di vento fa rabbrividire le foglie . Il vecchio bestiaio attende con il laccio pronto . Con i buoni baffi bianchi ad arco sulla bocca , il cappellaccio di feltro stinto , il giacchettone di fustagno , le gambe penzolanti lungo la sella , egli non somiglia , neppure lontanamente , a una di quelle leggendarie figure di centauri armati di laccio e di pistola dei libri d ' avventure ginnasiali e del vecchio cinema eroico . I due butteri , con la cavalla davanti a loro , arrivano di galoppo . Il cancello del rimessino si spalanca , e inghiotte l ' animale trafelato , che si ferma indeciso e atterrito , mentre i due uomini saltano di sella e gettano le briglie sulla staccionata . La bestia cerca un ' uscita , abbozza un galoppo , s ' impenna e riparte nell ' altra direzione , ficca la testa fra le travi di legno cercando una uscita , nitrisce disperatamente . Un urlo di un buttero appollaiato sulla staccionata la fa partire di corsa , chinata verso l ' interno come un cavallo da circo , mentre Nicola , con la lingua stretta fra i denti , per paura di sbagliare il colpo , fa roteare l ' anello di corda sulla sua testa e lo lancia . Il cerchio si abbatte molle attorno al collo dell ' animale , che si ferma indeciso . Il buttero lega immediatamente al « pallino » della sella la corda che si tende , mentre la bestia indietreggia puntando gli zoccoli , scuotendo il collo . Ma il cavallo di Nicola , che conosce il mestiere forse quanto lui , pianta solidamente i ferri nella polvere e resiste a gambe tese , senza muoversi . La cavalla quasi soffoca , nello sforzo di liberarsi dal laccio , ed ansima con un breve soffio rauco . Il grido improvviso di un buttero la fa ripartire al galoppo , disordinatamente , scuotendo la criniera . Nicola manovra cauto per tenere sempre libera la corda del « giudice » , perché se si dovesse arrotolare attorno al tronco la cavalla soffocherebbe . Ma il suo cavallo , quasi senza comandi , si ferma , si gira , calmo e attento . L ' animale , dopo una corsa affannosa e spossante , s ' è fermato e guarda attorno , diffidente e pauroso . « Prova un po ' la capezza ! » comanda Nicola , ed uno dei butteri sospende l ' arnese al bastone di corniolo e si avvicina adagissimo alla cavalla , facendoglielo odorare a braccio teso . La bestia ha dei tremiti convulsi , e tenta ancora di svincolarsi dal laccio , squassando disperatamente il collo . A poco a poco l ' uomo riesce ad avvicinarsi , a infilarle il muso nella capezza , e lentamente gliela passa dietro le orecchie e l ' affibbia . Tutto questo Nicola l ' aveva già fatto nella prima lezione che egli ha dato alla cavalla qualche giorno fa . Ma ad ogni lezione bisogna ricominciare da capo . I cavalli sono scolari senza memoria . Il laccio , ora , è inutile , e Nicola lo fa sfilare , afferrando la cima della capezza per guidare la bestia , che incomincia a galoppare in giro , con un rauco suono fischiante di respiro affrettato . Ogni tanto s ' impunta , davanti a un ' ombra , a un ramo mosso dal vento , a un buttero appollaiato sulla staccionata ; poi riparte di carriera , per fermarsi poco più in là , e non muoversi se uno dei bestiai non scende nel rimessino e la fa ripartire urlando e agitando le braccia . A un certo punto si mette nel centro e si lascia cadere a terra , rotolando sul dorso con le gambe all ' aria come un cane che vuol giocare . Nicola , paziente , la segue , manovrando la corda , attorno al « pallino » della sella , accorciandola ed allungandola , girando attorno al « giudice » , e dando dei brevi comandi ai butteri che l ' aiutano . Man mano che l ' animale si stanca , Nicola accorcia la corda tesa che lo divide dalla cavalla . Finalmente , dopo molti minuti , la bestia sfibrata , ansimante , si ferma e Nicola si avvicina , adagio per non farla fuggire . Vuol tentare di metterle per la prima volta la « bardella » la pesantissima sella maremmana e deve farlo senza destare i sospetti della bestia , che non si è mai sentita la schiena legata e costretta da un forte peso . Uno dei bestiai , da un lato , tiene la « bardella » pronta , appoggiata alla staccionata . Nicola porta il suo cavallo , lentissimamente , con precauzione , sotto al collo dell ' allievo , finché può afferrare la cavalla selvaggia per le due orecchie , passarle l ' avambraccio sugli occhi , e appoggiarle la testa alla groppa del suo cavallo . Un bestiaio , per prepararla al contatto duro della sella ed alla stretta della sottopancia , le passa sul dorso e sul ventre un ramo , disegnando sul pelo sudato il profilo della « bardella » . Finalmente , a un comando di Nicola , il buttero porta a due braccia la sella e la depone sulla groppa della cavalla , la quale , al contatto , tenta di rinculare timorosamente scuotendo il collo . Ma il vecchio buttero la tiene immobile nella morsa delle braccia , ed i bestiai possono affibbiare ogni cinghia , ed assestare la sella , legando le staffe in cima : se ciondolassero lungo i fianchi la metterebbero presto in furore . Quando la lasciano libera , la cavalla comincia a girarsi intorno , furibonda , come se un tafano la stesse tormentando , poi abbozza un piccolo galoppo sfrenato , s ' impunta , scalcia , salta , ansimando . I butteri ridono delle manovre della bestia che non ha compreso che cosa sia successo e che tenta di liberarsi dalla stretta e dal peso insopportabili . Quando si è stancata , Nicola le va vicino e le prende di nuovo la testa fra le braccia . Uno dei butteri si stacca di dosso i cosciali di pelo di capra che gli proteggono le gambe dai pruni quando traversa la macchia , e , ridendo , glieli attacca ciondoloni ai due lati della sella . E la lezione « numero uno » nell ' arte di portare un cavaliere , fatta con dei cosciali spelacchiati che non hanno paura di essere rotolati per terra e che rimangono sempre attaccati . Infatti la cavalla è presa dal terrore al contatto di quelle due cose che ciondolano e la solleticano sui fianchi , e parte saltando e scalciando . Abbozza due o tre salti da montone , abbassando la testa fra le ginocchia e , mentre i butteri ridono dello scherzo , si rotola per terra , con gli zoccoli all ' aria . Quando si rialza i cosciali danzano ancora sulla sella ad ogni salto , legati solidamente . Dopo qualche minuto , Nicola le si avvicina ed ordina che venga liberata . La lezione è finita . Il cancello si spalanca e la cavalla sudata e lucente parte al galoppo verso i pascoli lontani . Nicola arrotola il laccio , facendolo scorrere tra i due pugni con un gesto marinaresco . Fra qualche giorno , dice , un buttero la monterà . « Deve essere un lavoro difficile , la prima volta » suggeriamo noi . « Che ! » risponde sorridente . « Chi monta è fatto com ' un omo , no ? »
LE DONNE DI PATRONI-GRIFFI SONO CINICHE ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
È veramente una commedia d ' amore la novità di Giuseppe Patroni Griffi , rappresentata questa sera alla Fenice , a inaugurazione del « XVII Festival Internazionale del Teatro » , dalla compagnia De Lullo - Falk - Guarnieri - Valli ? A noi ha fatto piuttosto l ' impressione d ' una commedia contro l ' amore . Una commedia d ' amore del tempo nostro , impegno arduo , bisogna riconoscerlo , ma affascinante , non può che partire dall ' ambiguità dei sentimenti , dal loro essere e non parere , dalla difficoltà , tipica dell ' uomo moderno , di riconoscerli , anzi addirittura di individuarli , mentre si dibattono nell ' oscura trappola del cuore . È la triste ambivalenza con altri moti , per cui l ' amore viene mutato , equivocato , mediato con sentimenti di natura diversa , per non dire opposta , che fa l ' angoscia dell ' « uomo d ' amore » contemporaneo . Perché questa viva , tuttavia , in una trascrizione poetica ( teatro o no ) occorre che l ' amore esista nella sua difficile , spesso asimmetrica , reciprocità , cioè che accanto all ' uomo ci sia la donna : innamorata magari di un altro , magari prostituta e dedita alla cocaina , ma donna e amante . Nei tre atti di Patroni Griffi , invece , non ci sono donne , ma figurazioni odiose e beffarde di una femminilità avida e arida . Si tratta , dunque , del consueto tema , ormai da qualche tempo circolante nell ' aria come un polline irritante , per cui la donna è considerata le nemica , la distruttrice , l ' incapace di sentimenti autentici . Di lei si può anche morire , ma forse è meglio lasciarla perdere . Con tutto ciò , voi capite , non è possibile scrivere una commedia d ' amore ; e i tre atti di Patroni Griffi sono , se mai , una requisitoria contro l ' amore , o per lo meno una denuncia dell ' impossibilità della sua presenza nel mondo , fra uomo e donna . La commedia ( che è condotta con una tecnica spezzata , e assai abile , da sceneggiatura cinematografica ) si svolge ai margini dell ' ambiente romano del cinema . Due aspiranti sceneggiatori , Renato ed Eduardo , detto Eddy , vivono insieme , in un appartamentino d ' affitto , che è una specie di « porto di mare » , al quale approdano , da tempestose navigazioni , Tea , ragazzetta ambiziosa e proterva che vuol diventare una diva ed Enzo , un attore preso dalla strada , che ebbe con un film neorealista il suo quarto d ' ora di fortuna , e che ora non riesce più a mettersi sul filo del vento buono . L ' amore di Renato per Elena Davidson , bella altera e autonoma donna , separata dal marito , che gestisce un ' agenzia di collocamento per aspiranti attori e attrici , nasce così , in questo ambiente sciamannato e vociante , pieno degli scrosci d ' acqua delle vasche da bagno e d ' una sorta di cinismo patetico . Ma è una amore impossibile , perché Elena , e lo confessa durante una gita al mare con l ' amico ( secondo atto , di gran lunga il meglio dei tre ) , è negata all ' abbandono del cuore ; già tentò , e fallì , col marito , cui è tuttavia unita da una specie di riconoscente tenerezza . Ciò non le impedisce , però , facilitata anche dal suo lavoro , di prendersi , per indulgenza coi sensi , gli uomini che vuole : come quell ' Enzo , « fusto » barbaro e inconsapevole . Su questo filone principale si innesta l ' arida relazione Eddy - Tea , relazione puramente , diciamo così , di « comodo » per entrambi ; con lui che a un certo punto si stanca e vorrebbe troncare , lei che rimane incinta , e allora è lui , commosso dall ' idea del figlio , che ha un momento di sincerità e sarebbe disposto a sposare la ragazza . Macché , quella ha mentito solo per vendicarsi , ora ha trovato un produttore che la lancia , perciò alza le spalle e se ne va . Lella Mare , diva del microfono , non più giovanissima e sentimentalona , pencola nel frattempo , con melodica tenerezza , da Renato al rude Enzo , che poi si piglia , per tenerselo , finché almeno il successo non glielo porterà via di nuovo . Intanto , abbandonato da Elena , che si è allontanata per guarirlo , Renato , tornato alla provincia natia , si spegne in silenzio , letteralmente muore . Perché ? La volontà di vivere ha abbandonato il suo corpo ed egli se n ' è andato così , di un male misterioso , non previsto da alcuna diagnosi . Eddy alla fine dirà ad Elena « Ci manca l ' educazione del cuore . Come ci costruiamo con le nostre mani il lavoro , gli interessi , una personalità , perché non dovremmo costruirci un sentimento ? » . La realtà è che nessuna « educazione sentimentale » potrebbe insegnare l ' amore a questi personaggi così come l ' autore ce li presenta . E ne varrebbe poi la pena , con donne di quel genere ? Come rappresentazione di costumi , come acre documentario di un ambiente particolare , dunque , l ' opera ha una sua efficacia , il dialogo vi è brusco , magro , ha il volto sporco e trasandato di questi giorni ; come commedia d ' amore , no , ché anzi i suoi momenti più sensibili li ha proprio , al secondo atto , . quando , attraverso alcune livide battute , l ' autore arriva a stabilire ciò che veramente sembra interessargli : l ' impossibilità , per colpa , della donna , del rapporto d ' amore . Salvo qualche lungaggine e un certo calo di tensione al terzo atto , la commedia è ben costruita ; e piacerà , vedrete , al pubblico d ' oggi , per quel tanto di poetica ambiguità , ( più apparente che reale , ma è appunto quanto si vuole ) che lascia intravedere . Anche perché poi lo spettacolo montato da Giorgio De Lullo , è , nel suo genere , perfetto ; la scena multipla di Pier Luigi Pizzi , trasformabile a vista , rende ottimamente quelle atmosfere realistiche e allucinate ; così la colonna sonora . Degli interpreti , De Lullo , che ritorna con questa commedia alla sua attività di attore , dà alla figura del protagonista una tenerezza , una sorta di pietà fraterna , anche nelle punte di isterismo sentimentale ; e il Valli delinea il personaggio dell ' amico con una pacata malinconia . Rossella Falk è , con tenerezza e crudeltà insieme , l ' inaccessibile ( relativamente ) Elena ; Annamaria Guarnieri mette semplice , animalesco cinismo nel personaggio della proterva ragazzetta Tea ; Umberto Orsini è un brusco , indolente ammiccante Enzo . Assai intonati tutti gli altri , da Nicky De Fenex al Maranzana alla Marchesini . Ma un cenno a parte merita Elsa Albani , che nella parte della canterina sentimentale dà un saggio notevolissimo delle sue qualità di attrice ironica e tenera , colma di densi umori .
La rivolta abusiva ( Bobbio Norberto , 1986 )
StampaQuotidiana ,
Chi s ' era immaginato che le proteste degli abusivi siciliani fossero una subitanea esplosione di rabbia , è costretto a ricredersi . A più di un mese dalla marcia su Roma dei trentamila , avvenuta il 17 febbraio , il movimento è passato dalla protesta pacifica all ' azione illegale di massa . Un ' azione che in quanto tale avrebbe dovuto essere fermamente condannata dal governo e dall ' opposizione . Anche dall ' opposizione che , sino a prova contraria , è l ' opposizione di uno Stato democratico . Ciò che è avvenuto in Sicilia è uno degli episodi più gravi , forse il più grave , di disobbedienza civile , che il nostro paese abbia conosciuto in questi quarant ' anni . Oggetto in un primo tempo d ' istigazione , cui non sono stati estranei alcuni sindaci , la disobbedienza è ora oggetto di una vera e propria minaccia , compiuta con azioni di continuata violenza . Per « disobbedienza civile » s ' intende quella particolare forma di disobbedienza che viene attuata allo scopo immediato di mostrare pubblicamente che la legge cui si dovrebbe prestare obbedienza è ingiusta e allo scopo mediato d ' indurre il governo a cambiarla . Abitualmente viene accompagnata da giustificazioni tali da farla apparire non solo lecita ma anche doverosa , e da esigere che venga tollerata , contrariamente a qualsiasi altra trasgressione , dalle pubbliche autorità . Si chiama « civile » perché chi la compie ritiene di non venir meno al proprio dovere di cittadino , anzi ritiene di comportarsi da buon cittadino piuttosto disobbedendo che obbedendo . Per questo suo carattere dimostrativo tende a esprimersi in pubblico a differenza dalla disobbedienza comune la quale per raggiungere il proprio scopo deve nascondersi . La disobbedienza civile può essere giudicata da due punti di vista : l ' uno strettamente giuridico , l ' altro etico . Dal punto di vista dello stretto diritto ogni forma di disobbedienza è da considerarsi in generale illecita . La nostra Costituzione stabilisce all ' art. 54 che « tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi » . Non c ' è bisogno di consultare un libro di logica per rendersi conto che l ' obbligo di osservare le leggi implica il divieto di non osservarle . A maggior ragione in un regime democratico . Nel quale ai cittadini è riconosciuto il diritto di riunirsi e di associarsi pacificamente per protestare contro una legge che ritengono ingiusta e impedirne l ' approvazione o promuoverne l ' abrogazione . Un regime democratico può essere definito come quello in cui alla disobbedienza civile , che è l ' extrema ratio cui possono ricorrere i sudditi di un regime dispotico , si sostituisce il diritto di protesta e oltre la protesta il diritto di partecipare direttamente o indirettamente alla formazione delle leggi . Dal diritto sacrosanto di protestare contro l ' emanazione di una legge non discende il diritto di non osservarla dopo che essa sia stata democraticamente approvata . Così pure dal dovere di osservare una legge non discende l ' obbligo di rinunciare a protestare affinché sia modificata o abrogata . Vi sono due modi per reagire a una legge che si considera ingiusta : la protesta e la disobbedienza . In un regime dispotico sono proibiti tutti e due . In un regime democratico è ammesso il primo e non il secondo . Non esiste alcun regime politico in cui siano ammessi entrambi . Il che vuol dire che la disobbedienza civile può essere attuata , in ogni caso , sempre e soltanto a proprio rischio e pericolo . Che all ' istigazione abbiano sin dall ' inizio partecipato non soltanto semplici cittadini ma anche persone investite di pubblica autorità , rende la « rivolta » siciliana ancora più preoccupante . Mi pare che il caso non abbia precedenti , e bisogna ammettere che come precedente è di una gravità eccezionale . Tra i mille segni di disgregazione della nostra vita civile , è uno dei più funesti . Uomini chiamati a provvedere all ' interesse pubblico proteggono i più sfacciati e insolenti interessi privati . Invece di reprimere gli abusi li difendono e difendendoli li favoriscono . Invece di mettersi dalla parte dei pochi onesti danno voce ai molti che onesti non sono stati . Giustificandoli con argomenti spesso speciosi ( in Sicilia non ci sarebbero abusi per causa di speculazione ) li incoraggiano a perseverare nell ' oltraggio alle leggi e nella violenza contro lo Stato . Diverso è il punto di vista morale . La disobbedienza civile può essere in alcuni casi moralmente giustificata . Ma occorre che la causa sia nobile . Occorre , per usare una nota formula giuridica , « l ' aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale » . Giustifichiamo ( e ammiriamo ) la disobbedienza dei neri nell ' Africa del Sud . Ci siamo schierati dalla parte dei neri che negli Stati Uniti entravano pacificamente in un locale pubblico o in un autobus riservato ai soli bianchi . Ma rispetto a questi esempi , le parti sono , nell ' attuale vicenda siciliana , invertite . Lo scopo della rivolta è la difesa non già di un diritto conculcato ma della violazione di un diritto . L ' impunità viene chiesta non contro il sopruso altrui ma per non subire le conseguenze della propria condotta sin dall ' inizio giuridicamente illecita e in molti casi socialmente rovinosa . Si disobbedisce non per non essere più sottoposti a una legge iniqua , ma per essere autorizzati da una legge che sarebbe non meno iniqua a perpetuare uno stato d ' ingiustizia . Il nostro Stato di diritto è una nave che fa acqua da tutte le parti . Ma il consentire che ognuno si faccia la legge che vuole , e il cittadino rispettoso delle leggi paghi anche per coloro che non le rispettano , è assolutamente intollerabile . E anche il modo più sicuro e più rapido per farla affondare .
APPOSTAMENTO SOTTO LA PIOGGIA ( BARZINI LUIGI JR. , 1932 )
StampaQuotidiana ,
C ' immergiamo nella notte , lasciando dietro a noi i fiochi fanali del villaggio velati di pioggia . Il viottolo fangoso sembra candido nell ' oscurità e non è difficile seguirlo . Davanti a noi è il capomanipolo con le mani ficcate nelle tasche dell ' impermeabile . Dietro , si sentono i passi pesanti e sicuri di due militi confinari , con un rumore cadenzato di fango spremuto e di ghiaietta stritolata dai chiodi . Piove . Marciamo in silenzio . Andiamo ad appostarci su uno dei sentieri di montagna che vengono dal confine e dove , qualche volta , di notte , tentano di passare contrabbandieri e gente sospetta , che non ha le carte in regola . I contrabbandieri , in Val di Spluga , sono per lo più montanari che trasportano a spalla , per dei sentieri da capra , trenta o quaranta chili di caffè , di zucchero o di tabacco . È un contrabbando spicciolo , da queste parti , un contrabbando casalingo , che non penetra nel paese , ma viene smerciato e consumato nei villaggi della valle . Il carico passa il confine e viene deposto in qualche baita isolata , in qualche capanna da pastori abbandonata , mentre il contrabbandiere va a proporre la vendita per i villaggi . Si racconta che un vecchio valligiano , un giorno , è apparso nella cucina della moglie del maresciallo delle guardie di finanza di uno dei paesi della valle , col cappello in mano , a chiedere se la signora voleva dello zucchero . Le trattative della vendita procedevano pacificamente quando è apparso il marito in uniforme . Il contrabbandiere ha infilato la porta , di corsa , e non si è più fatto vedere . Quando si è trovato il compratore per la merce , il contrabbandiere ritorna al suo deposito , carica il sacco sulle spalle e riprende la strada . Per essere più sicuro , manda avanti un compagno , che gli eviti incontri con le pattuglie . Spesso il trasporto viene fatto in tre o quattro tappe , da diversi compagni , che si lasciano il carico in diversi nascondigli stabiliti . Di notte , le guardie di finanza e le Camicie nere non fermano quasi mai il primo uomo che incontrano per un sentiero di montagna . Quello , nella bisaccia , non ha mai nulla di compromettente . Serve soltanto perché il compagno , che segue a qualche passo , si accorga dell ' incontro e possa scappare , o nascondere a tempo il fardello dietro un cespuglio . Appena i contrabbandieri hanno escogitato un nuovo trucco , i militi e le guardie lo scoprono immediatamente e bisogna cominciare da capo . Così le pattuglie non escono mai alla stessa ora , e non percorrono mai lo stesso itinerario . È una sorda lotta continua , una partita che non ha mai fine , tra gli uomini in uniforme e gli altri . Ma le Camicie nere di confine , di cui un manipolo è distaccato a Campodolcino e a Madesimo , non dovrebbero specialmente prender parte alla lotta contro il contrabbando . Il loro compito è la sorveglianza di tutte le attività di frontiera che possano minacciare la sicurezza nazionale . In Val di Spluga però le avventure non sono molto frequenti . Regolarmente , dal ministero degli Interni , arrivano i bollettini con i nomi , gli alias e le caratteristiche delle persone ricercate dalla Pubblica Sicurezza . I militi fanno passare i fogli , fissano quelle teste di disperati , dal colletto sbottonato , i capelli lunghi e gli occhi attoniti , con la speranza di riconoscerne uno , da un momento all ' altro , appiattato dietro un cespuglio , nascosto in una baita o a passeggio per un sentiero troppo vicino al confine , ed attaccano il bollettino a due ganci , assieme a tutti i numeri dell ' annata , con un sospiro . Raccontava il capomanipolo Fiaccarini che , recentemente , le autorità svizzere l ' avevano avvisato che due carcerati , armati e pronti a tutto , erano evasi da un penitenziario , e che si credeva avessero passato il confine . Infatti , durante la notte , un contadino della valle si è accorto che due figure erano penetrate silenziosamente nella sua stalla , e si è precipitato a darne notizia alle Camicie nere . Racconta il capomanipolo : « Mi sono fermato davanti a quella porta , col moschetto stretto nei pugni , appoggiato alla spalla . Non sapevo che cosa avrei trovato , dall ' altra parte . Forse i due evasi avevano sentito i passi chiodati nel cortile , le voci nostre , ed attendevano con le pistole spianate che la porta si aprisse , pronti a piantare due palle nella prima testa che apparisse . Mi sono ricordato che , da squadrista , avevo preso parte a una spedizione identica . Un buon amico mio era entrato per il primo , allora , alla ricerca di alcuni comunisti , e non aveva fatto un passo nell ' interno della stalla , che due colpi di moschetto l ' avevano steso a terra . « Entrai col moschetto spianato , seguito da due militi . « Nessuno . La stalla sembrava completamente vuota . Finalmente in un angolo buio vidi due occhi che mi fissavano , vitrei . Una testa rasata sporgeva immobile dal fieno , come una di quelle teste di legno a cui si buttano tre palle alla fiera . Puntai l ' arma verso di lui e gli ordinai di alzarsi . L ' uomo non si mosse . Lo feci tirar su di peso dai due militi e chiesi dov ' era il compagno : non rispose . Capiva poco l ' italiano . Salii sul fieno , per scoprire il nascondiglio dell ' altro . Sentii sotto i miei piedi qualcosa di duro . Dal fieno sporgeva il naso dell ' altro evaso , il quale si era fatto calpestare senza pronunciare una parola , senza muoversi . Sperava di passare inosservato . » Questa è l ' ultima avventura delle Camicie nere di Campodolcino . Marciamo , nel fango , sotto lo stillicidio della pioggia invisibile . Ogni tanto qualcuno inciampa nel buio , e si sentono due o tre passi precipitati . L ' ufficiale si ferma , si avvicina a un muretto irregolare , appoggia le mani e lo scavalca . Poi si volta e fa piovere sul muro un po ' di luce rosata da una lampadina tascabile , velata dalle dita aperte . Nella breve macchia luminosa brillano le gocce di pioggia . Scavalchiamo tutti e si riprende la marcia per un prato fradicio d ' acqua . I piedi affondano . Davanti , all ' orlo del prato , la nostra via è sbarrata da un torrente che non vediamo ma che sentiamo scorrere violento tra le pietre . Il rombo si avvicina lentamente , finché ormai non è più che a pochi passi davanti a noi , nell ' oscurità . Il capomanipolo volta a destra , s ' arrampica per una scarpata e infila un ponticello di legno . L ' acqua scorre rapida sotto di noi . Oltre il ponte infiliamo un sentiero sassoso , che s ' inerpica sul fianco della montagna . Sulle nostre teste è teso un tetto di nebbia biancastra che copre la valle come un coperchio . Dopo qualche minuto di cammino , l ' ufficiale si ferma , dietro un riparo di terreno . E qui . Attendiamo . I due militi , col giacchettone di pelo , dal bavero rialzato sopra alle orecchie , le mani infilate nelle due tasche verticali tagliate sul petto , e il moschetto rovesciato appeso a una spalla , stanno immobili . Si sente in lontananza il rumoreggiare del torrente , e in quel vago rombo si crede di sentire tanti altri rumori indistinti . La pioggia cade con un tambureggiare minuto sull ' ala del cappello , indurito dall ' acqua , e sull ' impermeabile , eternamente . I minuti passano , lentissimi . Una macchina è passata per il villaggio . Probabilmente sciatori che vanno a Madesimo o al passo dello Spluga . L ' automobile non si vede , ma i due coni di luce incendiano la nebbia , salendo laboriosamente per la strada ripida , dall ' altra parte della valle . I minuti passano . Una campana lontana batte le ore . Attendiamo , tesi nel silenzio , per il suono di un passo cauto , per un ciottolo smosso che rotoli . Dopo mezz ' ora o due ore uno dei militi si piega in avanti , per vedere meglio , e lascia scivolare il moschetto dalla spalla , impugnandolo come per tenersi pronto a sparare . L ' altro , senza una parola , fissa il punto che il primo sta scrutando , e prepara l ' arma . A una trentina di passi davanti a noi due ombre si muovono . Stiamo , protesi , col respiro mózzo , attendendo , per secondi interminabili . Le due Camicie nere , a gambe larghe , con il calcio del moschetto stretto sotto l ' ascella e la canna rivolta verso le due ombre che si avvicinano , sono irrigidite nell ' attesa . Si sentono , nell ' infinito silenzio della valle , i due scatti metallici , l ' uno dopo l ' altro , dei moschetti che i militi hanno passato dalla posizione di sicurezza a quella di sparo . Le due ombre sono di fronte a due moschetti carichi , pronti a sparare . Ormai non sono più che a pochi passi . « Chi va là ? » Uno dei due militi ha urlato le tre sillabe veloci nella notte . La sua voce è roca e strozzata dall ' attesa spasmodica . « Ispezione Milizia ! » grida una delle ombre , immediatamente . « Parola d ' ordine ? » « Udine ! Controparola ? » « Umberto ! » È il caposquadra delle Camicie nere , accompagnato da un milite , in giro d ' ispezione . Le battute si sono svolte rapidissime , secche , a un metro di distanza tra gli uomini , che si gettavano le parole sul viso . Il milite ha proiettato la luce della lampada tascabile sulla faccia del graduato , che ha battuto le palpebre , accecato per un secondo . Anche stasera , niente contrabbandieri .
StampaQuotidiana ,
Mosca , 4 novembre , notte - Laika è il nome della cagnetta eschimese che sta girando attorno alla Terra rinchiusa nella cabina del satellite n . 2 , lanciato ieri mattina all ' alba da una base sconosciuta dell ' Unione Sovietica . Il nome Laika deriva dalla voce russa « abbaiare » . Dai primi dati radiotelemetrici ricevuti , gli scienziati russi hanno potuto convincersi che , nelle sue prime ore di volo al limite estremo della ionosfera , Laika si comportava bene e che le sue condizioni generali erano soddisfacenti . Finora , sono stati pubblicati solo due comunicati ufficiali , uno sul lancio del satellite e l ' altro sul suo movimento intorno alla Terra ; ma in nessuno dei due si parla esplicitamente della possibilità che Laika un giorno ritorni sulla Terra dov ' è nata . È probabile , tuttavia , che gli scienziati sovietici abbiano studiato qualche congegno che permetta al razzo di avvicinarsi alla Terra , di penetrare nel campo di azione della gravità terrestre e di lanciare la cabina dove è rinchiusa la cagnetta , affinché questa possa scendere sulla superficie terrestre per mezzo di un paracadute . Oggi , nel pomeriggio , il professor Scevliakov , parlando al planetario di Mosca , non ha escluso la possibilità che la cabina raggiunga la Terra . Egli ha ricordato che gli scienziati sovietici hanno già lanciato nella stratosfera dei razzi con dei cani a bordo che poterono ritornare sulla Terra sani e salvi da un ' altezza di 210 chilometri . Il prof. Scevliakov ha soggiunto che il lancio della cabina potrebbe avvenire mentre il satellite n . 2 si troverà al perigeo della sua orbita , ossia alla minima distanza dalla Terra , che si aggira tra i 300 e i 400 chilometri . Il catapultamento della cabina costituisce un problema difficile ; tuttavia il professore ha ammesso che tale problema potrebbe essere stato già risolto , poiché al recente congresso di astronautica di Barcellona , gli scienziati sovietici comunicarono di aver escogitato un sistema per far ritornare sulla Terra certi satelliti dotati di speciali congegni . Nel corso della sua lezione , il professore ha dichiarato anche che il secondo satellite artificiale avrebbe una lunghezza di una decina di metri . L ' accademico Blagonravov , che è uno degli scienziati che hanno partecipato alla realizzazione del primo sputnik , non accenna in una sua breve comunicazione , riprodotta stamane dalla « Pravda » , alla possibilità del ritorno di Laika sulla Terra . Egli ha scritto che , con il lancio del satellite n . 2 , si è compiuto un nuovo passo verso la soluzione dei problemi del volo umano nel cosmo in quanto il sistema radiotelemetrico permette di ricevere continuamente i dati sulle condizioni di un organismo vivente durante il suo volo nello spazio e , nel caso particolare , sulla respirazione e sul funzionamento del cuore del primo cane viaggiatore che giri attorno al nostro globo . Il secondo satellite sovietico ha la forma di un sigaro in quanto non è altro che il terzo elemento del missile che ha forato l ' atmosfera ad altissima velocità per entrare in un ' orbita prefissa , inclinata di 65 gradi sul piano dell ' equatore terrestre . Gli scienziati assicurano che la massima distanza dalla Terra che lo sputnik n . 2 raggiunge nelle sue rivoluzioni è di circa 1700 chilometri , superiore quindi di circa 800 chilometri all ' apogeo iniziale del primo satellite . La velocità del secondo satellite è di circa 8 chilometri al secondo ; il periodo delle sue rivoluzioni è oggi di un ' ora e quarantatré minuti . Considerato che il peso degli apparecchi e del cane è di 508,3 chili - non è noto il peso del razzo - e considerando la maggiore ampiezza della orbita , si dovrebbe dedurre che il missile sovietico n . 2 abbia sviluppato una potenza maggiore di quella che permise al missile del primo sputnik di allontanarsi di 900 chilometri dalla Terra . Il secondo satellite è equipaggiato di strumenti per studiare le radiazioni solari nei settori dei raggi ultravioletti e dei raggi X dello spettro del Sole , di strumenti per lo studio dei raggi cosmici e per la misura della temperatura e della pressione esterna . Inoltre , il razzo contiene una cabina stagna ad aria condizionata e gli apparecchi per la registrazione delle funzioni vitali della cagnetta eschimese , nonché i viveri per la sua alimentazione . Alle apparecchiature del secondo . sputnik si devono aggiungere , infine , le due radiotrasmittenti e le relative batterie . Nel secondo comunicato ufficiale è detto che le stazioni di controllo a terra stanno già ricevendo regolarmente i primi dati di grande valore scientifico . Due esperti sovietici , in un articolo pubblicato oggi sempre sulla « Pravda » , illustrano le ricerche biologiche che gli scienziati russi si propongono di effettuare per mezzo dello sputnik n . 2 in previsione della possibilità del volo umano negli spazi cosmici . Secondo gli scienziati sovietici le esperienze già felicemente concluse con cani , che sono saliti fino a quota 210 chilometri , fanno prevedere che il giorno in cui l ' uomo potrà penetrare nello spazio cosmico non dovrebbe essere molto lontano . Tuttavia , molti problemi devono essere ancora risolti . Le conseguenze biologiche dell ' assenza del peso e delle radiazioni solari e cosmiche non sono ancora conosciute c perciò i dati che potranno essere registrati in base alle reazioni di Laika saranno certamente decisivi per migliorare le condizioni di vita della cabina stagna di un razzo e per tentare il primo esperimento umano . Le osservazioni sul comportamento di Laika potranno anche permettere di risolvere altri problemi biologici che sono impossibili da studiare per mezzo di esperienze di laboratorio , o per mezzo di voli normali anche se a grande altezza . Dai primi dati ricevuti dal satellite n . 2 , gli effetti dell ' accelerazione alla partenza del missile e nella fase che ha preceduto il suo orientamento nell ' orbita , sembra che non abbiano avuto sensibili conseguenze sulla cagnetta eschimese . Quando lo sputnik è entrato nella sua orbita sono cessati gli effetti dell ' accelerazione . La velocità ha assunto un ritmo normale . A questo punto , però , devono essere sopravvenuti gli effetti dell ' assenza del peso . Dinamicamente sono già state riprodotte le condizioni dell ' assenza del peso per pochi secondi negli aerei e per pochi minuti a bordo dei razzi . Negli esperimenti a bordo degli aerei si è osservato che l ' assenza del peso provoca dei disturbi nella coordinazione dei movimenti e nella circolazione del sangue . I due esperti sovietici , sulla base di considerazioni di ordine teorico , ammettono la possibilità che alcune funzioni biologiche siano disturbate anche dalle radiazioni solari e cosmiche e che , pertanto , sarà necessario proteggere un essere vivente con schermi speciali nei futuri viaggi interplanetari . I due esperti credono anche che altri esperimenti saranno necessari affinché gli scienziati possano rendersi conto dell ' esatta possibilità di resistenza dell ' uomo fuori del suo ambiente naturale . È probabile , essi scrivono , che sia necessario lanciare nello spazio a bordo di altri satelliti delle scimmie antropoidi , dei topi , dei molluschi e degli insetti per chiarire altri aspetti scientifici , prima di poter compiere il primo esperimento cosmico con esseri umani . Questa notte , Radio Mosca ha annunciato che dai segnali ricevuti nella serata dal satellite n . 2 , le condizioni di Laika continuano a rimanere soddisfacenti .